Sbrigatici in tal m o d o del fondale calabrese della vicenda, non seguir e m o che per sommi capi la ricostruzione accuratissima dell'A. l a quale si preoccupa a ragione di smontare la diffusa ipotesi fantascientifica di un'Internazionale nera per abbigliamento squadrista e magari anche ecclesiastico in grado di p r o g r a m m a r e e pianificare un rilancio su larga scala del totalitarismo di estrema destra, m a al tempo stesso documenta con opportuna larghezza i legami col Vaticano e col regime argentino di Peron che nel decennio preso in esame contraddistinsero l a p i ù o m e n o coatta diaspora fascista, non senza le altrettanto opportune distinzioni tra gli emigrati tout court e variamente prominenti in un paese così radicalmente «italianizzato», gli uomini del regime e gli scampati da Salò, non tutti necessariamente gerarchi o criminali, m a spesso uomini attivi e d intraprendenti che al di là dell'oceano riprendevano e suggellavano la propria avventura senza discostarsi dalle simpatie giovanili ed avvantaggiandosi anzi del clima anticomunista da caccia alle streghe r a p i d a m e n t e diffusosi in connessione con la g u e r r a fredda. Dai tre ministri della RSI autorevolmente inseritisi nel clima peronista (tra essi Giampietro Pellegrini che aveva fatto anche da consulente legale per quella che era stata la prevalente attività «assistenziale» del M I F ) al giornalismo neocorporativo ed organicista di Scorza e Giunta, dall'affarismo p u r o e semplice, ma con referenze FIAT ed ENI, di G r a n d i all'appartarsi u m b r a t i l e di Federzoni, dal fiancheggiamento paternalistico e prestigioso di ormai affermatissimi protagonisti dell'emigrazione quali Valdani o Matarazzo alla spedizione Borsari in Terra del Fuoco che sembra riesumare il clima eroico delle l e g g e n d a r i e colonizzazioni, dai combattivi m a litigiosi ed inconcludenti antifascisti ad un campione dell'efferatezza criminale come il colonnello Zuccari con la sua famigerata legione Tagliamento, è tutto uno caleidoscopio di vicissitudini e di personaggi che l'A. ci fa sfilare davanti, forse affastellando qua e là l'informazione, ed appesantendo il dettato, m a conseguendo senza dubbio l'intento di far toccare con mano la vastità variegata e disarticolata del fenomeno. Il MIF, per tornare ad esso, e per concludere, si g u a r d ò bene dal prendere apertamente posizioni politiche, si tenne stretto alla fede ed alla famiglia che figuravano a tutte lettere nella sua stessa intitolazione, m a obiettivamente non potè non avvalersi della collaborazione professionale, Reggio d'Aci e Ungaro, o politica, Cassiani e Zotta, della destra meridionale cattolica e liberale, nei cui confronti uomini come De Gasperi e Sceiba potevano passare, ed in effetti venivano fatti passare, per implacabili persecutori, mentre non a caso il principe Pignatelli, col tranquillizzante De Marsanich alla segreteria, veniva cooptato nel M S I . Non più che u n a tessera del composito mosaico, d u n q u e , il M I F : ma u n a tessera che non va trascurata per intendere certi antecedenti che a b b i a m o imparato a conoscere attraverso la storia e soprattutto certe persistenze che siamo p u r t r o p p o costretti a conoscere in quanto cittadini. RAFFAELE COLAPIETRA