EDITORIALE 1 GUIDA AL NUMERO EDITORIALE - Chi deve intendere… di Giuseppe Caronia - De bello gallico… di Santino Fortino FISCO LAVORO E CRESCITA - Cipputi il pensionato e il giovane: non possiamo più aspettare di Camillo Benevento PREVIDENZA DOMANI - La previdenza complementare: criticità e sviluppo di Max Colonna - Simeone: è lunga la via per Tipperay di C.B. DEMOCRAZIA E SINDACATO - Lacrime di coccodrillo di Antonio Ascenzi LE VIE DEL CIELO - Trasporto aereo: vettori italiani ancora turbolenza di Marco Veneziani Lo stato degli Handlers di Fiumicino… di Gian Carlo Serafini LA FORMAZIONE - Lavorare inFormati di Giuliano Galluccio LA SICUREZZA - Un impegno del singolo… un obiettivo comune di Paolo Collini CONTRATTI DIFFICILI - Il CCNL della mobilità nella sezione attività ferroviarie di Salvatore Ottonelli LE VIE DEL MARE - L’imposta sostitutiva del 10% e la gente di mare di Angelo Patimo UNA VICENDA “ESEMPLARE” - Ora… diritti e regole per valorizzare il lavoro di Marco Verzari NELLA SOCIETA’ CIVILE - L’ANCAM ha imboccato una strada obbligata ma non voluta di Santino Fortino TEMPO LIBERO - Confronto a tutto campo… di S.F. LE LEGGI - La mediazione per la conciliazione civile e commerciale di Cleto Catalano SOFFIA IL VENTO… - ...e il cielo si tinge di rosa di Carola Patriarca LA UILT NEL TERRITORIO - Dalle nostre redazioni regionali Emilia Romagna; Lombardia (Chiari); Veneto (Carraro); Campania (Gigli, Simeone, Di Palma) 1 3 5 6 8 9 12 13 15 17 19 21 22 25 27 29 31 34 Chi deve intendere... A nziché perder tempo a di provvedimenti che si rendono trastullarsi sul “dove met- necessari, utili e urgenti, possa estere i ministeri”, sarebbe sere anche un “rilancio” di fiducia bene che in questo nostro Paese si per le forze del lavoro e della produzione il solo, unico cominciasse a parlare motore della ripresa da seriamente del “coDI GIUSEPPE CARONIA tutti auspicata. me” risolvere i tanti La UIL e la CISL han“veri” problemi che no lanciato la loro impediscono alla economia italiana di decollare, e alla “proposta” al Paese e non intencrescita generale di segnare il dono restare a guardare: lo hanno passo a differenza di quanto av- detto a chiare lettere senza naviene in altri grandi Paesi del- scondersi dietro il paravento del “non possumus” che da molti l’U.E. E, tanto per non restare nel vago, “saccenti” è stato innalzato nei affrontare da subito, e non conti- confronti della proposta medenuare a parlarne solo in astratto, la sima. “riforma” per eccellenza quella Si invoca la stabilità finanziaria: e cioè del fisco. Una riforma che sia. mettendo in agenda tutta una serie Nessuno, né la UIL né la CISL ne PER LE STRADE D’EUROPA EDITORIALE 2 mette in discussione il conseguimento. Ma tagliare in maniera pesante gli sperperi e gli sprechi della Pubblica Amministrazione, non lede certo quella “stabilità”. Né la mette in forse la riduzione della ridondante spesa della politica che via via sta assumendo proporzioni insostenibili. Così come non farebbe una grinza alla “stabilità ecc ecc” l’abolizione delle province (On. Ugo La Malfa, ci ricordiamo di Lei…) strutture anacronistiche in un organico “riassetto federale” Direttore Responsabile SANTINO FORTINO Redazione: Roma - Via di Priscilla, 101 tel. 06.862671 e-mail: [email protected] Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 00445/92 del 14/07/1992 Comitato di redazione: Max Colonna,Giuliano Galluccio, Salvatore Ottonelli, Angelo Patimo, Gian Carlo Serafini, Roberta Rossi, Marco Verzari Segreteria di redazione: Carola Patriarca Grafica e impaginazione: Franco Bottoni Studio e-mail: [email protected] Una copia Euro 2,00 Abbonamento annuale Euro 22,00 Abbonamento sostenitore Euro 300,00 Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana EDIZIONI “PER LE STRADE D’EUROPA SRL” - PIAZZA DELLA LIBERTÀ, 10 - ROMA STAMPA: GRAFICA RINASCIMENTO SRL - VIA GIUSEPPE VACCARI, 9 - ROMA FINITO DI STAMPARE GIUGNO 2011 I manoscritti, anche se non pubblicati, non si restituiscono PER LE STRADE D’EUROPA del Paese, e che “divorano” risorse che andrebbero altrimenti devolute. E per finire, alleggerire il carico fiscale sul lavoro e le pensioni per accrescere quello sulle rendite finanziarie non significherebbe “mettere le mani in tasca” agli italiani come alcuni “lorsignori” si affannano a dire, ma sarebbe opera di alta equità sociale perché è assurdo e profondamente ingiusto che chi lavora (e produce…) venga tassato in misura assai più pesante di chi alimenta i propri redditi attraverso operazioni finanziarie e speculative. Che dire poi della “mostruosa” per la sua entità, evasione fiscale? (ci permettiamo di aggiungervi l’altra “piaga” che si chiama “elusione, ma tant’è…) Sono decine, forse centinaia di miliardi: quanto a dire che lavoratori dipendenti e pensionati che pagano tutti (e per forza…) le tasse dovute, si vedono “presi per i fondelli” dai furbi (e ricchi…) evasori, ed anzi, pagano anche per loro i servizi della comunità. Va detto, per amor di verità che va anche sfatata la legenda dell’italiano evasore fiscale per indole e predisposizione. Una legislazione più equa e lungimirante che non costringesse in casi non infrequenti il cittadino al non rispetto dei suoi doveri civici, darebbe respiro all’economia riducendo drasticamente gli spazi di illegalità e inchiodando ancora più pesantemente gli evasori alle loro responsabilità. Questo è dunque ciò che il sindacato democratico e riformista chiede al Governo alla classe politica, alle istituzioni una riforma fiscale equa e fatta rispettare. E ancora: una legge quadro per la non autosufficienza è una legge di civiltà. E’ parte dell’agenda del sindacato. Che, attraverso la sua “spinta” vuole con i fatti dare concretezza alla crescita e più valore al lavoro. A Piazza del Popolo il 18 giugno, a Roma c’era la voce e l’impegno dei lavoratori, dei pensionaati, dei precari, dei giovani in attesa di entrare nel mondo del lavoro. Saremo ascoltati? Chi deve intendere… Giuseppe Caronia Il C.C.della Uiltrasporti Convocato a Chianciano per i giorni 27 e 28 giugno il Comitato Centrale della Uiltrasporti con il seguente ordine del giorno: Relazione e comunicazione del Segretario Generale; Adempimenti statutari: sostituzioni e/o eventuali cooptazioni; Varie ed eventuali. Parteciperanno ai lavori il Segretario Generale della Uil Luigi Angeletti, il Segretario Organizzativo Carmelo Barbagallo e il Segretario Confederale Paolo Carcassi. La nostra rivista và in stampa mentre sono in corso i lavori del Comitato Centrale. Nel prossimo numero pubblicheremo un esauriente resoconto. EDITORIALE 3 De bello gallico... L a “Guerra gallica” fra il 58 e il 50 a,c, è l’opera più conosciuta di Gaio Giulio Cesare, generale romano, politico acuto, filosofo a suo modo e scrittore. Descrive minuziosamente la conquista della Gallia… “Gallia est omnis divisa in partes…” da parte dell’Impero Romano, narrando oltre le battaglie e le sue strategie anche usi e costumi delle tribù barbariche che risiedevano nell’attuale nord Italia ed Europa alpina, con l’inttento di conferire una patina di oggettività alla propria condotta politico-militare tra l’altro non del tutto condivisa dal “Senatus” di Roma. Dopo tanti secoli ecco che quegli scritti tornano di attualità specialmente nella contesa tra la parte di quella che era la Gallia Narbonensis , dell’Alvernia e Gallia Cisalpina oggi autonominatasi Padania e il centro del mondo oggi come allora: Roma. I rappresentanti di alcune tribù barbare (nell’eccezione più buonista dell’etmologia della parola) riprendendo il vecchio e logoro antagonismo verso la Città Eterna ci riprovano inseguendo l’assurdo disegno di far pagare il pedaggio ai Romani che usano il Raccordo Anulare, o far migrare al nord i Ministeri guarda caso che più interessano ai ministri leghisti, o smettere di bombardare Cartagine o… Sui ministeri è inutile ricordare che risiedono tutti nelle capitali, a meno che nel nostro Paese non si voglia pure trasferire con essi anche la Capitale, ma risulta improbabile e impossibile. Sul bombardamento e la guerra libica, premesso che ogni guerra è un atto di debolezza della civiltà,bisognerebbe uscire dalla Nato con tutte le conseguenze che ne deriverebbero, per poter esaudire le tribù di Pontida. Sul pedaggio del G.R.A. e dell’autostrada per Fiumicino che 160.000 romani al giorno usano per studio, lavoro o per spostarsi da una parte all’altra del vasto territorio, il Senatur, il leader o meglio il Vencirgetorige della Cisalpina e i suoi capi guerrieri, non si arrendono davanti a nulla. Né davanti alle sentenze del TAR, né davanti alle proteste del popolo dell’Urbe, tanto meno davanti al rifiuto compatto di tutte le forze politiche della Capitale e del Lazio. Centrodestra, ovviamente, con i propri vessiliferi in testa. L’assalto non si ferma. Perché il viceministro Castelli, autorevole colonnello della Lega, si sia preso l’onere e nella sua testa l’onore, di difendere a tutti i costi l’imposizione dell’assurdo pedaggio romano, non è un mistero: rientra nello stillicidio di attacchi che la Lega conduce contro i presunti “privilegi2 di chi abita nella Capitale. I vecchi refrain di “Roma ladrona” erano buoni quando queste tribù se ne stavano al Nord o all’opposizione, ma nel momento in cui hanno trasmigrato e vivono costantemente a Roma, si sten- di SANTINO FORTINO dono sui Lidi del Lazio, mangiano rigatoni con la pajata o trippa alla romana o coda alla vaccinara, nel momento in cui la sera passeggiano e pasteggiano a Trastevere o a Testaccio e di giorno siedono e sonnecchiano negli scranni ministeriali o in Parlamento, è evidente che hanno perso lo smalto. Del potere di Roma ne hanno abbondantemente profittato anche loro insieme a quelli che sono riusciti a transumare, così come quelli che loro “aborravano” e dipingevano come partiti avvoltoio o demoniaci annidati nella Capitale. Dovrebbe stupire che un partito o un movimento popolare come la Lega non colga questi problemi, il loro elettorato non ha nulla da guadagnare da una polemica populista antiromana perché, quanto meno, si dovrebbe rendere conto che la Lega Nord sta al Governo in alleanza con un partito che vanta profonde radici e consensi proprio in quel Sud che tanto disprezzano. Si potrebbe dire che l’odioso provvedimento del pedaggio tocca anche altre tyratte che hanno creato snodi a grande scorrimento! Ma a che serve la teoria del mal comune mezzo gaudio? Le strade di grande scorrimento, PER LE STRADE D’EUROPA 4 specialmente se riferite alle metropoli, servono per alleggerire la pressione del traffico e la creazione di paurosi ingorghi che le attanagliano, servono per ridurre l’inquinamento, il maggior dispendio di tempo negli spostamenti che non portano certo produttività, l’irritabilità crescente di chi è sottoposto allo stress del traffico, la salute, la sicurezza, etc. etc. Considerare quello che dovrebbe essere un servizio al benessere della collettività una sorta di “benefit” che si deve pagare è quanto meno bizzarro. Se serve ripianare le casse dell’Anas i cui dirigenti sono quasi tutti del nord, ammesso che si possa compiere il miracolo, perché farlo con misure odiose e ricattatorie per i cittadini? E non solo, perché a capo delle legioni antipedaggio, ci risulta si siano schierati alzando la voce,il Sindaco Gianni Ale- PER LE STRADE D’EUROPA EDITORIALE manno, la Governatrice del Lazio Renata Polverini, che non sembrano essere nè comunisti né sporchi, il Presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti, lui si che possiede il peccato originale, ma anche una schiera di politici che vanno da Bontempo a Miccichè pronti a dare battaglia su tutti i fronti e stante alle dichiarazioni “gridate” alle proprie legioni anche a varcare ancora il Rubicone ma questa volta in senso contrario. Il GRA no è un osso da spolpare da parte di vendicativi governanti e avvoltoi uniti dal grido di “Roma ladrona”. Forse è bene precisare che in Parlamento di Romani ce ne sono una minima parte, tutti gli altri andate a vedere da dove vengono se proprio non riuscite a capire i dialetti che rimbombano nei telegiornali o nelle trasmissioni pseudo politiche. Dunque varrebbe la pena riconsiderare il provvedimento pedaggi, visto che non è ancora definitivamente convertito in legge, varrebbe la pena usare raziocinio anziché soggiacere all’ideologismo populista o alla fame di quattrini degli amici dell’Anas, e se fosse necessario regaliamo a Castelli il “de bello gallico”. Siamo seri, seri si riesce, sono momenti delicati per il Paese e la Capitale non merita avventurismi di questo tipo. Il Governo si assuma le responsabilità, a meno che non ce ne siano due in carica, uno di centrodestra allocato a Roma e uno della Lega che festeggia e girovaga per i pratoni di Pontida. Anche Cesare ha avuto il suo Bruto, ma qui sembra che di Bruti ce ne siano anche fin troppi. Santino Fortino FISCO LAVORO E CRESCITA 5 Cipputi il pensionato e il giovane: non possiamo più aspettare C ipputi, il pensionato e il giovane precario non erano soli, quella assolata mattina del 18 giugno a Piazza del Popolo. Assieme a loro 89.997 cipputi pensionati e precari affollavano la “storica” sede romana delle manifestazioni popolari. Una “forza tranquilla” come ama definirsi il popolo del sindacato democratico e riformista, accorsa al richiamo della UIL e della CISL per ascoltare le parole di Luigi Angeletti e di Raffaele Bonanni che si era ripromessi di “dire qualcosa” di molto serio, non soltanto alla Piazza stracolma ma all’intero movimento sindacale ed al Paese tutto. Una “letterina” al Governo e alle Istituzioni, alla classe politica e ai mass media che cominciava così: “Non ne possiamo più…” Non ne possiamo più di pagare le tasse e constatare che c’è un sacco di gente che le tasse non le paga; non ne possiamo più di assistere agli enormi sprechi della spesa pubblica e del costo abnorme della politica; non ne possiamo più del “privilegio” che gode la rendita finanziaria, tassata molto di meno di quanto non lo siano i redditi da lavoro e d’impresa; non ne possiamo più di vedere l’indifferenza con la quale si affrontano i problemi dei non autosufficienti, comporta- mento indegno per uno stato civile; non ne possiamo più di sentirci dire che bisogna “tenere i conti a posto” e quindi non si può porre mano a nessuna seria riforma; perché questo è un falso problema: si possono tenere i conti a posto anche, e soprattutto, facendo pagare le tasse agli evasori fiscali, facendo pagare di più chi fruisce di una rendita finanziaria e riducendo le tasse ai lavoratori e ai pensionati, avviando così anche un percorso virtuoso di crescita dei consumi e di incremento occupazionale. E’ la “madre di tutte le riforme”, la riforma fiscale, punto di svolta che Angeletti e Bonanni hanno chiesto dalla tribuna di Piazza del Popolo. Lo hanno chiesto, come ha fatto Angeletti ricordando che anche una “forza tranquilla” può, se messa a dura prova darsi “una mossa” e diventare un pò “meno tranquilla” (il che ha fatto ricordare al vostro cronista il famoso “a volte anche le formiche si incazzano”) e magari, anzi che manifestare di sabato per non turbare i ritmi di lavoro, potrebbe, in un domai, farlo di venerdì… con un bello sciopero generale che “animasse” il discorso… E, per dirla come Bonanni, “alle forze politiche e alle istituzioni con le quali non siamo certo alieni dal dialogare e a confrontarci, diciamo che rifiutarci confronto e dialogo potrebbe spingerci a dire andate a casa e passate la mano…”. Insomma qualcosa dovrà pur far seguito a questo 18 giugno di UIL e di CISL Si parla, a proposito (qualche volta anche a sproposito) di “VENTO NUOVO” di un clima diverso che si respira in queste settimane nel nostro Paese. Sarà… ma un consiglio va dato a chi “conta”: attenti alle formiche… Camillo Benevento PER LE STRADE D’EUROPA 6 PREVIDENZA DOMANI La Previdenza complementare: criticità e sviluppo di MAX COLONNA L’ hanno chiamata “secondo pilastro” della previdenza, per richiamare l’importanza strutturale e la solidità caratteristica dell’elemento costruttivo, la conosciamo più comunemente come previdenza complementare. Le criticità che la contraddistinguono, e le sue prospettive future, sono state oggetto di un importante convegno organizzato il 13 Giugno scorso da Previambiente (Fondo Nazionale Pensione a favore dei lavoratori del settore dell’igiene ambientale e dei settori affini), cui hanno portato il proprio contributo numerose personalità del mondo politico, universitario, sindacale ed esperti del settore; tra questi: Monica Cerroni (Presidente Previambiente), Alessandro Ruggini (Direttore Generale Previambiente), On. Giuliano Cazzola (Vice Presidente Commissione Lavoro della Camera); On. Cesare Damiano (Componente della Commissione Lavoro della Camera); Mauro Marè (Presidente di Mefop); Luigi Simeone (Segretario Nazionale Uiltrasporti); Angelo Pandolfo (Professore de La Sapienza); Alberto Brambilla (Coordinatore del nucleo valutazione della spesa pubblica); Antonio Finocchiaro (Presidente COVIP). Salvatore Bosco, Vice-Presidente del CNEL (che ha ospitato i lavori) nel saluto ai partecipanti non ha mancato di richiamare alcune delle criticità della previdenza integrativa, ed in particolare la bassa adesio- PER LE STRADE D’EUROPA ne dei giovani, soggetti ai quali è principalmente indirizzato lo strumento previdenziale complementare. Come noto, infatti, il passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo comporterà nei prossimi anni una progressiva riduzione percentuale della pensione obbligatoria rispetto all’ultimo stipendio percepito, da qui l’esigenza di un secondo pilastro previdenziale che “integri” e garantisca per tutti gli anni della pensione una condizione di vita accettabile. Si tratta, per quando riguarda la “questione” giovanile, di un problema complesso che non riguarda solo la scarsa adesione, ma anche il ritardo nell’ingresso nel mondo del lavoro e l’impiego in attività lavorative atipiche e precarie che non garantiscono nemmeno un’adeguata copertura dei versamenti contributivi per la pensione obbligatoria. È comunque chiaro a tutti i relatori che al centro della discussione debbano esserci i lavoratori, i soggetti attivi nella scelta di adesione alle forme pensionistiche complementari, in particolare con la decisione del conferimento, ai relativi fondi, del trattamento di fine rapporto, indispensabile per consentire la maturazione di una rendita adeguata per le finalità della previdenza complementare stessa. Ruggini nella sua relazione introduttiva, ha introdotto nel dibattito altri importanti temi di discussione, ripercorrendo la storia e delineando le prospettive future dei fondi pensione contrattuali, infatti, ha segnalato come la governance dei fondi sia sostanzialmente riuscita ma, per proseguire nel cammino di sviluppo, serve organizzazione, volontà, umiltà, capacità di far aderire i lavoratori. Non mancano i problemi, come l’eccessivo numero di fondi, spenso sottodimensionati come numero di aderenti o di raccolta, che necessiterebbero di una opera di fusione e semplificazione a cui spesso alcune fonti istitutive hanno posto una forte resistenza, facendo prevalere l’interesse particolare. L’On. Cazzola nel rilanciare il ruolo delle istituzioni nel campo della previdenza complementare, con iniziative parlamentari costruite sulla base della indicazioni della COVIP, ha indicato una prima criticità da risolvere: la possibilità dei fondi di poter agire in giudizio per recuperare le somme trattenute ma non versate dalle aziende. Come vice presidente della commissione lavoro della camera, Cazzola ha ricordato che la stessa ha promosso in passato l’audizione di alcuni fondi e ha ribadito l’importanza della previdenza complementare PREVIDENZA DOMANI nell’equilibrio sociale dei prossimi anni. Mauro Marè ha riproposto l’esigenza di rilanciare la previdenza complementare, partendo da alcuni dati in merito alla diffusione delle previdenza complementare, se infatti l’accesso alla previdenza complementare in generale nel corso degli ultimi anni si è estesa, i fondi negoziali (quelli costituiti per via contrattuale tra le parti sciali) sono sostanzialmente fermi, mentre si registra uno sviluppo concorrente di altre forme pensionistiche private derivante da assicurazioni e banche. Questo dimostra che esiste una richiesta di strumenti previdenziali complementari, ma anche la difficoltà da parte dei fondi negoziali di saperla raccogliere e attrarre, contrariamente a quanto accade per le forme pensionistiche private che, nonostante una struttura di costi più penalizzante, riescono a ottenere maggiore interesse. Andando a un’analisi più accurata dei dati, si nota inoltre come larga parte di chi ne aveva la vera necessità non ha aderito ed è rimasto fuori, ma è anche da rilevare come le adesione siano a macchia di leopardo sia nelle categorie sia nelle singole imprese, evidentemente l’impegno profuso dai singoli fondi e dalle fonti istitutive nell’informazione è fondamentale per raccogliere adesioni. È, infatti, chiara una maggior adesione nelle grandi imprese, dove spesso la rappresentanza sindacale è più diffusa, mentre nelle piccole imprese, complice anche il malcelato interesse del datore di lavoro a conservare nelle aziende sotto i 50 dipendenti l’accantonamento del TFR, il livello di adesione alle forma di previdenza integrativa è notevolmente inferiore. Per ovviare a questa situazione potrebbe essere pensata una soluzione che preveda l’adesione automatica al momento dell’assunzione, da stabilire per via contrattuale ed esclusivamente con la quota aziendale, una soluzione di questo tipo però non risolverebbe la “questione previdenziale” del singolo ma metterebbe lo stesso in relazione con il fondo e quindi nella condizione di valutare l’adesione anche con la quota individuale e con il TFR. Per On. Damiano è bene riportare la previdenza alle sue ragioni attuative, esclusivamente previdenziali, senza dimenticare che le risorse attuali di 83 miliardi di euro fanno gola a molti, che tentano e tenteranno, con argomentazioni varie, di distogliere queste risorse alle finalità proprie. Sarebbe opportuno, invece, mantenere la finalità pensionistica evitando pericolose commistioni con la previdenza obbligatoria e con vari tentativi di utilizzare le risorse per finalità finanziarie non legate alla previdenza. Il problema resta anche per Damiano quello dell’adesione, oggi notevolmente più bassa rispetto ai paesi industrializzati, che a dire il vero possiedono da questo punto di vista una più lunga tradizione in materia. 7 Sul tema giovani, è indispensabile affrontare il problema della cultura della previdenza anche per i lavoratori precari e discontinui. Secondo Angelo Pandolfo per raggiungere il risultato del coinvolgimento dei giovani è decisiva la responsabilità di tutto il potere politico e delle parti sociali. Se è strategico il tema della cultura sulla previdenza complementare viene da svolgere una attenta riflessione in merito ad alcuni dati statistici rilevati; in una indagine risulta che il 40% dei giovani dichiara di essere informato in materia e di aver appreso le informazioni da televisione e giornali. Conoscendo la qualità della comunicazione televisiva in materia, dei frequenti articoli sulla carta stampata, che talvolta compiono forzature teoriche per avvalorare tesi avverse previdenza complementare, non c’è da stupirsi dei dati di bassa adesione. Nelle sue conclusioni il presidente Finocchiaro, ha affermato come la commissione che presiede (COVIP) abbia perfettamente chiaro quali siano i problemi della previdenza complementare. Ora però occorre passare ai fatti, che spettano chiaramente solo al potere politico e alle PER LE STRADE D’EUROPA 8 parti sociali. La COVIP, infatti, resta un organo di indirizzo e di controllo, che ha il dovere di evidenziare le criticità e individuare possibili soluzioni, la cui implementazione però spetta a potere politico e parti sociali. A questo proposito non servono normative ex novo, quella italiana è particolarmente avanzata, quello che serve è adeguarla al contesto sociale e del lavo- PREVIDENZA DOMANI ro. La normativa sulla previdenza complementare, infatti, per quanto aggiornata nel 2005, risale al decennio precedente e in questi anni il contesto economico e sociale è profondamente mutato, basti pensare all’introduzione della flessibilità (e del precariato) nel mondo del lavoro, non è cambiato invece, anzi si è rafforzata, l’esigenza di uno strumento previdenziale che abbia la capa- cità di garantire alle nuove generazioni in percorso di vita con pensioni dignitose. È necessario pertanto riportare la previdenza al centro della contrattazione, i prossimi anni sono indispensabili per comprendere quali prospettive attende questo fondamentale strumento di tutela sociale. Max Colonna Simeone: è lunga la via per Tipperay... A Luigi Simeone, Segretario Nazionale della Uiltrasporti, uno dei relatori del Convegno di Previambiente, di cui riferiamo in queste stesse pagine, abbiamo posto alcune domande per così dire “politiche” su taluni aspetti da lui stesso denunciati nel suo intervento. A cominciare da “che vuol dire” lo stato di criticità denunciato dal settore della previdenza integrativa (o complementare che dir si voglia…) in questi ultimi anni. Il problema c’è, inutile nascondersi dietro un dito - ci ha detto Simeone - se è vero che, dopo il forte incremento delle adesioni tra il 2006 e il 2007 (+700.000) dovuto all’entrata in vigore del Dlg 252/05 relativo alla previdenza complementare (1° gennaio 2007) che ha previsto il tacito conferimento del TFR ai fondi pensione, non c’è poi stato il boom che ci sarebbe aspettato e l’andamento delle iscrizioni è sostanzialmente rimasto invariato, con, anzi, un sia pur piccolo decremento. Io non credo che tutto ciò sia dovuto a scarsità di informazione: se il “silenzio assenso” avrebbe dovuto favorire la crescita delle adesioni, ciò significa che i potenziali beneficiari della adesione alla pensione integrativa hanno manifestato di fatto il loro rifiuto a “ entrare” nel sistema . Abbiamo allora “incalzato” Simeone. Perché, a tuo avviso? Ci sono due ordini di cause - ci ha detto il Segretario della UILT - cause di origine endogena ed altre di origine esogena. Cominciamo dal temuto assetto interno che potrebbe risentire della crescita esponenziale dei costi di gestione a seguito della mancata crescita del tasso di adesione. Poi c’è il problema che con un attivo destinato a prestazioni di 25 miliardi di euro i rappresentanti dei “legittimi proprietari” di questa enorme cifra, non hanno nessun ruolo ne titolo per gestirla, compito che svolgono a tutt’oggi altri Enti “gestori” (al vostro cronista veniva da pensare alla vicenda PER LE STRADE D’EUROPA americana con i fondi pensione “ comproprietari” delle aziende….). Che dire poi - ha continuato Simeone- della pletora dei fondi tutt’ora in essere, qualcuno persino con un numero irrisorio di iscritti, che con una semplificazione della governance potrebbero costituire una realtà assai più autorevole ed efficiente anche sul mercato. Quanto al “soggetto” cui restituire questo mancato protagonismo dei diretti interessati mi viene da dire che potrebbe essere Assofondipensione. Tu sai qual è oggi l’età media che caratterizza gli attuali aderenti ai fondi? - prosegue Simeone con uno scatto di disappunto- È quella di 50 anni e sai che vuol dire questo? (e siamo qui alle cause “esogene”…) vuol dire che i nostri giovani non si sono iscritti ai fondi. Non c’è fiducia, nemmeno speranza per giovani lavoratori (quando possiamo chiamarli tali se non precari …) che oggi percepiscono salari così bassi sui quali incide in negativo pensino il costo di una pizza… e che considerano “pesante” anche la quota eventuale di contribuzione previdenziale. Che fare per questo? Abbiamo azzardato una domanda Io penso che una clausola contrattuale che includa l’adesione al Fondo del lavoratori in via automatica al momento stesso dell’assunzione, con il solo pagamento del contributo previdenziale a carico dell’azienda potrebbe essere una “cura ricostituente” abbastanza valida. C’è da valutare una diversa tassazione per i giovani, ipotizzando un sistema EET al posto dell’attuale ETT , poi c’è l’aspetto della irreversabilità o meno della adesione al Fondo TFR compreso o meno. Come vedi è lunga la via per Tipperay come direbbero gli scozzesi, ma dobbiamo percorrerla insieme, tutte le forze del lavoro: se vogliamo qualcosa di “meglio” non tanto per noi (ma anche per noi…) quanto per i nostri ragazzi. (C.B.) DEMOCRAZIA E SINDACATO 9 Lacrime di coccodrillo! di ANTONIO ASCENZI I n alcuni ambienti sindacali, sorpresa e disappunto sembra aver suscitato la recente iniziativa della UIL di procedere alla disdetta del Protocollo del 23 luglio 1993, quello che fino alla riforma del 2009 sugli assetti contrattuali ha regolamentato la contrattazione e la rappresentanza sindacale, presentata come un ulteriore arretramento della nostra organizzazione sul piano dell’impegno unitario. Nulla di tutto questo. Infatti, premesso che non è ipotizzabile l’inamovibilità nel tempo di un qualsiasi sistema di relazioni sindacali dato che queste non possono non tenere in debito conto delle continue mutazioni del sistema produttivo, la scelta della UIL ha una sua assoluta linearità. Si è trattato, molto più semplicemente, di sgombrare il campo da ulteriori possibili equivoci sul modello contrattuale da applicare, dal momento che una associazione datoriale (l’ABI, Associazione Bancaria Italiana) intendeva applicare in sede di rinnovo del contratto di lavoro, non le regole contrattuali sottoscritte nel 2009, ma quelle previste dal Protocollo del ’93. Ad essere maliziosi, verrebbe da pensare che in un settore dove molto forte è il radicamento del sindacalismo autonomo vi sia stato uno strano cedimento alle tesi di quel sindacalismo, lo stesso, che a suo tempo, contestò con forza il Protocollo del 1993 soprattutto nella parte che normava la rappresentanza sindacale nei luoghi di lavoro tanto è vero che il settore bancario è una delle pochissime realtà in cui non si è proceduto ad introdurre l’istituto delle RSU. Sul piano concreto, la disdetta pone due soli ordini di problemi. Intanto, la riaffermazione della validità di un accordo, quello del 2009 sugli assetti contrattuali, firmato dalla maggior parte delle associazioni sindacali e legittimato nei rinnovi di oltre sessanta contratti di lavoro sottoscritti, peraltro unitariamente, dalla CGIL, dalla CISL e dalla UIL. Inoltre, riafferma la necessità di dare rapida e definitiva soluzione al problema ancora aperto della piena attuazione del- l’articolo 39 della Costituzione così da risolvere l’applicazione “erga omnes” dei contratti di lavoro. In questo senso, la posizione della UIL (definire un accordo con le organizzazioni imprenditoriali affinché le aziende comunichino all’INPS il numero degli iscritti ai sindacati) sembra assolutamente in grado di conseguire il risultato di stabilire quali sono le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative in base agli iscritti e, conseguentemente, l’efficacia dei contratti firmati. Va rigettata al mittente, invece, l’accusa che attraverso la disdetta del Protocollo del luglio ’93 vengono privati i lavoratori dello strumento di rappresentanza sindacale in ambito lavorativo previsto dal Protocollo e cioè le Rappresentanze Sindacali Unitarie. PER LE STRADE D’EUROPA 10 DEMOCRAZIA E SINDACATO In primo luogo, perché nell’accordo sui nuovi assetti contrattuali non viene affatto messa in discussione l’esistenza delle RSU ed in secondo luogo perché esistono sempre le RSA previste dalla legge 300/1970 e quindi perfettamente legittime all’esercizio della rappresentanza aziendale dei lavoratori. Ma proprio sulle RSU è opportuna una qualche riflessione aggiuntiva perché nel corso degli anni questo istituto è stato oggetto di vere e proprie manipolazioni che ne hanno notevolmente affievolito la spinta innovativa che caratterizzò la loro introduzione nel sistema italiano di relazioni industriali. Si trattava, allora, di passare da un modello di relazioni sindacali fondato sui soli rapporti di forza, cui ben si addiceva l’istituto dei Consigli di Fabbrica, ad un sistema più maturo cui dovevano corrispondere nei luoghi di lavoro, organismi che, proprio per il potere contrattuale loro attribuito, non potevano non possedere una forte stabilità organizzativa e la capacità di rappresentare tutti i lavoratori oltre che tutte le articolazioni professionali presenti nell’unità produttiva. Purtroppo le cose non sono andate esattamente in questa direzione. Soprattutto da parte di quelle aree del movimento sindacale (sindacati di base e au- PER LE STRADE D’EUROPA tonomi nonché diversi settori della stessa CGIL) che vedevano nella composizione mista delle RSU (due terzi dei componenti eletti a suffragio universale ed un terzo riservato alle associazioni sindacali firmatarie del ccnl applicato nell’unità produttiva) una vera e propria lesione della democrazia oltre che un indebito vantaggio per le tre grandi centrali sindacali si è fatto di tutto per frenare il cambiamento inserendo dannosi elementi di continuità con il regime dei Consigli. Da qui, anacronistiche divisioni dei lavoratori tra Operai e Impiegati mediante la previsione di collegi separati; il non riconoscimento, a volte, della specificità dei Quadri e delle Alte Professionalità; l’elezione di RSU senza la riserva dell’un terzo. Ma soprattutto, in questi anni non sono mancate le occasioni in cui gli opportunismi organizzativi hanno prevalso sulle stesse esigenze di rappresentanza dei lavoratori: quante volte, con buona pace dei rapporti unitari, non accettando i risultati delle elezioni o le decisioni delle varie Commissioni Elettorali, si è preferito ricorrere alla magistratura pur di affermare le proprie tesi, pratica cui non è stata certamente estranea la stessa CGIL! Per non parlare poi di tutte quelle realtà in cui le Rappresentanze Sindacali Unitarie sono state una vera e propria chimera non essendosi mai provveduto alla loro costituzione (vedi il già citato caso dei bancari o, per rimanere all’interno dei settore Trasporti, il caso di Alitalia dove, pur a fronte di precisi impegni contrattuali, si è preferito il comodo paravento del rinvio con la scusa della “sempre precaria” situazione aziendale). Alla luce di queste poche e succinte considerazioni, si può ragionevolmente affermare che le RSU sono state una grande occasione mancata e coloro che in questi anni ne hanno deliberatamente ostacolato la costituzione o laddove costituite ne hanno distorto la natura, potrebbero benissimo smettere di piangere sull’amaro destino di questi organismi: sarebbero solo lacrime di coccodrillo! Antonio Ascenzi 12 LE VIE DEL CIELO Trasporto Aereo: Vettori Italiani, ancora turbolenze di MARCO VENEZIANI* L e perturbazioni che hanno interessato negli ultimi tempi tutti i Vettori italiani sembrerebbero non essere ancora del tutto passate. Lo scenario macroeconomico generato dalla sommatoria tra gli effetti della crisi economica generale, il calo del traffico cosiddetto “premium”, l’aumento del costo del greggio, la lenta ripresa del mercato Giapponese ed il crollo dei flussi per i paesi Arabi e del Maghreb continua a mordere i conti economici dei Vettori italiani, i quali, sempre più, si trovano a fronteggiare situazioni finanziarie difficili e non sostenibili sul breve periodo. Le difficoltà, purtroppo, risultano equamente distribuite su tutti i tipi di mercato: linea, leisure, charter ed executive a dimostrazione del fatto che quando la recessione aggredisce le economie sviluppate la prima reazione di operatori e cittadini è quella di tagliare ogni costo non ritenuto necessario rimandandolo a tempi migliori. Le criticità del Comparto sono anche strettamente connesse allo scenario economico Italiano, circa il quale, proprio la Uil nella giornata di sabato 18 giugno u.s. ha rappresentato dissensi ed istanze in una grande manifestazione di piazza mirata a richiedere al Governo una radicale e non più procastinabile riforma fiscale, utile a liberare le risorse necessarie per i lavoratori e le imprese. I Vettori, ovviamente, reagiscono alle difficoltà di scenario con politiche commerciali sempre più aggressive e con misure sempre più strin- PER LE STRADE D’EUROPA genti di contenimento dei costi aziendali. Le prime, se per un verso generano un positivo, ancorchè temporaneo, effetto di abbassamento delle tariffe per l’utenza, per l’altro contribuiscono ad erodere ulteriormente i già esigui margini di profitto aumentando le difficoltà di conto economico delle Società. Per quanto riguarda le misure di contenimento dei costi operate dai Vettori è opportuno un approfondimento. Non è purtroppo una novità che la prima area nella quale una Società in difficoltà ricerca risparmi è costituita dal costo del lavoro. Tale politica, ampiamente utilizzata negli anni scorsi, aggiunge un tassello alla spirale della crisi macroeconomica riducendo i redditi dei lavoratori che, in qualità di consumatori, a loro volta saranno costretti a ridurre le spese aggravando la stagnazione economica che è alla base della crisi delle imprese. E’ quindi necessario uscire da questa spirale al ribasso che, se non corretta, porta inevitabilmente all’impoverimento di tutti gli attori del sistema: i lavoratori in primis ma, subito dopo, le Aziende. In questo scenario il ruolo del Sindacato, e soprattutto di un Sindacato riformista qual’è la Uiltrasporti, è necessariamente di operare al fine di invertire la tendenza al ribasso negoziando con gli operatori accordi ad hoc che, utilizzando tutti gli strumenti previsti dal welfare, salvaguardino i posti di lavoro ed i salari intervenendo anche sul fronte della flessibilità e della produttività. La nostra Organizzazione Sindacale si è mossa in questa direzione negli ultimi mesi raggiungendo una serie di accordi importanti con svariati Vettori Italiani. Tra i più significativi gli accordi raggiunti con Alitalia nel marzo u.s. e con MeridianaFly negli ultimi giorni. Quest’ultimo, in particolare, è esemplificativo di quanto prima esposto. A fronte di un dato di partenza di oltre 1000 esuberi in tutte le aree aziendali, che LE VIE DEL CIELO avrebbero rappresentato un depauperamento di circa il 50% della forza lavoro della Società con gravi ripercussioni sul futuro dei lavoratori e delle loro famiglie, ed a seguito di un negoziato difficile ma proficuo, siamo giunti alla condivisione di modalità gestionali non traumatiche che privilegiano la volontarietà e l’accompagnamento alla pensione, offrendo ai Piloti, agli Assistenti di Volo ed al Personale di Terra di MeridianaFly adeguate garanzie di mantenimento dei livelli occupazionali e reddituali con l’applicazione, tra l’altro, della Cassa Integrazione a rotazione. Siamo quindi confortati nella nostra convinzione di affrontare con un approccio negoziale le criticità specifiche dei Vettori ma, allo stesso modo, dobbiamo essere risoluti nell’esigere che , una volta raggiunte e formalizzate, le intese vengano rigorosamente applicate e rispettate dalla controparte. Il caso di Alitalia è emblematico. A fronte di un sofferto ma necessario accordo, raggiunto il 4 marzo u.s. siamo, nostro malgrado, stati costretti alla proclamazione del primo Sciopero dei Piloti della nuova Alitalia, a causa della mancata e/o distorta applicazione delle 13 intese faticosamente raggiunte. Il messaggio che la nostra Organizzazione Sindacale sta inviando al mondo imprenditoriale del Trasporto Aereo è chiaro: i lavoratori si sentono parte integrante e produttiva delle Aziende, dimostrano ogni giorno di essere persone affidabili, ragionevoli e disponibili ad affrontare i problemi ed individuare soluzioni condivise ma non possono essere gli unici a pagare il conto di una crisi di sistema e, soprattutto, non può essere mai ed in alcun modo tradita la loro fiducia. *Segr. Naz. Uilt Lo stato degli Handlers nello scalo di Fiumicino La liberalizzazione selvaggia di GIANCARLO SERAFINI* L e società che si occupano dell’assistenza a terra nell’aeroporto di Fiumicino Leonardo da Vinci continuano ad aumentare, con il settimo operatore che ha iniziato le attività il 1° gennaio scorso (erano tre poco più di un anno fa). E le tariffe per i servizi offerti, dallo scarico e carico bagagli al check-in passeggeri, calano a picco: la gestione di un aereo nello scalo romano costa fino al 30-40% in meno rispetto a due - tre anni fa, con molte compagnie aeree che passano con facilità da una società all’altra, attratte da sconti anche minimi. Gli handlers che perdono clienti si ritrovano così con esuberi da gestire, creando dumping sociale. Una situazione che ha portato nei mesi scorsi all’avvio della procedura di mobilità per 242 persone da parte di Flightcare, principale operatore a Roma dopo Alitalia. Il sindacato, invoca il rispetto della clausola sociale (che in caso di rottura di un accordo commerciale prevede che il per- sonale passi dalla vecchia alla nuova società). Questo è stato definito e siglato dopo svariati solleciti nei confronti di ENAC, che dopo aver siglato un accordo con tutte le Aziende del settore, è stato ratificato nella sede della Prefettura di Roma nel mese di Febbraio u.s., alla presenza del Direttore dell’Enac, delle Organizzazioni Sindacali Regionali, delle Associazioni Datoriali di settore (Assohandlers, Assaeroporti)che rappresentano le Aziende di Handling e del gestore (ADR) nello scalo Romano. Presenti all’incontro anche le sette Aziende compresa Alitalia-Cai, dove hanno siglato la decorrenza sulla “clausola sociale” fino a tutto il 2012. Ma sull’handling a Roma è in atto una liberalizzazione selvaggia. In nes- PER LE STRADE D’EUROPA 14 LE VIE DEL CIELO Gli operatori nello scalo di Fiumicino ALITALIA Compagnie servite: 20 tra cui, oltre Alitalia, Air France-Klm, United Airlines, Continental, Emirates Dipendenti: 2.780 Proprietà: Alitalia Cai sun grande scalo europeo c’è una situazione così. A Fiumicino, nel dettaglio, Alitalia gestisce circa il 54% delle operazioni di full handling, a seguire si piazzano Flightcare e Aviapartner (circa il 20% ciascuna) e, poi, GlobeGround, Aviation Services, Consulta e Ata (l’ultima entrata), che si spartiscono il resto. La situazione sul fronte dell’assistenza a terra a Fiumicino potrebbe essere legata a diversi fattori: L’operatore principale dell’handling, Alitalia, che è anche vettore di riferimento, è meno forte rispetto a quanto accade in altri hub europei. Resta così sguarnita una fetta ampia di mercato. E sono molte le società interessate a entrare nel primo aeroporto italiano. A pesare, inoltre, potrebbero essere le difficoltà a creare economie di scala, in parte riconducibili a carenze infrastrutturali, e una minore tutela del lavoro. Negli ultimi due-tre anni le tariffe sono scese di almeno il 30%. La gestione di un aereo medio, che si attestava sopra i 900 euro, ora viene proposta anche a 500. E bastano sconti minimi per convincere alcune compagnie a cambiare. Essere in troppi significa lavorare in spazi congestionati. L’adeguamento dell’aeroporto è in ritardo. A Fiumicino la liberalizzazione è fuori controllo. Si fanno offerte al ribasso e le tariffe sono molto inferiori che altrove. Ai vettori principali vengono proposte riduzioni tra il 20 e il 50%. Mentre per le low cost bastano anche 30-40 euro in meno. La concorrenza spesso si fa utilizzando personale non esperto, mettendo a rischio il fattore sicurezza. Su questo argomento il sindacato è molto attento, la formazione prima di tutto, oggi con i finanziamenti di Regione e Provincia si può accedere a corsi di formazione, ma anche qui bisogna evidenziare poca attenzione da parte degli operatori. Il sindacato non è assolutamente contrario alle liberalizzazioni, ma con regole certe, se ci sono, è in questo caso si può affermare che esistono, vanno rispettate e soprattutto devono essere uguali per tutti grandi e piccole Aziende. *Dipartimento Nazionale Trasporto Aereo PER LE STRADE D’EUROPA FLIGHTCARE Compagnie servite: 60 tra cui British Airways, Lufthansa, Cathay Pacific, Egypt Air, Wind Jet Dipendenti: 1200* Proprietà: Flightcare (Spagna) *Per 242 dipendenti è stata avviata la procedura di mobilità AVIAPARTNER Compagnie servite: 29 tra cui Iberia, Blue Panorama, Brussels, Tap, Aeroflot Dipendenti: 550 Proprietà:Aviapartner (Belgio) GLOBEGROUND Compagnie servite: 9 tra cui Meridiana, Sas, Air Malta, Csa - Czech Airlines,Ural Airlines Dipendenti: 130 Proprietà: Roberto Sartori (1° azionista) CONSULTA Compagnie servite: 5: Turkish Airlines, Darwin Airlines, Blue Air, Israir, Italy Airlines Dipendenti: 70 Proprietà: Daniele Azzarone AVIATION SERVICE Compagnie 2: EasyJet e Wizz Air Dipendenti: 170 Proprietà: Nasten Sa (Lussemburgo) ATA Compagnie servite: 4: Russian, Ukraina, Belair**, Transair** Dipendenti: 20 Proprietà: Acquamarcia LA FORMAZIONE 15 Lavorare inFormati di G. GALLUCCIO “N on scholae sed vitae discimus”. Mai detto latino fu più azzeccato visto il tema che mi accingo a trattare. Francamente non ricordo bene a quale autorevole autore latino sia attribuibile tale citazione. Credo che conducendo una breve ricerca sul web o su Wikpidia tale informazione sia facile da reperire ma ciò non sarebbe propedeutico a quanto mi accingo a dimostrare. Se non fossi stato già colto dalla sindrome di Bayard, come invece è probabile, direi che è tratto da non so quale opera di Seneca, ma poco importa. Questa non vuole sembrare una divagazione ma è solamente un esempio di come si possa facilmente dimenticare una nozione acquisita durante gli studi superiori e come sia difficoltoso riacquisirla. Se si cala pertanto questa mia provocazione nella vita lavorativa di un qualsiasi lavoratore si può ben comprendere come sia necessaria una buona formazione nonché il continuo aggiornamento delle competenze acquisite. Questo ragionamento diventa poi ancora più stringente se consideriamo il bisogno formativo di un lavoratore operante in un ambiente caratterizzato da un uso massiccio di tecnologia, e allo stesso tempo ad alto rischio infortuni, come può essere il porto. E, se è vero che il numero di occupati nei settori tecnologici e ad elevata intensità di conoscenza posiziona l’Italia tra le realtà con maggiori potenzialità (rapporto ISFOL 2010), è altrettanto vero che i lavoratori dei porti sono annoverati tra questi. Tale inclusione è sicuramente riconducibile alla presenza di attività portuali che necessitano un utilizzo costante di nuove tecnologie sempre più performanti. Veniamo ora alle dolenti note… Dai dati Eurostat traspare un profilo deficitario dell’Italia in termini di formazione continua in confronto agli altri paesi Europei. Meglio quindi evitare analisi comparative con Paesi quali Francia e Germania e anche Gran Bretagna. Da sottolineare tra l’altro come in quest’ultima la gran parte della formazione sia lasciata alla libera iniziativa dei privati, dove la “componente pubblica” interviene unicamente tramite azioni di sostegno che spesso consistono unicamente in forme di prestito agevolato o nel finanziamento di voucher formativi. Ora che ho stimolato la curiosità tanto vale svelare i dati, seppur datati, della Francia, dove la media dei lavoratori avviati alla formazione nel corso del 1999 è pari al 46% del totale degli occupati e il 49% della Gran Bretagna (indagine Eurostat 1999). La situazione italiana dopo questo breve excursus può sembrare pertanto contraddittoria. Se infatti si è oramai consolidato un trend di crescita dove nell’intervallo temporale tra il 2004 e il 2008 si è registrato un aumento del 10% dei lavoratori avviati alla formazione continua, solo il 42,8% è stato interessato da attività formative collegate al proprio lavoro. Questo dato purtroppo conferma la posizione dell’Italia negli ultimi posti della graduatoria europea. Mi perdonerete se non sono riuscito – e non riuscirò - a “sciacquare i panni in Arno” e a fornire dati disgregati relativi ai lavoratori dei porti, ma gli unici dati di cui si dispone sono compresi nella macro area dei “trasporti e magazzinaggio”. Da un’indagine più recente condotta dall’ISFOL si evince come il 39,9% del totale degli addetti dei trasporti e magazzinaggio sia stato avviato alla formazio- ne nel corso del 2010. Dato che colloca il settore nella media nazionale. Nella indagine traspare inoltre come in questi ultimi anni si sia assistito ad una crescente domanda e utilizzo della formazione continua nelle imprese a fronte di una sempre maggiore offerta di formazione. Il dato allarmante che però traspare è come fatichi l’impresa di medie dimensioni ad intercettare un’offerta formativa efficace che tenga conto dei fabbisogni aziendali e che sia in grado di tenere in costante aggiornamento i lavoratori. Questo fenomeno è spesso imputabile all’inadeguatezza degli strumenti normativi nel promuovere l’offerta e ad intercettare i bisogni e la domanda di formazione (Osservatorio ISFOL 2004). Tale situazione assume poi toni contraddittori se si pensa alla grande attenzione e alle ingenti risorse che sono state destinati negli anni alla formazione. Si pensi che nel corso del 2009 i soli fondi paritetici hanno stanziato risorse per un ammontare di 670 milioni di euro. Per poi non parlare dell’attenzione del legislatore al tema. In Italia dagli anni ’90 attraverso leggi quali la 236/93, la 53/2000, la 388/2000, la 289/02 e da ultimo anche tramite la legge 2/2009 si è data sempre maggiore attenzione al tema formazione e si è rafforzato il coinvolgimento delle parti sociali nel processo di formazione riconoscendo a questo un ruolo primario nella crescita professionale del lavoratore e dello svilup- PER LE STRADE D’EUROPA 16 po dell’impresa e la gran parte della formazione è infatti di carattere adattativo e funzionale (ISFOL “La formazione continua nella contrattazione collettiva”). Appare oggi evidente come la crisi economica abbia compromesso lo stato di salute di molte imprese del settore, ed è facile pertanto comprendere la diminuzione del numero di aziende che ha autofinanziato le attività formative. Per contro tra il 2009 il 2010 si è registrato un saldo positivo di adesioni ai fondi interprofessionali (50 mila nuove adesioni a cui corrispondono 860 mila lavoratori) tra cui spiccano i dati relativi a Fondimpresa (+ 575000 lavoratori) e a For.Te (+ 64000). Alcuni settori, come quello dei trasporti, hanno poi utilizzato la leva formativa anche per il rilancio delle attività. Si pensi, ad esempio, che nel solo settore portuale e retro portuale, nel corso degli anni 2010 e 2011, stando ai dati in mio possesso relativi a tre piani formativi, sono state destinatarie di formazione finanziata circa 50 aziende e 1500 lavoratori. Il vero dilemma è che se ad oggi è arduo reperire dati quantitativi disaggregati, non si dispone affatto di una analisi qualitativa dettagliata della formazione erogata. Se è infatti un’incognita quanti portuali sono stati avviati alla formazione continua nell’ultimo decennio, è del tutto impossibile sapere quanta e quale tipo di formazione hanno svolto. Da constatare infatti che le imprese italiane ricorrono PER LE STRADE D’EUROPA LA FORMAZIONE solo marginalmente alle analisi dei fabbisogni formativi (20,7 %). I filoni maggiormente toccati dalla formazione appaiono essere l’acquisizione di nuove competenze, sicurezza sul lavoro, miglioramento della qualità dei prodotti e dei servizi e produttività del lavoro. Peccato infine che solo il 22% delle imprese di trasporto coinvolte in iniziative formative ha condotto valutazioni sugli esiti degli interventi realizzati. Non vorrei però condurre una sterile analisi delle occasioni perdute, né tanto meno fermarmi ad una lettura superficiale delle statistiche... Se si conduce una breve ricerca, si possono notare alcune esperienze virtuose che hanno messo il tema “formazione continua” al centro della contrattazione collettiva. E se non passano inosservate esperienze virtuose quali quella del contratto dei Chimici, che ha orientato le Parti stipulanti alla costituzione di un sistema assai sviluppato di regolazione bilaterale delle attività formative, poiché vale sempre il detto che l’erba del vicino è sempre più verde, anche l’ente bilaterale dei porti può, in previsione futura, implementare il proprio ruolo in campo di formazione. Per procedere in questa direzione, e per poter meglio adattare l’attuale modello su cui si fonda la formazione ai fabbisogni dei lavoratori e delle aziende, appare improcrastinabile un’indagine sugli effetti che la formazione ha prodotto negli ultimi anni nel settore portuale. Bisognerebbe poi sopperire ad un’altra grande carenza, ovvero alla mancanza di informazioni sulla carriera formativa di ciascun lavoratore attraverso la creazione di una banca dati dei lavoratori avviati alla formazione con il relativo “curriculum formativo”. E’ noto infatti come il libretto formativo sia stato attivato solo in alcune Regioni italiane. Inoltre sarebbe opportuno prevedere una certificazione attestante le competenze professionali degli operatori portuali attraverso l’azione dell’Ente Bilaterale e il riconoscimento dell’ISFOL. E’ così utopistico pensare ad un sistema di verifica della formazione svolta, e certificazione delle competenze acquisite, come già avviene in Francia? Forse, a dieci anni dall’introduzione dei fondi interprofessionali, occorrerebbe un momento di riflessione… Ricordo che nel 2004 il Governo britannico ha commissionato un’indagine per comprendere quali fossero i livelli di competenza da far conseguire ai lavoratori entro il 2020 per poter stare al passo con il trend internazionale di sviluppo. In Italia purtroppo si rintracciano interventi simili unicamente in Brianza e nella Provincia autonoma di Trento. Senza un’analisi dei risultati e dei fabbisogni non si può di certo esprimere valutazioni sull’attuale sistema della formazione. Specialmente ora, in una situazione di profondo mutamento degli scenari geo economici, non si può lasciare al caso un elemento di welfare, come la formazione, che fornisce alla popolazione uno strumento per adattarsi ai cambiamenti. Vorrei concludere con una nota di speranza, riportando un affermazione sicuramente autorevole: “Le competenze erano una volta una leva fondamentale per la prosperità e l’equità. Le competenze rappresentano oggi, sempre più, la leva chiave. E’ necessario un radicale cambiamento” (UK Commission for Employment and Skills). G. Galluccio LA SICUREZZA 17 Un impegno del singolo... un obiettivo comune Prende il via il coordinamento RLS delle società autostradali di PAOLO COLLINI L a lettura dei giornali ogni giorno riserva un distratto trafiletto alle morti bianche ovvero a quei lavoratori che a fine giornata non torneranno a casa o ci torneranno da invalidi iniziando un camino non solo personale ma che coinvolgerà tutta la famiglia. La sicurezza sui luoghi di lavoro (SSL) assume quindi un momento centrale nell’organizzazione del lavoro che spinge le aziende, a cui è affidata la responsabilità gestionale dell’identificazione dei pericoli presenti in azienda (valutazione dei rischi) per la realizzazione di adeguate misure di prevenzione e protezione, pieno coinvolgimento di tutti gli interlocutori interessati: lavoratori, rappresentanti dei lavoratori(RLS), medico competente, ruoli aziendali preposti alla sicurezza. Non sfugge certo che tra gli elementi del sistema sicurezza l’evoluzione legislativa e la trasformazione della contrattazione collettiva, la politica e il ruolo del sindacato rappresentino tasselli fondamentali per la concretizzazione di una sicurezza non di facciata ma sostanziale. L’ammorbidimento legislativo sulle responsabilità aziendali introdotto dal dlg 81/2008, il ruolo di “consultazione” degli RLS, la conseguente perimetrazione propositiva rendono arduo ed impegnativo il lavoro dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza a cui la legge assegna una preparazione a cura dell’azienda di meno di 40 ore. In questo contesto, nel Dipartimento Viabilità del settore Autostrade della UILTRASPORTI il 7 giugno a Roma nella sede di Via Priscilla si è costituito, alla presenza di tutti gli RLS della nostra organizzazione delle 25 concessionarie autostradali e dei rispettivi segretari delle RSA/RSU, il COORDINAMENTO NAZIONALE RLS UIL di Settore. L’iniziativa, fortemente voluta e realizzata dal Coordinatore Paolo Collini, prende il via dalle problematiche esposte dagli RLS nelle visite che hanno caratterizzato i primi mesi dell’attività del neo coordinatore anche in linea con le scelte, in tema di Sicurezza, iniziate da Enore Facchini. L’analisi dei DVR, la verifica di congruità delle definizioni, dei ruoli di responsabilità, dei documenti aziendali (manuali, procedure, istruzioni operative, etc), le normative tecniche di riferimento ( Linee guida SGSL UNI INAIL, OHSAS 18001, DM 9/08/2000, etc), gli standards di Valutazione dei Rischi, l’analisi aziendale dei flussi di trasferimento delle informazioni (Dirigenti Responsabili al RSPP/RSG, al DL, etc), implicano maggiori conoscenze e competenze multidisciplinari. Il Coordinamento Nazionale degli RLS è un organismo che deve svolgere un attività finalizzata a dare ai rappresentanti sul territorio un concreto sostegno, consapevoli che gli stessi devono operare e intervenire in contesti lavorativi che, per la loro specificità e caratteristiche, hanno un fortissimo impatto sulla sicurezza dei lavoratori e in particolare per coloro che costantemente e quotidianamente operano sul nastro stradale. In merito agli strumenti utili alla gestione ed alle funzioni del Coordinamento degli RLS è stata realizzata in www.pagineuil.it, grazie al prezioso contributo del collega dell’AUTOBRENNERO Emanuele Franchetto, una specifica sessione RLS, che, assieme ad una mailing list e un forum di discussione, costituiranno uno strumento per permette : • di condividere le esperienze, • di ricevere le informazioni, • di essere aggiornati sulle novità legislative e normative, • di evidenziare le criticità, • di avere risposte a specifici quesiti, • di poter condividere iniziative omogenee nei vari gruppi societari, Per realizzare e mantenere tali obbiettivi è stato proposto che si costituisse una figura di un responsabile di questo nuovo organismo. Il Coordinamento Nazionale ha indicato il collega Maurizio Contò, che attualmente svolge il ruolo di RLS presso la Direzione Generale di Roma di Autostrade per l’Italia, il quale nel suo intervento ha illustrato la propria “mission” finalizzata a: • raccogliere i quesiti dei rappresentanti della sicurezza, fornendo “risposte qualificate” attraverso audizioni degli esperti istituzionali (INAIL), sindacali (di categoria e confederali), legali; • raccogliere le esperienze degli Rls monitorando le criticità emerse, PER LE STRADE D’EUROPA 18 segnalando le positività organizzative delle varie concessionarie; • indirizzare in sinergia con il Coordinatore Paolo Collini un percorso comune di “ azione” degli Rls della Uil; • ampliare con la pubblicazione sul sito di documenti nella biblioteca informativa; • stimolare il forum dedicato. I lavori del Coordinamento sono stati caratterizzati da 2 momenti molto importanti. Nella prima parte della giornata c’è stato il saluto del segretario nazionale con delega alla Sicurezza Claudio Tarlazzi e del Segretario Nazionale Ubaldo Conti del Dipartimento Trasporto su Strada che hanno fatto il punto sul tema Sicurezza, illustrando anche la situazione in altri settori lavorativi dell’area InfrastruttureLogistica e Porti. A seguire è intervenuta la Dott.ssa Galli, che non ha voluto mancare al battesimo del Coordinamento nazionale degli RLS autostradali. Nel suo intervento molto seguito e partecipato ha ripercorso il travagliato iter che negli anni ha condotto al testo Unico e, al suo depotenziamento, ha accennato all’appuntamento della misurazione dello stress da lavoro correlato e alla distanza dell’applicazione italiana dalla direttiva europea. Preme ricordare che Gabriella Galli ha dato un determinate contribuito, insieme alla struttura del Coordinamento, per essere riusciti ad introdurre in ASPI il concetto di rilevamento dei mancati infortuni. Proprio sul tema dei mancato infortuni si è incentrato il contributo del Dott. Mauro Pellicci, membro del team Sorveglianza degli incidenti mortali INAIL ex ISPESL, il quale si è felicitato con gli organizzatori dell’iniziativa assicurando la sua consulenza anche nel prossimo futuro. Nello specifico il Dott. Pellici ha approfondito il delicato tema degli “infortuni”e dei “mancati infortuni”, analizzando attentamente tutti gli aspetti ad essi collegati. Ha sottolineato la necessità di effettuare una completa gestione ed analisi delle cause, soprattutto attraverso la ricostruzione delle PER LE STRADE D’EUROPA LA SICUREZZA dinamiche di quanto accaduto. I risultati di questa analisi devono determinare iniziative finalizzate alla modifica delle procedure operative per coloro che operano in attività esposte a situazioni di alto rischio. Preme evidenziare che gli incidenti mortali sulle strade e autostrade italiane si sono ridotti con un aumento del numero dei feriti. Tra questi i lavoratori che operano ogni giorno sul nastro d’asfalto. La routine, l’operare in situazioni d’emergenza sono elementi che possono provocare incidenti con conseguenze personali e collettive. Da questi interventi si è determinato un coinvolgente question time con risposte affidate alla Dott.ssa Galli e il Dott. Pellicci che ha coinvolto molti dei partecipanti, i quali hanno potuto esporre le proprie esperienze e testimonianze. Le risposte ricevute hanno permesso a tutti di acquisire nuovi elementi conoscitivi e di ricevere importanti chiarimenti. Sono seguiti molti interventi che hanno messo in evidenza le criticità, in particolare di coloro che operano su strada nelle varie concessionarie, sottolineando alcune difficoltà ad operare in sicurezza perché spesso le disposizioni operative vengono impartite non in maniera uniforme per esigenze organizzative e non sempre coincidono con il livello di sicurezza previsto dalle procedure. Un tema emerso dagli interventi è stato quello delle problematiche e dei livelli di Sicurezza in cui operano le ditte appaltate. Spesso per motivi di contenimento di costi dovuti alla politica “irresponsabile” del “massimo ribasso”, si rischia di mettere i lavoratori in una situazione di alto rischio. Sono spesso visibili sulla rete stradale situazioni che vedono lavoratori attraversare la sede stradale o risalire gli svincoli senza alcun minima presegnalazione. Le condizioni di Sicurezza non possono e non devono essere scambiate con logiche di profitto delle aziende soprattutto verso coloro che risultano più deboli di altri lavoratori come ad esempio quelli delle ditte appaltate. Il programma della giornata ha anche previsto gli interventi di 2 esperienze di lavoratori che operano in settori operativi. Roberto Canegrati di Autostrada BS-PD, che lavora nel settore Viabilità, ha descritto la collaborazione tra operatori ed azienda che ha permesso la realizzazione di un modello viabilità tra i migliori del paese, mentre il collega Rapone (RLs V tronco Aspi) ha ripercorso i progressi ottenuti sulla scelta dei mezzi che operano su strada e della segnaletica introdotta; pur riscontrando tali progressi entrambi hanno sottolineato la necessità di garantire l’applicazione delle procedure operative e di uniformare i comportamenti di coloro che operano, controllando e garantendo, per tutti gli interessati, lo stesso livello di sicurezza rispetto ai rischi derivanti dalla propria attività lavorativa. Altro tema condiviso dai partecipanti è stato quello della necessità di rafforzare i momenti di Formazione e Informazione: Formazione per acquisire una maggiore capacità e quantità di conoscenze utili ad avere un confronto con i referenti aziendali, i quali certamente hanno maggiori possibilità di effettuare una specifica formazione; Informazione per permettere l’acquisizione e la consultazione di tutti i documenti, come ad esempio il DUVRI, utili alla verifica ed alla presa d’atto della situazione complessiva della Sicurezza nella propria azienda. Sempre nell’ambito della Sicurezza, il Coordinamento Nazionale, insieme al collega Claudio Mattei, è impegnato nella Consulta della sicurezza di ASPI CONTRATTI DIFFICILI (di concerto con Enore Facchini che si è occupato per il miglioramento del manuale dell’operatore su strada utilizzato anche dalle ditte appaltatrici) e nel tavolo interministeriale presso il Ministero del Lavoro per le integrazioni da apportare, in tema di segnaletica al art 161 comma 2 del dlgs 81/2208. In particolare la UILTRASPORTI nella consulta alla Sicurezza in ASPI si è posta l’obbiettivo di inserire nelle procedure operative per chi opera su strada anche quelle relative alle operazioni di rimozione autoveicoli incidentati o in avaria e di come si deve operare nel caso in cui i lavoratori si trovino in una zona di lavoro nella quale non ci sono “vie di fuga” come ad esempio i presenza di viadotti, di scarpate o di cantieri. Il Testo Unico sulla Sicurezza enfatizza l’organizzazione del lavoro e le procedure relative. La mancata osservanza delle quali è causa del 60% degli incidenti secondo quanto è affermato da enti autorevoli. La giornata di lavoro dedicata alla Sicurezza in Autostrada, per quanto esposto dagli invitati e per quanto è stato espresso negli interventi, è stata importante e positiva sotto tutti gli aspetti e lo sforzo organizzativo della UILTRASPORTI è stato ampiamente ripagato dai giudizi di tutti gli intervenuti. Il Dipartimento Nazionale si impegna a seguire con grande partecipazione e collaborazione il lavoro del Coordinamento degli RLS in tutte le sue future evoluzioni. Per mantenere un costante rapporto con le realtà autostradali saranno organizzati alcuni momenti di confronto tra la struttura Nazionale (Dipartimento Nazionale e Coordinamento RLS) e gli RLS attraverso specifici incontri territoriali e/o per gruppi societari (Atlantia o Gavio). La costituzione del Coordinamento degli RLS è solo il primo passo. A questo deve seguire un grande impegno di tutti perché questo “strumento” possa diventare un punto di riferimento importante e strutturale per tutti i soggetti coinvolti nella gestione e il controllo della Sicurezza nei luoghi di lavoro. Paolo Collini 19 Il CCNL della mobilità nella sezione attività ferroviarie di SALVATORE OTTONELLI S e una notte d’inverno un viaggiatore… è il titolo e l’incipit di un romanzo di Italo Calvino, tra i grandi scrittori italiani del secolo scorso, a cui il pensiero è volato riflettendo sulle vicissitudini della nostra trattativa contrattuale. La storia narrativa si svolge sullo schema di un viaggio accompagnato da un libro la cui lettura è sempre interrotta, riparte da capo e non si sa mai con certezza dove finirà e come finirà. Nel libro la lettura parte e riparte snodandosi fra gli artifici del narratore che ha come scopo il dissimulare la realtà per impedirne la conoscenza. Chiedo scusa per l’evidente e ardita invasione di campo e, fatte le debite proporzioni fra una splendida costruzione letteraria ed un più modesto intervento contrattuale, la similitudine credo fotografi con esattezza il particolare momento della trattativa sul CCNL della Mobilità nella sezione Attività Ferroviarie. Il nostro viaggio si sviluppa in una notte che potrebbe essere “il” mercato senza regole sul lavoro, molto competitivo e in fase rioganizzativa. Il lettore/viaggiatore quel lavoratore che chiede la tutela del proprio lavoro e della propria condizione, l’agognata soluzione finale è la definizione finalmente attenta e positiva della sua integrità non scambiata come semplice merce tra offerte che non si preoccupano di riconoscere il giusto ma solo l’utile. La fase attuale tenta di giungere al rinnovo dei capitoli caratteristici di tutti i contratti: classificazione, orario e retribuzione. Eppure su questo schema si articolano scorribande di diverso segno. Competitori che minacciano la disarticolazione del segmento merceologico per alzare la posta della propria adesione. Dall’altro soggetti tradizionali che nel chiedere tutele per le proprie aziende sono disponibili a comprimere ogni ragionevole attestazione del lavoro dei propri dipendenti. Il risultato è che ogni tentativo di trovare soluzioni viene sistematicamente impedito da posizioni datoriali fra loro PER LE STRADE D’EUROPA 20 contrapposte e mirate ad elidersi vicendevolmente. NTV minaccia l’accordo con il commercio se non viene riconosciuta la particolarità dell’avvio di una impresa industriale di notevoli dimensioni economiche e finanziarie. FS sente minacciata la propria leadership ed in nome della parità di trattamento avanza richieste non giustificate in termini di inquadramenti e orario di lavoro. Se poi, come è avvenuto in Piemonte con ArenaWays, si sottoscrive un’intesa nel solco della parità e del contratto della mobilità ferroviaria, invece che essere soddisfatti per aver portato in “casa” un concorrente si chiede al sindacato il ritiro della firma dal contratto aziendale appena siglato in quell’azienda; quasi fosse una pregiudiziale al proseguimento del negoziato. La chicca, però, è rappresentata dalle proposte nel trasporto regionale avanzate nella neo-società mista TreNord. Sebbene FS/Trenitalia sia al 50% azionista di quell’azienda lombarda, le richieste contrattuali sono difformi e contraddittorie rispetto al quadro contrattuale che si sta negoziando a Roma. E non si tratta della contrapposizione Nord/Sud cara a qualche leghista; è una diversa lettura del trasporto regionale ferroviario che non viene ipotizzato coerente fra il contratto nazionale e l’aziendale milanese. Indubbiamente una fase molto delicata PER LE STRADE D’EUROPA CONTRATTI DIFFICILI in cui il rischio che saltino le coordinate del lavoro e il nervosismo sia la bussola con cui orientarsi sul percorso sono elementi di un’unica prospettiva. La sensazione è che qualcuno giochi le sue carte per un contratto aziendale molto forte e articolato indipendentemente da un contratto nazionale che verrebbe accantonato o quantomeno depotenziato. Non possiamo seguire tale strada delineata dai nostri interlocutori. Il CCNL resta l’elemento strutturale di maggiore rilevanza per la tutela del lavoro e per governare i processi in atto. Al suo interno va valorizzata ed incrementata la parte integrativa/aziendale in una logica di corrispondenza fra il lavoro, il servizio che si svolge e le logiche di produttività. Abbiamo bisogno di esaltare il lavoro specifico in un quadro di determinazioni comuni. Per questo, i tentativi del maggior imprenditore al tavolo (Federtrasporto) di avere un contratto pesante, dimensionato sui “particolari” di un servizio generalizzato non riteniamo possibile assecondarli. Sarebbe come ripercorrere strade che hanno già vanificato l’universalità delle norme pattizie concordate. In dettaglio le questioni oggi di merito che ci differenziano al tavolo sono sostanzialmente su due grandi temi. La polifunzionalità con la quale le proposte avanzate puntano a descrivere un universo indistinto fatto di figure professionali uniche in grado di fare tutto. La fine della specializzazione e per certi versi anche un rischio per la sicurezza e la professionalità. Non neghiamo spazi di multi utilizzazione, ma non possono essere esclusivi e unici. Come sot- toarticolazioni rileviamo altri elementi di difficoltà: i passaggi retributivi all’interno dei livelli, la discrezionalità delle valutazioni aziendali, la qualificazione del tempo di servizio intercorrente fra un parametro e l’altro. L’altro grande tema è l’orario. Su questo capitolo le proposte delle controparti pescano a piene mani in termini di flessibilità e di ampiezza dei regimi. Quello che fin qui era conosciuto come flessibilità viene allargato ed elevato a norma inderogabile (peraltro senza riferimenti economici). In termini di utilizzazione la richiesta è sempre al massimo grado senza distinguere tra tipologia di servizio e complessità del volume produttivo. Il risultato è che vengono richieste prestazioni identiche sia nel regionale che nella lunga percorrenza; sia per aziende che sviluppano dieci treni al giorno che per aziende che ne sviluppano ottomila al giorno. Due elementi ulteriori da segnalare. Sul rapporto di lavoro abbiamo notato un appesantimento di norme che avrebbero dovuto solo essere aggiornate al mutato quadro normativo generale, mentre sull’aspetto retributivo il silenzio è assordante. Abbiamo utilizzato un ossimoro per chiudere queste brevi note in sintonia con l’avvio della nostra riflessione. Il viaggio è ancora lungo, ma abbiamo la presunzione di aver chiara la direzione e l’obiettivo per cui nessun “tranello”, linguistico o tattico che sia, potrà allontanarci dalla positiva conclusione. Salvatore Ottonelli LE VIE DEL MARE 21 L’imposta sostitutiva del 10% e la gente di mare di ANGELO PATIMO I l confronto dialettico, la discussione sui grandi temi sociali, quelli specialmente sul lavoro e sulle problematiche inerenti le iniziative a sostegno per l’incremento della redditività dei lavoratori dipendenti, cosi come pure per il miglioramento della qualità della vita per gli stessi, ha sempre costituito percorso naturale, democratico, per obiettivi, alla fine, comunque in qualche modo, conseguiti. Questo assunto vale per il lavoro in genere, e per tutti i lavoratori. Vale molto meno, se non addirittura è assente, per i lavoratori marittimi. Una carenza che si è clamorosamente appalesata con la normativa sul riconoscimento dei benefici previdenziali per il rischio amianto alla Gente di Mare, categoria di fatto esclusa dal suddetto riconoscimento. Un problema, quello dell’applicazione al settore marittimo di tutta la generale, complessa, materia legislativa, che insorge poiché si vuole ignorare la specificità del lavoro marittimo. Problema che, dalla legge 257 del lontano 27/3/1992, per la tutela dei rischi connessi alla esposizione all’amianto, si è successivamente dispiegato in tutte le occasioni in cui si è voluto intervenire nel settore attraverso processi riformativi di carattere generale. Cosi come pure si è successivamente confermato, con la normativa sui lavori usuranti. Dalla quale lista, i marittimi imbarcati a bordo, come recitava il dl 374/93, sono stati esclusi con il decreto attuativo DM 19/5/99, il cosi detto decreto Salvi. Una legislazione generale, quindi, che, calata sul lavoro marittimo, costituisce, ormai, una vera e propria maledizione per la Gente di Mare. Gente di Mare che, per essere tale, viene, attraverso norme codicistiche, rigorosamente immatricolata in appositi registri. Va infatti precisato che, in considerazione della specificità del rapporto del lavoro nautico, per il personale imbarcato sui natanti della Marina Mercantile Italiana, è, storicamente, in vigore l’applicazione di una legislazione speciale che trova nel Codice della Navigazione e nel Regolamento della Navigazione Marittima, la fonte primaria. Una maledizione, quella della legislazione generale, che si perpetua, appunto per la Gente di Mare, ancora una volta, con l’entrata in vigore del dl 31/5/2010 n. 78, convertito in legge 30/07/2010, n. 122. Legge che prevede l’imposta sostitutiva del 10% sulle somme erogate ai lavoratori per prestazioni correlate ad incrementi di produttività, qualità, redditività, innovazione, efficienza organizzativa, e collegate ai risultati riferiti all’andamento economico o agli utili di impresa o a ogni altro elemento rilevante ai fini del miglioramento della competitività aziendale. Attività lavorative conferite ordinariamente per prestazioni in periodo festivo, in periodo notturno, per prestazioni di lavoro straordinario forfetizzato e non e per prestazioni di lavoro a turno. Tutte prestazioni, appunto, assolutamente intrinseche nel lavoro nautico, poiché, nella fattispecie, l’ attività lavorativa subordinata svolta a bordo viene conferita per i servizi della nave. Nave, che costituisce un vero e proprio stabilimento galleggiante che necessita di essere in produzione ininterrottamente 24 ore al giorno, sia quanto, la stessa nave, è in porto, sia quanto è in navigazione. Per la qual cosa, il personale imbarcato, svolge il proprio servizio, nell’ambito del proprio grado e della propria mansio- ne, per la sicurezza della navigazione, cosi come pure per la sicurezza del lavoro a bordo, anche relativamente alle operazioni commerciali, durante le ore ordinarie e quelle eccedenti l’orario normale di lavoro, con prestazioni in periodo notturno, in periodo festivo, in turnazione. Servizio che, nella sua ordinaria esecuzione, determina la efficienza organizzativa del lavoro nautico per la normale attività dello stabilimento galleggiante, garantendo cosi competitività al sistema azienda/nave, all’intero del cluster marittimo, producendo redditività in via diretta per l’impresa armatoriale, ed in via indiretta a tutto l’indotto. Premesso quanto sopra, tanto per rimanere in tema di maledizione, è insorta nel settore marittimo una approfondita discussione, appunto, sull’applicabilità o meno, dell’imposta sostitutiva del 10% di cui alla legge 30/07/2010, n. 122. Questo, in considerazione del fatto che i lavoratori marittimi sono ancorchè dipendenti di un sistema imprenditoriale, l’industria armatoriale nazionale, che beneficia, tutta, della legge 27/2/98, n. 30, “Conversione in legge, con modificazio- PER LE STRADE D’EUROPA 22 UNA VICENDA “ESEMPLARE” ni, del DL 30/12/97, n. 457 recanti disposizioni urgenti per lo sviluppo del settore dei trasporti marittimi e l’incremento dell’occupazione.” Il cosi detto Registro Internazionale. Trattasi di aziende armatoriali che beneficiano di agevolazioni sociali che abbattono considerevolmente il costo del lavoro. Questo, attraverso lo sgravio contributivo e per effetto dell’attribuzione, si cita, “ai soggetti che esercitano l’attività produttiva di reddito derivante dalla utilizzazione di navi iscritte nel Registro Internazionale” del, si cita ancora, “credito di imposta in misura corrispondente all’imposta sul reddito delle persone fisiche dovuta sulle retribuzioni corrisposte al personale imbarcato di bordo su navi iscritte, ” appunto, “nel Registro Internazionale, da valere ai fini del versamento delle ritenute alla fonte relativi a tali redditi.” E’ facile intuire che, più è alta l’imposizione fiscale sul reddito del lavoratore marittimo, più è produttivo lo sgravio. Ma è anche vero che, in applicazione della norma, per le aziende armatoriali buona parte del credito di imposta si trasforma in debito nei confronti dei marittimi. Un debito tanto più consistente quanto più aumenta la forbice tra quello fiscalmente trattenuto per l’aliquota relativa al reddito, e quello relativo all’imposta del 10%. Differenza di imposta che le aziende armatoriali devono restituire al dipendente. Questo è, fondamentalmente, il motivo che impedisce l’applicazione della norma. La storia si ripete. Per l’amianto, il motivo per il quale ancora oggi il beneficio previdenziale non si applica ai marittimi, deriva dal fatto che le aziende armatoriali si rifiutano di rilasciare al lavoratore la dichiarazione circa il curriculum lavorativo. In quest’ultimo caso, invece, si aggrappano a disquisizioni interpretative, oltreché a macchinose procedure burocratiche, per sostenere la non applicabilità della norma. Angelo Patimo PER LE STRADE D’EUROPA Firmato l’accordo per il rinnovo del contratto per i lavoratori delle pulizie/multiservizi Ora... diritti e regole per valorizzare il lavoro di MARCO VERZARI contrattazione di secondo livello. Il contratto già prevedeva una parte spel 31 maggio u.s. è stata sottoscritta cifica su questo tema però, di fatto, si tratl’intesa per il rinnovo del Contratto tava di un impianto normativo poco inCollettivo Nazionale per il personale centivante e le condizioni presenti nel delle imprese di pulizia e servizi integra- territorio sino ad ora non hanno quindi ti/multiservizi. agevolato uno sviluppo significativo di La conclusione della trattativa è interve- questa opportunità di conseguenza, gli nuta 17 mesi dopo la scadenza naturale accordi territoriali prodotti sono stati podel contratto (31 dicembre 2009) ma, è chissimi. paradossalmente da ascrivere ad un “suc- Con il rinnovo del contratto si è inteso cesso” per un settore che da oltre 30 anni sviluppare un modello in grado realmenha registrato mediamente, nelle trattative te di dare impulso al confronto territoriadi rinnovo dei contratti, ritardi di oltre le e dunque di far crescere il dibattito tra trenta mesi. le parti dove si svilupSe per esprimere delle pano e si presentano le problematiche dei lavalutazioni sui risultati Un passo voratori e delle impreottenuti dovessimo per rendere considerare le difficolse oltre a porre ulteriovisibili tà, le condizioni di lari,concrete, condizioni voro e gli stipendi esiper migliorare il reddigli “invisibili” to delle lavoratrici e gui delle lavoratrici e dei lavoratori, prevedei lavoratori del settore, ovviamente dovremmo sostenere che dendo altresì, in caso di mancata definiè molto più grande il lavoro da fare che zione delle intese territoriali, un elemenquanto prodotto con questo rinnovo con- to di garanzia di 80 euro al secondo litrattuale. vello. Le difficoltà derivanti dalle condizioni Altra importante definizione è l’introduconsolidate negli anni e la estrema fram- zione dell’assistenza sanitaria integrativa mentazione delle imprese sul territorio per le lavoratrici ed i lavoratori del settoche limita sensibilmente l’azione del sin- re. L’istituto, totalmente a carico delle dacato ci impongono comunque una po- imprese, prevede una contribuzione di 4 litica di costanti passi in avanti anche se euro per i lavoratori con orario contratpiccoli nelle dimensioni, per ristabilite tuale pari o inferiore alle 28 ore settimauna dignitosa tutela del reddito ed un so- nali, e di 6 euro per i lavoratori con orastanziale miglioramento delle condizioni rio settimanale superiore alle 28 ore setlavorative per chi opera in questo settore. timanali. Per molti versi però questo è un rinnovo Una delle richieste insistenti delle concontrattuale innovativo per il settore, in troparti consisteva nella eliminazione primo luogo, lo abbiamo già detto, per la dell’EDAR (Elemento Distinto ed Ag“veloce” conclusione della vertenza, poi giuntivo della Retribuzione), poiché seanche nei contenuti stessi dell’accordo. condo le argomentazioni sostenute dalle Un aspetto importante da evidenziare è imprese aveva terminato la sua funzione nella nuova struttura dell’articolo sulla assunta nell’ultimo contratto relativa- I UNA VICENDA “ESEMPLARE” mente al recupero dei 36 mesi di ritardo rispetto la scadenza naturale del contratto precedente. Ebbene, abbiamo colto l’occasione sia per confermare che i 20 euro dell’EDAR dovevano essere garantiti a tutti i lavoratori che per consolidarne il valore all’interno della retribuzione (questo istituto aveva incidenza solo su 13ª, 14ª e Tfr). Infatti, attraverso la soluzione raggiunta tra le parti, che è stata utilizzare il valore dell’EDAR per incrementare l’elemento di anzianità forfettaria di settore previsto dal CCNL, abbiamo aumentato l’incidenza dello stesso su tutti gli istituti contrattuali, abbiamo incrementato la base di calcolo per i futuri aumenti contrattuali, ed in quanto già detto, abbiamo, di fatto, migliorato l’istituto dell’anzianità di settore fermo da anni (tra l’altro questa era una richiesta posta in piattaforma dalla Uiltrasporti). È stato migliorato l’impianto normativo sulla bilateralità destinando altresì il 70% delle risorse agli enti bilaterali territoriali anche per rendere la fruizione dei servizi messi a disposizione dall’ente bilaterale più vicini al territorio e quindi ai lavoratori. L’aumento economico previsto nel periodo di vigenza contrattuale è pari a 70 euro al secondo livello, il penultimo della scala parametrale di riferimento del CCNL. Infine, nell’analisi dei contenuti del rinnovo contrattuale, c’è da evidenziare che, anche in questo caso, sono state respinte le richieste che le controparti reiterano ormai da anni quali ad esempio la terza ripresa lavorativa e l’assorbimento, in caso di lavoro supplementare nella sesta giornata, di una delle indennità previste dal CCNL (magg. 25% per lavoro in 6ª giornata, magg. 28% per lavoro supplementare) con il principio che la percentuale maggiore assorbe la minore. Insieme all’accordo di rinnovo è stato sottoscritto dalle parti anche un avviso comune in cui vengono segnalate al Governo, attraverso il Ministero competente, quello del Lavoro, alcune problematiche urgenti da risolvere per il settore in tema di legalità, regolarità, trasparenza e garanzie per i lavoratori nel mercato in una realtà quella delle pulizie, del multiservizi e dei global-service investita nella stragrande maggioranza dei casi, da gare di appalto pubbliche e private. Un settore in cui il costo del lavoro copre oltre l’80% dei costi complessivi, spesso a rischio di dumping, con una presenza sostanziosa di forme di lavoro sommerso; un settore in cui i lavoratori ad ogni cambio di appalto,attraverso le assunzioni ex-novo si vedono spesso annullare la propria storia lavorativa, le proprie mansioni, il proprio livello di inquadramento; un settore che vive nei territori di un’alta vertenzialità per opporre, in molti casi, de- 23 nunce alle forme di sfruttamento che si manifestano nei confronti dei lavoratori; un settore che per tutto questo ha necessità indilazionabile di regole più forti e cogenti. Siamo convinti dunque della necessità di migliorare e rafforzare il sistema di regole di questa realtà, per far emergere le imprese migliori, sane, ed in regola e, soprattutto, per migliorare le condizioni economiche e di lavoro delle centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori che quotidianamente vi operano. Proprio per tutto ciò crediamo che una delle regole, se non la più importante, sia il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro: dare contenuti, tempi certi, risposte in termini di miglioramenti economici, di garanzia del reddito e di contenuti normativi in grado di rendere migliori le condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori impegnati in queste attività,significa valorizzare il lavoro e dare a questi lavoratori una identità quindi non essere “ invisibili ”. Questo è il fine per cui abbiamo lavorato nel confronto sul rinnovo del Contratto e questo rimane un obiettivo fondamentale per il futuro M.V. PER LE STRADE D’EUROPA NELLA SOCIETA’ CIVILE 25 L’ANCAM ha imboccato una strada obbligata ma non voluta di SANTINO FORTINO “L’ ANCAM è a un bivio” così abbiamo titolato il nostro articolo pubblicato su “Per le Strade d’Europa” delle scorse settimane. Articolo che, per la verità, aveva destato non poche preoccupazioni tra gli addetti e tra i lavoratori del TPL. Con le conclusioni del Direttivo nazionale dell’ANCAM svoltosi il 13 e 14 aprile, il Presidente uscente Roberto Bertocchi aveva infatti preannunciato le sue irrevocabili dimissioni. A seguito di un chiarimento politicoorganizzativo sul merito e le origini delle dimissioni in parola, in una successiva riunione degli Organi Direttivi ed Esecutivi dell’ANCAM medesima, Luigi Grassi del Circolo ATC di La Spezia è stato eletto alla Presidenza, Luciano Campoli del Cral COTRAL/METRO di Roma confermato alla Vice Presidenza e Giorgio Vannini del circolo ATAF di Firenze alla Segreteria. La vicenda personale di Bertocchi è nota in tutto l’ambiente e sulla nostra rivista di Aprile abbiamo tentato anche di analizzarla in tutte le sue sfaccettature al fine di evitare di arrivare a quel famoso “bivio”, ma è evidente che poco può valere la ragione contro gli irrigidimenti politici, contro le concesse e pericolose intromissioni aziendali, contro le “piccinerie” di qualcuno del Circolo Dozza delegante il Bertocchi in ANCAM, contro l’ignoranza che è sempre foriera di difficoltà. Per chiarire ai nostri iscritti e ai nostri lettori la vicenda e per dovere di cronaca, abbiamo intervistato l’uscente Presidente che in un evidente stato di commozione ci ha così risposto alle nostre domande: Dom.: Presidente è da tempo che ricopri questa carica in una Associazione in cui hai sempre creduto e che hai accompagnato per quanti anni? Risposta: La data precisa non la ricordo, dovrei fare una ricerca negli archivi, ma sicuramente per ben oltre 20 anni ho ricoperto il ruolo di Presidente, anzi direi di più, di coordinatore di un motivatissimo gruppo di persone che con tantissima volontà e poche risorse economiche, hanno saputo mantenere a livello nazionale l’Associazione e hanno saputo inserirla in un riconosciuto contesto (Progetto) Europeo. di basso profilo, corporativa, basata su ricordi e nostalgie del passato che non sono sicuramente da dimenticare, ma da sole non possono dare risposte ai lavoratori di oggi. Il fatto più grave poi, è la perdita dell’autonomia gestionale, a tutto vantaggio dell’Azienda ATC. Dunque dimissioni irrevocabili, perché oggi quando hai il coraggio delle scelte e delle prese di posizione, trovi i poteri forti dell’Azienda e delle altre Organizzazioni che ti sottraggono senza scrupoli ogni strumento di tempo e di lavoro per potere proseguire con i tuoi ideali. Se consideriamo poi che ANCAM è un’Associazione di Circoli, prima che di persone, la coerenza mi dice che non rappresentando più il circolo di Bologna, la mia figura diventava inadeguata a ricoprire anche tale ruolo, nonostante il gruppo dirigente ANCAM mi pressava, mi dimostrava solidarietà e mi invitava a rimanere. Dom.: ma le vere motivazioni delle dimissioni vanno oltre quelle formali, puoi sintetizzare per i lavoratori della tua e nostra Uiltrasporti, che cosa ti ha portato a renderle irrevocabili? Risp.: E’ chiaro che dopo tanti anni non si interrompe un progetto per semplice stanchezza, purtroppo sono cambiate una serie di situazioni politico-ambientali in maniera drastica che mi hanno convinto dell’impossibilità di poter proseguire. Dopo troppi anni (34) di militanza nella CGIL ho scelto di uscirne perché, nonostante l’impegno nello svolgere un lavoro fatto soprattutto di volontariato anzi esclusivamente di volontariato dedicato al tempo libero, tutto passava nell’indifferenza e, a volte, pareva dare pure fastidio all’Organizzazione Sindacale. Questa mia scelta di cambiamento e di convinta adesione alla Uiltrasporti, mi ha portato coerentemente all’opposizione all’interno del Consiglio Direttivo del Dom.: l’azienda ATC, dunque, ha avuto Circolo Dozza ATC, dove viene tenuta un ruolo determinante, ci sono motivi di una linea politica che critico ritenendola altra natura oltre quelli politici? PER LE STRADE D’EUROPA 26 NELLA SOCIETA’ CIVILE Risp.: Sì, come ho già anticipato, l’Azienda oggi è determinante nelle scelte gestionali del Circolo, come ha palesemente dichiarato il Presidente del Circolo di Bologna, Luigi Martino Torri in occasione dell’ultima Assemblea ANCAM. L’Azienda si è inserita in un contesto di difficoltà economica del Circolo Dozza, decidendone poi una RIORGANIZZAZIONE dura e piena di sacrifici che personalmente ho dimostrato di non condividere né nel merito, né nel metodo. per la loro disponibilità, solidarietà ed amicizia. Per l’Azienda invece, sono un conducente in più, che cerca di dimostrarsi sempre il più professionale possibile nel tempo di lavoro e il più autonomo e libero nel tempo di non lavoro e in futuro un sindacalista volontario e pure rabbioso, impegnato per la difesa della dignità e dei diritti dei lavoratori. Dom.: tu sa bene che la UILTRASPORTI di Bologna, quella Regionale e Nazionale hanno sempre sostenuto l’asDom.: tu sai che l’art. 11 della legge sociazionismo e la crescita dei CRAL 300 asserisce che il “Dopolavoro è una nella nostra e nelle altre categorie, perstruttura dei lavoratori”, come mai le Organizzazioni Sindacali di Bologna hanno abdicato al loro ruolo e alla loro rappresentanza? Risp.: Sì, conosco la legge 300, ed è proprio su questa che mi sono arroccato rifiutando compromessi e mediazioni, convinto così di difendere la mia dignità e quella della UILT che rappresento; considero di fatto le altre Organizzazioni che hanno abdicato al loro ruolo prive di dirigenti sindacali preparati sulla ché secondo te le altre OOSS trascurano materia del tempo libero e sulle sue questo vitale settore che è un indotto importantissimo non solo per le stesse grandi opportunità. ma anche per le Aziende e soprattutto Dom.: ti hanno ricollocato in servizio per i lavoratori? nella tua vecchia qualifica, a prescinde- Risp.: In parte ti ho già risposto dichiare che professionalità come le tue randoti il mio pensiero sulla carenza culandrebbero utilizzate se non sfruttate, turale delle persone all’interno delle come ti sei sentito, che emozioni hai altre OOSS, che spesso considerano il tempo di non lavoro solo come un provato, che prospettive vedi? Risp.: emozioni forti, sono tornato in momento ludico aggregante (cene, gite, guida dopo 12 anni nel giro di 10 gg. tornei sportivi etc.). con solo 12 ore di corso di formazione, Oggi dove i contratti di lavoro si fanno con la totalità dei mezzi a me sconosciu- sui recuperi di produttività, non capire ti e che come i 18 m. autosnodati non che i Circoli possono essere fonte di avevo mai guidato e con tutte le linee da salario differito (convenzioni, scontistiche, accordi etc.), servizi primari per le memorizzare. Sinceramente nei primi giorni qualche famiglie (turismo sociale, campi estivi timore e paura sono emozioni che ho per i ragazzi, asili aziendali, vacanze provato, ma via via che il tempo passava studio etc.), migliori condizioni di lavoho riacquisito la sicurezza necessaria per ro (gestione mensa/bar, zone sosta per i svolgere quello che poi di fatto era ed è conducenti etc.) è inconcepibile. Non pensare a tutte le opportunità che i il mio mestiere primario. L’emozione veramente positiva che sto Circoli nel tempo libero potrebbero provando, è la ripresa di rapporti con i organizzare, mi fa pensare a una miopia miei colleghi estremamente gratificante di queste OOSS, mentre è ormai certo PER LE STRADE D’EUROPA visti i comportamenti, l’invasione delle Aziende che come a Bologna entrano togliendo autonomia ai lavoratori. Dom.: sai che Astra e Anav sono rimaste sbalordite della tua decisione, quel “feeling” che avevi saputo creare con le Associazioni Datoriali e con le maggiori Aziende Europee, ora che fine farà, ci saranno le capacità e ancora la voglia di continuare? Risp.: sono felice di rispondere a questa domanda, in quanto questa era la parte più ambiziosa e innovativa del nostro PROGETTO, ricordo con piacere il Convegno alla Fiera di Verona, dove abbiamo coinvolto le Associazioni Datoriali nel tema “Il ruolo dei Circoli negli anni 2000” o il Progetto “Il posto guida che vorrei”, dove il test di una trentina di autisti delle varie aziende italiane, ha potuto dare un contributo agli ingegneri progettisti di Bus. Iniziative nuove che attualizzano e migliorano il rapporto tra lavoratore e azienda . Mi auguro che questo progetto possa essere condiviso e portato avanti da altri ai quali eventualmente non sottrarrò la mia collaborazione. Grazie Roberto, prendiamo tutto come un augurio affinché si possa continuare quel lavoro che faticosamente avevi impostato e gestito e che ora per “piccinerie mentali” hai dovuto lasciare. La UIL trasporti può contare su di te? Risp.: Sicuramente sarò a disposizione dell’Organizzazione che potrà contare su di me, come spero che la Uiltrasporti possa portare avanti alcune esperienze da me e da ANCAM proposte. Vorrei ricordare che nel 2012 ci sarà il sesto FORUM internazionale da tenersi in Croazia e che fa seguito a quelli tenuti a Roma, Parigi, Ginevra, Bologna e ancora Parigi e, ove non ci fosse la possibilità di mantenere in essere le iniziative collettive già deliberate dai ANCAM, spero che l’Organizzazione UILT si impegni a partecipare, se lo dovesse ritenere necessario come credo. Io sono sempre a disposizione. Santino Fortino TEMPO LIBERO 27 Confronto a tutto campo sulle tematiche della componente della Uil della Fitel di S.F. N ella sede Confederale di Via Lucullo a Roma, martedì 14 giugno u.s. la componente sindacale UIL della FITEL Nazionale si è incontrata e confrontata sulle tematiche del tempo libero e su alcune recenti vicende inerenti i rapporti che intercorrono tra i vari rappresentati delle confederazioni CGIL CISL e UIL, facenti parte del Comitato di Presidenza Nazionale dell’associazione. Provenienti da tutte le regioni del Paese i responsabili degli organismi nazionali e regionali, nella sessione mattutina svolta alla presenza del Segretario Organizzativo Confederale Carmelo Barbagallo, hanno affrontato il problema dei rapporti che negli ultimi tempi si sono acuiti al punto da mettere in crisi quelli politici e personali che intercorrono tra i nostri rappresentanti Giovanni Ciarlone, Rita Tommasini, Luigi Maiello e, soprattutto, la componente CGIL con il Presidente Luigi Pallotta in testa, mentre la componente CISL dimostra di agire in maniera fin troppo opportunista. Si potrebbe dire che ognuno fa il proprio gioco, e questo sta nelle cose, ma è opportuno rammentarsi che la FILTEL è l’unica organizzazione confederale dove si respira ancora un’aria unitaria, che di questi tempi è cosa rara e, aggiungo, meritoria. Essere radicali se non addirittura prepotenti nei meriti e nei metodi può dare illusioni, ma alla lunga non porta da nessuna parte. Il decisionismo centralizzato, il mancato confronto, l’arroganza, la non curanza delle conseguenze sono difetti e non pregi dello “stare insieme” che è la stella polare della Federazione Italiana Tempo Libero. La FITEL, con la capillarità delle sue strutture, con la partecipazione dei lavoratori e dei cittadini, è garanzia di avanzamento culturale e civile, ma anche di socializzazione, di autorganizzazione e autogestione ed è una ricchezza non solo individuale ma dell’intera socialità del Paese. Il Segretario Confederale Carmelo Barbagallo, ha registrato le differenzializzazioni esistenti che riguardano sia le scelte politiche e organizzative, sia le conseguenti ripercussioni anche di ordine economico. Ha dichiarato che la UIL Confederale farà quanto possibile e necessario per risolvere il pro- blema, con la piena soddisfazione di tutti. Nella sessione pomeridiana di questo incontro, si è discusso di Bilateralità con il Segretario Confederale Guglielmo Loy, che ha introdotto l’argomento facendo riferimento al contesto in cui siamo oggi, sia dal punto di vista contrattuale che delle normative e della legislazione esistenti, al netto della titolarietà delle parti sociali. La Bilateralità non può essere ricondotta a una mera fornitura di servizi ma dovrà creare i presupposti per essere un centro di conciliazione, di concertazione, di certificazione, di contrattualità e, perché no, anche di sostegno ad un nuovo Welfare che sta sempre più prendendo forma. Giovanni Ciarlone ha chiuso poi i lavori di questa interessante giornata di confronto tra i responsabili territoriali e nazionali della FITEL, i cui risultati e decisioni saranno portati come contributo al prossimo Consiglio Nazionale dell’Associazione del 22 giugno 2011. PER LE STRADE D’EUROPA CHI NON RISPETTA I LIMITI DI VELOCITÀ, NON RISPETTA NIENTE. LE LEGGI 29 LA MEDIAZIONE: UN IMPORTANTISSIMO STRUMENTO PER LA CONCILIAZIONE DELLE CONTROVERSIE CIVILI E COMMERCIALI di CLETO CATALANO I l 20 marzo scorso è entrato in vigore il decreto legislativo 4 marzo 2010, n. 28, che, in ottemperanza alla direttiva del Parlamento Europeo 2008/52/CE e del Consiglio del 21 maggio 2008, . introduce nel nostro sistema giudiziario l’istituto della mediazione obbligatoria per la conciliazione delle vertenze civili e commerciali relative a diverse materie, quale condizione di procedibilità dell’azione giudiziaria. Tale decreto legislativo ed il conseguente decreto ministeriale si muovono nella stessa logica che ha guidato il legislatore nel riformare il processo del lavoro, vale a dire, valorizzare al massimo la giurisdizione volontari sia per accorciare i tempi per la definizione delle controversie civili in varie materie, sia per ridurre nel tempo gli organici della giustizia civile ed , eventualmente, impiegare una parte di essa in campo penale. Il legislatore, per così dire, per invogliare o meglio dirottare i cittadini italiani verso la giurisdizione volontaria, anzi- ché quella ordinaria, si serve del bastone e della carota. La carota è rappresentata soprattutto dai tempi veramente ristretti occorrenti per la definizione delle controversie civili, nonché da agevolazioni fiscali (quali il credito di imposta) e della esenzione di alcune spese di bollo e di registrazione degli atti. Fino ad euro 50.000 è prevista l’esenzione, la eventuale eccedenza viene calcolata sempre detraendo detti 50.000 euro. Il bastone è rappresentato dalle conseguenze negative sul piano giudiziario, qualora non si acceda al procedimento di mediazione chiesto dalla parte che intende far valere un qualche diritto o qualora il giudizio intentato da parte istante o dalla parte resistente si concluda completamente o parzialmente rispetto alla proposta formulata dal mediatore. Sicuramente se ci si trova di fronte ad una azione temeraria da parte dell’istante o ad un comportamento pretestuoso da parte del resistente, il punto di vista del legislatore è condivisibile ed encomiabile, ma se in entrambi i contendenti sono riscontrabili comportamenti in buona fede, ciò significa una notevole limitazione al diritto di agire in giudizio, se una delle parti in causa ritiene di aver subito una lesione non correttamente valutata dal mediatore. E’ ovvio che la limitazione non riguarda solo la parte attrice ma anche quella convenuta. Pur essendo per principio favorevole al ricorso alla giurisdizione volontaria per la definizione delle controversie, così come disposto dal decreto legislativo n. 28/2010, o da altre norme previste dalla attuale legislazione o, ancora, da norme contrattuali, credo che il decreto avrebbe dovuto tenere in maggior conto: - della necessità di tenere i costi della procedura di mediazione a livelli più per le classi più deboli, che non sono solo quelle con diritto al patrocinio gratuito; - della opportunità di elevare il limite del credito di imposta (500 euro nel caso la mediazione riesca e 250 euro nel caso abbia esito negativo), spalmandolo in caso di incapienza in più di una annualità. Va notato che il decreto non prevede esplicitamente alcun rimedio nei confronti di un atto di conciliazione viziato da errori materiali o peggio ancora da errori commessi dal mediatore nella formulazione della proposta di conciliazione, poi accettata dalle parti, per cui si deve dedurre che possano essere posti in PER LE STRADE D’EUROPA 30 atto i rimedi relativi agli atti di transazione. Ancora, il legislatore mentre, a giusta ragione ha disposto che il verbale di conciliazione non possa essere omologato se il suo contenuto è contrario all’ordine pubblico o a norme imperative, nulla ha disposto circa la responsabilità del mediatore e dell’organismo di mediazione. Anche in questo caso i rimedi applicabili vanno ricercati nella legislazione ordinaria. Va anche osservato che mentre è stata regolata e definita la procedura di mediazione, nonché in maniera tassativa la sua durata, non sono stati previsti i tempi per la omologazione del verbale di conciliazione, che nell’ottica in cui si è mosso il legislatore dovrebbero essere inderogabili. L’accordo tra le parti che ponga fine ad una controversia in tempi brevi ed in maniera soddisfacente per tutte le parti in causa è sicuramente da preferirsi ad una definizione della lite in sede giudiziaria, non solo e non tanto per i tempi eccessivamente lunghi con i quali arriva la sentenza definitiva, quanto per le conseguenze di natura economica e psicologica che comporta un processo che dura per un lungo arco della vita dei conten- PER LE STRADE D’EUROPA LE LEGGI denti. Quindi si può dire che il decreto, almeno in via teorica, va nella direzione giusta, salvo i nei sopra evidenziati (facilmente emendabili) resta da verificare quali saranno i risultati pratici, in quanto si tratta di intervenire non solo sulla mentalità delle parti in lite, ma anche e soprattutto sui professionisti che operano nella giustizia civile. Molte controversie potrebbero essere definite sol che si maturasse il convincimento che l’azione giudiziaria deve rappresentare “l’ultima ratio” Voglio dire sommessamente che tutti gli operatori del settore dovrebbero adoperarsi maggiormente presso i propri assistiti al fine di arrivare ad una conciliazione della lite attraverso una transazione stragiudiziale senza dover ricorrere né ad organismi di mediazione, né al giudice. Certo si tratta di una nuova cultura del diritto che andrebbe sollecitata e premiata. Il decreto legislativo n. 28/2010, in effetti, allorchè pone a carico dell’avvocato l’obbligo di informare il cliente che, prima di iniziare l’azione giudiziaria, è indispensabile, ovviamente per i casi previsti dal decreto, chiedere ad uno degli organismi abilitati il tentativo di mediazione, si muove in questa direzione. Inoltre non bisogna dimenticare che la parte che ritiene di aver subito una lesione dei suoi diritti può direttamente, senza l’assistenza legale, fare istanza per chiedere, appunto, l’esperimento del tentativo do mediazione. Il ministero della Giustizia dovrebbe, sempre a mio modesto parere, pubblicizzare di più e meglio le finalità alla base delle novità normative introdotte nel nostro sistema giudiziario, sia attraverso spot mirati, sia attraverso sceneggiati che, meglio di una attenta lettura del testo, possano convincere i cittadini italiani non solo della convenienza di utilizzare lo strumento della mediazione od ancor meglio quella transazione con o senza l’assistenza legale. In chiusura voglio esprimere i miei dubbi e perplessità sulla opportunità che collegi, albi, ordini professionali, alcuni addirittura a semplice domanda, possano costituire organismi di mediazione. Il rischio di condizionamento di tipo psicologico- professionale può far perdere di vista che la proposta di conciliazione del mediatore si deve basare solo sul principio di equità. Né va dimenticato al riguardo che il mediatore per formulare la proposta di mediazione può avvalersi dell’ausilio di periti accreditati presso il Tribunale locale. Cleto Catalano P.S. Sull’argomento affrontato da questo articolo è in corso di pubblicazione un “quaderno d’informazione” di cui daremo cognizione nel prossimo numero. SOFFIA IL VENTO... 31 ...e il cielo si tinge di rosa di CAROLA PATRIARCA N on è semplicemente una brezza quella che spira in questo momento in Italia. Sono mille refoli che pervadono ogni angolo dello Stivale, sono centinaia di folate che scompigliano la Penisola, sono raffiche che scuotono il Bel Paese, è un vento vigoroso che stupisce e disorienta. Per il momento non è poderoso come un uragano, ma la speranza è che lo diventi. Che ci fosse del fermento qualcuno se ne era accorto, ma con la manifestazione del 13 febbraio a Roma, tutti hanno dovuto prendere coscienza che qualcosa stava cambiando. Al grido di “Se non ora quando?” un milione di donne (ma anche di uomini) si sono radunate in tutta l’Italia. A piazza del Popolo, dopo che nel silenzio è stato calato dal Pincio uno striscione con la scritta “Vogliamo un Paese che rispetti le donne”, si sono susseguiti gli interventi: operaie, giornaliste, studentesse, insegnati, scrittrici, sportive e migranti. Le “ec- cellenze” e le donne comuni. Un universo perlopiù al femminile. Ma voglio andare oltre la manifestazione, valsa come presa di coscienza; che le donne ce la possano fare, anche senza “le quote rosa” e “le pari opportunità”, lo vediamo tutti i giorni in mille occasioni. Donne che hanno “bucato lo schermo”, con grinta e sacrificio. La Sig.ra Montalcini ha sacrificato la sua vita privata per donare al mondo la sua scienza e intelligenza. Madre Teresa ha abbandonato gli agi della famiglia per assistere i poveri di Calcutta, elargendo amore e capacità a piene mani. La Marcegaglia ha dovuto tirare fuori tutta la grinta “umanamente” possibile, per farsi spazio in un ambiente maschile per eccellenza e arrivarne ai vertici. Alcune hanno spianato la strada ad altre, ma non è con le “quote rosa” che la Camusso è diventata il Segretario Generale della CGIL, non è per “par condicio” che Concita de Gregorio dirige la testata “Uni- tà”. Non è certo per il “lato b” che abbiamo la Bindi alla Camera. Non le vogliamo donne che si fanno strada né col corpo né con le concessioni. E soprattutto non vogliamo le igieniste dentali, le subrettine, le attricette e le maggiorate al Governo. Non sono indignata per la mercificazione del corpo di queste donne, ognuno secondo me, può vivere la propria moralità come vuole, tutto è lecito sin quando non si valicano i confini degli altri. E non ci importa nemmeno della campagna di Ricci per difendere “le veline”. Non ci scandalizziamo dei costumi più o meno audaci, come nemmeno ci scandalizzano le pubblicità con donne svestite. Se non ci piacciono, giriamo pagina o cambiamo canale. Ci scandalizza invece una Gelmini come Ministro della Pubblica Istruzione, che non conosce nemmeno l’italiano, come abbiamo appurato in diverse occasioni, e che definisce “ inutili amenità” alcuni corsi di laurea come “scienze della comunicazione” e reputa ci siano dei “radical chic” nella piazza della manifestazione “Se non ora quando?”. Sono convinta che inve- PER LE STRADE D’EUROPA 32 ce la maggior parte delle donne (e anche uomini) scese a manifestare sono state mosse solo da una sana voglia di rinnovamento, non solo di governo ma anche di morale. Suor Eugenia Bonetti ricorda che bisogna “dare voce a chi non ha voce, alle nuove schiave che vengono nel nostro Paese pensando di trovare un futuro migliore. E’ per loro e per tutte noi che faccio appello perché sia riconosciuta la dignità della donna. Di queste schiave siamo sorelle e madri, per noi e per loro dobbiamo dire basta a questo indegno mercato del mondo femminile, a quei diritti umani fondamentali che sono negati”. Sul petto la Camusso esibisce lo slogan “Non più disposte a farci consumare” e dal palco spiega: “Vorrei abbracciare simbolicamente tutte le donne giovani e non che lottano contro la precarietà, e vogliono lavorare e non vogliono sentire su di loro quello sguardo che svilisce e offende. Vorrei che la giustizia fosse uguale. Vorrei che quando si parla di minorenni si pensasse allo studio, al gioco, al futuro. Vorrei un Paese con una sola morale, perché quella doppia offende e nasconde la nostra dignità. Vorrei, ma so che è così, che libertà, democrazia, sesso, donne, futuro, fossero di nuovo parole pulite”. Non parole al vento, ma un uragano di parole. E che un vento nuovo sia partito dalla manifestazione ce ne siamo accorti anche alle ultime elezioni regionali. Rosalba Colombo è nuovo sindaco PER LE STRADE D’EUROPA SOFFIA IL VENTO... di Arcore, donna e di sinistra. Il suo primo commento è stato “La mia vittoria ha un doppio valore. Sia perché ha dimostrato in maniera netta che i cittadini di Arcore vogliono cambiare, credono in un programma condiviso e in un nuovo stile di fare politica. Ma è una doppia sfida vinta anche perché sono una donna”. Anche a Milano c’è un vice sindaco donna e una nuova giunta con il 50 percento al femminile. Si potrebbe obiettare che prima c’era la Moratti, ma quello che vorremmo far capire è che importante non è “essere donna”, ma agire e ragionare “da donna”, con la concretezza che ci contraddistingue, con i valori e con le capacità. E, infatti, i voti sono arrivati. Ora vorrei dire: non è che quando andiamo a votare scegliamo la prima donna che troviamo sulla lista, per bisogno di corporazione. E non trovo giusto nemmeno che gli uomini votino le candidate solo perché c’è l’indicazione del partito per non fare brutta figura. Non è d’immagine che parliamo, ma di sostanza. Nessuna si augurerebbe mai di avere uno Scamarcio al Ministero dell’Economia o un Raul Bova alla Difesa. Sono belli e di rappresentanza, saranno anche intelligenti, ma non ci comunicano nessuno spessore politico. Invece con le donne è accaduto, ma ora il vento sta cambiando. Le nostre delegate ci rappresentano con il cuore e con la testa. Vorrei aggiungere che anche i “meravigliosi” risultati dei referendum sono merito delle donne, ma per non essere accusata di faziosità, dico che la vittoria è delle donne e dei loro uomini. Ho parlato sin ora di “eccellenze”, ma anche i refoli citati all’inizio hanno la loro importanza. Nel nostro sindaca- to, sotto uno strapotere maschile, qualche donna si è affacciata. Magari all’inizio non osteggiata dalla competitività, anzi aiutata proprio dal dovere di inserire le famose “quote rosa”, ma poi si sono fatte conoscere e apprezzare. Abbiamo una Panetta, che con caparbietà ha raccolto i consensi della stragrande maggioranza degli Assistenti di Volo, anche a costo di essere vilipesa e ingiuriata. È sopravvissuta alle maldicenze, ha studiato, si è dedicata completamente al sindacato ed ha ottenuto il suo successo. Abbiamo la Rossi, che forse entrata nello stesso modo nella struttura, all’inizio sembrava eterea come la sua professione, ma con caparbietà, passione e capacità si è fatta valere come “Addetta Stampa”. Anche lei ha dovuto rinunciare a una vita, non dico più tranquilla, ma sicuramente più pragmatica. E queste sono solo due delle nostre “eccellenze”, ce ne sono tante altre, ma poi ci siamo tutte noi, le mediocri, le ordinarie, che lavoriamo con passione, dando tutto ciò che è alla nostra portata per far si che il vento cambi. Tutte noi donne che affrontiamo un sociale che è maschile per eccellenza. Che ci facciamo carico della casa, dei figli, del lavoro, del compagno, del traffico, delle bollette, della cucina e di quant’altro facevano le nostre madri, ma con dieci ore meno al giorno. E con un impegno in più, rafforzare quel vento nuovo, in modo che se a nostro figlio, cresciuto nel rispetto per l’individuo, le capacità e la professionalità, viene voglia di un caffè… chiami il bar e non la segretaria! Carola Patriarca 34 LA UIL NEL TERRITORIO: QUI PARMA Un appunto di storia dalla nostra redazione EMILIA-ROMAGNA 22 Novembre 2010 : Rinnovo ai vertici della Uiltrasporti di Parma, viene eletto segretario generale Gianni Sciortino, unitamente ai tre segretari provinciali, Fabio Piccinini, Fabio Galeotti, Alberto Ferrari. Il percorso intrapreso fino ad oggi dalla nostra segreteria, ha valorizzato e incentivato il processo comunicativo verso i nostri tesserati e non, con un obiettivo costituito dal fornire informazioni utili, in tempo reale e comprensibili per tutti. Nei mesi trascorsi, sono state attivate diverse convenzioni ed agevolazioni per i nostri iscritti. Nota di merito sicuramente da sottolineare è quella del servizio di compilazione del modello 730 ad un costo irrisorio, tenuto conto dell’erogazione gratuita delle tessere ADOC e UNIAT, inoltre attualmente la segreteria si sta attivando per fornire un servizio di consulenza legale tramite professionisti dell’ordine, questo infatti permetterà di fissare un appuntamento presso la nostra sede con il legale convenzionato, fornendo la consulenza richiesta a titolo gratuito per tutti gli iscritti che ne faranno domanda. I risultati non si sono fatti attendere: da segnalare in particolare, la crescita esponenziale nel settore degli ausiliari della sosta, dove le competenze e professionalità della nostra delegata Maria Stella Vannacci hanno segnato e segneranno un percorso importante. Sul trasporto pubblico locale di Parma da mesi è stato avviato il procedimento di gara a doppio oggetto, per la vendita di parte delle quote societarie della locale azienda TEP S.p.A., che manterrà comunque il capitale a maggioranza pubblico, un delicato momento, non elezioni 2011 RSU TEP S.p.A. Grazie! A tutti i lavoratori che hanno espresso fiducia ai nostri delegati Alinovi Luca e Zanetti Emilia e alla nostra organizzazione. PER LE STRADE D’EUROPA I delegati Alinovi e Zanetti hanno ottenuto una perfomance di tutta invidia con un bacino di voti che è andato oltre gli iscritti della segreteria aziendale, un risultato che di sicuro risulta essere di buon auspicio per il futuro e un serio impegno di lavoro nella nuova RSU aziendale. privo di tensioni, è stato ugualmente tradotto grazie all’impegno della segreteria Uiltrasporti unitamente a Cisl, Cgil e Faisa, in un protocollo a salvaguardia della tutela occupazionale dei dipendenti, con elementi per gestire eventuali ridondanze organizzative e con il pregio di escludere eventuali ricorsi all’allegato A art 26 del R.D. 148 per la gestione di eventuali esoneri. In questi giorni inoltre è stata recepita notizia nel merito del probabile rientro del capitale investito da TEP presso l’istituto di credito MB banca in amministrazione controllata ed oggi in liquidazione: il buon fine di tale operazione garantirebbe la tranquillità di sostenere al meglio i futuri investimenti aziendali. LA UIL NEL TERRITORIO: QUI MILANO 35 Da Roma a Milano ancora in treno sulla via del rientro rifletto a voce alta dalla nostra redazione LOMBARDA di LUIGI CHIARI I l 7 e l’8 mettiamoci anche il 9 giugno - per cui lo stesso film di oggi l’ho già rivisto. Perché oggi dopo un’estenuante attesa di ore, e dopo un notturno tour de force, inizio ore 7 dell’8 giugno fino al mattino del 9 giugno ore 7, i Segretari Nazionali se ne vanno a schiacciare un pisolino di pochissime ore al ritorno dopo un’ulteriore ristretta, tornano in plenaria per comunicarci che non ci sono le condizioni per chiudere. Allora, vediamo un po’: propongono e fanno un grosso richiamo alla responsabilità politica per chiudere velocemente un contratto, ormai si sfiora l’anno e più di trattativa, le aziende pubbliche con contratto Federambiente rischiano il fallimento come tali e ancora una volta non ci sono le condizioni per chiudere. Ma cosa vogliono ancora? 1. La parte economica ha, di fatto, una possibile condivisione di arrivare ad un aumento che è quasi in sintonia con la piattaforma rivendicativa proposta. 2. Sull’assistenza sanitaria esiste un possibile accordo per un capitolo di spesa da inserire nel CCNL 3. Malattia: nella contrattazione di 2° livello sulla produttività, sulla base di 4. una media nazionale del settore, se si supera il tetto che sarà stabilito, saranno decurtate, economie legate al premio di produttività. Il comparto prolungato esiste di massima una condivisione di non toccarlo, semmai detto in parole povere deve essere FISE a introdurre la regola di prolungato. Esternalizzazioni: destinazione del 5% nazionale con possibilità di portare al 15% il livello territoriale, su base gara, per la raccolta e spazzamento comunque legata al contratto di servizio. L’eventuale accordo è vincolato al rinnovo del CCNL FISE. Orario multiperiodale, quasi condiviso, richiesta di alzare sino a una prestazione lavorativa a 46 ore settimanali nei 6 mesi, ma che comunque la media è quella delle 36 ore settimanali con la possibile eliminazione delle percentuali. Tempo tutta; fuori dall’orario di lavoro. Classificazione del personale; costituzione di una Commissione Nazionale che entro dicembre corrente anno dovrà dare il merito della Commissione trattante. Rappresentanza: entro dicembre corrente anno una nuova normativa che espliciti i compiti della RSU. Per il resto delle normative contrattuali dovranno essere definiti dei parametri minimi e massimi per le eventuali modifiche e che non sia oggetto dell’eventuale intesa contrattuale raggiunta. Allora io dico: perché questo immobilismo, è perché siamo come sindacato 5. incapaci? Oppure le controparti (FEDERAMBIENTE) ci prendono per i fondelli? Sono per la seconda affermazione. La pazienza ha i suoi limiti, la voglia sarebbe quella di urlare ai quattro venti e non solo, ti verrebbe voglia di bloccare tutto, di fare barricate di rifiuti, ma que6. sto non si può fare, sei legato alla legge 146/90 e sue successive modifiche, 7. quindi immobilismo totale. Il giorno 14 giugno ci dicono che faranno il direttivo di Federambiente quindi si pensa ad un deliberato, e se così fosse, il 15, 16 e il 17 giugno, date già pro8. grammate per una ulteriore fase di lavoro trattante, saranno determinanti ai fini della chiusura contrattuale o della even9. tuale sospensiva. Lo spero, lo sperano i lavoratori e se non concludi, bè credo debba essere data una spallata forte ad un sistema sempre più inaccettabile per non usare altri aggettivi. Ciao il Chiari è stanco, ma il mio amico Milloni mi diceva: non mollare Ma allora la primavera è arrivata ed è mai Luigi che siano pubbliche o private già molto avanti, il 21 giugno si passa le aziende, sono sempre governate con all’estate, di fatto le controparti non si la mentalità padronale sono svegliate. Aveva ragione ne farò tesoro di vita. PER LE STRADE D’EUROPA LA UIL NEL TERRITORIO: QUI VENEZIA 36 INDETTA DALL’AUTORITA’ PORTUALE E DAL CENTRO DI FORMAZIONE CFLI Tavola rotonda Safety day dalla nostra redazione VENETA Introduzione: Dr. Franco Sensini - Segretario Generale Autorità Portuale di Venezia Tiberio Piattelli - Comandante del Porto di Venezia Saluti: Elena Donazzan - Assessore all’istruzione, alla formazione ed al lavoro della Regione Veneto Paolino D’Anna - Assessore alle Politiche e Servizi per l’Occupazione e il lavoro Giorgio Orsoni - Sindaco di Venezia Tavola rotonda Oreste Tofani - Commissione parlamentare di inchiesta sulla sicurezza nei luoghi di lavoro Nicola Torricella - Autorità Portuale di Venezia; Giancarlo Magarotto – Asl 12 Spisal Venezia Alberto Pietrocola - Capitaneria di Porto; Stefano Marconi – Dir. Prov. del Lavoro di Venezia Francesco Boella – Inail ex Ispesl Venezia; Luigi Robba – Ente bilaterale dei Porti Davide Tassan – Compagnia Lavoratori Portuali; Gaetano Antonello Cisl; Antonio Capiello, Cgil; Gianni Carraro. Uilt L’INTERVENTO DEL SEGRETARIO REGIONALE UILTRASPORTI I porti: realtà complessa. Questa giornata di confronto tra tutti gli attori presenti determina senza dubbi la volontà degli enti preposti, dell’autorità portuale e delle società che vi operano di affrontare mettendo a fattor comune esperienze e progetti tesi alla operatività del sistema portuale salvaguardando con l’intenzione in primis, di salvaguardare l’incolumità degli addetti grazie anche all’impegno formativo di C.F.L.I per la sicurezza nell’ambito lavorativo. Dopo il disastro di linate, con un bilancio finale di 118 vittime, il più grave incidente aereo mai avvenuto in Italia l’8 ottobre 2001, da quel momento ho PER LE STRADE D’EUROPA iniziato a sentire parlare seriamente di sicurezza sui posti di lavoro. Parlando di sicurezza nei porti, oggi mi sono reso conto da esterno che i porti sono ambiti di realtà complesse dove vengono svolte operazioni sia a bordo nave che a terra la loro particolarità rende inevocabile la specificità del lavoro portuale, la molteplicità dei soggetti presenti nei porti rende indispensabile un’azione di coordinamento tra autorità marittima, autorità portuale, ispettorato del lavoro, INAIL ed altri organismi preposti ai diversi tipi di controllo ed anche alla individuazione delle responsabilità delle imprese, dei terminalisti, degli armatori e di tutti i soggetti privati. La realtà dei porti dimostra che il progresso tecnologico non ha portato con sè quel miglioramento delle condizioni di lavoro che ci si poteva attendere, anzi, i porti sono divenuti via via sempre più pericolosi fino ad oggi. Le mansioni degli operatori sono cambiate in modo radicale, con un diffuso utilizzo di attrezzature e mezzi di trasporto. Ad aumentare i rischi congiurano le stesse caratteristiche del lavoro portuale, che muta di giorno in giorno a seconda dei carichi, richiede ritmi elevati e mette a confronto i lavoratori del posto con LA UIL NEL TERRITORIO: QUI VENEZIA quelli delle navi di altri paesi con lingue e formazione diverse con risultati in termini di incidenti che fino a ieri erano preoccupanti. Il porto è ormai al terzo posto nei primati statistici degli infortuni sul lavoro nel nostro paese, dopo le costruzioni e la metallurgia, un primato che richiede soluzioni e interventi ben mirati per garantire al lavoratore il pieno diritto all’incolumità, alla sicurezza e a una dignitosa qualità di vita. Dopo i tragici eventi avvenuti negli anni scorsi con perdite di vite umane avvenute in vari porti italiani tra i piu tragici quello di ravenna, e di venezia, si è condiviso a proprio venezia un percorso con le parti datoriali e l’autorità portuale per arrivare nel 2008 alla sigla di un protocollo d’intesa sulla sicurezza che ha prodotto un obbiettivo che riconosce la priorità della formazione quale conoscenza del rischio nel posto di lavoro. Pertanto, come prevenzione, è necessaria una costante attività di informativa e formativa degli addetti ai vari livelli da parte dei rispettivi datori di lavoro delle imprese portuali. Per noi come UILT tutto questo non basta in quanto, dopo l’aumento del ricorso del lavoro temporaneo, si evidenzia la necessità che il lavoratore portuale sia sempre più informato sui rischi della propria attività e ne tragga il massimo profitto dalla formazione che riceve onde evitare quelle tragedie alle quali abbiamo assistito in questi anni!, penso alla luce della mia esperienza personale sia necessario che oltre alla formazione in aula si debba attivare anche la formazione nei luoghi di lavoro simulando situazioni di emergenza nelle quali gli addetti possono trovarsi ogni giorno, una buona pratica può evitare inutili perdite di vite umane. Il nostro motto deve essere (conoscere il rischio vuol dire evitarlo) crediamo 37 che la formazione e l’informazione costante sia un impegno morale che dobbiamo assumerci tutti a salvaguardia dell’incolumità dei lavoratori addetti. L’individuazione dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza di sito produttivo r.l.s.s. questa recentissima figura anticipata negli accordi di. Venezia, ravenna, genova e napoli, deve e dovrà funzionare con l’obbiettivo auspicabile di arrivare utoa incidenti zero. Nel ribadire che la formazione sulla sicurezza sino ad oggi fatta dalla struttura cfli sia un pilastro da portare ad esempio anche per altre realtà lavorative non ultime quelle di handling operanti nel sedime aeroportuale, dobbiamo essere tutti buone sentinelle che controllano quotidianamente l’ambiente lavoro! Solo cosi potremo dire di aver svolto il nostro ruolo. Segreteria UILT Reg. Veneto Gianni Carraro PER LE STRADE D’EUROPA 38 LA UIL NEL TERRITORIO: QUI NAPOLI LA POLITICA DI FRONTE ALLE EMERGENZE: PROGRAMMARE IL FUTURO, GESTIRE IL PRESENTE Facciamo un bel passo in avanti dalla nostra redazione CAMPANA di FABIO GIGLI M entre scriviamo, gli echi della campagna elettorale non si sono ancora spenti e in molti Comuni si attende di conoscere la volontà dei cittadini. Si formeranno nuove maggioranze e nuove opposizioni, nel ripetersi di un gioco democratico in cui si riafferma il primo fra i diritti di cittadinanza, quello di scegliere i propri governanti locali e nazionali. Parlare di diritti in questa nostra terra oltraggiata da tante offese al vivere civile - come giudicare altrimenti i rifiuti che invadono il Capoluogo e soffocano parte della sua Provincia? – potrebbe sembrare un paradosso. Lo abbiamo già scritto nelle pagine di questo giornale e lo ripetiamo ancora una volta, mentre ci accingiamo a raggiungere i seggi elettorali per assolvere il dovere civico che ci viene così ampiamente sollecitato da tutte le forze politiche. Vorremmo che quei partiti e movimenti mettessero i cittadini al centro dei loro programmi anche quando le elezioni sono lontane, nei momenti in cui la politica dovrebbe essere impegnata esclusivamente dal proprio lavoro: programmare il futuro e gestire il presente. Non stiamo praticando la comoda strada del qualunquismo a tutti i costi e non guardiamo alle nuvole più grigie per gridare ”piove, governo ladro!”. Intendendo per PER LE STRADE D’EUROPA governo, com’è ovvio, l’autorità o istituzione nazionale, regionale, provinciale o comunale che per prima vi viene in mente. Ci limitiamo a sostenere che diritti fondamentali come quelli alla salute, alla mobilità, all’igiene pubblica, debbano restare al centro di qualsiasi agenda politica e che la lotta alla disoccupazione debba restare al centro di qualsiasi strategia di sviluppo, soprattutto nel Mezzogiorno e soprattutto a Napoli e in Campania. Non ci sembrano pretese eccessive in una terra che vorrebbe lasciarsi alle spalle le sue mille emergenze ripartendo, magari, dal rinnovare la tutela dei diritti ripensando il sistema dell’assistenza sanitaria e socio-sanitaria, razionalizzando e completando il sistema di trasporto pubblico integrato, assicurando una corretta gestione dei rifiuti. Cose normali, verrebbe da pensare con l’aria un pò sognante di chi tenta di guardare oltre il triste orizzonte di disoc- cupazione e ammortizzatori sociali, crisi economica ed erosione dei valori di solidarietà, esasperazione e diffidenza diffuse nei confronti della politica e del sindacato. Per ritornare con i piedi per terra basta aprire uno dei quotidiani che riportano i fatti locali. Leggiamo della querelle nata tra Asia Napoli e Commissario di nomina regionale per il mancato affidamento del termovalorizzatore cittadino, costruzione e gestione, all’azienda napoletana. Sono in ballo interessi economici rilevanti, il livello del confronto è assolutamente alto. Per ora non entriamo nel merito e non esprimiamo giudizi, ci limitiamo a rilevare come trovi poco spazio una necessaria riflessione sulla sostenibilità economica del ciclo dei rifiuti, questione centrale per lavoratori e cittadini. Crediamo in una gestione dell’igiene ambientale magari non pubblica, ma che soddisfi esigenze eminentemente pubbliche di diffusione dei servizi e contenimento dei costi economici e sociali. Alla politica chiediamo di conoscere i progetti che realizzano questa aspettativa, gli ambiti delle necessarie sinergie tra istituzioni, le caratteristiche del sistema che si intende mettere in piedi. Dopo anni di tasse salate per i cittadini e aspre polemiche su presunti esuberi tra i lavoratori, sarebbe un bel passo in avanti. E magari un bel segnale per chi, come noi, crede ancora nel valore della politica e nelle possibilità di riscatto che possono venire da una buona politica per Napoli e per la Campania. LA UIL NEL TERRITORIO: QUI NAPOLI 39 DOPO MESI DI ATTESA VIENE RESTITUITA ALLA CITTÀ LA STAZIONE DI MONTEDONZELLI Metronapoli: riapre la stazione in Via dell’Erba di SIMONE SIMEONE S i “taglia” ma si restituisce. Si riduce ma si reintegra il servizio. È il 7 febbraio 2011 quando l’azienda Metronapoli informa la sua clientela che per mancanza di personale, per lavori di manutenzione si chiudono due stazioni secondarie della linea 1, quella di Rione Alto e di Montedonzelli. Un disservizio che ha creato non pochi disagi agli abituali fruitori della linea metropolitana, quella definita la più funzionale della rete. Le proteste incessanti della municipalità e dei cittadini consentono la riapertura della stazione di Rione Alto dopo poco tempo, ma per quella di Montedonzelli non c’è nulla da fare: la stazione resta chiusa nonostante sia a servizio di un parcheggio di interscambio da duecento posti, di un’ampia area residenziale e dello sportello Napoli Nord dell’Agenzia delle Entrate. Viaggiatori, quindi, che all’uscita della stazione sono costretti a “scalare” la zona collinare per raggiungere l’agognata meta, il tragitto è breve, è vero, ma il disservizio c’è, resta e danneggia l’utenza, irritata, avvilita e convinta che ormai l’azienda Metronapoli, ad ogni necessità, è pronta a chiudere le seconde uscite della linea 1 senza pensare ai danni procurati. Sarebbe stato comprensibile il disagio se si fosse limitato a qualche settimana, ma i viaggiatori sottolineano l’assurdità della chiusura della stazione protratta per circa tre mesi. Ma oggi gli utenti sorridono. Dal 4 maggio la stazione di Montedonzelli finalmente ha riaperto le porte, sono state garantite quelle condizioni di sicurezza e agibilità necessarie perché la stazione di via dell’Erba fosse restituita alla città, finalmente si è stati in grado di limitare i disagi per i pendolari e per tutti gli utenti del trasporto pubblico, anche se uno sforzo enorme, durante questi mesi, è stato chiesto ai viaggiatori nel sostenere questa situazione: certamente i tempi per ripristinare il regolare servizio di trasporto pubblico sono stati troppo lunghi. Ma questa è sicuramente una vittoria per i cittadini e per i comitati che si sono battuti per la riapertura della stazione incriminata e vederla riaprire i battenti fa davvero piacere. Ed ora parrebbe che la situazione sia risolta; il condizionale è d’obbligo visti i precedenti, visto che gli utenti del servizio metropolitano hanno una recondita paura: il metro collinare, ogni estate, è pronto a chiudere le uscite di via dell’Erba, via Santacroce e del Pascale. Mancanza di personale, lavori di manutenzione, il motivo non sembrerebbe essere importante. Sta di fatto che in prossimità dell’estate i viaggiatori tre- mano per la scelta aziendale che vede sempre le stazioni sbarrare i loro accessi agli utenti e questo non è proprio ciò di cui vantarsi. Individuare le effettive criticità del sistema, in modo da poter elaborare, in breve tempo, un piano di ottimizzazione e di rilancio della linea, dovrebbe essere il tracciato da percorrere per l’azienda Metronapoli. Bellissima la notizia della riapertura della stazione ma si spera che coincida anche con la soluzione definitiva dei problemi che ne hanno causato la chiusura, qualunque essi siano. Il trasporto pubblico locale rappresenta un diritto da garantire prima che un servizio da erogare e l’azienda Metronapoli deve essere sempre pronta a disporre di un servizio metropolitano degno di tale nome che potrà ospitare sempre più utenti, liberando così la città dalla congestione cui è quotidianamente vittima. PER LE STRADE D’EUROPA 40 LA UIL NEL TERRITORIO: QUI NAPOLI LA SORTE INCERTA DEI NUOVI SISTEMI DI INFORMAZIONE NELLE STAZIONI Lo stallo dei teleindicatori in Circum di FRANCESCO DI PALMA C he lo stato di abbandono sia in azienda un dato di fatto non vi è dubbio, ma che lo stesso possa riguardare anche i servizi forniti ai viaggiatori sotto il profilo delle informazioni, allora vuol dire che siamo proprio arrivati alla frutta. Molteplici possono essere i fattori di criticità di un’azienda di trasporto, ma tra i tanti disastri dal punto di vista di scelta gestionale, non si può non parlare dei teleindicatori spenti all’interno delle stazioni. Tanto più in un’epoca dove l’informazione è considerata prioritaria, insieme alla sicurezza e alla regolarità del servizio. Quindi, se la diffusione sonora ed i monitor possono aiutare i viaggiatori ad avere indicazioni utili, i numerosi teleindicatori in disuso e vandalizzati sembrano uno dei tanti sprechi realiz- PER LE STRADE D’EUROPA zati dalla Circumvesuviana. Allo stato attuale, in quasi tutta la rete ferroviaria, si può osservare il mancato funzionamento di gran parte delle apparecchiature con teleindicatore, tutte provenienti da diverse tecnologie e svariate ditte fornitrici, ma con una comune caratteristica, appunto: lo stato di abbandono. È lecito chiedersi quali siano i fattori contingenti che impediscono al management di provvedere alla messa in funzione di decine di quadranti elettronici, con annessi computer (ormai obsoleti), che garantirebbero quanto meno un’informazione più chiara e dettagliata sul servizio offerto. E la risposta a questa domanda è ovvia: niente soldi in cassa, perciò niente più manutenzione dei sistemi installati o acquistati dall’azienda! Ecco allora che, mentre fino ad un anno fa l’azienda, per essere al passo con l’avanzamento tecnologico, proponeva ai viaggiatori degli strumenti d’informazione all’avanguardia, oggi è costretta a rinunciare alla loro stessa manutenzione. Se a ciò aggiungiamo il fatto che troppo spesso c’è una insufficiente indicazione dei binari nelle sale d’attesa, assieme a quadri orari estremamente complessi per la consultazione da parte dei viaggiatori, allora è difficile capire cosa davvero voglia offrire l’azienda in termini di servizi. A questo desolante quadro, possiamo aggiungere certo un’attenuante: la recente installazione di due prototipi di teleindicatori interamente progettati da capaci risorse aziendali, rispettivamente collocati nelle stazioni di San Giovanni a Teduccio e di Leopardi. E… ironia della sorte: anche questi due prototipi sono in attesa di completamento, per mancata consegna di materiale elettronico. Ricorrere alla tecnologia non deve essere solo un pretesto per lo sperpero delle risorse economiche, ma un mezzo per semplificare e migliorare un servizio reso agli utenti, che per quanto se ne dica, rappresentano l’unica ragione di vita del trasporto. L’utilizzo dei nuovi sistemi di informazione richiede sicuramente una maggiore manutenzione, e probabilmente, un dispendio di risorse per la loro messa in funzione, ma se i teleindicatori ci sono, è indispensabile farli funzionare, altrimenti torniamo pure alla semplicità costruttiva delle cose, valorizzando quel poco che abbiamo nel migliore dei modi, senza ulteriori sprechi. E magari a questo punto i teleindicatori potranno essere rimossi, lasciando spazio al vuoto… tanto ci sono gli orari stampati!