PROSA
OPERETTA
MASSIMO POPOLIZIO, nato a Genova, si è diplomato nel 1984
all’Accademia d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”. Da circa vent’anni
collabora con Luca Ronconi, con
cui ha recitato in una trentina
di spettacoli, lavorando inoltre con
molti altri registi (tra cui Cesare Lievi,
Massimo Castri, Walter Pagliaro,
Mauro Avogadro, Gianfranco de Bosio,
Antonio Calenda, Marco Sciaccaluga,
Elio De Capitani).
Nel 2005, la sua interpretazione
nel Professor Bernhardi di Schinitzler
(regia di Luca Ronconi) gli è valso
il premio Ubu come miglior attore
non protagonista.
Collabora con RadioTre, dove ha portato a termine la lettura integrale
di Il deserto dei tartari di Dino Buzzati, Il Maestro e Margherita
di Mikhail Bulgakov e Le avventure di Tom Sawyer di Mark Twain, mentre
per l’Auditorium di Roma ha letto integralmente l’Eneide e parte dell’Odissea
(con la collaborazione del sestetto di Uri Caine). Ha ricevuto, tra gli altri
riconoscimenti, il Pegaso d’Oro, il Premio Nazionale della Critica, il Premio
Salvo Randone, il Venetium d’Oro e il Nastro d’Argento per il doppiaggio
del film Hamlet, di e con Kenneth Branagh.
via Trento, 4 - Udine
Tel.: 0432 248411
[email protected]
www.teatroudine.it
MUSICA
DANZA
LIRICA
CROSSOVER
SIPARI FURLAN
TEATRO BAMBINI
TEATRO GIOVANI
TEATRO &
lunedì 1 marzo - ore 18.00 SIPARI FURLAN (ingresso libero)
Teatro Nuovo Giovanni da Udine e Teatro Club Udine
IL TEATRO IN LINGUA FRIULANA: MICROSTORIA DI UN REPERTORIO
Lezioni – spettacolo a cura di e condotte da Angela Felice e Paolo Patui
IL FRIULI TRA DUE SECOLI: PROSPETTIVE, SFIDE, IPOTESI
Incontro-tavola rotonda sulla drammaturgia del presente e sul Friuli che cambia.
Autori e compagnie del Friuli di oggi discutono e si confrontano
con Mario Brandolin e Angela Felice sul teatro del domani
sabato 6 marzo - ore 20.45
OLA RUDNER direttore
ROBERTO COMINATI pianista
ORCHESTRA MITTELEUROPEA
George Gershwin Girl Crazy, Ouverture; Concerto in fa per pianoforte e orchestra
Igor Stravinskij Concerto in mi bemolle “Dumbarton Oaks”
Sergej Prokof’ev Sinfonia n. 1 “Classica”
domenica 7 marzo - ore 17.00 A TEATRO DA GIOVANNI - SIPARI FURLAN
Rassegna di teatro per bambini
Teatro Nuovo Giovanni da Udine
Associazione Teatrale Friulana
MARI AGHE
di Franca Mainardis
regia di Daniela Zorzini
spettacolo in lingua friulana per bambini dai 5 anni
venerdì 19 marzo - ore 20.45 DANZA
Bill T. Jones/Arnie Zane Dance Company
SERENADE/THE PROPOSITION
testo originale, ideazione e direzione Bill T. Jones
coreografia Bill T. Jones
con Janet Wong e i membri della compagnia
musica originale composta e arrangiata da J. Begin, L. Komara e C. A. W. Lancaster
Prevendite:
lunedì 22 febbraio per gli spettacoli di marzo 2010. Solo il primo giorno di prevendita
la biglietteria sarà aperta anche la mattina: ore 09.30-12.30; 16.00-19.00.
Testi a cura di Gianmatteo Pellizzari
Biglietteria on line:
www.teatroudine.it
www.vivaticket.it
Studio Patrizia Novajra
mercoledì 24 marzo - ore 20.45 OPERETTA
Compagnia Corrado Abbati
MY FAIR LADY
libretto di Alan Jay Lerner
musiche di Frederic Loewe
dall’opera Pigmalione di George Bernard Shaw
adattamento e regia di Corrado Abbati
con Corrado Abbati, Antonella Degasperi, Francesca Dulio, Mattia Lanteri,
Fabrizio Macciantelli, Carlo Monopoli, Raffaella Montini, Alessandro Pini, Roberto Riganello
print: La Tipografica srl
lunedì 22 marzo - ore 20.45
MISCHA MAISKY violoncello
Johann Sebastian Bach
Suite n. 3 in do maggiore BWV 1009
Suite n. 2 in re minore BWV 1008
Suite n. 6 in re maggiore BWV 1012
da mercoledì 24 a sabato 27 febbraio 2010 - ore 20.45
domenica 28 febbraio - ore 16.00
Teatro di Roma
CYRANO DE BERGERAC
Teatro di Roma
CYRANO DE BERGERAC
NOTE DI REGIA
CYRANO DE BERGERAC
In pagine la cui ironia non fa velo a una vera commozione cosmica, Cyrano
celebra l’unità di tutte le cose, inanimate o animate, la combinatoria di
figure elementari che determina la varietà delle forme viventi, e soprattutto
egli rende il senso della precarietà dei processi che le hanno create: cioè
quanto poco è mancato perché l’uomo non fosse l’uomo, e la vita la vita,
e il mondo un mondo.
Italo Calvino
Cyrano di Rostand è un testo complesso e ingannevole.
Evoca una tradizione di teatro popolare, ricco di enfatica spettacolarità.
Allude a una convenzione teatrale
infarcita di luoghi comuni, quasi
fosse un melodramma. Nei mesi
di preparazione allo spettacolo,
lavorando con Massimo Popolizio,
ci siamo detti da subito che
tutto questo non andava preso
alla lettera. Siamo partiti dal
mettere in discussione alcuni
snodi del testo: cosa succedeva
se si eliminavano i mondi che
costellano la figura di Cyrano?
La società composita del primo
atto, la rosticceria con i cuochi, la folla, i giornalisti del secondo atto,
la carrozza e le surreali vivande dell’accampamento militare, il convento
del quinto atto? Cyrano si staglia come figura di poeta utopista
e rivoluzionario, uomo solo in lotta contro la volgarità e l’ipocrisia. Nel
Cyrano che stiamo realizzando il testo viene quindi messo alla prova. Gli altri
personaggi, staccati dal loro ambiente, si trovano ad agire con maggiore
concretezza di rapporti, essenzializzati in una serie di scene in cui prevale
la mutevole rapidità dell’emozione e del pensiero. Assecondando questa
linea di contatto col testo, è emersa una diversa logica compositiva,
fondata sul personaggio stesso di Cyrano, centro luminoso, provocatore
e artefice di un diverso immaginario. Cyrano, allontanato dal contesto
tardoromantico in cui lo ha collocato Rostand, ci indica altri percorsi
esistenziali e spirituali. Questi abbiamo inseguito nel nostro spettacolo.
Siamo tornati al personaggio storico di Savinien de Cyrano. L’importanza
della sua figura e della sua opera è stata indicata con precisione da
Italo Calvino nella sua lezione sulla leggerezza. Per Calvino, Cyrano è
il campione di una poetica della leggerezza che toglie l’uomo dalla condanna
alla forza di gravità. Cyrano è il primo scrittore del mondo moderno
capace di trasformare fantasticamente l’universo inventando sei modi
di “violare l’azzurro” e viaggiare sulla luna. Nel testo che stiamo
mettendo in scena, molto rielaborato rispetto all’originale di Rostand,
la leggerezza viaggia attraverso l’agilità del verso. La centralità è della
parola: il verso condensa le verità emotive, va aperto per rendere
concrete le situazioni e le trasformazioni continue dei pensieri dei
personaggi. Richiama a sé una precisione indispensabile legata alla sua
musicalità. Il verso in qualche modo è Cyrano, acrobata del pensiero
e della parola più che della spada e del cappello col pennacchio.
Detto tutto questo credo rimanga da porsi una domanda non retorica:
che cosa resta della Commedia Eroica di Rostand? C’è eroismo in Cyrano?
O piuttosto la sua figura e la sua vicenda ci parlano oggi della impossibilità
di un eroismo che si realizzi in modo compiuto, del fallimento di un eroismo
obbligato ad una esasperata individualità e alla solitudine di una assurda
perfezione? Non ci troviamo, all’opposto, di fronte a un personaggio
in lotta contro un destino tragicomico?
Daniele Abbado
di Edmond Rostand
Cyrano De Bergerac
Rossana, una nobile
Cristiano di Nuevillette, un nobile
Conte de Guiche
Ragueneau, un nobile
Le Bret
Capitano Carbone, un poeta
Montfleury, Lignière, un cadetto
Lisa, una nobile, una suora
La governante, una nobile, una suora
Bellarosa, un cadetto
Visconte di Valvert, un poeta, un cadetto, un musicista
Il seccatore, il cappuccino
Un nobile, un poeta, cadetto Bertrand, un musicista
Un nobile, un poeta, un cadetto
Un nobile, un cadetto
scene di Graziano Gregori
costumi di Graziano Gregori, Carla Teti
regia di Daniele Abbado
Massimo Popolizio
Viola Pornaro
Luca Bastianello
Dario Cantarelli
Stefano Alessandroni
Giovanni Battaglia
Andrea Gherpelli
Marco Maccieri
Carlotta Viscovo
Elisabetta Piccolomini
Luca Campanella
Mauro Santopietro
Roberto Baldassari
Simone Ciampi
Flavio Francucci
Davide Lora
Dietro la commedia viene alla luce un contenuto che ci parla della
grandezza e dell’imperfezione dell’essere umano, dei suoi sentimenti e dei
tentativi di travalicare la sua essenza naturale. Un’opera fatta di pensiero e
di rapidità, in cui vita immaginaria e concretezza delle situazioni sono fuse
insieme, nello spazio del palcoscenico.
Daniele Abbado
Il nostro Cyrano non ha un pennacchio, perché abbiamo scelto di evitare
lo stereotipo del cavaliere con spada, stivalone e cappello svolazzante,
ma lo spirito della parola resta: “pennache”, in francese, significa anche
grinta e coraggio. Quindi, in punto di morte, Cyrano porterà con sé la sua
grinta e il suo coraggio. Il suo onore.
Massimo Popolizio
C’è un che di platealmente teatrale nel Cyrano, non per nulla scritto
da Rostand su misura per le corde versatili di un celebre attore
francese di fine Ottocento, Coqueline, che vi voleva la confluenza di
vari generi drammaturgici: il dramma storico, la commedia, il dramma
eroico, la tragedia. Il tutto, inoltre, decorato di rime come un fiume
in piena, in tempi in cui trionfava la prosa e il gioco metrico sapeva ormai
di antiquariato posticcio. Ma il falso dichiarato in costume, pennacchi
e spade guascone, per quanto svalutato con arricciato sussiego da
molta critica ufficiale, è diventato invece banco di prova privilegiato di
robusti benianimi del pubblico: Cervi, Micol, Branciaroli, Proietti, Depardieu
sul grande schermo o Modugno in versione musicale. In effetti, è teatralmente
stimolante anche la bruttezza, con tanto di naso chilometrico, del
protagonista Cyrano, costruito come un puzzle di citazioni d’autore
e un palinsesto, anche parodico, di magnifiche parti per attori versatili.
Cyrano è sognatore come Chisciotte, spavaldo come D’Artagnan, romantico
come Romeo, malinconico come Amleto. E nasconde un’anima gentile,
candida, incapace di compromesso… In un folto ensemble artistico diretto
da Daniele Abbado, tocca ora a Massimo Popolizio, superlativo attore
di scuola ronconiana, rivestire di modernità disincantata il personaggio
double face del poeta-spadaccinio tutto naso e rima. E dare corpo e voce
al Cyrano che ancora ci esprime, simbolo esemplare dell’eroe puro che la
vita sconfigge ma l’utopia eleva all’immortalità.
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