n° 342 - ottobre 2009
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La scapigliatura
tra romanticismo e avanguardia
Il movimento che nella Milano di metà Ottocento
traghettò l’arte italiana verso il divisionismo
Insofferenti, rivoluzionari, decisi a dare un
taglio netto con il passato rappresentato dal
Romanticismo e dalla
cultura risorgimentale.
Antiaccademici e trasgressivi, nel periodo
che vedeva l’Italia avviarsi ad un’identità nazionale non sempre gradita e ancora piena di
contrasti e contraddizioni, i rappresentanti
del ‘movimento’ che si
sarebbe poi conosciuto
con il nome di Scapigliatura - pur non essendo stato questo un
movimento artistico e
letterario a tutti gli effetti - trovarono consensi nell’Italia settentrionale e più precisamente nella Milano degli anni ‘60 dell’Ottocento. Fu lo scrittore
giornalista e patriota
Cletto Arrighi (pseudonimo di Carlo Righetti) che utilizzò per
la prima volta il termine
nel 1862 nel romanzo
‘La Scapigliatura e il 6
febbraio’, nel quale tratta
di un gruppo di giovani
scontenti e ribelli
«…vero pandemonio
del secolo… serbatoio…
dello spirito di rivolta
e di opposizione a tutti
gli ordini stabiliti». Possiamo però contestualmente dire sia un libero
adattamento del vocabolo francese ‘bohème
- vita da zingari - che
lo scrittore Henri Murger narrò molto bene
in ‘Scènes de la vie de
bohème’ (1847 - 1849).
Saranno le osterie più
che i caffè ad accogliere
gli incontri e gli scambi
di arti diverse tra questi giovani che riuscirono a sottolineare il
nuovo conflitto in corso
fra artisti e società; così
come sarà l’editore Angelo Sommaruga, altro
eclettico esponente dell’epoca, a dar loro spazio fra le pagine delle
sue innovative pubblicazioni, a cominciare
nel 1876 dalla rivista
‘Farfalla’: edita a Cagliari dove lavora da alcuni anni come perito
minerario. L’ambito progetto di Sommaruga non
a caso è quello di fare
da vetrina ai nuovi fermenti e, al contempo,
divenire editore di punta
della Capitale competendo con Treves, Sonzogno e Zanichelli. Ed
ecco allora le successive
testate, fra le quali ‘Le
Forche Caudine’ dalle
pagine polemiche o gli
eccentrici ‘Brougham’
e ‘Nabab’ per non parlare della punta di diamante del momento:
‘Cronaca Bizantina’,
quindicinale letterario
dall’insolito formato
45x32. Elegante come
pochi, dai contenuti gra-
Tranquillo Cremona: Primo amore - Groningen, Groningen Museum
fici che richiamavano
le firme più prestigiose
del momento ad incorniciare - non si era mai
visto nulla di simile gli scritti delle più influenti penne: Capuana,
Scarfoglio, Carducci ed
altri ancora, sino all’appena diciottenne d’Annunzio che con Sommaruga pubblicò anche diversi libri tra i quali
‘Canto Novo’ (1882),
‘Terra vergine’ (1882)
ed il ‘Libro delle Vergini’ (1884). Spazio dunque agli scapigliati che
ponevano particolare
attenzione ai fermenti
sociali ed alla realtà dell’epoca, distanziandosi
dai dettami romantici
ed avviandosi ad un certo
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simbolismo. E’ così che
‘Cronaca Bizantina’ divenne elemento catalizzante, tanto che i molti
artisti e letterati che vi
collaborarono furono
così incisivi e determinanti che diedero vita,
con il loro operato, al
così detto ‘bizantinismo’. Come abbiamo
detto Milano è considerata la capitale morale della Scapigliatura,
cui si interessarono anche musicisti quali Giacomo Puccini che firmò
le musiche della ‘Bohème’ sceneggiata con
il libretto scritto a due
mani da Giuseppe Giacosa e Luigi Illica. Negli anni ’60 dell’Ottocento saranno invece le
pitture del Piccio a segnare, pur verso l’ultima parte della sua carriera, la via agli artisti
della Scapigliatura. Fu
lui che, assieme a Federico Faruffini, si avvicinò alla pittura sfumata e d’atmosfera, dove
proprio l’uso cromatico
e la sua intensità erano
linguaggio per nuove
emozioni. Poi sarà la volta
di Filippo Carcano, meno
intimista ma certamente
innovatore e, negli anni
‘70, momento di maggior fulgore per l’arte
scapigliata, troveranno
posto Daniele Ranzoni,
Giuseppe Grandi e Tranquillo Cremona che daranno vita alla ‘macchia
scapigliata’ ed alla ‘scultura pittorica’. Se in passato il disegno suggerito dagli stilemi accademici aveva determinato la composizione
pittorica quale punto
di partenza di ogni opera,
le nuove idee davano più
spazio a ciò che veniva
dopo: al colore ed al
modo di usarlo. Le zone
d’ombra facevano esaltare attraverso metodi
diversi di stendere la
materia voluta più fluida,
ciò che il disegno in precedenza aveva scandito.
Un modo di vedere la
realtà spesso in bilico
fra vecchio e nuovo, tra
l’ideale di una società
che gli scapigliati rincorrevano e la realtà molte
volte cruda che ancora
l’Italia di quegli anni
rimarcava con evidenza.
Lo stesso Arrigo Boito
- compositore e librettista - riuscì a descrivere molto bene questo sentimento in una
lirica dal titolo ‘Dualismo’ che divenne, riassumendone le analogie,
il manifesto del ‘movimento’. «Son luce ed
ombra; angelica farfalla
o verme immondo sono
un caduto cherubo dannato a errar sul mondo,
o un demone che sale,
affaticando l’ale, verso
un lontan ciel….E sogno un’Arte eterea che
forse in cielo ha norma,
franca dai rudi vincoli
del metro e dalla forma,
piena dell’Ideale che mi
fa batter l’ale e che seguir non so». Una poesia scritta nel 1863 che,
pur segnando all’epoca
una parentesi giovanile
per l’autore, resta ancora oggi un documento
esplicativo di quei sentimenti scapigliati che,
nell’intrinseco dualismo umano sempre attuale, laceravano i giovani artisti controcorrente. Opposti dell’animo
spesso inconciliabili,
paralleli come due linee rette che, se all’infinito s’incontrano, è
solo attraverso un percorso che di passo in passo
si rigenera allontanandone l’unione. D’altronde
gli esponenti della Scapigliatura non a caso
rappresentarono un vero
e proprio crocevia nella
cultura di metà Ottocento, filtro attraverso
il quale passarono pensieri e visioni alternative internazionali: dalla
letteratura, alla musica,
dalla pittura alla scultura. E forse fu proprio
questo voler analizzare
l’animo umano, nella
continua ricerca della
sua sublimazione, a sancire quell’ innata lacerazione tipica degli artisti scapigliati che si
avvicinavano al romanticismo tedesco di E.T.A.
Hoffmann, Jean Paul
Heinrich Heine e particolarmente al poeta
francese Charles Baudelaire, precursore del
decadentismo. Quest’ultimo, nella composizione ‘Spleen’ ribadisce, sicuramente generati non solo dalla visione contemporanea
del mondo ma anche
dalla personale momentanea situazione psicologica, il disgusto ed il
senso di vuoto della vita
e, appunto, di quell’ideale
anelato da tanti. Ma se
la letteratura affidava
alle parole il senso delle
cose, la pittura dei Nostri si dibatteva fra psiche e materia, tra anima
e corpo, è per questo che
anche la malattia assumeva significati diversi
e, non a caso, proprio
questa segnò la fine di
molti giovani bohèmiens
francesi, sovente avvezzi
ad una vita sregolata sotto
ogni profilo. Alla Scapigliatura Palazzo Reale
a Milano ha dedicato
un’ esaustiva ed imponente rassegna dal titolo Scapigliatura, un
‘pandemonio’ per cambiare
Daniele Ranzoni: Giovinetta inglese
Collezione privata
Daniele Ranzon: Ritratto di Donna Maria Greppi
Padulli - Collezione privata
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l’arte, aperta al pubblico
sino al 22 novembre.
Una panoramica a trecentosessanta gradi sul
movimento che dalla
metà dell’Ottocento,
sino ai primi del Novecento accompagnò la
cultura e la società italiana verso un radicale
mutamento ideologico
e di costume. Circa 250
opere tra sculture, pitture, grafiche, incisioni
e scritti corredati da una
serie di manifestazioni:
esecuzioni musicali, pièces teatrali, proiezioni
cinematografiche e letture di testi. Una mostra divisa in sezioni cronologiche che unisce,
tassello con tassello, questo periodo di grande
innovazione ad oltre quarant’anni dalla precedente esposizione dedicata alla Scapigliatura che si tenne sempre a Milano alla Permanente. In concomitanza con l’odierna rassegna ecco, alla Fondazione Biblioteca di via
Senato, ciò che costituisce l’approfondimento
degli aspetti letterari:
la mostra dal titolo La
Scapigliatura e Angelo
Sommaruga. Dalla bohème milanese alla Roma
bizantina dove per la
prima volta viene mostrato al pubblico il fondo
dell’editore Sommaruga,
di proprietà della Biblioteca stessa. Si tratta
di quasi tutta la produzione libraria della
celebre casa editrice,
nonché la raccolta completa delle riviste ‘Cronaca Bizantina’ e ‘Le Forche Caudine’ e quanto
dell’archivio privato di
Sommaruga è rimasto:
lettere e cartoline, alcune inedite, fra lo stesso
editore e d’Annunzio,
Carducci e De Amicis;
contratti, ricevute e pagamenti, lettere e ritagli di giornali nei quali
si parla del suo ambito
progetto. Giovanni Carnovali detto Il Piccio,
Daniele Ranzoni, Tranquillo Cremona, Gaetano Previati, Medardo
Rosso, Leonardo Bistolfi
e Giuseppe Grandi sono
alcuni dei trentotto artisti presenti in mostra
a Palazzo Reale con opere
giunte da strutture internazionali e collezioni
private. A fronte di
quanto detto sull’argomento resta però ancora
oggi un quesito cui studiosi e critici non hanno
trovato risposta ovvero:
possiamo dire essere esistita una Scapigliatura
specifica delle arti visive oppure esse rientrano, al pari delle altre discipline, in quel
contesto storico-sociale
che ‘coniò’ il termine
partendo dalla letteratura? Alcuni degli addetti ai lavori sostengono sia difficile stilare dettami estetici e
cronologici specifici che
di fatto pongano determinati artisti sotto l’appellazione di ‘scapigliati’.
Ciò nonostante inequivocabile è stata l’importanza di costoro che,
fuori dalle righe, traghettarono l’arte visiva
italiana verso il naturalismo nascente e che,
malgrado negli anni ’90
dell’Ottocento avessero
allentato parte dell’aspetto rivoluzionario della Scapigliatura,
mediante nomi come
Gaetano Previati, portarono ad ulteriori esplorazioni, sino alle cosiddette Avanguardie storiche. Possiamo infatti
dire ad esempio che la
Scapigliatura anticipò
il Futurismo in quello
che fu il suo aspetto anticonvenzionale e trasgressivo. Per questa
serie di motivazioni
un’attenta rilettura della
Scapigliatura è necessaria per ‘sdoganarla’
dal ruolo tardo romantico provinciale, meno
noto ed affermato di
quello di Macchiaioli,
Impressionisti e degli
stessi Futuristi che, in
Italia e all’estero, ebbero notorietà ufficiali.
Una veste stretta per
quel nutrito gruppo il
quale, pur non dando
vita ad alcuna scuola o
corrente, giocò la propria immagine sullo scacchiere dell’arte.
susanna paparatti
a destra Medardo Rosso:
Il cantante a spasso
Collezione privata
sotto Emilio Longoni: Mortirolo,
Piano dei Copi
Collezione privata
Pietro Toubetzkoy: Ragazza sul lago,
Collezione privata
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