Un’operaia alla Fiat di Melfi accusata dall’azienda di fare “troppe maternità” viene trasferita a Chivasso per poterla licenziare. Le famose tutele crescenti y(7HC0D7*KSTKKQ( +\!"!/!$!@ Giovedì 23 luglio 2015 – Anno 7 – n° 200 e 1,50 – Arretrati: e 3,00 Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 La Striscia della guerra Ieri la visita del premier italiano Islamismi In Lombardia arrestati due presunti terroristi Gaza, la feroce faida di Hamas “aiuta” le bombe di Israele Viaggio per la Libia sulle tracce dei 4 italiani rapiti q BORRI, MARRA E ZUNINI A PAG. 16 - 17 » MARCO TRAVAGLIO N q MILOSA E PORSIA A PAG. 14 - 15 Romanzo Viminale Ecco il manuale per spiare i computer degli italiani Caso Hacking Team, nelle mani sbagliate è un’arma micidiale p Il programma “Rcs” – fornito al ministero dell’Interno ma anche a strutture di intelligence e a diversi governi – può controllare e manipolare la massa di dati che transitano nei nostri pc o smartphone. Ora è on line a disposizione di tutti dopo che la società è stata attaccata dagli hacker Sul web I segreti per violare e controllare i pc Ansa LA FONDAZIONE OPEN Lobby e favori: Boldrini e 5 Stelle chiedono spiegazioni a Renzi q LILLO E MASSARI, CON UN COMMENTO DI U. RAPETTO A PAG. 2 - 3 CENTRALE DEI VELENI Il sottosegretario e l’ex ad Sorgenia “De Vincenti ha fissato la riunione per smontare le perizie dei pm” p Inchiesta sull’impianto di Vado Ligure: sms, conversazioni e incontri con Mangoni, ora “promosso” a Fincantieri. “Meglio non parlare al telefono”. La procura voleva intercettare il politico a pranzo: ipotesi di “organizzazione di attività corruttiva” q DI FOGGIA, VECCHI E ZANCA A PAG. 4 - 5 DA “BIKOS” AL “DEVID”: TOP TEN DELLE GAFFE DI MATTEO MR. BEAN IL GIALLO CROCETTA E IL CORTOCIRCUITO DELLE ISTITUZIONI q SCANZI A PAG. 13 q CAPORALE A PAG. 9 q SANSA A PAG. 6 MAGGI E TRAMONTE SCRITTORI E MASSA La cattiveria Ha cento anni e l’ospedale le dice che è incinta. Controllate se è stata a Cesano Boscone WWW.SPINOZA.IT MILANO Strage di Brescia Lagioia: “Basta due ergastoli con la zavorra 41 anni dopo di Pasolini & C.” q BARBACETTO A PAG. 7 q TRUZZI A PAG. 19 Il Cortigiano Johnny Bruti Liberati fermò un fascicolo: azione disciplinare q A PAG. 6 on che gli ascolti in tv siano tutto: ci sono anche programmi bellissimi che raccolgono poco share. Purtroppo non è il caso di quello condotto da Gianni Riotta su Rai3 al posto di Ballarò, di cui ha prima dimezzato e poi ridotto a un terzo il pubblico. E così, nel giro di due settimane, ha messo d’accordo i critici e i telespettatori, candidandosi alla palma del Telecane di tutti i tempi per il più brutto talk show della storia della televisione italiana e forse mondiale, in bianco e nero e a colori. L’indice, anzi il mignolo di gradimento registra percentuali da albumina: roba che, se tornasse il monoscopio, avrebbe più ritmo e più brio, raccoglierebbe più gente e costerebbe pure meno. Già il titolo, 47-35 Parallelo It a l ia , non aiuta: c’è chi l’ha scambiato per una nuova sigla di radiotaxi e telefona compulsivamente al 4735, col prefisso della propria città, quando trova occupati gli altri centralini. Poi ci sono i contenuti, si fa per dire, che Johnny Raiotta così sintetizzò alla vigilia: “Racconteremo ciò che funziona e ciò che non funziona in Italia”. L’impressione è che, a suo avviso, ciò che funziona sia il governo e ciò che non funziona siano le opposizioni. Ma, per dire che il governo funziona, basta e avanza l’ufficio stampa di Palazzo Chigi, comunque più prudente di Tg1, Tg2, Tg3 e Porta a Porta (ultimamente Vespa, al confronto di Riotta, pare Che Guevara). “Non so se faremo ascolti, ma se parli all’intelligenza degli italiani il pubblico ti premia. Se non ti segue, hai sbagliato qualcosa”. Ecco, la seconda che hai detto. Non era mai accaduto che un programma finisse tra lanci di bottiglie (all’incolpevole Malika Ayane, trovatasi inopinatamente fra il pubblico e il conduttore) e tumulti di piazza, con Johnny che attacca la polizia come ai bei tempi dell’ultrasinistra. Qualcuno insinua che il giornalista puntasse alla direzione del Tg3, ma noi non ci crediamo: per chi ha diretto il Tg1 e il Sole-24 ore, sarebbe una diminutio inaccettabile. No, il suo proposito era “l’innovazione”: fargliela vedere a quei beceri conduttori di talk show, sempre lì a cercare il pelo nell’uovo di un paese così ben governato, come si fa l’informazione 2.0, anzi 47-35. Infatti, nella prima puntata, ripeteva a pappagallo: “Questo non è un talk show”. E tutti a domandarsi: e che minchia sarà, allora? Poi è arrivata la risposta: è una boiata. L’ottimismo obbligatorio e la retorica delle “buone notizie” sono noia allo stato puro, specie se la buona notizia è Expo (il più grande flop della storia d’Italia dopo 47-35 Parallelo Italia). SEGUE A PAGINA 24 2 » PRIMO PIANO UN PROBLEMA MONDIALE Le ripercussioni all’estero dell’attacco alla società milanese | IL FATTO QUOTIDIANO | Giovedì 23 Luglio 2015 PANAMA ACCUSATO MARTINELLI La stampa panamense è stata tra le prime ad essere interessate all’attacco ad Hacking team. “I dati diffusi – si legge sul quotidiano La Prensa – hanno rivelato che Panama ha acquistato apparecchiature spia da parte della società tra il 2011 e il 2014”. Al governo, l’ex premier Ricardo Martinelli (in foto), su cui pendono già numerose accuse di intercettazioni illegali. SUD COREA ATTIVISTI CONTRO IL NIS Ieri, alcuni attivisti coreani hanno annunciato l’intenzione di depositare denunce contro i dirigenti delle agenzie di spionaggio. La settimana scorsa, il suicidio di un agente che si assumeva la colpa del sistema di spionaggio. “È necessaria un’indagine sul servizio nazionale di intelligence (Nis) – hanno detto dalle pagine del The Korea Herald–ma c’è bisogno anche di raid disposti dagli ufficiali giudiziari”. COLABRODO La guida a disposizione dei criminali » MARCO LILLO E ANTONIO MASSARI L’ applicazione è fruibile tramite un’interfaccia semplice e intuitiva”. È il paragrafo 1 del manuale per l’utente che vuole installare e utilizzare l’agente Rcs (Remote control system), il sistema che consente di intercettare e pedinare in maniera digitale ogni nostro spostamento, telefonata, fotografia, email e tutto ciò che possiate immaginare, a patto che transiti da uno sm artphone o da un computer. Questo è il sistema che è stato utilizzato per trasformare il pc del faccendiere Luigi Bisignani in una cimice che registrava tutti i suoi colloqui. In quel caso, come in molte altre indagini nei confronti di mafiosi e corrotti, però c’era un pubblico ministero a vigiliare sull’uso dei dati. Adesso invece potrebbe aprirsi un far west informatico. L’interfaccia “semplice e intuitiva”, così come il software Rcs, è online ed è possibile scaricarla da più di un sito web. Il punto è che anche il manuale delle istruzioni, di appena 122 pagine comprensibili anche per chi mastica poco il linguaggio informatico, è disponibile on line e se non bastasse porta il timbro del nostro ministero dell’Interno. Per quanto possa sembrare assurdo, è proprio il manuale adottato dal Viminale sin dal 2008, a spiegare come sferrare un attacco a telefoni e pc dei cittadini e delle istituzioni. L’hackeraggio del 6 luglio Dal ministero dell’Interno commentano che è lo stesso manuale utilizzato da qualsiasi cliente della Hacking Team, l’azienda italiana che ha creato i sistemi Rcs e Galileo: i 400 gigabite che contengono ogni segreto della società sono stati hackerati e dal 6 luglio sono stati diffusi on line. “Non c’è nessun pericolo grave – spiegano dal Viminale – perché dal giorno successivo alla fuga di dati sul web tutte le società informatiche hanno cominciato a elaborare antivirus che impediscono a questo sistema di intercettare e spiare i computer e i telefonini. Fino a quando era segreto era possibile ma ora tutto è pubblico”. Anche David Vincenzetti, l’amministratore delegato di Hacking Team – che con il Fatto Quotidiano ieri ha preferito non parlare – subito dopo la “fuga di file” ha dichiarato: “Se non viene Furto Hacking Team, svelato il kit-Viminale per diventare spioni Il manuale adottato dal Ministero dell’Interno fin dal 2008 è consultabile sul web e, nelle mani sbagliate, può essere micidiale aggiornato è inefficace. È estremamente improbabile che diventi un’arma al servizio dei terroristi perché è parziale ed è obsoleto. Il rischio vero è che i nostri clienti possano essere ‘scoperti’ dalla comunità degli antivirus. Però abbiamo suggerito ai clienti le contromisure. A fine anno comunque uscirà il nuovo software”. Al Viminale sono sereni e Vincenzetti tenta di tranquilizzare i suoi clienti ma qualsiasi cittadino o amministrazione che non abbia aggiornato i propri programmi in questo momento resta vulnerabile. L’arma è in rete. Per una persona che disponga delle competenze necessarie è sufficiente scaricarla da un sito web e installarla sul pc per spiare il mondo. Pratico, comprensibile e semplice in 69 paragrafi Le 122 pagine del manuale SICUREZZA ZERO I L’agente RCS Il Remote control system consente di intercettare ogni nostro spostamento o azione digitale con pc e telefonini n affidato al ministero dell’Interno e – in questo momento – disponibili per chiunque sono di una semplicità inquietante. In 69 paragrafi si contano ben 65 “figure” che 122 Le pagine di facili istruzioni comprensibili anche per chi mastica poco il linguaggio informatico guidano, passo dopo passo, l’utente: dall’installazione all’attacco. Una volta montata la console dei comandi è sufficiente digitare il codice IP dell’obiettivo per iniziare l’operazione – figura 4 – e decidere da una schermata elementare – figura 11 – cosa spiare. Il manuale rivela, però, un particolare che le difese delle ‘vittime’ dell’uso giudiziario del software di Hacking Team già hanno fatto notare: con un semplice clic sulla schermata “add d ow n lo a d” - figura 13 – è possibile non solo monitorare ma anche modificare il contenuto: si possono inserire sul pc del soggetto spiato documenti che non ha mai posseduto o cancellare quelli che invece ha salvato. Con le ovvie conseguenze sul piano probatorio. La fi- Disponibile on line Sopra a sinistra, il manuale di Ht per il Viminale Nessun dato è al sicuro, il sistema “ruba” le password e ci rende vulnerabili Come funziona il “fantasma” che prende il controllo di tutti i nostri dispositivi l sistema di intercettazione Rcs elaborato dalla Hacking Team è un’arma micidiale in grado di controllare l’intera L’agente Rcs massa di dati che transitano Il sistema Rcs non soltanto è attraverso i nostri computer o in grado di intercettare – può smartphone. È invisibile, ma monitorare sma rt ph on e o se la immaginassimo come se computer anche quando sono fosse una bomba o un kala- scollegati – ma soprattutto shnikov, è possibile descriver- raccoglie gran parte delle inla in tutte le sue componenti. formazioni e delle attività che Se qualcuno la usasse contro abbiamo effettuato. È in grado un cittadino, o se infettasse u- di ricostruire i tasti che abbiana piattaforma della pubblica mo digitato, le nostre connessioni ai siti web, a m m i n i s t r a z i otutte le informane, da quelle dei zioni che riguarministeri a quella dano i documenti dei servizi segre(anche quelli ti, passando dalle Anche spenti cancellati o mobanche dati della Se è possibile dificati), qualsiasanità pubblica, si documento abpotrebbe realiz- accedere biamo stampato, zare un attacco di alla macchina, le telefonate efproporzioni ifettuate con n im ma g in a bi li . si può “infettare” Sk ype, l’es ecuL’arma è online.E senza neppure z i o n i d e i p r oqueste sono le grammi che absue componenti avviarla biamo eseguito e principali. Ansa rileva tutte le nostre password. È di fatto invisibile ai sistemi di protezione più utilizzati. Melting tool Dopo aver configurato l’agente Rcs bisogna installarlo sull’obiettivo che intende sorvegliare. Si crea un file con l’estensione “.exe” dentro il quale quest’arma si nasconderà. Questa fase si chiama melting tool: produce un file perfettamente identico al programma .exeche abbiamo installato nei nostri computer ma che, in realtà, incorpora l’agente Rcs e consente la sua “installazione silente”: l’arma viene installata nel pc o nello smartphone senza che l’utente possa rendersene conto. Vettore d'infezione Se è possibile accedere fisicamente al telefono o al computer è possibile “infettare” la macchina senza neanche avviare il sistema operativo. È sufficiente usare un cd rom o una chiavetta usb. Con gli stessi strumenti si dovrà poi disinstallare il programma. La potenza di quest’arma si comprende bene, però, quando si attacca l’obiettivo senza avvicinarsi fisicamente al computer. Bisogna monitorare la connessione del target: il sof- tware Injection traccia le connessioni http, intercetta le richieste di download, quindi infetta on line il suo obiettivo. Injection Prox L’Injection Proxy è l’elemento più devastante di quest’arma. È in grado non solo di modificare i dati che transitano sul nostro pc mentre navighiamo sul web, ma può addirittura iniettarli, senza che il suo bersaglio se ne accorga. In altre parole, qualcuno può iniettare sul nostro pc o sul nostro smartphone, a nostra insaputa, documenti o navigazioni che non ci appartengono e non abbiamo mai effettuato. Ogni agent Rcs, infatti, può aggiungere o rimuovere documenti, trasferendoli dal proprio server al computer controllato o viceversa. A. MASS. © RIPRODUZIONE RISERVATA PRIMO PIANO Giovedì 23 Luglio 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | IL NYT L’HACKER HACKERATO “Hacking Team, i creatori di software per la sorveglianza informatica, assaggiano la loro stessa medicina”: è stato questo il geniale titolo di un pezzo pubblicato dal New York Times subito dopo la notizia. Rende l’idea di come un sistema di controllo basato su pratiche di hacking possa essere a sua volta hackerato. ECUADOR ”PRATICA ILLEGALE” “Quello che fa il programma di Hacking Team non è altro che comune phishing – spiega la testata equadoriana La Hora National, citando la spiegazione del sito Torproject.org – Una pratica ritenuta illegale e punibile dalla legge ma, se non altro, ognuna di queste azioni era giustificata da un ordine del tribunale”. »3 MESSICO “NON È STATO LO STATO” “L’indagine sul caso Hacking Team per l’acquisto di attrezzature per spionaggio è finita e non è stata trovata alcuna prova di qualsiasi rapporto commerciale con qualsiasi agenzia di Stato”: a riferire le parole del controllore generale messicano Bladimiro Hernandez Diaz (in foto), ieri, il quotidiano online El Sol de Tijuana. L’ESPERTO Su Wikileaks Alcune mail rivelano il suo utilizzo da parte di Aise, Ros e polizia giudiziaria MINISTERO DELL’INTERNO Enigmi e software Codice Da Vinci HACKING TEAM è una società italiana con sede a Milano, specializzata in forniture a governi, intelligence e aziende di tutto il mondo per il controllo remoto delle comunicazioni via internet, gps, radio e telefonia: l’azienda, in sostanza, produce e vende software che servono per spiare computer e dispositivi mobili n IL 5 LUGLIO 2015 è stata oggetto di un attacco informatico che ha portato alla luce oltre 400 gigabyte di documenti, comunicazioni e-mail, codici sorgente della società e dei rappresentanti governativi di un lunghissimo elenco di Stati. Hacking Team ha sempre dichiarato di fornire servizi solo a governi o agenzie governative, ma dai dati divenuti pubblici sono emersi rapporti con società private e “Stati canaglia” nelle liste nere di Stati Uniti, Europa ed Onu. Reporter senza frontiere aveva inserito Hacking Team nel suo elenco dei “Nemici di Internet” n LA CONSEGUENZA della diffusione dei dati di Ht, come ha dichiarato la stessa azienda, è che ora “terroristi, estorsori e altri possono sfruttare questa tecnologia a loro piacimento, se ne hanno le capacità tecniche”. Come ha scritto l’hacker Matteo Flora, “dal 6 di luglio uno dei più sofisticati e perfezionati sistemi di intercettazione a livello globale è libero e disponibile a chi ha anche limitate capacità di comprendere ed installare il codice”, chiunque ha “l’opportunità di replicare, migliorare ed installare una delle più sofisticate armi digitali in circolazione” n n IL PRODOTTO di punta di Ht si chiama Da Vinci (o Galileo), è un virus che permette di violare i sistemi operativi. Garantisce l’accesso in remoto a email, chiamate VoIP, Sms, scambio di documenti, navigazione su Internet, posizione Gps. È in grado di entrare anche in software come Skype, permettendo di eseguire intercettazioni attivando a distanza webcam e microfono gura 14 mostra una schermata utilizzabile anche da un bambino: è sufficiente cliccare sulle dodici finestre per spiare tutti i documenti che il target manda in stampa, le password, il traffico web, le telefonate Skype, le fotografie salvate, i file audio e video, i tasti che ha digitato sulla tastiera, decidendo ogni quanti minuti desideriamo essere aggiornati sui suoi movimenti. È questa la bomba che circola in rete, quindi in tutto il mondo, e che può polverizzare i segreti di chiunque. La bomba e il governo silente Rispetto a questo rischio il silenzio del governo diventa giorno dopo giorno sempre più imbarazzante. La sensazione di trovarsi di fronte a un apprendista stregone che ha perso il controllo della situazione è forte se si scorre la lista dei clienti che hanno foraggiato con milioni di euro in questi anni Hacking Team comprando la licenza per l’uso della sua arma informatica. La Polizia Postale (in cambio del software e del manuale ora disponibile a tutti e anche de ll’assistenza), ha speso per esempio una somma che supera gli 800 mila euro. Ora il mostro foraggiato dallo Stato potrebbe rivoltarsi contro i cittadini. Se la fase attuale – gratuita e pubblica ma incontrollata – pone dei rischi enormi anche l’uso fatto finora in segreto Nessun pericolo grave perché le aziende informatiche hanno già creato gli antivirus e quindi non è possibile utilizzare il Remote control system AUDIO RIFERITO DA UNA FONTE Quando finisce di mandarti la roba io cancello tutto e poi sono cazzi tuoi quello che devi fare pone dei grandi dubbi. Chi ha utilizzato i software della Hacking Team in questi anni e per quali scopi? Il servizio segreto interno, l’Aisi, assicura di non aver mai usato i software in questione mentre dalle mail pubblicate sul sito Wikileaks appare chiaro l’utilizzo da parte del servizo segreto estero, l’Aise, e dei corpi di polizia giudiziaria, dal Ros dei carabinieri allo Scico della Guardia di finanza, fino alla Polizia Postale. Non è neanche chiaro se, questo strumento, sia pacificamente utilizzabile per fini istituzionali, ovvero per le indagini delle procure, considerato che il garante della privacy, Antonello Soro, in un’intervista a la Repubblica, ha detto che bisogna riportare l’utilizzo di questi strumenti “entro il perimetro della Costituzione”. E ha aggiunto: “Le modalità tradizionali di intercettazione comportano procedure determinate e limitate nel tempo, prorogabili solo dal magistrato, sottoposte a misure severe previste dal codice penale. L’intera operazione è tracciata. Invece Galileo può essere cancellato dall’operatore che lo controlla a distanza senza lasciare tracce rilevabili neppure con tecniche sofisticate. Senza contare che le intercettazioni possono durare un tempo infinito”. Nonostante queste dichiarazioni, a due settimane dal “furto” dei dati, continua l’assenza di dibattito politico sul tema. Eppure, on line, non sono disponibili soltanto i file per installare il programma e il manuale d’istruzioni del Ministero dell’Interno, ma anche audio sui quali è necessario fare chiarezza. Centinaia di file vocali Il sito http://ht.transparencytoolkit.org ha infatti realizzato un mirror del computer di Hacking Team, violato dall’ormai celebre hacker di nome Phineas Fisher, per mettere a disposizione del web i suoi contenuti. Ci sono tutte le fatture, tutti i clienti, tutte le corrispondenze e le migliaia di mail pubblicate con tanto di motore di ricerca da Wikileaks. E soprattutto ci sono centinaia di audio. In pratica stiamo parlando, a tutti gli effetti, di intercettazioni ambientali. In molte – secondo una fonte qualificata che le ha ascoltate – si sente digitare all’interno di chat online. Il suono tipico di Whatsapp o Facebook. Sappiamo che il software è in grado di ricostruire i passaggi delle nostre dita sulla tastiera, ma non chi sia stato intercettato. Sono operatori della stessa Hacking Team che registravano se stessi per fare una prova? Erano soggetti che venivano infettati? E da chi? Si tratta di persone sotto indagine? Perché queste intercettazioni ambientali erano depositate nei 400 gigabyte della Hacking Team? In un file – riferisce sempre la nostra fonte – si ascolta un uomo che dice: “Quando finisce di mandarti la roba io cancello tutto e poi sono cazzi tuoi quello che devi fare...”. Chi sta parlando? Di quale roba si tratta? Cosa stanno salvando e cancellando? E c’è anche chi s’innervosisce dicendo: “Porca miseria, voglio conoscere questo risultato” e poi esulta: “beccato!”. © RIPRODUZIONE RISERVATA SONO ARMI COMPONIBILI COME MOBILI DELL’IKEA » UMBERTO RAPETTO Q uel che è accaduto ad Hacking Team nel microcosmo di Internet evoca l’incidente della Union Carbide, con la sola n o n t r as cu ra bi le d i f f e r e nza che l’allucinante disastro di Bhopal era geograficamente e temporalmente contenuto. La diffusione di codici maligni è infatti destinata a propagarsi ben peggio di quanto abbia fatto la ferale nube di isocianato di metile quel lontano 2 dicembre 1984. E non sarà facile trovare un antidoto, e farlo in fretta, per evitare un olocausto dei diritti civili e per salvarci da un apocalittico conflitto economico, politico, militare. Un vero arsenale di armi (non dimentichiamo che l’acco rdo multilaterale di Wassenaar include il software di intrusione tra le tecnologie ad uso duale sottoposte a controllo sulla produzione e sulla esportazione) è pronto per essere scaricato online. A differenza di cannoni, fucili e bombe, questo armamentario può essere riprodotto all’infinito a vantaggio di chiunque. Le istruzioni in formato sorgente somigliano ai mobili componibili dell’Ikea che ognuno con un po’ di pazienza può trasformare in arredo perfetto. E su Internet, come in quel grande magazzino, ci sono tutte le istruzioni per “montare” quel che serve e per adoperarlo al meglio. I Governi di mezzo mondo hanno incentivato la produzione di simili soluzioni informatiche, incuranti che determinati strumenti di spionaggio avessero infinite controindicazioni, indifferenti al rischio che quei “tool” facessero mille altre cose oltre quelle dichiarate, impassibili al pensiero che l’impiego di quei “p r ogrammini” non sarebbe rimasto a lungo prerogativa delle istituzioni ma avrebbe trovato agevole commercializzazione a vantaggio di buoni pagatori o di nuovi barbari pronti oggi al download. I terroristi potranno adoperare le stesse armi che avrebbero dovuto debellarli. Nessuno si chiede chi abbia ordinato, pagato e adoperato quelle “cose” alimentandone il business. L’autore è ex generale della Guardia di Finanza 4 » POLITICA | IL FATTO QUOTIDIANO | Giovedì 23 Luglio 2015 ALLA FESTA PD A ROMA D’Alema: “Le tasse? Vanno ridotte prima ai poveri, poi ai ricchi” RIDURRE le tasse è un obiettivo giusto, si tratta di vedere quali sono le priorità: le mie priorità sono ridurre la tassazione sul lavoro e sulle famiglie più povere e i lavoratori”. Lo ha detto Massimo D’Alema, arrivando alla Festa dell’Unità di Roma. L’attacco si riferisce alla “rivoluzione copernicana” annunciata sabato dal premier Matteo Renzi (via la Tasi sulla pri- q ma casa nel 2016, poi sforbiciata a Ires e Irap nel 2017 e tagli all’Irpef nel 2018). “Ridurre la tassazione sul lavoro e sugli investimenti avrebbe un effetto maggiore in termini di sostegno alla ripresa e in termini di equità sociale”, ha spiegato D’Alema, ricordando che “il sistema fiscale deve corrispondere secondo la Costituzione ad un principio di equità sociale e di proporzio- nalità al reddito e quindi non si parte levando le tasse ai più ricchi ma ai più poveri. È ovvio”. E alla domanda se dunque la sua agenda sarebbe diversa da quella del premier, risponde: “Renzi ha annunciato tutto, nel corso di tre anni. Si tratta di una manovra grosso modo di 50 miliardi in cui c’è dentro tutto. Si tratta di vedere da dove cominciare”. A LORO INSAPUTA Il M5S: ”Il premier riferisca sui 100 mila euro versati da Bat alla sua Fondazione mentre veniva varato il decreto accise”. Boschi: “Open non c’entra col governo”. » CARLO DI FOGGIA E DAVIDE VECCHI M aria Elena Boschi riesce a scindere i suoi ruoli con una tale capacità che quando indossa i panni da ministro si dimentica degli altri. È già accaduto a dicembre, quando l’esecutivo di cui fa parte ha varato un decreto che interessava la banca popolare guidata dal padre e di cui lei è socia e il fratello dipendente. L’evento si è ripetuto ieri durante la riunione dei capigruppo: ai senatori del Movimento 5 Stelle che chiedevano un intervento del premier in aula per spiegare perché la British American Tobacco(Bat) ha versato 100 mila euro alla sua fondazione e se grazie a questo stanziamento ha ottenuto in cambio agevolazioni normative, il ministro Boschi ha risposto che “la fondazione Open non ha legami con il governo”. Questione di ruoli, dunque. Perché lei della fondazione è consigliere e dal 23 gennaio 2012 segretario generale, cioè la seconda carica più importante dopo quella di presidente e tesoriere affidata ad Alberto Bianchi, avvocato del premier e nominato nel cda Enel dall’esecutivo. Per dire. La poltrona di segretario generale è talmente rilevante che dal 2007 a oggi Matteo Renzi l’ha affidata solamente a due persone: il fidatissimo fundraiser Marco Carrai e a Boschi. Che è anche ministro. Prima di diventarlo ha avuto tempo di essere pure un finanziatore della Open con 8.800 euro. Lu ca Lotti è stato più generoso: 9.600 euro. Anche lui dal gennaio 2012 è entrato nel cda della fondazione – in cui siedono anche Carrai e Bianchi – e dal febbraio 2014, come Boschi, ha varcato Palazzo Chigi con i galloni di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con deleghe all’editoria. Tra i finanziatori figura poi una buona parte della segreteria del Pd, dal tesoriere Francesco Bonifazi (12.800 euro devoluti alla causa renziana) a Ernesto Carbone (20 mila), al consigliere economico del premier Yoram Gutgeld (4.200) a Ivan Scalfarotto (7.800). Sarà una questione di ruoli quindi. E ieri Boschi era in quello di ministro. Tutto è partito dalla vicenda rivelata dal Fatto: i 100 mila euro versati dopo il primo luglio 2014 dalla Bat alla fondazione di Renzi nel pieno Testimonial Renzi inaugura lo stabilimento di Philip Morris. A destra: Boschi e Lotti. Sotto: Bianchi LaPresse Il governo si nasconde sui favori a Big Tobacco della “battaglia delle accise”. Al Senato i pentastellati hanno chiesto, in riunione di capigruppo, che il premier riferisca in Parlamento. “È normale che un presidente del Consiglio possa farsi finanziare la propria Fondazione da grandi gruppi direttamente interessati dalle scelte dell’esecutivo?”, attacca il senatore Bruno Marton. L’assegno viene staccato dopo l’incontro tra il premier e il gran capo di Bat, Nicandro Durante. Sono i giorni in cui il governo si appresta a varare il decreto di riordino del settore, atteso da tutti gli operatori, che alza la componente fissa dell’accisa, una misura COLPI DI CALORE » GIANNI BARBACETTO Milano È tutta colpa del caldo, se non si può sapere quanti sono i visitatori. Così almeno prova a spiegarla il commissario Giuseppe Sala. Davanti alla più autorevole delle platee: nientemeno che il consiglio d’amministrazione di Expo spa. MARTEDÌ 21 luglio, riunione del cda. La presidente Diana Bracco, i tre consiglieri e i tre sindaci ascoltano la relazione dell’amministratore delegato Sala sui nove punti all’ordine del giorno. Il più “caldo” riguarda “l’andamento ingressi, dopo l’articolo apparso sul Fatto Quotidiano”. Cioè dopo la pubblicazione su questo 5 mln I soldi versati dal 2007 al think thank renziano auspicata dal colosso americano Philip Morris e che avrebbe danneggiato le marche di fascia bassa (di Bat). A luglio, invece, il testo, ultimato, salta più volte all’ultimo giro di boa dal Consiglio dei ministri, e nella versione finale l’incremento è più basso di quello circolato nelle bozze e invocato da Philip Morris: sal- ta la stangata, mentre gli americani ottengono uno sconto del 50% sull’accisa per i nuovi prodotti realizzati nello stabilimento di Crespellano. La richiesta dei 5Stelle è stata respinta dalla maggioranza, con il voto contrario di Pd e Ncd. La spiegazione viene riferita dalla senatrice Michela Montevecchi in aula. Per la Boschi “non si possono inseguire indiscrezioni di stampa”. Stessa linea dei capigruppo Pd Luigi Zanda e Ncd Renato Schifani. Eppure si parla di un assegno cospicuo, staccato da una multinazionale del tabacco a favore della fondazione del premier nel periodo in cui si sta discutendo il provvedimento più atteso dal settore. “Quanto questi finanziamenti arrivano a condizionare queste scelte? Sono domande legittime”, attacca Marton. Nulla da fare. L’informativa è stata respinta. Il versamento della Bat campeggia nel sito della Fondazione Open alla voce tra- sparenza. Il tesoriere Alberto Bianchi ieri ha confermato al Fatto di aver reso noto i nomi di tutti i finanziatori che hanno firmato la liberatoria. Sono ancora una piccola parte rispetto alla cifra complessiva raccolta: 1,2 milioni nel 2014, circa 5 dal 2007. Ma tant’è. Nell’elenco, oltre ai nomi già pubblicati, figurano, tra le altre, due fiduciarie: Sant’Andrea della Deutsche Bank (25 mila euro) e la Simon della famiglia Grande Stevens, il gigante che gestisce un patrimonio di 4,5 miliardi ha versato 20 mila euro. Il colosso della sanità privata Garofalo, 25 mila euro. © RIPRODUZIONE RISERVATA Milano L’incredibile spiegazione del commissario al cda della società di gestione Miraggio di Sala: “Visitatori di Expo? Il numero non si conosce per il caldo” giornale dei dati dei primi due guarda”, dice. Poi spiega che mesi, di molto inferiori alle di- con il caldo estivo i computer chiarazioni del commissario: collegati ai tornelli vanno in 1 milione e 800 mila visitatori tilt e non registrano più gli inin meno di quelli dichiarati da gressi. E che la calura spesso Sala a maggio e impedisce angiugno. che la lettura eAlmeno il lettronica del coconsiglio d’amdice a barre sui m i n i s t ra z i o n e Dati crudeli ticket nei cellupuò sapere la ve- Il “Fatto” aveva lari. rità? No, risponNon solo: “In de di fatto Sala, smontato le cifre alcune fasce orache inizia una fornite dal rie”, spiega Sala, confusa spiega“quando le code zione sui tornelli manager: 1,8 ai tornelli si albloccati dal Ge- milioni di ingressi lungano, o quannerale Estate. do arrivano sco“La polemica del in meno in 2 mesi laresche o grupFatto non mi ripi numerosi, fac- cio sospendere l’obliterazione elettronica per rendere più veloci gli ingressi”. Conclusione: “I presenti non coincidono con i registrati”. COSÌ NESSUNO saprà mai quanti sono davvero i visitatori di Expo. La spiegazione del commissario suona strana per più d’un motivo. Strana la vulnerabilità elettronica dei tornelli (ma come li hanno progettati, visto che sono costati ben 4,8 milioni di euro? Non hanno previsto che d’estate fa caldo?). Strano che Sala non tenga conto degli ingressi, visto che una parte dei suoi emolumenti è legata ai ri- sultati ottenuti. Ma ancor più strano e anomalo è il fatto che il commissario si assuma la responsabilità di sospendere il controllo elettronico ai tornelli, impedendo così alla società e ai suoi azionisti (governo, Comune di Milano, Regione Lombardia, Camera di commercio) di avere i numeri esatti degli ingressi e di mantenere un monitoraggio costante dei visitatori anche per ragioni di sicurezza. Gli altri punti rilevanti dell’ordine del giorno riguardavano l’assemblea nazionale del Pd che si è tenuta sabato 18 luglio nell’aud itor ium dell’esposizione universale POLITICA Giovedì 23 Luglio 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | LA RIFORMA ILVOTOFINALE del Senato sulla riforma della Rai è stato fissato per il 31 luglio, per arrivare all’approvazione definitiva nella prima parte di settembre e rinnovare i vertici di Viale Mazzini prima dell’autunno. Non ci sarà alcun maxiemendamento, né un decreto: ma solo un emendamento del Governo “non integralmente sostitutivo del provvedimento”, come detto ieri dal ministro per le Relazioni con il q Rai, voto il 31 luglio cambio ai vertici entro l’autunno Parlamento Maria Elena Boschi. Lo stesso sottosegretario Giacomelli, intervenendo in Aula al termine della discussione generale, ha sottolineato la necessità di completare “tutto il percorso parlamentare senza comprimerlo, pur non dimenticando l’esigenza di evitare una lunga prorogatio” dei vertici di Viale Mazzini, il cui mandato è già scaduto. Solo se il provvedimento si dovesse arenare, si procederà, »5 quindi, al rinnovo del cda con la legge Gasparri. Giacomelli dovrebbe presentare il 29 luglio un emendamento sulle modalità di prima applicazione della legge. Altre modifiche arriveranno dall’opposizione e dalla minoranza Pd. Il Movimento 5 Stelle dovrebbe avere l’ok sull’introduzione di criteri e incompatibilità per l’elezione a consigliere e sulla trasparenza della gestione aziendale. La Boldrini: “Subito una legge sulle lobby” I POTERI FORTI Avvocati sotto padrone: diritto di difesa e ddl Guidi » MARCO PALOMBI Al Ventaglio, la presidente della Camera fa l’elenco delle urgenze. E chiede trasparenza sui fondi alla politica » PAOLA ZANCA L INUMERI 25.000 Il versamento del Gruppo Garofalo una delle “sette sorelle” della sanità privata, con cliniche nel CentroNord Italia (tra cui Toscana, Piemonte ed Emilia Romagna) fatto attraverso cinque assegni staccati dalle singole strutture (così non si passa dal cda) 20.000 Sono arrivati dalla fiduciaria torinese Simon, controllata dalla famiglia Grande Stevens (prima Franzo, poi Riccardo), usata dalla famiglia Agnelli per schermare quote importanti dell’accomandita: ora amministra un patrimonio di 4,5 miliardi. Le fiduciarie servono a schermare i veri proprietari. L’altra presente nell’elenco di Open è la Sant’Andrea, della Deutsche Bank (20 mila euro) Visioni milanesi Un visitatore si protegge dal sole coprendosi la testa con un sacchetto mentre assiste allo spettacolo dell'Albero della Vita nel sito di Expo Ansa (con polemiche perché il consiglio d’amministrazione di Expo spa non ne era stato informato); l’avvio di transazioni con aziende che hanno lavorato per il Palazzo Italia (P&I, Nemesi, Castelli, Stylcomp) e che chiedono compensi maggiori di quanto pattuito; i rapporti con Arexpo (la società pubblica proprie- a prima volta, questa domanda, Laura Boldrini l’ha fatta l’anno scorso, alla vigilia di Natale: “Siamo davvero sicuri che il privato finanzi la politica perché ha amore della cosa pubblica? Non saranno alla fine tutti a presentare il conto?”. Risposte, come noto, zero. Così, ieri, alla cerimonia del Ventaglio, quella con cui la presidente della Camera saluta la stampa parlamentare prima delle vacanze, ha pensato bene di ribadire il concetto, che non dev’essere chiaro a tutti: “Non c’è più il finanziamento pubblico ai partiti, vogliamo fare una legge sulle lobby?”. La Boldrini ci tiene a precisare che questo è un tasto su cui batte da mesi, che non si è fatta “condizionare dalla cronaca”, ovvero dalla notizia che Matteo Renzi ha ricevuto, tramite la fondazione Open, un finanziamento da 100 mila euro dalla British American Tobacco. Per rispondere all’interrogativo della presidente, sì, loro alla fine il conto l’hanno presentato: tanto che il tentativo del governo Renzi di aumentare le tasse sulle sigarette, un anno fa, si è fermato ad una soglia quasi indolore per gli amici finanziatori della fondazione del premier. La questione è sempre la stessa: l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti (che sarà definitiva taria delle aree); e le bonifiche dei terreni. La discussione su quest’ultimo punto è stata rinviata al prossimo cda. Tema scottante, su cui continua a chiedere chiarezza il gruppo consigliare Cinquestelle in Regione. Nelle aree sono state infatti trovate sostanze inquinanti, tra cui idrocarburi, fibre mi- Sicuri che il privato finanzi la politica per amore della cosa pubblica? Non è che alla fine presentano il conto? LAURA BOLDRINI dal 2017) pone un serio problema di trasparenza sui nuovi canali attraverso cui la politica prende ossigeno. Per questo serve una legge. La Boldrini da tempo ripete che è “preoccupata” e che “non è soddisfatta” di come il Parlamento ha liquidato il rapporto tra partiti e finanziatori privati. Dieci giorni fa ha incaricato il presidente del gruppo misto Pino Pisicchio di costruire una proposta per un Codice etico dei parlamentari: una carta di cui si sono già dotati diversi paesi europei, le cui esperienze sono state messe a confronto a inizio giugno in un seminario organizzato proprio a Montecitorio in collaborazione con il Consiglio d’Europa. rimandate al dopo Expo, quando bisognerà far tornare i terreni alla Tabella A. Ma a quel punto chi le pagherà? I venditori delle aree o Expo spa? Dalla Severino alla trasparenza Il codice etico che manca Alcuni aspetti della “condotta” dei parlamentari sono già stati affrontati dalla legge Severino e dal Codice di autoregolamentazione che è stato varato un anno fa dalla commissione Antimafia. Sono quelli che riguardano le incompatibilità e le incandidabilità, ovvero i requisiti che hanno portato alla compilazione della contestatissima lista degli “impresentabili” prima delle Regionali del maggio scorso. Ma c’è un corposo elenco di faccende che resta fuori da questa maglia. Conflitti di interesse, rapporti con i lobbisti, accettazione di finanziamenti e di regali: sono alcuni degli aspetti che il Codice etico dovrebbe affrontare. Ma le resistenze sono tante. Ammette lo stesso Pisicchio, che da tre legislature tenta invano di presentare progetti di legge in materia, che attualmente i gruppi di pressione (ex parlamentari convertiti al lobbismo, esponenti del sistema economico) all’interno delle Camere “non lavorano alla luce del sole”. E che la degenerazione dell’uso delle fondazioni non rispecchia i principi minimi di trasparenza: “I privilegi fiscali e l’abbassamento degli obblighi di rendicontazione - spiega il deputato - erano giustificati da interessi superiori, culturali e sociali. Ma qui, con la fine dei partiti si sono moltiplicati i think tank e non si capisce bene cosa facciano”. L’associazione Openpolis ne ha contati 65: tradotto, significa che ci sono 557 politici che fanno parte di associazioni e fondazioni. Nella commissione Affari Costituzionali del Senato, una proposta che modifichi la legislazione sulle lobby è incardinata. La Boldrini ieri l’ha ripetuto: “Speriamo che entro la fine della legislatura il Parlamento si dia da fare”. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA nerali artificiali, amianto... Per chiudere in tempo i lavori e non essere costretto a fare tutte le bonifiche necessarie, Sala nell’estate di due anni fa ha emanato un provvedimento (il numero 5 dell’8 agosto 2013) con cui ha disposto il passaggio dei terreni Expo dalla Tabella A alla Tabella B del Testo unico ambientale: significa che sono state abbassate le soglie di rigore nei controlli ambientali, con la motivazione che quelli di Expo sono terreni da utilizzare per un “evento temporaneo”. COSÌ LE BONIFICHE sono state l ddl che va sotto il nome di “legge annuale sulla Concorrenza” è un concentrato di ideologia: aprire i mercati, aprirli a tutti i costi, aprirli p u r c h e ssia, aprirli abb asta nza che possano entrarci le imprese più grandi e farne il loro terreno di pascolo come sempre accade in questi casi. Il ddl firmato da Matteo Renzi, Federica Guidi e altri si preoccupa ora di spalancare ai capitali anche gli studi legali, organi che amministrano il sensibilissimo tema del diritto di difesa dei cittadini, e senza nessuna regola se non un pannicello caldo. Funziona così: quando la legge sarà approvato salvo modifiche non alle viste - i cosiddetti “soci di ca pi ta le ” potranno diventare proprietari di uno studio e - a differenza che per le altre professioni - senza alcun limite. In uno studio di ingegneri i soci di capitale non possono avere più di un terzo delle quote, per le associazioni di avvocati no: si può salire anche al 99%. I relatori della legge (Fregolent e Martella del Pd) hanno presentato un emendamento che prevede che “decisioni o deliberazioni” della società siano adottate solo col consenso di due terzi dei soci professionisti. Una garanzia un po’ l a bi l e quando parlano i soldi. Facciamo un caso limite. Una banca finanzia al 99% lo studio di dieci giovani avvocati e gli indirizza i suoi clienti: quanto peseranno i due terzi dei voti che l’istituto di credito lascerà ai dieci professionisti? Peraltro la banca sarebbe titolare del 99% degli utili (e i legali sostanzialmente dei dipendenti): quanto vorrà discutere di opzioni che rendono una difesa magari meno remunerativa ma più utile per le ragioni dell’assistito? La banca ha investito, non ha impegni deontologici col cliente. Una preoccupazione questa condivisa dal Consiglio nazionale forense e dalla commissione Giustizia della Camera, ma non dal governo e da una maggioranza senza più alcuna autonomia decisionale. 6 » POLITICA | IL FATTO QUOTIDIANO | Giovedì 23 Luglio 2015 COMMISSIONE ANTIMAFIA Pd contro Bindi su Mafia Capitale Lei: “Serve decreto” TIRRENO POWER » FERRUCCIO SANSA L’ accusa: una riunione organizzata dal vice-ministro Claudio De Vincenti per mostrare uno studio dell’Istituto Superiore della Sanità che “invalida” la perizia dei pm. Quella che parla di 440 morti per la centrale di Vado. Governatori, sindaci, sindacati, perfino vescovi. I manager Sorgenia e Tirreno Power le provano tutte. Ma il loro asso nella manica, secondo i pm, è De Vincenti (ci sono anche passaggi sul ministro Federica Guidi, nessuno dei due è indagato). I MAGISTRATI savonesi avevano chiesto di registrare i suoi colloqui: “In un ristorante di Roma verrà organizzato un incontro tra” i vertici Cir-Sorgenia “Andrea Mangoni, Francesco Claudio Dini e De Vincenti...”, si richiede la registrazione del “colloquio che lascia ben presupporre l’organizzazione di attività corruttiva”. Ma il gip boccia la richiesta. Pranzi, telefonate, sms e mail. Il vice di Renzi è in stretto contatto con la società. Il passaggio più scomodo: “Claudio (De Vincenti) ha fissato una riunione con il ministero della Salute e quello dell’Ambiente... per fare in modo, insomma, il ministero della Salute dica che c’è questo studio dell’I- Pranzi e sms I pm: possibile “attività corruttiva”. A Mangoni (ex ad Sorgenia): “Non parliamo al telefono” stituto Superiore della Sanità che... diciamo così... fortemente critico verso le perizie e le invalida... e che a quel punto auspicabilmente il ministero dell’Ambiente ne tenga conto”. Per i pm la politica a livello locale (con pressioni sull’Istituto Tumori) e a livello nazio- SI È SCONTRATA CON IL PD , poi ha proposto un decreto per i Comuni infiltrati “partendo dall’esempio di Roma”. La presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi e i Dem hanno di nuovo incrociato le lame ieri, nell’ufficio di presidenza della commissione. Il capogruppo dem, Franco Mirabelli, ha chiesto la cancellazione della seduta fissata per ieri sera su Mafia Capitale. “Non possiamo q esprimerci prima della relazione di Alfano sull’eventuale scioglimento del comune di Roma” ha detto con toni accesi. Ma la Bindi, sostenuta anche dalla presidente della Camera Boldrini (“Che il Parlamento si esprima sul caso è giusto e opportuno”), ha replicato che per annullare la convocazione serviva la richiesta dei due terzi dell’ufficio di presidenza (impossibile, viste le assenze). Ha però accettato un compromesso: dopo la sua relazione, niente discussione, temutissima dai dem. E così dopo le 20 la presidente ha parlato in commissione, invocando “un decreto del governo che, traendo spunto dalla situazione romana, introduca strumenti ad hoc per affrontare le difficoltà di Comuni molto grandi non da sciogliere o infiltrati solo in parte”. Bindi ha poi chiesto nuove norme sullo scioglimento degli enti locali. Le riunioni di De Vincenti per frenare i magistrati Le mosse del sottosegretario per smontare la relazione dei pm su Vado Ligure I personaggi Andrea Mangoni, ex amministratore delegato di Sorgenia ora in Fincantieri. Sotto, la sede della Tirreno Power a Vado Ligure. La Presse/Ansa Al governo L’attuale sottosegretario allo Sviluppo Economico Claudio De Vincenti nale (Istituto Superiore della Sanità) mira a minimizzare i dati tragici della perizia. A parlare, il 14 luglio scorso, è Andrea Mangoni, all’epoca ad di Sorgenia e nel cda di Tirreno Power. Un manager vicino al centrosinistra che lo sostenne ai vertici Acea e Fincantieri. All’altro capo del filo Francesco Claudio Dini, direttore Affari Generali del Gruppo Cir e oggi nei cda Ansa ed Espresso. Entrambi sono indagati. Il 28 luglio ancora Mangoni cita una mail di De Vincenti che parlerebbe di “spunti per velocizzare...”. Il vice-ministro si riferiva alla centrale? A luglio 2014 Mangoni parla con De Vincenti di Tirreno Power, ma non vuole usare il telefono. Perché? “Vorrei parlartene a quattr’occhi, non per questa via”. Il 4 agosto c’è un incontro e Mangoni alla sua collaboratrice racconta di un documento da inviare: De Vincenti “suggeriva indirizzari ancora più impegnativi... tipo Renzi, Del Rio”. L’incontro, L’INCHIESTA Tutti i reati La Procura di Savona il 18 giugno ha chiuso l’inchiesta sulla Tirreno Power. Diversi i reati contestati: dal disastro ambientale colposo aggravato e disastro sanitario colposo aggravato per gli amministratori e i dirigenti dell’azienda; all’omicidio colposo plurimo e abuso d’ufficio per i responsabili aziendali e gli amministratori pubblici Le intercettazioni “Tanto che ce frega, stamo a fa’ a legge”, “Cerchiamo di fare una porcata leggibile”. Sono queste alcune delle frasi di pezzi grossi del ministero dell’Ambiente, finito nel mirino per i 440 morti della centrale di Vado Ligure soprattutto sulla questione del mercato elettrico, è “molto virile” (parole di Mangoni). Il manager smorza in un sms: “Abbiamo idee diverse, ma da quando sei arrivato tu le politiche sono decisamente cambiate (in meglio)”. De Vincenti: “Confido nella tua amicizia cui tengo moltissimo”. COLLOQUI FREQUENTI, come quello in cui Mangoni arriva a parlare in prima persona del Pd: “A noi ci viene da lì... a livello istituzionale ma anche parlamentare di collegi... intendo dire nostre... di Pd una richiesta di avere un segnale da parte del Governo”. Il manager pare chiedere a De Vincenti di tenere calmi i politici liguri. Il vice-ministro risponde: “Fammi sentire Claudio Burlando (governatore della Liguria, Pd, ndr)... tieni conto che come spesso fanno i parlamentari devono mettersi in mostra... devo evitare di dare l’impressione di ingerenza”. Burlando (indagato con tutta la sua giunta) riferisce a una collaboratrice: “Mi ha chiamato De Vincenti dice di convocare una riunione”. Il 14 ottobre Mangoni parla con Massimiliano Salvi (Tirreno Power): De Vincenti “mi ha detto... per noi sarebbe di importanza capitale, per potervi dare tutto l’appoggio necessario, far sopravvivere i gruppi a gas”. Ma c’è anche un passaggio sul ministro Guidi e sull’ex collega Corrado Clini: “Dini riferisce che la Guidi e Clini sarebbero d’accordo per la soluzione proposta dall’azienda”. La stessa Guidi che incontrò Paola Severino, ex ministro e legale Tirreno Power. Ma i vertici della società si incontrano anche con pezzi grossi dei sindacati con cui concordano la strategia. E addirittura la moglie di Pasquale D’Elia, uno dei responsabili della centrale di Vado, parla con una suora e chiede un appuntamento con il vescovo. © RIPRODUZIONE RISERVATA L’accusa al procuratore Il caso assegnato al pm Robledo con 5 mesi di ritardo MILANO Fascicolo Sea “dimenticato” in un cassetto, azione disciplinare contro Bruti Liberati » GIANNI BARBACETTO P ochi giorni fa ha annunciato la data in cui andrà in pensione: il 16 novembre 2015, data scelta per “rimanere in servizio fino alla conclusione di Expo 2015, l’evento che ha visto un impegno particolare dell’ufficio e mio personale”. Ma a un soffio dall’uscita di scena, sul procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati piove un’azione disciplinare: per il fascicolo Sea dimenticato in cassaforte nel 2011. È la Procura generale della Corte di cassazione a disporre una “in- c ol p az i on e ”, cioè Alfredo Robledo. un’accusa per un “ilPrima era stato dato a lecito disciplinare, un altro aggiunto, Francesco Greco, per avere, venendo meno ai propri doveche lo aveva passato ri di diligenza, graveal pm Eugenio Fusco, mente violato la legil quale lo aveva restige per negligenza i- Edmondo Bruti Liberati, procura- tuito al procuratore nescusabile”. Il fasci- tore capo di Milano Ansa perché di competencolo sulla gara per la za del dipartimento vendita di azioni Sea (aeroporti di Mi- reati contro la pubblica amministralano) da parte del Comune di Milano zione, allora guidato da Robledo. gli era arrivato il 25 ottobre 2011 dalla Bruti annunciava la riassegnazione a Procura di Firenze, ma solo il 15 mar- Robledo, ma poi tratteneva il fascicozo 2012 veniva assegnato all’aggiunto lo in cassaforte fino a metà marzo. Bruti deve ora essere sottoposto a procedimento disciplinare, scrive il procuratore generale Pasquale Ciccolo, perché “non provvedeva alla immediata iscrizione nel registro degli indagati, benché tale iscrizione risultasse doverosa”, e perché “violava il principio della legalità del procedere nelle indagini preliminari”, con una “completa stasi investigativa, nonostante l’imminenza della gara”, che avvenne il 16 dicembre 2011 e fu vinta dal fondo F2i di Vito Gamberale. © RIPRODUZIONE RISERVATA LAGIORNATA DI CRONACA CAMPANIA “De Luca, sospenderlo comporterebbe un danno grave” LA SOSPENSIONE di Vincenzo De Luca dalla carica di presidente della giunta regionale della Campania “comporterebbe la lesione irreversibile del suo diritto soggettivo all’elettorato passiva, posto il limite temporale del mandato elettivo”. È quanto scrivono i giudici della prima sezione civile del Tribunale di Napoli nelle motivazioni dell’ordinanza con cui confermano il “congelamento” della sospensione dalla carica in base alla legge Severino. La decisione è di ieri. “L’applicazione della sospensione - spiega il Tribunale - comporterebbe un danno non riparabile né risarcibile”. Soddisfatto De Luca che parla di una “una bella pagina di giustizia a tutto merito della magistratura napoletana, cui rendo onore”. Adesso si attende la valutazione finale della Corte costituzionale alla quale il Tribunale ha rinviato gli atti. e CARMINATI&CO. I giudici: politici “senza dignità”, “scandalizzano perfino Buzzi” IL SECONDO filone di inchiesta di “Mafia Capitale”, culminato il 4 giugno scorso con altri arresti, ha portato alla luce condotte illecite “che si sono protratte sino ad epoca prossima all’emissione dell’ordinanza del gip con modalità che dimostrano una abitualità sconcertante”. È un passo della motivazione dell’ordinanza del tribunale del riesame di Roma del 18 giugno scorso. Le attività corruttive, scrive il collegio, “hanno coinvolto nel comune di Roma pubblici ufficiali e anche un assessore dell’attuale consiliatura”. Il tribunale attribuisce a Pedetti, ex consigliere, “un inqualificabile comportamento” quando, alterando con altri un bando di gara “senza alcuna dignità attende istruzioni da Buzzi”. Sull’ex consigliere Caprari scrive: “È significativo che riesca a ‘scandalizzare’ Buzzi con una richiesta (l’assunzione di 3 persone) valutata eccessiva perfino dall’imprenditore”. e POLITICA Giovedì 23 Luglio 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | BILANCI OPACHI La Corte dei Conti: sciogliete il consiglio regionale dell’Abruzzo CI SAREBBERO gravi inadempienze nella gestione complessiva dei conti: consuntivi non approvati da due anni a questa parte, disavanzo ignorato e spese a go go. Non sono bastate le lettere di sollecito, adesso la Corte dei Conti è arrivata alla minaccia finale: il consiglio regionale dell’Abruzzo va sciolto. q L’accusa di aver violato le norme sui conti riguarda sia l’attuale Giunta regionale guidata dal Pd Luciano D’Alfonso ma anche la precedente di centrodestra dell’ex presidente, Gianni Chiodi. Ora la parola va al Consiglio dei Ministri che chiederà una relazione del ministero competente. Poi il governo deciderà se concedere alla Regione un periodo per mettersi in regola, se »7 commissariare il bilancio o se scegliere la strada più dura, ovvero attivare l’iter per lo scioglimento. Da Pescara minimizzano, spiegando che “alcuni elementi evidenziati dalla Corte dei Conti costituiscono ostacoli già superati dalla Regione ed altri sono in fase di superamento”. Ma l’opposizione, come prevedibile, è già sulle barricate. Piazza Loggia, due ergastoli Quarantuno anni dopo Condannati Maggi e Tramonte (ormai 80enni) per la strage “nera” di Brescia cello Soffiati, che la portò a Brescia. Soffiati e Digilio (l’unico condannato per la strage di i sono voluti 41 anni, tre inchieste e tre- piazza Fontana, di cui si era autoaccusato) sodici processi per arrivare finalmente a no morti, dunque non possono più essere conuna condanna per la strage di Brescia. dannati. Ma erano solo due militanti di Ordine Ergastolo per Carlo Maria Maggi, il ca- Nuovo, che non potevano certo decidere da sopo della cellula veneta di Ordine Nuovo, e per li una strage come quella di Brescia. Era Maggi Maurizio Tramonte, il fascista fonte “Tritone” il capo della cellula veneta in grado di dare l’ordine. È Maggi infatti che il 25 dei servizi segreti. Erano stati assolti nella terza indagine maggio 1974, tre giorni prima della strage, in una riunione sulla strage di piazza della Giustizia in appello Loggia. Poi la Cassazione ha Nel 2012 tutti assolti, ad Abano Terme dice che bicancellato l’assoluzione e orsogna fare un grande attentadinato un nuovo processo la Cassazione l’anno to, che bisogna proseguire d’appello che ieri si è concluso scorso ha chiesto nella strategia stragista inicon due ergastoli. ziata il 12 dicembre 1969 in È provato, dunque, che l’e- un nuovo processo piazza Fontana a Milano: lo risplosivo che uccise otto perferisce Tramonte, militante di sone e ne ferì più di cento, quel Ordine Nuovo che era diven28 maggio 1974 a Brescia, è la gelignite con- tato un informatore del Sid (il servizio segreto servata nella trattoria di Venezia “Scalinetto”, militare) con il nome in codice di “fonte Tridove si ritrovavano gli uomini di Ordine Nuo- tone”. Il generale del Sid Gianadelio Maletti, vo, e poi consegnata da Carlo Digilio a Mar- che gestiva la fonte, la tenne nascosta e si guar- » GIANNI BARBACETTO C dò bene dal passare le informazioni di “Tritone”, preziosissime, ai magistrati che indagavano sulla strage. È il giudice istruttore di Milano Guido Salvini a scoprire, negli anni Novanta, chi è “Tritone”, che è così portato a giudizio. Del ruolo di Maggi parlano Il 28 maggio 1974 a Brescia: 8 morti e oltre 100 feriti Ansa anche altri due militanti di Ordine Nuovo, il veneto Nicola Rao e il milanese sima riflessione su quegli anni dal ’69 al ’74”, ha Pietro Battiston, in una conversazione inter- dichiarato Manlio Milani. Il giudice Salvini cettata nel 1995, in cui commentavano la par- oggi commenta: “Questo esito è il premio per tenza da Venezia, il giorno prima della strage un impegno, quello della Procura di Brescia, che non è mai venuto meno in tanti anni. Se la di Brescia, di una valigia di esplosivo. Tutto ciò non fu ritenuto sufficiente dai giu- Procura di Milano avesse fatto altrettanto, dici del primo processo d’appello a Brescia, credo che sarebbe stato possibile andare ancontraddetti dalla Cassazione. Ora la Corte che per piazza Fontana al di là di quella respond’assise d’appello di Milano ha messo un punto sabilità storica che comunque le sentenze hanfermo in una lunga storia di stragi sempre sen- no accertato in modo indiscutibile nei confronti delle stesse cellule di Ordine Nuovo al za colpevoli. Soddisfatti, finalmente, i famigliari delle centro del processo per piazza della Loggia”. © RIPRODUZIONE RISERVATA vittime. “La sentenza impone una profondis- 8 » POLITICA | IL FATTO QUOTIDIANO | Giovedì 23 Luglio 2015 Lo sberleffo L’ELEGANTE “CHI” TRA LE DUE LADY » FD’E CALCIOMERCATO » FABRIZIO D’ESPOSITO D ieci piccoli verdiniani e alla fine non ne rimase nessuno. Oppure, aspettando Godot Denis, che suona bene. Infine, meglio ancora: il deserto dei verdiniani, con le sentinelle renziane della Fortezza Bastiani (Palazzo Chigi) che invano aspettano le truppe del soccorso. Giunti a questo punto della storia, o del tormentone, le cose stanno nei termini riferiti da un senatore che ha detto no a Denis Verdini la scorsa settimana: “Se Denis non chiude nelle prossime 24-36 ore allora è finita. Sta perdendo sempre più credibilità agli occhi di Renzi e questo gruppo nasce con un marchio infame come peccato originale”. Ed è per questo che ogni mattina, dalle otto in poi, le sedute verdiniane nel suo bar preferito in piazza San Lorenzo in Lucina a Roma, il bar Ciampini, sono interminabili. A fargli da scudiero e assistente c’è Antonio Angelucci, deputato di FI nonché ras delle cliniche in Lazio e Puglia ed editore di Libero. Tra ex cosentiniani ed eterni craxiani La storia è nota e va avanti da ormai cinque mesi. Finito il patto del Nazareno tra Renzi e Berlusconi, lo sherpa Lombardo tratta L’ex governatore offre due parlamentari: “Ma prima del sì voglio parlare con Renzi” dell’accordo, cioè il berlusconiano plurinquisito Verdini, ha scelto di puntare le sue fiches sull’amico “Matteo”. Poi sono arrivate le Regionali, il renzismo ha subìto la prima batosta e Verdini ha perso la prima deadline per presentare la sua lista di nuovi Responsabili. Adesso la TV D’ESTATE , CENE A PARTE, l’eleganza non è mai stata la cifra del berlusconismo. Anzi. E la regola vale per tutto l’universo composito che ruota attorno al vecchio Re Sole di Arcore. Così ieri il pink-magazine della Real Casa ha dato una magistrale prova di cattivo stile. A pagina 34, dunque, c’è l’annunciatissimo servizio fotografico sulla festa per il compleanno della neotrentenne Francesca Pascale, fidanzata del Condannato e biondissima per l’occasione. Tantissime le foto, compresa una con il figlio di Giggino Cesaro detto la polpetta, e cioè Armando la polpettina, incastrato tra B. e Sallusti. Il “dolce” della festa pascaliana (non nel senso del filosofo, of course) arriva però dopo il veleno nella rubrica delle lettere, in cui il direttore Alfonso Signorini incornicia una lettera contro Veronica Lario, ex seconda moglie dell’ex Cavaliere. Chiede un lettore di nome Aldo: “Perché si parla ancora di lei? Berlusconi è felice di vederla in giro coi suoi soldi?”. Ovviamente, Signorini si prende la briga di rispondere: “Caro Aldo, capisco che non le possa ispirare simpatia una signora che, ogni volta che apre gli occhi al mattino, si porta a casa, più o meno, cinquantamila euro”. È la legge spietata del berlusconismo. Guai all’eleganza e allo stile. Contano i soldi, solamente. Psicodramma Verdini, 36 ore per fare il gruppo L’ex scudiero di B. non riesce ad arrivare a 10 senatori. “Se non si sbriga è finita” Sodali A lato, Vincenzo D’Anna e Raffaele Lombardo. D’Anna, vicepresidente del gruppo Grandi autonomie e libertà, è noto per la sua oratoria vibrante. Lombardo è invece l’ex governatore della Sicilia. Ansa Fuoriuscito Denis Verdini, 64 anni, ormai ex braccio destro di Silvio Berlusconi LaPresse caccia è alle battute conclusive, in un modo o nell’altro. O dentro, o fuori. In cinque mesi, l’ex forzista ha “intervistato” almeno 30 senatori, promettendo poltrone di sottogoverno o di presidenze di commissione. Allo stato i sicuri sono sei. Tre ex cosentiniani: Vincenzo D’Anna di Gal, Ciro Falanga ed Eva Longo dei neoconservatori fittiani; l’azzurro Riccardo Mazzoni (con cui Verdini ha condotto la fallimentare operazione dell’inserto toscano del G io r na l e); l’eterno craxiano Lucio Barani (vicino all’ex governatore campano Stefano Caldoro); il sesto è lo stesso Verdini, ovviamente. La partita di “Raffaele” e le elezioni in Sicilia Fin qui le certezze. Ma a Palazzo Madama per fare un gruppo ci vogliono dieci senatori. Chi sono gli altri quattro, ammesso che l’operazione vada in porto? Le caselle sette e otto del gruppo IPROTAGONISTI LUCIO BARANI Craxiano non pentito, fa parte di Gal RICCARDO VILLARI Ex presidente Vigilanza Rai, ora in Fi ANTONIO SCAVONE Legato a Raffaele Lombardo, in Gal GIUSEPPE COMPAGNONE Tesoriere di Gal, anche lui vicino a Lombardo che si chiamerà Alleanza liberalpopolare sono in teoria occupate da due uomini dell’Mpa Raffaele Lombardo, l’ex governatore siciliano condannato in primo grado a sei anni e otto mesi per concorso esterno alla mafia. I due si chiamano Antonio Scavone e Giuseppe Compagnone e fanno parte di Gal. I verdiniani danno per scontate le loro firme. In realtà il loro sì sarebbe stato congelato da una richiesta esplicita dello stesso Lombardo a Verdini: “Prima di dire di sì, voglio un colloquio con Renzi per capire cosa succederà alle prossime Regionali in Sicilia”. Nel frattempo, come ogni giocatore che si rispetti, Lombardo ha pure incontrato, ieri, Berlusconi. Un vagone di inquisiti e le mosse di Zanda Alla casella numero nove, infine, sempre i verdiniani, hanno scritto il nome di Riccardo Conti. Lui e Verdini hanno in comune un processo per la vendita di un immobile a Roma. Secondo l’accusa, Verdini avrebbe preso un milione da Conti. Vicende giudiziarie e politiche s’incrociano spesso in queste trattative per i nuovi Responsabili di Renzi. Non a caso, fino all’altro giorno, circolava un’affilata battuta al Senato: “Sta nascendo il governo Renzi-Verdini-Cosentin o-Lombardo -Cuffaro”. Detto di ex cosentiniani e lombardiani, il riferimento all’altro ex governatore siciliano, oggi in galera, era a causa di Giuseppe Ruvolo, cuffariano di Gal. Ma Ruvolo, così come Riccardo Villari o Domenico Auricchio, si è sfilato in extremis. Merito di Berlusconi? No. Lo zampino di B. c’entra con Auricchio. La retromarcia di Ruvolo, invece, si deve a Zanda, capogruppo del Pd che non vuole farsi scavalcare dai verdiniani in materia di renzismo. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il conduttore e Migliore (Pd) contro il sindaco. Lui: “Non ho responsabilità” Nuovo flop del programma di Riotta, polemiche con De Magistris sugli scontri nella piazza del talk » MARCO FRATTARUOLO P arallelo Italia, il talk-show condotto da Gianni Riotta su Rai3, martedì sera ha registrato soltanto il 3,69 per cento di share nonostante la puntata sia stata movimentata dalle proteste di alcuni contestatori che circondavano il palco da cui trasmetteva a piazza Municipio a Napoli. LA PUNTATA D’ESORDIO, la settimana scorsa, aveva segnato uno share del 5,4 per cento, metà dell’ultima serata del Ballaròdi Massimo Giannini. Gli ascol- ti ancora in calo, sono dalle forze dell’ordiperò passati in seconne). Migliore, che ha do piano rispetto agli lasciato Sel, già aspiincidenti, con tanto di rante governatore bottiglia lanciata della Campania e ora mentre cantava Malitra i possibili nomi del ka Ayane. Su FacePd per contendere il book Riotta, con un Gianni Riotta con Malika Ayane municipio a Luigi De lungo post, ha parlato Ansa Magistris, su Twitter di “contestatori di ha scritto: “Vor rei professione, manovrati da un noto po- scusarmi a nome della città”, dispiaciulitico locale”. Il deputato Pd Gennaro to che “15 provocatori diano questa imMigliore, ospite della trasmissione, era magine della nostra terra. Proprio sotil vero bersaglio dei contestatori di e- to il Comune…”. Puntini di sospensione strema sinistra (tre dei quali fermati che insieme all’allusione di Riotta paio- no indicare come responsabile ultimo dei disordini il grande assente della serata, De Magistris (non coinvolto nella trasmissione, a differenza del governatore campano Vincenzo De Luca). DAL COMUNE DI NAPOLI non sembra- no turbati: il sindaco, “ospite del Vaticano, non ha avuto modo di assistere in diretta ai fatti” e quindi “non è nelle condizioni di commentare”. Un portavoce di De Magistris aggiunge comunque che “tenere una piazza tranquilla è compito altrui, non dell’amministrazione”. LEGGE LUMACA Unioni civili, il governo frena ancora: dal Mef niente relazione L a parola d’ordine in casa Pd sulle unioni civili è “far vedere che andiamo avanti”. Ma in realtà, nonostante la bocciatura della Corte di Strasburgo, ieri l’iter della legge ha avuto u n u l t eriore rallentamento. Era attes a i n C o mmissione Bilancio la relazione del Mef sul costo della reversibilità della pensione per le casse dello Stato. Non è arrivata. Il capogruppo dem, Luigi Zanda, però, ci ha tenuto a far calendarizzare in Aula il provvedimento prima della pausa estiva. Un pro-forma. La condizione per l’approdo in Aula è che sia “concluso” l’esame della commissione e dunque lo scenario più probabile resta uno slittamento a settembre. “Sulle unioni civili il tempo è scaduto. Il Parlamento non può tralasciare questo tema o metterlo in secondo piano”, è l’allarme della presidente della Camera Laura Boldrini. Ma il segretario della Cei Nunzio Galantino precisa: “L’unica cosa che chiediamo al governo è di essere attento ai bisogni dei singoli ma non fare dei bisogni dei singoli la misura del bene comune”. E le dichiarazioni di Ncd non fanno ben pensare sul futuro del provvedimento. “No a equiparazione del matrimonio, adottabilità dei figli e reversibilità”, sono i paletti di Ncd ribaditi da Angelino Alfano. Il tema, dice, “non fa parte del patto di governo”, dunque non casca il governo se la maggioranza dovesse dividersi. Anche qualche cattolico del Pd è pronto a invocare il voto di coscienza in Aula su alcuni punti. Proprio sui tempi del provvedimento, si è scatenato su Twitter un acceso botta e risposta tra il senatore del Pd Andrea Marcucci e il collega di Ap Roberto Formigoni. “Il Pd sogna, e si impegna a votare ddl Cirinnà in Senato entro il 31 luglio. Ma la commissione non ha neppure iniziato ... Cirinnà non passerà!!”, ha scritto il senatore centrista. Immediata la replica di Marcucci: “Unioni civili saranno legge dello Stato non il 31 luglio ma qualche settimana dopo, certamente entro fine anno”. WA.MA. POLITICA Giovedì 23 Luglio 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | INCHIESTA A REGGIO CALABRIA Le ’ndrine riciclano con i giochi online: sequestrati 2 miliardi LALONGAMANUS della ‘ndrangheta era arrivata anche alle scommesse online individuate come il sistema ottimale per riciclare il denaro proveniente dagli affari illeciti - in particolare il narcotraffico - ma anche per incrementare i già miliardari introiti. A portare alla luce quello che da tempo era un sospetto più che fondato è stata l’operazione “Gambling”, coordinata dalla Direzione di- q strettuale antimafia di Reggio Calabria e condotta da tutte le forze di polizia della città: carabinieri, Guardia di finanza, Squadra mobile e Dia, insieme a Scico e Nucleo speciale frodi tecnologiche di Roma della Finanza di Roma. Un’inchiesta - condotta dai pm Giuseppe Lombardo, Stefano Musolino, Sara Amerio e Luca Miceli - che ha portato a 41 arresti, ma soprattutto al sequestro in tutta Italia e all’e- Crocetta prova a resistere Altre smentite lo aiutano »9 stero di beni per due miliardi di euro: 11 società estere, 45 imprese operanti sul territorio nazionale, 1.500 punti commerciali, 82 siti nazionali e internazionali e innumerevoli immobili. Un patrimonio messo su anno dopo anno dalle cosche grazie al reinvestimento dei proventi di un’attività illecita partita con le minacce al titolare di un punto scommesse e cresciuta poi a dismisura. Fatto a mano Dopo la Procura di Palermo, anche Catania e Messina negano l’esistenza della conversazione sulla Borsellino. Si muove il pg della Cassazione vicenda sollevata dal consigliere di Forza Italia Pierantonio Zanettin. “Non risulta alcuna traccia di questa telefonata nei nostri uffici. Siamo entre altre due procure, Catania e Mes- assolutamente certi che non ci sia alcun elesina, smentiscono l’intercettazione fanta- mento al riguardo qui in Procura a Messina”, ha sma tra Crocetta e Tutino, il Pg detto Guido Lo Forte. “La ridella Cassazione sospetta insposta è negativa”, gli ha fatto vece che la “talpa”si annidi tra La Giunta perde pezzi eco, lapidario, Michelangelo i magistrati: Pasquale Ciccolo Oggi il governatore Patanè. Notizie che hanno rafha chiesto al pg di Palermo Roforzato l’umore di Crocetta, berto Scarpinato una relazio- parlerà in Regione: che dopo avere trascorso la ne per verificare se esistono “Mi colpiscono perché mattina a ribadire, in trasmisprofili di propria competensioni radio e tv, che non si diza”. Che sono quelli discipli- sono omosessuale” mette per capire se questa è unari nei confronti dei magina democrazia compiuta: “In un Paese democratico chi destrati sospettati, in modo surreale, di avere consegnato al settimanale un’in- cide se una persona è colpevole non può essere tercettazione che quattro procure hanno un giornale che magari non vuole ammettere smentito. E ad accendere riflettori e sospetti una bufala soltanto per mantenere la reputanei confronti delle toghe a Roma è anche il co- zione”. Nel pomeriggio ha diffuso nelle redamitato di presidenza del Csm che sta valutando zioni il testo della sua appassionata autodifesa se autorizzare l’apertura di un fascicolo sulla che leggerà oggi pomeriggio nell’aula dell’as- » GIUSEPPE LO BIANCO Palermo M IL DOSSIER » ANTONELLO CAPORALE I l sintomo dell’anomalia italiana consiste nella “tentazione di agganciare ogni tentativo di ribaltamento degli equilibri politici a qualche iniziativa della magistratura”. Nel cuore della terza esternazione in meno di sette giorni il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi chiede al potere romano di lasciarlo in pace. È la terza volta che deve smentire e per la terza volta (ma questa affrontata in una intervista al Corriere) dichiara di non saperne nulla. Di più: le parole dette da Matteo Tutino a Rosario Crocetta (“Lucia Borsellino va fermata, fatta fuori. Come suo padre”) avrebbero assunto la forma di prova regina a carico di Tutino sul quale la procura indaga. Non esiste quella frase. Lo dice Lo Voi, lo dicono i suoi colleghi di Catania, di Messina e –riferisce l’Ansa –di Caltanissetta. Crocetta e Tutino hanno mai parlato della Borsellino? Bisogna riavvolgere il nastro di ciò che è capitato tra il 16 e il 17 luglio per illustrare una vicenda giudiziaria che –stando ai fatti finora conosciuti – trascolora nel giallo d’estate con cromature da spy story. 16 luglio ore 11.17 L’Ansa batte l’anticipazione de L’Espresso. Una frase, meno di un rigo: “Lucia Borsellino va fermata, fatta fuori. Come suo padre”. La Borsellino si è dimessa accusando la semblea regionale: ‘Mi rendo conto che se questa storia viene vista da Milano, da chi non conosce i fatti di Sicilia, Tutino sembra Totò Riina e io uno che lo ascolta e sta zitto mentre si organizza una strage – c’è scritto – Anche Toto’ Cuffaro si rivolse a lui per dimagrire, solo che nessuno teorizzò che Tutino potesse influenzare le scelte di quel presidente, non essendo Toto’ gay”. E MENTRE dalla giunta Crocetta si smarca Con- findustria, con le dimissioni, secondo boatos raccolti dall’Ansa, di Linda Vancheri, assessore alle attività produttive espressione dell’associazione degli industriali siciliani, il governatore resta arroccato sulla sua poltrona, rifiutandosi di revocare l’incarico a Patrizia Monterosso, dirigente regionale condannata dalla corte dei conti a pagare 1,2 milioni di euro. “Non sia- mo di fronte ad un fatto penale ma a un fatto amministrativo – è la filosofia del presidente – e non sarebbe certo il primo dirigente d’Italia condannato dalla Corte dei Conti. Qualunque dirigente può fare un errore e pagare, se revocassi il contratto andremmo incontro a risarcimenti”. E con la stessa nonchalance ha liquidato i boatos sulle dimissioni della Vancheri. Matteo Tutino, infine, resta agli arresti domiciliari: il tribunale del riesame gli ha negato la libertà. © RIPRODUZIONE RISERVATA Le reazioni A un’ora dal lancio dell’Ansa sull’Espresso intervengono tutti. Poi Lo Voi li corregge Il giallo intercettazione ora per ora e la fretta dei vertici dello Stato politica, e in primis il presidente Crocetta, di non aver difeso e tutelato il suo piano di moralizzazione. Ore 11,23 Parla Crocetta: “Non ho sentito la frase su Lucia, forse c’era una zona d’ombra, non so spiegarlo. Tant’è che io non replico. Ora mi sento male”. Crocetta rende plausibile la conversazione e persino il suo tenore. La propria estraneità la prova imputando il fatto a zone d’ombra. Ore 12,34 Lucia Borsellino è certa: “Non posso che sentirmi intimamente offesa e provare La scheda vergogna per loro”. Ore 13.19 n POLEMICHE Matteo Renzi telefona allaE INCHIESTE Borsellino e l’abbraccia. È la Tutino, amico prima telefonata della giornae medico ta, il primo pensiero di Renzi. di Crocetta, Mattina presto, dunque. è arrestato Un passo indietro il 29 giugno L’Espressoha scelto –spesL’Espresso, so succede – per la copertina il 16 luglio, di privilegiare un ritratto di riferisce Wolfgang Schaeuble. La notidi una frase zia dell’intercettazione è a padi Tutino gina 30 e il titolo è: “Mettiaa Crocetta moci una Crocetta sopra”. La contro firma è di Pietro Messina, un la Borsellino collaboratore palermitano di lunga data. L’articolo si apre con la frase intercettata ma Mattarella è anche presidennon aggiunge dettagli. Fa ri- te del Csm e certo non è ipolevare che l’intercettazione tizzabile che la presa di posi“imbarazza” il governatore. zione sia avvenuta senza aver Crocetta è imbarazzato per- verificato con le fonti più qualificate la veridiché sa? Il depucità di quella che tato regionale è allo stato una Pippo Digiacoindiscrezione mo dichiarerà giornalistica. l’indomani: “So- A caldo Ore 15.57 no mesi che gira Così il presidente Il presidente la notizia di un’interc etta- siciliano: “Non ho del Senato Pietro Grasso commenzione imbaraz- sentito la frase, zante. L’h an no ta: “Su Lucia Borsellino parole f a t t o s a p e r e a forse c’era una me, a Borsellino, zona d’ombra, schifose”. Grasso è stato procua Crocetta, ad altri. Ne ho parlato non so spiegarlo” ratore nazionale antimafia. Palercol presidente umitano e magina settimana prima della pubblicazione”. An- strato. Le “parole schifose” eche il Fatto Quotidianosapeva sistono. che correva questa voce e il 10 Ore 16.39 luglio, intervistando CrocetIl legale di Tutino dichiara ta, gli aveva domandato se a- che il suo assistito non ha mai vesse mai parlato con Tutino pronunciato quella frase di Lucia Borsellino. “Mai” fu Ore 17.20 la risposta. “Agli atti dell’ufficio non risulta trascritta nessuna teOre 15.55 È il presidente della Re- lefonata del tenore di quella pubblica a prendere posizio- pubblicata dalla stampa tra il ne. La sua prudenza è prover- governatore Crocetta e il dotbiale, e il suo gesto – la tele- tor Tutino”. Dopo 5 ore dalla fonata di solidarietà fatta al divulgazione della notizia il mattino a Lucia Borsellino – procuratore della Repubblica dirada ogni possibile dubbio. di Palermo smentisce. È evi- dente che quella smentita non sia stata richiesta o non sia giunta al Quirinale. Ore 17.32 Il procuratore Lo Voi assicura che sono state “già ricontrollate tutte le telefonate”. Essendo numerose è presumibile che per il riascolto siano state necessarie alcune ore, non i minuti che separano la smentita dalle dichiarazioni delle più alte cariche dello Stato. 17 luglio ore 10.30 Il direttore de L’Espresso conferma che il dialogo esiste “ma non fa parte degli atti pubblici”. Spiega che il giornale non è in possesso dell’audio ma “il nostro cronista l’ha ascoltato. Poi ha potuto ricopiare la trascrizione”. Aggiunge: “La conversazione fa parte dei fascicoli secretati di uno dei tre filoni di indagine sull’ospedale Villa Sofia di Palermo. Stiamo parlando di oltre 10mila pagine”. Ore 12.39 Di nuovo il procuratore di Palermo: “Ribadisco che l’intercettazione non è agli atti di alcun procedimento di questo ufficio e neanche tra quelle registrate dai Nas”. © RIPRODUZIONE RISERVATA Da Gela Rosario Crocetta, sindaco della lotta alla mafia. Governa la Sicilia dal novembre 2012 Ansa Commenta Pietro Grasso, presidente del Senato, magistrato palermitano: “Su Lucia Borsellino parole schifose” Renzi era stato il primo a reagire con un messaggio all’ex assessore. Più tardi tocca a Mattarella 10 » CRONACA CINQUE STELLE Di Maio: “Non usciremo dall’euro” Proteste sul web | IL FATTO QUOTIDIANO | Giovedì 23 Luglio 2015 LUIGIDIMAIO ammette: “Non credo che arriveremo all’uscita dall’euro”. E sul web scatta la protesta. Intervistato da Gianni Riotta durante Parallelo Italia, il deputato dei 5Stelle aveva detto: “L’uscita dall’euro sarebbe l’estrema ratio, non credo che ci arriveremo. Noi siamo l’ottava potenza mondiale, l’Unione Europea senza di noi non può esistere”. Il vicepresidente della q Camera aveva poi aggiunto: “Noi del M5s vogliamo chiedere ai cittadini italiani se questo euro va bene: se ci diranno di no attraverso un referendum andremo ai tavoli europei con un potere contrattuale in più, quello di dire veniamo nel nome del popolo italiano e vogliamo che cambiate i trattati: se li modifichiamo l’euro può anche restare, se facciamo un euro a due velocità per i pae- Melfi, l’operaia in maternità trasferita a mille chilometri “Bigliettaio violento sul tram dell’Atac”: ma viene smentita Il caso di Giorgia Calamita, prima esternalizzata poi spedita dalla Basilicata a Chivasso sto che Lei è sempre in maternità!”, si sente dire Calamita dal responsabile dell’Unità operativa. Al sindacato che chiede incontri per discutere del problema la risposta è sempre la stessa: la lavoratrice è sempre in maternità quindi è assenteista. Le denunce continue, i 14 volantini affissi in bacheca dalla Fiom, sembrano non servire. Fino a quando il sindacato decide di diffidare l’azienda e la stessa Calamita si rivolge alla Consigliera di Parità della Provincia di Potenza che fissava un incontro per il 24 aprile 2015 disertato dall’azienda. Allo stesso tempo partiva la lettera di trasferimento presso la sede di Chivasso ad oltre 1.000 chilometri con effetto » SALVATORE CANNAVÒ D a Trevico a Torino. Si chiamava così il film di Ettore Scola e Diego Novelli che negli anni 70 voleva raccontare la vita difficile degli operai emigrati dal Sud e venuti a lavorare a Torino. La parodia di quel film, oggi, potrebbe essere da Melfi a Chivasso. Mille chilometri di distanza non per emigrare in cerca di lavoro ma costretta al trasferimento per ragioni che la Fiom-Cgil e i legali considerano una vera discriminazione. Quei mille chilometri rappresentano la distanza che l’operaia Giorgia Calamita, di 43 anni, dovrà attraversare, secondo la sua azienda, la Fenice Spa, per prendere servizio nella sua nuova postazione. Un trasferimento improvviso, deciso lo scorso aprile nel pieno di un contenzioso tra Calamita, da poco madre di due bambini, e la società. Che si chiama Fenice ed è del gruppo francese Edf, ma che lavora stabilmente nel gruppo ex Fiat, oggi Fca, nel caso in questione nello stabilimento Sata di Melfi. Proprio alla Sata, Giorgia Calamita è stata assunta nel 1992 con un contratto di formazione e lavoro che però si trasformerà in un contratto di “impiegata tecnologa (V° livello metalmeccanico) quando passa, senza soluzione di continuità, al gruppo Fenice. Una classica operazione di terziarizzazione delle mansioni, pratica comune nelle aziende italiane e in particolare alla Fiat. Tutto va bene fino a quando l’operaia non ha i suoi due figli. Prende il congedo obbligatorio ma poi, dal 2009, anno del suo ritorno in produzione, continua a prendere congedi maternità fino a chiedere il part-time che le viene concesso. A questo punto la sua mansione viene La catena Lo stabilimento FiatSata a Melfi, il più automatizzato LaPresse dequalificata. Da “tecnologa”viene destinata a mansioni di archiviazione e registrazione del lavoro altrui. Di fronte alle sue proteste e a quelle del sindacato Fiom che la rappresenta - Calamita è molto attiva in fabbrica l’azienda, secondo i legali della lavoratrice, adotta “un atteggiamento, inutilmente e gratuitamente aggressivo”. Si verificano diversi scontri con affermazioni dispregiative fatte in presenza di altri operai: “Non prendo neppure in considerazione la questione delle sue mansioni vi- si del Sud dell’Europa può anche rimanere”. Il video dell’intervento, postato sul blog del Movimento, ha però suscitato diversi commenti irritati. “Queste dichiarazioni di apertura all’euro sono inaspettate dopo tutto quello che il M5S ci ha abituati a sentire” commentava un utente. Mentre altri hanno scritto di “carte cambiate sul tavolo”, invo cando “l’uscita dall’euro, e basta”. Dopo i due figli Per l’azienda il congedo parentale è sinonimo di assenteismo. Scatta la denuncia della Fiom dal 4 maggio 2015. A quel punto non è restato altro che rivolgersi al Tribunale e rendere pubblica la vicenda sulla quale è stata presentata un’i nt er rog az io ne parlamentare. © RIPRODUZIONE RISERVATA Su Facebook una testimone racconta: ”Ha aggredito la passeggera di colore, poi l’ha colpita e le ha detto scimmia” S ono passate da poco le otto di ieri. Sul tram 5 dell’Atac a Roma il controllore chiede i biglietti. Arriva davanti a una ragazza nera, le chiede il biglietto e scoppia un violento litigio. Sono le poche informazioni sicure di un’aggressione letta in due modi opposti. L’Atac diffonde un comunicato, afferma che il suo dipendente è stato aggredito dalla donna, un’aggressione tale che la centrale operativa dell’azienda ha richiesto l’intervento dei carabinieri. “Il verificatore - continua il comunicato - veniva soccorso dal personale medico per un trauma contusivo al volto ed una ferita lacero contusa all’avambraccio provocata da un morso della passeggera”. Per lei, sostengono, si ipotizzano i reati di aggressione e interruzione di pubblico servizio. Alla vicenda però ha assistito anche una sindacalista, Marta Oliverio, che scrive la sua testimonianza su Facebook prima di affidarla ai carabinieri ribal- LaPresse tando la versione dell’Atac: “Sul tram il controllore chiede ripetutamente ad una ragazza nera l’abbonamento, lei lo mostra la prima volta e la seconda volta si spazientisce, era un tipo peperi no”. Il racconto continua: “Lui la prende per i capelli e le dà un pugno in bocca, chiamandola ‘scimmia’”. La giovane “perdeva sangue dalla bocca e aveva varie treccine dei capelli per terra”. La testimone è rimasta fino all’arrivo dei carabinieri, a cui lei e un’amica hanno affidato il loro racconto, mentre la ragazza denunciava il controllore. A. G. © RIPRODUZIONE RISERVATA Pisani, la pendrive della trattativa col clan Zagaria » VINCENZO IURILLO Napoli L’ ex capo della Squadra Mobile di Napoli Vittorio Pisani era in stretto contatto con Giuseppe Fontana, l’imprenditore camorrista di punta del “sistema Medea”, la spartizione scientifica tramite “la somma urgenza” degli appalti per la rete idrica campana alle ditte del boss Michele Zagaria. Fontana fu presentato a Pisani da Francesco Piccolo, un testimone di giustizia sotto scorta per aver denunciato le estorsioni del clan e Pisani avrebbe avviato con Fontana e con altri imprenditori collusi una trattativa, poi andata a buon fine, per porre fine dopo 16 anni alla latitanza del capo del clan dei Casalesi. Una cattura ‘concordata’, che avrebbe garantito a Zagaria la possibilità di esportare la pen-drive con l’archivio dei suoi segreti ai familiari e a Fontana e altri imprenditori del “sistema” la possibilità di rifarsi una vergi- I Ros: per catturare il latitante la polizia aprì un canale con gli imprenditori collusi coi Casalesi per gli appalti Indagine Medea A sinistra Pisani, sopra l’indagato Carlo Sarro Ansa/LaPresse nità e continuare a fare affari grazie ai politici loro amici. La ricostruzione è una ipotesi investigativa contenuta in una informativa di 518 pagine del Ros di Caserta, depositata nell’inchiesta della Dda di Na- poli che vede indagati per concorso esterno in associazione camorristica il deputato di Forza Italia Carlo Sarro (rischia l’arresto per turbativa d’asta), l’europarlamentare azzurro Fulvio Martusciello, l’ex senatore Udeur Tommaso Barbato (in carcere). Il rapporto dedica il XVI capitolo al mistero della scomparsa di una chiavetta Kingston a forma di cuore: Zagaria, dopo averci inserito i dati del suo archivio in extremis, sarebbe riuscito a sottrarla alle perquisizioni successive alla cattura, tra l’alba e la mattina del 7 dicembre 2011, nel bunker di Casapesenna. Vicenda scoperta quasi per caso grazie alle intercettazioni dei fratelli Pezzella in una Jeep Cherokee. Pisani, che insieme ad altri due poliziotti scese nel covo per far risalire Zagaria alla luce, non è indagato. Zagaria avrebbe deciso di consegnarsi a Pisani e agli uomini dello Sco - dove il poliziotto prestava servizio dopo essere stato costretto a lasciare la guida della Squadra Mobile per un’inchiesta senza di riscontri non possono dell’Antimafia dalla quale è da sole macchiare la figura di stato assolto in primo grado e Pisani. Però il fratello di Giuin appello – in cambio di alcu- seppe Fontana, Orlando Fonne rassicurazioni. La data tana, è in galera con l’accusa di dell’arresto non sarebbe ca- aver pagato 50.000 euro ad un suale: è avvenuta nell’immi- poliziotto non identificato in nenza dell’udienza prelimi- cambio della pen drive del nare di Pisani riboss. Pino Fontalanciandone na, in un interrol’immagine apgatorio del 13 pannata. Bisogennaio 2014 dignerebbe però La penna Usb ce: “Pisani conspiegare perché Conterrebbe vocò me e un alZagaria abbia tro imprenditore c o n s e g n a t o l a l’archivio coi e ci chiese inforchiavetta duran- segreti del boss. mazioni utili per te la cattura, nei la cattura di Za30-40 secondi di È sparita, forse garia. Ma non ‘buio’ delle tele- passata di mano gliene fornimcamere, e non mo”. I Ros non gli con calma, nei durante l’arresto credono. Sottoligiorni precedenneano che l’i nti, ad uno dei contro fu mediafiancheggiatori che avevano to da Francesco Piccolo, un aaccesso nel villino-bunker. mico di Fontana. I due progetForse l’assalto delle forze tavano un’associazione antidell’ordine non avvenne nel racket di presunte vittime di giorno stabilito, ma fu antici- Zagaria, stoppata sul nascere pato. Ipotesi. Congetture. Pi- da Tano Grasso. ste investigative. Che in as© RIPRODUZIONE RISERVATA ECONOMIA Giovedì 23 Luglio 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | I DATI ISTAT ED EUROSTAT Istat, produzione industriale positiva Ma cresce il debito DA UN LATO c’è il debito pubblico che è salito, nel primo trimestre, e ha superato il 135 per cento (a dirlo è l’Eurostat). Dall’altro, l’Istat diffonde i dati sull’industria italiana: il fatturato totale, nel primo trimestre è cresciuto in termini tendenziali del 2,4 per cento: con un incremento dello 0,6 per cento sul mercato interno e del 5,8 per cento su q quello estero. Sul fronte degli ordini industriali, dopo il balzo mensile del 5,4 per cento di aprile, che aveva fatto toccare il maggior incremento registrato da oltre quattro anni, il mese di maggio ha registrato un ritorno in rosso, con un calo dell’indice del 2,5 per cento su base mensile e dello 0,5 per cento sull’anno. Sul mese, da aprile a maggio » 11 risultano in calo anche le vendite al dettaglio (contraltare a un rialzo tendenziale). Intanto, secondo l’Eurostat, nel primo trimestre, il debito italiano avrebbe raggiunto 2,184 miliardi di euro e si tratta del secondo maggiore aumento (3 punti percentuali) registrato tra i paesi Ue, dopo il Belgio, rispetto agli ultimi tre mesi del 2014. La strategia dell’ad Armani per rendere la società “autonoma finanziariamente”: pedaggi sul Gra e sulla Salerno-Reggio Calabria IL DOPO CIUCCI » DANIELE MARTINI S i pagherà un pedaggio anche sul Grande raccordo anulare di Roma, sui 470 chilometri della Salerno-Reggio Calabria (quando prima o poi sarà finita), sui circa 800 chilometri di raccordi e autostrade Anas come la Catania-Siracusa-Gela. Il nuovo presidente e amministratore dell'azienda pubblica delle strade, Gianni Vittorio Armani, riprende un vecchio cavallo di battaglia del suo predecessore, Pietro Ciucci, e lo squaderna nel corso di un'audizione alla Camera. Prima di diventare operativa, l'intenzione del nuovo capo Anas deve ovviamente passare al vaglio dei ministri competenti, a cominciare da Graziano Delrio, titolare dei Trasporti e delle Infrastrutture. E finora ogni volta che l'azienda delle strade ha provato ad introdurre l'argomento, è sempre stata respinta con perdite. Ecco la nuova Anas: addio tangenziali e autostrade gratis sere pagata e riscossa. Forse stanno pensando ad una formula tipo “pedaggio ombra”. Armani dice di puntare a un obiettivo preciso: rendere la società pubblica autonoma da un punto di vista finanziario. Con un duplice scopo: non farla più essere un'”azienda con il cappello in mano nei confronti della politica” come il neo presidente aveva annunciato subito dopo l'insediamento in un'intervista al Sole 24 ore. Ma soprattutto metterla in grado di essere privatizzata, così come il governo di Matteo Renzi dice di voler fare. Condizione essenziale per- L'INTENZIONE del nuovo capo Anas appare però chiara, evidenziata in una delle slides illustrate ai parlamentari: con i pedaggi “si imputerebbero i costi delle infrastrutture stradali a chi fruisce del servizio e in ragione del grado di utilizzo, secondo criteri di mercato”. Far pagare gli automobilisti è il punto centrale della strategia della nuova Anas in versione Armani, un disegno che rischia di somigliare come una goccia d'acqua fin dalle prime battute a quello del dimissionato (dal governo) Ciucci. Avvertendo forse questo A senso unico La proposta, resa possibile da un decreto, deve avere il sì del ministero dei Trasporti Al casello L’ad Armani vuole il pedaggio su tutte le autostrade Ansa pericolo e di fronte alle perplessità che subito sono cominciate a serpeggiare di fronte all'idea dei pedaggi, in serata il presidente ha cercato di correggere il tiro e all'agenzia di stampa AdnKronos ha voluto spiegare che “la nuova tariffa stradale non è un pedaggio”, ma sarà a carico della fiscalità generale. Cioè, sembra di capire, sarà a carico di tutti i contribuenti e non solo degli automobilisti, anche se non è affatto chiaro come potrebbe es- ché l'Anas possa essere messa sul mercato con qualche speranza che gli investitori siano interessati a comprarla è che garantisca utili. E l'unico modo che l'azienda delle strade avrebbe di produrre reddito vero e non quello da burletta presentato finora durante la gestione Ciucci sarebbe proprio quello di far pagare l'uso delle strade. Armani ha ricordato che la trasformazione dell'Anas avviata nel 2002 si è fermata a mezz'aria soprattutto perché “è rimasta inattuata la disciplina convenzionale e legale che già consente, in via generale, alla società di applicare tariffe sulle tratte in concessione”. E invece secondo il nuovo presidente, già 5 anni fa sarebbe stato approvato un decreto che consente all'Anas di introdurre i pedaggi sulle sue strade. Oggi l'azienda pubblica si finanzia soprattutto in due modi: ricevendo circa 800 milioni di euro dalle concessionarie autostradali private, tipo Autostrade per l'Italia dei Benetton, in base al contratto di programma con lo Stato. Più circa 2 miliardi di euro l'anno direttamente dallo Stato per la costruzione di nuove strade e infrastrutture. ARMANI in questi giorni ha av- viato anche la riorganizzazione interna dell'Anas avocando a sé quelle funzioni in passato ad altissimo rischio, come le riserve e le varianti in corso d'opera. È stata inoltre nominata la nuova terna della Vigilanza interna la cui guida è stata affidata a un generale della Finanza, Umberto Fava. Al suo posto finora c'era Alberto Brandani, uno stagionato politico democristiano di area fanfaniana, chiamato lo “zio” da Pier Ferdinando Casini. I numeri 25 mila chilometri di strade e autostrade affidate all’Anas 700 milioni di euro circa: è il fatturato della società che, nel 2014 ha registrato un utile di 17,6 milioni di euro, in crescita rispetto a quello del 2013 (3 milioni) 50 milioni di euro: è il dividendo che l’Anas ha distribuito al Ministero dell’Economia e delle Finanze dal 2009 © RIPRODUZIONE RISERVATA Appalti, ricatto dei grandi gruppi a suon di esuberi » ANDREA GIAMBARTOLOMEI I Gavio minacciano duemila licenziamenti contro il nuovo Codice degli appalti e il promotore degli emendamenti chiave, il senatore Pd Stefano Esposito, parla di “ricatto dei concessionari”. Stamattina i dipendenti del gruppo protesteranno a Tortona (sede del colosso delle autostrade creato da Marcellino Gavio, ora amministrato dal figlio Beniamino) contro la legge in arrivo. MERCOLEDÌ scorso alcuni diri- genti del gruppo e i rappresentanti dell’Ance (società dei costruttori) di Alessandria hanno annunciato ai sindacati 2.044 licenziamenti nel caso in cui la legge delega per il nuovo Codice degli appalti passasse alla Camera così come è stata votata al Senato. Il testo prevede che le società in house del gruppo non potranno compiere lavori di progettazione, costruzione e manutenzione Sciopero contro le regole per i concessionari. Esposito (Pd): “Le aziende non vogliono le gare, spezzano i rapporti politici” delle tratte autostradali in concessione e anzi saranno estromesse dalle gare. Finora, invece, i concessionari potevano affidare il 60% dei lavori alle loro società e dovevano assegnare il restante 40% con gare pubbliche. La norma tocca pesantemente anche gli interessi del gruppo Atlantia che fa capo alla famiglia Benetton e che controlla Autostrade per l’Italia, la maggiore concessionaria italiana. Esposito difende questa impostazione molto criticata anche dai sindacati: “Il testo chiude un’epoca di proroghe con cui i concessionari delle tratte autostradali hanno fatto impresa: creavano delle ditte a cui affidavano la manutenzione senza gara. Finisce l’epoca di appalti e subappalti affidati in house, procedura molto opaca”, spiega il politico che ricorda anche co- Da Tortona Marcellino Gavio, creatore dell’impero delle autostrade del Nord LaPresse me “queste società hanno avuto legami stretti con la politica, che era subalterna e perennemente a disposizione”. Nelle parole di Esposito c’è una trasparente allusione agli storici rapporti tra il gruppo Gavio e ambienti politici del centrosinistra emersi in una serie di in- chieste giudiziarie che, fin dai tempi di “Mani pulite”, hanno visto coinvolti a più riprese esponenti del gruppo Gavio. “I concessionari privati stanno facendo un ricatto occupazionale per fare pressioni sui legislatori e anche per ristrutturare le loro aziende”, denuncia. I sindacati alessandrini però dubitano che gli annunci fatti dal gruppo di Tortona siano solo strumentali. La società prevede ricadute negative senza quei lavori, con 2.044 licenziamenti sui 5.600 lavoratori della galassia. Hanno annunciato esuberi anche la Pavimental e la Spea Engineering del Gruppo Atlantia che potrebbero mandare a casa 900 dipendenti del settore manutenzione e costruzione e 650 lavoratori della più grande azienda di progettazione italiana. “Entro un anno tutti i lavori dovranno essere messi a gara e i dipendenti potrebbero perdere il lavoro. IL LEGISLATORE non ha inseri- to una clausola sociale come accade per gli appalti dei servi zi”, spiega Massimo Cogliandro, segretario della Fillea Cgil di Alessandria. Concorda Pierluigi Lupo della Filca Cisl territoriale: “Più che una protesta contro il codice degli appalti, che nella sostanza è giusto, è contro l’assenza della clausola. Ci vorrebbe una soluzione tarata sugli edili”. La clausola sociale è un salvagente che impone alle ditte che subentrano in un appalto di riassumere gli operai impegnati nei lavori. Questa non sarebbe una via percorribile per il senatore: “Lo Stato non può farsi carico dei ricatti dei concessionari. La battaglia per difendere il lavoro va fatta contro queste società che non vogliono il mercato”. © RIPRODUZIONE RISERVATA 12 » P G | IL FATTO QUOTIDIANO | Giovedì 23 Luglio 2015 iazza rande L’odio che dilaga in Europa contro la Merkel è un pericolo Una ventina di giorni fa ho inviato nell’etere una specie di consiglio ai tedeschi e alla Merkel di far capire quanto sarebbe stato vantaggioso per la Germania riconoscere, seppure con grande ritardo, un risarcimento per i danni causati dai nazisti alla Grecia. Dicevo che è pericoloso l’odio che dilaga per l’Europa contro questa Germania che ci sottomette senza usare i carri armati. L’episodio della Merkel che cerca di consolare la bambina palestinese ha fatto un botto incredibile e preoccupante per l’economia tedesca, perché se inizia il boicottaggio di tutto ciò che è tedesco sono davvero cavoli amari. Purtroppo il mio consiglio è stato pubblicato solo da un giornale trentino diretto da un uomo che sa fare il suo mestiere (e non ha la puzza sotto il naso come tanti suoi colleghi che sanno parlare solo di Renzi, Berlusconi e Salvini) così i vantaggi che poteva avere la Germania (e di riflesso tutti gli Stati oppressi dall’euro) sono andati perduti. Voglio concludere con questa domanda: possibile che i grandi e geniali economisti che guidano il mondo ignorino il valore dell’immagine? Forse qualcuno in alto sta facendo la politica, orribile e criminale, del tanto peggio tanto meglio. A DOMANDA RISPONDO GIAMPIERO BUCCIANTI DIRITTO DI REPLICA FURIO COLOMBO Quanti immigrati ci stanno in Italia? CARO FURIO, sono un lettore del Fatto dal primo numero. Ti chiedo: quanti migranti possiamo accogliere e dove trovare le eventuali risorse per assisterli. BRUNO LA DOMANDA è involontariamente succube della cul- tura Salvini-Lega -Meloni-CasaPound. È come se i medici africani, europei, americani, che si battono contro ebola si domandassero: “d’accordo, è una malattia grave e infettiva. Ma quanti malati di ebola possiamo curare?”. Così come alle epidemie (specialmente se altamente infettive) non rispondono i ragionieri ma i medici, allo stesso modo il problema degli sbarchi non può essere affrontato sulla base della domanda contabile “quanti ne posso prendere?” e neppure con un generoso slancio umanitario. La domanda è politica. Perché il fenomeno di un trasbordo di popoli asiatici (Medio Oriente) e africani verso l’Europa è un grande, inevitabile problema politico che una cosa ha in comune con le grandi epidemie. È infettivo, e può trasformarsi in guerra. Non nel senso di invasione armata (fantasia cara a tutti i tipi di destra) ma nel senso di degenerazione ed estensione di ciascuno dei conflitti (alcuni anche molto vicini) che tormentano chi fugge. Qui va collocato un punto che io ripeto con ostinazione praticamente una volta al giorno, che nessuno ha smentito, e che viene lasciato cadere anche dai politici più miti, per non irritare la cultura leghista. Da almeno due anni la grandissima maggioranza di coloro che riescono ad arrivare vivi dalla nostra parte del Mediterraneo sono profughi, sono rifugiati, sono scampati alle macerie delle proprie case e alle persecuzioni di cui è vittima il gruppo, etnia o popolo o religione di cui fanno parte. E non sono più manodopera in cerca di lavoro e di una vita migliore. In un mondo che sta autodistruggendosi, una cosa funziona bene: le informazioni. In qualunque villaggio nel ANGELO CASAMASSIMA ANNOVI Il mutuo, un tempo acceso con felicità, ora è un incubo Chi non ricorda la fiducia con cui affidavamo alle banche i nostri risparmi e quella nostra timida soggezione nei confronti di chi ci parlava di interesse semplice ed interesse composto calcolando a mente vantaggi e svantaggi del modesto libretto al portatore in cui porre trepidanti qualche sudato risparmio. Ecco, è da lì, che si è sviluppato un mostro. Quanti disperati dopo aver perso il lavoro vengono sopraffatti dal mutuo acceso con tanta felicità, ma gli interessi sugli interessi si accumulano, proprio come per la Grecia. Quando si parla di riduzione del debito tutto ruota sugli interessi, perché ogni prestito innesca un giro finanziario il cui guadagno sugli interessi è l’unico scopo, e non accetta perdite se non, moltiplicate e scaricate sulle comunità. Ma i mutui non possono essere ripagati se non ritrovi il lavoro e se tutte le risorse di una nazione non siano destinate a ricostruire posti di lavoro: l’arida Germania della Merkel sa bene che pagare i debiti e basta non permetterà ai greci di tornare a sviluppare le attività, quindi il lavoro, ma la risposta è una sola: quella crudele data alla ragazzina in lacrime. Inviate le vostre lettere (massimo 1.200 caratteri) a: il Fatto Quotidiano 00193 Roma, via Valadier n° 42 - [email protected] Antimafia, ecco chi recita due ruoli nella stessa tragedia Ho avuto il piacere di conoscere Paolo Borsellino e devo riconoscere la sua grande onestà e dignità di uomo e di magistrato. Fino all’ultimo ha lottato contro la collusione stato-mafia, sacrificando la sua vita per il bene del suo Paese. La figlia Rita ha gli stessi valori e lo ha dimostrato, come del resto il fratello Tancredi, oltretutto hanno un comportamento di educazione e di rispetto nei confronti di alte cariche, che per anni sono stati e continuano ad essere presenti alle commemorazioni di Borsellino e di Falcone, ma poi voltate le spalle tornano alle logiche di faccendieri che confondono i valori di giustizia e onestà con l’ipocrisia e l’omertà. Mi torna alla mente il maestoso intervento del procuratore Scarpinato alla cerimonia di commemorazione del giudice Falcone, maggio 2013, dove senza tanti giri di parole spiegò, l’imbarazzo di trovarsi in- Direttore responsabile Marco Travaglio Direttore de ilfattoquotidiano.it Peter Gomez Vicedirettori Ettore Boffano, Stefano Feltri Caporedattore centrale Edoardo Novella Vicecaporedattore vicario Eduardo Di Blasi Art director Fabio Corsi Redazione 00193 Roma, Via Valadier n° 42 - tel. +39 06 32818.1, fax +39 06 32818.230 mail: [email protected] - sito: www.ilfattoquotidiano.it Editoriale il Fatto S.p.A. sede legale: 00193 Roma , Via Valadier n° 42 Presidente: Antonio Padellaro Amministratore delegato: Cinzia Monteverdi Consiglio di Amministrazione: Lucia Calvosa, Luca D’Aprile, Peter Gomez, Layla Pavone, Marco Tarò, Marco Travaglio cuore dell’Africa sanno che qui non c’è lavoro, e che anche i cittadini dei luoghi in cui vorrebbero andare se la cavano male. Ma se verso quel villaggio sta arrivando Boko Haram, che porta morte, distruzione, stupro e schiavitù delle donne e dei soldati-bambini, fuggire, per un padre di famiglia, è dovere. Avrete notato che nessuno ci dà più questo dato: quanti rifugiati, quanti migranti, arrivano ad ogni sbarco? Avrete notato che tutte le rivolte dei cittadini “bianchi”, organizzate con tempismo, gran teatro e un cocktail nuovo, per l’Italia, di stupidità e crudeltà (se occorre anche con la partecipazione straordinaria di certi presidenti di Regione) cercano, assediano e cacciano rifugiati già debitamente registrati come rifugiati (cioè con diritto legale di asilo) e ragazzini fuggiti soli o rimasti soli (“minori”, dicono i relativi atti amministrativi). Se mai i pochi che sono saltati sui barconi per il richiamo (non vi pare un po’ strano, in tempo di Grecia?) della vita comoda e felice di noi europei, non vogliono restare in Italia. Si dirigerebbero verso il nord Europa se le frontiere non fossero illegalmente chiuse. Hanno attraversato tutta l’Africa per trovare un’Europa più barbara, che fa Shengen e nega Shengen. E hanno trovato uno strano Paese pieno di orgoglio, di petti gonfi, di autocelebrazioni, a cui tutti gli altri Paesi vicini chiudono le frontiere, e l’Italia, che sprizza gloria da tutti i pori, se le lascia chiudere. Il lettore che mi scrive deve rendersi conto che l’Italia è dentro l’Europa e che Italia ed Europa, insieme, hanno mezzi, modi, strategie e risorse per affrontare un problema grande ma risolvibile, e a cui siamo legati se non altro per altruismo egoista: se tutto quel mondo crolla, ci crolla addosso. Furio Colombo - il Fatto Quotidiano 00193 Roma, via Valadier n° 42 [email protected] sieme a personaggi che in poche parole, recitavano due ruoli nell’unica tragedia. CLAUDIO MARCHETTI In Italia chi scrive le regole grammaticali non le conosce Oggi ho avuto un dubbio con il verbo odiare, ma l’ho risolto prima attraverso le mie reminiscenze scolastiche (fornitemi a suo tempo da insegnanti “terroni” molto vituperati al nord dai soliti squallidi razzisti e da chi sollecita il razzismo) e poi con la visita al portale della Treccani. Non ho fatto bene? Io penso di sì, visto che c’è gente che sostiene che ormai la maggioranza degli italiani usi il termine “mi odi”, e non “mi odii” per dire di essere odiato e che, pertanto, “mi odi” sia il termine corretto da utilizzare coniugando il verbo “odiare”. E ci risiamo. Gli ignoranti scrivono le regole di grammatica e fanno anche testo. Invece, chi scrive i testi di grammatica e sintassi in modo per- Centri stampa: Litosud, 00156 Roma, via Carlo Pesenti n°130, 20060 Milano, Pessano con Bornago, via Aldo Moro n° 4; Centro Stampa Unione Sarda S. p. A., 09034 Elmas (Ca), via Omodeo; Società Tipografica Siciliana S. p. A., 95030 Catania, strada 5ª n° 35 Concessionaria per la pubblicità per l’Italia e per l’estero: Publishare Italia S.r.l., 20124 Milano, Via Melchiorre Gioia n° 45, tel. +39 02 49528450-52, fax +39 02 49528478, mail: [email protected], sito: www.publishare.it Distribuzione Italia: m-dis Distribuzione Media S.p.A., Sede: 20132 Milano, Via Cazzaniga n° 1, tel. + 39 02 25821, fax + 39 02 25825203, mail: [email protected] Resp.le del trattamento dei dati (d. Les. 196/2003): Antonio Padellaro Chiusura in redazione: ore 22.00 Certificato ADS n° 7877 del 09/02/2015 Iscr. al Registro degli Operatori di Comunicazione al numero 1859 fetto deve essere mandato a casa, se insegnante, perché non serve a nulla. Quello che conta, è ciò che accettano per termini corretti le persone che non capiscono la grammatica né la sintassi italiana. ARMANDO SANTORO La riforma deforme spaventa la tribù dei musi lunghi del Pd Un parlamentare Pd, (pare, della Tribù dei musi lunghi) intervistato dal Fatto Quotidiano, su possibili aiuti della falange verdiniana per le così dette riforme (deformi) al suo governo in carica, ha affermato di rabbrividire all’idea, di un Pd renziano che dimostra di avere una idea di “potere”, più che di “Paese”. In un paese come il nostro, dove il tasso del malaffare arriva sino alle più alte istituzioni pubbliche, si dovrebbe fare una legge per agevolarle. Il danno sarà enorme: ricordiamo sempre che si deve osservare l’articolo 54 della Costituzione. FORME DI ABBONAMENTO TUTTO DIGITAL App Mia - Il Fatto Quotidiano (su tablet e smartphone) PDF del quotidiano su PC • Abbonamento settimanale • Abbonamento mensile • Abbonamento semestrale • Abbonamento annuale SANDRO PICCIRILLI Prezzo e Prezzo e Prezzo e Prezzo e 5,49 17,99 94,99 179,99 TUTTO COMPRESO Un abbonamento al quotidiano cartaceo a scelta (Postale, Coupon, Edicola) + TUTTO DIGITAL - Postale annuale e 220,00 (5 giorni) - Postale semestrale e 135,00 (5 giorni) - Coupon annuale e 370,00 (7 giorni) - Coupon semestrale e 190,00 (7 giorni) - Coupon annuale e 320,00 (6 giorni) - Coupon semestrale e 180,00 (6 giorni) - Edicola annuale e 290,00 (6 giorni) - Edicola semestrale e 170,00 (6 giorni) La ricostruzione di Casula e Sansa sul mio ruolo nella vicenda Ilva si affida al pettegolezzo e a una intercettazione tra due estranei che parlano di me ed evidentemente millantano. I fatti dicono altro. Il 26 ottobre 2012 avevo rilasciato l’Autorizzazione integrata ambientale con un piano di interventi da attuare entro tre anni, ancorato rigidamente alle regole europee. Il 15 novembre 2012 Ilva aveva accettato piano e relativi impegni, stimati in circa 3 miliardi, senza l’erogazione di un solo euro di fondi pubblici: certamente non un regalo per l’impresa. Tra alterne vicende (sequestri, dissequestri, bocciatore delle decisioni della magistratura locale da parte della corte costituzionale…), che non posso descrivere per i limiti che mi sono stati imposti dalla direzione del quotidiano, ero riuscito a far confermare l’impegno da Ilva l’impegno. L’azienda aveva proposto una diversa scansione degli interventi ma senza dilazioni. La richiesta di Ilva doveva essere approvata dalle autorità di controllo ma queste, forse condizionate dalle iniziative del Gip, non avevano risposto e avevano avviato contestazioni a Ilva per il mancato rispetto dei tempi che Ilva stessa aveva richiesto di rimodulare. Il tira e molla era finalizzato a sottrarre Ilva alla proprietà, con l’illusione che una nuova “statalizzazione” avrebbe salvato la capacità produttiva. Così è scattato il commissariamento. Un errore, perché Ilva è stata deresponsabilizzata e lo Stato ha dovuto assumersi oneri non previsti dall’accordo del novembre 2012. Se fosse stata seguita la strada tracciata, oggi Ilva sarebbe il più grande cantiere d’Europa per la trasformazione sostenibile di un impianto siderurgico. CORRADO CLINI, GIÀ DIRETTORE GENERALE E MINISTRO DELL’AMBIENTE Ciò che l’ex ministro Corrado Clini definisce “pettegolezzo” è in realtà il risultato di un’indagine denominata “ambiente svenduto” grazie alla quale è emerso il quadro tragico in cui vivono i cittadini di Taranto e i lavoratori dell’Ilva anche grazie alle varie autorizzazioni integrate ambientali rilasciate dal ministero nel quale Clini era da tempo direttore generale. Un’inchiesta che, sui gravi indizi di colpevolezza dei soggetti coinvolti, ha trovato conferme in ogni grado di giudizio cautelare. Confermiamo ogni singola parola di quanto scritto nell’articolo e aggiungiamo che sarebbe interessante, a nostro avviso, che Clini spiegasse su quali basi afferma che le autorità di controllo siano state condizionate dalle iniziative del Gip. Per il bene dei tarantini e degli operai. F.C. E F.S. COME ABBONARSI È possibile sottoscrivere l’abbonamento su: https://shop.ilfattoquotidiano.it/abbonamenti/ Oppure rivolgendosi all’ufficio abbonati tel. +39 0521 1687687, fax +39 06 92912167 o all’indirizzo email: [email protected] • Servizio clienti [email protected] MODALITÀ DI PAGAMENTO • Bonifico bancario intestato a: Editoriale Il Fatto S.p.A., BCC Banca di Credito Cooperativo Ag. 105, 00187 Roma, Via Sardegna n° 129 Iban IT 94J0832703239000000001739 • Versamento su c. c. postale: 97092209 intestato a Editoriale Il Fatto S.p.A. 00193 Roma , Via Valadier n° 42, Dopo aver fatto il versamento inviare un fax al numero +39 06 92912167, con ricevuta di pagamento, nome, cognome, indirizzo, telefono e tipo di abbonamento scelto • Pagamento direttamente online con carta di credito e PayPal. PIAZZA GRANDE Giovedì 23 Luglio 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | GIUSTAMENTE LA HIT PARADE DI MATTEO MR BEAN M atteo Renzi non smette mai di omaggiare il maestro Berlusconi. Anche nelle gaffe. Ecco un best of delle figuracce renziane. Sarebbero molte di più, ma lo spazio è come Renzi: tiranno. SCHULZ PUÒ ATTENDERE. A margine dell’incontro bilaterale a Strasburgo, Renzi fa più volte attendere Schultz per concedersi ai selfie: “Vai, chi ci fa la foto? Vai Martin, vieni anche tu con noi”. Neanche fosse al bar di Rignano. UMANISTI SI NASCE. Scarabocchiando alla lavagna come un maestro Manzi per sempre ripetente, scrive: “Cultura umanista”. Sarebbe “umanistica”, ma pazienza. QUEL SUO CAPPOTTO FINO. Incontrando la Merkel, che chiama “An g el a ” n ea n ch e fosse sua sorella, si presenta indossando un cappottone risalente alla Prima Guerra Mondiale. Non contento di ciò, sbaglia pure ad abbottonarlo. » ANDREA SCANZI via smartphone, gli ordina di rimettersi la giacca. Mesi dopo, forse per donare buonumore ai soldati in Afghanistan, si presenta vestito da involtino in tuta mimetica. Immagini che resteranno. SPEZZEREMO LE RENI ALL’ISTRIA. Nel salotto di Vespa regala perle di storia: “Nel 700, 800 e 900 si occupavano militarmente altri stati. Noi ci prendevamo l’Istria, Nizza e la Savoia”. Quando Vespa osa correggerlo, Renzi sbotta: “Vabbè, non stiamo lì a fare i precisini”. Sempre da Vespa ammette: “Noi siamo quelli che abbiamo alzato le tasse”. Alè. ENI SEGRETA. A Otto e Mezzo dichiara: “L’E- ni è un pezzo fondamentale dei nostri servizi segreti”. Anche questa, però, più che una gaffe pare un lapsus freudiano. CINGUETTII INGRATI. Renzi ama Twitter ma Twitter non ama lui. Scrive “Republica”con una “b”, aggiunge una “s” alla parola “leader”. Un’ecatombe. Poi: “Al Cern di Ginevra, l’Europa che ci piace, l’Europa che funziona”. La Meloni lo crivella così: “Ci stai dicendo che l’Europa che funziona è quella fuori da Ue e Euro? O è solo un epic fail?”. La seconda, grazie. DANTE CHI? Citando Dante a Strasburgo, sentenzia: “Fatti non foste per viver come bruti ma per seguir virtute e conoscenza”. Sarebbe “canoscenza”, ma “non stiamo qui a fare i precisini”. UNA GOBBA A NAIROBI. Credendo di dover andare in trincea e non a un incontro diplomatico, si presenta a Nairobi con un giubbotto antiproiettili che fuoriesce vistosamente dalla giacca, creando un caso diplomatico e più che altro un’allegra gobba andreottiana. Bei momenti. MANIGLIONI DELL’AMORE. Durante lo streaming con Di Maio, si piazza a favor di telecamera esibendo la camicia bianca e regalando un parossismo di adipe. Lo staff, I l bello dei Supereroi è che anche quando li credi morti, anche quando li vedi sparire in una nube di polvere, sotto un meteorite, un cingolato o un grattacielo di cento piani, loro alla fine tornano sempre. È successo a Superman, a Capitan America, a Iron Man e a Batman, è successo perfino a Elektra di Daredavil, non potevamo certo rimanere orfani della nostra eroina prediletta, Alessandra Moretti, tornata finalmente nei migliori teatrini della penisola col nuovo capitolo della sua saga: Lady Like returns. Confesso che mi mancava. E sospettavo fortemente che dietro alla sua momentanea sparizione ci fossero le trame del suo disegnatore Matteo Renzi. L’HA CONFESSATO lei stessa alla fe- sta del Pd a Verona, raccontando ai presenti che erano lì (perché non avevano l’aria condizionata a casa, mica per altro), che durante la campagna elettorale l’agenzia di comunicazione del premier, la Dotmedia, le ha chiesto di abbandonare tacchi e gonnelline alla Alessandra Moretti per lasciar spazio a rigidi tailleur da ferrotranviere. Insomma, hanno preteso di far morire Lady Like per sostituirla con Lady Tranvài. Diciamolo. Nel ruolo di Lady Tranvài la nostra Alessandra era veramente triste. Niente più accavallamenti di gambe in tv, niente più parrucchiere ma caschetto lisciato in casa con la IL DEVID DI MAICHELANGELO. Incontrando Neta- LA VENDETTA VA SERVITA DALL’ESTETISTA » SELVAGGIA LUCARELLI piastra “Bellissima” di Diego Dalla Palma, niente più estetista. Pare che per trasformarla in Lady Tranvài, Renzi le abbia chiesto non solo di smettere con le cerette, ma di evitare anche il Gilette a tre lame e di farsi crescere i peli sotto le ascelle. che consiglia i pantaloni elasticizzati alla Boschi, io due domande sui ‘sti consulenti d’immagine me le sarei fatta, ma Lady Tranvài non pensava. Eseguiva. E così, lei che temeva così tanto i look mascolini alla Rosy Bindi, l’hanno fatta girare per i mercati veneti vestita come Umberto Bindi, LADY LIKE sperando che gli eLa Moretti è tornata, come lettori dimenticassero l’intervii supereroi che risorgono. sta suicida al Corriere. Lei, dal canto E finalmente può tornare suo, ci provava a fare quella brava, a depilarsi (cosa che intelligente e cesil premier le impediva) sa, ma glielo leggevi negli occhioni diventati un po’ Ed è per questo che durante le re- meno azzurri che ti stava dicendo gionali è apparsa poco in tv. Non e- “Io non sono un ferrotranviere, mi ra per non sovraesporsi, era per na- disegnano così”. Alla fine Lady scondere i baffi alla Tom Selleck. Tranvài non ha funzionato, il catDel resto, quello che Renzi e la Dot- tivo Zaia l’ha fatta fuori ed è resumedia chiedeva, la nostra eroina scitata lei, l’eroina la cui criptonite faceva. Certo, visto che Dotmedia è il pelo superfluo: Lady Like. Più probabilmente è anche l’agenzia bella, brava e intelligente che mai è » 13 Una patrimoniale, l’unica seria politica del fisco nyahu, allude alla bellezza del “Devid di Maichelangelo”. Poi, fuorionda, si dilunga sul fascino della Joconda di Leonardo do Nascimento de Araujo (oltre che da Vinci). SHISH IS THE WORD. Durante un epifanico intervento al Digital Venice, sciorina un monologo lisergico in inglese. Ogni tanto rivolge lo sguardo verso l’alto, tipo Verdone o tipo cernia. “Shish”, “Bikosa”, “Destracciar”, “Ukrai”: parole forti. IL PICCHETTO DI BARACK. Incontrando Obama, scrive sul guestbook della Casa Bianca “goverment” invece di “government” e “United States” senza “the” davanti. Il meglio però lo ha dato poco prima. Prima si posiziona nel punto sbagliato, frapponendosi tra picchetto e ospite d’onore. Poi, quando parte la musica, si incammina con passo da bombolone infortunato. Quindi, invece di rivolgersi ai militari nel saluto d’ordinanza, stringe la mano a Obama. Idolo. IL BOMBA. Renzi ama bullarsi. Tipo: “L’Iran? Vigilo io” (auguri, vai); “Tutti mi vogliono come mediatore” (può essere, ma non si sa per mediare cosa: forse la sagra dei baccelli a Cincelli). Oppure: “Scusate il ritardo, ma ho passato la notte a salvare l’Europa”. Poi è arrivata l’ambulanza, e per prima cosa gli ha tolto il pigiamino di Superman che indossava. © RIPRODUZIONE RISERVATA tornata quella di prima, abilissima nel salire sui treni giusti e senza neanche l’abito del ferrotranviere. Ed eccola lì a cinguettare che non è lei ad aver perso in Veneto, ma Lady Tranvài. Che non si manda una candidata in campagna elettorale sobria, accollata e col caschetto con l’effetto crespo. DEL RESTO, è cosa nota che Zaia ab- bia vinto a colpi di minigonne e tacco 12, che Zaia sia potuto andare dall’estetista e lei no. Era una guerra impari. Pare che in piena par condicio Zaia abbia perfino fatto una pulizia del viso e lei no. Infine, la nostra Lady Like, a proposito della debacle in Veneto, ha ricordato di come Lady Tranvài in quel periodo abbia lasciato intuire, sbagliando, un forte collegamento tra la sua candidatura e il governo nazionale, perché il Veneto ha una sua autonomia. Ma tu guarda, all’epoca era un europarlamentare, per sua ammissione fu chiamata da Renzi in piena notte che la invitava a mollare tutto e a candidarsi in Veneto, e i veneti hanno pure pensato che fosse filogovernativa. Gente di malafede. Fortuna che Lady Tranvài è morta per sempre. Fortuna che è tornata lei, l’unica eroina capace di volare sopra gli insulti come Superman, di arrampicarsi dappertutto come l’Uomo Ragno, di cambiare forma e coalizione come i Mutanti e di strapparsi la camicia da ferrotranviere come Hulk. Bentornata Lady Like. » BRUNO TINTI È arrivata una nuova ondata di “annuncite”. E Renzi se l’è presa subito: il suo sistema immunitario, per questa particolare patologia, non funziona. Diminuiremo sostanziosamente le tasse, ha detto. Che, se coincidesse con l’avvenuto pagamento dei debiti, la ripresa economica e il conseguente aumento del Pil, sarebbe non solo una buona cosa ma una cosa doverosa. Detta così, invece, è una cosa sbagliatissima. Le tasse hanno una caratteristica: alla gente non piacciono. Sicché, quando possono, non le pagano. Beh, la gente. Diciamo gli italiani, i greci, gli spagnoli, insomma (ma guarda che caso) i poveri dell’Europa. Perché gli Europei del Nord le pagano. Ne consegue che, in linea di prima approssimazione, alzare o diminuire le aliquote cambia poco: non pagare il 55% di imposta non dà un risultato diverso da non pagare il 35%. E sia chiaro, questa storia dell’evasione dovuta ad aliquote troppo alte è una palla: gli evasori evadono tutto il possibile; quello che pagano è lo stretto indispensabile per minimizzare il rischio di un accertamento. Però l’abbassamento delle aliquote qualcosa cambia, in realtà: fa respirare l’88% dei cittadini, quelli che le imposte sul reddito le pagano fino all’ultima lira. Sono i lavoratori dipendenti e i pensionati che, sia chiaro, evaderebbero volentieri anche loro; ma non possono, i soldi lo Stato glieli prende subito, prima che possano metterci le mani sopra. Gli altri, il 12%, le partite Iva, di “nero” vivono e di “nero” continuerebbero a vivere. Insomma, aumentare o diminuire le aliquote di imposta ha pochissimo impatto sulla fascia dei contribuenti più ricchi. E quindi Renzi deve far finta di aver avuto un colpo di genio: scoprire l’acqua calda. Qual è l’unica imposta che non si può evadere? La patrimoniale. I beni su cui si applica sono lì, basta contarli: immobili, rendite finanziarie, beni mobili registrati. E, con un altro colpo di genio, si possono tassare beni di valore quali collezioni d’arte, gioielli, mobili antichi etc: basta acquisire i contratti di assicurazione che quelli che li possiedono hanno certamente stipulato. E non ha importanza chi sia il reale o apparente (società schermo) proprietario: se non si paga, sequestro; lo Stato si tiene quello che gli compete e restituisce il resto. LE OBIEZIONI sono note. La patrimonia- le incide su beni in relazione ai quali le imposte e tasse sono già state pagate; è una doppia tassazione. Sì, e allora? Se la progressività non può essere assicurata con il sistema delle aliquote perché il popolo italiano (e greco, spagnolo etc) è incivile, lo si farà con altri sistemi; per esempio con la patrimoniale. E anche: garantite servizi decenti e pagheremo. Prima di tutto è una palla. E poi i servizi pubblici italiani sono più che decenti, a cominciare da un’assistenza sanitaria che gli altri Paesi se la sognano. Infine: certo che i servizi pubblici possono e devono essere migliorati; ma chi l’ha detto che, fino ad allora, gli evasori sono legittimati a evadere? La legittima difesa contro lo Stato è un’invenzione di Berlusconi, il che basterebbe a far capire che si tratta di una stupidaggine. Se ciò non bastasse, è sufficiente studiare un po’ di diritto. Una chicca: con una patrimoniale generalizzata, l’Imu sulla prima casa potrebbe benissimo essere abolita, avremmo gettito più che a sufficienza per riportare l’Italia all’onor del mondo. © RIPRODUZIONE RISERVATA 14 » ESTERI | IL FATTO QUOTIDIANO | Giovedì 23 Luglio 2015 CINA AI WEIWEI RIPRENDE IL PASSAPORTO L’artista Ai Weiwei, sempre critico verso le politiche di Pechino, ha riavuto dalle autorità cinesi il passaporto ed è libero di tornare a viaggiare dopo lo stop forzato di quattro anni. Il passaporto, confiscatogli nel 2011 a seguito dell’arresto con 81 giorni di prigione senza capi d’imputazione, gli darà la possibilità di recarsi in Germania dove vive suo figlio di 6 anni e poi a Londra alla Royal Academy of Arts. Ansa SIRIA DRONE UCCIDE LEADER DI AL QAEDA Nella guerra al terrorismo, gli Usa hanno centrato un nuovo obiettivo della loro “kill list”: con un razzo sparato da un drone, hanno eliminato nel Nord della Siria Muhsin al-Fadhli, leader di un gruppo di veterani di al-Qaida, il Khorasan. Un “operativo” che avevano nel mirino sin dalla prima massiccia ondata di raid aerei in Siria, lo scorso settembre, ma che finora era riuscito a farla franca. L’INCHIESTA Arrestati un nordafricano e un pachistano. Progettavano atti terroristici. Obiettivo: la base Nato di Ghedi Brescia-jihad: la cellula che studiava l’attentato » DAVIDE MILOSA V Milano ivono nel profondo nord d’Italia. Permesso di soggiorno regolare. Lavoro regolare. Famiglia, amici. Integrati nella ricca Lombardia. Tra Manerbio, Saronno e Brescia, a un passo dal lago di Garda. Ma la loro è una vita d’apparenze, di verità nascoste. Perché sotto a tutto c’è un’adesione profonda alla jiahd e allo Stato Islamico. È questo l’impressionante identikit ricostruito dalla procura di Milano. Inchiesta lampo, quella istruita dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli. Ieri due arresti di peso: Lassaad Briki, tunisino classe ‘80 e Muhammad Waqas, pachistano di 27 anni. Entrambi sono accusati di appartenere all’Is con lo scopo, scrive il giudice nella sua ordinanza d’arresto, “di commettere atti di violenza e con finalità di terrorismo sul territorio italiano”. QUESTA LA NOVITÀ, rispetto alla precedente indagine, sempre della Digos di Milano, su Maria Giulia Sergio, alias Fatima, la giovane napoletana convertita al Califfato L’INTERVISTA e partita per la Siria. Anche qui, i due progettavano la partenza verso le terre occupate dall’Is. Prima però volevano lasciare il segno. Tra i loro obiettivi: le forze dell’ordine, chiese e soprattutto la base militare di Ghedi in provincia di Brescia. Al di fuori del lavoro e della famiglia, la loro è una vita de- I tweet dell’odio ”Siamo già Roma, i nostri coltelli sono affilati e pronti per la macellazione” Bakr Al Baghdadi”. L’indagine milanese nasce nell’aprile scorso dopo che la Polizia postale intercetta 230 tweet dal profilo Omar Moktar nel quale compare l’hashtag Islamic State in Rome. Vengono postate frasi e fotografie. Foglietti con la scritta Islamic State in Rome riprese davanti al Duomo di Milano, in metropolitana, lungo le autostrade, a Roma. E poi le frasi. “Ora agiamo con le foto nelle vostre strade, presto agiremo con i coltelli affilati. Ci metteremo sul vostro trono”. LAME E JIAHD. “Siamo già a Roma, dicata completamente ad Allah. “Io – dice intercettato Briki – ho solo voglia di fare la jiahd e se Allah mi dà la possibilità di farlo lo faccio”. Risponde Waqas: “Io aderisco a settembre”. E ancora: “La guerra sarà più urbana, come ad esempio in Assasin’s Creed o un altro gioco famoso della playstation”. Dice Briki: “Io quando lavoro ho sempre la testa lì”. Il tunisino risulta il più convinto “tanto - scrive il gip - che si segnala il suo giuramento di fedeltà al califfo Abu i nostri coltelli sono pronti per la macellazione”. In poche settimane, la polizia associa quei tweet a un nome e a un volto. È quello di Briki. L’indagine entra nel vivo a fine aprile. Le intercettazioni aiutano a costruire il profilo svelando anche il secondo indagato. I due si vedono nella casa di Manerbio dove abita il pachistano. Discutono solo di jiahd. Di arruolarsi e di colpire in Italia. Studiano sul manuale intitolato “How to survive in the west”, guida al combattente che vive in Occidente. Progettano di acquistare armi a Saronno e individuano nella base di Ghedi l’o- Precedenti Tra Roma e Milano Attentati I due arrestati progettavano azioni in Italia. Entrambi risultano regolari e con un lavoro fisso. Sul web divulgavano l’ideologia del Califfato LaPresse La cellula qaedista Il primo luglio il Ros di Roma arresta tre persone. Sono accusate di proselitismo sul Web Fatima la convertita Nel novembre 2014 la Digos di Milano intercetta le parole di Giulia Sergio. Emerge una fotografia dall’interno dell’Is biettivo principale da colpire. “Io - dice Briki - voglio fare una cosa prima di partire”. Waqs: “Io odio tanto i carabinieri”. Briki: “Qui c’è una base militare”. L’attacco alla base Nato “è una grande porta per il jennah (paradiso, ndr)”. Di più: Waqs rivela di avere un amico che entra nella base. Dice il tunisino: “Basta ammazzare e se non ammazzo brucio un aereo perché io prendo una molotov”. A giugno viene intercettata una conversazione su Facebook tra Briki e un mujaheddin attivo in Siria. Entrambi sono della città di Kairouan. Il combattente lo esorta: “Vieni allo Stato, lascia il paese della miscredenza, qui troverai la tua dignità”. Briki è in contatto anche “con soggetti contigui agli attentati commessi in Tunisia”. La strage del Bardo (18 marzo) e quella di Sousse del 26 giugno. Pochi giorni dopo, il 3 luglio, il tunisino è sulla spiaggia del massacro a scattare fotografie. © RIPRODUZIONE RISERVATA L’esperto Josè Reveles racconta connivenze e impotenze del governo nella caccia al narco-boss evaso “Il Messico non riprenderà mai El Chapo” » ROBERTA ZUNINI L a latitanza del Chapo, alias Joaquín Archivaldo Guzmán Loera, il 60enne Re dei narcotrafficanti messicani è destinata a durare a lungo”. Josè Reveles, uno dei più noti giornalisti investigativi messicani esperti di organizzazioni criminali, conosce nei dettagli la vita e la carriera del “dominus” di Sinaloa per averne scritto la biografia dopo la sua prima fuga da un carcere di massima sicurezza . Anche l’11 luglio “El Chapo” (il corto) è riuscito a evadere attraverso un tunnel di un chilometro e mezzo, dotato di impianto di ventilazione e illuminazione, scavato sotto la sua cella. Del resto, il sovrano dei mafiosi messicani di tunnel ne sa qualcosa, visto che, grazie ai corridoi sotterranei realizzati dalla sua manovalanza sotto la frontiera con gli Stati Uniti, ha conquistato il diritto a esportare tutta la cocaina prodotta in Colombia, oltre all’oppio e alla marjuana che cresce nei suoi feudi. Perché ritiene che sarà difficile per la polizia federale e l’esercito scovarlo? Tunnel sotto la cella Il pasaggio sotterraneo da cui è fuggito El Chapo, che ora si nasconderebbe nello Stato di Sinaloa, dove è nato Perché El Chapo è protetto da una rete fittissima di amici e collaboratori, ovviamente pagati profumatamente, che operano in tutte le Istituzioni messicane, a tutti i livelli. Inoltre, attorno a lui c’è un enorme cordone di sicurezza che lo tutela fisicamente. Sono pistoleri scelti, sicari, cecchini, in grado di combattere vere e proprie battaglie con le forze di sicurezza. Sono certo che si trovi sulle montagne dello Stato di Sinaloa, dove è LaPresse/Ansa sabile di quanto accaduto. L’ira degli Stati Uniti Il “capo dei capi” stava per essere estradato: ora Obama striglierà il presidente Neto nato. Si tratta di zone dove non riesce a entrare nemmeno l’esercito. L’esercito non riesce o non vuole? Il problema a questo punto non è se l’esercito voglia o non voglia. È il presidente Peña Cosa avrebbe potuto fare il presidente? Nieto in persona che lo esige. Per lui è imperativo scovarlo, pena l’indebolimento dei rapporti con gli Stati Uniti. El Chapo stava infatti per essere estradato negli Usa. Se non verrà trovato, gli Usa riterranno il presidente il respon- Trattandosi del Chapo, avrebbe dovuto fare di tutto perché la sorveglianza fosse al massimo livello. Proprio perché questo criminale può comprare chiunque con cifre da capogiro, doveva essere predisposto nei suoi confronti un sistema di controllo capillare dentro e fuori la prigione. Se ci fosse stato un controllo affidabile, ci si sarebbe accorti che da mesi c’erano uomini che stavano lavorando nella zona per costruire il tunnel. El Chapo è uno degli uomini più ricchi del Messico. Le sue proprietà e il suo denaro sono mai stati oggetto di investigazione? Secondo la rivista Forbes, El Chapo ha un patrimonio di 1 miliardo di dollari, ma io sono certo sia molto più ingente. Eppure la magistratura non ha mai investigato in tale direzione e le sue proprietà non sono mai state toccate e nemmeno il suo denaro. Che però il cartello di Sinaloa aveva provveduto a depositare anche all’estero, presso la banca statunitense Wa- chovia, poi acquistata da Wells Fargo? L’esperto finanziario Martin Woods ha rivelato che il cartello de El Chapo aveva depositato senza problemi, direttamente attraverso la cassa di cambio messicana, la somma di 378 milioni di dollari. L’investigazione delle autorità statunitensi si è conclusa con una sanzione di appena 110 milioni di dollari nei confronti della Wachovia. Una cifra ben lontana dalla multa di 2 miliardi e 100 milioni comminata alla Hsbc, che ammise di aver accettato denaro sporco da un cartello messicano. Ciò significa che El Chapoha goduto finora di un trattamento di favore non solo negli ambienti finanziari messicani. Esatto. Ma ora le cose sembravano essere cambiate, grazie anche alla richiesta di estradizione degli Usa. Di cui però quasi nessuno sapeva, tranne il diretto interessato, guarda caso. E proprio per questo è evaso con la complicità di molti, non solo delle guardie carcerarie arrestate. © RIPRODUZIONE RISERVATA ESTERI Giovedì 23 Luglio 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | AUSTRALIA RESPINTI I RICHIEDENTI ASILO Per la prima volta in oltre 12 mesi, un barcone di richiedenti asilo è entrato in acque australiane, ma è stato intercettato da una nave della marina militare e si ritiene sia stato respinto verso il Vietnam, da cui proveniva. Il peschereccio era stato avvistato all’alba di lunedì da una nave che eseguiva manutenzione di una piattaforma petrolifera a 150 chilometri dalla costa nord-ovest dell’Australia. » 15 PARIGI CONTRO IL PACCHETTO NO LOGO In Francia arriva la protesta dei tabaccai infuriati per l’introduzione, dal 2016, del cosiddetto pacchetto neutro che secondo loro favorirà contrabbando e acquisto di tabacco all’estero. Ieri mattina, intorno alle 6, hanno rovesciato 4 tonnellate di carote davanti alla sede del Partito socialista. “Sono il colore simbolo dei tabaccai”, hanno spiegato i manifestanti contro il pacchetto no-logo. Reuters SULLE TRACCE DEI SEQUESTRATI Il viaggio dalla frontiera tunisina a Tripoli attraversa le zone spartite tra i clan tribali e le coste dove operano bande criminali più o meno legate al jihad Slalom fra le trappole libiche » NANCY PORSIA A Tripoli Le tappe rriviamo a Ben Guerdan, l’ultimo avamposto della Tunisia al confine con la Libia. Attraversiamo a piedi la frontiera insolitamente deserta, forse per i postumi del mese santo di Ramadan. Sul versante libico l’aria si fa subito pesante: davanti al passaporto italiano, gli uomini della sicurezza alla frontiera di Ras Jadeer sono divenuti cauti. Vogliono fare ulteriori controlli sull’autista che è venuto a prendermi per portarmi a Tripoli. L’autista, imbarazzato, mi ricorda che 4 italiani sono stati rapiti sullo stesso tratto di strada che corre dalla frontiera alla capitale solo 48 ore prima. Rapiti tra la città di Zuwara e il complesso petrolifero a guida Eni di Mellitah. LA RIVOLTA Nel 2011, l’anno delle primavere arabe, molti cittadini sono scesi in piazza contro il regime n LA CACCIATA In fuga da Tripoli Gheddafi fu catturato e ucciso il 20 ottobre n GINO POLLICARDO, Fausto Piano, Filippo Calcagno e Salvatore Failla della Bonatti, sarebbero stati fermati e prelevati da un commando armato nel villaggio di al-Tawileh, area di competenza del municipio di Zuwara, la città abitata dalla comunità della minoranza A ma z i gh , berberi. La banda si è eclissata con i 4 tecnici, lasciando l’autista immobilizzato e ritrovato dalle forze di sicurezza all’interno del bagagliaio dell’auto. L’unico testimone del sequestro è ancora in cura per le ferite riportate nell’attacco. Le autorità inquirenti di Zuwara avrebbero già inoltrato la richiesta per interrogarlo. “La dinamica è la stessa riscontrata nel sequestro del tecnico Marco Vallisa e dei suoi due colleghi della Piacentini, un anno fa”, ha spiegato al Fatto una fonte a Zuwara. Lo scorso anno Marco Miliziani libici nell’area costiera della Tripolitania. A destra, Alfano Ansa Vallisa fu prelevato con i suoi colleghi dalla foresteria della Piacentini, al centro di Zuwara. Fu subito intercettato e arrestato il palo tunisino e, poi, catturati i due mandanti, uno di Tripoli e l’altro di Sabrata, città sulla costa a 20 chilometri da Zuwara nella direzione del complesso Mellitah. Sabrata è famosa oltre che per le antiche vestigia romane anche per la massiccia presenza di fondamentalisti islamici, legati alla rete di Al Qaeda del Nord Africa e oggi in joint venture con le cellule cosiddette dormienti dello Stato Islamico che fa capo al califfato di Al Baghdadi. Per Zuwara, Sabrata sta diventando un vicino sempre più scomodo e ingombrante. Mentre negli ultimi mesi le autorità di Zuwara hanno arrestato alla frontiera alcuni ragazzi tunisini, sospettati di far parte di gruppi islamici fondamentalisti, a Sabrata si moltiplicano le cosiddette cellule dormienti del fondamentalismo islamico. “Tutto lascerebbe pensare a un coinvolgimento della rete criminale organizzata SOLO UN MESE FA L’ITALIA festeggiava il rientro dell’ultimo dei rapiti in Libia, il medico catanese Ignazio Scaravilli rimasto nelle mani di ignoti sequestratori per 5 mesi. Con il rapimento dei 4, il bilancio è schizzato a 9 rapiti in 18 mesi. I numeri possono suggerire un accanimento verso la comunità italiana, ma l’Italia è rimasta la sola in Occidente a presidiare l’ex colonia, nonostante il deteriorarsi della sicurezza. Questo è l’unico dato che conta per i gruppi criminali alla ricerca delle cifre da capogiro pagate con i riscatti, a prescindere da un’eventuale connes- “Non si tratta” Il ministro dell’Interno Alfano esclude trattative con eventuali trafficanti di uomini sione con gruppi islamici fondamentalisti. D’altronde, la produzione Eni sarebbe cresciuta del 37% da gennaio a maggio 2015 rispetto alla capacità produttività del 2014, secondo i dati del ministero dell’Economia italiano. In auto verso Tripoli, la strada è libera. Davanti al compound Mellitah, non c’è traccia del check-point che dalla fine della Rivoluzione era a protezione del sito. Tuttavia le fiamme delle torce del groviglio di tubi che è l’impianto continuano ad ardere. Anche nei pressi di Ponte 27, a una cinquantina di chilometri da Tripoli, non c’è traccia di check point. Eppure proprio qui operano i criminali di Jeish Al Qabail. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il bavaglio del Cremlino pronto ad abbattersi sul giornale d’opposizione Novaya Gazeta RUSSIA » GIUSEPPE AGLIASTRO Mosca U IL CAOS Dopo la caduta di Gheddafi nel Paese, a seguito di gravi scontri, si è creata una situazione di instabilità, precipitata dopo il colpo di Stato del generale Khalifa Haftar n di Sabrata - ha continuato la fonte - l’autista alla guida del veicolo degli italiani è di Sabrata, gli uomini di turno alla frontiera il pomeriggio del sequestro pare fossero anche di Sabrata”, conclude l’uomo. D’altronde la pista di un rapimento per mano di Jeish Al Qabail, (tribù d’onore in arabo), responsabile delle centinaia di rapimenti e furti d’auto sulla litoranea perde terreno. Al di là della retorica di un’escalation di tensione - all’indomani della sigla dell’accordo sotto egida Onu per l’unità nazionale tra la tribù nell’Ovest del paese unico alleato insieme alla città di Zintandelle autorità di base a Tobruk, e la coalizione armata Fajr Libia (che ieri ha detto di esser estranea alla vicenda, dicendo però che i 4 “potrebbero esser liberi entro 10 giorni”, ndr), che guida la città di Misurata, Jeish Al Qabail non ha alcuna agibilità nell’area di Zuwara. Il ministro degli Interni Alfano ha precisato, a proposto di voci di un possibile sequestro da parte di bande di trafficanti di uomini per uno scambio con detenuti in Italia, che “l'unica cosa esclusa è che si tratti con gli scafisti”. na banalissima parolaccia potrebbe servire al Cremlino come pretesto per far chiudere i battenti a Novaya Gazeta, una delle poche testate russe non asservite al potere e in prima fila nel denunciare la presenza di soldati di Mosca nel sud-est ucraino. L’espressione incriminata - una versione volgare della parola “in d o l e nz a ” che ha come radice l’organo genitale femminile – è costata al giornale dove lavorava Anna Politkovskaya, uccisa nel 2006 - un secondo “avvertimento” in 12 mesi, e questo – stando alla legge russa – potrebbe essere sufficiente a Niet parolacce o chiudete: l’avvertimento di Putin al giornale della Politkovskaya far scattare la revoca della licenza di pubblicazione. La parolaccia era in un brano estratto da “Cristallo in un castone trasparente”, un nuovo romanzo del corrispondente di Novaya Gazeta dall’Estremo Oriente Vasily Avchenko. ED ERA PERSINO stata in par- te occultata da una serie di asterischi piazzati strategicamente a sostituire alcune lettere. Ma non c’è stato niente da fare: “Poteva chiaramente essere letta”, ha dichiarato inflessibile Vadim Ampelonsky, portavoce di Roskomnadzor, l’ente statale che sor- to che presenterà comunque ricorso in tribunale contro l’avvertimento perché “varie deviazioni dalla regola sono possibili nei lavori letterari” e “se si legge il testo si capisce che si tratta di magnifica letteratura”. LA PROCEDURA per la chiu- Anna Politkovskaya e Vladimir Putin LaPresse/Ansa veglia i mass media. La legge violata dalla parolaccia di Avchenko è quella del 2013 che vieta frasi volgari sui mass media. Ma un’altra controversa legge promulgata lo scorso anno da Vladimir Putin vieta espressioni poco educate anche nelle arti, dal cinema al teatro, dai concerti ai programmi di intrattenimento in radio e in tv. Il direttore di Novaya Gazeta, Dmitry Muratov, ha annuncia- sura di Novaya Gazeta potrebbe però anche non essere mai avviata: “Nonostante il fatto che abbiamo effettivamente il diritto di rivolgerci al tribunale con la richiesta che sia revocata la licenza - ha sentenziato il portavoce di Roskomnadzor -, noi, come organo di controllo gestiamo i nostri diritti in modo assennato”. In ogni caso, anche se le autorità russe dovessero trattenersi dall’assestargli un colpo mortale, sul giornale d’opposizione pende comunque minacciosa una pericolosa spada di Damocle, e questa vicenda rivela chiaramente il tipo di controllo che il governo di Mosca esercita sui media. Del resto anche il motivo del precedente “avvertimento” a Novaya Gazeta appare pretestuoso a molti: un articolo di Yulia Latynina intitolato “Se noi non siamo l’Occidente, allora chi siamo?” che le autorità russe lo scorso ottobre hanno pensato bene di bollare come “e stremista”. © RIPRODUZIONE RISERVATA 16 » ESTERI | IL FATTO QUOTIDIANO | Giovedì 23 Luglio 2015 IRAN BOEHNER: BLOCCHEREMO L’ACCORDO “Faremo tutto il possibile per fermare l’accordo sul nucleare raggiunto fra Iran e Paesi del 5+1”. È l‘attacco del presidente della Camera Usa, il repubblicano John Boehner, dopo che il presidente Barack Obama è tornato a difendere l’accordo: “Le critiche fanno eco alla mentalità e alle politiche che hanno fallito in passato”. L’intesa adesso dovrà essere approvata dal Congresso degli Stati Uniti. Ansa LONDRA PRIMARIE, BLAIR CONTRO CORBYN Il candidato anti-austerity Jeremy Corbyn, vola – secondo i sondaggi – nella corsa per la leadership del Partito laburista britannico, allo sbando dopo lo smacco elettorale di maggio. Il 43% dei consensi ha spaventato Tony Blair: “Se vincerà Corbyn, i laburisti potrebbero rischiare di non governare per 20 anni e significherebbe pensare che “gli elettori sono stupidi” scegliendo “un ritorno agli Anni ‘80”. IL REPORTAGE Miscela esplosiva Il movimento che comanda nella Striscia pensa solo a riarmarsi e a proseguire la faida con i rivali di Ramallah » FRANCESCA BORRI I Gaza nutile dirgli che non sono musulmana. Non sono neppure palestinese. E che comunque, ho avuto l’ennesima ricaduta di tifo, ho la febbre, e quindi il Corano mi autorizza a rompere il Ramadan. Ed è inutile, in realtà, dirgli qualsiasi cosa, perché il poliziotto di Hamas che mi ferma per tre ore, colpevole di avere con me una bottiglia d’acqua, non ha divisa né distintivo: so che è di Hamas solo perché sono a Gaza. E alla fine, intasca 100 dollari sottobanco e mi lascia andare. Questa è Hamas, oggi. Stanno lì ai check-point a illuminarti con la torcia e accertarsi che il tizio al volante sia tuo padre o tuo marito. Controllano che non ti fumi una sigaretta, che non ti guardi la partita in tv stappandoti una birra. Controllano che tu non scriva un rigo contro di loro. Tutto intorno, a un anno dall’ultima guerra, è fame e disperazione. Di 137mila abitazioni danneggiate, 9mila distrutte, non una è stata ricostruita. Gli sfollati sono 100mila. All’Onu stimano che siano necessari 30 anni perché Gaza torni come prima. In 51 giorni Israele ha rovesciato sulla Striscia di Gaza, 360 chilometri quadrati, in ognuno circa 5mila persone, età media 15 anni, una quantità di esplosivo equivalente all’atomica di Hiroshima. Quello che è rimasto di Shejaiya, l’area bombardata con più ferocia, è tutto rattoppato con ritagli di stoffa, lamiere, cartoni. Iuta. Assi di legno. O niente. I palestinesi continuano a vivere in queste case scardinate dall’artiglieria, cammini, e invece che finestre vedi divani, tavoli, frigoriferi. Vivono così, su questi pavimenti inclinati, i pilastri spezzati, tra macerie miste a ordigni inesplosi e scaglie di amianto, sotto soffitti che stanno per crollare. Abu Nidal, come tanti altri, sta su un tappeto steso su polvere e sabbia, scalzo, le scarpe ordinatamente allineate a fianco alla porta che non c’è, e guarda fuori da uno squarcio di mortaio - guarda un bambino che tenta invano di trasformare un foglio di carta in aquilone. Abitava qui con moglie e figli, dieci persone, in tutto, e dopo avere pagato 2mila dollari Estremisti Manifestazione di Hamas inneggiante allo sceicco Yassin, ucciso dagli israeliani nel 2004 LaPresse La morsa Israele-Hamas sulle macerie di Gaza per un anno di affitto di una nuova casa, ora non ha più nulla, vive di elemosina, “non di solidarietà”, precisa, “perché ho incontrato più giornalisti che Ong”. I figli sono meccanici. Avevano un’officina al piano terra, di cui non sono scampati alla guerra che pezzi sparsi appesi agli alberi, un parafango, due copertoni. Una batteria incastrata tra i rami. Eppure cammini, e alcune case, invece, sono fresche di intonaco. Sono come nuove. Perché l’unico settore dell’economia che tira, qui, è il mercato nero del cemento. Ognuno ha diritto a una tonnellata, costa 20 shekel, 5 eu- Conflitto a puntate Il bellicismo della cricca di potere nell’enclave palestinese è tutta manna per Netanyahu ro. Ma non è sufficiente a riparare i danni, e quindi viene rivenduta: tra i 40 e i 60 euro - dipende dalla qualità: 1,1 milioni di tonnellate sono entrate da Israele, ma le più ambite sono le 8mila entrate dall’Egitto: perché sono adatte anche ai tunnel. Il 90% dei tunnel non esiste più. Sono stati demoliti quasi tutti dall’Egit- CONFINATI SUL MARE Senza risorse Leadeship contro Khaled Meshaal e Abu Mazen, presidente dell’Anp a Ramallah LaPresse 1,8 MILIONI AMMASSATI LUNGO LA COSTA Gaza è davvero una “Strisca”, un breve lembo che confina per una decina di chilometri con l'Egitto e una cinquantina con Israele, che la occupò nel '67 e ne mantiene tuttora il controllo militare aereo, navale e di frontiera, oltre che sugli approvvigionamenti di base, inclusa l'acqua, i medicinali e l'energia. Vi sono schiacciate circa 1 milione e 800mila persone, stando al censimento dell'anno scorso. Ha una storia antica, pre-egiziana, da sempre caratterizzata dalla sua posizione di transito e crocevia tra i potentati e gli imperi mediterranei, nonché dall'assenza di una vera e propria autonomia. Dal 2007, al seguito delle elezioni dell'anno precedente, è governata da Hamas - guidato da Khaled Meshaal - che Usa e Ue boicottano e includono tra le “organizzazioni terroristiche”. Solo da allora, negli scontri e nelle azioni militari israeliane, sono rimasti uccisi almeno cinquemila palestinesi, in larga parte civili. Solo l’anno scorso, secondo fonti israeliane, oltre 20mila persone sono rimaste senza casa. to, in realtà, non da Israele. Prima della guerra. Sono stati demoliti dal generale al-Sisi, nemico degli islamisti. Hamas è in difficoltà: il contrabbando era la sua principale fonte di finanziamento. Riduttivo anche definirlo contrabbando: era regolamentato da una commissione di controllo, con centinaia di tunnel: ognuno, in media, rendeva 100mila euro al mese. Il contrabbando copriva il 70% del bilancio di Gaza. Ora Hamas ha perso anche molti dei suoi amici del Golfo, concentrati su altre emergenze, sulla Siria, l’Iraq, e ha rapporti tesi con l’Iran, per via del mancato sostegno ad Assad. E quindi cerca di racimolare il possibile imponendo tasse. BALZELLI E TUNNEL, COSÌ SI FINANZIA IL “PARTITO” Perché Gaza, in realtà, ora è sotto assedio solo virtualmente. Si trova più o meno tutto. Anche la Nutella: e tutto entra da Israele. Questo però significa non solo che tutto viene comprato a prezzi abbastanza alti, i prezzi di Israele piuttosto che della Turchia, o dell’India: ma anche che tutto viene tassato tre volte: da Israele, da Hamas, e anche d al l ’Autorità Palestinese perché da un anno, in teoria, si ha un solo governo, qui, anche se poi, come sempre, Hamas controlla Gaza e Fatah controlla la West Bank: ma altrimenti Hamas non aveva più di che pagare i suoi 40mila dipendenti pubblici. Il risultato è che è tutto molto più caro. Hamas ricarica il 10% sul cibo, il 25 sulle auto. Il 100% sulle sigarette. Alla fine una Fiat Panda, a Gaza, costa quasi 20mila euro. Anche se la di- soccupazione è al 43%, e uno stipendio medio è di 300 euro. Anche se i due terzi dei palestinesi dipendono dagli aiuti umanitari. La vera forza di Hamas è sempre stata la debolezza di Fatah. Da quando la We st Ban k ha scelto la strada dell’Onu, la trattativa a oltranza con Israele, Hamas, con i suoi razzi, è diventata sinonimo di resistenza. Ma non ha ottenuto che morti e macerie. E dopo tre guerre, qui nessuno ha dubbi, ormai: Hamas fa il gioco di Israele. Ebaa Rezeq ha 31 anni, ed è una delle ricercatrici locali di Amnesty International. “Hamas non governa. Non è né islamico né niente. C’è solo una cricca che fa affari con l’assedio - con i tunnel ieri, con Israele oggi. Hamas sostiene di non avere un euro per i dipendenti pubblici. Ma non è un segreto: l’unica ricostruzione in corso è quella dei tunnel. E del suo arsenale. E per Israele è perfetto. Uno, due anni, e bombarderà tutto di nuovo”, dice. L’u l ti m a guerra si è conclusa con un accordo identico a quello della guerra precedente. Perché poi, mentre l’attenzione internazionale è tutta per Gaza, quella di Israele, invece, è altrove. “Israele mira alla West Bank, non a Gaza. Anzi. Se si libera di Gaza, si libera di 1,8 milioni di arabi. E può annettersi la West Bank mantenendo la maggioranza ebraica. Tra un po’saremo noi palestinesi i coloni di una West Bank tutta israeliana”, dice Mustafa Barghouti, uno dei mediatori più noti. Sono anni, però, che Mustafa Barghouti non media con gli israeliani. La sua attività principale, ormai, è mediare tra Fatah e Hamas. Il Consiglio Legislativo non si riunisce dal 2007. Il mandato di Mahmoud Abbas è scaduto nel 2010. E tutti concordano: solo nuove elezioni possono sbloccare le cose. E ESTERI Giovedì 23 Luglio 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | USA POLIZIA UCCIDE UN NERO IN OHIO Polizia ancora una volta nella bufera negli Stati Uniti per l’uso della forza letale: un nero disarmato, Samuel Dubose, di 43 anni, è stato ucciso a Cincinnati, in Ohio, con un colpo di pistola alla testa sparato da un poliziotto bianco della squadra che pattuglia l’università locale, dopo essere stato fermato perché la sua auto era priva della targa anteriore. » 17 CAMERUN DOPPIO ATTACCO KAMIKAZE Un doppio attacco kamikaze è avvenuto nel nord del Camerun, nella regione di Maroua, e il bilancio è di almeno 15 morti. Lo hanno riferito a Reuters alte fonti militari, spiegando che la prima esplosione è avvenuta in un mercato e la seconda in un quartiere molto popolato. Si tratta del secondo attacco di questo mese nel Paese, che ha dispiegato migliaia di soldati per combattere contro Boko Haram. LA VISITA Presente e passato La devastazione di Gaza City dopo i raid israeliani di un anno fa. A sinistra, la città costiera negli anni ‘50 e manifestazione di Hamas per lo scheicco Yassin fondatore del movimento però tutti hanno paura: paura di scontri tra Fatah e Hamas. Mentre non si discute che di questo, e Fatah arresta gli attivisti di Hamas, Hamas gli attivisti di Fatah, Mohammed Dahlan, un tempo a capo della sicurezza dell’Autorità Palestinese, ora di un patrimonio di 120 milioni di dollari, distribuisce mazzette di banconote. Charity del Golfo a lui riconducibili donano 5mila dollari ai neosposi. 5mila dollari alle famiglie delle vittime della guerra. 5mila dollari a chiunque abbia bisogno di qualsiasi cosa. E in un certo senso, è vero, Mohammed Dahlan rispetto a Fatah e Ha- L’INTERVISTA mas rappresenta il nuovo; è il solo leader palestinese ad avere una sua milizia privata. “Nessuno qui sostiene Hamas. Ma non si ha più alcuna attività politica: nessuno tenta di cambiare le cose”, dice M. M., uno dei fondatori del movimento 15 Marzo, che nel 2011, sulle orme di Tunisia e Egitto, scese in piazza per chiedere riforme e democrazia. LE BARE, UNICA SOLIDARIETÀ DAI CUGINI CISGIORDANI E che in un raro esempio di unità nazionale, finì manganellato da Hamas a Gaza e da Fatah a Ramallah. “Ogni energia è drenata dallo sforzo di Hamas non governa. Non è né islamico né niente. C’è solo una cricca che fa affari con l’assedio. Ricostruisce solo i tunnel sopravvivere. Anche perché lenzio rafforza Hamas”. I palestinesi vogliono semla battaglia è impossibile senza la West Bank. E dalla West plicemente andare via da qui. Bank l’unica solidarietà, du- Tutti. Perché non c’è più neprante la guerra, è stata una do- pure acqua potabile, a Gaza, nazione di bare”. Niente di solo acqua salata, solo acqua tutto questo però finisce sui di mare: rimani appiccicaticgiornali. E non solo perché cio tutto il giorno, tutti i giorni - per anni. Ogni tanto, in rispoHamas ti segue passo passo. Non ti lascia parlare libera- sta a un razzo, gli israeliani mente con nessuno. “Raccon- bombardano. Ma in mezzo altate tutti le stesse cose. I ra- la Siria, allo Yemen, all’Iraq, gazzi del parkour, la scuola di non fa più notizia. Vogliono surf. Quelli che si sono verni- andare via anche quelli di Haciati le case colorate, quello mas che ti controllano. Ti che con le macerie ha costrui- chiedono aiuto per un visto to una piscina. Il migliore caf- per l’Italia. E la sera, per difè di Gaza. Minchiate. Propa- menticare, sono lì a stordirsi gandate quest’idea che esiste- di Tramadol, un antidolorifire è resistere. Ma non è affatto co per animali che è usato covero”, dice Fady Hanona, 28 me una sorta di ecstasy. E che a n n i , d o c u m e n t a r i s t a . ufficialmente è vietato. Se te “Un’intera generazione or- lo trovano addosso, ti arrestamai non conosce no. Sharif ha 36 che Gaza. Non anni e quattro ficonosce che quegli. Un tempo aste quattro straveva una piccola de. Violenza, po- Senza futuro rivendita di rivertà. Bambini Una generazione cambi e accessoche ti dicono: ho 5 ri per auto: ma eanni e 3 guerre”, ormai non ra tartassato daldice. “Al più, nel- conosce violenza, l e e s t o r s i o n i , la vita, friggeranperché è vicino a e povertà. I bimbi Fatah. no falafel”. In effetti, una ti dicono: ho 5 È stato arrestato tre volte. E delle tipiche storie amate da noi anni e 3 guerre per tre volte ha provato a ragstranieri è per esempio Tamara giungere l’EuroAbu Ramadan. Ha 19 anni, e pa: ma è stato scoperto, con il studia violino da youtube. I suo visto contraffatto, ed è piccoli Paganini di Gaza che stato rispedito indietro. Anaggirano l’assedio. Invece è la che se per i palestinesi l’ostaprima ad ammetterlo: “Da colo non è tanto il visto: è l’Eyoutube non si capisce nien- gitto. Raggiungere l’aeroporte”. La sua non è una storia di to del Cairo. Nel 2015, la frontenacia. È una storia di mise- tiera di Rafah è stata aperta ria. “Voi venite qui una volta per un totale di 12 giorni. Si ha sola, ma noi che ci conoscia- una specie di lista d’attesa: ma mo, vediamo quanto siamo hanno priorità i malati - a Gacambiati. Come siamo crolla- za il 30% dei farmaci essenti. Perché non abbiamo la mi- ziali è esaurito: e quindi sono nima prospettiva. Passate le passati solo 3mila palestinesi serate in quei quattro caffè sul su 15mila. La soluzione è pamare e scrivete che c’è vita. gare. 3mila euro, e un poliziotQui non c’è nessuna vita. Le to viene a chiamarti per nome. storie tristi non vendono: ma Chiedo a Sharif cosa sogna per non rovinare la cena ai vo- dell’Europa, mi dice: “Farmi stri lettori, tacete, mentre noi la doccia la mattina”. siamo alla fame. E il vostro si© RIPRODUZIONE RISERVATA Abraham Yehoshua Lo scrittore israeliano: senza soluzione in Palestina Medio Oriente nel caos “Altro che Iran, fate la pace tra noi” » ROBERTA ZUNINI È triste e contento allo stesso tempo Abraham Yehoshua. Lo scrittore e intellettuale israeliano ritiene che l’accordo sul nucleare firmato dalle potenze internazionali con l’Iran non mini la sicurezza di Israele, anzi tolga per il pretesto alla teocrazia sciita di continuare a minacciare Israele. “Nutro delle perplessità a proposito dell’implementazione dell’intesa perché non sarà facile sorvegliare un Paese così chiuso e determinato a dominare il mondo islamico. L’atomica senza dubbio fa comodo agli ayatollah ma il fatto che abbiano alla fine concluso l’accordo significa che la parte più liberale dell’Iran sta ini- ziando a contare nel contesto politico interno”. Non teme che ora l’Iran senza più restrizioni economiche possa arricchirsi e eludere la sorveglianza degli ispettori? Ho delle perplessità ma confido nella determinazione degli Stati Uniti e delle altre potenze a fare rispettare i termini dell’accordo. Dietro Hamas a Gaza ed Hezbollah in Libano, i principali nemici di Israele c’è l’Iran. Non se ne approfitteranno? No. Hezbollah e Hamas sono troppo impegnate a combattere l’Isis. Gli sciiti libanesi sono al fianco di Assad in Siriae Hamas deve controllare le cellule jihadiste che sono cresciute nella Striscia e rappresentano una grave minaccia per la sua egemonia. cordo con l'Iran, per risolvere la questione israeliana , ora il Medio Oriente non sarebbe in questo caos. La visita di Matteo Renzi in Israele e Territori Occupati, conclusa ieri, ha rassicurato il vostro premier Netanyahu? Non credo. Queste visite lasciano il tempo che trovano se non fanno parte di un piano più ampio e compatto di tutta l'Europa per risolvere i conflitti del Medio Oriente, a partire da quello israelo-palestinese. Un singolo stato non può fare nulla. Per questo è triste? Sì, perché se l'Europa e la comunità internazionale avessero profuso la stessa energia spesa durante questi mesi, anzi anni, per raggiungere l'ac- Forse non è successo perché i vostri ultimi governi guidati da Netanyahu non lo vogliono risolvere. Se Usa e Ue avessero messo lo stesso impegno applicato al nucleare di Teheran sarebbero riusciti in un’intesa storica Ho sempre denunciato la mancanza di volontà di Netanyahu e dei suoi partner di coalizione di risolvere il conflitto fermando la proliferazione delle colonie ebraiche in Cisgiordania. Ma è anche vero che i palestinesi sono divisi tra lor e pensano agli interessi di corrente anzichè al bene della popolazione. Per questo ci vuole un impegno vero della comunità internazionale. © RIPRODUZIONE RISERVATA Renzi tra la Knesset e il contentino a Betlemme » WANDA MARRA C hi boicotta Israele, boicotta se stesso”. Matteo Renzi davanti alla Kessnet, il Parlamento ebraico, si guadagna la standing ovation. I toni, gli accenti, le citazioni dicono più delle parole. Scandisce: “Sulla sicurezza di Israele non ci possono essere compromessi". Ma soprattutto il premier italiano si lascia andare all’abbraccio con Benjamin Nethanyau. E alla mozione degli affetti, con le citazioni ispirate. Da Enzo Sereni, collaboratore di Ben Gurion che dopo aver salvato molte vite nella Germania nazista, venne ucciso a Dachau a Elio Toaff, a Nedo Fiano, lo scrittore fiorentino sopravvissuto ad Auschwitz, per poi omaggiare tra gli applausi Asher Dishon, presente alla Knesset, che “70 anni fa decise di arruolarsi volontario nella brigata ebraica”. Gli osservatori assicurano che la visita in Israele (con breve passaggio in Palestina) è andata bene. Di certo Renzi non ha smentito il suo ormai noto equilibrismo (volgarmente definibile “ma anche”) in politica estera: formalmente ha difeso gli Usa e l’accordo sul nucleare con l’Iran, nonostante gli anatemi che gli hanno ribadito gli israeliani, ma si è esposto a sufficienza anche con la scelta di intervenire alla Kessnet e con la passeggiata nella Città vecchia di Gerusalemme per chiarire che Israele è al top delle sue priorità. Non a caso nella delegazione italiana c’era anche il manager fiorentino Marco Carrai, il suo “Gianni Letta”, quello che gestisce i rapporti e soprattutto gli affari con Israele. Formalmente ineccepibile pure nella formula usata con Abu Mazen al quale ha ribadito che l'unica soluzione è quella di “due popoli e due Stati”. Ma non si è sbilanciato anche quando il leader palestinese gli ha fatto notare che “la continua costruzione di insediamenti fa perdere speranza al popolo palestinese”. Del riconoscimento dello Stato palestinese, però, non c’è traccia. © RIPRODUZIONE RISERVATA 18 » ECONOMIA EVASIONE FISCALE I greci non pagano l’Iva: ogni anno 7,5 miliardi in meno | IL FATTO QUOTIDIANO | Giovedì 23 Luglio 2015 CONTO IVA: la Grecia, secondo uno studio del Centro ellenico di Ricerche Economiche, perde 7,5 miliardi di euro all’anno per pagamenti Iva non riscossi. Per calcolarlo sono stati messi a confronto i dati ufficiali: il gettito dell’Iva potenziale e quello reale. Dal 2009, il tasso di mancata riscossione è stato tra il 29 e il 38 per cento e, secondo il Centro, per migliorare l’efficienza del meccanismo biso- q gna sviluppare nei cittadini il “senso del dovere”. Alla radice del problema, ci sarebbe la necessità di ripristinare la fiducia del contribuente nei confronti dello Stato per la gestione del fisco. Un’altra analisi, invece, mostra che in Grecia la metà delle unità abitative destinate ad accogliere turisti non sarebbe registrata per quell’uso e non pagherebbe né tasse sui redditi, né Iva. Alexandros Lamnidis, direttore ge- nerale della Sete (che ha effettuato l’indagine), ha presentato al ministero dell’Economia e del Turismo e a quello delle Finanze i risultati di una prima tornata di ispezioni su 2 mila case. Almeno mille non erano in regola: appartamenti, ville e ville di lusso affittate tramite il web che in alcuni casi, secondo Lamnidis, producono un fatturato di migliaia di euro alla settimana sulle quali non vengono pagate le tasse. GRECIA Il premier porta al voto nella notte il secondo pezzo dell’intesa firmata con Ue, Bce e Fmi: l’ala sinistra del partito non lo segue e gli contesta la scelta di restare nell’Eurozona a tutti i costi » MARCO PALOMBI U miliazione della Grecia parte seconda. Nella notte, mentre il nostro giornale va in stampa, il Parlamento di Atene è riunito per approvare un secondo pezzo di misure previste dall’accordo firmato da Alexis Tsipras coi creditori che sta spaccando in due il suo partito, Syriza. Il voto è scontato per due motivi: il contenuto del decreto è stato depotenziato accantonando per ora la questione delle pensioni e l’abolizione degli sconti fiscali per agricoltori e isole turistiche. Oggi si vota “solo” la riforma del codice civile e le regole europee sui salvataggi bancari, quelle che prevedono Decreto blindato Il Parlamento non ha potuto fare modifiche La presidente: “Questa procedura è illegale” che paghino anche i correntisti sopra i 100mila euro. TSIPRAS - dando per scontato che gli oltre 30 dissidenti di Syriza che non hanno appoggiato il primo decreto post-accordo continuino a non votare - deve affidarsi alle opposizioni che lo hanno salvato la scorsa settimana: i centristi di To Potami, gli avanzi del Pasok e i PIRATI PER CASO L’euro spacca in due Syriza, Tsipras s’affida ai moderati La scheda 120 VOTI circa su 300. Sono quelli di cui dispone al momento Tsipras in Parlamento. Ora il suo governo si regge sulle opposizioni moderate n CIRCA 40 I dissidenti di sinistra di Syriza nella Camera di Atene n Proteste Membri del movimento “Io non pago”, ieri durante il dibattito sul secondo decreto, davanti al Parlamento Ansa conservatori di Nea Demokratia. Di fatto Tsipras, se resterà in sella, governerà fino alle elezioni d’autunno con una nuova maggioranza. Il dibattito in Parlamento di ieri - scandito dai cori di chi protestava fuori - è stato molto teso, in particolare sulla riforma del codice civile. Il ministro della Giustizia, Nikos Paraskevopoulos, è arrivato a di- chiarare che, pur essendo a favore di molti degli emendamenti presentati, non poteva concedere modifiche al testo perché era stato concordato coi creditori. Questo procedimento “non garantisce l’esercizio del potere legislativo del Parlamento e il voto dei deputati secondo coscienza”, ha scritto la presidente del Parlamento greco, Zoe Konstando- poulou, dissidente di Syriza, in una lettera a premier e presidente della Repubblica. La riforma che è andata al voto stanotte include, ad esempio, l’eliminazione dei testimoni nei giudizi civili, punto che ha fatto inorridire associazioni di avvocati e giuristi d’ogni colore. Niente da fare: i creditori vogliono processi veloci. In attesa di prove parla- mentari più consistenti - le pensioni, appunto, o la questione delle isole turistiche Alexis Tsipras deve constatare che l’ala sinistra del suo partito lo tratta ormai più o meno come un nemico. Poco conta, in questo senso, il sondaggio che colloca Syriza al 42,5% delle intenzioni di voto: bisognerà vedere la situazione alla luce della scissione che sem- bra profilarsi nel partito di maggioranza relativa. Il premier, dopo aver “depurato” il governo dalla sinistra interna, in questi giorni ha lasciato trapelare giudizi non lusinghieri sui dissidenti del suo partito: se avete un piano B perché non lo mostrate ai cittadini? Ieri Piattaforma di Sinistra, l’ala radicale di Syriza, ha risposto sul sito iskra.gr con una serie di osservazioni che scavano un solco profondo con la linea del governo. TSIPRAS ammette - scrive la corrente guidata dall’ex ministro Panagiotis Lafazanis - che in sei mesi non ha mai avuto un piano B e non si capisce come questo possa ridurre le sue responsabilità: se non aveva alternative, perché non ha accettato un accordo meno oneroso a febbraio? È ovvio, insomma, che il governo non potrà ottenere nulla nelle trattative per il terzo piano di salvataggio che stanno per partire. La questione, in sostanza, è la permanenza nell’euro: Piattaforma di Sinistra accusa Tsipras di essere d’accordo coi media nel dire bugie e screditare gli studi e le opinioni sugli effetti positivi della Grexit sulla situazione del Paese. © RIPRODUZIONE RISERVATA Pireo Nel cantiere c’erano 5 mila operai. Ora solo ruggine e uomini asserragliati nei battelli Marinai senza mare, vita nelle navi occupate » MICHELA IACCARINO Pireo (Atene) N é in acqua né a terra un pezzo di Grecia è in lotta. Tra il Pireo e il porto di Perama, nel cantiere navale abbandonato di Drachona, il diario di bordo della nave ammutinata Teofilos narra di una tempesta a terra ferma. Tutta la vita lui ha vissuto come una bandiera al vento e ora gli è rimasta in faccia una stoffa bruna di rughe. “Non abbandonerò questa nave finché non mi daranno i miei soldi. Ci devono un anno e passa di salario. E noi queste navi non gliele diamo”. UN PAIO di volte ha messo pie- de fuori di qui, ma mangia, dorme e vive sul colosso di ferro Teofilos - 7 piani, 125 metri - da più di un anno. Una nave vuota, ormeggiata come una balena di ferro. Nel suo stomaco da solo, dal 27 giugno 2014, vive il rivoluzionario marinaio Celios. Falce, martello e ancora. In questo cimitero di vascelli dove prima lavoravano 5.000 operai, Celio e i suoi assomigliano a pirati sperduti in un deserto di cemento. Anche l’equipaggio in attesa della Nel Lines, Naftiliaki Eteria Lesvou, compagnia nautica di Lesbo che da un anno non eroga salari, conta in tutto tre centinaia di licenziati senza stipendio. “I porti non li chiudono, li fanno arrugginire, così quando arriveranno a comprare gli stranieri costeranno un euro”. Il porto che affaccia sul distretto di Kerazini è già quasi tutto della cinese Cosco. I container che coprono la vista dell’orizzonte occupano il 70% del suolo. Le navi della Nel occupate sono quattro. Celios vive nella più grande - due discoteche a bordo- ora senza luce e senz’acqua. Alle 8 accende il barman. Sisi “l’abbiamo nominata nostro capitano”, plebiscito di un equipaggio diviso su 4 barche occupate, comprese Aqua Jewel e Aqua Maria. Ioannis Avradinis, maggior azionario della Nel, “mi deve 40mila euro di salari e di vita”, dice Kostas. La sua voce fuori campo dall’altra nave accanto a quella di Celio arriva anche contro vento. IL VECCHIO e il mare. Il vec- Il porto del Pireo Ansa generatore per vedere il telegiornale. Se scorre la faccia di Tzipras, la parola del coro dei lupi di mare è malaka, coglione. Sisi ha 24 anni ed era secondo ufficiale sull’E u r opean Express, dove ora vive da un anno, insieme a Stavro e Kostas, il meccanico e l’ex chio e il porto. Forse solo il vecchio e la nave. La totalità degli oceani e degli anni nelle rughe sulla fronte. Celios non smette mai di avere in faccia quel sorriso a forma di ferro di cavallo. Capelli al vento, ciocche bianche e alcune ancora nere, come nastri che non si lega mai e lascia al vento. Parla greco, turco, bulgaro, inglese e un paio d’altre lingue balbettate vicino e lontano dai confini in cui è nato, provincia di Xanti. “Bambino mare, a- desso kaputt”. Si imbarcò a 14 anni fa Temistocle sconfisse i anni la prima volta, da Livor- persiani e ora approdano i no facendo spola in Argenti- low cost idiots al porto del Pina. I suoi 60 anni li ha passati reo. Nella Grexit Walt Disney dei poveri frotte al largo in un di turisti cercamondo che ogni no le vacanze al giorno aveva la sole, come il titofaccia di un porlo del brano dei to diverso e non Rabbia salata Clash, per a si aspettava di fi- “Non lascerò cheap holiday in nire così: imbarquesta barca other people’s cato sulla terra. Il suo panora- finché non mi misery - una vacanza economima non cambia da un anno, è un pagheranno. ca nella miseria degli altri. Nike o muro di cemen- Alexis? È solo to del dry dock Tanatos, vittoria o morte, è scritto che copre l’oriz- un coglione” zonte dove navisullo stesso lunganti e mozzi go pezzo di piehanno scritto negli anni i loro tra che vede Celio ogni giorno porti di provenienza: Tai- fino al faro che continua a inwan, Burgas, Odessa mama. Il tervallare luce verde e luce mare qui intorno è una cimi- rossa per le barche anche se niera liquida, una striscia bi- non arrivano più. “Questa per tuminosa, infinite sfumature noi non è mai stata una prodi lercio. Ci sono più gru che fessione. Questa è la nostra vioperai nel porto che ha di ta”. fronte Salamina, dove 2.500 © RIPRODUZIONE RISERVATA » 19 Giovedì 23 Luglio 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | Il Fatto Speciale Riflessioni impolitiche/5 L’accusa di Alberto Asor Rosa La letteratura italiana, quella prodotta da chi è nato dopo il 1960, è – in meccanico passo doppio con la società – una massa indistinta di storie individuali senza capacità di presa sul presente, cioè di fare politica, costruire società? E poi: esiste ancora una società letteraria capace di imporre gusti, poetiche, visioni del mondo? È vero che la massa di scrittori o lo scrittore/massa hanno ucciso la critica consegnandosi al desiderio di profitto dell’industria editoriale? Questi sono alcuni dei temi sollevati dallo storico della letteratura Alberto Asor Rosa, che dopo 50 anni ha arricchito il suo saggio del 1965 “Scrittori e popolo” con una postilla intitolata “Scrittori L’INTERVISTA L’INTERVENTO “Basta nostalgie La letteratura è ancora viva” » SILVIA TRUZZI N on è facile rintracciare Nicola Lagioia, freschissimo vincitore del Premio Strega con La ferocia(Einaudi). La nostra chiacchierata per questo ciclo di riflessioni impolitiche su Scrittori e massa comincia da lontano: “Quando nel ’97 arrivai a Roma, mi sembrò di attraversare una città di prefiche: tutti a piangere Moravia e Pasolini. Ti dicevano che, per privilegio d’anagrafe, il meglio che poteva capitarti era fare il nano a vita sulle spalle dei giganti. Ma a furia di celebrarli, questi giganti, abbiamo finito per metterceli in spalla”. Asor Rosa dice che è morta la società letteraria. E la letteratura? Si continuano a scrivere romanzi importanti. Il confronto col passato appare ingeneroso a causa di un’illusione ottica. Non riusciamo a smarcarci dal monumento di Moravia e Pasolini, ma loro sembravano nani davanti a giganti come Proust e Joyce, i quali fuggivano da montagne che si chiamavano Tolstoj e Dostoevskij, che a propria volta avevano il problema di Shakespeare, di Cervantes... Il passato appare migliore del presente perché nel presente siamo infilati fino al collo. La distanza impedisce di vedere tutte le piccole miserie che sono il pane quotidiano per i contemporanei di ogni epoca. Di Hegel ricordiamo la Fenomenologia dello spirito, non che respingesse le richieste di riconoscimento dei figli naturali dicendo che “allora” (al momento del concepimento) “ero nell’accidentale, ora sono nell’essenziale”. Tasto dolente: la critica non esiste più. Un esperimento come quello di Piero Ottone che chiamò Pasolini a scrivere sulla prima pagina del Corrierecontro la propria stessa linea editoriale, oggi sarebbe impossibile. Nessun giornale ha il coraggio di accogliere scrittori e intellettuali capaci di rivelar- e massa”. Sul “Fatto” hanno già risposto gli scrittori Trevi, Montesano, Murgia e Buttafuoco, il direttore editoriale di Longanesi Giuseppe Strazzeri, il critico Andrea Cortellessa e il “venerato maestro” Alberto Arbasino. Oggi tocca a Nicola Lagioia, vincitore del premio Strega, e a Dario Buzzolan, scrittore (“Se trovo il coraggio”, Fandango) e autore tv. si ospiti ingrati. Nessuno che abbia tra l’altro il coraggio (né forse ormai la competenza) di portare avanti una battaglia letteraria su piani squisitamente estetici. L’ultimo caso che ricordo è il Foglio quando si innamorò de La versione di Barney di Mordecai Richler. Stiamo parlando di 15 anni fa. Grazie al cielo, la mia personale “gita a Chiasso” l’ho fatta a minimum fax (dove ci si scambiavano tranquillamente mail con David Foster Wallace e capitava di incontrare scrittori come Rick Moody, Jonathan Lethem, Jennifer Egan) e nella redazione de Lo Straniero di Goffredo Fofi (da cui passavano e continuano a passare con dieci anni di anticipo - da Matteo Garrone alla Socìetas Raffaello Sanzio tutti i nomi destinati a contare qualcosa sul piano artistico). E poi c’è la Rete, i blog letterari - da Doppiozero a Le parole e le cose a minima e moralia di cui sono uno dei fondatori - dove nel migliore dei casi si trovano contributi più evoluti di quelli che passano per i circuiti tradizionali. Il suo romanzo ora è tra i dieci più venduti. Vero, ma resta folle attribuire valore ai libri sulla base del successo commerciale. Oggi NICOLA LAGIOIA Non riusciamo a smarcarci dal monumento di Moravia e Pasolini, ma loro sembravano nani davanti a giganti come Proust e Joyce Premio Strega Nicola Lagioia, vincitore al Ninfeo Ansa uno scrittore viene celebrato pubblicamente se muove molte copie. Ma così Kafka, Musil, Faulkner, la Woolf, Bolaño, Malcolm Lowry dovrebbero essere gli ultimi della classe, invece sono i primi! Lei fa anche l’editor a minimun fax. Cosa risponde all’accusa di conformismo di Asor Rosa? Da scrittore nessuno mi ha mai imposto nulla. Da editor, posso dire che per me si tratta di un lavoro maieutico. L’autore ha l’ultima parola, il compito dell’editor è fare rilievi, mettere pulci nell’orecchio, aiutare l’autore a far diventare il suo libro ciò che già è. Cosa pensa della sostanziale scomparsa della poesia? Credo che tutte le grosse case editrici dovrebbero avere una collana di poesia in perdita. Da una parte la poesia è preziosa, dall’altra non vende. Anche gli intellettuali dovrebbero metterci del loro: bisogna ricreare un terreno di coltura per chi fa versi. È possibile solo smettendo di arare i propri pregiudizi, mettendosi un po’ in discussione. È vero che lo scrittore è ridotto a uno storyteller? Lo storytelling, di per sé, non è un male, anche se mi appartiene poco. È la capacità affabulatoria che non mancava al Calvino de I nostri antenati. Il problema è quando lo st orytelling viene messo al servizio del potere, quando ad esempio si usa la fabula per aiutare la politica a vendere fumo. Fumo d’autore, ma pur sempre fumo. © RIPRODUZIONE RISERVATA Lo scrittore non deve pensare (e poi non esiste) » DARIO BUZZOLAN L punto è: le distinzioni che fondano il suo discorso valgano ancora? Commerciale/non commerciale; puro/impuro; alto/basso: a me pare non dicano più nulla. Dobbiamo sforzarci di andare oltre, essere più sottili e attenti, se vogliamo riacquistare corpo. Di quale “società letteraria” parliamo? Di quella che ti cataloga, tu commerciale lui alto, tu venduto lui puro? Allora ne facciamo volentieri a meno. Se vogliamo poter dire che Fabio Volo (che AR sferza) non ci piace, dobbiamo trovare altre quello che scrive “per”qualcosa, per fondare un mondo, un gusto, per formare le coscienze (come AR pare suggerire), allora la battaglia è persa. Lo scrittore deve raccontare. Liberamente; ed è già molto. A pensare, di lì in poi, dovrebbe essere la comunità cui appartiene. Se il dialogo è interrotto, se la fabbrica delle opinioni e del gusto è in mano ad altri, uno può pure scervellarsi, ma nulla accadrà. o scrittore non esiste. Scrive libri, li pubblica, li vende; ma non esiste. Nel nostro dibattito pubblico lo scrittore non conta. Perché il dibattito ha luogo nei media, e i media chiedono altro. Lo scrittore interviene sotto mentite spoglie: giornalista improvvisato; esperto in un qualche tema cui il suo ultimo libro può essere accostato (tipo invitare Kafka a un diHA COLPE il fantasma dello battito sulla responsabilità ciscrittore? Certo che sì. Ma per vile dei giudici); oppure, in cariaprire il diasi scelti, star logo, per torcon la scrittuDIBATTITO nare all’e s ira che si sbriPUBBLICO stenza, ha biciola sotto sogno di ben l’ego del peraltro che sonaggio. L’iSi interviene “pensare di dea che lo in maschera: cronisti più”. Ha bisoscrittore abbia un legame improvvisati, esperti di g n o d i u n o forzo ora essenziale qualcosa. Tipo invitare simp ensabile. con la comuDa parte denità cui apKafka a un dibattito gli editori partiene, e sulla responsabilità (che oggi dunque poschiedono rosa essere acivile dei giudici manzi a giorscoltato sen- Autore Dario Buzzolan nalisti, chef, za bisogno di pretesti, non ha cittadinanza. ragioni dalle molte copie ven- soubrette, atleti…), dei critici dute. Io preferisco concen- (che devono essere più curiosi DI FRONTE A QUESTO vagare trarmi su quanto lascia da pen- e farsi custodi, non idolatri, da spettri, la lettura di Scrittori sare un libro, venda due o della tradizione), dei giornali, e massa di Asor Rosa è decisi- 100mila copie. AR sostiene delle tv, ossia di tutto un marva, un perfetto impasto tra ciò che oggi la letteratura (Hei- chingegno inerziale che oggi che dovremmo imprimerci in degger lo diceva della scienza) “pensa” solo a breve termine. mente e ciò da cui dobbiamo non pensa. Io ricordo cosa ri- Per questo non trovo utile liberarci. Perché AR ha ragio- spose Montale quando lui schierarmi pro o contro Asor. ne a sostenere che lo scrittore stesso gli chiese il senso della Non certo per terzismo (dio ne oggi è vittima di atomismo in- folgorante poesia “Asor, nome scampi), o perché non meriti dividualistico, che non esiste gentile, (il suo retrogrado/è il risposte; ma perché la scomuna società letteraria che gli più bel fiore)…”. Disse: “Non lo messa, oggi, è trovare nuove stia attorno, che il commercio so più”. Provocazione, certo. domande da cui ripartire. ha avuto il sopravvento. Ma il Ma se lo scrittore “pensante”è © RIPRODUZIONE RISERVATA SECONDO TEMPO Giovedì 23 Luglio 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | » 21 Cultura | Spettacoli | Società | Sport Secondo Tempo Geppi al posto di Sabelli Tour, Froome domina Processo del lunedì su Rai3 Claudio Sabelli Fioretti lascia “Un giorno da Pecora” su Radiodue Al suo posto, al fianco di Franco Lauro, subentra Geppi Cucciari Arrivo solitario a Pra Loup. Nibali in rimonta scala posizioni. Contador cade e perde terreno. Si ritira tra le lacrime Van Garderen Un classico per gli appassionati: dal 24 agosto torna su Rai Tre il “Processo del lunedì”. Sarà condotto da Enrico Varriale e Andrea Delogu Il talento disadattato LA MORTE DI E.L.DOCTOROW E. » CATERINA SOFFICI Pillola MARADONA, ALTRI GUAI Claudia Villafane, l’ex moglie di Diego Armando Maradona, accusa l’ex Pibe de Oro di truffa. Villafane, 52 anni, è comparsa davanti a un tribunale di Buenos Aires con la figlia Giannina per contestare all’ex marito la sottrazione di 6 milioni di dollari dai conti bancari. Maradona non si è visto e ha affidato la difesa a un programma tv n L.Doctorow (Edgar Lawrence) aveva 84 anni ed era malato da tempo di tumore al polmone. I suoi nonni erano fuggiti dalla Russia ed erano emigrati negli Stati Uniti alla fine del Diciannovesimo secolo. Doctorow era quindi un ebreo russo, ma anche un ebreo americano e le due cose si fondevano nella sua identità di ebreo newyorkese doc, nato e cresciuto nel Bronx. Rimarrà nella storia della letteratura americana come uno dei grandi romanzieri del Novecento e questo è sicuro. Perché pochi come lui hanno saputo raccontare le storture, gli orrori e le nevrosi della società americana. Sullo sfondo c’è sempre anche l’Europa, dai cui orrori la sua famiglia era scappata. Nuova strada, stessa anima: riapre la Rizzoli a New York » ANGELA VITALIANO R I SUOI personaggi rimango- no un ibrido, gente che non sta bene nella propria pelle, in nessun luogo e in nessun tempo. Dei disadattati perfettamente integrati. O dei normali dissociati. Come tutti noi, in fondo e chi racconta in maniera magistrale la follia dell’animo umano scrive di norma grandi romanzi. Doctorow raccontava l’America scrivendo romanzi storici. Partiva cioè da fatti e personaggi realmente accaduti e da situazione del passato, per analizzare il presente. Prima di dedicarsi completamente alla scrittura, aveva lavorato negli anni Sessanta come editor. Aveva sistemato i testi di alcuni grandi, come Norman Mailer e Ian Fleming. E questo certamente gli era servito per imparare “i ferri del mestiere” e per affinare le sue doti di narratore. Lo hanno definito un “postmod e r no ”, che nel suo caso vuol dire tutto e niente e il suo nome appariva con regolarità nella lista dei papabili Nobel. Accanto a quello di un altro grande vecchio della letteratura americana, Philip Roth, anche se l’accostamento è curioso, perché i due non potrebbero essere più diversi e anche i loro lettori sono antagonisti: chi ama l’uno raramente ama anche l’altro. Il suo libro più famoso (e quello che l’ha reso famoso) è stato Ragtime, uscito nel 1975 (da cui Milos Forman ha tratto il film omonimo), INAUGURAZIONE L’ebreo russo-americano che aveva capito gli Usa Partiva cioè da fatti e personaggi realmente accaduti e da situazioni del passato, per analizzare il presente “Ragtime” è il suo libro più famoso: un romanzo su New York, problemi razziali e vita nelle periferie un romanzo su New York dove parla di tutto: dai problemi razziali alla vita nei quartieri di periferia ai diritti dei lavoratori. R a g ti m e compare nella lista dei 100 migliori romanzi del XX secolo redatta dalla Modern Library. Altri suoi libri di successo sono L’acquedotto di New York e La città di Dio. Con Billy Bathgate (sempre New York, bande di gangster anni Trenta, gang di ebrei e irlandesi) e La Marcia (romanzo storico sulla guerra di secessione) vinse Il Pen e il national Book Critics Circle. Da Il libro di Daniele (ispirato alla storia vera dei coniugi Rosenberg e dei loro figli, negli anni della Guerra Fredda e del maccartismo, condannati a morte come spie sovietica) fu portato sul grande schermo da Sidney Lumet in Daniel, un classico della storia del cinema. Di recente aveva pubblicato di nuovo dei libri bellissimi. Una raccolta di racconti (Tutto il tempo del mondo, Mondadori) che sono frecce fulminanti con personaggi indimenticabili. TEMA sempre il solito: eroi senza nome in una folle America (adesso post 11/9) e La coscienza di Andrew (appena uscito, sempre per Mondadori), che sbeffeggia il presidente Bush e indaga i meccanismi perversi del potere e del suo mantenimento. Era un narratore puro, che amava scrivere libri, punto e fine. Non gli interessava il successo, non aveva cura dei suoi lettori. Ciò che importava per lui era scrivere il libro. Il dopo non era più una sua faccenda. Perché, sosteneva, “lo scrittore si può sentire davvero gratificato solo nel momento in cui scrive: quando hai finito di scrivere un tuo libro, qualsiasi cosa gli accada, ormai non ti riguarda più”. Gli interessava l’impegno e la denuncia, molto progressista, ovviamente. Per tutto questo forse Doctorow non avuto il successo editoriale che meritava (e sembra probabile che non l’abbia rincorso più di tanto). Ma ieri, quando si è saputo della sua morte, il presidente Obama ha twittato: “E.L. Doctorow è stato uno dei più grandi scrittori americani. I suoi libri mi hanno insegnato molto, ci mancherà”. State certi che i suoi libri scaleranno di nuovo le classifiche. E se E.L. fosse ancora vivo, scriverebbe un racconto sui tweet di Obama e questo pazzo mondo governato da Internet. © RIPRODUZIONE RISERVATA iapre lunedì, al numero 1133 di Broadway, a New York, la storica libreria Rizzoli, inaugurata, nella sua location originale, sulla Quinta strada, nel 1964, da Angelo Rizzoli. Quella del NoMad, il quartiere di Manhattan che si snoda a nord di Madison Avenue, è la terza sede della libreria che, l’anno scorso, era stata “sfrattata”, nonostante le proteste dei cittadini, dalla townhouse sulla 57ma strada, quella, per capirci, dove Robert De Niro e Meryl Streep si incontrano nel film Innamorarsi. “Per più di 50 anni – ha detto Laura Donnini, amministratore della RCS Libri - la libreria ha attirato i clienti piu colti ed esigenti di tutto il mondo, offrendo loro volumi di alta qualità che spaziano dall’arte, al design, alla moda così come testi di letteratura e saggistica”. Una decisione “co r a gg i o sa ”, salutata con grande entusiasmo nel corso di un’affollata inaugurazione, alla quale ha preso parte anche Diane von Fursterberg che ha ricordato come, da sempre, la Rizzoli sia stata un punto di incontro prediletto dai newyorchesi e dai turisti. All’interno del celebre St James Building, la libreria combina i dettagli della storica struttura con la sua prestigiosa storia senza mancare di aggiungere dettagli innovativi del design del XXI secolo. I frequentatori abituali si sentiranno “a casa” anche qui, merito di quelle prestigiose scaffalature di ciliegio e dei candelabri che sono stati “salvati” e reinstallati. Non manca uno spazio eventi, per presentazioni di libri, concerti e iniziative culturali. Di grande effetto anche la carta da parati realizzata in esclusiva che riproduce motivi surreali di città italiane che galleggiano fra le nuvole, mongolfiere e figure zodiacali. 22 » SECONDO TEMPO | IL FATTO QUOTIDIANO | Giovedì 23 Luglio 2015 Cinema LA FESTA “CINEMA REALE” A Specchia (Lecce) fino al 25 luglio un evento interamente dedicato al documentario: 50 opere in programma e un focus sulla crisi di Atene Guardare alla Grecia oggi tra corpi, inganni e movimenti S » MARIATERESA TOTARO pecchia, Lecce, profondo sud. Un borgo incastonato nelle terre del Salento, poco meno di cinquemila abitanti e un paesaggio tra i più belli d’Italia. È la location che fino al 25 luglio ospiterà la FeBox Office sta del Cinema del Reale. Un festival fuori dal comune dedicato al cinema documentario. “Qui non ci sono star, né premi, né un tappeto Spy rosso – racconta il direttore 515.716 artistico Paolo Pisanelli – euro qui si festeggia il cinema più tot 597.481 spericolato, più intenso, più euro in 5 gg vero”. Giunta alla sua dodicesima edizione, la rassegna quest’anno si sviluppa su tre Babadook parole chiave: corpi, ingan478.613 ni, movimenti. Una delle euro novità di quest’anno è un fotot 612.506 cus dedicato alla Grecia, con euro in 5 gg un omaggio ai grandi autori del cinema greco e con la proiezione dei documentari di Daphné Hérétakis, Eva Terminator Stefani e Konstantina KotGenisys zamani. 1 2 3 456.448 euro tot 1.924.752 euro in 2 sett 4 Jurassic World 204.320 euro tot 13.928.567 euro in 6 sett TRE REGISTE che hanno rac- contato la loro nazione, nelle sue rivoluzioni e contraddizioni, ma anche nelle speranze e nelle nostalgie. “Ho iniziato a girare nel 2008. Sette anni fa non avrei mai immaginato che il mio paese potesse trovarsi un giorno in queste condizioni. È una situazione molto complessa in cui Tsipras non è affatto l’unica speranza possibile. – spiega la giovane regista, autrice di Ici rien (Qui niente, ndr), Daphné Hérétakis – Anche se il referendum è stata un’ottima cosa, le decisioni assunte dopo sono state una grande delusione per noi greci”. Il suo è un documentario dedicato a Exarchia, il quartiere di Atene dove iniziarono le contestazioni, ancora oggi teatro di scontri con la polizia, “luogo di ritrovo degli spiriti inquieti, di estremisti e anarchici” come lo definisce una delle voci narranti, ma anche “valvola di sicurezza” di una città simile che assomiglia sempre più ad una pentola a pressione. “Sono scioccata dalla non reazione dei greci al terzo memorandum di Tsipras. Mi aspettavo grandi disordini, reazioni violente... invece nulla. Ma non credo che la calma reggerà a lungo. È solo la quiete prima della tempesta”, racconta la Hérétakis. Bathers (Bagnanti, ndr) è, invece, uno dei documentari di Eva Stefani. I non più giovani bagnanti delle località termali, in un contesto nostalgico ma energico, esprimono la loro passione Location La Festa del Cinema del Reale di Specchia (Lecce) per la vita, la poesia, l’ami- documentari musicali come cizia, ma soprattutto per la Muscle Shoals, La Banda, un democrazia. Nel “p i cc ol o film di Klaus Voswinckel, parlamento” della città, fat- che racconta la storia di Grato per lo più di uomini, ci si zia Donateo, la prima maeincontra, si discute, si pro- stra donna di una banda nel pone e si contesta perché Salento, Killer Road Live, “questa è la democrazia”. docufilm in cui la voce di Alle donne spetta invece il Patti Smith accompagnata culto della bellezza, della dai Soundwalk collective è cura del corpo, che acqua e protagonista del racconto fango ringiovaniscono. della tragica morte di Nico, “Per curare una palma bi- attrice, modella e vocalist sogna dormirci accanto, per dei primi Velvet Undersentire il punteruolo che ground. Anche se non ci sono star mangia il suo cuore”. È una delle metafore e gli artisti li si più intense di può incontrare Wa sh in gto ni a, al bar o in giro uno dei due corper il borgo, gli tometraggi di Il direttore: “Qui ospiti della Fefiction (insieme non ci sono star, sta del Cinema a Arundel) di del reale sono K o n s t a n t i n a né premi, prestigiosi: il Kotzamani. regista Premio qui si festeggia Un labirinto Oscar Alex Gibemozionale in il cinema più ney, la svizzera cui tutti, perso- spericolato, più M a r i a n n L ene, piante e aniwinsky, autrici mali vivono in intenso, più vero e autori italiani una atmosfera tra cui Pippo tropicale e surD e l b o n o , C oreale di un’Atene visionaria, stanza Quatriglio, Leonarma fondamentalmente tri- do Di Costanzo, Massimo ste e decadente. Donati e Alessandro Leone, Francesco Cordio, Antonio OLTRE ALLE 50 proiezioni in Bigini, Roberto Nanni, Anprogramma, l’agenda è ricca gelo Marotta e i pugliesi di eventi speciali in cui tutto Gianni De Blasi, Claudia il paese è coinvolto: mostre, Mollese, Fabrizio Bellomo, performance musicali e ar- Paola Crescenzo, Giacomo tistiche, esposizioni foto- Abruzzese, Giuseppe Margrafiche, laboratori, merca- co Albano. Mattatori delle tini, seminari. Senza dimen- serate Danio Manfredini, ticare l’omaggio a Gian Vit- autore di teatro contempotorio Baldi, produttore di raneo e Stefano Andreoli, Pier Paolo Pasolini, da poco blogger e fondatore di Spiscomparso. noza.it. Tra le anteprime alcuni © RIPRODUZIONE RISERVATA NELLESALE In sala arriva anche un detective-movie cinese che mostra le ombre dell’enorme espansione economica Videogiochi Anni 80, alieni e tanti Pixel per la gioia dei Nerd che salvano il mondo Pixels Regia: Chris Columbus Attori principali: Adam Sandler, Michelle Monaghan Durata: 105 min. ,,,,, il presidente degli Usa Kevin James, affiancati dal sexy colonnello Michelle Monaghan. Non inedito, ma il soggetto è buono: l’idea di un mondo disintegrato, ovvero ridotto ai Pixels del titolo, da alieni ludici e nostalgici convince, decisamente meno lo sviluppo. Ok l’idea di videomessaggi dallo spazio (ri)affidati a Reagan, Madonna e Fantasilandia, super il cammeo del papà di Pac Man Toru Iwatani, ma i combattimenti sono stracchi, la parodia stiracchiata, la noia… yawn. Dal 29 luglio in sala, per soli nerd. CHI DI GIOCHI gioisce di giochi perisce. In un best of dell’umanità sparato nello spazio finiscono anche i videogames anni ’80, da Donkey Kong a Galaga e Centipede, e il misunderstanding è servito: gli alieni li intendono quale atto minaccioso Federico Pontiggia dei terrestri e ci invadono proprio seFuochi d’artificio guendo quegli Arin pieno giorno cade, gli antenati Regia: Diao Yinan dei Call of Duty Attori principali: Liao Fan contemporanei. La Durata: 106 min. salvezza del mondo ,,,,, intero è nella mani di quattro vecchi NEL CARBONIFERO nord della smanettoni: il nerd Cina un ex detective torna su un buono Adam Sancaso che lo aveva appassionato dler, il cospirazionianni prima, ma un congedo a sta Josh Gad, il gacausa di una ferita da fuoco lo aleotto Peter Dinklaveva bloccato nelle indagini. La ge e - udite, udite! - Smanettoni Un’immagine dal film “Pixel” pista lo porta a conoscere una donna, vedova di un operaio seviziato in una miniera di carbone: la relazione che imbastisce con lei diventa l’inizio di una spirale infernale, con scoperte sorprendenti per l’investigatore e gli spettatori. Orso d’oro a Berlino 2014, il terzo lungometraggio del 46enne Diao Yinan è splendido: potente dello sguardo consapevole e appassionato del suo regista, è un detective-movie mescolato al melodramma con chiare “interferenze” nel cinema sociale. L’espansione economica cinese costa cara ai suoi cittadini sempre sottoposti a crescenti e pericolose contraddizioni che certo non sfuggono agli occhi di chi fa cultura e cinema: anche alla luce di questo, Fuochi d’artificio in pieno giorno si impone tra le migliori produzioni della Cina contemporanea, “profetiche” come solo le autentiche espressioni artistiche riescono ad essere. Da oggi in sala. Anna Maria Pasetti Kristy Regia: Oliver Blackburn Attori principali: Haley Bennett, Ashley Greene Durata: 86 min. ,,,,, “KRISTY!”, e poco importa se si chiama Justine (Bennett): ammazzare Kristy significa ammazzare Cristo. Diffusa sul suolo americano, connessa tramite smartphone e dialogante a colpi di vi- Mondi lontani Dal film cinese “Fuochi d’artificio in pieno giorno” deo delle esecuzioni, una setta satanica 2.0 si “interessa” a giovani, belle e gentili prede: Justine, rimasta sola al college per il Thanksgiving, è la prossima vittima designata. Darà, almeno, del filo da torcere? Non si direbbe, perché va subito a letto col fidanzato, e sappiamo la verginità essere un potente salvavita nell’horror di stretta osservanza: Kristy ci fa o ci è? Domanda buona per un survival movie studentesco, che ibrida satanismo e gang, punta sul femminile e non lesina suspense e incongruenze (il mancato scoppio dell’airbag…). Ne viene un discreto pareggio, con la buona performance della Bennett (e della Greene), la sensazione del già visto e un auspicio: chi scriverà un bel saggio sulla felpa con cappuccio nel teen horror americano? Dal 30 luglio in sala. Fed. Pont. SECONDO TEMPO Giovedì 23 Luglio 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | » 23 Teatro ERESIA DELLA FELICITÀ Fino al 25 luglio al Castello Sforzesco di Milano: interpreti, un “plotone” di 200 adolescenti provenienti da cinque regioni d’Italia, Belgio e Senegal L Ricarica UNDER 30 Da stasera a domenica, al Teatro Sociale di Gualtieri (Re) in scena “Direction Under 30”, Festival di Mutuo Soccorso Teatrale con artisti, giurati e critici con meno di 30 anni n SAN VITTORE GLOBE THEATRE Stasera al Parenti di Milano, San Vittore Globe Theatre, compagnia dentro e fuori dal carcere che presenta uno spettacolo dedicato a Alda Merini, Testori e Shakespeare n Foto Mario Spada esportata con successo in mezza penisola e nel mondo. Gli imberbi attori, provenienti dalle molte Non-Scuole, dopo un’esperienza simile nel 2011 a Santarcangelo (per cui hanno vinto un premio Ubu speciale), sono approdati a Milano per chiudere la rassegna Da vicino nessuno è normale, che ogni anno anima l’estate meneghina negli spazi dell’ex ospedale psichiatrico Paolo Pini e che ora, eccezionalmente, trasloca in centro città. Sono loro l’esercito dei “calzoni neri” e delle “bluse gialle/con tre metri di tramonto”: si presentano con un gesto ai compagni; recitano le poesie cantando in ottonari o a ritmo di rap; intonano l’inno della propria tribù; sulle note dell’Internazionale gridano in egiziano, suonano percussioni africane, traducono il russo in albanese; fanno scongiuri; ballano, sotto gli occhi vigili di Martinelli, delle loro guide, dei testimoni e del blasonato fotografo Mario Spada, che li sta seguendo per confezionare un Diario giornaliero di immagini, oltre a quello giornalistico redatto da alcune testate locali. » CAMILLA TAGLIABUE a poesia è una cosa da ragazzi; anche Benedetto Croce sosteneva che “fino a 18 anni tutti scrivono poesie; dopo, possono continuare a farlo solo due categorie di persone: i poeti e i cretini”. Ecco perché soltanto un “plotone” di oltre 200 adolescenti può “imbracciare i versi crepitanti di Vladimir Majakovskij, quando lui pure era un giovane ribelle, e sentiva la tempesta nell’aria”, spiega il regista Marco Martinelli, ideatore e direttore di Eresia della felicità, una “creazione a cielo aperto”dedicata al più famoso Orfeo della Rivoluzione russa, poi da essa deluso e tradito: questo potentissimo e anomalo spettacolo, a metà tra una lezione classica e un happening avanguardista, è in scena fino a sabato 25 luglio lungo le mura del Castello Sforzesco di Milano a partire dalle 18.30. GLI SPETTATORI, o meglio i “testimoni”, possono appollaiarsi all’ombra dei bastioni per tutta la durata della performance (2-3 ore), oppure optare per una sosta di pochi minuti, come i turisti a zonzo per la città, a pochi passi dalla pomposa porta dell’Expo in piazza Castello. Ma è sotto la Torre del Filarete che va in scena l’Expo migliore, non tanto perché lo spettacolo è “inserito nel programma ufficiale” dell’evento monstre, quanto perché si partecipa a un rito collettivo ma non retorico, gioioso ma non garrulo, meticcio ma non posticcio: alla prima, per dire, mentre l’assessore alla Cultura del Comune, Filippo Del Corno, sedeva ingiacchettato sull’erba dell’ex fossato, una signora in chador assisteva all’opera coi figlioletti, affacciata dal ponte levatoio – ed esclusi i pre- Cento lingue, dialetti e idiomi per recitare Majakovskij e Ariosto senti, a Milano, musulmani in teatro non se ne vedono molti, così come i politici... Anche sul palco è un crogiuolo di culture e voci: i bravissimi interpreti (a cui si chiede venia per non poterli menzionare qui uno per uno, come meriterebbero) appartengono a 11 “tribù” di cinque regioni d’Italia più due di Belgio e Senegal, per un totale di circa 15 idiomi tra dialetti e lingue straniere. I versi di Majakovskij, ma pure quelli di Aristofane o Ariosto, sono qui declinati e declamati in romagnolo e in wolof senegalese, in cinese e in sardo, in calabrese o nella parlata ruvida di Scampia, per cui la fortuna “roinosa” dell’Orlando diventa icasticamente “ca zzimmo sa”. Guidati dal corifeo Martinelli, questi “molti”sono arrivati “al Castello come un’epidemia, parola che alla lettera si- Performance Si può assistere allo spettacolo intero o optare per una breve sosta EPPURE il vino è “triste” (di- gnifica “l’arrivo nel paese”... I molti sono una particolare forma di ebbrezza. I molti sono l’anarchia possibile, imprevista, la sorpresa che rompe il disegno registico”, scrive nelle note il direttore, già fondatore del Teatro delle Albe di Ravenna, con Ermanna Montanari, Luigi Dadina e Marcella Nonni, e ideatore della Non-Scuola, pratica teatrale-pedagogica con gli adolescenti che è stata ceva Pavese, un altro morto suicida e “senza pettegolezzi” come Majakovskij), e all’ebbrezza della festa dionisiaca si accompagna sempre la malinconia: “I molti qui sono i piccoli”, spiega il regista. “Bambini pieni di grazia, adolescenti sgraziati in bilico tra l’età dell’oro e l’età del grigio – per questo, forse, ancor più commoventi”. Cosa fare allora, “mamma”, se il “figlio è magnificamente malato” e “ha l’incendio nel cu or e?” “Dite ai pompieri che su un cuore in fiamme ci si arrampica con le carezze”. © RIPRODUZIONE RISERVATA CIAKSIGIRA Il nuovo film di Giuseppe Piccioni. E Ozpetek vola a Istanbul Ex Machina Regia: Alex Garland Attori principali: Domhnall Gleeson, Oscar Isaac Durata: 108 min. ,,,,, DANNY Boyle, il regista Oscar di The Millionaire, deve averlo scocciato, e lo scrittore britannico Alex Garland, per lui sceneggiatore, tra gli altri, di 28 giorni dopo e Sunshine, ha tentato la via in solitaria: l’esordio alla regia con Ex Machina, triangolo maieutico e futuribile tra l’apprendista stregone Domhnall Gleeson, il capo genio e sregolatezza Oscar Isaac e la sua creatura, un’intelligenza artificiale coscienziosa e - non guasta - dalle bellissime fattezze femminili (Alicia Vikander, in ascesa). Nulla di nuovo sotto il sole artificiale della fantascienza, ma la luce cade bene: interrogativi etici, dilemmi morali, tensione psicologica, il tutto carburato nel caro e vecchio rapporto uomo-macchina. Aggiungete dialoghi felici e interpretazioni efficaci, ed Ex Machina non potrà deludervi: un robot, pardon, un film dal cuore di silicio. Dal 30 luglio al ciIl robot nema. Fed. Pont. Da “Ex Machina” » FABRIZIO CORALLO G iuseppe Piccioni inizierà a girare a settembre in Salento Questi giorni, film scritto con Pierpaolo Pirone e Chiara Ridolfi e prodotto da Matteo Levi per 11 Marzo Cinematografica e Rai Cinema interpretato da quattro giovanissime semi debuttanti: Marta Gastini (rivelatasi nella serie I Borgia e nell’horror Il rito con Anthony Hopkins), Maria Roveran (Piccola Patria), Laura Adriani e Caterina Le Caselle a cui si aggiungeranno Margherita Buy, Filippo Timi e Sergio Rubini. In scena un gruppo di ragazze di una piccola cittadina del Sud che quando una di loro si trasferisce a Belgrado da un’amica decidono di seguirla per pochi giorni vivendo un momento di forti aspettative nei confronti della vita, accompagnate ognuna da una questione personale non ancora risolta. FERZAN Ozpetek porterà al cinema il suo ro- manzo Rosso Istanbul dopo averlo sceneggiato con Gianni Romoli e Valia Santella: il film verrà realizzato interamente in Turchia tra ottobre e novembre da Rc Produzioni e Rai Cinema con un cast ancora in via di definizione. Una sera un regista turco che vive a Roma decide di prendere un aereo per Istanbul, la città in cui è nato e cresciuto. L’improvviso ritorno a casa accende a uno a Quattro amiche tra il Salento, Belgrado e le vite irrisolte uno i ricordi e la sua città coglierà ancora una volta il protagonista di sorpresa. “È un film sul Ritorno. Il mio, a Istanbul. Dopo tanti film girati in Italia, viaggio di nuovo verso Oriente per raccontare l’emozione dell’incontro e scontro tra le mie due culture”, spiega l’autore. LUCA Miniero dirigerà una bambino e si ritroverà costretta con esiti imprevedibili a chiedere aiuto a musulmani e buddhisti. REDUCE dal bel successo ottenuto con The Youth Madalina Ghenea ha iniziato a girare in Alto Adige Condemned to love, una commedia romantica in cui recita con Darren Criss, noto per la serie tv Glee, sotto la guida di Barry Morrow, al suo debutto alla regia dopo aver vinto un Oscar per la sceneggiatura di Rain Man. DOPO Irrational Man presen- tato quest’anno a Cannes e ancora inedito in Italia Woody Allen sta per iniziare le riprese di un nuovo film in cui tornerà a dirigere Parker Posey questa volta insieme a Blake Lively, Kristen Stewart, Jesse Eisenberg e Bruce Willis. LA STAR di The Imitation Game nuova commedia per Cattle- Il regista Ferzan Ozpetek Benedict Cumberbatch recita ya e Rai Cinema che raccon- sta per girare il nuovo film per i Marvel Studios in Doctor terà in modo buffo una serie Strange, un nuovo film di Scott di contrasti che nascono tra diverse comu- Derrickson incentrato sulle vicende di un nità religiose che vivono in una piccola isola neurochirurgo che in seguito a un terribile del Mediterraneo. Quella cattolica a causa incidente automobilistico scopre il mondo del calo delle nascite italiane non riesce a segreto della magia e delle dimensioni altertrovare nessuno in grado di dar vita a Gesù native. 24 » ULTIMA PAGINA Dalla Prima » MARCO TRAVAGLIO I l giornalismo, specie in tv, o è contro o non è. Senza contrasti, passioni e un filo di sangue, non c’è motivo perché uno resti incollato tre ore al teleschermo. Col caldo che fa, poi. Infatti chiunque abbia tentato un talk filogovernativo, senza il mestiere e la ruffianeria di un Vespa, ha miseramente fallito. Bastava chiedere informazioni ai conduttori che dal 2002, dopo l’editto bulgaro, subentrarono a Santoro al servizio di B. e sfiorarono lo zero share, che alla Rai - per l’effetto zapping – è più proibitivo dello zero alla schedina. Resta da capire perché la Rai si sia rivolta a Raiotta che, a parte la barba, è sempre lo stesso. Quello che, nel 2007 al Tg1, bucò clamorosamente e volontariamente il V-Day di Grillo (una notizietta di 29 secondi da studio senza lo straccio di un filmato), atto di nascita di un movimento discretamente rilevante. E che poi, intervistando B., gli lasciò dire “Ho fatto di tutto per trattenere Biagi alla Rai, ma lui se ne volle andare per intascare una lauta liquidazione”. E che infine irruppe nel genere horror vantando il “record di ascolti in tutte le edizioni del Tg1 nella giornata del terremoto in Abruzzo”. Un’autopompa funebre rimasta ineguagliata. Passato al Sole-24 con gran sollievo degli altri quotidiani, nel 2009 corresse una stroncatura di Noi, ultimo libro di Veltroni, sfuggita al suo controllo, con un personale intervento riparatore: “Quando l’autore di un libro è un personaggio noto, i recensori spesso finiscono con il mettere sotto critica l’autore, non il volume. E Noi è destinato a subire questa sorte ineluttabile”, slap slap. Poi annunciò trionfante che “le grandi firme del giornale” avevano eletto Uomo dell’Anno il ministro Tremonti. Purtroppo le grandi firme del Solesmentirono all’istante e all’unisono l’insano gesto: Tremonti l’aveva eletto Johnny Lecchino, dopo ampio e lacerante dibattito con se stesso, allo specchio. Tornato infine alla Stampa per la gioia delle altre testate, iniziò a twittare forsennatamente in favore di Filippo Sensi, portavoce di Renzi, dunque emblema della “sinistra raziocinante, da sempre minoranza a me cara”, “un popolare blogger romano, un timido e appartato giornalista”. L’Impero dei Sensi. Il 12 gennaio 2014 Raiotta compì 60 anni il giorno dopo dei 39 di Renzi, e cinguettò un memorabile “Urca non lo sapevo che anche @matteorenzi è un Capricorno #auguri, e si affidi alla razionalità del segno”, riuscendo così, in soli 140 caratteri, a fare gli auguri al politico più potente d’Italia, esaltandone la razionalità, ma anche a se stesso, buttando lì che anche lui è un razionalissimo Capricorno. Lingua fronte-retro, con leccata e autoleccata incorporata. Casomai la sua passione per Matteo fosse sfuggita a Matteo e alla Rai, il Cortigiano Johnny tenne una lectio magistralis ad alto contenuto erotico al think thank irlandese IIEA, sdilinquendosi per il nostro “giovane premier fotogenico, forte, intelligente, sexy, digitalmente esperto” e per “il suo meraviglioso governo”. Il tutto in inglese. Perché lui è bilingue. In tutti i Sensi. © RIPRODUZIONE RISERVATA C’ è Alessandra Moretti che dice di aver perso in Veneto per il sostegno dato a Renzi e per “un look da tranviere”. C’è Raffaella Paita , sconfitta in Liguria e che nega il saluto al ministro Andrea Orlando: “Eravamo amici, mi ha mollato”. C’è Sara Biagiotti, sindaco sfiduciato di Sesto Fiorentino che dice: “Ho vissuto la pagina più nera di Sesto dopo il fascismo”. Tre donne del Pd, tre storie, la stessa cocente delusione, lo stesso tentativo di scaricare altrove il proprio insuccesso. Proprio come avrebbero fat- | IL FATTO QUOTIDIANO | Giovedì 23 Luglio 2015 STOCCATA E FUGA Lo scaricabarile della politica non è soltanto il vizio dei maschi » ANTONIO PADELLARO to i loro colleghi uomini, ma con in più il detto e non detto di aver pagato il prezzo del genere femminile in una politica dominata pur sempre da una visione maschile e maschilista dei rapporti di forza. Eppure, per esempio, la Moretti meglio avrebbe fatto a riflettere sui troppi giri di valzer nel partito (Bersani, Letta, Renzi e domani chissà) che non hanno certo giovato alla sua immagine di forte coerenza e alla sua popolarità. E se è stata travolta dal leghista Zaia la colpa non può essere, siamo seri, per la sua rinuncia agli abiti e al trucco da ladylike. Sui clamorosi errori della Paita, che hanno spianato la strada al forzista Toti, si potrebbe scrivere un saggio di autolesionismo elettorale mentre, a quanto si sa, in quel di Sesto Fiorentino si litiga sulla ciccia di un aeroporto e di un inceneritore, altro che fascismo. Dalla presenza, ancora troppo limitata, delle donne in politica, dipende la crescita della democrazia. Lo scaricabarile lasciamolo ai maschi. © RIPRODUZIONE RISERVATA