12
2006
SSERVATORI
O & O
COMUNICAZIONE CULTURA
Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali
Circ.ne Aurelia, 50 • 00165 Roma • Tel. 06.66398.209 • Fax 06.66398.239 - http://www.chiesacattolica.it • E-mail: [email protected]
Servizio nazionale per il progetto culturale
Circ.ne Aurelia, 50 • 00165 Roma • Tel. 06.66398.288 • Fax 06.66398.272 - http://www.progettoculturale.it • E-mail: [email protected]
1
Editoriale
2
Approfondimenti
Da Verona, una Chiesa fiduciosa, gioiosa e realista
Claudio Giuliodori, Vittorio Sozzi . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.
2
Comunicazione e cultura
per una nuova progettualità formativa
Ernesto Diaco . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.
4
3
Dossier
Gli italiani: popolo di “navigatori”? . . . . . . . . . . . . . . pag.
6
4
Comunicazioni
sociali
• Milano: convegno Ucsi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.
• “Città Nuova” al traguardo dei cinquant’anni
• Aiart: a Roma l’Assemblea generale
• Fermo: seminario formativo per i giornalisti
11
5
Progetto culturale
• Cantiere aperto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.
• Laboratorio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.
12
15
6
Infomedi@
• Il viaggio del Papa in Turchia su Sat2000
e Radio inBlu . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.
• Sat2000 presenta “Da Budapest a Firenze”
di Gaspare Barbiellini Amidei
• “Adolescente TVB”, il mondo dei ragazzi
dello psichiatra Vittorino Andreoli
7
Economia dei media
• Mercato pubblicitario in crescita . . . . . . . . . . . . . . . pag.
• “Il Mondo” cambia direttore
• Telecom: primi dati
• Poligrafici Editoriale: utile di 2,7 milioni di euro
• Rcs debutta in tv
18
8
I fatti del mese
sulla stampa
• L’Occidente e la condanna a morte di Saddam . . . . pag.
• Giovani italiani col “plafond”
• Il Papa e il pluralismo culturale
• Tra liberismo e sussidiarietà
19
9
Segnalazioni
multimediali
• Sentieri della speranza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.
• Sotto il segno di Hermes. La comunicazione
giornalistica dal conflitto alla democrazia
23
16
25
• Notizie dalla rete. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 26
• Navigando nella rete. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.
1. EDITORIALE
Duna aChiesaVeronafiduciosa,
gioiosa e realista
CLAUDIO GIULIODORI*, VITTORIO SOZZI**
l Convegno di Verona non ha deluso le aspettative, per
altro numerose e chiaramente formulate nella fase preparatoria. La Chiesa italiana, rappresentata da 2700 delegati, qualificati e preparati, è arrivata all’appuntamento
con il 4° Convegno ecclesiale domandandosi se e come sia
possibile oggi testimoniare la speranza cristiana, se la fede
costituisca davvero la filigrana che attraversa e plasma l’esistenza quotidiana dei credenti, se il vissuto e l’azione
pastorale delle nostre comunità cristiane siano realmente
capaci di offrire al mondo una luce per discernere e affrontare le complesse sfide del nostro tempo.
I
Il Convegno non è stato una passerella di rappresentanze o schieramenti ecclesiali né una convention per esibire o imporre punti di vista particolari e magari contrapposti, come qualcuno immaginava o ha tentato di far
apparire attraverso interpretazioni preconcette e surreali, veicolate da alcuni media. A Verona si è incontrata
una Chiesa reale, gioiosa, popolare, ricca di doni e carismi, consapevole della vocazione ricevuta e della missione che l’attende, ma anche cosciente delle fatiche, dei
ritardi e delle necessarie svolte da imprimere al lavoro
pastorale.
È tanta e tale la ricchezza emersa dalle giornate veronesi che nessuna sintesi è ancora possibile, anche perché in
2
questi mesi prosegue il lavoro prezioso di raffinamento e
distillazione delle linee di sintesi dei lavori e soprattutto di
guida per il cammino della Chiesa italiana nei prossimi
anni. Lavoro a cui contribuirà in particolare la nota
pastorale che i vescovi, come da tradizione, ci offriranno
tra qualche mese. Per ora fa fede la percezione positiva di
chi è stato presente e dei tanti che hanno seguito i lavori
attraverso i media.
Forse per la prima volta è stato possibile, anche per
chi ha seguito a distanza, avere una percezione reale dell’evento grazie alle dirette dei media (soprattutto televisive con Sat2000 e attraverso internet con il sito
www.convegnoverona.it) e non “mediata dai media”,
soprattutto da quelli che hanno raccontato un loro convegno immaginario. Ancora una volta si è evidenziata la
difficoltà a percepire e raccontare la portata di un evento ecclesiale da parte di chi resta prigioniero di letture
datate o di visioni riduttive legate ad improprie schematizzazioni politiche o a interpretazioni di carattere esclusivamente sociologiche.
Ma quali sono i tratti salienti del volto della Chiesa che
escono da Verona? Certamente una Chiesa rincuorata e
fiduciosa perché, attraverso i momenti intensi di preghiera, il convenire nella comunione dei Santi che nel tempo ci
ha fatto percepire la brezza dell’eterno e la presenza calorosa e incoraggiante del Santo Padre Benedetto XVI, ha
riscoperto e riportato al centro della sua fede e del suo cammino Gesù Risorto, vivente e operante nella sua Chiesa che
è in Italia. Questa fede in Gesù risorto, approfondita e
rafforzata nelle giornate del Convegno, sta alla base di
quell’impegno ad essere testimoni credibili e coraggiosi che,
come ha ricordato il Card. Ruini, chiama in causa sia la
coscienza e la responsabilità personale sia la presenza visibile e operosa della comunità ecclesiale.
Un altro tratto del volto ecclesiale è certamente un
approccio integrale e integrato alla vita dell’uomo, alla sua
esistenza fatta di affetti, di tempo dedicato al lavoro e alla
festa, di fragilità, di tradizione e di cittadinanza. Davanti
al progressivo offuscarsi dei caratteri distintivi dell’identità umana e all’emergere, a tutti i livelli, della cosiddetta
“questione antropologica”, è apparso evidente che la fede
non ci permette di seguire la deriva relativista che separa
fede e ragione finendo per misconoscere le dimensioni fondamentali della persona, inclusa la sua sostanziale trascendenza, il senso profondo della polarità sessuata, il
valore della famiglia e della stessa vita umana, inviolabile
dall’inizio alla sua fine naturale.
1. EDITORIALE
Le parole di Benedetto XVI risuonano ancora e scuotono la nostra coscienza. Ci ha ricordato che ci troviamo di
fronte ad una “nuova ondata di illuminismo e di laicismo” che estromette Dio dalla storia concreta delle persone e della società determinando anche “una radicale riduzione dell’uomo, considerato un semplice prodotto della
natura, come tale non realmente libero e di per sé suscettibile di essere trattato come ogni altro animale”. Di fronte a tutto questo ha invitato la Chiesa italiana a “dare
risposte positive e convincenti alle attese e agli interrogativi della nostra gente: se sapremo farlo, la Chiesa in
Italia renderà un grande servizio non solo a questa
Nazione, ma anche all’Europa e al mondo, perché è presente ovunque l’insidia del secolarismo e altrettanto universale è la necessità di una fede vissuta in rapporto alle
sfide del nostro tempo”.
Infine un terzo tratto che caratterizza la Chiesa uscita
da Verona è quello di una comunità che si interroga sulle
sue scelte pastorali e sulla necessità di tradurre, in modo
sempre più convinto, concreto e originale, la fede in cultura, in forme e stili di vita, usando i diversi linguaggi e i
vari strumenti del nostro tempo. Una Chiesa che vive nella
storia non inseguendola o fuggendola, ma intercettandola
senza farsi trascinare, magari andando contro corrente se
necessario, ma sempre con l’intento di essere protagonista
del tempo presente rispondendo al mandato evangelico ma
anche accogliendo quelle domande che, al di là delle
maschere indossate dall’uomo contemporaneo, si levano
oggi dal cuore inquieto degli uomini e delle donne.
*Direttore Ufficio Comunicazioni Sociali
**Responsabile Servizio nazionale
per il progetto culturale C.E.I.
3
2. APPROFONDIMENTI
Ce culturaomunicazione
per una nuova
progettualità formativa
ERNESTO DIACO*
oteva essere un’occasione per autocelebrarsi o
chiamare a raccolta i vari soggetti ecclesiali attorno ad alcuni slogan. Si sarebbe potuto risolvere in un
maestoso contorno alle parole del Papa, delegando a
Benedetto XVI la ricerca delle vie per il futuro del cattolicesimo italiano. Ma il convegno di Verona non è
stato niente di tutto questo. Contro le più pessimistiche previsioni, le cinque giornate della Chiesa italiana,
punto di arrivo di un percorso da non dimenticare,
hanno visto riflessioni non scontate, uno stile maturo
di confronto, capacità di chiamare per nome le difficoltà e le sfide che attendono la comunità cristiana.
Soprattutto, si è preso sul serio il cammino di questi anni: riprendendo in mano le linee che da Palermo
in poi hanno orientato l’azione ecclesiale, riconoscendo il punto di arrivo, quelli di non ritorno, e abbozzando i successivi passi da compiere. La Chiesa italiana
era uscita dal suo terzo convegno con il forte invito di
Giovanni Paolo II alla conversione missionaria della
pastorale. Verona ha specificato il metodo: rimettere i
luoghi della vita quotidiana nell’agenda ecclesiale. Nel
capoluogo siciliano si era invocata la prassi del discernimento comunitario; a Verona lo si è potuto esercitare e precisarne gli intenti: l’elaborazione culturale e la
formazione delle coscienze. Frutto di Palermo era stato
il Progetto culturale; Verona ha manifestato l’esigenza
e posto le premesse per un salto di qualità in questa
direzione.
P
4
La “seconda fase”
del Progetto culturale
La principale novità del metodo sperimentato in
occasione del convegno è stata quella di non articolare
la riflessione secondo i consueti settori della vita ecclesiale, ma in base agli ambiti fondamentali dell’esperienza umana. Dietro a questa scelta credo si possano
riconoscere diverse esigenze: quella di ridare unità,
attorno alla coscienza personale, ad una pastorale
troppo frammentata e in affanno; quella di scardinare
abitudini consolidate incapaci di pensare una Chiesa
in stato di missione; quella di scommettere sulla
responsabilità dei laici, in molte situazioni gli unici a
poter avvicinare le domande di speranza dell’uomo
contemporaneo. Da questa impostazione è uscita
rafforzata la prospettiva di una fede capace di generare
cultura e quindi di rigenerare la vita quotidiana, le
mentalità e i criteri delle scelte, i progetti della convivenza sociale.
A Verona, sia il cardinal Tettamanzi che il cardinal
Ruini hanno a più riprese invocato una “seconda fase”
del Progetto culturale. Nelle loro parole, così come
negli esiti dei lavori di gruppo, se ne possono già intravedere i contenuti principali, ossia la questione dell’uomo e della verità, i protagonisti – dai vescovi ai teologi, dagli insegnanti ai catechisti fino agli operatori
della comunicazione – e il fulcro: “allargare gli spazi
della razionalità”, come ha efficacemente riassunto
Benedetto XVI. Si tratta di offrire, col linguaggio inequivocabile e disarmato della testimonianza, modelli
affascinanti e percorribili di vita cristiana “per l’oggi”,
dando all’elaborazione culturale quella caratteristica di
popolarità e ordinarietà che nel passato recente non ha
sempre trovato. Anche perché il Progetto culturale talvolta è stato visto come un impegno in più, in un’agenda già fin troppo intasata, piuttosto che una prospettiva capace di innervare l’intera esperienza cristiana, comprese la spiritualità e la festa, la carità e l’educazione. Vanno dunque riconsiderate anche le forme
attraverso cui possono diffondersi e consolidarsi una
“fede amica dell’intelligenza” e il “sapere della speranza”. Elencare i temi in cima alle priorità ecclesiali non
basta; serve anche la concretezza di individuare le
necessarie attenzioni e modalità, i luoghi e gli strumenti normali perché si passi dalla teoria alla pratica,
dalla delega a pochi ad una corresponsabilità diffusa. I
mezzi della comunicazione, naturalmente, non possono che essere in prima fila nel rinnovato sforzo di rendere comprensibile a tutti il “sì” della fede cristiana
all’uomo e alla sua ragione, alla libertà e all’amore.
2. APPROFONDIMENTI
Formazione, cultura e comunicazione
La forza della rete
Dopo il convegno di Palermo, il binomio “cultura e
comunicazione” è entrato decisamente nel pensiero e
nel linguaggio ecclesiale. Oggi, l’incontro di Verona ci
chiede di trasformarlo in un trinomio: formazione,
cultura e comunicazione. Indicata dal cammino preparatorio come una vera e propria emergenza – in tutti gli
ambiti: dalla sfera affettiva a quella sociale, passando
attraverso la partecipazione e il dialogo – la formazione delle coscienze è l’unica via in grado di “risvegliare
il coraggio delle decisioni definitive” (Benedetto XVI).
Le sintesi dei lavori di gruppo ne sono una chiara conferma: educare l’intelligenza, la libertà e la capacità di
amare costituiscono i grandi capitoli di un “progetto
formativo permanente” in cui la parrocchia è la prima
scuola di educazione e di comunione, luogo di confronto e di rigenerazione del linguaggio credente.
Da Verona, dunque, esce rafforzata anche la scelta
di qualificare la comunicazione ecclesiale. Il Papa ha
invitato i cattolici italiani a far risaltare i “sì” della
fede, anche quando sembrano nascondersi dietro ai
“no” pronunciati verso tutto ciò che svilisce e deturpa
la verità dell’uomo.
Elaborare una progettualità formativa – essenziale e
aperta, aggiornata e popolare – non attenua lo slancio
missionario di cui si avverte il bisogno. Porta anzi ad
attrezzarlo culturalmente e a legarlo saldamente agli
ambiti dell’esistenza umana. Complici l’individualismo e il relativismo diffusi, si assiste spesso ad un
restringimento degli orizzonti e una banalizzazione
delle speranze tali da chiedere alla comunità cristiana
di riproporre con forza la centralità della coscienza e
l’alleanza tra le generazioni, e di suscitare un investimento, a lungo termine, sulle persone stesse. Da questo punto di vista, il convegno di Verona dovrà continuare attraverso una multiforme sollecitudine per
l’uomo e mediante il coraggio di affrontare ancora, nei
luoghi ordinari delle comunità, la questione del come
essere Chiesa insieme oggi. Essenziale risulta, in tale
contesto, la cura delle relazioni – a cominciare da quelle educative – nei diversi luoghi e momenti, con uno
stile maturo e originale, linguaggi appropriati, autenticità e reciprocità. Nella società di oggi, questa non è
forma, è sostanza.
Non è solo una questione di parole. La prospettiva
al centro dei prossimi anni è ancora il “caso serio” del
comunicare il vangelo che Dio è amore in un mondo
globale.
La “pastorale integrata” di cui si è parlato al convegno – integrata perché capace di mettere in rete le
diverse soggettività e di rispettare l’unità della persona
– ha bisogno anche di laboratori in cui si producono
stili di pensiero e di vita; di vocazioni alle arti e al servizio intellettuale, compreso quello dell’informazione;
di buoni comunicatori senza altri aggettivi.
La proposta della Fisc di radicare ancor più sul territorio i settimanali diocesani, diffondendoli in tutte le
Chiese locali, insieme al servizio offerto da “Avvenire”
e dagli altri media ecclesiali, dicono quanto la capacità
di dialogo e discernimento e la crescita delle coscienze
non possano fare a meno di questi “avamposti dell’evangelizzazione” e di umanesimo quotidiano.
Lo spettacolo desolante offerto dal modo in cui
molti organi di informazione hanno affrontato e ridotto il convegno di Verona – ma lo stesso vale per tutta
la vita della Chiesa – costituisce un ulteriore stimolo a
non mancare l’appuntamento con la sfida della comunicazione. L’impegno dei media ecclesiali risulterà però
debole se non si accompagnerà ad una effettiva ed
affettiva sinergia tra loro, a cominciare dalle persone
che vi operano, e ad una vera integrazione di questa
realtà nella pastorale ordinaria.
*Giornalista
5
3. DOSSIER
Gpopololi italiani:
di “navigatori”?
VI Rapporto Censis/Ucsi
sulla comunicazione
e l’Europa dei media va di corsa, l’Italia si muove,
ma a fatica. Preferisce, anzi, starsene davanti al
televisore; magari con il cellulare a vista, che solo da
noi ha assunto una centralità enorme, pronto a essere
usato con la mano libera dal telecomando. È il piccolo
schermo tradizionale, inteso come trasmissione analogica terrestre, la classica antenna, a farla ancora da
padrone nelle case del Belpaese. Inseguito, come uso,
dall’ormai onnipresente “telefonino” Certo, anche da
noi il panorama dei media è più mosso di quanto
appaia. Ma se qualche passo in avanti viene fatto, altri
Paesi – primo fra tutti la Gran Bretagna - ci sfrecciano
veloci davanti. Basti pensare a internet, dove il dato
nostrano è salito al 38%, ma sparisce di fronte al 61%
dei sudditi di sua Maestà e al generale incremento continentale.
S
È questo il quadro complessivo che emerge dal VI
Rapporto Censis/Ucsi sulla comunicazione, presentato
il 30 ottobre (come di consueto sono state anticipate le
linee di tendenza con un documento, mentre il rapporto integrale sarà successivamente pubblicato in
volume). L’annuale indagine presenta quest’anno delle
novità sostanziali. Lo sguardo, infatti, pur tenendo al
centro il nostro Paese, si è allargato alla dimensione
6
continentale, coinvolgendo tutti i partner del progetto
(H3G, Mediaset, Mondadori, Ordine dei Giornalisti,
Rai e Telcom Italia). Ciò ha comportato un mutamento nella metodologia di rilevamento, e dunque una sfasatura nel confronto con i dati italiani raccolti nelle
indagini precedenti. Le linee generali di sviluppo, assicurano gli estensori, vengono comunque rintracciate.
Conseguente al mutamento di obiettivo, anche il titolo è diventato “Le diete mediatiche degli italiani nello
scenario europeo”. Già, perché i vari dati nazionali
sono stati poi incrociati tenendo presente la classica
griglia classificatoria del Rapporto Censis/Ucsi, mirante a identificare gli stili del consumo mediatico. Il
risultato dello studio è che “nei principali Paesi europei sono quattro o cinque i media ad autentica diffusione di massa. Solo l’Italia appare ‘teledipendente’,
ma non tanto per l’estensione del pubblico televisivo,
quanto per le limitazioni riscontrate nel pubblico degli
altri media”. Per fare due paragoni – con i Paesi dal
profilo più lontano e più simile al nostro –, in Gran
Bretagna il pubblico televisivo è di poco superiore al
nostro (95% contro 94%), ma sono gli altri media a
fare la differenza: radio (80% contro 63%), quotidiani
(78% contro 59%), libri (75% a 55%), internet (61%
contro 38%). La Francia, invece ci somiglia di più,
tranne che per una minore assuefazione alla tv (94%
noi, 83% loro) e una maggiore propensione dei cugini
d’Oltralpe per la radio (ascoltata dall’83% contro il
nostro 63%). Lo studio, poi, si domanda per quale
motivazione ogni singolo mezzo venga di preferenza
usato. E qui emerge come l’informazione la faccia da
padrona (intendendo per essa, però, non solo quella
politica, sociale ed economica, ma anche il pettegolezzo modaiolo).
Ma andiamo con ordine. Per quanto attiene all’uso
complessivo dei media nel continente (tabella 1) si
possono constatare alcune linee di tendenza. La prima
riguarda la trasformazione veloce del modello televisivo. Se la Tv tradizionale registra i due picchi, massimo
e minimo, in Gran Bretagna (94,9%) e in Germania
(64,9%), diversificato è il panorama che riguarda tv
satellitare, digitale terrestre e tv via cavo. Qui la Gran
Bretagna è sempre in testa (rispettivamente con il
29%, il 24,7% e il 13,8%), mentre in coda ci sono la
Francia per il satellite (11,2%, noi siamo al 16,7%), la
Germania per il digitale terrestre (3,1% con l’Italia al
6,6%) e il nostro Paese per ciò che riguarda la tv via
cavo con appena lo 0,3%.
Altro dato significativo è che solo in Italia “il cellulare compete in termine di prestazione d’uso con la
1. EDITORIALE
3. DOSSIER
Tab. 1 - L'uso complessivo (abituale+occasionale) dei media in Europa (val. %)
Media
Italia
Spagna
Francia
Germania
Gran Bretagna
Televisione tradizionale
Tv Satellitare
Tv Digitale Terrestre
Tv via cavo
Televisione in generale
Cellulare
Radio
Quotidiani
Libri
Internet
Settimanali
Mensili
93,9
16,7
6,6
0,3
94,4
78,9
63,5
59,1
55,3
37,6
32,5
22,2
94,5
11,3
13,6
8,7
96,4
77,8
73,5
68,5
68,1
44,2
23,9
15,0
82,7
11,2
4,8
6,4
86,5
61,1
80,0
61,9
62,0
42,5
38,9
17,3
64,9
22,7
3,1
7,6
82,8
61,4
83,6
81,8
72,6
54,1
38,5
19,9
94,9
29,0
24,7
13,8
97,0
72,4
80,1
77,9
75,0
61,4
27,7
24,7
Nota: Per "uso complessivo" si intendono tutte le persone che sono entrate in contatto con i media indicati almeno una
volta nella settimana precedente la rilevazione (o hanno letto almeno un libro nell'ultimo anno). Le persone che nel corso
della settimana hanno seguito programmi televisivi, a prescindere dal tipo di tv utilizzata, sono indicati come utenti della
televisione in generale.
Fonte: Indagine Censis, 2006
televisione”. Solo la Spagna si avvicina alle nostre percentuali, mentre in tutte le altre lande europee il
telefonino è al quinto posto come impiego. A riscuotere grande apprezzamento in tutta Europa è la radio, che
si attesta su percentuali dall’83,6 della Germania al
63,5 dell’Italia. Siamo i fanalini di coda (con il 59,1%)
anche nella lettura dei quotidiani, dove sempre la
Germania registra il dato più alto (81,8%). Nel continente che ha dato i natali a Gutenberg, poi, il libro a
stampa è più diffuso di quanto si creda, non è insomma “un lusso per pochi”. La lettura di libri coinvolge
tre quarti dei tedeschi e degli inglesi, due terzi dei francesi e degli spagnoli, mentre per l’Italia, ammettono
con una punta di amara ironia gli estensori del rapporto, “siamo costretti a cercare di capire come mai
siamo riusciti a superare la soglia della metà della
popolazione che ha letto almeno un libro nell’ultimo
anno”. Infine, in Europa inernet ha acquisito la fisio-
nomia di un vero e proprio mezzo di comunicazione di
massa. Con una percentuale di utenti che lo ha usato
(sia abitualmente che occasionalmente) pari al 61,4%
in Gran Bretagna e al 37,6% in Italia (per citare sempre i due estremi).
Ma sapere quanti hanno consumato il bene “mass
media” non ci fa ancora capire il complesso intreccio
dell’uso dei media (presi singolarmente e insieme) da
parte dei cittadini europei. Ci vengono qui in soccorso
i profili elaborati dall’indagine sulla cosiddetta “dieta
mediatica” (tabella 2). “Pionieri” sono coloro i quali si
procurano e usano l‘ultima diavoleria mediatica
(usano otto media e più). Li seguono gli “Onnivori”,
che utilizzano sei-sette strumenti di comunicazione.
Vengono poi i “Consumatori medi” (4-5 media), i
“Poveri” (2-3), i “Marginali” (un solo mezzo, cioè la
televisione).
Tab. 2 - La stratificazione sociale dell’uso dei media in Europa (val. %)
Utenti di media
Pionieri
Onnivori
Consumatori medi
Poveri di media
Marginali
Italia
1,3
12,2
39,5
36,4
10,6
Spagna
1,3
17,5
42,5
32,6
6,1
Francia
0,9
10,8
41,2
40,4
6,7
Germania
0,9
15,3
51,6
28,3
4,0
Gran Bretagna
1,7
26,8
46,4
23,1
2,0
Nota: I Pionieri sono gli utenti di 8 media e oltre, gli Onnivori gli utenti di 6-7 media, i Consumatori medi gli utenti di 4-5
media, i Poveri di Media gli utenti di 2-3 media e i Marginali gli utenti di un solo mezzo.
Fonte: Indagine Censis, 2006
7
3. DOSSIER
Ma vediamo nel dettaglio come si configura il
panorama mediatico europeo, applicando ad esso queste griglie intepretative. In una dimensione più articolata rispetto a quella della tabella precedente una comparazione con l’estero è semplicemente impietosa, non
tanto per una nostra immobilità, quanto per il fatto
che ci muoviamo assai più lentamente degli altri : “La
Gran Bretagna è un altro pianeta”, ammette lo studio.
Se, infatti, le ultime due categorie (“Poveri” e
“Marginali”) in quel Paese sono rappresentate dal 25%
della popolazione, in Italia si arriva al 47,1%. Solo la
Francia, ancora una volta, ci si avvicina con il 47%,
mentre la Spagna ha sì un profilo simile (38,7%) nelle
due categorie più basse, ma i “Consumatori medi”
sono sensibilmente di più (42,5%) e le due classi superiori (“Onnivori” e “Pionieri”) raggiungono un non
disprezzabile 18,8%. Comunque, in nessun altro Paese
c’è il numero di “Marginali”, cioè di teledipendenti,
che c’è in Italia: 10,6% (in Francia 6,7%).
Per questa griglia di stratificazioni sociali nell’uso
dei media – non per nulla si usano termini come
“poveri” e “marginali” che indicano il grado di esclusione di chi usa pochi media - il rapporto porta una
comparazione storica con il dato, solo italiano stavolta, del 2005. Dall’anno scorso si registra un lieve
miglioramento della situazione complessiva, con una
diminuzione del 3,7% dei “Poveri di media” e un
aumento delle classi superiori. Ma si tratta di scostamenti minimi.
Il dato 2006 viene confrontato con l’anno precedente anche riguardo all’uso. Da questo punto di vista
ci sono state variazioni tendenziali: “Televisione, cellulari e radio, che si trovano al vertice dei consumi,
hanno un leggero calo; mezzi a stampa, come quotidiani o libri invertono la tendenza calante degli ultimi
anni”. Ma dietro i numeri c’è anche una nuova realtà
qualitativa. Gli stessi termini televisione, radio, giornale, libro, acquisicono rapidamente nuovi significati:
si pensi al fatto che la tv di oggi è diversa non solo da
quella di 30 anni fa, ma anche a quella dell’altroieri;
che oggi esiste il podcast, che permette di abbonarsi a
programmi radiofonici e sentirli sul treno in cuffia con
il lettore di Mp3; che free press e giornali on-line
hanno mutato il panorama tradizionale della lettura
delle notizie quotidiane, nella fruizione e nei fruitori
(come per il libro qui si aprirebbe il discorso sui nonlettori). Giornali, libri, radio? Il vecchio. Non avanza,
invece, il nuovo rappresentato da videofonini, internet
e diavolerie digitali varie? “Paradossalmente – nota il
rapporto – sono i media che da poco si sono presentati all’attenzione del pubblico che manifestano un
andamento meno turbolento. In realtà è proprio la
loro novità a renderli più definiti, mentre sono i media
preesistenti a loro che si stanno ridefinendo, creando
più problemi di identificazione negli utenti”.
Ma per quali scopi gli italiani utilizzano questi
media? Il rapporto, sulla scorta delle indagini precedenti, ha messo a fuoco anche l’evoluzione nel nostro
Paese sulle varie motivazioni al consumo di comunicazione (tabella 3). A spingere all’uso sono sempre
meno i mezzi, che veicolano i messaggi; sempre più
contano, invece, i contenuti. Perciò “l’individuazione
dei bisogni comunicativi del pubblico diventa l’elemento centrale della ricerca sul rapporto tra cittadini
e media”. Queste molle che fanno scattare il consumo
sono essenzialmente legate ad alcune funzioni: informarsi, approfondire le conoscenze acquisite, divertirsi,
Tab. 3 - Grado di importanza nella vita quotidiana di interesse/attività personali (val. % e valori medi)
Media
Interessi/Attività personali
Informarsi
Approfondire
Interesse per la musica
Relazionarsi
Servizi utili
Intrattenimento
Orientarsi per gli acquisti
Importanza (val.%)
Massima
Minima
Nessuna
80,7
69,0
46,5
45,3
41,3
41,3
20,6
4,0
8,6
22,8
23,1
25,4
25,1
36,2
0,8
3,2
8,4
12,3
11,2
4,7
25,0
Valore medio
4,37
4,07
3,50
3,45
3,34
3,32
2,70
Nota: Il grado di importanza è stato assegnato sulla base di una scala da O (nessuna importanza) a 5 (massima importanza). I valori percentuali indicano quante persone hanno espresso una valutazione uguale a 4-5 (massima), 1-2 (minima), O (nessuna) importanza.
Fonte: Indagine Censis, 2006
8
1. EDITORIALE
in particolare dare spazio alla musica, socializzare,
orientarsi agli acquisti, risolvere questioni pratiche.
Insomma: informazione, intrattenimento, servizi. La
massima importanza (cinque punti) gli interpellati
nell’80,7% dei casi l’hanno data all’informazione (e
per il 67% all’approfondimento). C’è però da intendersi sul significato da attribuire a tali parole: “In questa fase della rilevazione – spiega la ricerca – la definizione delle funzioni è ancora generale, per cui non è
detto che per informazione si debbano intendere le
hard news e per approfondimenti i dibattiti culturali:
gli argomenti possono anche essere i pettegolezzi sui
divi della tv e le partite di calcio”. Cose serie o futilità,
il dato significativo è comunque che gli utenti si indirizzino verso “temi nei confronti dei quali si mostra di
avere interesse”. Una tendenza, che a differenza di
altre modalità di approccio, non vede differenza tra
giovani e adulti, uomini e donne, istruiti e meno
istruiti. Una sorpresa è rappresentata dal fatto che
“non è vero che le persone colte prestano più attenzione ai processi culturali (informarsi, approfondire),
mentre gli altri pensano più a relazionarsi e a divertirsi. Chi ha studiato riempie la sua vita di più cose, sia
impegnative che leggere”. Lo si evince dal fatto che
mentre all’intrattenimento e alle relazioni sono interessati praticamente tutti (con un picco per quanto
riguarda la musica tra chi ha meno di 29 anni e una
maggioranza di giovani, donne e persone istruite per
quanto riguarda la dimensione di socializzazione), le
persone più giovani e istruite tendono anche a valutare positivamente la categoria meno gettonata tra quelle menzionate: l’orientamento agli acquisti. Tutti
segni che “l’istruzione è fondamentale per sviluppare
maggiori aspettative nei confronti della vita”.
Un’ulteriore domanda è rappresentata, infine, dal
grado di soddisfazione che gli utenti ritengono di ottenere, per queste funzioni, dai vari mass media (tabella
4). Qui assistiamo a una piccola rivoluzione copernicana. Internet, che pure è meno usato (29%) della tv
per ottenere informazioni, è il mezzo che dà maggiore
soddisfazione (75%), seguito dal libro (64,4%, l’uso è
del 28,2%). La coppia ripete il successo occupando le
due prime posizioni anche quando si tratta di esprimere soddisfazione per l’approfondimento. La tv, invece,
usata dal 90% del campione (in virtù del suo essere
gratis), è soddisfacente al massimo solo per il 42,2%.
Un altro dato significativo: la tv satellitare, che è scelta per informarsi solo dall’8,9% è più apprezzata
(53,4%) di quella tradizionale. La penalizzazione di
quest’ultima rispetto agli altri media in genere, e alla tv
satellitare in particolare, dipenderà – sono ovviamente
3. DOSSIER
ipotesi – da un lato dall’eterogeneità degli approcci del
pubblico al bene informazione, dall’altro non tanto al
mezzo televisivo “in astratto” quanto alla “concreta
offerta informativa proposta dai grandi gruppi editoriali italiani”.
L’analisi prosegue con tabelle che per ragioni di
spazio non possiamo riprodurre (si veda l’integrale sul
sito www.censis.it). Anche per le cosiddette informazioni utili, o di servizio, la tv è regina, ma scende nell’uso, mentre internet sale al 35,8% (in pratica la
totalità dei suoi utenti) e il 78,1% di essi si dichiara
soddisfatto in massimo grado. In questa funzione si
segnalano anche il teletext (29,9%) – che non a caso
è secondo con il 53,7% nella graduatoria dei mezzi
massimamante soddisfacenti – e il telefonino (7%),
mentre praticamente inesistenti sono i media a stampa, un tempo indispensabili per conoscere orari di
treni, farmacie di turno e spettacoli cinematografici.
Nel versante dell’intrattenimento – la musica è il caso
di dire – lo scenario è simile a quelli dell’informazione e dell’intrattenimento. La tv comanda (82,9%), ma
piace in sommo grado solo al 46%. Al secondo posto
per gradimento, però, non c’è internet (68,6), scalzata dai libri (75,8). Compare in questa categoria un
nuovo mezzo, il lettore di Mp3, apparecchio portatile
per la fruizione di musica digitale che vive all’incrocio
con il telefonino e la radio (lo usa il 4,8% e la soddisfazione arriva al 75,6%). Strumento principe per
relazionarsi con gli altri è, invece, il cellulare, soprattutto nella fascia tra 14 e 17 anni. Ma, a sorpresa, il
massimo della soddisfazione per questa modalità di
fruizione spetta ai libri (66,7%). Gli estensori del rapporto ne concludono, dunque, che “non c’è solo il
bisogno di entrare in relazione con gli altri, ma anche
quello di avere qualcosa da dire alle persone con cui si
entra in contatto”. Qualcosa di sempre meno dettato
dai pettegolezzi del relity di turno. I nuovi media, web
e cellulare su tutti, dunque, sono veicoli di comunicazione interpersonale, ma radio e libri offrono ad essa
motivazioni. Infine, per ciò che riguarda le informazioni utili agli acquisti, strumento d’elezione è la rete
(65,1% di massima soddisfazione). Con un dato
(42,9%) che supera persino il numero complessivo di
quelli che dichiarano di usare internet in generale. Ciò
si spiega con il fatto che molti, pur non essendo “navigatori”, chiedono ad amici o parenti di cercare per
loro le informazioni su internet, mezzo ritenuto evidentemente veloce e affidabile.
In conclusione si può notare che con l’irruzione
sempre maggiore della società digitale con la sua pro-
9
3. DOSSIER
Tab. 4 - Media usati per informarsi e relativo grado di soddisfazione (val. % e valori medi)
Media
Televisione
Quotidiani
Radio
Teletext
Internet
Libri
Settimanali
Mensili
Tv Satellitare
Cellulare
Tv Digitale Terrestre
Videofonino
% d’uso
90,0
55,9
46,7
29,1
29,0
28,2
27,2
17,7
8,9
6,6
2,5
1,3
Soddisfazione (val.%)
Massima
Minima
42,2
54,4
53,0
47,7
75,5
64,4
45,5
49,7
53,4
21,5
36,0
23,1
22,3
17,6
20,2
27,5
13,6
20,1
28,4
28,0
20,5
52,3
12,0
61,5
Valore medio
3,28
3,52
3,48
3,29
4,00
3,67
3,27
3,33
3,52
2,54
3,24
2,31
Nota: Il grado di soddisfazione è stato assegnato sulla base di una scala da 1 (minima soddisfazione) a 5 (massima soddisfazione). I valori percentuali indicano quante persone hanno espresso una valutazione 4-5 (massima) e 1-2 (minima)
soddisfazione.
Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte
Fonte: Indagine Censis, 2006
messa di “trasformare qualunque messaggio in bit”,
quindi di garantire, rapidità d’uso, facilità di immagazzinamento, di ricerca e di fruizione successiva –
una società in cui “il trasferimento di informazioni e
conoscenze costituisce il fondamento su cui si costruisce il diritto stesso di cittadinanza” –, emerge in tutta
la sua imponenza la questione dei contenuti. Essi
diventano sempre più indipendenti dai media impiegati per veicolarli. Ciò “richiede un pubblico più competente nella selezione e nell’impiego dei media” e,
dunque, un impegno in più per chi si occupa di media
10
education. Occorre insomma un supplemento di studio: “Dobbiamo al più presto attrezzarci – notano gli
estensori del rapporto - per capire come e tra chi i
messaggi circolano, piuttosto che accanirci unicamente a distribuire con il bilancino le audience tra i vari
media”. Educazione e indagine sociologica, dunque,
vanno di pari passo per promuovere la crescita culturale e civile del nostro Paese e dell’Unione europea che
si allarga sempre più e rischia di conoscere divari ben
più sensibili di quelli registrati tra le cinque nazioni
qui esaminate.
Csocialiomunicazioni
Milano: convegno Ucsi
L’Ucsi (Unione stampa cattolica italiana) di Milano
ha organizzato l’8 novembre un convegno sul tema
“Nuovi giornalisti, nuove imprese: mercato, pubblicità,
multimedialità, innovazione”. L’incontro si è aperto
con il saluto di Alberto Comuzzi, Presidente UCSI
Lombardia al quale è seguita una tavola rotonda con gli
interventi di Angelo Agostini (direttore Master in
Giornalismo IULM - Milano); Massimo Dini (direttore Istituto Formazione Giornalismo - Milano); Ruggero Eugeni (direttore Master in Giornalismo Università Cattolica di Milano); Marino Regini (direttore
Master in Giornalismo Università degli Studi di Milano); Cipriana Dall’Orto (Mondadori); Gianluca
Saettone (Rusconi-Hacette); Piergaetano Marchetti,
presidente Rizzoli e coordinata da Giorgio Tonelli,
segretario nazionale UCSI. Nel pomeriggio Gianni
Zappa , direttore Ufficio comunicazioni sociali della
diocesi di Milano, ha parlato di “Chiesa e multimedialità”. Le conclusioni sono state affidate a Massimo
Milone, presidente nazionale Ucsi. È intervenuto l’on.
Paolo Gentiloni ministro delle Comunicazioni.
“Città Nuova”
al traguardo dei cinquant’anni
Tra le molte iniziative promosse dalla rivista dei
Focolari “Città Nuova” per il 50° di pubblicazione
segnaliamo il Convegno organizzato a Roma il 13
novembre dal titolo “Città nuova, un progetto di fraternità”. L’incontro ha visto gli interventi di esponenti del mondo della cultura italiana e non solo: hanno
preso la parola membri del Centro studi del
Movimento dei focolari da Vera Araujo a Luigino
Bruni, personalità del mondo ecclesiale come il prof.
Piero Coda, docente alla Pontificia Università Lateranense e Mario Marazziti, fra i responsabili della
Comunità di S. Egidio. Eugenio Cappuccio, regista, ha
dato voce al dialogo con la cultura contemporanea,
mentre attraverso Shahrzad Houshmand, docente
all’università Roma Tre, musulmana, e Lisa Palmieri
Billig, giornalista del Jerusalem Post, ebrea, si è entrati
nel vivo della dimensione interreligiosa.
Un approfondimento è stato dedicato al ruolo di
Città nuova nel panorama dei media con l’intervento
dei giornalisti Luigi Accattoli del Corriere della sera e
Ignazio Ingrao di Panorama, di Vincenzo Santarcangelo
direttore generale della San Paolo editrice, Giulio
Albanese fondatore dell’Agenzia Misna e Gianpiero
Gamaleri docente universitario a Roma Tre.
Hanno portato il loro saluto il sindaco di Roma
Walter Veltroni e il direttore dell’Ufficio Comunicazioni sociali della CEI, Claudio Giuliodori.
Aiart: a Roma l’Assemblea generale
La 18ª Assemblea Generale dell’Aiart che si è svolta nei giorni 7, 8 e 9 Dicembre a Roma ha avuto come
tema : “I media, a misura del vero, del giusto e del bello”.
I lavori sono cominciati – il giorno 7 – con la convocazione dell’Assemblea straordinaria per l’approvazione delle modifiche statutarie e si sono aperti ufficialmente con l’insediamento dell’Ufficio di
Presidenza e delle varie commissioni, a cui sono seguiti i saluti delle autorità e dei rappresentanti delle
Associazioni. Sono poi intervenuti portando il proprio
saluto il consigliere ecclesiastico nazionale dell’Aiart
mons. Dario Edoardo Vigano; il presidente del Senato
sen. Franco Marini e il ministro delle Comunicazioni
l’on. Paolo Gentiloni. La relazione principale, sul tema
scelto è stata tenuta dal Presidente nazionale Luca
Borgomeo.
Fermo: seminario formativo
per i giornalisti
L’Agenzia Redattore Sociale della Comunità di
Capodarco, in collaborazione con Internazionale e
Tavola della pace, ha organizzato, dall’ 1 al 3 dicembre,
a Fermo, un seminatio di formazione per giornalisti:
“Sotto il tappeto. I giornalisti e il coraggio quotidiano”.
Il seminario, alla sua XIII edizione, concluderà anche la
trilogia delle “qualità perdute” del giornalismo: dopo
l’ascolto (2004) e la meraviglia (2005), il coraggio. Ci
vuole coraggio – che non è avventatezza, né avventurismo – per alzare il lembo del tappeto (come suggerisce
la metafora del titolo) e guardare cosa c’è sotto.
Durante i lavori, articolati in relazioni (“Il coraggio uno
se lo può dare”); workshop paralleli (Tutelati e precari;
legali e illegali; indigeni e forestieri) e testimonianze, è
stato presentato il bando 2006 del “Premio Paola
Biocca per il reportage” ed il portale nazionale dell’Inail
dal mondo della disabilità “Superabile.it”.
11
5. PROGETTO CULTURALE
Capertoantiere
Pordenone • ottobre 2006-marzo 2007
A leggere il programma 2006-2007 degli incontri di
“Presenza e Cultura” – che costituiscono solo una parte delle attività del Centro Culturale “Casa A. Zanussi”
di Pordenone, operante da quarant’anni nel territorio
- si può capire l’intendimento dei promotori. Portare
un contributo, piccolo ma serio, per una riflessione
sistematica sull’esigenza di puntare, fin da giovani, ad
un impegno di maturità che registri una crescita continua nelle persone. Una tradizione che continua
anche con il 2007 attraverso i quattro filoni già attivati a partire dall’autunno. Per il ciclo “Martedì a dibattito” condotti da Don Luciano Padovese, e dedicati a
“Tratti di maturità in tempo di incertezze”, si segnalano gli appuntamenti del 10 ottobre, “Età adulta. Una
difficile condizione”, del 7 novembre, “L’impegno di
crescere. Una continua itineranza”, del 5 dicembre, “Tra
vecchi e nuovi valori. Una indispensabile selezione”,
del 9 gennaio “Maturi nella coppia. Una nuova corresponsabilità”, del 13 febbraio “Cristiani adulti. Una esigente scommessa”. Non meno interessanti i percorsi di
coppia, giunti alla loro quinta serie, il cui ciclo si intitola quest’anno “Amore, coppia e matrimonio. Aspetti
morali e religiosi” con inizio il 20 ottobre e durata fino
al 16 marzo, che toccano temi quali “Erotismo e amore.
Un binomio problematico”, “Matrimonio sacramento.
Una realtà misconosciuta”, “Rapporto coniugale. Una
comunione possibile”, “Matrimoni misti. Sfida alla
consapevolezza”, “Rapporti tra generazioni. Un difficile passaggio”. Gli incontri della serie “Religioni a confronto” dedicati a “Dai Vangeli al Gesù storico”, sono
invece guidati dal biblista Don Renato De Zan. Otto
quelli previsti a partire da ottobre fino a maggio. Si
comincia il 15 con “Il fascino e la complessità di una
ricerca sul Gesù storico”, per proseguire il 19 novembre
con “L’oscuro rabbino Gesù, degnato di qualche accen-
12
no”, il 17 dicembre con “Quando la scienza storica si
incunea nelle testimonianze della fede”, il 21 gennaio e
il 18 febbraio con “Possiamo risentire le parole di
Gesù?”, il 18 marzo e il 15 aprile con “ Dal racconto
liturgico si può risalire ai fatti”, il 20 maggio con “Una
promessa che è già realtà ed esperienza”. Il sabato viene
poi riproposto il “sabato dei giovani” con “Pro &
Contro” un dibattito su questioni aperte curato da
Giogio Zanin e Stefania Bagnarol. “Amori e legami a
distanza” è il titolo dell’incontro del 28 ottobre a cui
seguono il 25 novembre “Amicizia con i grandi”, e il 16
dicembre “Essere religiosi”. Si prosegue il 27 gennaio
con “Spendere e spandere”. Per cosa? E chi non può?”,
il 24 febbraio con “Dire sempre la verità anche quando
fa male?” il 24 marzo con “Il fine giustifica i mezzi”.
Tradizione inutile o da riscoprire?”. A partire dal 22
marzo, infine, s’inaugura il “Laboratorio di filosofia”
dedicato quest’anno alla “Filosofia del lavoro”.
Bologna • 16-24 ottobre
Numerose le iniziative presentate dal Centro San
Domenico. Il 16 ottobre è in programma l’incontro “I
legni parlano. Il coro intarsiato di Damiano da Bergamo” a cui intervengono come relatori Padre Venturino Alce, artista domenicano, e Umberto Mazzone,
docente di Storia della Chiesa presso l’Università di
Bologna. Il 18 ottobre è la volta invece del dibattito
“famiglia di fatto: solo un fatto di famiglia?” a cui partecipano Salvatore Vassallo, docente di Scienza Politica
nell’Università di Bologna, ed Elisabetta Bergamini,
ricercatore di Diritto Internazionale, presso l’Università di Udine. Infine, il 24 ottobre, viene portata in
scena nel Convento di San Domenico la sacra rappresentazione “Una madre, Dio e la violenza. Piange,
piange Maria povera donna”, una produzione sperimentale “Teatro A”.
Benevento • 24 ottobre
Un tassello del patrimonio storico-artistico di
Benevento, dopo anni di abbandono e di degrado, ha
ricevuto finalmente l’attenzione, gli interventi e lo studio che erano necessari. Ci si riferisce alla chiesetta del
SS. Salvatore ai piedi della Rocca dei Rettori. Il risultato di questi lunghi e radicali lavori di documentazione
e restauro, è al centro del convegno “Una chiesa longobarda restaurata” promosso dall’Università Cattolica
e dal Centro di Cultura “Raffaele Calabrìa”. All’intervento di Lilli Notari, docente e co-autrice del volume “La chiesa del SS. Salvatore” seguono quelli di
Flavia Belardelli e Giovanni Parente, della Soprainten-
5. PROGETTO CULTURALE
denza ai BAPSAE di Benevento e Caserta, Luigina
Tomai, della Soprintendenza ai beni archeologici di
Salerno, Avellino e Benevento. Conclude Mons.
Pompilio Cristino, Vicario generale dell’Arcidiocesi di
Benevento.
Vescovo di Mondovì. Infine, il 29 novembre, Don Paolo
Ripa di Meana, Vicario episcopale per la vita consacrata,
interviene su “Nuovi orizzonti della vita consacrata”.
Dal 14 al 28 novembre, inoltre, presso la Fondazione
Feyles, letture e commenti di Don Ermis Segatti su
“Apocrifi e Vangelo”.
Tolentino (MC) • 29 ottobre
Il Circolo Culturale “Tullio Consalvatico” presenta
la terza edizione del Premio Consalvatico
“L’umorismo: un modo di guardare la realtà” dedicato
a racconti inediti. Durante l’evento è prevista la lettura di alcuni dei brani vincitori da parte di Genny
Ceresani, Francesca Zanobi e Fabio Bacaloni del
Centro Teatrale Sangallo, accompagnati al pianoforte
da Francesco Renzi.
Camaldoli (AR) • 3-5 novembre
Nel 2006 ricorre il primo centenario della nascita di
P. Bede Griffiths, monaco camaldolese morto nel 1992,
conosciuto come “Swamy Dayananda” per aver vissuto
molti anni in India. Qui aveva dato impulso all’incontro tra Oriente e Occidente. La Comunità monastica di
Camaldoli lo vuole ricordare insieme a tanti amici
attraverso il Convegno “Un cammino di fede verso l’oltre”. Dopo l’introduzione di Bernardino Cozzarini,
Priore generale della Congregazione camaldolese, il
primo giorno, si succede l’intervento di Alessandro
Barban, Priore di Fonte Avellana, su “Il cammino del
monaco Bede Griffiths”. Il 4 novembre è prevista la
relazione in due parti di Joseph Wong “Un teologo tra
Oriente e Occidente: Cristo e la non-dualità cristiana”.
Conclusione il 5 con “L’ecclesiologia profetica di P.
Bede” a cura di Robert Hale, monaco camaldolese
all’Incarnation Priory di Berkeley in California.
Torino • 8-29 novembre
La Facoltà di Teologia della Pontificia Università
Salesiana organizza il corso di formazione teologicopastorale “La Chiesa oggi in Italia”. Il primo intervento è affidato a Franco Garelli, docente presso l’Università di Torino, con il contributo “Chiesa e società oggi
in Italia”. Il 15 novembre il successivo appuntamento
con Don Giovanni Villata, direttore dell’Ufficio
Pastorale dell’Arcidiocesi di Torino, con “La parrocchia
tra ieri e domani”. “La Chiesa in Italia dopo il Vaticano
II” è invece l’argomento trattato nel terzo incontro, il
22 novembre, a cura di S. E. Mons. Luciano Pacomio,
Venezia • 9-23 novembre
Prosegue il ciclo d’incontri di ecclesiologia “Il popolo di Dio nel Concilio Vaticano II”, proposti dal Centro
di studi teologici “Germano Pattaro”. Titolo del nuovo
appuntamento animato da Gaudenzio Zambon, Segretario generale della Facoltà Teologica del Triveneto, è
“Un popolo sacerdotale”. Il 16 si prosegue con il tema
“Un popolo regale” e l’intervento di Gabriel Richi Alberti, docente presso l’ISSR “San Lorenzo Giustiniani”
di Venezia; mentre il 23 novembre Giampietro Ziviani,
docente presso la Facoltà teologica del Triveneto, interviene su “Un popolo profetico”.
Brescia • 9 novembre
“Ma ne vale la Pena?” è il titolo dei due giorni dedicati all’approfondimento sul tema della pena di morte
dalla Fondazione Cocchetti. L’iniziativa prevede la
proiezione dell’inchiesta Tv “Nel XXI secolo” di
Giorgio Fornoni, giornalista della trasmissione “Report” di Rai Tre. L’autore è presente per una riflessione
e un confronto.
Milano • 11 novembre
L’Associazione Emmaus, presenta lo spettacolo di
teatro e danza “Il Gabbiano Jonathan Livingston”,
tratto dall’omonimo libro di Richard Bach. La serata
teatrale vuol essere un evento culturale in grado di far
riflettere sull’ideale di perfezione connaturato all’esigenza dell’uomo, come creatura a immagine e somiglianza di Dio. Lo spettacolo, adattato da Giovanna
Tauro e messo in scena dalla “MixCompany”, verrà
presentato al Teatro Centro Kolbe.
Sempre l’11 novembre, presso la sede della Fondazione Lazzati, si tiene la presentazione del libro di
Nadir Tedeschi “Ricordo di Vittorino Colombo. Politica; che passione”, a cura della Fondazione Cleirici.
Ancora dall’11 novembre fino al 16 dicembre si tiene
inoltre presso il Centro Culturale San Fedele un ciclo
di conferenze dal titolo “Il male, probabilmente. Viag-
13
5. PROGETTO CULTURALE
gio intorno al mistero del male”. Si parte con “Il morso
della morte”, una rivisitazione di “Nosferatu” del regista F. W. Murnau, a cura di Massimo Rota e Fabio
Vittorini, e si continua il 18 novembre con “L’officina
della tortura”, visione e commento del film “Garage
Olimpo” alla presenza dell’autore Marco Bechis e della
sceneggiatrice Lara Fremder. Il 25 novembre è poi la
volta dell’intervento del critico cinematografico Bruno
Fornara su “Questo buio ha preso anche te?”, mentre
il 2 dicembre il filosofo e teologo Piero Stefani guida
l’incontro su “Il male coram deo: l’unica teodicea tentabile”. Infine, il 16 dicembre intervengono Silvano
Fausti S.I., biblista, su “Taci ed esci da lui. La lotta con
il Satana e l’annuncio del Regno di Dio nel Vangelo di
Marco” e Carlo Casalone S. I., teologo, su “Quale
libertà di fronte al male?”.
Pieve di S. Leolino a Panzano (FI)
11 e 17-19 novembre
“Il cinema e il sacro” è il titolo che raccoglie due
seminari di studio su Roberto Rossellini e Pier Paolo
Pasolini. Si comincia l’11 con due letture del film
“Stromboli terra di Dio” da parte di Sandro Bernardi e
Cristina Jandelli, entrambi docenti di Storia e Critica
del cinema alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Firenze. A seguire un intervento di Federico
Pierotti, docente di Storia e Critica del cinema nella
medesima Facoltà. Si prosegue il 17 con gli interventi
di Carmelo Mezzasalma, docente di Letteratura poetica
e drammatica presso l’Istituto Superiore di Studi
Musicali “L. Boccherini” di Lucca, su “Pasolini tra luce
e ombre della fede”, e di Giuseppe Panella, Poeta e
ricercatore presso la Scuola Normale Superiore di Pisa,
su “Linguaggio cinematografico e senso del sacro in
Pasolini. Il 18 Mario Pezzella, docente di Estetica presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, interviene
invece su “Il problema del sacro nel cinema di
Pasolini”; Enrico Maria Vannoni, della Comunità di
San Leolino, su “Esegesi critica del Vangelo di Matteo”,
e Carlo Fieschi, Storico e critico letterario, su Pasolini
e il Vangelo di Matteo. Sono previsti per tutta la durata dell’iniziativa proiezioni di film e documentari.
Arezzo • 19 novembre
La Parrocchia di San Martino a Vado a Strada in
Casentino, organizza la premiazione della Terza edizione della rassegna di testimonianza letteraria “In cammino con Gesù”. Intervengono alla cerimonia: S.E.
14
Mons. Luciano Giovanetti, Vescovo di Fiesole, Franco
Vaccari, Presidente dell’Associazione Rondine
Cittadella della pace, Mario Palmaro, docente di
Filosofia del Diritto nell’Università Europea di Roma.
Gli ospiti si confrontano sul tema “Rendere visibile il
grande Sì della fede”.
Roma • 8, 21 novembre e 8 dicembre
L’8 novembre presso il Palazzo Lateranense si svolge,
per il ciclo “Viam Scire”, il dibattito “Sentieri interrotti. La speranza nella letteratura contemporanea”. Interviene P. Ferdinando Castelli, di “La Civiltà Cattolica”, e modera Roberto Righetto, giornalista di
Avvenire.
Il 21 nella sala convegni del Santuario Madonna del
Divino Amore, ha luogo invece la presentazione del
saggio di Carmelo Sanfelice “Per caso o per amore?
Il lungo viaggio di un uomo sulle tracce del Creatore”.
L’8 dicembre Sul tema “La scrittura per ragazzi: difficoltà, esperienze, prospettive”, il Gruppo di Servizio per
la Letteratura Giovanile organizza una tavola rotonda
con appuntamento a “PiùLibripiùLiberi”, 5a Fiera della
piccola e media editoria. Sui problemi linguistici estetici e pedagogici dello scrivere per bambini o per ragazzi,
sulle illusioni dello scrittore e i meccanismi editoriali,
sulla critica della letteratura giovanile e sul raffronto fra
i libri del secolo scorso e di oggi, parleranno i docenti
universitari Angelo Nobile, Carlo Marini, Gianna
Marrone e lo scrittore Domenico Volpi.
Rimini
24 novembre 2006 - 30 marzo 2007
L’Ufficio diocesano per la Pastorale della Salute
insieme all’Istituto di Scienze Religiose “Alberto
Marvelli” e al Progetto culturale della diocesi di Rimini, organizza, con il patrocinio dell’Ordine dei Medici
della provincia di Rimini, un ciclo di conferenze pubbliche sul tema “Eutanasia: concetto equivoco”. “La
Chiesa cattolica e l’attuale dibattito sulla vita” è il titolo del primo incontro che vede la partecipazione di
Mons. Antonio Livi, Preside della Facoltà di Filosofia
nella Pontificia Università Lateranense, e Roberto Di
Ceglie, docente di Filosofia della Religione alla
Pontificia Università Lateranense. L’iniziativa prosegue
il 5 dicembre con il tema “L’eutanasia tra legge naturale e leggi positive”, il 12 dicembre con “Le cure palliative: un’alternativa all’eutanasia”, il 30 marzo con
“Eutanasia: concetto equivoco”.
5. PROGETTO CULTURALE
Il 15 novembre, è prevista poi una conferenza pubblica sul tema “Il monachesimo nell’Ortodossia”.
Relazionano: Stilianos Bouris, Presidente dell’Associazione “Testimonianza Ortodossa” di Bologna, su “Il
monachesimo greco-ortodosso”; Natalino Valentini,
direttore dell’ISSR “A. Marvelli”, su “Santità e bellezza
nel monachesimo Russo”; Padre Serafino Corallo, parroco della chiesa ortodossa di Rimini, su “L’esperienza
ascetica di Padre Nicola Gurianov”. Coordina Don
Lanfranco Bellavista, incaricato della Diocesi di Rimini
per l’Ecumenismo.
L aboratorio
Dalle Diocesi
C’è ancora bisogno del prete oggi. Questo il messaggio che viene lanciato dal team formativo del
Seminario vescovile di Trapani attraverso le pagine di
“Un impegno di amore”, un progetto legato alla formazione del Seminario e nel contempo un percorso
che si è aperto con un confronto sulla figura del sacerdote, oggi e domani, da parte del poeta Davide
Rondoni e della biblista Silvana Manfredi. Ad illustrare l’iniziativa anche un cortometraggio intitolato “La
chiamata”, realizzato da Massimo Mantia e Rosario
Reginella. “Crediamo che un appello alla radicalità
evangelica abbia ancora forza di penetrazione nel
mondo dei giovani - spiega il rettore del seminario Don
Liborio Palmeri. “Ci dobbiamo chiedere se non sia proprio la presentazione di un cristianesimo eccessivamente strutturato” prosegue egli “e in fondo già risaputo, a far perdere la forza di attrazione carismatica del
Vangelo”. Connesso al progetto formativo anche il
progetto culturale “Seminario colere” che interpreta il
Seminario di Trapani come un vero e proprio polo
culturale grazie a mostre d’arte religiosa contemporanea, una biblioteca con una sala lettura aperta al pubblico, rassegne cinematografiche, mostre e presentazio-
“Come un albero piantato
lungo il corso della tradizione
il prete dovrebbe avere profonde
radici nel Vangelo”.
ni di libri di spiritualità ed attualità. “Come un albero
piantato lungo il corso della tradizione - continua Don
Palmieri - il prete dovrebbe avere profonde radici nel
Vangelo, mostrare un tronco, cioè una struttura psicologica e umana solida e allargare i suoi rami verso la
contemporaneità offrendo frutti maturi di testimonianza: un ossimoro necessario? Un paradosso ancora
sostenibile? - si chiede il rettore - certamente un grande impegno d’amore che rimane aperto al confronto”.
Dalle Associazioni
Progettare, realizzare e gestire correttamente una
sala della comunità risponde, oggi, all’esigenza di pensare lo spazio-sala come un elemento non più solo
accessorio alla “mission” della stessa sala, ma indispensabile per raggiungere gli uomini e le donne per i quali
la sala della comunità diventa “preparazione” all’annuncio della buona novella. Per questo l’Associazione
Cattolica Esercenti Cinema propone la pubblicazione
“Vademecum Sala della Comunità”. Il volume è diviso in
due parti bene definite: la prima riguarda più direttamente la progettazione e la realizzazione di una sala
della comunità, ed è curata dall’architetto Maurizio
Parrini, la seconda, invece, sviluppa in modo analitico
norme e indicazioni operative per una migliore gestione della sala ed è a cura di Luigi Cipriani. Il primo Vademecum di questo genere è stato realizzato nel 1969.
Allora le sale della comunità, conosciute più semplicemente come “cinema parrocchiali” erano in numero
decisamente maggiore rispetto al numero attuale, che si
aggira attorno al migliaio e comprende sia quelle che
svolgono un’attività continuativa, sia quelle con un’attività più sporadica. Rispetto alle cosiddette commerciali, le sale della comunità vivono un momento favorevole che, sulla scorta della riscoperta della loro vocazione,
hanno visto consolidare la loro presenza su tutto il territorio nazionale, grazie anche all’apertura di nuove
strutture e alla riattivazione di quelle dismesse. “Un
fenomeno dovuto a due elementi” si legge nella prefazione di Francesco Giraldo “il primo è la riscoperta
della vocazione originaria, che consiste nel saper integrare l’attività della sala all’interno del cammino pastorale della chiesa locale; il secondo è ridisegnare le iniziative spettacolistiche sempre della sala sul versante
della polivalenza e della polifunzionalità”. “La sala della
comunità” continua Giraldo “è diventata negli ultimi
anni una realtà le cui radici sono profondamente e
capillarmente innestate nel contesto sociale e culturale
del nostro Paese e che si configura come polo di promozione di cultura e di valori”.
15
6. INFOMEDI@
Infomedi@
Il viaggio del Papa in Turchia
su SaT2000 e Radio inBlu
La storica visita di
Benedetto XVI in
Turchia è stata seguita
con la massima attenzione da SaT2000 e
Radio inBlu. Dal 28
novembre
al
1°
dicembre ogni appuntamento del viaggio
apostolico del Papa è
stato trasmesso e
commentato in diretta
dalle redazioni giornalistiche delle emittenti
televisiva e radiofonica, collegate alla Cei:
dall’arrivo alla Santa
Messa conclusiva presieduta dal Santo
Padre, tutte principali
tappe dello storico
viaggio sono state seguite con un commento, interviste
e approfondimenti giornalistici. Attenzione particolare
è stata poi dedicata anche da Sat2000 alla visita del
Presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano a Benedetto XVI.
SaT2000 presenta
“Da Budapest a Firenze”
di Gaspare Barbiellini Amidei
Dieci anni di storia, dal 1956, data della storica
rivoluzione democratica in Ungheria, al 1966, anno
dell’alluvione che colpì Firenze, sono raccontati da
Gaspare Barbiellini Amidei, nel programma “Da
Budapest a Firenze” in onda ogni domenica alle 20.05
su SaT 2000.
La formula del programma è già stata sperimentata
con successo con la serie “Sessant’ anni ad Aprile”, sui
giorni che precedettero la Liberazione, e “Sessant’anni
a giugno”, dedicata al periodo che precedette il referendum sulla Repubblica in Italia.
Con la nuova produzione Barbiellini Amidei presenta e interpreta tra l’altro, attraverso la lettura della
stampa dell’epoca, la crisi nel canale di Suez, la nascita della CEE, i primi lanci nello spazio, l’assassinio di
J.F. Kennedy. Ospiti in studio politici, giornalisti, scrittori: per citarne solo alcuni il senatore a vita Giulio
Andreotti, il critico televisivo Aldo Grasso, Ettore
Bernabei, il cardinale Dionigi Tettamanzi, la giornalista Barbara Palombelli e la scrittrice Susanna Tamaro.
“Adolescente TVB”, il mondo dei ragazzi
dello psichiatra Vittorino Andreoli
“Adolescente TVB” è
un programma che va
in onda il sabato alle
20.00, dopo TG 2000.
Per venti minuti lo psichiatra e studioso Vittorino Andreoli, firma
nota anche di “Avvenire”, percorre un viaggio curioso e
pieno di fascino tra psicoanalisi, letteratura, religione e
sociologia, lungo le strade del pianeta “giovanissimi”.
Dopo le fortunate serie degli anni scorsi “Madri e
figli” e “Padri e figli” Andreoli pone al centro della
nostra attenzione l’adolescente, spesso a torto considerato solo un problema o involontario protagonista
della cronaca, realizzando con la sua esperienza e cultura preziosi strumenti a disposizione di genitori, educatori, sacerdoti e insegnanti.
16
6. INFOMEDI@
La poesia come “Antivirus”,
a cura di Davide Rondoni
Tutti i sabati alle ore 19.30,
su SaT2000, va in onda
“Antivirus - Dante & Co.”,
cura di Davide Rondoni,
poeta e critico letterario,
oltre che editorialista di
“Avvenire”.
L’appuntamento vede protagonista per dieci minuti i versi della
Divina Commedia di Dante e quelli dei poeti contemporanei italiani e stranieri, dedicati a grandi temi come
Dio, l’Amore, la Vita, o a temi più semplici, legati, per
esempio alla nostra vita quotidiana, come il calcio, lo
sport amato da molti nel nostro paese. Con un linguaggio semplice, vivace, diretto è offerta un’ulteriore
occasione dalla programmazione della “TV dell’incontro” per stupirsi ed emozionarsi con la bellezza della
poesia che non ha confini e che unisce tutti gli uomini davanti al mistero dell’esistenza. “Antivirus” è un
programma che si offre appunto come antidoto a
palinsesti televisivi che non puntano sui contenuti e la
qualità, cercando di dimostrare come i versi dei più
grandi poeti possano essere ospitati in televisione, e
non solo per scopi, spesso, unicamente promozionali e
di marketing.
“La
Svista”
Radio
inBlu media-partner a Milano
di uno spettacolo teatrale
per non vedenti
“La Svista”, spettacolo liberamente tratto da “Molto
rumore per nulla” di W. Shakespeare, è stata rappresentata al Teatro Blu di Milano, grazie al sostegno di
Radio inBlu. Lo serata realizzata dall’associazione culturale Stile Libero di Saronno, dopo il debutto al Teatro
Giuditta Pasta della cittadina, è andato in scena con
attori vedenti e non vedenti e aveva tra gli obiettivi non
solo quello di creare tra loro una integrazione professionale, ma anche quello di rendere più fruibile la
commedia shakespeariana per un pubblico di non
vedenti: presentazione fuori scena dei personaggi, testo
adattato e semplificato, libretto di sala in braille per la
comprensione dei cambi di scena.
Radio inBlu ha sostenuto l’iniziativa, cui parte del
ricavato è stato destinato alla realizzazione di un libro
“parlato” della rappresentazione, destinato alle biblioteche italiane. Prossimo appuntamento al Teatro
Sociale di Como.
SaT2000 trasmette sul digitale terrestre, via satellite,
sul canale 818 di Sky, su molte emittenti locali in tutta Italia
e in streaming su www.sat2000.it.
Radio InBlu trasmette via satellite, a Roma su FM 96.300,
su 200 radio locali del circuito e in streaming audio
su www.radioinblu.it.
17
“Il Mondo” cambia direttore
Edei conomia
media
Enrico Romagna-Manoja sarà il nuovo direttore del
settimanale ‘’Il Mondo’’, edito dalla Rcs Periodici.
Romagna-Manoja assumerà l’incarico entro fine anno,
subentrando a Gianni Gambarotta.
Mercato pubblicitario in crescita
Andamento in crescita dei quotidiani sia nella pubblicità commerciale nazionale che locale; una crescita
significativa dei quotidiani Free Press seppur riferita a
modeste quantità; un andamento decisamente positivo
dei periodici, determinato sia dai settimanali che dai
mensili. I dati sono stati resi noti dall’Osservatorio
stampa Fcp, Federazione delle concessionarie di pubblicità. Il fatturato pubblicitario del mezzo stampa in generale ha registrato un incremento del +3.7% da Gennaio
a Settembre 2006 rispetto allo stesso periodo del 2005.
Questo dato – sostiene Fcp – è la conseguenza di andamenti diversi all’interno dei mezzi stampa rilevati.
I quotidiani in generale hanno registrato un incremento del fatturato rispetto al 2005 ( +2.6%) con un
incremento degli spazi del +10.7%. La tipologia commerciale nazionale ha registrato un +4.6% a fatturato
ed un +10.3% a spazio. Le tipologie di servizio e rubricata, nei fatturati hanno registrato dei cali rispettivamente del - 4.9% e del –0.7%, mentre a spazio hanno
registrato degli incrementi rispettivamente del +3.1% e
del +9.9%. La pubblicità commerciale locale invece ha
segnato un +4.0% a fatturato ed un +11.2% a spazio.
Inoltre, da Marzo 2006, sono disponibili i dati suddivisi per quotidiani a pagamento e quotidiani Free Press. I
quotidiani Free Press registrano andamenti molto positivi sia a fatturato (+10.6%) che a spazio (+21.8%),
seppur su valori assoluti ancora molto ridotti. Le testate quotidiane a pagamento confermano un andamento positivo sia a fatturato (+2.3%) che a spazio
(+10.0%). I periodici in generale hanno registrato un
incremento del fatturato rispetto al 2005 (+5.5%) con
un incremento degli spazi del +6.3%. Si è avuto un
incremento significativo sia a spazio che a fatturato sia
per i settimanali (fatturato +6.0%; spazio +9.8%), che
per i mensili (fatturato +5.4%; spazio +3.5%) mentre
le altre periodicità hanno registrato un andamento statico (fatturato +0.2%; spazio –0.9%).
18
Telecom: primi dati
Sono stati resi noti i dati dei primi nove mesi dell’anno. I ricavi sono stati pari a 23,104 miliardi
(+5,2% su base annua), Ebitda di 9,786 miliardi
(+0,8%) ed utile netto di 2,376 miliardi, che però al
netto delle plusvalenze del 2005 registrerebbe un incremento del 12% su base annua, ovvero di 247 milioni di
euro. Infine l’indebitamento è calato a 39,504 miliardi, grazie alla generazione di cassa nel terzo trimestre.
Poligrafici Editoriale:
utile di 2,7 milioni di euro
Al 30 settembre scorso il Gruppo Poligrafici ha registrato un utile netto consolidato di 2,7 milioni contro
una perdita, al netto delle imposte, di 0,4 milioni nello
stesso periodo del 2005. Il dato è stato diffuso dopo la
riunione del cda che ha esaminato anche un risultato
operativo consolidato di 1,4 milioni contro i 4,5 dei
primi nove mesi dell’anno scorso. Il confronto tra voci
omogenee evidenzia un miglioramento di 0,7 milioni,
segnala una nota della Poligrafici, perché nel 2005 c’erano 3,8 milioni di contributi pubblici per l’acquisto
della carta non confermati nel 2006. L’indebitamento
finanziario netto consolidato è di 10 milioni con una
riduzione di 15 milioni rispetto al 31 dicembre 2005. I
ricavi consolidati sono stati di 195,6 milioni contro i
202,3 al 30 settembre 2005: la riduzione è dovuta al
calo della vendita dei prodotti collaterali e del fatturato
pubblicitario solo parzialmente compensato dall’incremento dei ricavi per la vendita di quotidiani e riviste.
Rcs debutta in tv
Rcs MediaGroup entra nel mondo della tv acquistando un bouquet di canali tematici digitali visibili su
Sky, come Jimmy e Planet. Sul fronte editoriale, mette
in cantiere investimenti per 65 milioni nel triennio per
portare al full color anche la Gazzetta dello Sport, dopo
il Corriere della Sera, e si prepara al lancio del nuovo
dorso regionale del Corriere a Bologna. Intanto, nei
nove mesi l’utile si riduce a 124,7 milioni di euro, con
un calo del 44% in larga parte dovuto alla cessione di
partecipazioni che aveva invece sostenuto il 2005. I
ricavi crescono del 9,1% a 1.708,7 milioni, grazie
anche a un balzo del 10,8% dei ricavi pubblicitari.
tutti i tempi come monumento alla giustizia e garanzia
contro un possibile, successivo ‘revisionismo’”.
Isullafattistampadel mese
✍
L’Occidente e la
condanna a morte
di Saddam
“Un’eredità da cancellare”
è l’editoriale del Corriere
della Sera (07/11) a commento della condanna a
morte decretata dal tribunale di Baghdad per l’ex-dittatore Saddam Hussein. Il commentatore Christopher
Hitchens rileva che “il simbolo speciale dell’Iraq sotto
Saddam Hussein era il boia. L’intero Paese era un campo
di concentramento in superfice, e una fossa comune sotto
terra. Anche se il nome di ‘Abu Ghraib’ ha acquisito di
recente nuove e ripugnanti associazioni, io non dimenticherò mai la vista di quelle forche e quei ganci, appesi sopra
buche di calcestruzzo, dove decine di migliaia di vittime
venivano quotidianamente giustiziate per strangolamento,
o peggio”. Tuttavia Hitchens rileva che “una forte obiezione a tutte le esecuzioni è che comportano la distruzione
dell’evidenza. Una volta rimosso dalla scena, l’imputato
non è più in grado di far luce sul crimine, mentre le indagini spesso devono essere riaperte. Il processo contro
Saddam Hussein, come quello di Pinochet e di Milosevic,
avrebbe dovuto essere l’occasione per raccogliere un
immenso archivio di prove conclusive, da preservare per
La conclusione di Hitchens è che “se Saddam cadrà
giù nella botola, non avremo più modo di ascoltare le sue
spiegazioni ... e resterà per sempre il sospetto che avrebbe
potuto puntare il dito contro le complicità dell’Occidente”.
Su La Stampa (07/11) il card. Raffaele Renato
Martino, presidente del Pontificio Consiglio “Justitia
et Pax”, commenta la condanna con queste parole:
“Non si risolvono i problemi di un popolo, di una nazione, ammazzando qualcuno: per quante colpe possa avere
avuto in passato. La sua condanna può solo esacerbare
una situazione che è già altamente drammatica, in un
paese che è già martoriato in tutti i sensi. Era martoriato
con Saddam, lo è nel dopo Saddam. Non credo che troverà
pace solo perchè Saddam è stato eliminato; anzi, la sua esecuzione potrebbe essere occasione per lo scatenarsi di ulteriori violenze, altro sangue”.
Anche Il Sole 24 Ore (07/11) propende per la
non esecuzione della pena per Saddam. Nel suo commento dal titolo “Il rais sarà più utile da vivo”, Alberto
Negri afferma che “se fosse impiccato, l’ex dittatore
diventerebbe definitivamente il simbolo non soltanto dei
sunniti che lo rimpiangono ma anche della guerriglia
integralista che ha sempre visto in lui una sorta di
miscredente sanguinario che ha trascinato l’Iraq in conflitti sempre perdenti”. Riferendosi agli eventi elettorali
negli Usa con le elezioni di medio termine, conclude
dicendo: “La vita di Saddam appare sospesa più che al
cappio dei giudici iracheni al nodo scorsoio delle opportunità politiche del momento, anche di questi risultati elettorali di mezzo termine”.
Giovani italiani col “plafond”
“Giovani, famiglia eterno rifugio” è il commento su
Il Messaggero (07/11) a firma del sociologo
Giuseppe Roma, che dice: “I giovani si sentono impossibilitati ad intraprendere la propria ‘scalata al cielo’, in
quanto percepiscono l’esistenza di un plafond che limita le
loro possibilità”. Inoltre, “i giovani non rielaborano più,
in quanto generazione, una autonoma cultura valoriale,
offrendo una loro interpretazione dei solidi riferimenti
nazionali, quali la famiglia, la solidarietà, l’amicizia”. Di
fronte a questi giovani “mammoni”, la risposta per
Roma è che “bisogna ridare ai giovani lo spazio per poter
far meglio dei loro genitori, la speranza di poter riaprire i
giochi fra le generazioni, l’impegno ad imparare e conosce-
19
8. I FATTI DEL MESE SULLA STAMPA
re più cose e meglio dei loro padri. La partita riguarda l’università, l’impresa, la politica”.
Il Papa e il pluralismo culturale
“Le diverse vie della conoscenza” è l’editoriale su
Avvenire (07/11) a firma di Francesco Botturi, che
prende spunto dal discorso del Papa alla Pontificia
Accademia delle Scienze per riflettere sul rapporto
fede-scienza. “In un tempo come il nostro, in cui in ogni
campo si rivendica il valore del pluralismo – scrive – è
curioso che ampi settori della cultura si attardino a rivendicare solo al discorso scientifico la capacità di parlare
realmente della realtà”. Per Botturi, invece, “in futuro
della convivenza dipenderà anche da una mentalità culturale capace di far convivere anzitutto al suo interno le
forme plurime del sapere e della verità (scientifica e tecnica, artistica, religiosa e morale, filosofica e teologica).
Impresa che ha certamente le sue considerevoli difficoltà,
ma che evita che si dia sin dall’inizio una riduzione artificiosa e violenta ad un’unità fittizia”.
Una città in “bancarotta civile”
“Bancarotta napoletana” è il commento su Europa
(07/11) della drammatica situazione del capoluogo
partenopeo, dove dilaga una malavita sempre più spietata. “Per la seconda volta in meno di vent’anni la politica a Napoli ha fatto bancarotta – scrive Roberto Della
Seta –: con Tangentopoli la bancarotta era morale, adesso
è una bancarotta civile, ma altrettanto innegabile.
Coinvolge un intero ceto politico, primattori e comprimari, e il centrosinistra, che governa Napoli da 13 anni e la
Campania da 6, non può chiamarsene fuori”. L’analisi
prosegue con l’affermazione che “a Napoli il mandato a
governare ha fallito seppure per colpe non solo sue, soprattutto non ha saputo innescare quel circuito virtuoso tra
senso comunitario e ritorno di legalità che è condizione
imprescindibile per un vero sviluppo e che, specie al Sud, è
anche l’ingrediente base di una politica dignitosamente
riformista”.
Teocon: lontani o vicini?
“Il Papa sempre più lontano dai Teocon” è il commento sul Corriere della Sera (13/11) di Gaspare
Barbiellini Amidei all’allarme lanciato da
Benedetto XVI domenica 12 novembre all’Angelus
circa il numero crescente di persone affamate, specie
nei paesi più poveri. “I teocon non hanno dovuto aspet-
20
tare il crollo repubblicano nel voto americano per capire
che la Chiesa di Ratzinger marca ogni giorno di più la
distanza dalla lettura conservatrice del sentimento religioso”, scrive il commentatore in apertura.
Riferendosi alla nomina del card. Hummes (San
Paolo del Brasile) alla guida della Congregazione per
il clero, Barbiellini sottolinea che “l’uomo cui oggi
Benedetto XVI affida il ministero più delicato e vasto, il
governo operativo di un esercito di preti nel mondo, in
una stagione segnata da crisi di vocazioni e di disciplina,
ha compiuto in Brasile un’azione costante di impegno
dalla parte dei lavoratori”. Cita poi il (presunto)
“appoggio dell’episcopato locale” a “Daniel Ortega l’exguerrigliero sandinista tornato presidente del Nicaragua”. E, aggiunge Barbiellini, “la sensibilità del Papa al
mondo socialmente più dolente è tornata anche ieri mattina nell’Angelus”. Così conclude che “ci sono sfide
nuove che quarant’anni fa non erano neppure sullo sfodno. Sono riassumibili in un paradosso al quale il Papa
ama spesso accennare: non si è mai negato tanto Dio
quanto oggi, mentre lo si utilizza a schermo della propria
violenza o a giustificazione dei propri soprusi”.
Tra liberismo e sussidiarietà
Mentre proseguono le polemiche sulla Legge finanziaria e sui diversi modelli di sviluppo sociale propugnati dai due schieramenti, Il Sole 24 Ore (14/11)
ospita il commento di Guido Gentili “Il liberismo non
è nemico della sussidiarietà”. “L’Italia è in preda a un
furibondo individualismo che calpesta l’interesse generale e
distrugge il ‘senso della comunità’?”, si chiede Gentili in
apertura, proseguendo: “Il premier Romano Prodi e il
ministro Rosy Bindi (nella versione più apocalittica, che
chiama in causa Berlusconi e il berlusconismo come manipolatori genetici del paese) hanno riproposto un tema tra
i più dibattuti della cultura politica italiana”.
Richiamando il pensiero di Sturzo (sul “primato della
persona sulla società e sullo Stato burocratico e paternalista”) e di La Pira e Dossetti che si rifacevano a Pio XII
(“molto critico contro l’individualismo liberale e fautore
dello Stato ‘bene ordinato’ che garantisce dall’esterno il
‘perfezionamento individuale’), Gentili afferma che
“oggi come ieri sono forti, nella società e nel pensiero cattolico, i fermenti di novità”. Cita il ripristino in
Finanziaria del “5 per mille”, quale “pratica riaffermazione del diritto di scelta dei cittadini che rimette al centro
la persona nell’azione economica”.
Sempre a proposito di Finanziaria, Mario Deaglio
su La Stampa (14/11) firma l’editoriale “Evasori
8. I FATTI DEL MESE SULLA STAMPA
dalla realtà”, in cui tra l’altro afferma che “gli italiani
hanno gradualmente preso coscienza di un fatto fondamentale, e cioè che il settore pubblico continua (e anzi
accelera) la propria tendenza a spendere più di quanto
incassa, e, più in generale, che il paese sta vivendo sopra
i propri mezzi”. “La percezione della gravità di questa
situazione di fondo – prosegue Deaglio – è gradualmente scomparsa dal dibattito e dalla coscienza degli italiani;
ai mezzi di informazione va una parte importante di
responsabilità nell’offuscamento del quadro general , per
il loro martellare ossessivo sui dettagli di questo o quel
provvedimento, che finisce per attribuire la stessa importanza e lo stesso peso alle decide di miliardi dei provvedimenti che costituiscono le linee essenziali della manovra
e alle misure di poche decine o centinaia di milioni che
riguardano aspetti specifici”.
Problemi vari di civiltà e sviluppo
Attenzione sui quotidiani di martedì 14 novembre
anche al decreto del ministro Livia Turco sul raddoppio
della quantità di cannabis lecitamente detenibile per
“uso personale”.
Il Messaggero fa parlare il farmacologo Silvio
Garattini che afferma: “Non ci siamo. Invece di prevenire, così si incentiva l’uso delle droghe”, ricordando
anche che “ci sono studi che dimostrano una maggiore
incidenza di fenomeni depressivi e psicotici nei consumatori di questo tipo di sostanze”. La Repubblica
(14/11) dedica una pagina alla presentazione, ad
Istanbul, del “libro bianco per fermare lo scontro di
civiltà: multilateralismo, diritti umani, garanzie di
libertà di lavoro e religione”.
Sul progetto denominato “Alleanza della civiltà”,
promosso dallo spagnolo Zapatero e dal turco
Erdonagan, scrive Marco Ansaldo: “I campi di azione
individuati perchè il progetto non rimanga solo un enunciato di belle parole, ma si sviluppi davvero materialmente
sono quattro: l’educazione, lo sviluppo delle nuove generazioni, la dimensione dinamica delle migrazioni, la libertà
dei media. Significativo che l’iniziativa sia stata lanciata
da due paesi leader, emergenti nei rispettivi fronti, come
appunto la Spagna e la Turchia”. Sul Corriere della
Sera, l’economista Francesco Giavazzi si occupa di
“Errori e miti sull’università”, affermando che “è certamente vero che alcune ricerche sono costose, che i buoni
cervelli non sono a buon mercato. Ma solo introducendo
un po’ di concorrenza tra le università le risorse si sposteranno dalla mediocrità all’eccellenza”.
L’incontro del Papa
con il presidente
Napolitano
“Il vero tentativo di unità
nazionale si è consumato ieri, nel primo incontro fra
Giorgio Napolitano e Benedetto XVI”: inizia così il commento di Massimo Franco sul Corriere della Sera
(21/11) allo storico incontro tra il pontefice e il capo
di stato italiano. “È un’intesa di fatto, non cementata da
schieramenti, ma da un assillo prepolitico: quello di ‘rinsaldare l’unità della Nazione e la coesione della società
italiana’”, rileva Franco. “Dicendolo, Napolitano ha
chiesto aiuto al Papa: un gesto che probabilmente solo un
capo dello Stato non cattolico poteva fare senza tirarsi
addosso accuse di clericalismo”. “Il timore che affiora
nelle parole di Napolitano va oltre il destino della coalizione prodiana. Tocca la qualità dei rapporti che il Paese
sta vivendo ad ogni livello”, aggiunge il commentatore.
In conclusione si dedica attenzione ai contenuti di
politica internazionale: “Ad un Napolitano criticato
dall’estrema sinistra per il sostegno alle missioni all’estero, arriva il ringraziamento del Vaticano. Lei ‘sprona
l’Italia a promuovere fattivamente la pace nelle varie parti
del globo’, lo saluta il segretario di Stato, Tarcisio
Bertone. E quel ‘fattivamente’ suona come critica larvata
ad un pacifismo ideologico guardato ormai da tempo con
sospetto, se non con fastidio”.
Su La Repubblica (21/11) il commento è affidato
a Edmondo Berselli col titolo “Il giusto confine tra
Stato e Chiesa”. Dopo aver affermato che “l’Italia repubblicana e laica è reduce da una ferita grave, e cioè dall’offensiva di impegno-disimpegno del cardinale Ruini nella
campagna per il referendum sulla procreazione assistita”,
Berselli annota che “la questione cattolica, se così si può
ancora chiamare, è riemersa nella politica italiana, investendo prevalentemente il centrosinistra, dove su alcuni
temi, non tutti attinenti alla bioetica, si assiste a una conflittualità esplicita tra cattolici e laici”. Il commento si
chiude annotando “la razionale separazione della sfera
religiosa dal contesto delle istituzioni statali”, e aggiungendo che “nell’incontro di vertice l’uomo dell’Ecclesia e
l’uomo delle istituzioni civili abbiano mantenuto con chiarezza il loro discorso entro i confini classici della separazione fra Stato e Chiesa costituisce una nuova premessa,
dopo tanta confusione, che idee e valori, ma anche i ruoli,
vanno rispettati e possono essere rispettati, in piena reciprocità”.
“Lo Stato, la Chiesa e la difesa dei valori in comune” è
il commento su Il Messaggero (21/11) dell’incontro
21
8. I FATTI DEL MESE SULLA STAMPA
in Vaticano a firma di Francesco Paolo Casavola. “Ci
sono momenti della vita in cui l’intero percorso della propria esistenza prende senso da un traguardo predestinato.
Per l’uomo politico e l’uomo di Stato Giorgio Napolitano
questo deve essere stato uno di quei momenti – annota il
commentatore – come il discorso pronunciato, dopo quello del Papa, dimostrerà”. Analizzando le parole dei due
interlocutori, Casavola rileva che “la chiarezza concettuale delle proposizioni del Pontefice non impedisce di percepire l’ansia evocativa di uno scenario nel quale la società
e lo Stato limitassero le loro cure alla persona umana, solo
in vista della salute fisica, del benessere economico, della
formazione intellettuale e delle relazioni sociali”. E, rileggendo le parole di Napolitano, aggiunge che il suo
discorso “ha preso un altro abbrivio, quale si conveniva al
suo ruolo, rivendicando scelte che appartengono alla sfera
di decisioni dello Stato, alla responsabilità e all’autonomia
della politica”. Secondo Casavola, infine, il presidente
della Repubblica nel suo discorso “vede forse rivelare la
missione della sua vita” quando afferma l’assillo “a rinsaldare l’unità della Nazione e la coesione della società italiana: per tale compito sappiamo di poter contare, Santità,
sulla Sua speciale sensibilità e sollecitudine”.
“Una simmetria di poteri” è il commento di
Giancarlo Zizola su Il Sole 24 Ore (21/11) nel
quale l’incontro tra il Papa e Napolitano viene letto in
chiave di “simmetria e alterità”. “Su questa coppia si è
svolto l’incontro”, scrive il notista, rilevando “simmetria
nel confermare da parte di entrambi la struttura pattizia
delle relazioni fra Chiesa e Stato in Italia ... simmetria
anche nel convergere dei due poteri, nella riaffermata
distinzione reciproca e autonomia, sul comune impegno al
servizio della persona umana e dei valori civili”. Secondo
Zizola, il Papa “ha assicurato la fine dell’ingerenza politi-
22
ca della Chiesa, ma ha anche invitato ad abbracciare una
visione della laicità che, nel riconoscere i bisogni spirituali e non solo materiali dei cittadini, si apra alla dimensione pubblica e non solo privata della fede e della stessa
libertà religiosa”.
Ancora sullo “scontro di civiltà”
“Il cristianesimo del Vangelo, a parte san Paolo e la sua
prima Lettera ai Corinzi, in cui parla del silenzio delle
mogli ubbidienti, da vero ebreo, è un lievito di cui ci
nutriamo ancor oggi”: è il pensiero dell’antropologa Ida
Magli, presentato sul Corriere della Sera (20/11) da
Barbara Palombelli nel servizio “La mia fede è la libertà
del pensiero. L’Occidente è debole davanti ai musulmani”.
La Magli illustra la sua visione sulla figura di Gesù:
“C’è una bellissima frase che lui dice degli ebrei del sinedrio che lo stanno condannando: non sanno quello che
fanno. Uccidere un uomo che aveva dato loro la libertà dai
riti”. Sempre riferendosi alle novità introdotte dal
Cristo nella cultura del suo tempo, afferma: “Gesù crea
il battesimo, l’acqua e la parola in sostituzione dell’incisione sul corpo, mettendo sullo stesso piano – alla nascita
– uomo e donna. Ma fa anche di più: tutti i sacramenti
sono paritari per gli esseri umani”. A proposito dei
musulmani e della loro diffusione, dice: “Se davvero
saremo costretti allo scontro di civiltà, saremo perdenti:
non c’è carta dei valori che tenga insieme chi non vuole
stare alle nostre regole. Noi, che non facciamo più figli,
contro popoli che conquistano con la procreazione continenti come l’Africa ... Non avremo scampo. Fra poco, so
che avremo, non mi sbaglio, un partito islamico in Italia,
se non esiste già”.
Smultimediali
egnalazioni
intellettuale e di denso respiro che, pur nella varietà
d’impostazione, sono accomunati da una medesima
indicazione: nella visione cristiana il fondamento della
speranza non sta negli esiti positivi verificati, ma nella
presenza di Dio nella storia.
Nel contenuto della cosiddetta postmodernità,
infatti, sono vari i percorsi che cercano soluzioni plausibili sul senso e la rilevanza di una speranza nella storia. Questi sentieri, però, sembrano tutti presentare
una prospettiva comune: la ricerca di risposte concrete
ed efficaci alle questioni dell’oggi, che, tuttavia e malgrado tante suggestive ipotesi, risulta sempre più frammentato, contraddittorio e conflittuale. L’esperienza e
la trasmissione della speranza esigono, piuttosto, il
recupero del senso della relazione responsabile con gli
altri, con la natura e nel radicamento incondizionato
all’amore di Dio.
Da questo segno comune che attraversa il volume
curato da Orazio Francesco Piazza, sacerdote diocesano
e docente di Ecclesiologia presso la Facoltà Teologica
dell’Italia Meridionale, emerge dunque viva la sostanza di uno sperare da vivere sempre come tensione attiva che non si rassegna allo spettro del nulla e sa tracciare, quotidianamente, la sua lunga e difficile strada
in mezzo agli uomini.
Sentieri della Speranza
a cura di Orazio Francesco Piazza
Edizioni Il Pozzo di Giacobbe, pp. 239, euro 20
Nel condividere pienamente le motivazioni e i contenuti che hanno guidato il pellegrinaggio della Chiesa
italiana verso il Convegno ecclesiale di Verona, da poco
trascorso, la Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale,
nella specificità del suo servizio ecclesiale, offre con
questo volume un suo particolare contributo di
approfondimento sul tema della speranza. I vari ambiti di riflessione teologica proposti, la provocazione e le
urgenze dei veri saperi, i contesti del vissuto, sempre
più segnati da evidenti distanze dal Vangelo, costruiscono qui un dialogo a più voci che tendono a declinare le varie prospettive in cui la speranza s’incarna come
vero lievito che ha la forza di fecondare e trasformare
la storia dell’uomo.
La sua presenza all’interno delle questioni che
riguardano l’etica e la bioetica, nella comunicazione,
nel pensiero filosofico post-moderno, così come negli
scenari politici caratterizzati da guerre infinite, viene
analizzata da una messe di contributi di forte spessore
Sotto il segno di Hermes
La comunicazione giornalistica
dal conflitto alla democrazia
Giuseppe Savagnone, Rubbettino
Soveria Mannelli (Cz), pagine 154, euro 12.
Il conflitto, la polemica, il dibattito, il talk show
arrabbiato e volgare, sempre sopra i toni, in cui le grida
scomposte hanno sostituito il ragionamento e il
discorso persuasivo, sono ormai pane quotidiano sui
media. Sono forse lo specchio di una società che non
sa più gestire la violenza latente, quella connaturata
all’uomo, che René Girard ha definito mimetica. La
comunicazione dovrebbe aiutare a trovare un equilibrio, a ricomporre le fratture. Sembra, invece, interessata – forse perché in massima parte espressione di
forze particolari che si agitano nella società civile e in
quella politica – ad amplificarle. Insomma, a continuare le guerre, sia pur incruente, con il mezzo della
parola e dell’immagine.
23
9. SEGNALAZIONI MULTIMEDIALI
Tra le tante elaborazioni sul tema del giornalismo e
del conflitto, oggi in voga (ma spesso limitate alla pratica e ai racconti sul campo dei reporter di guerra),
quella tracciata da Giuseppe Savagnone in queste pagine si segnala per originalità e acutezza.
Il docente di filosofia di Palermo pone infatti il
compito dell’informazione sulla scia di quello del dio
Hermes, inviato – secondo il mito narrato da Platone
nel Protagora – a portare “pudore e giustizia” a un’umanità in pericolo di (auto)distruzione. Il percorso di
Savagnone, impegnato tra le molteplici attività di
educatore e studioso, all’interno del Progetto culturale della Chiesa italiana, si snoda attraverso l’analisi
delle idee di conflitto, libertà, democrazia, tolleranza,
relativismo, comunicazione interculturale, cittadinanza, situate nella temperie che oggi viviamo, dove
si registrano dosaggi di questi elementi non proprio
armonici.
Tra le urgenze che l’autore individua - “in una
società disgregata dagli individualismi e dai corporativismi” - vi è allora quella di ricostruire una “razionalità pubblica che solo attraverso la comunicazione
può costituirsi e farsi valere e che a sua volta può, in
una circolarità virtuosa, alimentare un giornalismo
di qualità”.
Insomma occorre passare, anche grazie all’informazione – che certo non può tutto – dal “particulare” al
bene comune e condiviso, a una fratellanza e condivisione di scopi che non sia al servizio di interessi precostituiti. Il giornalismo deve, per parte sua, ristabilire “le
premesse perché l’opinione pubblica svolga la sua indispensabile funzione di critica propositiva”.
Per far questo – conclude Savagnone - gli operatori
della comunicazione, i giornalisti su tutti, dovrebbero
essere all’altezza, incarnando pudore e giustizia nel
loro stile di lavoro.
Comunicazione nella società globale
Nunzium, Pontificia Università Lateranense
Grazie alle nuove tecnologie informatiche - la più
nota e diffusa delle quali ormai, almeno nel mondo
economicamente più sviluppato, è internet – si sta
configurando una comunicazione sempre più a raggio
24
planetario. Un’opportunità notevole che accanto agli
innegabili vantaggi presenta anche qualche ombra sull’effettivo dominio dell’uomo sui mezzi e sull’influsso
che essi possono avere sull’idea di partecipazione e cittadinanza. Alla “Comunicazione nella società globale”
la rivista “Nuntium” della Pontificia Università
Lateranense dedica un intero quaderno. Occasione per
la raccolta dei contributi è stata la Conferenza di
Tunisi sull’informazione (novembre 2005), di cui in
appendice vengono riportate le conclusioni e l’intervento a nome della Santa Sede di monsignor John
Foley, presidente del Pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali.
Quattro le sezioni del quaderno monotematico. La
prima si interroga sull’influsso della comunicazione
per l’idea di governance nel secolo XXI e sui nuovi scenari discussi nel vertice nordafricano. Il digital divide,
cioè il divario tecnologico tra varie zone del mondo, è
al centro della sezione successiva. Viene poi passata al
vaglio teorico l’idea di “villaggio globale”, per verificare se essa sia “Mito o realtà”.
Con un’altra serie di interventi ci si addentra nella
prassi, cioè nell’“uso e abuso della comunicazione”.
Infine, in due sguardi di approfondimento, posti a mo’
di appendice, si punta l’obiettivo sul tema della comunicazione nella dottrina della Chiesa e sulla situazione
del continente africano.
I contributi, provenienti dall’Italia e dall’estero,
sono di notevole spessore. Tra gli autori di casa nostra
figurano nomi di spicco del panorama giornalistico e
delle comunicazioni sociali in ambito ecclesiale: si va
da Gianni Riotta a monsignor Dario Viganò, padre
Bernardo Cervellera, padre Federico Lombardi, Paolo
Bustaffa, monsignor Claudio Giuliodori, Ignazio
Ingrao, Sandro Magister, Ezio Mauro, Alfredo Meocci,
Bruno Vespa.
Chat. Luogo e tempo
della comunicazione e dell’incontro
Paolo Pardini, Effatà Editrice, Cantalupa (To), pagine 144, euro 10.
Ci vediamo in chat. Ci sentiamo on-line. Oramai
anche persone che si conoscono e vivono lontane
usano questi mezzi per comunicare attraverso il pc.
9. SEGNALAZIONI MULTIMEDIALI
Le chat però restano il regno della conoscenza
casuale, dell’identità criptata, della chiacchiera, spesso
futile. Così almeno passa nell’immaginario comune,
che a tale forma di comunicazione spesso associa
esclusivamente fatti negativi, di cui spesso la cronaca ci
dà notizia, come l’adescamento di possibili vittime di
violenze sessuali, in particolare minori.
Navigando nella rete
Piccoli Fratelli di Jesus Caritas
www.jesuscaritas.it
La scelta può essere allora quella di stare fuori da
queste dinamiche. O invece capirle, per cercare il senso
che tale nuova esperienza comunicativa veicola. È questa la scelta di Paolo Pardini, sacerdote di Tortona
esperto di musica e media education.
Alla fine del suo percorso che unisce l’attenta analisi dei dati statistici, la riflessione teorica e l’applicazione di quest’ultima sul campo (vi sono molti inserti
di comunicazioni tratte da vere chat-line) il prete massmediologo individua alcune linee di approfondimento. La prima, al di là dell’anonimato creato dagli interlocutori, punta a valorizzare questo mezzo come aiuto
all’apertura di nuovi orizzonti cognitivi e quindi alla
costruzione “di una più matura percezione del sé”. La
seconda riguarda le ricadute educative (e anche pastorali) della nuova agorà mediatica. Si tratta, insomma,
di tener conto della dinamica “comunionale” della
chat line che si realizza in una nuova forma di “socializzazione”, che costruisce persino una propria nuova
“lingua”.
Occorre qui una capacità psicologica, pedagogica e
sociologica, per intercettare questo nuovo mondo
soprattutto giovanile. Anche perché, la visione di
Pardini non è ingenuamente ottimistica: questo mezzo
non è neutro, informa di sé la percezione che abbiamo
del tempo, dello spazio, della nostra posizione in queste due dimensioni, del nostro modo di pensarle e di
pensarci, avverte.
Ma la visione del sacerdote e studioso non è neppure “apocalittica”, nel senso corrente e massmediale
del termine. Piuttosto si muove con attenzione verso
“strumenti attraverso i quali si può realizzare un
’incontro pastorale’ tra uomo e donna, aperto alla presenza dello Spirito Santo nella sua dinamica trinitaria.
Un luogo-tempo nel quale potere realizzare un
incontro che risulti rilevante dal punto di vista della
prassi ecclesiale, illuminata dallo Spirito, cosciente
della propria vocazione di far incontrare l’uomo con il
suo Pastore, consapevole delle necessità dell’incontro
‘inculturato’ tra Vangelo, cultura e società”.
Digitando www.jesuscaritas.it si approda al sito
ufficiale dei Piccoli Fratelli di Jesus Caritas, monaci
missionari a servizio delle chiese locali nella scia delle
intuizioni del beato Charles de Foucauld, l’eremita
missionario del Sahara (1858-1916).
Il sito è stato voluto e realizzato da alcuni amici
della comunità, viene aggiornato direttamente dai
Piccoli fratelli ed offre, soprattutto, immagini e notizie
relative alla vita della congregazione con articoli e
testimonianze su Charles de Foucauld ed i contributi
spirituali di fratel Carlo Carretto.
Dalla voce di menu “downloads” è facile accedere
alle omelie registrate e brani video, facilmente scaricabili, che permettono un arricchimento spirituale che
integra e migliora le forme di lettura e di meditazione
classiche. I Piccoli Fratelli ritmano la giornata con il
canto della liturgia delle ore e il tempo con periodi di
solitudine, spazi di lavoro, servizio pastorale nella chiesa locale.
Una rubrica del sito presenta i santi ed i beati dell’Umbria. Alcune appendici presentano le novità librarie in lingua italiana su Charles de Foucauld ed i suoi
discepoli e la rivista di spiritualità Jesus Caritas.
Particolarmente interessante è la presentazione di
alcuni luoghi che sono disponibili per l’accoglienza e la
preghiera: sia a Nazareth in Palestina, sia nelle più vicine abbazie di Sassovivo, presso Foligno in Umbria, e
Goleto in alta Irpinia (Avellino).
Infatti i Piccoli Fratelli offrono la loro fraterna ospitalità a chiunque desideri condividere con loro qualche
giornata di silenzio e di preghiera alla ricerca del progetto di Dio nella propria vita.
25
9. SEGNALAZIONI MULTIMEDIALI
Parrocchia San Martino Vescovo
Sarnico (Bergamo)
www.parrocchiasarnico.it
Accedendo a www.parrocchiasarnico.it della parrocchia san Martino di Sarnico, in provincia di
Bergamo, vediamo come la redazione del sito ed il web
master hanno fatto il possibile per creare un sito parrocchiale interattivo, interessante e, soprattutto, con
una buona ottimizzazione delle pagine.
A questo scopo si possono segnalare alcune sessioni
del sito che possono essere di maggior interesse e che
meritano di essere consultate o scaricate.
Sono downloadabili dal sito il mensile parrocchiale
“il Porto”, i messaggi domenicali del Papa, finanche i
moduli per le domande di matrimonio e di battesimo e
il calendario liturgico aggiornato settimanalmente.
Interessante la sessione dedicata ai sacerdoti viventi e defunti (tra questi il testamento spirituale di Don
Bonassi e di Don Ferraroli); ben curata la parte dedicata alle chiese parrocchiali e la vita dei due patroni:
san Martino e san Mauro. Merita una visita la sessione “Vacanze spirituali” per la presenza di una interessante proposta di soggiorno ad Assisi.
Non possono mancare le attività proposte dai gruppi parrocchiali; a questo proposito viene suggerita da
parte della redazione la collaborazione con i gruppi
stessi, in particolare quelli che vogliono aggiornare le
informazioni pubblicate.
Viene dedicato inoltre uno spazio alle personalità
illustri della comunità che, con l’aiuto dei parrocchiani, possono essere ulteriormente implementate. In tal
senso va l’appello dei redattori del sito al coinvolgimento nella realizzazione e nell’aggiornamento di un
gruppo stabile di persone a cui possono partecipare
tutti: giovani e meno giovani e non necessariamente
esperti di informatica.
Altra novità è che “Bioetica e Famiglia” si è trasformata in un’associazione di volontariato, aperta a
quanti vogliono farne parte per aiutare la vita umana,
fin dal primo istante del concepimento, e per la famiglia. Ovviamente è un’associazione senza scopo di
lucro, e tutto ciò che viene prodotto è esclusivamente
come aiuto a coloro che ne fanno richiesta.
Il sito era nato nel 2003 per iniziativa di Adele
Caramico Stenta, insegnante di religione e dottoranda
in Teologia Morale, e dalla sua famiglia che, basata su
saldi principi cristiani, desidera testimoniare la propria
esperienza di fede. La grafica, pur rinnovata, si presenta immediata, tradizionale, ben usabile; e proprio la
sua semplicità dà la possibilità di navigare meglio nell’ipertesto. Le rubriche sono nel frame di sinistra; si va
dai documenti del magistero della Chiesa a quelli dello
Stato.
Una particolarità è che gli argomenti vengono
osservati sotto due aspetti: bioetica e famiglia, anche
dal punto di vista biblico. Del resto la bioetica attuale
è diventata argomento sempre più problematico che
investe il campo della religione e quindi della fede quotidiana ed è inevitabile il suo rapporto con l’ambito
della famiglia.
Per questo attraverso Bioeticaefamiglia.it ci si può
mettere in contatto tramite e-mail e, iscrivendosi alla
mailing list, renersi collegati e colloquiare insieme ed,
eventualmente, unirsi in questa nuova impresa a favore della vita e della famiglia. Vi poi sono delle novità
come il forum e la “chat aiuto”, da poco on line con
gli ultimi ritocchi grafici e la rinnovata programmazione del servizio.
Notizie dalla rete
Sul web un forum virtuale
di informazione sull’acqua
Bioetica e Famiglia
www.bioeticaefamiglia.it
“Bioetica e Famiglia” recentemente ha cambiato
aspetto grafico e, ancor più, è diventato un vero e proprio portale al servizio della vita e della famiglia.
26
A pochi giorni dalle parole di Benedetto
XVI, pronunciate nell’Angelus del 12
novembre 2006 – Giornata annuale del
Ringraziamento – per adottare un nuovo
modello di sviluppo globale e a seguito
della diffusione dei dati allarmanti del
9. SEGNALAZIONI MULTIMEDIALI
Rapporto annuale della Fao (Food And Agriculture
Organization Of The United Nations www.fao.org) sulla fame nel mondo, risalta agli
occhi.
Dal 15 al 17 novembre si è, infatti, tenuto online
il ‘Forum Virtuale di informazione sull’acqua’, un
appuntamento di sensibilizzazione e di confronto
riguardo alla gestione delle risorse idriche che ha
visto confrontarsi sul sito www.waterfair.org numerosi esperti, provenienti - o meglio collegati - da tutto
il mondo per presentare proposte e opportunità su
come garantire equo accesso alle risorse idriche
nell’Europa dell’est, Asia centrale, Medio Oriente e
Nord Africa.
Il forum è stato organizzato dal Centro Regionale
per l’Europa dell’Undp (United Nations Development
Programme - www.undp.org) di Bratislava per aprirsi
al mondo intero.
rimandate al prossimo incontro. Il Forum, infatti, tornerà a riunirsi annualmente almeno per i prossimi
quattro anni.
La delegazione italiana, guidata da Stefano Rodotà,
ha sostenuto una Carta dei Diritti della Rete, importante novità discussa nell’incontro di Atene, con la
quale stabilire un insieme di regole e di principi condivisi che riconoscano i diritti dell’utente-cittadino digitale. Per Rodotà: “Internet deve continuare ad essere uno
spazio capace di offrire nuove opportunità alla cittadinanza e alla democrazia. Di fatto è il più grande luogo pubblico nella storia dell’umanità”.
Il prossimo anno il Forum sarà ospitato a Rio de
Janeiro, nel 2008 si terrà, invece, in India e l’anno successivo in Egitto. Sul sito internet ufficiale dell’evento
www.igfgreece2006.gr sono disponibili i testi delle
relazioni ufficiali.
Sempre più blog
Ad Atene l’incontro mondiale
per il governo di Internet
Si è svolto a
Vouliagmeni, a
30 km da Atene,
il primo “Forum Mondiale sul governo di Internet”
(Fgi). All’incontro, organizzato sotto il patrocinio
dell’Onu, hanno preso parte, dal 30 ottobre al 2
novembre, oltre 1.200 delegati provenienti da 90
nazioni in rappresentanza di aziende che operano in
Internet (Yahoo, Google, Microsoft), di istituti internazionali (Ue, Consiglio d’Europa, Ocse), e di organizzazioni in difesa dei diritti umani.
La censura e i limiti di accesso alla rete sono stati i
temi più discussi e al centro di una petizione firmata
da 50mila persone e consegnata, a margine dell’incontro, a Nitin Desau, rappresentante speciale presso il Fgi
del segretario generale dell’Onu.
L’impotenza del Forum, condizionata dal ruolo dell’organismo quale “spazio di dialogo” ha determinato
il finale di un incontro potenzialmente determinante
sul futuro della rete.
Le restrizioni all’accesso della Cina da parte di grandi aziende informatiche rimangono questioni aperte e
Secondo quanto dichiarato da uno dei più diffusi
motori di ricerca, ogni giorno nascono centomila
nuovi blog. I nuovi post hanno superato il milione al
giorno, circa 50 mila all’ora. Le lingue più popolari
sono l’inglese e il giapponese, seguite da cinese, spagnolo, italiano e russo.
Nasce il dominio .mobi
Si apre ufficialmente l’era
dei
domini
“.mobi”.
Concluso il periodo temporaneo di assegnazione ai
marchi registrati – il cosiddetto sunrise period – da
oggi anche gli utenti privati posso registrare il suffisso
dedicato ai dispositivi mobili. Per consentire la più
facile (e quindi diffusa) progettazione delle pagine web
accessibili da cellulari, sono state pubblicate guide e
software gratuiti. L’introduzione del nuovo dominio
“.mobi” conferma e forse anticipa i dati lanciati da
numerose indagini sull’uso futuro della rete da dispositivi mobili.
27
9. SEGNALAZIONI MULTIMEDIALI
UE, nuobi progetti a tuttela dei bambini
su Internet
battendo contenuti illeciti e nocivi, come la pornografia infantile e il razzismo.
La Commissione ha inoltre incoraggiato l’industria
ad avere un ruolo più attivo nell’affrontare il problema
della sicurezza dei bambini”.
Una commissione di esperti indipendenti ha giudicato positivamente il progetto comunitario “Safer
Internet” adottato dalla Ue per promuovere un uso
sicuro della rete soprattutto tra i bambini.
Realizzando una rete di 21 hotline a cui rivolgersi
per denunciare contenuti illeciti e 23 nodi nazionali di
sensibilizzazione sulle tematiche di prevenzione, il programma diventa ora un modello per altri paesi del
mondo.
“Abbiamo fatto molta strada e in pochissimo
tempo” ha dichiarato Viviane Reding, commissario
responsabile per la società dell’informazione e i media.
“Per molti anni il programma Safer Internet ha promosso con successo l’uso sicuro di Internet e di altre
tecnologie on line, in particolare per i bambini, com-
28
Il portale europeo sulla sicurezza di Internet - raggiungibile all’indirizzo www.saferinternet.org - fa parte del
“Piano d’azione comunitario per promuovere un uso
sicuro di Internet” che sarà operativo sino al 2008.
Le reazioni dei bambini diventano, quindi, fondamentali per individuare problemi e difficoltà e proporre soluzioni e piani di intervento. A questo proposito è stato lanciato “EUkids online” (www.eukidsonline.net), il progetto finanziato dall’Ue che permetterà di studiare il comportamento dei bambini su
Internet.
La Commissione europea sta inoltre finanziando
una campagna di informazione per promuovere a genitori, ragazzi e insegnanti gli strumenti di filtraggio.
Fabio Bolzetta
Scarica

Imp.Osserv.n. 12/06 - Chiesa Cattolica Italiana