POMERIGGIO ALL’OPERA 2011/2012 GIACOMO PUCCINI 1858-1924 Giacomo, Antonio,Domenico, Secondo, Maria Puccini nasce a Lucca il 22 Dicembre 1858. Sesto di nove figli, Albina Magi la madre, Michele il padre insegnante di armonia e contrappunto all’istituto musicale di Lucca. Il suo avvento ha segnato un importante cambiamento nel teatro lirico italiano. L’Italia arrivava dal lungo periodo verdiano e, malgrado qualche tentativo degli “scapigliati”, nessuno aveva ancora dato segnali di novità significative, uniche eccezioni Catalani e , più tardi, Mascagni con “Cavalleria rusticana”. Con Puccini dalla “Manon Lescaut” in avanti quel periodo musicale cambia. A soli cinque anni il piccolo Giacomo rimase orfano del padre ma, essendo i Puccini da generazioni maestri di cappella del duomo di Lucca, la madre per continuare la tradizione, lo mandò a studiare dal fratello Fortunato Magi il quale non aveva alcuna considerazione dell’allievo,che peraltro si dimostrava poco disciplinato e di scarso talento,al punto da definirlo un ”falento” ovvero un fannullone senza talento. Visti gli scarsi risultati,la madre lo mandò a scuola da Carlo Angeloni ,già allievo di Puccini padre e il giovane migliorò tantissimo, al punto che a quattordici anni Giacomo suonava l’organo del Duomo contribuendo con i suoi guadagni all’andamento familiare. Il giovanotto era piuttosto esuberante e si narra che un giorno,per intascare qualche soldo, vendette alcune canne dell’organo. La madre, sicura del talento del figlio, lo iscrisse all’istituto musicale dove,nel 1875, Puccini conseguì il primo premio per la classe d’organo di quell’anno. Si racconta che nel 1876 per assistere alla rappresentazione di “Aida” di Giuseppe Verdi, andò a piedi da Lucca a Pisa e al ritorno decidesse di diventare anche lui compositore. Se si tratti di leggenda oppure no non è dato sapere, resta sicuro il fatto che vide “Aida” e da li prese più seriamente lo studio della musica. Per proseguire gli studi lascia Lucca e si reca a Milano, dove si iscrive al conservatorio nel 1880 e vi rimane sino al 1883 grazie ad una borsa di studio di cento lire mensili per un anno, avuta dalla Regina Margherita su supplica della madre Albina. Durante questi anni di allegra miseria divide la camera con l’amico Mascagni e studia sotto la guida di Amilcare Ponchielli e Antonio Bazzini. Partecipa al concorso per nuove opere in un atto indetto da Sonzogno nel 1883 con l’opera “Le Villi” su libretto di Fernando Fontana non vincendo, ma un anno dopo ripresenta il lavoro al Teatro Verme di Milano sotto il patrocinio di Ricordi (concorrente di Sonzogno) ottenendo un buon successo. In quello stesso anno Puccini da scandalo iniziando la convivenza con Elvira Bolturi, moglie del droghiere Narciso Geminiani, amico e mecenate di Giacomo. Elvira si trasferì a Monza con Puccini portando con sé la figlia Fosca e dove tempo dopo nacque anche Antonio detto Tonio, l’unico figlio di Giacomo Puccini. Confortato dal successo del primo lavoro pucciniano, Ricordi commissiona una nuova opera al duo Puccini - Fontana per il teatro alla Scala e nel 1889 presenta “Edgar” però senza successo. La famiglia Puccini si trasferisce a Torre del lago nel 1891 e qui il maestro può dare libero sfogo alle sue due grandi passioni, la caccia e le baldorie con gli amici. La terza opera, “Manon Lescaut”fu la prima opera del nuovo Puccini e venne presentata in prima al teatro Regio di Torino il primo Febbraio 1893 ottenendo un successo tale da riscattare e fare dimenticare il fiasco di “Edgar”, tale opera diede inizio alla fruttuosa collaborazione con i librettisti Luigi Illica e Giuseppe Giacosa. Un giovane maestro ventinovenne diresse a Torino la prima di “Bohéme” il 12 Febbraio 1896, si trattava di Arturo Toscanini che diede così il via a quella che rimane forse la più conosciuta opera di Puccini. Seguirono “Tosca” il 14 Gennaio 1900 al teatro Costanzi di Roma, e “Madama Butterfly” a Milano teatro Alla Scala il 17 Febbraio 1904. Questi lavori ebbero un inizio travagliato “Tosca” fu un fiasco stroncata dalla critica, “Madama Butterfly” venne contestata e fischiata da sostenitori di parte avversa a Puccini, dopo una rivisitazione “Butterfly” venne ripresentata al teatro Grande di Brescia dove ottenne il successo che tuttora la accompagna. Iniziano così gli anni difficili per Puccini ; nel 1903 il maestro, appassionato di auto, ha un incidente dove rimane seriamente ferito e costretto ad una lunga inattività. Nel 1906 muore Giuseppe Giacosa, mettendo fine al fortunato sodalizio. Un grave fatto avviene nel 1909 quando la domestica di ventitré anni Doria Manfredi, si suicida con il veleno a causa della gelosia ingiustificata di Elvira dalla quale viene perseguitata. Questo scandalo causò al maestro parecchi problemi anche giudiziari. Nel 1910 compone “La fanciulla del west”che manda in scena al Metropolitan di New York il 10 dicembre 1910. Giulio Ricordi, che per Puccini era come un secondo padre, muore nel 1912 lasciando un grande vuoto nel maestro. Il 27 Marzo 1917, poco convinto, presenta al teatro dell’opera di Montecarlo: “La rondine”. Concepita in origine come operetta e poi dopo due rivisitazioni come opera, il lavoro rimane un ibrido tra i due generi. Sia per la mancanza di stimoli che per la povertà dei libretti proposti,Puccini iniziò e non terminò parecchi lavori. Si cercò allora un nuovo librettista e si tentò una collaborazione con Gabriele D’Annunzio ma da buon toscano il maestro stroncò sul nascere questo tentativo dicendo” O meraviglia delle meraviglie! D’Annunzio mio librettista! Ma neanche per tutto l’oro del mondo, troppa distillazione briaca e io voglio restare lucido”. L’eccletismo di Puccini e la sua ricerca di soluzioni originali lo portano a comporre il trittico ossia tre opere di un atto diverse tra loro, tragica e verista “Il Tabarro” elegiaca e lirica “Suor Angelica” comica “ Gianni Schicchi”,trittico presentato a New York nel 1918. Delle tre opere la preferita dal maestro era “ Suor Angelica” mentre quella di maggior successo fu “Gianni Schicchi”. L’ultimo lavoro di Puccini fu l’incompiuta “Turandot”, non portato a termine a causa della morte del maestro colpito da un cancro alla gola, le ultime due scene furono terminate da Franco Alfano con la supervisione di Toscanini. A Milano il 25 Aprile 1926 al teatro Alla Scala l’opera venne presentata sotto la direzione dello stesso Toscanini il quale, interrompendo l’esecuzione sull’ultima nota della partitura di Puccini, ovvero dopo il corteo funebre che segue la morte di Liù, volgendosi al pubblico disse: ”qui il maestro è morto”. Turandot segna di fatto la fine dell’opera musicale nel senso convenzionale del termine. Pur componendo solo dodici opere Puccini lavorò moltissimo, scrisse 53 pezzi tra arie e romanze tra cui “L’inno a Roma” nel 1919 su richiesta del principe Colonna all’epoca sindaco di Roma, dedicandolo in un secondo tempo alla principessa Jolanda di Savoia. Puccini muore a Bruxelles il 29 Novembre 1924. Mesi dopo nel 1925 Edgar Varèse, uno dei massimi compositori del novecento scrisse:” Sono passati circa dieci mesi da quando Puccini ci ha lasciati, combattendo contro il destino per portare a termine la sua “Turandot”. Così come allora non appariva all’orizzonte nessuna figura che desse segni di essere altrettanto dotata come melodista, non è una sorpresa che oggi nessun altro sia emerso capace di “prendere il pubblico per le orecchie” Fonti : Wikipedia- enciclopedia della musica Rizzoli-Ricordi-Guida al teatro dell’opera