DEL POPOLO ce vo /la .hr dit w.e ww palcoscenico An no IV Sipario UN CAFFÈ CON... Daniela Mazzucato Pagine 2-3 LA STAGIONE Una poltrona per te Pagina 4-5 NOITEATRO 008 • n. 3 5 • Martedì, 7 ottobre 2 FESTIVAL CARNET PALCOSCENICO Dramma Italiano Dante ad Avignone Il cartellone del mese Pagina 6 Pagina 7 Pagina 8 2 palcoscenico UN CAFFÈ CON... Martedì, 7 ottobre 2008 Daniela Mazzu Daniela Mazzucato di Rossana Poletti L a prima presenza a Trieste di Daniela Mazzucato risale al 1968 nel ruolo di Stefania Matuta in “Ivan il Terribile”, l’ultima è di quest’anno nella parte di Anna nei “Sette peccati capitali”, in mezzo di tutto e di più: “Sissì”, “Al cavallino bianco”, “Ballo al Savoy”, “Orfeo all’inferno”, “La vedova allegra” per citare solo alcune delle operette da lei interpretate. Per non dimenticare “La Baiadera”, “Così fan tutte”, “Vittoria e il suo ussaro”, “Acqua cheta” e, tra le opere il “Don Pasquale”, “Falstaff” e “Werther”. Decine e decine di spettacoli per un pubblico che l’ama e ritiene che l’operetta a Trieste sia il compianto Sandro Massimini, ma anche la Mazzucato che con lui celebrò le migliori pagine della piccola lirica negli anni in cui per vedere una rappresentazione al festival dovevi metterti in fila di notte fuori dal botteghino. Qualche anno fa ricevette il Premio Internazionale dell’Operetta istituito dall’Associazione Internazionale dell’Operetta di Trieste e a centinaia in un agosto torrido corsero per renderle omaggio. Oggi Daniela Mazzucato è una signora, bella, raffinata, che sembra molto più giovane degli anni che inevitabilmente ha, senza il bisogno di quegli aiutini a cui ricorrono troppo frequentemente le dive. È una bellezza, la sua, fatta di buon gusto e di stile, di cultura profonda e non ostentata. È una donna però che è ancora pronta alle sfide tant’è che dalla lirica, che le ha dato le maggiori soddisfazioni in questi anni di lunga e felice carriera, ora ha deciso di cimentarsi con la prosa, accettando il ruolo della protagonista Maria Tura nello spettacolo “To be or not to be”, che aprirà l’8 ottobre la stagione dello Stabile triestino. “To be or not to be” è la commedia che Maria Letizia Compatangelo ha elaborato sulla base del soggetto originale dell’autore ungherese Melchior Lengyel, divenuto nel 1942 un film di successo del grande Ernst Lubitsch, ripreso quarant’anni dopo da un altro ge- nio della comicità, Mel Brooks. Suo partner in scena sarà Giuseppe Pambieri che interpreta la parte di Ian Tura. Ian e Maria sono i capocomici di una compagnia teatrale di Varsavia, intenti a provare un testo non troppo velatamente antinazista. È il 1939 e gli eventi precipitano: Varsavia è asservita a Hitler e la censura impedisce la messinscena. Gli attori ripiegano su Amleto, ruolo che è il pallino di Ian ma che diventa presto il suo incubo: durante il lungo monologo di “To be or not to be” infatti Maria si fa raggiungere in camerino da uno spasimante… Proprio grazie a lui, giovane ufficiale dell’aeronautica, il mondo evanescente degli attori diviene fondamentale per giocare una serie di tiri contro gli oppressori ed eliminare un importante capo nazista. Commedia piena d’ironia e garbo, di battute irresistibili e intuizioni intelligenti, è divertente e comica ma allo stesso tempo drammatica; in termini leggeri e surreali è una dura satira contro il nazismo. Che effetto fa passare dalla lirica, piccola e grande, alla prosa? È l’effetto che fa una responsabilità molto grande. Io ho conosciuto la prosa che generalmente si fa nell’operetta, qualche battuta, alcune frasi, che però sono dette in funzione del canto. E invece qui non è così: intanto sono affiancata ad attori bravissimi, Pambieri e tanti altri, che sono del mestiere e sono molto preparati. Hanno impostazione della voce e del suono che senti correre dentro al teatro e io mi ci devo adeguare. È una grande responsabilità che affronto del caso, ma credo che andrà proprio bene, come ci si aspetta per uno spettacolo molto interessante qual è. Andrà in tournée l’anno prossimo perché ormai per questa stagione, che comincia ora, i giochi sono già fatti. Tu andrai in tournée con lo spettacolo? Se la cosa riesce, con grande piacere. Il cantante lirico è sempre in tournée, nel senso che va a cantare nei grandi teatri lirici, con ingaggi brevi e pertanto gira. Sì, infatti dopo questa cosa io vado a Toulose in Francia. Noi della lirica facciamo un teatro un po’ particolare. Facciamo teatro perché abbiamo avuto dal Padre Eterno una voce, in dono una qualità. Chi fa teatro nella prosa, ha comunque avuto un dono ma l’ha dovuto scoprire. Quando canti, scopri con facilità di cantare bene, di avere il talento della voce, la persona che vuole fare l’attore invece ha motivazioni molto diverse. Dev’esserci per forza una passione che deve scoprire dentro di sé però con grande piacere. È sempre stato un mio desiderio fare teatro di prosa, poi non so se sarò all’altezza. Io ce la metto tutta e cerco di essere... come posso dire, cerco di avvicinarmi il più possibile alle intenzioni del regista. Per me è un impegno molto forte, una sfida, mi sento proprio una ragazzina al primo approccio. lirica vs. prosa Al momento siamo ancora nella fase delle prove dello spettacolo “To be or not to be”, quale differenza hai notato tra la lirica e la prosa? Intanto qui ci sono gli orari delle prove molto diversi. Nella lirica le prove sono brevi perché non è che si possa cantare per più di tanto tempo, c’è la necessità di fare delle pause per permettere il recupero delle mucose, della voce, della gola. Nella prosa invece durante le prove c’è l’esigenza di non abbandonare un certo ritmo. Credo sia soprattutto questa l’esigenza, non abbandonare il ritmo quando si è conquistata un’atmosfera, un’intensità, tra i personaggi. Si crea una concentrazione che non si deve lasciare, bisogna lavorarci sopra e perciò ritengo sia importante questo orario consecutivo anche di sette-otto ore. E quindi l’impegno è anche fisico? Si, fisico e nervoso, di stress, io non sono abituata ma capisco che questo è importante. con la valigia in mano Lo spettacolo va in tournée? Questo spettacolo andrà in tournée. Adesso debutta qui e speriamo che nasca sotto una buona stella. Facciamo tutti gli scongiuri Dicevo, il cantante ha ruoli già pronti che conosce e va a interpretarli nei vari teatro dov’è richiesto e con pochi giorni di prova, a volte anche senza, va in palcoscenico. Invece nella prosa la tournée è ben diversa, significa per mesi stare con la valigia in mano assieme allo stesso gruppo da una città all’altra, da un palcoscenico all’altro, sempre con il medesimo ruolo nello stesso spettacolo. Io ho sempre pensato che il teatro è un po’ questo. Noi della lirica facciamo un teatro un po’ particolare. Facciamo teatro perché abbiamo avuto dal Padre Eterno una voce, in dono una qualità. Chi fa teatro nella prosa, ha comunque avuto un dono ma l’ha dovuto scoprire. Quando canti, scopri con facilità di cantare bene, di avere il talento della voce, la persona che vuole fare l’attore invece ha motivazioni molto diverse. Dev’esserci per forza una passione che deve scoprire dentro di sé. Il processo è molto più lento, più profondo direi, e la valigetta che nell’immaginario si prende e si porta in tournée, rappresenta questo ed è per me il vero teatro. Quello che una volta era dei guitti. Mi affascina moltissimo la storia della polvere del palcoscenico. l’emozione della storia Questo spettacolo è emozionante per i contenuti. Si, molto. Il film di Lubitsch è molto lontano, non so chi lo possa ricordare. Ma questo film bellissimo, che si intitola anch’esso “To be or not to be” ed è stato tratto dal soggetto di Melchior Lengyel, ha dei risvolti divertentissimi e anche drammatici, perciò credo sia una cosa che possa veramente palcoscenico 3 Martedì, 7 ottobre 2008 ucato avvincere. È ambientato al tempo del nazismo nella Polonia invasa da Hitler, ed è una storia di teatro nel teatro. Ci sono comunque due canzoni nello spettacolo composte da quel grande musicista che è Nicola Piovani. Ci ha regalato due canzoni che sono state collocate una nel primo atto e una nel secondo. L’intuizione che ha avuto è quella di farle nascere magicamente, io credo e spero di riuscirci, senza che debba esserci quel salto tra la recitazione e la musica improvvisamente, un passaggio graduale che va senza che il pubblico quasi se ne accorga. Poi sono molto fiera di questo e lo dico, Piovani le ha scritte per me, perché mi conosceva, ci siamo incontrati in altre occasioni e ha conosciuto anche la mia vocalità, ha lavorato quindi in armonia sulla mia voce. così tanto “nostra” Trieste Il suo rapporto con Trieste è molto stretto. Io dico sempre “Trieste è la nostra città”, nostra perché c’è anche mio marito (ndr. Max Renè Cosotti è cantante tenore) a dirlo, è la città che ci ha fatto incontrare, dove io ho scoperto che aspettavo la mia bambina e dove abbiamo lavorato tantissimo, d’inverno la stagione lirica e poi d’estate il festival dell’operetta. Sono stata qui due volte all’anno quasi tutti gli anni, siamo stati molto presenti. Tua figlia oggi è impegnata qua a Trieste e questo fatto vi lega ancora di più alla città. Lei ha scelto di fare l’università al Dams e ha espresso il desiderio di frequentare un’accademia di recitazione. Partecipando stesso, anche se c’è da aggiungere che i talenti naturali non sono tanti. Ma a mio avviso è mancato l’aggancio tra la nostra esperienza e il loro inizio. Mi spiego, i cantanti della nostra generazione sono spariti, anzi sono stati eliminati, li hanno voluto cancellare, e questo ha fatto si che i giovani non hanno avuto come abbiamo avuto noi, modo di sentire quelli che ci precedevano, di avere una scuola direttamente sul palcoscenico, non quella che si ha in un conservatorio o nella stanza del maestro. Mi ricordo quand’ero ragazza che, appena Le nuove generazioni a teatro: purtroppo è mancato l’aggancio tra la nostra esperienza e il loro inizio alla purtroppo triste serata in ricordo di Orazio Bobbio, da Ariella Reggio abbiamo scoperto della loro scuola. Miriam ha fatto il provino, l’hanno presa e lei è diventata triestina prima di noi. Dove ti porta il futuro? A Toulose, a Lecce, a Roma e dopo bisognerà vedere cosa accade. I teatri lirici sono in un momento di difficoltà, in Italia ma anche all’estero. In Germania mi dicono che la situazione non è molto buona. Le programmazioni sono incerte, anche recentemente impegni sono saltati, al loro posto ne sono sorti altri per fortuna, comunque la situazione è fluida. C’è crisi nell’ambiente lirico e non solo, vedo però che alla fine serviamo ancora qualcosa e allora ci chiamano. serve colmare un vuoto Come vedi le nuove generazioni a teatro? Penso che ci sia stato come un buco tra la nostra generazione e i ragazzi che intraprendono la carriera adesso. Ci sono le voci, non è che non ci siano, i talenti qua e là vengono fuori lo cominciato, ascoltavo i cantanti della generazione precedente, li ascoltavo con grande curiosità e con grande interesse. Magari dicevo questo non mi piace perché è antico. Però già serviva anche quello per capire. Qui invece c’è stato un vuoto, una cesura. Quando si sentono queste voci giovani, fresche e anche belle che però mancano di quel fraseggio, di quella poesia, della capacità di estrapolare dalla frase quello che forse l’autore voleva, senti che manca qualcosa. È un canto un po’ freddo, non so come dire, puntano al suono, però la scuola del bel canto è un’altra cosa. Un po’ quello che accade nel mondo della prosa. Non posso essere un buon testimone in questo senso, però quando sento alla televisione, nelle fiction, gli attori che sussurrano perché non sanno dare le intonazioni, allora è tutto uno sfiatamento e questo gap lo recepisco anch’io che non sono un’attrice consacrata. Ma il prossimo debutto ti farà diventare tale. Speriamo, io ce la metto tutta e anche con grande amore. 4 palcoscenico Martedì, 7 ottobre 2008 Una poltrona aspetta te! LA STAGIONE In giro per teatri Politeama Rossetti - Trieste “Mamma mia, che stagione!” è il leit motiv della Stagione 20082009 del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, facendo il verso al titolo di punta del cartellone di quest’anno: “Mamma mia” il musical più atteso dopo il debutto del film con Meryl Streep. Sono 50 gli spettacoli di prosa, musical e danza con gli autori, gli attori e i registi più quotati del panorama nazionale e internazionale. “To be or not to be” spettacolo di produzione, con Giuseppe Pambieri e Daniela Mazzucato, aprirà la stagione l’8 ottobre seguito a ruota da “La Rigenerazione” di Svevo con Gianrico Tedeschi, entrambi per la regia di Antonio Calenda. Gli spettacoli sono articolati, come di consueto, nei quattro itinerari della Prosa, dei Musical & grandi eventi, della Danza e degli Altripercorsi, nell’esigenza di coniugare produzioni, grandi classici, drammaturgia contemporanea, senza perdere di vista le novità che arrivano dal panorama internazionale dello spettacolo. “To be or not To be” che Maria Letizia Compatangelo ha tratto dal soggetto originale di Melchior Lengyel – divenuto nel 1942 un film di successo di Ernst Lubitsch – aprirà la stagione di Prosa nel segno della commedia delicata e intelligente, un’elegia del mondo del teatro concepita sullo sfondo di una Varsavia in lotta contro il nazismo. Il cast brillante e di spessore è capeggiato da Giuseppe Pambieri e Daniela Mazzucato: quest’ultima presterà la propria voce alle due canzoni scritte proprio per lo spettacolo da Nicola Piovani. Seguirà “La Rigenerazione” di Svevo, che lo Stabile produce assieme ai goriziani a.Artisti Associati. La commedia, percorsa da riflessioni ironiche e attuali, va in scena con Gianrico Tedeschi, accompagnato da ottimi talenti triestini, Lidia Kozlovich e Fulvio Falzarano. Merita invece una luce del tutto particolare Sola me ne vo, applaudito one woman show interamente costruito sul talento, la musicalità, la duttilità di Mariangela Melato. La famiglia, nelle sue dinamiche ciniche e grottesche, è anche al centro di Ritter/Dene/Voss di Bernhard che ammireremo nell’interpretazione di tre grandi professionisti come Massimo Popolizio, Maria Paiato e Manuela Mandracchia. Non mancheranno le riflessioni da condurre all’ombra della sapienza dei classici: il Pirandello di “Così è (se vi pare)” riletto dalla limpidità registica di Massimo Castri è un appuntamento da non mancare e al genio siciliano si dedica anche la coppia Pagliai-Gassman in Enrico IV. Il piano dell’etica sociale è invece toccato da “La parola ai giurati” di Reginald Rose dove un Alessandro Gasmann attore e regista affronta il tema della pena di morte. Ancora deviazioni della morale privata e sociale sono il nucleo attorno a cui Joseph Conrad costruisce “L’agente segreto” che Marco Sciaccaluga allestisce portando a teatro il tema del terrorismo. L’attesissimo Rupert Everett invece – diretto da Philip Prowse – guarda ai rapporti di coppia e al più complesso dei sentimenti, l’amore, attraverso la raffinata e graffiante drammaturgia di Noel Coward in “Vite private”. Cechov ci illuminerà con la forza metaforica del suo capolavoro più amato, “Il gabbiano” nell’interpretazione di Patrizia Milani, Carlo Simoni e Maurizio Donadoni diretti da Bernardi. E poi Shakespeare e il dramma per antonomasia, “Amleto”, che dopo dieci anni d’assenza ritorna al Politeama Rossetti con Luca Lazzareschi nel ruolo del titolo, affiancato da Nello Mascia, Galatea Ranzi e Luciano Roman per la regia di Pietro Cartiglio. Nella sua originalità è un cult “Pipino il Breve”, spettacolo di prosa e musica di Tony Cucchiara ispirato alla chanson de geste. Altripercorsi Restando nella prosa, quella che va in scena alla sala Bartoli, denominata Altripercorsi, sarà invece inaugurata da “La vita xe fiama”, un raffinato collage di liriche e prose di Biagio Marin, realizzato nel ‘92 dallo scomparso Roberto Damiani, scrittore di teatro oltre che docente universitario e politico. A mettere in scena il recital è Furio Bordon, sensibile regista ed eccellente autore triestino, mentre Massimo De Francovich darà voce alle creazioni del poeta gradese, accompagnato al violoncello dal Maestro Severino Zannerini. “Alexandria”, altra produzione dello Stabile, tratta il tema dell’emigrazione femminile verso l’Egitto. Lo spettacolo nasce da un progetto di Franco Però, che firma anche la regia. Assisteremo poi a coraggiose e dure denunce sociali con “Gomorra” di Roberto Saviano e Mario Gelardi e “L’Istruttoria” di Claudio Fava, uno spettacolo legato al territorio con Cercivento di Riccardo Maranzana e Massimo Somaglino, e una rilettura di un classico come “Casa di Bambola” con Lunetta Savino diretta da Leo Muscato. L’uomo contemporaneo sarà raccontato nelle sue più diverse sfaccettature: nel controverso rapporto con la cultura nello spassoso “Anvedi Goethe” di Marco Maltauro, nei suoi legami sentimentali in “Sunshine” di William Mastrosimone, che vede Sebastiano Somma e Benedicta Boccoli diretti da Albertazzi, nelle sue passioni sportive in “Alé Calais” di Osvaldo Guerrieri. Nuovo linguaggio drammaturgico e messinscena saranno proposti in “Viaggiatori di pianura” con Natalino Balasso e Laura Curino, per la regia di Vacis, ne 2Il sentiero dei passi pericolosi” di Bouchard per la regia di Tommaso Tuzzoli. Per concludere con Marlene interpretata da Pamela Villoresi, “Le notti bianche” da Dostoevskij per la regia di Rossella Falk, “L’uomo dal fiore in bocca” con Corrado Tedeschi, “Romolo il Grande” di Dürrenmatt con Mariano Rigillo, India di Mara Baronti. prodotto dalla Compagnia della Rancia e Ati Il Sistina: si tratta del riallestimento di un successo di Renato Rascel e Delia Scala, che sarà interpretato ora da Chiara Noschese e Christian Ginepro, per la regia di Saverio Marconi. È in programma poi “Robin Hood” musical di Beppe Dati che rappresenta un’operazione originale italiana, diretta da Ginepro, con protagonista il bravo Manuel Frattini. Per la prima volta al Rossetti andrà in scena “Chorus Line”, il musical cult di Michael Bennet che conquista per la bellezza delle musiche, delle storia, delle coreografie. Poi è previsto il ritorno di “Rocky Horror Show” che rielabora il mito di Frankenstein con ironia, figure grottesche e sound irresistibile. Un altro titolo da non lasciarsi sfuggire è “Hairspray”. Successo recente, in Italia è noto soprattutto per il film con John Travolta, coniuga una frizzante colonna sonora a una storia spassosa. La mette in scena Massimo Romeo Piparo, con un ironico Stefano Masciarelli. Tre altri eventi sono previsti nel cartellone, innanzitutto Slava Polunin, lo straordinario clown russo che ritorna al Politeama Rossetti con il suo incantevole Slava’s Snow show. Poi sarà la volta della compagnia canadese del Cirque Eloize che esordisce a Trieste, con il suo “Rain”. Lo show immagina un gruppo di acrobati, clown, giocolieri e contorsionisti alle prese con le prove di alcuni loro numeri. Ed ancora Arturo Brachetti che ritorna sul nostro palcoscenico con i mille sorprendenti travestimenti e le invenzioni del suo “Gran Varietà Brachetti”. “Mamma mia!”, lo show numero uno al mondo, chiuderà ad aprile la stagione musical del Rossetti. Con una colonna sonora che comprende tutti i più grandi successi degli ABBA, leggendario gruppo pop degli anni ’70, Mamma mia! è il musical più rappresentato al mondo. Danza & dintorni Per concludere nel cartellone Danza & dintorni ci sono sei titoli tutti di tenore elevatissimo, a partire dalla performance dell’”Alvin Ailey American Dance Theater” che inaugura la rassegna. La danza moderna americana nelle sue accezioni più creative sarà protagonista anche di “The best of Parsons”, della Parsons Dance Company e Botanica, nel quale i Momix ricreeranno il mondo vegetale in tutta la sua magia di colori e mutevolezze. I Mummenschanz poi, artisti svizzeri che hanno saputo creare un genere fondendo in una grammatica corporea nuova l’arte di mimi, manufattori, prestidigiatori, equilibristi, proporranno il loro “3x11”. Saranno quindi sul palcoscenico dello Stabile alcuni eccellenti ensemble classici: il Balletto del Teatro dell’Opera Nazionale di Romania che ammireremo in “Cenerentola” su musiche di Prokofiev e il Balletto Nazionale di Sofia che proporrà una sontuosa edizione di “Giselle” nella tradizionale coreografia di Coralli, Perrot, Petipa. Fuori abbonamento Fra i fuori abbonamento citiamo “High School Musical” della Compagnia della Rancia, un ritorno molto richiesto dal pubblico gioMusical & grandi eventi vanile e due accattivanti appuntamenti nei concerti di Giovanni AlleIl cartellone Musical & grandi eventi è come sempre ricco e viva- vi e del mitico ensemble Rondò Veneziano che offrirà – per la prima cissimo. In apertura un omaggio alla tradizione della commedia musi- volta a Trieste – il meglio del suo repertorio in due esecuzioni live nel cale italiana di Garinei & Giovannini, con “Il giorno della tartaruga” gennaio prossimo. (rp) Martedì, 7 ottobre 2008 Teatro «Ivan de Zajc» - Fiume La Contrada - Trieste “La dama delle camelie” per inaugurare la Stagione allo “Zajc”: la storia tragica di Marie Duplessis scritta da Alexandar Dumas che nella messinscena si avvale della regia di Damir Zlatar Frey. Ė tratto dal primo romanzo di Tatjana Gromača “Crnac” (Negro), storie parallele di crescita viste e raccontate con occhi di bambina. La regia è di Tomi Janežić. Anteprima il 7 marzo 2009. Un classico dei classici, sul palcoscenico come al cinema: “Un tram chiamato desiderio” di Tennesee Williams. Sarà in scena per la regia di Dino Mustafić. La prima è in cartellone il 23 aprile 2009. “La dama delle camelie”, “Crnac” e “Un tram chiamato desiderio” - tutto prime - avranno per la messinscena il palcoscenico dell’“Ivan de Zajc”. Per il ciclo “Zajc OFF”, la Stagione propone “La Bella e la Bestia” e “Glorious”. “La Bella e la Bestia”, tratta dal racconto di Jean Marie Le Prince de Beaumont e scenario da film di Jean Cocteau è una bella e tenera fiaba per bambini e adulti. Regia di Vito Taufer. Prima il 6 dicembre 2008 (giusto con il mese che invita alla magia) al Teatro Fenice. Il 26 maggio 2009, la prima di “Glorious” di Peter Quilteir. La commedia sarà diretta da Matijaž Latin. E veniamo alle repliche. Sul palcoscenico dello “Zajc”, “La bisbetica domata”, commedia di William Shakespeare diretta da Vito Taufer. Visto l’enorme successo di pubblico e critica, torna la commedia musicale “Nunsense” di Dan Goggin per la regia di Mojca Horvat. Repliche allo “Zajc OFF”, per “Turbo folk” diretto da Oliver Prljić e “Poligraf” di Robert Lepage e Marie Brassard. Regia di Dino Mustafić. Stagione all’Opera. Il cartellone invita con “Sunčanica” di Boris Papandopulo e regia di Ozren Prohić. Prima il 18 ottobre. Si prosegue con “Madame Butterfly” di Giacomo Puccini per la regia di Dora Ruždjak Podolski. Prima il 22 novembre. Prima il 28 marzo 2009 per “La Traviata” di Giuseppe Verdi. Regia Janusz Kica. Saranno repliche per “Il Barbiere di Siviglia” di Gioacchino Rossini e regia di Ozren Prohić; “Macbeth” di Giuseppe Verdi e di nuovo regia di Ozren Prohić; “L’ape Maja” di Bruno Bjelinski diretta da Ivan Leo Lemo; palcoscenico per “Ero, il fidanzato caduto dal cielo” di Jakov Gotovac. L’opera è diretta da Krešimir Dolenčić. Chiude il cartellone operistico “La Gioconda” di Amilcare Ponchielli. Firma la regia, ancora una volta, Ozren Prohić. Uno sguardo al cartellone dei balletti. Di Rodion Ščedrin, “Ana Karenjina”. Firma la regia e coreografia, Dinko Bogdanić. Prima il 12 dicembre. “Il processo” di Kafka versione balletto. Una curiosità, senza dubbio. Regia e coreografia di Staša Zurovac. Per vedere il balletto bisognerà attendere il 12 maggio 2009. Repliche per “Pjesma nad pjesmama” di Marijan Nećak e Staša Zurovac, regia e coreografia di Staša Zurovac. “Epitaffio per Federico” di Frederic Chopin; regia e coreografia di Milko Šparemblek. “Čudesni mandarin” di Bela Bartok avrà regia e coreografia di Mirko Šparemblek. Chiude la proposta “Repliche” “Romeo e Giulietta” di S. Prokofjev. Regia e coreografia di Staša Zurovac. Quest’anno la Contrada propone al suo pubblico un calendario più ricco. Ci saranno infatti dodici spettacoli, due in più. Due sono le produzioni. “Tramachi” di Roberto Curci che aprirà la stagione il 10 ottobre e “Capriole in salita” di Pino Roveredo. “Tramachi” è la storia di un’anziana signora che deve vendere il suo appartamento e traslocare, tramacar insomma, protagonista Ariella Reggio assieme alla compagnia stabile della Contrada. “Capriole in salita” di Pino Roveredo: testo autobiografico, è la storia dura e toccante di un uomo che dopo aver toccato il fondo, risale la china della vita e ritrova il suo posto nella società. Andrà in scena a marzo con la regia di Macedonio e con la coproduzione del CSS di Udine. Il cartellone propone come sempre nomi di grande qualità come Giulio Bosetti e Mariangela D’Abbraccio, Vincenzo Salemme e Maria Amelia Monti, ed altri di sicura comicità quali Max Giusti, Zuzzurro e Gaspare. Ma andiamo per ordine, dopo il debutto di “Tramachi” sarà la volta di un classico goldoniano “Le smanie per la villeggiatura”, testo divertente ed emblematico, commedia dell’apparire, ironico dileggio di una vera e propria mania che aveva colto le classi ricche, nobili o borghesi, dell’epoca. Lo presentano Diablogues e Le Belle Bandiere unendo i loro maggiori interpreti e registi: Elena Bucci, Stefano Randisi, Marco Sgrosso e Enzo Vetrano. Segue un classico del Novecento: “Sei personaggi in cerca d’autore” di Luigi Pirandello, proposto dal Teatro Carcano diretto da Giulio Bosetti, il quale è regista e interprete della commedia. Nel periodo natalizio La Contrada propone al suo pubblico una commedia comica con Paola Quattrini e Pietro Longhi: “Adorabile Giulia” tratta dal libro “Theatre” di Somerset Maugham. La storia racconta di un’attrice in là con gli anni che si ostina ad interpretare sul palcoscenico e nella vita ruoli da giovane donna, in continua lite con colleghe e immersa in un’intricata vicenda amorosa con un ragazzo dell’età di suo figlio. Il 2009 debutterà con “Romantic comedy” di Bernard Slade, commedia brillante, ironica e vivace, ma soprattutto romantica. Una storia d’amore tutt’altro che convenzionale con Marco Columbro e Mariangela D’Abbraccio. “La base de tuto” di Giacinto Gallina, nell’allestimento di Stefano Pagin per Teatri SpA e Reatro Stabile del Veneto, racconta di una Venezia in profondo cambiamento, i cui protagonisti sono comunque convinti che al fondo comunque il denaro sia la cosa più importante. Tra gli interpreti della commedia l’artista friulano Massimo Somaglino, che nella passata stagione aveva messo in scena “Le indemoniate”. Teatro cittadino - Pola Un passo alla volta. Il Teatro cittadino di Pola, come tradizione, presenta prima il segmento autunno/inverno della Stagione, rimandando il resto a fine gennaio, inizio febbraio. Che cosa, dunque, offre il palcoscenico, del teatro cittadino? Si apre, anzi, il sipario sulla Stagione è stato già alzato, con “Furbaćona”, tratta da “La moscheta” del Ruzante, per la regia di Jasminko Balenović. Dal dialetto veneto a quello ciakavo. Un esperimento andato bene e ben accetto dal pubblico. Di Dave Simpson, “Girls’ Night Out” da un’idea di Paul Farrah e regia di Violeta Tomić. La sera, anzi notte, prima del matrimonio: un’uscita tra amiche concedendosi uno streaptease. Maschile, ovviamente. Risate, ironia, cinismo, ma anche un faccia a faccia con timori e insicurezze. Con il teatro “Joza Ivakić” di Vinkovci, “Kaćuše” di Davor Špišić per la regia di Dražen Ferenčina, con Tatjana Bertok-Zupković, Anita Schmidt, Helena Minić. Lo Srpsko narodno pozorište di Novi Sad porterà a Pola “Brod za lutke” di Milena Marković per la regia di Ana Tomović. Tra gli interpreti Jasna Đuričić, Draginja Voganjac, Milica Grujičić, Radoje Čupić, Nenad Pećinar, Radovan Vujović. Immancabili le “Lezioni di stile” dell’affiatatissima coppia Pero Kvrgić e Lela Margitić. Pezzo di 5 In un cartellone difficilmente può mancare un omaggio al grande teatro napoletano. “Ditegli sempre di sì” di Eduardo De Filippo è la storia di uno strampalato che prende sempre per oro colato tutto ciò che sente. A interpretarlo Geppy Gleijeses assieme a Gennaro Cannavacciuolo e Lorenzo Gleijeses. Zuzzurro e Gaspare propongono in questa stagione “Scherzi” di Anton Cechov, diretto da Massimo Chiesa, che pur essendo considerato un classico rivela in realtà tratti estremamente divertenti, di grande acume psicologico e intrinseca ironia. Arrivati ormai a marzo è la volta di “Michelina”, commedia musicale divertentissima scritta da Edoardo Erba e interpretata da Franco Castellano, Giampiero Ingrassia e Maria Amelia Monti. La storia racconta di una mondina che diventa soubrette solo in virtù delle sue belle gambe e che si scontra però con una spinosa faccenda religiosa di santi e miracoli. È un modernissimo ritratto commovente dell’Italia di una volta. Ad aprile, dopo “Capriole in salita” Max Giusti si cimenterà nel suo one man show “Mettici la faccia”, nel quale l’attore porta in scena tutte le sue più divertenti imitazioni, dal finanziere Stefano Ricucci al giornalista sportivo Aldo Biscardi. E nel metterci la sua di faccia Giusti racconta poi storie di vita quotidiana con ironia e comicità. Conclude la stagione “Bello di Papà” di Vincenzo Salemme, che narra delle peripezie di un uomo molto immaturo, che fa di tutto per non prendersi responsabilità e che, dopo aver evitato il sogno di maternità della fidanzata, si ritrova, per uno scherzo del destino, padre… del suo miglior amico. Fuori programma La Contrada propone poi a dicembre “Amor de tango”, un omaggio alla danza e alle musiche di Astor Piazzolla e Carlos Gardel, con Raffaele Paganini. E subito dopo Natale “I 39 scalini” di John Buchan, thriller reso immortale da Hitchcock, sarà immortalato invece sulle scene da Franco Oppini, Ninì Salerno, Urbano Barberini e Barbara Terrinoni. (rp) Teatro lirico «Giuseppe Verdi», Trieste lunga vita di Raymond Queneau per la regia di Tomislav Radić. Pochi, probabilmente, quelli che finora se lo sono lasciati scappare. Con il fiumano “de Zajc”, “La bisbetica domata” di William Shakespeare per la regia di Vito Taufer. Interpreti Žarko Radić, Davor Jureško, Dražen Mikulić, Roberto Pereira Barbosa, Zdenko Botiž, Adnan Palangić, Alen Liverić, Damir Orlić, Denis Brižić, Alex Đaković, Jasmin Mekić. Commedia che si rivede sempre con piacere. Con il Pučko otvoreno učilište “Gorica” di Velika Gorica, “Le nozze dei piccolo borghesi” di Bertold Brecht con la regia importante di Paolo Magelli. Interpreti Nina Violić, Ana Begić, Milan Pleština, Goran Navojec, Bojan Navojec, Perica Martinović. Autore, regista e interpreti ancora una volta sinonimo di qualità. La stagione Lirica 2008-2009 del “Verdi” propone nove titoli, tutti capolavori del repertorio operistico italiano ed europeo. L’inaugurazione il 18 novembre con “Francesca da Rimini”, tragedia in quattro atti su libretto di Tito Ricordi, dalla tragedia omonima di Gabriele d’Annunzio su musica di Riccardo Zandonai. A Trieste l’opera ha debuttato nel 1919 sotto la direzione di Zandonai e in seguito è stata riproposta in altre dieci edizioni. L’ultima data 1980 ed ebbe come protagonista Raina Kabaivanska. Francesca da Rimini sarà in scena al “Verdi” il 18 novembre in serata di gala e ancora il 20, 22, 23, 25, 27 e 29 novembre 2008. L’anno 2008 si chiuderà con uno spettacolo di danza con l’Eifman Ballet Theatre di San Pietroburgo che porterà in scena il dramma umano ed artistico della famosa ballerina russa Olga Spessivtseva a cui è dedicato. Lo spettacolo si realizza su musiche di Pëtr Il’ič Čajkovskij, Alfred Schnittke e Georges Bizet con i solisti ed il corpo di ballo dell’Eifman Ballet Theatre e sarà in scena il 9, 10, 11, 12, 13 (doppia rappr.), 14 dicembre 2008. Il 2009 apre con “Aida” in un nuovo allestimento con la messa in scena del regista veneziano Damiano Michieletto. Aida si rappresenta al “Verdi” di Trieste il 23, 24, 25, 27, 29, 31 gennaio 2009. Il 20 febbraio va in scena un capolavoro di Vincenzo Bellini, “Norma” per la regia di Federico Tiezzi. L’opera è in scena il 20, 21, 24, 26, 28 febbraio, 1, 3 marzo 2009. Ancora danza a partire dall’11 marzo, con la rappresentazione del balletto in due atti e tre scene “Coppélia, ou la Fille aux Yeux d’Email” su libretto di Charles Nuitter e Arthur Saint-Léon. In scena l’11,12, 13, 14 e 15 marzo. Dopo undici anni dall’ultima edizione dell’opera, ritorna “Evgenij Onegin” (Eugenio Onegin), capolavoro di Pëtr Il’ič Čajkovskij, L’allestimento, la Compagnia artistica, il Corpo di ballo e il Coro diretto dal M° Stanislav Lykov, sono del grande Teatro Musicale Accademico Stanislavskij di Mosca, uno dei principali teatri musicali russi. “Evgenij Onegin” è in scena al “Verdi” il 27, 28, 29, 31 marzo e 1, 3, 4 aprile 2008. Il cartellone del “Verdi” offre poi un dittico formato da un’opera contemporanea in prima assoluta “Il carro e i canti” e un balletto intitolato “BB & BB - Bach, Berio & Break Beats” proposto da Maggio Danza, il Corpo di ballo del Maggio Musicale Fiorentino. Debutto il 17 aprile 2008. spettacoli il 18, 19, 21, 22, 23 e 24 aprile 2008. Dall’8 maggio è in cartellone “La figlia del reggimento” di Gaetano Donizetti con la regia di Davide Livermore. Spettacoli a seguire il 9, 10, 12, 13, 14, 16 maggio 2009. Ultima opera in cartellone per la Stagione 2008-9, “L’Italiana in Algeri” di Gioachino Rossini con regia di Pier Luigi Pizzi. Spettacolo al “Verdi” il 29, 30, 31 maggio e il 3, 6, 9, 10 giugno 2009. 6 palcoscenico Martedì, 7 ottobre 2008 Per ridere, piangere e sognare Per ridere, piangere e sognare Dramma Italiano U na volta mi facevi ridere. Con una serata di cabaret, dal titolo leggermente nostalgico, la compagnia del Dramma Italiano è andata incontro al suo pubblico aggiungendo così, ai tre spettacoli in cartellone, un antipasto saporito e gustosamente speziato. Elvia Nacinovich, Alida Delcaro, Rosanna Bubola, Bruno Nacinovich, Lucio Slama e Laura Marchig (che si è tolta lo sfizio del microfono e dello spettacolo interpretato) hanno parlato – cantato – ballato – recitato per tutti, anche per Mirko Soldano ed Elena Brumini impegnati a Milano con “Buonanotte Desdemona, buongiorno Giulietta”. Sul palcoscenico dell’invito a teatro, anche Mario Lipovšek in arte Batifiaca. Cabaret di bella tradizione, quello offerto, con interazioni con il pubblico; quasi una serata in famiglia, un po’ allargata (meno male!) ma pur sempre famiglia. Sono venute fuori le belle voci di Elvia (scanzonata in Teresute, coinvolta fino all’osso in “Albergo ad ore”) e di Alida (“Se stasera sono qui”), la grinta di Rosanna (“Bang bang”), la sana pazzia di Lucio (improbabile Elvis Presley con uno Stradivari scarpa-pentola-tronchetto), la simpatie dell’one-man-band che sa essere Bruno. Laura ha cantato, presentato, intervistato. E Batifiaca. Rattoppata Siora Maria con ricordi e lingua al vetriolo e bella interpretazione di “4 marzo 1943”. Tutto condito da gag, inviti alla risata. Non c’era bisogno di dimostrarlo ed in effetti non è stato un mettere in mostra capacità e virtù artistiche degli attori perché sono di provata qualità, ciononostante è doveroso sottolineare che è venuta fuori la poliedricità di tutti. Attori o cantanti? Attori e cantanti? Cantantattori. A turno personaggi principali e spalla. Bello. Ma lo ripetiamo: non una serata per far vedere quanto si è bravi ma una serata per dimostrare come “teatro è bello.” Bello perché immediato, vivo, senza diritto di replica per un inciampo (ma tanto, la bra- vura consente di andare avanti comunque con estemporanei interventi) ed allora ogni volta diverso. Bello perché arte, cultura, svago, evasione. Bello perché un gioco. Bello perché un gioco serio. Bello perché mille storie non-solo-lette ma anche interpretate; con sorrisi e lacrime, con amore e odio. Dei personaggi, ovviamente. Una volta mi facevi ridere. Ma quante volte “mi hai fatto inquietare”, o “mi hai fatto piangere”, o “mi hai fatto innamorare”, o “mi hai fatto sognare” o “mi hai regalato un’emozione” oppure… La TV ci ha infiacchiti, ha buttato olio sul fuoco di una quasi pigrizia il DVD: un titolo, il divano di casa, lo stop al telecomando, eventualmente il reload. Beh, sapete che vi dico? Non c’è (troppo) gusto. Lo schermo ci divide dagli interpreti e filtra le emozioni; senza niente da palco e platea, si percepisce il respiro dell’attore, quasi che ad allungare una mano lo si può prendere per mano e lasciarsi condurre in storie vecchie, in avventure nuove. Ed allora, senza tradire la TV o rinnegare il DVD, ritagliamoci un po’ di spazio per il palcoscenico. La mia generazione è quella che è stata portata a teatro dalle “maestre” alle elementari. Non c’era giustificazione che teneva, ma detto in tutta schiettezza, nessuno si sognava di disertare teatro. L’amore per il teatro viene da piccoli, ma come per l’amore... amore, non è mai troppo tardi. Allora, incontriamoci a teatro. Per il piacere della recita, dell’emozione, dello svago, dell’evasione (con un po’ di ironia, diceva Lucio, mi sembra: spengono le luci e puoi dormire; ed Elvia: se ti annoi, guardi il lampadario), dell’incontro, della conoscenza, della cultura. E per il piacere (ed il dovere) di sostenere la nostra Compagnia. Si può dire di no? Le prime del cartellone Tre titoli in cartellone, per la Stagione 2008/09 del Dramma Italiano: “Stasera si recita a soggetto” di Luigi Pirandello, classicissimo classico del teatro. Regia a cinque stelle: Paolo Magelli. Ed è la prima volta che il Dramma Italiano ha l’onore di collaborare con uno dei grandi del teatro europeo. Scritto nel 1929, questo testo moderno porta in scena il rapporto tra un regista tiranno e gli attori e vuole essere una critica del teatro di regia. La prima tra un mese, l’8 novembre. Poi, “Aggiungi un posto a tavola” di Garinei & Giovannini e Iaia Fiastri; commedia musicale con musiche di Armando Trovajoli, avrà la regia di Branko Žak Valenta. È la prima commedia musicale che la Compagnia si concede dopo “Il giorno della tartaruga” nel 1984. “Aggiungi un posto a tavola” è forse una delle commedie musicali più conosciute e amate dal pubblico italiano; un successo che è andato in scena per decenni al Teatro Sistina di Roma ed è stato allestito in tutti i continenti. La prima edizione ha avuto protagonista Johnny Dorelli. La commedia musicale racconta la storia di Don Silvestro (nel ruolo Mario Lipovšek), parroco di un immaginario paese di montagna al quale telefona nientemeno che il Padreterno in persona che gli comunica l’intenzione di mandare sulla terra il secon- do diluvio universale. Don Silvestro ha quindi l’incarico di costruire un’arca di legno per salvare come il lontanissimo predecessore Noè tutti gli abitanti e gli animali del paese. La prima in cartellone il 28 aprile 2009 al Teatro Fenice. Terzo titolo nuovo, “Differenti opinioni” di David Hare per la regia di Neva Rošić che ha già guidato il Dramma in “Maratona di New York”. La commedia scritta nel 1997, è andata in scena a Londra con enorme successo al National Theatre. Tra le altre è stata interpretata da Rossella Falk con il titolo di “Differenti opinioni” e da Judi Dench con il titolo di “Amy’s View” (le è valso il premio Tony). Racconta delle differenti opinioni, dei diversi punti di vista di tre generazioni che si confrontano e si scontrano e molto raramente si incontrano. I personaggi si raccontano i differenti punti di vista sulla vita, l’esistenza, la comunicazione interpersonale, ma anche sul mondo dei media, sull’alcool e l’amore, sulla vecchiaia, sulle ambizioni sbagliate, sull’incapacità di affrontare il quotidiano, sul teatro. Prima il 24 marzo 2009 al Teatro Fenice. E sarà tournèe: Pola, ad esempio vedrà di nuovo, a novembre (il 22), “Riva i Druxi”. Il resto, strada facendo. palcoscenico 7 Martedì, 7 ottobre 2008 Un n viaggio viaggi iag a inquietante Un viaggio inquietante FESTIVAL La “Divina Commedia” ad Avignone di Christian Eccher U n palcoscenico immenso, situato all’interno della grande Corte, la Cour d’honneur, del Palazzo dei Papi. Sin dalla prima scena il pubblico rimane basito: dagli archi gotici del palazzo compare il regista, “Je m’appelle Romeo Castellucci” (mi chiamo Romeo Castellucci), dice, e immediatamente un branco di cani furiosi lo attacca e lo morde ovunque. Si apre così l’“Inferno” della “Divina Commedia” di Dante, messa in scena quest’anno dalla Socìetas Raffaello Sanzio di Romeo Castellucci in occasione del 62° Festival d’Avignone. Un teatro “visivo”, dirompente, che si imprime nella mente degli spettatori fino far penetrare nelle paludi dell’inconscio, in maniera scomoda, fastidiosa e indelebile, le immagini rappresentate. il disagio dell’inferno Un uomo si arrampica nudo sul muro del Palazzo dei Papi; passa un tempo infinito, poi un bambino scrive il proprio nome sulle pietre medievali del palazzo: Jean. È Jean de Louvres, l’architetto francese a cui papa Clemento VI affidò l’ampliamento del Palazzo e la costruzione della Palais-Neuf in cui si trova, appunto, la Corte. Un grande contenitore cubico e all’interno dei bambini molto piccoli che giocano, piangono o litigano; del tutto inconsapevoli di avere su di loro gli sguardi di un pubblico incredulo. Una massa di persone, di attori dannati, che rotola sul palcoscenico e ripete azioni meccaniche e angoscianti, come abbracciarsi o passare due dita sotto la gola del compagno più vicino, che inevitabilemente cade a terra per rialzarsi subito dopo e uccidere a sua volta. Una coreografia perfetta, una disarmonia prestabilita che ricorda, a tratti, gli spettacoli della danzatrice tedesca Pina Bausch. E ancora: un pianoforte incendiato. Un cavallo bianco che attraversa il palcoscenico. Giochi di luce che coinvolgono l’intera facciata del palazzo, lampi, bagliori, accompagnati dalla musica di Scott Gibson, il compositore americano che da anni collabora con Castellucci: per la Divina Commedia ha utilizzato e rielaborato il suono di ossa umane che rotolano e i rumori registrati durante un’autopsia. Il sodalizio fra Gibson e il regista della Socìetas dura ormai da anni; i due lavorano in videoconferenza, il primo si connette da Chicago, dove vive, il secondo da Cesena, la città in cui ha sede la compagnia teatrale fondata ventisette anni fa dallo stesso Castellucci, dalla sorella Claudia, un’artista di rara sensibilità e intelligenza, e dalla moglie Chiara Guidi. Oltre alla musica, contribuiscono alla completezza delle immagini anche le complesse sculture che compongono la scenografia e l’uso sapiente delle luci, di cui si occupa lo stesso Romeo. Tutto ciò risulta ancora più evidente nel “Purgatorio”. Il palco è ritagliato, relegato, in un rettangolo della grande tenda nera che taglia in due un enorme padiglione circolare della Fiera di Avignone e divide la gradinata dove siedono gli spettatori dalle quinte. l’anormalità normale Lenta è la prima scena, un apparente normale quadro familiare. Una cucina moderna. Una madre che prepara da mangiare. Il bambino con in mano un giocattolo, uno di quegli eroi dei cartoni animati, simile a Mazinga. La madre e il bambino dialogano. È una rarità negli spettacoli della Socìetas, in cui la parola non è importante: il teatro contemporaneo ne fa a meno: la sintassi, il linguaggio servono per ordinare il mondo: nel momento in cui l’uomo ha cominciato a parlare ha anche dato un senso, un ordine appunto, a ciò che lo circondava. Il massimo di ordine è stato raggiunto nel periodo della modernità: il Rinascimento, l’Illuminismo e il Romanticismo avevano Weltanschauungen, ideologie chiare, che davano alla realtà stabilità e coerenza. Dopo Buchenwald e la bomba atomica, dopo la rivoluzione culturale del ‘900, dopo Freud ed Einstein, in una società sempre più individualista e persa nell’ideologia del consumo, con quale linguaggio è possibile ordinare il mondo? Non certo con quello di cui ci serviamo normalmente per parlare e che utilizzano i tre membri della famiglia messa in scena nel “Purgatorio” e i cui componenti, non a caso, non hanno neppure un nome. Un tabellone luminoso posto sopra il palco riporta fedelmente e in anticipo le battute degli attori attribuendole alla Prima, alla Seconda, e alla Terza Stella. L’effetto è straniante. Banali, quei dialoghi fra madre e figlio. Qualcosa però non va; la scena non convince. C’è un filtro davanti al palcoscenico. La visione è sfocata, l’audio disturbato dai suoni-rumori della musica di Gibson. La Terza Stella, il terzo membro della famiglia, il padre e il marito, ritorna di lì a poco da un viaggio di lavoro. Cena in compagnia della propria compagna. A un certo punto chiede il cappello alla Seconda Stella, la moglie, che scoppia a piangere. Vuole salutare il bambino. Se ne va di casa? Forse c’è il lieto fine: le scritte sul tabellone dicono che la Seconda Stella metterà un disco di musica leggera e danzerà felice con la Terza Stella. “La musique”. Il pubblico vorrebbe sentire davvero una canzonetta per sciogliere la tensione, ormai altissima. D´altra parte è scritto, lì in alto, perché mai non dovremmo sentire questa melodia? Perché la Seconda Stella non si muove e piange? Lo spettatore comincia a sospettare di quelle didascalie luminose. Non dicono il vero. Forse perché con la crisi della modernità la parola non corrisponde più all’azione. La Terza Stella, il padre, si avvia con la Prima Stella, il figlio, su per le scale, collocate sul fondo del palco, proprio di fronte agli spettatori. I due scompaiono in una stanza non visibile. Giungono al pubblico solo le urla del bambino, i mugghii dell’uomo. Una violenza sessuale, domestica, a volte ne parlano i giornali, più spesso rimangono anonime. La Prima e la Terza Stella tornano, scendono la scalinata, sul palcoscenico. Si abbracciano e la Prima Stella sussurra qualcosa come: “È tutto finito, ora”. Un’immensa tenerezza, un sentimento di compartecipazione, la pietas dantesca, su- bentra nello spettatore che riesca a lasciare da parte giudizi di ordine morale, i quali non servono a capire la profondità e l’insensatezza della condizione umana, la violenza, il desiderio sbagliato, la maglia che non tiene, come diceva Montale. Il dolore che lega gli esseri umani e li fa uguali. Tutti in un immenso purgatorio a scontare la pena di un errore esistenziale. Ormai siamo già proiettati nell’arcipelago dell’inconscio; il tabellone e gli attori tacciono. non si salverà nessuno? Buio. Un grande cerchio di vetro scende dall’alto a dividere la platea dal palco e a fare da cornice a immensi, giganteschi fiori che scorrono senza sosta davanti al pubblico. La Prima Stella, di spalle, in controluce e con il naso schiacciato sul vetro, guarda scorrere questa giungla, onirica, bella e terribile. Al di là del vetro, attraverso steli, enormi, o alberi, appare poi la Terza Stella, il padre. La selva oscura? Il fanciullo scappa: quando i fiori sono svaniscono, una luce fortissima e bianchissima illumina il palcoscenico, in cui si riconosce l’interno borghese dove le tre Stelle si erano riunite come una normale famiglia all’inizio dello spettacolo. Si intravvede, sfocato dal cerchio, il papà. È invecchiato, si muove in maniera convulsa, come fosse affetto da una sindrome spastica (Castellucci, come Pippo Del Bono, ricorre spesso ad attori disabili). Rientra in scena la Prima Stella, il bambino ormai diventato ragazzo, che costringe la Terza Stella a sdraiarsi per terra, per sdraiarsi a sua volta su di lui. Rimane poi immobile, mentre il padre a fatica si alza e se ne va. Non appena la Terza Stella scompare alla vista dello spettatore, la Prima Stella, sempre sdraiato, comincia ad agitarsi esattemente come il genitore poco prima, in modo scomposto, quasi fosse in preda a un attacco epilettico. Non c’è scampo. Nessuno si è salvato. L’errore (verrebbe da dire il peccato) del padre si è trasmesso al figlio. Il palcoscenico non è un luogo in cui si rappresentano storie, ma è uno spazio pericoloso, in cui può accadere davvero di tutto; il palcoscenico è la selva oscura di Dante. Il regista non ha colpa; lo spettatore, neppure. Nel frattempo il cerchio di vetro attraverso cui è stato possibile vedere questa seconda parte dello spettacolo, comincia a girare su sé stesso; una scia di inchiostro nero si deposita intorno ai suoi contorni riducendone la superficie fino a lasciare scorgere, da uno squarcio minuscolo, solo una porzione di palco. la salvezza dell’assenza Da un foro circolare simile praticato in enormi tende nere è possibile scrutare il “Paradiso”, un’installazione collocata nella Chiesa medievale dei Celestini, nel centro di Avignone. Si entra in un ambiente buio, ci si china e si contempla: la navata centrale della Chiesa, la sola visibile, è completamente allagata. Nel mezzo, di nuovo un pianoforte: bruciato. L’acqua riflette sulle pareti scrostate dell’edificio chiarori limpidissimi. Una bandiera nera passa a cadenze ritmiche davanti al foro e lascia lo spettatore per un secondo al buio. Un paradiso senza traccia di umanità e di salvezza. O forse la “salvezza” per l’uomo contemporaneo è nella propria assenza, nel non essere. Nel dimenticare di essere e di essere stato. 8 palcoscenico Martedì, 7 ottobre 2008 CARNET PALCOSCENICO rubriche a cura di Carla Rotta TEATRO Il cartellone del mese IN CROAZIA IN ITALIA Teatro Nazionale Ivan de Zajc - Fiume Teatro lirico Giuseppe Verdi - Trieste 3, 4, 6, 7, 9, 10 ottobre ore 19,30 La dama delle camelie melodramma di Alexandre Dumas. Regia Damir Zlatar Frey 18, 20, 22, 23 e 24 ottobre ore 19,30 Sunčanica opera di Boris Papandopulo. Regia Ozren Prohić. Direttore d’orchestra Nikša Bareza 21 ottobre ore 19,30 Brod za lutke dramma di Milena Marković. Regia Slo- 10 ottobre ore 20,30 e 11 ottobre ore 18 Concerto con l’Orchestra del Teatro “Giuseppe Verdi”. Musiche di B. Britten, P. Iturralde, G. Mulligan, E. Elgan 16 ottobre ore 20,30 Concerto Crossover con Michel Portal e Vincent Courtois. Musiche di Michel Portal e Vincent Courtois bodan Unkovski. Interpreti Voja Brajović, Bogdan Diklić, Tamara Vučković, Vojin Cetković, Branislav Lečić, Sloboda Micalović, Milica Mihajlović, Boris Isaković, Jasmina Avramović, Nikola Djuričko, Andjelika Simić, Goran Šušljik, Marija Karan 27 e 28 ottobre ore 19,30 Pjesma nad pjesmama. Epitaf za Frederika di Staša Zurovac Teatro cittadino - Pola 2, 3 e 4 ottobre ore 20; 6 e 7 ottobre ore 12,30 Furbaćona/La moscheta da Angelo Beolco-Ruzante. Regia Jasminko Balenović. Interpreti Denis Brizić, Romina Vitasović, Rade Radolović, Teo Tiani, Alfredo Kocijančić 14 ottobre ore 20 Kaćuše di Davor Špišić. Regia Dražen ferenčina. Interpreti Tatjana Bertok Zupković, Anita Schmidt, Helena Minić, Marina Bažulić da definire Stilske vježbe / Lezioni di stile di Raymond Queneau. Regia Tomislav Radić. Interpreti Pero Kvrgić, Lela Margitić 17 ottobre ore 20,30; 18 ottobre ore 18 Concerto del Coro e Orchestra del “Verdi”. Musiche di J. Brahms 23 ottobre ore 20,30 Lirico recital pianistico di Danilo Rea 24 ottobre ore 20,30; 25 ottobre pre 18 Concerto del Coro e Orchestra del “Verdi”. Musiche di G. Mahler Politeama Rossetti - Trieste Ciclo:Prosa 8, 9, 10 e 11 ottobre ore 20,30; 9 e 12 ottobre ore 16 To be or not to bedi Maria Letizia Compatangelo. Regia Antonio Calenda. Interpreti Giuseppe Pambieri, Daniela Mazzucato, Umberto Bortolani, Fulvio Falzarano, Stefano Bembi, Francesco Benedetto, Giulia Beraldo, Gianfranco Candia, Paolo Cartago, Daniela Di Bitonto, Carlo Ferreri, Francesco Gusmitta, Luciano Pasini, Raffaele Sinkovic, Jacopo Venturiero, Jacopo Zucca Ciclo: Altri percorsi 15, 16, 17 e 18 ottobre ore 21; 19 ottobre ore 17 La vita xe fiamaomaggio a Biagio Marin a cura di Roberto Damiani. Regia Furio Bordon. Interprete Massimo De Francovich ginja Vognjac, Milica Grujičić, Radoje Čupić, Radovan Vujović i Nenad Pećinar da definire Le avventure di Tom Sawyer di Mark Twain. Regia Saša Anočić. Interpreti Božena Delaš, Almira Štifanić, Karin Fröhlich, David Petrović, Zlatko Vicić / Damir Orlić; Zdenka Marković, Aleks Đaković, Anđelko Somborski / Denis Brižić da definire Brod za lutkedi Milena Marković. Regia Ana Tomović. Interpreti Jasna Đuričić, Dra- IN SLOVENIA Teatro cittadino - Capodistria 21, 23, 24 e 25 ottobre ore 20,30; 22 e 26 ottobre ore 16 La rigenerazione di Italo Svevo. Regia Antonio Calenda. Interpreti Gianrico Tedeschi, Fulvio Falzarano, Lidia Kozlovich, Francesco Benedetto, Gianfranco Candia, Carlo Ferreri, Zita Fusco, Ivan Lucarelli, Sveva Tedeschi Ciclo : Danza e dintorni 18 e 19 ottobre ore 20,30; 19 ottobre ore 16 Alvin Ailey. American Dance Theatre 28, 30 e 31 ottobre ore 20,30; 29 ottobre ore 16 Sola me ne vo di Vincenzo Cerami, Giampiero Solari, Riccardo Cassini, Mariangela Melato. Regia Giampiero Solari. Interpreti Mariangela Melato La Contrada - Trieste 10, 11, 15, 16, 17, 18, 19, 22, 23, 24 e 25 ottobre ore 20,30; 12, 14, 19 e 26 ottobre ore 16,30 Tramachidi Roberto Curci. Regia Francesco Macedonio. Interpreti Ariella reggio, Gianfranco Saletta, Maria Grazia Plos, Adriano Giraldi, Marzia Postogna, Maurizio Zacchigna, Valentino Pagliei, Massimiliano Borghesi, Paola Saitta, Lorenzo Zuffi, Elisa Pozzetto, Andrè Fotso Anno IV / n. 35 7 ottobre 2008 “LA VOCE DEL POPOLO” - Caporedattore responsabile: Errol Superina IN PIÙ Supplementi a cura di Errol Superina Progetto editoriale di Silvio Forza / Art director: Daria Vlahov Horvat Edizione: PALCOSCENICO Redattore esecutivo: Carla Rotta / Impaginazione: Annamaria Picco Collaboratori: Christian Eccher, Rossana Poletti / Foto prima: Domenico Ponziano Non pervenuto La pubblicazione del presente supplemento viene supportata dall’Unione Italiana grazie alle risorse stanziate dal Governo italiano con la Legge 193/04, in esecuzione al Contratto N° 83 del 14 gennaio 2008, Convezione MAE-UI N° 2724 del 24 novembre 2004