N°10. 21maggio3giugno2007
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FOCUS
PUBBLICA
AMMINISTRAZIONE
CARTA D’IDENTITÀ ELETTRONICA: COSTERÀ 20 EURO
Ai cittadinini costerà 20 euro. Il Poligrafico dello Stato sta rivedendo il piano
industriale per contenere i costi di produzione. I piccoli comuni si consorzieranno
ai grandi per assicurare il servizio.
Carta d’Identità Elettronica, luci ed ombre di un progetto partito, ma ancora non arrivato
Cie, a fine anno attiva nei capoluoghi
FEDERICAMETA
C
e ne dovevano essere in
circolazione già 30 milioni, ma in realtà oggi
ne circolano poche centinaia di migliaia. È il mistero cresciuto intorno
alla Carta d’Identità Elettronica (Cie)
che la legge Bassanini del 1997 aveva
normato, anche in risposta all’intenzione manifestata da alcuni Comuni
di offrire servizi ai cittadini attraverso
documenti digitali di identificazione,
e che nel 2001 aveva iniziato il suo
percorso di sperimentazione in 130
Comuni. Sperimentazione che, oltre
a non aver ottenuto i risultati sperati,
ha contribuito ad alimentare scontri.
L’ultimo, in ordine di tempo, quello
tra Aitech-Assinform e il Governo
sull’assegnazione della realizzazione
della Cie al Poligrafico, senza ricorso
ai bandi di gara. Secondo l’associazione di categoria, infatti, un regolare
concorso sarebbe stato in linea con il
processo di liberalizzazione avviato
dall’esecutivo e avrebbe garantito un
livello di practices più elevato.
Ma la “questione Poligrafico” è
solo una goccia nel mare in tempesta
del processo che dovrebbe finalmente portare all’erogazione del nuovo
documento: altro punto dolente sono, infatti, i servizi a cui il cittadino
dovrebbe accedere attraverso la Cie
e che si vanno ad accavallare a quelli
già inseriti in alcune carte digitali
locali. “Non è pensabile attivare una
carta digitale contenente dati biometrici senza pensare di associarvi anche
servizi della Pa”, spiega Paolo Zocchi,
consigliere per l’Innovazione del ministro degli Affari Regionali, Linda
Lanzillotta. “Il rilancio deve partire
necessariamente dai servizi, altrimenti l’obbiettivo semplificazione viene
meno. La Cie verrà corredata subito di
un certo numero di funzionalità che, in
un primo momento, convivranno con
altre card - ad esempio quelle sanitarie regionali (la Lombardia spende 38
milioni di euro l’anno per la sua card
sanitaria n.d.r.) - garantendo massima
compatibilità tra gli standard tecnologici. E poi sarà necessario effettuare
una grande campagna informativa
per il cittadino che deve sapere quali
vantaggi fornisce il documento digi-
Zocchi, consigliere del ministro Affari Regionali: «I Comuni spingano perché
la card diventi unico accesso ai servizi della Pa». Necessario integrare le anagra
«Prezzi troppo alti per la card»
Anciveneto contro il Governo
I ritardi sull’erogazione della Carta d’Identità Elettronica creano
scompiglio tra i Comuni, soprattutto tra quelli che, inseriti nella
sperimentazione, attendono i macchinari che dovrebbero stampare
la Cie e che dovrebbero essere messi a disposizione dal ministero
dell’Innovazione. “Qualche mese fa il ministro Nicolais aveva annunciato che la card sarebbe partita a primavera 2007”, lamenta Vanni
Mengotto, presidente dell’Anciveneto, l’associazione che riunisce
i Comuni del Veneto. “Finora non solo non c’è traccia del nuovo
documento, che tra l’altro costerà al cittadino 25,42 euro a fronte
dei 5,42 che pagati finora, ma la responsabilità è stata addossata
agli enti locali colpevoli di non aver fatto partire il nuovo servizio”.
Secondo i sindaci veneti, invece, le responsabilità sarebbero da
riscontrare nei ritardi del ministero dell’Innovazione che non metterebbe a disposizione le attrezzature, bloccando così l’erogazione
del servizio.
“C’è poi la questione che riguarda i costi”, puntualizza Mengotto.
“Per ogni carta elettronica emessa il municipio percepirà solo 0,70
centesimi di euro, praticamente un’inezia. Mentre i restanti 24,72 euro andranno alle casse dello Stato per il rimborso macchinari. Credo
che sia bene informare i cittadini che l’aumento sproporzionato
del prezzo delle card non dipende dagli enti locali, che dovranno
attuarlo loro malgrado”.
tale, altrimenti si rischia che i servizi
non vengano usati per un difetto di
comunicazione”.
Via libera ai servizi a valore aggiunto, quindi. Ma che tempi di attivazione si prevedono? Il Governo non
ha più parlato di quota 30 milioni definendo scadenze improrogabili. “Ma
entro la fine dell’anno auspichiamo
che la Cie possa essere attivata almeno nei capoluoghi di provincia. E il
limite temporale non è una chimera,
visto che non partiamo da zero”,
puntualizza ancora Zocchi. “I 130 Comuni coinvolti nella sperimentazione
possono già gestire autonomamente il
processo, mentre il Poligrafico fornirà
le postazioni di stampa come previsto
dal decreto congiunto del ministero
dell’Innovazione, dell’Economia e
dell’Interno”.
Niente bando di gara come richiesto da Aitech, quindi. E niente più
investimenti come invece chiedono a
gran voce alcuni sindaci? “È sbagliato
pensare che il progetto Cie abbia subito rallentamenti a causa di carenza
di risorse”, chiosa il consigliere del
ministero. “Si è verificato un problema che ha riguardato il processo, con
una sovrapposizione di competenze
tra amministrazione centrale ed enti
locali che ha paralizzato il sistema. Per
superare questa empasse è necessaria
la collaborazione di tutti i Comuni che
devono spingere con ancora più convinzione sul processo, perché la Cie
diventi l’unico strumento di accesso
ai servizi della Pa”.
C’è poi il problema del prezzo dell’agognato “pezzo di plastica”. Dai 30
euro fissati dal governo Berlusconi per
l’erogazione della carta, fino ai 5 euro
che i Comuni sperimentatori avevano
fatto pagare ai loro cittadini, oggi il
“prezzo politico” potrebbe essere 20
È Tim la compagnia che ha saputo, più delle
altre, girare a proprio favore il provvedimento
attraverso una maxi campagna pubblicitaria
euro, almeno stando a quanto previsto
ancora nel decreto congiunto.
“Molti nodi sono stati sciolti”,
commenta infine Zocchi. “Il Poligrafico ha già pensato un piano industriale per le forniture di stampa di cui
il Governo dovrà verificare la validità,
mentre sul prezzo il ministero sta lavorando per trovare un punto di incontro tra quanto stabilito nel decreto e le
richieste dell’Anci, l’associazione dei
Comuni d’Italia. Resta certo da avviare ancora un processo imprescindibile
per il buon funzionamento della Cie,
quello dell’integrazione dei dati delle
varie anagrafi”. Nonché dotare tutto
il territorio nazionale di infrastrutture per la banda larga, perché accesso
veloce e l’interoperabilità funzionino
a pieno regime.
TAKE-OFF NON RIUSCITI
In Sicilia però la tessera sanitaria resta al palo
LORENZOSTRACQUADANIO
M
a non tutte le ciambelle riescono
col buco. Se la maggiore efficienza, il controllo della spesa pubblica
e l’offerta di migliori servizi al cittadino
rappresentano gli obiettivi principali del
processo di informatizzazione nella Pubblica amministrazione italiana, la strada
scelta dalla Regione Sicilia per la sua
tessera sanitaria non è, per le istituzioni,
la via giusta da imboccare. Ideata nel
quadro di un rinnovamento generale
della Pubblica amministrazione siciliana
e presentata come una “novità rivoluzionaria” che avrebbe offerto ai cittadini una
serie di servizi e alla Regione Sicilia - che
l’ha concepita - di monitorare la spesa
pubblica, a un anno di distanza dalla sua
comparsa la “famigerata” tessera non ha
dato i risultati sperati, rivelandosi - ha
scritto il settimanale l’Espresso in una
recente inchiesta - “un inutile pezzo di
plastica”. Lanciata ufficialmente nella
primavera del 2006 la card non aveva
solo la funzione di tessera sanitaria, di
codice fiscale e di strumento sostitutivo del modulo E111 (che permette al
cittadino di ricevere assistenza in tutti i
paesi membri della Comunità europea),
ma - grazie all’introduzione di un chip
speciale in accordo con l’Agenzia delle
entrate - anche quella di carta nazionale
e regionale dei servizi che avrebbe
CARD SANITARIA
La tessera siciliana
prevede un chip
supplementare
permesso di snellire le procedure per
ottenere documenti e moduli amministrativi. Una card quindi irrinunciabile,
una “compagna di vita”, come recitava
lo slogan della campagna pubblicitaria.
Alla prova dei fatti però la tessera non
sostituisce il tradizionale libretto sanitario, né svolge la funzione per cui era
stata inizialmente concepita in quanto il
sistema dell’anagrafe della Regione non
è aggiornato né informatizzato e come
tale non può erogare i servizi annunciati
(scelta e revoca del medico, consultazione dei referti, ecc). In altre parole dietro
la tessera azzurra con i loghi dell’Europa
e della Regione non esiste un data base
moderno e funzionante e dall’Agenzie
delle entrate siciliana veniamo a sapere
che per il momento è tutto bloccato.
Risultato: la card è una semplice copia
del codice fiscale già in possesso dei
cittadini. Ma quanti sono i siciliani che
l’hanno ricevuta? Dati ufficiali non ce
ne sono e la Regione Sicilia non si rende
disponibile per fare chiarezza. Una cosa è
però certa. Le stime di Palazzo d’Orleans
che volevano la distribuzione completata entro la metà del 2006 sono rimaste
disattese e buona parte dei 4 milioni e
800mila residenti siciliani la sta ancora
aspettando.
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Cie, a fine anno attiva nei capoluoghi