STORIA CONTEMPORANEA H (A.A. 2012/2013) Professoressa ADORNI 3/10/12 Convergenza forze parlamentari su prospettive moderate che per un decennio sarà base del sistema di potere. Adattamento alle vecchie pratiche trasformiste. Partito liberale: aggregazioni nel parlamento, non vero e proprio partito; pratica del trasformismo: molti deputati formalmente di destra o di sinistra votavano dalla parte opposta. Presidente del consiglio cerca di creare aggregazioni tramite trasformismo (Giolitti): riedizione del trasformismo che faceva da ostacolo alla formazione in Italia di una moderna struttura dei partiti, c'erano solo parti estreme. L'unico modo in cui Giolitti poteva procedere sulla via delle riforme. Passaggio dai primi anni del secolo (quadro istituzionale possibile al passaggio a un sistema democratico). Momento decisivo: atteggiamento del paese e delle forze politiche liberali nuovo nei confronti del lavoro. Lo sciopero entra a far parte dei mezzi di lotta del proletariato, non come eccezione esposta all'arbitrio dello stato, diventa legittimo strumento istituzionale. Lo sciopero svolge la sua funzione di strumento di difesa e di pressione. Era un primo obiettivo di Giolitti; vorrebbe domare il parlamento e procedere alle riforme. Radicalizzazione conflitto sociale, 1904: sciopero generale. Giolitti, senza cadere nell'impulso repressivo, approfitta della situazione per indire nuove elezioni, onde rafforzare la maggioranza conservatrice. Anni tra 1904 e 1909: Giolitti conta su una maggioranza larghissima e sicura, che andava dai conservatori fino al partito radicale, che nel frattempo si era spaccato in due, un'ala sosteneva Giolitti. Questa è realmente l'età giolittiana, in cui il suo sistema di governo ottiene significativi risultati in termini di riforme. Emerge l'abilità dell'uomo nell'usare gli strumenti di gestione della questione sociale e della maggioranza parlamentare. Finanziamenti occulti alla stampa, uso dei prefetti per influenzare situazioni (Salvemini definisce Giolitti “ministro della malavita”). Conoscenza di Giolitti dei meccanismi parlamentari e sensibilità ai mutamenti. Questo periodo ha fatto parlare di dittatura parlamentare, se la definizione è eccessiva, comunque sistema caratterizzato da forte personalizzazione del potere. Giolitti tutelava le condizioni per la prosperità e per la crescita del paese, era visto così. Tentativo destinato al fallimento, in nuce molti limiti: tentava di gestire politica a orientamento progressista con maggioranza conservatrice, con metodi interni alla tradizione semi-autoritaria. Provvedimenti potevano andare bene per situazione di emergenza. 1913: Patto Gentiloni, alleanza di Giolitti con parte conservatrice del mondo cattolico. Come Giolitti poteva pensare di riuscire a coinvolgere il partito socialista nel governo? Limiti esplosero alla fine del primo decennio del 900, fortuna politica in declino. Venne meno l'equilibrio tra forze contrastanti. Ultima occasione: guerra di Libia. Ma proprio questa mise in luce quanto poco Giolitti fosse in sintonia con gli umori delle classi dirigenti italiane. Presentava la guerra come fatalità storica, l'altra parte dei ceti dominanti e dell'opinione pubblica si tuffò in un mare di retorica, fantasie su quella sorta di el dorado , fantasia creata dalla stampa, da D'Annunzio, da Pascoli. Il sistema di Giolitti non poteva più reggere. Nasce una forza nuova, il nazionalismo, di cui Giolitti non capì l'importanza. Elezioni del 1913 (suffragio universale maschile), ultimo colpo a Giolitti. Ulteriore rafforzamento partito socialista. Maggioranza più conservatrice, ma forti i nazionalisti e i cattolici. 1914, congresso partito radicale vota uscita dal governo dei propri ministri. Giolitti rassegna le dimissioni, conseguenti alla scelta di un partito. Crisi ministeriale nuova nel 1914. Rapporti di forza mutati. Situazione del movimento delle donne. Non ancora consapevolezza femminista. Il movimento delle donne in Italia nasce in ritardo rispetto ad altri paesi. 1848, nasce movimento femminista negli Stati Uniti. L'Italia era impegnata nella prima guerra d'indipendenza. Presero parte al Risorgimento. Con l'unificazione nazionale, nel Parlamento si parlava di suffragio femminile. 1861, ministro dell'interno, caldeggiava forma decentrata dello stato, presenta un progetto: donne non possono essere elettrici, se non quelle separate che pagavano le tasse. 1871, onorevole Morelli propone che la donna può esercitare tutti diritti riconosciuti ai cittadini del regno. Morelli, fondamentale nei diritti della donna. 1861, Morelli scrive “la donna e la scienza o la soluzione del problema sociale”, primo trattato sulle donne. 1867, presenta per primo in Europa un progetto di legge per i diritti delle donne. Nel 1874 propone un nuovo diritto di famiglia, equiparazione marito e moglie; riconoscimento figli illegittimi, divorzio: non ebbe successo. Nel codice di famiglia, le donne non avevano il diritto di esercitare la tutela sui figli legittimi, non potevano essere ammesse ai pubblici uffici, non potevano gestire ne possedere beni di famiglia, il loro stipendio o salario era amministrato dal marito, per operazioni finanziarie: autorizzazione maritale. Donna: eterna minorenne. Art 486 del codice penale: pena detentiva da 3 mesi a 2 anni per le adultere, mentre il coniuge era punito meno severamente e solo in caso di concubinato. 1877: donne possono essere testimoni negli atti del codice civile, approvato, grande passo avanti nella legittimazione della capacità giuridica della donna. Comitato femminile napoletano, nacque con l'appoggio di Garibaldi: sostegno politica emancipazioniste, portate avanti da Morelli. Morelli provoca reazione di Mazzini dopo bocciatura proposta su legge elettorale. Mazzini: questione femminile subordinata a quella politica. Solo nel momento in cui ci si sarebbe liberati della monarchia (prevalenza maschile), le donne avrebbero potuto procedere nell'emancipazione. Mancava nelle italiane coscienza dei propri diritti. Contessa di Belgioioso, 1866, donna protagonista, patriota: comandava pazienza ed abnegazione perché prima o poi gli uomini avrebbero spontaneamente concesso alle donne quello che volevano. Anna Maria Mozzoni, autentica femminista del tempo; borghese, nata a Milano nel 1837, passa la giovinezza in collegio delle giovinette di buona famiglia: ribellione nei confronti dell'educazione data alle donne, personalità reattiva, profondo senso critico, autodidatta. Comincia a scrivere sostenendo la parità dei diritti in tutti i campi. 1864, lungo saggio “La donna e i suoi rapporti sociali”, a proposito riforma codice civile. È da sola. 1870, traduce la Soggezione delle donne; lunga prefazione, invita a meditare sull'opera. È una bomba nella cultura italiana, chiusa rispetto ad esperienze d'oltralpe. Di fronte a quest'opera, è ripresa la posizione tradizionale: Gioberti, donna come vegetale e parassita che non può reclamare diritti se non quello di lasciarla vivere all'ombra della figura maschile. Pensiero che influenza il modo di educare le ragazze. Abate Rosmin, si appella alle leggi di natura per la soggezione della donna all'uomo. Cardini: natura e teoria delle passioni: la donna è sentimento non razionalità. Queste teorie erano alla base del diritto di famiglia ed erano luoghi comuni. Effetto grave: doppia morale, la donna è condannabile in comportamenti accettati nella figura maschile. Libro della Mozzoni non scalfisce le concezioni tradizionali. Fine degli anni 70, doppia sentenza tribunale: annulla decisione avvocati di Torino che hanno accettato una donna procuratore che aveva richiesto iscrizione all'albo. Verdetto in contrasto con lo Statuto Albertino e quindi le donne sono meno uguali. L'estensore della sentenza di rifà a disuguaglianze naturali. Questa diversità non è invocata quando si tratta di far lavorare le donne 16 ore al giorno, salari femminili più bassi. Discriminazione colpisce le donne sulla via dell'emancipazione per negare la parità dei diritti ma non la parità dei doveri. Riuscirono ad organizzarsi sul piano del lavoro, nacquero le prime leghe femminili. Non mancarono organizzazioni volte a richiedere il voto, ma la questione era vista come un mezzo più che un fine, per migliorare condizioni economiche e morali. La Mozzoni lo vedeva così. Si rivolgeva alle donne salariate più che alle borghesi, che stentavano a muoversi. Si avvicinò al partito socialista, e si trovò in polemica con Anna Kuliscioff, compagna di Turati, che controbatteva la Mozzoni e il suo compagno, affrontava la questione femminile da un punto di vista marxista. 1881, Comizio dei Comizi a Roma, nuovo progetto sul suffragio femminile. La Mozzoni presentò un ordine del giorno: integrità del voto nell'uomo e nella donna. Scalpore della stampa. Consapevole della necessità delle donne nel voto, presenza delle donne nel governo fautrice di riforme. I freni ci sono: Quirinale, Vaticano, Palazzo Madama, Montecitorio, confessionale, catechismo, democrazia opportunista. Le donne si organizzano sul lavoro. Industrializzazione → richiesta manodopera femminile. 1870, 300 000 contadine filavano a casa. Si passava dal lavoro a domicilio al lavoro nelle filande e nelle fabbriche. Le operaie tessili furono le prime a organizzarsi. 1889 Sorelle del lavoro, numerosi scioperi per il salario e la durata della giornata lavorativa. Il lavoro delle donne iniziava all'alba e finiva in tarda sera, no orario, pausa per il pranzo portato da casa. In più non potevano sottrarsi al lavoro domestico. Erano comunque reticenti a iscriversi ai sindacati. Partecipavano poco a lotte sindacali e sociali. Gli uomini cercavano di tenere le donne fuori dalla partecipazione sociale. Le agitazioni delle donne soprattutto nelle campagne sconvolgono economie. Dure lotte: 1883, sciopero delle mondine in Emilia per aumento di salario; 1886, sciopero del mondariso, contro salari e 12 ore; 1890 sciopero a Monselice, polizia: 3 donne uccise; 1897, Bassa Padana: padroni delle risaie, per diminuire salari avevano chiamato altre donne che si unirono allo sciopero, 40 donne processate, difese da Costa, socialista; condannate per attentato alla libertà del lavoro, per resistenza a pubblico ufficiale. Anna Kuliscioff, elezioni 1897, lancia appello: trasformazione capitalistica fa in modo che le donne acquisiscano coscienza di se stesse nella partecipazione sociale. Ottiene che il partito socialista lotti per eguaglianza politica e giuridica tra i due sessi. Posizione vicina a partiti socialisti europei. La Kuliscioff ha un taglio marxista. Ci sono donne maestre, impiegate negli uffici pubblici, alcune arrivano all'università. Risveglio dell'opinione pubblica. Nel mondo femminile si profila una spaccatura in due rami: Kuliscioff e Mozzoni, per schematizzare. 1. lavoro: emancipazione, difesa diritti. 2. emancipazione: ideale sociale, capace di spingere le donne a lottare insieme anche contro l'egoismo maschile che rende le donne schiave della famiglia e della società. La Mozzoni evidenzia la contraddizione nel partito socialista, nel quale molti uomini non danno importanza alla questione femminile. Non considera la questione femminile solo dal punto di vista economica, come il resto del partito. Bisogna aprire il fronte agli altri aspetti, in particolare il rapporto con l'uomo nell'istituto familiare. Intervento della Mozzoni che la avvicina ai movimenti nati nel 1970. Anche battaglie sulla stampa. Primi del 900, grande spazio alla donna. Almanacco italiano: rubrica “Corriere femminile”, molte donne emancipazioniste (Boschetti); Illustrazione italiana, La vita: emancipazionismo internazionale. Tribuna illustrata: 1903 referendum sulla questione della donna, 50 lire alle migliori risposte. Nascevano prime associazioni femminili con un ritardo di mezzo secolo rispetto all'Europa, associazioni politiche o para-politiche. 1897, Associazione nazionale per la donna (Roma); Consiglio nazionale delle donne italiane (1903): aderisce a Consiglio internazionale delle donne. Partito socialista: spesso in polemica con il nascente movimento femminista. Accusa degli uomini: essere ricettacolo di donne borghesi, miglioramento condizione personale. Femminismo etichettato come movimento borghese non interessato a cambiamento della società. Socialisti appoggiano proposta sulla protezione delle donne nel lavoro. Progetto della Kuliscioff chiedeva: giornata di 8 ore, proibizione lavoro notturno, divieto lavori pericolosi, riposo 1 mese prima e dopo parto. Legge approvata nel 1902, legge Carcano, subì modifiche in senso restrittivo. Poche cose che si ottennero: 1 mese dopo parto, no lavoro notturno solo per minorenni. Prima legge sul lavoro di donne e fanciulli. È una grande conquista, fino a quel momento non si era ottenuto nulla. Pesa un elemento teorico: da un lato pagare meno le donne significa avere cattiva concorrenza per gli uomini, dall'altra parte la parità di salario avrebbe compromesso l'istituto familiare. Donne retribuite proporzionalmente al bisogno delle fasce! Donna ha meno bisogno di retribuzione! Non dipende dalla quantità di lavoro svolto. 1886, legge sulla tutela del lavoro dei fanciulli: vietato lavoro a bambini minori di 9 anni in fabbriche e miniere, niente per la donna. 8/10/12 La legge Carcano fissa a 12 anni il limite d'età per l'assunzione dei fanciulli; per le donne vieta i lavori sotterranei, limita a 12 ore al giorno l'orario massimo di lavoro. Effetti della legge limitano diritti delle donne: vietare lavoratrici nei lavori pericolosi era come sottolineare esclusione donne da lavori ideologicamente ritenuti inadatti all'intelletto limitato delle donne. Atteggiamento paternalistico che non ci si aspetterebbe in un partito che doveva farsi portavoce dei lavoratori e delle donne (socialista). Passo avanti: congedo di maternità, solo per un mese dopo il parto e privo di retribuzione perché l'assistenza e un eventuale sussidio erano demandati a società assistenziali; solo nel 1910 nascono le casse di maternità. Obiettivo di dissuadere le donne dal lavoro! Retribuzione: no appianato divario salariale con gli uomini. Lavoratrici tra 16 e 21 anni equiparati a lavoratori con meno di 15: bambini. Escluse impiegate nel settore agricolo e lavoratrici a domicilio. Con la parificazione dei salari si sarebbe perso vantaggio nei confronti degli uomini. Le donne avevano bisogno di mezzi per accudire i figli, necessario quindi per conservare posto di lavoro una legislazione specifica. Spaccature nel movimento delle donne: alcune non credevano nella battaglia per l'equiparazione sociale, altre credevano che parità passava per parità nel lavoro. Appartenenza sociale delle lavoratrici: borghesi escluse dal lavoro extra-domestico, ma le operaie non erano mandate a casa. Classe dirigente ostile all'introduzione di norme di tutela. Per questo il partito socialista lascia perdere la causa. Messa da parte la battaglia sulla parità salariale, ottenibile piuttosto con l'abbassamento dello stipendio maschile. Partito socialista sosteneva naturale debolezza della donna e importanza lavoro domestico. Avanti: polemica Kuliscioff e Mozzoni. Critiche mosse dalla Mozzoni alla legge Carcano: l'oggetto della legge era la lavoratrice donna madre, tutelata in quanto procreatrice. Norma di tipo sanitario, fatta per preservare la salute in nome della nazione. Famiglia come luogo privato di protezione della donna da cui lo stato era escluso. 1907 legge Carcano ripresa e ampliata, testo unico sul lavoro di donne e fanciulli. Lavoro notturno impedito a tutte le età, ma datori potevano richiederlo. Mancavano norme per tutelare congedo di maternità. Limita richiesta manodopera femminile: scomoda e non conveniente. Kuliscioff: battaglia interna al partito, contro Turati. Sposta il piano dello scontro sulla questione del suffragio. Pensava ad un'alleanza interclassista delle donne (realizzata molti decenni dopo). Spingeva affinché si uscisse da una visione per cui la questione femminile si sarebbe potuta risolvere solo con la lotta di classe. Si impegnò a costruire alleanze con altre donne, obiettivo comune del voto. Le forze cattoliche si opponevano al suffragio, ma erano a favore delle tutele. Rerum Novarum di Leone XIII: certi lavori non sono adatti alle donne, ruolo domestico come ruolo naturale della donna. Enciclica sul matrimonio: moglie soggette ai mariti in ogni cosa. Febbraio 1906: appare su La Vita l'appello di Maria Montessori, invitava le donne ad iscriversi alle liste elettorali politiche perché nessuna legge lo impediva. Si emula l'esempio statunitense. L'opinione pubblica era ritenuta matura per affrontare il problema del suffragio. Un gruppo di studentesse appese questo appello come manifesto nelle città; molte adesioni: conferma che si era trovata un'unità d'azione. Nacquero i comitati pro suffragio femminile: attività supportata da un serrato dibattito sui giornali, in particolare su La Vita, che scosse il perbenismo dell'Italia piccoloborghese. I comitati si organizzavano dappertutto, creando anche dibattiti in luoghi aperti. Si spensero quando la magistratura fu chiamata a dare il suo parere in merito alla richiesta della Montessori: parere negativo da parte di tutte le città tranne Ancona (presidente corte d'appello, Mortara: si pronuncia in senso favorevole, in base a art 24 statuto albertino). La Corte di Cassazione annulla la sentenza di Mortara. Riflesso in Parlamento: petizione della Mozzoni, illustrata da Cuzzi. Socialisti d'accordo. Caldeggiò la petizione Andrea Costa, socialista. Passo decisivo: si espresse Giolitti. Non si oppose, ma pose pregiudiziale. No diritti politici a coloro i quali non erano ancora in possesso di diritti civili. Invitava a gradualità, concedendo prima diritti civili, poi voto amministrativo, poi voto politico. Si crea una commissione per lo studio del progetto che poi cessò di funzionare. Nel partito socialista polemica sul femminismo. Le donne non vedevano contrasti tra donne di classi diverse. 1910, il comitato pro suffragio chiese al partito di dichiarare se intendeva impegnarsi per la questione delle donne. Turati scrisse la risposta su l'Avanti: il partito socialista era a favore del suffragio universale per favorire la questione operaia. Le donne avrebbero votato per gli avversari (moderati e clericali), quindi chiedano a loro l'appoggio che chiedono a noi. Reazione della Kuliscioff che ribadì come il voto fosse anche difesa del lavoro. Invito a Turati ad educare le donne alla difesa dei propri diritti. 1908: primo congresso femminista organizzato dal consiglio nazionale delle donne italiane, a Roma. Era presente la regina Elena con seguito di nobili e tutte le autorità. Discorso augurale Contessa Spalletti, presidente dell'associazione: neutrale. Femminismo non come lotta. Importanza della maternità e dell'educazione dell'uomo. Congresso: tappa importante, riunite donne di tutte le correnti politiche e classi sociali. Discussero un programma comune, stabilito prima dell'inizio del congresso, dimenticando la questione del voto. Si rimediò subito. Programma verteva su questioni cruciali. Temi: educazione e istruzione, assistenza, condizione giuridica, letteratura femminile, emigrazione. Si cercava di affrontare tutti i problemi della condizione femminile, cominciando dalla radice: strumenti culturali per il riscatto della donna. 1. Tema dell'educazione molto dibattuto, considerato alla base di ogni discriminazione. Lotta all'analfabetismo, propaganda rivolta alle madri perché mandassero i figli a scuola. Fiducia nei poteri dell'istruzione, assimilandola all'idea di Progresso. Convinzione diffusa. Ma l'educazione trasmetteva i valori della classe dominante. 2. Assistenza a madri lavoratrici, cassa di maternità: elargire aiuti alle donne in caso di parto o aborto spontaneo. Gestita dalla cassa nazionale per l'invalidità e la vecchiaia: considerazione per la donna incinta come malata. Sussidio: 30 lire al mese. Capitale della cassa: quota versata dalle lavoratrici in base all'età, multe ai datori, donazioni. Sussidio non elargito a dipendenti statali, altri aiuti. Escluse donne che lavoravano in campagna e a domicilio. 1912: stampa politica femminista, ci si chiedeva quando avrebbe funzionato la cassa. Autocritica: mancata ribellione delle donne negli anni tra la legge e l'applicazione. Fase bellica: consentito uso manodopera femminile fino all'80% in industria meccanica e bellica. Ricerca della paternità: sostegno a madri nubili e figli illegittimi. 3. Parità giuridica della donna, superamento doppia morale. Divorzio. Ma donne cattoliche tra congressiste opposero argomentazioni al divorzio. Non si prese posizione. Delegare a una commissione lo studio della questione (rapporto tra chiesa e stato). Compromesso impossibile sull'insegnamento della religione nelle scuole. Socialista chiedeva che nella scuola elementare non si parlasse di religione, e nella scuola secondaria si parlasse delle religioni. Donne cattoliche chiesero il contrario. Ordine della socialista approvato con la maggioranza. La minoranza uscì dal movimento delle donne: Unione delle Donne Cattoliche. Fino alla prima guerra mondiale, anni importanti. 1908, congresso a Milano organizzato dall'Unione femminile, problemi del lavoro (Lombardia, presenza lavoro femminile importante). Uguale salario e problema del divorzio: presa di posizione netta, anche se la soluzione era complessa. Stato italiano: matrimonio indissolubile per chi ne faceva richiesta, per altri possibilità di divorziare. Necessario insegnamento laico. Manifesto di protesta alla riapertura del Parlamento da parte del comitato pro suffragio: linguaggio duro per la prima volta nei confronti dei deputati. Diritto e dovere delle donne di occuparsi della cosa pubblica. 1 maggio 1910: lanciato un appello, invitando operai e contadini ad unirsi alla lotta delle donne per ottenere suffragio universale. Si rimise in moto il movimento pro voto. Anno successivo, al congresso la Kuliscioff ripropone questione del voto collegata al lavoro. In Italia c'erano 6 milioni di donne lavoratrici. Fondazione rivista: problemi sindacali femminili, La Difesa delle Lavoratrici. Voto come diritto sindacale. 1912. Turati muta la propria posizione; gruppo di socialisti presenta emendamento a progetto di legge chiedendo che fosse inserito il voto alle donne. Giolitti fermò la questione: accordare voto a tante donne è “salto nel buio”. Fine di tutte le speranze intorno al contenuto dell'emendamento socialista. Proteste supportate da comitati pro suffragio; parole d'ordine: analfabeti avevano il voto, ma donne no. Paradosso che suonava come scherno per le donne. I socialisti perdono. La questione del voto si chiude con l'intervento di Giolitti e perché siamo alle soglie della guerra. La guerra rappresenta per le donne un passaggio importante: escono dalle case e vanno nelle fabbriche. Partecipano alla vita sindacale, alle lotte per la rivendicazione della parità. Non solo minoranze di donne, ma molte donne in più settori produttivi. Quando la guerra finirà, passaggio ad economia di pace: imprenditori vanno verso licenziamenti di massa delle lavoratrici. Sostitute temporanee del lavoro maschile. Scelta della liquidazione del lavoro femminile prima di tutto degli imprenditori: lo stato non fece nulla, anzi favorì questa scelta. Riconversione industrie belliche non prevedeva lavoro femminile. Le lavoratrici non seppero opporsi perché mancò l'aiuto dei sindacati. I sindacati tesero a proteggere gli uomini nel riavere il lavoro perduto. Il movimento femminista si stava sfaldando: spaccature irrimediabili perché contesto storico mutato; tendenze antidemocratiche, nazionaliste. Molte campagne per le riforme sono lasciate cadere. Così succede per il divorzio, per la ricerca della paternità. Non è abbandonata la questione del voto: assieme al partito socialista e al sindacato si schiera il partito popolare. Unica conquista dei movimenti femministi nel dopoguerra: 17 luglio 1919, capacità giuridica, abrogato l'istituto dell'autorizzazione maritale, donne possono esercitare pubblici impieghi esclusa magistratura, o impieghi politici e militari; corretta dal Consiglio di Stato: si lascia alle amministrazioni la possibilità di escludere le donne. Settembre 1919: proposta di legge sul suffragio femminile, 174 voti a favore, 55 contrari. Ma le camere sono sciolte, la legge decade prima di passare al Senato. 1920: ripresentata, approvata, ma non va in Senato perché ci sono le elezioni. 1922, proposta di voto amministrativo alle donne da parte di Mussolini; riforma protestarile del 1924 la annulla. 9/10/12 Devianza. Nozione di pericolosità rimanda a molti significati e relazioni politiche e legislative. Richiamo al metodo scientifico positivo che, insieme alla scuola positiva, segna l'avvio di un dibattito nella scienza penale. Nozione complessa che si ricollega a quella del soggetto che è il destinatario della nozione, l'individuo pericoloso. Concetto di pericolosità nasce in base a studi sociologici per controllo sociale delle istituzioni. Epoca classica: pericolosità riferita alla condotta, al fatto pericoloso posto in essere. Con il positivismo avviene lo spostamento all'indagine sul soggetto agente. L'individuo criminale assume il rilievo di individuo pericoloso. La pericolosità del soggetto → misure a carattere preventivo: possano inibire la ripetizione di condotte pregiudizievoli per la moralità, l'ordine pubblico. Diffusione concetto di pericolosità: anche rimandi più ampi → classi pericolose per la società: individui che minacciano la stabilità della comunità sociale in cui vivono. Classi pericolose nell'800 → classi operaie, la povertà fornisce sollecitazione a comportamenti criminali. Con il positivismo la pericolosità diventa parte della concezione giuridica, che ha come obiettivo la ristrutturazione degli istituti giuridico-penali. Si arriverà a modificazione del sistema punitivo. La pericolosità diventa protagonista della scena del sistema penale, il quale deve difendere la società. Dibattito su pericolosità diventa cruciale. Storia. Cesare Beccaria, fondatore della criminologia classica. Esponente delle teorie illuministe, uomo è essere razionale, scelte consapevoli, una delle quali è l'adesione al patto sociale. Questa adesione comporta la cessione di una parte della propria libertà allo stato, per ricevere il diritto alla protezione e alla sicurezza. Quando il soggetto commette un reato, contravviene al patto sociale → colpevole nei confronti della vittima del reato e responsabile di un danno allo stato e alla società. Il patto sociale coinvolge ogni cittadino. Per Beccaria la razionalità è importante, connessa all'utilità e alla proporzionalità della pena. L'individuo deve valutare le conseguenze delle proprie azioni in termini di utilità. Lo stato agisce con l'erogazione della pena. Prospettiva di conseguenza svantaggiosa deve portare il soggetto a compiere associazione tra delitto e pena secondo logica causa-effetto. Figura del criminale: si iniziò a parlare, nel passaggio dalla scuola classica all'avvio delle scienze positive, di un mostro politico. Progressivamente, idea del comportamento mostruoso. Foucault mette in evidenza come storicamente, in questo spostamento dell'oggetto della scienza penale, intervengano i saperi psichiatrici, che mirano ad accertare nel soggetto anomalie mentali che possono essere in relazione con il reato commesso. Le nozioni di pericolo e devianza/perversione cominciano a combaciare. Superamento principi classici → si espande il discorso sulla personalità criminale. Crescita di attenzione sugli individui pericolosi, da mettere in relazione con il contesto ambientale, normativo, sociale che lo influenzano. Nasce la nozione di classi pericolose → gruppi pericolosi per l'intera compagine sociale (è un'astrazione). Legato ai processi di trasformazione della società: rivoluzione industriale, urbanizzazione. Aumento di popolazione e aumento soggetti criminali, per condizioni di povertà e indigenza. Sovrapposizione di classe povera e classe pericolosa. Povertà e vizio erano viste alla base del comportamento criminale. Classi pericolose: riferimento a individui che comprendono anche oziosi, vagabondi, prostitute. Persone che non sono impegnate in attività lavorativa lecita e stentano a sopravvivere: poveri → stigmatizzati come delinquenti in potenza. Al centro della paura: intera classe “pericolosa” → atteggiamento di sospetto degli abitanti, sintomatico del mutamento sociale e di un'antica diffidenza verso soggetti lontani dalla realtà cittadina; contadini inurbati → incapacità di adattarsi ai ritmi della città. Questione dell'individuo pericoloso non è trascurata. Componenti interiori che possono incidere sul comportamento criminale. Cresce l'interesse criminologico per il criminale, si guarda alle inclinazioni comportamentali, perché il crimine è un fatto umano, radicato nella vita dell'uomo. Si analizza ogni componente del carattere, si arriva a scandagliare la vita intima dell'individuo per trovare le possibili tracce che possano essere segni premonitori del crimine. Indagine condotta a partire dall'uomo criminale. Se emerge difformità nel modo di agire è interpretata come disturbo della personalità del soggetto. Legame tra piano giuridico-penale con piano patologico. Viene preso il termine delinquente: oggetto delle indagini. Il delinquente è un soggetto che esiste aldilà del delitto commesso e assume i caratteri dell'anormalità. L'anormale è una figura ambigua: i tratti del malato e quelli del potenziale criminale → pericolosità eccezionale che non può essere studiata solo dall'istanza criminale e medica, ma anche dall'antropologia criminale. L'anormale permette ai saperi psichiatrici di farsi strada nella pratica penale: funzione di accertare l'imputabilità del soggetto fino ad adesso. Diventano parte integrante della pratica penale, strumento per scoprire nesso tra anomalie e crimine commesso. Pericolosità non è più comportamento che si scontra con il patto sociale, e viene analizzata come devianza psico-patologica, spostamento dalla normalità. L'anormale diventa il nuovo oggetto di studio. Tutte le devianze erano sintomo di anormalità, in particolare quelle sessuali. Positivismo in Italia. Fine 800: crisi penalità classica. La sociologia, la psichiatria e la statistica aprono nuovo terreno conoscitivo e pongono l'accento su dimensione intermedia tra individualità e statualità. Tentativo: leggere fenomeni sociali a partire da paradigmi mutuati dalle scienze naturali. Importa il dato oggettivo. Osservazione dei fatti: unica prospettiva interpretativa razionale. Nasce anche in Italia una corrente positivista nella scienza penale: Scuola Positiva di Diritto Penale, che si orienta su un discorso di carattere antropometrico per analizzare la delinquenza. La medicina ha un ruolo preponderante nel costruire le prospettive interpretative. Propone sistemi di controllo dei comportamenti devianti, metodi efficaci per il controllo sociale. Questo differenzia l'Italia dal resto d'Europa. Medicina vs giuristi classici. La scuola classica esiste ancora. Interprete scuola classica: Luigi Luchini, uno dei principali oppositori di Lombroso. Scontro durissimo tra le due scuole: riviste specialistiche. Dibattito allargato. Luchini → Rivista penale; Lombroso → Rivista Archivio di Psichiatria: fa scuola, ha come contorno altre riviste e altre piccole scuole. Rivista di Freniatria e Medicina Legale, milanese. Cesare Lombroso. Nato a Torino. Prende le mosse dallo studio medico e antropologico che compie come ufficiale medico nella fase del brigantaggio. Si laurea a Pavia nel 1858, si arruola come medico volontario nella Seconda Guerra di Indipendenza, va in Calabria dove comincia a studiare: misurazioni antropometriche. Idea fondante gli viene dall'autopsia di un brigante calabrese (1871): trova un'anomalia alla base cranica, cavità occipitale che presenta dimensioni non trascurabili, indice di un arresto allo stato fetale dell'encefalo. Particolarità primitiva: non è presente neanche nelle scimmie. Comincia a studiare individui con fattezze analoghe a quel brigante, considerati sottosviluppati. Atavismo: concetto chiave, esistono individui nei quali lo sviluppo si arresta in uno stadio anteriore a quello della specie umana. Queste caratteristiche permettono di identificare come naturalmente devianti i criminali. Anomalia del comportamento ricondotta a struttura organica viziata. Lombroso cerca ossessivamente i segni, ovunque: gergo, tatuaggi, manufatti, mancanza di sensibilità al dolore, misurazioni e indagini per costruire il criminale atavistico. Processo scientifico sbagliato. Contesto storico e sociale influenza lo scienziato. Rivolte contadine nelle campagne meridionali dopo unità d'Italia: poveri e indigenti. Lombroso non capisce le ragioni di fondo della rivolta contadina, non capisce le modalità dei tumulti. Gli sembrano uomini e modi dell'era primitiva. Internati nel manicomio a Pesaro, detenuti, briganti: sottoposti a misurazioni per collegare degenerazione fisica e morale. Analisi: statura, dimensioni cranio, peso, pelle, capelli, unghie, peli, dentatura, conformazione mandibola e mascella → accurata osservazione fisiognomica. Elementi combinati tra di loro portano a dedurre la peculiarità dei soggetti criminali, si assomigliavano tutti. Delinquenti: classe di individui anormali. Si mette a classificare. La natura criminosa deve essere interna all'individuo → delinquente nato. Questo soggetto è dotato di peculiari tratti somatici e caratteriali: L'uomo delinquente. Altri gruppi di soggetti delinquenti: pazzo, per passione. Il delinquente pazzo aveva tratti comuni con gli altri anormali, ma aveva bisogno di trattamento specifico. Quello per passione si pentiva con facilità, spinto al delitto per temporanea perdita di controllo. I pazzi: alcolista, isterico, mattoide (soggetti instabili ma non interamente pazzi, vi metteva gli anarchici). Attraverso queste distinzioni, si avvia a trattazione psicologica della devianza. Il delinquente nato diventa una delle sfaccettature del mondo criminale. Lombroso rivede alcune posizioni: su influsso di Ferri accetta la categoria del delinquente d'abitudine e quello occasionale, accetta da Ferri termini della pressione ambientale, contesto. Arriva a riconoscere che l'atavismo non può spiegare la compresenza di diverse anomalie in tutti i soggetti delinquenti. Lo scienziato inizia a vedere negli individui esaminati il nesso tra una nuova malattia (pazzia morale), l'epilessia e l'atavismo. Svolta nel pensiero di Lombroso: ammette di aver sbagliato, avvicina la delinquenza alla pazzia morale → spiegare malattie nervose nei criminali, premeditazione. Fa dei delinquenti dei malati mentali → affronta con più agevolezza argomenti di attualità: delitto politico, criminalità nelle forme moderne, delitti delle folle, natura delle donne. Difende relazione tra pazzia morale e delinquenza congenita. La pazzia mentale è una nuova acquisizione della medicina che gli permette di correggere iniziali prese di posizione. È fermo sulle conseguenze pratiche, sulle pene. Soluzione ottimale per Lombroso: manicomi criminali. Decide di compiere indagini su cause si questa nuova malattia. Articolo 1885, Archivio di Psichiatria: la causa è l'epilessia. Prove si basano su analisi di analogie, struttura fisica, statura, peso, mancinismo, riflessi tendinei, sguardo, tatuaggi, tono sentimentale. Prove riunite in una statistica, che sembrava provare la connessione tra pazzia morale ed epilessia, molti carcerati erano epilettici. L'epilessia consentiva di recuperare la categoria dell'atavismo: nell'epilessia si perde ogni controllo sui propri istinti → stato di “bestialità”. Grazie all'epilessia, la psichiatria si riavvicina alla medicina nella ricerca della parte di cervello in cui è collocato il controllo volontario del proprio comportamento. Biologia evoluzionista: contiguità comportamenti umani, istinti. Diritto: norma come regola di comportamento. Natura morbosa del delitto. La psichiatria può orientare il discorso penale. Trattamenti dei delinquenti. Valutazione delle punizioni più idonee a ciascun gruppo di criminali; pene personalizzate, erogazione lasciata alla valutazione dei giudici, che si appoggiava su perizie psichiatriche. Arriva a sostenere la pena di morte per i delinquenti nati o quelli responsabili di crimini efferati, o che minacciano la sicurezza statale. Tipologia di delinquenti non capace di conformarsi alla società, a loro si confaceva per natura lo stato di bestie: non meritavano pietà, con l'eliminazione si suppliva alla selezione naturale. Pena per i pazzi: segregazione perenne, manicomi, cure. Abituali: isolamento in luoghi lontani dalle città e lavori forzati. Per altre tipologie, prevedeva anche sanzioni alternative: lavori per la comunità, arresti domiciliari, multe. Enrico Ferri e Raffaele Garofalo sono quelli che con Lombroso fanno sì che la scienza positiva orienti le scelte dell'amministrazione dello stato e la polizia scientifica. Ferri collabora con Lombroso e ne è sostenitore. Era contro la concezione penalistica classica, criticava l'idea di libero arbitrio (era giurista), i soggetti non hanno responsabilità morale per loro comportamento → agire condizionato. Non era necessario guardare all'imputabilità legale, la punizione era difesa sociale non punizione morale. Idea del delinquente nato diversa. Visione meno rigorosa. Un ambiente idoneo poteva recuperare un delinquente. Classificazione ordinata per il grado di temibilità: al grado più baso quello d'occasione, poi per passione, i criminali abituali, i pazzi, i nati. Sociologia criminale: la classificazione era orientata a rintracciare il perché di un reato cercando di dare dimensione sociale a indagine criminologica. Delinquente d'occasione: mette in crisi Lombroso. Esisteva una criminalità normale, non morbosa, che poteva essere rieducata. Correzione della volontà tendente al male, che si manifestava come prodotto di sollecitazioni esterne e confermavano l'uomo come essere libero. 10/10/12 Lombroso riscrive L'uomo delinquente giustificando la dimenticanza della categoria del delinquente d'occasione. Comincia a studiare questa categoria: cause più frequenti della criminalità occasionale, classificandoli, età, sesso, clima, miseria, atmosfera morale, imitazione. Distinzione dei campi d'indagine nel momento in cui appaiono scritti di Ferri; da un lato l'antropologia criminale e le scienze mediche (criminali nati e incorreggibili) dall'altro la sociologia criminale (delinquenti non originati da fattori biologici, ma occasionali). Reciproco riconoscimento tra Ferri e Lombroso (Ferri non disconosce il carattere anormale dei delinquenti nati). Garofalo cofondatore con Lombroso dell'Archivio di Psichiatria. Si differenzia da Lombroso per maggiore cautela nell'accettare una singola specie atavistica; maggiore omogeneità nella classificazione basandosi sul grado di predisposizione al crimine. Garofalo influenzò più degli altri la ricaduta delle scienze positive nella penalistica. Era da ritenersi criminale qualsiasi comportamento che l'opinione pubblica avesse censurato. Posizione netta sulle sanzioni penali. Si schiera a favore della pena di morte per i delinquenti affetti da immoralità permanente. Anomalie minori → pene adeguate al grado di infermità. Internamento colonie agricole isolate dei criminali pericolosi; possibilità di recupero considerata solo per i bambini. Anomalie temporanee (es. alcolismo) → isolamento in strutture mediche necessarie a curare il malato. Delinquenti meno pericolosi → multa o lavoro socialmente utile. Esponente più conservatore del triumvirato. Ferri, Lombroso e Garofalo si trovarono in condizione di presentarsi come unici innovatori del sistema penale, perché avevano dimostrato che le nuove scienze potevano essere utilizzate del discorso sulla delinquenza. Risultato della scuola positiva: avere fatto della sociologia criminale un grande contenitore nel quale doveva rientrare la penalistica. Questa inclusione voleva dire far perdere di significato l'autonomia della scienza penale di fronte alle nuove discipline. La responsabilità dell'atto penale non poteva essere ricercata nella volontà dell'individuo, quindi risultava vano ogni tentativo di fondare l'imputabilità sulla libera volontà e cercare di proporzionare la pena alla quantità di male morale dietro ad ogni atto criminale. Cercano di dare una risposta alla criminalità che non fosse ancorata agli antichi postulati della penalistica. Tutti sono responsabili delle infrazioni nei confronti della società → tentativo di generalizzazione (delinquenza sganciata dal reato, tutti potevano essere delinquenti) → sullo stesso piano tutti i delinquenti → compito della società: escludere e neutralizzare l'anormalità. Paradosso: la scuola che dichiara di aver spostato l'oggetto della penalistica dal reato all'individuo delinquente finisce per dare risposte generalizzate. Necessità del crimine in ogni società. Questo svuota di senso la preoccupazione della penalistica classica del fondare il diritto di punire, che a quel punto consiste nella funzione di eliminare elementi criminali o antisociali dal corpo della società. Importanti le statistiche (francesi e tedesche): bastava dimostrare che i crimini fossero in aumento → giustificava che si trattava di una difesa sociale → penalistica classica: insuccesso delle pratiche punitive. Reinventarsi la scienza penale e le modalità del processo. Scuola positiva fa proposte sui provvedimenti per la cura del crimine (difesa della società). Molte idee. Ferri diceva che non bisogna parlare di pene, perché il binomio delitto - pena richiama quella idea di volontarietà dell'atto criminale che è da escludere → meglio: offesa – difesa. Obiettivo: disinnescare la pericolosità dell'atto e fare in modo che il soggetto pericoloso sia messo nelle condizioni di non poter ripetere quell'atto o altri comportamenti antisociali. Antropologi, medici, sociologi intervengono poco nella penalistica; Ferri e Garofalo sono giuristi. Passata l'idea che i positivisti fossero politicamente dei reazionari: sovversione dei diritti civili e politici, conquista dello stato moderno. Ma le posizioni di Ferri smentiscono questa critica. Facevano critiche per dimostrare la leggerezza e la bonarietà nei confronti dei delinquenti (statistiche: criminali in aumento) della penalistica tradizionale; Ferri, in un articolo in cui si occupa di punizioni, formula proposte che vanno contro all'immagine di reazionari. Sostitutivi penali: il carcere non è necessariamente il luogo della punizione. La criminalità ha origine biologica ma anche da fenomeni sociali. Bisognava sondare il rapporto che il soggetto aveva con il clima, i costumi, la religione, il carattere della nazione, fattori demografici, assetto economico → elementi oggetto di studio di sociologi e statistici che avevano dimostrato che la delinquenza mutava per la diversa distribuzione dei fattori sociali piuttosto che per l'intervento dello stato → inutilità delle pene. Voleva creare uno schema che seguisse l'andamento della delinquenza in un luogo e tempo determinati. Lo aiutarono le statistiche criminali francesi: incremento crimine nella seconda metà dell'800 ma non modificazione delle pene. Inutilità della pena non assoluta, ma influenza delle pene è parziale. Lo stato deve rendere meno diretta la reazione alla delinquenza, lavorando sul terreno delle riforme. Stato che produce norme sulla strada delle nuove ricerche. Il legislatore vada verso le cause sociali del crimine → riforme sociali e politiche che combattano la spinta al crimine. Riforme urgenti: abolizione monopoli economici, libertà emigrazione, sistema fiscale, tassazione dell'alcool, creazione di banche popolari e di case per operai, introduzione del divorzio, abolizione porto d'armi, abolizione di feste “dissolute” → esercizi ginnici o divertimenti che educassero alla disciplina del corpo. Il legislatore doveva comportarsi come un medico e curare il corpo sociale (concezione organicistica) con leggi economiche, norme amministrative, riforme → dopodiché riforma del sistema penale. Penalista: prevenzione sociale del delitto. Proposte di Ferri: smentiscono accusa di reazionismo. Ferri è socialista e difensore nelle aule di molti socialisti. Lo stato deve essere capace di gestire i comportamenti delle masse, di seguire tutti gli individui del corpo sociale. Strategie di potere che entrino nella storia personale e familiare, catalogare ogni piccola infrazione, inserire in strutture disciplinari individui responsabili dell'infrazione. Stato: guida del cittadino. Es. rissa → aumento prezzo alcolici; omicidio → abolizione porto d'armi. Discorso che si inserisce nel programma del partito socialista. Parla anche di interventi repressivi (si rifà alle categorie di 5 delinquenti); propone distinzione dei provvedimenti repressivi: riparatori, repressivi, eliminativi. I riparatori: negligenza, casi fortuiti, impulsi non antisociali (amore, onore) → riparazione del danno civile, no restrizione della libertà. Repressivi: delitti minori poco recidivi, certo grado di temibilità, delinquenti occasionali → no carcere; lavoro in colonie agricole. Eliminativi: delinquenti abituali, incorreggibili (deportazione perpetua, internamento indeterminato), alienati, pazzi (manicomi criminali) → no pena di morte. Lombroso, proposte articolate: tutti comportamenti devianti, anche non infrazione di legge. Si allargano confini della criminalità classica. Trasferisce il discorso nel campo disciplinare. Criminalità (atavico e morboso) eliminata con pena di morte o internamenti perpetui. Occasionale: sistemi preventivi di Ferri, ma intervenire dall'età infantile, anche se criminali biologici (bambini privi di senso morale → selvaggi → primi segni di criminalità). Interventi disciplinari. Lombroso non ha fiducia nella funzione moralizzatrice dell'educazione e della cultura. Quel che serve è la ripetizione di comportamenti virtuosi: onestà → istituzioni che garantiscano reiterazione di comportamenti onesti. Eliminare situazioni che conducano fanciullo a assumere indole perversa: famiglia, che non riesce a disciplinare i fanciulli (vagabondaggio, ozio, etc) → riformatori. Efficaci se con pochi individui, divisi per età, attitudini, moralità. Notte: eliminare contatto richiudendoli nelle celle. Giorno: sorvegliati uno per uno. Esempio degli Stati Uniti: officine di campagna → fanciulli isolati ed educati al lavoro; riformatorio diurno (6 – 12 anni) → restituire ai ragazzi il senso dell'autorità paterna. Inghilterra: villaggi in cui i ragazzi erano educati a mestieri. Fine: disciplina. Lombroso aveva trasformato il corpo in qualcosa in cui si manifesta l'anima, proprio sul corpo voleva agire per curare i comportamenti → paradosso. Importa l'esercizio della punizione; scopo: non punire, formare un soggetto obbediente (Foucault). Garofalo è attento ai meccanismi di funzionamento del sistema penale. Distinzione fra criminali: schematizza, due classi: delinquenti per accidente, emendabili, per natura, incorreggibili. Il delitto è quello definito dalla sociologia: delitto naturale, non convenzionalmente creato dalle norme giuridiche. Ricerca della definizione dell'antisociale, per verificare quanto possa ledere i sentimenti morali sui cui si fonda la società: umanità o pietà, giustizia o proprietà. Violazione di questi sentimenti morali → grado di pericolosità e punizione. Omicidio: lesivo del sentimento di umanità; ladri → giustizia. Reazione della società proporzionata a temibilità del delinquente: delitto e sue motivazioni. Massima anomalia morale (atti feroci) → eliminati, anche pena di morte: necessaria perché uno strumento che la società poteva opporre agli elementi più pericolosi, anticipo della selezione naturale, unico deterrente possibile per scoraggiare i delinquenti nati. Cercò di mettere in pratica le nuove idee, pensando alla riforma degli istituiti non adatti all'idea della difesa sociale, troppo garantisti. Processo: proponeva configurazione diversa (vecchia: pubblico Ministero rappresentava diritto della società, la difesa rappresenta il diritto dell'imputato a difendersi) → il codice avrebbe dovuto indicare le categorie dei delinquenti, gravità oggettiva e soggettiva del reato commesso. Magistrato: indagare circa l'appartenenza dell'imputato a una categoria. Proposte che combattevano una delle idee fondamentali del processo penale di allora: favor rei , riconoscimento dei diritti dell'imputato. Indeterminatezza della pena: incorreggibili, risultato del passaggio a responsabilità sociale, pericolosità sociale come criterio per stabilire entità della pena e grado di punizione. Va a toccare il potere dei giudici: possibilità di valutare il comportamento criminale. Proponevano abolizione riferimento temporale della punizione: pena illimitata. Durante l'espiazione della pena, criminale soggetto a monitorazione per fissare il termine. Se per il suo comportamento era incapace di rientrare nella società, non lo si lasciava uscire. Sottolineata l'idea che il detenuto deve essere continuamente sorvegliato. Minava la figura del giudice: criminologi, medici. 15/10/12 Scopo ultimo: creazione dei corpi docili, più utili al potere di quelli sottoposti alla violenza della pena. Sorvegliare e punire. Foucault: formazione filosofica e psicologica, lavora su Hegel e su Nietzsche. Questa è una delle ultime sue opere → teoria sulla società contemporanea. Idea delle istituzioni totali: Asylums di Goffman (manicomi, carceri, scuole, esercito: spazi di contenimento ed educazione, disciplinamento); Franco Basaglia, psichiatra, legge che ha decretato la chiusura dei manicomi: istituzioni come luoghi di costruzione della devianza, andavano ripensate. Prime opere di Foucault: Storia della follia nell'età classica 1961, La nascita della clinica 1963, Le parole e le cose. Un'archeologia delle scienze umane 1966. Prima fase del suo lavoro (di carattere storico): obiettivi fondamentali del suo lavoro → epistemologia, indagine sulla logica, sulla metodologia delle scienze, sui fondamenti della conoscenza scientifica. Prime due opere: identificare condizioni in cui malattia e follia sono diventate oggetto di scienza. Sono un'invenzione di una certa epoca, prima questi concetti avevano altri significati o non esistevano. La storia della follia inizia con la storia della nave dei folli: idea di follia romantica. Si concentra sui rapporti di dominio, in quelle ricerche quindi rapporto medico-paziente. Obiettivo di fondo: ricostruzione delle “strutture epistemologiche di un'epoca”, gli interessa ricostruire i valori di un contesto storico. Esiste rapporto stretto tra due poli, il sapere e il potere. In questo rapporto, circolare, biunivoco, il sapere definisce gli spazi del potere e viceversa. Non conta capire cosa faccia l'uomo, ma quali siano le strutture discorsive entro cui è inserito. La vita è condizionata dai discorsi fuori di noi. Le parole designano il campo degli oggetti della conoscenza. Lo scopo dello studioso è ricostruire i valori fondanti di un epoca (le “strutture discorsive”) → archeologia del sapere. Dibattito filosofico intorno alla nascita dell'individuo nell'età moderna. Collocata tra 500 e 600: Cartesio. Il soggetto in quanto soggetto di un'azione. Doppia valenza della parola soggetto: subiectus → percorso di Foucault. L'individuo moderno, secondo lui, nasce nel secondo senso, quando ci accorgiamo che l'essere umano è soggetto a procedure di disciplinamento sociale. L'uomo oggetto di sapere è un'invenzione dell'età dei lumi. Riflessioni riprendono dopo seconda guerra mondiale. Come è stato possibile Auschwitz? L'uomo è immerso in un ambiente fatto di discorsi sulle cose, secondo Foucault. Come se ci fossero mondi culturali autonomi dall'essere umano, che danno forme alle cose e creano oggetti. Ammette che questi discorsi sono inseriti dentro una trama di rapporti di potere. La sua riflessione si sposta dai discorsi ai rapporti di potere. Sorvegliare e punire è l'esito ideale di questo percorso filosofico. Testo. Pubblicato nel 1975. Il sottotitolo: la prigione diventa paradigma della società contemporanea, che nasce tra 700 e 800. Quattro parti. È un percorso di svelamento dell'individuo nella società contemporanea. Supplizio. Una delle forme di punizione, la principale. I colpevoli erano pubblicamente puniti: dovevano patire in pubblico i dolori della sua colpa, tortura, segni del supplizio → patrimonio della comunità che assisteva al supplizio. Punizione. Ci racconta di come, dal 700, l'idea di supplizio è superata. Analizza i lavori forzati, come paradigma della punizione. Non desiderio di passare a pene più umane, in realtà altre ragioni: efficacia e utilità. Si accorsero che il supplizio non suppliva alle nuove necessità. Disciplina. Nuova idea della società disciplinare. Il sovrano e la sua forza, il corpo sociale, l'apparato amministrativo. Il marchio, il segno, la traccia. La cerimonia, la rappresentazione, l'esercizio. Il nemico vinto, il soggetto di diritto in via di riqualificazione, l'individuo assoggettato ad una coercizione immediata. Il corpo suppliziato, l'anima di cui si manipolano le rappresentazioni, il corpo che viene addestrato: sono tre serie di elementi che caratterizzano i tre dispositivi che si affrontano nella seconda metà del secolo Diciottesimo.[...] Essi sono modalità secondo le quali si esercita il potere di punire. Tre tecnologie di potere. Il problema è allora il seguente: come accadde che il terzo si sia alla fine imposto? Lui studia il caso francese, ma poi generalizza. Tuttavia un fatto esiste: in pochi decenni il corpo suppliziato, squartato, amputato, simbolicamente marchiato sul viso o sulla spalla, esposto vivo o morto, dato in spettacolo, è scomparso. E' scomparso il corpo come principale bersaglio della repressione penale. […] L'esecuzione pubblica viene percepita come un torbido focolaio, dove la violenza si riaccende. La punizione tenderà dunque a divenire la parte più nascosta del processo penale. Ragionamento sul corpo. La piazza diventa luogo di conferma della norma attraverso il rituale del supplizio, il boia deve raccontare al pubblico che quello è il segno della giustizia. Il pubblico non sempre reagisce positivamente. Importante: passaggio dal pubblico al privato della punizione. La prigione nasce per amplificare idea di disciplina da ricordare ogni giorno. Le conseguenze sono numerose: essa lascia il campo della percezione quotidiana, per entrare in quello della coscienza astratta: la sua efficacia deve derivare dalla sua fatalità, non dalla sua intensità visibile. La certezza di essere puniti: questo, e non più l'obbrobriosa rappresentazione, deve tener lontani dal delitto. La meccanica esemplare della punizione muta i suoi ingranaggi: la giustizia non si addossa più pubblicamente la parte di violenza che è legata al proprio esercizio. Che essa pure uccida o colpisca, non è più la glorificazione della propria forza, è un elemento intrinseco che è obbligata a tollerare, ma sul quale le è difficile dare testimonianza. […] Oramai lo scandalo e la luce si divideranno altrimenti, è la condanna stessa a marchiare il delinquente del segno negativo ed univoco: pubblicità, quindi, dei dibattiti e della sentenza; quanto all'esecuzione, essa è come una vergogna supplementare che la giustizia si vergogna ad imporre al condannato. Sofferenze del corpo non più come comunicazione del potere, che è lo scopo della punizione. Settori autonomi costruiti attorno a specifiche punizioni, a cui è collegata una scienza (psichiatria, criminologia, etc). E al di là di questa divisione dei ruoli si opera la negazione teorica: l'essenziale della pena che noi, giudici, infliggiamo, non crediate consista nel punire: esso tenta di correggere, raddrizzare, «guarire»; una tecnica del miglioramento rifiuta che la pena sia stretta espiazione del male e libera i magistrati dall'odioso mestiere del castigare. Mutamento dell'idea di corpo → mutamento punizione. La sofferenza fisica, il dolore del corpo, non sono più elementi costitutivi della pena. Il castigo è passato da un'arte di sensazioni insopportabili a una economia di diritti sospesi. La nuova tecnologia punitiva, la società disciplinare vuole colpire l'anima del delinquente (no soggetto sociale, ma prodotto della nascita di queste istituzioni detentive). La prigione diventa monito dell'esistenza di una società disciplinare; tutti dobbiamo riconoscerci parte di una normalità. La società contemporanea inventa il concetto di norma e quindi di normalità, a scapito di chi non si riconosce in questa normalità. Obiettivo: non solo punire, ma anche correggere, riportare l'individuo alla norma. Mutamento della pena: la violenza è ancora prevista, la pena di morte, ma l'atto violento è ridotto a un momento limitato, non c'è lo spettacolo del supplizio → “sobrietà punitiva” (es. ghigliottina → istantanea). Cambia relazione tra punizione e corpo: non si interrompe, ma il corpo è un intermediario verso qualcos'altro: “alla espiazione che strazia il corpo, deve succedere un castigo che agisca in profondità sul cuore, il pensiero, la volontà, la disponibilità”. Dimostrazione della colpa: trovare elementi per capire quanto la volontà del criminale fosse dentro il crimine. Le punizioni definiscono, attraverso costruzione del sapere che si genera dentro istituzioni detentive, la devianza, la malattia, il crimine. Rapporto col campo politico. Cambiamento → utilità: controllo sociale (società senza conflitti perché nessuno rivendica la propria autonomia). Macrofisica → rapporti di forza immaginati da Marx. Bisogna guardare altrove. Potere del supplizio: sovrano che è proprietario del potere. Società contemporanea: il potere si esercita. Microfisica del potere: no imposizione, ma meccanismo diffuso che sta dentro le relazioni sociali, pratica continua di potere. Individuo: invenzione dell'età contemporanea. Lavora su testi di giuristi e intellettuali, su codici → forme di rappresentazione di una società. 16/10/12 Attualità: problema della sorveglianza, peso di una società che controlla. Parte prima. 2. Il supplizio, secondo Foucault, era il paradigma del potere prima del XVIII secolo. Lo definisce: rituale politico. È una cerimonia della manifestazione del potere: deve ammonire, richiamare. Alla base dell'idea di supplizio: potere incentrato sul ruolo assoluto del sovrano. Il reato offende direttamente il sovrano, perché la legge è la sua unica ed esclusiva volontà (la legge proviene direttamente dal sovrano): “la vendetta di un affronto” → il colpevole sfida il sovrano. Analizza poi il personaggio principale di questa cerimonia: il popolo. Si vuole terrorizzare il popolo: chi assiste deve sentire il terrore della mano del sovrano che cade con la spada sulla testa del colpevole; ma deve anche cercare la solidarietà del popolo. Il popolo non è sempre felice o passivo, talvolta rivolte. Per organizzare il patibolo, ordinamenti pubblici. C'era qualcosa di inefficace in quel meccanismo di punizione. Il supplizio non faceva paura: inutile ed inefficace. C'erano altre pene, eppure tra 600 e 700 le pene contro il corpo erano prevalenti. Il supplizio è quello che meglio riassume le pene: è paradigmatico di un'epoca. Supplizio calcolato in base al reato; fa parte di un rituale che chiama “liturgia punitiva” → deve avere alcune caratteristiche: marchiante (lasciare dei segni sul corpo e nella memoria di chi assiste, segni indelebili se non muore; rituale lento perché in ogni momento potrebbe arrivare la grazia del sovrano → volontà e controllo; se arriva la grazia il condannato deve avere le cicatrici della colpa), deve rendere infame la vittima, indelebile (la colpa non è cancellabile), clamoroso e pubblico (“l'eccesso è uno degli elementi della sua gloria”). Il supplizio non è che la parte finale del “cerimoniale giudiziario”: procedura giudiziaria segreta, all'accusato non erano manifestate le accuse e non era dato diritto di replica. Poteva discolparsi tramite la sopravvivenza al supplizio. Il “processo” aveva una procedura scritta: l'accusatore scriveva le accuse, le motivazioni per una certa pena → la procedura scritta conferma un potere assoluto ed esclusivo; la giustizia è quindi un campo per specialisti (coloro che scrivono gli atti della procedura giudiziaria). Richiama elementi di continuità: non è che tutto sia stato inventato nella società contemporanea. La nascita degli specialismi, che caratterizza la società disciplinare, aveva dei pregressi ideali. Tutto passa per il corpo. Il supplizio è indirizzato esclusivamente al corpo, perché l'individuo nasce in una nuova concezione dei rapporti di potere. Seconda parte. Punizione. Si concentra sull'era intermedia tra assolutismo e società disciplinare. A partire dalla seconda metà del 700, si diffonde una protesta contro il supplizio (giuristi, intellettuali). Critiche si poggiavano sul principio che si dovesse punire diversamente. Nelle ragioni dei riformatori, contavano poco gli elementi umanitari, di più una ridefinizione dei rapporti di potere. Cambiamento della pena → idea di diritto, idea per esempio che al potere si dovesse porre un limite. Capitolo 1. Problema: punire meglio, punizione più utile. Cambiamento strutturale: legittimità del potere, cambiato rapporto tra colpevole e potere. Il criminale è chi ha messo in pericolo la società, perché ha rotto il patto sociale. Nemico di tutti. Il diritto di punire cambia il suo obiettivo: non vendetta del sovrano, ma difesa della società. Punire con moderazione: in parte per tutelare l'essere umano, più che altro per una lotta ineguale tra un presunto colpevole e la società. L'essere umano può essere schiacciato. Valenza simbolica della punizione. Ad ogni individuo commisurata una pena in base a quello che è. Tecnologia delle rappresentazioni. Capitolo 2. Alla base della punizione: complesso meccanismo di segni. Per funzionare: meno arbitraria possibile, ci deve essere un rapporto tra il reato e la pena, più o meno equilibrato, deve diminuire il desiderio di commettere un delitto. Sia chiaro a tutti che la rappresentazione della pena e degli svantaggi sia più efficace del delitto. Devono essere chiare le conseguenze, chiaro che è svantaggioso commettere un delitto. Es. crimine del vagabondaggio: disposizione alla pigrizia → la prigione confermerebbe l'ozio → pena opposta: lavoro. Questo meccanismo deve essere chiaro a tutti: motivazione a non delinquere. Il colpevole è solo uno dei bersagli della pena → chi potrebbe esserlo: tutti. Elemento prevalente deve essere pubblicità della pena, più diffusa possibile. La prigione non va bene: non ha effetti pubblici. Le persone al suo interno non fanno niente, “oziano”. No compatibile con idea di pena-rappresentazione, pena-segno. Fa riferimento al lavoro pubblico, perché è ovunque → rappresentazione diffusa, pubblicità → emblema della pena. Perché alla fine prevale il modello della prigione? Foucault affronta nelle prime due parti quello che non c'è più, racconta quello che è accaduto. Le novità che i riformatori portarono nell'800, durarono poco. Come è stato possibile che quel modello di prigione diventasse la spia dell'esistenza di una società disciplinare? Ne parla nelle ultime due parti. Età contemporanea: vuole ricostruirne le caratteristiche e le origini. Dialettica dell'illuminismo: peso della propaganda → “industria culturale”. Parte terza. Disciplina. Descrive che cosa intende per società disciplinare. Capitolo 1. Procede per ripartizione degli individui all'interno dello spazio, fisico ma anche sociale o culturale. Pratiche di clausura o reclusione. Fa molti esempi oltre la prigione: scuole, monasteri, manicomi. Principio della sorveglianza a base della società disciplinare. Il posto di ciascuno va trovato in una classificazione, scientifica o morale o per merito. La società parcellizza, inventa l'individuo e lo organizza. Harendt: individuo separato e poi riorganizzato (es. partito politico). Foucault: caratteristica della nostra epoca. Che cosa fa la disciplina? Idea di potere che ci riguarda tutti: complici di quel meccanismo di potere. Se l'individuo è l'invenzione del XVIII secolo (non quello di Cartesio: soggetto razionale), individuo parcellizzato, come si crea questo individuo? Si crea con l'esercizio, l'addestramento, i compiti ripetitivi. Esempio del soldato. Conta il fattore del tempo. Reagire al segnale secondo codice più o meno artificiale. Reagire ad una sollecitazione nel modo giusto. L'individuo è un po' come il soldato, complice nel mantenere in vita il meccanismo di assoggettamento. Formazione individuo contemporaneo: addestramento. Il potere disciplinare deve addestrare per meglio prevalere, separando. 17/10/12 Capitolo 2. Sorveglianza: vera forza del potere disciplinare. Potere che sia anche apparato di controllo minuzioso: prima della punizione, la sorveglianza. Potere di sorvegliare tanto esteso quanto discreto. Strumento della sorveglianza: sanzione, tutto ciò che facciamo deve ricevere una valutazione, una sanzione, che deve normalizzare. L'idea di sanzione va precisata. Micropenalità, infrapenalità: esistono leggi, l'illegalismo è sanzionato dalla legge. Nella società disciplinare esiste una disciplina che sanziona anche piccoli comportamenti che derivano dalla norma: es. disciplina sui luoghi di lavoro. Sanzione che si inserisce in spazi non coperti dalla legge. È penalizzabile tutto ciò che non è affine alla norma → errore. La punizione serve a correggere, riportare alla norma. Meccanismo di gratificazioni e norme: incentivo se corrispondi alla norma. Ripartizione per ranghi non ha solo valenza punitiva, ma anche di promozione/retrocessione. L'esame è un altro strumento per normalizzare. L'esame combina sanzione e premio; individualizza l'individuo → attraverso l'esame si crea la norma. È una delle novità del potere disciplinare. Modello per eccellenza della società disciplinare: il Panopticon di Bentham. Carcere circolare con celle su più piani affacciate all'interno, al centro una torre con un sorvegliante: chi sta nella cella è visibile dal centro, ma chi sta al centro non è visibile dalla cella → certezza che si può essere sorvegliati in qualunque momento. È l'idea di poter essere controllati che pesa. Il potere della norma! Per questo ci si auto-sorveglia. Ciascuno è individualizzato, separati l'uno dall'altro → relazione esclusiva tra individuo e potenziale sorvegliante. È un meccanismo reale. Molte carceri costruite su quel modello. Ma è anche la metafora della società disciplinare. Il potere si esercita in modo continuo e cellulare. Età classica: la disciplina aveva ruolo negativo, serviva a neutralizzare. Nella società disciplinare si riesce a prevenire: questo nuovo meccanismo di repressione e prevenzione aumenta la sua efficacia perché aumenta l'utilità dell'individuo. La disciplina fabbrica individui che siano utili. Oltre alla prigione tante piccole realtà che funzionano come la prigione: es. gruppi religiosi, istituzioni di beneficenza, etc. Statizzazione della disciplina: parte di questo potere disciplinare assunto dallo stato. Potere poliziesco: attraverso la rete di polizia si costruisce rete di controllo capillare, per disciplinare spazi esterni alla prigione. Sorveglianza più invisibile possibile. Lo spettacolo è inefficace. Quarta parte. Prigione come pena per eccellenza ma anche paradigma della società disciplina. La prigione è un modello ampio del funzionamento della società. Funziona su tre principi: 1. isolamento (i delinquenti non devono formare popolazione omogenea, se si mettono insieme non sono controllabili); 2. lavoro, come forma di rieducazione del corpo; 3. tempo della pena, non in rapporto al delitto, utile per rieducare → individualizzato. Corrispondono tre grandi schemi del potere: 1. politico-morale; 2. economico; 3. tecnico-medico. Prigione luogo di esame dell'individuo. Su chi interviene? Sul delinquente, nel senso che reprime il delinquente, ma la fabbrica crea il delinquente, la categoria. L'ospedale psichiatrico crea l'idea di malato, folle; l'ospizio di carità crea l'idea di essere inutile alla società. Critiche al sistema carcerario: mancati effetti educativi, etc. La prigione non sta solo dentro le mura. Attraverso la costruzione della categoria della delinquenza dentro la prigione, si controlla tutta la società, non solo il carcerato. Ultima parte. Prova a riassumere. Il carcerario: il modello carcerario è generale e si riferisce all'intero corpo sociale. Rapporto tra illegalità e infrazione della norma. Il delinquente è il prodotto di un'istituzione. Il modello carcerario è esteso oltre l'imprigionamento legale → ci rende succubi, facilmente manipolabili. Altre istituzioni copiano il carcere. Nuova economia del potere, che ha affermato l'esistenza di una nuova legge, cioè la norma. Il potere è normalizzatore. Cresce la rete delle istituzioni disciplinari, che devono rendere onnipresente e invisibile questo potere. Conclusione. Ciò spiega perché la prigione resiste. Obiettivo di Foucault: descrivere la società in cui viviamo. 22/10/12 Pensiero di Foucault → controllo sociale. Immagine della società entro cui esiste un élite che governa; per governare deve mettere in atto pratiche di governo delle masse che controllino il potere eventualmente sovversivo degli altri attori politici. Società da controllare; i devianti devono essere segregati, puniti, custoditi perché pericolosi, per il bene della società. Da qui, vari filoni di ricerca: studio di istituzioni assistenziali, di reclusione, etc.: prodotti di quell'ideologia. Istituzioni come strumenti per il controllo sociale. Storia sociale: alcuni settori criticano Foucault. 1. Ragionamento intorno alle fonti di Foucault: la sua teoria si fonda su delle rappresentazioni (vedi bibliografia e note del libro: discorsi, teorie, opuscoli, riflessioni di ceti intellettuali, di giuristi). Questo mondo non è rappresentativo della realtà: ce n'è solo una parte. 2. Idea che gli individui siano passivi, incapaci di agire nella società: ripropongono in continuazione modelli imposti loro attraverso pedagogia o punizione etc. Istituzioni assistenziali: no possibile analizzarle solo attraverso chi le gestiva → i contesti sociali vanno studiati. Dietro le strategie reclusione: bisogni diffusi → famiglia: chi esce dalle regole, subiva il desiderio normalizzatore della famiglia. Ci si rivolgeva consapevolmente ad istituzioni: la domanda veniva dal basso, le persone chiedevano forme per rispondere a questioni pratiche es. sostentamento familiare. Le istituzioni assistenziali o reclusive (“totali”) sono il prodotto di più domande, la loro natura dipende da più direzioni, da più soggetti → dal volere di tutti i soggetti. Nel tempo queste istituzioni cambiano, perché cambiano gli equilibri complessivi, quindi muta la funzione di controllo. Tappe della istituzione carceraria e del sistema penale in Italia. Il regno d'Italia ha l'urgenza di affrontare la questione dell'estensione su territorio nazionale del codice penale. Il codice penale sardo del 1859 entra in vigore nel maggio del 1861 in tutte le province ad eccezione della Toscana. Nelle province toscane, annesse nel 1859, il codice penale toscano del 1853 rimase in vigore fino al 1866. Nelle disposizioni preliminari, il codice penale sardo introduce la nozione di reato, distinto in crimine, delitto e contravvenzione, in rapporto alla gravità dell'azione illecita. Distingueva le pene: criminali, correzionali, accessorie o di polizia. Pene criminali: morte, lavori forzati, interdizione pubblici uffici, relegazione. Correzionali: carcere, custodia, confino, esilio locale. Accessorie: sospensione da una professione, sorveglianza, istituti come ammonizione e confino politico. Tre gradi di gravità del reato, pena in relazione alla gravità: reclusione, relegazione, carcere, custodia e arresti. Reclusione: case di forza, lavori forzati. Relegazione: castello, ex monastero, obbligo del lavoro. Carcere: casa di correzione. Custodia: giovani e coloro reputati di “tenue discernimento”. Arresti: case mandamentali. Dopo l'Unità, incremento criminalità: affollamento carceri (costante dell'800, arriva fino al 900), inadeguate per capienza, igiene, situazione degli edifici. Scelta del sistema penitenziario, questione dell'edilizia carceraria. Dibatterono in molti ambiti. Soluzioni che si profilavano: 1. Modello panoptico: vigilare da un solo punto al centro. Ideato nel 1787 per un controllo indifferenziato su azione umana o animale (es. fattorie). Nel 91 proposto per carcere. Il modello di Bentham non fu mai concretamente realizzato (varianti). 2. Modello Filadelfia. Sempre presente a Lombroso. Nome: realizzazioni negli USA, modello architettonico concepito in Gran Bretagna. Si avvicina a modello panoptico. Consente brevi permanenze all'esterno. Finalità: totale controllo soprattutto visivo; no locali di socializzazioni o di attività → confinamento solitario. 3. Utilizzare meglio attività. Modello Augurniano. 1823. si discosta da modelli precedenti: ambienti officina, spazi aperti per passeggio collettivo, celle ridotte al minimo: servono solo per riposo notturno. Modello del “silent system”: non possono comunicare tra di loro. No costruito esattamente come da progetto. Compresenza soluzioni architettoniche che derivano da più modelli, in base a necessità sociali, economiche. Tipologie miste, che a loro volta sono erette a sistema. Es. modello a palo del telegrafo, maggior parte delle carceri italiane. Corridoio principale da cui partono bracci. O modello irlandese o croftoniano: rielabora i due modelli USA → visione progressiva della pena, prima segregazione assoluta, poi lavoro in comune, poi stabilimenti intermedi, liberato se meritevole. Transito tra livelli segue tempi precisi. Consente lavoro all'aperto e dunque una differenziazione progressiva del regime disciplinare e di vita. Tipologia architettonica meno rigida. In Italia, necessità di costruire carcere a Cagliari → modello augurniano. No riflessione e scelta di un modello, ma risposta a esigenza contingente scegliendo un modello. Progetto non approvato dal Senato. Riapre la questione, grazie al conte di Salmor, della scelta del sistema. Scegliere questa forma avrebbe pregiudicato scelta del sistema penitenziario: invita il governo ad intraprendere riforma penale e giudiziaria, e il governo a creare commissione di studio. Commissione creata nel 1862, massimi vertici istituzionali, grandi giuristi, e rappresentanti istituzione penitenziaria. Affronta temi impegnativi, perché dietro la scelta della forma c'è il pensiero di cosa debba essere il carcere, a cosa debba servire. Questione dei lavori forzati e necessità di sostituire bagni penali con altro. Concentrare stabilimenti penali sotto un'unica amministrazione (Direzione generale delle carceri, ma dopo). Funzionamento colonie penali. Dopo un anno, relazione che propone principi della riforma carceraria. Principio basilare: occorre ridare alle sanzioni penali la forza repressiva e di intimidazione, ma l'istituzione carceraria deve offrire i mezzi per promuovere la “rigenerazione morale” dei condannati. Proposta non giungerà all'esame. La commissione boccia sistema augurniano, lodi del sistema Filadelfia (segregazione cellulare) → vantaggi: rendere pena più dura ma anche più giusta. Mette il condannato di fronte a se stesso, abitudini di ordine e regolarità. Più proficuo intervento di strumenti che sono gli unici capaci di ottenere il ravvedimento del reo: religione, affetti familiari, istruzione. Modello come strumento uniforme di quattro pene: carcere, relegazione, reclusione, lavori forzati. Formula eccezioni: ad alcune categorie no segregazione continua → giovani, condannati ad arresti per contravvenzione di polizia, età superiore ai 70 anni, invalidi o alienati (rei folli → diatriba). Limite della durata della segregazione: no superiore a 14 anni. Resto della pena: stabilimenti penali, lavoro comune, silenzio. Scarta modello irlandese, liquidato come di scarsa efficacia. La commissione ha parere negativo sulle colonie agricole → giovani, minori. Lavori forzati e bagni penali: soppressione bagni penali, trasferimento condannati in luoghi chiusi. 1864: legge di costruzione di carceri giudiziarie, si adotta segregazione cellulare. Sistema cellulare crea problema: non risolve la questione del sovraffollamento. 1884, norma ancora inapplicata. Congresso penitenziario internazionale del 1885, a Roma: il sistema cellulare è bersaglio di critiche, inattuabilità soprattutto per questioni di bilancio in Italia. Ripensamento, adozione sistema irlandese. Questione dei regolamenti carcerari. Governo italiano, in due anni dall'estensione del codice sardo emana nuovi regolamenti per carceri giudiziari, case di pena, di relegazione, penali di custodia. Carceri giudiziarie: Ministero dell'interno, custodia imputati, detenuti condannati a pene corporali in appello o cassazione, condannati a pena del carcere fino a 6 mesi, pene maggiori di 6 mesi se inabili, arrestati per disposizione autorità pubblica sicurezza, detenute madri possono tenere con se figli minori di tre anni se il figlio ne ha bisogno. Case di pena: case di forza, per condannati a reclusione; castelli: condannati a relegazione; correzione: condannati a custodia. Case di forza: donne condannate a lavori forzati, separazione notturna e lavoro obbligatorio in comune con imposizione del silenzio. Case di relegazione: crimini contro la sicurezza interna od esterna dello stato → rei politici. Case penali: giovani. Esigenza di una mente al centro che organizzasse: direzione generali delle carceri, dipendente da Ministero dell'interno. Avvio alla pubblicazione delle statistiche carcerarie. Dibattito fra specialisti. Nasce rivista periodica delle carceri, su cui continua il dibattito. Effemeridi carcerarie (1865), diretta da Napoleone Vazio. Firme più prestigiose: Lombroso, Ferri, Gaspare Virgilio. Bagni penali. Da abolire, perché sono simbolo di sistema corrotto e malato → requisito per compiuta riforma. Denominazione di bagni penali → origine marinara della pena. Stabilimenti riservati a lavori forzati. Amministrati da Ministero della marina, che gestiva anche il personale. Scarso profitto del lavoro a fronte di costi elevati. Solo una piccola parte dei forzati faceva lavori di pubblica utilità. Gli altri stavano in ozio → rivolte, evasioni. Forzati in libera uscita che non lavoravano, frequentavano bettole con guardiani. Riforma dei bagni nel 1860. Regolamento duro. Parte relativa all'applicazione della catena: molto lunga e minuziosa → sorveglianza visibile, arbitrarietà dei sorveglianti aggirata. Bagni passarono nel 1867 sotto il Ministero dell'interno. Fino al 1891, i bagni continuarono a funzionare. Ma la vecchia origine marinara era ridotta a situazione nominale, utilità sempre più assente. Gradualmente si trasformarono in colonie agricole. Forzati usati per dissodamento e coltivazione, bonifica paludi. Prima colonia, Pianosa (Toscana), poi Asinara. Altre in Sardegna. Detenzione intermedia. Riforma. Provvedimenti cardine: regolamento di pubblica sicurezza (88), codice penale → Zanardelli, riforma carceraria (89), regolamento carcerario (91). Influenza scuola positiva sulla polizia, i cui compiti sono ridisegnati. Reati tolti dal codice penale diventano provvedimenti di polizia. Adottato sistema irlandese nel 91. Tre periodi di trattamento differenziato: rigido isolamento, segregazione notturna con lavoro comune durante il giorno, liberazione condizionale. 23/10/12 Codice Zanardelli: espressione della normalizzazione disciplinare → espungere idea di vendetta del sovrano. Pene: ergastolo (primi 7 anni: segregazione cellulare, obbligo del lavoro, poi lavoro comune con obbligo silenzio), relegazione: segregazione cellulare tra sei mesi e tre anni, detenzione (segregazione cellulare notturna). Centralità alla Direzione generale delle carceri. Amministrazione centrale ha poteri capillari per tutti gli aspetti della gestione. Un controllo che spoglia i direttori delle carceri di autonomia e li rende sottomessi all'autorità centrale. Le norme che regolano la vita del detenuto sono incentrate su opera capillare di spersonalizzazione del soggetto che va contro ipotesi di ravvedimento o rieducazione dei riformatori. Soggetto assoggettato all'autorità: ritualità (taglio dei capelli e barba, obbligo della divisa, detenuto chiamato con numero; obbligo del silenzio). Controllo così minuzioso che pone divieti come quello di fiutare il tabacco, di recitare preghiere a voce alta, di dormire vestiti, o rimanere svestiti durante il giorno. Visite, colloqui, corrispondenza: strumenti premiali, che si concedono per benevolenza, no questione rieducativa. Giornata del detenuto organizzata rigidamente. Punizioni: ammonizione, isolamento a pane e acqua, camicia di forza, ferri in cella buia. Modifiche di questo regolamento (del 91): questioni disciplinari e mezzi di coercizione fisica. Soppresso uso della catena al piede per i lavori forzati (1902); circolare di Giolitti per il rispetto della nuova norma → resistenza da parte dei funzionari. 1903: (opinione pubblica agisce come strumento di pressione per liberalizzazione) misure preventive piuttosto che coercizione fisica. Si riduce la scala dei castighi: soppresso ogni strumento di coercizione corporale o tortura fisica. Si sottrae all'arbitrio dei direttori e dei consigli di disciplina il potere di infliggere punizioni → componente sanitaria, i medici devono decidere e procedere materialmente alla somministrazione del castigo tenendo conto dello stato di salute del detenuto. Introduzione di un nuovo tipo di infrazione, sintomatico della situazione nelle carceri: violenze dei detenuti contro il personale di custodia → problema frequente. Casi di ribellione, esaltazione momentanea: uso della cintura di sicurezza come mezzo preventivo e repressivo. L'uso di questi mezzi coercitivi è consentito dopo aver ascoltato il detenuto. Manicomi criminali. Istituzione legata alla battaglia portata avanti dagli esponenti della freniatria, nuova scienza. I freniatri, tra cui Andrea Verga, introducono una concezione nuova della follia, per cui si espungono considerazioni spirituali e morali. Cause della follia risiedono nel cervello. Anomalia psichica risiede nel cervello. Chiederanno l'allontanamento dai manicomi del personale religioso, poiché lo spirito religioso peggiora gli stati d'animo già disordinati dei folli. Questione del reo folle, affrontata da Lombroso → esigenza di manicomi criminali, custoditi i delinquenti folli. 1875, primo congresso della società freniatrica italiana: discorso di Carlo Libi (uno dei capiscuola), che ribadisce il concetto base. Lo psichiatra diventa unica autorità competente a curare la follia; il manicomio è l'unico modo per curare il folle! Deve essere separato dalla società perché pericoloso, la società produce stimoli che possono portare a peggioramento. Mondo artificiale per il folle, sano e asettico. Tutto, dall'architettura, all'arredamento, al lavoro, alla disciplina, ha una funzione terapeutica. Terapia principale: vita manicomiale. Il resto è accessorio. Da qui prende le mosse la criminologia. Problema per Lombroso, folle non responsabile quindi non punibile con giustizia classica: dove mettere questi soggetti? No manicomi comuni né carceri: inadeguate alla condizione di questi soggetti. Unico luogo di cura: manicomio criminale. Ne parla solo Lombroso, il termine entra nel lessico comune più tardi. Stati preunitari: no norme per autori di reato che fossero affetti da malattia mentale → manicomio comune. Persone che manifestano segni di malattia mentale in carcere: punizioni corporali (privazione cibo, isolamento, etc). Soggetti da mandare in manicomio: logiche arbitrarie. Uso generalizzato della categoria di malattia mentale: tutti che si discostano dalla norma (es. prostitute). Estensione codice sardo → problema dei folli criminali. Due categorie di soggetti, destinati a manicomi criminali: prosciolti, delinquenti folli. Non si prevede apposito istituto che li accolga. La questione diventa cavallo di battaglia dell'antropologia criminale. Nel 1876, progetto di revisione del codice penale di Mancini: confermata presenza di cause minoranti, che possano diminuire l'imputabilità. Se queste cause avevano lasciato un minimo di volontà cosciente, ci si doveva rivolgere al giudice, il quale poteva decidere di una detenzione in una casa di cura. Segni di follia → no imputabilità. Proposto manicomio speciale, dal quale non si poteva uscire se non guariti. Lombroso propone manicomio criminale. Direzione affidata ai medici. L'idea va avanti. 1876: direttore generale degli istituti di prevenzione e pena, Scalia, con Virgilio, con atto amministrativo inaugurano ad Aversa la sezione per maniaci, diretta da Virgilio e rappresenta primo nucleo dei futuri manicomi criminali. Sperimentazione di stabilimenti speciali per condannati incorreggibili. 1878: secondo congresso. 1881: terzo congresso, società freniatrica continua a lavorare per norma che istituisca manicomi criminali; elaborato progetto di legge presentato nel 1884. La sezione per maniaci di Aversa non è in grado di accogliere pazzi criminali da tutto il regno; trasferimento ha costi. Apertura di nuovo istituto: affidato a Botticelli, creatore della colonia di Pianosa. Individua come sito: Montelupo Fiorentino. Si usa edificio esistente, posizione strategica per snodi ferroviari. 1892, manicomio a Reggio Emilia, Casa delle missioni. Poi costruito uno a Napoli, poi in Sicilia (1925). Parlamento: dibattito sulla formalizzazione dei manicomi criminali. Codice Zanardelli affronta questo problema: imputabilità. I prosciolti o folli rei: libertà o affidati a pubblica sicurezza, che poteva decidere di mandarli in osservazione presso un manicomio. Perizia: tribunale civile → liberazione o ricovero definitivo. Riferimento a manicomi in generale → reazione vivace dei positivisti. Diversa situazione dei detenuti folli. Pena nelle carceri comuni, regime duro. Regolamento del 1891 → manicomi giudiziari. Radici della malattia mentale cercate in questioni sociali. Istituzione manicomiale: creata la malattia mentale. Le persone considerate malate mentali, finivano la vita in quelle istituzioni. Teorici della riforma psichiatrica si battevano su paradigma che aveva origini tra 700 e 800. Manicomi sono invenzione dell'800. Prima: case di reclusione, ospedali del folli per es., strutture carcerarie, questione medica non considerata. Strutture dedicate a coloro che erano anormali, ma non avevano nulla in comune con i futuri manicomi. Filippe Pinelle, psichiatria nel 700. Isolamento del folle: strumento terapeutico. L'internato era malato. Nuova struttura restava struttura di reclusione, ma cambiava il fine: struttura medica, di cura. La psichiatria italiana si colloca per specificità: oscilla tra origine morale della malattia mentale e origine fisica. Seconda impostazione prevale. Nascono nella prima metà dell'800 le prime strutture manicomiali. Il manicomio dava agli studiosi la disponibilità di persone da studiare. Nel 64 nasce la prima rivista autonoma della psichiatria. Nel 1873 nasce la società freniatrica italiana. Richieste: riconoscere carattere medico della malattia mentale e quindi il ruolo del medico come detentore del sapere e curatore. 1875, seconda rivista di psichiatria, nuova generazione di medici: progetto di far dialogare nuova disciplina, psichiatria, con discipline affini. L'assunto che è il manicomio che genera la follia era alla base di una critica francese ignorata in Italia. Iesinger, criticato il manicomio per istituzionalizzazione del paziente, che può togliere valore terapeutico. Pensava a ricoveri temporanei, piccoli istituiti, rei, inserimento sociale con lavoro o affidamenti familiari. Altri pensavano a nuove funzioni del manicomio, impostati come colonie agricole: lavoro come terapia. Ricaduta italiana di questo dibattito molto scarsa. La psichiatria italiana continuò come era partita: terapie mediche, folle decontestualizzato socialmente. Scoperta della follia. Comportamenti devianti che c'erano sempre stati, classificati e studiati. Conseguenze ampie: la reclusione nei manicomi si indirizza verso classi subalterne, che cominciano a riempirli! Cfr controllo sociale. Legge del 1865: si affida alla Provincia la cura degli alienati. Costante che perdurò nel secolo successivo. Fine 800, “grande internamento”: statistiche manicomiali impennano. Cresce il numero dei ricoveri soprattutto in alcune zone: incrementi nelle città in fase di industrializzazione → idea che la follia derivasse da rilassamento dei vincoli familiari derivanti da modernizzazione. Cresceva sovraffollamento, quindi le pressioni perché si intervenisse con normativa nazionale. 1903, scandalo relativo alle condizioni di vita nell'ospedale psichiatrico di Venezia. Nacque la prima legge nel 1904. Sistema manicomiale disegnato. Definiti malati mentali che dovevano essere reclusi nei manicomi: rapporto tra psichiatria e pubblica sicurezza → pericolo sociale. Gli altri? Non erano curati nei manicomi. Le classi medio-alte andavano in case di cura private, ricovero volontario. Il manicomio divenne grande contenitore di poveri e di “pericolosi”. La legge non prevedeva limiti temporali, diventarono cronicari, dove le persone, una volta entrate, non uscivano più. Ribadito ruolo della provincia. Ampi poteri al direttore, che era medico psichiatra. Precisa procedura di ricovero del malato: coatto o volontario. Coatto: disposizioni mediche e di pubblica sicurezza. Procedura giudiziaria in cui al malato non era dato diritto di difendersi, poiché il sapere era in mano ai medici. Per essere dimessi: certificazione di guarigione. Decisione di internare un malato: ripercussione su statuto civico del malato → perdeva diritti civili, nominato un tutore per figli, per i beni, per decidere cosa fare. Sistema manicomiale che perdurerà per quasi un secolo, che si fondava su pratiche preesistenti. 29/10/12 Interpretazione criminologica della realtà femminile. Gli studi di Lombroso si inseriscono in una visione della donna che è antica. Modo di pensiero sistematizzato. Nel 1484 il papa Innocenzo VII emana una bolla “Summis desiderantes affectibus”: vescovi tedeschi invitati a mostrarsi più energici nella lotta contro streghe e stregoni. Tre anni dopo pubblicazione volume fatto da due monaci tedeschi, dedicato alla lotta alla stregoneria: manuale per i giudizi dell'Inquisizione. Istruzioni su come iniziare l'inchiesta, interrogatori; domanda: perché la perseveranza nell'eresia si trovava più facilmente nelle donne? Risposta: la natura della donna è più carnale. Pregiudizio: summa di tutti i luoghi comuni e degli atteggiamenti nei confronti della donna, essere imprevedibile. Convinzione diffusa anche tra i magistrati dei tribunali: malefici come reati di competenza dello stato. Primi studiosi della delinquenza femminile: positivisti. Tempo che intercorre tra fase medievale e fase positivista: evoluzioni pratiche più che teoriche. Il positivismo applica metodologia scientifica di tipo operativo, che è quella esposta ne “La donna delinquente”. Le donne criminali, secondo Lombroso, sono scarsamente caratterizzate da segni di atavismo, perché sono già di per sé primitive, difficile trovare segni degenerativi. La criminale nata, geneticamente più vicina al sesso maschile, priva di istinto materno, ha caratteristiche criminali dell'uomo unite alle peggiori caratteristiche della donna: falsità, astuzia, rancore. Es. corpi di reato: la donna preferisce veleno. Figura centrale dell'analisi di Lombroso: prostituta. La prostituzione è tipica manifestazione della struttura criminale della donna, scarsa intelligenza, debolezza fisica. Si cerca di dare spiegazione biologica a “perseveranza nell'eresia” del Medioevo. Una donna delinque non per anomalia genetica, l'approccio biologico non può fornire spiegazione al crimine: seconda metà del Novecento. Studiano con altri strumenti e sotto altri punti di vista. Punto di partenza della visione androcentrica: minore incidenza statistica della criminalità femminile. 1. Una spiegazione: una parte delle condotte criminose femminili non è rilevata: “numero oscuro”, comportamento criminoso ma non criminale perché non sottoposto ad una pena. L'attività criminosa delle donne è improntata a reati di natura appropriativa per fini economici. Partecipazione della donna che coopera in alcuni reati è più facilmente nascosta perché il ruolo della donna è più marginale. Favoreggiamento non emerge, legato a ruolo di appoggio nella famiglia che la donna può attuare nei confronti del proprio parente (figura maschile più esposta). 2. Seconda spiegazione: diversa posizione sociale della donna, minore partecipazione alle attività pubbliche, situazione di maggiore dipendenza e minore incidenza degli stimoli esterni. Interpretazione degli anni 50, Shutterland: teoria precisa, che il tasso di criminalità femminile si avvicina a quello maschile dove c'è parità di diritti. 3. Terza spiegazione: atteggiamento indulgenziale da parte di polizia e magistratura nei confronti delle donne che commettono reati → questione dell'impunibilità e punibilità della donna. Condanne minori alle donne. Presunta indulgenza: una delle modalità del controllo sociale, che ha nella famiglia il suo luogo principale. Grande svolta avviene ad opera delle studiose femministe, che rivendicano la necessità di un approccio di genere all'argomento, partendo dal presupposto per cui la criminalità maschile è questione sociale. Quella femminile non è stata studiata, letture androcentriche. La donna che trasgredisce è letta come degenerata per sua natura, la devianza femminile è interpretata come sottospecie della devianza maschile. Al centro dell'indagine il tema del controllo sociale: processi di classificazione. Coinvolgono la normativa del quotidiano. Tutto parte dalla dinamica di costruzione della identità femminile, da cui prende corpo disciplina della sessualità e della riproduzione. Dal ruolo materno dipende la sopravvivenza della società, la mancata adesione a quella norma non è tollerata. Momento centrale del controllo: scoperta dell'infrazione. È la normalizzazione del privato che reprime con più forza la devianza femminile all'interno delle mura domestiche: repressione e prevenzione. Nella famiglia la donna è sottoposta a contenimento come malata, come bisognosa di riabilitazione. Istituzioni segregative, non il carcere, indirizzate a isolare donne devianti rispetto a norme culturali e sociali piuttosto che giuridiche. Repressione preventiva. Queste istituzioni si differenzieranno. Negli istituti correttivi si garantisce imposizione di valori femminili funzionali a idea pregnante, donna obbligata ad aderire alla normalità. Modello di vita monacale: obbedienza, passività, umiltà. Ci sono molte prostitute o donne sole. Le si protegge dalla loro libertà. Sembra possibile dimostrare la minorità della donna con strumenti biologici: differenza fisiologica delle donne in termini di inferiorità. Peso minore del cervello della donna. Ruolo della donna nei rapporti familiari, sociali, posto di lavoro. La donna è cosciente quando compie un crimine? Questione del libero arbitrio. I positivisti si rendono conto che le caratteristiche del criminale maschio non sono attribuibili alla donna; aumento criminalità femminile alla fine dell'800. Aumenta il numero di donne accusate di crimini violenti, categoria che esula da prostitute e folli (categorie cardine). Tipizzazione delle donne sulla base dei rapporti che hanno con gli uomini. Sospetto nei confronti delle donne indipendenti, autonomia interpretata come simbolo del disordine sessuale. Positivisti creano standard psicofisici a cui la donna normale doveva corrispondere. Studio della prostituzione: esemplifica la metodologia. Misurazioni, riferimenti ad ambiente: parametri pseudoscientifici che permettono a Lombroso di descrivere la prostituta come simile alla donna delinquente. Ribadisce la teoria del delinquente nato, mettendo in luce il carattere di eccezionalità del carattere criminale femminile. Le donne criminali sono un'eccezione all'interno del criminali stessi → duplice eccezione. La minore delinquenza delle donne è conseguenza della loro inferiorità. Metodologia d'indagine: test sensibilità, misurazioni → inferiorità fisica, quindi morale e intellettuale. Dimensioni ridotte del corpo → persona fragile. Misurazioni in cui si trovano misure maggiori delle donne: interpretazione in chiave di sottosviluppo. Test sensibilità: elettrodi, analisi invasiva. La donna è meno sensibile dell'uomo. Sergi, scarsa sensibilità particolarmente rinvenibile nella sfera sessuale. Fa riferimento a Darwin: desiderio sessuale delle femmine inferiore tra gli animali. Donna civilizzata più modesta sessualmente. Conclusioni di Lombroso, lasciano aperta la questione della contraddizione tra inferiorità della donna e ridotto tasso di criminalità femminile. Giustificazione: passività femminile, non possono raggiungere livello intellettuale degli uomini. Inferiorità fisica legata alla passività. La donna delinquente si pone su piano intermedio tra donna normale e uomo delinquente, e, anche se fisicamente è meno deforme del delinquente maschio, presenta maggiore crudeltà. In comune con uomini: audacia, scarsa indole materna, propensione a vita dissoluta, a vizio, forza fisica. Anche l'intelligenza può apparire come parte negativa, giustificavano successo di donne sul piano letterario mettendo in luce tratti di virilità per esempio sul viso. Cercano di temperare le conclusioni, ribadendo il fatto che la maggior parte delle donne che compiono crimini sono delinquenti d'occasione. Subiscono influenza dell'ambiente circostante, che incide su personalità già debole. Sono spinte al crimine dagli uomini. 30/10/12 La donna come natura. Interpretazioni corpo femminile seconda metà 800: teoria dell'infantilismo (idea che il cranio femminile assomigli a quello di un bambino, sviluppo femminile arrestato allo stadio infantile, ciò che è atavismo per l'uomo è normalità per la donne) e visione di una specializzazione biologica nel corpo femminile per la conservazione della specie. Uomo e donna sono perfetti per i ruoli assegnati biologicamente. Seconda posizione vicina a Ferrero, prima a Lombroso. Due teorie compresenti, differenza è sfumatura: essere femminile è comunque inferiore. Autorizzazione del maschio a educare e sottomettere la donna. Anima della donna: sensibilità, amore, istinto, intuito. Altri sentimenti (che noi chiamiamo etica) sono preclusi alla donna, perché sono tipici dei gradi supremi dell'evoluzione. Nella donna delinquente, il carattere femminile è il risultato di tentativo di accattivarsi le grazie dell'uomo dominatore. Solo due sentimenti possono riscattare la posizione della donna: pietà e amore materno → compresenza tra due spiegazioni distinte della genesi del carattere femminile: carattere infantile che la rende crudele, funzione materna che ispira sentimenti buoni. Si crea un circolo vizioso, le caratteristiche psicologiche sono chiamate a confermare quelle fisiche e viceversa. La forza di questo circolo risalta quando si dovrebbe guardare alle eccezioni: donna intelligente, donna attiva nel rapporto amoroso, donne che non vedono nella maternità l'unica realizzazione → anormalità, errori di natura, deviazioni → costruzione di un mostro psicologico quale la prostituta. Tra le donne che sono eccezione alla norma, c'è lo spettacolo della realtà di un fenomeno che si sta diffondendo: solitudine femminile come fonte di devianza. Il termine “sola” ha connotazione negativa alla fine dell'800: • la donna nubile, senza una figura maschile, può vivere nella casa dei genitori o può trovare altre situazioni di protezione, “famiglie sostitutive” (es. per le domestiche le case padronali). Possono trovare protezione negli istituti assistenziali: orfane, “malmaritate” (matrimoni falliti), ex prostitute; convitti femminili gestiti da proprietari di fabbriche o suore o famiglie oneste; comunità religiose (strategie familiari). La donna non doveva vivere da sola; il suo onore sessuale deve essere salvaguardato. • C'erano donne che, anche se sposate, vivevano da sole: mogli di soldati, di emigrati → indebolimento economico e quindi anche sociale, possono usare spazi che erano loro tradizionalmente preclusi. • Ragazze madri, fanno vacillare la logica del sistema patriarcale, vanno contro la logica comune di figli che nascono all'interno di matrimonio legittimo. Concedere loro un posto nella società significava ammettere che le donne potessero da sole rispondere dei propri figli e che il padre fosse una figura accessoria. Tra fine 700 e metà 800 aumentano ragazze madri, abbandonate a sé stesse, non hanno considerazione sociale, no leggi che le proteggano. Infanticidio evolve in materia inversamente proporzionale all'aborto: o si abortisce o si commette infanticidio, se non si vuole il bambino. Altra soluzione: abbandono, favorito dall'esistenza delle ruote, spesso utilizzate anche da coppie legittime che consideravano la prole come ostacolo, dato che consentivano anonimato. Le ruote sono abolite nel secondo ottocento, si ricorre a sistema di abbandono che non consente anonimato. • Vedove, solitudine promossa, penalizzate se si risposano. La vedova che contrae secondo matrimonio deve rinunciare alla tutela e a volte anche alla custodia dei figli minorenni → “casa trasparente”: possibilità di controllare dall'esterno tutto quello che accadeva all'interno della casa di una vedova, controllo sociale. • Prostitute, oggetto di disprezzo, considerate soggetti di una libertà illusoria, oggetto di compassione e solidarietà in qualche modo (istituti per ex prostitute: donne pericolanti o pericolate). • Lesbiche, vivono sessualità tollerata perché poco conosciuta e occultata. Donne sole, fuori dalla norma → possibilità di una devianza. Controllo sul corpo femminile tipico dell'800. Abbigliamento, modalità residenziale, educazione. La moda a metà 800 sottolinea lo status e quindi il modo di vivere della donna. Le donne dell'alta società devono distanziarsi dalle donne di facili costumi, differenziazione di condotta morale: discrezione come segno di vera eleganza. La fanciulla deve essere un giglio, una colomba che fa della modestia il proprio punto di forza. Fine 800: esplosione della biancheria intima femminile, che esprime preoccupazione di coprire, nascondere il corpo. Modo di vivere: stanze in penombra per l'alta società, poco sole, no esercizio fisico, ricamo e cucito; no alta società: lavorano come serve o in campagna. Contesto di un igiene scarsissima: lavare il proprio corpo con compiacimento è considerato libertinaggio; problemi sanitari per le bambine: tubercolosi, infezioni genitali. Parlare di sesso è peccato, ritardare il risveglio del desiderio sessuale è il modo migliore per mantenere le giovinette illibate fino al matrimonio. La ragazza pura non deve sapere nulla! Tema delle prime mestruazioni: ignorato! Educazione alla vergogna del proprio corpo. “Angelismo pervasivo” vs emancipazionismo che sta crescendo. Sessualità. Interesse che subisce evoluzione, attenzione su sessualità illegittime. Foucault parla di epoca delle repressione dal XVII secolo: nasce ordine borghese che restringe il campo di indagine della sessualità su quelle illegittime. Sessualità ricondotta a rango di rapporti privati, confinata; tutto improntato a logica di profitto, dove i corpi sono funzionali alla produzione. L'eccesso di ostentazione è sintomo di anormalità. Dall'altro lato, sfera dell'istinto: connesso all'accoppiamento, tutto ciò che non ha quel fine è deviazione. Sessualità come minaccia: far fronte tramite razionalizzazione. Il sesso, prima di essere condannato, deve essere gestito e regolato: affare di stato o affare di polizia, nel senso di una regolazione attraverso discorsi pubblici. Passo successivo, nell'800: quanto e in che modo il potere entra nel quotidiano e nell'intimità per il controllo sui piaceri e come si può porre rimedio alle devianze. Dipendenza dal controllo disciplinare. Nell'800 il rapporto tra sesso e potere si configura in termini di repressione. Sessualità esuberante → isolamento, chiusura in case di cura o correzione. Prostitute nelle workhouses: rieducazione tramite il lavoro (ergoterapia). Accettata esistenza di luoghi dove potesse trovare sfogo la sessualità selvaggia; troppa repressione → perversione dell'istinto. Case chiuse: legittimata la sessualità esuberante, ma controllata. Concorrono i saperi psichiatrici, analisi su comportamenti irregolari. La legge nell'800 distingue le condotte legittimate da quelle che non lo sono. Obiettivi del controllo sulla sessualità: contenere comportamenti sregolati; pericolo nel sesso di natura biologica: salute pubblica. Ellero, positivista: concentra l'attenzione sull'utero, responsabile dell'agire femminile, ruolo centrale della sensualità, a cui si legano studi sull'isteria. I reati studiati erano quelli legati alla vita biologica della donna: aborto, infanticidio, etc. Se la sessualità della donna non è indirizzata verso mete normali, è segno di anormalità comportamentale. Lettura androcentrica della questione. La prostituta: pericolosità, devianza, inferiorità biologica; amoralità della condotta, perché presupposto è che la donna non abbia morale, libertà sessuale. È stato dimostrato che prostituzione poteva essere soluzione alternativa di impiego, salario integrativo; pensiero positivista sganciato da un'analisi della realtà (critica). Atteggiamento delle emancipazioniste nei confronti del positivismo: fortissima critica, che parte dalla constatazione che le teorie non hanno basi scientifiche, sono fondate su pregiudizi, non sulla realtà. Donne affermate in campo letterario (in Gran Bretagna c'è la regina Vittoria, figura molto forte). Problema: vivevano in una debolezza di fondo, non avevano diritti civili o politici, non erano presenti in Parlamento. Mancata cittadinanza, che condiziona anche psicologicamente: non avendo diritti, difficile controbattere tesi presentate come scientifiche. Bisognava avere strumenti intellettuali, sedi. Si poteva insistere che la tesi positivista era legata alla minore possibilità di emancipazione della donna, alla minore educazione. Kuliscioff: inferiorità della donna non ricondotta unicamente a cause biologiche (difficile uscire dall'educazione ricevuta, che la donna fosse inferiore). Contesto sociale: ruolo determinante! Femministe socialiste, debolezza anche teorica. Luoghi per le donne devianti. Fino a inizi del 900, misura più applicata: internamento in istituzione totale con funzione purificatrice e risocializzante. Le strutture di contenimento femminili si caratterizzavano per ambiguità del luogo, finalità istituzionali dall'assistenza alla beneficenza alla repressione, motivo della segregazione. Tutte le donne erano istituzionalizzabili, passibili di internamento. Vi finivano per propria supplica (peso del controllo sociale, auto-riconoscimento come deviante), su istanza dei genitori o del marito, di un parente prossimo, su richiesta del parroco, non necessariamente per infrazione di regole o per infrazione di norme sociali, ma anche a scopo preventivo. Tra 600 e 700 per far fronte alla povertà pericolosa nascono strutture di internamento chiamate alberghi dei poveri o case di correzione. Differenza dal carcere a livello teorico, nella realtà sovrapposizione. La figura sociale del povero, del vagabondo diventa oggetto di interventi di polizia. Necessità dei ceti dominanti di fronteggiare un permanente pericolo alla coesione sociale. Nascono gli asili o alberghi dei poveri in molte città. Trattamento per le donne: nel 1663, bolla pontificia, papa Innocenzo XII ordina fondazione Ospizio apostolico dei poveri invalidi. Tre luoghi: fabbrica sistina (vecchi), San Michele (fanciulli), Palazzo di San Giovanni il Laterano (zitelle). Ultima categoria considerata a rischio. A Torino nel 1684, fondato Opera del deposito per donne cadute pericolose o di attuale o imminente scandalo al prossimo, da parte della Compagnia di San paolo: internamento temporaneo, tre classi di donne: 1. prostitute, non ammesse se non danno segni di ravvedimento; 2. cadute di fresco ma che non hanno dato pubblico segno; 3. prossime a cadere nell'errore o che sono in sospetto di cadervi o esservi cadute. Metà del 700: Opera delle convertite, sotto la casa regnante. Accolte anche donne che non avevano intenzione di cambiare vita. Separate le donne entrate volontariamente dalle altre. Proteste da parte della congregazione per l'inclusione dei due tipi; editto regio: nuovo spazio che ospitasse donne internate non spontaneamente. Nasce nel 1750 il Ritiro delle forzate. 31/10/12 Limitatezza spazi → il ritiro non soddisfa le esigenze. Successivo regolamento: dare la preferenza per l'ingresso ad alcune tipologie di donne. Istituzione nata per risolvere difficoltà delle povere e redimerle dal loro degrado e disagio, esclude quelle donne e privilegia quelle che hanno possibilità economiche e che vengono da famiglie di maggior prestigio. Alla fine degli anni 80 del 700 nasce una nuova casa per donne dietro Porta Susa. Regolamento rigido; internamento forzato equivaleva alle pene indeterminate, rinnovabili ogniqualvolta la Madre non avesse riscontrato segni di ravvedimento, segni costanti. Un'altra città che diventa di riferimento è Genova. 1664, albergo dei poveri fondato da Brignole; istituzione destinata ad anziani incapaci di provvedere a sé stessi, a bambini e bambine orfani o abbandonati, alle adultere, le malmaritate penitenti, alle donne gravide che per povertà non hanno altro luogo per il parto. A Bologna alla fine del 600, editto che dispone che la città sia ripulita dai vagabondi. Questa “pulizia” doveva essere fatta tramite reclusione in case di accoglienza, due: Ospedale Sant'Orsola e Casa dei poveri mendicanti. L'Opera dei mendicanti in 70 anni di differenzia in 3 istituzioni: l'ospedale per gli ammalati, la casa di san Gregorio per le donne, la casa della pietà per gli orfani. Nella casa di San Gregorio sono custodite donne di malavita. Il caso di Bologna esemplifica la confusione tra internamento assistenziale e carcerario. Le casa della pietà funzionano come luogo di correzione: alcune portate per cattivi costumi, altre orfane, altre zitelle. Le donne problematiche erano considerate una sottospecie dei bisognosi di aiuto e correzione, una fascia di deboli tra deboli, accomunate ad anziani, a bambini e marginalizzate ancora di più se prive di marito. Negli Stati Pontifici, che hanno una tradizione di sperimentazione sul terreno di istituti di ritiro, fin dal 1730 ca. il Papa aveva ordinato la costruzione di un'ala dell'ospizio di San Michele destinata ad accogliere le donne condannate e le prostitute. Questa struttura, che cresce molto a metà 800, è dotata di 81 celle in cui vivono 250 detenute circa → anche in due o tre per cella. Istituto custodito dal Capitano e dalle guardiane; il mantenimento delle detenute è appaltato a privati. La disciplina è meno severa di quella del correzionale minorile: no isolamento notturno, no obbligo di silenzio. Punizioni: bandite quelle corporali, c'è digiuno a pane e acqua o reclusione in isolamento (cella del discolato). Regole di vita si ispirano a precetti benedettini con orari di lavoro rigidi, le condannate lavorano nel settore tessile per conto dell'Ospizio apostolico. Retribuzione era fissata alla metà del prezzo delle donne libere; con il salario potevano acquistare generi alimentari per integrare il pasto. Questa casa accoglie le condannate di tutti i tribunali dello stato pontificio, quelle in attesa di giudizio sono nelle carceri preventive con gli uomini. Altro istituto presso monastero di Santa Croce. Nato come ritiro per donne penitenti, nell'800 diventa casa di correzione. Donne detenute senza processo, senza sentenza su istanza dei genitori o mariti, tempo indeterminato. Dal 1838 affidato alle suore del Buon Pastore che organizzano la vita interna secondo il modello claustrale. No disciplina lavorativa, ma accentuata la rieducazione morale attraverso l'esercizio di una vita pia e austera. Questo modello dura fino ad anni 70-90 del Novecento. Obiettivo: risocializzazione che ruota intorno a due sfere della vita, quella sessuale e quella lavorativa. Quando si affermerà il carcere, specificazione delle istituzioni e dei soggetti, le internate sono soprattutto colpevoli di atti lesivi contro la morale e responsabili di comportamenti liberi. Donne accusate di reati gravi sono una piccolissima parte. Per gli uomini: carcere solo per atti lesivi di norme giuridiche. Questa diversità fa sì che alla fine dell'800 le case penali ospitino scappate di casa, donne troppo libere, prostitute. Per le donne criminali, alla fine dell'800 esistono tre case penali: della Giudecca a Venezia, a Perugia e a Trani. Gestite da religiose, ad eccezione di Trani, e lo stato non interferisce sull'operato della Madre superiore. Altra tipologia per ragazze giovani: strutture edificate fuori dalla città, isolate, riservate alle giovani che hanno commesso reati o che sono catalogate come vagabonde o prostitute. All'ingresso, la fanciulla è rinchiusa in cella di isolamento e il personale la osserva → assegnare la ragazza alla sezione più confacente alla sua personalità. Lavoro obbligatorio: ricamo, cucito, lavanderia, etc. No possibilità di tenere bambini, anche negli istituti in cui si ricoverano donne gravide. Gestione femminile, per lungo tempo affidata a religiose. Sono il simbolo di ciò che una donna dovrebbe essere, religiose o borghesi altolocate, realizzazione della donna perché aderisce a valori morali. Faccioli, modello familiare: riproduzione di un ambiente che simula il gruppo familiare perché ciò che domina è la disciplina basata su concezione paternalistica. Le donne detenute vanno viste nella doppia emarginazione: in quanto detenute, in quanto donne. Deriva dalla colpevolezza e dallo stigma della degenerazione. La donna è colpevole perché si macchia dell'abiura al ruolo della natura femminile. Le donne colpevoli sono degenerate → più che essere punite, dovevano essere corrette. Psichiatria. Specifiche deroghe non sanzionabili giuridicamente. Interlocutore preferenziale è la donna. Legame tra psichiatria e donna. La sanzione si concretizza nel suo effetto: disconoscimento della responsabilità rispetto all'atto di deroga di chi è considerato malato. La sanzione disconosce la responsabilità dell'individuo, attraverso la malattia, e decolpevolizza. Diagnosi: definizione di incapacità e irresponsabilità dell'individuo. Nel caso della donna, la diagnosi è l'estensione di un principio giuridico. Legame tra condizione femminile e psichiatria evidente su un piano qualitativo. I motivi che hanno spinto i manicomi a segregare le donne derivano dalla necessità di controllare sessualità e lavoro riproduttivo. Alcune devianze sono durate fino alla legge Basaglia. Anche piano quantitativo: statistiche hanno registrato che fino alla riforma Basaglia, il numero di donne in manicomio era inferiore a quello degli uomini. Dopo, prevalenza della utenza femminile nelle strutture psichiatriche. Ricovero coatto poco frequente per le donne, affidate alle famiglie. Gli uomini rimanevano più a lungo e con costanza. Ruolo importante delle donne nella formazione storica della teoria e della prassi psichiatrica. Due fasi: 1. emerge con evidenza come la condizione sessuale della donna sia reputato luogo preferenziale per insorgere malattia mentale (proto-psichiatria); 2. si delinea una teoria universale della malattia psichica, che riduce l'incidenza della differenza sessuale nella genesi della malattia (psichiatria come scienza). Passaggio scandito da tappe. Si separa gradualmente la malattia mentale dall'analisi della vita quotidiana del malato. Tappe: 1. costruzione del folle malato separato dall'identità del nemico; 2. separazione giudizio morale dall'osservazione del comportamento del malato, che è osservato nel luogo di internamento, da cui deriva la diagnosi; 3. separazione tra diversi tipi di comportamento osservati nell'istituzione, che servono per elaborare una gerarchia di comportamenti patologici; 4. separazione corpo biologico da corpo sessuato, corpo considerato insieme di processi chimico-fisici, le azioni e reazioni appaiono come indifferenti rispetto a considerazioni economiche, sociali, sessuali. 600-700. Gli asili, che erano luoghi di ricovero della mendicità, sono esperienza fondamentale per nascita di popolazione su cui avverranno prime formulazioni della psichiatria. In Francia (San Petriere), modello per tutta Europa, il mondo della mendicità è la popolazione internata, soprattutto donne. Ci lavorano Pinelle, Esquirol. C'erano mendicanti, prostitute, corruttrici, alienate (disturbi del comportamento). 1790, liberati dall'isolamento coloro che non sono pazzi o non condannati. Entra in campo la proto-psichiatria: Pinelle comincia a lavorare qui, con un campione ridotto → riconoscimento e codificazione della malattia mentale. Data specificità sessuale alla malattia mentale all'inizio; poi differenziazione tra sofferenza psichica e malattia mentale come alterazioni del comportamento umano. 5/10/12 Seconda fase: interpretazione biologistica. Cartelle cliniche: nella prima fase manicomiale si entra in manicomio per condizioni di miseria, per vizi, per amori sbagliati, per smodata attività sessuale. Seconda fase: si entra perché si è rappresentanti di classe degenerata, e portatori di disfunzioni. Cambia anche la forma della cartella clinica: scompaiono notizie su vita personale, dominanti notizie mediche, in particolare riguardo ereditarietà del comportamento. Inizia riflessione sistematica su modi di comportamento alienati → inizio 800: alla Salpetriere osservazione comportamento delle recluse, ricerca trattamento terapeutico che le riporti alla normalità. Osservazione e catalogazione sono il primo passo della formazione della psichiatria. La catalogazione va alla pari con suddivisione spazio istituzionale: differenziazione diagnostica e spaziale tra pazzi furiosi e pazzi tranquilli, poi nuove categorie. La nuova scienza analizza cause dell'alienazione: disordine morale e condizioni sociali. Il disordine morale è un disturbo della volontà, che non tiene sotto controllo le passioni, provocato anche dalle condizioni sociali. Da qui, situazioni di squilibrio. Passioni al centro dell'alienazione, come elementi della fisicità con sede nell'epigastrio. La costituzione individuale e l'ereditarietà contribuiscono a manifestazioni violenti. La fase della protopsichiatria è in rottura col passato perché propone riconoscimento della condizione del folle, e in continuità perché eredita concezione morale della mendicità. La follia è, come la mendicità, un disturbo della volontà e dell'intelletto. L'alienato deve essere curato con strumenti che lo aiutino a regolare le passioni: ragionevolezza e convinzione. Allontanamento dal contesto sociale. Forte legame tra prime teorizzazioni della malattia e condizione delle donne, che appaiono moralmente instabili. 1859, Descuret, La medicina delle passioni: descrive libertinaggio e amore come cause della follia femminile. Donne più soggette al rischio di follia. Le fanciulle diventano pazze per amore, le donne per gelosia. Seconda fase, orientamento positivistico. Follia come incidente biologico, organismo che funziona male. Cervello reputato come sede della disfunzionalità. Disintegrazione della realtà mentale. Isteria: consolidamento sapere che ha rotto con orientamento morale, che ora usa terreno della alterazioni organiche. Dove non si riesce a far ricorso a cervello come causa del comportamento alienato, si va verso l'isteria. Il comportamento isterico rappresenta disfunzione sul piano psichico. Spiegazione nella costituzione e nell'ereditarietà: conferma processo di astrazione del sintomo da riferimenti a vita personale del malato. Il quotidiano e il sociale non hanno significato. Isteria ritenuta quasi esclusivamente femminile. Riferimento dominante è corpo somatico e corpo sessuato. Il corpo somatico è quello dell'ereditarietà, della biologia: attacchi, movimenti incontrollati, etc. Sede di una disfunzione psichica. Il corpo sessuato è quello femminile, segnato dalle tappe dello sviluppo fisico e psichico. Si costituisce il corpo isterico sessuato. Corpo estraniato da realtà sociale. 1850, introduzione cartella clinica. Donna prostituta. Impulso sessuale sfrenato è indice di involuzione: presupposto. Incidenza della sessualità sul comportamento delle donne delinquenti → assimilazione della prostituzione con devianza e criminalità. Identificazione biologica della prostituta col criminale, Lombroso: duri di cuore, predisposti al mare. La prostituzione è per la donna ciò che per l'uomo è il crimine: regressione più profonda del genere femminile. Misurazioni delle parti del corpo: statura, peluria, test su sensibilità, per sostenere inferiorità. Tratti caratteristici. Scarsa sensibilità per tatto, gusto, olfatto e nel clitoride. Sull'esempio di Lombroso, altri studiano le prostitute. Mantegazzi: frigide o ninfomani. Seguito di questi studi nella scuola costituzionalista: importanza degli ormoni. Di Tullio, opera negli anni 20: definisce la vera prostituta come controparte del vero delinquente. No riconosciuta alla donna possibilità di avere un ruolo nella società → soggetti che escono dal canone: danno ecologico → visibilità compromette stabilità della moralità. Si cerca compromesso per togliere dalla vista e assicurare valvola di sfogo a istinti maschili. Attraverso la prostituta si tutelano donne oneste. Non tengono conto di condizioni materiali di bisogno che spingono le donne alla prostituzione. La polizia deve sorvegliare la prostituta perché pericolosa. Sovrapposizione condotta criminale e morale. Interesse medico verso le prostitute: con il diffondersi delle malattie veneree, rappresentano ulteriore minaccia, perché maggiore gruppo di contagio (anche se nella realtà non è così) → tutela della salute pubblica. Attraverso la registrazione delle prostitute, lo stato esercita il controllo su un gruppo sociale emblema della devianza femminile; sorveglianza costante, capillare. Sono le case di tolleranza a creare le prostitute. La donna diventa prostituta una volta registrata e inserita in un bordello. Cancellazione difficile, e non significa la liberazione dallo status di prostituta, resta etichettata. Il controllo sanitario dipendeva dalla pubblica sicurezza. Giustificazioni di alcune donne erano ignorate; arbitrio della polizia. Cercavano di sfuggire alle registrazioni. Mutamento di costume nel ceto medio-alto, che rinuncia a governanti e domestiche. Cambia l'organizzazione della famiglia, che si chiude nell'intimità. Alcune donne cercano impiego nel nuovo sistema scolastico nazionale. Esiguità remunerazione → cercano seconda occupazione. Scelgono la prostituzione come lavoro supplementare o alternativo. Sono socialmente disparate. Sono quelle che maggiormente si oppongono alle registrazioni, quindi ingrossano le fila della prostituzione clandestina. Liste di polizia: emerge la giovane età, intorno ai 20 anni, ma non mancano giovanissime (dato che muta con il mutare della regolamentazione: da 16 anni a 21). Innalzamento di età minima è fattore che favorisce aumento di prostituzione clandestina. Molte non avevano famiglia, non erano sposate. Rare quelle che superano 35 anni. Alto tasso di adolescenti, registrate perché erano minaccia maggiore per la salute pubblica; avevano molti rapporti ma non conoscevano norme sanitarie. Le minori contribuivano ad incrementare la prostituzione clandestina. Molte donne registrate cercavano di farsi cancellare. Tra le occasionali, molte erano sposate, della piccola o media borghesia, che si prostituivano in assenza dei mariti o in segreto. Stato civile delle prostitute: molte nubili. A volte la polizia risparmiava iscrizione delle donne sposate, per difendere famiglie. Istruzione: descritte come poco istruite o analfabete. Ma c'erano anche giovani insegnanti: dimostrazione vivente di come la cultura può condurre al vizio; quelle che riescono a fuggire di più alla registrazione; molte sono quelle che si spostano dalla città di nascita. La maggior parte ha un trascorso lavorativo; provenivano da settori tessili, servizio domestico. 6/11/12 Iscrizione alle liste spesso dopo arresto della donna. Ispezioni della polizia nelle case di tolleranza. Registrazione volontaria o d'ufficio; nel caso di arresto, molte donne la osteggiavano (si normalizzava attività occasionale → marchio). Comportava ulteriori vincoli, per una serie di prescrizioni da rispettare. La registrazione volontaria si faceva tramite uffici sanitari diretti da funzionari di pubblica sicurezza. Molte iscrizioni da parte di donne straniere per evitare arresto. La polizia poteva registrare solo maggiorenni, perché le minori dovevano essere rimandate alla famiglia di origine, che spesso non le accettavano. I funzionari non le rimandavano perché la ragazza si dichiarava maggiorenne. Al momento dell'iscrizione: ispezione vaginale, consegna di un libretto patente per annotare visite mediche ed era documento di identificazione, da portare sempre con sé. 1888, riforma: libretto abolito, le tenutarie compilavano elenco delle ragazze alle dipendenze della casa. Iscrizione d'ufficio: per ordine della polizia dei costumi, accuse degli abolizionisti: eccessiva arbitrarietà della polizia, che impediva la possibilità di ritorno ad una vita rispettabile. Potere di controllo della polizia restò anche dopo l'88 molto forte; 1891: incremento arresti per adescamento. Le accuse si reggevano su congetture! Mancanza lavoro regolare, se passeggiavano da sole la sera. Verbali di arresto non presentano quasi mai prove certe, ma riferimenti a comportamenti compromettenti. Gli abolizionisti esageravano nel sostenere che agli arresti seguissero registrazione e inserimento in casa, la polizia talvolta non iscriveva ragazze molto giovani, perché si pensava che il loro comportamento fosse imputabile a mancanza di esperienza, si rimandavano alle famiglie. Spesso l'iscrizione era evitata a donne emigrate, straniere perché la polizia dei costumi preferiva rimandarle alla città di origine con un foglio di via. Le prostitute erano spesso arrestate per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale. Il controllo della polizia continuava anche dopo l'entrata nelle case, che erano collocate in zone definite della città perché fosse più facile la sorveglianza → messa in pratica del meccanismo disciplinare. Case di tolleranza non erano in prossimità di luoghi di culto, di caserme, di luoghi per l'educazione; spesso erano nei quartieri popolari → integrazione tra prostitute e famiglie operaie. La particolare collocazione la si intuisce dalla terminologia: “bordelli”, ai bordi della città. Abitate da 3 prostitute; quelle che volevano esercitare autonomamente dovevano fare richiesta. Autorizzazione ad aprire data con cautela solo a quelle che avevano condotta regolare. La richiesta di autonomia richiedeva maggiore attenzione da parte della polizia, perché le prostitute così si spargevano sul territorio. Regole ferree nelle case: orari di apertura, visite e controlli medici. Gestite dalle tenutarie che devono applicare i regolamenti di polizia; frequente elusione delle regole. La tenutaria è sfruttatrice ma anche protettrice dagli abusi, dalle molestie, dagli arbitri della polizia → alleanza tra tenutaria e ragazze, spesso lei stessa era stata prostituta. Molte ragazze cercavano di sfuggire allo sfruttamento. La polizia dirimeva questioni tra tenutaria e ragazze, soprattutto di denaro, e cercava di tutelare l'indipendenza economica delle prostitute perché le tenutarie erano organizzate nella “schifosa lega”, sfruttatrici. La polizia dei costumi interveniva in caso di proteste da parte di cittadini che vivevano nelle vicinanze: scarsa igiene, immoralità; meno frequenti le denunce da parte di ceti minori. Le forze di polizia non facevano chiudere le case di tolleranza in caso di proteste, di solito si facevano richiami o ammonizioni. Si doveva chiedere il permesso di allontanarsi dalla città per più di tre giorni, obbligo che viene meno nell'88. Autorizzazione per spostarsi da una casa all'altra possibile; rara quella per creare una casa nuova. Domanda di trasferimento: comunicazione alla polizia con impegno di registrazione nella nuova dimora. Molte la utilizzavano come pretesto per sganciarsi dalla sorveglianza. Molte volte quando le famiglie non trovavano più le ragazze, si rivolgevano alla polizia che le rintracciavano tramite le liste. Richiesta di cancellazione dai registri. Lo spirito era quello di favorirla, perché sarebbe stato un ravvedimento. In realtà erano accolte raramente: matrimonio, inizio lavoro onesto, malattia, riformatorio, mantenimento da parte di una persona rispettabile. Anche dopo la cancellazione, una norma le imponeva di sottoporsi a ispezione vaginale settimanale nei tre mesi successivi alla domanda, per evitare recidive o cancellazione pretestuosa. Dalla visita erano esentate quelle che si sposavano. Potevano entrare in riformatorio (case di correzione), affidati a istituti religiosi: cambiamento stile di vita → difficile che le donne richiedessero l'ingresso qui. Si richiede apertura di strutture statali. In caso di lavoro, la polizia era selettiva: chiedeva prova di assunzione. Caso di sostegno economico: mantenimento per amici, parenti o mecenati che garantivano per la donna e per la sua condotta. Differenza tra concezione teorica e applicazione pratica. Le prostitute erano inferiori agli altri cittadini. Esecuzione dei regolamenti sottoposte a attenuazioni. La mobilità dimostra come il regolamento fosse mitigato dalle autorizzazioni di trasferimento concesse. Donne povere considerate potenzialmente prostitute → registrate più facilmente. Diversa sorte per quelle che lavoravano nei bordelli di alto bordo: casa protetta dai clienti di classe sociale elevata. Controlli medici e di polizia si sovrappongono fino al regolamento Crispi dell'88; poi tentativo di sistema sanitario nazionale. Visite con cadenze precise. Visite bisettimanali da parte di medici sottoposti alla polizia sanitaria; dopo l'88, medici privati. Prevenzione delle malattie veneree. Gli ufficiali sanitari si occupano della registrazione e della scelta del medico. Insofferenza dei medici verso questa subalternità alla polizia; sarà a partire dai medici che si andrà verso forme di prevenzione con il medico come figura centrale e la volontarietà della donna. Dopo l'88, le vecchie figure sono sostituite da medici provinciali. Nascono dispensari pubblici, accessibili a tutti. Sifilocomi sono chiusi, creati reparti negli ospedali. Tutti sono possibili pazienti. Sempre più labile confine tra normalità e segregazione delle donne devianti. Prima dell'88 le prostitute resistevano ai sanitari; rilasciavano false generalità, non si presentavano. Atteggiamento frequente nelle ragazze giovani. Ostilità dovuta al loro legame con la polizia, visti come strumenti di repressione. Le prostitute malate erano ricoverate nei sifilocomi, separate dalle altre donne. Erano prigioni: posizione isolata, personale carcerario oltre ai medici. La degenza era anche volta alla rieducazione morale. Nuove strutture → campagne di riconoscimento dei sintomi, ricovero volontario. Con i seguenti regolamenti, si usava nome proprio o numero del letto. Trattamento diverso per le prostitute, separate. Rimane viva idea di infezione anche morale. La battaglia delle emancipazioniste ha risultati su questa questione. Battaglia contro la regolamentazione: aspetti più attaccati partono dall'idea dell'offesa alla dignità della donna. Anna Maria Mozzoni è la protagonista di questa battaglia. Accusa allo stato di avallare la prostituzione con la giustificazione della sua necessità come male minore. Realtà: voler sottoporre un gruppo di donne ad una forma di schiavitù. La ragione della tutela della salute pubblica era sconfessata dagli scarsi risultati; i controlli sanitari non riguardavano i clienti. Altro tema: tratta delle bianche, una delle battaglie che metterà in comunicazione le donne italiane con la dimensione internazionale. Intento della Mozzoni: leggere nella prostituzione la situazione delle donne → inferiorità. La regolamentazione non vede le reali ragioni della scelta della prostituzione. Controllo sulle donne in sintonia con cultura dominante: la parte femminile della società aveva un consenso tacito nei confronti del regolamento, interesse per la famiglia o disinteresse in generale per la questione. La Mozzoni cercava di coinvolgere le donne. Devono trovare dei portavoce in Parlamento: Salvatore Morelli propone dal 1868 la chiusura dei sifilocomi, istituzione ipocrita (aumentare entrate statali); sicurezza pubblica, che secondo la Mozzoni, significava abuso delle forze di polizia. Contraddizione intrinseca al sistema: molte si trovano prostitute perché iscritte in maniera coattiva. La polizia, in accordo con le tenutarie, irregimenta ragazze sfortunate e ne segna il destino. Donne sole. Operaie tessili, molto giovani, ancora nel nucleo famigliare d'origine. Fabbrica: contesto in cui le donne si ritrovarono tra donne, impararono a conoscersi tra loro. Si sviluppò riflessione sulla propria identità. Molti scioperi delle donne partivano dal settore tessile: rivendicavano migliori condizioni salariali e lavorative. Frequenti le violenze nei confronti delle operaie. 7/11/12 Pena di morte negli Usa. Favore o no verso la pena di morte non legato all'appartenenza a un partito. Sconfitti alle elezioni quelli sfavorevoli alla pena di morte. Gli stati del Nord non la applicano. Spesso pena strumentalizzata: per fini elettorali, politici. Pena di morte in Italia abolita con codice Zanardelli; reintrodotta col Fascismo (nel codice penale militare). Ultima esecuzione nel 47. La francia l'ha abolita nell'81. Nel 98 abolita nel Regno Unito. Casi esaminati da regista tedesco, Erzog. Si dichiara rispettoso della giustizia americana benché contrario alla pena di morte. Interviste a condannati. Non si schiera mai: fa parlare accusati, difesa. Fa emergere ragioni per cui gli americani sono a favore della pena di morte (ma non è in vigore in tutti gli stati). Perché a ragione: 1. deterrenza: scoraggiare coloro che vogliano commettere crimini come omicidio; motivazione smentita da molte ricerche; usata come pretesto da Reagan; non vale considerando lo stato di coscienza con il quale il reato è commesso (es. ebbrezza avanzata); quando il criminale progetta un crimine, progetta anche il modo in cui sfuggire alla pena (film: Mio cugino Vincenzo); molti non possono permettersi legale; maggior numero di condannati alla pena di morte tra le persone di colore; 2. costi, mantenere una persona all'ergastolo è costoso: ma non è vero! Spese legali! Passa molto tempo tra la condanna e la pena; l'individuo è disumanizzato all'interno del carcere. Pratiche contestate come prova dell'ultimo vestito da parte del sarto. Se ci fosse un incidente nel tragitto verso il luogo della pena, la guardia deve uccidere il condannato; se riceve la grazia, rientra in quel circuito lunghissimo di regole del carcere. 3. DNA, dato utilizzato da abolizionisti ma anche da chi è a favore. Pene storiche: ghigliottina, sedia elettrica, camera a gas → si è arrivati alla puntura: tripla puntura per ovviare al problema del sentimento di colpevolezza da parte del boia. In certi stati, il condannato può scegliere come essere uccido. In Utah è possibile la fucilazione. Grande lavoro per decidere quale metodo sia costituzionale e quale no. Si pensa che la morte del condannato risarcisca la famiglia della vittima → legge del taglione! Chiedono che l'esecuzione sia visibile a tutti. Leggere Camus. Il regista ha preso in considerazione 4 casi (Texas e Florida). Altro lavoro in cui analizza la giornata tipo di un boia, cerca di non condizionare lo spettatore: fa parlare gli interpellati. Sembra ci sia una comicità involontaria nel sistema penale, nel sistema del carcere. Un minorenne prima del 2005 poteva essere passibile di pena di morte. Non contano le attenuanti, per nessuno. Bisogna punire per rieducare. Problemi di istruzione nei luoghi più poveri. Molti carcerati evitano il suicidio o comunque conservano la speranza grazie alla presenza di cari fuori dal carcere.