Verso l’in-differenza sessuale? Radici e manifestazioni della gender theory.
A. Qual è la tesi-chiave della teoria del genere? Che non è vero quanto si è sempre pensato fino ad
oggi, ovvero che gli esseri umani sono naturalmente, oggettivamente maschi o femmine a partire dalla loro
conformazione corporea.
1. I più pensano, anche solo alla luce dell’esperienza personale, che la differenza maschile/ femminile sia
una chiara realtà. Una testimonianza-tipo è quella di Marina Corradi, pubblicata qualche anno fa
nell’inserto mensile di Avvenire “Noi”. La nota giornalista parla di sua figlia Caterina, una che è venuta dopo
due maschi, e scrive fra l’altro: “benché di carattere prepotente e determinatissimo; benché sempre in
scarpe da ginnastica e con le ginocchia sbucciate; benché ben capace di difendersi, e con “presa”
dell’avversario degna di un giocatore di rugby, Caterina è - indiscutibilmente - una femmina. Per quanto
agile e forte, è diversa dai fratelli; c’è sempre in lei un che di aggraziato. E’ diversa e lo sa. Fin da prima dei
due anni si specchia, al mattino, prima di uscire. Non come i fratelli, che giocavano con la loro immagine,
facendo le smorfie. Lei si guarda, si sorride, mi getta un’occhiata interrogativa: come sto? Non ha imparato
da me, non imita me. C’è qualcosa che viene prima. E quando guarda suo padre, lo guarda con occhi
incantati, con un sorriso radioso che i fratelli non hanno avuto mai. E’ un innamoramento, il suo, che chiede
potentemente di essere ricambiato. A due anni Caterina intuisce che suo padre sarà conquistato dalla sua
grazia. Non è vanità, quel primo guardarsi allo specchio, è inseguimento di un amore di cui non può fare a
meno. Gioca con tutto, come i suoi fratelli. A pallone, coi treni, col Lego, alla lotta. Ma quando esce si porta
sempre dietro una bambola; e ha un modo di tenersela stretta, nel traffico, che fa pensare a un prendersi
cura, a un istinto a proteggere. Il fratellino maggiore, i suoi Uomini ragno li sbatacchia qui e là; lei, alle sue
bambole, sta attenta a non fare male”.
2. Una forte conferma della convinzione che ci sia differenza viene dalle scienze. Senza differenza
biologica non c’è stata finora generazione umana. Siamo tutti figli della differenza.
a. Appare chiaro – a livello scientifico – che tra maschi e femmine c’è una evidente differenza biologica,
perché in effetti – come scrive ad esempio Maria Luisa Di Pietro - “essere maschio o femmina è il risultato
di un evento, in primo luogo, biologico”1.
b. Infatti, “Fin dalla fecondazione l’embrione unicellulare porta con sé l’informazione sul proprio sesso,
femminile (46, XX) o maschile (46, XY): l’assetto cromosomico e, quindi, genico definisce il sesso genetico
del soggetto e da esso dipendono una serie di modificazioni che, a cascata, porteranno alla formazione
della gonade femminile (ovaio) o della gonade maschile (testicolo) e perciò alla definizione del sesso
gonadico”2.
c. Certo, “Anche se la formula dei cromosomi sessuali viene già definita nell’embrione unicellulare, la
differenziazione sessuale inizia solo dopo la sesta settimana. Fino a quel momento le gonadi sono identiche
nei due sessi [… in seguito] In presenza del testicolo e della produzione di androgeni, i dotti [genitali] si
svilupperanno in senso maschile; in assenza del testicolo i dotti si svilupperanno, invece, in senso
1
Maria Luisa Di Pietro, “Il processo di sessualizzazione della persona. Il dato biologico” in (a cura di) Livio Melina e
Sergio Belardinelli Amare nella differenza Le forme della sessualità e il pensiero cattolico: studio interdisciplinare,
Cantagalli-Libreria Editrice Vaticana, Siena-Città del Vaticano 2012, p 135.
2
Di Pietro op. cit., p 135.
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Pagina 1
femminile”3. Nota bene: in questo sviluppo biologico-anatomico ci possono essere ‘incidenti di percorso’,
mancate maturazioni; può risultare in qualche raro caso una non compiuta differenziazione, un’ambigua
differenziazione. Ma questo non toglie che il disegno biologico dello sviluppo umano punti di regola alla
differenziazione.
d. C’è dunque un “disegno biologico” della differenza, iscritto nel DNA. Ma qui apriamo una parentesi: c’è
chi parla anche – per così dire - di un DNA psichico. Gino Soldera, psicologo e psicoterapeuta, ricorda che
“Nell’ambito di tutte le scienze umanistiche vige il principio universalmente riconosciuto, secondo cui
l’essere umano è formato fin dalla sua origine dalla continua interazione tra l’eredità ricevuta dai genitori e
l’ambiente di vita, come dimostra la moderna epigenetica che studia questi rapporti e le sue conseguenze
sul piano biochimico e molecolare. Si potrebbe poi andare oltre, affermando che l’individualità presente in
ogni persona, che scaturisce da questa interazione (come ci indicano gli studi sulla vita pre- e post-natale), è
da mettere in relazione con la coscienza primaria. Una realtà interiore ancora poco conosciuta, ma
esistente dentro ognuno di noi e che ogni madre sensibile comincia ad avvertire nel proprio figlio durante la
gestazione, come presenza che va oltre la sua corporeità. Questa coscienza primaria di natura psichica è in
grado di trascendere ogni condizionamento derivante dall’ambiente esterno e di entrare a diretto contatto
con il proprio archetipo di appartenenza (maschile o femminile), il quale funge da modello di riferimento e
da struttura organizzativa della nostra identità di genere. Si potrebbe quasi dire che gli archetipi maschile e
femminile rappresentino sul piano psichico ciò che i cromosomi XX e XY rappresentano sul piano organico.
Possiamo affermare quindi – sostiene ancora Soldera - che l’identità di genere, accanto alla matrice
biologica, ha anche una matrice (meno evidente e più nascosta) di natura psichica, la quale prende forma e
consistenza nel corso dello sviluppo: sempre che non subisca delle indebite interferenze esterne”4.
e. “Accanto alla differenziazione fenotipica5 [relativa alla fisionomia osservabile degli organi] si assiste —
già durante la vita prenatale — ad un altro evento: la sessualizzazione cerebrale”6. Il cervello, esposto
all’azione differenziata degli ormoni gonadici, sviluppa caratteristiche peculiari nelle femmine e nei maschi7.
La differenziazione cerebrale porta con sé una differenziazione che potremmo definire psicologica, sulla
quale ha raccolto molte ricerche la neuropsichiatra americana Louann Brizendine, alla quale si devono
affermazioni di questo genere: “Qualcuno vorrebbe che non ci fossero differenze tra uomini e donne. […]
tuttavia, la realtà biologica è che non esiste un cervello neutro. […] “Abbiamo scoperto che gli ormoni
condizionano a tal punto il cervello femminile da spingerlo a percepire in maniera diversa la realtà e la vita
stessa della donna, dando forma ai suoi valori e ai suoi desideri, e determinando le sue priorità. […]8”.
3
Di Pietro op. cit., p 136.
Gino Soldera Oltre la teoria del gender, testo consegnato ai partecipanti al Convegno di Conegliano del 15 marzo
2014 “Padre e Madre o Genitore 1° e 2°?”, in corso di pubblicazione.
5
Con il termine fenotipo (dal greco phainein, che significa "apparire", e týpos, che significa "impronta") si intende
l'insieme di tutte le caratteristiche osservabili di un organismo vivente, quindi la sua morfologia, il suo sviluppo, le sue
proprietà biochimiche e fisiologiche comprensive del comportamento. Questo termine viene utilizzato in associazione
al termine genotipo, dove per genotipo si intende la costituzione genetica di un individuo o di un organismo vivente.
(Wikipedia)
6
Di Pietro 2012, p 137.
7
Lo psichiatra Tonino Cantelmi segnala nel suo saggio Educare al femminile e al maschile molti studi relativi, fra l’altro,
alle modalità e preferenze percettive di maschi e femmine, alla diversa propensione al rischio, alle diverse modalità
dell’autostima etc.
8
Il cervello delle donne, Rizzoli, Milano 2011, p. 18.
4
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4. Ma se dalla biologia passiamo alla psicologia… L’osservazione della Brizendine ci porta oltre il dato
strettamente biologico, verso la differenziazione psicologica, che è condizione necessaria al pieno sviluppo
della differenza.
a. E che – potremmo pensare – non può mancare: abitare un corpo maschile o femminile non può essere
la stessa cosa. Non è lo stesso fare l’esperienza di un corpo maschile o femminile. Non è affatto assurdo
pensare che il vissuto corporeo possa caratterizzare, orientare, condizionare il modo di essere nel mondo
della donna e dell'uomo. Abbiamo ricordato nel Convegno di ottobre a Campodarsego alcune convinte
sentenze di Luce Irigaray a proposito del diverso “dis-porsi al mondo [di uomini e donne] radicato nel
corpo”9: “Gli uomini e le donne non hanno solo un corpo differente ma un modo proprio di essere in
relazione con se stessi, con l’altro, con il mondo”10; dunque “la differenza sessuale è una «differenza
relazionale»”.11 «generare in sé o fuori di sé non implica lo stesso rapporto con l’altro”12 e “non è la stessa
cosa fare l’amore in sé o fuori di sé”13.
b. Però il corpo non basta, entrano in gioco le relazioni. Certo, l’esser maschi o femmine non è solo
“questione di corpo”. La sessualità come appartenenza al maschile o al femminile – avverte infatti Cantelmi
– “va considerata all’interno di quella interazione tra elementi dati (come colore dei capelli, forma degli
occhi, predisposizione a essere magri o grassi, parte della struttura e delle abilità cerebrali) ed elementi
frutto di libera scelta (dei genitori, del contesto storico-sociale dell’epoca in cui si vive e soprattutto,
progressivamente e sempre più esclusivamente, del soggetto) che contribuiscono alla formazione
dell’identità individuale, contribuendo a renderla funzionale o disfunzionale al benessere dell’individuo,
oltre che della comunità di cui è parte. L’identità sessuale infatti, pur se determinata a priori, perché scritta
chiaramente nel nostro «DNA» ancor prima della nascita, non è neppure un processo biologico
dall’evoluzione e dall’esito automatico, che nasca, cresca e si svolga da sé, come la digestione o
l’invecchiamento: coinvolgendo la totalità della persona, psiche e corpo, essa diventa a tutti gli effetti un
processo legato agli atti che si compiono ed è quindi soggetto a libertà e scelta. In questa prospettiva, lo
sviluppo dell’identità sessuale va dunque protetta ed educata (nel senso di accompagnata a sbocciare)
innanzitutto all’interno del primo, essenziale e inalienabile luogo educativo: la famiglia”14. E “Tra le tante
caratteristiche del modo di essere dei genitori che possono condizionare lo sviluppo del bambino c’è il loro
modo di rapportarsi al maschile e al femminile. Come un padre vive le sue caratteristiche maschili, come si
comporta con la madre in quanto donna e compagna di vita, come si comporta con la figlia, sono tutte
queste variabili che necessariamente influiranno nella bimba che diventerà ragazza e poi donna a sua volta.
Così come il modo di essere madre, influirà a sua volta la concezione e soprattutto i vissuti riguardo la
maternità quando verrà il suo turno”15.
5. Perché non introdurre il fattore volontà, il fattore scelta? La gender theory non nega in genere la
diversità biologica maschile/femminile. Però non la considera affatto decisiva, facendo attenzione piuttosto
9
Susy Zanardo in Riccardo Fanciullacci e Susy Zanardo, Uomini, donne. Il significare della differenza, Vita e Pensiero,
Milano 2010, p. 177.
10
Ivi, p. 186.
11
Ivi, p. 190.
12
Ivi, p. 196.
13
Ivi, p. 198.
14
Tonino Cantelmi in T.Cantelmi-Marco Scicchitano Educare al femminile e al maschile, Ed. Paoline, Milano 2013, pp
105-106.
15
Cantelmi op. cit., p 112.
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ai vissuti psicologici del maschile e del femminile, arrivando a privilegiare comunque la scelta personale. Di
qui la proposta di distinguere in modo chiaro sesso e genere, in inglese gender. E qui riprendo e amplio un
poco quanto proposto l’autunno scorso a Campodarsego sotto il titolo Questione sessuale e questione della
vita, oggi.
a. Sex e gender La parola inglese “gender” può essere tradotta a prima vista con il termine italiano
“genere”, usato correntemente nelle espressioni “genere maschile” o “genere femminile”. Però è
importante considerare che gender è un termine dal significato ben diverso da sex. Precisa infatti
L.Palazzani: ““Nella letteratura anglosassone […] sex indica la condizione biologica dell’uomo e della donna,
dell’essere maschio o femmina (come si nasce)16; gender indica la percezione psicologica interiore della
propria identità (come ci si sente), ma anche la condizione sociale, storica e culturale esteriore (come si
appare agli altri), nei comportamenti, nelle abitudini, nei ruoli che sono attribuiti e vengono assunti della
mascolinità e della femminilità. Sex indica come siamo, la condizione naturale; gender come diveniamo, la
condizione acquisita”17. Tradizionalmente, la società, mediante l’educazione familiare, la scuola e non solo,
ha operato e influito perché chi ha una conformazione anatomica maschile si senta anche maschio e si
comporti da maschio e chi ha un corpo femminile si autopercepisca come donna e abbia atteggiamenti e
comportamenti da donna. Invece le teorie gender introducono l’idea che possiamo nascere donne e
divenire uomini o, viceversa, possiamo nascere uomini e divenire donne. Insomma, la natura è irrilevante:
ciò che conta è come ci "sentiamo" o come "vogliamo" essere. In altre parole, “Il costruttivismo e la teoria
del genere sostengono l’idea che l’uomo sia il risultato dei modelli sociali che lo plasmano. Egli è un essere
culturale che si inventa da sé”18, ovvero “La teoria del genere sostiene che la persona sia il risultato dei
modelli e dei ruoli sociali in cui è costretta”19. In altre parole ancora, “La teoria del genere afferma che non
esiste una natura umana poiché l’essere umano sarebbe unicamente un risultato della cultura. Essa cerca di
dimostrare che la mascolinità e la femminilità non sono che costruzioni sociali, dipendenti dal contesto
culturale di ogni periodo”20.
b. Dunque – puntualizza Cantelmi - “Il sesso di una persona ha delle caratteristiche inequivocabili, esplicite
e riconoscibili anche solo a uno sguardo come per il maschio: peluria, forte muscolatura, pene, testicoli;
seni, vulva, clitoride, utero e ovaie per la donna. Descrivere il genere di una persona, invece, comporta il far
riferimento a un piano non evidente e più interiore della persona, li dove risiedono la sua personalità, il suo
carattere, le sue inclinazioni e passioni, il suo modo di concepirsi ed emozionarsi, il ruolo che si aspetta di
avere nelle relazioni”21. Cantelmi esprime la convinzione che “tra genere e sesso sussista una relazione
organica e profonda, come lo scheletro con il corpo. Non tener conto delle differenze biologiche che
sussistono tra maschi e femmine e ritenere il genere completamente slegato dal sesso, intercambiabile a
prescindere e totalmente e culturalmente arbitrario rischia di orientare i nostri figli non tanto a essere
16
“la determinazione del sex fa riferimento non solo a ciò che appare al momento della nascita, ma all’analisi della
dimensione genetica, gonadica, ormonale, morfologica, anatomica con riferimento a caratteristiche sessuali primarie
e secondarie” (L.Palazzani Sex/gender: gli equivoci dell’uguaglianza, G.Giappichelli Editore, Torino 2011, p 3).
17
Palazzani, op. cit., p. 2.
Tony Anatrella, La teoria del ‘gender’ e l’origine dell’omosessualità. Una sfida culturale, San Paolo, Cinisello Balsamo
(Milano) 2012, p. 27.
19
Ivi, p. 32.
20
Ivi, p. 36.
21
Cantelmi op. cit., p. 19.
18
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uomini e donne rispettosi, ma piuttosto persone incapaci di assumere una forma definitiva e armonica, e
accogliere la diversità dell’altro senza paura”22. Ma non è questa la linea di pensiero della gender theory.
c. Maschile, femminile oppure… Secondo l’ideologia gender, ogni individuo può scegliere la sua "identità
di genere" a prescindere dalla fisionomia sessuale del proprio corpo. Può scegliere di essere uomo o
donna. Ma non solo. E’ chiaro che, se ognuno può decidere di essere maschio o femmina, cioè può decidere
il suo gender perché la volontà ha un netto primato sulla “natura”, allora anche la stessa scelta del gender
come identità stabile maschile o femminile può venir superata: non è detto che l’individuo debba scegliere
definitivamente la sua identità di genere. Può sceglierlo di volta in volta, momento per momento. Per cui
c’è chi propone di abbandonare addirittura la distinzione maschile/femminile, ed ecco le teorie queer:
“queer” è un individuo che non si definisce né uomo né donna, ma qualcosa di indefinito - appunto queer =
che vuol dire ‘strano’, ‘bizzarro’23.
d. E’ interessante, a questo riguardo, tener presente che gruppi, movimenti, associazioni che promuovono
anche la cultura “gender” si raccolgono attorno alla sigla complessiva LGBT, ovvero lesbica, gay, bisessuale
e transessuale ovvero transgender24. E che di recente questo acronimo è arricchito di nuove iniziali, come
informano le Linee-guida per un’informazione rispettosa delle persone LGBT: “intersessuale” (= “la persona
che nasce con i genitali e/o caratteri sessuali secondari non definibili come esclusivamente maschili o
femminili”) e – appunto – “queer” , termine originariamente negativo, “spregiativo nei confronti degli
omosessuali, .. ripreso.. e rovesciato in positivo da una parte del movimento LGBT per indicare tutte le
sfaccettature dell’identità di genere e dell’orientamento sessuale, rifiutando sia tradizionali identità di
genere
(uomo/donna)
sia
la
distinzione
rigida
degli
orientamenti
sessuali
(eterosessuale/omosessuale/bisessuale)”.
Nota bene: l’identità di genere indica “chi sei” (maschio, femmina, queer etc.), ovvero chi ti senti di essere,
chi vuoi essere, mentre l’orientamento sessuale sta a indicare “da chi sei sessualmente attratto, chi cerchi
sessualmente” 25.
22
Cantelmi op. cit., p. 45.
Il 14 febbraio 2014 la Redazione di tempi.it segnala “Facebook Usa ti invita a scegliere tra 56 “generi””, e riporta le
rispettive denominazioni: Agender Androgyne Androgynous Bigender Cis Cisgender Cis Female Cis Male Cis Man Cis
Woman Cisgender Female Cisgender Male Cisgender Man Cisgender Woman Female to Male FTM Gender Fluid
Gender Nonconforming Gender Questioning Gender Variant Genderqueer Intersex Male to Female MTF Neither
Neutrois Non-binary Other Pangender Trans Trans* Trans Female Trans* Female Trans Male Trans* Male Trans Man
Trans* Man Trans Person Trans* Person Trans Woman Trans* Woman Transfeminine Transgender Transgender
Female Transgender Male Transgender Man Transgender Person Transgender Woman Transmasculine Transsexual
Transsexual Female Transsexual Male Transsexual Man Transsexual Person Transsexual Woman Two-Spirit.
24
“BISESSUALITÀ: usato in due sensi: a) compresenza dell’identità maschile e femminile, sul piano biologico e/o psicosociale; b) orientamento sessuale nei confronti di entrambi i sessi”. TRANSGENDER: individuo che esprime, in modo
transitorio o stabile, un’identità gender che non è allineata al sex della nascita e combina tratti e comportamenti sia
maschili sia femminili, oscillando da un gender all’altro con un’eventuale modificazione parziale del corpo
(transwoman, individuo che nasce maschio e vive come femmina; transman, individuo che nasce come femmina e
vive come maschio)” (Palazzani, op. cit., Glossario, pp. 201 e 204).
25
“ORIENTAMENTO SESSUALE: attrazione sessuale o direzione della sessualità a prescindere da sex e gender,
preferenza rispetto all’oggetto del desiderio sessuale. QUEER (QUEERNESS, QUEERING): individuo con identità né
maschile nè femminile (neither/nor), maschile e femminili (either/or; both/and) o tra maschile e femminile (in
between). (Palazzani, op. cit., Glossario, p. 204)
23
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6. Sconvolgente! Di fronte a questa teoria del gender è facile esclamare “sconvolgente!”. Azzera infatti
modi di pensare profondamente radicati.
a. Sconvolge anche la tradizionale visione del mondo cristiana, secondo la quale la diversità, la differenza
tra maschile e femminile è voluta, pianificata da Dio: “maschio e femmina li creò”. Non solo: secondo una
certa lettura teologica della tradizione cristiana - l’uomo è stato creato a immagine di Dio in quanto
maschio e femmina. Giovanni Paolo II nella Mulieris dignitatem – come sottolinea fra gli altri il card. Angelo
Scola26 – si esprime così: «Il fatto che l’uomo, creato come uomo e donna, sia immagine di Dio non significa
solo che ciascuno di loro individualmente è simile a Dio, come essere razionale e libero. Significa anche che
l’uomo e la donna, creati come “unità dei due» nella comune umanità, sono chiamati a vivere una
comunione d’amore e in tal modo a rispecchiare nel mondo la comunione d’amore che è in Dio, per la quale
le tre Persone si amano nell’intimo mistero dell’unica vita divina”. Da notare, anche, come la Lettera ai
Vescovi della chiesa cattolica sulla collaborazione dell’uomo e della donna nella chiesa e nel mondo firmata
nel 2004 (a nome della Congregazione per la dottrina della fede) da Joseph Ratzinger sottolinei che “Il
maschile ed il femminile sono .. rivelati come appartenenti ontologicamente alla creazione, e quindi
destinati a perdurare oltre il tempo presente, evidentemente in una forma trasfigurata”. Quindi non solo
“maschi e femmine ci creò”, ma per sempre maschi e femmine, anche se, precisa evidentemente la Lettera,
non sarà eterna “l'espressione temporale e terrena della sessualità”.
b. Nella misura in cui la gender theory può apparire come ribellione al progetto divino sull’uomo e sulla
storia umana, essa può essere considerata come uno dei capitoli dell’ateismo moderno militante,
antagonista, concorrenziale. Secondo la gender-theory non si tratta – infatti - di essere maschi o femmine,
ma di decidere che cosa essere. L’uomo in questa prospettiva appare come demiurgo ovvero artefice di se
stesso. Potremmo allora riprendere e modificare la vecchia sentenza del profeta dell’ateismo Feuerbach, il
quale sosteneva – in sostanza – che non è Dio a creare l’uomo, ma è l’uomo a dare origine a Dio nella sua
mente. Potremmo riscrivere questa sentenza di Feuerbach così: non è Dio a creare l’uomo maschio e
femmina, ma è l’uomo a creare se stesso attribuendosi a suo arbitrio una connotazione sessuale. A suo
arbitrio, con piena libertà, senza soggezione ad alcun ordine naturale.
c. La prospettiva di un’autoinvenzione dell’uomo da parte dell’uomo, dell’auto-modellamento dell’uomo
ben si inserisce nella linea di pensiero dell’ateismo militante e antagonista, quello che vuole costruire un
regno dell’uomo alternativo al regno di Dio, ed è insofferente di limitazioni che vengano dall’alto dei cieli, o
dalla natura. Il “lieto” messaggio del ‘profetismo gender’, del ‘vangelo gender’ suona allora così: “Vi è stato
detto che siamo maschi o femmine, ma io vi dico che siamo soltanto ciò che decidiamo di essere: abbasso le
limitazioni!”. L’ideologia gender può far venire in mente un celebre racconto di Nietzsche, un filosofo
famoso per aver detto che dio è morto e per aver profetizzato l’avvento del superuomo. In Nietzsche
ovviamente non c’è traccia della gender theory vera e propria, c’è però il manifesto della ribellione
dell’uomo a ogni pretesa di ordine divino e naturale. In Così parlò Zarathustra Nietzsche immagina
dapprima un cammello ben caricato, simbolo dell’uomo che è sottomesso a regole e precetti, a un’autorità
superiore, e naturalmente mortificato. Poi fa apparire un leone che combatte vigorosamente contro un
drago sul corpo del quale c’è la scritta tu devi. Lo slogan del leone è invece io voglio. Scrive Nietzsche: ‘su
ogni squama [del drago] splende a lettere d’oro ‘tu devi!’. Valori millenari rilucono su queste squame...
‘Tutti i valori sono già stati creati, e io sono ogni valore creato. In verità non ha da essere più alcun ‘io
26
A.Scola Il mistero nuziale. 1. Uomo-donna Lateran University Press, Roma 2005, p. 18.
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voglio’. Così parla il drago...”. Il leone invece lotta per “crearsi la libertà per una nuova creazione”, che poi
Nietzsche vede realizzarsi nel libero gioco di un fanciullo, che non lotta più contro i valori, contro l’ordine
divino, ma gioiosamente crea. Si auto-crea, potremmo dire, per restare in tema27.
Ma riprendiamo l’analisi della gender theory.
7. Chi ha introdotto il termine gender?
a. John Money “L’origine del termine gender nel significato di contrapposizione a sex è controversa: alcuni
lo fanno risalire alla psicosessuologia e alla psicanalisi, altri alla psicologia sociale e alla sociologia, altri
ancora al femminismo. […] John Money è spesso indicato come colui che ha introdotto l’uso del termine
gender. Money stesso si considera il primo ad avere usato questa espressione, o quantomeno ad averla
definita in una pubblicazione scientifica”28.
b. “Identità di genere” “Il dottor Money29, con i suoi assistenti, aveva messo a punto una unità operativa
con lo scopo di curare i bambini nati con difetti dei genitali e aveva ideato una sua particolare teoria
secondo la quale la definitiva identità sessuale adulta non è data dalla conformazione del sesso come si
presenta alla nascita, quanto dalla modalità con cui i bambini vengono cresciuti, il modo in cui essi vengono
socializzati. Il tema era uno di quelli eterni e cioè la dialettica tra natura e ambiente e quale delle due realtà
incida maggiormente nello sviluppo delle caratteristiche psicocomportamentali degli individui. Dovendo
fronteggiare il problema di bambini con genitali ambigui, poteva sembrare logico che qualcuno intervenisse
orientando il neonato in un senso o nell’altro visto che, in quel caso specifico, la natura non era stata
esplicita nelle sue indicazioni. Il dottor Money definì questa particolare identità socializzata “identità di
genere” per distinguerla dalla vera “identità sessuale” della persona. Bisogna dire che all’epoca le posizioni
espresse dal dottor Money trovarono una larga eco nel mondo scientifico e anche molti riscontri positivi. In
realtà l’identità sessuale di una persona è determinata dal suo patrimonio genetico, essendo il maschio
rappresentato da un cromosoma X e da uno Y, mentre la femmina presenta due cromosomi X, fatte salve le
eccezioni e gli errori in cui talora incorre anche la natura. Poiché accanto al problema dei neonati con
genitali ambigui esiste anche quello delle persone omosessuali, il dottor Money pensò di poter risolvere
anche questa delicata questione proponendo il termine di “identità di genere” per descrivere come una
persona percepisce se stessa. Una persona geneticamente femmina può percepirsi come un maschio, e
viceversa, e, quindi, può avere una identità di genere non corrispondente alla sua identità biologica. Nel suo
percorso scientifico, e clinico, il dottor Money si occupò anche di transessuali, che, sotto il profilo biologico
sono persone di sesso maschile perfettamente normali, che tuttavia sentono di essere delle donne
intrappolate dentro un corpo maschile, e viceversa. Sotto l’influenza delle teorie del dottor Money, la
27
L’auto-invenzione umana (non esplicitamente riferita all’identità sessuale), affrancata da ogni sudditanza a una
pretesa (inesistente) “natura umana”, è chiaramente segnalata da J.P.Sartre ne L’esistenzialismo è un umanismo:
“l’uomo esiste innanzi tutto, si trova, sorge nel mondo, e che si definisce dopo... non c’è una natura umana, poichè non
c’è un Dio che la concepisca [… Dio non c’è e] ‘Se Dio non esiste tutto è permesso”. Siamo soli […] l’uomo, senza
appoggio nè aiuto, è condannato in ogni momento a inventare l’uomo”.
28
Palazzani 2011, pp 11-12.
29
“nato in Nuova Zelanda nel 1921, consegue un dottorato in Psicologia ad Harvard, per specializzarsi poi a Baltimora,
al John Hopkins Hospital, dove fonda [nel 1965] la prima Gender Identity Clinic. E’ un chirurgo e come tale si occupa
della riassegnazione del sesso, specie nei casi di anomalie genitali nei bambini, campo in cui la sua autorità è
indiscussa”
(Assuntina
Morresi
in
Il
Foglio
del
7
settembre
2005
(vedi
http://www.salutefemminile.it/Template/detailArticoli.asp?IDFolder=176&IDOggetto=5789)
Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale?
Pagina 7
prestigiosa Università americana Johns Hopkins diede l’avvio a una Clinica per l’Identità di Genere nei primi
anni ‘60 e incominciò a sottoporre i transessuali a interventi chirurgici miranti al cambiamento di sesso,
oltre che all’orientamento dei bambini con genitali ambigui30. In realtà è impossibile cambiare il sesso di
una persona perché questo si trova trascritto nel DNA di ogni singola cellula del suo corpo, quello che si
può fare è assecondarne il desiderio, alterarne irrimediabilmente il corpo, riempirla di ormoni creando
l’illusione di far parte dell’altro sesso, senza, peraltro, eliminare la sofferenza di cui resta vittima”31.
c. Il caso David “Anche se il mondo scientifico dava credito alle teorie del dottor Money, dando così una
dimostrazione imbarazzante di come sia fragile nei suoi convincimenti, c’era anche chi si mostrava scettico
nei confronti del suo lavoro, come il dottor Milton Diamond, un esperto sul ruolo che gli ormoni giocano nel
determinare il comportamento dell’essere umano. Proprio nel tentativo di eliminare le critiche residue, nel
1972 il dottor Money informava la comunità scientifica di essere in possesso della prova definitiva del fatto
che il genere fosse una costruzione sociale32. A conferma delle sue teorie egli riportava il caso clinico di un
maschietto normale, nato da parto gemellare, a cui era stato lesionato irrimediabilmente il pene durante
un intervento per fimosi serrata. I genitori del piccolo che aveva subito il danno, dopo aver ascoltato i
messaggi promozionali del dottor Money alla televisione, si erano lasciati convincere dalle sue teorie con la
speranza di evitare al bambino sofferenze nel futuro. Il bambino era stato inserito nel protocollo della
clinica, era stato castrato e veniva cresciuto dai familiari come una bambina33. Nell’esporre i dati in suo
30
“Money analizza il problema dell’ermafroditismo, che egli denomina anche “intersessualità”. Ermafrodita è
dall’autore definito come “una persona nata con anatomia sessuale non differenziata in maniera corretta» a causa di
anomalie del dimorfismo cromosomico, ormonale e anatomico genitale. I bambini che nascono con tali ambiguità o
incongruità (ma anche i bambini che, pur avendo un sex determinato, a causa di imperizia tecnica, si trovano in
condizione di ambivalenza sessuale) sono, a suo parere, un “falso problema”. Si tratta di casi che egli considera una
sorta di “esperimento naturale” che prova la sua teoria, risolvibili mediante un intervento chirurgico e
successivamente ormonale che modifica i caratteri sessuali in base alla riattribuzione/riassegnazione del sesso, scelta
e “imposta” in base ad elementi interni ed esterni, dal medico in funzione della praticabilità tecnica e dai genitori in
funzione delle aspettative e dei desideri. L’importante è, secondo Money, che la decisione sia presa in tempi rapidi,
bilanciando diversi fattori medici e psicosociali (quali le infezioni, la funzione riproduttiva e sessuale): la condizione
necessaria è che, a seguito della modificazione del corpo, segua un’educazione conseguente. A suo parere,
l’ermafroditismo costituisce un’evidenza empirica che la fase post-natale dell’identificazione/differenziazione sessuale
va definita entro i 18 mesi e si completa a 4 anni e mezzo” (Palazzani 2011, pp. 17-18 e nota a p. 18).
31
Dina Nerozzi Note introduttive al volume di Dale O’Leary, Maschi o femmine? La guerra del genere, Rubbettino,
Soveria Mannelli 2006 (ed. orig. 1997), pp. VIII-IX.
32
“nel 1967 gli si presenta l’occasione di verificare le proprie ipotesi in quello che prometteva essere l’esperimento
perfetto. Bruce e Brian Reimer, gemelli, all’età di sette mesi erano stati portati all’ospedale di Winnipeg, in Canada,
per una banale circoncisione. Durante l’intervento per un tragico errore il pene di Bruce fu bruciato e si staccò. I
coniugi Reimer, disperati, vengono indirizzati dal famoso dottor Money, il quale li consiglia di far crescere Bruce come
una femmina, rassicurandoli sulle buone probabilità di successo della riassegnazione di sesso. Nel luglio del 1967, a
ventidue mesi, Bruce viene castrato chirurgicamente. Ai suoi genitori è raccomandato di vestirlo e trattarlo come una
bambina: un successivo trattamento ormonale avrebbe fatto il resto. Ogni anno il dottor Money avrebbe visitato
Brenda – questo il suo nuovo nome – e controllato che tutto fosse andato per il meglio. Nel 1972 in “Man & Woman,
Boy & Girl” – definito dal New York Times “il più importante libro sulle scienze sociali dopo il Rapporto Kinsey”– John
Money presenta il caso come un successo: l’esperimento è riuscito, il bambino cresciuto come bambina si è adattato
alla nuova identità, mentre il suo gemello si è regolarmente sviluppato come maschio. Potenza dell’educazione e
dell’ambiente. Un successo per la teoria dell’identità di genere, corroborato da una prova scientifica inoppugnabile”
(A.Morresi, op.cit.)
33
“Money decise di femminilizzarlo (chiamandola Joan) e propose ai genitori di crescerla come una bambina. Si
trattava peraltro, essendo gemelli, di un caso scientificamente interessante per verificare quanto dell’identità sessuale
fosse determinato biologicamente e quanto socialmente. Ma Joan rivelò sempre segni di disagio; all’età di 13 anni
scoprendo la verità decise di riassumere il sesso maschile, sottoponendo il corpo a molteplici interventi per eliminare i
Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale?
Pagina 8
possesso alla comunità scientifica il dottor Money confermava che l’esperimento era stato un pieno
successo e che il bambino, geneticamente maschio, cresceva armoniosamente nelle vesti di una bambina.
Questo resoconto sembrava essere la conferma definitiva della validità delle teorie del dottor Money
secondo cui l’identità sessuale degli esseri umani è malleabile alla nascita. Da quel momento in poi migliaia
di bambini furono sottoposti al protocollo chirurgico e psicologico del dottor Money. Il lavoro “scientifico”
del dottor Money ebbe un impatto prepotente non solo sui bambini con genitali ambigui e sui transessuali,
ma anche, e soprattutto, sul movimento femminista radicale che vide nelle sue teorie la conferma di
quanto andavano affermando da tempo e cioè che le differenze tra uomo e donna non sono naturali e
immutabili, ma costruite socialmente e dunque artificiali oltre che oppressive perché costringono la donna
entro ruoli subordinati al maschio, secondo gli schemi di una cultura patriarcale. Mentre le femministe
radicali si davano da fare allo scopo di veder tramutare la teoria di genere del dottor Money in leggi, la
pubblica opinione veniva informata del fatto che la storia del bambino trasformato felicemente in bambina
era, in realtà, una frode scientifica. I lavori del dottor Money pubblicati sulle riviste scientifiche non erano
suffragati dai dati di fatto che, invece, si erano rivelati completamente diversi, il bambino stava male e non
si era affatto adattato a quell’identità femminile che gli era stata imposta. A quel punto la Johns Hopkins
University decise di chiudere la clinica del dottor Money, ma le sue teorie e la procedura da lui inventata si
erano, nel frattempo, radicate in altre parti del mondo e continuavano a produrre danni. Solo
recentemente John Colapinto ha raccontato la vera storia di David Reimer, questo è il nome del bambino la
cui felice trasformazione in femmina rappresentava il pilastro portante dell’ideologia di genere. Nel libro As
Nature Made Him egli racconta la via crucis di questo bambino. Via crucis culminata nel suicidio, avvenuto il
4 maggio 200434. Nel frattempo, però, la bugia secondo la quale l’identità di genere è un ruolo costruito
segni di femminilizzazione. L’alterazione dell’equilibrio psichico lo portò a suicidarsi all’età di 38 anni. Money ha
pubblicizzato il caso come prova empirica della sua teoria. In verità, va detto, che il bambino è stato educato fino a 18
mesi come un maschio e solo ad un anno e mezzo femminilizzato: pertanto il disagio sembrerebbe confermare non
tanto la tesi della plasmabilità del genere, quanto quella della rilevanza della pressione educativa più precoce
nell’identificazione sessuale. Cfr. J. COLAPINTO, As Nature Made Him. The Boy Who Was Raised as a Girl,
HarperCollins, New York 2001” (Palazzani 2011, pp. 17-18 nota 19).
34
Dopo più di vent’anni, nel marzo 1997 il dottor Milton Diamond, da lungo tempo critico delle teorie di Money,
insieme a Keith Sigmundson – uno psichiatra del John Hopkins che aveva parzialmente seguito il caso – in “Archives of
Pediatrics and Adolescent Medicine” ricostruisce la vera storia di Bruce-Brenda; nel dicembre dello stesso anno il
giornalista John Colapinto la diffonde in un memorabile articolo sulla rivista Rolling Stone: John Money non aveva
riferito correttamente dei risultati del suo “esperimento perfetto”. Fin dall’inizio Brenda aveva manifestato
comportamenti e atteggiamenti tipicamente maschili, dai propri interessi, alle preferenze per i vestiti e a quelle per i
giocattoli, cercando anche di fare la pipì in piedi. A scuola il suo rendimento era scarso: chiusa e taciturna, manifestava
sintomi di depressione, ed era stata anche espulsa per i difficili rapporti con i coetanei, fra cui non si era mai inserita:
gli insegnanti avevano consigliato i Reimer di portare quella figlia così difficile da uno psicoterapeuta. I Reimer, d’altra
parte, facevano sempre più fatica a portare i due gemelli alla visita annuale dal dottor Money: i ragazzini uscivano da
quei colloqui molto disturbati. La situazione era peggiorata sempre più, per tutta la famiglia; nel 1978 il dottor Money
aveva organizzato un incontro fra Brenda e un transessuale: Brenda ne era uscita sconvolta, aveva minacciato il
suicidio, e aveva smesso del tutto i propri tentativi di comportarsi da femmina. I genitori decidono di dirle la verità
quando Brenda ha quattordici anni: “Per la prima volta ogni cosa ebbe un senso, ed io ho capito chi e cosa ero”,
dichiara, sollevata. Vuole tornare un maschio. Si sottopone nuovamente a cure ormonali, a un intervento di
mastectomia e si fa ricostruire il pene. All’età di sedici anni è di nuovo un maschio, e si chiama David. Nel 1989 si
sposa con Mary e ne adotta i tre figli. L’intervista su Rolling Stone diventa un libro: nel 2000 Colapinto pubblica “As
Nature Made Him: the boy who was raised as a girl”, un best seller mai tradotto in Italia. David appare anche in tv e
racconta la sua vita. Ma la storia non prevede un lieto fine. Nel 2000 il gemello Brian Reimer, in cura per schizofrenia,
si suicida. David intanto si separa da sua moglie, perde il lavoro e il 4 maggio 2004 si suicida, a trentotto anni. Nel
frattempo la Gender Identity Clinic della John Hopkins è stata chiusa. John Money è dichiarato professore emerito di
Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale?
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socialmente era approdata alle Nazioni Unite, era stata inserita nei documenti ufficiali dell’ONU e da lì
veniva promossa in tutto il mondo. Il libro di Dale O’Leary, che era personalmente presente alle Conferenze
dell’ONU del Cairo e di Pechino in cui il termine genere è stato inserito nei documenti ufficiali, fa un
racconto dettagliato di come questo sia potuto accadere e quali sotterfugi, se non proprio frodi, siano stati
inventati per far passare questa insana ideologia che sta producendo danni in ogni angolo del mondo”35.
B. Da dove viene la gender theory, quali sono le sue radici?/1. Il femminismo radicale
1. Dale O’Leary nel suo Maschi o femmine? La guerra del genere coglie come radice fondamentale
dell’ideologia gender il pensiero femminista. A questo proposito, a proposito delle istanze gender
contenute nel pensiero femminista, possiamo dire due cose:
a. In primo luogo dobbiamo dire che nella nostra tradizione millenaria l’idea della differenza è costata cara
alle donne. Per secoli, per millenni l’idea del maschile e del femminile, per quanto riguarda la nostra civiltà
occidentale, è stata decisamente androcentrica”36, e ha portato a ripetere spesso quanto Cantelmi
condensa così: “Primo: le donne sono fondamentalmente differenti dagli uomini. Secondo: questa
differenza pone le donne in una posizione inferiore rispetto agli uomini”37. Questo ha portato a numerose
discriminazioni legislative, via via superate nei Paesi occidentali, questo porta oggi al persistere di stereotipi
sociali di genere che possono essere anche “pesanti” per le donne. Stereotipi che a giudizio di Rita Torti –
autrice, fra l’altro, di Mamma, perché Dio è maschio? Educazione e differenza di genere, Effatà ed. 2013 rischiano di essere rinforzati anche da mentalità e prassi relazionali diffuse nella comunità cristiana.
Nell’articolo “Il sesso degli angioletti” apparso sulla Settimana del clero del 3 marzo 2014 Torti fa presente
fra l’altro che “fin da prima che nasciamo il mondo è pronto ad accoglierci con un repertorio di cose “rosa”
e cose “azzurre”, che si tratti dei giocattoli o delle attività, dell’orientamento scolastico o dei ruoli in
televisione, dei soffitti di cristallo sul lavoro o di quello che si dà per scontato spetti a uomini e donne nella
cura della casa e della famiglia. Bambine e bambini colgono con molta chiarezza che non siamo affatto in un
mondo neutro, e preferiscono sacrificare parti di sé pur di adeguarsi alle aspettative e alle prescrizioni di
genere, perché hanno bisogno di sentirsi riconosciuti e collocati in una “normalità” che garantisca
accettazione e quindi sopravvivenza”. E sottolinea quanto segue. “Il messaggio prevalente rivolto
all’infanzia attraverso una pluralità di canali, ad esempio, è che le bambine devono, da una parte, imparare
a usare il corpo per sedurre il maschio, interiorizzandone lo sguardo; e, dall’altra, prepararsi a servirlo e ad
accudire lui e i figli e figlie che con lui saranno generati. Che devono essere tranquille e obbedienti, pulite e
perfette; che il loro posto è dietro la finestra e che la natura sono i fiori del giardino e non certo la giungla o
le galassie. Avventura, coraggio, autonomia, indipendenza, prestigio e ruoli di comando, assieme a un po’ di
sporco, ad un certo grado di violenza e ad un evidente maggior valore sociale, sono invece consegnati ai
bambini come appropriati e necessari alla loro maschilità”. A giudizio della studiosa delle problematiche di
genere, “occorre aiutare bambine e bambini – con il dialogo, le storie, le proposte di giochi e attività – a
Psicologia Medica e Pediatria alla John Hopkins University, ed è premiato, fra l’altro, dal National Institute of Child
Health and Human Development per le sue ricerche. Il caso Bruce-Brenda-David e le sue opinioni sulla pedofilia, che
considera non patologica in caso di mutuo consenso e non necessariamente negativa per il bambino, non pare ne
abbiano impedito carriera e riconoscimenti”
35
D.Nerozzi, op.cit., pp. IX-XI.
36
Cantelmi op. cit, p. 27.
37
Op. cit, p. 28. Per questa tematica Cantelmi fa riferimento, in particolare, al saggio di B.Gelli Psicologia della
differenza di genere. Soggettività femminili tra vecchi pregiudizi e nuova cultura, Franco Angeli, Milano 2009.
Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale?
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“disfare il genere”, cioè a coltivare la libertà e la responsabilità di seguire le proprie inclinazioni, di
sviluppare i propri talenti, di conoscere, abitare e migliorare il mondo senza troppa paura di infrangere
modelli che – in quanto non naturali, ma storici – possono essere scavalcati, trasformati, interpretati: la
differenza va liberata, non prescritta”. Di qui – tra l’altro - l’appello a un radicale cambiamento di
prospettiva mentale nella comunità cristiana: “Allora, uomini la cui maschilità si svincoli dai codici (anche
nascosti) del potere e dell’universale, consapevoli della propria parzialità e capaci di non delegare alle
donne gli ambiti della cura, del servizio, del “privato”; e donne assertive, consapevoli della propria
genealogia, che non hanno bisogno di permessi e concessioni per esprimere parola, sapere, autorevolezza:
questa, sì, sarebbe nella società di oggi una eversiva “differenza cristiana””. Questa prospettiva di
“liberare”, non “prescrivere” la differenza da una parte può essere considerata come conferma che la
differenza c’è, dall’altra suona come un avvertimento del tipo “non tutto ciò che è spacciato per differenza
è davvero oggettiva e naturale differenza”.
b. In secondo luogo, possiamo notare l’evoluzione del pensiero femminista. Per un secolo e mezzo
all’incirca il movimento delle donne ha dato per scontata la differenza uomo/donna, maschile/femminile.
Però ha notato e denunciato un sacco di discriminazioni a danno delle donne; ha evidenziato sempre di più
come la condizione femminile e quella maschile non siano dovute solo alla loro conformazione fisica,
anatomica ( E’ la società, con la sua cultura, la pratica educativa, i modi di pensare consolidati nel tempo a
costruire il ritratto sociale tipico della donna e dell’uomo, e a costringere le donne a una condizione di
inferiorità) e ha chiesto pertanto la parità: diritto di voto, diritto all’istruzione anche ai massimi livelli,
accesso a tutte le professioni; le stesse possibilità, le stesse opportunità, le stesse libertà degli uomini. Ma
in seguito, soprattutto negli anni sessanta-settanta e in particolare nei Paesi più sviluppati come gli Stati
Uniti, nei quali la parità giuridica è stata sostanzialmente realizzata, il femminismo radicale ha notato come,
anche se di diritto uguali, di fatto le donne si trovano in una condizione di inferiorità. E ha attribuito alla
conformazione fisica della donna una rilevanza decisiva in ordine alla sua inferiorità di fatto. Di qui l’appello
alla scienza e alla tecnologia, per liberare la donna dalla costrizione della sua specifica conformazione
corporea, in particolare per liberarla dal peso della maternità. Di qui – via via – contraccezione, aborto e
procreazione artificiale.
2. Secondo Dale O’Leary, “La scrittrice che ha meglio espresso la visione femminista è stata Shulamith
Firestone”38.
a. “Nel suo libro, La dialettica dei sessi [1970], la Firestone dimostra come il marxismo si possa trasformare
in femminismo radicale: Come per assicurare l’eliminazione delle classi economiche è necessaria la rivolta
delle sottoclassi (il proletariato) e, in tempo di dittatura, la conquista dei mezzi di produzione, allo stesso
modo per assicurare l’eliminazione delle classi sessuali è necessaria la rivolta della sottoclasse (le donne) e
la presa di controllo della riproduzione […] Come la meta finale della rivoluzione socialista non era solo
l’eliminazione dei privilegi di classe ma la stessa distinzione in classi, così il fine ultimo della rivoluzione
femminista deve essere, a differenza del primo movimento femminista, non solo l’eliminazione dei privilegi
maschili ma la stessa distinzione in sessi». Ecco – commenta O’Leary - la radice del femminismo radicale e il
cuore dell’Agenda di Genere: l’eliminazione della distinzione sessuale e il controllo della riproduzione. Le
femministe radicali sono d’accordo con i marxisti che il fine ultimo deve essere quello di una società senza
classi, ma secondo loro la rivoluzione deve portare alla cancellazione della distinzione in classi sessuali e la
38
Op. cit., p. 93.
Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale?
Pagina 11
chiave per raggiungere questo risultato è «il controllo della riproduzione». La Firestone pensa che gli
uomini siano abili nell’intrappolare le donne nel matrimonio perché sono le donne ad avere i bambini, e lei
dà a Engels il credito per questa scoperta: «Engels ha osservato che l’originale suddivisione del lavoro tra
uomini e donne era all’interno della famiglia per far nascere i figli: il marito era considerato il padrone, la
donna i mezzi di produzione, i figli il lavoro; e che la riproduzione della specie umana era un importante
sistema economico distinto dai mezzi di produzione». Il primo obiettivo della rivoluzione dovrebbe essere
quello di liberare le donne dal peso di far nascere i figli. Lei ritiene che se le donne si rifiutassero di far figli,
gli uomini sarebbero costretti a inventarsi una soluzione tecnologica al problema. «Se la riproduzione delle
specie da parte di un sesso a beneficio di entrambi venisse rimpiazzata dalla riproduzione artificiale (o
almeno ci fosse l’opzione), i bambini nascerebbero uguali in entrambi i sessi, o indipendenti da questo
fattore, così come uno decidesse di vedere la cosa». Non sono stati ancora sviluppati uteri artificiali o
tecniche chirurgiche che consentano ai maschi di gestire un feto umano, anche se l’idea continua a tornare
a galla. Le femministe radicali più moderate hanno abbandonato l’idea della rivoluzione biotecnologica e si
sono attestate sulla richiesta che il «controllo della riproduzione» sia interamente nelle mani delle donne, il
che includerebbe l’aborto a richiesta per l’intera durata della gravidanza, il libero e facile accesso a tutte le
forme di contraccezione e a tutte le tecniche riproduttive. È interessante il fatto che la Firestone riconosca
chiaramente di voler «attaccare la realtà biologica». A differenza delle classi economiche, quelle sessuali
derivano dalla realtà biologica: gli uomini e le donne sono stati creati diversi e non con gli stessi privilegi».
«Le naturali differenze riproduttive tra i sessi hanno portato alla prima divisione del lavoro in base al sesso,
che rappresenta l’origine di tutte le ulteriori divisioni delle classi economiche e sociali». La Firestone è
pronta a eliminare ciò che è «naturale» se questo impedisce la rivoluzione: «Pertanto il “naturale” non è
necessariamente un valore “umano”. L’umanità ha incominciato a superare la natura; non possiamo più
giustificare la persistenza di un sistema discriminatorio di classi sessuali in base alla sua origine nella
Natura. in verità, si incomincia a pensare come disfarsene, fosse solo per ragioni pragmatiche»39.
b. “Perversità polimorfa” La Firestone reclama anche un’assoluta libertà sessuale. Sempre a suo giudizio, la
famiglia si basa sulla restrizione della sessualità dei coniugi. Ragion per cui, l’eliminazione della famiglia sarà
accompagnata dalla liberazione della sessualità da ogni restrizione riguardante il numero, il sesso, l’età, i
rapporti biologici, o lo stato maritale dei partecipanti. La Firestone vuole un «ritorno al pansessualismo
senza ostacoli, la perversità polirmorma freudiana, probabilmente sostituirà la sessualità etero, omo e
bisessuale»40.
39
Ivi, pp. 93-95.
Ivi, p. 95. “Per capire la relazione esistente tra femminismo e lesbismo, è necessario sapere che esistono tre teorie
che cercano di dare una spiegazione dell’orientamento omosessuale e lesbico: innato, polimorfo, e traumatico.
Innato. Le persone nascono eterosessuali o omosessuali e non c’è niente da fare. L’omosessualità pertanto è naturale
ed equivalente all’eterosessualità. La società dovrebbe garantire agli omosessuali pieni diritti come quello di sposarsi e
adottare figli. L’orientamento sessuale è visto come un equivalente della razza, qualcosa che non si sceglie e non si
può controllare. Polimorfo. Gli esseri umani nascono senza alcun orientamento sessuale e sono capaci di essere
attratti da entrambi i sessi. Il sesso del partner è irrilevante. Le persone che credono a questa versione ritengono che
le categorie dell’omosessualità, dell’eterosessualità e della bisessualità dovrebbero essere abbandonate cosicché gli
esseri umani possano tornare alla loro «sessualità naturale perversa polimorfa». Traumatico. L’omosesualità, e il
lesbismo sono causati da traumi infantili, come il rifiuto del genitore dello stesso sesso, l’abuso sessuale e una
combinazione di fattori. Il comportamento omosessuale e lesbico è visto come un modo additivo e autodistruttivo di
trattare problemi infantili irrisolti. La condizione può essere trattata, in molti casi anche positivamente, se la persona
vuole cambiare. L’orientamento sessuale omosessuale e lesbico è visto come un problema simile a quello della droga
40
Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale?
Pagina 12
c. “La liberazione sessuale dei bambini La Firestone reclama anche la totale liberazione dei bambini e
l’abolizione virtuale dell’infanzia: «Dobbiamo includere anche l’oppressione dei bambini in ogni programma
della rivoluzione femminista [...] Il nostro passo finale deve essere l’eliminazione della stessa condizione di
femminilità e infanzia [...]. I commenti della Firestone sulla liberazione dei bambini mostra il legame
ideologico tra femminismo radicale e il movimento dei diritti dei bambini. Secondo la Firestone:
Il tabù dell’incesto attualmente serve solo a preservare la famiglia; se ci sbarazzassimo della famiglia ci
sbarazzeremmo anche delle repressioni che vedono la sessualità posta in formazioni specifiche. Una volta
che tutto sia livellato in parità, la maggior parte della gente potrebbe ancora preferire il sesso opposto
semplicemente perché è fisicamente più conveniente. La Firestone non vede niente di intrinsecamente
sbagliato nell’incesto o nelle molestie ai bambini: «I tabù sessuali adulto/bambino e omosessualità
sparirebbero, così come le amicizie non sessuali [...] Tutti i rapporti intimi includerebbero anche la fisicità».
Lei è convinta che la liberazione sessuale assoluta rappresenti la chiave per la liberazione economica: «se la
repressione sessuale precoce è il meccanismo di base attraverso cui si producono le strutture caratteriali che
sostengono l’egoismo politico, ideologico ed economico, la fine del tabù dell’incesto potrebbe avere effetti
profondi, attraverso l’abolizione della famiglia. La sessualità verrebbe liberata dalla sua camicia di forza e
andrebbe a eroticizzare l’intera cultura, cambiandone così la stessa definizione». La Firestone ritiene infatti
che una volta eliminato il tabù dell’incesto non ci sarebbe niente di male se un bambino avesse dei rapporti
sessuali con la madre. Dale ‘O Leary avverte che Le idee della Firestone sono talmente estreme che è facile
capire perché le femministe, molte delle quali sono profondamente influenzate dalle sue teorie, stiano
bene attente a non mandarla avanti come portavoce del movimento. Le femministe radicali non hanno
abbandonato la visione della Firestone di una totale rivoluzione di classe. Riconoscono però che questa
dovrebbe essere presentata in una forma più accettabile”41.
C. Da dove viene, quali sono le sue radici?/2. La rivoluzione sessuale (e omosessuale) I riferimenti
a un famoso testo del femminismo radicale offertici da Dale O.Leary fanno capire che la gender theory si
iscrive in una più ampia e complessiva rivoluzione sessuale, che caratterizza la modernità occidentale.
Infatti la femminista che O.Leary considera particolarmente rappresentativa, Shulamith Fireston, aveva
auspicato già nel 1970 una rivoluzione sessuale che comportava “l’annullamento delle distinzioni del sesso
in relazione all’età (estendendo la liberazione sessuale oltre gli adulti, ai minori), al numero (ampliando i
legami oltre due persone), al vincolo familiare (ammettendo anche l’incesto), al genere (ritenendo
equivalente l’eterosessualità all’omosessualità)”, come puntualizza Laura Palazzani42. L’idea-guida di questa
e di altre rivoluzioni della modernità è quella della felicità.
e dell’alcolismo. Mentre le femministe sostengono che il lesbismo è un qualcosa di innato quando portano avanti la
loro azione di lobbying per i diritti dei gay, tra di loro parlano di scelta di partner sessuale come una dichiarazione
politica. Secondo Alison Jagger, alcune femministe credono che il goal finale sia quello della perversità polimorfa, ma
la situazione presente richiede che le donne adottino il lesbismo come «un modo per combattere l’ideologia
eterosessuale che perpetua la supremazia del maschio». I difensori della famiglia ritengono che tutti gli esseri umani
debbano avere uguali diritti per quanto concerne il rispetto delle persone e la loro sicurezza fisica, ma si oppongono ai
diritti speciali derivanti dall’orientamento sessuale, ai matrimoni dello stesso sesso e all’insegnamento ai bambini che
l’omosessualità è una condizione normale. C’è stato un gran dibattere sull’influenza esercitata dalle lesbiche
all’interno del movimento femminista. Qualcuno dice che esse lo dominano. L’elezione di Patricia Ireland alla
presidenza della NOW (National Organization of Women), dopo che la stessa aveva ammesso di intrattenere un
rapporto lesbico, sembra dar corpo alle accuse” (Ivi, pp. 95-97).
41
Ivi, pp. 97-98.
42
Palazzani, op. cit., p. 55.
Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale?
Pagina 13
1. Modernità e felicità Il mondo moderno si caratterizza anche e non secondariamente per l’impegno e il
proposito di garantire la felicità a tutti e a ciascuno. Ma come?
a. Mediante la rivoluzione scientifica, tecnologica, industriale, chiamata a dare benessere fisico, materiale,
economico
b. Mediante le tante rivoluzioni politiche, chiamate a garantire libertà e giustizia sociale, o a realizzare
addirittura un uomo nuovo, una società nuova. Anche il comunismo e il nazismo sono nati per portare una
specie di paradiso su questa terra (che poi si è rivelato a dire il vero un inferno)
c. Mediante un insieme di rivoluzioni nel costume sociale, nella vita familiare, nel rapporto tra uomini e
donne. In questo contesto nasce la rivoluzione femminista, e nello stesso tempo la rivoluzione sessuale. La
rivoluzione sessuale si presenta dunque come la progressiva liberazione e liberalizzazione dei
comportamenti che tendono al piacere sessuale.
2. “A tutto sesso, per essere felici”: questo sembra essere lo slogan fondamentale della moderna e ancor
più dell’odierna rivoluzione sessuale, che assegna a tutte le età e in tutte le modalità quel diritto al piacere
sessuale che sembra avere uno dei primi posti nell’elenco dei diritti umani.
a. è in vista della “felicità sessuale” che in modo sempre più perentorio e per così dire “minaccioso” sono
spesso promossi nel mondo la contraccezione e l’aborto: proprio per liberare il godimento sessuale da ogni
spiacevole conseguenza e da ogni spiacevole responsabilità.
- E’ per questo che in vari Paesi si offrono contraccezione, contraccezione d’emergenza, aborto anche alle
minorenni anche senza ascoltare i genitori: cosa che non si ritiene lecita per qualunque altro trattamento
sanitario.
- E’ per questo, ad esempio, che nel suo rapporto sul Vaticano diffuso il 5 febbraio 2014 “La Commissione
[la Commissione delle Nazioni Unite per i diritti dei minori] invita la Santa Sede a rivedere la propria
posizione sull’aborto che mette ovviamente a rischio la vita e la salute delle ragazze incinte, e a emendare il
canone 1398 sull’aborto identificando circostanze in cui l’accesso all’aborto può essere consentito” e nello
stesso tempo “raccomanda alla Santa Sede di: (a) valutare le serie implicazioni della sua posizione (…) e
superare tutte le barriere e i tabù riguardo alla sessualità degli adolescenti, che impediscono il loro accesso
all’informazione sessuale e riproduttiva, compresa quella sulla pianificazione familiare e sui contraccettivi, i
pericoli della gravidanza precoce, la prevenzione dell’Hiv/Aids”.
- Ed è in questo contesto che trova collocazione l’ episodio riferito dall’ANSA il 3 febbraio di quest’anno
(2014): “Cinque attiviste di Femen43 hanno lanciato, al grido di "l'aborto è sacro" alcuni loro indumenti
43
“FEMEN ( Ucraino : Фемен) è un esibizionista femminista gruppo di protesta fondata nel Ucraina nel 2008. Il gruppo
[7]
[8] [9]
è ora sede a Parigi . L'organizzazione divenne noto a livello internazionale per l'organizzazione controversi
[1] [8]
[10]
protesta in topless contro il turismo sessuale,
istituzioni religiose,
il sessismo e altre sociale, nazionale e temi
internazionali. In ottobre 2013 FEMEN ha avuto il suo più grande appartenenza a Francia (30 attivisti locali a gennaio
[4] [7]
2013).
In ottobre 2012 l'organizzazione sosteneva che avesse circa 40 attivisti in Ucraina, e altri 100 che si era
[ 10],
[11]
unito le loro proteste all'estero,
così come ventimila sostenitori tramite la rete sociale Vkontakte .
L'organizzazione si descrive come "lotta contro il patriarcato nelle sue tre manifestazioni - sfruttamento sessuale delle
[12]
donne , dittatura e religione "
e ha dichiarato che il suo obiettivo è "sextremism per tutelare i diritti delle donne".
[7]
[12] [13]
Femen attivisti sono stati regolarmente detenuti dalla polizia in risposta alle loro proteste”.
(da Wikipedia).
Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale?
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intimi verso l'arcivescovo di Madrid, cardinale Antonio Maria Rouco Varela. L'episodio è avvenuto ieri sera,
mentre Varela entrava nella chiesa di San Justo e Pastor per celebrare la messa. La protesta del gruppo
femminista segue di un giorno quella di alcune decine di migliaia di donne spagnole contro il progetto di
riforma della legge sull'aborto, approvato dal governo conservatore di Mariano Rajoy”. L’aborto è sacro:
perché? Il potere sul figlio portato in grembo è rivendicato in nome di quella “salute riproduttiva” invocata
da tante agenzie internazionali, che riguarda l’”aborto sicuro”, e quella sicurezza di poter abortire che è
ritenuta indispensabile per assicurare la complessiva “felicità sessuale”.
b. Il sopra citato Rapporto sul Vaticano muove dure critiche al Vaticano per quanto riguarda la questionepedofilia. Eppure in nome dell’idea che – per parafrasare lo slogan delle Femen – “il piacere sessuale è
sacro”, non solo si fa strada - per ora timidamente - la legittimazione dell’ incesto (già teorizzata – come
abbiamo visto - in pubblicazioni femministe degli anni Settanta), ma anche la tendenza a temperare o
eliminare nella sostanza anche se non nelle parole il giudizio e le norme sulla pedofilia. La legittimazione
della pedofilia in nome – potremmo dire - della sacralità del piacere sessuale pare obiettivamente
incoraggiata da quanto deciso dall’ Associazione degli psichiatri americani, una delle più importanti
associazioni scientifiche del mondo, che – ci informa Giulio Meotti ne Il Foglio di martedì 5 novembre 2013
– “ha modificato nel suo ultimo manuale la linea sulla pedofilia: non più “disordine” ma “orientamento”
come gli altri”. Pressata poi dall’accusa “di aver normalizzato la pedofilia, l’Associazione degli psichiatri ha
detto che rettificherà il nuovo manuale, distinguendo stavolta fra “pedofilia e disordine pedofiliaco”. Se la
seconda resta una patologia psichiatrica, la prima diventerà “un orientamento normale della sessualità
umana””. Così nel “Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders”, “una specie di “bibbia”
occidentale per gli psichiatri, il manuale usato per i trattamenti psichiatrici e che si prefigge l’obiettivo di
“fornire alla comunità psichiatrica internazionale un linguaggio comune sui disturbi mentali basato
sull’evidenza scientifica””.
c. Anche la promozione dell’omosessualità, e la difesa dell’omosessualità da ogni possibile critica mediante
apposite leggi sull’omofobia, va collocata nel contesto del diritto assoluto al piacere sessuale, nel contesto
di quella rivoluzione che per decenni ha meritato il nome di sessuale, ma che più di recente potrebbe
essere denominata omo-sessuale, più appropriatamente omo-erotica, come ha proposto a suo tempo lo
psicoanalista Sàndor Ferenczi44. E’ bene ricordare che la stessa Associazione degli psichiatri americani cui si
deve la recente derubricazione dalla lista dei “disordini” della pedofilia ha derubricato nel 1973
l’omosessualità, prima ritenuta non normale e “deviazione”, dall’elenco dei disturbi mentali indicati nel suo
“Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders”. E l’Organizzazione mondiale della sanità si è poi
allineata su questa posizione, che – sottolinea Francesco D’Agostino – “riposa sulle risultanze non di
adeguate ricerche scientifiche, ma di un curioso questionario che l’Apa, l’American Psychological
Association rivolse ai propri iscritti: a tale questionario risposero solo diecimila soci – su un totale di più di
44
Come sottolinea fra gli altri Tony Anatrella, “Il concetto «omosessualità» è composto dal greco omoios, il simile, e
sessualità, che deriva da sexus, la cui radice latina secare significa tagliare, addirittura tagliare in due. Si tratta di due
radici, omo e sexus, che non si accordano. Esse indicano che due persone dello stesso sesso sono scisse o distinte da
ciò che è simile, cosa che non sono, mentre uomo e donna sono espressioni differenziate. Preso alla lettera il termine
«omosessualità» esprime in realtà l’opposto di ciò che enuncia, in quanto due persone dello stesso sesso, nel quadro
dell’omoerotismo, sono in relazione fusionale coincidendo nell’identico” (Op. cit. p. 79).
Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale?
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centotrentamila – e tra questi diecimila si riscontrò una maggioranza, non strepitosa, del 58% a favore della
cancellazione dell’omosessualità dal novero delle patologie)”45.
c. La gender theory appartiene a una complessiva sex theory. A prima vista, la gender theory può
manifestarsi come reazione positiva alla larga diffusione di stereotipi di genere di cui sono vittime le donne
o gli omosessuali. Ma andando alle radici, la gender theory si rivela come una complessiva sex-theory, una
teoria della liberazione totale dell’esperienza sessuale intesa come realizzazione del piacere corporeo.
3. “A tutto sesso, a tutti i costi”. Un piacere da perseguire in tutti i modi e a tutti i costi. Fra questi costi, in
cima a questi costi, gli aborti. Sandro Magister, vaticanista dell’Espresso, ha segnalato fra gli altri un’omelia
di papa Francesco del 18 novembre 2013, molto esplicita al riguardo. Riferisce l’Osservatore romano che il
pontefice ha condannato l’affermarsi odierno dello «spirito del progressismo adolescente», che conduce al
«pensiero unico frutto della mondanità», allontanando dalla fedeltà a Dio e all’uomo; e che ha chiesto poi
ai presenti «Voi pensate che oggi non si fanno sacrifici umani?», rispondendo: «Se ne fanno tanti, tanti. E ci
sono delle leggi che li proteggono». Potremmo dire, prendendo lo spunto da queste affermazioni di papa
Francesco, che l’odierna “religione del sesso” porta a molti sacrifici umani nel senso stretto del termine, e a
molti sacrifici dell’umano.
4. L’’usa e getta’ nei rapporti umani Sull’altare della religione del sesso e più in generale del piacere non
sono solo sacrificate, votate alla morte le vite di esseri umani, ma sono mortificate, strumentalizzate le vite
di molti altri esseri umani (non condannati a morte, ma ridotti a ‘oggetto’ o ‘strumento’; mortificati nella
loro umanità, appunto). A dire il vero, la religione del sesso quando è presentata nella sua versione
politically correct, esclude perentoriamente la violenza, quindi la schiavitù sessuale, la pedofilia violenta.
Ma l’idolatria verso il piacere sessuale rischia di abbattere frequentemente questi confini.
a. Ed ecco la diffusione crescente, preoccupante della pedofilia, della pedopornografia. Ecco la
strumentalizzazione sessuale di massa costituita dal ricorso alla prostituzione (tutt’altro che raramente
coatta e violenta, minorile, di cui fa uso – secondo il recente rapporto del gruppo Abele – almeno 2,5
milioni di italiani).
b. Ed ecco la “hookup culture”, una modalità di ricerca del piacere sessuale che apparentemente non è
violenta, in quanto si realizza tra consenzienti, ma a ben vedere è molto violenta. Ne ha parlato il
settimanale Tempi del 15.05.2013 in una corrispondenza da New York di Mattia Ferraresi dal titolo Il sesso
distratto. Donna Freitas, professoressa di studi religiosi alla Boston University, racconta la fine del sesso nel
suo The End of Sex: How the Hookup Culture is Leaving a Generation Unhappy, Sexually Unfulfilled, and
Confused About Intimacy, uno studio sociologico basato su 2.500 interviste anonime a studenti universitari
americani. […] “Non ci sono legami. lo fai e basta, e quando lo hai fatto puoi dimenticartene”, dice una
ragazza che frequenta il primo anno in un’università cattolica. Se l’esperienza è stata abbastanza
indifferente emotivamente è consentito ripeterla con la stessa persona. […] La “hookup culture”, la cultura
dell’aggancio è imperniata sulla “natura esclusivamente fisica del rapporto. Le parti convengono di evitare
qualunque accenno che possa generare una scintilla emotiva. […]”.“neIla cultura universitaria di oggi il
sesso è una cosa che gli studenti mettono in agenda, come lo studio e la palestra». “la grande macchina del
sesso va vanti a tutto vapore, con la sua bulimia che tutto consuma e rigetta senza soluzione di continuità.
Nei dormitori dei college «il sesso è veloce, distratto, spensierato, meccanico. La cultura universitaria
45
D’Agostino Avvenire 18 gennaio 2014. Vedi anche T.Anatrella op. cit., pp 127-130.
Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale?
Pagina 16
promuove sesso noioso, sesso ubriaco, sesso che non ti ricordi, sesso di cui non t’importa nulla, sesso in cui
il desiderio è completamente assente, sesso che ti trovi a fare soltanto perché “lo fanno tutti gli altri” o
perché “succede””. Lo fanno in effetti tutti, o quasi, ma: “Il 75 per cento degli studenti intervistati, scelti
con metodologia scientifica fra università cattoliche e secolarizzate, dice di avere partecipato alla cultura
dominante del sesso serialmente occasionale, ma — e questa è l’osservazione che ha mosso la studiosa a
descrivere il fenomeno, il 50 per cento degli intervistati si dice insoddisfatto. […] A forza di riempire
l’agenda di fugaci incontri sessuali senza conseguenze […] la vita dei giovani tende a svuotarsi e spesso la
frequenza degli “agganci” è direttamente proporzionale alla delusione che segue l’orgasmo. “In fondo ai
racconti cinici, ansiosi o disperatamente spensierati dei ragazzi non c’è soltanto la fenomenologia dello
spirito odierno del college americano, c’è una concezione del mondo nella quale il legame con l’altro si
trasforma necessariamente in un cappio”. Alla fine, la hookup culture “è una gigantesca operazione di
riduzione dell’altro (e di sé) a puro mezzo, per assecondare felicemente la dimensione immediata della vita
e appiattire la complessità intollerabile dell’esperienza. Per essere finalmente autonomi e soli”. Con la
“cultura dell’aggancio” siamo di fronte non a sacrifici umani, ma certo alla mortificazione dell’umano
sull’altare di quel piacere sessuale che non è più la gioiosa festa alla quale l’amore chiama i corpi di chi ha
messo in comune la vita, ma piuttosto una specie di “dose” chiamata a riempire vuoto e disagio.
5. Fuga dalla relazione, fuga dai figli Il consumo sessuale implica la fuga da ogni legame, cioè teme sopra
ogni altra cosa l’unione stabile o addirittura indissolubile, e il doversi occupare di, l’essere a lungo coinvolti
nella cura di un altro essere umano. Di qui l’usa e getta con i partner sessuali, di qui il getta e basta nei
confronti dei figli.
a. Finchè morte non ci separi? Eh, no. “I coinvolgimenti del tipo «finché morte non ci separi» diventano
contratti «finché di reciproca soddisfazione», temporanei ed effimeri per definizione, per calcolo e per
impatto pragmatico, e dunque facili a essere infranti unilateralmente, ogni qualvolta uno dei partner annusi
un’occasione migliore e consideri conveniente rompere l’unione anziché tentare di salvarla a ogni costo. In
altre parole, legami e unioni tendono a essere considerati e trattati come cose da essere consumate, non
prodotte; sono soggetti agli stessi criteri di valutazione di tutti gli altri oggetti di consumo”46.
b. Consumismo e relazioni umane. Nota Bauman come “se l’altro è “merce”, allora è soggetto al destino di
tutte le merci, ovvero alla ‘rottamazione’, all’abbandono: “Una volta che il permesso (e la prescrizione) di
respingere e sostituire un oggetto di consumo non più soddisfacente è esteso alla relazione tra partner,
questi ultimi vengono a trovarsi nella condizione di oggetti di consumo”47. Come si configura la relazione
sessuale in questo contesto? Essa va gestita secondo la tipica direttrice di vita liquido-moderna, che
Bauman riassume così: “Non farti accalappiare. Evita gli abbracci troppo soffocanti. Ricorda: quanto più
profondi e densi sono i tuoi impegni e coinvolgimenti, tanto maggiori sono i rischi che corri”48.
c. Sesso e paure “Grazie a un ingegnoso stratagemma pubblicitario, il significato vernacolare di «sesso
sicuro» è stato recentemente ridotto all’uso del profilattico”49, nota Bauman, che fa presente, però, tanti
altri significati di “sicurezza” (e di “paura”) in riferimento al sesso: “La più terrificante delle paure nasce
dall’ambiguità dell’incontro sessuale: è stato un primo passo verso una relazione oppure il suo capolinea
46
Z.Bauman, Modernità liquida, Laterza, Roma-Bari 2011, p. 190.
Consumo dunque sono, Laterza, Roma-Bari 2010, p. 29.
48
Amore liquido p. 82.
49
Amore liquido p. 70.
47
Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale?
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[…] Che tipo di impegno implica, semmai lo implica, l’unione dei corpi? In che modo vincola, se mai lo
vincola, il futuro dei partner?”50.
d. Spaventati… a morte. E se per caso, nonostante tutte le “precauzioni”, viene concepito un figlio? Il
cosiddetto amore liquido moderno, in quanto costantemente accompagnato dalla paura di non essere felici
che è tutt’uno con la paura di contrarre legami, porta dritto dritto all’aborto. Depenalizzare in una certa
variabile misura l’aborto può essere considerato come comprensione di gravi drammi umani. Ma il più delle
volte non si parla di depenalizzazione, ma di “diritto all’aborto”. Tale presunto diritto nasce insieme all’idea
che ciascuno ha diritto alla felicità, a una felicità intesa come disponibilità di piaceri e assenza di
penalizzanti legami. La donna ha diritto di abortire in quanto ha diritto ad essere felice; e si dà per scontato
che non si è felici nelle relazioni e con le relazioni, ma se si è liberi di disporre di sé, se il portatore del diritto
alla felicità può liberamente muoversi alla ricerca dei piaceri. La paura di non essere felici spaventa donne e
uomini. Li spaventa a morte, nel senso che li spinge a dare la morte ai loro figli, considerati come ostacoli
alla felicità. Così il grembo materno non è più il luogo più sicuro per un essere umano, ma quello meno
sicuro in assoluto. Ed è per questo che allora Madre Teresa di Calcutta poteva dire che l’aborto è il peggior
killer della pace, visto che porta la madre a considerare nemico mortale addirittura il figlio.
e. E’ opportuno notare come sia in gioco una componente di violenza nel “consumismo sessuale”, anche se
tra consenzienti: l’uso di un altro essere umano, anche l’uso reciproco – come in sostanza insegnava Kant è sempre abuso, è sempre “riduzione dell’altro a strumento”, dunque violenza.
D. A che cosa porta, quali eventi produce la gender theory? Considerata in particolare come
promozione dell’in-differenza sessuale, e considerata come una tipica istanza dell’odierna rivoluzione
sessuale, la gender theory può portare a varie conseguenze
1. Un nuovo modo di educare in famiglia Un’esperienza-tipo di un approccio familiare secondo la gender
theory è quella della famiglia canadese di Storm: “l’idea che sia l’ambiente, la società e l’educazione a
plasmare arbitrariamente ed esclusivamente sulla base di aspettative e stereotipi, le inclinazioni di genere è
molto in voga e fa molta presa nella mente di molte persone. Come in quella dei genitori di una famiglia
canadese [la vicenda è riportata dai giornali nel maggio del 2011]. David e Kathy, genitori di tre figli, hanno
pensato che attraverso le aspettative di genere si nega la libera espressione di sé al bambino,
costringendolo in ruoli prestabiliti per lui dalla società, impedendogli di vestirsi di rosa o di blu oppure di
giocare con i camioncini o con le bambole a seconda se sia di sesso maschile o femminile. Così i due genitori
hanno optato per una modalità radicale di educazione genere-neutrale e hanno deciso di non limitare in
nessun modo la creatività e la spontaneità dei loro bambini cercando di non influenzarli in nessun modo.
Jazz e Kio, i primi due figli, sono stati educati in modo più neutrale possibile evitando di fargli pressioni di
alcun tipo eludendo ogni condizionamento di genere che li indirizzasse verso ruoli prestabiliti. Capelli lunghi
o corti, smalto, palla, bambola, gonna o pantalone tutto è stato messo a disposizione della loro spontanea
curiosità e del loro interesse senza alcuna direttiva o suggerimento da parte dei genitori. L’esperimento,
però, è stato inficiato dal fatto che mentre i genitori ambivano all’educazione genere-neutrale, così non era
per i loro amici, parenti, insegnanti che sapendo entrambi maschi in un modo o nell’altro finivano per
inviare messaggi che indicavano ai due bambini comportamenti e atteggiamenti adeguati al loro sesso.
Così, con il terzo figlio, si sono spinti oltre e per ovviare alle influenze che necessariamente sarebbero
50
Amore liquido pp. 71-72.
Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale?
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intervenute, hanno deciso di celare il sesso di appartenenza del nuovo nato. Storm, che nel maggio 2011
aveva appena quattro mesi è un bambino di cui, al tempo, non si conosceva il sesso. Gli unici che erano a
conoscenza se fosse maschio o femmina erano i genitori, coloro che avevano assistito al parto e un vecchio
amico di famiglia”51. La vicenda di Storm è finita nei quotidiani di tutto il mondo. Il quotidiano Il Foglio del
31 maggio 2011, nell’articolo dal titolo “E’ un maschio o è una femmina? Il massimo del politicamente
corretto è tenerlo segreto” riferisce tra l’altro che il padre di Storm, insegnante in una scuola alternativa ,
ama dire “Se vuoi davvero conoscere qualcuno, non chiedi cosa c’è fra le sue gambe”, mentre la madre ha
scritto la madre al quotidiano di Toronto “nel non rivelare il genere del mio prezioso bambino, io dico al
mondo: per favore lasciate che Storm scopra da solo, o da sola, quel che vuole essere”.
2. Un nuovo modo di educare a scuola
a. Un’esperienza-tipo: il nido “Egalia” “Siamo a Stoccolma, Svezia. Qui dal 1998 il Governo ha varato una
legge per consentire alle scuole di garantire pari opportunità tra maschi e femmine che porta alla nascita di
diverse iniziative tra cui un asilo nido, Egalia, specializzato sulla neutralità di genere. Niente più «bambini» e
«bambine », ma soltanto «amici». Niente più fiabe classiche dove i maschi stanno da una parte e le
femmine dall’altra. Al bando l’affettata Biancaneve e l’ammiccante Cenerentola, così come i nerboruti sette
nani e il virile Principe Azzurro. Al loro posto la storia di due maschi di giraffa che sono ansiosi di adottare
un figlio e ripiegano su un uovo di coccodrillo, con tanto di scontato lieto fine. In questo asilo il reparto
mattoncini da costruzione sta accanto alla cucina giocattolo, per invitare i piccoli a un fertile e continuo
scambio di ruoli. Secondo gli educatori l’esperimento servirà a rendere i bambini più tolleranti. Niente
barriere mentali. Tutto è fatto, pensato e detto per eliminare le differenze fra i sessi e contemplare, per
contro, tutta la gamma possibile di appartenenze e ibridazioni: «Egalia dà loro la fantastica opportunità di
essere quello che vogliono» decanta un’insegnante trentunenne. L’obiettivo, dice Lotta Rajalin, direttrice
dell’asilo, è quello di affrancare i bambini dalle «discriminazioni di genere» perché «le differenze di genere
sono alla base dell’ineguaglianza». Il mezzo è la creazione di un territorio neutrale dove ognuno possa
sviluppare le proprie potenzialità senza essere in qualche misura condizionato dall’identità di genere. E’
questo un caso di educazione di genere, con la quale si intende educare i ragazzi tenendo conto della
plasmabilità e complessità che ha la natura umana e smarcandosi da quei condizionamenti schematici e
rigidi che provengono dagli stereotipi di genere: un maschio può avere piacere a giocare un gioco figurativo
con le bambole, una bimba può divertirsi facendo una gara di corsa con i tricicli”52. A Egalia il corpo docenti
non usa i pronomi “lui” e “lei”, ma il neutro, così che ogni bambino possa scegliere il sesso che preferisce. E
visto che in Svedese non esiste – scrive Daniele Ciacci in Tempi.it del 16.11.2012 – “l’hanno inventato
apposta: “hen”, a metà strada tra “hon” maschile) e “han” (femminile).
b. In Italia/inputs internazionali Alcune lobbies culturali e ideologico-politiche vorrebbe che in tutte le
scuole italiane si realizzasse più o meno lo stesso modello formativo di “Egalia”. L’input giuridico-ideologico
a questo viene dall’ONU e dall’Europa. Come ci informa, fra gli altri, Gianfranco Amato nel recente saggio
Omofobia o eterofobia?53, è stata proprio “l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la potente agenzia
specializzata dell’ONU per la salute, ad intervenire sul tema. Basta leggere il corposo documento
denominato Standard per la Sessualità in Europa, sottotitolo: Quadro di riferimento per responsabili delle
51
Cantelmi Tonino Cantelmi in T.Cantelmi-Marco Scicchitano Educare al femminile e al maschile, Ed. Paoline, Milano
2013, pp 103-104.
52
Cantelmi 2013, pp. 23-24.
53
Fede e cultura, Verona 2014.
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politiche, autorità scolastiche e sanitarie, specialisti. Ad essere precisi il documento risulta predisposto
dall’Ufficio Regionale per l’Europa dell’OMS e dal BZgA. Quest’ultima sigla sta per Bundeszentrale für
gesundheitliche Aufklӓrung, il Centro Federale per l’Educazione alla Salute, organismo ministeriale
germanico”54. Che cosa prevede quel documento? Nella fascia che va da zero a quattro anni, “Gli infanti,
secondo lo Standard, devono essere iniziati alla «masturbazione infantile precoce», alla «scoperta del
proprio corpo e dei propri genitali», e ad «acquisire consapevolezza dell’identità di genere». La seconda
fascia prevede un’età che va da quattro a sei anni. I bimbi di quell’età non solo devono già conoscere nel
dettaglio tutte le singole parti che compongono i propri genitali, ma devono soprattutto nutrire un
«rispetto per le differenze» e «rispetto per l’equità di genere», imparando a «consolidare la propria identità
di genere», a favorire la «la convinzione “Il mio corpo appartiene a me”», a conoscere la possibilità di
«relazioni con persone dello stesso sesso», e ad « accettare le diversità». La terza fascia è quella compresa
tra i sei e i dodici anni. A, quell’età oltre ad una conoscenza sessuale ormai completa (mestruazione,
eiaculazione, contraccezione, aborto, ecc.) occorre avere un «atteggiamento positivo verso l’identità e
l’equità di genere», imparare a provare «amicizia e amore verso persone dello stesso sesso», nonché «
accettare, rispettare e comprendere le diversità nella sessualità e nell’orientamento sessuale». La quarta
fascia è quella degli adolescenti dai dodici ai quindici anni. Loro devono essere educati sulle «aspettative di
ruolo e comportamenti di ruolo rispetto all’eccitazione sessuale e alle differenze di génere», approfondire
gli aspetti dell’«identità di genere e dell’orientamento sessuale, compreso fare “coming out” (svelare la
propria omosessualità)», e, ovviamente, anche loro devono «accettare, rispettare e comprendere le
diversità nella sessualità e nell’orientamento sessuali»”55.
c. Promozione italiana del gender Il 30 aprile 2013 nel sito dell’ UNAR (www.unar.it), cioè dell’Ufficio
nazionale antidiscriminazioni razziali (ente governativo italiano istituito all’interno del Dipartimento per le
Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri), appare il documento Strategia nazionale
per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di
genere (2013-2015), redatto da un gruppo di lavoro che ha coinvolto solo ventinove associazioni LGBT, e
nessuna associazione di genitori e docenti. Contro questa iniziativa i Giuristi per la vita hanno fatto
pervenire un formale atto di diffida notificato al Dipartimento della Pari Opportunità, all’Ufficio
Antidiscriminazione Razziale, al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, ai diciotto Uffici
Scolastici Regionali, nonché a tutti i centoquattro Uffici Scolastici Provinciali sparsi sul territorio nazionale.
In essa si denuncia, fra l’altro, “che il medesimo documento contempla, in particolare, uno specifico punto
strategico (4.1. Asse Educazione e Istruzione) per diffondere la teoria del gender nelle scuole, attraverso
anche iniziative volte ad offrire ad alunni e docenti, ai fini dell’elaborazione del processo di accettazione del
proprio orientamento sessuale e della propria identità di genere. che tali misure devono comprendere «la
comunicazione di informazioni oggettive sull’orientamento sessuale e l’identità di genere, per esempio nei
programmi scolastici e nel materiale didattico, nonché la fornitura agli alunni e agli studenti delle
informazioni, della protezione e del sostegno necessari per consentire loro di vivere secondo il proprio
orientamento sessuale e la propria identità di genere»; - che il documento de quo prevede espressamente,
tra l’altro, l’obiettivo strategico di «ampliare le conoscenze e le competenze di tutti gli attori della comunità
scolastica sulle tematiche LGBT», di «garantire un ambiente scolastico sicuro e gay friendly», di «favorire
l’empowerment delle persone LGBT nelle scuole, sia tra gli insegnanti che tra gli alunni», nonché di
«contribuire alla conoscenza delle nuove realtà familiari, superare il pregiudizio legato all’orientamento
54
55
Ivi, p. 83.
Ivi, p. 84.
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affettivo dei genitori per evitare discriminazioni nei confronti dei figli di genitori omosessuali», anche
attraverso: (a) la «valorizzazione dell’expertise delle associazioni LGBT in merito alla formazione e
sensibilizzazione dei docenti, degli studenti e delle famiglie, per potersi avvalere delle loro conoscenze»”56.
- Da notare come la Legge 8 novembre 2013 n.128, che ha convertito in legge un decreto legge recante
misure urgenti in materia di istruzione, università e ricerca, nel primo comma dell’art.16, intitolato
“formazione del personale scolastico”, prevede un’attività formativa “finalizzata «all’aumento delle
competenze relative all’educazione all’affettività, al rispetto delle diversità e delle pari opportunità di
genere e al superamento degli stereotipi di genere» (lett. d)”, rappresentando così, secondo Amato,
“l’emanazione normativa dei principi indicati nel citato documento dell’UNAR e ispirati all’ideologia
gender”. 57
d. Quaderni Unar L’Unar ha commissionato all’ Istituto Beck dei Quaderni didattici “Educare alla diversità a
scuola”. L’iniziativa è stata presa dall’Ufficio senza informare e interpellare l’organo politico della
Presidenza del consiglio, ma invano l’0n. Gigli ha chiesto adeguati provvedimenti disciplinari. A noi interessa
comunque segnalare alcuni contenuti di quei quaderni. Prendiamo il Quaderno scuola primaria. Troviamo
affermazioni di questo tenore: “Ad oggi non è noto cosa determini l’orientamento sessuale, sebbene negli
ultimi decenni si sia andati alla ricerca del perché si ha un determinato orientamento, di quali spiegazioni
psicologiche, sociali, genetiche, ormonali o culturali possano esservi alla base. Finora non sono emersi
risultati che abbiano permesso conclusioni definitive circa il tipo e il numero di fattori alla base
dell’orientamento sessuale. Quello che la maggior parte degli scienziati condivide è che non si tratta di una
scelta e che in genere l’orientamento sessuale emerge tra la media infanzia e la prima adolescenza
(American Psychological Association, 2008). Naturalmente, in base a quanto già detto, l’attrazione
romantica, emotiva, sessuale può emergere senza che si compia alcun atto sessuale. Persone differenti
hanno esperienze molto diverse riguardo il proprio orientamento sessuale. Alcuni lo avevano chiaro prima
ancora di avere fatto alcuna esperienza sessuale, mentre altri ne hanno avute svariate prima di definirlo. Va
considerato, a questo proposito, che talvolta i pregiudizi e le discriminazioni possono rendere più difficile
l’accettazione del proprio eventuale orientamento omosessuale o bisessuale. Dal punto di vista scientifico,
nel 1973 l’American Psychiatric Association (APA) ha rimosso l’omosessualità dalla lista di patologie mentali
incluse nel Manuale Diagnostico delle Malattie Mentali (DSM), e ha introdotto la definizione
dell’omosessualità come “variante non patologica del comportamento sessuale”, riconoscendo la stessa
suscettibilità alle patologie sia in persone omosessuali che eterosessuali. Nel 1993 anche l’Organizzazione
Mondiale della Sanità (OMS) ha accettato e condiviso la definizione non patologica dell’omosessualità. Dal
momento che l’orientamento sessuale non è né una scelta né una malattia, la comunità scientifica si è
espressa più volte contro le cosiddette “terapie riparative”, che promettono, cioè, di convertire
l’orientamento sessuale da omo a etero. Ad oggi non vi sono dati scientifici circa l’efficacia e la sicurezza di
tali terapie. Innanzitutto, partono dalla premessa sbagliata secondo cui l’orientamento omosessuale debba
essere cambiato. Secondo la comunità scientifica, essere omosessuali è infatti una normale espressione
della sessualità umana, di conseguenza non c’è motivo di voler cambiare tale caratteristica. Inoltre tali
terapie, lungi dall’essere efficaci nel modificare qualcosa di immodificabile, sono estremamente pericolose
nel rinforzare nell’individuo omosessuale (e nel resto della società disposta a crederci) l’idea che
l’omosessualità sia una condizione indesiderabile, una malattia da debellare (Schroeder, Shidlo, 2001;
56
57
G.Amato, op. cit., p. 94.
Op. cit., pp. 99-100.
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Pagina 21
Shidlo, Schroeder, 2002). Le indicazioni terapeutiche per un professionista che tratti un individuo disturbato
dal proprio orientamento omosessuale o bisessuale includono “aiutare la persona a fronteggiare
attivamente i pregiudizi sociali sull’omosessualità, a risolvere con successo le tematiche associate con i
conflitti interni, a condurre una vita felice e soddisfacente” (American Psychological Association, 2008)”.
Nelle FAQ troviamo queste considerazioni: “Perché alcuni individui sono attratti da persone dello stesso
sesso? Per la stessa ragione per cui altri individui sono attratti da persone del sesso opposto. […] Quindi
potremmo ribaltare la domanda chiedendoci: “perché alcuni individui sono attratti da persone del sesso
opposto?. Come si diventa gay o lesbiche? Non si diventa gay o lesbiche, allo stesso modo in cui non si
diventa eterosessuali. L’identità sessuale è formata da diverse componenti. Una parte fondamentale di
questa identità è costituita dall’orientamento sessuale, cioè dall’attrazione emotiva, romantica e/o
sessuale, verso gli individui del proprio sesso o di quello opposto. Nel caso in cui si sia attratti da individui del
proprio sesso, si può poi accettare tale orientamento e assumere una identità sessuale gay o lesbica o
negare tale orientamento (per pregiudizi di ordine morale, sociale, religioso) e non assumere un’identità
omosessuale, pur avendo desideri affettivi e sessuali di natura omosessuale. Quindi potremmo ribaltare la
domanda chiedendoci: “come si diventa eterosessuali?”. L’omosessualità è una scelta? Non è una scelta,
come non è una scelta l’eterosessualità. Qualcuno di voi ricorda di aver scelto a un certo punto di essere
eterosessuale o omosessuale? Quello che le persone omosessuali possono scegliere è se accettare il proprio
orientamento omosessuale e, quindi, sviluppare un’identità omosessuale serena e assertiva, in cui tutti i
diversi aspetti della propria personalità possano convivere in maniera armonica e integrata, o rifiutarlo per
pregiudizi di ordine morale, sociale, religioso. Quindi potremmo ribaltare la domanda chiedendoci:
“l’eterosessualità è una scelta?”. […] I rapporti sessuali omosessuali sono naturali? Sì. Il sesso tra le persone
dello stesso sesso è presente in tutta la storia dell’umanità, sin dall’antica Grecia. Inoltre, molti eterosessuali
possono avere sporadiche fantasie omosessuali, così come molti omosessuali possono avere sporadiche
fantasie eterosessuali. Un pregiudizio diffuso nei paesi di natura fortemente religiosa è che il sesso vada
fatto solo per avere bambini. Di conseguenza tutte le altre forme di sesso, non finalizzate alla procreazione,
sono da ritenersi sbagliate. Un altro pregiudizio è che con l’omosessualità si estinguerebbe la società. In
realtà, come afferma l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la sessualità è un’espressione fondamentale
dell’essere umano. L’unica cosa che conta è il rispetto reciproco dei partner coinvolti nel rapporto. Quindi
potremmo ribaltare la domanda chiedendoci: “i rapporti sessuali eterosessuali sono naturali?”58.
3. Un nuovo modo di (dis)educare Stiamo considerando le conseguenze della promozione dell’in-differenza
sessuale nel contesto dell’odierna rivoluzione sessuale, che spesso e volentieri è rivoluzione omo-sessuale.
Una conseguenza molto rilevante è quella educativa, o dis-educativa. L’ideologia gender, la ‘promozione’
dell’omosessualità e più in generale la sacralizzazione del piacere sessuale portano a un certo tipo di
educazione sessuale che in realtà è diseducativa.
a. Informazione senza reticenze A prima vista, non si tratta di educazione, ma di informazione. Ma non è
così, come vedremo. L’approccio è un po’ quello descritto da Valentina Fizzotti su Il Foglio del 10.03.2011:
“Secondo le autorità inglesi ai bambini dai cinque anni in su non basta più dire che sono nati dalla pancia
della mamma perché i loro genitori si amano moltissimo, ma è necessario spiegare proprio tutto nei
dettagli, per non lasciare spazio ai dubbi sul sesso orale, ad esempio, o sulla masturbazione […] Nei
pacchetti didattici suggeriti si spiega esattamente (termini tecnici compresi) chi fa che cosa mentre i
genitori si abbracciano stretti fra le lenzuola. Cartoni animati e glossari elencano tutte le possibili
58
Una C.M. del Ministero dell’Istruzione datata 5 aprile ha bloccato la diffusione dei quaderni nelle scuole italiane.
Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale?
Pagina 22
definizioni, chiariscono che cosa siano precisamente il sesso anale, l’erezione e la prostituzione, descrivono
che cosa si prova durante un orgasmo (’E’ un po’ difficile, prova a immaginare una specie di solletico che
parte dallo stomaco e si allarga a tutto il resto’, c’è scritto sotto l’immagine di un bambino che si rovescia
nel lettino per il solletico di una piuma), spiegano [naturalmente] che un maschio può amare una femmina
o un altro maschio…”.
b. Informazione “sanitaria” (e non formazione umana) Quello che conta, in questa prospettiva che è
difficile chiamare “educativa”, sono le “istruzioni per l’uso” del corpo, e per l’uso “corretto”. Ma corretto in
che senso? In senso strettamente medico-sanitario. Non ci si complica la vita problematizzando il “fare
sesso”, indagando sul rapporto tra affettività e sessualità, interrogandosi sul significato psicologico,
interpersonale dei gesti corporei. Va tutto bene quello che procura piacere, salvo non metta a rischio la
salute fisica. A questo proposito, ecco quanto dice “Sotto lo stesso cuore. Guida alla sessualità” dell’Arcigay
Unione degli studenti Mutua studentesca: “chiunque pratica regolarmente la masturbazione, uomini e
donne, perciò diffidate da chi sostiene che: masturbarsi fa male, rende ciechi, è peccato mortale ed altre
simili c@**@#e . Di solito, la masturbazione viene “scoperta” tra i dodici e i tredici anni. La vita, a quel
punto, cambia radicalmente. Le ore passate in bagno aumentano vorticosamente di numero, compiti
scolastici che si potrebbero svolgere in quindici minuti si fanno in due ore, perché la concentrazione viene
spesso rotta da attività collaterali dalle quali il ragazzetto/a delle medie non riesce ad esimersi. Non sono
tuttavia ore perse!!! La conoscenza della propria sessualità e dei metodi per il raggiungimento del piacere,
sono alla base del corretto funzionamento successivo della nostra sessualità, e della consapevolezza di gusti
ed inclinazioni. Per le ragazze, una cosa importante è l'utilizzo del preservativo: incappucciate gli oggetti che
avete deciso di utilizzare per la vostra masturbazione. Siano banane, cetrioli, carote, candele, bottigliette,
falli artificiali o vibratori, tutto deve essere ben pulito onde evitare il rischio d'infezioni e un preservativo
sterilizzato è la miglior precauzione”.
c. Perché istruzione e non educazione sessuale? In realtà, si tratta di diseducazione Parlavamo di
“religione del sesso”, considerato importante, fondamentale, assolutamente decisivo per la buona riuscita
di una vita umana. Dietro questa opzione così fanaticamente assolutizzata (abbiamo appunto parlato di
“religione del sesso”) c’è una filosofia dell’uomo e della vita così riassumibile:
- la vita umana è fatta per la felicità, per godere, per fruire di piaceri (e in nome di questo diritto assoluto
alla felicità intesa come fruizione di piaceri ci si può anche sbarazzare di un figlio che sta crescendo
nell’utero materno: ecco l’ideologia-base del “diritto all’aborto”);
- e se non fornisce più piacere, allora è da buttare: ecco l’ideologia-base delle proposte eutanasiche;
- i corpo va usato e sfruttato per tutte le potenzialità di godimento fisico che può procurare, a qualunque
età, nella relazione con chiunque e in qualunque modalità.
Nota bene: questa è verosimilmente la più grande sfida oggi per chi vuole difendere insieme la vita, la
famiglia, l’umano, la sfida dell’ideologia del piacere sessuale come cosa comunque buona. Ma torniamo alle
conseguenze della gender theory.
Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale?
Pagina 23
4. Un nuovo modo
a. di “fare famiglia” Scrive T. Anatrella - “la teoria del genere rappresenta la negazione di tutte le
differenze. Si sostiene così che la differenza sessuale non ha alcuna importanza nella coppia e nella famiglia,
e perfino per l’educazione dei bambini, mentre invece tale differenza è essenziale”59. Nota lo stesso
studioso che “Questa ideologia ci spinge a ridefinire la coppia, il matrimonio, la famiglia, il concepimento e
l’adozione dei bambini a partire dagli orientamenti sessuali. La società non dovrebbe quindi più organizzarsi
in funzione della differenza sessuale, bensì della differenza delle sessualità. […così] La procreazione è stata
dissociata dalla sessualità (contraccezione e aborto), la coniugalità è stata dissociata dal matrimonio
(convivenza), la genitorialità è stata dissociata dalla coniugalità (divorzio), la fecondità è stata dissociata
dall’atto sessuale (procreazione medicalmente assistita) e ora la procreazione dovrebbe essere dissociata
dall’atto sessuale (donazione dei gameti) prima di concepire la gestazione dissociata dalla maternità (madri
surrogate) e presto la gestazione al di fuori dell’utero materno (utero artificiale). Nel contesto attuale la
procreazione viene dissociata dall’identità sessuale (omosessualità). Stiamo preparando gli ingredienti
psichici e sociali per favorire personalità psicotiche, che cioè non avranno più il senso delle realtà. Si tratta
di situazioni tutte generate dall’individualismo, dal soggettivismo e dal relativismo etico attuali, che
lasciano credere che tutto sia possibile”60.
b. e di legiferare intorno a matrimonio e famiglia E’ chiaro che la gender theory porta a nuove leggi sul
matrimonio e sulla famiglia, in primo luogo leggi sul matrimonio gay, e poi leggi sull’adozione da parte di
coppie gay, di procreazione artificiale a favore di coppie gay. Prende il nome da Ulrike Lunacek, membro del
Parlamento europeo (e del partito dei Verdi austriaco), e vicepresidente dell’intergruppo per i Diritti LGBT,
attivista LGBT e femminista, lesbica, il Rapporto votato con qualche modifica martedì 3 febbraio (2014) dal
Parlamento europeo, tendente nella sua formulazione originaria a favorire il matrimonio omosessuale,
l’adozione e l’utero in affitto per le coppie omosessuali, nonché l’educazione di genere fin dall’infanzia.
5. Un nuovo modo di parlare e scrivere
a. Genitore 1 e genitore 2 E’ venuto in mente in alcuni uffici pubblici italiani di “superare” l’indicazione
‘madre’ e ‘padre’ nei documenti, ad esempio nei moduli di iscrizione alla scuola, ricorrendo alle espressioni
“genitore 1” e “genitore 2”.
b. Come parlare/scrivere sui media Dall’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni (UNAR) e dal Dipartimento
per le Pari Opportunità è venuto l’11 dicembre 2013 un documento dal titolo "Linee guida per
un’informazione rispettosa delle persone LGBT"61. Ecco alcune indicazioni:
59
Op. cit., p. 38. Vedi pp. 47-49.
Ivi, pp. 74-75.
61
Linee guida per un'informazione rispettosa delle persone LGBT La pubblicazione "Linee guida per un'informazione
rispettosa delle persone LGBT" fa seguito al ciclo di seminari di formazione per giornalisti intitolati “L’orgoglio e i
pregiudizi”, svoltisi nell’ottobre 2013 a Milano (15), Roma (16), Napoli (19 e Palermo (22), organizzati dall’UNAR in
collaborazione con Redattore Sociale, con il patrocinio dell’Ordine nazionale dei giornalisti e della Federazione
nazionale stampa italiana, delle amministrazioni comunali, degli Ordini regionali e dei sindacati dei giornalisti delle
città ospitanti. I video dei quattro incontri sono disponibili su www.giornalisti.redattoresociale.it. I seminari e le
presenti linee guida sono stati realizzati nell’ambito del Progetto “LGBT Media and Communication”, finanziato dal
Consiglio d’Europa, in attuazione del Programma “Combattere le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e
sull’identità di genere”, in linea con la Raccomandazione CM/REC(2010)5. L’Italia ha aderito, tramite il Dipartimento
60
Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale?
Pagina 24
- “Parlare di FAMIGLIA GAY o FAMIGLIA OMOSESSUALE per indicare il nucleo in cui i genitori sono dello
stesso sesso, comporta proprio questo rischio, di trasferire l’omosessualità dai genitori su tutti i
componenti, rafforzando il luogo comune per cui chi viene cresciuto da una coppia di gay o di lesbiche è
destinato a sviluppare a sua volta un orientamento omosessuale. Un luogo comune che le scienze sociali
continuamente smentiscono. Meglio quindi riferirsi ai genitori e parlare, per le famiglie in cui questi sono
due uomini o due donne, di FAMIGLIE OMOGENITORIALI, oppure famiglie con due papà, due mamme.
Meglio ancora parlare, semplicemente, di famiglie. Perché dopo aver distinto questa categoria di famiglie,
come devono essere chiamate le altre, quelle in cui i genitori appartengono a due generi diversi?”. “Per lo
stesso motivo si può parlare di matrimoni, quando ci riferiamo all’unione di persone dello stesso sesso,
anziché di MATRIMONI GAY. Così come è inappropriato denominare il matrimonio tra due anziani
matrimonio di anziani, è anche inappropriato denominare il matrimonio di una coppia gay o lesbica
matrimonio gay, dal momento che l’espressione suggerisce l’idea di un istituto a parte, diverso da quello
tradizionale”.
- “Utero in affitto”: espressione scorretta “Si tratta della pratica in cui una donna accetta di portare a
termine una gravidanza al posto di qualcun altro. Questa donna è chiamata portatrice (o madre surrogata).
La fecondazione avviene in vitro: lo sperma proviene da uno dei due aspiranti papà, mentre l’ovulo può
appartenere alla portatrice (ma è un caso più raro) oppure a una donatrice. In realtà, nei media,
l’espressione più usata per parlarne è UTERO IN AFFITTO, che ha però un valore spregiativo, contiene in sé
un giudizio negativo, sia sulla donna che porta avanti la gravidanza per altri sia su coloro che le chiedono di
farlo. Giornalisticamente, quindi, è una locuzione scorretta perché non è neutra, non lascia spazio
all’indagine o alla formazione autonoma di un’ opinione”.
E’ evidente in queste indicazioni lo sforzo di “normalizzare” totalmente l’omosessualità, di annullare la
rilevanza della differenza sessuale per quanto riguarda matrimonio e famiglia.
6. Un modo nuovo di fare intimidazione L’ideologia gender (che, abbiamo visto, è sostanzialmente
inseparabile dalla promozione dell’omosessualità e dalla “promozione” incondizionata del piacere sessuale)
ha portato con sé anche un nuovo modo di fare intimidazione
a. a colpi di pubblica riprovazione, abilmente orchestrata da lobbies o gruppi gay/gender. Esempio
particolarmente eloquente il “caso Barilla”, illustrato, fra gli altri, da Gianfranco Amato: “precisamente il 25
settembre 2013, l’industriale Guido Barilla, presidente della omonima società produttrice di pasta, incappa
in un’intervista telefonica fatta dai due conduttori luciferini della trasmissione I radiofonica La Zanzara di
Radio 24. In quell’occasione, rivelatasi poi una trappola, Barilla si spinge incautamente ad affermare che per
quanto riguarda la comunicazione commerciale «uno dei concetti principali dell’azienda rimane quello di
“famiglia tradizionale”», ovvero la famiglia formata da un uomo e una donna. Spiega, quindi, lo stesso
industriale che lui non farebbe mai una réclame con altre forme di famiglia alternative, «non per mancanza
di rispetto verso gli omosessuali, che hanno diritto di fare quello che vogliono», ma semplicemente perché
non la pensa come loro, e pensa che la famiglia cui si rivolge l’azienda Barilla è comunque «una famiglia
classica, dove la donna, tra l’altro, ha un ruolo fondamentale, quello di madre che è il centro concettuale di
per le Pari Opportunità e l’UNAR, al Programma del Consiglio d’Europa, nel cui ambito è stata adottata la Strategia
nazionale LGBT 2013–2015. 11 dicembre 2013 (http://www.pariopportunita.gov.it/index.php/archivio-notizie/2426linee-guida-per-uninformazione-rispettosa-delle-persone-lgbt)
Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale?
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vita di questo organismo». Incalzato dalle domande dei conduttori, Barilla tiene a precisare di non essere
contro il matrimonio omosessuale, anzi di «rispettarlo», perché «riguarda la libera scelta di persone
adulte», mentre dichiara di non condividere l’adozione da parte delle famiglie gay perché quell’istituto ha
effetti nei confronti di soggetti estranei alla scelta degli adulti. Tanto basta per vedersi affibbiato il marchio
ignominioso di omofobo. Al punto da far scattare immediatamente non solo la consueta ridda di reazioni
isteriche da parte dei cultori del politically correct e delle associazioni omosessualiste, ma persino
un’iniziativa di boicottaggio (#BoicottaBarilla), parola che per una società quotata in borsa suona come
l’urlo di Attila”62. E “Barilla viene costretto a ritrattare e scusarsi”. Arriva a dichiarare: “Le tantissime
reazioni in tutto il mondo alle mie parole mi hanno colpito e addolorato perché mi hanno fatto capire che
sul dibattito riguardante l’evoluzione della famiglia ho molto da imparare. Nelle prossime settimane mi
impegno a incontrare gli esponenti delle associazioni che meglio rappresentano l’evoluzione della famiglia,
tra i quali coloro che ho offeso con le mie parole”63. Seguono provvedimenti della nuova linea aziendale,
annunciati dall’Amministratore delegato Claudio Colzani per rendere la Barilla – come si esprime Amato gay friendly: “1. Il nuovo Diversity & Inclusion Board, composto da esperti esterni indipendenti che
aiuteranno Barilla a stabilire obiettivi e strategie concrete per migliorare lo stato di diversità e uguaglianza
tra il personale e nella cultura aziendale in merito a orientamento sessuale, parità tra i sessi, diritti dei
disabili e questioni multiculturali e intergenerazionali. Tra le persone che a oggi hanno accettato di far parte
del Board si annoverano David Mixner, importante leader mondiale della comunità LGBT e Alex Zanardi,
medaglia d’oro alle Paraolimpiadi. 2. Nomina del primo Chief Diversity Officer del Gruppo Barilla, Talita
Erickson, avvocato di origine brasiliana, attualmente Direttore Affari Legali di Barilla America. 3.
Partecipazione al Corporate Equality Index (CEI) sviluppato dalla US Human Rights Campaign per misurare e
valutare le politiche e pratiche delle grandi imprese in merito a dipendenti LGBT”64.
b. … a colpi di pubblico disturbo delle manifestazioni di un pensiero diverso. Un esempio significativo:
“Domenica 22 settembre [2013] a Casale Monferrato si svolge il convegno dal titolo Gender, oniofobia,
transfobia: verso l’abolizione dell’uomo. L’iniziativa è promossa dal Movimento per la vita, Alleanza
Cattolica, Comunione e Liberazione, con il patrocinio della Pastorale della Salute e Pastorale Sociale della
Diocesi di Casale Monferrato. Relatori sono l’Avv. Giorgio Razeto, membro dei Giuristi per la Vita ed il Prof.
Mauro Ronco. La recente approvazione alla Camera, avvenuta il 19 settembre 2013, della proposta di legge
contro l’omofobia e la transfobia rende il clima generale incandescente ed infonde una certa dose di
arroganza al fronte omosessualista. Ne risente il citato incontro di Casale Monferrato, che viene rovinato a
causa di un ignobile, violento e vergognoso attacco da parte di alcuni contestatori. Una becera gazzarra
allestita da attivisti dei movimenti per i diritti dei gay, tra cui il coordinamento Torino Pride LGBT, il
collettivo AlterEva e l’associazione Arcigay. Ne dà un dettagliato resoconto “Il Monferrato” del 25
settembre 2013”65, che racconta come i citati attivisti abbiano contestato rumorosamente i relatori con
crescenti “urla, proteste, slogan”, particolarmente quando è intervenuto Mauro Ronco, ordinario di Diritto
penale a Padova: “Prima cori di «Ver-go-gna, ver-go-gna, ver-go-gna!» fino all’occupazione del palco da
parte dei contestatori con in mano cartelli «L’omofobia è odio non è libertà d’opinione» e due uomini
62
G.Amato, Op.cit., pp. 48-49.
Op.cit., p. 50.
64
Ivi, pp. 52-53.
65
G.Amato, Op. cit., p. 32.
63
Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale?
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lanciatisi in un bacio sul palco. Costretto a sospendere la conferenza, il prof. Ronco ha salutato, tra le urla, il
pubblico: «Questa è la prova a quale livello di inciviltà stanno arrivando queste persone»”66.
b. … a colpi di provvedimenti legislativi Come è noto la Camera dei deputati ha approvato il 19 settembre
2013 il disegno di legge sull’omofobia, che è passato al Senato67. La legge sull’omofobia approvata dalla
Camera modifica l’art 3 delle legge 13 ottobre n. 654 975 e mod. succ. , e il decreto-legge 26 aprile 1993, n.
122, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 giugno 1993, in modo che
a. sia punito “chi propaganda idee fondate sulla superiorita' o sull'odio razziale o etnico, ovvero istiga a
commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi; o fondati
sull’omofobia o sulla transfobia) e chi “in qualsiasi modo, istiga a commettere o commette violenza o
atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi o fondati sull’omofobia o
sulla transfobia;
b. Sia vietata “ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi
l'incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi o fondati
sull’omofobia o sulla transfobia”.
c. Precisando che “Ai sensi della presente legge, non costituiscono discriminazione, né istigazione alla
discriminazione, la libera espressione e manifestazione di convincimenti od opinioni riconducibili al
pluralismo delle idee, purché non istighino all’odio o alla violenza, né le condotte conformi al diritto vigente
ovvero anche se assunte all’interno di organizzazioni che svolgono attività di natura politica, sindacale,
culturale, sanitaria, di istruzione ovvero di religione o di culto, relative all’attuazione dei princìpi e dei valori
di rilevanza costituzionale che connotano tali organizzazioni»68.
66
Op. cit., p. 35.
Ripercorre con molta documentazione la vicenda della legge alla Camera G.Amato op. cit. pp. 101-186.
68
“Il quadro complessivo che emerge dal testo approvato dalla Camera (scrive Marco Montanari in
www.penalecontemporaneo.it/area/3-societa/-/-/2502), ed ora all'esame del Senato con il nominativo S. 1052,
potrebbe essere sintetizzato nei termini che seguono. Attraverso l'estensione dell'ambito di applicabilità dei delitti
previsti dall'art. 3 legge 13 ottobre 1975, n. 654, e successive modificazioni, risulterebbe punito:
- con la reclusione fino a un anno e 6 mesi o la multa fino a 6.000 euro chi "istiga a commettere o commette atti di
discriminazione per motivi" fondati sull'omofobia o transfobia (delitto di incitamento alla commissione o
commissione di atti di discriminazione: art. 3 co. 1, lett. a), seconda parte, l. 654/1975). Il dato testuale della nuova
norma parrebbe invece escludere la possibilità di incriminare un soggetto che propagandi idee fondate sulla
omofobia o transfobia, a differenza di quanto avviene nel caso di soggetto che propagandi idee fondate sulla
superiorità o sull'odio razziale o etnico;
- con la reclusione da 6 mesi a 4 anni chi in qualsiasi modo "istiga a commettere o commette violenza o atti di
provocazione alla violenza per motivi" fondati sull'omofobia o transfobia (delitto di incitamento alla commissione o
commissione di violenza o atti di provocazione alla violenza: art. 3 co. 1, lett. b), l. 654/1975);
- con la reclusione da 6 mesi a 4 anni chiunque partecipa - o presta assistenza - ad organizzazioni, associazioni,
movimenti o gruppi aventi tra i propri scopi l'incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi fondati
sull'omofobia o transfobia (delitto di costituzione o partecipazione ad associazione avente scopo di incitamento alla
discriminazione o alla violenza: art. 3. co. 3, l. 654/1975). La pena per coloro che le promuovono o dirigono è la
reclusione da 1 a 6 anni (art. 3 co. 3, ultima parte, l. 654/1975). Inoltre, sarebbero applicabili ai suddetti delitti anche
le pene accessorie previste dall'art. 1 co. 1-bis e ss. d.l. 122/1993. L'estensione dell'ambito di applicabilità delle norme
di cui all'art. 3 l. 654/1975 comporterebbe anche un ampliamento delle fattispecie di cui all'art. 2 d.l. 122/1993, ad
esse connesse. Infine, deve essere segnalata l'estensione della portata della circostanza aggravante c.d. "di odio",
prevista dall'art. 3 co. 1 d.l. 122/1993, che diverrebbe applicabile anche ai fatti fondati sull'omofobia o transfobia. Va
ricordato che le circostanze attenuanti, diverse da quella prevista dall'art. 98 c.p., concorrenti con l'aggravante in
67
Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale?
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Va sottolineato fra l’altro che la proposta di legge nasce da una cultura dell’indifferenza sessuale, che
spinge inevitabilmente verso il cosiddetto “matrimonio gay” e l’ adozione e procreazione artificiale a favore
di coppie omosessuali; che con questa legge alcune persone vengono difese (a parere di molti,
ingiustificatamente) più delle altre69; che viene colpita non solo la violenza, ma anche la discriminazione:
cosa di per sé positiva, ma per molti è “discriminazione” per una coppia omo non poter contrarre
matrimonio ed avere figli.
Secondo i Giuristi per la vita, “Con le nuove norme in discussione al Senato potrà essere considerato
comportamento omofobo punibile penalmente anche quello di un privato cittadino che pubblicamente
sostenga che è giusto impedire agli omosessuali e ai transessuali l’accesso al diritto di sposarsi e a quello di
adottare minori; che l’omosessualità rappresenta una «grave depravazione», citando le Sacre Scritture
della religione cristiana, o che gli atti compiuti dagli omosessuali sono «intrinsecamente disordinati»,
«contrari alla legge naturale», poiché «precludono all’atto sessuale il dono della vita e non costituiscono il
frutto di una vera complementarietà affettiva e sessuale» (art. 2357 Catechismo della Chiesa cattolica); che
omosessualità e transessualità appartengono oggettivamente alla sfera etico-morale, e possono quindi
essere sottoposte ad un giudizio di riprovazione; che vi sono ambiti nei quali non può considerarsi ingiusta
discriminazione il fatto di tener conto della tendenza sessuale (per esempio nell’adozione o
nell’affidamento di minori)”70.
Nb: esiste un’emergenza-gay? G.Amato segnala varie indagini: “Il 4 giugno 2013 uno dei più autorevoli e
accreditati istituti americani d’indagine demoscopica, il Pew Research Center di Washington (l’attuale
presidente Allan Murray è stato vicedirettore del Wall Street Journal) ha pubblicato uno studio intitolato
“The Global Divide On Homosexuality” contenente i risultati di un sondaggio sull’atteggiamento verso
l’omosessualità nelle principali aree geografiche del mondo. Il dato davvero interessante è che l’Italia,
secondo quello studio, si colloca nella top ten, tra le dieci nazioni più gay friendly a livello mondiale, con il
74 per cento della popolazione che dichiara la propria non ostilità all’omosessualità, ed un 18 per cento
che, invece, professa un atteggiamento contrario. ll nostro Paese si colloca un gradino sotto la liberalissima
Gran Bretagna (76% a favore e 18% contro), anch’essa appena sotto la laicissima Francia (77% a favore e
22% contro.). La percentuale italiana è esattamente opposta a quella russa che, con il
74 per cento della popolazione ostile all’omosessualità e solo il i6% tollerante, si conquista la maglia nera
d’Europa. […] Anche a casa nostra, sempre nel giugno 2013, l’istituto demoscopico SWG pubblicava il
sondaggio Scenari di un’Italia che cambia, dal quale emergeva che, su un campione di 1.500 italiani,
un’aperta ostilità (al punto da essere definiti “nemici”) nei confronti degli «evasori fiscali» per il 47%, delle
«mafie» per il 46%, dei «politici» per il 32%, delle «banche», per il 31%, dei «criminali» per il 27 %, dei
«poteri forti» per il 19%, dei «lobbisti», per il i8%, per i «fannulloni» per il 19%, degli «immigrati» per il
12%, delle «persone incivili» per il 10%, dell’«Unione europea» per il 5%, dei «ricchi» per il 3%, dei «grandi
parola, non possono essere ritenute (già ora, secondo il disposto dell'art. 3 co. 2 d.l. 122/1993) equivalenti o
prevalenti rispetto a questa, e che le diminuzioni di pena si devono invece operare sulla quantità di pena risultante
dall'aumento conseguente alla predetta aggravante”.
69
“Appare a tal proposito del tutto pertinente la domanda posta da Piero Ostellino, un giornalista di estrazione laica e
liberale, in un controverso editoriale pubblicato dal Corriere della Sera: «Non riesco a capire perché picchiare un
omosessuale sarebbe un’aggravante, mentre picchiare me che sono “solo” un essere umano senza particolari, selettive
e distintive, qualificazioni sessuali — sarebbe meno grave. Picchiare qualcuno è un reato. Punto, basta e dovrebbe
bastare», risponde Amato (Op. cit., p. 188), che ricorda al proposito come “che all’articolo 61 del codice penale le
circostanze aggravanti già prevedono l’avere agito per motivi abietti e futili” (Ivi, p. 158).
70
G.Amato, Op. cit., p. 196.
Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale?
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imprenditori» per il 2%, per i «manager» per il 2%, per i «meridionali» per l’i%, dei «settentrionali» per l’i%,
per i «piccoli» imprenditori dello 0,3%. Nessuno si è espresso contro gli omosessuali o i transessuali, o li ha
dichiarati “nemici”. Un altro dato davvero rimarchevole lo si può reperire in quel documento diffusamente
propagandato dall’Ufficio Nazionale Antidiscriminazione razziale (UNAR), che va sotto il nome sesquipedale
di Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento
sessuale e sull’identità di genere (2013-2015), emanato in esecuzione della Raccomandazione CM/REC
(2010) 5 del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, volta a combattere la discriminazione fondata
sull’orientamento sessuale o l’identità di genere. Il punto interessante sta nel fatto che l’intera Strategia
Nazionale delineata nel documento dell’UNAR poggi su un assioma ritenuto fondamentale ed
incontrovertibile: esiste nel nostro Paese una grave e allarmante emergenza omofobia. Peccato che
l’assunto venga repentinamente smentito dallo stesso UNAR nel citato documento attraverso tre dati.
Il primo è tratto da una ricerca ufficiale elaborata dall’ISTAT nel 2012 intitolata “La popolazione
omosessuale in Italia” e presentata presso la Camera dei Deputati il 17 maggio 2012, in occasione della
Giornata internazionale contro l’omofobia. Si tratta della prima indagine sulla materia a livello nazionale,
finanziata dal Dipartimento per le Pari Opportunità, dalla quale risulterebbe, tra l’altro, che «il 6o% della
popolazione italiana ritiene accettabile una relazione tra due uomini o tra due donne». Con buona pace
dell’omofobia! Il secondo dato scaturisce dall’affermazione secondo cui «le indagini sociologiche degli
ultimi anni mostrano una tendenziale accettazione, sempre maggiore, tra i giovani dei comportamenti
omosessuali». Quindi, anche in questo caso, niente omofobia. Il terzo dato è costituito dall’incontrovertibile
circostanza che l’UNAR è costretta obtorto collo ad ammettere: «non risultano, al momento, casi accertati
di discriminazione per l’accesso all’alloggio, nel lavoro pubblico o privato». Per i solerti redatto- i ri della
Strategia quest’ultimo dato non è la prova dell’inesistenza di forme di discriminazione. Anzi, è la prova
principe, semmai, del contrario: «Questa assenza di dati prova, infatti, la ritrosia che hanno, in primo luogo,
le vittime», ed è evidente, quindi, la necessità di efficaci ed esemplari azioni investigative e repressive”71.
E. Come affrontare sfida della gender theory? Prima di rispondere alla domanda, è giusto dire che
questa sfida va affrontata. La gender theory, nel contesto della promozione della omosessualità e della
liberalizzazione a tutti i costi della ricerca al piacere sessuale, mette in forse l’umano. Tony Anatrella
afferma che “Ci troviamo in presenza di una costruzione irrealistica che si rivolterà contro la società stessa
così come accadde con il marxismo, che a suo tempo avrebbe dovuto portare alla felicità dei popoli, i quali
hanno invece sperimentato l’impoverimento della loro economia, la messa in ridicolo della loro cultura e la
persecuzione della loro fede religiosa”72. E aggiunge: “. Con il pretesto della liberazione soggettiva, questa
ideologia farà sicuramente più danni del marxismo. Dobbiamo contrastarla in nome della dignità della
persona umana, della differenza sessuale e della complementarità solidale tra uomo e donna”73. Che fare,
dunque?
1. Essere genitori attivi e reattivi. Ecco le INDICAZIONI OPERATIVE dell’Associazione La Manif pour tous
fatte proprie dal Forum delle associazioni familiari
Cosa fare prima di scegliere la scuola per i vostri figli
71
G.Amato, op. cit., pp. 14-16. Per altri dati, vedi anche le pp. 17-18.
Op.cit., p. 40.
73
Op.cit., p. 50.
72
Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale?
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1. Prima dell’iscrizione verificate con cura i piani dell’offerta formativa (POF) e gli eventuali progetti
educativi (PEI) della scuola, accertandovi che non siano previsti contenuti mutuati dalla teoria del gender.
Le parole chiave a cui prestare attenzione sono: educazione alla effettività, educazione sessuale, omofobia,
superamento degli stereotipi, relazione tra i generi o cose simili, tutti nomi sotto i quali spesso si nasconde
l’indottrinamento del gender. Ricordatevi che i genitori sono gli unici legittimati a concordare e condividere
con la scuola i contenuti di una seria e serena educazione alla affettività per i propri figli, rispettandone la
sensibilità nel contesto del valore della persona umana.
Cosa fare all’inizio dell’anno scolastico
2. Durante le elezioni dei rappresentanti di classe esplicitate la problematica del gender e candidatevi ad
essere rappresentanti oppure votate persone che condividano le vostre posizioni in materia. In ogni caso
tenetevi informati con gli insegnanti, i rappresentanti di classe e di istituto per conoscere in anticipo
eventuali iniziative formative in materia di “gender”.
Cosa fare durante l’anno scolastico
3. Controllate con regolarità, almeno una volta a settimana, il contenuto delle lezioni, così come i quaderni
e i diari scolastici, parlandone con i vostri figli. Non siate in alcun modo pressanti verso i figli ma siate
coinvolgenti e attenti al loro punto di vista, pronti a render ragione della vostra attenzione.
4. Visitate spesso il sito internet della scuola per verificare che il gender non passi attraverso ulteriori
lezioni extracurricolari (es. Assemblee di istituto o altre attività straordinarie).
Cosa fare se la scuola organizza corsi sul gender per genitori o insegnanti 5. Se le lezioni sulla teoria del
gender sono dirette a genitori o insegnanti, chiedete la documentazione e confrontatevi con le associazioni
di genitori o col Forum delle associazioni familiari della vostra regione per verificare e valutare i contenuti
proposti, spesso lontani dalle verità scientifiche.
Cosa fare se la scuola organizza lezioni o interventi sul gender per gli studenti 6. Mobilitatevi e parlate
subito con gli altri genitori! Sentite tutti i genitori degli studenti coinvolti e convocate immediatamente
una riunione informale, aperta anche agli insegnanti
7. Chiedete (è un vostro diritto!) di conoscere ogni dettaglio circa chi svolgerà la lezione, che contenuti
saranno offerti, quale delibera ha autorizzato tale intervento formativo, quali sono le basi scientifiche che
garantiscono tale insegnamento 8. Dopo la riunione informale potrete chiedere la convocazione d’urgenza
di un consiglio di classe straordinario per discutere della questione, eventualmente inviando una lettera
raccomandata al dirigente scolastico e per conoscenza al dirigente dell’ufficio scolastico provinciale in cui
chiedete le stesse informazioni. Qualora tale intervento non sia previsto dal piano dell’offerta formativa,
chiedete che sia annullato.
9. Informate immediatamente le associazioni dei genitori del territorio e il Forum delle associazioni
familiari e, eventualmente, i consiglieri comunali e regionali del vostro territorio o i vostri parlamentari di
riferimento. Ricordatevi che più la notizia è diffusa meglio è.
Cosa fare se la scuola vuole comunque costringere i vostri figli a ricevere educazione basata sulla teoria
del gender nonostante le vostre iniziative 10. Nel caso in cui la scuola rifiuti di ascoltare ogni vostra
Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale?
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richiesta, inviate una raccomandata al dirigente scolastico e per conoscenza al dirigente provinciale in cui
chiedete che l’iniziativa sia immediatamente sospesa e comunicate che in caso contrario eserciterete il
vostro diritto di educare la prole come sancito dall’art. 30 della Costituzione e che pertanto, nelle sole ore
in cui si svolgeranno tali lezioni terrete i vostri figli a casa 11. Fatevi aiutare dalle associazioni di genitori o
dal Forum delle associazioni familiari per ogni azione più decisa quale, ad esempio, la segnalazione al
ministero di eventuali abusi oppure eventuali ricorsi al TAR oppure per la redazione di formali diffide. Cosa
fare IN OGNI CASO 12. Custodite i vostri figli, alleatevi con loro, fornite loro fin da ora un adeguato
supporto formativo e scientifico in base alla loro età così da proteggerli e prepararli a fronteggiare la
teoria del gender. Spiegate loro il perché di ogni vostra azione, coinvolgendoli nelle scelte della famiglia.
Fate in modo che non si sentano mai soli in ogni vostra iniziativa, ma coinvolgete anche altri genitori e
conseguentemente anche altri loro compagni di classe.
2. Essere cittadini attivi e reattivi
a. Come Rosa Parks Marco Adinolfi, “42enne giornalista, scrittore e blogger, due figlie di 17 e 3 anni, nate
da due matrimoni diversi, è stato infatti deputato del Partito Democratico durante la scorsa legislatura
(2008-2013)”74 ha scritto un libro “politicamente scorrettissimo, ma di grande successo. A poco più di una
settimana dalla pubblicazione è già al terzo posto della classifica dei più venduti su Amazon”, dal titolo
Voglio la mamma. Da sinistra contro i falsi miti del progresso. Secondo Adinolfi, “c’è un filo rosso che unisce
l’argomento della difesa della vita, con quello della difesa della famiglia naturale e della libertà di
educazione e per vincere la battaglia su questo fronte, è essenziale recuperare la ragione, imparare a
riflettere al di là delle apparenze e delle distorsioni ideologiche.“Non è una battaglia da bigotti ma un invito
a ragionare”, ha sottolineato l’autore, ricordando come l’obiettivo del mainstream sia proprio quello di
plasmare un ‘pensiero unico’ artificiale ed omologata in cui il ragionamento viene escluso a priori e viene
imposta la “dittatura dei sentimenti”. Una riflessione scevra da atteggiamenti faziosi e isterismi, ci permette
di scoprire la realtà quasi sempre deteriore che si nasconde dietro il volto sorridente del ‘progresso’. Si
scoprirà, ad esempio, che in Belgio almeno la metà dei deceduti per eutanasia, non hanno dato affatto il
loro consenso alla ‘dolce morte’, come prevede la normativa locale. Leggi come quella belga vengono
approvate facendo leva su un malinteso concetto di “pietà”, quando in realtà, spesso, dietro frasi come
“non è giusto che mio padre soffra”, c’è il desiderio di intascare cospicue eredità. Piuttosto che investire
sulle cure palliative, poi, molti sistemi sanitari nazionali, preferiscono lasciar morire i pazienti terminali e
risparmiare così sulle spese di cura. Passando a parlare di aborto, è inquietante pensare, ha osservato
Adinolfi, ai 106mila casi annui soltanto in Italia, che sovente avvengono per motivazioni esiziali. Lo scrittore,
accennando a un suo amico albino, sottolinea che “quelli come lui ormai vengono tutti abortiti, eppure il
mio amico conduce una vita assolutamente normale”. Un altro caso emblematico è quello di Elton John e
del figlio da lui adottato. L’adozione del piccolo Zack è una storia drammatica – quasi un “racconto
dell’orrore”, osa Adinolfi – eppure è stata dipinta dai giornali patinati come una vicenda in cui trionfa
l’amore. Il piccolo Zack, ha raccontato Adinolfi, è stato strappato dalle braccia della madre naturale, poche
ore dopo la nascita, tra strilli, pianti disperati e il visibile imbarazzo del personale infermieristico. Nei suoi
primi due anni affianco ad Elton John e al compagno di quest’ultimo, Zack non ha fatto altro che continuare
a piangere. Perché? Perché voleva la mamma… L’unico contatto che lo sventurato bimbo ha ora con la
madre, è il latte materno che quotidianamente gli viene inviato con un jet privato. “Sono diventato di
sinistra perché volevo stare vicino ai più deboli, quindi, dovendo scegliere tra un omosessuale ricco e un
74
Citazioni dalla recensione di Luca Marcolivio in Zenit.org 31 marzo 2014.
Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale?
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bambino che piange, non ho dubbi da quale parte stare, e non ditemi che la mia è omofobia”, ha detto
Adinolfi. Di qui l’idea di un “libretto rosso” che apra un dibattito anche a sinistra, dove negli ultimi anni le
opinioni sui temi della vita, della famiglia e della libertà di educazione, quantomeno a livello di élite, si sono
livellate su un ormai omologato ed obsoleto “vietato vietare”. Ciò avviene, secondo Adinolfi, perché il crollo
del comunismo e il venir meno della lotta di classe, ha determinato un vuoto che si è scelto di colmare con
nuove tematiche antropologiche, dando così “un’identità a chi aveva perso l’identità”. Ribaltare questo
circolo vizioso, è tuttavia ancora possibile, se si tenta di scardinare le costruzioni ideologiche dei media e
dei ‘leader di opinione’ che niente affatto corrispondono al senso comune dell’“uomo che prende il tram
tutte le mattine”, indicato da Adinolfi come la metafora della persona che, a prescindere dal livello
culturale e dalla posizione occupata nella società, sa usare la ragione ed esercitare la libertà molto più
dell’uomo delle élite, arroccato nelle sue false certezze e nei suoi autoreferenziali privilegi. Di fronte
all’arroganza di tutte le nuove forme di potere, ha affermato Adinolfi, la nostra generazione è chiamata a
fare come Rosa Parks, l’afroamericana che, nell’Alabama degli anni ’50, ancora impregnata di pregiudizi e di
leggi palesemente razziste, si rifiutò di lasciare il sedile del bus riservato ai soli bianchi. Una disobbedienza
civile, dunque, sempre nell’ambito della non-violenza e della razionalità, perché gli altri “non sono cattivi
ma soltanto meno informati di noi”, ha concluso Adinolfi”.
b. … in tanti modi si può essere cittadini attivi. Si può
- scrivere lettere ai giornali
- telefonare nelle trasmissioni radiofoniche
- sollecitare politici e amministratori
- valorizzare la vigente legislazione anche con diffide e denunce
Anche in questo modo si può
2. “Fare cultura”, ovvero realizzare informazione, controinformazione, promozione, formazione
a. Informazione Segnalare quanto accade, quanto si dice e si fa. Togliere dal silenzio gli eventi.
b. Controinformazione I fautori della gender theory fanno circolare “informazioni” di questo tipo, che
leggiamo nel citato documento "Linee guida per un’informazione rispettosa delle persone LGBT a cura
dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni (UNAR) e del Dipartimento per le Pari Opportunità: “Tra i luoghi
comuni che influenzano le opinioni contrarie alle adozioni (o alla generazione mediante tecniche di
fecondazione) da parte di coppie dello stesso sesso il più frequente è che un bambino ha bisogno di una
figura maschile e di una femminile, come condizione fondamentale per la completezza dell’equilibrio
psicologico. Questa affermazione è però contraddetta dalla letteratura scientifica.Secondo gli studi
dell’American Psychoanalytic Association, dell’American Academy of Child and Adolescent Psychiatry e
dell’American Academy of Pediatrics, i genitori omosessuali sono competenti esattamente come quelli
eterosessuali e l’uguaglianza di sesso tra i partner non pregiudica minimamente lo sviluppo psicologico e
psicosessuale dei figli. Anche l’Associazione Italiana di psicologia si è espressa a riguardo, affermando che
né il numero né il genere dei genitori possono garantire di per sé le condizioni di sviluppo migliori per i
bambini, bensì la loro capacità di assumere questi ruoli e le responsabilità educative che ne derivano”.
Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale?
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- E’ vero quello che dice il cartello LGBT, o è vero quanto sostiene il sociologo Pierpaolo Donati, autore di La
famiglia. Il genoma che fa vivere la società75, intervistato da Roberto L.Zanini di “Avvenire”: “le varie forme
familiari hanno un potenziale di umanizzazione in proporzione alla capacità di essere autentiche relazioni di
reciprocità fra i sessi e fra le generazioni. I media non ne parlano, ma esistono decine di studi (fra i più
recenti: Mark Regnerus, Università del Texas, su Social science research) che dimostrano che c’è enorme
diversità fra i bimbi cresciuti da coppie omosessuali e quelli cresciuti in coppie etero, come ce ne sono fra
bimbi nati in una famiglia eterosessuale stabile e quelli nati da matrimoni instabili, da coppie di fatto, da
separati e via dicendo». Riguardo ai figli delle coppie gay ci sono dati precisi?«Da indagini effettuate su
alcune migliaia di adulti cresciuti in coppie omosessuali in Paesi dove queste sono realtà assodate, risultano
dati molto negativi: hanno una percentuale tre volte superiore di propensione al suicidio; una propensione
tre volte superiore di tradimento del partner; una percentuale cinque volte superiore di disoccupati;
ricorrono tre volte di più a terapie psicologiche».
- Bastano per la buona crescita dei bambini affetti, da chiunque vengano, o c’è bisogno di figure di
riferimento? Xavier Lacroix afferma al riguardo: “Per crescere, il bambino ha bisogno di vivere in relazione a
un corpo maschile e con un corpo femminile […] È importante che il bambino percepisca e sperimenti se
stesso come un individuo nato da due corpi diversi […] Dopo un periodo in cui la psicologia ha posto
insistentemente l’accento sulla dimensione simbolica, verbale del rapporto con il padre, oggi alcuni autori
sottolineano l’importanza del corpo del padre, del suo odore, del suo timbro di voce, dei giochi fisici, del
corpo a corpo vissuto con lui. La possibilità, in alternanza con la distanza normale, di ritrovare la prossimità
fisica con il padre, rappresenterà un sostegno per il bambino, una conferma della sua identità maschile, che
gli infonderà una maggiore sicurezza per accettare la rinuncia alla madre e al femminile. Essendo meno
scontata, ed essendo, in qualche modo, un “valore aggiunto”, la mascolinità ha bisogno di essere
confermata e sostenuta da tutti i livelli della personalità: psichico, naturalmente, ma anche fisico e
spirituale”76. “Catherine Dolto, afferma chiaramente: «Il primo dovere dei genitori è di dare al bambino una
situazione ternaria”. E lo confermano drammaticamente i dati sociali: una vasta maggioranza, fra il 70% e il
90%, di giovani in situazione di grande difficoltà sociale sono stati privati della presenza del padre”77. Altre
domande importanti:
75
Rubbettino,
In principio la differenza. Omosessualità, matrimonio, adozione, Vita e Pensiero, Milano 2006 pp. 63-64)
77
Intervista di Lacroix “Famiglia, tra legami e diversità” in Aggiornamenti sociali maggio 2007. Conferme a questa
prospettiva vengono fra l’altro da Claudio Risè (vedi Il padre. L’assente inaccettabile Edizioni San Paolo Cinisello
Balsamo Milano 2003): “la scomparsa del padre, e di figure maschili, dalle posizioni di formazione e iniziazione
sociale, ha prodotto un’interruzione nella trasmissione della cultura materiale e istintuale dell’uomo, che la madre
non possiede perché appartiene ad altro genere, e quindi non può comunicare, neppure volendolo. Gli aspetti
istintuali, materiali e spirituali, della cultura non si possono apprendere sui libri: vengono trasmessi attraverso il
vissuto, spesso condiviso silenziosamente, individualmente, nel gruppo”. “L’essere umano, a differenza degli animali,
nasce non sapendo ‘per istinto’ come amare, come esprimere la propria sessualità, come difendersi e come
organizzare i propri affetti e le proprie relazioni […] A insegnare all’uomo-maschio a diventare tale, è sempre stato il
padre, e una serie di figure che lo affiancavano: dal maestro d’arti e mestieri, all’insegnante, all’istruttore militare, a
quello ginnico […] Senza questa iniziazione l’uomo non si sente tale a livello profondo. D’altra parte questa scomparsa
di padri ha conseguenze fortemente negative anche sullo sviluppo delle giovani donne. Viene a mancare per loro
quello sguardo forte e amoroso del paterno, dell’adulto che, dalla sua posizione di diversità, le apprezza e fornisce
(come vedremo) un indispensabile pilastro alla loro autostima”. Quando non si dà il ruolo paterno e non viene
76
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- L’unione omosessuale è un fatto che la società deve impegnarsi a riconoscere giuridicamente come
matrimonio? Per quali ragioni?
- L’adozione o la procreazione medicalmente assistita anche per le coppie omosessuali sono presentate
come un diritto umano. E’ un vero diritto, questo, di cui la società deve farsi carico, o solo un desiderio
soggettivo?
c. Promozione Le tante risorse di buona antropologia di cui disponiamo vanno proposte, pubblicizzate. Con
convegni e pubbliche manifestazioni. Ma anche con cartelloni, manifesti, spot, filmati, slogan indovinati.
d. Formazione Le tante risorse di buona antropologia di cui disponiamo vanno valorizzate in percorsi
educativi capaci di far cogliere il bello della differenza, il bello della sessualità educata dall’amore, il bello
dell’accoglienza della vita.
3. “Fare cultura” insieme
a. I Centri e i Movimenti per la vita sono fortemente interessati ad affrontare la sfida della gender theory,
perché i sostenitori di quel pacchetto ideologico, che abbiamo definito religione del sesso e che trova
giustificazione anche nella gender theory78, promuovono nello stesso tempo la libertà sessuale, un certo
realizzata la separazione dalla madre nel modo giusto, “l’individuo rischia di rimanere per tutta la vita un bimbo che
piange l’oggetto amato da cui è stato separato, e ne ricerca, in una sterile richiesta narcisistica, lo sguardo
d’approvazione”, è “sperduto”, “sempre più spinto ad appiattirsi sulla ‘massa’, che lo priva di ogni autonomia,
assumendo in modo totalitario il posto di guida lasciato vacante dal padre d’amore”. “Non a caso il Novecento, il
secolo in cui questo processo di manipolazione dell’uomo si realizza, è l’epoca dei grandi totalitarismi, più o meno
esplicitamente atei, che cercano di formare un uomo standard, devoto al regime, costruito come un automa, un
oggetto fabbricato. Questa tendenza si conclude, dopo la seconda guerra mondiale, con l’edificazione di quella che
viene chiamata ‘società dei consumi’, che fa di ogni individuo un perfetto consumatore (figura recettivo-passiva),
togliendo di mezzo tutto quanto c’è nel soggetto umano di attivo in senso creativo, di gusto per l’originalità, la
singolarità, il dono, il rischio, la fantasia e l’ideale”; così si realizza una regressione all’infanzia. E la società-Stato, che
ha preso il posto del padre, funziona secondo un principio materno.
78
Nella Lettera ai Vescovi della chiesa cattolica sulla collaborazione dell’uomo e della donna nella chiesa e nel mondo
firmata nel 2004 a nome della Congregazione per la dottrina della fede da Joseph Ratzinger si sintetizza in questo
modo l’ideologia gender: “Per evitare ogni supremazia dell'uno o dell'altro sesso, si tende a cancellare le loro
differenze, considerate come semplici effetti di un condizionamento storico-culturale. In questo livellamento, la
differenza corporea, chiamata sesso, viene minimizzata, mentre la dimensione strettamente culturale, chiamata
genere [gender, in inglese], è sottolineata al massimo e ritenuta primaria. L'oscurarsi della differenza o dualità dei
sessi produce conseguenze enormi a diversi livelli. Questa antropologia, che intendeva favorire prospettive egualitarie
per la donna, liberandola da ogni determinismo biologico, di fatto ha ispirato ideologie che promuovono, ad esempio,
la messa in questione della famiglia, per sua indole naturale bi-parentale, e cioè composta di padre e di madre,
l'equiparazione dell'omosessualità all'eterosessualità, un modello nuovo di sessualità polimorfa. La radice immediata
della suddetta tendenza si colloca nel contesto della questione femminile, ma la sua motivazione più profonda va
ricercata nel tentativo della persona umana di liberarsi dai propri condizionamenti biologici. Secondo questa
prospettiva antropologica la natura umana non avrebbe in se stessa caratteristiche che si imporrebbero in maniera
assoluta: ogni persona potrebbe o dovrebbe modellarsi a suo piacimento, dal momento che sarebbe libera da ogni
predeterminazione legata alla sua costituzione essenziale”.
Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale?
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tipo di (dis)educazione sessuale, il matrimonio gay e l’adozione o ‘fabbricazione’ di figli per le coppie
omosessuali, la fecondazione eterologa, la mentalità contraccettiva, l’aborto.
b. Da soli, i Cav e i Movimenti non possono incidere più di tanto sulla pubblica opinione per quanto riguarda
la gender theory. Ma non riescono a incidere molto neppure sulla mentalità abortista! Possono certo fare di
più
- decidendo – anche i Cav, e non solo i Movimenti, che bisogna fare cultura – insieme per la vita e per la
famiglia
- e unendo le loro forze a quelle di associazioni convergenti, costituendo cartelli del tipo Forum delle
associazioni familiari in cui il legame è significativamente religioso, oppure concentrazioni associative del
tipo La Manif pour tous, che in Francia ha unito movimenti religiosi e non religiosi, variamente ispirati a
livello ideologico, culturale, politico.
4. Con quale spirito? Ovviamente, con speranza, non con pessimismi paralizzanti. E con lo stile della carità
nella verità, come suggerisce anche la Nota dei Vescovi del Triveneto su alcune urgenti questioni di
carattere antropologico e educativo, datata 2 feb 2014. In essa i responsabili della Chiesa nel Triveneto fra
l’altro, si riferiscono “al dibattito sugli “stereotipi di genere” e sul possibile inserimento dell’ideologia del
gender nei programmi educativi e formativi delle scuole e nella formazione degli insegnanti, ad alcuni
aspetti problematici presenti nell’affrontare in chiave legislativa la lotta all’omofobia, a taluni non solo
discutibili ma fuorvianti orientamenti sull’educazione sessuale ai bambini anche in tenera età, alle richieste
di accantonare gli stessi termini “padre” e “madre” in luogo di altri considerati meno “discriminanti” e,
infine, al grave stravolgimento - potenziale e talora, purtroppo, già in atto - del valore e del concetto stesso
di famiglia naturale fondato sul matrimonio tra un uomo e una donna”. Intorno a queste tendenze o
prospettive, i Vescovi del Triveneto prendono posizione tra l’altro così:
a. “Riaffermiamo, come prima cosa, la dignità e il valore della persona umana e poi la tutela e il rispetto che
si devono ad ogni persona, soprattutto se in situazioni di fragilità, nonché la necessità di continuare a
combattere strenuamente ogni forma di discriminazione (di carattere religioso, etnico, sessuale) o,
addirittura, di violenza”.
b. “Ribadiamo ..– come espresso autorevolmente, anche di recente, dalla Santa Sede di fronte al Comitato
ONU della Convenzione dei diritti del fanciullo – il rifiuto di un’ideologia del gender che neghi di fatto il
fondamento oggettivo della differenza e complementarietà dei sessi, divenendo anche fonte di confusione
sul piano giuridico. Invitiamo quindi a non avere paura e a non nutrire ingiustificati pudori o ritrosie nel
continuare ad utilizzare, anche nel contesto pubblico, le parole tra le più dolci e vere che ci sia mai dato di
poter pronunciare: “padre”, “madre”, “marito”, “moglie”, “famiglia” fondata sul matrimonio tra un uomo e
una donna. Difendiamo e promuoviamo il carattere decisivo - oggi più che mai - della libertà di educazione
dei figli che spetta, di diritto, al padre e alla madre aiutati, di volta in volta, da soggetti o istituzioni chiamati
a coadiuvarli. E rigettiamo ogni tentativo ideologico che porterebbe ad omologare tutto e tutti in una sorta
di deviante e mortificante “pensiero unico”, sempre più spesso veicolato da iniziative delle pubbliche
istituzioni”.
c. I Vescovi nel loro documento dichiarano di aderire pienamente all’invito di papa Francesco espresso
nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium: “Amiamo questo magnifico pianeta e amiamo l’umanità che
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lo abita, con tutti i suoi drammi e le sue stanchezze, con i suoi aneliti e le sue speranze, con i suoi valori e le
sue fragilità (…). Tutti i cristiani, anche i Pastori, sono chiamati a preoccuparsi della costruzione di un
mondo migliore… il pensiero sociale della Chiesa è in primo luogo positivo e propositivo, orienta un’azione
trasformatrice, e in questo senso non cessa di essere un segno di speranza che sgorga dal cuore pieno
d’amore di Gesù Cristo”. E sottolineano come “Questa inedita situazione richiede a noi Vescovi, prima di
tutto, e alle comunità ecclesiali di non venir meno ad un compito e ad una testimonianza di carità e verità
che rappresentano il primo e concreto modo per servire e promuovere l’uomo e la vita buona nella nostra
società”. Si tratta dunque di difendere e promuovere l’umano con il coraggio della verità e con la forza
costruttiva della carità.
Giulio Bianchi Verso l’in-differenza sessuale?
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