PROSA OPERETTA via Trento, 4 - Udine Tel.: 0432 248411 [email protected] www.teatroudine.it St Petersburg Ballet Theatre SPBT SIPARI FURLAN TEATRO BAMBINI TEATRO GIOVANI TEATRO & giovedì 20 maggio - ore 20.45 TON KOOPMAN direttore AMSTERDAM BAROQUE ORCHESTRA & CHOIR Dorothee Wohlgemuth soprano Heike Heilmann soprano Jörg Dürmüller tenore Marco van de Klundert tenore Otto Bouwknegt tenore Hans Wijers basso Donald Bentvelsen basso Claudio Monteverdi Vespro della Beata Vergine domenica 23 maggio - ore 20.45 CROSSOVER ENRICO RAVA - STEFANO BOLLANI DUO THE THIRD MAN Enrico Rava tromba Stefano Bollani pianoforte lunedì 24 maggio - ore 20.45 TEATRO& JORDI SAVALL direttore e viola da gamba LE CONCERT DES NATIONS Le Musiche del tempo di Tiepolo musiche di Giovanni Legrenzi, Antonio Caldara, Antonio Vivaldi, Tomaso Albinoni, Antonio Martín y Coll, Antonio Rodriguez de Hita, Luigi Boccherini ore 19.30 (ingresso riservato ai possessori del biglietto per il concerto) CONCERTI, SINFONIE E SONATE, DA VENEZIA A MADRID Jordi Savall incontra il pubblico nell’ambito de Le Giornate del Tiepolo (21 – 30 maggio 2010) Assessorato alla Cultura – Comune di Udine sabato 29 maggio 2010 - ore 14.00 (ingresso libero) Teatro Nuovo Giovanni da Udine Associazione Teatrale Friulana UN TEATRO PIENO DI TEATRO giornata dell’Associazione Teatrale Friulana negli spazi del Teatro venerdì 4 giugno - ore 20.00 LIRICA Il “Verdi” a Udine Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi” di Trieste MADAMA BUTTERFLY musica di Giacomo Puccini con Mina Tasca Yamazaki, Sung-Kyu Park, Giovanna Lanza, Gezim Myshketa, Gianluca Bocchino, Alessandro Svab, Giuliano Pelizon, Silvia Verzier maestro concertatore e direttore Lorenzo Fratini regia di Giulio Ciabatti Orchestra e Coro della Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi” di Trieste Biglietteria on line: www.teatroudine.it www.vivaticket.it print: La Tipografica srl Testi di Elisa Guzzo Vaccarino DANZA CROSSOVER Studio Patrizia Novajra Il St Petersburg Ballet Theatre è stato creato nel 1994 da Konstantin Tachkin con l’intento di riunire e valorizzare i giovani talenti, allievi delle più importanti accademie di danza soprattutto della città di San Pietroburgo, la casa-madre del balletto russo, ma anche i ballerini più dotati in provenienza da Perm, da Mosca e dalla scuola intitolata a Nureyev in Bashkiria, da cui appunto giunge il Siegfried del Lago dei cigni in scena a Udine, Dmitry Akulinin. È ben noto che tanto grande repertorio ha visto la luce nella luminosa Pietroburgo, capitale della cultura zarista più aperta all’ovest e che le grandi star si sono formate in questa coltissima e splendida città dove molti begli edifici di auree proporzioni sono dovuti ad architetti italiani. La stessa Accademia che porta il nome di Agrippina Vaganova, già danzatrice del balletto imperiale zarista fino al 1916 - istituzione formativa leggendaria dove hanno studiato Vaslav Nijinsky, Rudolf Nureyev, Mikhail Baryshnikov, Natalia Makarova, vanto pedagogico mondiale - ha sede in un palazzetto situato in via Carlo Rossi. Tornando al St Petersburg Ballet Theatre, che da tempo si è fatto apprezzare in molte tournée internazionali, toccando anche con significativo successo il Théatre des Champs Elysées di Parigi (dove Diaghilev portò i suoi innovativi Ballets Russes agli inizi del secolo scorso), l’étoile della compagnia Irina Kolesnikova, diplomata nel 1998 pure lei all’Accademia Vaganova, è stata nominata nel 2005 come “best female dancer” dal Bristish Critic Circle. Dalla stessa superscuola viene Dimchik Saykeev-Rothbart, nato a Ulan-Ude. Il Lago dei cigni del St Petersburg Ballet Theatre si vale della coreografia originale di Marius Petipa e Lev Ivanov di cui sopra, nella redazione di Konstantin Sergeev (1910-1992) danseur noble di lungo corso al Kirov, cioè di quella doc del Marinskij, in tre atti e quattro scene. In questo caso le scene di gusto saggiamente tradizionale sono di Simon Pastukh e i costumi di Galina Solovieva. MUSICA LIRICA martedì 18 maggio 2010 - ore 20.45 DANZA St Petersburg Ballet Theatre SPBT IL LAGO DEI CIGNI St Petersburg Ballet Theatre SPBT IL LAGO DEI CIGNI balletto fantastico in tre atti e quattro scene musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij libretto di Vladimir Begicev e Vasilij Gelcer coreografia originale di Marius Petipa e Lev Ivanov versione coreografica rivisitata da Konstantin Sergeev scene di Simon Pastukh costumi di Galina Solovieva personaggi ed interpreti Odette-Odile Il Principe Siegfried Rothbart Jester Primo passo a tre Il Precettore La Regina Quattro piccoli cigni Astkhik Ohannesyan Dmitry Akulinin Dimchik Saykeev Dmitry Lisenko Dmitry Rudachenko Alla Bocharova Anna Sergeeva Andrei Stelmahov Anastasia Habarova Natalia Rykova Svetlana Bekk Ekaterina Geraskina Ayami Oki St Petersburg Ballet Theatre SPBT direttore Konstantin Tachkin primi ballerini Dmitri Akulinin, Irina Kolesnikova, Anna Podlesnaya, Dmitry Rudachenko, Andrei Stelmahov ballerini di carattere Dymchik Saykeev, Dmitri Shevtsov primi solisti Alla Bocharova, Astkhik Ohannesyan primi artisti Svetlana Bekk, Evgeny Korsakov corpo di ballo Alexander Abdukarimov, Inna Andreeva, Elena Beliaeva, Alina Burnaeva, Sergei Davidov, Ekaterina Geraskina, Anastasia Habarova, Vladimir Iznov, Ekaterina Kireeva, Daria Kochan, Andrei Korolev, Elena Kotcubira, Denis Kupriyanov, Dmitriy Lisenko, Nikolai Mityashin, Vadim Mojegov, Ayami Oki, Natalya Rikova, Olga Rudakova, Anna Samostrelova, Anna Sergeeva, Irina Smelkova, Xenia Spiridonova, Inna Svechnikova, Elena Trushina, Tatiana Vasilieva, Denis Vlasenko, Elena Yagunova Racconti di cigni e di laghi Il Lago dei cigni di tradizione pietroburghese Il lago del St Petersburg Ballet Theatre SPBT Lago di cigni o fiume di inchiostro? Del Lago dei cigni, di quello che è considerato “il balletto dei balletti”, vale a dire l’epitome di quanto di più meraviglioso la cultura occidentale abbia prodotto in epoca romantica per punte candide e tutù lunari, si è scritto forse più che di qualunque altro titolo di grande danza. Ma resta imprendibile l’attrattiva misteriosa di questo capolavoro “irrisolto”, con il doppio cigno, Odette, bianca e buona, e Odile, scura e cattiva, e con i suoi tanti finali a seconda delle varie redazioni, ma in ogni caso “russo che più russo non si può”, nell’essere pervenuto fino a noi conservato con amore di generazione in generazione nella terra dove è nata la versione base tuttora fondante, ad opera del francese Marius Petipa e del geniale moscovita-pietroburghese Lev Ivanov, autore proprio delle zone notturne e liriche del Lago, quelle che l’hanno reso immortale. È ben noto che il Il lago dei cigni di Čajkovskij, alla sua prima apparizione sulle scene moscovite del Teatro Bolšoi nel 1877, nella coreografia del ceco Julius Wenzel Reisinger (1828-1893) dalla conclusione tragica, con la protagonista che muore tra le braccia dell’amato, non ebbe successo. Il balletto fu ritirato dalle scene per riapparire nel 1895, solo dopo i trionfi degli altri titoli di Čajkovskij, Bella addormentata nel 1890 e Schiaccianoci nel 1892, al Teatro Mariinskij di San Pietroburgo (Kirov di Leningrado in epoca sovietica), in una nuova versione firmata appunto da Petipa per il primo e il terzo atto, quelli terreni e colorati, e da Ivanov per il secondo e il quarto atto, quelli cosiddetti “bianchi”, protagonista l’italiana Pierina Legnani accanto a Pavel Gerdt. Fu la Legnani, milanese, amatissima dal pubblico russo per il suo virtuosismo tecnico, a introdurre nel terzo atto per Odile - il cigno nero - le famose 32 fouettées, cioè le frustate della gamba sollevata e piegata all’altezza del ginocchio di quella portante in continua rotazione sulla punta, facendo sfoggio di tutta la sua abilità. La musica, destinata a garantire durevolmente l’affezione del pubblico, fu riorganizzata dall’autore stesso per questa felice “rinascita” del balletto. Altre varianti e aggiunte musicali saranno poi apportate nel tempo, anche a uso delle interpreti e delle loro doti specifiche. Va detto che la leggenda delle fanciulle trasformate in cigno per maleficio, fonte di ispirazione del Lago, è diffusa in numerose narrazioni mitologiche a cui hanno fatto riferimento molti scrittori dell’era romantica, specie il fondatore della letteratura moderna russa Aleksandr Puškin (1799-1837), in particolare per il suo Zar Saltan, senza dimenticare che anche altre sue opere hanno nutrito molti balletti. Il cigno, presente nella mitologia universale, dall’Asia Minore alla Siberia, dalla terra dei Celti all’India all’antico Egitto alla Grecia, dove Giove si trasforma appunto in cigno per sedurre Leda, per arrivare fino alle fiabe nordiche di Hans Christian Andersen, è simbolo di luce e di energia maschile, ma evoca anche il principio lunare femminile, in più con venature occulte quando assume il colore nero caricandosi di valenze androgino-ermafrodite. Una riserva di materiale immaginifico, dunque, ideale per immettere in un balletto quelle evoluzioni drammaturgiche e quelle trasformazioni dei personaggi che regalano il necessario pathos e incantamento. Il libretto originario del Lago dei cigni, scritto da Vladimir Begicev, sovrintendente del Teatro Imperiale di Mosca, insieme al ballerino Vasilij Gelcer, era basato di fatto però su un’antica fiaba tedesca, Der geraubte Schleier (il velo rubato), secondo il racconto di Johann Karl August Musäus. Čajkovskij, sul filo del piacere di narrare quella fascinosa e antica traccia novellistica in musica, aveva scritto una partitura da balletto per intrattenere i figli dell’amata sorella Saša, stabilitasi a Kamenka, in Ucraina, dove il compositore era solito trascorrere con piacere le vacanze. Questo dramma fatale di amore notturno folgorante per la più bella e infelice creatura tra le fanciulle che alla luce diurna sono imprigionate dal Mago Rothbart in forma di cigni, fu poi addolcito nel trattamento di Marius Petipa, massimo artefice del repertorio russo ottocentesco che è tuttora lo zoccolo duro della letteratura ballettistica mondiale, traducendolo in una sorta di favola romantica. La scansione musicale d’uso da allora ad oggi ha momenti e temi ben riconoscibili, che indicano con evidenza ciò che accade e come debba essere percepito. L’introduzione del primo atto delinea subito il contenuto emozionale dell’intero balletto con il toccante primo tema del cigno, finché non si alza il sipario per la festa della maggiore età del principe Siegfried alla presenza del tutore Wolfgang, al centro dell’ensemble. Da notare anche il ruolo brillante del buffone, che regala un tocco di allegria vitale. Ed ecco poi durante la Danza delle coppe passare uno stormo di cigni in volo spingendo il Principe, inquieto per l’obbligo di cercarsi una moglie impostogli dalla Regina Madre, ad avventurarsi in una battuta di caccia solitaria. A questo punto appare il tema del cigno, Andante, nella sua toccante vena appassionata. L’atmosfera del secondo atto suggerisce un paesaggio immerso nelle tenebre, con il lago illuminato dal chiaro di luna. I cigni presi di mira dalla balestra, dono di compleanno del Principe, si rivelano essere bellissime fanciulle oppresse. Tra loro spicca Odette che narra come l’incantesimo operato dal Mago Rothbart che le tramuta quotidianamente in cigni possa essere infranto soltanto da una promessa di amore imperituro. Siegfried si dichiara prontamente innamorato e giura fedeltà, nonostante l’invito della ragazza a non impegnarsi incautamente in tanta pericolosa impresa. Le Danze dei cigni si compongono di un Valzer iniziale, del solo di Odette, quindi di un secondo Tempo di valse e di un Allegro moderato. Segue un Pas d’action per i protagonisti. Segue un terzo Tempo di valse con il sottotitolo Tout le monde danse, infine la Coda, un Allegro vivo per tutto il corpo di ballo. Simmetricamente, è riproposta la magia dalla scena iniziale del secondo atto. Il terzo atto è dedicato alla festa a Palazzo, che prende avvio dall’Allegro giusto come musica di Corte per tutta l’orchestra. Ed ecco poi l’arrivo delle sei nobili Principesse e candidate spose, nel Pas de six, finché sopraggiunge a sorpresa Odile, creatura di Rothbart, che ha assunto ingannevolmente l’aspetto di Odette. Qui il ritmo del valzer cambia in un 4/4, generando un senso di tensione come sfondo del tema dell’incantamento amoroso che riappare con forza. Nel Pas de six ecco poi le Variazioni, una diversa per ogni principessa fino alla Coda ritmata. Seguono le danze degli ospiti da vari paesi, quella Ungherese, quella Russa, quella Spagnola in tempo di bolero sulle nacchere, quella Napoletana su un motivo di serenata-tarantella. Infine la Mazurka coinvolge tutti quando si stabiliscono le nozze di Siegfried con Odile, ma ecco che a questo punto tutto precipita quando appare sullo sfondo l’immagine della vera donna-cigno amata, la candida Odette, disperata. Fuggito nuovamente sulle rive del lago, Siegfried in preda alla disperazione e al senso di colpa trova le compagne di Odette intente a ballare le melanconiche, ossessionate, le Danses des petits cygnes. Odette, con il cuore spezzato, si accascia tra le braccia di Siegfried. Nel finale il tema del cigno ritorna ostinato e veloce, poi assorbito nel turbinio dell’orchestra, che tace ammutolita come assistendo al compimento di un tragico destino per lasciare spazio all’arpa e agli archi in un’atmosfera fatale che sigilla magistralmente l’infelice/felice - a seconda delle differenti redazioni del balletto - vicenda amorosa. Va subito detto che la redazione del St Petersburg Ballet Theatre è quella a lieto fine che appartiene all’edizione di tradizione appunto pietroburghese, dove l’orrido e malefico Rothbart ha un suo seguito di cigni neri e dove, a contrasto, il bel Principe brilla di virtù cavalleresche nonostante i momenti di trasporto per il cigno nero, un tradimento che non è davvero tale, quanto piuttosto il frutto degli illusionismi di Rothbart, padrone geloso di Odette e delle sue compagne. Ma è la ballerina étoile a sublimare nel suo corpo l’eterno femminino, inteso come dedizione e dolcezza nel ruolo del cigno bianco e come malizia e sensualità nel ruolo del cigno nero. Due volti presenti in ogni donna, ma tanto differenti, tanto ardui tecnicamente ed espressivamente - l’uno lirico e abbandonato, l’altro guizzante e veloce - e tanto “divergenti” da conciliare spiritualmente e caratterialmente in una stessa persona, che furono talvolta assegnati a due interpreti distinte, come nella coreografia del 1933 firmata da Agrippina Vaganova, la fondatrice del metodo didattico tuttora impiegato nella grande scuola pietroburghese. Sul filo del tempo è prevalsa la consuetudine di chiedere alla stessa ballerina di affrontare entrambe le parti, proprio come supremo e sublime banco di prova di versatilità stilistica e attorale. Se, infatti, il virtuosismo fu la caratterizzazione principale che la Legnani dette inizialmente al suo cigno, le grandi personalità che ricoprirono il ruolo successivamente privilegiarono in Odette/Odile il doppio valore della tecnica al massimo livello di eccellenza e dell’espressività variegata nel fare propri i due volti della protagonista. Così la mistica Olga Spessivtzeva, considerata una delle più grandi ballerine classiche di tutti i tempi, o la melanconica Anna Pavlova o la lirica Galina Ulanova o la focosa moscovita Maja Plisetskaja, ironico e furioso cigno nero, o la pietroburghese Natalia Makarova, cigno accorato e sublime. Odette dalle braccia che fremono nervose e struggenti e dal capo reclinato o Odile scattante, seducente e aggressiva, rappresentano un’immagine, doppia e speculare, inscritta per sempre storia della danza. Durante la sua lunga avventura attraverso i secoli e gli interpreti, va detto che Il lago dei cigni russo ha visto infiniti ritocchi e revisioni, spesso con l’intento di trovare una chiave logica e positiva alla trama, provando vari finali, dal più ottimistico con il Principe che batte Rothbart in duello e salva tutti i cigni, in auge soprattutto negli anni Trenta, positivamente socialisti, al più commovente e tragico, con la sola morte di lei, per una storia che però vive - deve vivere - di mistero e di poesia dell’impossibile. Dal punto di vista coreografico-ballettistico - oltre alle étoile protagoniste - la star è il corpo di ballo femminile che vibra, squisito, in un perfetto sincronismo, mai meccanico, ma sempre poetico, sentimentale, fantastico. Detto questo, e ricordando ancora una volta che come tutti i classici della “letteratura del balletto” anche Il lago dei cigni ci è pervenuto con aggiunte, sottrazioni, riletture, resta il fatto che la meraviglia dei due atti bianchi resta immutata e perenne, nelle preziosità coreografiche intoccabili - in qualsiasi edizione di stampo tradizionale - delle file con il braccio levato, a simulare il collo flessuoso dei cigni, compresa la formazione triangolare a stormo, e dei famosi quattro “cignetti” e dei tre, talvolta quattro, “cignoni”. E - ora e per sempre - le creature dolenti, alate nel passo lieve dei piedi palpitanti, come a togliere ogni peso al corpo esaltato dai tutù bianchissimi, sono l’icona della ballerina tout court nell’immaginario collettivo del mondo intero.