Comune di Fermignano DE INDUSTRIA 2009 a cura di Francesco De Luca Concorso Laboratorio Esposizione testo critico di Tiziana Fuligna 3ª edizione: Otium Comune di Fermignano SPAC Provincia di Pesaro e Urbino De Industria 2009 a cura di Francesco De Luca Heads Collective Treviso 2009 2 3 Giorgio Cancellieri Sindaco di Fermignano “De Industria” non è un evento occasionale, continua a crescere, si sta radicando nel territorio ed incontra sempre più l’apprezzamento della nostra comunità. Rilevante è l’interesse ed il successo della manifestazione e sono felice che ogni anno questo originale progetto artistico porta con sé a Fermignano grande curiosità e partecipazione. Numerosi e veramente capaci sono gli artisti che con creatività e passione hanno dato vita a questa 3a edizione. “De Industria” trae proprio da loro la linfa ed il risultato finale che ogni anno è diverso. La professionalità dimostrata da tutti durante la fase del laboratorio, ha portato all’allestimento di una mostra collettiva ricca di lavori esteticamente validi e di qualità. Non meno importante della presenza dei giovani partecipanti è il costante sostegno degli sponsor, aziende del territorio che con il loro materiale ed il loro contributo hanno reso possibile la realizzazione dell’iniziativa che vuole essere un collegamento tra l’arte e l’industria, proponendo un percorso artistico che le coinvolge attivamente nelle diverse fasi del progetto. Ringrazio pertanto tutte le aziende che hanno dimostrato la loro sensibilità verso l’arte contemporanea, gli artisti, la giuria che ha attentamente selezionato gli iscritti al concorso artistico e che ha decretato i vincitori di questa nuova edizione. Ringrazio infine l’intera macchina organizzativa del “De Industria” che si è mobilitata con cura ed impegno per garantire la riuscita dell’evento. Maria Giovanna Zaffini 4 Assessore alla Cultura Lavorare! Produrre! Non chiederti perché, lavora e basta che ti nobilita. Eppure qualcuno il perché se lo chiede, ovviamente i filosofi che alla fatica fisica contrappongono quella mentale. La ricchezza e la tecnologia della nostra società ci consentirebbero di vivere agiatamente anche lavorando solo poche ore al giorno. Teoricamente. Di fatto siamo dominati da un imperativo a produrre sempre e comunque, cioè ben oltre ciò che sarebbe individualmente o collettivamente necessario. Il mondo borghese ha così ridotto il lavoratore a misero e piccolo ingranaggio di una possente macchina produttiva che è appunto la società. Il lavoro libero e creativo è prerogativa di pochi fortunati. In questo contesto è possibile rappresentare l’ozio con un oggetto? Ci salveranno gli artisti? Per gli antichi romani l’ozio altro non era che una nobile virtù, ci si dedicava alla riflessione e alla cura del corpo e dell’anima e ad apprezzare tutte quelle cose apparentemente “inutili” perché non immediatamente traducibili in denaro, ma che fanno inevitabilmente la qualità della vita. Abbiamo forse bisogno di una nuova etica oziosa? La lentezza permette di vedere meglio l’oggetto, la vita che scorre nell’ozio è capace di vedere verticalmente, osservando lo scorrere delle forme mutevoli, il tempo dilatato rende la vita pensata interessante. Prendiamo gli artisti diamo loro qualche scarto industriale tra le mani e lasciamo il tempo di pensare…, pensare un concetto, rendere concreta un’idea. Ecco “De Industria” nella sua terza edizione. Gli artisti, il materiale, la speculazione dell’anima ed infine l’opera d’arte. Non c’è altro solo la logica del pensiero e delle idee laddove regna solo il caos. Ma in fondo che cosa è la logica? È una derivazione della ricerca degli obiettivi o della strada che conduce al loro raggiungimento? Ecco dove l’ozio acquista credibilità ed appagamento per la persona; solo quando è la giusta conseguenza di una attività lavorativa; solo quando attraverso il proprio essere e la propria fatica si è raggiunto l’obiettivo. L’ozio così raggiunge il suo senso; in caso contrario sarebbe solo la conferma della propria inutilità. Fermignano è il sito, le aziende locali la materia prima, gli artisti provenienti dalle diverse località gli attori. Due giorni di “gara” e un atelier di opere a testimonianza di una manifestazione unica nel suo genere. Auguri “De Industria”! Arrivederci al prossimo anno. Andrea Buttarini, Francesco De Luca e Simone Sacconi 5 Ideatori del progetto C’è il De Industria per chi, da tre anni, passeggiando di sera in piena estate, ad un certo punto si trova davanti a ragazzi che tagliano legni, puliscono ingranaggi dal grasso, impastano gesso o cemento, intrecciano fili d’alluminio o di rame. Coloro che si avvicinano ai banchi di lavoro hanno ormai una certa confidenza con gli artisti di questo laboratorio aperto, anche se non sono gli stessi ogni anno, e fanno domande, danno consigli e a volte anche un aiuto pratico. C’è poi il De Industria di quelli che stanno dietro a tutta l’organizzazione: questi partono con mesi d’anticipo pubblicando il bando; prendono contatto con le industrie, con la commissione, con gli artisti; seguono passo passo tutte le fasi dell’evento fino alla conclusione della mostra. Per costoro ogni anno c’è una rinnovata energia che viene dall’entusiasmo degli artisti e dalla loro creatività che danno senso al concorso stesso. Ma c’è un altro De Industria del quale tentiamo, invano, di rubare qualcosa: è quello degli artisti stessi, è il loro ritrovarsi per caso, senza conoscersi, a lavorare fianco a fianco per tre giorni cercando di produrre un’opera, con materiale spesso inusuale per il proprio fare. È il De Industria fatto dal confronto di stili, dallo scambio di pareri, da una sigaretta o da una birra parlando delle diverse esperienze, dalla condivisione di momenti di crisi in cui il materiale stenta a piegarsi alla volontà delle idee, dall’entusiasmo per le soluzioni creative, per le scintille di genio che brillano nelle ore di lavoro. Qui va da una parte il concorso stesso, la competizione, ci si muove ad un livello più alto che è quello del creare. Questo atto, che solitamente immaginiamo avvenga in solitudine e isolamento, qui circola, passa da uno all’altro all’interno di questa piccola comunità di artisti. Chissà qual è il suo rumore? Invano cerchiamo di vedere com’è, ma se ci pare di scorgere qualcosa ci troviamo già davanti all’opera compiuta. 6 Tiziana Fuligna 7 Commissione Tecnica–Giuria Iniziative come il concorso “De Industria”, promosso dal Comune di Fermignano e aperto ai giovani artisti, permettono di capire come rispondono le nuove generazioni alle sollecitazioni del mondo contemporaneo. Così succede che il tema dell’ozio, proposto quest’anno dal concorso, sia sentito da molti partecipanti nel suo aspetto drammatico, accezione propria della nostra contemporaneità, dove il non far nulla, all’opposto dell’otium latino, significa spesso disoccupazione, precarietà, attesa, e viene pertanto commisurato a un negotium che non c’è. È il caso di Scaramucci che racconta il cambiamento di significato dell’ozio romano, rappresentato dal triclinio, e il passaggio al lavoro (negotium) segnato dalla corona di spine di Cristo e da un’orma che si lascia la storia dietro le spalle. O da Pacifico (Menzione della Giuria) il quale riprende il tema del letto, punzonato di punte e quindi non proprio riposante; unica via di uscita sembra allora il quadernetto col calamaio, che tuttavia lascia macchie di inchiostro sul bianco inviolato del lenzuolo. Ancora Gulini mette in scena il riposo di una città in una calma post-atomica, senza più tempo e in uno spazio infranto da aggeggi arrugginiti che simulano pezzi di grattacieli. C’è chi come Garzarella vede l’ozio plasmarsi in una forma astratta tutta protesa verso l’infinito e il suo doppio, riflesso nello specchio; o chi come Lazzaretti (Menzione della Giuria) disegna su una lunga lastra rettangolare catene di piccoli esseri umani che si chiudono in circoli e spirali, forme danzanti anche qui all’infinito suscitate dall’ascolto di brani musicali. In altri casi l’ozio diventa metamorfosi come in Organo dove la fenice, rinata dalle sue ceneri, è pronta ad un nuovo inizio; o in Rech dove lo spazio bidimensionale della tela si fa tridimensionale con l’inserto di materiali metallici che contornano un corpo che muta dentro il suo atto creativo. Anche Tomasello dà tridimensionalità a una superficie piana scherzando con i colori vivaci del blu e del giallo-arancio, piroette di un gatto che ancora vive l’ozio come gioco. Altra metafora mutuata dal mondo animale è quella di Menti che realizza un bozzolo costruendo magistralmente la maglia con gli scarti metallici: la stasi della forma prima della trasformazione; Cherchi e Martini invece ci illustrano il momento successivo, quando la forma è già diventata materia dileguatasi: un nido, una sedia vuota, e una specie di sàrtia, che qui sembra riecheggiare il lenzuolo di chi evaso se ne è andato furtivo. Anche il gigante di Attanasio, seduto, fortemente ancorato alla terra, pesante dello scheletro di metallo di cui è composto, incapace di alzarsi sulle sue lunghe gambe senza piedi, anela e sogna di poter un giorno finalmente volteggiare nel cielo con il suo aquilone. Più concettuale e legata alla tradizione del territorio l’opera di Mergoni (Menzione della Giuria) che ricostruisce la stella di Urbino, derivante dai poliedri di Piero della Francesca e di Luca Pacioli. La stella, forma perfetta, contiene il caos dei grovigli e degli intrecci del pensiero in azione. Leonardi organizza una struttura che ci richiama quella umana, una poltrona, un’asta e in cima un succedersi a incastri di ingranaggi che culminano in una luce gialla, anche qui metafora del pensiero, dell’idea, giusto esito di un proficuo riposo intellettuale. Al riposo si ispira anche l’opera di Simoncini.Tangi (Terzo Premio): un’amaca sospesa a strutture in legno ben piantate a terra dal peso di pesanti sacchi. Il ferro, materiale duro e inflessibile, acquista la leggerezza e l’elasticità della corda. L’equilibrio è dato dall’uovo, citazione colta, simbolo di vita e rinascita. L’opera trova così un legame diretto con la cultura del luogo (l’uovo di Piero della Francesca nella Pala Montefeltro) e al contempo stabilisce un’unità formale fra tema proposto e uso dei materiali, fra storia e attualità. Elefante (Secondo Premio) sceglie invece l’accezione dell’ozio intellettuale, del pensiero che nel riposo del corpo si abbandona a meditazioni e disquisizioni raffinate. La mente che lavora è elegantemente riassunta nella forma del cerchio, simbolo rinascimentale di perfezione; l’accurato equilibrio compositivo degli ingranaggi circolari, che si ripetono chiusi nel bilanciamento fra verticalità e orizzontalità, diventano la naturale sintesi di un processo logico compiuto. Beorchia (Primo Premio) predilige invece la strada dell’ironia. Tanti piccoli oggetti, disposti ordinatamente e con etichetta che ne designa la loro nuova funzione, vengono proposti al pubblico come utensili per scacciare la noia. Un libretto delle istruzioni ne illustra l’uso adeguato. Con un’opera concettuale e piena di umorismo, riecheggiando il lavoro grafico di Provinciali e le macchine celibi di Munari, Beorchia fonde leggerezza e raffinatezza, eleganza della composizione e ricercata interpretazione del tema, piegando la natura di bulloni e chiavarde al gioco raffinato dell’accessorio tanto inutile quanto necessario al nostro buon umore. Polaroid 8 9 Claudio Beorchia Aggeggi non funzionali 1º classificato 10 Linea di prodotti “avanzati” per la stimolazione dell’ozio. Residente nel Trevigiano, ha studiato design e arti visive presso lo IUAV di Venezia. Lavora nell’ambito del visual design occupandosi di grafica tradizionale, web, interactive design. Solo recentemente si è concentrato in una personale ricerca artistica in maniera più costante e impegnativa. Le opere sono eterogenee, contraddistinte da leggerezza e ironia, e spesso traggono spunto dalla produzione industriale e di massa. Ditta: Metalser Collaboratrice: Giulia Marin Materiale di scarto: profili in alluminio 11 Lucia Elefante Nulla fa chi troppo pensa 2º classificato Gli elementi meccanici assemblati creano degli ingranaggi che simbolicamente rappresentano i pensieri, l’articolazione della mente. Da qui la frase di Torquato Tasso che, dalle rive del Metauro, dà il titolo alla scultura: “Nulla fa chi troppo pensa”. L’ozio del pensare rende l’uomo libero o scansafatiche? Lucia Elefante nata a Castellammare di Stabia, dopo tappe a Genova e Torino, ora vive e lavora fra Milano e Noli. Ditta: Moretti Ugo Collaboratrice: Marta Di Rollo Materiale di scarto: parti meccaniche 12 13 Simoncini.Tangi Evasione: uovo su amaca 3º classificato 14 Le antiche cosmogonie dicono che l’Universo sia stato creato dalla rottura di un “Uovo Cosmico” e con esso si sia originato il tempo. Tempo e vita sono infatti intimamente legati e spesso l’uomo è talmente travolto dallo scorrere frenetico degli eventi, da perdere di vista se stesso e le proprie necessità. Oggi è necessario recuperare una qualità del tempo, Kairos, da opporre allo scorrere continuo ed inesorabile di Kronos. L’ozio era nell’antichità un modo per interrompere Kronos riappropriandosi di uno spazio “libero” per meditare e per pensare. Per poter creare infatti è necessario “isolarsi” dal resto del mondo: la nascita di un’idea, di un pensiero o di un’opera d’arte possono prender forma solo “rubando” momenti di silenzio e di relax alla frenesia dell’esistenza. Oziare è evadere dal quotidiano lasciandosi cullare dal piacere dei propri sogni e desideri. Simoncini.Tangi sono una coppia di artisti, che uniscono l’arte, la natura e la tecnologia, creando video, immagini fotografiche ed installazioni. Esplorano la concezione del tempo nelle sue dimensioni psicologiche, fisiche, scientifiche e naturali. Vivono e lavorano insieme dal 2006 a Prato. Ditta: Lunghi Costruzioni Materiale di scarto: tavole di legno, tondini di ferro 15 16 17 Riccardo Attanasio L’acchiappasogni Ho gambe lunghe che portano la mia testa fra le nuvole, gioco con il mio aquilone. Spicco il volo mentre sono in contemplazione, il mio mestiere è rivelazione, percepire ogni linea, ogni odore. Sono empatia del dolore di chi non sa cos’è la libertà. Chi non è cosciente del vero significato del tempo che non ha età. Ho gambe infinite per passeggiare in un paradiso terrestre. Apro le mie braccia, porte e finestre. Nato a Napoli nel 1982 si laurea in Scultura con specializzazione in Design all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Partecipa a varie mostre collettive all’estero e in Italia: come al “Goldsmiths College” nel 2008 e al “New Cross Inn” di Londra nel 2007; in Italia al Castello di Rivoli e all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino nel 2008. Ha all’attivo anche una mostra personale al “The foundry” a Londra nel 2008. Esalta il processo in itinere dell’esecuzione artistica nell’arte stessa, ispirandosi all’arte giapponese della calligrafia. Attanasio è il fondatore di una nuova corrente artistica battezzata da lui stesso: post-stencilismo. Ditta: Metalli Plastificati Materiale di scarto: piattine ed elementi in metallo 18 Cristina Cherchi e Barbara Martini The eternal, circular walk Come in uno scenario fantastico l’immaginazione supera la realtà; infinitamente piccolo, immensamente grande, Alice dei nostri giorni come quella di allora è contemporanea alla oziosità dell’amore. La condizione infantile porta lo spazio e il tempo a dilatarsi in un mondo proprio costituito da giochi magici. “Stanco dell’ozio amaro in cui la pigrizia offende quella gloria per cui fuggii l’infanzia”. (Stèphane Mallarmè) Cristina Cherchi nasce nel 1972 a Salò. Nel 1995 si diploma in pittura all’Accademia di Belle Arti di Bergamo. Nel 1998 frequenta il Centro TAM, a PietraRubbia con la direzione di Eliseo Mattiacci. Il suo lavoro trae origine da un riutilizzo poetico e ironico di oggetti prelevati dal contesto quotidiano, con una particolare predilezione per i materiali provenienti dai processi di riciclaggio. Barbara Martini vive e lavora tra Rovato e Soncino. Nel 2002 consegue il diploma di laurea all’Accademia di Belle Arti di Brera. Dal 2001 al 2004 frequenta corsi di specializzazione in grafica d’arte presso i corsi Internazionali di Incisione Artistica ad Urbino. Inoltre si specializza in fotografia formandosi presso il Centro Internazionale di Fotografia Forma di Milano. Ditta: TVS Materiale di scarto: sfridi di alluminio 19 Fabrizio Garzarella … Il lavoro si ispira all’ideale taoista secondo cui solo entrando in sintonia con i ritmi che scandiscono il divenire, all’interno dell’universo, si impara a riconoscere, valutare ed apprezzare. Riscoprire, quindi, l’ozio come elemento fondamentale del ritmo della vita, contrapposto al mito produttivista della società moderna. L’opera richiama così l’equilibrio dato dall’indispensabile presenza dell’ozio: uno slancio verso il piacere nel difficile mestiere di vivere. Nato a Guardiagrele nel 1987, maestro d’arte dei metalli e dell’oreficeria, è attualmente iscritto al corso di scultura dell’Accademia di Belle Arti di Roma, città nella quale vive e lavora. L’interesse per l’arte dei metalli lo porta a collaborare col maestro Arturo Avossa, specializzandosi nell’incisione a bulino. Negli ultimi anni, ha approfondito la passione per la scultura grazie alla vicinanza e collaborazione col maestro Bruno Liberatore. Ditta: AT Metalli Collaboratrice: Loredana Garzarella Materiale di scarto: lamiere Camilla Gulini 20 Uccelli Il tempo si è fermato. Case vuote, uffici e fabbriche piene. Crepe sui muri. Sole accecante che passa inosservato per il ritmo di un lavoro da portare a termine. La città respira desolazione. Sento che il mio pensiero è essenziale anche se per la maggior parte delle persone è vaneggiare. Mi accorgo di sguardi beffardi che dall’alto ci deridono perché noi non sappiamo volare. Camilla Gulini, nata e cresciuta a Fermignano, coccolata da un ambiente a contatto con il mondo dell’Arte fin da bambina, ha continuato durante la sua vita ad incuriosirsi e ad apprezzare tante e diverse forme d’espressione artistica: dal cinema d’animazione al teatro di burattini, dalla creazione di pupazzi di stoffa alla realizzazione di costumi teatrali per famose compagnie e teatri. È, e resterà, una di quelle persone che riconoscono l’Arte nella passione di chi la produce. Ditta: B&M Materiale di scarto: mattoni, legno, ferro Lisa Lazzaretti Playlist 21 menzione della giuria Ho disegnato una playlist. Ogni stile musicale m’ha suggerito un certo andamento e un certo segno, (nell’ordine: rock, techno, elettronica, folk, pop). È stato come fare una specie di dettato. Ozio come tempo in cui mi faccio dirigere dall’ascolto. Svolgo un’attività meccanica, etero-diretta ma creativa. Lisa Lazzaretti è nata a Rimini nel 1985. Si è diplomata in pittura all’Accademia di Belle Arti a Bologna nel 2008. Vive e disegna a Santarcangelo di Romagna. Ditta: AT Metalli Materiale di scarto: lamiere Alice Leonardi 22 L’ozio è il padre A volte l’ozio è creazione a volte l’ozio crea azione nell’inazione la creazione una mente in azione in un corpo seduto. Alice Leonardi nasce il 13 maggio 1984 a Milano, dove vive e lavora tutt’ora. La passione per il recupero, la reinvenzione e il riutilizzo di oggetti e materiali di scarto nascono durante l’adolescenza e prendono forma negli anni. Nel 2006 comincia il suo percorso di formazione tecnicoartistico lavorando come attrezzista costruttrice per la trasmissione televisiva Zelig e collaborando ad alcuni allestimenti teatrali. La formazione prosegue l’anno dopo con un corso postdiploma per attrezzisti teatrali presso l’Accademia del Teatro alla Scala, dove in seguito viene chiamata a lavorare. Ha all’attivo varie esposizioni, durante il 2008 e il 2009. Marina Menti 23 Bac/ozio Apparentemente amorfo, il Bac/ozio crea inconsapevolmente cuscini dove dorme profondamente vera vitalità. Schiavo senza catene, lavorando all’uncinetto, vivendo crea la sua opera d’arte. Diventando farfalla si libera del prezioso bozzolo compiendo una sorta di “suicidio artistico”: il suo ozio creativo, liberatosi, vola. Ditta: Moretti Ugo Collaboratrice: Lia Morreale Materiale di scarto: parti meccaniche Marina Menti nasce a Vicenza nel 1976. Diplomata al Liceo Artistico “Boscardin” di Vicenza, in seguito è stata prima responsabile dell’ufficio artistico in Bisazza mosaico, poi per Venix pavimenti alla veneziana in marmo e vetro. Attualmente è impiegata nell’ufficio tecnico della Effediemme produttrice di complementi d’arredo in legno. Lavora anche come decoratrice d’interni eseguendo pitture su tavola e tela, sculture e decorazioni in mosaico. Dal 2002 partecipa a esposizioni collettive. Ditta: TVS Materiale di scarto: sfridi di alluminio Laura Mergoni Stella Industriale 24 menzione della giuria Parte 1: La Forma Otium≠Negotium Quale tipo di forma corrisponde all’otium? Ho cercato d’immaginarla in contrapposizione al suo contrario: il negotium. Otium: morbido, irregolare, spontaneo, asimmetrico, disordinato. Negotium: regolare, rigido, simmetrico, geometrico, lineare. Ho perciò pensato di realizzare un’opera composta da questi estremi formali; un poliedro, un ottaedro stellato da comporre con una massa informe di piattine e fil di ferro. Parte 2: La Storia Guardando il lampadario di una casa della zona ho capito quale forma in particolare stavo cercando: la Stella ducale! Già notato lo scorso anno, questo superbo poliedro ha oziato nella mia mente per un anno e si è manifestato oggi in questo omaggio a Luca Pacioli e all’artigianato locale. Nata in Italia nel 1982, vive tra Parigi e La Spezia. Ha studiato in diverse Scuole d’Arte francesi diplomandosi all’ENSAPC (Ecole National Supèrieur d’Art ParisCergy). Espone regolarmente in Europa in occasione di mostre personali e collettive, di festival ed eventi. Ditta: Metalli Plastificati Materiale di scarto: piattine, fil di ferro Veronica Organo 25 Istantanea di Fenice La Fenice, uccello mitico e instancabile, viene colta nell’attimo prima della fine, nel momento della massima esplosione, cristallizzata sulla superficie. Attraverso lei e attraversati da lei entriamo nella stanza incandescente strappati al nostro Otium e catapultati nel Kaos della creazione. Nasce a Padova nel 1977. Ha frequentato il liceo Artistico Statale di Padova e poi l’Accademia di Belle Arti di Venezia. Nel corso degli anni ha sviluppato e mantenuto costantemente vivo l’impegno nella ricerca e nella sperimentazione, utilizzando spesso materiali di recupero e tecniche diverse. Attualmente collabora con L’Officina Arte Contemporanea di Vicenza, oltre che con diverse aziende del territorio. Vive e lavora tra Padova e Vicenza. Ha all’attivo una mostra personale nel 2003 a Padova, “La sottile linea rossa” e numerose mostre collettive sia in Italia che all’estero. Ditta: Metalser Materiale di scarto: profili e trucioli di alluminio Angelo Pacifico 26 A Paul e Laura Lafargue menzione della giuria …E senza la fannullaggine, è tutto il culto del bello a sfuggirci. Senza ozio niente tempo libero e senza tempo libero, niente feste, niente cinema, niente teatro, niente pitture, né musica. Alessandro Rech 27 L’ozio Quando lo spazio e il tempo si dilatano, e la percezione diviene il rimando alla sublime postura della mente e del corpo, l’ozio finalmente si mostra. Con lo sguardo negli sguardi osserva chi lo possiede e con un corpo di conturbante e colorata poesia attira il viaggiatore lontano, che incuriosito osserva un mondo di ineffabile bellezza nel quale presto entrerà. Discorso di Jean Aulas Festa di san fannullone 1949 Appassionato di archeologia industriale realizza opere sempre partendo da uno sguardo sulla realtà che lo circonda; per cui nei suoi quadri prendono forma i colori e le geometrie urbane di palazzi, fabbriche, parcheggi. Ha partecipato insieme a numerosi artisti contattati in rete all’assalto artistico dal nome “Where is 107?”. Ha inoltre realizzato un cortometraggio musicale dal titolo “La Rumenta” che nasce dall’idea di voler abbinare ai suoi lavori pittorici delle immagini in movimento. Collabora con musicisti del Conservatorio di Milano e maestri di musica gitana. Ditta: Metalli Plastificati Collaboratrice: Eghe Materiale di scarto: piattine di ferro Alessandro Rech nasce a Roma il 20/03/1977. Consegue nel 2000 la Laurea di I livello in Disegno Industriale con specializzazione: Innovazione del Processo e del Prodotto e nel 2004 la Laurea Specialistica in Disegno Industriale e Comunicazione Visiva. Partecipa a numerose mostre collettive. È vincitore del 1° premio sia nel 2005 che nel 2006 del Concorso Internazionale di Design, nel 2004 del premio speciale della giuria del 2° Concorso Artistico Nazionale Giacomo Manzù e del 2°premio del Concorso Artistico Nazionale 2006 Anmil Inail. Ha inoltre redatto il “Manifesto Renderista” a Roma nel Giugno 2006. Ditta: Metalser Materiale di scarto: rame 28 Erica Scaramucci Modus vivendi Il triclinio è simbolo dell’otium, luogo per l’uomo libero, sociale, per il dialogo sereno, equilibrato, senza affanni. Il tempo della storia è dilatato, umanizzato. L’accezione negativa (pigrizia-vizio) dei secoli successivi è suggerita dal serto di spine (passione di Cristo, peccato, sofferenza), dal quale emergono in commistione le foglie d’alloro (successo, vittoria, gloria). Il rosso pompeiano richiama la varia simbologia (amore, sangue di Gesù, violenza). Il poggiapiedi propone l’orma rivolta verso un negotium: l’uomo diventa itinerante incerto, una prospettiva instabile, non dialogica, solitaria, verso una probabile incomunicabilità, un’esistenza più problematica. Erica Scaramucci nasce nel 1980 a Gualdo Tadino, si diploma in pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Perugia nel 2005. Nel 2008 ha conseguito l’abilitazione all’insegnamento per le classi di Disegno e Storia dell’Arte e Arte Immagine. Dal 1998 ad oggi ha partecipato a vari concorsi nazionali e varie esposizioni collettive ottenendo ottimi risultati. Vincitrice nel 1998 del concorso d’arte “Bergolo: paese di pietra”, e nel 2004 del concorso “In ricordo di Padre Diego Donati incisore”. Il suo percorso artistico è iniziato con un linguaggio pittorico-figurativo, spostandosi in questi ultimi anni verso la pratica dell’installazione. Ditta: Lunghi Costruzioni Materiale di scarto: tondini, fil di ferro Maria Tomasello 29 L’ozioso L’opera nasce dal presupposto di connotare l’ozio di significato positivo. Pensandolo come atto di un soggetto che si isola da relazioni sociali e attività quotidiane, che mette se stesso, le proprie aspirazioni, i propri desideri al centro delle sue attenzioni. Fulcro dell’opera è il gatto, per la sua spiccata curiosità, la sua indipendenza, il suo egocentrismo; questi tralascia tutto ciò che non gli interessa. In questo caso l’ozio cambia la cognizione del tempo, il suo scorrere diventa soggettivo. L’orologio appeso al collo del gatto è rotto, perchè il tempo non è più un limite, non è più la variabile da cui si dipende nel momento che si decide di oziare o nel mio caso di creare. Il pannello con la sua decorazione rappresenta la mia creatività il mio segno, che passa dal bidimensionale al tridimensionale diventando materia, volume. I suoi lavori sono il frutto di una ricerca interiore che nasce nel suo inconscio. L’insieme dei suoi segni nascono da un gesto incondizionato, da una sorta di automatismo, un movimento a volte musicale e armonico e altre spigoloso e frenetico. I disegni possono essere inter- pretati come planimetrie di mondi immaginari, tracce che si espandono senza confini prestabiliti che lasciano immaginare un avanzare verso l’infinito che va oltre le dimensioni del supporto. Le sculture, invece, che possono essere paragonate a bassorilievi, nasco- no dal desiderio di provare ad andare oltre il bidimensionale, ingrandire, costruire il segno nello spazio. Ditta: B&M Materiale di scarto: tavole in legno, fil di ferro 30 31 Aziende sponsor At Metalli Lunghi Costruzioni Metalli Plastificati B&M Metalser Moretti Ugo TVS Colophon Mostra collettiva De Industria 3ª edizione Curatore della Mostra: Francesco De Luca Design: HEADS Collective www.deindustria.com Fotografia: De Luca & De Luca 19 luglio– 30 agosto 2009 Segreteria redazionale del catalogo: Claudia Ugoccioni Fermignano, Museo dell’Architettura Via Piave, 1 Coordinamento e Segreteria della Mostra: Daniela Contucci Finito di stampare: Agosto 2009, 700 copie Comune di Fermignano Provincia di Pesaro e Urbino Assessorato alle Attività Culturali-Editoria Iniziativa realizzata con il contributo della Provincia di Pesaro e Urbino ai sensi della L.R. 75/1997 Commissione Tecnica–Giuria: Tiziana Fuligna Paolo Fraternali Adriano Filippetti Claudio Paolinelli Giovan Battista Sartore Artisti: Riccardo Attanasio Claudio Beorchia Cristina Cherchi Lucia Elefante Fabrizio Garzarella Camilla Gulini Lisa Lazzaretti Alice Leonardi Barbara Martini Marina Menti Laura Mergoni Veronica Organo Angelo Pacifico Alessandro Rech Erica Scaramucci Simoncini.Tangi Maria Tomasello Stampa: Tintoretto, TV Segnali d’Arte 2009 DE INDUSTRIA 2009 Concorso Laboratorio Esposizione 3ª edizione: Otium ōtı̆um, ı̆i, n., 1) tempo libero, riposo: otium est auscultandi, c’è tempo di ascoltare, Ter. Ad. 419; habere otium ad aliquid faciendum, avere agio di fare una cosa, Ter.; consumendi otii causa, per passatempo, Cic.; in otio de negotiis cogitare, nel tempo libero pensare agli affari, Cic. Off. 3, 1; otium dare corpori, riposarsi, Phaedr.; otium litteratum, tempo dedicato allo studio, Cic. Tusc. 5, 105; otium suum consumere in historia scribenda, passare il tempo libero scrivendo storia, Cic.; non inertia neque desidia, sed otium moderatur atque honestum, non ozio nè pigrizia, ma riposo ragionevole e dignitoso, Cic, Br, 8; referre se in otium, ritirarsi a vita privata, Dolab. in Cic. Fam. 9, 9, 1; otium cum dignitate, vita privata ma onorevole, Cic. de Or. 1, 1; fig.: otia nostra, le mie poesie, con cui ho occupato il mio tempo, Ov. Tr. 2, 224; 2) ozio, inattività, Cic., Tac. e a.: otio tabescere, marcire nell’ozio, Cic.; propter desidiam in otio vivere, vivere senza far nulla, per pigrizia, Cic.; 3) pace, calma, tranquillità: otium et silentium, c’è calma e silenzio, Ter. Hec. 43; multitudo insolens belli diuturnitate otii, la folla non avvezza alla guerra per la lunga durata della pace, Caes. C. 2, 36, 1; mollia paregebant otia, Ov. M. 1, 100; per otium, in pace, Liv. 2, 39, 11; ab externis armis, a seditionibus urbanis otium fuit, non vi furono guerre esterne o discordie intestine, Liv.; quies aeris et otium et tranquillitas, stabilità e immota tranquillità dell’aria, Sen.