www.corriereimprese.it
Lunedì, 8 Febbraio 2016
Storie d’azienda
Le imprese
Le professioni
Ritorno al comando
a 73 anni: Voltolina
e la sua Antica Murrina
Il caso Ecor Research:
il nuovo centro ricerche
si fa in Emilia Romagna
Con la Tessera UE
infermieri e fisioterapisti
richiestissimi all’estero
9
12
16
IMPRESE
NORDEST
UOMINI, AZIENDE, TERRITORI, INNOVAZIONE
L’editoriale
La vera sfida:
il mercato
dei saperi
di Paolo Gubitta
O
ggi più che mai,
il lavoro è come
le anguille: ti
scivola via. Lo
sanno bene le
persone che, pur avendo
carriere di tutto rispetto,
hanno perso il lavoro e
faticano a ricollocarsi in
posizioni equivalenti. Lo sa
bene il legislatore, che con
una serie di Jobs Act prova
a intercettare le traiettorie
evolutive del lavoro. Lo
sanno bene le famiglie, che
investono sulla formazione
dei figli perché possano
ambire a un buon lavoro.
Per capire (con un po’ di
anticipo) dove sta andando
a parare il lavoro, bisogna
mettersi fin da ora
all’ascolto degli
imprenditori e dei direttori
del personale più colti e
aggiornati, che sono una
specie in via di rapida
diffusione.
Chi vende l’Italian Style
(dal food al fashion)
chiede figure che, a tutti i
livelli, siano capaci di
«narrare» i prodotti e non
solo di spiegarne le
funzionalità, perché questo
lo sanno già fare quasi
tutti, ma solo pochi
conoscono quello che ci
sta intorno e riescono a
raccontarlo. Chi fabbrica
oggetti tradizionali della
manifattura Made in Italy e
vuole entrare nell’Internet
of Things, ha bisogno di
progettisti che, oltre ad
essere competenti in
questioni tecniche, abbiano
qualche nozione di human
technology, perché solo
così potranno intuire come
reagiranno i clienti di
fronte a frigoriferi e
soprammobili «parlanti e
dialoganti» e adattare
ergonomia e funzionalità
dei prodotti.
continua a pagina 5
Domani è un altro lavoro
Secondo uno studio del World economic forum, il 65% dei bambini che oggi vanno
alle elementari farà un tipo di attività che ancora non esiste. Rivoluzione digitale, Big data,
green jobs: il confronto sulle (nuove) competenze mette alla prova sin d’ora il mondo
della formazione, l’università e le imprese ma una cosa è certa: non c’è più il futuro di una volta
La visione
I nostri soldi
L’innovazione
Nordest, cercansi
Quei Custodi di valore Se Venezia diventa
disperatamente figli
per quattro giorni
che affiancano
«Siamo in decrescita» le giovani imprese
la casa degli inventori
«S
e n o n vo g l i a m o
estinguerci le soluzioni sono due: o le
famiglie iniziano a
fare più figli, o li prendiamo già
fatti». Cioè d’importazione. Vittorio Filippi, sociologo della famiglia ed esperto di demografia,
segnala l’emergenza decrescita
del Nordest: una società sta in
equilibrio se nascono 2,1 figli per
ogni d0nna, qui arriviamo a malapena a 1,4. Fra pochi anni, ogni
100 abitanti avremo 30 over 65.
a pagina 19 Madiotto
U
n club di investitori, composto oggi da circa 120 aderenti, suddivisi in sei associazioni provinciali (Vicenza, Treviso, Verona, Padova, Firenze e Savona), i quali ad oggi
hanno sostenuto 26 startup per un
totale di 1,8 milioni di euro, di cui
480 mila solo nel 2015. Questi sono i Custodi di Successo (Cds), nè
private equity nè piattaforma di
crowdfunding, bensì collettori fra
chi ha i fondi e chi ne ha bisogno.
a pagina 21 Favero
L’
appuntamento è al Pala
ExpoVenice, un passo
dal Ponte della Libertà,
dal 13 al 16 ottobre prossimi: Venezia si candida a diventare la capitale mondiale
delle invenzioni con International Inventors Exhibition.
Le iscrizioni per i 500 che
animeranno la fiera veneziana
sono aperte da poche settimane e le candidature già fioccano. Da tutto il mondo. Fra i più
attivi ci sono i sudamericani.
a pagina 27 Zambon
Codice cliente: 3597124
Codice cliente: 3597124
2
Lunedì 8 Febbraio 2016
Corriere Imprese
PD
PRIMO PIANO
LA SFIDA DELLE COMPETENZE
I lavori di domani
sono già tra noi
«Nell’alta tecnologia
restano posti vuoti»
Soprattutto nell’informatica non si trova personale abbastanza qualificato
per occuparli: è il paradosso della rivoluzione in atto. Le aziende che sono già
nel futuro: batterie intelligenti, mobili in kit che richiedono tecnici superspecializzati,
lavori verdi. «Non servono più operatori di macchina ma controllori di processi»
I trend del lavoro a nordest
VENETO
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
TOP20 aziende
Marriott International Inc.
Calzedonia SpA
Rebis s.r.l.
Optima Italia spa
ERREBIAN SPA
CONSOFT INFORMATICA SRL
Piemme SPA Concess. di Pubblicità
Engineering Ing. Informatica Spa
NORD EST HOLDING (ArredissimA)
FINANZ. INTERNAZ. HOLDING S.P.A.
LIDL
AudioNova Italia S.r.l.
Climaveneta S.p.A.
LYRECO Italia S.p.A.
InfoCert
DentalTop S.r.l.
Deloitte
De'Longhi S.p.A.
PwC - PricewaterhouseCoopers
Grand Hotel Savoia
Vacancies
43
26
22
20
20
19
18
18
18
18
15
14
13
13
13
12
11
10
10
10
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
Distribuzione % per Divisione
Technology/IT
Commerciale/Vendite
Neolaureati
Retail
Engineering/Manufacturing
Marketing/Comunicazione
Sanità/Life Sciences
Turismo e Ristorazione
Digital/Media
Finance/Controlling
Risorse Umane
Consulenza/Libera Professione/Altro
Neodiplomati
Acquisti/Logistica
Banking/Insurance
Property/Construction
Tax/Legal
Vacancies
23.52%
19.02%
9.08%
7.84%
6.02%
5.74%
4.97%
4.88%
4.30%
3.44%
2.87%
2.49%
2.01%
1.82%
1.05%
0.48%
0.48%
Fonte: elaborazione di Face4Job su annunci pubblicati nei siti ufficiali delle aziende
di Sandro Mangiaterra
F
ilippo Girardi, presidente e Ad della Midac di
Soave (Verona), la mette così: «Se persino le batterie diventano intelligenti e attraverso il bluetooth si mettono a dialogare con l’automobilista,
beh, a maggior ragione dobbiamo diventare intelligenti noi che le batterie le produciamo». Girardi non
ha dubbi: «Non significa lavorare di più, ma meglio».
Ed essere pronti a cavalcare i cambiamenti tecnologici:
«Ora stiamo assumendo ingegneri elettronici e informatici, perché le batterie al litio funzionano con le
schede elettroniche, che ovviamente vanno programmate. Sviluppatori di app, ai quali è stato affidato il
compito di creare interfacce semplicissime, utilizzabili
pure dalla signora che prende l’auto solo per accompagnare i figli a scuola. Esperti di big data, che dovranno
raccogliere le informazioni provenienti direttamente
dal mercato e trasformarle in vantaggi competitivi. Per
giunta, le batterie si vendono sempre più su internet e
sempre meno dall’elettrauto, perciò ci serve gente capace di usare i social network». E pensare che la Midac
(180 milioni di fatturato a livello di gruppo, 550 dipendenti in Italia), come rivendica il grande capo, «rimane
un’azienda manifatturiera classica, con tanto di fonderia al proprio interno».
A Girardi fa eco Mauro Manassero, responsabile
risorse umane della Friul Intagli di Villanova di Prata
(Pordenone), impresa che realizza mobili in kit per la
grande distribuzione. In particolare, grazie a Ikea, di
cui è tra i maggior fornitori al mondo, Friul Intagli ha
superato i 400 milioni di fatturato ed è passata in tre
anni da 1.000 a 1.500 addetti. «Ma quali operai - sorride
Manassero -, in produzione ormai ci sono esclusivamente tecnici iperspecializzati, in grado di gestire macchinari a controllo numerico e centri di lavoro. Il punto
non è che portano il camice bianco anziché la vecchia
tuta blu. Nemmeno che sanno parlare inglese, cosa
addirittura scontata. Il fatto è che le loro competenze
sono completamente cambiate rispetto ad appena 10
anni fa. Se non sai governare i nuovi processi produttivi, interamente supportati dall’information technology,
non vai da nessuna parte».
Gli italiani lo fanno così
Ecco, se uno vuole capire come sta cambiando il
lavoro deve cominciare da qui, dalle aziende operanti in
settori tradizionali, come il metalmeccanico e il legno-arredo. Secondo uno studio del World economic forum, il
65% dei bambini attualmente alle scuole elementari farà
un tipo di attività che non esiste ancora. Non è necessario aspettare i prossimi decenni. La rivoluzione è già in
Aziende nel futuro
Dall’alto in basso: la Midac di Soave (Verona) produce
batterie «intelligenti», assume sviluppatori di app ed
esperti di big data; la Friul Intagli di Prata (Pordenone)
realizza mobili in kit in particolare per Ikea e occupa tecnici
iperspecializzati; la Texa di Roncade (Treviso), ricerca e
know-how d’avanguardia nella diagnostica per automobili
atto. Basta appunto vedere che cosa è successo in quelli
che fino a qualche tempo fa venivano bollati come «settori maturi». È esattamente in queste fabbriche, al contrario, che oggi si può osservare quel mix vincente, e
tipicamente nordestino, tra alto artigianato e alta tecnologia. Con un valore aggiunto ulteriore: le competenze
delle persone. Perché d’accordo sul Jobs Act, il piano
Garanzia giovani, la Buona Scuola e tutti i provvedimenti
per snellire e sostenere il mercato del lavoro. Ma la realtà
è che le imprese non possono aspettare i tempi della
politica: la competitività si gioca sull’innovazione, le conoscenze, la capacità di guardare avanti. Chi si ferma è
perduto.
È in questo scenario che si inserisce il discorso dei
nuovi lavori. Due sono le grandi aree alle quali gli analisti
guardano quando parlano di potenziali prospettive occupazionali per i giovani (e non solo): la green economy e
l’hi-tech. Sul primo fronte, una volta tanto, l’Italia non è
affatto messa male. Secondo l’ultimo rapporto Greenitaly, elaborato da Fondazione Symbola e Unioncamere, a
partire dal 2008, inizio della Grande Crisi, 372 mila
aziende (il 24,5% del totale) hanno investito in tecnologie
per la riduzione dell’impatto ambientale, il risparmio
energetico, il contenimento delle emissioni di CO2. Gli
occupati con competenze green sfiorano i 3 milioni. I
green jobs (i mestieri nati ex novo intorno al fenomeno
«verde») rappresentano il 14,9% delle assunzioni complessive del 2015. E si badi, non si tratta di un’attenzione
esclusiva delle grandi imprese: la metà delle Pmi annovera al proprio interno almeno un green job.
Il tasto dolente, invece, riguarda l’alta tecnologia e in
special modo l’informatica. La Commissione europea stima che entro il 2020 nel settore possano esserci 913 mila
posizioni da occupare, cifra che potrebbe salire a un
milione e 346 mila in caso di congiuntura superfavorevole o scendere a 730 mila davanti a una stagnazione
prolungata. Peccato che questi posti rischino di restare
vacanti per una semplice ragione: non si trova chi voglia
o sia in grado di occuparli. E ciò vale in particolare per
l’Italia.
Capito il paradosso? «I posti, almeno per il personale
altamente qualificato, ci sono e attendono solo di essere
occupati» allarga le braccia Alessio Romeo, fondatore di
Face4Job, startup nata intorno a un algoritmo capace di
leggere tutti gli annunci di lavoro che compaiono sui siti
ufficiali delle aziende, grandi e piccole, del mondo intero. A conferma porta un’estrapolazione condotta in esclusiva per Corriere Imprese. Il Veneto, con l’8,65% delle
proposte totali italiane, è al quarto posto per offerte di
lavoro (ed è bene ribadirlo, si tratta esclusivamente di
quelle presenti in Rete) dietro a Lombardia, Lazio ed
Emilia Romagna, mentre il Friuli Venezia Giulia è a centro classifica, dopo la Sicilia ma prima di Marche e
Trentino Alto Adige. Posizioni più richieste in Veneto:
sales account, web developer, analista programmatore.
L’information technology la fa da padrona anche in Friuli, senonché le mansioni più richieste in assoluto sono
quelle legate all’assistenza sanitaria, infermieristica e so-
ciale.
AAA specialista cercasi
Insomma, qualcosa si sta muovendo. Specie in quel
Nordest che ha deciso di mettersi alle spalle la crisi
scommettendo sull’alto valore aggiunto e sui mercati
internazionali. La ricerca del talento e del know-how
d’avanguardia, allora, più che una virtù è una necessità.
«Nell’ultimo biennio abbiamo inserito una cinquantina
di persone, due terzi delle quali nella ricerca&sviluppo»
conferma Antonio Doro, capo risorse umane della Texa
di Monastier (Treviso), azienda leader nella diagnostica
auto. «Sono tutti giovani con competenze elettroniche e
informatiche. D’altronde, per noi lo sviluppo dei software è centrale. E poi dobbiamo crescere nel campo della
telemobilità, o se si preferisce della smart mobility».
Troppo facile, dal momento che Texa è un’impresa hi-tech? Beh, gli stessi concetti vengono ripresi da Sergio
Barel, Ad della Brovedani di San Vito al Tagliamento
(Pordenone), produttrice di componenti meccanici per
colossi come Bosh, Daimler, Magneti Marelli. «Oggi sostiene - non abbiamo bisogno di operatori di macchina, ma di controllori di processi. Oltretutto sempre più
complessi, che richiedono doti di multidisciplinarietà e
di problem solving. La nostra azienda, per esempio, è
divisa in cinque o sei microfabbriche, team creati per
linee di produzione che ogni mattina si riuniscono per
un flash meeting in cui si discute la programmazione
della giornata».
Persino un settore a fortissima connotazione artigiana come il calzaturiero è scosso dalle trasformazioni. È
sufficiente fare un salto alla Rossimoda di Vigonza (Padova), che realizza scarpe per Louis Vuitton e le altre
griffe del lusso appartenenti al gruppo francese Lvmh.
«L’evoluzione tecnologica - spiega Isabella Dibitonto,
manager alle risorse umane - si sente moltissimo nello
sviluppo del prodotto, con i modellisti che operano su
sofisticati programmi tridimensionali. E anche in produzione: basti pensare alle macchine per il taglio continuo,
che hanno preso il posto del vecchio taglio delle pelli a
mano. Sullo sfondo, inoltre, c’è l’idea di sfruttare le
potenzialità offerte dalle stampanti 3D, con l’obiettivo di
arrivare più rapidamente ai prototipi. Sono tutte mansioni nuove. Che naturalmente richiedono formazione e
conoscenze specifiche».
La sfida delle competenze è lanciata. E investe le
famiglie, che in perfetto stile Checco Zalone continuano
a sognare per i figli il posto fisso. La scuola superiore e
l’università, troppo lente nel rinnovare i cicli di insegnamento. Le imprese stesse, che sul famoso capitale umano dovrebbero investire molto di più. Purtroppo non c’è
tempo da perdere. Il futuro non è domani, è adesso.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere Imprese
Lunedì 8 Febbraio 2016
3
PD
Il seminario
all’università
FRIULI
TOP30 professioni + richieste
1 Sales Account
2 Web Developer
3 Venditore di Negozio
4 Analista Programmatore
5 Agente Monomandatario
6 Neolaureati - Diritto/Economia
7 SW Developer
8 Formazione
9 Agente Enasarco
10 Area Manager
11 Neolaureati - Ingegneria/Indirizzi tecnici
12 Store Manager
13 IT Support Specialist
14 Odontoiatria
15 Neolaureato
16 SEM/SEO Specialist
17 Amministratore di Sistema/Sistemista
18 Informatico Junior
19 Promoter
20 Tecnico Commerciale
21 Progettista
22 Customer Service
23 Web/Digital Designer
24 Impiegato Amministrativo
25 Agente Plurimandatario
26 Informatore Farmaceutico ISF
27 Manutentore
28 Front Office Junior
29 Project Manager
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
TOP20 aziende
Az. Osp.-Univ. “S.ta Maria della Misericordia”
Eurotech
ASSICURAZIONI GENERALI SPA
Optima Italia spa
FINCANTIERI SPA
Bluewago - BY srl
OverIT S.p.A.
Dotcom S.r.l.
Piemme SPA Concessionaria di Pubblicità
Cosmo spa
Nemesis Credit srl
Info Solution S.p.A.
PwC - PricewaterhouseCoopers
Cybertec
Poste italiane
Gruppo Euris S.p.A.
PIZETA PHARMA S.p.A.
CAF CISL Srl
TuttoQui S.r.l.
LIDL
Vacancies
30
9
9
8
7
6
6
6
6
6
6
5
4
4
4
4
4
4
4
4
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
Distribuzione % per Divisione
Commerciale/Vendite
Technology/IT
Sanità/Life Sciences
Retail
Neolaureati
Marketing/Comunicazione
Banking/Insurance
Engineering/Manufacturing
Consulenza/Libera Professione/Altro
Risorse Umane
Neodiplomati
Tax/Legal
Digital/Media
Finance/Controlling
Property/Construction
Acquisti/Logistica
Vacancies
22.81%
22.81%
15.79%
8.33%
6.58%
4.82%
3.51%
3.07%
2.19%
2.19%
2.19%
1.75%
1.32%
1.32%
0.88%
0.44%
30 Neolaureati - Materie umanistiche
TOP30 professioni + richieste
1 Infermeria/Assistenza sanitaria/Assistenza sociale
2 Sales Account
3 SW Developer
4 Venditore di Negozio
5 Analista Programmatore
6 Agente Plurimandatario
7 Tecnico Commerciale
8 Neolaureati - Diritto/Economia
9 Agente Monomandatario
10 Area Manager
11 Store Manager
12 Promoter
13 Amministratore di Sistema/Sistemista
14 Web Developer
Big Data, sharing economy
e la narrazione dell’Italian Style
Al Bo gli esperti a confronto
e la guida di Corriere Imprese
15 Agente Enasarco
16 Neolaureati - Ingegneria/Indirizzi tecnici
17 Customer Service
18 Fiscalista/Tax account
19 Informatico Junior
20 IT Support Specialist
21 Neodiplomato
22 Consulenza Contabilita/Finanza
23 Progettista
24 Project Manager
25 Optometria
26 Odontoiatria
27 Gestione Portafoglio
28 Risk Manager
29 Web Sales Account
30 Analista Finanziario
L’
Aula Nievo del palazzo del Bo, cuore storico
dell’Università di Padova, ospiterà giovedì
prossimo 11 febbraio (ore 15-18) il seminario
pubblico dal titolo «Il lavoro di oggi, i lavori di
domani», promosso dal Servizio stage & placement del Dipartimento di Scienze Economiche.
Prendendo spunto dalla guida «I lavori del futuro» edita da Corriere Imprese (nella foto sopra il
titolo, la copertina), esperti, docenti universitari,
manager aziendali e dirigenti pubblici ragioneranno attorno a temi come l’Internet delle cose,
i Big Data, la sharing economy e la narrazione
come valore aggiunto dell’Italian Style.
Il dibattito, coordinato da Alessandro Zuin di
Corriere Imprese, sarà aperto da Paolo Gubitta,
docente di organizzazione aziendale, e vedrà la
partecipazione di Alessia Fiorotto (Rossimoda),
Lara Facchinetti (Pam), Luca Longhin (Nice),
Giovanni Giuriato (associazione direttori del personale), Santo Romano (Regione Veneto), Maurizio Rasera (Veneto Lavoro) e Martina Gianecchini, docente di risorse umane.
Il dizionario della nuova occupazione
Da analyst a wedding planner (passando per i green jobs)
Tutto quello che c’è da sapere sulle professioni del futuro
A come analyst Eravamo fermi
al significato classico: laboratori e
provette oppure un lettino e il
paziente che racconta. Oggi invece esprime un approccio interdisciplinare applicato al digitale.
L’analista ha la bussola per scoprire nuovi lavori del futuro. Il
Data analyst, ad esempio, deve
far emergere la complessità di un
business. Competenze richieste:
passione infinita per la statistica.
B come badante Scritta così,
la parola evoca storie e atmosfere
tristi. Anziani non autosufficienti,
famiglie più o meno assenti, migranti che rimpiazzano un welfare inesistente. Ma ecco l’Operatore assistenziale anziani, nuovo la-
Developer
Interpreta l’andamento
dei mercati e anticipa le
mosse dei possibili
competitori
voro nato ed esploso sul Web.
Con tanto di corsi, selezioni, banche dati. Inevitabili i risvolti occupazionali positivi.
C come content curator In
una giungla di informazioni, è la
figura impegnata a scandagliare
il Web in cerca di fonti e notizie.
Poi le filtra secondo i propri scopi e ne cura presentazione e pubblicazione. Talento: trasformare il
rumore di fondo in segnale e
quest’ultimo in storie co-create
con l’utenza. Requisiti: visione
sintetica, abilità nella selezione,
non aver timore di perdere pixel
per strada.
D come developer Applicata al
business, ad esempio, la figura
del developer in azienda interpre-
ta l’andamento del mercato e anticipa le possibili mosse dei competitors nel breve e lungo periodo. E’ responsabile di reperire
opportunità di business da clienti
già esistenti e potenziali nuovi. E’
un ruolo da stratega.
E come e-commerce Ovvero
l’acronimo di Electronic Commerce (commercio elettronico).
Consiste nella presentazione,
vendita e gestione di prodotti utilizzando siti internet dedicati. Dal
2004 a oggi la formula si è diffusa anche da noi: far pagare acquisti tramite carta di credito. Il valore dell’e-commerce in Italia è
circa un decimo di quello britannico. Nel 2014 ha registrato un
incremento dell’8% con un fatturato di circa 24,2 miliardi di euro.
F come famiglie E’ come un
muro difficile da abbattere: far
capire ai genitori, natura e significato di un lavoro nel mondo del
digitale. Alla fine, in undici casi
su dieci, i figli scelgono la formula del “lavoro con il computer e
Internet”. Al di là dell’ironia, la
famiglia made in Italy resta fra i
migliori incubatori: un ponte tra
generazioni dove sviluppare…i lavori del futuro.
G come green jobs O lavori
verdi e tutela ambientale. Tante le
nuove professioni: installatori di
pannelli fotovoltaici, venditori e
agenti di tecnologie «low emission», esperti di efficienza, responsabili di parchi eolici. L’Italia
della Green Economy è terza in
Europa dopo Austria e Svezia per
grado di certificazioni ambientali, efficienza energetica, superficie coltivata biologicamente.
I come ICT Acronimo di Information and Communication tecnology, può essere tradotto in
Tecnologia dell’informazione e
della comunicazione. Oggi è l’icona della contaminazione sistemi
informatici-telecomunicazione. Il
pc collegato in rete è ormai un
totem. Impossibile privarsi di
mail, navigazione, banche dati,
teleconferenze, chiamate telefoniche…
J come Jobs Act Ovvero il
provvedimento più controverso
del Governo Renzi ma con immediati effetti per l’occupazione.
L’Istat: in un anno la disoccupazione è diminuita del 5%: 162mila
persone in meno in cerca di lavoro. Erano due anni e mezzo che il
tasso di disoccupazione rilevato
dall’Istat non scendeva sotto la
soglia 12%.
L come LinkedIn 400 milioni
di utenti nel mondo sono la risposta più concreta per soprav(vivere) nella giungla del lavoro. Il social network professionale da 8 milioni di utenti in Italia, ormai è tappa obbligata nel
rapporto tra candidati e lavoro.
Marcello Albergoni, numero uno
LinkedIn in Italia: «E’ un segnale
di grande fermento: le aziende
fanno più ingressi e i candidati
rinfrescano il curriculum con tutto quello che attira l’attenzione
dei datori di lavoro».
M come media marketing
Applicato al Social è quel settore
del marketing che si occupa di
generare visibilità su social media, comunità virtuali e aggregatori 2.0. E’ diverso dal ogni altro
tipo di marketing tradizionale
che relega spesso il consumatore
a uno spettatore che guarda uno
spot. Il social media marketing è
più di un valore aggiunto: offre al
cliente una voce.
N come Napoli Scelta da Apple per realizzare il Centro europeo per le app: 600 i nuovi posti
di lavoro. L’App Store di Cupertino ne ha creati 1,4 milioni nel
mondo. Il numero uno Tim
Cook: «Con Napoli aiutiamo la
prossima generazione di imprenditori in Italia». Cook faccia un
salto anche a Nordest. Per ispirarsi. Magari domani farà qui il bis
con un altro centro.
O come opportunità Il Devoto-Oli è molto chiaro. Dal latino
«opportunitate», derivato di «opportunus», cioè opportuno, comodo. Significati più comuni
della parola opportunità: occasione, circostanza favorevole. L’opportunità di una scelta, di una
decisione. Una parola, mille definizioni dei lavori del futuro.
P come Paese O Sistema Italia.
Non i singoli ma le intelligenze e
le risorse di una comunità. E i
risultati. Ma anche i problemi. Il
premier Matteo Renzi: «Il Sistema (Italia n.d.r.) è molto più solido di quello che legittimamente
alcuni investitori temono». Ora
però l’Italia dimostri davvero di
essere Sistema Paese. A partire da
Bruxelles.
Q come Quid Meglio: Progetto
Quid. La moda può essere anche
sociale. Dal 2012 a Verona Anna
Fiscale fornisce linee etiche ed
ecologiche ai migliori marchi del
made in Italy. Obiettivo: il reinserimento lavorativo di donne in
situazioni di disagio. Oggi sarte
che confezionano abiti nuovi da
tessuti di marca, non vendibili
sui circuiti normali a causa di
piccole imperfezioni. Risultato:
nel 2015 Progetto Quid è stata la
migliore fra le 100 Startup italiane d’innovazione sociale.
R come Rete L’Asia non deve
spaventarci. Oggi ci sono 3,25
miliardi di persone connesse, il
48% sono proprio asiatici. E’ una
rete che noi occidentali ignoriamo ma che rappresenta un patrimonio di almeno 1,5 miliardi di
persone. Lo stesso mercato «abbordabile» con tecniche di penetrazione online. Ogni secondo,
sono 51.539 le ricerche su Google
nel mondo, 3,5 miliardi al giorno. Siamo pronti a sfruttare questi dati e a ricavarne business?.
S come startupper Crearsi un
lavoro invece che aspettarlo da
altri. Una ricerca Aster: sono
5.154 le startup innovative in Italia. Al primo posto Lombardia,
poi Emilia Romagna, Lazio, Veneto e Piemonte. Alti i margini di
sviluppo. Dato stonato: le startup
al femminile sono appena il
12,5% del totale. Ancora bassi i
guadagni: in media dai 20 ai
50mila euro all’anno. Ma il settore è in forte ascesa.
T come turismo Toccare con
mano il Colosseo di Roma o la
skyline di New York, la facciata di
una piramide in Egitto o un capitello barocco. Nasce l’era del turismo per persone con disabilità
visive. «Città tra le mani» e Fablab Lecce, grazie alle nuove tecnologie 3D, hanno ideato un percorso multisensoriale per ciechi e
ipovedenti. Che ora hanno la possibilità di entrare nel vivo dell’arte. Un mondo finora di fantasia
che oggi diventa realtà.
U come umanesimo Ma Petrarca è compatibile con nuove
tecnologie e insegnanti del futuro? Il Governo ha annunciato il
concorso per 63.172 nuovi professori. Si spera con una adeguata
formazione. Intanto genitori di
studenti fino alle Superiori, contribuiscono all’acquisto di carta,
sapone e oggetti di prima necessità. Le scuole non hanno fondi e
in quasi il 50% dei casi, neanche
un pc. Speriamo di non perdere
anche l’Umanesimo.
W come wedding planner E’
tra i primi lavori del futuro importati dagli Usa. Lo confermano
anche i dati Istat: in Italia il numero dei matrimoni cala ma i
wedding planner aumentano. La
tariffa base deve comprendere
l’assistenza completa in ogni fase
organizzativa, trasferte, ricerche e
giornate a disposizione dei futuri
sposi. Un servizio che dura un
anno, costa da 1.500 a 5.000 euro
più Iva.
Y come youTuber O del trampolino lavorativo per giovani. Terza piattaforma web più visitata al
mondo (dopo Google e Facebook) anche in Italia offre più di
un’occasione soprattutto nell’indotto di spettacoli e intrattenimento. Due gli esempi vincenti: il
YouTuber St3pny, 20 anni e
1.173.256 iscritti al suo canale, è
«gettonatissimo» per serate ed
eventi. Idem per la coetanea Gre-
Media marketing
Il settore del marketing
aziendale che si occupa
di generare visibilità
sui social
ta Menchi, altra YouTuber di successo: 691.528 iscritti.
Z come zootecnia 4.0 Per il
settore è una svolta epocale. Paolo Gubitta, docente di Organizzazione aziendale all’Università di
Padova: «Con le moderne tecnologie, oggi un allevatore potrebbe
monitorare in modo sistematico
le proprie mucche, riqualificando
ogni fase della produzione di latte e carne, per fornire alimenti
più sicuri. I dati forniti dai sensori di cui sono dotati le mucche,
potranno essere utilizzati non solo per incrementare le vendite ma
anche per ampliare il portafoglio
di servizi offerti ai consumatori».
Massimiliano Melilli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Codice cliente: 3597124
Codice cliente: 3597124
Corriere Imprese
Lunedì 8 Febbraio 2016
5
PD
L’editoriale
Da esposizione
Un forno prodotto
dalla Unox di
Cadoneghe
Deve decollare
il mercato dei saperi
U
no pensa: un forno è
un forno, è una delle
prime applicazioni
tecnologiche sviluppate dall’uomo, cosa
ci sarà ancora da scoprire? Poi
entra alla Unox di Cadoneghe
(Padova) e si ricrede immediatamente: intorno ai forni (professionali, destinati ad alberghi, ristoranti, pasticcerie, catene della grande distribuzione), è stata edificata
un’azienda che parla fluentemente il linguaggio del futuro,
a cominciare dal prodotto per
continuare con le persone che
vi lavorano. «Perché l’oggetto
è rimasto più o meno lo stesso - conferma Nicola Michelon, ingegnere e amministratore delegato di Unox - ma noi
ci abbiamo aggiunto l’intelligenza, che aiuta e corregge
l’utilizzatore. Il forno non è
più soltanto una macchina
che cuoce meccanicamente il
cibo. Questo significa innanzitutto una cosa: spostare il nostro focus dal procedimento
di cottura all’obiettivo di produrre successo per chi lavora
con i nostri forni».
Metterci l’intelligenza, nella
visione strategica di Unox, significa anche seguire dei percorsi affatto scontati per una
media azienda tradizionale.
Per esempio, l’applicazione rigorosa ormai da oltre dieci
anni dei dettami della lean
production, che l’hanno snellita garantendo maggiore efficienza, zero tempi morti, nessuno spreco. Ma c’è di più: a
giugno scorso, sotto la regìa
del professor Paolo Gubitta
del dipartimento di economia
e management del Bo, Unox
ha firmato un accordo ufficiale con l’Università di Padova,
che regola la reciproca collaborazione nella scoperta e valorizzazione di giovani talenti
da avviare alle professioni
d’impresa.
Si dirà: producono forni,
cercheranno ingegneri o, al
massimo, laureandi in economia. E invece no, o meglio
non soltanto: tra i profili interessati dall’accordo, vi sono
anche studenti di chimica e
fisica, di agraria, di marketing
e persino di sociologia o lettere. Perché un forno è un forno, ma oltre a essere costruito
e dotato di software intelligenti, potrebbe anche avere
bisogno di essere «raccontato» nel modo migliore ai potenziali clienti, magari attraverso i social network.
SEGUE DALLA PRIMA
L’accordo firmato con il Bo
per selezionare i migliori
«E meglio se “rompono”»
La lezione di Unox: per fare forni «intelligenti»
servono persone di talento. E anche di carattere

Michelon (Ad)
Mi piace
lavorare in
un’azienda
vivace
Investiamo
nei ragazzi che
sono capaci di
investire
su se stessi
Le parole del Nordest
di Stefano Allievi
N
on c’è più il futuro di una volta. Da
suggestione riflessiva, scritta sui muri della
città, diventa certezza statistica, profezia che si
autorealizza e, probabilmente, destino. Sul
piano del lavoro, almeno, è così: lo sappiamo
già. Con quella che si suole chiamare la quarta
rivoluzione industriale in arrivo, e in realtà già in
corso, il paesaggio produttivo è destinato a cambiare
radicalmente. Non vale solo per il lavoro, per la verità:
il nostro modo di abitare, di muoverci, di relazionarci
e di riprodurci è soggetto a un sommovimento
gigantesco. Per cui dire che il mondo di domani non
sarà più quello di ieri diventa una semplice ovvietà.
Ma un conto è dirlo, un conto è saperlo
razionalmente (o poterlo sapere), un conto è capirlo
davvero nelle sue implicazioni (sapere spesso non è
sufficiente per capire), e un altro conto, infine, è
sperimentarlo, viverlo.
Qui ci limitiamo al mondo del lavoro, e già non è
Del resto, Unox ha anche rivoluzionato il concetto di
«commerciale»: siccome i
clienti di un’azienda che costruisce forni sono essenzialmente cuochi, Unox ha deciso
che a vendere il prodotto e a
spiegarne tutte le potenzialità
(e i relativi servizi) agli acquirenti sarà, per l’appunto, un
cuoco. Cioè una persona che
ha studiato all’Alberghiero e
che poi, una volta entrato in
azienda, è stato adeguatamente formato anche per la funzione commerciale.
«Noi non abbiamo bisogno
soltanto di competenze - chiarisce Michelon - ma di persone di talento che hanno voglia
di fare. Quello che ancora non
sanno, lo imparano qui da
noi». La selezione è rigorosamente meritocratica: agli stage estivi in azienda, per esempio, hanno accesso soltanto
gli studenti che abbiano completato gli esami dell’anno entro giugno. Poi c’è l’approccio
multidisciplinare, sempre più
necessario per rimanere al
passo con l’inarrestabile velocità a cui cambia oggi il mon-
do del lavoro: «I corsi universitari tradizionali - ragiona
l’Ad di Unox - sono ancora
orientati in massima parte
verso profili professionali che
erano indispensabili dieci anni fa. Oggi c’è bisogno di una
competenza di base, che può
essere data dall’università, e
poi di una o più competenze
specifiche. Quelle sui forni le
diamo noi, qui in azienda, ma
anche il curriculum scolastico
può variare in funzione dell’obiettivo». Un esempio? «A
chi studia ingegneria e vorrebbe lavorare da noi - risponde
Michelon - consigliamo di
spendere i suoi crediti in un
corso sulla proprietà intellettuale a giurisprudenza, perché
se non sai leggere o scrivere
un brevetto, oggi fai poca strada. Oppure di seguire le lezioni di organizzazione aziendale
a economia. In generale - sottolinea l’Ad dell’azienda padovana - ci interessa molto capire come i ragazzi hanno speso
il loro tempo discrezionale all’università: se l’hanno investito, cioè, per imparare qualcosa in più o se si sono accon-
L’azienda
 Unox,
azienda con
sede a
Cadoneghe
(Padova), è
stata fondata
nel 1990.
Proprietario e
presidente è
Enrico
Franzolin,
amministratore
delegato Nicola
Michelon (nella
foto). Negli
anni è
diventata il
primo
produttore di
forni
professionali
per numero di
pezzi venduti
nel mondo.
tentati di scegliere la via più
comoda o quella che porta a
un 30 sicuro sul libretto. In
altre parole, ci piace investire
nelle persone che hanno dimostrato di investire su se
stesse».
Molto raramente, in Unox
entra un collaboratore che
non abbia seguito un percorso
come quello appena descritto,
e stiamo parlando di un’azienda che è arrivata ad avere 380
dipendenti tra Italia ed estero
e che cresce al ritmo di 30
nuovi ingressi ogni anno.
«Puntiamo ad avere con noi
i migliori - dice con grande
chiarezza Michelon - e, per
farlo, bisogna anche saperli
gestire nel modo giusto, rispettandone le aspirazioni. Mi
spiego: tempo fa abbiamo assunto un giovane architetto di
talento che però coltivava ancora il sogno di fare la professione per la quale aveva studiato. Bene, gli abbiamo fatto
un contratto per cui lavorava
tre giorni a settimana da noi e
gli altri due poteva dedicarli
all’architettura. Alla fine ci ha
salutati, perché il suo sogno
professionale alla lunga si era
avverato, ma noi siamo contenti che sia andata in questo
modo, altrimenti dovremmo
abbassare l’asticella in ingresso. Mi piace - sottolinea il manager - lavorare così, in
un’azienda viva, dove ognuno
può essere di stimolo per gli
altri. Detto in altro modo, preferisco un collaboratore che
“rompe” ma ha talento a uno
che si limita a fare diligentemente il suo lavoretto». A tutti
gli interessati: prendete nota e
sappiatevi regolare.
Alessandro Zuin
Chi ha reti distributive al dettaglio
è alla spasmodica ricerca di rigorose
menti quantitative, addolcite da solide conoscenze manageriali, perché
sa di essere seduto sopra un tesoro
che si chiama Big data ed è consapevole che per valorizzarlo non hanno
bisogno né del marketing di ieri né
dei super smanettoni che elaborano
dati a gogò, ma un po’ di questo e
un po’ di quello racchiusi in una sola
figura. Chi lavora nel mondo delle
professioni ordinistiche, sta capendo
in fretta che o cavalca la rivoluzione
della on-demand economy oppure è
destinato ad essere confinato nell’area della gig economy, dove si vive
alla giornata facendo micro-job, cioè
lavoretti e piccoli incarichi occasionali. È per questa ragione che i professionisti più dinamici stanno corteggiando le persone che mettono
insieme buone basi giuridiche con le
moderne tecnologie digitali: insomma, smanettoni che sanno leggere e
interpretare una norma, ma che anche conoscono bene come funzionano le aziende e i mercati, sanno entrare in relazione con essi usando le
tecnologie di ultima generazione e
riescono a traghettare queste attività
verso lo Studio Professionale 4.0.
Sarebbe stato troppo facile descrivere i lavori di domani spiegando
cosa sta succedendo negli ambiti industriali più innovativi. Ma farlo
avrebbe offerto il fianco alle consuete lamentele sul nostro Paese, che è
ormai assente nei settori più promettenti, e sarebbe stato per di più
sbagliato nel nostro contesto.
Per rispondere alla sfida dei lavori
di domani non serve l’ennesimo tavolo tecnico convocato per disegnarli
a tavolino. Serve una soluzione dirompente e bottom-up. Facciamoci
descrivere da imprenditori, manager
e professionisti più avveduti quali
sono le attività (non le competenze o
i mestieri) più critiche sulle quali si
gioca il futuro delle loro aziende. Ridisegniamo la struttura dei programmi formativi, in primis a livello
di laurea di secondo livello, introducendo attività laboratoriali e sperimentali anche nelle scienze sociali.
Lasciamo libertà agli studenti per disegnare, meglio se insieme alle imprese, un percorso che permetta loro di acquisire saperi inter-disciplinari in vista del lavoro. Creiamo le
condizioni affinché decolli un vero e
proprio mercato dei «saperi interdisciplinari» dentro e tra le Università.
Mettiamoci nelle mani della sharing
society. Ci conviene.
Paolo Gubitta
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Attrezziamoci: non c’è più il domani di una volta
poca cosa: non c’è bisogno di essere marxisti, né di
credere che il modo di produzione sia la struttura del
sistema in cui viviamo e il resto mera sovrastruttura
(non lo crediamo, per quel che vale), per capire
quante implicazioni le trasformazioni nel mondo e nel
modo di lavorare hanno sulla vita quotidiana, gli orari
e i ritmi della città, le culture che in essa vivono, le
modalità di apprendere e i loro tempi, il rapporto con
le fasi di crescita degli esseri umani, i modi stessi di
relazionarsi.
E’ vero, non è la prima volta nella storia. Veniamo da
migliaia di anni di vita comune in cui le nostre erano
società lente, in cui il mutamento, e l’evoluzione
tecnologica, erano così impercettibili da immaginare
che le generazioni dovessero trasmettere a quelle
successive lo stesso patrimonio di pratiche e
conoscenze: e talvolta lo immaginiamo ancora… Ma
alcune rivoluzioni, industriali e non, hanno già
manifestato in maniera dirompente i propri effetti: a
seguito dei quali i figli non hanno più fatto i lavori
dei padri e le figlie quelli delle madri, né hanno più
vissuto allo stesso modo. È accaduto con il passaggio
dalla campagna alla città; poi con la prima rivoluzione
industriale, che ha inventato nuove categorie di lavori
prima inesistenti, abbandonando, con l’agricoltura, un
modo di vita e un sistema di valori secolare; e ancora
con l’emergere del terziario, dei servizi, e più
recentemente dell’economia della conoscenza. In
queste fasi della storia il mutamento nella tecnologia e
nei modi di produrre ha indotto giganteschi
cambiamenti sociali, ed enormi trasformazioni, anche
di culture, di valori, di rituali che tenevano insieme la
società.
Oggi questo accade per così dire all’ennesima potenza,
in maniera difficilmente prevedibile nelle sue
conseguenze, persino sui modelli cognitivi, sui modi
di capire e di leggere il mondo, e di collocarsi al suo
interno (pensiamo alle conseguenze ancora in buona
parte inesplorate del passaggio dalla prevalenza della
parola stampata a quella dell’immagine, con un salto
in avanti che è anche un ritorno indietro,
dell’iperconnessione in tempo reale, e molto altro).
Non stupisce dunque la notizia divulgata in un report
presentato al World Economic Forum di Davos,
secondo la quale il 65% dei bambini che entrano oggi
nella scuola primaria finirà per svolgere lavori che non
esistono ancora: questo mostra solo l’accelerazione del
cambiamento già in atto. Stupisce invece che una
previsione di questo genere – che da sola dovrebbe
calamitare tutta la nostra attenzione, per capire ad
esempio come trasformare contenuti e modi dei
processi di istruzione e formazione, e il significato
profondo di un modo diverso di intendere l’alternanza
scuola lavoro – passi nell’inconsapevolezza dei più:
della cultura che guarda altrove, della politica che
guarda se stessa e l’immediato presente, e in fondo
anche dell’economia, che produce l’innovazione ma ne
sottovaluta le implicazioni sociali e culturali. Con il
rischio che la sparizione del futuro di una volta ci
faccia pensare di avere un grande avvenire dietro le
spalle, senza darci gli strumenti per leggere quello che
abbiamo davanti agli occhi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Scarica

I lavori di domani sono già tra noi