Xīzàng; 西藏 Il Tibet La parola TIBET, deriva dalla parola araba Tubbat, che a sua volta deriva dalla parola turca Töbäd , plurale della parola Töbän che significa altezza. Oggi la parola Xizang è molto lontana dal suono Tibet, ma non è sempre stato così. Nel cinese medioevale era in uso la parola 吐蕃 che si pronuncia tǔbō e proveniva sempre dal turco. Questa è la teoria più accreditata anche se non l’unica. Storicamente la popolazione del tibet è costituita primariamente da Tibetani. Altri gruppi etnici includono i Monpa, Lhoba, Mongoli e Hui. Dopo l'annessione cinese del Tibet, l'etnia prevalente è quella dei cinesi Han. Tuttavia non vi sono stime concordanti. Il Governo tibetano in esilio stima che vi siano 7,5 milioni di non tibetani introdotti dal governo cinese per nazionalizzare la regione, contro 6 milioni di tibetani e ritiene che la recente apertura della ferrovia Pechino-Lhasa che collega le due città in 40 ore, faciliterà l'afflusso di persone da altre province cinesi. Uno yak Bandiera del Tibet fino al 1950 e utilizzata dal governo tibetano in esilio Tenzin Gyatso -. È il XIV Dalai Lama (达赖喇嘛Dálài Lǎmā) premio Nobel per la pace nel 1989. Vive dal 1959 in esilio in India, a Dharamsala con un seguito di 120.000 tibetani in seno ai quali ha costituito il governo tibetano in esilio. Il Governo tibetano in esilio ha principalmente le funzioni di Supportare gli esuli in arrivo dal Tibet, amministrare i campi profughi e gli insediamenti permanenti, preservare la cultura tibetana e promuovere l’istruzione dei profughi. Organi L'Assemblea dei Deputati del popolo tibetano è l'organo legislativo, istituito nel 1960. È composto da 46 membri eletti a suffragio universale diretto fra i tibetani in esilio. L’assemblea si riunisce in sessione ordinaria due volte l’anno. Il Kashag è l'organo esecutivo composto da quattro ministri. Compreso fra essi, vi è il Capo dell’Esecutivo. Attualmente questa carica è ricoperta da Samdhong Rinpoche. •I rapporti tra il popolo tibetano e quello cinese hanno radici lontane. Tra gli eventi che legano la storia di questi due popoli è da ricordare, nel 640 d.C. il matrimonio tra Songtsän Gampo (604–649), allora a capo del Tibet e la principessa Wencheng, nipote dell’imperatore Taizong della dinastia Tang. Ciò faceva parte di una politica messa in atto dai cinesi Tang che miravano ad instaurare rapporti con le popolazioni limitrofe con lo scopo di renderle proprie alleate o assoggettarle. •I rapporti di alleanza e di scontro tra tibetani e cinesi proseguirono nei secoli successivi. Gli scontri riguardarono principalmente il potere sulle zone del Qinghai e del Gansu. •Durante la dinastia Yuan il Tibet venne occupato dai Mongoli che lo conquistarono. Questo divenne parte del vastissimo impero mongolo pur mantenendo una buona autonomia. Il buddismo divenne una religione assai diffusa tra i mongoli. •Il Tibet venne sottomesso anche dalla dinastia Qing che però riconobbe la figura politica e spirituale del Dalai Lama (seppur la sua nomina necessitasse sempre del benestare dei cinesi), e difese il territorio dagli attacchi del Nepal nel 700. •Anche dopo la fine dell’impero il Tibet restò un territorio rivendicato dalla Cina, ma non solo da questa. All’inizio del XX secolo, oltre alle rivendicazioni dell’impero cinese, dobbiamo ricordare le mire espansionistiche dell’Impero britannico, al tempo occupante l’attuale India e dell’Impero Russo, con altrettante mire in Asia centrale. •Dopo la caduta dell’impero Qing, lo scoppio della prima Guerra Mondiale e la situazione di estrema instabilità che ha caratterizzato la Repubblica di Cina, quest’ultima perse temporaneamente interesse verso il Tibet per occuparsi maggiormente dei suoi problemi interni. Tuttavia non rinunciò mai a rivendicare la propria sovranità sul territorio. •L’attuale Dalai Lama, nasce nel 1935. Ancora in giovane età venne portato a Lhasa dove, nel 1944, durante la seconda guerra mondiale incontra due austriaci Heinrich Harrer and Peter Aufschnaiter. Il primo divenne il suo tutor e amico e gli offrì una finestra sul mondo occidentale in termini culturali e sociali, fino a quando nel 1959 spostò il suo governo in esilio in India. •Quando Mao prende il potere e fonda la RPC il XIV Dalai Lama è già al potere. Il Tibet venne considerato da subito una regione autonoma e le caratteristiche del suo rapporto con il governo centrale venne descritto in un documento in 17 punti redatto nel 1951. Tra gli interventi militari operati dalle truppe cinesi in Tibet dopo la fondazione della RPC è da ricordare quello del 1959, che porterà poi alla fuga del Dalai Lama in India. Bisogna specificare che, secondo gli storici, all’origine di questa crisi vi è un disaccordo riguardante i confini della Regione Autonoma del Tibet che, secondo il governo centrale, non comprendevano le contee di Amdo e Kham. Queste vennero trattate quindi dal governo cinese come normali province. Questo significò confisca delle terre agli aristocratici e ai monasteri, cosa che stava avvenendo in tutta la Cina ma non in Tibet, in quanto regione autonoma. Le popolazioni di queste aree, però, rivendicavano lo stesso trattamento concesso ai tibetani, La rivolta che scoppiò in queste aree, si dice incoraggiata dalla CIA nel 1956, giunse poi a Lhasa nel 1959. La rivoltà portò 10.000 morti tra i tibetani e la fuga del Dalai Lama in esilio. Dopo la fuga, il livello di autonomia concesso al Tibet dal governo centrale diminuì fortemente e venne avviata una confisca e redistribuzione delle terre anche in questa regione.