DEL POPOLO
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UN CAFFÈ CON...
Daniela Mazzucato
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LA STAGIONE
Una poltrona per te
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NOITEATRO
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FESTIVAL
CARNET PALCOSCENICO
Dramma Italiano Dante ad Avignone Il cartellone del mese
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2 palcoscenico
UN CAFFÈ CON...
Martedì, 7 ottobre 2008
Daniela Mazzu
Daniela Mazzucato
di Rossana Poletti
L
a prima presenza a Trieste di Daniela Mazzucato risale al 1968 nel ruolo di Stefania Matuta in “Ivan
il Terribile”, l’ultima è di quest’anno nella parte di Anna nei
“Sette peccati capitali”, in mezzo di tutto e di più: “Sissì”, “Al
cavallino bianco”, “Ballo al Savoy”, “Orfeo all’inferno”, “La
vedova allegra” per citare solo
alcune delle operette da lei interpretate. Per non dimenticare
“La Baiadera”, “Così fan tutte”, “Vittoria e il suo ussaro”,
“Acqua cheta” e, tra le opere
il “Don Pasquale”, “Falstaff” e
“Werther”. Decine e decine di
spettacoli per un pubblico che
l’ama e ritiene che l’operetta a
Trieste sia il compianto Sandro
Massimini, ma anche la Mazzucato che con lui celebrò le migliori pagine della piccola lirica
negli anni in cui per vedere una
rappresentazione al festival dovevi metterti in fila di notte fuori dal botteghino. Qualche anno
fa ricevette il Premio Internazionale dell’Operetta istituito
dall’Associazione Internazionale dell’Operetta di Trieste e
a centinaia in un agosto torrido
corsero per renderle omaggio.
Oggi Daniela Mazzucato è
una signora, bella, raffinata, che
sembra molto più giovane degli anni che inevitabilmente ha,
senza il bisogno di quegli aiutini a cui ricorrono troppo frequentemente le dive. È una bellezza, la sua, fatta di buon gusto
e di stile, di cultura profonda e
non ostentata.
È una donna però che è ancora pronta alle sfide tant’è che
dalla lirica, che le ha dato le
maggiori soddisfazioni in questi anni di lunga e felice carriera, ora ha deciso di cimentarsi
con la prosa, accettando il ruolo della protagonista Maria Tura
nello spettacolo “To be or not to
be”, che aprirà l’8 ottobre la stagione dello Stabile triestino.
“To be or not to be” è la
commedia che Maria Letizia
Compatangelo ha elaborato sulla base del soggetto originale
dell’autore ungherese Melchior
Lengyel, divenuto nel 1942
un film di successo del grande Ernst Lubitsch, ripreso quarant’anni dopo da un altro ge-
nio della comicità, Mel Brooks. Suo partner in scena sarà
Giuseppe Pambieri che interpreta la parte di Ian Tura. Ian e
Maria sono i capocomici di una
compagnia teatrale di Varsavia,
intenti a provare un testo non
troppo velatamente antinazista.
È il 1939 e gli eventi precipitano: Varsavia è asservita a Hitler
e la censura impedisce la messinscena. Gli attori ripiegano su
Amleto, ruolo che è il pallino di
Ian ma che diventa presto il suo
incubo: durante il lungo monologo di “To be or not to be” infatti Maria si fa raggiungere in
camerino da uno spasimante…
Proprio grazie a lui, giovane ufficiale dell’aeronautica, il mondo evanescente degli attori diviene fondamentale per giocare
una serie di tiri contro gli oppressori ed eliminare un importante capo nazista.
Commedia piena d’ironia e
garbo, di battute irresistibili e
intuizioni intelligenti, è divertente e comica ma allo stesso
tempo drammatica; in termini
leggeri e surreali è una dura satira contro il nazismo.
Che effetto fa passare dalla
lirica, piccola e grande, alla prosa?
È l’effetto che fa una responsabilità molto grande. Io ho conosciuto la prosa che generalmente
si fa nell’operetta, qualche battuta, alcune frasi, che però sono dette in funzione del canto. E invece
qui non è così: intanto sono affiancata ad attori bravissimi, Pambieri
e tanti altri, che sono del mestiere
e sono molto preparati. Hanno impostazione della voce e del suono
che senti correre dentro al teatro
e io mi ci devo adeguare. È una
grande responsabilità che affronto
del caso, ma credo che andrà proprio bene, come ci si aspetta per
uno spettacolo molto interessante
qual è. Andrà in tournée l’anno
prossimo perché ormai per questa
stagione, che comincia ora, i giochi sono già fatti.
Tu andrai in tournée con lo
spettacolo?
Se la cosa riesce, con grande
piacere.
Il cantante lirico è sempre in
tournée, nel senso che va a cantare nei grandi teatri lirici, con ingaggi brevi e pertanto gira.
Sì, infatti dopo questa cosa io
vado a Toulose in Francia.
Noi della lirica facciamo un teatro
un po’ particolare. Facciamo
teatro perché abbiamo avuto dal
Padre Eterno una voce, in dono
una qualità. Chi fa teatro nella
prosa, ha comunque avuto un
dono ma l’ha dovuto scoprire.
Quando canti, scopri con facilità
di cantare bene, di avere il talento
della voce, la persona che vuole
fare l’attore invece ha motivazioni
molto diverse. Dev’esserci per forza
una passione che deve scoprire
dentro di sé
però con grande piacere. È sempre
stato un mio desiderio fare teatro
di prosa, poi non so se sarò all’altezza. Io ce la metto tutta e cerco
di essere... come posso dire, cerco
di avvicinarmi il più possibile alle
intenzioni del regista. Per me è un
impegno molto forte, una sfida, mi
sento proprio una ragazzina al primo approccio.
lirica vs. prosa
Al momento siamo ancora nella fase delle prove dello spettacolo “To be or not to be”, quale differenza hai notato tra la lirica e
la prosa?
Intanto qui ci sono gli orari
delle prove molto diversi. Nella
lirica le prove sono brevi perché
non è che si possa cantare per più
di tanto tempo, c’è la necessità di
fare delle pause per permettere il
recupero delle mucose, della voce,
della gola. Nella prosa invece durante le prove c’è l’esigenza di
non abbandonare un certo ritmo.
Credo sia soprattutto questa l’esigenza, non abbandonare il ritmo
quando si è conquistata un’atmosfera, un’intensità, tra i personaggi. Si crea una concentrazione che
non si deve lasciare, bisogna lavorarci sopra e perciò ritengo sia importante questo orario consecutivo
anche di sette-otto ore.
E quindi l’impegno è anche
fisico?
Si, fisico e nervoso, di stress, io
non sono abituata ma capisco che
questo è importante.
con la valigia
in mano
Lo spettacolo va in tournée?
Questo spettacolo andrà in
tournée. Adesso debutta qui e speriamo che nasca sotto una buona
stella. Facciamo tutti gli scongiuri
Dicevo, il cantante ha ruoli già
pronti che conosce e va a interpretarli nei vari teatro dov’è richiesto
e con pochi giorni di prova, a volte anche senza, va in palcoscenico. Invece nella prosa la tournée
è ben diversa, significa per mesi
stare con la valigia in mano assieme allo stesso gruppo da una
città all’altra, da un palcoscenico
all’altro, sempre con il medesimo
ruolo nello stesso spettacolo.
Io ho sempre pensato che il teatro è un po’ questo. Noi della lirica facciamo un teatro un po’ particolare. Facciamo teatro perché
abbiamo avuto dal Padre Eterno
una voce, in dono una qualità. Chi
fa teatro nella prosa, ha comunque
avuto un dono ma l’ha dovuto scoprire. Quando canti, scopri con facilità di cantare bene, di avere il
talento della voce, la persona che
vuole fare l’attore invece ha motivazioni molto diverse. Dev’esserci
per forza una passione che deve
scoprire dentro di sé. Il processo è
molto più lento, più profondo direi,
e la valigetta che nell’immaginario si prende e si porta in tournée,
rappresenta questo ed è per me il
vero teatro. Quello che una volta
era dei guitti. Mi affascina moltissimo la storia della polvere del
palcoscenico.
l’emozione
della storia
Questo spettacolo è emozionante per i contenuti.
Si, molto. Il film di Lubitsch è
molto lontano, non so chi lo possa
ricordare. Ma questo film bellissimo, che si intitola anch’esso “To
be or not to be” ed è stato tratto
dal soggetto di Melchior Lengyel,
ha dei risvolti divertentissimi e
anche drammatici, perciò credo
sia una cosa che possa veramente
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Martedì, 7 ottobre 2008
ucato
avvincere. È ambientato al tempo
del nazismo nella Polonia invasa
da Hitler, ed è una storia di teatro
nel teatro.
Ci sono comunque due canzoni nello spettacolo composte
da quel grande musicista che è
Nicola Piovani.
Ci ha regalato due canzoni
che sono state collocate una nel
primo atto e una nel secondo.
L’intuizione che ha avuto è quella di farle nascere magicamente,
io credo e spero di riuscirci, senza
che debba esserci quel salto tra la
recitazione e la musica improvvisamente, un passaggio graduale
che va senza che il pubblico quasi
se ne accorga. Poi sono molto fiera di questo e lo dico, Piovani le
ha scritte per me, perché mi conosceva, ci siamo incontrati in altre
occasioni e ha conosciuto anche
la mia vocalità, ha lavorato quindi in armonia sulla mia voce.
così tanto
“nostra” Trieste
Il suo rapporto con Trieste è
molto stretto.
Io dico sempre “Trieste è la
nostra città”, nostra perché c’è
anche mio marito (ndr. Max Renè
Cosotti è cantante tenore) a dirlo,
è la città che ci ha fatto incontrare, dove io ho scoperto che aspettavo la mia bambina e dove abbiamo lavorato tantissimo, d’inverno la stagione lirica e poi
d’estate il festival dell’operetta.
Sono stata qui due volte all’anno quasi tutti gli anni, siamo stati
molto presenti.
Tua figlia oggi è impegnata
qua a Trieste e questo fatto vi
lega ancora di più alla città.
Lei ha scelto di fare l’università al Dams e ha espresso il desiderio di frequentare un’accademia di recitazione. Partecipando
stesso, anche se c’è da aggiungere che i talenti naturali non sono
tanti. Ma a mio avviso è mancato l’aggancio tra la nostra esperienza e il loro inizio. Mi spiego,
i cantanti della nostra generazione sono spariti, anzi sono stati eliminati, li hanno voluto cancellare, e questo ha fatto si che
i giovani non hanno avuto come
abbiamo avuto noi, modo di sentire quelli che ci precedevano, di
avere una scuola direttamente
sul palcoscenico, non quella che
si ha in un conservatorio o nella stanza del maestro. Mi ricordo
quand’ero ragazza che, appena
Le nuove generazioni a teatro:
purtroppo è mancato l’aggancio tra
la nostra esperienza e il loro inizio
alla purtroppo triste serata in ricordo di Orazio Bobbio, da Ariella Reggio abbiamo scoperto della loro scuola. Miriam ha fatto il
provino, l’hanno presa e lei è diventata triestina prima di noi.
Dove ti porta il futuro?
A Toulose, a Lecce, a Roma e
dopo bisognerà vedere cosa accade. I teatri lirici sono in un momento di difficoltà, in Italia ma
anche all’estero. In Germania
mi dicono che la situazione non è
molto buona. Le programmazioni
sono incerte, anche recentemente
impegni sono saltati, al loro posto
ne sono sorti altri per fortuna, comunque la situazione è fluida. C’è
crisi nell’ambiente lirico e non
solo, vedo però che alla fine serviamo ancora qualcosa e allora ci
chiamano.
serve colmare
un vuoto
Come vedi le nuove generazioni a teatro?
Penso che ci sia stato come
un buco tra la nostra generazione e i ragazzi che intraprendono la carriera adesso. Ci sono
le voci, non è che non ci siano, i
talenti qua e là vengono fuori lo
cominciato, ascoltavo i cantanti della generazione precedente,
li ascoltavo con grande curiosità e con grande interesse. Magari dicevo questo non mi piace
perché è antico. Però già serviva anche quello per capire. Qui
invece c’è stato un vuoto, una
cesura. Quando si sentono queste voci giovani, fresche e anche
belle che però mancano di quel
fraseggio, di quella poesia, della capacità di estrapolare dalla
frase quello che forse l’autore
voleva, senti che manca qualcosa. È un canto un po’ freddo, non
so come dire, puntano al suono,
però la scuola del bel canto è
un’altra cosa.
Un po’ quello che accade nel
mondo della prosa.
Non posso essere un buon testimone in questo senso, però
quando sento alla televisione,
nelle fiction, gli attori che sussurrano perché non sanno dare le intonazioni, allora è tutto uno sfiatamento e questo gap lo recepisco
anch’io che non sono un’attrice
consacrata.
Ma il prossimo debutto ti farà
diventare tale.
Speriamo, io ce la metto tutta e
anche con grande amore.
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Martedì, 7 ottobre 2008
Una poltrona aspetta te!
LA STAGIONE
In giro per teatri
Politeama Rossetti - Trieste
“Mamma mia, che stagione!” è il leit motiv della Stagione 20082009 del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, facendo il verso al
titolo di punta del cartellone di quest’anno: “Mamma mia” il musical
più atteso dopo il debutto del film con Meryl Streep. Sono 50 gli spettacoli di prosa, musical e danza con gli autori, gli attori e i registi più
quotati del panorama nazionale e internazionale.
“To be or not to be” spettacolo di produzione, con Giuseppe Pambieri e Daniela Mazzucato, aprirà la stagione l’8 ottobre seguito a ruota
da “La Rigenerazione” di Svevo con Gianrico Tedeschi, entrambi per
la regia di Antonio Calenda.
Gli spettacoli sono articolati, come di consueto, nei quattro itinerari
della Prosa, dei Musical & grandi eventi, della Danza e degli Altripercorsi, nell’esigenza di coniugare produzioni, grandi classici, drammaturgia contemporanea, senza perdere di vista le novità che arrivano dal
panorama internazionale dello spettacolo.
“To be or not To be” che Maria Letizia Compatangelo ha tratto dal
soggetto originale di Melchior Lengyel – divenuto nel 1942 un film
di successo di Ernst Lubitsch – aprirà la stagione di Prosa nel segno
della commedia delicata e intelligente, un’elegia del mondo del teatro concepita sullo sfondo di una Varsavia in lotta contro il nazismo. Il
cast brillante e di spessore è capeggiato da Giuseppe Pambieri e Daniela Mazzucato: quest’ultima presterà la propria voce alle due canzoni scritte proprio per lo spettacolo da Nicola Piovani. Seguirà “La
Rigenerazione” di Svevo, che lo Stabile produce assieme ai goriziani
a.Artisti Associati. La commedia, percorsa da riflessioni ironiche e attuali, va in scena con Gianrico Tedeschi, accompagnato da ottimi talenti triestini, Lidia Kozlovich e Fulvio Falzarano.
Merita invece una luce del tutto particolare Sola me ne vo, applaudito one woman show interamente costruito sul talento, la musicalità,
la duttilità di Mariangela Melato. La famiglia, nelle sue dinamiche ciniche e grottesche, è anche al centro di Ritter/Dene/Voss di Bernhard
che ammireremo nell’interpretazione di tre grandi professionisti come
Massimo Popolizio, Maria Paiato e Manuela Mandracchia. Non mancheranno le riflessioni da condurre all’ombra della sapienza dei classici: il Pirandello di “Così è (se vi pare)” riletto dalla limpidità registica
di Massimo Castri è un appuntamento da non mancare e al genio siciliano si dedica anche la coppia Pagliai-Gassman in Enrico IV.
Il piano dell’etica sociale è invece toccato da “La parola ai giurati”
di Reginald Rose dove un Alessandro Gasmann attore e regista affronta il tema della pena di morte. Ancora deviazioni della morale privata e
sociale sono il nucleo attorno a cui Joseph Conrad costruisce “L’agente segreto” che Marco Sciaccaluga allestisce portando a teatro il tema
del terrorismo. L’attesissimo Rupert Everett invece – diretto da Philip
Prowse – guarda ai rapporti di coppia e al più complesso dei sentimenti, l’amore, attraverso la raffinata e graffiante drammaturgia di Noel
Coward in “Vite private”.
Cechov ci illuminerà con la forza metaforica del suo capolavoro
più amato, “Il gabbiano” nell’interpretazione di Patrizia Milani, Carlo
Simoni e Maurizio Donadoni diretti da Bernardi. E poi Shakespeare e
il dramma per antonomasia, “Amleto”, che dopo dieci anni d’assenza
ritorna al Politeama Rossetti con Luca Lazzareschi nel ruolo del titolo, affiancato da Nello Mascia, Galatea Ranzi e Luciano Roman per la
regia di Pietro Cartiglio. Nella sua originalità è un cult “Pipino il Breve”, spettacolo di prosa e musica di Tony Cucchiara ispirato alla chanson de geste.
Altripercorsi
Restando nella prosa, quella che va in scena alla sala Bartoli, denominata Altripercorsi, sarà invece inaugurata da “La vita xe fiama”,
un raffinato collage di liriche e prose di Biagio Marin, realizzato nel
‘92 dallo scomparso Roberto Damiani, scrittore di teatro oltre che docente universitario e politico. A mettere in scena il recital è Furio Bordon, sensibile regista ed eccellente autore triestino, mentre Massimo
De Francovich darà voce alle creazioni del poeta gradese, accompagnato al violoncello dal Maestro Severino Zannerini. “Alexandria”, altra produzione dello Stabile, tratta il tema dell’emigrazione femminile
verso l’Egitto. Lo spettacolo nasce da un progetto di Franco Però, che
firma anche la regia. Assisteremo poi a coraggiose e dure denunce sociali con “Gomorra” di Roberto Saviano e Mario Gelardi e “L’Istruttoria” di Claudio Fava, uno spettacolo legato al territorio con Cercivento di Riccardo Maranzana e Massimo Somaglino, e una rilettura di un
classico come “Casa di Bambola” con Lunetta Savino diretta da Leo
Muscato. L’uomo contemporaneo sarà raccontato nelle sue più diverse sfaccettature: nel controverso rapporto con la cultura nello spassoso “Anvedi Goethe” di Marco Maltauro, nei suoi legami sentimentali
in “Sunshine” di William Mastrosimone, che vede Sebastiano Somma
e Benedicta Boccoli diretti da Albertazzi, nelle sue passioni sportive
in “Alé Calais” di Osvaldo Guerrieri. Nuovo linguaggio drammaturgico e messinscena saranno proposti in “Viaggiatori di pianura” con
Natalino Balasso e Laura Curino, per la regia di Vacis, ne 2Il sentiero dei passi pericolosi” di Bouchard per la regia di Tommaso Tuzzoli.
Per concludere con Marlene interpretata da Pamela Villoresi, “Le notti
bianche” da Dostoevskij per la regia di Rossella Falk, “L’uomo dal fiore in bocca” con Corrado Tedeschi, “Romolo il Grande” di Dürrenmatt
con Mariano Rigillo, India di Mara Baronti.
prodotto dalla Compagnia della Rancia e Ati Il Sistina: si tratta del
riallestimento di un successo di Renato Rascel e Delia Scala, che sarà
interpretato ora da Chiara Noschese e Christian Ginepro, per la regia di
Saverio Marconi. È in programma poi “Robin Hood” musical di Beppe
Dati che rappresenta un’operazione originale italiana, diretta da Ginepro, con protagonista il bravo Manuel Frattini.
Per la prima volta al Rossetti andrà in scena “Chorus Line”, il musical cult di Michael Bennet che conquista per la bellezza delle musiche, delle storia, delle coreografie. Poi è previsto il ritorno di “Rocky
Horror Show” che rielabora il mito di Frankenstein con ironia, figure
grottesche e sound irresistibile. Un altro titolo da non lasciarsi sfuggire è “Hairspray”. Successo recente, in Italia è noto soprattutto per
il film con John Travolta, coniuga una frizzante colonna sonora a una
storia spassosa. La mette in scena Massimo Romeo Piparo, con un ironico Stefano Masciarelli. Tre altri eventi sono previsti nel cartellone,
innanzitutto Slava Polunin, lo straordinario clown russo che ritorna al
Politeama Rossetti con il suo incantevole Slava’s Snow show. Poi sarà
la volta della compagnia canadese del Cirque Eloize che esordisce a
Trieste, con il suo “Rain”. Lo show immagina un gruppo di acrobati,
clown, giocolieri e contorsionisti alle prese con le prove di alcuni loro
numeri. Ed ancora Arturo Brachetti che ritorna sul nostro palcoscenico con i mille sorprendenti travestimenti e le invenzioni del suo “Gran
Varietà Brachetti”. “Mamma mia!”, lo show numero uno al mondo,
chiuderà ad aprile la stagione musical del Rossetti. Con una colonna
sonora che comprende tutti i più grandi successi degli ABBA, leggendario gruppo pop degli anni ’70, Mamma mia! è il musical più rappresentato al mondo.
Danza & dintorni
Per concludere nel cartellone Danza & dintorni ci sono sei titoli tutti di tenore elevatissimo, a partire dalla performance dell’”Alvin Ailey
American Dance Theater” che inaugura la rassegna.
La danza moderna americana nelle sue accezioni più creative sarà
protagonista anche di “The best of Parsons”, della Parsons Dance
Company e Botanica, nel quale i Momix ricreeranno il mondo vegetale in tutta la sua magia di colori e mutevolezze. I Mummenschanz
poi, artisti svizzeri che hanno saputo creare un genere fondendo in una
grammatica corporea nuova l’arte di mimi, manufattori, prestidigiatori, equilibristi, proporranno il loro “3x11”. Saranno quindi sul palcoscenico dello Stabile alcuni eccellenti ensemble classici: il Balletto del
Teatro dell’Opera Nazionale di Romania che ammireremo in “Cenerentola” su musiche di Prokofiev e il Balletto Nazionale di Sofia che
proporrà una sontuosa edizione di “Giselle” nella tradizionale coreografia di Coralli, Perrot, Petipa.
Fuori abbonamento
Fra i fuori abbonamento citiamo “High School Musical” della
Compagnia della Rancia, un ritorno molto richiesto dal pubblico gioMusical & grandi eventi
vanile e due accattivanti appuntamenti nei concerti di Giovanni AlleIl cartellone Musical & grandi eventi è come sempre ricco e viva- vi e del mitico ensemble Rondò Veneziano che offrirà – per la prima
cissimo. In apertura un omaggio alla tradizione della commedia musi- volta a Trieste – il meglio del suo repertorio in due esecuzioni live nel
cale italiana di Garinei & Giovannini, con “Il giorno della tartaruga” gennaio prossimo. (rp)
Martedì, 7 ottobre 2008
Teatro «Ivan de Zajc» - Fiume
La Contrada - Trieste
“La dama delle camelie” per inaugurare la Stagione allo “Zajc”: la storia tragica di Marie Duplessis scritta da Alexandar Dumas che nella messinscena si avvale della regia di Damir Zlatar Frey.
Ė tratto dal primo romanzo di Tatjana Gromača “Crnac” (Negro), storie parallele di crescita viste e raccontate con occhi di bambina.
La regia è di Tomi Janežić. Anteprima il 7 marzo 2009.
Un classico dei classici, sul palcoscenico come al cinema: “Un tram
chiamato desiderio” di Tennesee Williams. Sarà in scena per la regia di
Dino Mustafić. La prima è in cartellone il 23 aprile 2009.
“La dama delle camelie”, “Crnac” e “Un tram chiamato desiderio”
- tutto prime - avranno per la messinscena il palcoscenico dell’“Ivan de
Zajc”.
Per il ciclo “Zajc OFF”, la Stagione propone “La Bella e la Bestia” e
“Glorious”. “La Bella e la Bestia”, tratta dal racconto di Jean Marie Le
Prince de Beaumont e scenario da film di Jean Cocteau è una bella e tenera fiaba per bambini e adulti. Regia di Vito Taufer. Prima il 6 dicembre
2008 (giusto con il mese che invita alla magia) al Teatro Fenice.
Il 26 maggio 2009, la prima di “Glorious” di Peter Quilteir. La commedia sarà diretta da Matijaž Latin.
E veniamo alle repliche. Sul palcoscenico dello “Zajc”, “La bisbetica
domata”, commedia di William Shakespeare diretta da Vito Taufer.
Visto l’enorme successo di pubblico e critica, torna la commedia musicale “Nunsense” di Dan Goggin per la regia di Mojca Horvat.
Repliche allo “Zajc OFF”, per “Turbo folk” diretto da Oliver Prljić e
“Poligraf” di Robert Lepage e Marie Brassard. Regia di Dino Mustafić.
Stagione all’Opera. Il cartellone invita con “Sunčanica” di Boris Papandopulo e regia di Ozren Prohić. Prima il 18 ottobre.
Si prosegue con “Madame Butterfly” di Giacomo Puccini per la regia
di Dora Ruždjak Podolski. Prima il 22 novembre.
Prima il 28 marzo 2009 per “La Traviata” di Giuseppe Verdi. Regia
Janusz Kica.
Saranno repliche per “Il Barbiere di Siviglia” di Gioacchino Rossini e regia di Ozren Prohić; “Macbeth” di Giuseppe Verdi e di nuovo regia di Ozren Prohić; “L’ape Maja” di Bruno Bjelinski diretta da Ivan Leo
Lemo; palcoscenico per “Ero, il fidanzato caduto dal cielo” di Jakov Gotovac. L’opera è diretta da Krešimir Dolenčić. Chiude il cartellone operistico “La Gioconda” di Amilcare Ponchielli. Firma la regia, ancora una
volta, Ozren Prohić.
Uno sguardo al cartellone dei balletti. Di Rodion Ščedrin, “Ana Karenjina”. Firma la regia e coreografia, Dinko Bogdanić. Prima il 12 dicembre.
“Il processo” di Kafka versione balletto. Una curiosità, senza dubbio.
Regia e coreografia di Staša Zurovac. Per vedere il balletto bisognerà attendere il 12 maggio 2009.
Repliche per “Pjesma nad pjesmama” di Marijan Nećak e Staša Zurovac, regia e coreografia di Staša Zurovac.
“Epitaffio per Federico” di Frederic Chopin; regia e coreografia di Milko Šparemblek.
“Čudesni mandarin” di Bela Bartok avrà regia e coreografia di Mirko
Šparemblek. Chiude la proposta “Repliche” “Romeo e Giulietta” di S.
Prokofjev. Regia e coreografia di Staša Zurovac.
Quest’anno la Contrada propone al suo pubblico un calendario più ricco. Ci saranno infatti dodici
spettacoli, due in più.
Due sono le produzioni. “Tramachi” di Roberto
Curci che aprirà la stagione il 10 ottobre e “Capriole
in salita” di Pino Roveredo.
“Tramachi” è la storia di un’anziana signora
che deve vendere il suo appartamento e traslocare, tramacar insomma, protagonista Ariella Reggio assieme alla compagnia stabile della Contrada.
“Capriole in salita” di Pino Roveredo: testo autobiografico, è la storia dura e toccante di un uomo che
dopo aver toccato il fondo, risale la china della vita
e ritrova il suo posto nella società. Andrà in scena a
marzo con la regia di Macedonio e con la coproduzione del CSS di Udine.
Il cartellone propone come sempre nomi di grande qualità come Giulio Bosetti e Mariangela D’Abbraccio, Vincenzo Salemme e Maria Amelia Monti,
ed altri di sicura comicità quali Max Giusti, Zuzzurro e Gaspare.
Ma andiamo per ordine, dopo il debutto di “Tramachi” sarà la volta di un classico goldoniano “Le
smanie per la villeggiatura”, testo divertente ed emblematico, commedia dell’apparire, ironico dileggio
di una vera e propria mania che aveva colto le classi
ricche, nobili o borghesi, dell’epoca. Lo presentano
Diablogues e Le Belle Bandiere unendo i loro maggiori interpreti e registi: Elena Bucci, Stefano Randisi, Marco Sgrosso e Enzo Vetrano.
Segue un classico del Novecento: “Sei personaggi in cerca d’autore” di Luigi Pirandello, proposto
dal Teatro Carcano diretto da Giulio Bosetti, il quale
è regista e interprete della commedia.
Nel periodo natalizio La Contrada propone al suo
pubblico una commedia comica con Paola Quattrini
e Pietro Longhi: “Adorabile Giulia” tratta dal libro
“Theatre” di Somerset Maugham. La storia racconta di un’attrice in là con gli anni che si ostina ad interpretare sul palcoscenico e nella vita ruoli da giovane donna, in continua lite con colleghe e immersa
in un’intricata vicenda amorosa con un ragazzo dell’età di suo figlio.
Il 2009 debutterà con “Romantic comedy” di
Bernard Slade, commedia brillante, ironica e vivace, ma soprattutto romantica. Una storia d’amore
tutt’altro che convenzionale con Marco Columbro e
Mariangela D’Abbraccio.
“La base de tuto” di Giacinto Gallina, nell’allestimento di Stefano Pagin per Teatri SpA e Reatro Stabile del Veneto, racconta di una Venezia in
profondo cambiamento, i cui protagonisti sono comunque convinti che al fondo comunque il denaro
sia la cosa più importante. Tra gli interpreti della
commedia l’artista friulano Massimo Somaglino,
che nella passata stagione aveva messo in scena
“Le indemoniate”.
Teatro cittadino - Pola
Un passo alla volta. Il Teatro cittadino di Pola, come tradizione, presenta prima il segmento
autunno/inverno della Stagione, rimandando il resto a fine gennaio,
inizio febbraio.
Che cosa, dunque, offre il palcoscenico, del teatro cittadino?
Si apre, anzi, il sipario sulla Stagione è stato già alzato, con
“Furbaćona”, tratta da “La moscheta” del Ruzante, per la regia di Jasminko Balenović. Dal dialetto veneto a quello ciakavo. Un esperimento andato bene e ben accetto
dal pubblico.
Di Dave Simpson, “Girls’ Night Out” da un’idea di Paul Farrah
e regia di Violeta Tomić. La sera,
anzi notte, prima del matrimonio:
un’uscita tra amiche concedendosi
uno streaptease. Maschile, ovviamente. Risate, ironia, cinismo, ma
anche un faccia a faccia con timori
e insicurezze.
Con il teatro “Joza Ivakić” di
Vinkovci, “Kaćuše” di Davor Špišić
per la regia di Dražen Ferenčina,
con Tatjana Bertok-Zupković, Anita Schmidt, Helena Minić.
Lo Srpsko narodno pozorište
di Novi Sad porterà a Pola “Brod
za lutke” di Milena Marković per
la regia di Ana Tomović. Tra gli
interpreti Jasna Đuričić, Draginja
Voganjac, Milica Grujičić, Radoje
Čupić, Nenad Pećinar, Radovan
Vujović.
Immancabili le “Lezioni di stile” dell’affiatatissima coppia Pero
Kvrgić e Lela Margitić. Pezzo di
5
In un cartellone difficilmente può mancare un
omaggio al grande teatro napoletano. “Ditegli sempre di sì” di Eduardo De Filippo è la storia di uno
strampalato che prende sempre per oro colato tutto
ciò che sente. A interpretarlo Geppy Gleijeses assieme a Gennaro Cannavacciuolo e Lorenzo Gleijeses.
Zuzzurro e Gaspare propongono in questa stagione “Scherzi” di Anton Cechov, diretto da Massimo Chiesa, che pur essendo considerato un classico rivela in realtà tratti estremamente divertenti, di
grande acume psicologico e intrinseca ironia.
Arrivati ormai a marzo è la volta di “Michelina”, commedia musicale divertentissima scritta da
Edoardo Erba e interpretata da Franco Castellano,
Giampiero Ingrassia e Maria Amelia Monti. La storia racconta di una mondina che diventa soubrette
solo in virtù delle sue belle gambe e che si scontra
però con una spinosa faccenda religiosa di santi e
miracoli. È un modernissimo ritratto commovente
dell’Italia di una volta.
Ad aprile, dopo “Capriole in salita” Max Giusti
si cimenterà nel suo one man show “Mettici la faccia”, nel quale l’attore porta in scena tutte le sue più
divertenti imitazioni, dal finanziere Stefano Ricucci
al giornalista sportivo Aldo Biscardi. E nel metterci
la sua di faccia Giusti racconta poi storie di vita quotidiana con ironia e comicità.
Conclude la stagione “Bello di Papà” di Vincenzo Salemme, che narra delle peripezie di un uomo
molto immaturo, che fa di tutto per non prendersi responsabilità e che, dopo aver evitato il sogno di maternità della fidanzata, si ritrova, per uno scherzo del
destino, padre… del suo miglior amico.
Fuori programma La Contrada propone poi a
dicembre “Amor de tango”, un omaggio alla danza e alle musiche di Astor Piazzolla e Carlos Gardel, con Raffaele Paganini. E subito dopo Natale “I
39 scalini” di John Buchan, thriller reso immortale
da Hitchcock, sarà immortalato invece sulle scene
da Franco Oppini, Ninì Salerno, Urbano Barberini e
Barbara Terrinoni. (rp)
Teatro lirico «Giuseppe Verdi», Trieste
lunga vita di Raymond Queneau
per la regia di Tomislav Radić. Pochi, probabilmente, quelli che finora
se lo sono lasciati scappare.
Con il fiumano “de Zajc”,
“La bisbetica domata” di William
Shakespeare per la regia di Vito Taufer. Interpreti Žarko Radić, Davor
Jureško, Dražen Mikulić, Roberto
Pereira Barbosa, Zdenko Botiž, Adnan Palangić, Alen Liverić, Damir
Orlić, Denis Brižić, Alex Đaković,
Jasmin Mekić. Commedia che si rivede sempre con piacere.
Con il Pučko otvoreno učilište
“Gorica” di Velika Gorica, “Le
nozze dei piccolo borghesi” di Bertold Brecht con la regia importante
di Paolo Magelli. Interpreti Nina
Violić, Ana Begić, Milan Pleština,
Goran Navojec, Bojan Navojec,
Perica Martinović. Autore, regista e
interpreti ancora una volta sinonimo
di qualità.
La stagione Lirica 2008-2009
del “Verdi” propone nove titoli, tutti capolavori del repertorio
operistico italiano ed europeo.
L’inaugurazione il 18 novembre con “Francesca da Rimini”,
tragedia in quattro atti su libretto di Tito Ricordi, dalla tragedia
omonima di Gabriele d’Annunzio
su musica di Riccardo Zandonai.
A Trieste l’opera ha debuttato nel
1919 sotto la direzione di Zandonai e in seguito è stata riproposta
in altre dieci edizioni. L’ultima
data 1980 ed ebbe come protagonista Raina Kabaivanska.
Francesca da Rimini sarà in
scena al “Verdi” il 18 novembre
in serata di gala e ancora il 20, 22,
23, 25, 27 e 29 novembre 2008.
L’anno 2008 si chiuderà con
uno spettacolo di danza con
l’Eifman Ballet Theatre di San
Pietroburgo che porterà in scena il dramma umano ed artistico della famosa ballerina russa Olga Spessivtseva a cui è
dedicato. Lo spettacolo si realizza su musiche di Pëtr Il’ič
Čajkovskij, Alfred Schnittke e
Georges Bizet con i solisti ed il
corpo di ballo dell’Eifman Ballet Theatre e sarà in scena il 9,
10, 11, 12, 13 (doppia rappr.),
14 dicembre 2008.
Il 2009 apre con “Aida” in un
nuovo allestimento con la messa in scena del regista veneziano
Damiano Michieletto.
Aida si rappresenta al “Verdi”
di Trieste il 23, 24, 25, 27, 29, 31
gennaio 2009.
Il 20 febbraio va in scena un
capolavoro di Vincenzo Bellini,
“Norma” per la regia di Federico
Tiezzi. L’opera è in scena il 20,
21, 24, 26, 28 febbraio, 1, 3 marzo 2009.
Ancora danza a partire dall’11
marzo, con la rappresentazione
del balletto in due atti e tre scene
“Coppélia, ou la Fille aux Yeux
d’Email” su libretto di Charles
Nuitter e Arthur Saint-Léon. In
scena l’11,12, 13, 14 e 15 marzo.
Dopo undici anni dall’ultima edizione dell’opera, ritorna “Evgenij Onegin” (Eugenio Onegin), capolavoro di Pëtr
Il’ič Čajkovskij, L’allestimento,
la Compagnia artistica, il Corpo
di ballo e il Coro diretto dal M°
Stanislav Lykov, sono del grande Teatro Musicale Accademico
Stanislavskij di Mosca, uno dei
principali teatri musicali russi.
“Evgenij Onegin” è in scena
al “Verdi” il 27, 28, 29, 31 marzo
e 1, 3, 4 aprile 2008.
Il cartellone del “Verdi” offre
poi un dittico formato da un’opera contemporanea in prima assoluta “Il carro e i canti” e un balletto intitolato “BB & BB - Bach,
Berio & Break Beats” proposto da Maggio Danza, il Corpo
di ballo del Maggio Musicale
Fiorentino. Debutto il 17 aprile
2008. spettacoli il 18, 19, 21, 22,
23 e 24 aprile 2008.
Dall’8 maggio è in cartellone “La figlia del reggimento” di
Gaetano Donizetti con la regia
di Davide Livermore. Spettacoli
a seguire il 9, 10, 12, 13, 14, 16
maggio 2009.
Ultima opera in cartellone
per la Stagione 2008-9, “L’Italiana in Algeri” di Gioachino
Rossini con regia di Pier Luigi
Pizzi. Spettacolo al “Verdi” il
29, 30, 31 maggio e il 3, 6, 9, 10
giugno 2009.
6 palcoscenico
Martedì, 7 ottobre 2008
Per ridere, piangere e sognare
Per ridere, piangere e sognare
Dramma Italiano
U
na volta mi facevi ridere.
Con una serata di cabaret, dal titolo leggermente nostalgico, la compagnia del
Dramma Italiano è andata incontro al suo pubblico aggiungendo così, ai tre spettacoli in
cartellone, un antipasto saporito
e gustosamente speziato.
Elvia Nacinovich, Alida Delcaro, Rosanna Bubola, Bruno
Nacinovich, Lucio Slama e Laura Marchig (che si è tolta lo sfizio del microfono e dello spettacolo interpretato) hanno parlato
– cantato – ballato – recitato per
tutti, anche per Mirko Soldano
ed Elena Brumini impegnati a
Milano con “Buonanotte Desdemona, buongiorno Giulietta”. Sul palcoscenico dell’invito
a teatro, anche Mario Lipovšek
in arte Batifiaca.
Cabaret di bella tradizione,
quello offerto, con interazioni
con il pubblico; quasi una serata in famiglia, un po’ allargata (meno male!) ma pur sempre
famiglia.
Sono venute fuori le belle voci di Elvia (scanzonata in
Teresute, coinvolta fino all’osso
in “Albergo ad ore”) e di Alida
(“Se stasera sono qui”), la grinta di Rosanna (“Bang bang”), la
sana pazzia di Lucio (improbabile Elvis Presley con uno Stradivari scarpa-pentola-tronchetto),
la simpatie dell’one-man-band
che sa essere Bruno. Laura ha
cantato, presentato, intervistato. E Batifiaca. Rattoppata Siora
Maria con ricordi e lingua al vetriolo e bella interpretazione di
“4 marzo 1943”. Tutto condito
da gag, inviti alla risata.
Non c’era bisogno di dimostrarlo ed in effetti non è stato
un mettere in mostra capacità e virtù artistiche degli attori
perché sono di provata qualità,
ciononostante è doveroso sottolineare che è venuta fuori la poliedricità di tutti. Attori o cantanti? Attori e cantanti? Cantantattori. A turno personaggi
principali e spalla. Bello. Ma lo
ripetiamo: non una serata per
far vedere quanto si è bravi ma
una serata per dimostrare come
“teatro è bello.”
Bello perché immediato,
vivo, senza diritto di replica per
un inciampo (ma tanto, la bra-
vura consente di andare avanti comunque con estemporanei
interventi) ed allora ogni volta
diverso. Bello perché arte, cultura, svago, evasione. Bello perché
un gioco. Bello perché un gioco
serio. Bello perché mille storie
non-solo-lette ma anche interpretate; con sorrisi e lacrime,
con amore e odio. Dei personaggi, ovviamente.
Una volta mi facevi ridere.
Ma quante volte “mi hai fatto inquietare”, o “mi hai fatto
piangere”, o “mi hai fatto innamorare”, o “mi hai fatto sognare” o “mi hai regalato un’emozione” oppure…
La TV ci ha infiacchiti, ha
buttato olio sul fuoco di una
quasi pigrizia il DVD: un titolo, il divano di casa, lo stop
al telecomando, eventualmente il reload. Beh, sapete che vi
dico? Non c’è (troppo) gusto. Lo
schermo ci divide dagli interpreti
e filtra le emozioni; senza niente
da palco e platea, si percepisce il
respiro dell’attore, quasi che ad
allungare una mano lo si può
prendere per mano e lasciarsi
condurre in storie vecchie, in
avventure nuove.
Ed allora, senza tradire la TV
o rinnegare il DVD, ritagliamoci
un po’ di spazio per il palcoscenico. La mia generazione è quella che è stata portata a teatro
dalle “maestre” alle elementari.
Non c’era giustificazione che teneva, ma detto in tutta schiettezza, nessuno si sognava di disertare teatro.
L’amore per il teatro viene da
piccoli, ma come per l’amore...
amore, non è mai troppo tardi. Allora, incontriamoci a teatro. Per il piacere della recita,
dell’emozione, dello svago, dell’evasione (con un po’ di ironia,
diceva Lucio, mi sembra: spengono le luci e puoi dormire; ed
Elvia: se ti annoi, guardi il lampadario), dell’incontro, della conoscenza, della cultura. E per il
piacere (ed il dovere) di sostenere la nostra Compagnia.
Si può dire di no?
Le prime del cartellone
Tre titoli in cartellone,
per la Stagione 2008/09 del
Dramma Italiano: “Stasera
si recita a soggetto” di Luigi Pirandello, classicissimo
classico del teatro. Regia a
cinque stelle: Paolo Magelli. Ed è la prima volta che il
Dramma Italiano ha l’onore
di collaborare con uno dei
grandi del teatro europeo.
Scritto nel 1929, questo testo moderno porta in scena
il rapporto tra un regista tiranno e gli attori e vuole essere una critica del teatro di
regia. La prima tra un mese,
l’8 novembre.
Poi, “Aggiungi un posto
a tavola” di Garinei & Giovannini e Iaia Fiastri; commedia musicale con musiche
di Armando Trovajoli, avrà
la regia di Branko Žak Valenta.
È la prima commedia
musicale che la Compagnia
si concede dopo “Il giorno
della tartaruga” nel 1984.
“Aggiungi un posto a tavola” è forse una delle commedie musicali più conosciute e
amate dal pubblico italiano;
un successo che è andato in
scena per decenni al Teatro
Sistina di Roma ed è stato allestito in tutti i continenti. La
prima edizione ha avuto protagonista Johnny Dorelli. La
commedia musicale racconta la storia di Don Silvestro
(nel ruolo Mario Lipovšek),
parroco di un immaginario
paese di montagna al quale
telefona nientemeno che il
Padreterno in persona che
gli comunica l’intenzione di
mandare sulla terra il secon-
do diluvio universale. Don
Silvestro ha quindi l’incarico
di costruire un’arca di legno
per salvare come il lontanissimo predecessore Noè tutti
gli abitanti e gli animali del
paese.
La prima in cartellone il
28 aprile 2009 al Teatro Fenice.
Terzo titolo nuovo, “Differenti opinioni” di David
Hare per la regia di Neva
Rošić che ha già guidato il
Dramma in “Maratona di
New York”.
La commedia scritta nel
1997, è andata in scena a
Londra con enorme successo al National Theatre. Tra
le altre è stata interpretata
da Rossella Falk con il titolo di “Differenti opinioni” e
da Judi Dench con il titolo
di “Amy’s View” (le è valso
il premio Tony). Racconta
delle differenti opinioni, dei
diversi punti di vista di tre
generazioni che si confrontano e si scontrano e molto
raramente si incontrano. I
personaggi si raccontano i
differenti punti di vista sulla
vita, l’esistenza, la comunicazione interpersonale, ma
anche sul mondo dei media,
sull’alcool e l’amore, sulla
vecchiaia, sulle ambizioni
sbagliate, sull’incapacità di
affrontare il quotidiano, sul
teatro.
Prima il 24 marzo 2009 al
Teatro Fenice.
E sarà tournèe: Pola, ad
esempio vedrà di nuovo, a
novembre (il 22), “Riva i
Druxi”. Il resto, strada facendo.
palcoscenico 7
Martedì, 7 ottobre 2008
Un
n viaggio
viaggi
iag
a
inquietante
Un viaggio inquietante
FESTIVAL
La “Divina Commedia” ad Avignone
di Christian Eccher
U
n palcoscenico immenso,
situato all’interno della
grande Corte, la Cour
d’honneur, del Palazzo dei Papi.
Sin dalla prima scena il pubblico rimane basito: dagli archi
gotici del palazzo compare il regista, “Je m’appelle Romeo Castellucci” (mi chiamo Romeo
Castellucci), dice, e immediatamente un branco di cani furiosi
lo attacca e lo morde ovunque.
Si apre così l’“Inferno” della
“Divina Commedia” di Dante,
messa in scena quest’anno dalla
Socìetas Raffaello Sanzio di Romeo Castellucci in occasione del
62° Festival d’Avignone.
Un teatro “visivo”, dirompente, che si imprime nella mente degli spettatori fino far penetrare nelle paludi dell’inconscio,
in maniera scomoda, fastidiosa
e indelebile, le immagini rappresentate.
il disagio
dell’inferno
Un uomo si arrampica nudo
sul muro del Palazzo dei Papi;
passa un tempo infinito, poi un
bambino scrive il proprio nome
sulle pietre medievali del palazzo: Jean. È Jean de Louvres, l’architetto francese a cui papa Clemento VI affidò l’ampliamento
del Palazzo e la costruzione della Palais-Neuf in cui si trova, appunto, la Corte.
Un grande contenitore cubico e all’interno dei bambini molto piccoli che giocano, piangono
o litigano; del tutto inconsapevoli
di avere su di loro gli sguardi di
un pubblico incredulo.
Una massa di persone, di attori dannati, che rotola sul palcoscenico e ripete azioni meccaniche e angoscianti, come abbracciarsi o passare due dita sotto la
gola del compagno più vicino,
che inevitabilemente cade a terra
per rialzarsi subito dopo e uccidere a sua volta. Una coreografia
perfetta, una disarmonia prestabilita che ricorda, a tratti, gli spettacoli della danzatrice tedesca Pina
Bausch.
E ancora: un pianoforte incendiato. Un cavallo bianco che attraversa il palcoscenico. Giochi
di luce che coinvolgono l’intera
facciata del palazzo, lampi, bagliori, accompagnati dalla musica di Scott Gibson, il compositore americano che da anni collabora con Castellucci: per la Divina
Commedia ha utilizzato e rielaborato il suono di ossa umane
che rotolano e i rumori registrati
durante un’autopsia.
Il sodalizio fra Gibson e il regista della Socìetas dura ormai
da anni; i due lavorano in videoconferenza, il primo si connette
da Chicago, dove vive, il secondo da Cesena, la città in cui ha
sede la compagnia teatrale fondata ventisette anni fa dallo stesso
Castellucci, dalla sorella Claudia,
un’artista di rara sensibilità e intelligenza, e dalla moglie Chiara
Guidi.
Oltre alla musica, contribuiscono alla completezza delle immagini anche le complesse sculture che compongono la scenografia e l’uso sapiente delle luci,
di cui si occupa lo stesso Romeo.
Tutto ciò risulta ancora più
evidente nel “Purgatorio”. Il palco è ritagliato, relegato, in un rettangolo della grande tenda nera
che taglia in due un enorme padiglione circolare della Fiera di
Avignone e divide la gradinata
dove siedono gli spettatori dalle quinte.
l’anormalità
normale
Lenta è la prima scena, un apparente normale quadro familiare.
Una cucina moderna. Una madre
che prepara da mangiare. Il bambino con in mano un giocattolo,
uno di quegli eroi dei cartoni animati, simile a Mazinga. La madre
e il bambino dialogano. È una rarità negli spettacoli della Socìetas, in cui la parola non è importante: il teatro contemporaneo ne
fa a meno: la sintassi, il linguaggio servono per ordinare il mondo: nel momento in cui l’uomo
ha cominciato a parlare ha anche
dato un senso, un ordine appunto,
a ciò che lo circondava. Il massimo di ordine è stato raggiunto nel periodo della modernità:
il Rinascimento, l’Illuminismo e
il Romanticismo avevano Weltanschauungen, ideologie chiare,
che davano alla realtà stabilità e
coerenza. Dopo Buchenwald e
la bomba atomica, dopo la rivoluzione culturale del ‘900, dopo
Freud ed Einstein, in una società
sempre più individualista e persa
nell’ideologia del consumo, con
quale linguaggio è possibile ordinare il mondo? Non certo con
quello di cui ci serviamo normalmente per parlare e che utilizzano
i tre membri della famiglia messa
in scena nel “Purgatorio” e i cui
componenti, non a caso, non hanno neppure un nome.
Un tabellone luminoso posto
sopra il palco riporta fedelmente
e in anticipo le battute degli attori
attribuendole alla Prima, alla Seconda, e alla Terza Stella.
L’effetto è straniante.
Banali, quei dialoghi fra madre e figlio. Qualcosa però non
va; la scena non convince. C’è un
filtro davanti al palcoscenico. La
visione è sfocata, l’audio disturbato dai suoni-rumori della musica di Gibson. La Terza Stella,
il terzo membro della famiglia,
il padre e il marito, ritorna di lì
a poco da un viaggio di lavoro.
Cena in compagnia della propria
compagna. A un certo punto chiede il cappello alla Seconda Stella,
la moglie, che scoppia a piangere. Vuole salutare il bambino. Se
ne va di casa? Forse c’è il lieto
fine: le scritte sul tabellone dicono che la Seconda Stella metterà
un disco di musica leggera e danzerà felice con la Terza Stella.
“La musique”. Il pubblico vorrebbe sentire davvero una canzonetta per sciogliere la tensione,
ormai altissima. D´altra parte è
scritto, lì in alto, perché mai non
dovremmo sentire questa melodia? Perché la Seconda Stella non
si muove e piange? Lo spettatore comincia a sospettare di quelle
didascalie luminose. Non dicono
il vero. Forse perché con la crisi della modernità la parola non
corrisponde più all’azione. La
Terza Stella, il padre, si avvia con
la Prima Stella, il figlio, su per le
scale, collocate sul fondo del palco, proprio di fronte agli spettatori. I due scompaiono in una stanza non visibile. Giungono al pubblico solo le urla del bambino, i
mugghii dell’uomo. Una violenza sessuale, domestica, a volte
ne parlano i giornali, più spesso
rimangono anonime. La Prima e
la Terza Stella tornano, scendono
la scalinata, sul palcoscenico. Si
abbracciano e la Prima Stella sussurra qualcosa come: “È tutto finito, ora”. Un’immensa tenerezza, un sentimento di compartecipazione, la pietas dantesca, su-
bentra nello spettatore che riesca
a lasciare da parte giudizi di ordine morale, i quali non servono
a capire la profondità e l’insensatezza della condizione umana, la
violenza, il desiderio sbagliato, la
maglia che non tiene, come diceva Montale. Il dolore che lega gli
esseri umani e li fa uguali. Tutti
in un immenso purgatorio a scontare la pena di un errore esistenziale. Ormai siamo già proiettati
nell’arcipelago dell’inconscio; il
tabellone e gli attori tacciono.
non si salverà
nessuno?
Buio. Un grande cerchio di
vetro scende dall’alto a dividere
la platea dal palco e a fare da cornice a immensi, giganteschi fiori
che scorrono senza sosta davanti al pubblico. La Prima Stella,
di spalle, in controluce e con il
naso schiacciato sul vetro, guarda scorrere questa giungla, onirica, bella e terribile. Al di là del
vetro, attraverso steli, enormi, o
alberi, appare poi la Terza Stella, il padre. La selva oscura? Il
fanciullo scappa: quando i fiori
sono svaniscono, una luce fortissima e bianchissima illumina
il palcoscenico, in cui si riconosce l’interno borghese dove le tre
Stelle si erano riunite come una
normale famiglia all’inizio dello
spettacolo. Si intravvede, sfocato
dal cerchio, il papà. È invecchiato, si muove in maniera convulsa,
come fosse affetto da una sindrome spastica (Castellucci, come
Pippo Del Bono, ricorre spesso ad attori disabili). Rientra in
scena la Prima Stella, il bambino
ormai diventato ragazzo, che costringe la Terza Stella a sdraiarsi
per terra, per sdraiarsi a sua volta su di lui. Rimane poi immobile, mentre il padre a fatica si alza
e se ne va. Non appena la Terza
Stella scompare alla vista dello
spettatore, la Prima Stella, sempre sdraiato, comincia ad agitarsi esattemente come il genitore
poco prima, in modo scomposto,
quasi fosse in preda a un attacco
epilettico. Non c’è scampo. Nessuno si è salvato. L’errore (verrebbe da dire il peccato) del padre si è trasmesso al figlio.
Il palcoscenico non è un luogo
in cui si rappresentano storie, ma
è uno spazio pericoloso, in cui
può accadere davvero di tutto; il
palcoscenico è la selva oscura di
Dante. Il regista non ha colpa; lo
spettatore, neppure. Nel frattempo il cerchio di vetro attraverso
cui è stato possibile vedere questa seconda parte dello spettacolo, comincia a girare su sé stesso; una scia di inchiostro nero si
deposita intorno ai suoi contorni
riducendone la superficie fino a
lasciare scorgere, da uno squarcio minuscolo, solo una porzione di palco.
la salvezza
dell’assenza
Da un foro circolare simile
praticato in enormi tende nere è
possibile scrutare il “Paradiso”,
un’installazione collocata nella
Chiesa medievale dei Celestini,
nel centro di Avignone. Si entra
in un ambiente buio, ci si china
e si contempla: la navata centrale della Chiesa, la sola visibile,
è completamente allagata. Nel
mezzo, di nuovo un pianoforte:
bruciato. L’acqua riflette sulle
pareti scrostate dell’edificio chiarori limpidissimi. Una bandiera nera passa a cadenze ritmiche
davanti al foro e lascia lo spettatore per un secondo al buio. Un
paradiso senza traccia di umanità
e di salvezza. O forse la “salvezza” per l’uomo contemporaneo è
nella propria assenza, nel non essere. Nel dimenticare di essere e
di essere stato.
8 palcoscenico
Martedì, 7 ottobre 2008
CARNET PALCOSCENICO rubriche a cura di Carla Rotta
TEATRO Il cartellone del mese
IN CROAZIA
IN ITALIA
Teatro Nazionale Ivan de Zajc - Fiume Teatro lirico Giuseppe Verdi - Trieste
3, 4, 6, 7, 9, 10 ottobre ore
19,30
La dama delle camelie melodramma di Alexandre Dumas.
Regia Damir Zlatar Frey
18, 20, 22, 23 e 24 ottobre
ore 19,30
Sunčanica opera di Boris Papandopulo. Regia Ozren
Prohić. Direttore d’orchestra
Nikša Bareza
21 ottobre ore 19,30
Brod za lutke dramma di
Milena Marković. Regia Slo-
10 ottobre ore 20,30 e 11 ottobre ore 18
Concerto con l’Orchestra del Teatro “Giuseppe
Verdi”. Musiche di B. Britten, P. Iturralde, G. Mulligan, E. Elgan
16 ottobre ore 20,30
Concerto Crossover con Michel Portal e Vincent Courtois. Musiche di Michel Portal e Vincent
Courtois
bodan Unkovski. Interpreti Voja
Brajović, Bogdan Diklić, Tamara Vučković, Vojin Cetković,
Branislav
Lečić,
Sloboda
Micalović, Milica Mihajlović,
Boris
Isaković,
Jasmina
Avramović, Nikola Djuričko,
Andjelika Simić, Goran Šušljik,
Marija Karan
27 e 28 ottobre ore 19,30
Pjesma nad pjesmama. Epitaf za Frederika di Staša Zurovac
Teatro cittadino - Pola
2, 3 e 4 ottobre ore 20; 6 e 7
ottobre ore 12,30
Furbaćona/La moscheta da
Angelo Beolco-Ruzante. Regia
Jasminko Balenović. Interpreti
Denis Brizić, Romina Vitasović,
Rade Radolović, Teo Tiani, Alfredo Kocijančić
14 ottobre ore 20
Kaćuše di Davor Špišić. Regia Dražen ferenčina. Interpreti
Tatjana Bertok Zupković, Anita
Schmidt, Helena Minić, Marina Bažulić
da definire
Stilske vježbe / Lezioni di stile di Raymond Queneau. Regia
Tomislav Radić. Interpreti Pero
Kvrgić, Lela Margitić
17 ottobre ore 20,30; 18 ottobre ore 18
Concerto del Coro e Orchestra del “Verdi”. Musiche di J. Brahms
23 ottobre ore 20,30
Lirico recital pianistico di Danilo Rea
24 ottobre ore 20,30; 25 ottobre pre 18
Concerto del Coro e Orchestra del “Verdi”. Musiche di G. Mahler
Politeama Rossetti - Trieste
Ciclo:Prosa
8, 9, 10 e 11 ottobre ore 20,30; 9 e 12 ottobre
ore 16
To be or not to bedi Maria Letizia Compatangelo. Regia Antonio Calenda. Interpreti Giuseppe
Pambieri, Daniela Mazzucato, Umberto Bortolani,
Fulvio Falzarano, Stefano Bembi, Francesco Benedetto, Giulia Beraldo, Gianfranco Candia, Paolo
Cartago, Daniela Di Bitonto, Carlo Ferreri, Francesco Gusmitta, Luciano Pasini, Raffaele Sinkovic,
Jacopo Venturiero, Jacopo Zucca
Ciclo: Altri percorsi
15, 16, 17 e 18 ottobre ore 21; 19 ottobre ore
17
La vita xe fiamaomaggio a Biagio Marin a cura
di Roberto Damiani. Regia Furio Bordon. Interprete Massimo De Francovich
ginja Vognjac, Milica Grujičić,
Radoje Čupić, Radovan Vujović
i Nenad Pećinar
da definire
Le avventure di Tom Sawyer
di Mark Twain. Regia Saša
Anočić. Interpreti Božena Delaš,
Almira Štifanić, Karin Fröhlich,
David Petrović, Zlatko Vicić /
Damir Orlić; Zdenka Marković,
Aleks Đaković, Anđelko Somborski / Denis Brižić
da definire
Brod za lutkedi Milena
Marković. Regia Ana Tomović.
Interpreti Jasna Đuričić, Dra-
IN SLOVENIA
Teatro cittadino - Capodistria
21, 23, 24 e 25 ottobre ore 20,30; 22 e 26 ottobre ore 16
La rigenerazione di Italo Svevo. Regia Antonio Calenda. Interpreti Gianrico Tedeschi, Fulvio
Falzarano, Lidia Kozlovich, Francesco Benedetto,
Gianfranco Candia, Carlo Ferreri, Zita Fusco, Ivan
Lucarelli, Sveva Tedeschi
Ciclo : Danza e dintorni
18 e 19 ottobre ore 20,30; 19 ottobre ore 16
Alvin Ailey. American Dance Theatre
28, 30 e 31 ottobre ore 20,30; 29 ottobre ore
16
Sola me ne vo di Vincenzo Cerami, Giampiero
Solari, Riccardo Cassini, Mariangela Melato. Regia
Giampiero Solari. Interpreti Mariangela Melato
La Contrada - Trieste
10, 11, 15, 16, 17, 18, 19, 22, 23, 24 e 25 ottobre ore 20,30; 12, 14, 19 e 26 ottobre ore 16,30
Tramachidi Roberto Curci. Regia Francesco
Macedonio. Interpreti Ariella reggio, Gianfranco
Saletta, Maria Grazia Plos, Adriano Giraldi, Marzia Postogna, Maurizio Zacchigna, Valentino Pagliei, Massimiliano Borghesi, Paola Saitta, Lorenzo Zuffi, Elisa Pozzetto, Andrè Fotso
Anno IV / n. 35 7 ottobre 2008
“LA VOCE DEL POPOLO” - Caporedattore responsabile: Errol Superina
IN PIÙ Supplementi a cura di Errol Superina
Progetto editoriale di Silvio Forza / Art director: Daria Vlahov Horvat
Edizione: PALCOSCENICO
Redattore esecutivo: Carla Rotta / Impaginazione: Annamaria Picco
Collaboratori: Christian Eccher, Rossana Poletti / Foto prima: Domenico Ponziano
Non pervenuto
La pubblicazione del presente supplemento viene supportata dall’Unione Italiana grazie alle risorse stanziate dal Governo italiano
con la Legge 193/04, in esecuzione al Contratto N° 83 del 14 gennaio 2008, Convezione MAE-UI N° 2724 del 24 novembre 2004
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7.10.2008 - EDIT Edizioni italiane