Verso l’in-differenza sessuale? Radici e manifestazioni della gender theory. A. Qual è la tesi-chiave della teoria del genere? Che non è vero quanto si è sempre pensato fino ad oggi, ovvero che gli esseri umani sono naturalmente, oggettivamente maschi o femmine a partire dalla loro conformazione corporea. 1. I più pensano, anche solo alla luce dell’esperienza personale, che la differenza maschile/ femminile sia una chiara realtà. Una testimonianza-tipo è quella di Marina Corradi, pubblicata qualche anno fa nell’inserto mensile di Avvenire “Noi”. La nota giornalista parla di sua figlia Caterina, una che è venuta dopo due maschi, e scrive fra l’altro: “benché di carattere prepotente e determinatissimo; benché sempre in scarpe da ginnastica e con le ginocchia sbucciate; benché ben capace di difendersi, e con “presa” dell’avversario degna di un giocatore di rugby, Caterina è - indiscutibilmente - una femmina. Per quanto agile e forte, è diversa dai fratelli; c’è sempre in lei un che di aggraziato. E’ diversa e lo sa. Fin da prima dei due anni si specchia, al mattino, prima di uscire. Non come i fratelli, che giocavano con la loro immagine, facendo le smorfie. Lei si guarda, si sorride, mi getta un’occhiata interrogativa: come sto? Non ha imparato da me, non imita me. C’è qualcosa che viene prima. E quando guarda suo padre, lo guarda con occhi incantati, con un sorriso radioso che i fratelli non hanno avuto mai. E’ un innamoramento, il suo, che chiede potentemente di essere ricambiato. A due anni Caterina intuisce che suo padre sarà conquistato dalla sua grazia. Non è vanità, quel primo guardarsi allo specchio, è inseguimento di un amore di cui non può fare a meno. Gioca con tutto, come i suoi fratelli. A pallone, coi treni, col Lego, alla lotta. Ma quando esce si porta sempre dietro una bambola; e ha un modo di tenersela stretta, nel traffico, che fa pensare a un prendersi cura, a un istinto a proteggere. Il fratellino maggiore, i suoi Uomini ragno li sbatacchia qui e là; lei, alle sue bambole, sta attenta a non fare male”. 2. Una forte conferma della convinzione che ci sia differenza viene dalle scienze. Senza differenza biologica non c’è stata finora generazione umana. Siamo tutti figli della differenza. a. Appare chiaro – a livello scientifico – che tra maschi e femmine c’è una evidente differenza biologica, perché in effetti – come scrive ad esempio Maria Luisa Di Pietro - “essere maschio o femmina è il risultato di un evento, in primo luogo, biologico”1. b. Infatti, “Fin dalla fecondazione l’embrione unicellulare porta con sé l’informazione sul proprio sesso, femminile (46, XX) o maschile (46, XY): l’assetto cromosomico e, quindi, genico definisce il sesso genetico del soggetto e da esso dipendono una serie di modificazioni che, a cascata, porteranno alla formazione della gonade femminile (ovaio) o della gonade maschile (testicolo) e perciò alla definizione del sesso gonadico”2. c. Certo, “Anche se la formula dei cromosomi sessuali viene già definita nell’embrione unicellulare, la differenziazione sessuale inizia solo dopo la sesta settimana. Fino a quel momento le gonadi sono identiche nei due sessi [… in seguito] In presenza del testicolo e della produzione di androgeni, i dotti [genitali] si svilupperanno in senso maschile; in assenza del testicolo i dotti si svilupperanno, invece, in senso 1 Maria Luisa Di Pietro, “Il processo di sessualizzazione della persona. Il dato biologico” in (a cura di) Livio Melina e Sergio Belardinelli Amare nella differenza Le forme della sessualità e il pensiero cattolico: studio interdisciplinare, Cantagalli-Libreria Editrice Vaticana, Siena-Città del Vaticano 2012, p 135. 2 Di Pietro op. cit., p 135. Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale? Pagina 1 femminile”3. Nota bene: in questo sviluppo biologico-anatomico ci possono essere ‘incidenti di percorso’, mancate maturazioni; può risultare in qualche raro caso una non compiuta differenziazione, un’ambigua differenziazione. Ma questo non toglie che il disegno biologico dello sviluppo umano punti di regola alla differenziazione. d. C’è dunque un “disegno biologico” della differenza, iscritto nel DNA. Ma qui apriamo una parentesi: c’è chi parla anche – per così dire - di un DNA psichico. Gino Soldera, psicologo e psicoterapeuta, ricorda che “Nell’ambito di tutte le scienze umanistiche vige il principio universalmente riconosciuto, secondo cui l’essere umano è formato fin dalla sua origine dalla continua interazione tra l’eredità ricevuta dai genitori e l’ambiente di vita, come dimostra la moderna epigenetica che studia questi rapporti e le sue conseguenze sul piano biochimico e molecolare. Si potrebbe poi andare oltre, affermando che l’individualità presente in ogni persona, che scaturisce da questa interazione (come ci indicano gli studi sulla vita pre- e post-natale), è da mettere in relazione con la coscienza primaria. Una realtà interiore ancora poco conosciuta, ma esistente dentro ognuno di noi e che ogni madre sensibile comincia ad avvertire nel proprio figlio durante la gestazione, come presenza che va oltre la sua corporeità. Questa coscienza primaria di natura psichica è in grado di trascendere ogni condizionamento derivante dall’ambiente esterno e di entrare a diretto contatto con il proprio archetipo di appartenenza (maschile o femminile), il quale funge da modello di riferimento e da struttura organizzativa della nostra identità di genere. Si potrebbe quasi dire che gli archetipi maschile e femminile rappresentino sul piano psichico ciò che i cromosomi XX e XY rappresentano sul piano organico. Possiamo affermare quindi – sostiene ancora Soldera - che l’identità di genere, accanto alla matrice biologica, ha anche una matrice (meno evidente e più nascosta) di natura psichica, la quale prende forma e consistenza nel corso dello sviluppo: sempre che non subisca delle indebite interferenze esterne”4. e. “Accanto alla differenziazione fenotipica5 [relativa alla fisionomia osservabile degli organi] si assiste — già durante la vita prenatale — ad un altro evento: la sessualizzazione cerebrale”6. Il cervello, esposto all’azione differenziata degli ormoni gonadici, sviluppa caratteristiche peculiari nelle femmine e nei maschi7. La differenziazione cerebrale porta con sé una differenziazione che potremmo definire psicologica, sulla quale ha raccolto molte ricerche la neuropsichiatra americana Louann Brizendine, alla quale si devono affermazioni di questo genere: “Qualcuno vorrebbe che non ci fossero differenze tra uomini e donne. […] tuttavia, la realtà biologica è che non esiste un cervello neutro. […] “Abbiamo scoperto che gli ormoni condizionano a tal punto il cervello femminile da spingerlo a percepire in maniera diversa la realtà e la vita stessa della donna, dando forma ai suoi valori e ai suoi desideri, e determinando le sue priorità. […]8”. 3 Di Pietro op. cit., p 136. Gino Soldera Oltre la teoria del gender, testo consegnato ai partecipanti al Convegno di Conegliano del 15 marzo 2014 “Padre e Madre o Genitore 1° e 2°?”, in corso di pubblicazione. 5 Con il termine fenotipo (dal greco phainein, che significa "apparire", e týpos, che significa "impronta") si intende l'insieme di tutte le caratteristiche osservabili di un organismo vivente, quindi la sua morfologia, il suo sviluppo, le sue proprietà biochimiche e fisiologiche comprensive del comportamento. Questo termine viene utilizzato in associazione al termine genotipo, dove per genotipo si intende la costituzione genetica di un individuo o di un organismo vivente. (Wikipedia) 6 Di Pietro 2012, p 137. 7 Lo psichiatra Tonino Cantelmi segnala nel suo saggio Educare al femminile e al maschile molti studi relativi, fra l’altro, alle modalità e preferenze percettive di maschi e femmine, alla diversa propensione al rischio, alle diverse modalità dell’autostima etc. 8 Il cervello delle donne, Rizzoli, Milano 2011, p. 18. 4 Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale? Pagina 2 4. Ma se dalla biologia passiamo alla psicologia… L’osservazione della Brizendine ci porta oltre il dato strettamente biologico, verso la differenziazione psicologica, che è condizione necessaria al pieno sviluppo della differenza. a. E che – potremmo pensare – non può mancare: abitare un corpo maschile o femminile non può essere la stessa cosa. Non è lo stesso fare l’esperienza di un corpo maschile o femminile. Non è affatto assurdo pensare che il vissuto corporeo possa caratterizzare, orientare, condizionare il modo di essere nel mondo della donna e dell'uomo. Abbiamo ricordato nel Convegno di ottobre a Campodarsego alcune convinte sentenze di Luce Irigaray a proposito del diverso “dis-porsi al mondo [di uomini e donne] radicato nel corpo”9: “Gli uomini e le donne non hanno solo un corpo differente ma un modo proprio di essere in relazione con se stessi, con l’altro, con il mondo”10; dunque “la differenza sessuale è una «differenza relazionale»”.11 «generare in sé o fuori di sé non implica lo stesso rapporto con l’altro”12 e “non è la stessa cosa fare l’amore in sé o fuori di sé”13. b. Però il corpo non basta, entrano in gioco le relazioni. Certo, l’esser maschi o femmine non è solo “questione di corpo”. La sessualità come appartenenza al maschile o al femminile – avverte infatti Cantelmi – “va considerata all’interno di quella interazione tra elementi dati (come colore dei capelli, forma degli occhi, predisposizione a essere magri o grassi, parte della struttura e delle abilità cerebrali) ed elementi frutto di libera scelta (dei genitori, del contesto storico-sociale dell’epoca in cui si vive e soprattutto, progressivamente e sempre più esclusivamente, del soggetto) che contribuiscono alla formazione dell’identità individuale, contribuendo a renderla funzionale o disfunzionale al benessere dell’individuo, oltre che della comunità di cui è parte. L’identità sessuale infatti, pur se determinata a priori, perché scritta chiaramente nel nostro «DNA» ancor prima della nascita, non è neppure un processo biologico dall’evoluzione e dall’esito automatico, che nasca, cresca e si svolga da sé, come la digestione o l’invecchiamento: coinvolgendo la totalità della persona, psiche e corpo, essa diventa a tutti gli effetti un processo legato agli atti che si compiono ed è quindi soggetto a libertà e scelta. In questa prospettiva, lo sviluppo dell’identità sessuale va dunque protetta ed educata (nel senso di accompagnata a sbocciare) innanzitutto all’interno del primo, essenziale e inalienabile luogo educativo: la famiglia”14. E “Tra le tante caratteristiche del modo di essere dei genitori che possono condizionare lo sviluppo del bambino c’è il loro modo di rapportarsi al maschile e al femminile. Come un padre vive le sue caratteristiche maschili, come si comporta con la madre in quanto donna e compagna di vita, come si comporta con la figlia, sono tutte queste variabili che necessariamente influiranno nella bimba che diventerà ragazza e poi donna a sua volta. Così come il modo di essere madre, influirà a sua volta la concezione e soprattutto i vissuti riguardo la maternità quando verrà il suo turno”15. 5. Perché non introdurre il fattore volontà, il fattore scelta? La gender theory non nega in genere la diversità biologica maschile/femminile. Però non la considera affatto decisiva, facendo attenzione piuttosto 9 Susy Zanardo in Riccardo Fanciullacci e Susy Zanardo, Uomini, donne. Il significare della differenza, Vita e Pensiero, Milano 2010, p. 177. 10 Ivi, p. 186. 11 Ivi, p. 190. 12 Ivi, p. 196. 13 Ivi, p. 198. 14 Tonino Cantelmi in T.Cantelmi-Marco Scicchitano Educare al femminile e al maschile, Ed. Paoline, Milano 2013, pp 105-106. 15 Cantelmi op. cit., p 112. Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale? Pagina 3 ai vissuti psicologici del maschile e del femminile, arrivando a privilegiare comunque la scelta personale. Di qui la proposta di distinguere in modo chiaro sesso e genere, in inglese gender. E qui riprendo e amplio un poco quanto proposto l’autunno scorso a Campodarsego sotto il titolo Questione sessuale e questione della vita, oggi. a. Sex e gender La parola inglese “gender” può essere tradotta a prima vista con il termine italiano “genere”, usato correntemente nelle espressioni “genere maschile” o “genere femminile”. Però è importante considerare che gender è un termine dal significato ben diverso da sex. Precisa infatti L.Palazzani: ““Nella letteratura anglosassone […] sex indica la condizione biologica dell’uomo e della donna, dell’essere maschio o femmina (come si nasce)16; gender indica la percezione psicologica interiore della propria identità (come ci si sente), ma anche la condizione sociale, storica e culturale esteriore (come si appare agli altri), nei comportamenti, nelle abitudini, nei ruoli che sono attribuiti e vengono assunti della mascolinità e della femminilità. Sex indica come siamo, la condizione naturale; gender come diveniamo, la condizione acquisita”17. Tradizionalmente, la società, mediante l’educazione familiare, la scuola e non solo, ha operato e influito perché chi ha una conformazione anatomica maschile si senta anche maschio e si comporti da maschio e chi ha un corpo femminile si autopercepisca come donna e abbia atteggiamenti e comportamenti da donna. Invece le teorie gender introducono l’idea che possiamo nascere donne e divenire uomini o, viceversa, possiamo nascere uomini e divenire donne. Insomma, la natura è irrilevante: ciò che conta è come ci "sentiamo" o come "vogliamo" essere. In altre parole, “Il costruttivismo e la teoria del genere sostengono l’idea che l’uomo sia il risultato dei modelli sociali che lo plasmano. Egli è un essere culturale che si inventa da sé”18, ovvero “La teoria del genere sostiene che la persona sia il risultato dei modelli e dei ruoli sociali in cui è costretta”19. In altre parole ancora, “La teoria del genere afferma che non esiste una natura umana poiché l’essere umano sarebbe unicamente un risultato della cultura. Essa cerca di dimostrare che la mascolinità e la femminilità non sono che costruzioni sociali, dipendenti dal contesto culturale di ogni periodo”20. b. Dunque – puntualizza Cantelmi - “Il sesso di una persona ha delle caratteristiche inequivocabili, esplicite e riconoscibili anche solo a uno sguardo come per il maschio: peluria, forte muscolatura, pene, testicoli; seni, vulva, clitoride, utero e ovaie per la donna. Descrivere il genere di una persona, invece, comporta il far riferimento a un piano non evidente e più interiore della persona, li dove risiedono la sua personalità, il suo carattere, le sue inclinazioni e passioni, il suo modo di concepirsi ed emozionarsi, il ruolo che si aspetta di avere nelle relazioni”21. Cantelmi esprime la convinzione che “tra genere e sesso sussista una relazione organica e profonda, come lo scheletro con il corpo. Non tener conto delle differenze biologiche che sussistono tra maschi e femmine e ritenere il genere completamente slegato dal sesso, intercambiabile a prescindere e totalmente e culturalmente arbitrario rischia di orientare i nostri figli non tanto a essere 16 “la determinazione del sex fa riferimento non solo a ciò che appare al momento della nascita, ma all’analisi della dimensione genetica, gonadica, ormonale, morfologica, anatomica con riferimento a caratteristiche sessuali primarie e secondarie” (L.Palazzani Sex/gender: gli equivoci dell’uguaglianza, G.Giappichelli Editore, Torino 2011, p 3). 17 Palazzani, op. cit., p. 2. Tony Anatrella, La teoria del ‘gender’ e l’origine dell’omosessualità. Una sfida culturale, San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano) 2012, p. 27. 19 Ivi, p. 32. 20 Ivi, p. 36. 21 Cantelmi op. cit., p. 19. 18 Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale? Pagina 4 uomini e donne rispettosi, ma piuttosto persone incapaci di assumere una forma definitiva e armonica, e accogliere la diversità dell’altro senza paura”22. Ma non è questa la linea di pensiero della gender theory. c. Maschile, femminile oppure… Secondo l’ideologia gender, ogni individuo può scegliere la sua "identità di genere" a prescindere dalla fisionomia sessuale del proprio corpo. Può scegliere di essere uomo o donna. Ma non solo. E’ chiaro che, se ognuno può decidere di essere maschio o femmina, cioè può decidere il suo gender perché la volontà ha un netto primato sulla “natura”, allora anche la stessa scelta del gender come identità stabile maschile o femminile può venir superata: non è detto che l’individuo debba scegliere definitivamente la sua identità di genere. Può sceglierlo di volta in volta, momento per momento. Per cui c’è chi propone di abbandonare addirittura la distinzione maschile/femminile, ed ecco le teorie queer: “queer” è un individuo che non si definisce né uomo né donna, ma qualcosa di indefinito - appunto queer = che vuol dire ‘strano’, ‘bizzarro’23. d. E’ interessante, a questo riguardo, tener presente che gruppi, movimenti, associazioni che promuovono anche la cultura “gender” si raccolgono attorno alla sigla complessiva LGBT, ovvero lesbica, gay, bisessuale e transessuale ovvero transgender24. E che di recente questo acronimo è arricchito di nuove iniziali, come informano le Linee-guida per un’informazione rispettosa delle persone LGBT: “intersessuale” (= “la persona che nasce con i genitali e/o caratteri sessuali secondari non definibili come esclusivamente maschili o femminili”) e – appunto – “queer” , termine originariamente negativo, “spregiativo nei confronti degli omosessuali, .. ripreso.. e rovesciato in positivo da una parte del movimento LGBT per indicare tutte le sfaccettature dell’identità di genere e dell’orientamento sessuale, rifiutando sia tradizionali identità di genere (uomo/donna) sia la distinzione rigida degli orientamenti sessuali (eterosessuale/omosessuale/bisessuale)”. Nota bene: l’identità di genere indica “chi sei” (maschio, femmina, queer etc.), ovvero chi ti senti di essere, chi vuoi essere, mentre l’orientamento sessuale sta a indicare “da chi sei sessualmente attratto, chi cerchi sessualmente” 25. 22 Cantelmi op. cit., p. 45. Il 14 febbraio 2014 la Redazione di tempi.it segnala “Facebook Usa ti invita a scegliere tra 56 “generi””, e riporta le rispettive denominazioni: Agender Androgyne Androgynous Bigender Cis Cisgender Cis Female Cis Male Cis Man Cis Woman Cisgender Female Cisgender Male Cisgender Man Cisgender Woman Female to Male FTM Gender Fluid Gender Nonconforming Gender Questioning Gender Variant Genderqueer Intersex Male to Female MTF Neither Neutrois Non-binary Other Pangender Trans Trans* Trans Female Trans* Female Trans Male Trans* Male Trans Man Trans* Man Trans Person Trans* Person Trans Woman Trans* Woman Transfeminine Transgender Transgender Female Transgender Male Transgender Man Transgender Person Transgender Woman Transmasculine Transsexual Transsexual Female Transsexual Male Transsexual Man Transsexual Person Transsexual Woman Two-Spirit. 24 “BISESSUALITÀ: usato in due sensi: a) compresenza dell’identità maschile e femminile, sul piano biologico e/o psicosociale; b) orientamento sessuale nei confronti di entrambi i sessi”. TRANSGENDER: individuo che esprime, in modo transitorio o stabile, un’identità gender che non è allineata al sex della nascita e combina tratti e comportamenti sia maschili sia femminili, oscillando da un gender all’altro con un’eventuale modificazione parziale del corpo (transwoman, individuo che nasce maschio e vive come femmina; transman, individuo che nasce come femmina e vive come maschio)” (Palazzani, op. cit., Glossario, pp. 201 e 204). 25 “ORIENTAMENTO SESSUALE: attrazione sessuale o direzione della sessualità a prescindere da sex e gender, preferenza rispetto all’oggetto del desiderio sessuale. QUEER (QUEERNESS, QUEERING): individuo con identità né maschile nè femminile (neither/nor), maschile e femminili (either/or; both/and) o tra maschile e femminile (in between). (Palazzani, op. cit., Glossario, p. 204) 23 Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale? Pagina 5 6. Sconvolgente! Di fronte a questa teoria del gender è facile esclamare “sconvolgente!”. Azzera infatti modi di pensare profondamente radicati. a. Sconvolge anche la tradizionale visione del mondo cristiana, secondo la quale la diversità, la differenza tra maschile e femminile è voluta, pianificata da Dio: “maschio e femmina li creò”. Non solo: secondo una certa lettura teologica della tradizione cristiana - l’uomo è stato creato a immagine di Dio in quanto maschio e femmina. Giovanni Paolo II nella Mulieris dignitatem – come sottolinea fra gli altri il card. Angelo Scola26 – si esprime così: «Il fatto che l’uomo, creato come uomo e donna, sia immagine di Dio non significa solo che ciascuno di loro individualmente è simile a Dio, come essere razionale e libero. Significa anche che l’uomo e la donna, creati come “unità dei due» nella comune umanità, sono chiamati a vivere una comunione d’amore e in tal modo a rispecchiare nel mondo la comunione d’amore che è in Dio, per la quale le tre Persone si amano nell’intimo mistero dell’unica vita divina”. Da notare, anche, come la Lettera ai Vescovi della chiesa cattolica sulla collaborazione dell’uomo e della donna nella chiesa e nel mondo firmata nel 2004 (a nome della Congregazione per la dottrina della fede) da Joseph Ratzinger sottolinei che “Il maschile ed il femminile sono .. rivelati come appartenenti ontologicamente alla creazione, e quindi destinati a perdurare oltre il tempo presente, evidentemente in una forma trasfigurata”. Quindi non solo “maschi e femmine ci creò”, ma per sempre maschi e femmine, anche se, precisa evidentemente la Lettera, non sarà eterna “l'espressione temporale e terrena della sessualità”. b. Nella misura in cui la gender theory può apparire come ribellione al progetto divino sull’uomo e sulla storia umana, essa può essere considerata come uno dei capitoli dell’ateismo moderno militante, antagonista, concorrenziale. Secondo la gender-theory non si tratta – infatti - di essere maschi o femmine, ma di decidere che cosa essere. L’uomo in questa prospettiva appare come demiurgo ovvero artefice di se stesso. Potremmo allora riprendere e modificare la vecchia sentenza del profeta dell’ateismo Feuerbach, il quale sosteneva – in sostanza – che non è Dio a creare l’uomo, ma è l’uomo a dare origine a Dio nella sua mente. Potremmo riscrivere questa sentenza di Feuerbach così: non è Dio a creare l’uomo maschio e femmina, ma è l’uomo a creare se stesso attribuendosi a suo arbitrio una connotazione sessuale. A suo arbitrio, con piena libertà, senza soggezione ad alcun ordine naturale. c. La prospettiva di un’autoinvenzione dell’uomo da parte dell’uomo, dell’auto-modellamento dell’uomo ben si inserisce nella linea di pensiero dell’ateismo militante e antagonista, quello che vuole costruire un regno dell’uomo alternativo al regno di Dio, ed è insofferente di limitazioni che vengano dall’alto dei cieli, o dalla natura. Il “lieto” messaggio del ‘profetismo gender’, del ‘vangelo gender’ suona allora così: “Vi è stato detto che siamo maschi o femmine, ma io vi dico che siamo soltanto ciò che decidiamo di essere: abbasso le limitazioni!”. L’ideologia gender può far venire in mente un celebre racconto di Nietzsche, un filosofo famoso per aver detto che dio è morto e per aver profetizzato l’avvento del superuomo. In Nietzsche ovviamente non c’è traccia della gender theory vera e propria, c’è però il manifesto della ribellione dell’uomo a ogni pretesa di ordine divino e naturale. In Così parlò Zarathustra Nietzsche immagina dapprima un cammello ben caricato, simbolo dell’uomo che è sottomesso a regole e precetti, a un’autorità superiore, e naturalmente mortificato. Poi fa apparire un leone che combatte vigorosamente contro un drago sul corpo del quale c’è la scritta tu devi. Lo slogan del leone è invece io voglio. Scrive Nietzsche: ‘su ogni squama [del drago] splende a lettere d’oro ‘tu devi!’. Valori millenari rilucono su queste squame... ‘Tutti i valori sono già stati creati, e io sono ogni valore creato. In verità non ha da essere più alcun ‘io 26 A.Scola Il mistero nuziale. 1. Uomo-donna Lateran University Press, Roma 2005, p. 18. Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale? Pagina 6 voglio’. Così parla il drago...”. Il leone invece lotta per “crearsi la libertà per una nuova creazione”, che poi Nietzsche vede realizzarsi nel libero gioco di un fanciullo, che non lotta più contro i valori, contro l’ordine divino, ma gioiosamente crea. Si auto-crea, potremmo dire, per restare in tema27. Ma riprendiamo l’analisi della gender theory. 7. Chi ha introdotto il termine gender? a. John Money “L’origine del termine gender nel significato di contrapposizione a sex è controversa: alcuni lo fanno risalire alla psicosessuologia e alla psicanalisi, altri alla psicologia sociale e alla sociologia, altri ancora al femminismo. […] John Money è spesso indicato come colui che ha introdotto l’uso del termine gender. Money stesso si considera il primo ad avere usato questa espressione, o quantomeno ad averla definita in una pubblicazione scientifica”28. b. “Identità di genere” “Il dottor Money29, con i suoi assistenti, aveva messo a punto una unità operativa con lo scopo di curare i bambini nati con difetti dei genitali e aveva ideato una sua particolare teoria secondo la quale la definitiva identità sessuale adulta non è data dalla conformazione del sesso come si presenta alla nascita, quanto dalla modalità con cui i bambini vengono cresciuti, il modo in cui essi vengono socializzati. Il tema era uno di quelli eterni e cioè la dialettica tra natura e ambiente e quale delle due realtà incida maggiormente nello sviluppo delle caratteristiche psicocomportamentali degli individui. Dovendo fronteggiare il problema di bambini con genitali ambigui, poteva sembrare logico che qualcuno intervenisse orientando il neonato in un senso o nell’altro visto che, in quel caso specifico, la natura non era stata esplicita nelle sue indicazioni. Il dottor Money definì questa particolare identità socializzata “identità di genere” per distinguerla dalla vera “identità sessuale” della persona. Bisogna dire che all’epoca le posizioni espresse dal dottor Money trovarono una larga eco nel mondo scientifico e anche molti riscontri positivi. In realtà l’identità sessuale di una persona è determinata dal suo patrimonio genetico, essendo il maschio rappresentato da un cromosoma X e da uno Y, mentre la femmina presenta due cromosomi X, fatte salve le eccezioni e gli errori in cui talora incorre anche la natura. Poiché accanto al problema dei neonati con genitali ambigui esiste anche quello delle persone omosessuali, il dottor Money pensò di poter risolvere anche questa delicata questione proponendo il termine di “identità di genere” per descrivere come una persona percepisce se stessa. Una persona geneticamente femmina può percepirsi come un maschio, e viceversa, e, quindi, può avere una identità di genere non corrispondente alla sua identità biologica. Nel suo percorso scientifico, e clinico, il dottor Money si occupò anche di transessuali, che, sotto il profilo biologico sono persone di sesso maschile perfettamente normali, che tuttavia sentono di essere delle donne intrappolate dentro un corpo maschile, e viceversa. Sotto l’influenza delle teorie del dottor Money, la 27 L’auto-invenzione umana (non esplicitamente riferita all’identità sessuale), affrancata da ogni sudditanza a una pretesa (inesistente) “natura umana”, è chiaramente segnalata da J.P.Sartre ne L’esistenzialismo è un umanismo: “l’uomo esiste innanzi tutto, si trova, sorge nel mondo, e che si definisce dopo... non c’è una natura umana, poichè non c’è un Dio che la concepisca [… Dio non c’è e] ‘Se Dio non esiste tutto è permesso”. Siamo soli […] l’uomo, senza appoggio nè aiuto, è condannato in ogni momento a inventare l’uomo”. 28 Palazzani 2011, pp 11-12. 29 “nato in Nuova Zelanda nel 1921, consegue un dottorato in Psicologia ad Harvard, per specializzarsi poi a Baltimora, al John Hopkins Hospital, dove fonda [nel 1965] la prima Gender Identity Clinic. E’ un chirurgo e come tale si occupa della riassegnazione del sesso, specie nei casi di anomalie genitali nei bambini, campo in cui la sua autorità è indiscussa” (Assuntina Morresi in Il Foglio del 7 settembre 2005 (vedi http://www.salutefemminile.it/Template/detailArticoli.asp?IDFolder=176&IDOggetto=5789) Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale? Pagina 7 prestigiosa Università americana Johns Hopkins diede l’avvio a una Clinica per l’Identità di Genere nei primi anni ‘60 e incominciò a sottoporre i transessuali a interventi chirurgici miranti al cambiamento di sesso, oltre che all’orientamento dei bambini con genitali ambigui30. In realtà è impossibile cambiare il sesso di una persona perché questo si trova trascritto nel DNA di ogni singola cellula del suo corpo, quello che si può fare è assecondarne il desiderio, alterarne irrimediabilmente il corpo, riempirla di ormoni creando l’illusione di far parte dell’altro sesso, senza, peraltro, eliminare la sofferenza di cui resta vittima”31. c. Il caso David “Anche se il mondo scientifico dava credito alle teorie del dottor Money, dando così una dimostrazione imbarazzante di come sia fragile nei suoi convincimenti, c’era anche chi si mostrava scettico nei confronti del suo lavoro, come il dottor Milton Diamond, un esperto sul ruolo che gli ormoni giocano nel determinare il comportamento dell’essere umano. Proprio nel tentativo di eliminare le critiche residue, nel 1972 il dottor Money informava la comunità scientifica di essere in possesso della prova definitiva del fatto che il genere fosse una costruzione sociale32. A conferma delle sue teorie egli riportava il caso clinico di un maschietto normale, nato da parto gemellare, a cui era stato lesionato irrimediabilmente il pene durante un intervento per fimosi serrata. I genitori del piccolo che aveva subito il danno, dopo aver ascoltato i messaggi promozionali del dottor Money alla televisione, si erano lasciati convincere dalle sue teorie con la speranza di evitare al bambino sofferenze nel futuro. Il bambino era stato inserito nel protocollo della clinica, era stato castrato e veniva cresciuto dai familiari come una bambina33. Nell’esporre i dati in suo 30 “Money analizza il problema dell’ermafroditismo, che egli denomina anche “intersessualità”. Ermafrodita è dall’autore definito come “una persona nata con anatomia sessuale non differenziata in maniera corretta» a causa di anomalie del dimorfismo cromosomico, ormonale e anatomico genitale. I bambini che nascono con tali ambiguità o incongruità (ma anche i bambini che, pur avendo un sex determinato, a causa di imperizia tecnica, si trovano in condizione di ambivalenza sessuale) sono, a suo parere, un “falso problema”. Si tratta di casi che egli considera una sorta di “esperimento naturale” che prova la sua teoria, risolvibili mediante un intervento chirurgico e successivamente ormonale che modifica i caratteri sessuali in base alla riattribuzione/riassegnazione del sesso, scelta e “imposta” in base ad elementi interni ed esterni, dal medico in funzione della praticabilità tecnica e dai genitori in funzione delle aspettative e dei desideri. L’importante è, secondo Money, che la decisione sia presa in tempi rapidi, bilanciando diversi fattori medici e psicosociali (quali le infezioni, la funzione riproduttiva e sessuale): la condizione necessaria è che, a seguito della modificazione del corpo, segua un’educazione conseguente. A suo parere, l’ermafroditismo costituisce un’evidenza empirica che la fase post-natale dell’identificazione/differenziazione sessuale va definita entro i 18 mesi e si completa a 4 anni e mezzo” (Palazzani 2011, pp. 17-18 e nota a p. 18). 31 Dina Nerozzi Note introduttive al volume di Dale O’Leary, Maschi o femmine? La guerra del genere, Rubbettino, Soveria Mannelli 2006 (ed. orig. 1997), pp. VIII-IX. 32 “nel 1967 gli si presenta l’occasione di verificare le proprie ipotesi in quello che prometteva essere l’esperimento perfetto. Bruce e Brian Reimer, gemelli, all’età di sette mesi erano stati portati all’ospedale di Winnipeg, in Canada, per una banale circoncisione. Durante l’intervento per un tragico errore il pene di Bruce fu bruciato e si staccò. I coniugi Reimer, disperati, vengono indirizzati dal famoso dottor Money, il quale li consiglia di far crescere Bruce come una femmina, rassicurandoli sulle buone probabilità di successo della riassegnazione di sesso. Nel luglio del 1967, a ventidue mesi, Bruce viene castrato chirurgicamente. Ai suoi genitori è raccomandato di vestirlo e trattarlo come una bambina: un successivo trattamento ormonale avrebbe fatto il resto. Ogni anno il dottor Money avrebbe visitato Brenda – questo il suo nuovo nome – e controllato che tutto fosse andato per il meglio. Nel 1972 in “Man & Woman, Boy & Girl” – definito dal New York Times “il più importante libro sulle scienze sociali dopo il Rapporto Kinsey”– John Money presenta il caso come un successo: l’esperimento è riuscito, il bambino cresciuto come bambina si è adattato alla nuova identità, mentre il suo gemello si è regolarmente sviluppato come maschio. Potenza dell’educazione e dell’ambiente. Un successo per la teoria dell’identità di genere, corroborato da una prova scientifica inoppugnabile” (A.Morresi, op.cit.) 33 “Money decise di femminilizzarlo (chiamandola Joan) e propose ai genitori di crescerla come una bambina. Si trattava peraltro, essendo gemelli, di un caso scientificamente interessante per verificare quanto dell’identità sessuale fosse determinato biologicamente e quanto socialmente. Ma Joan rivelò sempre segni di disagio; all’età di 13 anni scoprendo la verità decise di riassumere il sesso maschile, sottoponendo il corpo a molteplici interventi per eliminare i Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale? Pagina 8 possesso alla comunità scientifica il dottor Money confermava che l’esperimento era stato un pieno successo e che il bambino, geneticamente maschio, cresceva armoniosamente nelle vesti di una bambina. Questo resoconto sembrava essere la conferma definitiva della validità delle teorie del dottor Money secondo cui l’identità sessuale degli esseri umani è malleabile alla nascita. Da quel momento in poi migliaia di bambini furono sottoposti al protocollo chirurgico e psicologico del dottor Money. Il lavoro “scientifico” del dottor Money ebbe un impatto prepotente non solo sui bambini con genitali ambigui e sui transessuali, ma anche, e soprattutto, sul movimento femminista radicale che vide nelle sue teorie la conferma di quanto andavano affermando da tempo e cioè che le differenze tra uomo e donna non sono naturali e immutabili, ma costruite socialmente e dunque artificiali oltre che oppressive perché costringono la donna entro ruoli subordinati al maschio, secondo gli schemi di una cultura patriarcale. Mentre le femministe radicali si davano da fare allo scopo di veder tramutare la teoria di genere del dottor Money in leggi, la pubblica opinione veniva informata del fatto che la storia del bambino trasformato felicemente in bambina era, in realtà, una frode scientifica. I lavori del dottor Money pubblicati sulle riviste scientifiche non erano suffragati dai dati di fatto che, invece, si erano rivelati completamente diversi, il bambino stava male e non si era affatto adattato a quell’identità femminile che gli era stata imposta. A quel punto la Johns Hopkins University decise di chiudere la clinica del dottor Money, ma le sue teorie e la procedura da lui inventata si erano, nel frattempo, radicate in altre parti del mondo e continuavano a produrre danni. Solo recentemente John Colapinto ha raccontato la vera storia di David Reimer, questo è il nome del bambino la cui felice trasformazione in femmina rappresentava il pilastro portante dell’ideologia di genere. Nel libro As Nature Made Him egli racconta la via crucis di questo bambino. Via crucis culminata nel suicidio, avvenuto il 4 maggio 200434. Nel frattempo, però, la bugia secondo la quale l’identità di genere è un ruolo costruito segni di femminilizzazione. L’alterazione dell’equilibrio psichico lo portò a suicidarsi all’età di 38 anni. Money ha pubblicizzato il caso come prova empirica della sua teoria. In verità, va detto, che il bambino è stato educato fino a 18 mesi come un maschio e solo ad un anno e mezzo femminilizzato: pertanto il disagio sembrerebbe confermare non tanto la tesi della plasmabilità del genere, quanto quella della rilevanza della pressione educativa più precoce nell’identificazione sessuale. Cfr. J. COLAPINTO, As Nature Made Him. The Boy Who Was Raised as a Girl, HarperCollins, New York 2001” (Palazzani 2011, pp. 17-18 nota 19). 34 Dopo più di vent’anni, nel marzo 1997 il dottor Milton Diamond, da lungo tempo critico delle teorie di Money, insieme a Keith Sigmundson – uno psichiatra del John Hopkins che aveva parzialmente seguito il caso – in “Archives of Pediatrics and Adolescent Medicine” ricostruisce la vera storia di Bruce-Brenda; nel dicembre dello stesso anno il giornalista John Colapinto la diffonde in un memorabile articolo sulla rivista Rolling Stone: John Money non aveva riferito correttamente dei risultati del suo “esperimento perfetto”. Fin dall’inizio Brenda aveva manifestato comportamenti e atteggiamenti tipicamente maschili, dai propri interessi, alle preferenze per i vestiti e a quelle per i giocattoli, cercando anche di fare la pipì in piedi. A scuola il suo rendimento era scarso: chiusa e taciturna, manifestava sintomi di depressione, ed era stata anche espulsa per i difficili rapporti con i coetanei, fra cui non si era mai inserita: gli insegnanti avevano consigliato i Reimer di portare quella figlia così difficile da uno psicoterapeuta. I Reimer, d’altra parte, facevano sempre più fatica a portare i due gemelli alla visita annuale dal dottor Money: i ragazzini uscivano da quei colloqui molto disturbati. La situazione era peggiorata sempre più, per tutta la famiglia; nel 1978 il dottor Money aveva organizzato un incontro fra Brenda e un transessuale: Brenda ne era uscita sconvolta, aveva minacciato il suicidio, e aveva smesso del tutto i propri tentativi di comportarsi da femmina. I genitori decidono di dirle la verità quando Brenda ha quattordici anni: “Per la prima volta ogni cosa ebbe un senso, ed io ho capito chi e cosa ero”, dichiara, sollevata. Vuole tornare un maschio. Si sottopone nuovamente a cure ormonali, a un intervento di mastectomia e si fa ricostruire il pene. All’età di sedici anni è di nuovo un maschio, e si chiama David. Nel 1989 si sposa con Mary e ne adotta i tre figli. L’intervista su Rolling Stone diventa un libro: nel 2000 Colapinto pubblica “As Nature Made Him: the boy who was raised as a girl”, un best seller mai tradotto in Italia. David appare anche in tv e racconta la sua vita. Ma la storia non prevede un lieto fine. Nel 2000 il gemello Brian Reimer, in cura per schizofrenia, si suicida. David intanto si separa da sua moglie, perde il lavoro e il 4 maggio 2004 si suicida, a trentotto anni. Nel frattempo la Gender Identity Clinic della John Hopkins è stata chiusa. John Money è dichiarato professore emerito di Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale? Pagina 9 socialmente era approdata alle Nazioni Unite, era stata inserita nei documenti ufficiali dell’ONU e da lì veniva promossa in tutto il mondo. Il libro di Dale O’Leary, che era personalmente presente alle Conferenze dell’ONU del Cairo e di Pechino in cui il termine genere è stato inserito nei documenti ufficiali, fa un racconto dettagliato di come questo sia potuto accadere e quali sotterfugi, se non proprio frodi, siano stati inventati per far passare questa insana ideologia che sta producendo danni in ogni angolo del mondo”35. B. Da dove viene la gender theory, quali sono le sue radici?/1. Il femminismo radicale 1. Dale O’Leary nel suo Maschi o femmine? La guerra del genere coglie come radice fondamentale dell’ideologia gender il pensiero femminista. A questo proposito, a proposito delle istanze gender contenute nel pensiero femminista, possiamo dire due cose: a. In primo luogo dobbiamo dire che nella nostra tradizione millenaria l’idea della differenza è costata cara alle donne. Per secoli, per millenni l’idea del maschile e del femminile, per quanto riguarda la nostra civiltà occidentale, è stata decisamente androcentrica”36, e ha portato a ripetere spesso quanto Cantelmi condensa così: “Primo: le donne sono fondamentalmente differenti dagli uomini. Secondo: questa differenza pone le donne in una posizione inferiore rispetto agli uomini”37. Questo ha portato a numerose discriminazioni legislative, via via superate nei Paesi occidentali, questo porta oggi al persistere di stereotipi sociali di genere che possono essere anche “pesanti” per le donne. Stereotipi che a giudizio di Rita Torti – autrice, fra l’altro, di Mamma, perché Dio è maschio? Educazione e differenza di genere, Effatà ed. 2013 rischiano di essere rinforzati anche da mentalità e prassi relazionali diffuse nella comunità cristiana. Nell’articolo “Il sesso degli angioletti” apparso sulla Settimana del clero del 3 marzo 2014 Torti fa presente fra l’altro che “fin da prima che nasciamo il mondo è pronto ad accoglierci con un repertorio di cose “rosa” e cose “azzurre”, che si tratti dei giocattoli o delle attività, dell’orientamento scolastico o dei ruoli in televisione, dei soffitti di cristallo sul lavoro o di quello che si dà per scontato spetti a uomini e donne nella cura della casa e della famiglia. Bambine e bambini colgono con molta chiarezza che non siamo affatto in un mondo neutro, e preferiscono sacrificare parti di sé pur di adeguarsi alle aspettative e alle prescrizioni di genere, perché hanno bisogno di sentirsi riconosciuti e collocati in una “normalità” che garantisca accettazione e quindi sopravvivenza”. E sottolinea quanto segue. “Il messaggio prevalente rivolto all’infanzia attraverso una pluralità di canali, ad esempio, è che le bambine devono, da una parte, imparare a usare il corpo per sedurre il maschio, interiorizzandone lo sguardo; e, dall’altra, prepararsi a servirlo e ad accudire lui e i figli e figlie che con lui saranno generati. Che devono essere tranquille e obbedienti, pulite e perfette; che il loro posto è dietro la finestra e che la natura sono i fiori del giardino e non certo la giungla o le galassie. Avventura, coraggio, autonomia, indipendenza, prestigio e ruoli di comando, assieme a un po’ di sporco, ad un certo grado di violenza e ad un evidente maggior valore sociale, sono invece consegnati ai bambini come appropriati e necessari alla loro maschilità”. A giudizio della studiosa delle problematiche di genere, “occorre aiutare bambine e bambini – con il dialogo, le storie, le proposte di giochi e attività – a Psicologia Medica e Pediatria alla John Hopkins University, ed è premiato, fra l’altro, dal National Institute of Child Health and Human Development per le sue ricerche. Il caso Bruce-Brenda-David e le sue opinioni sulla pedofilia, che considera non patologica in caso di mutuo consenso e non necessariamente negativa per il bambino, non pare ne abbiano impedito carriera e riconoscimenti” 35 D.Nerozzi, op.cit., pp. IX-XI. 36 Cantelmi op. cit, p. 27. 37 Op. cit, p. 28. Per questa tematica Cantelmi fa riferimento, in particolare, al saggio di B.Gelli Psicologia della differenza di genere. Soggettività femminili tra vecchi pregiudizi e nuova cultura, Franco Angeli, Milano 2009. Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale? Pagina 10 “disfare il genere”, cioè a coltivare la libertà e la responsabilità di seguire le proprie inclinazioni, di sviluppare i propri talenti, di conoscere, abitare e migliorare il mondo senza troppa paura di infrangere modelli che – in quanto non naturali, ma storici – possono essere scavalcati, trasformati, interpretati: la differenza va liberata, non prescritta”. Di qui – tra l’altro - l’appello a un radicale cambiamento di prospettiva mentale nella comunità cristiana: “Allora, uomini la cui maschilità si svincoli dai codici (anche nascosti) del potere e dell’universale, consapevoli della propria parzialità e capaci di non delegare alle donne gli ambiti della cura, del servizio, del “privato”; e donne assertive, consapevoli della propria genealogia, che non hanno bisogno di permessi e concessioni per esprimere parola, sapere, autorevolezza: questa, sì, sarebbe nella società di oggi una eversiva “differenza cristiana””. Questa prospettiva di “liberare”, non “prescrivere” la differenza da una parte può essere considerata come conferma che la differenza c’è, dall’altra suona come un avvertimento del tipo “non tutto ciò che è spacciato per differenza è davvero oggettiva e naturale differenza”. b. In secondo luogo, possiamo notare l’evoluzione del pensiero femminista. Per un secolo e mezzo all’incirca il movimento delle donne ha dato per scontata la differenza uomo/donna, maschile/femminile. Però ha notato e denunciato un sacco di discriminazioni a danno delle donne; ha evidenziato sempre di più come la condizione femminile e quella maschile non siano dovute solo alla loro conformazione fisica, anatomica ( E’ la società, con la sua cultura, la pratica educativa, i modi di pensare consolidati nel tempo a costruire il ritratto sociale tipico della donna e dell’uomo, e a costringere le donne a una condizione di inferiorità) e ha chiesto pertanto la parità: diritto di voto, diritto all’istruzione anche ai massimi livelli, accesso a tutte le professioni; le stesse possibilità, le stesse opportunità, le stesse libertà degli uomini. Ma in seguito, soprattutto negli anni sessanta-settanta e in particolare nei Paesi più sviluppati come gli Stati Uniti, nei quali la parità giuridica è stata sostanzialmente realizzata, il femminismo radicale ha notato come, anche se di diritto uguali, di fatto le donne si trovano in una condizione di inferiorità. E ha attribuito alla conformazione fisica della donna una rilevanza decisiva in ordine alla sua inferiorità di fatto. Di qui l’appello alla scienza e alla tecnologia, per liberare la donna dalla costrizione della sua specifica conformazione corporea, in particolare per liberarla dal peso della maternità. Di qui – via via – contraccezione, aborto e procreazione artificiale. 2. Secondo Dale O’Leary, “La scrittrice che ha meglio espresso la visione femminista è stata Shulamith Firestone”38. a. “Nel suo libro, La dialettica dei sessi [1970], la Firestone dimostra come il marxismo si possa trasformare in femminismo radicale: Come per assicurare l’eliminazione delle classi economiche è necessaria la rivolta delle sottoclassi (il proletariato) e, in tempo di dittatura, la conquista dei mezzi di produzione, allo stesso modo per assicurare l’eliminazione delle classi sessuali è necessaria la rivolta della sottoclasse (le donne) e la presa di controllo della riproduzione […] Come la meta finale della rivoluzione socialista non era solo l’eliminazione dei privilegi di classe ma la stessa distinzione in classi, così il fine ultimo della rivoluzione femminista deve essere, a differenza del primo movimento femminista, non solo l’eliminazione dei privilegi maschili ma la stessa distinzione in sessi». Ecco – commenta O’Leary - la radice del femminismo radicale e il cuore dell’Agenda di Genere: l’eliminazione della distinzione sessuale e il controllo della riproduzione. Le femministe radicali sono d’accordo con i marxisti che il fine ultimo deve essere quello di una società senza classi, ma secondo loro la rivoluzione deve portare alla cancellazione della distinzione in classi sessuali e la 38 Op. cit., p. 93. Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale? Pagina 11 chiave per raggiungere questo risultato è «il controllo della riproduzione». La Firestone pensa che gli uomini siano abili nell’intrappolare le donne nel matrimonio perché sono le donne ad avere i bambini, e lei dà a Engels il credito per questa scoperta: «Engels ha osservato che l’originale suddivisione del lavoro tra uomini e donne era all’interno della famiglia per far nascere i figli: il marito era considerato il padrone, la donna i mezzi di produzione, i figli il lavoro; e che la riproduzione della specie umana era un importante sistema economico distinto dai mezzi di produzione». Il primo obiettivo della rivoluzione dovrebbe essere quello di liberare le donne dal peso di far nascere i figli. Lei ritiene che se le donne si rifiutassero di far figli, gli uomini sarebbero costretti a inventarsi una soluzione tecnologica al problema. «Se la riproduzione delle specie da parte di un sesso a beneficio di entrambi venisse rimpiazzata dalla riproduzione artificiale (o almeno ci fosse l’opzione), i bambini nascerebbero uguali in entrambi i sessi, o indipendenti da questo fattore, così come uno decidesse di vedere la cosa». Non sono stati ancora sviluppati uteri artificiali o tecniche chirurgiche che consentano ai maschi di gestire un feto umano, anche se l’idea continua a tornare a galla. Le femministe radicali più moderate hanno abbandonato l’idea della rivoluzione biotecnologica e si sono attestate sulla richiesta che il «controllo della riproduzione» sia interamente nelle mani delle donne, il che includerebbe l’aborto a richiesta per l’intera durata della gravidanza, il libero e facile accesso a tutte le forme di contraccezione e a tutte le tecniche riproduttive. È interessante il fatto che la Firestone riconosca chiaramente di voler «attaccare la realtà biologica». A differenza delle classi economiche, quelle sessuali derivano dalla realtà biologica: gli uomini e le donne sono stati creati diversi e non con gli stessi privilegi». «Le naturali differenze riproduttive tra i sessi hanno portato alla prima divisione del lavoro in base al sesso, che rappresenta l’origine di tutte le ulteriori divisioni delle classi economiche e sociali». La Firestone è pronta a eliminare ciò che è «naturale» se questo impedisce la rivoluzione: «Pertanto il “naturale” non è necessariamente un valore “umano”. L’umanità ha incominciato a superare la natura; non possiamo più giustificare la persistenza di un sistema discriminatorio di classi sessuali in base alla sua origine nella Natura. in verità, si incomincia a pensare come disfarsene, fosse solo per ragioni pragmatiche»39. b. “Perversità polimorfa” La Firestone reclama anche un’assoluta libertà sessuale. Sempre a suo giudizio, la famiglia si basa sulla restrizione della sessualità dei coniugi. Ragion per cui, l’eliminazione della famiglia sarà accompagnata dalla liberazione della sessualità da ogni restrizione riguardante il numero, il sesso, l’età, i rapporti biologici, o lo stato maritale dei partecipanti. La Firestone vuole un «ritorno al pansessualismo senza ostacoli, la perversità polirmorma freudiana, probabilmente sostituirà la sessualità etero, omo e bisessuale»40. 39 Ivi, pp. 93-95. Ivi, p. 95. “Per capire la relazione esistente tra femminismo e lesbismo, è necessario sapere che esistono tre teorie che cercano di dare una spiegazione dell’orientamento omosessuale e lesbico: innato, polimorfo, e traumatico. Innato. Le persone nascono eterosessuali o omosessuali e non c’è niente da fare. L’omosessualità pertanto è naturale ed equivalente all’eterosessualità. La società dovrebbe garantire agli omosessuali pieni diritti come quello di sposarsi e adottare figli. L’orientamento sessuale è visto come un equivalente della razza, qualcosa che non si sceglie e non si può controllare. Polimorfo. Gli esseri umani nascono senza alcun orientamento sessuale e sono capaci di essere attratti da entrambi i sessi. Il sesso del partner è irrilevante. Le persone che credono a questa versione ritengono che le categorie dell’omosessualità, dell’eterosessualità e della bisessualità dovrebbero essere abbandonate cosicché gli esseri umani possano tornare alla loro «sessualità naturale perversa polimorfa». Traumatico. L’omosesualità, e il lesbismo sono causati da traumi infantili, come il rifiuto del genitore dello stesso sesso, l’abuso sessuale e una combinazione di fattori. Il comportamento omosessuale e lesbico è visto come un modo additivo e autodistruttivo di trattare problemi infantili irrisolti. La condizione può essere trattata, in molti casi anche positivamente, se la persona vuole cambiare. L’orientamento sessuale omosessuale e lesbico è visto come un problema simile a quello della droga 40 Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale? Pagina 12 c. “La liberazione sessuale dei bambini La Firestone reclama anche la totale liberazione dei bambini e l’abolizione virtuale dell’infanzia: «Dobbiamo includere anche l’oppressione dei bambini in ogni programma della rivoluzione femminista [...] Il nostro passo finale deve essere l’eliminazione della stessa condizione di femminilità e infanzia [...]. I commenti della Firestone sulla liberazione dei bambini mostra il legame ideologico tra femminismo radicale e il movimento dei diritti dei bambini. Secondo la Firestone: Il tabù dell’incesto attualmente serve solo a preservare la famiglia; se ci sbarazzassimo della famiglia ci sbarazzeremmo anche delle repressioni che vedono la sessualità posta in formazioni specifiche. Una volta che tutto sia livellato in parità, la maggior parte della gente potrebbe ancora preferire il sesso opposto semplicemente perché è fisicamente più conveniente. La Firestone non vede niente di intrinsecamente sbagliato nell’incesto o nelle molestie ai bambini: «I tabù sessuali adulto/bambino e omosessualità sparirebbero, così come le amicizie non sessuali [...] Tutti i rapporti intimi includerebbero anche la fisicità». Lei è convinta che la liberazione sessuale assoluta rappresenti la chiave per la liberazione economica: «se la repressione sessuale precoce è il meccanismo di base attraverso cui si producono le strutture caratteriali che sostengono l’egoismo politico, ideologico ed economico, la fine del tabù dell’incesto potrebbe avere effetti profondi, attraverso l’abolizione della famiglia. La sessualità verrebbe liberata dalla sua camicia di forza e andrebbe a eroticizzare l’intera cultura, cambiandone così la stessa definizione». La Firestone ritiene infatti che una volta eliminato il tabù dell’incesto non ci sarebbe niente di male se un bambino avesse dei rapporti sessuali con la madre. Dale ‘O Leary avverte che Le idee della Firestone sono talmente estreme che è facile capire perché le femministe, molte delle quali sono profondamente influenzate dalle sue teorie, stiano bene attente a non mandarla avanti come portavoce del movimento. Le femministe radicali non hanno abbandonato la visione della Firestone di una totale rivoluzione di classe. Riconoscono però che questa dovrebbe essere presentata in una forma più accettabile”41. C. Da dove viene, quali sono le sue radici?/2. La rivoluzione sessuale (e omosessuale) I riferimenti a un famoso testo del femminismo radicale offertici da Dale O.Leary fanno capire che la gender theory si iscrive in una più ampia e complessiva rivoluzione sessuale, che caratterizza la modernità occidentale. Infatti la femminista che O.Leary considera particolarmente rappresentativa, Shulamith Fireston, aveva auspicato già nel 1970 una rivoluzione sessuale che comportava “l’annullamento delle distinzioni del sesso in relazione all’età (estendendo la liberazione sessuale oltre gli adulti, ai minori), al numero (ampliando i legami oltre due persone), al vincolo familiare (ammettendo anche l’incesto), al genere (ritenendo equivalente l’eterosessualità all’omosessualità)”, come puntualizza Laura Palazzani42. L’idea-guida di questa e di altre rivoluzioni della modernità è quella della felicità. e dell’alcolismo. Mentre le femministe sostengono che il lesbismo è un qualcosa di innato quando portano avanti la loro azione di lobbying per i diritti dei gay, tra di loro parlano di scelta di partner sessuale come una dichiarazione politica. Secondo Alison Jagger, alcune femministe credono che il goal finale sia quello della perversità polimorfa, ma la situazione presente richiede che le donne adottino il lesbismo come «un modo per combattere l’ideologia eterosessuale che perpetua la supremazia del maschio». I difensori della famiglia ritengono che tutti gli esseri umani debbano avere uguali diritti per quanto concerne il rispetto delle persone e la loro sicurezza fisica, ma si oppongono ai diritti speciali derivanti dall’orientamento sessuale, ai matrimoni dello stesso sesso e all’insegnamento ai bambini che l’omosessualità è una condizione normale. C’è stato un gran dibattere sull’influenza esercitata dalle lesbiche all’interno del movimento femminista. Qualcuno dice che esse lo dominano. L’elezione di Patricia Ireland alla presidenza della NOW (National Organization of Women), dopo che la stessa aveva ammesso di intrattenere un rapporto lesbico, sembra dar corpo alle accuse” (Ivi, pp. 95-97). 41 Ivi, pp. 97-98. 42 Palazzani, op. cit., p. 55. Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale? Pagina 13 1. Modernità e felicità Il mondo moderno si caratterizza anche e non secondariamente per l’impegno e il proposito di garantire la felicità a tutti e a ciascuno. Ma come? a. Mediante la rivoluzione scientifica, tecnologica, industriale, chiamata a dare benessere fisico, materiale, economico b. Mediante le tante rivoluzioni politiche, chiamate a garantire libertà e giustizia sociale, o a realizzare addirittura un uomo nuovo, una società nuova. Anche il comunismo e il nazismo sono nati per portare una specie di paradiso su questa terra (che poi si è rivelato a dire il vero un inferno) c. Mediante un insieme di rivoluzioni nel costume sociale, nella vita familiare, nel rapporto tra uomini e donne. In questo contesto nasce la rivoluzione femminista, e nello stesso tempo la rivoluzione sessuale. La rivoluzione sessuale si presenta dunque come la progressiva liberazione e liberalizzazione dei comportamenti che tendono al piacere sessuale. 2. “A tutto sesso, per essere felici”: questo sembra essere lo slogan fondamentale della moderna e ancor più dell’odierna rivoluzione sessuale, che assegna a tutte le età e in tutte le modalità quel diritto al piacere sessuale che sembra avere uno dei primi posti nell’elenco dei diritti umani. a. è in vista della “felicità sessuale” che in modo sempre più perentorio e per così dire “minaccioso” sono spesso promossi nel mondo la contraccezione e l’aborto: proprio per liberare il godimento sessuale da ogni spiacevole conseguenza e da ogni spiacevole responsabilità. - E’ per questo che in vari Paesi si offrono contraccezione, contraccezione d’emergenza, aborto anche alle minorenni anche senza ascoltare i genitori: cosa che non si ritiene lecita per qualunque altro trattamento sanitario. - E’ per questo, ad esempio, che nel suo rapporto sul Vaticano diffuso il 5 febbraio 2014 “La Commissione [la Commissione delle Nazioni Unite per i diritti dei minori] invita la Santa Sede a rivedere la propria posizione sull’aborto che mette ovviamente a rischio la vita e la salute delle ragazze incinte, e a emendare il canone 1398 sull’aborto identificando circostanze in cui l’accesso all’aborto può essere consentito” e nello stesso tempo “raccomanda alla Santa Sede di: (a) valutare le serie implicazioni della sua posizione (…) e superare tutte le barriere e i tabù riguardo alla sessualità degli adolescenti, che impediscono il loro accesso all’informazione sessuale e riproduttiva, compresa quella sulla pianificazione familiare e sui contraccettivi, i pericoli della gravidanza precoce, la prevenzione dell’Hiv/Aids”. - Ed è in questo contesto che trova collocazione l’ episodio riferito dall’ANSA il 3 febbraio di quest’anno (2014): “Cinque attiviste di Femen43 hanno lanciato, al grido di "l'aborto è sacro" alcuni loro indumenti 43 “FEMEN ( Ucraino : Фемен) è un esibizionista femminista gruppo di protesta fondata nel Ucraina nel 2008. Il gruppo [7] [8] [9] è ora sede a Parigi . L'organizzazione divenne noto a livello internazionale per l'organizzazione controversi [1] [8] [10] protesta in topless contro il turismo sessuale, istituzioni religiose, il sessismo e altre sociale, nazionale e temi internazionali. In ottobre 2013 FEMEN ha avuto il suo più grande appartenenza a Francia (30 attivisti locali a gennaio [4] [7] 2013). In ottobre 2012 l'organizzazione sosteneva che avesse circa 40 attivisti in Ucraina, e altri 100 che si era [ 10], [11] unito le loro proteste all'estero, così come ventimila sostenitori tramite la rete sociale Vkontakte . L'organizzazione si descrive come "lotta contro il patriarcato nelle sue tre manifestazioni - sfruttamento sessuale delle [12] donne , dittatura e religione " e ha dichiarato che il suo obiettivo è "sextremism per tutelare i diritti delle donne". [7] [12] [13] Femen attivisti sono stati regolarmente detenuti dalla polizia in risposta alle loro proteste”. (da Wikipedia). Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale? Pagina 14 intimi verso l'arcivescovo di Madrid, cardinale Antonio Maria Rouco Varela. L'episodio è avvenuto ieri sera, mentre Varela entrava nella chiesa di San Justo e Pastor per celebrare la messa. La protesta del gruppo femminista segue di un giorno quella di alcune decine di migliaia di donne spagnole contro il progetto di riforma della legge sull'aborto, approvato dal governo conservatore di Mariano Rajoy”. L’aborto è sacro: perché? Il potere sul figlio portato in grembo è rivendicato in nome di quella “salute riproduttiva” invocata da tante agenzie internazionali, che riguarda l’”aborto sicuro”, e quella sicurezza di poter abortire che è ritenuta indispensabile per assicurare la complessiva “felicità sessuale”. b. Il sopra citato Rapporto sul Vaticano muove dure critiche al Vaticano per quanto riguarda la questionepedofilia. Eppure in nome dell’idea che – per parafrasare lo slogan delle Femen – “il piacere sessuale è sacro”, non solo si fa strada - per ora timidamente - la legittimazione dell’ incesto (già teorizzata – come abbiamo visto - in pubblicazioni femministe degli anni Settanta), ma anche la tendenza a temperare o eliminare nella sostanza anche se non nelle parole il giudizio e le norme sulla pedofilia. La legittimazione della pedofilia in nome – potremmo dire - della sacralità del piacere sessuale pare obiettivamente incoraggiata da quanto deciso dall’ Associazione degli psichiatri americani, una delle più importanti associazioni scientifiche del mondo, che – ci informa Giulio Meotti ne Il Foglio di martedì 5 novembre 2013 – “ha modificato nel suo ultimo manuale la linea sulla pedofilia: non più “disordine” ma “orientamento” come gli altri”. Pressata poi dall’accusa “di aver normalizzato la pedofilia, l’Associazione degli psichiatri ha detto che rettificherà il nuovo manuale, distinguendo stavolta fra “pedofilia e disordine pedofiliaco”. Se la seconda resta una patologia psichiatrica, la prima diventerà “un orientamento normale della sessualità umana””. Così nel “Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders”, “una specie di “bibbia” occidentale per gli psichiatri, il manuale usato per i trattamenti psichiatrici e che si prefigge l’obiettivo di “fornire alla comunità psichiatrica internazionale un linguaggio comune sui disturbi mentali basato sull’evidenza scientifica””. c. Anche la promozione dell’omosessualità, e la difesa dell’omosessualità da ogni possibile critica mediante apposite leggi sull’omofobia, va collocata nel contesto del diritto assoluto al piacere sessuale, nel contesto di quella rivoluzione che per decenni ha meritato il nome di sessuale, ma che più di recente potrebbe essere denominata omo-sessuale, più appropriatamente omo-erotica, come ha proposto a suo tempo lo psicoanalista Sàndor Ferenczi44. E’ bene ricordare che la stessa Associazione degli psichiatri americani cui si deve la recente derubricazione dalla lista dei “disordini” della pedofilia ha derubricato nel 1973 l’omosessualità, prima ritenuta non normale e “deviazione”, dall’elenco dei disturbi mentali indicati nel suo “Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders”. E l’Organizzazione mondiale della sanità si è poi allineata su questa posizione, che – sottolinea Francesco D’Agostino – “riposa sulle risultanze non di adeguate ricerche scientifiche, ma di un curioso questionario che l’Apa, l’American Psychological Association rivolse ai propri iscritti: a tale questionario risposero solo diecimila soci – su un totale di più di 44 Come sottolinea fra gli altri Tony Anatrella, “Il concetto «omosessualità» è composto dal greco omoios, il simile, e sessualità, che deriva da sexus, la cui radice latina secare significa tagliare, addirittura tagliare in due. Si tratta di due radici, omo e sexus, che non si accordano. Esse indicano che due persone dello stesso sesso sono scisse o distinte da ciò che è simile, cosa che non sono, mentre uomo e donna sono espressioni differenziate. Preso alla lettera il termine «omosessualità» esprime in realtà l’opposto di ciò che enuncia, in quanto due persone dello stesso sesso, nel quadro dell’omoerotismo, sono in relazione fusionale coincidendo nell’identico” (Op. cit. p. 79). Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale? Pagina 15 centotrentamila – e tra questi diecimila si riscontrò una maggioranza, non strepitosa, del 58% a favore della cancellazione dell’omosessualità dal novero delle patologie)”45. c. La gender theory appartiene a una complessiva sex theory. A prima vista, la gender theory può manifestarsi come reazione positiva alla larga diffusione di stereotipi di genere di cui sono vittime le donne o gli omosessuali. Ma andando alle radici, la gender theory si rivela come una complessiva sex-theory, una teoria della liberazione totale dell’esperienza sessuale intesa come realizzazione del piacere corporeo. 3. “A tutto sesso, a tutti i costi”. Un piacere da perseguire in tutti i modi e a tutti i costi. Fra questi costi, in cima a questi costi, gli aborti. Sandro Magister, vaticanista dell’Espresso, ha segnalato fra gli altri un’omelia di papa Francesco del 18 novembre 2013, molto esplicita al riguardo. Riferisce l’Osservatore romano che il pontefice ha condannato l’affermarsi odierno dello «spirito del progressismo adolescente», che conduce al «pensiero unico frutto della mondanità», allontanando dalla fedeltà a Dio e all’uomo; e che ha chiesto poi ai presenti «Voi pensate che oggi non si fanno sacrifici umani?», rispondendo: «Se ne fanno tanti, tanti. E ci sono delle leggi che li proteggono». Potremmo dire, prendendo lo spunto da queste affermazioni di papa Francesco, che l’odierna “religione del sesso” porta a molti sacrifici umani nel senso stretto del termine, e a molti sacrifici dell’umano. 4. L’’usa e getta’ nei rapporti umani Sull’altare della religione del sesso e più in generale del piacere non sono solo sacrificate, votate alla morte le vite di esseri umani, ma sono mortificate, strumentalizzate le vite di molti altri esseri umani (non condannati a morte, ma ridotti a ‘oggetto’ o ‘strumento’; mortificati nella loro umanità, appunto). A dire il vero, la religione del sesso quando è presentata nella sua versione politically correct, esclude perentoriamente la violenza, quindi la schiavitù sessuale, la pedofilia violenta. Ma l’idolatria verso il piacere sessuale rischia di abbattere frequentemente questi confini. a. Ed ecco la diffusione crescente, preoccupante della pedofilia, della pedopornografia. Ecco la strumentalizzazione sessuale di massa costituita dal ricorso alla prostituzione (tutt’altro che raramente coatta e violenta, minorile, di cui fa uso – secondo il recente rapporto del gruppo Abele – almeno 2,5 milioni di italiani). b. Ed ecco la “hookup culture”, una modalità di ricerca del piacere sessuale che apparentemente non è violenta, in quanto si realizza tra consenzienti, ma a ben vedere è molto violenta. Ne ha parlato il settimanale Tempi del 15.05.2013 in una corrispondenza da New York di Mattia Ferraresi dal titolo Il sesso distratto. Donna Freitas, professoressa di studi religiosi alla Boston University, racconta la fine del sesso nel suo The End of Sex: How the Hookup Culture is Leaving a Generation Unhappy, Sexually Unfulfilled, and Confused About Intimacy, uno studio sociologico basato su 2.500 interviste anonime a studenti universitari americani. […] “Non ci sono legami. lo fai e basta, e quando lo hai fatto puoi dimenticartene”, dice una ragazza che frequenta il primo anno in un’università cattolica. Se l’esperienza è stata abbastanza indifferente emotivamente è consentito ripeterla con la stessa persona. […] La “hookup culture”, la cultura dell’aggancio è imperniata sulla “natura esclusivamente fisica del rapporto. Le parti convengono di evitare qualunque accenno che possa generare una scintilla emotiva. […]”.“neIla cultura universitaria di oggi il sesso è una cosa che gli studenti mettono in agenda, come lo studio e la palestra». “la grande macchina del sesso va vanti a tutto vapore, con la sua bulimia che tutto consuma e rigetta senza soluzione di continuità. Nei dormitori dei college «il sesso è veloce, distratto, spensierato, meccanico. La cultura universitaria 45 D’Agostino Avvenire 18 gennaio 2014. Vedi anche T.Anatrella op. cit., pp 127-130. Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale? Pagina 16 promuove sesso noioso, sesso ubriaco, sesso che non ti ricordi, sesso di cui non t’importa nulla, sesso in cui il desiderio è completamente assente, sesso che ti trovi a fare soltanto perché “lo fanno tutti gli altri” o perché “succede””. Lo fanno in effetti tutti, o quasi, ma: “Il 75 per cento degli studenti intervistati, scelti con metodologia scientifica fra università cattoliche e secolarizzate, dice di avere partecipato alla cultura dominante del sesso serialmente occasionale, ma — e questa è l’osservazione che ha mosso la studiosa a descrivere il fenomeno, il 50 per cento degli intervistati si dice insoddisfatto. […] A forza di riempire l’agenda di fugaci incontri sessuali senza conseguenze […] la vita dei giovani tende a svuotarsi e spesso la frequenza degli “agganci” è direttamente proporzionale alla delusione che segue l’orgasmo. “In fondo ai racconti cinici, ansiosi o disperatamente spensierati dei ragazzi non c’è soltanto la fenomenologia dello spirito odierno del college americano, c’è una concezione del mondo nella quale il legame con l’altro si trasforma necessariamente in un cappio”. Alla fine, la hookup culture “è una gigantesca operazione di riduzione dell’altro (e di sé) a puro mezzo, per assecondare felicemente la dimensione immediata della vita e appiattire la complessità intollerabile dell’esperienza. Per essere finalmente autonomi e soli”. Con la “cultura dell’aggancio” siamo di fronte non a sacrifici umani, ma certo alla mortificazione dell’umano sull’altare di quel piacere sessuale che non è più la gioiosa festa alla quale l’amore chiama i corpi di chi ha messo in comune la vita, ma piuttosto una specie di “dose” chiamata a riempire vuoto e disagio. 5. Fuga dalla relazione, fuga dai figli Il consumo sessuale implica la fuga da ogni legame, cioè teme sopra ogni altra cosa l’unione stabile o addirittura indissolubile, e il doversi occupare di, l’essere a lungo coinvolti nella cura di un altro essere umano. Di qui l’usa e getta con i partner sessuali, di qui il getta e basta nei confronti dei figli. a. Finchè morte non ci separi? Eh, no. “I coinvolgimenti del tipo «finché morte non ci separi» diventano contratti «finché di reciproca soddisfazione», temporanei ed effimeri per definizione, per calcolo e per impatto pragmatico, e dunque facili a essere infranti unilateralmente, ogni qualvolta uno dei partner annusi un’occasione migliore e consideri conveniente rompere l’unione anziché tentare di salvarla a ogni costo. In altre parole, legami e unioni tendono a essere considerati e trattati come cose da essere consumate, non prodotte; sono soggetti agli stessi criteri di valutazione di tutti gli altri oggetti di consumo”46. b. Consumismo e relazioni umane. Nota Bauman come “se l’altro è “merce”, allora è soggetto al destino di tutte le merci, ovvero alla ‘rottamazione’, all’abbandono: “Una volta che il permesso (e la prescrizione) di respingere e sostituire un oggetto di consumo non più soddisfacente è esteso alla relazione tra partner, questi ultimi vengono a trovarsi nella condizione di oggetti di consumo”47. Come si configura la relazione sessuale in questo contesto? Essa va gestita secondo la tipica direttrice di vita liquido-moderna, che Bauman riassume così: “Non farti accalappiare. Evita gli abbracci troppo soffocanti. Ricorda: quanto più profondi e densi sono i tuoi impegni e coinvolgimenti, tanto maggiori sono i rischi che corri”48. c. Sesso e paure “Grazie a un ingegnoso stratagemma pubblicitario, il significato vernacolare di «sesso sicuro» è stato recentemente ridotto all’uso del profilattico”49, nota Bauman, che fa presente, però, tanti altri significati di “sicurezza” (e di “paura”) in riferimento al sesso: “La più terrificante delle paure nasce dall’ambiguità dell’incontro sessuale: è stato un primo passo verso una relazione oppure il suo capolinea 46 Z.Bauman, Modernità liquida, Laterza, Roma-Bari 2011, p. 190. Consumo dunque sono, Laterza, Roma-Bari 2010, p. 29. 48 Amore liquido p. 82. 49 Amore liquido p. 70. 47 Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale? Pagina 17 […] Che tipo di impegno implica, semmai lo implica, l’unione dei corpi? In che modo vincola, se mai lo vincola, il futuro dei partner?”50. d. Spaventati… a morte. E se per caso, nonostante tutte le “precauzioni”, viene concepito un figlio? Il cosiddetto amore liquido moderno, in quanto costantemente accompagnato dalla paura di non essere felici che è tutt’uno con la paura di contrarre legami, porta dritto dritto all’aborto. Depenalizzare in una certa variabile misura l’aborto può essere considerato come comprensione di gravi drammi umani. Ma il più delle volte non si parla di depenalizzazione, ma di “diritto all’aborto”. Tale presunto diritto nasce insieme all’idea che ciascuno ha diritto alla felicità, a una felicità intesa come disponibilità di piaceri e assenza di penalizzanti legami. La donna ha diritto di abortire in quanto ha diritto ad essere felice; e si dà per scontato che non si è felici nelle relazioni e con le relazioni, ma se si è liberi di disporre di sé, se il portatore del diritto alla felicità può liberamente muoversi alla ricerca dei piaceri. La paura di non essere felici spaventa donne e uomini. Li spaventa a morte, nel senso che li spinge a dare la morte ai loro figli, considerati come ostacoli alla felicità. Così il grembo materno non è più il luogo più sicuro per un essere umano, ma quello meno sicuro in assoluto. Ed è per questo che allora Madre Teresa di Calcutta poteva dire che l’aborto è il peggior killer della pace, visto che porta la madre a considerare nemico mortale addirittura il figlio. e. E’ opportuno notare come sia in gioco una componente di violenza nel “consumismo sessuale”, anche se tra consenzienti: l’uso di un altro essere umano, anche l’uso reciproco – come in sostanza insegnava Kant è sempre abuso, è sempre “riduzione dell’altro a strumento”, dunque violenza. D. A che cosa porta, quali eventi produce la gender theory? Considerata in particolare come promozione dell’in-differenza sessuale, e considerata come una tipica istanza dell’odierna rivoluzione sessuale, la gender theory può portare a varie conseguenze 1. Un nuovo modo di educare in famiglia Un’esperienza-tipo di un approccio familiare secondo la gender theory è quella della famiglia canadese di Storm: “l’idea che sia l’ambiente, la società e l’educazione a plasmare arbitrariamente ed esclusivamente sulla base di aspettative e stereotipi, le inclinazioni di genere è molto in voga e fa molta presa nella mente di molte persone. Come in quella dei genitori di una famiglia canadese [la vicenda è riportata dai giornali nel maggio del 2011]. David e Kathy, genitori di tre figli, hanno pensato che attraverso le aspettative di genere si nega la libera espressione di sé al bambino, costringendolo in ruoli prestabiliti per lui dalla società, impedendogli di vestirsi di rosa o di blu oppure di giocare con i camioncini o con le bambole a seconda se sia di sesso maschile o femminile. Così i due genitori hanno optato per una modalità radicale di educazione genere-neutrale e hanno deciso di non limitare in nessun modo la creatività e la spontaneità dei loro bambini cercando di non influenzarli in nessun modo. Jazz e Kio, i primi due figli, sono stati educati in modo più neutrale possibile evitando di fargli pressioni di alcun tipo eludendo ogni condizionamento di genere che li indirizzasse verso ruoli prestabiliti. Capelli lunghi o corti, smalto, palla, bambola, gonna o pantalone tutto è stato messo a disposizione della loro spontanea curiosità e del loro interesse senza alcuna direttiva o suggerimento da parte dei genitori. L’esperimento, però, è stato inficiato dal fatto che mentre i genitori ambivano all’educazione genere-neutrale, così non era per i loro amici, parenti, insegnanti che sapendo entrambi maschi in un modo o nell’altro finivano per inviare messaggi che indicavano ai due bambini comportamenti e atteggiamenti adeguati al loro sesso. Così, con il terzo figlio, si sono spinti oltre e per ovviare alle influenze che necessariamente sarebbero 50 Amore liquido pp. 71-72. Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale? Pagina 18 intervenute, hanno deciso di celare il sesso di appartenenza del nuovo nato. Storm, che nel maggio 2011 aveva appena quattro mesi è un bambino di cui, al tempo, non si conosceva il sesso. Gli unici che erano a conoscenza se fosse maschio o femmina erano i genitori, coloro che avevano assistito al parto e un vecchio amico di famiglia”51. La vicenda di Storm è finita nei quotidiani di tutto il mondo. Il quotidiano Il Foglio del 31 maggio 2011, nell’articolo dal titolo “E’ un maschio o è una femmina? Il massimo del politicamente corretto è tenerlo segreto” riferisce tra l’altro che il padre di Storm, insegnante in una scuola alternativa , ama dire “Se vuoi davvero conoscere qualcuno, non chiedi cosa c’è fra le sue gambe”, mentre la madre ha scritto la madre al quotidiano di Toronto “nel non rivelare il genere del mio prezioso bambino, io dico al mondo: per favore lasciate che Storm scopra da solo, o da sola, quel che vuole essere”. 2. Un nuovo modo di educare a scuola a. Un’esperienza-tipo: il nido “Egalia” “Siamo a Stoccolma, Svezia. Qui dal 1998 il Governo ha varato una legge per consentire alle scuole di garantire pari opportunità tra maschi e femmine che porta alla nascita di diverse iniziative tra cui un asilo nido, Egalia, specializzato sulla neutralità di genere. Niente più «bambini» e «bambine », ma soltanto «amici». Niente più fiabe classiche dove i maschi stanno da una parte e le femmine dall’altra. Al bando l’affettata Biancaneve e l’ammiccante Cenerentola, così come i nerboruti sette nani e il virile Principe Azzurro. Al loro posto la storia di due maschi di giraffa che sono ansiosi di adottare un figlio e ripiegano su un uovo di coccodrillo, con tanto di scontato lieto fine. In questo asilo il reparto mattoncini da costruzione sta accanto alla cucina giocattolo, per invitare i piccoli a un fertile e continuo scambio di ruoli. Secondo gli educatori l’esperimento servirà a rendere i bambini più tolleranti. Niente barriere mentali. Tutto è fatto, pensato e detto per eliminare le differenze fra i sessi e contemplare, per contro, tutta la gamma possibile di appartenenze e ibridazioni: «Egalia dà loro la fantastica opportunità di essere quello che vogliono» decanta un’insegnante trentunenne. L’obiettivo, dice Lotta Rajalin, direttrice dell’asilo, è quello di affrancare i bambini dalle «discriminazioni di genere» perché «le differenze di genere sono alla base dell’ineguaglianza». Il mezzo è la creazione di un territorio neutrale dove ognuno possa sviluppare le proprie potenzialità senza essere in qualche misura condizionato dall’identità di genere. E’ questo un caso di educazione di genere, con la quale si intende educare i ragazzi tenendo conto della plasmabilità e complessità che ha la natura umana e smarcandosi da quei condizionamenti schematici e rigidi che provengono dagli stereotipi di genere: un maschio può avere piacere a giocare un gioco figurativo con le bambole, una bimba può divertirsi facendo una gara di corsa con i tricicli”52. A Egalia il corpo docenti non usa i pronomi “lui” e “lei”, ma il neutro, così che ogni bambino possa scegliere il sesso che preferisce. E visto che in Svedese non esiste – scrive Daniele Ciacci in Tempi.it del 16.11.2012 – “l’hanno inventato apposta: “hen”, a metà strada tra “hon” maschile) e “han” (femminile). b. In Italia/inputs internazionali Alcune lobbies culturali e ideologico-politiche vorrebbe che in tutte le scuole italiane si realizzasse più o meno lo stesso modello formativo di “Egalia”. L’input giuridico-ideologico a questo viene dall’ONU e dall’Europa. Come ci informa, fra gli altri, Gianfranco Amato nel recente saggio Omofobia o eterofobia?53, è stata proprio “l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la potente agenzia specializzata dell’ONU per la salute, ad intervenire sul tema. Basta leggere il corposo documento denominato Standard per la Sessualità in Europa, sottotitolo: Quadro di riferimento per responsabili delle 51 Cantelmi Tonino Cantelmi in T.Cantelmi-Marco Scicchitano Educare al femminile e al maschile, Ed. Paoline, Milano 2013, pp 103-104. 52 Cantelmi 2013, pp. 23-24. 53 Fede e cultura, Verona 2014. Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale? Pagina 19 politiche, autorità scolastiche e sanitarie, specialisti. Ad essere precisi il documento risulta predisposto dall’Ufficio Regionale per l’Europa dell’OMS e dal BZgA. Quest’ultima sigla sta per Bundeszentrale für gesundheitliche Aufklӓrung, il Centro Federale per l’Educazione alla Salute, organismo ministeriale germanico”54. Che cosa prevede quel documento? Nella fascia che va da zero a quattro anni, “Gli infanti, secondo lo Standard, devono essere iniziati alla «masturbazione infantile precoce», alla «scoperta del proprio corpo e dei propri genitali», e ad «acquisire consapevolezza dell’identità di genere». La seconda fascia prevede un’età che va da quattro a sei anni. I bimbi di quell’età non solo devono già conoscere nel dettaglio tutte le singole parti che compongono i propri genitali, ma devono soprattutto nutrire un «rispetto per le differenze» e «rispetto per l’equità di genere», imparando a «consolidare la propria identità di genere», a favorire la «la convinzione “Il mio corpo appartiene a me”», a conoscere la possibilità di «relazioni con persone dello stesso sesso», e ad « accettare le diversità». La terza fascia è quella compresa tra i sei e i dodici anni. A, quell’età oltre ad una conoscenza sessuale ormai completa (mestruazione, eiaculazione, contraccezione, aborto, ecc.) occorre avere un «atteggiamento positivo verso l’identità e l’equità di genere», imparare a provare «amicizia e amore verso persone dello stesso sesso», nonché « accettare, rispettare e comprendere le diversità nella sessualità e nell’orientamento sessuale». La quarta fascia è quella degli adolescenti dai dodici ai quindici anni. Loro devono essere educati sulle «aspettative di ruolo e comportamenti di ruolo rispetto all’eccitazione sessuale e alle differenze di génere», approfondire gli aspetti dell’«identità di genere e dell’orientamento sessuale, compreso fare “coming out” (svelare la propria omosessualità)», e, ovviamente, anche loro devono «accettare, rispettare e comprendere le diversità nella sessualità e nell’orientamento sessuali»”55. c. Promozione italiana del gender Il 30 aprile 2013 nel sito dell’ UNAR (www.unar.it), cioè dell’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (ente governativo italiano istituito all’interno del Dipartimento per le Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri), appare il documento Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013-2015), redatto da un gruppo di lavoro che ha coinvolto solo ventinove associazioni LGBT, e nessuna associazione di genitori e docenti. Contro questa iniziativa i Giuristi per la vita hanno fatto pervenire un formale atto di diffida notificato al Dipartimento della Pari Opportunità, all’Ufficio Antidiscriminazione Razziale, al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, ai diciotto Uffici Scolastici Regionali, nonché a tutti i centoquattro Uffici Scolastici Provinciali sparsi sul territorio nazionale. In essa si denuncia, fra l’altro, “che il medesimo documento contempla, in particolare, uno specifico punto strategico (4.1. Asse Educazione e Istruzione) per diffondere la teoria del gender nelle scuole, attraverso anche iniziative volte ad offrire ad alunni e docenti, ai fini dell’elaborazione del processo di accettazione del proprio orientamento sessuale e della propria identità di genere. che tali misure devono comprendere «la comunicazione di informazioni oggettive sull’orientamento sessuale e l’identità di genere, per esempio nei programmi scolastici e nel materiale didattico, nonché la fornitura agli alunni e agli studenti delle informazioni, della protezione e del sostegno necessari per consentire loro di vivere secondo il proprio orientamento sessuale e la propria identità di genere»; - che il documento de quo prevede espressamente, tra l’altro, l’obiettivo strategico di «ampliare le conoscenze e le competenze di tutti gli attori della comunità scolastica sulle tematiche LGBT», di «garantire un ambiente scolastico sicuro e gay friendly», di «favorire l’empowerment delle persone LGBT nelle scuole, sia tra gli insegnanti che tra gli alunni», nonché di «contribuire alla conoscenza delle nuove realtà familiari, superare il pregiudizio legato all’orientamento 54 55 Ivi, p. 83. Ivi, p. 84. Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale? Pagina 20 affettivo dei genitori per evitare discriminazioni nei confronti dei figli di genitori omosessuali», anche attraverso: (a) la «valorizzazione dell’expertise delle associazioni LGBT in merito alla formazione e sensibilizzazione dei docenti, degli studenti e delle famiglie, per potersi avvalere delle loro conoscenze»”56. - Da notare come la Legge 8 novembre 2013 n.128, che ha convertito in legge un decreto legge recante misure urgenti in materia di istruzione, università e ricerca, nel primo comma dell’art.16, intitolato “formazione del personale scolastico”, prevede un’attività formativa “finalizzata «all’aumento delle competenze relative all’educazione all’affettività, al rispetto delle diversità e delle pari opportunità di genere e al superamento degli stereotipi di genere» (lett. d)”, rappresentando così, secondo Amato, “l’emanazione normativa dei principi indicati nel citato documento dell’UNAR e ispirati all’ideologia gender”. 57 d. Quaderni Unar L’Unar ha commissionato all’ Istituto Beck dei Quaderni didattici “Educare alla diversità a scuola”. L’iniziativa è stata presa dall’Ufficio senza informare e interpellare l’organo politico della Presidenza del consiglio, ma invano l’0n. Gigli ha chiesto adeguati provvedimenti disciplinari. A noi interessa comunque segnalare alcuni contenuti di quei quaderni. Prendiamo il Quaderno scuola primaria. Troviamo affermazioni di questo tenore: “Ad oggi non è noto cosa determini l’orientamento sessuale, sebbene negli ultimi decenni si sia andati alla ricerca del perché si ha un determinato orientamento, di quali spiegazioni psicologiche, sociali, genetiche, ormonali o culturali possano esservi alla base. Finora non sono emersi risultati che abbiano permesso conclusioni definitive circa il tipo e il numero di fattori alla base dell’orientamento sessuale. Quello che la maggior parte degli scienziati condivide è che non si tratta di una scelta e che in genere l’orientamento sessuale emerge tra la media infanzia e la prima adolescenza (American Psychological Association, 2008). Naturalmente, in base a quanto già detto, l’attrazione romantica, emotiva, sessuale può emergere senza che si compia alcun atto sessuale. Persone differenti hanno esperienze molto diverse riguardo il proprio orientamento sessuale. Alcuni lo avevano chiaro prima ancora di avere fatto alcuna esperienza sessuale, mentre altri ne hanno avute svariate prima di definirlo. Va considerato, a questo proposito, che talvolta i pregiudizi e le discriminazioni possono rendere più difficile l’accettazione del proprio eventuale orientamento omosessuale o bisessuale. Dal punto di vista scientifico, nel 1973 l’American Psychiatric Association (APA) ha rimosso l’omosessualità dalla lista di patologie mentali incluse nel Manuale Diagnostico delle Malattie Mentali (DSM), e ha introdotto la definizione dell’omosessualità come “variante non patologica del comportamento sessuale”, riconoscendo la stessa suscettibilità alle patologie sia in persone omosessuali che eterosessuali. Nel 1993 anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha accettato e condiviso la definizione non patologica dell’omosessualità. Dal momento che l’orientamento sessuale non è né una scelta né una malattia, la comunità scientifica si è espressa più volte contro le cosiddette “terapie riparative”, che promettono, cioè, di convertire l’orientamento sessuale da omo a etero. Ad oggi non vi sono dati scientifici circa l’efficacia e la sicurezza di tali terapie. Innanzitutto, partono dalla premessa sbagliata secondo cui l’orientamento omosessuale debba essere cambiato. Secondo la comunità scientifica, essere omosessuali è infatti una normale espressione della sessualità umana, di conseguenza non c’è motivo di voler cambiare tale caratteristica. Inoltre tali terapie, lungi dall’essere efficaci nel modificare qualcosa di immodificabile, sono estremamente pericolose nel rinforzare nell’individuo omosessuale (e nel resto della società disposta a crederci) l’idea che l’omosessualità sia una condizione indesiderabile, una malattia da debellare (Schroeder, Shidlo, 2001; 56 57 G.Amato, op. cit., p. 94. Op. cit., pp. 99-100. Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale? Pagina 21 Shidlo, Schroeder, 2002). Le indicazioni terapeutiche per un professionista che tratti un individuo disturbato dal proprio orientamento omosessuale o bisessuale includono “aiutare la persona a fronteggiare attivamente i pregiudizi sociali sull’omosessualità, a risolvere con successo le tematiche associate con i conflitti interni, a condurre una vita felice e soddisfacente” (American Psychological Association, 2008)”. Nelle FAQ troviamo queste considerazioni: “Perché alcuni individui sono attratti da persone dello stesso sesso? Per la stessa ragione per cui altri individui sono attratti da persone del sesso opposto. […] Quindi potremmo ribaltare la domanda chiedendoci: “perché alcuni individui sono attratti da persone del sesso opposto?. Come si diventa gay o lesbiche? Non si diventa gay o lesbiche, allo stesso modo in cui non si diventa eterosessuali. L’identità sessuale è formata da diverse componenti. Una parte fondamentale di questa identità è costituita dall’orientamento sessuale, cioè dall’attrazione emotiva, romantica e/o sessuale, verso gli individui del proprio sesso o di quello opposto. Nel caso in cui si sia attratti da individui del proprio sesso, si può poi accettare tale orientamento e assumere una identità sessuale gay o lesbica o negare tale orientamento (per pregiudizi di ordine morale, sociale, religioso) e non assumere un’identità omosessuale, pur avendo desideri affettivi e sessuali di natura omosessuale. Quindi potremmo ribaltare la domanda chiedendoci: “come si diventa eterosessuali?”. L’omosessualità è una scelta? Non è una scelta, come non è una scelta l’eterosessualità. Qualcuno di voi ricorda di aver scelto a un certo punto di essere eterosessuale o omosessuale? Quello che le persone omosessuali possono scegliere è se accettare il proprio orientamento omosessuale e, quindi, sviluppare un’identità omosessuale serena e assertiva, in cui tutti i diversi aspetti della propria personalità possano convivere in maniera armonica e integrata, o rifiutarlo per pregiudizi di ordine morale, sociale, religioso. Quindi potremmo ribaltare la domanda chiedendoci: “l’eterosessualità è una scelta?”. […] I rapporti sessuali omosessuali sono naturali? Sì. Il sesso tra le persone dello stesso sesso è presente in tutta la storia dell’umanità, sin dall’antica Grecia. Inoltre, molti eterosessuali possono avere sporadiche fantasie omosessuali, così come molti omosessuali possono avere sporadiche fantasie eterosessuali. Un pregiudizio diffuso nei paesi di natura fortemente religiosa è che il sesso vada fatto solo per avere bambini. Di conseguenza tutte le altre forme di sesso, non finalizzate alla procreazione, sono da ritenersi sbagliate. Un altro pregiudizio è che con l’omosessualità si estinguerebbe la società. In realtà, come afferma l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la sessualità è un’espressione fondamentale dell’essere umano. L’unica cosa che conta è il rispetto reciproco dei partner coinvolti nel rapporto. Quindi potremmo ribaltare la domanda chiedendoci: “i rapporti sessuali eterosessuali sono naturali?”58. 3. Un nuovo modo di (dis)educare Stiamo considerando le conseguenze della promozione dell’in-differenza sessuale nel contesto dell’odierna rivoluzione sessuale, che spesso e volentieri è rivoluzione omo-sessuale. Una conseguenza molto rilevante è quella educativa, o dis-educativa. L’ideologia gender, la ‘promozione’ dell’omosessualità e più in generale la sacralizzazione del piacere sessuale portano a un certo tipo di educazione sessuale che in realtà è diseducativa. a. Informazione senza reticenze A prima vista, non si tratta di educazione, ma di informazione. Ma non è così, come vedremo. L’approccio è un po’ quello descritto da Valentina Fizzotti su Il Foglio del 10.03.2011: “Secondo le autorità inglesi ai bambini dai cinque anni in su non basta più dire che sono nati dalla pancia della mamma perché i loro genitori si amano moltissimo, ma è necessario spiegare proprio tutto nei dettagli, per non lasciare spazio ai dubbi sul sesso orale, ad esempio, o sulla masturbazione […] Nei pacchetti didattici suggeriti si spiega esattamente (termini tecnici compresi) chi fa che cosa mentre i genitori si abbracciano stretti fra le lenzuola. Cartoni animati e glossari elencano tutte le possibili 58 Una C.M. del Ministero dell’Istruzione datata 5 aprile ha bloccato la diffusione dei quaderni nelle scuole italiane. Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale? Pagina 22 definizioni, chiariscono che cosa siano precisamente il sesso anale, l’erezione e la prostituzione, descrivono che cosa si prova durante un orgasmo (’E’ un po’ difficile, prova a immaginare una specie di solletico che parte dallo stomaco e si allarga a tutto il resto’, c’è scritto sotto l’immagine di un bambino che si rovescia nel lettino per il solletico di una piuma), spiegano [naturalmente] che un maschio può amare una femmina o un altro maschio…”. b. Informazione “sanitaria” (e non formazione umana) Quello che conta, in questa prospettiva che è difficile chiamare “educativa”, sono le “istruzioni per l’uso” del corpo, e per l’uso “corretto”. Ma corretto in che senso? In senso strettamente medico-sanitario. Non ci si complica la vita problematizzando il “fare sesso”, indagando sul rapporto tra affettività e sessualità, interrogandosi sul significato psicologico, interpersonale dei gesti corporei. Va tutto bene quello che procura piacere, salvo non metta a rischio la salute fisica. A questo proposito, ecco quanto dice “Sotto lo stesso cuore. Guida alla sessualità” dell’Arcigay Unione degli studenti Mutua studentesca: “chiunque pratica regolarmente la masturbazione, uomini e donne, perciò diffidate da chi sostiene che: masturbarsi fa male, rende ciechi, è peccato mortale ed altre simili c@**@#e . Di solito, la masturbazione viene “scoperta” tra i dodici e i tredici anni. La vita, a quel punto, cambia radicalmente. Le ore passate in bagno aumentano vorticosamente di numero, compiti scolastici che si potrebbero svolgere in quindici minuti si fanno in due ore, perché la concentrazione viene spesso rotta da attività collaterali dalle quali il ragazzetto/a delle medie non riesce ad esimersi. Non sono tuttavia ore perse!!! La conoscenza della propria sessualità e dei metodi per il raggiungimento del piacere, sono alla base del corretto funzionamento successivo della nostra sessualità, e della consapevolezza di gusti ed inclinazioni. Per le ragazze, una cosa importante è l'utilizzo del preservativo: incappucciate gli oggetti che avete deciso di utilizzare per la vostra masturbazione. Siano banane, cetrioli, carote, candele, bottigliette, falli artificiali o vibratori, tutto deve essere ben pulito onde evitare il rischio d'infezioni e un preservativo sterilizzato è la miglior precauzione”. c. Perché istruzione e non educazione sessuale? In realtà, si tratta di diseducazione Parlavamo di “religione del sesso”, considerato importante, fondamentale, assolutamente decisivo per la buona riuscita di una vita umana. Dietro questa opzione così fanaticamente assolutizzata (abbiamo appunto parlato di “religione del sesso”) c’è una filosofia dell’uomo e della vita così riassumibile: - la vita umana è fatta per la felicità, per godere, per fruire di piaceri (e in nome di questo diritto assoluto alla felicità intesa come fruizione di piaceri ci si può anche sbarazzare di un figlio che sta crescendo nell’utero materno: ecco l’ideologia-base del “diritto all’aborto”); - e se non fornisce più piacere, allora è da buttare: ecco l’ideologia-base delle proposte eutanasiche; - i corpo va usato e sfruttato per tutte le potenzialità di godimento fisico che può procurare, a qualunque età, nella relazione con chiunque e in qualunque modalità. Nota bene: questa è verosimilmente la più grande sfida oggi per chi vuole difendere insieme la vita, la famiglia, l’umano, la sfida dell’ideologia del piacere sessuale come cosa comunque buona. Ma torniamo alle conseguenze della gender theory. Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale? Pagina 23 4. Un nuovo modo a. di “fare famiglia” Scrive T. Anatrella - “la teoria del genere rappresenta la negazione di tutte le differenze. Si sostiene così che la differenza sessuale non ha alcuna importanza nella coppia e nella famiglia, e perfino per l’educazione dei bambini, mentre invece tale differenza è essenziale”59. Nota lo stesso studioso che “Questa ideologia ci spinge a ridefinire la coppia, il matrimonio, la famiglia, il concepimento e l’adozione dei bambini a partire dagli orientamenti sessuali. La società non dovrebbe quindi più organizzarsi in funzione della differenza sessuale, bensì della differenza delle sessualità. […così] La procreazione è stata dissociata dalla sessualità (contraccezione e aborto), la coniugalità è stata dissociata dal matrimonio (convivenza), la genitorialità è stata dissociata dalla coniugalità (divorzio), la fecondità è stata dissociata dall’atto sessuale (procreazione medicalmente assistita) e ora la procreazione dovrebbe essere dissociata dall’atto sessuale (donazione dei gameti) prima di concepire la gestazione dissociata dalla maternità (madri surrogate) e presto la gestazione al di fuori dell’utero materno (utero artificiale). Nel contesto attuale la procreazione viene dissociata dall’identità sessuale (omosessualità). Stiamo preparando gli ingredienti psichici e sociali per favorire personalità psicotiche, che cioè non avranno più il senso delle realtà. Si tratta di situazioni tutte generate dall’individualismo, dal soggettivismo e dal relativismo etico attuali, che lasciano credere che tutto sia possibile”60. b. e di legiferare intorno a matrimonio e famiglia E’ chiaro che la gender theory porta a nuove leggi sul matrimonio e sulla famiglia, in primo luogo leggi sul matrimonio gay, e poi leggi sull’adozione da parte di coppie gay, di procreazione artificiale a favore di coppie gay. Prende il nome da Ulrike Lunacek, membro del Parlamento europeo (e del partito dei Verdi austriaco), e vicepresidente dell’intergruppo per i Diritti LGBT, attivista LGBT e femminista, lesbica, il Rapporto votato con qualche modifica martedì 3 febbraio (2014) dal Parlamento europeo, tendente nella sua formulazione originaria a favorire il matrimonio omosessuale, l’adozione e l’utero in affitto per le coppie omosessuali, nonché l’educazione di genere fin dall’infanzia. 5. Un nuovo modo di parlare e scrivere a. Genitore 1 e genitore 2 E’ venuto in mente in alcuni uffici pubblici italiani di “superare” l’indicazione ‘madre’ e ‘padre’ nei documenti, ad esempio nei moduli di iscrizione alla scuola, ricorrendo alle espressioni “genitore 1” e “genitore 2”. b. Come parlare/scrivere sui media Dall’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni (UNAR) e dal Dipartimento per le Pari Opportunità è venuto l’11 dicembre 2013 un documento dal titolo "Linee guida per un’informazione rispettosa delle persone LGBT"61. Ecco alcune indicazioni: 59 Op. cit., p. 38. Vedi pp. 47-49. Ivi, pp. 74-75. 61 Linee guida per un'informazione rispettosa delle persone LGBT La pubblicazione "Linee guida per un'informazione rispettosa delle persone LGBT" fa seguito al ciclo di seminari di formazione per giornalisti intitolati “L’orgoglio e i pregiudizi”, svoltisi nell’ottobre 2013 a Milano (15), Roma (16), Napoli (19 e Palermo (22), organizzati dall’UNAR in collaborazione con Redattore Sociale, con il patrocinio dell’Ordine nazionale dei giornalisti e della Federazione nazionale stampa italiana, delle amministrazioni comunali, degli Ordini regionali e dei sindacati dei giornalisti delle città ospitanti. I video dei quattro incontri sono disponibili su www.giornalisti.redattoresociale.it. I seminari e le presenti linee guida sono stati realizzati nell’ambito del Progetto “LGBT Media and Communication”, finanziato dal Consiglio d’Europa, in attuazione del Programma “Combattere le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere”, in linea con la Raccomandazione CM/REC(2010)5. L’Italia ha aderito, tramite il Dipartimento 60 Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale? Pagina 24 - “Parlare di FAMIGLIA GAY o FAMIGLIA OMOSESSUALE per indicare il nucleo in cui i genitori sono dello stesso sesso, comporta proprio questo rischio, di trasferire l’omosessualità dai genitori su tutti i componenti, rafforzando il luogo comune per cui chi viene cresciuto da una coppia di gay o di lesbiche è destinato a sviluppare a sua volta un orientamento omosessuale. Un luogo comune che le scienze sociali continuamente smentiscono. Meglio quindi riferirsi ai genitori e parlare, per le famiglie in cui questi sono due uomini o due donne, di FAMIGLIE OMOGENITORIALI, oppure famiglie con due papà, due mamme. Meglio ancora parlare, semplicemente, di famiglie. Perché dopo aver distinto questa categoria di famiglie, come devono essere chiamate le altre, quelle in cui i genitori appartengono a due generi diversi?”. “Per lo stesso motivo si può parlare di matrimoni, quando ci riferiamo all’unione di persone dello stesso sesso, anziché di MATRIMONI GAY. Così come è inappropriato denominare il matrimonio tra due anziani matrimonio di anziani, è anche inappropriato denominare il matrimonio di una coppia gay o lesbica matrimonio gay, dal momento che l’espressione suggerisce l’idea di un istituto a parte, diverso da quello tradizionale”. - “Utero in affitto”: espressione scorretta “Si tratta della pratica in cui una donna accetta di portare a termine una gravidanza al posto di qualcun altro. Questa donna è chiamata portatrice (o madre surrogata). La fecondazione avviene in vitro: lo sperma proviene da uno dei due aspiranti papà, mentre l’ovulo può appartenere alla portatrice (ma è un caso più raro) oppure a una donatrice. In realtà, nei media, l’espressione più usata per parlarne è UTERO IN AFFITTO, che ha però un valore spregiativo, contiene in sé un giudizio negativo, sia sulla donna che porta avanti la gravidanza per altri sia su coloro che le chiedono di farlo. Giornalisticamente, quindi, è una locuzione scorretta perché non è neutra, non lascia spazio all’indagine o alla formazione autonoma di un’ opinione”. E’ evidente in queste indicazioni lo sforzo di “normalizzare” totalmente l’omosessualità, di annullare la rilevanza della differenza sessuale per quanto riguarda matrimonio e famiglia. 6. Un modo nuovo di fare intimidazione L’ideologia gender (che, abbiamo visto, è sostanzialmente inseparabile dalla promozione dell’omosessualità e dalla “promozione” incondizionata del piacere sessuale) ha portato con sé anche un nuovo modo di fare intimidazione a. a colpi di pubblica riprovazione, abilmente orchestrata da lobbies o gruppi gay/gender. Esempio particolarmente eloquente il “caso Barilla”, illustrato, fra gli altri, da Gianfranco Amato: “precisamente il 25 settembre 2013, l’industriale Guido Barilla, presidente della omonima società produttrice di pasta, incappa in un’intervista telefonica fatta dai due conduttori luciferini della trasmissione I radiofonica La Zanzara di Radio 24. In quell’occasione, rivelatasi poi una trappola, Barilla si spinge incautamente ad affermare che per quanto riguarda la comunicazione commerciale «uno dei concetti principali dell’azienda rimane quello di “famiglia tradizionale”», ovvero la famiglia formata da un uomo e una donna. Spiega, quindi, lo stesso industriale che lui non farebbe mai una réclame con altre forme di famiglia alternative, «non per mancanza di rispetto verso gli omosessuali, che hanno diritto di fare quello che vogliono», ma semplicemente perché non la pensa come loro, e pensa che la famiglia cui si rivolge l’azienda Barilla è comunque «una famiglia classica, dove la donna, tra l’altro, ha un ruolo fondamentale, quello di madre che è il centro concettuale di per le Pari Opportunità e l’UNAR, al Programma del Consiglio d’Europa, nel cui ambito è stata adottata la Strategia nazionale LGBT 2013–2015. 11 dicembre 2013 (http://www.pariopportunita.gov.it/index.php/archivio-notizie/2426linee-guida-per-uninformazione-rispettosa-delle-persone-lgbt) Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale? Pagina 25 vita di questo organismo». Incalzato dalle domande dei conduttori, Barilla tiene a precisare di non essere contro il matrimonio omosessuale, anzi di «rispettarlo», perché «riguarda la libera scelta di persone adulte», mentre dichiara di non condividere l’adozione da parte delle famiglie gay perché quell’istituto ha effetti nei confronti di soggetti estranei alla scelta degli adulti. Tanto basta per vedersi affibbiato il marchio ignominioso di omofobo. Al punto da far scattare immediatamente non solo la consueta ridda di reazioni isteriche da parte dei cultori del politically correct e delle associazioni omosessualiste, ma persino un’iniziativa di boicottaggio (#BoicottaBarilla), parola che per una società quotata in borsa suona come l’urlo di Attila”62. E “Barilla viene costretto a ritrattare e scusarsi”. Arriva a dichiarare: “Le tantissime reazioni in tutto il mondo alle mie parole mi hanno colpito e addolorato perché mi hanno fatto capire che sul dibattito riguardante l’evoluzione della famiglia ho molto da imparare. Nelle prossime settimane mi impegno a incontrare gli esponenti delle associazioni che meglio rappresentano l’evoluzione della famiglia, tra i quali coloro che ho offeso con le mie parole”63. Seguono provvedimenti della nuova linea aziendale, annunciati dall’Amministratore delegato Claudio Colzani per rendere la Barilla – come si esprime Amato gay friendly: “1. Il nuovo Diversity & Inclusion Board, composto da esperti esterni indipendenti che aiuteranno Barilla a stabilire obiettivi e strategie concrete per migliorare lo stato di diversità e uguaglianza tra il personale e nella cultura aziendale in merito a orientamento sessuale, parità tra i sessi, diritti dei disabili e questioni multiculturali e intergenerazionali. Tra le persone che a oggi hanno accettato di far parte del Board si annoverano David Mixner, importante leader mondiale della comunità LGBT e Alex Zanardi, medaglia d’oro alle Paraolimpiadi. 2. Nomina del primo Chief Diversity Officer del Gruppo Barilla, Talita Erickson, avvocato di origine brasiliana, attualmente Direttore Affari Legali di Barilla America. 3. Partecipazione al Corporate Equality Index (CEI) sviluppato dalla US Human Rights Campaign per misurare e valutare le politiche e pratiche delle grandi imprese in merito a dipendenti LGBT”64. b. … a colpi di pubblico disturbo delle manifestazioni di un pensiero diverso. Un esempio significativo: “Domenica 22 settembre [2013] a Casale Monferrato si svolge il convegno dal titolo Gender, oniofobia, transfobia: verso l’abolizione dell’uomo. L’iniziativa è promossa dal Movimento per la vita, Alleanza Cattolica, Comunione e Liberazione, con il patrocinio della Pastorale della Salute e Pastorale Sociale della Diocesi di Casale Monferrato. Relatori sono l’Avv. Giorgio Razeto, membro dei Giuristi per la Vita ed il Prof. Mauro Ronco. La recente approvazione alla Camera, avvenuta il 19 settembre 2013, della proposta di legge contro l’omofobia e la transfobia rende il clima generale incandescente ed infonde una certa dose di arroganza al fronte omosessualista. Ne risente il citato incontro di Casale Monferrato, che viene rovinato a causa di un ignobile, violento e vergognoso attacco da parte di alcuni contestatori. Una becera gazzarra allestita da attivisti dei movimenti per i diritti dei gay, tra cui il coordinamento Torino Pride LGBT, il collettivo AlterEva e l’associazione Arcigay. Ne dà un dettagliato resoconto “Il Monferrato” del 25 settembre 2013”65, che racconta come i citati attivisti abbiano contestato rumorosamente i relatori con crescenti “urla, proteste, slogan”, particolarmente quando è intervenuto Mauro Ronco, ordinario di Diritto penale a Padova: “Prima cori di «Ver-go-gna, ver-go-gna, ver-go-gna!» fino all’occupazione del palco da parte dei contestatori con in mano cartelli «L’omofobia è odio non è libertà d’opinione» e due uomini 62 G.Amato, Op.cit., pp. 48-49. Op.cit., p. 50. 64 Ivi, pp. 52-53. 65 G.Amato, Op. cit., p. 32. 63 Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale? Pagina 26 lanciatisi in un bacio sul palco. Costretto a sospendere la conferenza, il prof. Ronco ha salutato, tra le urla, il pubblico: «Questa è la prova a quale livello di inciviltà stanno arrivando queste persone»”66. b. … a colpi di provvedimenti legislativi Come è noto la Camera dei deputati ha approvato il 19 settembre 2013 il disegno di legge sull’omofobia, che è passato al Senato67. La legge sull’omofobia approvata dalla Camera modifica l’art 3 delle legge 13 ottobre n. 654 975 e mod. succ. , e il decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 giugno 1993, in modo che a. sia punito “chi propaganda idee fondate sulla superiorita' o sull'odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi; o fondati sull’omofobia o sulla transfobia) e chi “in qualsiasi modo, istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi o fondati sull’omofobia o sulla transfobia; b. Sia vietata “ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l'incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi o fondati sull’omofobia o sulla transfobia”. c. Precisando che “Ai sensi della presente legge, non costituiscono discriminazione, né istigazione alla discriminazione, la libera espressione e manifestazione di convincimenti od opinioni riconducibili al pluralismo delle idee, purché non istighino all’odio o alla violenza, né le condotte conformi al diritto vigente ovvero anche se assunte all’interno di organizzazioni che svolgono attività di natura politica, sindacale, culturale, sanitaria, di istruzione ovvero di religione o di culto, relative all’attuazione dei princìpi e dei valori di rilevanza costituzionale che connotano tali organizzazioni»68. 66 Op. cit., p. 35. Ripercorre con molta documentazione la vicenda della legge alla Camera G.Amato op. cit. pp. 101-186. 68 “Il quadro complessivo che emerge dal testo approvato dalla Camera (scrive Marco Montanari in www.penalecontemporaneo.it/area/3-societa/-/-/2502), ed ora all'esame del Senato con il nominativo S. 1052, potrebbe essere sintetizzato nei termini che seguono. Attraverso l'estensione dell'ambito di applicabilità dei delitti previsti dall'art. 3 legge 13 ottobre 1975, n. 654, e successive modificazioni, risulterebbe punito: - con la reclusione fino a un anno e 6 mesi o la multa fino a 6.000 euro chi "istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi" fondati sull'omofobia o transfobia (delitto di incitamento alla commissione o commissione di atti di discriminazione: art. 3 co. 1, lett. a), seconda parte, l. 654/1975). Il dato testuale della nuova norma parrebbe invece escludere la possibilità di incriminare un soggetto che propagandi idee fondate sulla omofobia o transfobia, a differenza di quanto avviene nel caso di soggetto che propagandi idee fondate sulla superiorità o sull'odio razziale o etnico; - con la reclusione da 6 mesi a 4 anni chi in qualsiasi modo "istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi" fondati sull'omofobia o transfobia (delitto di incitamento alla commissione o commissione di violenza o atti di provocazione alla violenza: art. 3 co. 1, lett. b), l. 654/1975); - con la reclusione da 6 mesi a 4 anni chiunque partecipa - o presta assistenza - ad organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi aventi tra i propri scopi l'incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi fondati sull'omofobia o transfobia (delitto di costituzione o partecipazione ad associazione avente scopo di incitamento alla discriminazione o alla violenza: art. 3. co. 3, l. 654/1975). La pena per coloro che le promuovono o dirigono è la reclusione da 1 a 6 anni (art. 3 co. 3, ultima parte, l. 654/1975). Inoltre, sarebbero applicabili ai suddetti delitti anche le pene accessorie previste dall'art. 1 co. 1-bis e ss. d.l. 122/1993. L'estensione dell'ambito di applicabilità delle norme di cui all'art. 3 l. 654/1975 comporterebbe anche un ampliamento delle fattispecie di cui all'art. 2 d.l. 122/1993, ad esse connesse. Infine, deve essere segnalata l'estensione della portata della circostanza aggravante c.d. "di odio", prevista dall'art. 3 co. 1 d.l. 122/1993, che diverrebbe applicabile anche ai fatti fondati sull'omofobia o transfobia. Va ricordato che le circostanze attenuanti, diverse da quella prevista dall'art. 98 c.p., concorrenti con l'aggravante in 67 Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale? Pagina 27 Va sottolineato fra l’altro che la proposta di legge nasce da una cultura dell’indifferenza sessuale, che spinge inevitabilmente verso il cosiddetto “matrimonio gay” e l’ adozione e procreazione artificiale a favore di coppie omosessuali; che con questa legge alcune persone vengono difese (a parere di molti, ingiustificatamente) più delle altre69; che viene colpita non solo la violenza, ma anche la discriminazione: cosa di per sé positiva, ma per molti è “discriminazione” per una coppia omo non poter contrarre matrimonio ed avere figli. Secondo i Giuristi per la vita, “Con le nuove norme in discussione al Senato potrà essere considerato comportamento omofobo punibile penalmente anche quello di un privato cittadino che pubblicamente sostenga che è giusto impedire agli omosessuali e ai transessuali l’accesso al diritto di sposarsi e a quello di adottare minori; che l’omosessualità rappresenta una «grave depravazione», citando le Sacre Scritture della religione cristiana, o che gli atti compiuti dagli omosessuali sono «intrinsecamente disordinati», «contrari alla legge naturale», poiché «precludono all’atto sessuale il dono della vita e non costituiscono il frutto di una vera complementarietà affettiva e sessuale» (art. 2357 Catechismo della Chiesa cattolica); che omosessualità e transessualità appartengono oggettivamente alla sfera etico-morale, e possono quindi essere sottoposte ad un giudizio di riprovazione; che vi sono ambiti nei quali non può considerarsi ingiusta discriminazione il fatto di tener conto della tendenza sessuale (per esempio nell’adozione o nell’affidamento di minori)”70. Nb: esiste un’emergenza-gay? G.Amato segnala varie indagini: “Il 4 giugno 2013 uno dei più autorevoli e accreditati istituti americani d’indagine demoscopica, il Pew Research Center di Washington (l’attuale presidente Allan Murray è stato vicedirettore del Wall Street Journal) ha pubblicato uno studio intitolato “The Global Divide On Homosexuality” contenente i risultati di un sondaggio sull’atteggiamento verso l’omosessualità nelle principali aree geografiche del mondo. Il dato davvero interessante è che l’Italia, secondo quello studio, si colloca nella top ten, tra le dieci nazioni più gay friendly a livello mondiale, con il 74 per cento della popolazione che dichiara la propria non ostilità all’omosessualità, ed un 18 per cento che, invece, professa un atteggiamento contrario. ll nostro Paese si colloca un gradino sotto la liberalissima Gran Bretagna (76% a favore e 18% contro), anch’essa appena sotto la laicissima Francia (77% a favore e 22% contro.). La percentuale italiana è esattamente opposta a quella russa che, con il 74 per cento della popolazione ostile all’omosessualità e solo il i6% tollerante, si conquista la maglia nera d’Europa. […] Anche a casa nostra, sempre nel giugno 2013, l’istituto demoscopico SWG pubblicava il sondaggio Scenari di un’Italia che cambia, dal quale emergeva che, su un campione di 1.500 italiani, un’aperta ostilità (al punto da essere definiti “nemici”) nei confronti degli «evasori fiscali» per il 47%, delle «mafie» per il 46%, dei «politici» per il 32%, delle «banche», per il 31%, dei «criminali» per il 27 %, dei «poteri forti» per il 19%, dei «lobbisti», per il i8%, per i «fannulloni» per il 19%, degli «immigrati» per il 12%, delle «persone incivili» per il 10%, dell’«Unione europea» per il 5%, dei «ricchi» per il 3%, dei «grandi parola, non possono essere ritenute (già ora, secondo il disposto dell'art. 3 co. 2 d.l. 122/1993) equivalenti o prevalenti rispetto a questa, e che le diminuzioni di pena si devono invece operare sulla quantità di pena risultante dall'aumento conseguente alla predetta aggravante”. 69 “Appare a tal proposito del tutto pertinente la domanda posta da Piero Ostellino, un giornalista di estrazione laica e liberale, in un controverso editoriale pubblicato dal Corriere della Sera: «Non riesco a capire perché picchiare un omosessuale sarebbe un’aggravante, mentre picchiare me che sono “solo” un essere umano senza particolari, selettive e distintive, qualificazioni sessuali — sarebbe meno grave. Picchiare qualcuno è un reato. Punto, basta e dovrebbe bastare», risponde Amato (Op. cit., p. 188), che ricorda al proposito come “che all’articolo 61 del codice penale le circostanze aggravanti già prevedono l’avere agito per motivi abietti e futili” (Ivi, p. 158). 70 G.Amato, Op. cit., p. 196. Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale? Pagina 28 imprenditori» per il 2%, per i «manager» per il 2%, per i «meridionali» per l’i%, dei «settentrionali» per l’i%, per i «piccoli» imprenditori dello 0,3%. Nessuno si è espresso contro gli omosessuali o i transessuali, o li ha dichiarati “nemici”. Un altro dato davvero rimarchevole lo si può reperire in quel documento diffusamente propagandato dall’Ufficio Nazionale Antidiscriminazione razziale (UNAR), che va sotto il nome sesquipedale di Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013-2015), emanato in esecuzione della Raccomandazione CM/REC (2010) 5 del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, volta a combattere la discriminazione fondata sull’orientamento sessuale o l’identità di genere. Il punto interessante sta nel fatto che l’intera Strategia Nazionale delineata nel documento dell’UNAR poggi su un assioma ritenuto fondamentale ed incontrovertibile: esiste nel nostro Paese una grave e allarmante emergenza omofobia. Peccato che l’assunto venga repentinamente smentito dallo stesso UNAR nel citato documento attraverso tre dati. Il primo è tratto da una ricerca ufficiale elaborata dall’ISTAT nel 2012 intitolata “La popolazione omosessuale in Italia” e presentata presso la Camera dei Deputati il 17 maggio 2012, in occasione della Giornata internazionale contro l’omofobia. Si tratta della prima indagine sulla materia a livello nazionale, finanziata dal Dipartimento per le Pari Opportunità, dalla quale risulterebbe, tra l’altro, che «il 6o% della popolazione italiana ritiene accettabile una relazione tra due uomini o tra due donne». Con buona pace dell’omofobia! Il secondo dato scaturisce dall’affermazione secondo cui «le indagini sociologiche degli ultimi anni mostrano una tendenziale accettazione, sempre maggiore, tra i giovani dei comportamenti omosessuali». Quindi, anche in questo caso, niente omofobia. Il terzo dato è costituito dall’incontrovertibile circostanza che l’UNAR è costretta obtorto collo ad ammettere: «non risultano, al momento, casi accertati di discriminazione per l’accesso all’alloggio, nel lavoro pubblico o privato». Per i solerti redatto- i ri della Strategia quest’ultimo dato non è la prova dell’inesistenza di forme di discriminazione. Anzi, è la prova principe, semmai, del contrario: «Questa assenza di dati prova, infatti, la ritrosia che hanno, in primo luogo, le vittime», ed è evidente, quindi, la necessità di efficaci ed esemplari azioni investigative e repressive”71. E. Come affrontare sfida della gender theory? Prima di rispondere alla domanda, è giusto dire che questa sfida va affrontata. La gender theory, nel contesto della promozione della omosessualità e della liberalizzazione a tutti i costi della ricerca al piacere sessuale, mette in forse l’umano. Tony Anatrella afferma che “Ci troviamo in presenza di una costruzione irrealistica che si rivolterà contro la società stessa così come accadde con il marxismo, che a suo tempo avrebbe dovuto portare alla felicità dei popoli, i quali hanno invece sperimentato l’impoverimento della loro economia, la messa in ridicolo della loro cultura e la persecuzione della loro fede religiosa”72. E aggiunge: “. Con il pretesto della liberazione soggettiva, questa ideologia farà sicuramente più danni del marxismo. Dobbiamo contrastarla in nome della dignità della persona umana, della differenza sessuale e della complementarità solidale tra uomo e donna”73. Che fare, dunque? 1. Essere genitori attivi e reattivi. Ecco le INDICAZIONI OPERATIVE dell’Associazione La Manif pour tous fatte proprie dal Forum delle associazioni familiari Cosa fare prima di scegliere la scuola per i vostri figli 71 G.Amato, op. cit., pp. 14-16. Per altri dati, vedi anche le pp. 17-18. Op.cit., p. 40. 73 Op.cit., p. 50. 72 Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale? Pagina 29 1. Prima dell’iscrizione verificate con cura i piani dell’offerta formativa (POF) e gli eventuali progetti educativi (PEI) della scuola, accertandovi che non siano previsti contenuti mutuati dalla teoria del gender. Le parole chiave a cui prestare attenzione sono: educazione alla effettività, educazione sessuale, omofobia, superamento degli stereotipi, relazione tra i generi o cose simili, tutti nomi sotto i quali spesso si nasconde l’indottrinamento del gender. Ricordatevi che i genitori sono gli unici legittimati a concordare e condividere con la scuola i contenuti di una seria e serena educazione alla affettività per i propri figli, rispettandone la sensibilità nel contesto del valore della persona umana. Cosa fare all’inizio dell’anno scolastico 2. Durante le elezioni dei rappresentanti di classe esplicitate la problematica del gender e candidatevi ad essere rappresentanti oppure votate persone che condividano le vostre posizioni in materia. In ogni caso tenetevi informati con gli insegnanti, i rappresentanti di classe e di istituto per conoscere in anticipo eventuali iniziative formative in materia di “gender”. Cosa fare durante l’anno scolastico 3. Controllate con regolarità, almeno una volta a settimana, il contenuto delle lezioni, così come i quaderni e i diari scolastici, parlandone con i vostri figli. Non siate in alcun modo pressanti verso i figli ma siate coinvolgenti e attenti al loro punto di vista, pronti a render ragione della vostra attenzione. 4. Visitate spesso il sito internet della scuola per verificare che il gender non passi attraverso ulteriori lezioni extracurricolari (es. Assemblee di istituto o altre attività straordinarie). Cosa fare se la scuola organizza corsi sul gender per genitori o insegnanti 5. Se le lezioni sulla teoria del gender sono dirette a genitori o insegnanti, chiedete la documentazione e confrontatevi con le associazioni di genitori o col Forum delle associazioni familiari della vostra regione per verificare e valutare i contenuti proposti, spesso lontani dalle verità scientifiche. Cosa fare se la scuola organizza lezioni o interventi sul gender per gli studenti 6. Mobilitatevi e parlate subito con gli altri genitori! Sentite tutti i genitori degli studenti coinvolti e convocate immediatamente una riunione informale, aperta anche agli insegnanti 7. Chiedete (è un vostro diritto!) di conoscere ogni dettaglio circa chi svolgerà la lezione, che contenuti saranno offerti, quale delibera ha autorizzato tale intervento formativo, quali sono le basi scientifiche che garantiscono tale insegnamento 8. Dopo la riunione informale potrete chiedere la convocazione d’urgenza di un consiglio di classe straordinario per discutere della questione, eventualmente inviando una lettera raccomandata al dirigente scolastico e per conoscenza al dirigente dell’ufficio scolastico provinciale in cui chiedete le stesse informazioni. Qualora tale intervento non sia previsto dal piano dell’offerta formativa, chiedete che sia annullato. 9. Informate immediatamente le associazioni dei genitori del territorio e il Forum delle associazioni familiari e, eventualmente, i consiglieri comunali e regionali del vostro territorio o i vostri parlamentari di riferimento. Ricordatevi che più la notizia è diffusa meglio è. Cosa fare se la scuola vuole comunque costringere i vostri figli a ricevere educazione basata sulla teoria del gender nonostante le vostre iniziative 10. Nel caso in cui la scuola rifiuti di ascoltare ogni vostra Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale? Pagina 30 richiesta, inviate una raccomandata al dirigente scolastico e per conoscenza al dirigente provinciale in cui chiedete che l’iniziativa sia immediatamente sospesa e comunicate che in caso contrario eserciterete il vostro diritto di educare la prole come sancito dall’art. 30 della Costituzione e che pertanto, nelle sole ore in cui si svolgeranno tali lezioni terrete i vostri figli a casa 11. Fatevi aiutare dalle associazioni di genitori o dal Forum delle associazioni familiari per ogni azione più decisa quale, ad esempio, la segnalazione al ministero di eventuali abusi oppure eventuali ricorsi al TAR oppure per la redazione di formali diffide. Cosa fare IN OGNI CASO 12. Custodite i vostri figli, alleatevi con loro, fornite loro fin da ora un adeguato supporto formativo e scientifico in base alla loro età così da proteggerli e prepararli a fronteggiare la teoria del gender. Spiegate loro il perché di ogni vostra azione, coinvolgendoli nelle scelte della famiglia. Fate in modo che non si sentano mai soli in ogni vostra iniziativa, ma coinvolgete anche altri genitori e conseguentemente anche altri loro compagni di classe. 2. Essere cittadini attivi e reattivi a. Come Rosa Parks Marco Adinolfi, “42enne giornalista, scrittore e blogger, due figlie di 17 e 3 anni, nate da due matrimoni diversi, è stato infatti deputato del Partito Democratico durante la scorsa legislatura (2008-2013)”74 ha scritto un libro “politicamente scorrettissimo, ma di grande successo. A poco più di una settimana dalla pubblicazione è già al terzo posto della classifica dei più venduti su Amazon”, dal titolo Voglio la mamma. Da sinistra contro i falsi miti del progresso. Secondo Adinolfi, “c’è un filo rosso che unisce l’argomento della difesa della vita, con quello della difesa della famiglia naturale e della libertà di educazione e per vincere la battaglia su questo fronte, è essenziale recuperare la ragione, imparare a riflettere al di là delle apparenze e delle distorsioni ideologiche.“Non è una battaglia da bigotti ma un invito a ragionare”, ha sottolineato l’autore, ricordando come l’obiettivo del mainstream sia proprio quello di plasmare un ‘pensiero unico’ artificiale ed omologata in cui il ragionamento viene escluso a priori e viene imposta la “dittatura dei sentimenti”. Una riflessione scevra da atteggiamenti faziosi e isterismi, ci permette di scoprire la realtà quasi sempre deteriore che si nasconde dietro il volto sorridente del ‘progresso’. Si scoprirà, ad esempio, che in Belgio almeno la metà dei deceduti per eutanasia, non hanno dato affatto il loro consenso alla ‘dolce morte’, come prevede la normativa locale. Leggi come quella belga vengono approvate facendo leva su un malinteso concetto di “pietà”, quando in realtà, spesso, dietro frasi come “non è giusto che mio padre soffra”, c’è il desiderio di intascare cospicue eredità. Piuttosto che investire sulle cure palliative, poi, molti sistemi sanitari nazionali, preferiscono lasciar morire i pazienti terminali e risparmiare così sulle spese di cura. Passando a parlare di aborto, è inquietante pensare, ha osservato Adinolfi, ai 106mila casi annui soltanto in Italia, che sovente avvengono per motivazioni esiziali. Lo scrittore, accennando a un suo amico albino, sottolinea che “quelli come lui ormai vengono tutti abortiti, eppure il mio amico conduce una vita assolutamente normale”. Un altro caso emblematico è quello di Elton John e del figlio da lui adottato. L’adozione del piccolo Zack è una storia drammatica – quasi un “racconto dell’orrore”, osa Adinolfi – eppure è stata dipinta dai giornali patinati come una vicenda in cui trionfa l’amore. Il piccolo Zack, ha raccontato Adinolfi, è stato strappato dalle braccia della madre naturale, poche ore dopo la nascita, tra strilli, pianti disperati e il visibile imbarazzo del personale infermieristico. Nei suoi primi due anni affianco ad Elton John e al compagno di quest’ultimo, Zack non ha fatto altro che continuare a piangere. Perché? Perché voleva la mamma… L’unico contatto che lo sventurato bimbo ha ora con la madre, è il latte materno che quotidianamente gli viene inviato con un jet privato. “Sono diventato di sinistra perché volevo stare vicino ai più deboli, quindi, dovendo scegliere tra un omosessuale ricco e un 74 Citazioni dalla recensione di Luca Marcolivio in Zenit.org 31 marzo 2014. Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale? Pagina 31 bambino che piange, non ho dubbi da quale parte stare, e non ditemi che la mia è omofobia”, ha detto Adinolfi. Di qui l’idea di un “libretto rosso” che apra un dibattito anche a sinistra, dove negli ultimi anni le opinioni sui temi della vita, della famiglia e della libertà di educazione, quantomeno a livello di élite, si sono livellate su un ormai omologato ed obsoleto “vietato vietare”. Ciò avviene, secondo Adinolfi, perché il crollo del comunismo e il venir meno della lotta di classe, ha determinato un vuoto che si è scelto di colmare con nuove tematiche antropologiche, dando così “un’identità a chi aveva perso l’identità”. Ribaltare questo circolo vizioso, è tuttavia ancora possibile, se si tenta di scardinare le costruzioni ideologiche dei media e dei ‘leader di opinione’ che niente affatto corrispondono al senso comune dell’“uomo che prende il tram tutte le mattine”, indicato da Adinolfi come la metafora della persona che, a prescindere dal livello culturale e dalla posizione occupata nella società, sa usare la ragione ed esercitare la libertà molto più dell’uomo delle élite, arroccato nelle sue false certezze e nei suoi autoreferenziali privilegi. Di fronte all’arroganza di tutte le nuove forme di potere, ha affermato Adinolfi, la nostra generazione è chiamata a fare come Rosa Parks, l’afroamericana che, nell’Alabama degli anni ’50, ancora impregnata di pregiudizi e di leggi palesemente razziste, si rifiutò di lasciare il sedile del bus riservato ai soli bianchi. Una disobbedienza civile, dunque, sempre nell’ambito della non-violenza e della razionalità, perché gli altri “non sono cattivi ma soltanto meno informati di noi”, ha concluso Adinolfi”. b. … in tanti modi si può essere cittadini attivi. Si può - scrivere lettere ai giornali - telefonare nelle trasmissioni radiofoniche - sollecitare politici e amministratori - valorizzare la vigente legislazione anche con diffide e denunce Anche in questo modo si può 2. “Fare cultura”, ovvero realizzare informazione, controinformazione, promozione, formazione a. Informazione Segnalare quanto accade, quanto si dice e si fa. Togliere dal silenzio gli eventi. b. Controinformazione I fautori della gender theory fanno circolare “informazioni” di questo tipo, che leggiamo nel citato documento "Linee guida per un’informazione rispettosa delle persone LGBT a cura dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni (UNAR) e del Dipartimento per le Pari Opportunità: “Tra i luoghi comuni che influenzano le opinioni contrarie alle adozioni (o alla generazione mediante tecniche di fecondazione) da parte di coppie dello stesso sesso il più frequente è che un bambino ha bisogno di una figura maschile e di una femminile, come condizione fondamentale per la completezza dell’equilibrio psicologico. Questa affermazione è però contraddetta dalla letteratura scientifica.Secondo gli studi dell’American Psychoanalytic Association, dell’American Academy of Child and Adolescent Psychiatry e dell’American Academy of Pediatrics, i genitori omosessuali sono competenti esattamente come quelli eterosessuali e l’uguaglianza di sesso tra i partner non pregiudica minimamente lo sviluppo psicologico e psicosessuale dei figli. Anche l’Associazione Italiana di psicologia si è espressa a riguardo, affermando che né il numero né il genere dei genitori possono garantire di per sé le condizioni di sviluppo migliori per i bambini, bensì la loro capacità di assumere questi ruoli e le responsabilità educative che ne derivano”. Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale? Pagina 32 - E’ vero quello che dice il cartello LGBT, o è vero quanto sostiene il sociologo Pierpaolo Donati, autore di La famiglia. Il genoma che fa vivere la società75, intervistato da Roberto L.Zanini di “Avvenire”: “le varie forme familiari hanno un potenziale di umanizzazione in proporzione alla capacità di essere autentiche relazioni di reciprocità fra i sessi e fra le generazioni. I media non ne parlano, ma esistono decine di studi (fra i più recenti: Mark Regnerus, Università del Texas, su Social science research) che dimostrano che c’è enorme diversità fra i bimbi cresciuti da coppie omosessuali e quelli cresciuti in coppie etero, come ce ne sono fra bimbi nati in una famiglia eterosessuale stabile e quelli nati da matrimoni instabili, da coppie di fatto, da separati e via dicendo». Riguardo ai figli delle coppie gay ci sono dati precisi?«Da indagini effettuate su alcune migliaia di adulti cresciuti in coppie omosessuali in Paesi dove queste sono realtà assodate, risultano dati molto negativi: hanno una percentuale tre volte superiore di propensione al suicidio; una propensione tre volte superiore di tradimento del partner; una percentuale cinque volte superiore di disoccupati; ricorrono tre volte di più a terapie psicologiche». - Bastano per la buona crescita dei bambini affetti, da chiunque vengano, o c’è bisogno di figure di riferimento? Xavier Lacroix afferma al riguardo: “Per crescere, il bambino ha bisogno di vivere in relazione a un corpo maschile e con un corpo femminile […] È importante che il bambino percepisca e sperimenti se stesso come un individuo nato da due corpi diversi […] Dopo un periodo in cui la psicologia ha posto insistentemente l’accento sulla dimensione simbolica, verbale del rapporto con il padre, oggi alcuni autori sottolineano l’importanza del corpo del padre, del suo odore, del suo timbro di voce, dei giochi fisici, del corpo a corpo vissuto con lui. La possibilità, in alternanza con la distanza normale, di ritrovare la prossimità fisica con il padre, rappresenterà un sostegno per il bambino, una conferma della sua identità maschile, che gli infonderà una maggiore sicurezza per accettare la rinuncia alla madre e al femminile. Essendo meno scontata, ed essendo, in qualche modo, un “valore aggiunto”, la mascolinità ha bisogno di essere confermata e sostenuta da tutti i livelli della personalità: psichico, naturalmente, ma anche fisico e spirituale”76. “Catherine Dolto, afferma chiaramente: «Il primo dovere dei genitori è di dare al bambino una situazione ternaria”. E lo confermano drammaticamente i dati sociali: una vasta maggioranza, fra il 70% e il 90%, di giovani in situazione di grande difficoltà sociale sono stati privati della presenza del padre”77. Altre domande importanti: 75 Rubbettino, In principio la differenza. Omosessualità, matrimonio, adozione, Vita e Pensiero, Milano 2006 pp. 63-64) 77 Intervista di Lacroix “Famiglia, tra legami e diversità” in Aggiornamenti sociali maggio 2007. Conferme a questa prospettiva vengono fra l’altro da Claudio Risè (vedi Il padre. L’assente inaccettabile Edizioni San Paolo Cinisello Balsamo Milano 2003): “la scomparsa del padre, e di figure maschili, dalle posizioni di formazione e iniziazione sociale, ha prodotto un’interruzione nella trasmissione della cultura materiale e istintuale dell’uomo, che la madre non possiede perché appartiene ad altro genere, e quindi non può comunicare, neppure volendolo. Gli aspetti istintuali, materiali e spirituali, della cultura non si possono apprendere sui libri: vengono trasmessi attraverso il vissuto, spesso condiviso silenziosamente, individualmente, nel gruppo”. “L’essere umano, a differenza degli animali, nasce non sapendo ‘per istinto’ come amare, come esprimere la propria sessualità, come difendersi e come organizzare i propri affetti e le proprie relazioni […] A insegnare all’uomo-maschio a diventare tale, è sempre stato il padre, e una serie di figure che lo affiancavano: dal maestro d’arti e mestieri, all’insegnante, all’istruttore militare, a quello ginnico […] Senza questa iniziazione l’uomo non si sente tale a livello profondo. D’altra parte questa scomparsa di padri ha conseguenze fortemente negative anche sullo sviluppo delle giovani donne. Viene a mancare per loro quello sguardo forte e amoroso del paterno, dell’adulto che, dalla sua posizione di diversità, le apprezza e fornisce (come vedremo) un indispensabile pilastro alla loro autostima”. Quando non si dà il ruolo paterno e non viene 76 Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale? Pagina 33 - L’unione omosessuale è un fatto che la società deve impegnarsi a riconoscere giuridicamente come matrimonio? Per quali ragioni? - L’adozione o la procreazione medicalmente assistita anche per le coppie omosessuali sono presentate come un diritto umano. E’ un vero diritto, questo, di cui la società deve farsi carico, o solo un desiderio soggettivo? c. Promozione Le tante risorse di buona antropologia di cui disponiamo vanno proposte, pubblicizzate. Con convegni e pubbliche manifestazioni. Ma anche con cartelloni, manifesti, spot, filmati, slogan indovinati. d. Formazione Le tante risorse di buona antropologia di cui disponiamo vanno valorizzate in percorsi educativi capaci di far cogliere il bello della differenza, il bello della sessualità educata dall’amore, il bello dell’accoglienza della vita. 3. “Fare cultura” insieme a. I Centri e i Movimenti per la vita sono fortemente interessati ad affrontare la sfida della gender theory, perché i sostenitori di quel pacchetto ideologico, che abbiamo definito religione del sesso e che trova giustificazione anche nella gender theory78, promuovono nello stesso tempo la libertà sessuale, un certo realizzata la separazione dalla madre nel modo giusto, “l’individuo rischia di rimanere per tutta la vita un bimbo che piange l’oggetto amato da cui è stato separato, e ne ricerca, in una sterile richiesta narcisistica, lo sguardo d’approvazione”, è “sperduto”, “sempre più spinto ad appiattirsi sulla ‘massa’, che lo priva di ogni autonomia, assumendo in modo totalitario il posto di guida lasciato vacante dal padre d’amore”. “Non a caso il Novecento, il secolo in cui questo processo di manipolazione dell’uomo si realizza, è l’epoca dei grandi totalitarismi, più o meno esplicitamente atei, che cercano di formare un uomo standard, devoto al regime, costruito come un automa, un oggetto fabbricato. Questa tendenza si conclude, dopo la seconda guerra mondiale, con l’edificazione di quella che viene chiamata ‘società dei consumi’, che fa di ogni individuo un perfetto consumatore (figura recettivo-passiva), togliendo di mezzo tutto quanto c’è nel soggetto umano di attivo in senso creativo, di gusto per l’originalità, la singolarità, il dono, il rischio, la fantasia e l’ideale”; così si realizza una regressione all’infanzia. E la società-Stato, che ha preso il posto del padre, funziona secondo un principio materno. 78 Nella Lettera ai Vescovi della chiesa cattolica sulla collaborazione dell’uomo e della donna nella chiesa e nel mondo firmata nel 2004 a nome della Congregazione per la dottrina della fede da Joseph Ratzinger si sintetizza in questo modo l’ideologia gender: “Per evitare ogni supremazia dell'uno o dell'altro sesso, si tende a cancellare le loro differenze, considerate come semplici effetti di un condizionamento storico-culturale. In questo livellamento, la differenza corporea, chiamata sesso, viene minimizzata, mentre la dimensione strettamente culturale, chiamata genere [gender, in inglese], è sottolineata al massimo e ritenuta primaria. L'oscurarsi della differenza o dualità dei sessi produce conseguenze enormi a diversi livelli. Questa antropologia, che intendeva favorire prospettive egualitarie per la donna, liberandola da ogni determinismo biologico, di fatto ha ispirato ideologie che promuovono, ad esempio, la messa in questione della famiglia, per sua indole naturale bi-parentale, e cioè composta di padre e di madre, l'equiparazione dell'omosessualità all'eterosessualità, un modello nuovo di sessualità polimorfa. La radice immediata della suddetta tendenza si colloca nel contesto della questione femminile, ma la sua motivazione più profonda va ricercata nel tentativo della persona umana di liberarsi dai propri condizionamenti biologici. Secondo questa prospettiva antropologica la natura umana non avrebbe in se stessa caratteristiche che si imporrebbero in maniera assoluta: ogni persona potrebbe o dovrebbe modellarsi a suo piacimento, dal momento che sarebbe libera da ogni predeterminazione legata alla sua costituzione essenziale”. Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale? Pagina 34 tipo di (dis)educazione sessuale, il matrimonio gay e l’adozione o ‘fabbricazione’ di figli per le coppie omosessuali, la fecondazione eterologa, la mentalità contraccettiva, l’aborto. b. Da soli, i Cav e i Movimenti non possono incidere più di tanto sulla pubblica opinione per quanto riguarda la gender theory. Ma non riescono a incidere molto neppure sulla mentalità abortista! Possono certo fare di più - decidendo – anche i Cav, e non solo i Movimenti, che bisogna fare cultura – insieme per la vita e per la famiglia - e unendo le loro forze a quelle di associazioni convergenti, costituendo cartelli del tipo Forum delle associazioni familiari in cui il legame è significativamente religioso, oppure concentrazioni associative del tipo La Manif pour tous, che in Francia ha unito movimenti religiosi e non religiosi, variamente ispirati a livello ideologico, culturale, politico. 4. Con quale spirito? Ovviamente, con speranza, non con pessimismi paralizzanti. E con lo stile della carità nella verità, come suggerisce anche la Nota dei Vescovi del Triveneto su alcune urgenti questioni di carattere antropologico e educativo, datata 2 feb 2014. In essa i responsabili della Chiesa nel Triveneto fra l’altro, si riferiscono “al dibattito sugli “stereotipi di genere” e sul possibile inserimento dell’ideologia del gender nei programmi educativi e formativi delle scuole e nella formazione degli insegnanti, ad alcuni aspetti problematici presenti nell’affrontare in chiave legislativa la lotta all’omofobia, a taluni non solo discutibili ma fuorvianti orientamenti sull’educazione sessuale ai bambini anche in tenera età, alle richieste di accantonare gli stessi termini “padre” e “madre” in luogo di altri considerati meno “discriminanti” e, infine, al grave stravolgimento - potenziale e talora, purtroppo, già in atto - del valore e del concetto stesso di famiglia naturale fondato sul matrimonio tra un uomo e una donna”. Intorno a queste tendenze o prospettive, i Vescovi del Triveneto prendono posizione tra l’altro così: a. “Riaffermiamo, come prima cosa, la dignità e il valore della persona umana e poi la tutela e il rispetto che si devono ad ogni persona, soprattutto se in situazioni di fragilità, nonché la necessità di continuare a combattere strenuamente ogni forma di discriminazione (di carattere religioso, etnico, sessuale) o, addirittura, di violenza”. b. “Ribadiamo ..– come espresso autorevolmente, anche di recente, dalla Santa Sede di fronte al Comitato ONU della Convenzione dei diritti del fanciullo – il rifiuto di un’ideologia del gender che neghi di fatto il fondamento oggettivo della differenza e complementarietà dei sessi, divenendo anche fonte di confusione sul piano giuridico. Invitiamo quindi a non avere paura e a non nutrire ingiustificati pudori o ritrosie nel continuare ad utilizzare, anche nel contesto pubblico, le parole tra le più dolci e vere che ci sia mai dato di poter pronunciare: “padre”, “madre”, “marito”, “moglie”, “famiglia” fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna. Difendiamo e promuoviamo il carattere decisivo - oggi più che mai - della libertà di educazione dei figli che spetta, di diritto, al padre e alla madre aiutati, di volta in volta, da soggetti o istituzioni chiamati a coadiuvarli. E rigettiamo ogni tentativo ideologico che porterebbe ad omologare tutto e tutti in una sorta di deviante e mortificante “pensiero unico”, sempre più spesso veicolato da iniziative delle pubbliche istituzioni”. c. I Vescovi nel loro documento dichiarano di aderire pienamente all’invito di papa Francesco espresso nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium: “Amiamo questo magnifico pianeta e amiamo l’umanità che Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale? Pagina 35 lo abita, con tutti i suoi drammi e le sue stanchezze, con i suoi aneliti e le sue speranze, con i suoi valori e le sue fragilità (…). Tutti i cristiani, anche i Pastori, sono chiamati a preoccuparsi della costruzione di un mondo migliore… il pensiero sociale della Chiesa è in primo luogo positivo e propositivo, orienta un’azione trasformatrice, e in questo senso non cessa di essere un segno di speranza che sgorga dal cuore pieno d’amore di Gesù Cristo”. E sottolineano come “Questa inedita situazione richiede a noi Vescovi, prima di tutto, e alle comunità ecclesiali di non venir meno ad un compito e ad una testimonianza di carità e verità che rappresentano il primo e concreto modo per servire e promuovere l’uomo e la vita buona nella nostra società”. Si tratta dunque di difendere e promuovere l’umano con il coraggio della verità e con la forza costruttiva della carità. Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale? Pagina 36