Periodico mensile dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia
Centro Studi Padre Flaminio Rocchi
Giorno del Ricordo 2004 - 2014
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La sentenza
della Corte di Cassazione,
analisi e commento
«Legittimato il totale disinteresse dello Stato italiano
per gli esuli giuliano-dalmati»
lcuni giorni fa è comparsa, su diversi quotidiani, la notizia
di una sentenza della Corte di Cassazione a Sezioni Unite
riguardante la questione degli indennizzi degli esuli per i beni perduti nella ex Jugoslavia. A seguito di tale notizia ho ricevuto diverse
richieste di chiarimenti su tale vicenda.
La sentenza della Cassazione (Cass. S.U. n. 8055/2014) viene a
chiudere, nell’ambito della giurisdizione italiana, una vicenda iniziata nel 2005.
In quell’anno un avvocato italo-americano, l’avv. Giovanni De
Pierro, si era attivato per promuovere un’azione da parte degli esuli
giuliano-dalmati contro lo Stato italiano al fine di fargli ottenere il
giusto risarcimento dei danni, che erano stati costretti a subire, sia
dal punto di vista morale che materiale, a causa della perdita di tutti i loro beni, per colpa delle scelte politiche intraprese dallo Stato
italiano nei confronti degli Stati vincitori del conflitto bellico e poi
formalizzati nei Trattati di Pace.
L’avvocato De Pierro, con il supporto di avvocati italiani, ha pertanto intrapreso delle azioni legali al fine di far ottenere agli esuli e ai
loro eredi un equo risarcimento dei danni subiti.
La prima sentenza del Tribunale di Trieste ha però respinto la domanda degli esuli, affermando che gli stessi avevano già ricevuto un
indennizzo per la perdita dei loro
beni e che tale indennizzo era stato stabilito dal legislatore, al quale
i Giudici riconoscevano ampia discrezionalità nello stabilire i mezzi
ed i tempi degli indennizzi.
La sentenza del Tribunale
di Trieste aveva inoltre escluso
che lo Stato italiano potesse esn commento al prosere ritenuto controparte di un
nunciamento
della
diritto al pieno risarcimento dei
Corte di Cassazione è pubblicadanni causati da comportamenti
to su “Il Giornale” del 9 aprile
oblatori delle autorità jugoslave,
a firma di Fausto Biloslavo con
osservando che il legislatore aveil titolo La Cassazione beffa gli
va emanato le varie leggi degli
esuli giuliani. «Stop agli indenindennizzi «ispirato a finalità di
nizzi». Nell’articolo si legge tra
solidarietà nazionale».
l’altro: «Una sentenza del 25
La sentenza venne impumarzo della Corte di Cassagnata dagli attori innanzi alla
zione è la pietra tombale sulla
Corte d’Appello di Trieste, ma
richiesta dei profughi istriapurtroppo anche in questo caso
ni, fiumani e dalmati. Adesso,
le domande degli esuli vennero
però, si apre lo spiraglio di un
rigettate. Anche la Corte d’Apricorso alla Corte europea per
pello di Trieste negò l’obbligo
i diritti dell’uomo» esordisce
da parte dello Stato italiano di
il giornalista. «“Siamo prondover risarcire i propri cittadini
ti a presentarlo per contestare
per la perdita dei loro beni, afl’elemosina elargita dall’Italia
fermando che l’evento dannoso
agli esuli - dichiara l’avvocanon era attribuibile allo Stato
to triestino Sardos Albertini
italiano e che, pertanto, le som-. Così lo Stato sarà chiamato
me che possono essere richieste
a rispondere della violazione
degli esuli possono unicamente
del diritto ad un risarcimento
avere natura indennitaria.
congruo per i beni scippati a
Purtroppo anche la Corte
chi è stato costretto a lasciare
di Cassazione ha respinto le dol’Istria e la Dalmazia”». Non
mande degli esuli affermando la
la pensano allo stesso modo i
supremazia del legislatore ordisupremi giudici. Alcuni esuli
ed eredi avevano fatto causa al
sŝƉƐĂŶŝĂŶĚƌĞŝĐŝĐŚ
Seminario e Concorso Miur 2015,
prima riunione preparativa
con le associazioni dell’esodo
Il positivo bilancio delle edizioni 2014
ilancio del V Seminario nazionale, svoltosi a
Brindisi lo scorso mese di marzo,
e linee-guida per la sua prossima edizione e il Concorso per
le scuole 2014-2015, questi i
due più importanti punti all’ordine del giorno della riunione
del Gruppo di lavoro sul confine orientale convocata presso il
Miur l’11 aprile. Ampia e approfondita l’analisi della tre giorni
seminariale dedicata quest’anno,
come abbiamo riferito negli scorsi numeri del nostro mensile, al
tema dell’accoglienza in Italia dei
profughi giulano-dalmati ma anche alla letteratura novecentesca
espressa dagli autori di quell’area
geografica e che ha avuto per
contenuti e temi l’esodo degli
italiani e gli enormi, drammatici disagi ai quali la popolazione
riparata in Italia fu esposta per
lunghi anni in contesti spesso
ostili per ignoranza e preconcetti
ideologici.
Per unanime opinione dei
rappresentanti delle associazioni e del Dicastero, il Seminario
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La Cassazione e gli indennizzi agli esuli:
dal clamore ai commenti
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ministero dell’Economia e alla
Presidenza del Consiglio. La
sentenza 8055 della Cassazione
sancisce che, pur esistendo “un
diritto soggettivo nei confronti
della pubblica amministrazione” tuttavia “non limita le scelte del legislatore nel determinare la misura dell’indennizzo”».
«Il ricorso degli esuli prosegue Biloslavo - faceva
presente che le somme versate
per i beni abbandonati erano
irrisorie e tardive essendo state stabilite con il famigerato
accordo di Osimo del 1975.
La causa faceva riferimento al
precedente della Corte europea
dei diritti dell’uomo relativa ai
risarcimenti da parte della Polonia dopo gli accordi presi con
le Repubbliche sovietiche. […]
Gli esuli chiedono da anni
a Roma un equo indennizzo
per una cifra complessiva di sei
miliardi e mezzo di euro. […]
Ad Osimo l’ex Jugoslavia si impegnò a versare 110 milioni di
dollari per i risarcimenti su un
conto in Lussemburgo. Dopo
le prime tranche è scoppiata la
guerra che ha dilaniato il Paese
bloccando i versamenti. In seguito la Slovenia ha sborsato la
sua quota e la Croazia no. L’Italia non ha mai toccato questi
soldi. In Slovenia e Croazia ci
sono ancora 1440 proprietà e
immobili, magari ridotti a rudere, ma che potrebbero venire,
in alternativa, restituiti.
rovo profonda tristezza per questa
sentenza. La soluzione è politica, anche se fino ad oggi
brindisino può considerarsi tra i
più pregnanti e riusciti, sia per le
tematiche affrontate sia per l’interesse suscitato nel quasi centinaio di docenti italiani iscritti e
giunti dalle diverse Regioni italiane. Lo hanno rimarcato Guido
Brazzoduro (Libero Comune di
Fiume), Elena Depetroni (delegata Anvgd per la Scuola), Tullio Canevari (Libero Comune
di Pola) nonché i funzionari del
Miur coordinatori del Seminario. Ma, per unanime parere, il
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LA DICHIARAZIONE
DI RENZO CODARIN
(FEDERESULI)
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Rome, the “House of Memory” presented to the A
and the Society for Fiume Studies
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Roma, la «Casa del Recuerdo» entregada a la A
y a la Sociedad de Estudios Fiumanos
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FATTI e COMMENTI
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abbiamo ricevuto solo briciole»
sostiene Renzo Codarin, presidente della Federazione degli
Esuli. […].
si trovavano è stato ceduto
dall’Italia, soccombente nel
conflitto bellico».
Notizia ne è stata data anche
dal “Messaggero Veneto” il 7 aprile, nell’articolo La Cassazione
sui beni agli esuli istriani: nulla
è dovuto, nel quale si evidenzia:
«Puntando su un precedente abbastanza recente,
una sentenza del 2004 della
Grande Camera della Corte
europea dei diritti dell’uomo
sui risarcimenti da parte della
Polonia dopo gli accordi presi
con le Repubbliche Sovietiche, i ricorrenti avevano portato in tribunale, a Trieste, lo
Stato chiedendo di giudicare
sul loro diritto a essere risarciti delle conseguenze dell’accordo di pace dopo la seconda
guerra mondiale, perdendo
sia in primo grado che in appello. Ora la Cassazione […]
sottolinea come in effetti ci
sia «un diritto soggettivo della
parte nei confronti della pubblica amministrazione», ma
questo «non limita le scelte
del legislatore nel determinare la misura dell’indennizzo»
che è un intervento «ispirato
a criteri di solidarietà della
ZIBERNA (ANVGD):
PORRE RIMEDIO
ALLA SENTENZA
W'ŝƵĚŝĐŝĚŝĂƐƐĂnjŝŽŶĞŶĞůWĂůĂnjnjŽ
ĚĞŝdƌŝďƵŶĂůŝ
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comunità nazionale», e non
ad «un obbligo di natura risarcitoria per un fatto illecito,
non imputabile allo Stato italiano». Fu l’allora Jugoslavia
con la propria politica di nazionalizzazione, a procedere
all’espropriazione anche dei
beni appartenenti a cittadini
di nazionalità italiana. Quindi lo Stato italiano «non è autore della violazione», «poiché
la privazione dei beni dei cittadini italiani si è verificata ad
opera di uno Stato straniero,
al quale il territorio su cui essi
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a presidente Serracchiani si impegni a sensibilizzare il Governo a porre rimedio alla
sconfortante sentenza della
Cassazione che, di fatto, non
riconosce agli esuli istriani,
fiumani e dalmati i torti subiti». Questo il contenuto
della mozione urgente presentata in Consiglio regionale
dal gruppo di Forza Italia a
seguito della decisione della
Suprema Corte di non prevedere alcun risarcimento per i
beni immobili abbandonati
dagli italiani fuggiti dall’ex
Jugoslavia alla fine della Seconda Guerra mondiale. «Ma
in questo caso - sottolinea il
consigliere Bruno Marini - la
politica ha l’obbligo di ridare
dignità allo Stato, cercando
di porre rimedio a una decisione che non fa giustizia su
quello che subirono gli esuli e
che, per oltre cinquant’anni,
fu nascosto a un intero Paese».
«Risarcire gli esuli - sottolinea il consigliere Rodolfo
Ziberna - non è un obbligo
morale, ma anche di legge.
C’è un diritto internazionale
che deve essere rispettato e
di cui questa sentenza, a mio
avviso, non tiene conto». «C’è
da considerare - sottolineano
i sottoscrittori della mozione
- che la stessa sentenza della
Cassazione ribadisce che esiste un diritto soggettivo della
parte nei confronti della Pubblica amministrazione a ricevere un indennizzo, ma che
non ha natura risarcitoria ed
è ispirato a criteri di solidarietà della comunità nazionale; quindi, l’ammontare dello
stesso è liberamente stabilito
dal legislatore».
PD FVG:
RIAPRIRE
POLITICAMENTE
IL CAPITOLO CHIUSO
DALLA CASSAZIONE
/
l capogruppo del Pd
in Consiglio regionale,
Cristiano Shaurli, è intervenuto sulla questione sollevata dal gruppo regionale di
Fi. Shaurli ha ricordato che
«risale al 2010 una lettera
dell'allora europarlamentare
europea al Capo dello Stato
[Serracchiani, oggi presidente della Regione, ndr] in cui
lamentava i provvedimenti
disattesi dalle istituzioni verso gli esuli, dall'equo e definitivo indennizzo ai beni
nazionalizzati da restituire
ai legittimi proprietari, alla
luce del diritto europeo».
«Su questioni come quella degli esuli si uniscono le
forze, non si strumentalizza
e non si polemizza. Potremmo altrimenti ricordare i
lunghi anni del centrodestra
al governo, in cui gli esuli
furono risarciti a chiacchiere, fino a sentirsi dire che la
restituzione dei beni non era
più nell'agenda bilaterale dei
rapporti fra Italia e Croazia.
Non useremo questi metodi,
che non sono rispettosi di chi
fu ferito nell'intimo dei suoi
diritti». «Si recuperi lo spirito
che ha permesso l'istituzione
del Giorno del Ricordo a larghissima maggioranza, anche
promuovendo l'intervento dei
nostri parlamentari a Roma,
per riaprire politicamente il
capitolo chiuso dalla Cassazione», ha concluso Shaurli.
DONAZZAN (REGIONE
VENETO): ITALIA SI
BATTA IN EUROPA
^
ull’argomento ha preso posizione l’assessore
regionale del Veneto, Elena
Donazzan.
«I nostri fratelli di Istria,
Fiume e Dalmazia andavano risarciti dalla Slovenia al
momento della sua entrata
nell’Unione europea avvenuta nel 2004. Tutti i governi
italiani che si sono succeduti
hanno sbagliato a non chiedere con fermezza sia alla Slovenia prima che alla Croazia
poi, nel momento in cui sono
entrate a far parte dell’Ue, il
riconoscimento dei drammi
dell’Esodo e delle Foibe non
solo sotto il punto di vista
della memoria storica ma anche sotto quello del rispetto
della dignità degli uomini e
delle donne che hanno sacrificato molto, se non tutto, semplicemente per voler
continuare ad essere italiani.
In ogni caso non è ancora
troppo tardi - dice Donazzan
- bisogna che le nostre Istituzioni facciano in modo che
ciò accada».
«Ora che anche Slovenia
e Croazia sono entrate a far
parte dell’Unione europea,
che per sua natura dovrebbe
essere fondata sullo spirito
di convivenza reciproco e sul
rispetto delle diversità etniche, culturali e linguistiche, è
opportuno che l’Italia si impegni a far riconoscere loro i
diritti dei nostri compatrioti.
Un’Europa che non si costruisce sull’equità, la giustizia e
la verità storica non fa molta
strada».
La notizia della sentenza è
stata rilanciata da diverse testate giornalistiche e agenzie di
stampa, tra le quali il Corriere
della Sera, l’Huffington Post,
l’Ansa, l’Agi, l’Agenparl.
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Gian Paolo Sardos Albertini
sulla sentenza della Cassazione:
«ricorrere a Strasburgo»
Sulla clamorosa sentenza della Cassazione, che ha escluso ulteriori
ed equi indennizzi per i beni perduti dagli esuli giuliano-dalmati, registriamo l’intervento dell’avv. Gian Paolo Sardos Albertini.
ome Legale che ha seguito la causa con l’avv. De Pierro di
New York posso tranquillamente affermare che avevamo
fin dall’inizio messo in preventivo che avremmo dovuto andare alla
Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo. Si tratta di sentenza che ha fatto cattiva ed erronea applicazione dei principi della
Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo in base alla quale chi è
privato di un bene, che può essere una proprietà o anche un’utilità
economica, quale un indennizzo, deve rispettare il principio di cui
all’Allegato 1 dell’articolo 1 secondo cui il ristoro deve essere equo e
ragionevole ed essere il giusto contemperamento fra l’interesse pub-
WŝŐŶĂŶŽ͕ĐĂƐĞĂďďĂŶĚŽŶĂƚĞĐŽŶů͛ĞƐŽĚŽ
blico ad acquisire il bene ed il diritto del privato.
La sentenza Bronioski da noi citata era perfettamente adattabile
al nostro caso ed è ridicolo affermare che riguardava due Nazioni
che avevano vinto la Guerra mentre nel nostro caso così non è.
I diritti dell’Uomo prescindono dal fatto che un cittadino faccia parte di uno Stato vincitore o perdente. In tal caso la Polonia
venne condannata perché aveva riconosciuto ai propri cittadini, i
cui beni erano stati ceduti all’Unione Sovietica, un indennizzo non
ragionevole.
Ed è la stessa situazione accaduta in Italia dove è stata l’Italia
che, in contrasto con il Trattato di Pace, ha deciso di cedere i nostri
beni all’ex Jugoslavia assumendo l’obbligo di indennizzare i propri
cittadini. Ma l’ indennizzo è stato del valore calcolato nel 1938 moltiplicato per il coefficente 200 quando la sola Istat sarebbe stata di
circa 3.000.
E ci sono ben 5 proposte di Legge, provenienti da tutte le forze
politiche, che partendo dal presupposto della irrisorietà dei nostri
indennizzi, al limite dell’elemosina, chiedevano di adeguare i valori base raddoppiandoli e moltiplicando per il coefficente 5.000.
Purtroppo, per andare a Strasburgo, bisogna aver prima esaurito le
“vie interne”. Altrimenti ci saremmo andati direttamente in quanto
avevamo la quasi certezza che in Italia nessun giudice avrebbe preso
una decisione cosi rilevante politicamente.
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CULTURA e LIBRI
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«Italiani d’oltre confine»,
il convegno di Cittanova
«Esuli e “rimasti” non devono essere ridotti all’essenzialismo,
ma mantenere quelle differenze peculiari che li rendono unici»
/
l 5 ed il 6 aprile scorsi si
è tenuta la due giorni di
conferenze a Cittanova d’Istria da
titolo «Italiani d’oltre confine». Il
5 aprile esuli e «rimasti» tornano
a testimoniare il senso di identità
italiana: lo fanno al tavolo messo a
disposizione dalla Comunità degli
italiani di Cittanova d’Istria in un
ambiente di studio che prevedeva
la relazione orale di più testimonianze, da quelle intellettuali come
il prof. Giuseppe Parlato (Unint),
E. Merlino (Comitato 10 Febbraio), P. A. Rovatti (Units), a quelle
autorevoli come Antonio Ballarin
(Anvgd), F. Somma (Upt) e M.
Tremul (Ui). Previsto spazio anche per le storie di vita vissuta da
Lino Vivoda a Franco Biloslavo,
nonché per l’attivismo di Martelli
(Pro Patria). Nel mezzo dell’organizzazione tra chi assiste attento
come Renzo Codarin (FederEsuli)
e chi indica nuove prospettive di
lavoro transculturali, si trova l’associazione “Cristian Pertan”, promotrice del convegno che, tra l’altro ha colto l’occasione per donare
materiale didattico alla comunità
di Cittanova, come in uso da otto
anni per altre Comunità italiane
presenti in Istria.
Gli interventi hanno seguito due aree tematiche: la prima
riguarda il significato di identità
italiana e come questa possa essere declinata al di fuori dei confini
amministrativi nazionali. La seconda si inserisce in una prospettiva europea in cui esuli e «rimasti»
non si concentrino più sulle «baruffe chiozzotte» che li hanno resi
tanto impotenti e provinciali, ma
incomincino ad ascoltarsi prima
ancora di lavorare assieme. Ma in
che cosa, esuli e rimasti, dovrebbero sentirsi accomunati?
Viviamo in un periodo di incalzante difficoltà economica in
cui l’innegabile disagio sociale si
ipostatizza con buona ignoranza
in forme di indipendentismo che
poggiano le loro basi concettuali
ed antistoriche sull’economia: una
pressione fiscale eccessiva - opera
di uno Stato assistenzialista modello anni ’60 il quale non riesce
a redistribuire le risorse in maniera
meritocratica - diviene motivo, per
una certa fetta di benpensanti, per
vergognarsi della propria italianità.
Ma chi ha visto l’appartenenza ad una cultura attaccata e demolita da 50 anni di comunismo
e 20 anni di nazionalismo croato,
come è stata vissuta dai «rimasti»,
direbbe lo stesso? E chi invece,
come l’esule, ha mantenuto sparso
per il mondo un significato sano di
italianità per non sentirsi sopraffatto dalle mura di una casa che non
era la sua, direbbe altrettanto?
Quando la barca affonda i
topi sono i primi a scappare; nessuno qui vuol fare l’eroe o il capitano improvvisato, ma abbiamo
bisogno di ritrovarci assieme in
una visione sociale e politica che
mitighi la nostalgia di ciò che fu
e non c’è più, di ciò che abbiamo
perso e mai riconquistato.
Mentre in Italia si assistono a
derive che ipotizzano la Sardegna
Svizzera od il Veneto Indipendente, qui ad Est istriani esuli e
rimasti riscoprono quanto l’amore
per la Terra rossa sia fondamentale
come punto di partenza.
Il 5 aprile sembrava quasi
ĂůŽŶǀĞŐŶŽͨ/ƚĂůŝĂŶŝĚ͛ŽůƚƌĞ
ĐŽŶĮŶĞͩ
non ci fossero mai stati motivi di
scontro, che fosse sempre andato
tutto liscio; sarebbe deleterio ora
dire come non sia sempre stato
così, ma, essendo figli della stessa
cultura, è stato più che chiarito
che combattere contro vecchi fantasmi non rende giustizia proprio
a nessuno e, in più, non offra alcuna prospettiva futura. In sintesi, un nuovo clima ed una nuova
aria si comincia a respirare nella
terra d’Istria, oggi, grazie anche a
Simone Cristicchi ed a Giovanni
Cernogoraz, ai quali dobbiamo
rendere un sentito ringraziamento
sia per l’identità che hanno evocato nella nostra gente e che hanno
saputo fare emergere sia per la passione umana che riescono a fare
evocare in ciascuno.
È presto parlare di riconciliazione ma guai a coloro che interrompano questo processo con la solita faziosa politica e i suoi scheletri
nell’armadio, pronti a venir esibiti
quando il tempo delle elezioni si avvicina. Il fatto di avere a disposizione l’appello ai diritti che l’Europa
garantisce ai suoi cittadini, vincola
la Croazia ad una maggior attenzione verso la minoranza italiana,
ma altresì vincola noi a confrontarci con uomini e istituzioni che
meritano lo stesso rispetto che noi
richiediamo. L’identità non è questione genetica, ma di educazione.
L’IDENTITÀ
NON È QUESTIONE
GENETICA,
MA DI EDUCAZIONE
ducazione: non vi è
dubbio alcuno. Non
parliamo e non si è parlato al
Editi gli Atti del Convegno L'esodo giuliano-dalmata
nella letteratura
^
ono editi a cura di Giorgio Baroni e Cristina Benussi, per i tipi di Fabrizio Serra
Editore, gli Atti del convegno
L'esodo giuliano-dalmata nella
letteratura, svoltosi a Trieste dal
28 febbraio al 1° marzo 2013.
Gli interventi, pur avendo trattato soltanto di una parte delle
opere e degli autori, confermano
la rilevanza quantitativa e qualitativa della letteratura sull'esodo
giuliano-dalmata e anche l'interesse degli studiosi per un tema
finora quasi censurato.
«Il popolo adriatico si è impegnato a raccontare le proprie
disgrazie - si legge nella breve
presentazione - : così dal bisogno di smaltire terribili ricordi o
per l'incubo di tutto un mondo
già scomparso, che rischia d'essere dimenticato, sono scaturiti
poesie, canti, racconti, roman-
zi, memorie, per non parlare di
altri differenti generi di espressione artistica. L'analisi dei testi
letterari, condotta da molti studiosi con varietà di metodi e angolature, ha dimostrato il valore
oggettivo di una produzione
intensa e ancora non conclusa,
con già nomi di rilievo e una
sorta di comunanza. Essa assume il senso di una dimensione
ideale in cui continua l'esistenza
di questi esiliati senza colpa, che
non hanno trovato tutela al loro
diritto di vivere pacificamente
nella propria terra».
Il volume, di 440 pagine, è
venduto al prezzo di € 88,00.
convegno di bandiera, nazione
o popolo. Un linguaggio moderno ci aiuta a confrontarci
con un grande problema: la
globalizzazione. Essa asfalta, in
nome del mercato, delle splendide diversità culturali in categorie di consumo consenzienti.
L’identità del consumatore è
così maledettamente simile negli
atteggiamenti, da dimenticare
ogni appartenenza sotto quella viscida aria perbenista che in
fondo non siamo poi così diversi. Allo stesso modo esuli e «rimasti» non devono essere ridotti
all’essenzialismo, ma mantenere
quelle differenze peculiari che li
rendono unici.
Ci sono grandi battaglie
dinnanzi a noi: dalla lotta al
negazionismo ed al riduzionismo, alla manualistica accademica e scolastica che deve essere aggiornata, passando per la
questione dei beni abbandonati. Saranno necessari molti altri
convegni ed assemblee, dibattiti e riunioni per poter tracciare una linea comune di movimento. Tutto questo è iniziato
a Cittanova il 5 aprile 2014.
Ne siamo certi, questo entusiasmo condiviso in tutti gli
attori sociali coinvolti in quel
convegno, non è solamente
una grande stella destinata a
bruciare in fretta, ma l’inizio
di una nuova storia tutta italiana.
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Esodo e Foibe nei testi scolastici.
Storia di una rimozione
L’indagine di Maria Ballarin sui programmi ministeriali
e i manuali ad uso degli studenti
ocente negli istituti superiori, Maria Ballarin è autrice di un
agile volume, Il Trattato di pace, 10 febbraio 1947 nei programmi e nei testi scolastici di storia, nel quale registra e commenta
quanto l'editoria scolastica italiana e la programmazione ministeriale,
a partire dagli anni Sessanta, siano stati sensibili ai temi dell'esodo
giuliano-dalmato, delle violenze e degli eccidi ai danni della popolazione italiana nei territori occupati dalle milizie di Tito. Il lavoro
scaturisce sia da un interesse precipuo dell'autrice, discendente di esuli
da Lussino, sia dall'istituzione presso il Miur nel 2009 del Gruppo
di lavoro sul confine orientale, al quale si deve la notevole incentivazione alla conoscenza e alla divulgazione presso le giovani generazioni
della storia della regione giuliana nel Novecento e, più ampiamente,
dell'immenso patrimonio culturale ed artistico dell'Istria, del Quarnero e della Dalmazia nelle millenarie relazioni con la Penisola italiana.
Un settore, questo dei testi per le scuole, già in piccola ma indicativa parte indagato agli inizi degli anni Duemila da Antonio Fares,
sul quale Maria Ballarin torna con un contributo significativo, utile a
comprendere come, nei lunghi decenni del dopoguerra, quei temi siano stati, a tutti gli effetti, cassati dalla storia nazionale. «Poiché ancora
oggi l'approccio all'argomento da parte dei testi di storia è carente
- scrive nella sua introduzione - ho cercato di capire se vi fosse stata
una volontà precisa nell'ignorarlo da parte delle istituzioni scolastiche». Ma, come scrive Caterina Spezzano, coordinatrice per il Miur
del Gruppo di lavoro - il volume «nasce dalla percezione empatica
dell'amarezza, della delusione e della solitudine di un esule istriano,
che, affrontando la vita cerca i segni della sua stessa vita credendola
parte della storia, degli eventi, dei fatti della Nazione. Ma [...] trova
solo pagine non scritte, testimonianza di volontà politiche ed editoriali che ignorano porzioni di storia, fatti di vita di uomini-donnebambini travolti dalla storia: dal confine spostato al confine negato».
E la lettura del libro questo conferma la cecità e il calcolo di un
ordine politico-ideologico e
culturale dissoltosi appena al
termine degli anni Ottanta con
il disfacimento dei regimi comunisti dell'Europa orientale
e degli equilibri interni e internazionali, che quelle dolorose
vicende occultarono per molteplici convenienze, non potendo
eliminarle dalla memoria e dalla
testimonianza dei protagonisti.
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EƵŵĞƌŽϲͮŐŝƵŐŶŽϮϬϭϰ
Trincee, il centenario
della Grande Guerra a «èStoria»
Alcuni dei convegni dedicati alle vicende sul confine
orientale italiano
d
utta dedicata alla
Grande Guerra l’edizione 2014 di «èStoria», X
Festival internazionale della
Storia nato a Gorizia che negli anni ha raccolto crescente
consenso di pubblico e di relatori. Quest’anno il Festival
è intitolato appunto Trincee,
si svolge dal 22 al 25 maggio
e prevede la partecipazione
di numerosi studiosi italiani
ed europei. Impossibile dare
conto dell’esteso e articolato
programma, che prevede convegni, tavole rotonde, sopralluoghi, proiezioni: ne diamo
di seguito un estratto con gli
argomenti di maggiore interesse per i nostri lettori.
La” kermesse” si apre
giovedì 22 maggio con il
convegno Una guerra
globale. Mito e origini
della Grande Guerra,
introdotto da Paolo
Mieli. La sera, alle
20.30, sul Monte
Santo, concerto del
M.o Uto Ughi nella
cornice del santuario
che da secoli è il più
amato nel Goriziano,
per ritornare nel luo-
zi, da Belgrado a Gallipoli,
le vicende di uno scenario
che vide protagonisti anche
molti soldati italiani sudditi
dell’impero austro-ungarico.
E tutto dedicato alla didattica è Studiare storia nel Friuli
Venezia Giulia. Un incontro
in collaborazione con l’Università degli Studi di Trieste
e l’Università degli Studi di
Udine per scoprire il significato, le prospettive e il ruolo
degli studi storici nelle Università della Regione.
Sabato 24, convegno su Il
fronte dell’Isonzo: scontro militare, politico o etnico?, inteso
ad approfondire l’evoluzione
del pensiero storiografico riguardo alle battaglie lungo
l’Isonzo dal 1914
convegno Donne sui fronti di
guerra, che vuole essere anche
un tardivo riconoscimento
del loro contributo nei duri
anni della guerra. Interventi
di Barbara Schiavulli e Mirella Serri.
Domenica 25, Intellettuali e Grande Guerra, riflessione su interventismo e
neutralismo per a confronto
prima del 24 maggio 1915.
Interventi di Frédéric Attal,
Giordano Bruno Guerri, Joanna Sondel-Cedarmas. Coordina Armando Torno.
La vittoria senza pace è il
titolo della discussione sulla
«vittoria mutilata», sui contrasti tra
popolazioni che si considerano redente o, viceversa,
dominate, dunque sull’esasperazione dei conflitti nazionali e politici. Relaziona,
tra gli altri, Raoul Pupo.
Alla città di Gorizia è
dedicato, sempre il 25, l’incontro Gorizia nella Grande
Guerra. Le vicende di uo-
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nario nella determinazione della misura degli indennizzi, trattandosi
di un intervento ispirato ai criteri di solidarietà della comunità nazionale e non collegato ad un obbligo di natura risarcitoria per fatto
illecito, imputabile allo Stato italiano.
La Cassazione ha inoltre affermato che fu l’allora Jugoslavia con
la propria politica di nazionalizzazione, a procedere all’espropriazione anche dei beni appartenenti a cittadini di nazionalità italiana.
Quindi lo Stato italiano «non è autore della violazione», «poiché la
privazione dei beni dei cittadini italiani si è verificata ad opera di uno
Stato straniero, al quale il territorio su cui essi si trovavano è stato
ceduto dall’Italia, soccombente nel conflitto bellico». E in questo hanno osservato le Sezioni Unite - il caso è diverso da quello giudicato dalla Corte Europea, che si riferisce a un accordo tra due Stati
usciti vincitori dal conflitto, riguardante la frontiera orientale della
Polonia e gli accordi con l’Ucraina, la Bielorussia e la Lituania, «con
l’assunzione, da parte dello Stato polacco, di una specifica obbligazione di risarcimento nei confronti dei propri cittadini».
È veramente amaro leggere come i giudici della Cassazione, per
non condannare le scelte politiche di chi ci governa, abbia legittimato il totale disinteresse dello Stato italiano per esuli giuliano-dalmati,
senza minimamente riconoscere che con i beni di tale minoranza,
l’Italia pagò i debiti di guerra con la Jugoslavia.
Se la concessione degli indennizzi da parte dello Stato italiano
deriva da discrezionalità politica come gesto di solidarietà (leggi “elemosina”) allora lo Stato italiano deve spiegare perché, nell’esercizio
della stessa discrezionalità politica, i diritti soggettivi dei suoi cittadini sono stati ceduti ad altro Stato in pagamento di danni di guerra
dovuti a un nemico vincitore da tutto il Paese
Contro questa sentenza è già stato annunciato il ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, augurandoci che in questa sede,
potranno essere riconosciuti agli esuli i diritti che ormai da quasi 70
anni si cerca di ottenere.
sŝƉƐĂŶŝĂŶĚƌĞŝĐŝĐŚ
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ƉƌĞƉĂƌĂů͛ĂƩĂĐĐŽĂů
DŽŶƚĞŽƌŶŽ
Contributi…
incompleti
QhŶĂĐĂƌƚŽůŝŶĂ
Segnaliamo anche su questo
numero alcuni dati incompleti
rilevati nei contributi versati a
favore di “Difesa Adriatica”.
ƉƌŽƉĂŐĂŶĚŝƐƟĐĂ
ŝƚĂůŝĂŶĂĚĞůϭϵϭϴ
go che vide protagonista nel
1917 Scipio Slataper e dove
il M.o Arturo Toscanini diressee una banda militare per
rincuorare i soldati al culmine degli scontri. Presebte al
concerto Franco Slataper,
discendente del grande scrittore triestino.
Venerdì 23, presso il Polo
universitario Santa Chiara,
Tavola rotonda La Grande
Guerra, un gioco di imperi.
Intervengono, tra gli altri,
Guglielmo Cevolin e Fulvio
Salimbeni. Sempre il 23, incontro a più voci su Il fronte orientale, riveduto sotto
l’aspetto di una guerra di manovra diversa dalla più nota
e studiata guerra di trincea.
Da Tannenberg ai Carpa-
in avanti. A seguire, simposio su La lotta per Trieste, intesa ovviamente quale
obiettivo simbolico
delle speranze irredentiste italiane e della resistenza asburgica. Conversazione
con Fabio Todero, e Anna
Vinci.
E altri incontri sono
1914 - 2014: Geopolitica della Grande Guerra, conversazione sugli aspetti strategici e
geopolitici della Prima guerra mondiale. Intervengono
Lucio Caracciolo, Virgilio
Ilari, Fulvio Salimbeni, con
il coordinamento di Guglielmo Cevolin. Uno sguardo
alla popolazione femminile
in quegli anni e in relazione
al conflitto viene invece dal
mini e donne goriziani tra
il 1914 e il 1918, in un intreccio di storia e narrativa
per comprendere una realtà composita e unica dalla
prospettiva dei più umili.
Conversano Roberto Covaz,
Giorgio Dell’Arti e Mirella
Serri.
Alla tragedia di Vergarolla è dedicata la tavola rotonda La strage di Vergarolla,
che rievocherà la strage del
18 agosto 1946, sulla spiaggia di Pola, quando la deflagrazione di ordigni esplosivi causò una vera e propria
strage: un mistero storico e
politico i cui retroscena sono
indagati alla luce delle diverse ipotesi.
ZĞĚ͘
pervenuto un versamento di contributo
per “Difesa Adriatica” con la
sola indicazione «in ricordo dei
defunti Gironcoli e Ghirardo».
Preghiamo pertanto gli interessati di volerci confermare nome
e indirizzo della persona alla
quale inviare il nostro mensile.
In data 4 aprile 2014 è stato
effettuato il versamento ordina-
rio di € 30, ma sul bollettino
di C/C postale non sono stati
indicati né il nome né l’indirizzo di chi ha destinato a “Difesa
Adriatica” tale contributo.
Il sig. Vincenzo Pavich, che
non figura sugli elenchi telefonici nazionali, vorrà fornirci,
oltre all’indirizzo già in nostro
possesso, la città di residenza.
Per agevolare l’aggiornamento dei dati di adesione, preghiamo
dunque i nostri lettori e sostenitori
di fornire sempre integralmente
e chiaramente nome, cognome,
indirizzo postale completo o,
indirizzo di posta elettronica
ben leggibile, seguendo le indicazioni pubblicate ogni mese a
pag. 16 di “Difesa Adriatica”.
[email protected],
la casella dedicata
a “Difesa Adriatica”
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na linea tutta dedicata alla corrispondenza di “Difesa Adriatica”. Testi e immagini destinati al nostro mensile o che si vogliano proporre vanno inviati all’indirizzo mail [email protected]
Nel caso di immagini ad alta definizione è preferibile ridurle con
il programma WinZip, in modo da trasmetterle più velocemente e
non saturare la casella di posta elettronica. Gradite, per ciascuna immagine, anche le relative didascalie.
Grazie della collaborazione!
5
EƵŵĞƌŽϲͮŐŝƵŐŶŽϮϬϭϰ
La Grande Guerra del volontario
Giani Stuparich
giugno del 1915 Giani Stuparich insieme al
fratello Carlo e all’amico Scipio
Slataper partono, dalla stazione
di Portonaccio con la tradotta dei
soldati diretti al Fronte. Si sono
arruolati nell’Esercito italiano,
volontari, nome di copertura di
Stuparich,Sartori, Giovanni Sartori. Ha la divisa da granatiere e
uno zaino pieno di libri, libri che
verranno abbandonati ben presto
perché la guerra è molto diversa
da come l’avevano immaginata.
Scrive Elody Oblath, futura moglie di Giani, per spiegare lo stato
d’animo dei volontari e il clima
di eccitazione della partenza:
«Era la nostra una cooperazione
ideale ad una verità collettiva. Per
essa, ne sono certa, ognuna di noi
sarebbe andata coscientemente al
patibolo, così come coscientemente istigammo e aiutammo
tutti i nostri amici (la parte migliore di noi stesse) ad andare a
morire. Giorni d’illusioni folli,
fede in un’umanità migliore, che
ci faceva esultare e chiedere la
morte di milioni di uomini!»
Giani Stuparich comincia
subito a tenere un diario che lo
accompagnerà per due mesi nelle trincee del Carso e che riprenderà in mano per pubblicarlo
solo quindi anni dopo: il diario
è Guerra del 15. Il taccuino di un
volontario triestino. Scrive ancora Elody: «Avevate la rosa rossa
sul cappello. Io vi guardavo uno
dopo l’altro, e il mio sguardo non
sapeva scegliere, non sapeva su chi
arrestarsi.[…]. Scipio là in mezzo
al carrozzone che ride con tutti i
suoi denti. E Giani tu eri nascosto
da granatieri più alti di te. […]»
Nel suo taccuino Giani Stuparich registra le azioni di guerra, le
sue suggestioni, è un racconto scarno della vita quotidiana di trincea.
Raramente esprime dei giudizi, c’è
sempre molta umanità nel parlare
degli altri uomini con i quali vive e
viene in contatto. Certo, ben presto si accorgerà delle atrocità della
guerra; delle meschinità e delle piccole vigliaccherie, dell’incompetenza di alcuni superiori ma anche
della grande generosità di alcuni.
Partito interventista ben presto
prenderà coscienza dell’inutile sacrificio di tante vite umane e delle
privazioni e miserie alle quali sono
sottoposti gli uomini; prenderà coscienza della grande illusione che
ha spinto lui insieme a tanti altri a
credere in una guerra “giusta”.
Il suo destino si incrocia con
quello di tanti altri soldati. Dal
fronte di Monfalcone, dopo un
ni dei tre amici si compiono Giani
e Carlo vengono divisi: Giani viene richiamato a Vicenza e Carlo a
Verona. Scipio muore in un’azione
eroica il 3 dicembre del 1915 sulle
pendici del monte Podgora, poche
ore prima aveva scritto alla moglie:
«Ci offriamo volontari con Guido
e Martelli. Sono sicuro che tutto
andrà bene. Un bacio a Scipio Secondo».
Febbraio 1916 i due fratelli
Stuparich sono nuovamente in
prima linea nelle trincee sopra
Gorizia, così volevano e così avevano ottenuto, per questo erano
partiti anche se la vita da soldati
era dura, disumana, anche se nella
sofferenza erano dovuti maturare. Il 19 maggio arriva una svolta
improvvisa nell’andamento della
guerra; i due fratelli devono partire per l’Altipiano d’Asiago dove gli
austriaci stanno sferrando una ter-
QUEL LIBRETTO
CHE SVEVO DEFINÌ
«UN TEMPIO»
E
el 1921 in quel libretto che Svevo definì «un
tempio» per la sacralità che pervade ogni pagina, per quel purissimo
amore fraterno, che mette al bando
qualsiasi retorica, in quel Colloquio
con mio fratello, Giani Stuparich,
con parole dolenti così scrive a
proposito del fratello e della morte
di questi: «La morte. Non è oggi la
prima volta che parliamo insieme
della morte. E ben la guardammo
insieme nella sua faccia mite. Rievoco ogni sasso, ogni tronco di
pino, al cui riparo discorrevamo
tu ed io, in quelle tregue sublimi
del combattimento. Mi prendo la
fronte nella mano, ma inutilmente
tento di spremerne la saggezza allora vissuta… Ed ecco la tua faccia
e il tuo saluto nell’ultimo incontro, nel crepuscolo roseo sopra la
valle, estrema valle da indietreggiare. Nella tua faccia è la mia stessa
angoscia divisa, ma il tuo saluto è
piano, quel cenno verso lontano
ti, troppi uomini sferrano l’attacco
contro i suoi che vengono decimati e una mitragliatrice puntata
nella loro direzione. È un attimo,
esce dal nascondiglio, striscia verso
l’arma: viene colpito, nonostante il
dolore la raggiunge e la gira verso il
nemico… sviene: la guerra per lui
finisce qui, lo aspetta la prigionia,
gli interrogatori, forse la forca...
Da questo momento avrà inizio la
sua dolorosa odissea da un campo
di detenzione all’altro in Austria e
in Ungheria.
Come scrittore Giani Stuparich raccontò più volte della guerra. Oltre che nel Taccuino, Giani
la descrisse nel suo romanzo Ritorneranno. Immagini crude e forti
come questa con la quale vogliamo terminare il ricordo della sua
Guerra come volontario, insignito
con la medaglia d’oro al valore militare: « […] Allontanandosi dalla
trincea, gli svaniva l’irritazione
contro gli altri. Avanzava, pervaso da una energia singolare, strana, quasi da un’estasi… avvertiva
l’incrociarsi dei proiettili sopra le
due linee in attesa: quella da cui
CUSTODE DELLE
MEMORIE ALTRUI
^
oltanto Giani sopravviverà: il suo destino sarà
quello del custode delle memorie
altrui, dell’uomo nel quale «nessuna croce manca» come dirà l’Ungaretti di San Martino al Carso.
Primi mesi di guerra, i fratelli
Stuparich sono a Monfalcone. La
guerra di trincea è molto dura,
spesso sotto la pioggia e nel fango,
mal equipaggiati. I rapporti con gli
altri commilitoni e con i superiori
sono difficili, alcuni compagni
non capiscono il loro entusiasmo.
I grandi sforzi fisici, le guardie
massacranti provano i soldati,
come si vede dal volto stravolto di
Giani di una foto cartolina inviata
a Elody in cui lo scrittore annota a
margine: «È un granatiere qualunque: dentro ci può essere qualche
cosa anche di me. In ogni caso la
fantasia non ha bisogno che d’una
inquadratura: ci sta poco a metterci i due mesi passati, anima viva
nella spoglia morta».
W/ĨƌĂƚĞůůŝ'ŝĂŶŝĞĂƌůŽ^ƚƵƉĂƌŝĐŚŝŶĚŝǀŝƐĂĚĞůů͛ƐĞƌĐŝƚŽŝƚĂůŝĂŶŽ
;Ő͘Đ͘ƌĐŚŝǀŝŽ&ĂŵŝŐůŝĂ^ƚƵƉĂƌŝĐŚͿ
breve periodo di addestramento
per un corso di allievo ufficiale, Giani ritorna nuovamente in
prima linea e annota: «Anche
per oggi siamo ancora vivi dopo
un intenso bombardamento». Il
22 luglio viene ferito alla spalla e
così il fratello Carlo narra a Elody
l’accaduto: «[…] Si avanzava uno
dopo l’altro… la via era una linea
quasi retta con lunghi tratti riparati da roccia o muricciolo di sassi, e
proprio parallelamente alla nostra
direzione scoppiavano i proiettili a rari intervalli e a pochi metri
da noi. Un gran soffio giallastro,
fragore di rottame davanti a me
e Giani non si vede. Io continuo
con i miei sbalzi e vedo Giani inginocchiato rasente alla roccia con
sangue alla spalla sinistra […].
In pochi mesi di guerra i desti-
WhŶƉƌŝŵŽƉŝĂŶŽĚŝ'ŝĂŶŝ^ƚƵƉĂƌŝĐŚ
;Ő͘Đ͘ƌĐŚŝǀŝŽ&ĂŵŝŐůŝĂ^ƚƵƉĂƌŝĐŚͿ
ribile offensiva, la Strafexpedition,
spedizione punitiva.
Giani e Carlo sono nuovamente divisi, entrambi con una
missione da compiere: Carlo in
basso nella valle, estremo avamposto, in difesa della pianura sottostante al forte Corbin dal quale
l’artiglieria nemica spara senza sosta; Giani in alto verso l’altura di
Belmonte sul Monte Cengio, per
contrastare il nemico che avanza da ogni parte… I due fratelli
si incrociano, si riconoscono in
lontananza, non hanno il tempo
di abbracciarsi ma negli occhi del
fratello maggiore, Giani, rimane
stampata nella mente e negli occhi la visione di Carlo, il suo volto
sereno, in una mano ha il vessillo
della sua compagnia, con l’altra
saluta.
col bastone ferrato e con gli occhi
puri è il dolce addio per l’eternità…tu svolti; io su…».
Il 30 maggio Carlo, isolato dal
resto del reggimento, non riceve
l’ordine di ritirata; dopo una strenua resistenza, ultimo superstite
disperato di un manipolo di soldati si toglie la vita. con un colpo di
pistola alla tempia per non cadere
in mano nemica.
Il giorno dopo Giani, ignaro
della sorte del fratello, è sulle falde
del Belmonte, mentre ondate di
austriaci assalitori si susseguono, i
granatieri resistono contrattaccando. Stuparich con i suoi uomini è
riparato dietro un muretto composto di pietre rettangolari, una
vicina all’altra. Una di queste ha
un largo foro nel centro dal quale
Giani controlla la situazione: tan-
si allontanava e l’altra davanti a
sé. Capiva che la morte poteva venirgli indifferentemente dall’una
e dall’altra. Egli era forse l’unico
vivo che si movesse in quella zona
di terrore. Cosparsa da cadaveri.
Tutto questo faceva parte della
sua realtà, ma era come esistente
in uno strato inferiore, non superava il livello del mondo in cui si
bilanciavano, fiori splendidi, i razzi e, illuminando le cose intorno,
discendevano stanchi a spegnersi».
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EŝƉŽƚĞĚŝ'ŝĂŶŝ^ƚƵƉĂƌŝĐŚ͕
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EƵŵĞƌŽϲͮŐŝƵŐŶŽϮϬϭϰ
Sia all’Ufficio Storico
dell’Esercito Italiano come
pure a quello dell’Arma dei
Carabinieri ho rinvenuto
l’«Informativa» - stilata a
Padova e datata 18 gennaio
1946 - che trascriviamo più
avanti e che con altre notizie
descrive la situazione esistente nel gennaio 1946 a Fiume
e a Gorizia. Quest’ultima
città però, a parte ricorrenti
minacce provenienti da oltre
confine circa un ritorno degli
slavi, era in mano alleata e
quindi la situazione era ovviamente positiva.
A Fiume si registrava
invece una croatizzazione
strisciante che si alleava a
primi importanti provvedimenti “anti-capitalistici”
nei confronti delle non molte industrie della città e cioè
il Cantiere Navale, il Silurificio e la Raffineria degli
oli minerali che però, a otto
mesi dalla fine della guerra e che guerra - non potevano
che lavorare a ritmo ridotto
e in un certo senso solo con
ciò che capitava. I comunisti
jugoslavi lasciarono comunque relativamente in pace nel
1946 il resto della struttura
produttiva della città, probabilmente anche per non creare delle tensioni, visto che si
discuteva del testo del trattato di pace.
Tuttavia
l’Informativa descrive bene l’atmosfera
poco ottimista esistente in
città e dovuta a improvvise
sparizioni di persone, grave disoccupazione, difficoltà
alimentari e partenza degli
italiani «regnicoli», ciò che
gradualmente snaturava il
carattere italiano di Fiume.
Leggiamola.
Fiume e Gorizia nel 1946
Una relazione conservata negli archivi militari italiani registra il clima di intimidazione
instaurato dal regime di Tito nei territori occupati
operai; ultimamente sono
stati licenziati altri 150 operai. Unico italiano rimasto è
l’ing. Mannia. Tra gli operai
“epurati” risultano essere:
Roccomelli Bruno, direttore
amministrativo dell’ospedale civile: Petris Bruno, segretario economico dell’ospedale predetto, avente 40
anni di servizio al suo attivo.
L’aspetto più preoccupante di questi licenziamenti è il fatto che gli “epurati”
non possono allontanarsi
da Fiume e pertanto sono
costretti a vivere coi propri
risparmi. Solo gli italiani di
lingua italiana e non nati a
Fiume possono chiedere il
permesso di rimpatrio; ai
fiumani è vietato. Dei 200
permessi al giorno che vengono normalmente concessi,
navali, nel montaggio di tre
o quattro motozattere; quella della fabbrica di tabacchi,
ridottissima in quanto si stà
[sic] effettuando lo smontaggio dei macchinari per il successivo trasporto a Spalato.
Le condizioni di vita nella città sono estremamente
precarie; non è consentita
l’entrata di alcun genere alimentare. Fiume è completamente isolata sia per la linea
di demarcazione sia perché
anche per passare da una
regione all’altra della Jugoslavia, occorrono speciali
permessi. Oltre a ciò sussistono le difficoltà create dalla diversità della moneta e
dai relativi cambi nelle varie
regioni: infatti la jugo lira
(lire di occupazione slava)
con corso legale nella zona
Cilio [recte Icilio] Bacci infoibato insieme alla moglie
e alla domestica in località
Santa Caterina, a pochi chilometri da Fiume.
NOTIZIE DA GORIZIA
>
a situazione a Gorizia
e nei paesi della provincia è, almeno apparentemente, calma. Dopo il noto
incidente di Montespino
[allusione ad un episodio che
vide contrapposti militari
statunitensi e partgiani jugoslavi, ndr] si è accentuata
la avversione degli americani
verso gli slavi i quali per contro non nascondono il loro
odio verso gli americani in
quanto sono questi che più
spesso frappongono ostacoli
altri italiani durante i 40
giorni di governo Jugoslavo.
Ciò può essere il segno della
diminuita fiducia in una affermazione slava sui territori
giuliani.
Nella zona B le famiglie
italiane abbienti continuano
ad essere depredate - sotto
forma di sequestro - dei loro
averi. Provenienti da Pola
transitano a Divaccia treni
completi di masserizie e di
attrezzi agricoli e industriali. È stato notato che qualche volta carri con rifornimenti dell’U diretti in
Jugoslavia, sono fermati a
Sesana dagli alleati che durante la notte provvedono a
far scaricare la merce e avviarla verso Trieste a mezzo
dei loro autocarri.
NOTIZIE VARIE
/
coniugi Ciernitz sono
stati
fatti
sparire
dall’O in data 24-II-’45.
Q&ŝƵŵĞ͕ŵĂŐŐŝŽϭϵϰϱ͕ŝůŽƌƐŽ
ĂƩƌĂǀĞƌƐĂƚŽĚĂĐŝŶŐŽůĂƟĚŝdŝƚŽ
;ĨŽƚŽǁǁǁ͘ůŽŬĂůƉĂƚƌŝŽƟͲƌŝũĞŬĂ͘ĐŽŵͿ
ŐŽŶĞZĂƚnjĞŶďĞƌŐĞƌ
NOTIZIE DA FIUME
/
l piano jugoslavo di
snazionalizzazione
della città di Fiume procede con ritmo sempre più
accentuato ed invade tutti i campi, colpendo tutti
gli italiani. Nel [sic] uffici
pubblici le pratiche burocratiche vengono svolte in
lingua croata; gli addetti alla
centrale telefonica parlano
esclusivamente questa lingua. Naturalmente tutto il
personale italiano sostituito
con elementi croati, viene
accusato di fascismo o come
reazionario.
I dirigenti della raffineria olii-minerali sono stati
sostituiti con elementi croati che tra l’altro sono anche
incompetenti. Tra giorni
saranno licenziati circa 200
operai.
Altrettanto dicasi per
il silurificio: sono stati sostituiti i dirigenti ed i capi
circa 150 sono riservati agli
agenti dell’ O.
Anche quando si riesce
ad ottenere uno di tali permessi, lasciare Fiume è pericoloso in quanto non si è
sicuri di giungere ad oltrepassare la linea di demarcazione; così come è accaduto
alle famiglie Leonessa e Coris, che, ottenuto il permesso
di rimpatrio, sono scomparse lungo la strada con tutte
le masserizie trasportate.
L’ing. Pagan, arrestato
dall’O e poi liberato si è
allontanato senza permesso
da Fiume; per rappresaglia
l’O ha arrestato la di lui
madre, ottantenne, successivamente fatta sparire dalle
carceri (uccisa).
Nulla l’attività industriale della città: - quella del
silurificio consiste nella riparazione di camion e di vagoni ferroviari, nel montaggio dei vagoni dell’U e
nella costruzione di attrezzi
agricoli; quella dei cantieri
B, quindi anche a Fiume,
non ha corso né nella zona
A né in Jugoslavia, ove la
moneta corrente è il dinaro
(cambio 3 = 1 dinaro).
Ultimamente l’U
ha inviato a Fiume 60 mila
pacchi da Kg. 20 ciascuno
contenenti generi alimentari per la successiva distribuzione gratuita a tutti gli
abitanti: di detti pacchi oltre 40 mila sono stati inviati
a Belgrado e quelli rimasti
sono stati manomessi e poi
venduti solo ai lavoratori,
prima al prezzo di £ 250 e
successivamente a £ 1000
ciascuno.
L’O ha dato recentemente notizia alle famiglie
interessate della morte dei
loro congiunti, fatti sparire
già dal maggio scorso, adducendo come causa del decesso malattie contratte nei
campi di concentramento.
Tra questi vi sono: senatore Riccardo Gigante, ucciso
sin dal maggio s. a., senatore
a qualsiasi loro intenzione.
Sono gli americani che apertamente parteggiano per
gli italiani nella questione
giuliana e sono i principali promotori di una politica di accomodamento e di
comprensione verso l’Italia.
[Seguono notizie sull’approvvigionamento alimentare di
Gorizia, giudicato nel complesso soddisfacente].
Gli slavi assicurano che
con i primi di maggio p. v.
scenderanno
nuovamente
nel territorio della zona A e
anche nel Friuli, per la definitiva presa di possesso dei
territori. A tale affermazione
si contrappone però, specie
in queste ultime settimane,
il sintomatico sgretolamento del fronte slavo comunista, vari italiani appartenenti a detto fronte, e fra questi
alcuni elementi già del R.
Esercito, tentano avvicinamenti con gli italiani della
regione per giustificare la intransigenza dimostrata verso
Verso la metà di dicembre
sono stati fucilati 25 partigiani slavi per ordine del comando militare; se ne ignora
il motivo. Il comando O
di Fiume è stato trasferito
a Sussak. Corre voce che in
Fiume si dovrebbe stabilire
una delegazione americana.
Nella città vi sono due movimenti autonomisti, indipendenti l’uno dall’altro, i
cui appartenenti non si fidano di alcuno e costituiscono
una cerchia chiusa.
Giorni or sono un ufficiale di Tito ha ucciso a
colpi di pistola, in una via
cittadina, un fiumano che,
forse leggermente avvinazzato, gridava “viva Fiume
italiana”. La popolazione
manifesta sempre più sentimenti filo-italiani e dà segni
di intolleranza per l’oppressore.
[Seguono notizie su movimenti via terra e ferrovia
di materiale bellico, da e per
la Jugoslavia].
7
EƵŵĞƌŽϲͮŐŝƵŐŶŽϮϬϭϰ
DAI COMITATI
Proseguiamo la pubblicazione delle cronache degli
eventi predisposti sul territorio
nazionale dai Comitati Provinciali ANVGD per il Giorno del
Ricordo. Cronache e immagini
proseguiranno naturalmente sui
prossimi numeri di “Difesa”. E
torneremo anche su Comitati
e Delegazioni di cui in questo
mese già riportiamo notizie ed
immagini.
DELEGAZIONE
DI FERMO
Le scuole in visita all’ex
Campo di Servigliano
h
n folto numero di
studenti, cittadini e
autorità civili, con il prefetto
di Fermo Angela Pagliuca, ha
preso parte alla commemorazione del Giorno del Ricordo
promossa dalla «Casa della
Memoria» di Servigliano in
da esule nel campo di Servigliano, al quale è tornata in
visita dopo ben 66 anni. Il
prof. Paolo Giunta La Spada, presidente della «Casa
della Memoria», ha rievocato gli eventi dell’esodo e rimarcato il ruolo dell’identità
civile e culturale degli Italiani d’Istria, di Fiume e della
Dalmazia. Il prof. Marsan ha
fornito, mediante proiezione
di video, approfondimenti
storici dell’esodo. Testimonianza commovente quella
di Giovanna Martinuzzi che,
intervistata da Giordano
Viozzi, ha rievocato il suo
arrivo a Servigliano nel 1947
e della buona accoglienza da
parte dei cittadini.
Accompagnati dall’assessore alle Politiche giovanili,
Luca Spadoni, da docenti e
dirigenti scolastici, gli allievi delle Scuole “Cappella”,
nitori che in quel periodo vivevano nel Centro Raccolta
Profughi di Servigliano, per
la sua opera letteraria e il suo
legame con la città.
La Consulta Provinciale degli Studenti di Fermo
ha promosso, dal canto suo,
una conferenza-convegno,
svoltasi lo stesso 10 Febbraio
presso il Centro congressi di
San Martino.
Tutte le scuole superiori
sono state coinvolte e la risposta degli istituti è stata
molto positiva con il coinvolgimento di circa 200 studenti. Presente per la Provincia l’assessore Buondonno
ha portato il saluto istituzionale. A chiudere l’evento
il Delegato Anvgd per Fermo, Orazio Zanetti Monterubbianesi, che ha narrato le
vicissitudini patite dalla sua
famiglia.
ta che abbiamo accolto e che
è da sempre parte integrante della nostra, e con cui,
ogni anno, promuoviamo
le celebrazioni in occasione,
appunto, della Giornata del
ricordo. Per i nostri studenti
è stato un esperienza formativa che ricorderanno e che
rafforza in loro la conoscenza di vicende storiche per
troppo tempo oscurate così
come per la giornata della
memoria ad Auschwitz».
delegato dal sindaco, e da
altri rappresenti.
Anche la Prefettura di
Latina ha reso omaggio alle
vittime delle Foibe con una
Messa e la deposizione di
una corona di fiori ai piedi del monumento ai Martiri delle Foibe in piazzale
Trieste, con la partecipazione del prefetto Antonio
D’Acunto, i dirigenti e i
soci del Comitato Anvgd
pontino. Tutte le celebrazio-
***
COMITATO
DI LATINA
In delegazione alla Foiba
di Basovizza
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collaborazione con il Comune, l’Assessorato alla Cultura
della Provincia di Fermo e
l’Isml. Presente per l’Anvgd
il prof. Giorgio Marsan, e
quale testimone la signora
Giovanna Martinuzzi, che
nel biennio 1947-1948 visse
“Curzi” e “Manzoni” hanno
visitato quanto rimane del
Centro, oggi trasformato in
polo sportivo, ed hanno visitato una mostra storica sul
campo di Servigliano.
Al sindaco di Servigliano, Maurizio Marinozzi, il
presidente della Casa della
Memoria Giunta La Spada ha chiesto di concedere
la cittadinanza onoraria di
Servigliano alla signora Giovanna Martinuzzi, per l’alto
significato della sua testimonianza, e allo scrittore Diego
Zandel, nato nel 1948 da ge-
na delegazione della Municipalità di
Latina si è recata a Trieste
per presenziare alla cerimonia tenutasi presso la Foibe
di Basovizza. Della delegazione facevano parte il sindaco Giovanni Di Giorgi, i
consiglieri comunali Luca
Bracchi e Cesare Bruni, che
hanno deposto una corona
al Monumento Nazionale a
nome della città di Latina,
e una folta rappresentanza
della scuole medie della città pontina. Prima della cerimonia tutta la delegazione
di Latina è stata ricevuta dal
sindaco di Trieste, Roberto Cosolini. Il sindaco Di
Giorgi ha regalato all’omologo Cosolini un
libro ed un gagliardetto di Latina e ha ringraziato il sindaco
a nome di tutta
la
delegazione
per
l’ospitalità ricevuta. «Si
è trattato di un
momento molto
commovente - ha
detto Di Giorgi la nostra presenza
qui è molto significativa perché il
Giorno del Ricordo rappresenta un momento storico
che non deve essere dimenticato nel nome dei valori e
della storia del nostro Paese.
La nostra città ha un legame
particolare con Trieste e con
la comunità giuliano-dalma-
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Le commemorazioni
nel capoluogo pontino
^
empre in occasione del Giorno del
Ricordo anche a Latina ha
avuto luogo una cerimonia
commemorativa alla presenza di autorità civili, con
il prefetto, il questore, il
presidente della Provincia, e
le associazioni combattentistiche. Il Comune di Latina
era rappresentato dal consigliere Giovanni Chiarato,
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ni per il Giorno del Ricordo
sono state organizzate dalla
Prefettura in collaborazione
con il Comune e con l’Anvgd provinciale, guidata
da Benito Pavazza. Inoltre,
presso l’Istituto scolastico
“Corradini” convegno «Foibe ed esodo».
ĐŽŶƚŝŶƵĂŹ
8
EƵŵĞƌŽϱͮŵĂŐŐŝŽϮϬϭϰ
COMITATO
DI LIVORNO
Cerimonia in ricordo
dei caduti giuliano-dalmati
/
n occasione del Giorno
del Ricordo il Comitato
provinciale ha organizzato diverse iniziative, iniziate la mattina con la deposizione di una
corona di fiori al Monumento
ai Caduti Giuliano-Dalmati
nel Cimitero della Misericordia. Quindi coccarda tricolore è stata posta sulla targa del
«Largo Vittime delle Foibe».
Nel pomeriggio la celebrazione della Messa nella Chiesa del
Sacro Cuore, in suffragio di
tutti i Defunti giuliano-dalmati; successivamente ha avuto
luogo un incontro nel cinemateatro dei Salesiani, «Per non
dimenticare!», al quale hanno
preso parte Mario Cervino
(vicepresidente
provinciale
Anvgd) con «Il nostro esodo»
e Umberto Fabi con «Storia
tragica istriana», presentazione di un video documentario
sull’esodo giuliano-dalmata.
Perché il Sindaco di Monza
Scanagatti si è preso “in toto”
la responsabilità di cambiare
quanto era stato deciso con
l’Anvgd di Monza. Cedendo
a pressioni a lui fatte. Ma da
chi…?
Ed ora iniziamo la storia
che, come tutte le storie, inizia con un «c’era una volta».
L’assessore alla Cultura che, normalmente, deve
provvedere al finanziamento
dei lavori, ad un certo punto, dichiara che non ci sono
i fondi. La cosa passa nelle
mani - leggi tasche - dell’assessore ai Giardini, che, fortunatamente, i fondi li ha.
Come, tanti anni fa, Luciano
Violante ha sostenuto, a proposito dei nostri beni abbandonati, «...quando si vuole, i
soldi si trovano sempre!».
Tutto procede nel migliore dei modi, tanto che
l’assessore ai Giardini chiede
all’Anvgd, dandole ogni potere decisionale, di suggerire
il testo da apporre sulla stele.
Questo, per l’approvazione
da parte del Consiglio Comunale sia del testo che della
spesa. L’assessore ai Giardini
comunica all’Anvgd che, sia
il testo che la spesa relativi
conoscenza del testo e, cosa
succede? Invece di mangiare
la nonna, il lupo-sindaco si
mangia quaranta centimetri
di stele. Ordina al marmista,
allibito ed incredulo, di tagliare quaranta centimetri del
monumento, alla base, nella
parte inferiore: non vuole che
l’acronimo Anvgd sia accostato al Comune di Monza.
Caruz chiede, inutilmente, il motivo di questa decisione. Anche se non esplicitamente dichiarato, il motivo
c’è ed è ben chiaro, per chi
lo vuol capire. Inflessibile, il
sindaco dichiara, come detto
prima, di assumersi la responsabilità di quanto stabilito “in
toto”. Comprensibilmente,
Leonardo Caruz e l’Anvgd
non accettano la decisione
di tagliare il monumento,
togliendo la paternità alla
nostra Associazione e così il
ha deposto sul monumento
una corona, in forma privata.
Avevo iniziato con un «c’era
una volta»… Di solito, nelle
favole, c’è un lieto fine. In
questo caso non c’è.
Perché la nostra storia
è tragica
W
erché i nostri morti,
le lacrime e lo strazio
delle mamme, delle mogli, dei
figli dei nostri morti sono la
testimonianza vera di quanto
ci è accaduto.
Perché il nostro Esodo,
volutamente “infoibato”, è
stato ed è tanto scomodo da
volerlo coprire col sudario del
silenzio, perché “qualcuno”
sperava ed, ancora, spera che
quel silenzio divenga oblìo.
Con il Giorno del Ricordo,
nonostante gli sforzi ed i vani
tentativi dei vari Kersevan
(sempre “ospite” ben gradita
Incontro pubblico su Il
Confine orientale
nel Novecento
/
n occasione del Giorno
del Ricordo 2014 l’Istituto Storico della Resistenza e
della Società Contemporanea
nella Provincia di Livorno ha
organizzato un incontro pubblico, La nostra storia e la storia
degli altri. Il Confine orientale
nel Novecento, svoltosi a Livorno
mercoledì 12 febbraio, presso
il Museo di Storia Naturale del
Mediterraneo, in collaborazione
con l’Istituto Storico Grossetano della Resistenza e dell’Età
Contemporanea e promosso anche da Comune e Provincia di
Livorno, Anpi di Livorno e dal
Comitato provinciale Anvgd.
L’incontro prevedeva la
presentazione del video documentario che dà il titolo
all’iniziativa, prodotto nel 2011
dall’Isgrec dalla Regione Toscana insieme all’Associazione
“None”. Il documentario, che si
è avvalso della collaborazione di
alcuni docenti, ripercorre i luoghi del confine orientale e narra
storie individuali, interpretazioni di storiche e storici, di qua e
di là dal confine. All’incontro ha
preso parte, tra gli altri, Mario
Cervino per l’Anvgd.
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al compimento dell’opera,
sono stati approvati. Leonardo Caruz viene incaricato dal
Comitato di seguire il lavoro del marmista incaricato
dell’esecuzione dell’opera. E,
come nelle più belle favole,
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***
COMITATO
DI MONZA - BRIANZA
«Inaugurazione
di una grande stele a cura
del Comune di Monza
e A».
La farsa raccontata
come una favola
osì diceva il programma
dell’inaugurazione, ma così non è stato.
«C’era una volta», nell’ottobre 2013, Leonardo Caruz,
esule da Zara, ex consigliere
comunale di Monza, che, a
nome del Comitato Anvgd
di Monza-Brianza, chiede ed
ottiene che l’Amministrazione Comunale ponga una stele
dedicata ai Martiri delle Foibe, in Via Martiri delle Foibe,
a Monza.
tutto procede nel migliore
dei modi, tanto che l’Anvgd
mette nel programma delle
manifestazioni per il Giorno
del Ricordo, dandone grande
risalto, l’inaugurazione della
stele.
Ma c’è sempre «il lupo
cattivo», il sindaco Scanagatti, il quale, tre giorni prima
della celebrazione, viene a
9 febbraio, di mattina, senza
alcuna cerimonia ufficiale, la
stele viene innalzata sul luogo
prestabilito. Senza darne alcun risalto, senza che i Cittadini di Monza ne siano messi
al corrente, nello squallore
più grande e nella più grande
tristezza.
La stele è stata posizionata in modo che i passanti
non ne possano leggere le parole. Le può leggere solo chi
arriva in macchina, ma che,
per poterlo fare, deve scendere dall’auto e bloccare il
traffico. L’Anvgd di Monza
Brianza, dopo alcuni giorni,
a Monza (!?!) e, perché no,
dei vari Scanagatti, si fa sempre più spazio la verità. Che è
quella raccontata dai testimoni che hanno vissuto il nostro
dramma e che, fino a quando
ne avranno la forza, lo racconteranno.
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La cerimonia
nel Duomo di Monza
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na S. Messa al Duomo di Monza è stata celebrata il 10 Febbraio
in onore delle Vittime delle
Foibe e prevedeva la lettura
di preghiere da parte di esuli.
La cerimonia liturgìca è stata
9
EƵŵĞƌŽϱͮŵĂŐŐŝŽϮϬϭϰ
voluta dal Comitato di Monza-Brianza, che ne ha curato
la bella organizzazione. Erano
presenti molte autorità tra le
quali il prefetto di Monza, il
presidente della Provincia di
Monza-Brianza ed un assessore in rappresentanza del Comune. Erano presenti tutte le
associazioni d’Arma del Territorio, fra le quali Carabinieri,
Guardia di Finanza, Polizia e
C.R.I. Sezione di Monza. Il
parroco ha tenuto un’omelia
che ricordava i nostri morti
ed i drammatici avvenimenti
che li hanno causati.
La Messa si è conclusa
con la Preghiera agli Infoibati
letta da Francesca Montagni
Marchiori e dalla poesia «No
dimentichemo» letta da Annamaria Crasti.
Ulteriori cronache dal
Comitato di Monza-Brianza
sul prossimo numero. Su questo anticipiamo alcune immagini delle cerimonie svoltesi
in provincia, a Muggiò e a
Varedo.
***
COMITATO
DI PADOVA
Ci perviene la cronaca dettagliata delle iniziative promosse dal Comitato veneto, che
pubblichiamo integralmente.
>
e celebrazioni per il
Giorno del Ricordo
sono state aperte a Padova sabato 8 febbraio con l’inaugurazione della mostra fotografica «Roma, Venezia e Italia
al di là dell’Adriatico», curata
dal Comitato provinciale e allestita nella Loggia Scamozzi
del Centro culturale San Gaetano, dove è rimasta fino al
23 febbraio.
Per l’amministrazione comunale ha rivolto un saluto la
vicepresidente della Commissione alle Politiche Culturali,
Cristina Toso. Riferendosi
al Giorno del Ricordo, lo ha
definito «una solennità civile
nazionale, che lascia un segno
indelebile nel calendario di
ciascuno e che si illumina di
luce di dolore e di testimonianza durante le commemorazioni delle vittime dei massacri delle foibe e dell’esodo».
La mostra è composta da 32
pannelli recanti immagini di
un ipotetico viaggio da Muggia, prima cittadina dell’Istria
italiana, per poi toccare le altre città della costa istriana,
con qualche deviazione all’interno, alla ricerca delle orme
romane, veneziane, italiane.
Si arriva così a Fiume e poi
giù, giù lungo la costa dalmata fino alle bocche di Cattaro,
oggi Montenegro: scorci talora inediti di tracce del nostro
augusto passato, un viaggio
di e nella memoria.
Il giorno successivo, nella
sala Polivalente Paride Piasenti del Museo dell’Internato Ignoto, si è tenuto lo spettacolo teatrale dedicato alla
storia di Norma Cossetto dal
titolo Storia tragica istriana,
a cura dell’associazione culturale “Scenari Armonici” di
Parma.
>
Il 10 Febbraio
unedì 10 febbraio, la
cerimonia istituzionale del Giorno del Ricordo.
Dopo il tradizionale alzabandiera, è stato reso omaggio ai
Caduti con la deposizione di
una corona d’alloro davanti al
monumento di Via Oberdan.
Presenti i labari di tutte le associazioni combattentistiche,
il gonfalone dell’Università e
la fanfara dei Bersaglieri, che,
in chiusura, hanno eseguito
Le Campane di San Giusto. Al
saluto dell’assessore Umberto
Zampieri, a nome del sindaco, è seguito quello della presidente della Provincia Barbara Degani. Ha concluso la
presidente del Comitato provinciale Anvgd Italia Giacca
con un intervento accorato,
terminato con alcuni versi
tratti da Magazzino 18 di Simone Cristicchi. «Scende la
notte e si abbraccia il silenzio, su questa terra che tutto
comprende, che tutto perdona... Non è un’offesa che
cede al rancore, non è ferita
da rimarginare. È l’XI Comandamento, non dimenticare». La cerimonia si è svolta
nella Sala Paladin e cortile di
Palazzo Moroni, a causa della pioggia battente. Erano
comunque presenti centinaia
di persone, oltre alle Autorità
civili e militari. Alle 11.30,
nella chiesa di San Nicolò, la
Messa in onore delle vittime
delle Foibe e dell’Esodo.
Il venerdì successivo, 14
febbraio, in una struttura del
Consiglio di Quartiere 3 Est,
è stata intitolata una sala polivalente a Norma Cossetto,
con una cerimonia semplice
ma commovente, soprattutto
per la presenza e testimonianza di una signora novantatreenne, Maria Vittoria, compagna di studi di Norma.
L’«Evento Tartini»
^
abato 15 febbraio si
è svolto quello che è
stato definito l’«Evento Tartini». Con la collocazione di
un busto di Giuseppe Tartini
che poggia su un diapason si è
voluto dare visibilità al grande compositore metà istriano
e metà padovano, simbolo
dei forti legami culturali tra
l’Istria e Padova. Opera dello
scultore Gianni
Aricò, il busto è
stato
collocato
sul sagrato della
Chiesa di Santa
Caterina, in Via
Cesare Battisti,
nel luogo dove,
dal 1770, il granQWĂĚŽǀĂ͕WĂůĂnjnjŽ
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de
compositore
riposa accanto alla
moglie. Don Roberto Ravazzolo,
Rettore di Santa
Caterina, nel porgere il saluto, ha
osservato che Tartini vanta cultori
in tutto il mondo,
ma non è molto
conosciuto nella
stessa Padova, ed
ha auspicato che
il monumento sia
di richiamo verso questo illustre
musicista. Quindi
la presidente provinciale dell’Anvgd Italia Giacca
ha ringraziato i
partecipanti e in
particolare l’architetto
Tullio
Canevari, che ha
profuso la sua professionalità
per l’opera, oltre alla delegazione di Pirano e i rappresentanti della «Famea Piranesa»,
che raccoglie la comunità degli esuli. «La musica universale di Tartini», ha sottolineato
il consigliere comunale Nereo
Tiso, «ha creato legami forti tra Padova e l’Istria e una
nuova speranza per il futuro
dei giovani».
Dopo lo scoprimento del
busto i presenti si sono spostati all’interno della Chiesa,
dove la storia di questi legami, che affonda le radici in
età preromana, è stata ripercorsa dal presidente della Società di Studi storici di Pirano
Kristian Knetz. «La storia di
queste contrade», ha detto,
«è stata segnata da un’osmosi
secolare fatta di rapporti economici, culturali, artistici ed
umani». Il Rettore della Basilica del Santo, padre Enzo
Poiana, dopo aver ricordato
le proprie origini goriziane e
gli anni trascorsi come vice
parroco del villaggio giulianodalmato di Roma, si è soffermato sul legame tra Tartini e
i frati minori del Santo, dove
dal 1721 al 1770 il musicista
piranese «ha accompagnato
con la magia delle sue composizioni i riti sacri e si è fatto
interprete del sentimento religioso dei padovani».
Il profilo artistico del
grande compositore e violinista è stato quindi tracciato dal
docente di Filologia musicale
all’Università Sergio Durante.
«La città di Padova», ha detto, «dovrebbe assumersi la responsabilità, insieme all’Università, di pubblicare le opere
complete di Tartini nell’ambito di una collaborazione internazionale. Una collaborazione che rifletta anche su un
archivio tartiniano e un luogo
museale di documentazione».
Padova vanta infatti una grande tradizione tartiniana spesso
sconosciuta. «Ora chi passerà
di qui vedrà che c’è un segno
concreto della presenza di Tartini», ha detto Gregorio Carraro, ricercatore, «il simbolo
stesso del confine. Confine tra
i tardo barocco e il neoclassico, tra il sacro e il profano, tra
il Tartini teorico e studioso di
fenomeni fisici e quello pratico, compositore». L’ultima parola è stata affidata alla musica, eseguita dall’Ensemble «ex
Chordis», composta da Giuditta Bastanzetti al violino,
Gabriele Mazzon al violino,
Giulia Sfoggia al violoncello e
Cristiano Gaudio al clavicembalo. Oltre alla sonata per due
violini e basso continuo in re
maggiore n. 3 di Tartini, sono
stati eseguiti brani di Arcangelo Corelli, Marco Uccellini e
Antonio Vivaldi.
ĐŽŶƚŝŶƵĂŹ
10
Libri e personaggi della
cultura
Z
ientrano nelle iniziative organizzate per
il Giorno del Ricordo anche
le presentazioni dei libri Non
parto, non resto... e Storia di
un marinaio, svoltesi entrambe a Palazzo Moroni, sede del
Comune di Padova. Il primo volume, opera di Gianna
Mazzieri Sankovic e Corinna Gerbaz Giuliano, è stato
presentato il 20 marzo dalle
autrici, docenti di italianistica all’Università di Fiume,
insieme alla giornalista Rosanna Turcinovich Guricin,
a Grazia Tatò, presidente
della Deputazione di Storia
Patria Venezia Giulia, e a Italia Giacca. In rappresentanza
dell’amministrazione comunale, è intervenuta Cristina
Toso. Ha suscitato vivo interesse la storia dei due letterati
fiumani del Novecento, Marisa Madieri e Osvaldo Ramous, profondamente diversi
per storia e generazione, ma
accomunati dall’esigenza di
elaborare un dolore e da una
poetica aperta al mondo e alle
diversità.
Il 27 marzo infine è stato
presentato il volume dedicato a Nazario Sauro scritto dal
nipote Romano, ammiraglio
della Marina Miliare, e da suo
figlio Francesco. Con gli autori, ha colloquiato lo storico
ed editore Bruno Crevato Selvaggi. Sono intervenute anche la presidente Italia Giacca
e la consigliera Cristina Toso.
Il numerosissimo pubblico ha
seguito con grande partecipazione i racconti appassionati
degli autori, che hanno saputo coniugare il rigore della
ricerca scientifica a riflessioni
e spunti più personali, tracciando un profilo umano,
militare e ideale del capitano
marittimo, medaglia d’oro
al valor militare della Prima
guerra mondiale.
Gli interventi nelle scuole
'
li interventi nelle
scuole, dalle primarie alle secondarie di primo
e secondo grado, ad opera di
Adriana Ivanov, Franca Dapas
e Italia Giacca, hanno interessato svariate decine di classi.
Da segnalare inoltre altri incontri, quello organizzato da
Fabio Giachin, presidente
del Rotary Club Padova Euganeo, dove Adriana Ivanov
ha tenuto una prolusione
storica, l’altro con il Gruppo
Giovani dell’associazione culturale «La Contea» e «Comitato 10 Febbraio» con le testimonianze e relazioni di Italia
Giacca e Adriana Ivanov.
Numerosi anche i contatti
con i Comuni limitrofi per la
presentazione del libro L’esodo
nei ricordi dei Giuliano-Dalmati di Padova (1943-1954),
per la proiezione dei film «La
città dolente» e «Cuori senza
frontiera», ed altri modi per
commemorare il Giorno del
Ricordo. Sono stati coinvolti
i Comuni di Abano Terme,
Arzergrande, Bassano, Battaglia Terme, Cadoneghe (dove
si è svolto un confronto dibattito con la locale sezione
Anpi), Camin, Campagnola
di Brugine, Cervarese Santa
Croce, Este, Limena, Noventa Vicentina, Polesella, Piove
di Sacco, San Giorgio delle
Pertiche, Saonara, Vigonovo.
Altri Comuni hanno celebrato in modo autonomo: si
è potuto comunque notare:
si è potuto comunque notare un accresciuto interesse e
fermento per il Giorno del
Ricordo.
DĂĚŝŶĂ&ĂďƌĞƩŽ
***
COMITATO DI PISA
Riposizionata la Targa
Rotonda martiri delle
Foibe, distrutta da vandali
Il sindaco Filippeschi:
«gesto volgare»
EƵŵĞƌŽϲͮŐŝƵŐŶŽϮϬϭϰ
e i Martiri delle Foibe indicati da alcuni come fascisti.
Così si semplifica e si travisa
una vicenda dolorosa. Inutile spiegare a costoro la storia
del dramma delle popolazioni
giuliane dalmate in un momento terribile come quello
della fine della guerra nella ex
Jugoslavia. I fatti della rotonda meritano un giudizio duro
e deciso: Pisa è il luogo in
cui, nella tradizione di città
di studio e ricerca, si riflette
con spirito libero sugli avvenimenti del ’900. Per ricordare le vittime della violenza da
qualunque parte esercitata».
Presenti alle cerimonie
il prefetto di Pisa Francesco
Tagliente, il presidente della
Provincia Andrea Pieroni, il
presidente del Consiglio Comunale Ranieri Del Torto e la
presidente del Comitato provinciale Anvgd Rossella Bari.
Proprio il prefetto Tagliente
ha voluto rimarcare il dovere
ͨE
on esistono e non
devono esistere
‘guerre di memorie’, la memoria della nostra storia è alimentata dalla consapevolezza della
nostra comunità e dalla conoscenza della Carta costituzionale». Così l’assessore Marilù
Chiofalo durante la cerimonia
commemorativa del Giorno
del Ricordo tenutasi nella Sala
Regia di Palazzo Gambacorti,
sede del Municipio.
Momento saliente della
mattinata, durante la quale
sono state deposte corone,
è stato il riposizionamento
presso la rotatoria intitolata
ai Martiri delle Foibe della
targa, distrutta a fine gennaio
da un atto vandalico. «Abbiamo voluto porre al suo posto
la targa proprio oggi per un
segno tangibile di vicinanza ai nostri concittadini che,
con le loro famiglie, hanno
vissuto il martirio delle Foibe
e gli esodi che sono seguiti»,
ha dichiarato l’assessore Marilù Chiofalo.
Un gesto qualificato unanimemente come ignobile ha
mandato in frantumi la lapide della Rotonda all’incrocio
fra via Lucchese e via Paparelli, al suo posto è comparso
il cartello «Pisa antifascista».
Avvertita da un cittadino, la
Polizia Municipale si è recata
sul posto per fare i rilievi e rimuovere il cartello. In quella
occasione il sindaco di Pisa
Marco Filippeschi aveva sottolineato la volgarità e l’ignoranza degli autori del gesto:
«Proprio nel giorno della
memoria non si sentiva alcun
bisogno sul paragone sottointeso fra i caduti della Shoah
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&ĞďďƌĂŝŽ
;ĨŽƚŽǁǁǁ͘ĐŽŵƵŶĞ͘ƉŝƐĂ͘ŝƚͿ
di rendere omaggio e «onorare
le vittime di quei tragici avvenimenti». «Il nostro pensiero
- ha proseguito - e la nostra
vicinanza vanno, oggi, a tutti
i familiari delle vittime degli
efferati massacri delle Foibe
e ai rappresentanti delle associazioni che mantengono viva
la memoria di quella tragedia
e dell’esodo di intere popolazioni, portatrici di identità
culturali e tradizioni che non
devono essere cancellate»
Nella Sala Regia, oltre
alle autorità militari e ci-
vili, una classe del Liceo
Scientifico”'Ulisse
Dini”:
Alla cerimonia tenutasi in
Senato hanno invece presenziato gli allievi della 2ª B del
Liceo Classico “Galilei”, accompagnati dal sindaco Marco Filippeschi e dall’assessore provinciale alla Pubblica
Istruzione Miriam Celoni,
dal dirigente dell’ufficio scolastico Luigi Sebastiani e al
preside Salvatore Caruso.
>
A Cascina
unedì 10 febbraio
2014 una delegazione del Consiglio comunale di
Cascina ha partecipato alle celebrazioni ufficiali della ricorrenza svoltesi nella Sala Regia
del Palazzo comunale di Pisa,
alla presenza del prefetto Francesco Tagliente, del presidente
della Provincia di Pisa Andrea
Pieroni, e di molte autorità civili e militari. «Tale celebrazione - ha dichiarato Paola Viegi, presidente del
Cosiglio comunale
- voluta dal nostro
Parlamento, vuole
restituire il giusto
riconoscimento,
non solo istituzionale, a tanta sofferenza subìta dagli
italiani del confine
nord orientale nel
secondo dopoguerra, quando furono oggetto di un
dramma
umano
che li ha segnati per sempre.
Bisogna ricordare contro ogni
discriminazione
ideologica,
creare “memoria collettiva” dei
fatti e delle vicende storiche
di quel tempo, diffondere in
modo imparziale le conoscenze per una partecipazione consapevole in virtù di quei principi di democrazia e di libertà
lasciatici in dote dai nostri padri costituzionali».
***
COMITATO
DI SASSARI
Tutta Fertilia ricorda
/
l 10 Febbraio è stato
adeguatamente commemorato anche in Sardegna
a cura del Comitato provinciale di Sassari che ha organizzato le relative celebrazioni a Fertilia, uno dei maggiori
centri di arrivo in Italia degli
esuli giuliani e dalmati. Nella
Chiesa di San Marco è stata
celebrata una Messa alla quale hanno presenziato, come
ogni anno, diverse autorità
civili e militari ma, soprattutto, un cospicuo numero
di Esuli. Annullato, per maltempo, il corteo previsto per
la deposizione delle corone
d’alloro all’obelisco del Leone di San Marco e al monumento del Cristo delle Foibe.
«Passeggiando sotto il
porticato, alla termine della Messa che si era celebrata
nella chiesa di San Marco - si
legge nella cronaca pubblicata su “La Nuova Sardegna” -,
non era difficile cogliere un
marcato accento veneto nella parlata di alcune persone,
che magari indossavano il
cappello degli alpini o mostravano con orgoglio le decorazioni ottenute in anni di
servizio per lo Stato italiano.
Con loro tanti sardi: di origine od ormai sardi acquisiti.
Una scena che “ufficialmente” da dieci anni si ripete a
Fertilia, in occasione della
Giornata del Ricordo per
non dimenticare le migliaia
di italiani infoibati dai partigiani di Tito e il successivo esodo di intere comunità
dall’Istria e dalla Dalmazia».
«Quella di Fertilia - prosegue il quotidiano - è la storia di 150 famiglie istriane e
dalmate arrivate ad Alghero
fra il 1947 e il 1952. Che
non hanno dimenticato le
loro radici, le loro tradizioni,
la loro cultura, la loro lingua.
Come non hanno dimenticato le difficoltà dei primi
tempi, la malcelata ostilità
dei residenti, comprese quelle famiglie ferraresi arrivate
a Fertilia una dozzina d’anni prima, quando la borgata
era stata fondata dal regime
fascista.
Ieri mattina giuliani,
istriani e dalmati (o meglio, i
loro figli, nipoti e anche pronipoti nati in Sardegna) si
sono ritrovati in chiesa, nella parrocchia di San Marco.
[…] Da dieci anni, da quando il governo ha istituito la
Giornata del Ricordo, il 10
Febbraio è diventato un appuntamento per l’intera comunità di Fertilia. […] Alla
cerimonia hanno assistito le
massime autorità civili della
Provincia, guidate dal prefetto Salvatore Mulas, i rappresentanti delle forze dell’ordine e delle forze armate, ma
soprattutto i rappresentanti
delle associazioni combattentische. E, a voler consolidare il senso di appartnenza
e continuità con le vicende
11
EƵŵĞƌŽϲͮŐŝƵŐŶŽϮϬϭϰ
del passato, i labari delle associazioni degli Esuli sono
stati affidati ai giovanissimi,
ai nipoti e pronipoti di quegli istriani e dalmati che più
di sessant’anni fa erano sbarcati in Sardegna. Famiglie
che, non senza fatica, si erano adattate alla nuova realtà,
che avevano aperto attività
artigianali e commerciali».
***
COMITATO
DI TRENTO
Con l’A, le autorità
civili e la Fondazione
Museo Storico del Trentino
E
A Rovereto
el decimo anniversario dall’istituzione
del Giorno del Ricordo, lunedì 10 Febbraio il Comitato provinciale Anvgd con gli
Esuli residenti nel territorio
trentino hanno preso parte
alle cerimonie civili e religiose svoltesi nel capoluogo
e a Rovereto. In quest’ultima
località la Messa celebrata
nella Chiesa di Santa Caterina e, successivamente, in
Largo Vittime delle Foibe la
deposizione della corona, due
cerimonie cui ha preso parte
la presidente del Comitato,
Anna Maria Marcozzi Keller,
e alle quali hanno contribuito il Comune di Rovereto e
la Fondazione Museo Storico
del Trentino.
A Trento
ue cerimonie istituzionali, dopo quelle della mattina a Rovereto,
hanno contrassegnato, nel
capoluogo, il Giorno del Ricordo. La prima, nel Tempio
Civico di San Lorenzo, con
la Messa, la seconda civile,
presso il Monumento dedicato alle Vittime delle Foibe in
Largo Pigarelli, con la deposizione della corona d’alloro
in memoria di quanti furono
trucidati nelle Foibe e di tutti
i Caduti in guerra, alla presenza delle autorità civili, militari e religiose. Al termine
della celebrazione liturgica è
intervenuta la presidente del
Comitato Anvgd Anna Maria Marcozzi Keller, che, tra
l’altro, ha voluto rimarcare:
«non ci sarà vera riconciliazione se il dramma del confine
orientale non sarà raccontato,
con verità, nelle scuole e non
risulterà nei libri di testo».
Un’esigenza comunque
ripresa dalla circolare del ministro della Pubblica Istruzione Maria Chiara Carrozza
e diffusa anche dal Servizio
Istruzione della Provincia di
Trento, nella quale si legge
«Si invitano le scuole di ogni
ordine e grado, nella piena
autonomia organizzativa e
didattica, di prevedere ini-
ziative volte a diffondere la
conoscenza dei tragici eventi
che costrinsero centinaia di
migliaia di italiani, abitanti
dell’Istria, di Fiume e della
Dalmazia, a lasciare le loro
case, spezzando secoli di storia e di tradizioni.
Tali iniziative saranno
inoltre utili per valorizzare il
patrimonio culturale, storico, letterario e artistico degli
italiani dell’Istria, di Fiume e
delle coste dalmate - in particolare ponendo in rilievo il
contributo degli stessi
allo sviluppo sociale e culturale del territorio della costa
nord-orientale adriatica - e a
preservare le tradizioni delle
comunità
istriano-dalmate
residenti nel territorio nazionale e all’estero.
Si invitano pertanto le
SS.LL. - termina la circolare
del Miur -, anche mediante
la collaborazione con le Associazioni degli esuli che po-
WZŽǀĞƌĞƚŽ͕ƵŶ͛ŝŵŵĂŐŝŶĞĚĞůůĂ
ĐĞƌŝŵŽŶŝĂŝŶ>ĂƌŐŽsŝƫŵĞ
ĚĞůůĞ&ŽŝďĞ;ĨŽƚŽǁǁǁ͘
ƚƌĞŶƟŶŽĐŽƌƌŝĞƌĞĂůƉŝ͘ŝƚͿ
XŶĐŽƌĂĂZŽǀĞƌĞƚŽ͕ƵŶŵŽŵĞŶƚŽ
ĚĞůĐŽƌƚĞŽƉĞƌŝůϭϬ&ĞďďƌĂŝŽ;ĨŽƚŽ
ǁǁǁ͘ƚƌĞŶƟŶŽĐŽƌƌŝĞƌĞĂůƉŝ͘ŝƚͿ
tranno fornire un importante
contributo di analisi e di studio, a sensibilizzare le giovani
generazioni su questi tragici
fatti storici, al fine di ricordare le vittime e riflettere sui
valori fondanti la nostra Carta costituzionale».
Il presidente del Consiglio provinciale, Bruno Dorigatti, ha diramato una nota
per sottolineare l’alto valore educativo del Giorno del
Ricordo: «La crudeltà delle
Foibe, pur a distanza ormai
di molti anni, ci chiama anche al dovere di costruire
memorie collettive capaci di
farsi soprattutto diffuso atto
didattico e stimolo concreto
ad oltrepassare i confini ideologici, ritrovando indispensabili strade di dialogo, di incontro e di confronto».
Roma, la visita del sindaco Ignazio Marino
al Quartiere Giuliano-Dalmata
«Ogni angolo, ogni edificio, ogni strada di questo quartiere, unico nella città di Roma,
ci racconta dolori e speranze, tragedie e ricordi»
ͨ
sempre più importante il lavoro
di presidio della memoria.
In questo Quartiere, come
in tutta la città, nelle famiglie, nelle scuole, con i nostri ragazzi in particolare,
che devono sapere, per crescere cittadini di un mondo
che non vuole più conoscere
le stagioni dolorose del nostro Novecento. Per questo
crediamo fermamente che
debba essere resa attiva la
Casa del Ricordo in via San
Teodoro perché a Roma vi
sia un luogo che racconti
la storia e le vicende umane
di una intera popolazione.
Un luogo aperto alle scuole,
perché si possa studiare, con
rigore scientifico, alcune
delle pagine più importanti
e drammatiche della nostra
storia. La Casa del Ricordo
servirà anche a far conoscere la storia e la cultura della
comunità giuliano-dalmata,
perché possa essere conosciuta e tramandata».
È un passaggio saliente
dell’intervento di saluto del
sindaco di Roma Ignazio
Marino, pronunciato nel Teatro “Sammarco” del Quartiere Giuliano Dalmata,
dove si è recato in visita lo
scorso 12 aprile. Accolto da
dirigenti e associati del Comitato A capitolino,
con la sua presidente Donatella Schürzel,e dai dirigenti
della Società di Studio Fiumani, con il suo presidente
Amleto Ballarini e il direttore
dell’Archivio-Museo
Storico di Fiume, Marino
Micich.
Il sindaco era accompagnato dall'assessore alla
Scuola, Alessandra Cattoi,
e dal presidente del IX Municipio, Andrea Santoro. «È
stato un percorso veramente
emozionante, un viaggio nella storia e nella memoria del
nostro Paese. Ogni angolo,
XZŽŵĂ͕ŝůƐĂůƵƚŽĚĞůƐŝŶĚĂĐŽ
ogni edificio, ogni strada di
questo quartiere, unico nella città di Roma, ci racconta
dolori e speranze, tragedie e
ricordi. Ogni angolo di questa piccola Venezia Giulia ha aggiunto Marino - rende
visibile le tracce delle sofferenze che i molti istriani,
giuliano e dalmati hanno
vissuto con le foibe prima
e con l'esodo dopo». Tra i
luoghi del quartiere visitati
dal primo cittadino e dall’assessore alla Scuola anche,
l'Associazione
Quartiere
Giuliano-Dalmata «Gentes»
e la ex Casa della Bambina
Giuliano-Dalmata.
DĂƌŝŶŽŶĞůdĞĂƚƌŽ^ĂŵŵĂƌĐŽĂů
YƵĂƌƟĞƌĞ'ŝƵůŝĂŶŽͲĂůŵĂƚĂ
W/ůƉƌŝŵŽĐŝƩĂĚŝŶŽŝŶǀŝƐŝƚĂĂůů͛ƌĐŚŝǀŝŽDƵƐĞŽ^ƚŽƌŝĐŽĚŝ&ŝƵŵĞ
;ĨŽƚŽ^ŽĐŝĞƚăĚŝ^ƚƵĚŝ&ŝƵŵĂŶŝͿ
ZĞĚ͘
12
ŻĚĂůůĂƉƌŝŵĂƉĂŐŝŶĂ
L’edizione 2014 di «Classe Turistica»,
il Concorso Tci - AssoEsuli
^D/EZ/KKEKZ^KD/hZϮϬϭϱ͕
WZ/DZ/hE/KEWZWZd/s
KE>^^K//KE/>>͛^KK
Seminario annuale così come
il Concorso dovranno aspirare
ad una più ampia e reticolare
partecipazione di docenti e studenti, ovvero a favorire attività
costanti nel corso dell’anno scolastico rendendo i docenti che vi
abbiano partecipato promotori,
a loro volta, di iniziative formative e didattiche anche in scuole diverse. Ed è anche emersa la
comune opinione che Seminario
e Concorso andranno meglio integrati: si è deliberato quindi che
nella scheda di prenotazione per
il Concorso 2015 venga richiesto
se si sia partecipato ad uno dei
Seminari di formazione, ed un
mini Seminario sarà istituito il
giorno prima della premiazione
dei vincitori del Concorso, proprio per rimarcare l’interdipendenza tra le due iniziative.
Proprio la prossima edizione
del Concorso riservato alle classi
degli istituti scolastici di lingua
italiana è stato quindi oggetto
di una prima ma significativa
pianificazione, che prevederà la
pubblicazione del bando entro
il prossimo giugno, il che richiederà una riunione organizzativa entro il mese di maggio.
E al report sul Concorso 2014 è
stata dedicata molta attenzione
per introdurre alcuni correttivi,
resisi necessari dall’esame degli
elaborati pervenuti nelle passate
edizioni. I rilievi dei componenti
della commissione di valutazione, ben riassunti dalla relazione
del prof. Roberto Spazzali, hanno condotto a deliberare di fornire ai docenti, per i successivi
bandi, tracce di orientamento e
materiali didattici utili, nonché
di indicare lo sviluppo massimo
degli elaborati.
Concorso e Seminario 2015
non potranno naturalmente non
essere dedicati al centenario della
Grande Guerra, che tanta parte
EƵŵĞƌŽϲͮŐŝƵŐŶŽϮϬϭϰ
ebbe nelle vicende della popolazione giuliana e dalmata soggetta all’impero austro-ungarico
e posta, per ragioni geografiche
e storiche, sulla prima linea dei
conflitti e dei confini tra le potenze europee e le aspirazioni
nazionali dei diversi popoli racchiusi entro i grandi confini del
dominio asburgico. La ricorrenza
del centenario è ineludibile, ha
affermato Lucio Toth (presidente
onorario Anvgd e presente per
“Coordinamento
Adriatico”),
sia perché numerosi saranno gli
interventi di ogni segno e orientamento, sia perché la storia gli
italiani “austriaci” è altamente significativa nel complesso quadro
politico di un’intera area centroeuropea tra Otto e Novecento e
nella altrettanto complesso scenario contemporaneo, tra nazioni emergenti e difficili equilibri
internazionali, particolarmente
nell’area dei Balcani e, in questi
mesi, delle aree di influenza russa. Toth ha quindi proposto che
tema del Seminario del prossimo
anno sia La popolazione dell’Istria,
di Fiume e della Dalmazia nella
Grande Guerra, articolato in un
approccio storico-politico dal
1908 al 1921, quindi letterario
ed infine di analisi delle conseguenze del conflitto per lo Stato
italiano: tema e approfondimenti, questi, accolti all’unanimità
dal Gruppo di lavoro che si è poi
soffermato con attenzione sulle
possibili tracce per il Concorso
2015, sia per le scuole di primo
grado che per gli istituti di secondo grado.
Aggiornamento dunque a
breve, con il bando di Concorso
che dal Ministero della Pubblica
Istruzione sarà inviato capillarmente a tutti gli Uffici Scolastici
Regionali e pubblicato sul sito
del Miur.
Ɖ͘Đ͘Ś͘
/
l grande successo delle
precedenti edizioni di
«Classe Turistica. Festival del
Turismo Scolastico» ha indotto il Touring Club Italiano,
sempre in collaborazione con
un elaborato caricato su supporto multimediale, C Rom
o D, che descriva il viaggio
d’istruzione svolto o promuova presso i coetanei la visita del
proprio territorio.
classi residenti in quelle aree
che promuoveranno il loro
territorio; Viaggio nei Luoghi della Grande Guerra, per
le Classi che sceglieranno
quei luoghi come meta dei
QEĞůůĞĚƵĞŝŵŵĂŐŝŶŝĚĞůdŽƵƌŝŶŐ
ůƵď/ƚĂůŝĂŶŽ͕ƐƚƵĚĞŶƟǀŝŶĐŝƚŽƌŝ
ĂůůĂ&ŽŝďĂĚŝĂƐŽǀŝnjnjĂĞŝů
ĐĂƐƚĞůůŽĚŝ'ŽƌŝnjŝĂ
il Ministero dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca,
a riproporre l’iniziativa anche
per l’anno scolastico 20132014. Possono partecipare al
Concorso tutte le Scuole Secondarie di II grado d’Italia
e, in questa edizione speciale
che si avvale del contributo
dell'associazioni degli Esuli
istriani, fiumani e dalmati,
anche le Scuole Superiori di
lingua italiana di Istria, Fiume
e Dalmazia. L’edizione 2014
si svolgerà a Gorizia dal 16 al
18 ottobre 2014.
Le Classi che aderiranno
al Concorso dovranno inviare
VIAGGIO
NELLA CIVILTÀ
ISTRIANO DALMATA
VIENI A CONOSCERE
FIUME, L’ISTRIA
E LA DALMAZIA
/
l Concorso si articola infatti in sei Sezioni competitive e alternative: Viaggio di classe, per le
Classi che descriveranno il
viaggio d’istruzione svolto;
Vieni da noi, per le Classi
che promuoveranno il loro
territorio presso i coetanei;
Vieni a conoscere i luoghi
della Grande Guerra, - per le
loro viaggi d’istruzione;
Viaggio nella civiltà Istriano Dalmata, per le Classi
che sceglieranno quei luoghi
come meta dei
loro viaggi d’istruzione;
Vieni a conoscere Fiume,
l’Istria e la Dalmazia, per le
Classi residenti in quei territori.
Tra tutti gli elaborati
pervenuti, una Giuria selezionerà i migliori e più
significativi che daranno
diritto alle relative Classi
di entrare nelle finali del
Festival. Alle Classi finaliste
verranno consegnate con
prestigiose
pubblicazioni
del T.
La scomparsa di Lanfranco Mazzotti, amico dell’italianità adriatica
scomparso prematuramente, l’8 dicembre 2013 - ma la notizia ci è
giunta lo scorso 16 aprile -,
Lanfranco Mazzotti, responsabile dei Rapporti Istituzionali dell’A, socio della
Società Dalmata di Storia Patria di Roma, promotore nel
corso degli anni di molte e
qualificate iniziative culturali
a favore delle comunità nazionali italiane in Dalmazia.
Persona di raro garbo,
riservato ma cordiale, era
profondamente appassionato dell’italianità adriatica,
cultore della migliore editoria che con la sua Istituzione ha portato più volte oltre
confine presso le Comunità
italiane. Ha promosso diverse mostre bibliografiche, curando in particolare gli studi
nel settore della gestione dei
beni culturali in rapporto
con le funzioni e le risorse
imprenditoriali.
Si era laureato presso l’Università degli Studi
“la Sapienza” di Roma e la
“Bildungswissenschaft Universitaet” di Klagenfurt.
Era anche Ispettore on. del
Ministero Beni Culturali /
Soprintendenza per i Beni
Architettonici e il Paesaggio
del Lazio.
Nei primi di settembre
2013 era stato colpito da
un improvviso e gravissimo
episodio cardiaco. Dopo un
primo, sia pur parziale miglioramento, le sue condizioni erano poi peggiorate ed
è mancato nel giro di pochi
giorni.
«Mazzotti era Socio da
molti anni», lo ricordano i
dirigenti della Società Dalmata di Storia Patria, «ed
appassionato di storia e
personaggi della Dalmazia
italiana». Ha disposto che i
suoi libri vadano ad alcune
Comunità degli Italiani proprio in Dalmazia.
Era un gentile ed entusiasta amico dell’Associazione Venezia Giulia e Dalmazia e per molti anni ha
avuto cura di segnalarci le
iniziative assunte con l’A
a favore della cultura italiana nell’Adriatico orientale.
Una passione, la sua, che
forse traeva origine anche
dalla sua formazione storica,
di marca mazziniana, che gli
consentiva al contempo di
sapersi avvicinare alle realtà
diverse e apparentemente o
storicamente inconciliabili
con la curiosità dell’uomo di
intelletto. Le conversazioni
con lui erano sempre di alto
profilo e di ricco contenuto,
come sempre più di rado accade.
Abbiamo appreso della
sua scomparsa con stupore e
sincero dolore. Lo ricordiamo con molta stima e intatta
amicizia.
WĂƚƌŝnjŝĂ͘,ĂŶƐĞŶ
13
EƵŵĞƌŽϲͮŐŝƵŐŶŽϮϬϭϰ
Cristicchi a Udine, e gli “antagonisti”
inneggiano alle Foibe.
Ma in teatro è ovazione per «Magazzino 18»
>
unedì 6 aprile Simone
Cristicchi ha presentato presso la libreria Feltrinelli
di Udine il volume tratto dal
suo musical civile «Magazzino 18» e naturalmente, poco
prima dell’inizio della presentazione, un manipolo di facinorosi si è scagliato contro
l’evento, non mancando per
l’occasione le consuete figure
di riferimento del giustificazionismo che hanno distribuito al
pubblico, sul marciapiede, alcuni volantini di protesta.
in scena il 7 aprile e in seconda
replica l’8 è stato accolto con
grande calore dal pubblico
friulano presente al “Teatrone”
di Udine, ed è stato salutato
con una vera standing ovation.
Cristicchi, che non ha raccolto
le provocazioni e non ha replicato agli spregevoli insulti
ricevuti durante la presentazione del libro, ha commentato sui social l’episodio: «Io
dico: se centinaia di esuli in
tutta Italia confermano la veridicità di quello che racconto,
ricoloso nazionalista e fascista.
Ho ritenuto di spiegare molto
educatamente a questi ragazzi
che, oltre a non essere di destra, sono dirigente della Cgil
dal 2001 […], che sono coordinatore del comitato “Adesso
Matteo Renzi Gorizia” e che
sono il portavoce del Sindaco di Fossalta di Portogruaro,
del Partito Democratico e di
provenienza comunista». Ed
ha proseguito: «A nulla è valso il tentativo di spiegarlo ai
due “antagonisti”, ai quali si
WhĚŝŶĞ͕ŝůdĞĂƚƌŽEƵŽǀŽ͞'ŝŽǀĂŶŶŝ
ĚĂhĚŝŶĞ͟ŐƌĞŵŝƚŽĚŝƉƵďďůŝĐŽ
;ĨŽƚŽǁǁǁ͘ƉƌŽǀŝŶĐŝĂ͘ƵĚŝŶĞ͘ŝƚͿ
In uno di quei deliranti
volantini distribuiti, e pubblicati su un sito di «informazione libertaria del nord est», si
legge tra l’altro: «Noi non neghiamo le foibe, noi rivendichiamo tutti i metodi, anche
violenti, che hanno portato
alla Liberazione internazionale dal nazifascismo. […] Ormai anche lo stato [sic] italiano dovrebbe comprendere che
la Liberazione che ha portato
alla SUA [sic] tanto amata,
seppur fittizia, democrazia,
è stata ottenuta anche grazie
alle foibe, tramite le quali ci
si è liberati dall’oppressore
totalitario nazifascista». E,
a corredo di tanto, anche lo
slogan «i partigiani ci hanno
insegnato che infoibarvi non
è reato!».
Ma, ed è quanto conta realmente, lo spettacolo, andato
WhĚŝŶĞ͕ϵĂƉƌŝůĞϮϬϭϰ͕WĂůĂnjnjŽ
ĞůŐƌĂĚŽ͕ƌŝƐƟĐĐŚŝĐŽŶŐůŝ
ĞƐƉŽŶĞŶƟĚĞůůĂWƌŽǀŝŶĐŝĂ
;ĨŽƚŽǁǁǁ͘ƉƌŽǀŝŶĐŝĂ͘ƵĚŝŶĞ͘ŝƚͿ
e storici di fama (anche croati) sottoscrivono... Quale storia avrei stravolto?». E infatti,
tanti sono stati i commenti di
solidarietà pubblicati sul profilo dell’artista.
è aggiunto un terzo, così da
circondarmi, sghignazzare e
denigrare. A una mia risposta
verbale educata, ma asciutta e
determinata, hanno preferito
desistere dall’aggressione verbale, salvo tornare in seguito
sulle minacce fisiche, di cui
dirò».
«Terminate le esposizioni
dell’Autore di Magazzino 18
e mia - ha aggiunto Buttignon
- la prof.ssa Alessandra Kersevan, che i presenti mi dicono
dirigesse la protesta in sala
(fatto però che, a onor del vero
e della correttezza intellettuale, personalmente non posso
confermare), ha inveito contro Simone Cristicchi perché
non avrebbe concesso il dibattito, quando voglio ricordare
che durante la presentazione
MINACCE DAGLI
«ANTAGONISTI»
>
a rozza contestazione
aveva per obiettivo anche uno dei relatori invitati
alla presentazione, Ivan Buttignon, che - come ha raccontato - entrato in libreria è stato
«avvicinato da due persone che
mi hanno propinato un volantino ridicolo e ottuso, nei quali mi si descriveva come un pe-
WZŽŵĂ͕ƌĐŚŝǀŝŽDƵƐĞŽ^ƚŽƌŝĐŽ
Ěŝ&ŝƵŵĞ͕ĚĂƐŝŶ͘DĂƌŝŶŽ
DŝĐŝĐŚ͕ďĚŽŶWĂŵŝĐŚĞ^ŝŵŽŶĞ
ƌŝƐƟĐĐŚŝ͕ƋƵĞƐƚ͛ƵůƟŵŽŶĞŽ^ŽĐŝŽ
ŽŶŽƌĂƌŝŽ;ĨŽƚŽDĂƌĐŽƌĞnjĞǀŝĐŚͿ
abbiamo accettato diversi interventi dal pubblico. Sia la
Kersevan che alcuni astanti
si sono messi a urlare». La ciliegina sulla torta è avvenuta
all’uscita della libreria, quando
diversi figuri, compresi i distributori di volantini già citati, hanno intimato a uscire un
ragazzino delle superiori […]
con queste parole: “Esci, forza, che ti massacriamo di botte!”. La scena è stata vista da
almeno una decina di persone,
molte delle quali conosco (cui
anche il dirigente di Rifondazione comunista provinciale
di Gorizia, buon testimone,
per quanto incredulo, di tutto l’accaduto). Al sottoscritto
hanno “solo” rivolto l’invito
ad uscire, così mi avrebbero
“ammazzato”. Me l’hanno comunicato con inequivocabili
gesti: per esempio l’indice teso
a mo’ di lama del coltello fatto
passare sul collo».
Sull’increscioso e violento
episodio il 18 aprile il consigliere regionale Fvg e vicepresidente nazionale Anvgd
Rodolfo Ziberna ha presentato alla Presidente della Regione e all’assessore competente
un’interrogazione con la quale, ricostruita la sequenza dei
fatti, chiede di sapere: «se la
Presidente e la Giunta ritengono di unirsi nella condanna
ferma delle azioni di violenza
di cui alla premessa, anche se
dovessero risultare provenienti
da aree politiche che esprimono questa Giunta regionale e
questo governo nazionale o
ad essa assai vicine; se condividano l’assoluta necessità di
sospendere ogni contributo
finanziario e di qualsiasi altra
natura eventualmente concesso dalla Regione a beneficio
di soggetti pubblici e privati
che direttamente o indirettamente si rendano protagonisti
di queste azioni di violenza,
o concorrano nell’agevolarle, condividerle o addirittura promuoverle e sostenerle;
quali azioni intenda porre in
essere per arginare questa deriva di violenza contro chi la
pensa diversamente da questi
soggetti violenti e pericolosi,
che si accaniscono in particolare nei confronti della comunità di esuli giuliano-dalmati
(di cui parte significativa oggi
residente sul territorio regionale) costretti a fuggire dalle
terre d’Istria, Fiume e Dalmazia per salvare le vite proprie e
dei propri cari e per rimanere
fieramente italiani, oggetto di
una vera e propria pulizia et-
nica da parte delle truppe del
Maresciallo Tito, scientificamente operata con persecuzioni, violenze ed infoibamenti
di migliaia di vittime inermi».
LA SOLIDARIETÀ
DELLA REGIONE
VENETO
^
olidarietà è venuta a
Cristicchi dalla Regione Veneto nella persona dell’assessore regionale
all’Istruzione, Elena Donazzan, che ha presenziato l’11
aprile alla rappresentazione
di «Magazzino 18» presso il
Teatro San Pietro di Montecchio Maggiore. Per volontà
dello stesso assessore Donazzan, lo spettacolo sarà reso
aperto gratuitamente alle
scuole del Veneto.
Cristicchi socio onorario
della Società di Studi Fiumani
«Assemblea sociale ordinaria ma non troppo per
la Società di Studi Fiumani
- Archivio Museo storico di
Fiume a Roma: […] straordinaria perché si è trattato di
conferire la nomina di socio
onorario a tre personalità per
molti aspetti straordinarie,
legate direttamente o indirettamente con il mondo degli esuli fiumani e l’operato
stesso della Società: il violista fiumano famoso in tutto
il mondo Francesco Squarcia, il cantautore romano
Simone Cristicchi, […] e un
dirigente della Regione Lazio
vicino alle istituzioni degli
esuli e alla vicenda del confine orientale d’Italia, Carlo
Ermini». Così Ilaria Rocchi su “la Voce del Popolo”
nel dare conto del conferimento ai tre illustri testimoni del titolo di socio onorario
della storica, in tutti i sensi,
Società di Studi.
Di Simone Cristicchi si è
voluto così riconoscere l’eccezionale attività artistica dedicata alla tragedia degli esuli
fiumani, istriani e dalmati,
che si è concretizzata in particolare nello spettacolo di teatro civile ‘Magazzino 18’». Di
Francesco Squarcia la nomina
è stata deliberata per
i suoi meriti artistici e
musicali, connessi con la
città natale di Fiume e per il
sostegno, sempre assicurato
dal violista, alle attività della
Società di Studi Fiumani.
Infine, di Carlo Ermini, funzionario pubblico in
quiescenza, la Società ha voluto riconoscere formalmente «l’aiuto generosamente offerto alla causa dell’Archivio
Museo di Fiume negli anni
più difficili, quando non
esisteva ancora alcun decreto legislativo di sostegno per
tale istituzione».
Ě͘Ă͘
14
EƵŵĞƌŽϲͮŐŝƵŐŶŽϮϬϭϰ
ENGLISH
Rome, the “House of Memory” presented to
the Anvgd and the Society for Fiume Studies
z
esterday,
April
10th, the “House of
Remembrance” was finally
opened, officially. An accord
was signed between the City of
Rome - Department of Culture,
the A, and the Society
for Fiume Studies, granting
the “House of Remembrance”
to these two exodus-centered
institutions for a period of three
years, renewable for another
three. The building is located
in the heart of Rome’s historic
center, on Via di San Teodoro.
Thus comes to an end a long
and complex process that has
involved the two associations
since former mayor Alemanno’s
term. Today, in all respects, the
role and relevance of historical
institutions responsible for the
preservation and spreading of
the history of the Julian region
have been recognized.
RESPECT FOR THE
VALUE OF HISTORIC
ARCHIVES
February 10th dedicated to
the memory of those painful
events, but at the same time,
giving attention to the values
of national identity to which
the exiles from Istria, Fiume
and Dalmatia are particularly
attached; that, starting from
that date, the City of Rome
annually
devotes
ample
space to commemorating the
victims of the foibe and the
exodus from Istria, Fiume and
Dalmatia; that the Society
for Fiume Studies and the
National
Association
of
Venezia Giulia and Dalmatia
have important Archives
consisting of documentary
material, photographs, and
bibliographic
filmography
perteaining to the historical
period afore mentioned; that, in
order to encourage maximum
diffusion, these Associations,
representative of the Italian
refugees from the lands of
Istria, Fiume and Dalmatia
after the Second World War,
have requested adequate space
‘House of Remembrance’,
located on the premises owned
by the City of Rome on Via
di San Teodoro; the ‘House
of Remembrance’ will be a
place for the implementation
of specific programs and
initiatives such as: promotion
and organization of exhibits,
conferences,
studies;
organization of trips to places
of memory; organization of
events celebrating both in the
territory of the City of Rome
and in Julian, Dalmatian
and Istrian locations, on the
occasion of the February 10th
“Day of Remembrance”.
For these purposes, the
Department of Culture will
maintain the coordination
and
management
of
organizational
initiatives
through the establishment of a
“Committee of programming
and management of the
cultural activities of the House
of Remembrance”.
This Committee will
include, among others: the
QWŽůĂ͕&ĞďƌƵĂƌLJͲ
DĂƌĐŚϭϵϰϳ͕ƚŚĞ
džŝůĞƐ͛ƉĞƌƐŽŶĂů
ďĞůŽŶŐŝŶŐƐ
ĂǁĂŝƟŶŐůŽĂĚŝŶŐ
ĂďŽĂƌĚƚŚĞ
͞dŽƐĐĂŶĂ͟
d
he agreement reads, in
part: “The Department
of Culture of the City of
Rome, in implementation of
its institutional purposes, is
committed to safeguarding
and disseminating the cultural
history
of
contemporary
political and social; [premise]
that with Law no. 92/2004
the Day of Remembrance
was established, with the
objective of having every
for the collection, use and
availability of documentary
material collected by them, in
order to disclose their history
and presence in Rome and the
Lazio region; to implement
the actions that the use and
dissemination
mentioned
above, the Associations shall
make available their stock to the
city through the Department
of Culture of the City of Rome,
at the newly-inaugurated
director / manager of the
Department of Culture as
chairman; the official head of
the House of Remembrance;
the legal representative of the
Society for Fiume Studies
or his/her delegate; the legal
representative of the National
Association
of
Venezia
Giulia and Dalmatia or his/
her delegate; a historian of
twentieth-century
Italian
History accredited by a
university in Europe.
The
Committee
will
evaluate and ensure the cultural
and scientific quality, and any
opportunities for carrying out
proposals received through a
careful selection process, with
some basic criteria: the cultural
offerings will be of high
scientific and cultural quality;
not for commercial reasons;
and shall not be pornographic,
racist, or discriminatory in
nature; neither shall they be
affiliated with political parties
or electoral activities.
THE PURPOSE
͞d
he
purpose
of
the
‘House
of
Remembrance’ - reads the
agreement - is as follows: to
recount the exodus and the
arrival of the exiles and their
families in Italian cities, with
particular reference to Rome;
to promote awareness of
these facts, especially among
the younger generation; to
facilitate public viewing of the
assets available, including the
linking of the House’s Archives
with other sites; and to act as
a network node for similar
national institutions”.
OPENING HOURS
OF THE HOUSE
d
he House will be open
to the public at least 18
hours a week. There should be
public access to archives and
libraries at least three days a
week, with the staff present.
The summer break will be in
the month of August.
The signers of the
Agreement were: for the City
of Rome, the Director for
the Department of Culture,
Maria Cristina Selloni; for
the A, the president of
Rome Committee, Donatella
Schürzel; and for the Society for
Fiume Studies, its P resident,
Amleto Ballarini.
ƐƚĂī
The shocking sentence
of the Supreme Court on
reparation:
Exiles “are not entitled
to further compensation”
:
ulian-Dalmatian exiles are not entitled to any further
compensation by the Italian State for their property that was
expropriated or nationalized by the former Yugoslavia because they
were on land sold as a result of the peace treaty of 1947 at the end of
the Second World War. This was established by the Supreme Court
of Appeal, in a sentence of the United Civil Sections (n. 8055-14),
which rejected the appeal filed by the heirs of Julian-Dalmatian
exiles against the decision of the Trieste Court of Appeal not to grant
them any compensation or acknowledgment of damages beyond
that granted in the fifties but considered negligible.
The suit was brought to court against the Council of Ministers
and the Ministry of the Economy and Finance, arguing that “the
injury suffered by the Julian- Dalmatian exiles was disproportionate
and excessive, because they paid, with their private property, a
debt belonging to the whole Italian nation, and because their
compensation, paid to them after a long period of time, was merely
symbolic”.
But the judges of the Supreme Court feel that the Italian State
cannot have attributed to it a violation of the Convention for the
Protection of Human Rights based on the modest compensation
that was granted to the exiles (in relation to the real value of their
property), since “deprivation of assets occurred at the hands of a
foreign state, Yugoslavia, to whom the land on which they stood
was transferred from Italy, the defeated side in the conflict” and the
“fullness of insurance of property rights may not be requested of the
Italian state, as it was not the author of those rights”.
In the next issue we will be publishing the reactions to this
shocking decision.
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15
EƵŵĞƌŽϲͮŐŝƵŐŶŽϮϬϭϰ
ESPAÑOL
Roma, la «Casa del Recuerdo»
entregada a la Anvgd
y a la Sociedad
de Estudios Fiumanos
&
irmada finalmente
ayer, 10 de abril, la
convención - de tres años de
duración renovable por otros
tres - entre Roma CapitalDepartamento de la Cultura, la Anvgd y la Sociedad
de Estudios Fiumanos con
la que el Ayuntamiento concede a las dos instituciones
del éxodo la «Casa del Recuerdo», sita en el corazón
de la ciudad histórica, en
la Vía de San Teodoro. Alcanza así su final el largo
y complejo procedimiento
que ha visto comprometidas
a las dos asociaciones desde
tiempo, también los valores
de identidad nacional a los
que los desterrados istrianos,
fiumanos y dalmatas están
particularmente unidos; que
justo a partir de esa fecha,
Roma Capital dedica anualmente amplios espacios para
conmemorar a las víctimas
de las foibe y del éxodo
istriano, fiumano y dalmata;
que la Sociedad de Estudios
Fiumanos y la Asociación
Nacional Venezia Giulia e
Dalmazia poseen importantes Archivos constituidos
por material documentario,
fotográfico, bibliográfico y
de programas e iniciativas
específicas como: promoción y organización de muestras, convenios, estudios;
organización de viajes a los
lugares de la memoria; organización de manifestaciones celebrativas tanto en el
territorio de Roma Capital,
como en las localidades giulianas, dalmatas e istrianas,
con ocasión del 10 de febrero “Día del Recuerdo”.
Con este fin el Departamento de Cultura mantendrá la coordinación, la
organización y la gestión de
las iniciativas a través de la
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'ŽďŝĞƌŶŽŵŝůŝƚĂƌĂůŝĂĚŽ
;ĨŽƚŽÄò¦—ŶĂĐŝŽŶĂůͿ
perseguir finalidades comerciales; no tener carácter pornográfico, racista o discriminatorio; no llevar a cabo
actividades de propaganda
partidista o electoral».
como punto de encuentro
para instituciones nacionales
análogas».
LA FINALIDAD
a Casa garantizará al
menos 18 horas de
abertura semanal. Los archivos y la biblioteca de las
Asociaciones tendrán que ser
consultables por el público al
menos tres días a la semana
a través de la presencia del
propio personal. Cerrará por
vacaciones de verano en el
mes de agosto.
Han firmado la Convención
la directora del Departamento
de Cultura Maria Cristina Selloni, la presidente del Comité
de Roma de la Anvgd Donatella Schürzel y el presidente de la
Sociedad de Estudios Fiumanos
Amleto Ballarini.
ͨ>
a finalidad de la
“Casa del Recuerdo” - se lee en la convención - es: relatar el éxodo y
por tanto la llegada de los
desterrados y de sus familias a las ciudades italianas,
con particular referencia a
Roma; promover el conocimiento, sobre todo entre
las nuevas generaciones; facilitar la consulta pública
del patrimonio disponible,
también a través de la unificación telemática de los Archivos presentes en la Casa
y de aquellos situados en sedes conectadas; proponerse
LA FUNCIONALIDAD
DE LA CASA
>
ƌĞĚ͘
La clamorosa sentencia
de la Corte suprema sobre las
indemnizaciones
de los desterrados: «no tienen
derecho a una indemnización
adicional»
>
la precedente Junta Alemanno, y que hoy ve reconocido
a todos los efectos el papel
y la relevancia históricos
de los entes designados a la
conservación y a la divulgación de la historia de la región giulia.
LA VALORIZACIÓN
DEL PATRIMONIO
ARCHIVÍSTICO
ͨ
l
Departamento de Cultura Roma Capital - se lee entre
otras cosas en el texto de
la convención -, actuando
según los propios fines institucionales, trabaja para
salvaguardar y difundir la
historia cultural, política y
social de Italia contemporánea; [premesso] que con la
Ley n. 92/2004 se ha instituido el Día del Recuerdo
con el objetivo de recordar
cada 10 de Febrero la memoria de aquellos dolorosos eventos, pero al mismo
filmográfico referido al periodo histórico en cuestión;
que con el fin de favorecer
el máximo aprovechamiento, dichas Asociaciones, representativas en el territorio nacional de los italianos
prófugos de Istria, de Fiume
y de Dalmazia al final de
la segunda guerra mundial,
han pedido la disponibilidad de un espacio adecuado
para la recogida, valorización y fruición del material
documentario que han recogido con el fin de divulgar su historia y presencia
en Roma y en el Lazio; que
para poner en práctica las
acciones de valorización y
difusión antes indicadas, las
Asociaciones ponen a disposición sus Archivos trámite
el Departamento de Cultura
de Roma Capital en la instituida “Casa del Recuerdo”,
situada en los locales de propiedad de Roma Capital en
vía de San Teodoro; la “Casa
del Recuerdo” será un lugar
destinado a la realización
constitución de un “Comité
de programación y gestión
de las actividades culturales
de la Casa del Recuerdo”.
Formarán parte del Comité,
entre otros: el director/dirigente del Departamento de
Cultura en calidad de presidente; el funcionario responsable de la Oficina de la
Casa del Recuerdo; el representante legal de la Sociedad de Estudios Fiumanos
o su delegado; el representante legal de la Asociación
Nacional Venezia Giulia e
Dalmazia o su delegado; un
historiador del Novecientos
italiano acreditado por un
ateneo europeo.
El Comité evaluará y garantizará la calidad cultural
y científica y la oportunidad
de realización de las propuestas recibidas a través de un
cuidadoso proceso de selección, con algunos criterios
fundamentales de máxima:
las propuestas culturales
tendrán que ser de alto perfil científico y cultural; no
os desterrados giuliano-dalmatas no tienen derecho a
ninguna indemnización adicional por parte del Estado
italiano por los bienes de su propiedad que han sido expropiados o nacionalizados por la ex Yugoslavia porque se encontraban
en los territorios cedidos a continuación del tratado de paz del
1947 al final de la segunda guerra mundial. Lo ha establecido
la Corte suprema de Casación, con una sentencia de la Secciones Unidas Civiles (n.8055-14), que ha rechazado la apelación
presentada por los herederos de algunos desterrados giulianodalmatas contra la decisión de la corte de apelaciones de Trieste
de no concederles ninguna indemnización ni reconocimiento de
daños adicional a lo concedido en los años Cincuenta que fue
considerado irrisorio.
La causa contra la presidencia del Consejo de Ministros y el
Ministerio de Economía y Finanzas se había iniciado sosteniendo que «el perjuicio sufrido por los desterrados giuliano-dalmatas fue desproporcionado y excesivo, habiendo pagado ellos
con sus bienes una deuda perteneciente a la entera colectividad
nacional y habiendo sido totalmente simbólica la indemnización recibida mucho tiempo después». Pero para los jueces de
la Corte de Casación no puede ser imputable al Estado italiano
ni siquiera la violación de la Convención para la salvaguardia de
los Derechos del hombre en merito a la modesta indemnización
que fue concedida a los desterrados en relación al valor real de
los bienes porque «la privación de los bienes se ha verificado por
obra de un Estado extranjero, Yugoslavia, al que Italia, perdedora en el conflicto bélico, ha cedido el territorio en el que ellos
se encontraban» y la «aseguración de la plenitud de los derechos
patrimoniales no puede ser solicitada al Estado italiano que no
es el autor de la violación de aquellos derechos».
Encontrarán las reacciones a esta clamorosa sentencia en el
próximo número.
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;ƚƌĂĚƵnjŝŽŶŝĚŝDĂƌƚĂŽďŝĂŶͿ
16
EƵŵĞƌŽϲͮŐŝƵŐŶŽϮϬϭϰ
Su “Difesa Adriatica” l’esordio di Uto Ughi
Le storiche annate di “Difesa
Adriatica”, che iniziò le sue pubblicazioni nel 1947, nell’immediato
dopoguerra e nella drammatica immediatezza degli eventi che avevano determinato l’esodo degli italiani
dalle province cedute alla Jugoslavia titoista, costituiscono una fonte
inesauribile e pressoché sconosciuta
di informazioni e di commenti su
decenni di storia nazionale e delle
comunità esuli in Italia. Sotto l’attenta direzione di Silvano Drago
il periodico dell’ANVGD testimoniò
con grande versatilità e ampiezza
di interessi e di analisi l’evoluzione,
complessa e spesso dolorosa, della
vita e delle condizioni dei profughi,
dando puntuale conto di tutti gli
enormi disagi ai quali essi andarono incontro e dovettero sopportare
in un’Italia devastata dal conflitto e
frequentemente indifferente se non
ostile.
Ma su “Difesa Adriatica” si può
avere la sorpresa di scoprire l’esordio
di un grande Maestro, l’istriano
Uto Ughi, del quale tutti ricorderanno la straordinaria esecuzione
nel corso della solenne cerimonia
svoltasi in Senato lo scorso 10 Febbraio, nel decennale della legge istiQhƚŽhŐŚŝĂů^ĞŶĂƚŽ
ĚĞůůĂZĞƉƵďďůŝĐĂ͕ŝů
ϭϬ&ĞďďƌĂŝŽϮϬϭϰ
;ĨŽƚŽ^ŝůǀĂŶĂDŽŶƟͿ
tutiva del Giorno
del Ricordo.
Ecco dunque
quanto il periodico dell’ ANVGD riferiva nel numero
del 5-12 ottobre
1966 dei primi
successi internazionali di un giovanissimo Ughi.
L’articolo ha per titolo I successi
internazionali del violoni usta
Uto Ughi.
ͨ/
l giovane violinista
istriano Uto Ughi […]
ha riportato un entusiastico successo con l’orchestra sinfonica di
Lisbona. Tra i molti ammiratori
che lo complimentarono nel camerino ci fu l’ex Re Umberto di
Savoia che lo volle ospite nella sua
villa di Cascais. Il nostro violinista che ha suonato recentemente
con orchestra alla Fenice di Venezia e al Teatro Comunale di Bologna e chiuderà la stagione con
un concerto per gli Amici della
Musica di Perugia, s’è presentato
questo anno per la prima volta al
pubblico scandinavo ricevendo
accoglienze commoventi. Il Politiken, ch’è il maggior quotidiano
di Copenhagen così riassume le
sue impressioni sull’arte di Uto:
“Quand’egli canta sul suo Stradivari non un occhio rimane
asciutto, mentre il meccanismo
delle sue dita travolge la sala”.
Il prossimo autunno Uto
Ughi inizierà dal Canergie Hall
di New York la sua prima tournée
statunitense».
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ŶŽƌŵĂƟǀĂ͘
Vergarolla opera dei neofascisti?
La tesi in un libro di Gaetano Dato presentato alla Camera
ͨ>
a strage di Vergarolla,
che il 18 agosto 1946
provocò la morte di 63 persone e
centinaia di feriti, tutti civili, non
fu voluta da Tito per provocare
l’esodo degli italiani da Pola, come
di fatto avvenne l’anno successivo. L’esodo sarebbe stato solo una
conseguenza secondaria dell’attentato. La verità sul movente e sugli
autori dell’attacco terroristico,
avvenuto mentre intere famiglie
si trovavano sulla spiaggia per assistere alla gara natatoria "Coppa
Scarioni", sarebbe ancora impossibile da stabilire con chiarezza, anche se su quel tragico evento emergono due nuove piste, del tutto
inedite, destinate provocare non
poco scalpore. A quasi 70 anni da
uno degli episodi più drammatici
del dopoguerra italiano, a offrire
una nuova verità è lo storico Gaetano Dato».
Così “Il Piccolo” del 26 maggio scorso presentava il volume di
Gaetano Dato Vergarolla 18 agosto
1946. Gli enigmi di una strage tra
A Dignano il XIV
Raduno
e il XII Concorso
letterario della Mailing
List Histria
Comunità dignanese Livio Belci,
molti presidenti di Comunità, , il
sindaco del Libero Comune Pola
in Esilio, Tullio Canevari, accompagnato dal generale Silvio Mazzaroli e dal direttore dell’Arena di
Pola, Paolo Radivo, Manuele Braico, dell’Associazione Comunità
istriane e altre autorità.
Sul numero di Luglio l’ampia
cronaca a cura di Eufemia Budicin.
/
l 1° giugno a Dignano
d’Istria, nella bella sede della
Comunità degli Italiani di Palazzo
Bradamante, si è svolta la cerimonia di premiazione del XII concorso letterario promosso dalla Mailing List Histria, gruppo di amici,
sorto nell’ormai lontano aprile del
2000, per iniziativa di Axel Famiglini, nipote di esuli rovignesi, con
esuli, rimasti e simpatizzanti con
l’intento di preservare la cultura di
matrice italiana dell’Istria, Fiume e
Dalmazia.
Presenti le vicepresidenti della
Regione Istriana, Viviana Benussi
e Pina Raico, il presidente della
XŝŐŶĂŶŽ͕WĂůĂnjnjŽƌĂĚĂŵĂŶƚĞ͕
ƐĞĚĞĚĞůůĂŽŵƵŶŝƚă/ƚĂůŝĂŶĂ
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;ĨŽƚŽǁǁǁ͘ƉĂŶŽƌĂŵŝŽ͘ĐŽŵͿ
conflitto mondiale e guerra fredda,
edito dalla L, nel quale l’autore
vedrebbe nei monarchici e neofascisti italiani i reali autori della
strage. «Il loro intento sarebbe stato quello di provocare una guerra
tra Stati Uniti e Jugoslavia, della
quale loro avrebbero approfittato
per riportare il Re e la dittatura in
Italia», così Dato.
Il saggio è stato presentato venerdì 13 giugno nella Sala “Aldo
Moro” della Camera dei Deputati (Palazzo Montecitorio). Alla
presentazione hanno preso parte
il vicepresidente della Camera
on. Marina Sereni e l’on. Laura
Garavini. Relatori: Fabrizio Somma (presidente UpT di Trieste),
Simone Cristicchi (autore con
Jan Bernas di «Magazzino 18»),
Roberto Spazzali (I Trieste),
l’autore, Gaetano Dato, ed altre
personalità del mondo dell’esodo.
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All’Associazione, interpellata al riguardo, è stata richiesta una valutazione nel merito delle ipotesi esposte
da Gaetano Dato nel suo volume.
Nel corso di un incontro congiunto abbiamo dunque esposto ai
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nostri interlocutori le nostre osservazioni e le nostre perplessità su
alcune delle ipotesi avanzate: segnale, questo, della sensibilità con
la quale le Istituzioni tengono in
considerazione la nostra testimonianza. Coerentemente, ci è stato
richiesto di partecipare, in termini
di presenza, nella misura migliore.
Data la rilevanza del tema
affrontato e la controversa ipote-
si avanzata circa le responsabilità
della strage, la Presidenza nazionale A ha inteso dare la
massima diffusione dell’evento ai
soci, agli esuli tutti, agli amici residenti a Roma e nel suo territorio,
in modo da favorirne la partecipazione in numero rilevante. Su
“Difesa” di Luglio la cronaca della
presentazione.
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Giugno 2014