AGENZIA DELLA CGIL VENETO
VENETOLAVORO
fondata da Marco Masi
Agenzia della CGIL del Veneto Anno XVII n. 13 del 27 giugno 2008 Dir. resp. Simonetta Pento Aut. Trib. di VE n. 1190 del 15.5.95
Redazione via Peschiera 5 30174 Mestre VE [email protected] - Stampa CPSS Mestre Venezia
POLITICHE DEL GOVERNO
CON SEGNO MENO
PER LAVORATORI E PENSIONATI
In sintesi, il giudizio del Comitato Direttivo della Cgil
Le misure annunciate dal Governo
O non rilanciano l'economia italiana, al palo da 6 anni,
O non qualificano i servizi, ma anzi mortificano la pubblica amministrazione,
O accentuano il divario sociale, lasciando impoverire lavoratori e pensionati,
O tendono ad appesantire le condizioni di lavoro.
LA MANOVRA FINANZIARIA
Il documento, che sposta in avanti di un anno l'obiettivo del pareggio di bilancio, è impostato prevalentemente sui tagli alle
spese, colpendo pesantemente i servizi sociali e sottraendo risorse a settori fondamentali come la scuola (con la riduzione di 150.000 lavoratori), l'Università, la ricerca e la sanità.
Nessuna risposta invece alle richieste di riduzione fiscale per i redditi da lavoro e da pensione (come proposto dal sindacato), facendo mancare il sostegno alla domanda interna ed alimentando le difficoltà che premono sempre più sulle famiglie.
L'introduzione della "carta per gli anziani" trasforma in azione caritativa un pezzo di politica dei redditi. Non è con una misura una tantum, offensiva della dignità delle persone, che si sostengono i pensionati più poveri, ma aumentando le pensioni
e migliorando i servizi!
Sono insostenibili i tagli agli Enti Locali, il rinvio della "Class Action" e l'assenza di una politica industriale.
Ben altre sono le scelte di cui ha bisogno il paese, a partire dall' aumento delle detrazioni fiscali per i lavoratori e
pensionati, dal rinnovo dei contratti ancora aperti, dal contenimento di tariffe e ticket, da una seria lotta all' evasione fiscale ed all'irregolarità.
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Il Governo ha rinfocolato una ingenerosa campagna tesa a delegittimare il lavoro pubblico e colpire il ruolo del pubblico,
ridurre l'occupazione e produrre nuovo precariato in controtendenza con i processi di stabilizzazione avviati nel 2007.
Pressoché inesistente è invece la lotta agli sprechi negli appalti e nelle consulenze che rappresenta la vera priorità nella
moralizzazione e nel contenimento dei costi della pubblica amministrazione.
La Cgil lancia una campagna tra i lavoratori e rivendica il ruolo di soggetto riformatore assumendo a centralità
l'efficacia, l'efficienza, la trasparenza dei servizi in relazione alle domande dei cittadini e delle imprese.
Ma proprio la contrattazione ed il ruolo del sindacato sono oggetto di un duro attacco da parte del Governo che mira anche
in questo modo ad indebolire la trattativa per un nuovo modello contrattuale unico.
PROTOCOLLO DEL WELFARE ED ACCORDI RECENTI
E' in atto da parte del Governo una inaccettabile manomissione di accordi appena sottoscritti fra le parti sociali
e l'Esecutivo ed approvati, come nel caso del Protocollo sul welfare del luglio scorso, da milioni di lavoratori.
Si interviene sulle tipologie di lavoro, a partire dal Tempo Determinato, riproponendo vecchie norme che avevano portato
all' estensione del lavoro precario.
Si cancellano leggi appena entrate in vigore, come la 188 contro i licenziamenti mascherati da dimissioni, e si cancellano
gli indici di congruità introdotti per la lotta al lavoro nero e sommerso.
Vengono previste nuove disposizioni sulla gestione del rapporto di lavoro e del processo del lavoro esplicitamente indirizzate alla deregolazione e minor tutela. Si manomette in modo unilaterale, dopo aver contribuito all'approvazione di una
direttiva europea dichiarata dalla CES inaccettabile, anche l'orario di lavoro.
Questi provvedimenti rappresentano una intrusione nelle relazioni fra le parti sociali e una volontà di creare difficoltà ai
negoziati, a partire dalla riforma del modello contrattuale, con l'obiettivo di indebolire i soggetti collettivi a favore di rapporti
individuali e di deregolare il contratto nazionale.
È NECESSARIA UNA FORTE MOBILITAZIONE UNITARIA
IN DIFESA DEI RISULTATI RAGGIUNTI E A SOSTEGNO DELLE PROPOSTE CHE,
PARTENDO DALLA PIATTAFORMA SUL FISCO,
OBBLIGHINO IL GOVERNO AD UN VERO CAMBIAMENTO DI ROTTA
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27 giugno 2008
VENETOLAVORO
ELETTROLUX CONFERMA IL PIANO
TRECENTO ESUBERI A SUSEGANA
Ancora incontri per Elettrolux che ha presentato un pesante piano di ristrutturazione per le proprie produzioni in
Italia. Il 25 giugno uno sciopero ha bloccato tutto il gruppo, ma la vertenza si presenta ancora complessa.
Ne riferisce in questo articolo il Segretario generale della Fiom di Treviso, Candido Omiciuolo
La vertenza Electrolux sta entrando nella fase più calda e
quantità degli esuberi con le scansioni temporali nelle quali
per questo più difficile.
si manifesteranno.
Il gruppo multinazionale ha nei fatti confermato la propria
Il piano prevede investimenti al di sotto dei risparmi che
impostazione che prevede un lento e progressivo spostal'Electrolux prevede, come a dire che si va verso una riormento delle produzioni in altre aree dell'Europa e verso i
ganizzazione in "economia" senza un vero piano che delipaesi a basso costo del lavoro.
nei innovazioni nei processi produttivi.
La progressiva erosione dei volumi produttivi conferma una
L'azienda prevede una riduzione delle linee, degli spazi
linea di tendenza già esplicitamente dichiarata e non
disponibili ed un irrigidimento dell'organizzazione del lavocoerente con le affermazioni che i dirigenti nazionali del
ro con i relativi orari. Delle 9 linee di produzione attualgruppo fanno ai tavoli del confronto tese a rassicurare le
mente funzionanti l'Electrolux intende utilizzarne solo 5
organizzazioni sindacali, i lavoratori e i soggetti istituzionali.
che, tra l'altro, sono le più datate. La riorganizzazione così
Il progressivo disimpegno si è manifestato con l'indicaziocome viene indicata apre anche consistenti preoccupazione della chiusura del sito produttivo di Firenze, la riorgani in ordine alle problematiche della sicurezza e dell'amnizzazione di Susegana, la diminuzione dei volumi a Porcia
biente di lavoro.
ed a Forlì e gli efficentamenti a Solaro.
Il sindacato ed il coordinamento delle RSU hanno ripropoIn questo quadro si intreccia una congiuntura non favoresto lo schema della proposta che è stata avanzata al grupvole che, per quanto viene dichiarato, rallenta la quantità
po fin dai primi giorni del confronto, ossia un progetto comdel volume prodotto fino alla doppia cifra.
piuto per l'Italia da parte di Electrolux che sia sorretto
Non siamo quindi di fronte ad una trasformazione che facanche da garanzie istituzionali, la reindustrializzazione di
cia intuire il rilancio.
Firenze senza che vi sia perdita occupazionale ed un impeNell'ultimo incontro i dirigenti italiani hanno confermato l'imgno per Susegana che confermi il sito e tutte le sue potenpegno a trovare una soluzione di reindustrializzazione per
zialità supportato dagli investimenti necessari nella proil sito di Firenze con la possibile rioccupazione di quasi
spettiva del consolidamento e della crescita.
tutto il personale dipendente, ma nulla di concreto nulla è
Tutto ciò sembra essere stato condiviso anche dai consigli
ancora definito.
comunali di Susegana, Santa Lucia di Piave, Conegliano e
Per Susegana, nello stesso incontro, l'azienda ha conferdalla Provincia di Treviso, dalla Regione Veneto, ma semmato l'impianto presentato circa sei mesi fa che prevede il
bra non bastare per il Gruppo Multinazionale.
ridimensionamento produttivo che porta con sè il ridimenSe questa è la trasformazione di cui molti parlano ci sensionamento occupazionale pari a circa 300 unità ed il riditiamo di ribadire che sicuramente è utile al capitale, ma non
mensionamento degli spazi occupati. In aggiunta ai precealle persone.
denti incontri ha solo sottolineato un intervento che ridurrebbe anche l'area del magazzino e la conferma della
Candido Omiciuolo, Segretario Generale Fiom Treviso
STAR RECYCLING: A CASA
SENZA RETRIBUZIONE
ACCADEMIE OPTICAL:
BASTA BARARE!
Lo scorso 9 maggio è avvenuto un incendio presso la STAR
RECYCLING di Padova e ne è nata una vicenda indecorosa che ha portato i lavoratori a manifestare davanti alla sede
aziendale. Dal giorno dell'incendio ogni attività è sospesa e
tutti i lavoratori sono a casa senza una lira, mentre vi sono
problemi relativi alla cassa integrazione perché non tutti i
contributi sono stati versati.
"Il Sindacato - ricorda la Filt di Padova - aveva chiesto che i
lavoratori fossero utilizzati presso l'impianto Centro Riciclo
di Monselice (la cui proprietà è la stessa) dove si lavora il
sabato e a volte la domenica, ma l' azienda non ha accettato. Dopo un paio di incontri ha invece comunicato di voler
mettere in CIGS tutti i lavoratori, ma da un mese da quell'accordo non c'è ancora la certezza che l'INPS riconosca la
CIGS, a causa di irregolarità nei versamenti contributivi precedenti. Ora il capannone è stato dissequestrato ma non c'è
alcuna informazione per quanto riguarda la ripresa dell'attività lavorativa.
Intanto i lavoratori di Star Recycling sono a casa senza lavoro e retribuzione. Abbiamo chiesto che fosse loro erogato un
acconto ma non c'è stata nessuna risposta.
Nel frattempo a Monselice si lavora con orari e ritmi assurdi
e insostenibili e condizioni inaccettabili. Inoltre il contratto
d'appalto con la cooperativa che svolge l'attività di cernita è
in scadenza e si vocifera che ci sarà un altro cambio d'appalto. Non è accettabile questo modo di agire, scaricando
tutto sui lavoratori ed ignorando ogni loro diritto".
"La situazione interna alla ditta Accademie Optical di
Fortogna a Longarone sta assumendo toni di pura esasperazione in un clima di incertezza produttiva, di mancanze di
prospettiva e continuità operativa, di difficoltà economiche e
di completa assenza di relazioni sindacali utili a delineare
lo scenario futuro dell'azienda e dei lavoratori." Lo affermano la Filtea di Belluno e la RSU che si sono rivolti alla
Provincia affinchè convochi un tavolo per fare chiarezza
sulla situazione e sulle intenzioni del gruppo.
"Da alcuni mesi - dice il sindacato - i lavoratori operano in
costante scarsità di lavoro, mentre circolano promesse di
possibili future crescite di produzione e voci circa una riorganizzazione che smembrerebbe Accademie Optical in
singoli "rami d'azienda" in cui collocare parzialmente la cinquantina di addetti attualmente occupati a Fortogna".
Ma alla richiesta della FILTEA e della neo costituita RSU di
conoscere il piano industriale, le sue ricadute occupazionali, i tempi e l'iter per la sua attuazione nonché gli strumenti
per la gestione dei provabili esuberi l'azienda ha giocato in
un primo tempo al rinvio, per poi annunciare che tutto stava
cambiando, che intanto la tecnologia sarebbe stata spostata in Cadore ed in seguito i lavoratori "appetibili" sarebbero
stati individualmente contattati.
"E gli altri?" chiedono Filtea ed Rsu, dichiarandosi "sconcertati che un gruppo così altolocato di imprenditori usi mezzi e
mezzucci per nascondere la situazione aziendale e lavori
per erodere o negare diritti sostanziali ai lavoratori".
VENETOLAVORO
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27 giugno 2008
PORTO MARGHERA
PROCESSO AMIANTO
ANCORA PASSI INDIETRO CHIESTI 40 ANNI PER FINCANTIERI
una richiesta di condanne per 40 anni complessivi, si è conclusa
NELLA STORIA INFINITA Con
la requisitoria del pm Gianni Pipeschi al processo contro 7 ex dirigenINEOS, la multinazionale proprietaria degli
impianti del ciclo del cloro di Porto Marghera
annuncia il disimpegno dall'Italia e la vicenda
relativa alla chimica veneziana, costata mesi di
lotte per mantenere, con il via libera agli investimenti richiesti, le condizioni di esistenza di un
polo fortemente integrato, compie un nuovo
balzo all'indietro.
Dopo l'immediato intervento del Comune e delle
istituzioni locali che hanno chiesto subito un
incontro con l'Eni ed il Governo, il 27 giugno i
lavoratori hanno attuato un presidio davanti alla
Fenice dove era in corso l'assemblea di
Confindustria ed hanno incontrato, oltre alla
presidente
dell'associazione,
Emma
Marcegaglia, il Ministro Renato Brunetta che ha
annunciato l'intenzione del Governo di incontrare l'Eni per poi convocare un tavolo generale il
9 luglio.
La preoccupazione del sindacato e dei lavoratori è alle stelle. "Nonostante sia stato superato lo
scoglio delle autorizzazioni - scrivono Filcem
Femca Uilcem - di fatto ENI e INEOS non
danno applicazione agli impegni relativi agli
investimenti concordati con le istituzioni ed il
sindacato, rischiando di portare al tracollo la
chimica del paese.
Queste aziende devono fare chiarezza rispetto
agli impegni presi, perché il rispetto degli accordi costituisce un dovere di tutte le parti firmatarie in primo luogo verso i lavoratori e la cittadinanza e non è accettabile che per un contenzioso di pochi milioni di euro si metta in discussione il futuro dell'industria chimica non solo
veneziana, ma nazionale".
Il sindacato indica come riferimento l'intesa di
area del 14 dicembre 2006 dichiarando "irrinunciabile" il rispetto di tutte le sue parti e chiede ad
ENI e INEOS di dar corso agli investimenti previsti, dal settore della raffinazione alla chimica.
"INEOS, che per anni ha ripetutamente dichiarato la disponibilità a rimanere in Italia facendo
gli investimenti sottoscritti con il Protocollo del
2006 e che ora annuncia di voler lasciare il
paese, ha ingannato i lavoratori e le Istituzioni.
Ancora all'indomani della concessione delle
autorizzazioni - ricorda la Filcem - esprimeva
apertamente la sua ferma volontà di dar corso
agli investimenti concordati, con l'acquisto da
Syndial dell'impianto cloro-soda e con la costruzione di una nuova centrale elettrica con riduzione dei costi energetici e dell'impatto ambientale." L' ENI ed il Governo (che ne è azionista di
maggioranza relativa) non possono stare a
guardare, ma devono farsi "garanti di una soluzione che rispetti gli accordi sottoscritti e sia
adeguata alla gravità della situazione"
Per questo il sindacato ha chiesto la convocazione urgente del tavolo nazionale sulla chimica, "coinvolgendo tutti i firmatari dell'accordo
del 14 dicembre 2006 e le altre realtà
Petrolchimiche dell' intero paese", così da
"togliere tutti gli alibi e concludere una partita
che dura, purtroppo e inverosimilmente, da anni
e che, se non risolta, potrebbe portare al tracollo il settore chimico italiano."
ti della Fincantieri, imputati di omicidio colposo, lesioni e omissioni
nella sicurezza per la morte di 11 operai del cantiere veneziano esposti all' amianto e tre loro mogli che maneggiavano gli indumenti da
lavoro.
Secondo l'accusa, l'amianto sarebbe stato utilizzato dal 1955 fino a
metà degli anni novanta senza precauzione alcuna e lo Stato, come
parte civile, ha chiesto risarcimenti complessivi per oltre cinque milioni di euro.
Sulle esposizioni ad amianto nel cantiere veneziano la magistratura
era già intervenuta lo scorso febbraio, quando il giudice del lavoro
aveva pronunciato le prime sentenze di condanna al risarcimento dei
danni a favore di ex dipendenti affetti da placche pleuriche, una patologia diffusa tra i vecchi lavoratori del cantiere veneziano.
Il gruppo fu condannato a risarcire a due operai il danno biologico e i
danni morali derivanti dalla malattia di accertata origine professionale,
la cui insorgenza venne attribuita all'esposizione massiccia e prolungata a polveri di amianto durante l'attività lavorativa svolta per decenni con mansioni di carpentieri di bordo.
Il Tribunale ha infatti accertato che nelle navi l'uso di amianto sotto
varie forme (polvere per preparazione di cemento-amianto, guarnizioni, tele e coperte) era ubiquitario, che le lavorazioni comportanti manipolazione di amianto erano eseguite in promiscua presenza di tutte le
altre figure professionali (carpentieri, saldatori, tubisti, meccanici,
coibentatori di ditte terze) e che i residui di tali lavorazioni non venivano eliminati con adeguate operazioni di pulizia, né mediante sistemi di
aereazione.
Inoltre, secondo la sentenza, sebbene la conoscenza della pericolosità della lavorazione di amianto fosse nota da prima degli anni settanta, Fincantieri avrebbe sistematicamente omesso di fornire ai propri
dipendenti le misure minime di tutela (maschere, aspiratori di idonea
potenza, segregazione degli ambienti polverosi), né ha mai reso la
doverosa informazione circa i rischi cui erano esposti.
Il giudice del lavoro ha dichiarato anche che, essendo nota la pericolosità dell'amianto, "il datore di lavoro doveva giungere fino a determinarsi alla sua integrale bonifica e sostituzione con materiali alternativi
(esistenti seppur più costosi)", a prescindere dal ritardo con cui è stata
adottata dallo Stato Italiano la legge 257 che ha disposto la cessazione dell'impiego dell'amianto.
DOPO VERONA, ANCHE VICENZA
GUIDATA DA UNA DONNA
Il direttivo della CGIL di Vicenza, riunito il 26 giugno, ha eletto Marina
Bergamin Segretaria Generale, in sostituzione di Oscar Mancini, passato alla Cgil regionale con l'incarico di responsabile del Dipartimento
Ambiente, Territorio, Reti e Servizi pubblici locali.
Marina Bergamin, quarantasettenne, vicentina, è la prima donna che
dirige la Camera del Lavoro berica dal 1902 ad oggi.
Ha iniziato l' attività sindacale da bancaria. Successivamente ha ricoperto diversi incarichi nella Cgil provinciale, a partire da quelli di segretaria generale della Filcams (dal 1991 al 1996) e della Filtea, durato
fino al 2001 quando è entrata nella segreteria camerale con delega
alla contrattazione, al mercato del lavoro e alle politiche di genere.
All'atto della nomina Marina Bergamin ha sottolineato gli impegni che
attendono il sindacato vicentino sia sul piano della valorizzazione del
lavoro in una delle province più industrializzate d' Italia che su quello
sociale. "La provincia di Vicenza - ha ricordato - è al 17esimo posto in
Italia per PIL pro capite, ma si trova solo al 28esimo per valore medio
di ciò che percepiscono i pensionati dopo una vita di lavoro: cioè 709
euro al mese".
Quanto al lavoro, la sua qualificazione è indispensabile "per superare
lo stallo in cui si trova l'economia italiana e nordestina. Ci vuole - ha
aggiunto - più ricerca e innovazione per mettere in piedi un' economia
di maggiore valore aggiunto.”
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27 giugno 2008
VENETOLAVORO
IL LAVORO FLESSIBILE INTERESSA POCO ALLE NOSTRE IMPRESE
Nel nord est solo 1 impresa su 4 attinge alle nuove tipologie di lavoro introdotte dalla legge 30 e tra quelle a flessibilità più
spinta l'indice di utilizzo, oltre che di gradimento, degli imprenditori crolla a valori tra l'1% ed il 4%.
Lo dice un' indagine condotta dalla fondazione Nord Est che rileva comportamenti e opinioni di un campione significativo
di titolari di aziende di varie dimensioni presenti nel triveneto.
Nelle nostre regioni l'accesso alle tipologie di lavoro flessibile introdotte dalla legge 30 risulta differente da strumento a
strumento e, se job sharing e job on call sono utilizzate rispettivamente dall'1 e dal 4% delle imprese, la percentuale sale
al 18% nel Co.Co.Pro. e al 40% per l'interinale.
Ma la maggioranza delle imprese non ricorre a nessuna di queste forme e più dell'84% dichiara di non farlo perché non
interessate, mentre solo il 5-10% dichiara difficoltà di ordine burocratico.
Quanto agli effetti della legge 30, la stragrande maggioranza degli imprenditori (70,4%) indica l'abbassamento del costo
della manodopera.
L'altro dato rilevante (66% delle risposte) riguarda la convinzione che la normativa in questione abbia indotto le imprese
a puntare più sulla quantità dei lavoratori che sulla qualità e produttività, mentre sono scarsi i riscontri positivi su flessibilizzazione del mercato del lavoro, creazione di nuovi posti e aiuto ai giovani.
Presentiamo in queste pagine un commento del rapporto a cura di Fabrizio Maritan, oltre al testo delle conclusioni degli
estensori della ricerca.
LA LEGGE 30 NON SFONDA NEL VENETO
I risultati della ricerca sull'attuazione della Legge 30, promossa dalla fondazione Nordest su un campione di mille imprese
attive nel Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige
con oltre 10 dipendenti, rappresentano in modo emblematico
il divario tra gli obiettivi della Legge e i suoi riscontri concreti.
Tra le principali finalità previste all'art. 1 del Decreto legislativo 276/03 attuativo della L.30, si afferma l'obiettivo di elevare
i tassi di occupazione, la promozione della qualità e stabilità
del lavoro.
La ricerca mette ora in evidenza come la quota di imprese che
nel quinquennio hanno utilizzato i rapporti di lavoro previsti
dalla "Riforma", nel migliore dei casi sono di poco inferiori al
40%.
I rapporti di lavoro maggiormente utilizzati sono quelli già in
vigore prima della Legge 30, ovvero il contratto di apprendistato professionalizzante, il lavoro in somministrazione a
tempo determinato (ex interinale), i Contratti di collaborazione a Progetto. Tra questi Contratti risultano in aumento soprattutto quelli in somministrazione e il lavoro a progetto che come
è noto non viene qualificato come lavoro subordinato, anche
se ne viene fatto un uso largamente simile e quindi improprio.
I nuovi rapporti di lavoro quali il lavoro intermittente (a chiamata), il lavoro ripartito, il contratto di inserimento, sono largamente inutilizzati nonostante ( è il caso del contratto di inserimento ) siano stati disciplinati da accordo interconfederale e
contratti collettivi.
Desta qualche perplessità nei risultati della ricerca, il ricorso
alla somministrazione a tempo indeterminato ovvero lo staff
leasing recentemente abrogato dalla Legge 247/2008; infatti
la quota di imprese che pare abbiano utilizzato questo strumento (38.8%) sembra non corrispondere all'effettivo utilizzo
di questo strumento.
Per quanto riguarda i motivi del ricorso alla Legge 30, la maggioranza degli imprenditori afferma che ha reso meno costosa
la manodopera e per motivi di carattere organizzativo, puntando a privilegiare la quantità del lavoro piuttosto che la loro
produttività, questo secondo le imprese a detrimento dei lavoratori che si trovano con una copertura contributiva ridotta.
Sempre la ricerca mette in evidenza come il 48% degli
imprenditori si dichiari abbastanza o molto d'accordo sul fatto
che con la Legge 30 è aumentata in modo consistente la precarietà del lavoro tra i dipendenti.
Un ulteriore elemento che la ricerca mette in luce, è che una
grande maggioranza delle imprese (tra il 65 e il70%) ritiene
che la Legge non abbia contribuito alla creazione di nuovi
posti di lavoro, flessibilità del mercato del lavoro e opportunità
nei confronti dei giovani.
Nelle considerazioni conclusive della ricerca si mette evidenza, tra l'altro, come i contratti brevi possono deprimere la qualità del lavoro, la crescita dei salari e della produttività e che è
non è verosimile aspettarsi un cambiamento di strategie da
parte delle imprese, considerato che esse conoscono bene gli
strumenti di flessibilità introdotti in questi ultimi 15 anni, da ultimo dalla Legge 30/2003.
Alla luce dei risultati della ricerca della Fondazione Nordest (e
prendendo in esame i dati sul MdL di questi anni) possiamo
ragionevolmente affermare che mentre il tasso di occupazione
è cresciuto, soprattutto per la regolarizzazione dei lavoratori
immigrati e per l'aumento del lavoro temporaneo (a tempo
determinato e in somministrazione), l'obiettivo della qualità e
stabilità del lavoro si è dimostrato incoerente e antitetico
rispetto alle nuove tipologie lavorative previste dal decreto.
In sostanza le imprese (almeno la maggioranza) appaiono più
sensate di chi approva certe Leggi, poiché sanno bene che si
è competitivi se si valorizzano le risorse umane, sia in termini
retributivi che professionali favorendo la formazione come
leva fondamentale.
Naturalmente non può sfuggire a nessuno che la ricerca mette
si in evidenza uno degli aspetti centrali della legge 30, ma
l'ambito di ricerca andrebbe allargato all'utilizzo a volte indiscriminato degli appalti e delle esternalizzazioni da parte delle
imprese, in parte favoriti dalla stessa L. 30, che producono
ulteriore precarietà del lavoro e una riduzione delle retribuzioni e delle tutele per i lavoratori.
A prescindere da tutto ciò Governo e Ministro del Welfare, in
totale assenza di confronto con le Organizzazioni sindacali,
manomettono pesantemente il protocollo sul Welfare del
23/7/2007 intervenendo per Decreto su punti fondamentali in
materia di lavoro e non solo.
Si riporta in vita il lavoro a chiamata e l'art. 14 sui disabili, si
modificano in peggio il lavoro a tempo determinato e l'apprendistato professionalizzante, si amplia l'utilizzo dei contratti
occasionali.
Si cancellano le norme appena entrate in vigore, come la
Legge 188, contro i licenziamenti mascherati da dimissioni e
si cancellano gli indici di congruità, una proposta unitaria per
la lotta al lavoro nero e sommerso che era stata concordata e
introdotta con la Legge Finanziaria 2007. Vengono previste
norme sulla gestione del rapporto di lavoro e del processo del
lavoro esplicitamente indirizzate all'obbiettivo della deregolazione e minor tutela. Infine si manomette in modo unilaterale,
dopo aver contribuito all' approvazione di una direttiva europea dichiarata dalla CES inaccettabile, anche l'orario di lavoro,
E' evidente come tutti questi provvedimenti rappresentano una
intrusione nelle relazioni fra le parti sociali e una volontà di
creare difficoltà ai negoziati a partire dalla riforma del modello
contrattuale, con una visione ideologica (rappresentata al
massimo livello dal Ministro del Welfare) improntata ad indebolire i soggetti collettivi a favore di rapporti individuali, a ridimensionare fortemente il contratto nazionale e dividere il sindacato confederale.
Fabrizio Maritan, Dip. Politiche Attive del Lavoro CGIL Veneto
VENETOLAVORO
27 giugno 2008
5
Indagine Fondazione Nord Est
neare come le forme di flessibilità del lavoro abbiano un'influenza non trascurabile sul conto economico delle imprese.
Se, infatti, da una parte la flessibilità tende a collegare con più
efficacia variazioni nei ricavi e nei costi, dall'altra contratti brevi
possono deprimere la qualità del lavoro la crescita dei salari e
della produttività8. Come si può a questo punto immaginare,
risulta tanto facile tracciare l'effetto dell'intervento della Legge
30 sulle imprese e sistema economico nel breve periodo,
quanto difficile è misurare un effetto reale (o effetto "netto")
Le numerose ricerche che si sono concentrate sul concetto di risultante dall'intrecciarsi di effetti diretti e indiretti. In altri terflessibilità, e in particolare di quella del lavoro, hanno origina- mini, se da una parte le statistiche economiche danno conto di
to diverse definizioni e tassonomie. Una classificazione che si una consistente riduzione della disoccupazione, in particolare
concentra sul concetto di lavoro può comprendere ancora dif- femminile, dall'altra non riescono a valutarne non solo la quaferenti tipologie: flessibilità contrattuale, funzionale, retributiva, lità (che, secondo la teoria, dovrebbe essersi ridotta) ma nemd'orario, professionale, numerica e d'ingresso o uscita. meno, nel lungo periodo, il contributo alla mancata crescita
Nonostante le forme di flessibilità interessate sia la Legge Treu della produttività del lavoro che anche l'Ocse nel 2006 ha rileche la legge 30 siano più d'una, ciò non è stato sufficiente per vato per l'Italia essere stagnante dal 2000. L'utilità per l'imprefar in modo che tutti gli strumenti fossero di una effettiva utilità sa derivante dalla flessibilità è stata frequentemente studiata,
da parte delle imprese.
e i maggiori vantaggi si estraggono in situazioni di variabilità
In generale, a Nord Est finora l'accesso alle singole possibilità ambientale (grazie alla sincronizzazione più efficace di carichi
offerte dalla legge risulta piuttosto differenziato. Gli strumenti di lavoro e risorse con cui far fronte). Ma la soluzione del merrealmente utilizzati sono sostanzialmente tre: i contratti di inse- cato dei lavoratori a termine è però anch'essa a termine.
rimento o apprendistato professionalizzante, i contratti di col- Virtanen, studiando motivazione e impegno di lavoratori a terlaborazione e i contratti di "leasing". Ai primi si può pensare mine, rileva come in un primo momento la competizione tra di
sostanzialmente come occasioni di formazione on the job fina- essi porti ad un aumento della produttività del lavoro. La steslizzata all'inserimento, mentre ai contratti di leasing e interina- sa ricerca, condotta sei anni dopo, rilevava come l'impegno
le si può pensare come ad una reale flessibilizzazione della fosse calato molto più rapidamente nel personale a termine. Si
forza lavoro a disposizione dell'impresa. I contratti di collabo- era creato, cioè, un market for lemons a causa del fatto che i
razione a progetto, infine, rappresentano uno strumento utiliz- "temporanei" migliori, nel corso del periodo non breve, erano
zato da una quota significativa di imprese. Le collaborazioni a alla fine stati assunti stabilmente presso le imprese e nei merprogetto sono più diffuse nelle imprese più strutturate, o nel cati esterni erano rimaste le figure più deboli, che non agevocommercio (che a parità di fatturato impiega meno persone) o lano certo la crescita della produttività del lavoro.
nei servizi alla
Quindi, anche
persona.
Ma
alla luce delle
MODALITÀ CONTRATTUALI UTILIZZATE DAGLI IMPRENDITORI
soprattutto
i
esperienze pasmotivi che le
sate, non è sufimprese citano
Nord est Veneto
ficiente affermanel giustificare
Contratti di collaborazione a progetto (co.co.pro)
18,3
16,6
re che il mercal'utilizzo sono
Contratti di somministrazione a tempo determinato (ex interinale)
38,6
41,1
to del lavoro
piuttosto diffedeve continuare
Contratti di somministrazione a tempo indeterminato(staff leasing)
38,8
39,3
renti
rispetto
a mettere a disContratti
di
lavoro
condiviso
(job
sharing)
1,8
1,0
agli altri struposizione risorContratti
di
lavoro
intermittente
(job
on
call)
4,4
4,0
menti: le motise flessibili alle
Contratti
di
inserimento
7,1
6,9
vazioni del lavoimprese.
ratore sono il
Contratti di apprendistato professionalizzante
30,6
29,6
Le imprese tenmotivo per cui
dono a prosequasi un'impresa su quattro ricorre a questo strumento, men- guire lo sfruttamento delle risorse che riescono a reperire neltre due su tre citano motivazioni organizzative.
l'ambiente; tuttavia, gli effetti, e in particolare quelli negativi li si
Pare dunque sostenibile la tesi secondo cui il contratto a pro- misura soprattutto nel lungo termine. Dall'avvio degli strumengetto vada a ricoprire delle aree "scoperte" di flessibilità, che ti di flessibilità sono ormai passati 15 anni, e pertanto è ragiorisultano d'utilità ad entrambe le parti contrattuali.
nevole pensare che si siano ormai innescate nei mercati esterQuando lo strumento interessa ma non viene applicato, spes- ni i descritti circoli viziosi che probabilmente hanno portato ad
so la causa è da attribuire alle difficoltà di applicazione della una selezione avversa nei mercati esterni del lavoro. Le aziennormativa. Se invece lo strumento viene applicato, è per moti- de ormai conoscono bene gli strumenti della flessibilità introvi organizzativi.
dotti dalla legge 30, per cui non è verosimile aspettarsi un
Quindi, la situazione più frequentemente ravvisabile è che cambiamento di rotta nell'utilizzo degli strumenti, fino a quanun'impresa su tre ha bisogno di flessibilizzare la forza lavorati- do non si innescheranno logiche di mercato in grado di ripristiva nell'organizzazione, mentre le altre non sono interessate nare l'equilibrio nell'efficienza, e quindi nella produttività del
alla flessibilizzazione attraverso gli strumenti forniti dalla legge lavoro.
30. In una discussione di carattere generale, occorre sottoli-
LE CONCLUSIONI
DEGLI AUTORI
GIUDIZI DEGLI IMPRENDITORI SUGLI EFFETTI DELLA LEGGE 30
Ha reso più flessibile il mercato del lavoro italiano
Ha permesso la creazione di nuovi posti di lavoro
Ha reso meno costosa la manodopera
Ha provocato una situazione di forte precarietà per i lavoratori
Ha indotto le imprese a puntare più sulla quantità dei lavoratori che sulla loro
produttività
Ha aiutato i giovani ad entrare nel mondo del lavoro
Ha ridotto la copertura contributiva dei lavoratori assunti con le nuove forme di lavoro
molto
11,0
12,1
42,4
25,7
44,3
abbastanza
19,7
22,5
28,0
21,5
21,7
poco
46,7
45,6
23,1
31,6
25,8
per nulla
22,6
19,8
6,5
21,2
8,2
14,8
27,2
21,0
26,8
38,9
34,2
25,3
11,8
6
Detassazione di straordinari e premi
UNA SCELTA CHE CONSEGNA
PIÙ DISCREZIONALITÀ
ALLE IMPRESE
La scelta del Governo di detassare gli straordinari, oltre che
discriminatoria (tra lavoratori e lavoratrici, tra chi ha l'opportunità di fare straordinario e chi no, tra lavoratori pubblici e
privati magari operanti gomito a gomito), è fondata su un
assunto sbagliato. Nel testo si dichiara di incentivare per
questa via l'incremento di produttività. Ma la produttività non
aumenta automaticamente con l'aumento delle ore di lavoro; è determinata anche ed in modo consistente da fattori
quali le innovazioni tecnologiche (nei prodotti e nei processi) e dalle conseguenti modifiche nell'organizzazione del
lavoro definite dalla contrattazione. In realtà, dato che si tratta di agevolazioni legate a materie (straordinario, lavoro supplementare, esecuzione di clausola elastica per i part-time,
premi collegati all'andamento economico dell'impresa) non
direttamente disponibili dal lavoratore, ma dipendenti da
scelte determinate dall' impresa, si consegna ai datori di
lavoro un maggior potere discrezionale.
Un esame del decreto, a cura di Vincenzo La Corte, Rosario
Strazzullo e Claudio Treves, della Cgil nazionale, evidenzia
diverse criticità presenti in una misura costruita in fretta e
furia a ridosso dell' avvio del confronto sul modello contrattuale ed è evidente, secondo gli autori, la "coincidenza" di
questa misura, nella sua durata e nella destinazione (fino
alla verifica di fine anno) ai soli settori privati, con l'avvio di
tale discussione.
Il provvedimento, di natura sperimentale per sei mesi, prevede l'assoggettamento all' aliquota del 10%, e l'esclusione
dalla base di calcolo per la determinazione del reddito ai fini
fiscali, delle ore prestate a titolo di straordinario, di supplementare e di esecuzione di clausola elastica per i part-time,
e dei premi collegati all'andamento economico dell'impresa.
Le agevolazioni fiscali sono previste per quanti non eccedano, per il 2007, il reddito di 30mila Euro, e sono limitate ad
un tetto di 3000 Euro. E' fatta salva, anche, la facoltà del
lavoratore di non usufruire di queste disposizioni, restando
nell'ambito di applicazione delle regole previdenti (il che
potrebbe essere il caso per part-time con reddito molto
basso).
Nello specifico, 6 sono i punti evidenziati da La Corte,
Strazzullo e Treves:
1. Premi: la definizione dei premi non è limitata a quelli frutto della contrattazione collettiva, ma solo a quelli connessi
agli andamenti aziendali, il che potrebbe far rientrare nelle
agevolazioni le erogazioni unilaterali dell'impresa. Ciò determina una situazione per cui al datore di lavoro viene assegnata la facoltà di "comporre i salari dei propri dipendenti in
modo tale da ridurre il carico fiscale per alcuni e non per
altri"
2. Supplementare: poiché, per definizione legislativa, il
lavoro supplementare è svolto esclusivamente entro il tetto
dell'orario ordinario e le (eventuali) maggiorazioni previste
dalla contrattazione collettiva sono, il più delle volte, delle
anticipazioni forfetarie del mancato ricalcolo di quelle ore
sugli istituti differiti (mensilità supplementari, ferie, ROL,
diritti sindacali, ecc), ne deriva il paradosso che si decide di
premiare fiscalmente chi fa meno ore di chi svolge solo l'orario pieno contrattuale! Oppure, il che è lo stesso, si decide
di premiare uno solo di due ipotetici lavoratori che fanno 40
ore, solo perché uno dei due è un part-time!
Anche in questo caso si determinano violazioni di regole
della tassazione dei redditi quali il fatto che a parità di reddito deve esserci uguale trattamento fiscale oppure che la tassazione non dovrebbe alterare la scala dei redditi.
L 'altra conseguenza è che viene pesantemente compromessa la scelta, da sempre perseguita dal sindacato, di consolidare il lavoro supplementare, svolto in via non occasio-
27 giugno 2008
VENETOLAVORO
nale, nell'orario contrattuale del part-time. Ora, infatti, la convenienza è quanto meno dubbia, dato che il vantaggio economico è per lo svolgimento in sé della prestazione supplementare, e non per la sua inclusione nell'orario contrattuale
su cui grava un maggiore onere fiscale ed è evidente che ciò
si tradurrà in una spinta per le imprese a privilegiare rapporti a part-time con poche ore;
3. Clausole elastiche: si intendono quelle per le quali sia
possibile, per il datore di lavoro, pretendere una variazione
in aumento delle prestazione concordata (art. 46 Dlgs
276/03). Il che apre un problema interpretativo: la tassazione al 10% riguarda le ore prestate in aggiunta all'orario contrattualmente definito per il part-time, o la (sola) maggiorazione prevista? La logica vorrebbe che l'agevolazione
riguardasse la retribuzione oraria comprensiva delle maggiorazione, dato che il testo del decreto parla di "somme
erogate per prestazioni rese in funzione di clausole elastiche";
4. Reddito fiscale: le prestazioni tassate al 10% non rientrano nella composizione del reddito individuale e famigliare
(fino a 3000 Euro), ma invece rientrano in caso di accesso
alle prestazioni previdenziali ed assistenziali. Ciò sembrerebbe significare che ad esempio i tetti reddituali ai fini degli
importi della Cig o dell'indennità di disoccupazione vanno
calcolati includendo gli importi dei premi, dello straordinario,
ecc. Che conseguenze di questa nuova normativa sull'ISEE,
e quali le implicazioni a livello di requisiti di accesso alle prestazioni del welfare locale (mense scolastiche, tasse universitarie, ecc.)?
5. Cessazione delle agevolazioni: l'ultimo comma del
decreto prevede la fine delle esenzioni fiscali per le erogazioni liberali, nei limiti di 250 Euro, (tra cui rientrano anche i
"pacchi dono natalizi" e cose analoghe) e, il che è scandaloso, i sussidi occasionali per le vittime di usura e di estorsione!
6. Coperture e considerazioni: le coperture di queste
misure, come dell'esenzione dall'ICI, sono davvero sconvolgenti, in quanto indici di un approccio "di classe e maschilista". Si ridimensionano, o si cancellano del tutto, le somme
stanziate in favore dell'inclusione degli immigrati, del sostegno alle donne vittime di violenza, nei confronti dei lavoratori socialmente utili, per la stabilizzazione dei precari
dell'Isfol, e in generale riguardanti la mobilità delle persone
(trasporti dei pendolari, ecc.).
Viene da chiedersi il senso di misure che, mentre tagliano il
finanziamento a norme che agevolano la coesione sociale,
premiano i redditi dei più ricchi (eliminazione dell'Ici da tutte
le prime case), e favoriscono comportamenti potenzialmente pericolosi per la salute (straordinari), incentivano la divisione tra le persone (premi unilaterali, straordinari e supplementare).
Che ciò possa trasformarsi in incentivi alla produttività è un
postulato mai dimostrato, dato che è universalmente noto
che gli orari di lavoro italiani sono, nella classifica internazionale, nella metà superiore.
L' ITALIA PERDE COMPETITIVITÀ
"La lenta performance italiana registrata nel periodo tra il
1998 e il 2007 è dovuta a una continuata perdita della
competitività, associata a una debole crescita della produttività e a una struttura industriale che è particolarmente prone alla concorrenza dei paesi con manodopera a basso costo". A dirlo è il Rapporto trimestrale della
zona euro redatto dalla Commissione europea, dedicato
ai dieci anni dell'Unione economica e monetaria.
In base ai dati Ue, nel periodo 1998-2007 il cambiamento accumulato dall' Italia in termini di Pil reale è di circa
un -10%, in termini di costo per unità di lavoro poco
sopra il 5.
In generale, la Commissione sottolinea come "gli esportatori italiani siano più esposti alla concorrenza dei produttori asiatici e perdano più quote di mercato".
VENETOLAVORO
27 giugno 2008
Allungamento degli orari:
OLTRE A TUTTO IL RESTO,
SI DISCRIMINANO LE DONNE
7
(che plaude all'aumento dell'orario) e Confcommercio (che
plaude alla normalizzazione delle festività)?
Come si può scindere il successo economico di un paese
(o la sua ipotetica produttività di sistema) dal benessere dei
suoi cittadini, dei suoi bambini, dei suoi giovani? È una
cecità che farà male a tutti, poiché noi siamo e abbiamo al
nostro fianco giovani, bambini, cittadini.
Oppure il disegno è un altro e antico, quello secondo cui
agli uomini è riservato il lavoro e alle donne va ri-assegnato un prevalente lavoro di cura familiare, accompagnato
magari da bonus bebè. O, ancora, si vuol ingabbiare le
donne in contratti a part-time a vita e di fatto obbligatori,
come integrazione al reddito familiare (perché a part-time,
si sa, non si fa carriera).
In entrambi i casi la strada è sbagliata. È una via facile e di
corto respiro questa che l'Europa sta intraprendendo per
confrontarsi nell'arena della competizione internazionale.
Competizione che c'è, è vera, è rischiosa, ma che abbisogna di un "altro" ed "alto" pensiero e che, soprattutto, non
può essere pagata così duramente dai lavoratori e dalle
lavoratrici.
Impressiona come la spinta "egualitaria e solidale" che
aveva caratterizzato la modernità politica ed europea fin
dalla sua origine stia allegramente invertendo la rotta e le
differenze di opportunità tra cittadini si stiano accentuando
anziché assottigliando!
Nessuno ha qualcosa da ridire insieme a noi?
In questi giorni si sta teorizzando la dilatazione dell'orario di
lavoro - levatrice l'Europa con il contributo "entusiasta" del
governo italiano - che prevede che si possa arrivare a lavorare fino a 65 ore settimanali.
In Italia, grazie alla detassazione degli straordinari, diventa
interessante stare di più in fabbrica, negli uffici, nei luoghi
di lavoro…
Oltre alle considerazioni che il sindacato ha già fatto sul
nesso orari/sicurezza, sulle misure più utili a sostenere i
redditi da lavoro (un intervento mirato sul fisco, per esempio), e sull'infondatezza dell'assunto "più ore lavorate
uguale migliore produttività", come Coordinamento donne
proponiamo un'altra riflessione.
Già oggi molti orari di lavoro (soprattutto nel terziario) sono
corse ad ostacoli per le lavoratrici. Già oggi esse rinunciano alla maternità a causa di ciò, oppure rinunciano al lavoro. Già oggi i differenziali salariali tra uomini e donne a parità di prestazioni vanno dal 15% al 20% a seconda dei settori. Già oggi la condivisione del lavoro familiare e di cura
tra partner è poco praticata, soprattutto in Italia.
Ma allora, se tutto questo è vero, cosa può accadere alle
donne con orari di lavoro individuali che possono raggiunCoordinamento donne CGIL Vicenza
gere le 60/65 ore settimanali
(ovvero oltre 10 ore al giorno
Appello a difesa della legge 188/2007
per sei giorni, per esempio)?
Con orari così dilatati i fabbisogni di personale verranno
risolti sbarrando la strada a
La legge 188 del 17 ottobre 2007 è una legge contro l'abuso di potere compiuto spesso
nuove
assunzioni.
nei confronti di giovani lavoratrici e lavoratori al momento dell'assunzione. È allora che
L'indisponibilità o l'impossibicapita che venga loro richiesto di firmare una lettere di dimissioni in bianco, cioè senza
lità personale a garantire un
data. La data verrà messa successivamente, quando quella ragazza sarà incinta, o quel
tale nastro orario sarà eleragazzo avrà avuto un infortunio o una lunga malattia.
mento discriminante nella
Che questa pratica sia diffusa è confermato dai dati della Acli, dell'Isfol e da quelli degli
scelta tra uomini e donne e
uffici vertenze del sindacato. Dai dati emerge anche la conferma che le più colpite sono
si sa che queste ultime
le donne in gravidanza.
hanno più difficoltà a garantiLa ministra Prestigiacomo e la ministra Turco, nelle rispettive legislature hanno provato
re orari lunghi.
ad arginare il fenomeno con norme che si proponevano di accertare la veridicità delle
La conciliazione tra orari di
dimissioni volontarie avvenute intorno a una gravidanza o a un matrimonio. Generosi tenlavoro e vita familiare sarà
tativi che non prevenivano l'abuso di potere, davano solo una possibilità che questi abusi
messa a durissima prova,
venissero corretti ex post e in ogni caso per iniziativa di una denuncia della persona vitma anche la qualità delle
tima dell'abuso.
relazioni sociali e familiari
La legge approvata nell'ottobre del 2007, al contrario, ha una funzione preventiva. Le
non potrà non risentire di un
dimissioni volontarie devono essere date soltanto su moduli numerati progressivamente
affaticamento psichico e fisiche avendo una scadenza non possono essere compilati prima del loro utilizzo.
co derivante da tale quantità
Si tratta di una legge semplice ed efficace, priva di costi. Quando l'abbiamo presentata,
di lavoro.
abbiamo cercato il consenso delle donne di tutto il centro sinistra e del centro destra. Una
A ciò si aggiunga la pretesa
apprezzamento che è venuto e con esso il voto favorevole di tutto il Parlamento quando
di trasformare la domenica
a luglio alla Camera e a ottobre al Senato la legge è stata approvata.
in un giorno di lavoro normaConfindustria all'epoca non era d'accordo, con le stesse motivazioni che oggi ripete
le anche per servizi non
Sacconi che già allora in Senato provò a bloccarla.
essenziali ed urgenti, come
L'ossessione del ministro per questa legge dunque arriva da lontano. Ma noi non staremo a guardare e già da oggi lanciamo un appello alle donne del sindacato, della politica,
sono per esempio quelli dei
dell'informazione di costruire una grande iniziativa contro gli abusi di potere, per la digninegozi.
tà del lavoro, per la libertà delle donne.
Si parla molto di famiglia, ma
Attendiamo le vostre firme per dare forza a questo appello
si stanno creando le [email protected]
zioni per lacerazioni sociali
gravissime, che avranno
Titti Di Salvo - Presidenza Sinistra Democratica
ricadute pesanti sulle nostre
Marisa Nicchi - Direttivo Sinistra Democratica
comunità in termini di solituMorena Piccinini - Segreteria Confederale CGIL
dini, disagio, aggressività.
Renata Polverini - Segretario Generale UGL
Molti segni si vedono già,
Ritanna Armeni - Giornalista
anche nei nostri paesi: non li
Giovanna Casadio - Giornalista
vedono alcuni economisti,
Marilina Marcucci - Imprenditrice
politici, oltre a Confindustria
CONTRO I LICENZIAMENTI MASCHERATI DA DIMISSIONI
8
EDILI: UN CONTRATTO PER
ACCRESCERE LA LEGALITÀ
È stato firmato il 18 giugno il Contratto Nazionale dell'
Edilizia (settore industriale) scaduto il 31 dicembre 2007.
Interessa 1.250.000 lavoratori e 350.000 imprese ed introduce importanti acquisizioni per contrastare il lavoro sommerso, migliorare la sicurezza ed estendere i diritti.
Sul piano salariale l' incremento medio è di 104 euro e, tra i
punti da segnalare vi è l' avvio a soluzione dell'annosa questione della carenza malattia, materia che verrà affrontata
anche nella contrattazione territoriale.
Ma soprattutto il contratto introduce acquisizioni atte a favorire la legalità in un settore fortemente frammentario e particolarmente a rischio sotto questo profilo.
La formazione diventa il perno centrale di un meccanismo
che abbina il sostegno della regolarità e della trasparenza
con lo sviluppo e la crescita professionale dei lavoratori.
"L'impresa che assume un operaio che accede al lavoro in
cantiere per la prima volta - sottolinea Franco Martini,
Segretario Generale Fillea Cgil - è tenuta a comunicarlo tre
giorni prima alla Scuola Edile territoriale di riferimento.
La Scuola Edile, Ente di formazione gestito pariteticamente
dal sindacato e dall'Ance e presente su tutto il territorio
nazionale, a sua volta dovrà sottoporre il lavoratore a 16 ore
di formazione sulle basi del lavoro edile e sulle norme in
materia di sicurezza. A questo punto il lavoratore sarà dotato di un libretto professionale che dimostrerà e certificherà
l'avvenuta formazione, i corsi professionali di livello superiore e le competenze acquisite.
Questo percorso, teso a dare strutturalità alla professione e
qualità alla stessa impresa, è accompagnato dal rafforzamento del Durc (Documento unico di regolarità contributiva)
che dovrà essere rilasciato sulla base della "congruità", concetto che lega entità del lavoro da realizzare a quantità di
manodopera da utilizzare, e non più semplicemente sulla
base della sola "correntezza", ossia della semplice registrazione dell'impresa e dei lavoratori occupati".
Importanti conquiste sono state raggiunte anche nella lotta
contro il precariato, a partire dalla regolazione del part time,
3 luglio
Rovigo - Censer - sala “Bisaglia” - ore 9.00/13.00
Attivo unitario di CGIL CISL UIL Rovigo, sul tema “Riforma del
modello contrattuale e regole di democrazia e rappresentanza - Per
valorizzare il lavoro e far crescere il Paese”. Conclude Luigi
Angeletti, segretario generale UIL.
4 luglio
Vicenza- Hotel Alfa - ore 9.30/13.00
Attivo provinciale dei quadri, dei delegati e dei pensionati sul tema
“Il documento di CGIL CISL UIL. Fisco e riforma contrattuale” Con
Riccardo Dal Lago Segretario generale UIL Vicenza, Luigi Copiello
segretario generale CISL Vicenza, conclude Morena Piccinini segretaria confederale CGIL.
7 luglio
Mestre - Centro Cardinal Urbani via Visinoni Zelarino - ore 9.00
Attivo regionale unitario del settore edilizia, per discutere del rinnovo del contratto nazionale dell’edilizia. Con Salvatore Federico
segretario Filca Cisl, Leonardo Zucchini segretario Fillea Cgil
Veneto, conclude Massimo Trinci segretario nazionale Feneal Uil.
10 luglio
Vicenza- Hotel Alfa - ore 9.00/13.30
Ires Veneto, Cgil Vicenza e Fiom Vicenza presentano i risultati della
ricerca”Lavoro impresa contrattazione nell’industria metalmeccanica
vicentina” curata da Mario Giaccone Ires Veneto e Paolo Gubitta
Università di Padova. Con gli autori, Giampaolo Zanni Fiom , Alfiero
Boschiero Ires Veneto, Antonio Sirimarco Fim , Roberto Ditri
Federmeccanica, Carlo Biasin Uilm, Marina Bergamin Cgil.
Conclude Maurizio Landini Fiom nazionale.
27 giugno 2008
VENETOLAVORO
il cui abuso in seguito all'introduzione del Durc nasconde
ampie quote di sommerso.
Con il nuovo contratto si è infatti convenuto che un'impresa
non possa avere alle dipendenze operai part-time in misura
superiore al 3% degli occupati a tempo indeterminato e c'è
l'esclusione delle clausole elastiche e flessibili.
Sul fronte dei diritti sono stati raggiunti risultati per gli
apprendisti con il riconoscimento del fondo (presso la Cassa
Edile) per la copertura dell'indennità sostitutiva in caso di
maltempo.
Per rispondere alle esigenze specifiche dei numerosissimi
immigrati (ormai più di un terzo dei dipendenti del settore)
viene istituita una sede di confronto permanente per introdurre percorsi formativi (aggiuntivi ai corsi linguistici e di formazione professionale preventiva nei paesi di provenienza)
mirati all'interculturalità e alla comunicazione efficace, a partire dai luoghi di lavoro e dai cantieri. L'Obiettivo è migliorare la comunicazione linguistica e interculturale tra i lavoratori di nazionalità diversa, soprattutto in tema di organizzazione e gestione del cantiere e di prevenzione degli infortuni.
Sulla carenza malattia si rompe una barriera storica, cominciando ad affrontare finalmente il problema sia in sede
nazionale che nella contrattazione di secondo livello. Una
prima conquista è la riduzione da 7 a 6 giorni del periodo di
malattia utile per maturare il diritto al riconoscimento del
50% del salario per i primi tre giorni di malattia. Per la copertura al 100% i giorni passano da 14 a 12.
Per quanto riguarda i lavori pesanti e usuranti, si istituisce
per la prima volta un fondo (pari allo 0,10% dei versamenti
in Cassa Edile) che prevede l'erogazione di una prestazione
che agevoli il pensionamento dei lavoratori impiegati in condizioni particolarmente gravose,.
Inoltre sono state incrementate le percentuali per il lavoro
notturno a turni e gli importi per l'Ape, l'anzianità professionale edile.
SIGLATO L' ACCORDO ANCHE
PER I TESSILI
È stato firmato l'11 giugno, dopo una trattativa no-stop di 23
ore, il rinnovo del contratto del tessile-abbigliamento e calzaturiero.
Il rinnovo è quadriennale per la parte normativa e biennale
per la parte economica e prevede un aumento medio di 94
euro, a fronte di una richiesta di 95.
Soddisfazione è stata espressa da FEMCA, FILTEA e
UILTA sia per il risultato salariale che per le soluzioni normative, "finalizzate - dicono - ad arricchire le relazioni industriali, rafforzando gli strumenti bilaterali dedicati alle politiche industriali e agli strumenti di valore strategico per il settore, come la formazione, il diritto di informazione e di consultazione. In tale contesto assume una particolare rilevanza la disponibilità a costituire un Ente bilaterale di settore
finalizzato a meglio strutturare le relazioni.
La contrattazione di secondo livello - prosegue il comunicato sindacale - si avvarrà di linee guida e riferimenti utili alla
sua estensione e qualificazione, sia a livello aziendale sia in
sede territoriale, per le materie necessarie ad accompagnare il settore nel processo di costante adeguamento e di riorganizzazione competitiva che ne caratterizza le prospettive.
Si è convenuto di procedere a promuovere lo sviluppo professionale del lavoro con un'attenzione crescente alle competenze professionali e si è costituita un'apposita sede paritetica e tecnica che proporrà alle parti soluzioni finalizzate a
rendere l'attuale sistema di inquadramento adeguato ad
affrontare tali prospettive.
Peraltro si sono convenute soluzioni concernenti il rafforzamento della competitività del settore e della sua capacità di
risposta alle esigenze di mercato, che lasciano protagoniste
le Rsu e il confronto negoziale che caratterizza da sempre il
settore in materia di orario e
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Anno XVII n. 13 - FLC Cgil Verona