12 2006 SSERVATORI O & O COMUNICAZIONE CULTURA Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali Circ.ne Aurelia, 50 • 00165 Roma • Tel. 06.66398.209 • Fax 06.66398.239 - http://www.chiesacattolica.it • E-mail: [email protected] Servizio nazionale per il progetto culturale Circ.ne Aurelia, 50 • 00165 Roma • Tel. 06.66398.288 • Fax 06.66398.272 - http://www.progettoculturale.it • E-mail: [email protected] 1 Editoriale 2 Approfondimenti Da Verona, una Chiesa fiduciosa, gioiosa e realista Claudio Giuliodori, Vittorio Sozzi . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 2 Comunicazione e cultura per una nuova progettualità formativa Ernesto Diaco . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 4 3 Dossier Gli italiani: popolo di “navigatori”? . . . . . . . . . . . . . . pag. 6 4 Comunicazioni sociali • Milano: convegno Ucsi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. • “Città Nuova” al traguardo dei cinquant’anni • Aiart: a Roma l’Assemblea generale • Fermo: seminario formativo per i giornalisti 11 5 Progetto culturale • Cantiere aperto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. • Laboratorio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 12 15 6 Infomedi@ • Il viaggio del Papa in Turchia su Sat2000 e Radio inBlu . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. • Sat2000 presenta “Da Budapest a Firenze” di Gaspare Barbiellini Amidei • “Adolescente TVB”, il mondo dei ragazzi dello psichiatra Vittorino Andreoli 7 Economia dei media • Mercato pubblicitario in crescita . . . . . . . . . . . . . . . pag. • “Il Mondo” cambia direttore • Telecom: primi dati • Poligrafici Editoriale: utile di 2,7 milioni di euro • Rcs debutta in tv 18 8 I fatti del mese sulla stampa • L’Occidente e la condanna a morte di Saddam . . . . pag. • Giovani italiani col “plafond” • Il Papa e il pluralismo culturale • Tra liberismo e sussidiarietà 19 9 Segnalazioni multimediali • Sentieri della speranza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. • Sotto il segno di Hermes. La comunicazione giornalistica dal conflitto alla democrazia 23 16 25 • Notizie dalla rete. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 26 • Navigando nella rete. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 1. EDITORIALE Duna aChiesaVeronafiduciosa, gioiosa e realista CLAUDIO GIULIODORI*, VITTORIO SOZZI** l Convegno di Verona non ha deluso le aspettative, per altro numerose e chiaramente formulate nella fase preparatoria. La Chiesa italiana, rappresentata da 2700 delegati, qualificati e preparati, è arrivata all’appuntamento con il 4° Convegno ecclesiale domandandosi se e come sia possibile oggi testimoniare la speranza cristiana, se la fede costituisca davvero la filigrana che attraversa e plasma l’esistenza quotidiana dei credenti, se il vissuto e l’azione pastorale delle nostre comunità cristiane siano realmente capaci di offrire al mondo una luce per discernere e affrontare le complesse sfide del nostro tempo. I Il Convegno non è stato una passerella di rappresentanze o schieramenti ecclesiali né una convention per esibire o imporre punti di vista particolari e magari contrapposti, come qualcuno immaginava o ha tentato di far apparire attraverso interpretazioni preconcette e surreali, veicolate da alcuni media. A Verona si è incontrata una Chiesa reale, gioiosa, popolare, ricca di doni e carismi, consapevole della vocazione ricevuta e della missione che l’attende, ma anche cosciente delle fatiche, dei ritardi e delle necessarie svolte da imprimere al lavoro pastorale. È tanta e tale la ricchezza emersa dalle giornate veronesi che nessuna sintesi è ancora possibile, anche perché in 2 questi mesi prosegue il lavoro prezioso di raffinamento e distillazione delle linee di sintesi dei lavori e soprattutto di guida per il cammino della Chiesa italiana nei prossimi anni. Lavoro a cui contribuirà in particolare la nota pastorale che i vescovi, come da tradizione, ci offriranno tra qualche mese. Per ora fa fede la percezione positiva di chi è stato presente e dei tanti che hanno seguito i lavori attraverso i media. Forse per la prima volta è stato possibile, anche per chi ha seguito a distanza, avere una percezione reale dell’evento grazie alle dirette dei media (soprattutto televisive con Sat2000 e attraverso internet con il sito www.convegnoverona.it) e non “mediata dai media”, soprattutto da quelli che hanno raccontato un loro convegno immaginario. Ancora una volta si è evidenziata la difficoltà a percepire e raccontare la portata di un evento ecclesiale da parte di chi resta prigioniero di letture datate o di visioni riduttive legate ad improprie schematizzazioni politiche o a interpretazioni di carattere esclusivamente sociologiche. Ma quali sono i tratti salienti del volto della Chiesa che escono da Verona? Certamente una Chiesa rincuorata e fiduciosa perché, attraverso i momenti intensi di preghiera, il convenire nella comunione dei Santi che nel tempo ci ha fatto percepire la brezza dell’eterno e la presenza calorosa e incoraggiante del Santo Padre Benedetto XVI, ha riscoperto e riportato al centro della sua fede e del suo cammino Gesù Risorto, vivente e operante nella sua Chiesa che è in Italia. Questa fede in Gesù risorto, approfondita e rafforzata nelle giornate del Convegno, sta alla base di quell’impegno ad essere testimoni credibili e coraggiosi che, come ha ricordato il Card. Ruini, chiama in causa sia la coscienza e la responsabilità personale sia la presenza visibile e operosa della comunità ecclesiale. Un altro tratto del volto ecclesiale è certamente un approccio integrale e integrato alla vita dell’uomo, alla sua esistenza fatta di affetti, di tempo dedicato al lavoro e alla festa, di fragilità, di tradizione e di cittadinanza. Davanti al progressivo offuscarsi dei caratteri distintivi dell’identità umana e all’emergere, a tutti i livelli, della cosiddetta “questione antropologica”, è apparso evidente che la fede non ci permette di seguire la deriva relativista che separa fede e ragione finendo per misconoscere le dimensioni fondamentali della persona, inclusa la sua sostanziale trascendenza, il senso profondo della polarità sessuata, il valore della famiglia e della stessa vita umana, inviolabile dall’inizio alla sua fine naturale. 1. EDITORIALE Le parole di Benedetto XVI risuonano ancora e scuotono la nostra coscienza. Ci ha ricordato che ci troviamo di fronte ad una “nuova ondata di illuminismo e di laicismo” che estromette Dio dalla storia concreta delle persone e della società determinando anche “una radicale riduzione dell’uomo, considerato un semplice prodotto della natura, come tale non realmente libero e di per sé suscettibile di essere trattato come ogni altro animale”. Di fronte a tutto questo ha invitato la Chiesa italiana a “dare risposte positive e convincenti alle attese e agli interrogativi della nostra gente: se sapremo farlo, la Chiesa in Italia renderà un grande servizio non solo a questa Nazione, ma anche all’Europa e al mondo, perché è presente ovunque l’insidia del secolarismo e altrettanto universale è la necessità di una fede vissuta in rapporto alle sfide del nostro tempo”. Infine un terzo tratto che caratterizza la Chiesa uscita da Verona è quello di una comunità che si interroga sulle sue scelte pastorali e sulla necessità di tradurre, in modo sempre più convinto, concreto e originale, la fede in cultura, in forme e stili di vita, usando i diversi linguaggi e i vari strumenti del nostro tempo. Una Chiesa che vive nella storia non inseguendola o fuggendola, ma intercettandola senza farsi trascinare, magari andando contro corrente se necessario, ma sempre con l’intento di essere protagonista del tempo presente rispondendo al mandato evangelico ma anche accogliendo quelle domande che, al di là delle maschere indossate dall’uomo contemporaneo, si levano oggi dal cuore inquieto degli uomini e delle donne. *Direttore Ufficio Comunicazioni Sociali **Responsabile Servizio nazionale per il progetto culturale C.E.I. 3 2. APPROFONDIMENTI Ce culturaomunicazione per una nuova progettualità formativa ERNESTO DIACO* oteva essere un’occasione per autocelebrarsi o chiamare a raccolta i vari soggetti ecclesiali attorno ad alcuni slogan. Si sarebbe potuto risolvere in un maestoso contorno alle parole del Papa, delegando a Benedetto XVI la ricerca delle vie per il futuro del cattolicesimo italiano. Ma il convegno di Verona non è stato niente di tutto questo. Contro le più pessimistiche previsioni, le cinque giornate della Chiesa italiana, punto di arrivo di un percorso da non dimenticare, hanno visto riflessioni non scontate, uno stile maturo di confronto, capacità di chiamare per nome le difficoltà e le sfide che attendono la comunità cristiana. Soprattutto, si è preso sul serio il cammino di questi anni: riprendendo in mano le linee che da Palermo in poi hanno orientato l’azione ecclesiale, riconoscendo il punto di arrivo, quelli di non ritorno, e abbozzando i successivi passi da compiere. La Chiesa italiana era uscita dal suo terzo convegno con il forte invito di Giovanni Paolo II alla conversione missionaria della pastorale. Verona ha specificato il metodo: rimettere i luoghi della vita quotidiana nell’agenda ecclesiale. Nel capoluogo siciliano si era invocata la prassi del discernimento comunitario; a Verona lo si è potuto esercitare e precisarne gli intenti: l’elaborazione culturale e la formazione delle coscienze. Frutto di Palermo era stato il Progetto culturale; Verona ha manifestato l’esigenza e posto le premesse per un salto di qualità in questa direzione. P 4 La “seconda fase” del Progetto culturale La principale novità del metodo sperimentato in occasione del convegno è stata quella di non articolare la riflessione secondo i consueti settori della vita ecclesiale, ma in base agli ambiti fondamentali dell’esperienza umana. Dietro a questa scelta credo si possano riconoscere diverse esigenze: quella di ridare unità, attorno alla coscienza personale, ad una pastorale troppo frammentata e in affanno; quella di scardinare abitudini consolidate incapaci di pensare una Chiesa in stato di missione; quella di scommettere sulla responsabilità dei laici, in molte situazioni gli unici a poter avvicinare le domande di speranza dell’uomo contemporaneo. Da questa impostazione è uscita rafforzata la prospettiva di una fede capace di generare cultura e quindi di rigenerare la vita quotidiana, le mentalità e i criteri delle scelte, i progetti della convivenza sociale. A Verona, sia il cardinal Tettamanzi che il cardinal Ruini hanno a più riprese invocato una “seconda fase” del Progetto culturale. Nelle loro parole, così come negli esiti dei lavori di gruppo, se ne possono già intravedere i contenuti principali, ossia la questione dell’uomo e della verità, i protagonisti – dai vescovi ai teologi, dagli insegnanti ai catechisti fino agli operatori della comunicazione – e il fulcro: “allargare gli spazi della razionalità”, come ha efficacemente riassunto Benedetto XVI. Si tratta di offrire, col linguaggio inequivocabile e disarmato della testimonianza, modelli affascinanti e percorribili di vita cristiana “per l’oggi”, dando all’elaborazione culturale quella caratteristica di popolarità e ordinarietà che nel passato recente non ha sempre trovato. Anche perché il Progetto culturale talvolta è stato visto come un impegno in più, in un’agenda già fin troppo intasata, piuttosto che una prospettiva capace di innervare l’intera esperienza cristiana, comprese la spiritualità e la festa, la carità e l’educazione. Vanno dunque riconsiderate anche le forme attraverso cui possono diffondersi e consolidarsi una “fede amica dell’intelligenza” e il “sapere della speranza”. Elencare i temi in cima alle priorità ecclesiali non basta; serve anche la concretezza di individuare le necessarie attenzioni e modalità, i luoghi e gli strumenti normali perché si passi dalla teoria alla pratica, dalla delega a pochi ad una corresponsabilità diffusa. I mezzi della comunicazione, naturalmente, non possono che essere in prima fila nel rinnovato sforzo di rendere comprensibile a tutti il “sì” della fede cristiana all’uomo e alla sua ragione, alla libertà e all’amore. 2. APPROFONDIMENTI Formazione, cultura e comunicazione La forza della rete Dopo il convegno di Palermo, il binomio “cultura e comunicazione” è entrato decisamente nel pensiero e nel linguaggio ecclesiale. Oggi, l’incontro di Verona ci chiede di trasformarlo in un trinomio: formazione, cultura e comunicazione. Indicata dal cammino preparatorio come una vera e propria emergenza – in tutti gli ambiti: dalla sfera affettiva a quella sociale, passando attraverso la partecipazione e il dialogo – la formazione delle coscienze è l’unica via in grado di “risvegliare il coraggio delle decisioni definitive” (Benedetto XVI). Le sintesi dei lavori di gruppo ne sono una chiara conferma: educare l’intelligenza, la libertà e la capacità di amare costituiscono i grandi capitoli di un “progetto formativo permanente” in cui la parrocchia è la prima scuola di educazione e di comunione, luogo di confronto e di rigenerazione del linguaggio credente. Da Verona, dunque, esce rafforzata anche la scelta di qualificare la comunicazione ecclesiale. Il Papa ha invitato i cattolici italiani a far risaltare i “sì” della fede, anche quando sembrano nascondersi dietro ai “no” pronunciati verso tutto ciò che svilisce e deturpa la verità dell’uomo. Elaborare una progettualità formativa – essenziale e aperta, aggiornata e popolare – non attenua lo slancio missionario di cui si avverte il bisogno. Porta anzi ad attrezzarlo culturalmente e a legarlo saldamente agli ambiti dell’esistenza umana. Complici l’individualismo e il relativismo diffusi, si assiste spesso ad un restringimento degli orizzonti e una banalizzazione delle speranze tali da chiedere alla comunità cristiana di riproporre con forza la centralità della coscienza e l’alleanza tra le generazioni, e di suscitare un investimento, a lungo termine, sulle persone stesse. Da questo punto di vista, il convegno di Verona dovrà continuare attraverso una multiforme sollecitudine per l’uomo e mediante il coraggio di affrontare ancora, nei luoghi ordinari delle comunità, la questione del come essere Chiesa insieme oggi. Essenziale risulta, in tale contesto, la cura delle relazioni – a cominciare da quelle educative – nei diversi luoghi e momenti, con uno stile maturo e originale, linguaggi appropriati, autenticità e reciprocità. Nella società di oggi, questa non è forma, è sostanza. Non è solo una questione di parole. La prospettiva al centro dei prossimi anni è ancora il “caso serio” del comunicare il vangelo che Dio è amore in un mondo globale. La “pastorale integrata” di cui si è parlato al convegno – integrata perché capace di mettere in rete le diverse soggettività e di rispettare l’unità della persona – ha bisogno anche di laboratori in cui si producono stili di pensiero e di vita; di vocazioni alle arti e al servizio intellettuale, compreso quello dell’informazione; di buoni comunicatori senza altri aggettivi. La proposta della Fisc di radicare ancor più sul territorio i settimanali diocesani, diffondendoli in tutte le Chiese locali, insieme al servizio offerto da “Avvenire” e dagli altri media ecclesiali, dicono quanto la capacità di dialogo e discernimento e la crescita delle coscienze non possano fare a meno di questi “avamposti dell’evangelizzazione” e di umanesimo quotidiano. Lo spettacolo desolante offerto dal modo in cui molti organi di informazione hanno affrontato e ridotto il convegno di Verona – ma lo stesso vale per tutta la vita della Chiesa – costituisce un ulteriore stimolo a non mancare l’appuntamento con la sfida della comunicazione. L’impegno dei media ecclesiali risulterà però debole se non si accompagnerà ad una effettiva ed affettiva sinergia tra loro, a cominciare dalle persone che vi operano, e ad una vera integrazione di questa realtà nella pastorale ordinaria. *Giornalista 5 3. DOSSIER Gpopololi italiani: di “navigatori”? VI Rapporto Censis/Ucsi sulla comunicazione e l’Europa dei media va di corsa, l’Italia si muove, ma a fatica. Preferisce, anzi, starsene davanti al televisore; magari con il cellulare a vista, che solo da noi ha assunto una centralità enorme, pronto a essere usato con la mano libera dal telecomando. È il piccolo schermo tradizionale, inteso come trasmissione analogica terrestre, la classica antenna, a farla ancora da padrone nelle case del Belpaese. Inseguito, come uso, dall’ormai onnipresente “telefonino” Certo, anche da noi il panorama dei media è più mosso di quanto appaia. Ma se qualche passo in avanti viene fatto, altri Paesi – primo fra tutti la Gran Bretagna - ci sfrecciano veloci davanti. Basti pensare a internet, dove il dato nostrano è salito al 38%, ma sparisce di fronte al 61% dei sudditi di sua Maestà e al generale incremento continentale. S È questo il quadro complessivo che emerge dal VI Rapporto Censis/Ucsi sulla comunicazione, presentato il 30 ottobre (come di consueto sono state anticipate le linee di tendenza con un documento, mentre il rapporto integrale sarà successivamente pubblicato in volume). L’annuale indagine presenta quest’anno delle novità sostanziali. Lo sguardo, infatti, pur tenendo al centro il nostro Paese, si è allargato alla dimensione 6 continentale, coinvolgendo tutti i partner del progetto (H3G, Mediaset, Mondadori, Ordine dei Giornalisti, Rai e Telcom Italia). Ciò ha comportato un mutamento nella metodologia di rilevamento, e dunque una sfasatura nel confronto con i dati italiani raccolti nelle indagini precedenti. Le linee generali di sviluppo, assicurano gli estensori, vengono comunque rintracciate. Conseguente al mutamento di obiettivo, anche il titolo è diventato “Le diete mediatiche degli italiani nello scenario europeo”. Già, perché i vari dati nazionali sono stati poi incrociati tenendo presente la classica griglia classificatoria del Rapporto Censis/Ucsi, mirante a identificare gli stili del consumo mediatico. Il risultato dello studio è che “nei principali Paesi europei sono quattro o cinque i media ad autentica diffusione di massa. Solo l’Italia appare ‘teledipendente’, ma non tanto per l’estensione del pubblico televisivo, quanto per le limitazioni riscontrate nel pubblico degli altri media”. Per fare due paragoni – con i Paesi dal profilo più lontano e più simile al nostro –, in Gran Bretagna il pubblico televisivo è di poco superiore al nostro (95% contro 94%), ma sono gli altri media a fare la differenza: radio (80% contro 63%), quotidiani (78% contro 59%), libri (75% a 55%), internet (61% contro 38%). La Francia, invece ci somiglia di più, tranne che per una minore assuefazione alla tv (94% noi, 83% loro) e una maggiore propensione dei cugini d’Oltralpe per la radio (ascoltata dall’83% contro il nostro 63%). Lo studio, poi, si domanda per quale motivazione ogni singolo mezzo venga di preferenza usato. E qui emerge come l’informazione la faccia da padrona (intendendo per essa, però, non solo quella politica, sociale ed economica, ma anche il pettegolezzo modaiolo). Ma andiamo con ordine. Per quanto attiene all’uso complessivo dei media nel continente (tabella 1) si possono constatare alcune linee di tendenza. La prima riguarda la trasformazione veloce del modello televisivo. Se la Tv tradizionale registra i due picchi, massimo e minimo, in Gran Bretagna (94,9%) e in Germania (64,9%), diversificato è il panorama che riguarda tv satellitare, digitale terrestre e tv via cavo. Qui la Gran Bretagna è sempre in testa (rispettivamente con il 29%, il 24,7% e il 13,8%), mentre in coda ci sono la Francia per il satellite (11,2%, noi siamo al 16,7%), la Germania per il digitale terrestre (3,1% con l’Italia al 6,6%) e il nostro Paese per ciò che riguarda la tv via cavo con appena lo 0,3%. Altro dato significativo è che solo in Italia “il cellulare compete in termine di prestazione d’uso con la 1. EDITORIALE 3. DOSSIER Tab. 1 - L'uso complessivo (abituale+occasionale) dei media in Europa (val. %) Media Italia Spagna Francia Germania Gran Bretagna Televisione tradizionale Tv Satellitare Tv Digitale Terrestre Tv via cavo Televisione in generale Cellulare Radio Quotidiani Libri Internet Settimanali Mensili 93,9 16,7 6,6 0,3 94,4 78,9 63,5 59,1 55,3 37,6 32,5 22,2 94,5 11,3 13,6 8,7 96,4 77,8 73,5 68,5 68,1 44,2 23,9 15,0 82,7 11,2 4,8 6,4 86,5 61,1 80,0 61,9 62,0 42,5 38,9 17,3 64,9 22,7 3,1 7,6 82,8 61,4 83,6 81,8 72,6 54,1 38,5 19,9 94,9 29,0 24,7 13,8 97,0 72,4 80,1 77,9 75,0 61,4 27,7 24,7 Nota: Per "uso complessivo" si intendono tutte le persone che sono entrate in contatto con i media indicati almeno una volta nella settimana precedente la rilevazione (o hanno letto almeno un libro nell'ultimo anno). Le persone che nel corso della settimana hanno seguito programmi televisivi, a prescindere dal tipo di tv utilizzata, sono indicati come utenti della televisione in generale. Fonte: Indagine Censis, 2006 televisione”. Solo la Spagna si avvicina alle nostre percentuali, mentre in tutte le altre lande europee il telefonino è al quinto posto come impiego. A riscuotere grande apprezzamento in tutta Europa è la radio, che si attesta su percentuali dall’83,6 della Germania al 63,5 dell’Italia. Siamo i fanalini di coda (con il 59,1%) anche nella lettura dei quotidiani, dove sempre la Germania registra il dato più alto (81,8%). Nel continente che ha dato i natali a Gutenberg, poi, il libro a stampa è più diffuso di quanto si creda, non è insomma “un lusso per pochi”. La lettura di libri coinvolge tre quarti dei tedeschi e degli inglesi, due terzi dei francesi e degli spagnoli, mentre per l’Italia, ammettono con una punta di amara ironia gli estensori del rapporto, “siamo costretti a cercare di capire come mai siamo riusciti a superare la soglia della metà della popolazione che ha letto almeno un libro nell’ultimo anno”. Infine, in Europa inernet ha acquisito la fisio- nomia di un vero e proprio mezzo di comunicazione di massa. Con una percentuale di utenti che lo ha usato (sia abitualmente che occasionalmente) pari al 61,4% in Gran Bretagna e al 37,6% in Italia (per citare sempre i due estremi). Ma sapere quanti hanno consumato il bene “mass media” non ci fa ancora capire il complesso intreccio dell’uso dei media (presi singolarmente e insieme) da parte dei cittadini europei. Ci vengono qui in soccorso i profili elaborati dall’indagine sulla cosiddetta “dieta mediatica” (tabella 2). “Pionieri” sono coloro i quali si procurano e usano l‘ultima diavoleria mediatica (usano otto media e più). Li seguono gli “Onnivori”, che utilizzano sei-sette strumenti di comunicazione. Vengono poi i “Consumatori medi” (4-5 media), i “Poveri” (2-3), i “Marginali” (un solo mezzo, cioè la televisione). Tab. 2 - La stratificazione sociale dell’uso dei media in Europa (val. %) Utenti di media Pionieri Onnivori Consumatori medi Poveri di media Marginali Italia 1,3 12,2 39,5 36,4 10,6 Spagna 1,3 17,5 42,5 32,6 6,1 Francia 0,9 10,8 41,2 40,4 6,7 Germania 0,9 15,3 51,6 28,3 4,0 Gran Bretagna 1,7 26,8 46,4 23,1 2,0 Nota: I Pionieri sono gli utenti di 8 media e oltre, gli Onnivori gli utenti di 6-7 media, i Consumatori medi gli utenti di 4-5 media, i Poveri di Media gli utenti di 2-3 media e i Marginali gli utenti di un solo mezzo. Fonte: Indagine Censis, 2006 7 3. DOSSIER Ma vediamo nel dettaglio come si configura il panorama mediatico europeo, applicando ad esso queste griglie intepretative. In una dimensione più articolata rispetto a quella della tabella precedente una comparazione con l’estero è semplicemente impietosa, non tanto per una nostra immobilità, quanto per il fatto che ci muoviamo assai più lentamente degli altri : “La Gran Bretagna è un altro pianeta”, ammette lo studio. Se, infatti, le ultime due categorie (“Poveri” e “Marginali”) in quel Paese sono rappresentate dal 25% della popolazione, in Italia si arriva al 47,1%. Solo la Francia, ancora una volta, ci si avvicina con il 47%, mentre la Spagna ha sì un profilo simile (38,7%) nelle due categorie più basse, ma i “Consumatori medi” sono sensibilmente di più (42,5%) e le due classi superiori (“Onnivori” e “Pionieri”) raggiungono un non disprezzabile 18,8%. Comunque, in nessun altro Paese c’è il numero di “Marginali”, cioè di teledipendenti, che c’è in Italia: 10,6% (in Francia 6,7%). Per questa griglia di stratificazioni sociali nell’uso dei media – non per nulla si usano termini come “poveri” e “marginali” che indicano il grado di esclusione di chi usa pochi media - il rapporto porta una comparazione storica con il dato, solo italiano stavolta, del 2005. Dall’anno scorso si registra un lieve miglioramento della situazione complessiva, con una diminuzione del 3,7% dei “Poveri di media” e un aumento delle classi superiori. Ma si tratta di scostamenti minimi. Il dato 2006 viene confrontato con l’anno precedente anche riguardo all’uso. Da questo punto di vista ci sono state variazioni tendenziali: “Televisione, cellulari e radio, che si trovano al vertice dei consumi, hanno un leggero calo; mezzi a stampa, come quotidiani o libri invertono la tendenza calante degli ultimi anni”. Ma dietro i numeri c’è anche una nuova realtà qualitativa. Gli stessi termini televisione, radio, giornale, libro, acquisicono rapidamente nuovi significati: si pensi al fatto che la tv di oggi è diversa non solo da quella di 30 anni fa, ma anche a quella dell’altroieri; che oggi esiste il podcast, che permette di abbonarsi a programmi radiofonici e sentirli sul treno in cuffia con il lettore di Mp3; che free press e giornali on-line hanno mutato il panorama tradizionale della lettura delle notizie quotidiane, nella fruizione e nei fruitori (come per il libro qui si aprirebbe il discorso sui nonlettori). Giornali, libri, radio? Il vecchio. Non avanza, invece, il nuovo rappresentato da videofonini, internet e diavolerie digitali varie? “Paradossalmente – nota il rapporto – sono i media che da poco si sono presentati all’attenzione del pubblico che manifestano un andamento meno turbolento. In realtà è proprio la loro novità a renderli più definiti, mentre sono i media preesistenti a loro che si stanno ridefinendo, creando più problemi di identificazione negli utenti”. Ma per quali scopi gli italiani utilizzano questi media? Il rapporto, sulla scorta delle indagini precedenti, ha messo a fuoco anche l’evoluzione nel nostro Paese sulle varie motivazioni al consumo di comunicazione (tabella 3). A spingere all’uso sono sempre meno i mezzi, che veicolano i messaggi; sempre più contano, invece, i contenuti. Perciò “l’individuazione dei bisogni comunicativi del pubblico diventa l’elemento centrale della ricerca sul rapporto tra cittadini e media”. Queste molle che fanno scattare il consumo sono essenzialmente legate ad alcune funzioni: informarsi, approfondire le conoscenze acquisite, divertirsi, Tab. 3 - Grado di importanza nella vita quotidiana di interesse/attività personali (val. % e valori medi) Media Interessi/Attività personali Informarsi Approfondire Interesse per la musica Relazionarsi Servizi utili Intrattenimento Orientarsi per gli acquisti Importanza (val.%) Massima Minima Nessuna 80,7 69,0 46,5 45,3 41,3 41,3 20,6 4,0 8,6 22,8 23,1 25,4 25,1 36,2 0,8 3,2 8,4 12,3 11,2 4,7 25,0 Valore medio 4,37 4,07 3,50 3,45 3,34 3,32 2,70 Nota: Il grado di importanza è stato assegnato sulla base di una scala da O (nessuna importanza) a 5 (massima importanza). I valori percentuali indicano quante persone hanno espresso una valutazione uguale a 4-5 (massima), 1-2 (minima), O (nessuna) importanza. Fonte: Indagine Censis, 2006 8 1. EDITORIALE in particolare dare spazio alla musica, socializzare, orientarsi agli acquisti, risolvere questioni pratiche. Insomma: informazione, intrattenimento, servizi. La massima importanza (cinque punti) gli interpellati nell’80,7% dei casi l’hanno data all’informazione (e per il 67% all’approfondimento). C’è però da intendersi sul significato da attribuire a tali parole: “In questa fase della rilevazione – spiega la ricerca – la definizione delle funzioni è ancora generale, per cui non è detto che per informazione si debbano intendere le hard news e per approfondimenti i dibattiti culturali: gli argomenti possono anche essere i pettegolezzi sui divi della tv e le partite di calcio”. Cose serie o futilità, il dato significativo è comunque che gli utenti si indirizzino verso “temi nei confronti dei quali si mostra di avere interesse”. Una tendenza, che a differenza di altre modalità di approccio, non vede differenza tra giovani e adulti, uomini e donne, istruiti e meno istruiti. Una sorpresa è rappresentata dal fatto che “non è vero che le persone colte prestano più attenzione ai processi culturali (informarsi, approfondire), mentre gli altri pensano più a relazionarsi e a divertirsi. Chi ha studiato riempie la sua vita di più cose, sia impegnative che leggere”. Lo si evince dal fatto che mentre all’intrattenimento e alle relazioni sono interessati praticamente tutti (con un picco per quanto riguarda la musica tra chi ha meno di 29 anni e una maggioranza di giovani, donne e persone istruite per quanto riguarda la dimensione di socializzazione), le persone più giovani e istruite tendono anche a valutare positivamente la categoria meno gettonata tra quelle menzionate: l’orientamento agli acquisti. Tutti segni che “l’istruzione è fondamentale per sviluppare maggiori aspettative nei confronti della vita”. Un’ulteriore domanda è rappresentata, infine, dal grado di soddisfazione che gli utenti ritengono di ottenere, per queste funzioni, dai vari mass media (tabella 4). Qui assistiamo a una piccola rivoluzione copernicana. Internet, che pure è meno usato (29%) della tv per ottenere informazioni, è il mezzo che dà maggiore soddisfazione (75%), seguito dal libro (64,4%, l’uso è del 28,2%). La coppia ripete il successo occupando le due prime posizioni anche quando si tratta di esprimere soddisfazione per l’approfondimento. La tv, invece, usata dal 90% del campione (in virtù del suo essere gratis), è soddisfacente al massimo solo per il 42,2%. Un altro dato significativo: la tv satellitare, che è scelta per informarsi solo dall’8,9% è più apprezzata (53,4%) di quella tradizionale. La penalizzazione di quest’ultima rispetto agli altri media in genere, e alla tv satellitare in particolare, dipenderà – sono ovviamente 3. DOSSIER ipotesi – da un lato dall’eterogeneità degli approcci del pubblico al bene informazione, dall’altro non tanto al mezzo televisivo “in astratto” quanto alla “concreta offerta informativa proposta dai grandi gruppi editoriali italiani”. L’analisi prosegue con tabelle che per ragioni di spazio non possiamo riprodurre (si veda l’integrale sul sito www.censis.it). Anche per le cosiddette informazioni utili, o di servizio, la tv è regina, ma scende nell’uso, mentre internet sale al 35,8% (in pratica la totalità dei suoi utenti) e il 78,1% di essi si dichiara soddisfatto in massimo grado. In questa funzione si segnalano anche il teletext (29,9%) – che non a caso è secondo con il 53,7% nella graduatoria dei mezzi massimamante soddisfacenti – e il telefonino (7%), mentre praticamente inesistenti sono i media a stampa, un tempo indispensabili per conoscere orari di treni, farmacie di turno e spettacoli cinematografici. Nel versante dell’intrattenimento – la musica è il caso di dire – lo scenario è simile a quelli dell’informazione e dell’intrattenimento. La tv comanda (82,9%), ma piace in sommo grado solo al 46%. Al secondo posto per gradimento, però, non c’è internet (68,6), scalzata dai libri (75,8). Compare in questa categoria un nuovo mezzo, il lettore di Mp3, apparecchio portatile per la fruizione di musica digitale che vive all’incrocio con il telefonino e la radio (lo usa il 4,8% e la soddisfazione arriva al 75,6%). Strumento principe per relazionarsi con gli altri è, invece, il cellulare, soprattutto nella fascia tra 14 e 17 anni. Ma, a sorpresa, il massimo della soddisfazione per questa modalità di fruizione spetta ai libri (66,7%). Gli estensori del rapporto ne concludono, dunque, che “non c’è solo il bisogno di entrare in relazione con gli altri, ma anche quello di avere qualcosa da dire alle persone con cui si entra in contatto”. Qualcosa di sempre meno dettato dai pettegolezzi del relity di turno. I nuovi media, web e cellulare su tutti, dunque, sono veicoli di comunicazione interpersonale, ma radio e libri offrono ad essa motivazioni. Infine, per ciò che riguarda le informazioni utili agli acquisti, strumento d’elezione è la rete (65,1% di massima soddisfazione). Con un dato (42,9%) che supera persino il numero complessivo di quelli che dichiarano di usare internet in generale. Ciò si spiega con il fatto che molti, pur non essendo “navigatori”, chiedono ad amici o parenti di cercare per loro le informazioni su internet, mezzo ritenuto evidentemente veloce e affidabile. In conclusione si può notare che con l’irruzione sempre maggiore della società digitale con la sua pro- 9 3. DOSSIER Tab. 4 - Media usati per informarsi e relativo grado di soddisfazione (val. % e valori medi) Media Televisione Quotidiani Radio Teletext Internet Libri Settimanali Mensili Tv Satellitare Cellulare Tv Digitale Terrestre Videofonino % d’uso 90,0 55,9 46,7 29,1 29,0 28,2 27,2 17,7 8,9 6,6 2,5 1,3 Soddisfazione (val.%) Massima Minima 42,2 54,4 53,0 47,7 75,5 64,4 45,5 49,7 53,4 21,5 36,0 23,1 22,3 17,6 20,2 27,5 13,6 20,1 28,4 28,0 20,5 52,3 12,0 61,5 Valore medio 3,28 3,52 3,48 3,29 4,00 3,67 3,27 3,33 3,52 2,54 3,24 2,31 Nota: Il grado di soddisfazione è stato assegnato sulla base di una scala da 1 (minima soddisfazione) a 5 (massima soddisfazione). I valori percentuali indicano quante persone hanno espresso una valutazione 4-5 (massima) e 1-2 (minima) soddisfazione. Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte Fonte: Indagine Censis, 2006 messa di “trasformare qualunque messaggio in bit”, quindi di garantire, rapidità d’uso, facilità di immagazzinamento, di ricerca e di fruizione successiva – una società in cui “il trasferimento di informazioni e conoscenze costituisce il fondamento su cui si costruisce il diritto stesso di cittadinanza” –, emerge in tutta la sua imponenza la questione dei contenuti. Essi diventano sempre più indipendenti dai media impiegati per veicolarli. Ciò “richiede un pubblico più competente nella selezione e nell’impiego dei media” e, dunque, un impegno in più per chi si occupa di media 10 education. Occorre insomma un supplemento di studio: “Dobbiamo al più presto attrezzarci – notano gli estensori del rapporto - per capire come e tra chi i messaggi circolano, piuttosto che accanirci unicamente a distribuire con il bilancino le audience tra i vari media”. Educazione e indagine sociologica, dunque, vanno di pari passo per promuovere la crescita culturale e civile del nostro Paese e dell’Unione europea che si allarga sempre più e rischia di conoscere divari ben più sensibili di quelli registrati tra le cinque nazioni qui esaminate. Csocialiomunicazioni Milano: convegno Ucsi L’Ucsi (Unione stampa cattolica italiana) di Milano ha organizzato l’8 novembre un convegno sul tema “Nuovi giornalisti, nuove imprese: mercato, pubblicità, multimedialità, innovazione”. L’incontro si è aperto con il saluto di Alberto Comuzzi, Presidente UCSI Lombardia al quale è seguita una tavola rotonda con gli interventi di Angelo Agostini (direttore Master in Giornalismo IULM - Milano); Massimo Dini (direttore Istituto Formazione Giornalismo - Milano); Ruggero Eugeni (direttore Master in Giornalismo Università Cattolica di Milano); Marino Regini (direttore Master in Giornalismo Università degli Studi di Milano); Cipriana Dall’Orto (Mondadori); Gianluca Saettone (Rusconi-Hacette); Piergaetano Marchetti, presidente Rizzoli e coordinata da Giorgio Tonelli, segretario nazionale UCSI. Nel pomeriggio Gianni Zappa , direttore Ufficio comunicazioni sociali della diocesi di Milano, ha parlato di “Chiesa e multimedialità”. Le conclusioni sono state affidate a Massimo Milone, presidente nazionale Ucsi. È intervenuto l’on. Paolo Gentiloni ministro delle Comunicazioni. “Città Nuova” al traguardo dei cinquant’anni Tra le molte iniziative promosse dalla rivista dei Focolari “Città Nuova” per il 50° di pubblicazione segnaliamo il Convegno organizzato a Roma il 13 novembre dal titolo “Città nuova, un progetto di fraternità”. L’incontro ha visto gli interventi di esponenti del mondo della cultura italiana e non solo: hanno preso la parola membri del Centro studi del Movimento dei focolari da Vera Araujo a Luigino Bruni, personalità del mondo ecclesiale come il prof. Piero Coda, docente alla Pontificia Università Lateranense e Mario Marazziti, fra i responsabili della Comunità di S. Egidio. Eugenio Cappuccio, regista, ha dato voce al dialogo con la cultura contemporanea, mentre attraverso Shahrzad Houshmand, docente all’università Roma Tre, musulmana, e Lisa Palmieri Billig, giornalista del Jerusalem Post, ebrea, si è entrati nel vivo della dimensione interreligiosa. Un approfondimento è stato dedicato al ruolo di Città nuova nel panorama dei media con l’intervento dei giornalisti Luigi Accattoli del Corriere della sera e Ignazio Ingrao di Panorama, di Vincenzo Santarcangelo direttore generale della San Paolo editrice, Giulio Albanese fondatore dell’Agenzia Misna e Gianpiero Gamaleri docente universitario a Roma Tre. Hanno portato il loro saluto il sindaco di Roma Walter Veltroni e il direttore dell’Ufficio Comunicazioni sociali della CEI, Claudio Giuliodori. Aiart: a Roma l’Assemblea generale La 18ª Assemblea Generale dell’Aiart che si è svolta nei giorni 7, 8 e 9 Dicembre a Roma ha avuto come tema : “I media, a misura del vero, del giusto e del bello”. I lavori sono cominciati – il giorno 7 – con la convocazione dell’Assemblea straordinaria per l’approvazione delle modifiche statutarie e si sono aperti ufficialmente con l’insediamento dell’Ufficio di Presidenza e delle varie commissioni, a cui sono seguiti i saluti delle autorità e dei rappresentanti delle Associazioni. Sono poi intervenuti portando il proprio saluto il consigliere ecclesiastico nazionale dell’Aiart mons. Dario Edoardo Vigano; il presidente del Senato sen. Franco Marini e il ministro delle Comunicazioni l’on. Paolo Gentiloni. La relazione principale, sul tema scelto è stata tenuta dal Presidente nazionale Luca Borgomeo. Fermo: seminario formativo per i giornalisti L’Agenzia Redattore Sociale della Comunità di Capodarco, in collaborazione con Internazionale e Tavola della pace, ha organizzato, dall’ 1 al 3 dicembre, a Fermo, un seminatio di formazione per giornalisti: “Sotto il tappeto. I giornalisti e il coraggio quotidiano”. Il seminario, alla sua XIII edizione, concluderà anche la trilogia delle “qualità perdute” del giornalismo: dopo l’ascolto (2004) e la meraviglia (2005), il coraggio. Ci vuole coraggio – che non è avventatezza, né avventurismo – per alzare il lembo del tappeto (come suggerisce la metafora del titolo) e guardare cosa c’è sotto. Durante i lavori, articolati in relazioni (“Il coraggio uno se lo può dare”); workshop paralleli (Tutelati e precari; legali e illegali; indigeni e forestieri) e testimonianze, è stato presentato il bando 2006 del “Premio Paola Biocca per il reportage” ed il portale nazionale dell’Inail dal mondo della disabilità “Superabile.it”. 11 5. PROGETTO CULTURALE Capertoantiere Pordenone • ottobre 2006-marzo 2007 A leggere il programma 2006-2007 degli incontri di “Presenza e Cultura” – che costituiscono solo una parte delle attività del Centro Culturale “Casa A. Zanussi” di Pordenone, operante da quarant’anni nel territorio - si può capire l’intendimento dei promotori. Portare un contributo, piccolo ma serio, per una riflessione sistematica sull’esigenza di puntare, fin da giovani, ad un impegno di maturità che registri una crescita continua nelle persone. Una tradizione che continua anche con il 2007 attraverso i quattro filoni già attivati a partire dall’autunno. Per il ciclo “Martedì a dibattito” condotti da Don Luciano Padovese, e dedicati a “Tratti di maturità in tempo di incertezze”, si segnalano gli appuntamenti del 10 ottobre, “Età adulta. Una difficile condizione”, del 7 novembre, “L’impegno di crescere. Una continua itineranza”, del 5 dicembre, “Tra vecchi e nuovi valori. Una indispensabile selezione”, del 9 gennaio “Maturi nella coppia. Una nuova corresponsabilità”, del 13 febbraio “Cristiani adulti. Una esigente scommessa”. Non meno interessanti i percorsi di coppia, giunti alla loro quinta serie, il cui ciclo si intitola quest’anno “Amore, coppia e matrimonio. Aspetti morali e religiosi” con inizio il 20 ottobre e durata fino al 16 marzo, che toccano temi quali “Erotismo e amore. Un binomio problematico”, “Matrimonio sacramento. Una realtà misconosciuta”, “Rapporto coniugale. Una comunione possibile”, “Matrimoni misti. Sfida alla consapevolezza”, “Rapporti tra generazioni. Un difficile passaggio”. Gli incontri della serie “Religioni a confronto” dedicati a “Dai Vangeli al Gesù storico”, sono invece guidati dal biblista Don Renato De Zan. Otto quelli previsti a partire da ottobre fino a maggio. Si comincia il 15 con “Il fascino e la complessità di una ricerca sul Gesù storico”, per proseguire il 19 novembre con “L’oscuro rabbino Gesù, degnato di qualche accen- 12 no”, il 17 dicembre con “Quando la scienza storica si incunea nelle testimonianze della fede”, il 21 gennaio e il 18 febbraio con “Possiamo risentire le parole di Gesù?”, il 18 marzo e il 15 aprile con “ Dal racconto liturgico si può risalire ai fatti”, il 20 maggio con “Una promessa che è già realtà ed esperienza”. Il sabato viene poi riproposto il “sabato dei giovani” con “Pro & Contro” un dibattito su questioni aperte curato da Giogio Zanin e Stefania Bagnarol. “Amori e legami a distanza” è il titolo dell’incontro del 28 ottobre a cui seguono il 25 novembre “Amicizia con i grandi”, e il 16 dicembre “Essere religiosi”. Si prosegue il 27 gennaio con “Spendere e spandere”. Per cosa? E chi non può?”, il 24 febbraio con “Dire sempre la verità anche quando fa male?” il 24 marzo con “Il fine giustifica i mezzi”. Tradizione inutile o da riscoprire?”. A partire dal 22 marzo, infine, s’inaugura il “Laboratorio di filosofia” dedicato quest’anno alla “Filosofia del lavoro”. Bologna • 16-24 ottobre Numerose le iniziative presentate dal Centro San Domenico. Il 16 ottobre è in programma l’incontro “I legni parlano. Il coro intarsiato di Damiano da Bergamo” a cui intervengono come relatori Padre Venturino Alce, artista domenicano, e Umberto Mazzone, docente di Storia della Chiesa presso l’Università di Bologna. Il 18 ottobre è la volta invece del dibattito “famiglia di fatto: solo un fatto di famiglia?” a cui partecipano Salvatore Vassallo, docente di Scienza Politica nell’Università di Bologna, ed Elisabetta Bergamini, ricercatore di Diritto Internazionale, presso l’Università di Udine. Infine, il 24 ottobre, viene portata in scena nel Convento di San Domenico la sacra rappresentazione “Una madre, Dio e la violenza. Piange, piange Maria povera donna”, una produzione sperimentale “Teatro A”. Benevento • 24 ottobre Un tassello del patrimonio storico-artistico di Benevento, dopo anni di abbandono e di degrado, ha ricevuto finalmente l’attenzione, gli interventi e lo studio che erano necessari. Ci si riferisce alla chiesetta del SS. Salvatore ai piedi della Rocca dei Rettori. Il risultato di questi lunghi e radicali lavori di documentazione e restauro, è al centro del convegno “Una chiesa longobarda restaurata” promosso dall’Università Cattolica e dal Centro di Cultura “Raffaele Calabrìa”. All’intervento di Lilli Notari, docente e co-autrice del volume “La chiesa del SS. Salvatore” seguono quelli di Flavia Belardelli e Giovanni Parente, della Soprainten- 5. PROGETTO CULTURALE denza ai BAPSAE di Benevento e Caserta, Luigina Tomai, della Soprintendenza ai beni archeologici di Salerno, Avellino e Benevento. Conclude Mons. Pompilio Cristino, Vicario generale dell’Arcidiocesi di Benevento. Vescovo di Mondovì. Infine, il 29 novembre, Don Paolo Ripa di Meana, Vicario episcopale per la vita consacrata, interviene su “Nuovi orizzonti della vita consacrata”. Dal 14 al 28 novembre, inoltre, presso la Fondazione Feyles, letture e commenti di Don Ermis Segatti su “Apocrifi e Vangelo”. Tolentino (MC) • 29 ottobre Il Circolo Culturale “Tullio Consalvatico” presenta la terza edizione del Premio Consalvatico “L’umorismo: un modo di guardare la realtà” dedicato a racconti inediti. Durante l’evento è prevista la lettura di alcuni dei brani vincitori da parte di Genny Ceresani, Francesca Zanobi e Fabio Bacaloni del Centro Teatrale Sangallo, accompagnati al pianoforte da Francesco Renzi. Camaldoli (AR) • 3-5 novembre Nel 2006 ricorre il primo centenario della nascita di P. Bede Griffiths, monaco camaldolese morto nel 1992, conosciuto come “Swamy Dayananda” per aver vissuto molti anni in India. Qui aveva dato impulso all’incontro tra Oriente e Occidente. La Comunità monastica di Camaldoli lo vuole ricordare insieme a tanti amici attraverso il Convegno “Un cammino di fede verso l’oltre”. Dopo l’introduzione di Bernardino Cozzarini, Priore generale della Congregazione camaldolese, il primo giorno, si succede l’intervento di Alessandro Barban, Priore di Fonte Avellana, su “Il cammino del monaco Bede Griffiths”. Il 4 novembre è prevista la relazione in due parti di Joseph Wong “Un teologo tra Oriente e Occidente: Cristo e la non-dualità cristiana”. Conclusione il 5 con “L’ecclesiologia profetica di P. Bede” a cura di Robert Hale, monaco camaldolese all’Incarnation Priory di Berkeley in California. Torino • 8-29 novembre La Facoltà di Teologia della Pontificia Università Salesiana organizza il corso di formazione teologicopastorale “La Chiesa oggi in Italia”. Il primo intervento è affidato a Franco Garelli, docente presso l’Università di Torino, con il contributo “Chiesa e società oggi in Italia”. Il 15 novembre il successivo appuntamento con Don Giovanni Villata, direttore dell’Ufficio Pastorale dell’Arcidiocesi di Torino, con “La parrocchia tra ieri e domani”. “La Chiesa in Italia dopo il Vaticano II” è invece l’argomento trattato nel terzo incontro, il 22 novembre, a cura di S. E. Mons. Luciano Pacomio, Venezia • 9-23 novembre Prosegue il ciclo d’incontri di ecclesiologia “Il popolo di Dio nel Concilio Vaticano II”, proposti dal Centro di studi teologici “Germano Pattaro”. Titolo del nuovo appuntamento animato da Gaudenzio Zambon, Segretario generale della Facoltà Teologica del Triveneto, è “Un popolo sacerdotale”. Il 16 si prosegue con il tema “Un popolo regale” e l’intervento di Gabriel Richi Alberti, docente presso l’ISSR “San Lorenzo Giustiniani” di Venezia; mentre il 23 novembre Giampietro Ziviani, docente presso la Facoltà teologica del Triveneto, interviene su “Un popolo profetico”. Brescia • 9 novembre “Ma ne vale la Pena?” è il titolo dei due giorni dedicati all’approfondimento sul tema della pena di morte dalla Fondazione Cocchetti. L’iniziativa prevede la proiezione dell’inchiesta Tv “Nel XXI secolo” di Giorgio Fornoni, giornalista della trasmissione “Report” di Rai Tre. L’autore è presente per una riflessione e un confronto. Milano • 11 novembre L’Associazione Emmaus, presenta lo spettacolo di teatro e danza “Il Gabbiano Jonathan Livingston”, tratto dall’omonimo libro di Richard Bach. La serata teatrale vuol essere un evento culturale in grado di far riflettere sull’ideale di perfezione connaturato all’esigenza dell’uomo, come creatura a immagine e somiglianza di Dio. Lo spettacolo, adattato da Giovanna Tauro e messo in scena dalla “MixCompany”, verrà presentato al Teatro Centro Kolbe. Sempre l’11 novembre, presso la sede della Fondazione Lazzati, si tiene la presentazione del libro di Nadir Tedeschi “Ricordo di Vittorino Colombo. Politica; che passione”, a cura della Fondazione Cleirici. Ancora dall’11 novembre fino al 16 dicembre si tiene inoltre presso il Centro Culturale San Fedele un ciclo di conferenze dal titolo “Il male, probabilmente. Viag- 13 5. PROGETTO CULTURALE gio intorno al mistero del male”. Si parte con “Il morso della morte”, una rivisitazione di “Nosferatu” del regista F. W. Murnau, a cura di Massimo Rota e Fabio Vittorini, e si continua il 18 novembre con “L’officina della tortura”, visione e commento del film “Garage Olimpo” alla presenza dell’autore Marco Bechis e della sceneggiatrice Lara Fremder. Il 25 novembre è poi la volta dell’intervento del critico cinematografico Bruno Fornara su “Questo buio ha preso anche te?”, mentre il 2 dicembre il filosofo e teologo Piero Stefani guida l’incontro su “Il male coram deo: l’unica teodicea tentabile”. Infine, il 16 dicembre intervengono Silvano Fausti S.I., biblista, su “Taci ed esci da lui. La lotta con il Satana e l’annuncio del Regno di Dio nel Vangelo di Marco” e Carlo Casalone S. I., teologo, su “Quale libertà di fronte al male?”. Pieve di S. Leolino a Panzano (FI) 11 e 17-19 novembre “Il cinema e il sacro” è il titolo che raccoglie due seminari di studio su Roberto Rossellini e Pier Paolo Pasolini. Si comincia l’11 con due letture del film “Stromboli terra di Dio” da parte di Sandro Bernardi e Cristina Jandelli, entrambi docenti di Storia e Critica del cinema alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Firenze. A seguire un intervento di Federico Pierotti, docente di Storia e Critica del cinema nella medesima Facoltà. Si prosegue il 17 con gli interventi di Carmelo Mezzasalma, docente di Letteratura poetica e drammatica presso l’Istituto Superiore di Studi Musicali “L. Boccherini” di Lucca, su “Pasolini tra luce e ombre della fede”, e di Giuseppe Panella, Poeta e ricercatore presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, su “Linguaggio cinematografico e senso del sacro in Pasolini. Il 18 Mario Pezzella, docente di Estetica presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, interviene invece su “Il problema del sacro nel cinema di Pasolini”; Enrico Maria Vannoni, della Comunità di San Leolino, su “Esegesi critica del Vangelo di Matteo”, e Carlo Fieschi, Storico e critico letterario, su Pasolini e il Vangelo di Matteo. Sono previsti per tutta la durata dell’iniziativa proiezioni di film e documentari. Arezzo • 19 novembre La Parrocchia di San Martino a Vado a Strada in Casentino, organizza la premiazione della Terza edizione della rassegna di testimonianza letteraria “In cammino con Gesù”. Intervengono alla cerimonia: S.E. 14 Mons. Luciano Giovanetti, Vescovo di Fiesole, Franco Vaccari, Presidente dell’Associazione Rondine Cittadella della pace, Mario Palmaro, docente di Filosofia del Diritto nell’Università Europea di Roma. Gli ospiti si confrontano sul tema “Rendere visibile il grande Sì della fede”. Roma • 8, 21 novembre e 8 dicembre L’8 novembre presso il Palazzo Lateranense si svolge, per il ciclo “Viam Scire”, il dibattito “Sentieri interrotti. La speranza nella letteratura contemporanea”. Interviene P. Ferdinando Castelli, di “La Civiltà Cattolica”, e modera Roberto Righetto, giornalista di Avvenire. Il 21 nella sala convegni del Santuario Madonna del Divino Amore, ha luogo invece la presentazione del saggio di Carmelo Sanfelice “Per caso o per amore? Il lungo viaggio di un uomo sulle tracce del Creatore”. L’8 dicembre Sul tema “La scrittura per ragazzi: difficoltà, esperienze, prospettive”, il Gruppo di Servizio per la Letteratura Giovanile organizza una tavola rotonda con appuntamento a “PiùLibripiùLiberi”, 5a Fiera della piccola e media editoria. Sui problemi linguistici estetici e pedagogici dello scrivere per bambini o per ragazzi, sulle illusioni dello scrittore e i meccanismi editoriali, sulla critica della letteratura giovanile e sul raffronto fra i libri del secolo scorso e di oggi, parleranno i docenti universitari Angelo Nobile, Carlo Marini, Gianna Marrone e lo scrittore Domenico Volpi. Rimini 24 novembre 2006 - 30 marzo 2007 L’Ufficio diocesano per la Pastorale della Salute insieme all’Istituto di Scienze Religiose “Alberto Marvelli” e al Progetto culturale della diocesi di Rimini, organizza, con il patrocinio dell’Ordine dei Medici della provincia di Rimini, un ciclo di conferenze pubbliche sul tema “Eutanasia: concetto equivoco”. “La Chiesa cattolica e l’attuale dibattito sulla vita” è il titolo del primo incontro che vede la partecipazione di Mons. Antonio Livi, Preside della Facoltà di Filosofia nella Pontificia Università Lateranense, e Roberto Di Ceglie, docente di Filosofia della Religione alla Pontificia Università Lateranense. L’iniziativa prosegue il 5 dicembre con il tema “L’eutanasia tra legge naturale e leggi positive”, il 12 dicembre con “Le cure palliative: un’alternativa all’eutanasia”, il 30 marzo con “Eutanasia: concetto equivoco”. 5. PROGETTO CULTURALE Il 15 novembre, è prevista poi una conferenza pubblica sul tema “Il monachesimo nell’Ortodossia”. Relazionano: Stilianos Bouris, Presidente dell’Associazione “Testimonianza Ortodossa” di Bologna, su “Il monachesimo greco-ortodosso”; Natalino Valentini, direttore dell’ISSR “A. Marvelli”, su “Santità e bellezza nel monachesimo Russo”; Padre Serafino Corallo, parroco della chiesa ortodossa di Rimini, su “L’esperienza ascetica di Padre Nicola Gurianov”. Coordina Don Lanfranco Bellavista, incaricato della Diocesi di Rimini per l’Ecumenismo. L aboratorio Dalle Diocesi C’è ancora bisogno del prete oggi. Questo il messaggio che viene lanciato dal team formativo del Seminario vescovile di Trapani attraverso le pagine di “Un impegno di amore”, un progetto legato alla formazione del Seminario e nel contempo un percorso che si è aperto con un confronto sulla figura del sacerdote, oggi e domani, da parte del poeta Davide Rondoni e della biblista Silvana Manfredi. Ad illustrare l’iniziativa anche un cortometraggio intitolato “La chiamata”, realizzato da Massimo Mantia e Rosario Reginella. “Crediamo che un appello alla radicalità evangelica abbia ancora forza di penetrazione nel mondo dei giovani - spiega il rettore del seminario Don Liborio Palmeri. “Ci dobbiamo chiedere se non sia proprio la presentazione di un cristianesimo eccessivamente strutturato” prosegue egli “e in fondo già risaputo, a far perdere la forza di attrazione carismatica del Vangelo”. Connesso al progetto formativo anche il progetto culturale “Seminario colere” che interpreta il Seminario di Trapani come un vero e proprio polo culturale grazie a mostre d’arte religiosa contemporanea, una biblioteca con una sala lettura aperta al pubblico, rassegne cinematografiche, mostre e presentazio- “Come un albero piantato lungo il corso della tradizione il prete dovrebbe avere profonde radici nel Vangelo”. ni di libri di spiritualità ed attualità. “Come un albero piantato lungo il corso della tradizione - continua Don Palmieri - il prete dovrebbe avere profonde radici nel Vangelo, mostrare un tronco, cioè una struttura psicologica e umana solida e allargare i suoi rami verso la contemporaneità offrendo frutti maturi di testimonianza: un ossimoro necessario? Un paradosso ancora sostenibile? - si chiede il rettore - certamente un grande impegno d’amore che rimane aperto al confronto”. Dalle Associazioni Progettare, realizzare e gestire correttamente una sala della comunità risponde, oggi, all’esigenza di pensare lo spazio-sala come un elemento non più solo accessorio alla “mission” della stessa sala, ma indispensabile per raggiungere gli uomini e le donne per i quali la sala della comunità diventa “preparazione” all’annuncio della buona novella. Per questo l’Associazione Cattolica Esercenti Cinema propone la pubblicazione “Vademecum Sala della Comunità”. Il volume è diviso in due parti bene definite: la prima riguarda più direttamente la progettazione e la realizzazione di una sala della comunità, ed è curata dall’architetto Maurizio Parrini, la seconda, invece, sviluppa in modo analitico norme e indicazioni operative per una migliore gestione della sala ed è a cura di Luigi Cipriani. Il primo Vademecum di questo genere è stato realizzato nel 1969. Allora le sale della comunità, conosciute più semplicemente come “cinema parrocchiali” erano in numero decisamente maggiore rispetto al numero attuale, che si aggira attorno al migliaio e comprende sia quelle che svolgono un’attività continuativa, sia quelle con un’attività più sporadica. Rispetto alle cosiddette commerciali, le sale della comunità vivono un momento favorevole che, sulla scorta della riscoperta della loro vocazione, hanno visto consolidare la loro presenza su tutto il territorio nazionale, grazie anche all’apertura di nuove strutture e alla riattivazione di quelle dismesse. “Un fenomeno dovuto a due elementi” si legge nella prefazione di Francesco Giraldo “il primo è la riscoperta della vocazione originaria, che consiste nel saper integrare l’attività della sala all’interno del cammino pastorale della chiesa locale; il secondo è ridisegnare le iniziative spettacolistiche sempre della sala sul versante della polivalenza e della polifunzionalità”. “La sala della comunità” continua Giraldo “è diventata negli ultimi anni una realtà le cui radici sono profondamente e capillarmente innestate nel contesto sociale e culturale del nostro Paese e che si configura come polo di promozione di cultura e di valori”. 15 6. INFOMEDI@ Infomedi@ Il viaggio del Papa in Turchia su SaT2000 e Radio inBlu La storica visita di Benedetto XVI in Turchia è stata seguita con la massima attenzione da SaT2000 e Radio inBlu. Dal 28 novembre al 1° dicembre ogni appuntamento del viaggio apostolico del Papa è stato trasmesso e commentato in diretta dalle redazioni giornalistiche delle emittenti televisiva e radiofonica, collegate alla Cei: dall’arrivo alla Santa Messa conclusiva presieduta dal Santo Padre, tutte principali tappe dello storico viaggio sono state seguite con un commento, interviste e approfondimenti giornalistici. Attenzione particolare è stata poi dedicata anche da Sat2000 alla visita del Presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano a Benedetto XVI. SaT2000 presenta “Da Budapest a Firenze” di Gaspare Barbiellini Amidei Dieci anni di storia, dal 1956, data della storica rivoluzione democratica in Ungheria, al 1966, anno dell’alluvione che colpì Firenze, sono raccontati da Gaspare Barbiellini Amidei, nel programma “Da Budapest a Firenze” in onda ogni domenica alle 20.05 su SaT 2000. La formula del programma è già stata sperimentata con successo con la serie “Sessant’ anni ad Aprile”, sui giorni che precedettero la Liberazione, e “Sessant’anni a giugno”, dedicata al periodo che precedette il referendum sulla Repubblica in Italia. Con la nuova produzione Barbiellini Amidei presenta e interpreta tra l’altro, attraverso la lettura della stampa dell’epoca, la crisi nel canale di Suez, la nascita della CEE, i primi lanci nello spazio, l’assassinio di J.F. Kennedy. Ospiti in studio politici, giornalisti, scrittori: per citarne solo alcuni il senatore a vita Giulio Andreotti, il critico televisivo Aldo Grasso, Ettore Bernabei, il cardinale Dionigi Tettamanzi, la giornalista Barbara Palombelli e la scrittrice Susanna Tamaro. “Adolescente TVB”, il mondo dei ragazzi dello psichiatra Vittorino Andreoli “Adolescente TVB” è un programma che va in onda il sabato alle 20.00, dopo TG 2000. Per venti minuti lo psichiatra e studioso Vittorino Andreoli, firma nota anche di “Avvenire”, percorre un viaggio curioso e pieno di fascino tra psicoanalisi, letteratura, religione e sociologia, lungo le strade del pianeta “giovanissimi”. Dopo le fortunate serie degli anni scorsi “Madri e figli” e “Padri e figli” Andreoli pone al centro della nostra attenzione l’adolescente, spesso a torto considerato solo un problema o involontario protagonista della cronaca, realizzando con la sua esperienza e cultura preziosi strumenti a disposizione di genitori, educatori, sacerdoti e insegnanti. 16 6. INFOMEDI@ La poesia come “Antivirus”, a cura di Davide Rondoni Tutti i sabati alle ore 19.30, su SaT2000, va in onda “Antivirus - Dante & Co.”, cura di Davide Rondoni, poeta e critico letterario, oltre che editorialista di “Avvenire”. L’appuntamento vede protagonista per dieci minuti i versi della Divina Commedia di Dante e quelli dei poeti contemporanei italiani e stranieri, dedicati a grandi temi come Dio, l’Amore, la Vita, o a temi più semplici, legati, per esempio alla nostra vita quotidiana, come il calcio, lo sport amato da molti nel nostro paese. Con un linguaggio semplice, vivace, diretto è offerta un’ulteriore occasione dalla programmazione della “TV dell’incontro” per stupirsi ed emozionarsi con la bellezza della poesia che non ha confini e che unisce tutti gli uomini davanti al mistero dell’esistenza. “Antivirus” è un programma che si offre appunto come antidoto a palinsesti televisivi che non puntano sui contenuti e la qualità, cercando di dimostrare come i versi dei più grandi poeti possano essere ospitati in televisione, e non solo per scopi, spesso, unicamente promozionali e di marketing. “La Svista” Radio inBlu media-partner a Milano di uno spettacolo teatrale per non vedenti “La Svista”, spettacolo liberamente tratto da “Molto rumore per nulla” di W. Shakespeare, è stata rappresentata al Teatro Blu di Milano, grazie al sostegno di Radio inBlu. Lo serata realizzata dall’associazione culturale Stile Libero di Saronno, dopo il debutto al Teatro Giuditta Pasta della cittadina, è andato in scena con attori vedenti e non vedenti e aveva tra gli obiettivi non solo quello di creare tra loro una integrazione professionale, ma anche quello di rendere più fruibile la commedia shakespeariana per un pubblico di non vedenti: presentazione fuori scena dei personaggi, testo adattato e semplificato, libretto di sala in braille per la comprensione dei cambi di scena. Radio inBlu ha sostenuto l’iniziativa, cui parte del ricavato è stato destinato alla realizzazione di un libro “parlato” della rappresentazione, destinato alle biblioteche italiane. Prossimo appuntamento al Teatro Sociale di Como. SaT2000 trasmette sul digitale terrestre, via satellite, sul canale 818 di Sky, su molte emittenti locali in tutta Italia e in streaming su www.sat2000.it. Radio InBlu trasmette via satellite, a Roma su FM 96.300, su 200 radio locali del circuito e in streaming audio su www.radioinblu.it. 17 “Il Mondo” cambia direttore Edei conomia media Enrico Romagna-Manoja sarà il nuovo direttore del settimanale ‘’Il Mondo’’, edito dalla Rcs Periodici. Romagna-Manoja assumerà l’incarico entro fine anno, subentrando a Gianni Gambarotta. Mercato pubblicitario in crescita Andamento in crescita dei quotidiani sia nella pubblicità commerciale nazionale che locale; una crescita significativa dei quotidiani Free Press seppur riferita a modeste quantità; un andamento decisamente positivo dei periodici, determinato sia dai settimanali che dai mensili. I dati sono stati resi noti dall’Osservatorio stampa Fcp, Federazione delle concessionarie di pubblicità. Il fatturato pubblicitario del mezzo stampa in generale ha registrato un incremento del +3.7% da Gennaio a Settembre 2006 rispetto allo stesso periodo del 2005. Questo dato – sostiene Fcp – è la conseguenza di andamenti diversi all’interno dei mezzi stampa rilevati. I quotidiani in generale hanno registrato un incremento del fatturato rispetto al 2005 ( +2.6%) con un incremento degli spazi del +10.7%. La tipologia commerciale nazionale ha registrato un +4.6% a fatturato ed un +10.3% a spazio. Le tipologie di servizio e rubricata, nei fatturati hanno registrato dei cali rispettivamente del - 4.9% e del –0.7%, mentre a spazio hanno registrato degli incrementi rispettivamente del +3.1% e del +9.9%. La pubblicità commerciale locale invece ha segnato un +4.0% a fatturato ed un +11.2% a spazio. Inoltre, da Marzo 2006, sono disponibili i dati suddivisi per quotidiani a pagamento e quotidiani Free Press. I quotidiani Free Press registrano andamenti molto positivi sia a fatturato (+10.6%) che a spazio (+21.8%), seppur su valori assoluti ancora molto ridotti. Le testate quotidiane a pagamento confermano un andamento positivo sia a fatturato (+2.3%) che a spazio (+10.0%). I periodici in generale hanno registrato un incremento del fatturato rispetto al 2005 (+5.5%) con un incremento degli spazi del +6.3%. Si è avuto un incremento significativo sia a spazio che a fatturato sia per i settimanali (fatturato +6.0%; spazio +9.8%), che per i mensili (fatturato +5.4%; spazio +3.5%) mentre le altre periodicità hanno registrato un andamento statico (fatturato +0.2%; spazio –0.9%). 18 Telecom: primi dati Sono stati resi noti i dati dei primi nove mesi dell’anno. I ricavi sono stati pari a 23,104 miliardi (+5,2% su base annua), Ebitda di 9,786 miliardi (+0,8%) ed utile netto di 2,376 miliardi, che però al netto delle plusvalenze del 2005 registrerebbe un incremento del 12% su base annua, ovvero di 247 milioni di euro. Infine l’indebitamento è calato a 39,504 miliardi, grazie alla generazione di cassa nel terzo trimestre. Poligrafici Editoriale: utile di 2,7 milioni di euro Al 30 settembre scorso il Gruppo Poligrafici ha registrato un utile netto consolidato di 2,7 milioni contro una perdita, al netto delle imposte, di 0,4 milioni nello stesso periodo del 2005. Il dato è stato diffuso dopo la riunione del cda che ha esaminato anche un risultato operativo consolidato di 1,4 milioni contro i 4,5 dei primi nove mesi dell’anno scorso. Il confronto tra voci omogenee evidenzia un miglioramento di 0,7 milioni, segnala una nota della Poligrafici, perché nel 2005 c’erano 3,8 milioni di contributi pubblici per l’acquisto della carta non confermati nel 2006. L’indebitamento finanziario netto consolidato è di 10 milioni con una riduzione di 15 milioni rispetto al 31 dicembre 2005. I ricavi consolidati sono stati di 195,6 milioni contro i 202,3 al 30 settembre 2005: la riduzione è dovuta al calo della vendita dei prodotti collaterali e del fatturato pubblicitario solo parzialmente compensato dall’incremento dei ricavi per la vendita di quotidiani e riviste. Rcs debutta in tv Rcs MediaGroup entra nel mondo della tv acquistando un bouquet di canali tematici digitali visibili su Sky, come Jimmy e Planet. Sul fronte editoriale, mette in cantiere investimenti per 65 milioni nel triennio per portare al full color anche la Gazzetta dello Sport, dopo il Corriere della Sera, e si prepara al lancio del nuovo dorso regionale del Corriere a Bologna. Intanto, nei nove mesi l’utile si riduce a 124,7 milioni di euro, con un calo del 44% in larga parte dovuto alla cessione di partecipazioni che aveva invece sostenuto il 2005. I ricavi crescono del 9,1% a 1.708,7 milioni, grazie anche a un balzo del 10,8% dei ricavi pubblicitari. tutti i tempi come monumento alla giustizia e garanzia contro un possibile, successivo ‘revisionismo’”. Isullafattistampadel mese ✍ L’Occidente e la condanna a morte di Saddam “Un’eredità da cancellare” è l’editoriale del Corriere della Sera (07/11) a commento della condanna a morte decretata dal tribunale di Baghdad per l’ex-dittatore Saddam Hussein. Il commentatore Christopher Hitchens rileva che “il simbolo speciale dell’Iraq sotto Saddam Hussein era il boia. L’intero Paese era un campo di concentramento in superfice, e una fossa comune sotto terra. Anche se il nome di ‘Abu Ghraib’ ha acquisito di recente nuove e ripugnanti associazioni, io non dimenticherò mai la vista di quelle forche e quei ganci, appesi sopra buche di calcestruzzo, dove decine di migliaia di vittime venivano quotidianamente giustiziate per strangolamento, o peggio”. Tuttavia Hitchens rileva che “una forte obiezione a tutte le esecuzioni è che comportano la distruzione dell’evidenza. Una volta rimosso dalla scena, l’imputato non è più in grado di far luce sul crimine, mentre le indagini spesso devono essere riaperte. Il processo contro Saddam Hussein, come quello di Pinochet e di Milosevic, avrebbe dovuto essere l’occasione per raccogliere un immenso archivio di prove conclusive, da preservare per La conclusione di Hitchens è che “se Saddam cadrà giù nella botola, non avremo più modo di ascoltare le sue spiegazioni ... e resterà per sempre il sospetto che avrebbe potuto puntare il dito contro le complicità dell’Occidente”. Su La Stampa (07/11) il card. Raffaele Renato Martino, presidente del Pontificio Consiglio “Justitia et Pax”, commenta la condanna con queste parole: “Non si risolvono i problemi di un popolo, di una nazione, ammazzando qualcuno: per quante colpe possa avere avuto in passato. La sua condanna può solo esacerbare una situazione che è già altamente drammatica, in un paese che è già martoriato in tutti i sensi. Era martoriato con Saddam, lo è nel dopo Saddam. Non credo che troverà pace solo perchè Saddam è stato eliminato; anzi, la sua esecuzione potrebbe essere occasione per lo scatenarsi di ulteriori violenze, altro sangue”. Anche Il Sole 24 Ore (07/11) propende per la non esecuzione della pena per Saddam. Nel suo commento dal titolo “Il rais sarà più utile da vivo”, Alberto Negri afferma che “se fosse impiccato, l’ex dittatore diventerebbe definitivamente il simbolo non soltanto dei sunniti che lo rimpiangono ma anche della guerriglia integralista che ha sempre visto in lui una sorta di miscredente sanguinario che ha trascinato l’Iraq in conflitti sempre perdenti”. Riferendosi agli eventi elettorali negli Usa con le elezioni di medio termine, conclude dicendo: “La vita di Saddam appare sospesa più che al cappio dei giudici iracheni al nodo scorsoio delle opportunità politiche del momento, anche di questi risultati elettorali di mezzo termine”. Giovani italiani col “plafond” “Giovani, famiglia eterno rifugio” è il commento su Il Messaggero (07/11) a firma del sociologo Giuseppe Roma, che dice: “I giovani si sentono impossibilitati ad intraprendere la propria ‘scalata al cielo’, in quanto percepiscono l’esistenza di un plafond che limita le loro possibilità”. Inoltre, “i giovani non rielaborano più, in quanto generazione, una autonoma cultura valoriale, offrendo una loro interpretazione dei solidi riferimenti nazionali, quali la famiglia, la solidarietà, l’amicizia”. Di fronte a questi giovani “mammoni”, la risposta per Roma è che “bisogna ridare ai giovani lo spazio per poter far meglio dei loro genitori, la speranza di poter riaprire i giochi fra le generazioni, l’impegno ad imparare e conosce- 19 8. I FATTI DEL MESE SULLA STAMPA re più cose e meglio dei loro padri. La partita riguarda l’università, l’impresa, la politica”. Il Papa e il pluralismo culturale “Le diverse vie della conoscenza” è l’editoriale su Avvenire (07/11) a firma di Francesco Botturi, che prende spunto dal discorso del Papa alla Pontificia Accademia delle Scienze per riflettere sul rapporto fede-scienza. “In un tempo come il nostro, in cui in ogni campo si rivendica il valore del pluralismo – scrive – è curioso che ampi settori della cultura si attardino a rivendicare solo al discorso scientifico la capacità di parlare realmente della realtà”. Per Botturi, invece, “in futuro della convivenza dipenderà anche da una mentalità culturale capace di far convivere anzitutto al suo interno le forme plurime del sapere e della verità (scientifica e tecnica, artistica, religiosa e morale, filosofica e teologica). Impresa che ha certamente le sue considerevoli difficoltà, ma che evita che si dia sin dall’inizio una riduzione artificiosa e violenta ad un’unità fittizia”. Una città in “bancarotta civile” “Bancarotta napoletana” è il commento su Europa (07/11) della drammatica situazione del capoluogo partenopeo, dove dilaga una malavita sempre più spietata. “Per la seconda volta in meno di vent’anni la politica a Napoli ha fatto bancarotta – scrive Roberto Della Seta –: con Tangentopoli la bancarotta era morale, adesso è una bancarotta civile, ma altrettanto innegabile. Coinvolge un intero ceto politico, primattori e comprimari, e il centrosinistra, che governa Napoli da 13 anni e la Campania da 6, non può chiamarsene fuori”. L’analisi prosegue con l’affermazione che “a Napoli il mandato a governare ha fallito seppure per colpe non solo sue, soprattutto non ha saputo innescare quel circuito virtuoso tra senso comunitario e ritorno di legalità che è condizione imprescindibile per un vero sviluppo e che, specie al Sud, è anche l’ingrediente base di una politica dignitosamente riformista”. Teocon: lontani o vicini? “Il Papa sempre più lontano dai Teocon” è il commento sul Corriere della Sera (13/11) di Gaspare Barbiellini Amidei all’allarme lanciato da Benedetto XVI domenica 12 novembre all’Angelus circa il numero crescente di persone affamate, specie nei paesi più poveri. “I teocon non hanno dovuto aspet- 20 tare il crollo repubblicano nel voto americano per capire che la Chiesa di Ratzinger marca ogni giorno di più la distanza dalla lettura conservatrice del sentimento religioso”, scrive il commentatore in apertura. Riferendosi alla nomina del card. Hummes (San Paolo del Brasile) alla guida della Congregazione per il clero, Barbiellini sottolinea che “l’uomo cui oggi Benedetto XVI affida il ministero più delicato e vasto, il governo operativo di un esercito di preti nel mondo, in una stagione segnata da crisi di vocazioni e di disciplina, ha compiuto in Brasile un’azione costante di impegno dalla parte dei lavoratori”. Cita poi il (presunto) “appoggio dell’episcopato locale” a “Daniel Ortega l’exguerrigliero sandinista tornato presidente del Nicaragua”. E, aggiunge Barbiellini, “la sensibilità del Papa al mondo socialmente più dolente è tornata anche ieri mattina nell’Angelus”. Così conclude che “ci sono sfide nuove che quarant’anni fa non erano neppure sullo sfodno. Sono riassumibili in un paradosso al quale il Papa ama spesso accennare: non si è mai negato tanto Dio quanto oggi, mentre lo si utilizza a schermo della propria violenza o a giustificazione dei propri soprusi”. Tra liberismo e sussidiarietà Mentre proseguono le polemiche sulla Legge finanziaria e sui diversi modelli di sviluppo sociale propugnati dai due schieramenti, Il Sole 24 Ore (14/11) ospita il commento di Guido Gentili “Il liberismo non è nemico della sussidiarietà”. “L’Italia è in preda a un furibondo individualismo che calpesta l’interesse generale e distrugge il ‘senso della comunità’?”, si chiede Gentili in apertura, proseguendo: “Il premier Romano Prodi e il ministro Rosy Bindi (nella versione più apocalittica, che chiama in causa Berlusconi e il berlusconismo come manipolatori genetici del paese) hanno riproposto un tema tra i più dibattuti della cultura politica italiana”. Richiamando il pensiero di Sturzo (sul “primato della persona sulla società e sullo Stato burocratico e paternalista”) e di La Pira e Dossetti che si rifacevano a Pio XII (“molto critico contro l’individualismo liberale e fautore dello Stato ‘bene ordinato’ che garantisce dall’esterno il ‘perfezionamento individuale’), Gentili afferma che “oggi come ieri sono forti, nella società e nel pensiero cattolico, i fermenti di novità”. Cita il ripristino in Finanziaria del “5 per mille”, quale “pratica riaffermazione del diritto di scelta dei cittadini che rimette al centro la persona nell’azione economica”. Sempre a proposito di Finanziaria, Mario Deaglio su La Stampa (14/11) firma l’editoriale “Evasori 8. I FATTI DEL MESE SULLA STAMPA dalla realtà”, in cui tra l’altro afferma che “gli italiani hanno gradualmente preso coscienza di un fatto fondamentale, e cioè che il settore pubblico continua (e anzi accelera) la propria tendenza a spendere più di quanto incassa, e, più in generale, che il paese sta vivendo sopra i propri mezzi”. “La percezione della gravità di questa situazione di fondo – prosegue Deaglio – è gradualmente scomparsa dal dibattito e dalla coscienza degli italiani; ai mezzi di informazione va una parte importante di responsabilità nell’offuscamento del quadro general , per il loro martellare ossessivo sui dettagli di questo o quel provvedimento, che finisce per attribuire la stessa importanza e lo stesso peso alle decide di miliardi dei provvedimenti che costituiscono le linee essenziali della manovra e alle misure di poche decine o centinaia di milioni che riguardano aspetti specifici”. Problemi vari di civiltà e sviluppo Attenzione sui quotidiani di martedì 14 novembre anche al decreto del ministro Livia Turco sul raddoppio della quantità di cannabis lecitamente detenibile per “uso personale”. Il Messaggero fa parlare il farmacologo Silvio Garattini che afferma: “Non ci siamo. Invece di prevenire, così si incentiva l’uso delle droghe”, ricordando anche che “ci sono studi che dimostrano una maggiore incidenza di fenomeni depressivi e psicotici nei consumatori di questo tipo di sostanze”. La Repubblica (14/11) dedica una pagina alla presentazione, ad Istanbul, del “libro bianco per fermare lo scontro di civiltà: multilateralismo, diritti umani, garanzie di libertà di lavoro e religione”. Sul progetto denominato “Alleanza della civiltà”, promosso dallo spagnolo Zapatero e dal turco Erdonagan, scrive Marco Ansaldo: “I campi di azione individuati perchè il progetto non rimanga solo un enunciato di belle parole, ma si sviluppi davvero materialmente sono quattro: l’educazione, lo sviluppo delle nuove generazioni, la dimensione dinamica delle migrazioni, la libertà dei media. Significativo che l’iniziativa sia stata lanciata da due paesi leader, emergenti nei rispettivi fronti, come appunto la Spagna e la Turchia”. Sul Corriere della Sera, l’economista Francesco Giavazzi si occupa di “Errori e miti sull’università”, affermando che “è certamente vero che alcune ricerche sono costose, che i buoni cervelli non sono a buon mercato. Ma solo introducendo un po’ di concorrenza tra le università le risorse si sposteranno dalla mediocrità all’eccellenza”. L’incontro del Papa con il presidente Napolitano “Il vero tentativo di unità nazionale si è consumato ieri, nel primo incontro fra Giorgio Napolitano e Benedetto XVI”: inizia così il commento di Massimo Franco sul Corriere della Sera (21/11) allo storico incontro tra il pontefice e il capo di stato italiano. “È un’intesa di fatto, non cementata da schieramenti, ma da un assillo prepolitico: quello di ‘rinsaldare l’unità della Nazione e la coesione della società italiana’”, rileva Franco. “Dicendolo, Napolitano ha chiesto aiuto al Papa: un gesto che probabilmente solo un capo dello Stato non cattolico poteva fare senza tirarsi addosso accuse di clericalismo”. “Il timore che affiora nelle parole di Napolitano va oltre il destino della coalizione prodiana. Tocca la qualità dei rapporti che il Paese sta vivendo ad ogni livello”, aggiunge il commentatore. In conclusione si dedica attenzione ai contenuti di politica internazionale: “Ad un Napolitano criticato dall’estrema sinistra per il sostegno alle missioni all’estero, arriva il ringraziamento del Vaticano. Lei ‘sprona l’Italia a promuovere fattivamente la pace nelle varie parti del globo’, lo saluta il segretario di Stato, Tarcisio Bertone. E quel ‘fattivamente’ suona come critica larvata ad un pacifismo ideologico guardato ormai da tempo con sospetto, se non con fastidio”. Su La Repubblica (21/11) il commento è affidato a Edmondo Berselli col titolo “Il giusto confine tra Stato e Chiesa”. Dopo aver affermato che “l’Italia repubblicana e laica è reduce da una ferita grave, e cioè dall’offensiva di impegno-disimpegno del cardinale Ruini nella campagna per il referendum sulla procreazione assistita”, Berselli annota che “la questione cattolica, se così si può ancora chiamare, è riemersa nella politica italiana, investendo prevalentemente il centrosinistra, dove su alcuni temi, non tutti attinenti alla bioetica, si assiste a una conflittualità esplicita tra cattolici e laici”. Il commento si chiude annotando “la razionale separazione della sfera religiosa dal contesto delle istituzioni statali”, e aggiungendo che “nell’incontro di vertice l’uomo dell’Ecclesia e l’uomo delle istituzioni civili abbiano mantenuto con chiarezza il loro discorso entro i confini classici della separazione fra Stato e Chiesa costituisce una nuova premessa, dopo tanta confusione, che idee e valori, ma anche i ruoli, vanno rispettati e possono essere rispettati, in piena reciprocità”. “Lo Stato, la Chiesa e la difesa dei valori in comune” è il commento su Il Messaggero (21/11) dell’incontro 21 8. I FATTI DEL MESE SULLA STAMPA in Vaticano a firma di Francesco Paolo Casavola. “Ci sono momenti della vita in cui l’intero percorso della propria esistenza prende senso da un traguardo predestinato. Per l’uomo politico e l’uomo di Stato Giorgio Napolitano questo deve essere stato uno di quei momenti – annota il commentatore – come il discorso pronunciato, dopo quello del Papa, dimostrerà”. Analizzando le parole dei due interlocutori, Casavola rileva che “la chiarezza concettuale delle proposizioni del Pontefice non impedisce di percepire l’ansia evocativa di uno scenario nel quale la società e lo Stato limitassero le loro cure alla persona umana, solo in vista della salute fisica, del benessere economico, della formazione intellettuale e delle relazioni sociali”. E, rileggendo le parole di Napolitano, aggiunge che il suo discorso “ha preso un altro abbrivio, quale si conveniva al suo ruolo, rivendicando scelte che appartengono alla sfera di decisioni dello Stato, alla responsabilità e all’autonomia della politica”. Secondo Casavola, infine, il presidente della Repubblica nel suo discorso “vede forse rivelare la missione della sua vita” quando afferma l’assillo “a rinsaldare l’unità della Nazione e la coesione della società italiana: per tale compito sappiamo di poter contare, Santità, sulla Sua speciale sensibilità e sollecitudine”. “Una simmetria di poteri” è il commento di Giancarlo Zizola su Il Sole 24 Ore (21/11) nel quale l’incontro tra il Papa e Napolitano viene letto in chiave di “simmetria e alterità”. “Su questa coppia si è svolto l’incontro”, scrive il notista, rilevando “simmetria nel confermare da parte di entrambi la struttura pattizia delle relazioni fra Chiesa e Stato in Italia ... simmetria anche nel convergere dei due poteri, nella riaffermata distinzione reciproca e autonomia, sul comune impegno al servizio della persona umana e dei valori civili”. Secondo Zizola, il Papa “ha assicurato la fine dell’ingerenza politi- 22 ca della Chiesa, ma ha anche invitato ad abbracciare una visione della laicità che, nel riconoscere i bisogni spirituali e non solo materiali dei cittadini, si apra alla dimensione pubblica e non solo privata della fede e della stessa libertà religiosa”. Ancora sullo “scontro di civiltà” “Il cristianesimo del Vangelo, a parte san Paolo e la sua prima Lettera ai Corinzi, in cui parla del silenzio delle mogli ubbidienti, da vero ebreo, è un lievito di cui ci nutriamo ancor oggi”: è il pensiero dell’antropologa Ida Magli, presentato sul Corriere della Sera (20/11) da Barbara Palombelli nel servizio “La mia fede è la libertà del pensiero. L’Occidente è debole davanti ai musulmani”. La Magli illustra la sua visione sulla figura di Gesù: “C’è una bellissima frase che lui dice degli ebrei del sinedrio che lo stanno condannando: non sanno quello che fanno. Uccidere un uomo che aveva dato loro la libertà dai riti”. Sempre riferendosi alle novità introdotte dal Cristo nella cultura del suo tempo, afferma: “Gesù crea il battesimo, l’acqua e la parola in sostituzione dell’incisione sul corpo, mettendo sullo stesso piano – alla nascita – uomo e donna. Ma fa anche di più: tutti i sacramenti sono paritari per gli esseri umani”. A proposito dei musulmani e della loro diffusione, dice: “Se davvero saremo costretti allo scontro di civiltà, saremo perdenti: non c’è carta dei valori che tenga insieme chi non vuole stare alle nostre regole. Noi, che non facciamo più figli, contro popoli che conquistano con la procreazione continenti come l’Africa ... Non avremo scampo. Fra poco, so che avremo, non mi sbaglio, un partito islamico in Italia, se non esiste già”. Smultimediali egnalazioni intellettuale e di denso respiro che, pur nella varietà d’impostazione, sono accomunati da una medesima indicazione: nella visione cristiana il fondamento della speranza non sta negli esiti positivi verificati, ma nella presenza di Dio nella storia. Nel contenuto della cosiddetta postmodernità, infatti, sono vari i percorsi che cercano soluzioni plausibili sul senso e la rilevanza di una speranza nella storia. Questi sentieri, però, sembrano tutti presentare una prospettiva comune: la ricerca di risposte concrete ed efficaci alle questioni dell’oggi, che, tuttavia e malgrado tante suggestive ipotesi, risulta sempre più frammentato, contraddittorio e conflittuale. L’esperienza e la trasmissione della speranza esigono, piuttosto, il recupero del senso della relazione responsabile con gli altri, con la natura e nel radicamento incondizionato all’amore di Dio. Da questo segno comune che attraversa il volume curato da Orazio Francesco Piazza, sacerdote diocesano e docente di Ecclesiologia presso la Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, emerge dunque viva la sostanza di uno sperare da vivere sempre come tensione attiva che non si rassegna allo spettro del nulla e sa tracciare, quotidianamente, la sua lunga e difficile strada in mezzo agli uomini. Sentieri della Speranza a cura di Orazio Francesco Piazza Edizioni Il Pozzo di Giacobbe, pp. 239, euro 20 Nel condividere pienamente le motivazioni e i contenuti che hanno guidato il pellegrinaggio della Chiesa italiana verso il Convegno ecclesiale di Verona, da poco trascorso, la Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, nella specificità del suo servizio ecclesiale, offre con questo volume un suo particolare contributo di approfondimento sul tema della speranza. I vari ambiti di riflessione teologica proposti, la provocazione e le urgenze dei veri saperi, i contesti del vissuto, sempre più segnati da evidenti distanze dal Vangelo, costruiscono qui un dialogo a più voci che tendono a declinare le varie prospettive in cui la speranza s’incarna come vero lievito che ha la forza di fecondare e trasformare la storia dell’uomo. La sua presenza all’interno delle questioni che riguardano l’etica e la bioetica, nella comunicazione, nel pensiero filosofico post-moderno, così come negli scenari politici caratterizzati da guerre infinite, viene analizzata da una messe di contributi di forte spessore Sotto il segno di Hermes La comunicazione giornalistica dal conflitto alla democrazia Giuseppe Savagnone, Rubbettino Soveria Mannelli (Cz), pagine 154, euro 12. Il conflitto, la polemica, il dibattito, il talk show arrabbiato e volgare, sempre sopra i toni, in cui le grida scomposte hanno sostituito il ragionamento e il discorso persuasivo, sono ormai pane quotidiano sui media. Sono forse lo specchio di una società che non sa più gestire la violenza latente, quella connaturata all’uomo, che René Girard ha definito mimetica. La comunicazione dovrebbe aiutare a trovare un equilibrio, a ricomporre le fratture. Sembra, invece, interessata – forse perché in massima parte espressione di forze particolari che si agitano nella società civile e in quella politica – ad amplificarle. Insomma, a continuare le guerre, sia pur incruente, con il mezzo della parola e dell’immagine. 23 9. SEGNALAZIONI MULTIMEDIALI Tra le tante elaborazioni sul tema del giornalismo e del conflitto, oggi in voga (ma spesso limitate alla pratica e ai racconti sul campo dei reporter di guerra), quella tracciata da Giuseppe Savagnone in queste pagine si segnala per originalità e acutezza. Il docente di filosofia di Palermo pone infatti il compito dell’informazione sulla scia di quello del dio Hermes, inviato – secondo il mito narrato da Platone nel Protagora – a portare “pudore e giustizia” a un’umanità in pericolo di (auto)distruzione. Il percorso di Savagnone, impegnato tra le molteplici attività di educatore e studioso, all’interno del Progetto culturale della Chiesa italiana, si snoda attraverso l’analisi delle idee di conflitto, libertà, democrazia, tolleranza, relativismo, comunicazione interculturale, cittadinanza, situate nella temperie che oggi viviamo, dove si registrano dosaggi di questi elementi non proprio armonici. Tra le urgenze che l’autore individua - “in una società disgregata dagli individualismi e dai corporativismi” - vi è allora quella di ricostruire una “razionalità pubblica che solo attraverso la comunicazione può costituirsi e farsi valere e che a sua volta può, in una circolarità virtuosa, alimentare un giornalismo di qualità”. Insomma occorre passare, anche grazie all’informazione – che certo non può tutto – dal “particulare” al bene comune e condiviso, a una fratellanza e condivisione di scopi che non sia al servizio di interessi precostituiti. Il giornalismo deve, per parte sua, ristabilire “le premesse perché l’opinione pubblica svolga la sua indispensabile funzione di critica propositiva”. Per far questo – conclude Savagnone - gli operatori della comunicazione, i giornalisti su tutti, dovrebbero essere all’altezza, incarnando pudore e giustizia nel loro stile di lavoro. Comunicazione nella società globale Nunzium, Pontificia Università Lateranense Grazie alle nuove tecnologie informatiche - la più nota e diffusa delle quali ormai, almeno nel mondo economicamente più sviluppato, è internet – si sta configurando una comunicazione sempre più a raggio 24 planetario. Un’opportunità notevole che accanto agli innegabili vantaggi presenta anche qualche ombra sull’effettivo dominio dell’uomo sui mezzi e sull’influsso che essi possono avere sull’idea di partecipazione e cittadinanza. Alla “Comunicazione nella società globale” la rivista “Nuntium” della Pontificia Università Lateranense dedica un intero quaderno. Occasione per la raccolta dei contributi è stata la Conferenza di Tunisi sull’informazione (novembre 2005), di cui in appendice vengono riportate le conclusioni e l’intervento a nome della Santa Sede di monsignor John Foley, presidente del Pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali. Quattro le sezioni del quaderno monotematico. La prima si interroga sull’influsso della comunicazione per l’idea di governance nel secolo XXI e sui nuovi scenari discussi nel vertice nordafricano. Il digital divide, cioè il divario tecnologico tra varie zone del mondo, è al centro della sezione successiva. Viene poi passata al vaglio teorico l’idea di “villaggio globale”, per verificare se essa sia “Mito o realtà”. Con un’altra serie di interventi ci si addentra nella prassi, cioè nell’“uso e abuso della comunicazione”. Infine, in due sguardi di approfondimento, posti a mo’ di appendice, si punta l’obiettivo sul tema della comunicazione nella dottrina della Chiesa e sulla situazione del continente africano. I contributi, provenienti dall’Italia e dall’estero, sono di notevole spessore. Tra gli autori di casa nostra figurano nomi di spicco del panorama giornalistico e delle comunicazioni sociali in ambito ecclesiale: si va da Gianni Riotta a monsignor Dario Viganò, padre Bernardo Cervellera, padre Federico Lombardi, Paolo Bustaffa, monsignor Claudio Giuliodori, Ignazio Ingrao, Sandro Magister, Ezio Mauro, Alfredo Meocci, Bruno Vespa. Chat. Luogo e tempo della comunicazione e dell’incontro Paolo Pardini, Effatà Editrice, Cantalupa (To), pagine 144, euro 10. Ci vediamo in chat. Ci sentiamo on-line. Oramai anche persone che si conoscono e vivono lontane usano questi mezzi per comunicare attraverso il pc. 9. SEGNALAZIONI MULTIMEDIALI Le chat però restano il regno della conoscenza casuale, dell’identità criptata, della chiacchiera, spesso futile. Così almeno passa nell’immaginario comune, che a tale forma di comunicazione spesso associa esclusivamente fatti negativi, di cui spesso la cronaca ci dà notizia, come l’adescamento di possibili vittime di violenze sessuali, in particolare minori. Navigando nella rete Piccoli Fratelli di Jesus Caritas www.jesuscaritas.it La scelta può essere allora quella di stare fuori da queste dinamiche. O invece capirle, per cercare il senso che tale nuova esperienza comunicativa veicola. È questa la scelta di Paolo Pardini, sacerdote di Tortona esperto di musica e media education. Alla fine del suo percorso che unisce l’attenta analisi dei dati statistici, la riflessione teorica e l’applicazione di quest’ultima sul campo (vi sono molti inserti di comunicazioni tratte da vere chat-line) il prete massmediologo individua alcune linee di approfondimento. La prima, al di là dell’anonimato creato dagli interlocutori, punta a valorizzare questo mezzo come aiuto all’apertura di nuovi orizzonti cognitivi e quindi alla costruzione “di una più matura percezione del sé”. La seconda riguarda le ricadute educative (e anche pastorali) della nuova agorà mediatica. Si tratta, insomma, di tener conto della dinamica “comunionale” della chat line che si realizza in una nuova forma di “socializzazione”, che costruisce persino una propria nuova “lingua”. Occorre qui una capacità psicologica, pedagogica e sociologica, per intercettare questo nuovo mondo soprattutto giovanile. Anche perché, la visione di Pardini non è ingenuamente ottimistica: questo mezzo non è neutro, informa di sé la percezione che abbiamo del tempo, dello spazio, della nostra posizione in queste due dimensioni, del nostro modo di pensarle e di pensarci, avverte. Ma la visione del sacerdote e studioso non è neppure “apocalittica”, nel senso corrente e massmediale del termine. Piuttosto si muove con attenzione verso “strumenti attraverso i quali si può realizzare un ’incontro pastorale’ tra uomo e donna, aperto alla presenza dello Spirito Santo nella sua dinamica trinitaria. Un luogo-tempo nel quale potere realizzare un incontro che risulti rilevante dal punto di vista della prassi ecclesiale, illuminata dallo Spirito, cosciente della propria vocazione di far incontrare l’uomo con il suo Pastore, consapevole delle necessità dell’incontro ‘inculturato’ tra Vangelo, cultura e società”. Digitando www.jesuscaritas.it si approda al sito ufficiale dei Piccoli Fratelli di Jesus Caritas, monaci missionari a servizio delle chiese locali nella scia delle intuizioni del beato Charles de Foucauld, l’eremita missionario del Sahara (1858-1916). Il sito è stato voluto e realizzato da alcuni amici della comunità, viene aggiornato direttamente dai Piccoli fratelli ed offre, soprattutto, immagini e notizie relative alla vita della congregazione con articoli e testimonianze su Charles de Foucauld ed i contributi spirituali di fratel Carlo Carretto. Dalla voce di menu “downloads” è facile accedere alle omelie registrate e brani video, facilmente scaricabili, che permettono un arricchimento spirituale che integra e migliora le forme di lettura e di meditazione classiche. I Piccoli Fratelli ritmano la giornata con il canto della liturgia delle ore e il tempo con periodi di solitudine, spazi di lavoro, servizio pastorale nella chiesa locale. Una rubrica del sito presenta i santi ed i beati dell’Umbria. Alcune appendici presentano le novità librarie in lingua italiana su Charles de Foucauld ed i suoi discepoli e la rivista di spiritualità Jesus Caritas. Particolarmente interessante è la presentazione di alcuni luoghi che sono disponibili per l’accoglienza e la preghiera: sia a Nazareth in Palestina, sia nelle più vicine abbazie di Sassovivo, presso Foligno in Umbria, e Goleto in alta Irpinia (Avellino). Infatti i Piccoli Fratelli offrono la loro fraterna ospitalità a chiunque desideri condividere con loro qualche giornata di silenzio e di preghiera alla ricerca del progetto di Dio nella propria vita. 25 9. SEGNALAZIONI MULTIMEDIALI Parrocchia San Martino Vescovo Sarnico (Bergamo) www.parrocchiasarnico.it Accedendo a www.parrocchiasarnico.it della parrocchia san Martino di Sarnico, in provincia di Bergamo, vediamo come la redazione del sito ed il web master hanno fatto il possibile per creare un sito parrocchiale interattivo, interessante e, soprattutto, con una buona ottimizzazione delle pagine. A questo scopo si possono segnalare alcune sessioni del sito che possono essere di maggior interesse e che meritano di essere consultate o scaricate. Sono downloadabili dal sito il mensile parrocchiale “il Porto”, i messaggi domenicali del Papa, finanche i moduli per le domande di matrimonio e di battesimo e il calendario liturgico aggiornato settimanalmente. Interessante la sessione dedicata ai sacerdoti viventi e defunti (tra questi il testamento spirituale di Don Bonassi e di Don Ferraroli); ben curata la parte dedicata alle chiese parrocchiali e la vita dei due patroni: san Martino e san Mauro. Merita una visita la sessione “Vacanze spirituali” per la presenza di una interessante proposta di soggiorno ad Assisi. Non possono mancare le attività proposte dai gruppi parrocchiali; a questo proposito viene suggerita da parte della redazione la collaborazione con i gruppi stessi, in particolare quelli che vogliono aggiornare le informazioni pubblicate. Viene dedicato inoltre uno spazio alle personalità illustri della comunità che, con l’aiuto dei parrocchiani, possono essere ulteriormente implementate. In tal senso va l’appello dei redattori del sito al coinvolgimento nella realizzazione e nell’aggiornamento di un gruppo stabile di persone a cui possono partecipare tutti: giovani e meno giovani e non necessariamente esperti di informatica. Altra novità è che “Bioetica e Famiglia” si è trasformata in un’associazione di volontariato, aperta a quanti vogliono farne parte per aiutare la vita umana, fin dal primo istante del concepimento, e per la famiglia. Ovviamente è un’associazione senza scopo di lucro, e tutto ciò che viene prodotto è esclusivamente come aiuto a coloro che ne fanno richiesta. Il sito era nato nel 2003 per iniziativa di Adele Caramico Stenta, insegnante di religione e dottoranda in Teologia Morale, e dalla sua famiglia che, basata su saldi principi cristiani, desidera testimoniare la propria esperienza di fede. La grafica, pur rinnovata, si presenta immediata, tradizionale, ben usabile; e proprio la sua semplicità dà la possibilità di navigare meglio nell’ipertesto. Le rubriche sono nel frame di sinistra; si va dai documenti del magistero della Chiesa a quelli dello Stato. Una particolarità è che gli argomenti vengono osservati sotto due aspetti: bioetica e famiglia, anche dal punto di vista biblico. Del resto la bioetica attuale è diventata argomento sempre più problematico che investe il campo della religione e quindi della fede quotidiana ed è inevitabile il suo rapporto con l’ambito della famiglia. Per questo attraverso Bioeticaefamiglia.it ci si può mettere in contatto tramite e-mail e, iscrivendosi alla mailing list, renersi collegati e colloquiare insieme ed, eventualmente, unirsi in questa nuova impresa a favore della vita e della famiglia. Vi poi sono delle novità come il forum e la “chat aiuto”, da poco on line con gli ultimi ritocchi grafici e la rinnovata programmazione del servizio. Notizie dalla rete Sul web un forum virtuale di informazione sull’acqua Bioetica e Famiglia www.bioeticaefamiglia.it “Bioetica e Famiglia” recentemente ha cambiato aspetto grafico e, ancor più, è diventato un vero e proprio portale al servizio della vita e della famiglia. 26 A pochi giorni dalle parole di Benedetto XVI, pronunciate nell’Angelus del 12 novembre 2006 – Giornata annuale del Ringraziamento – per adottare un nuovo modello di sviluppo globale e a seguito della diffusione dei dati allarmanti del 9. SEGNALAZIONI MULTIMEDIALI Rapporto annuale della Fao (Food And Agriculture Organization Of The United Nations www.fao.org) sulla fame nel mondo, risalta agli occhi. Dal 15 al 17 novembre si è, infatti, tenuto online il ‘Forum Virtuale di informazione sull’acqua’, un appuntamento di sensibilizzazione e di confronto riguardo alla gestione delle risorse idriche che ha visto confrontarsi sul sito www.waterfair.org numerosi esperti, provenienti - o meglio collegati - da tutto il mondo per presentare proposte e opportunità su come garantire equo accesso alle risorse idriche nell’Europa dell’est, Asia centrale, Medio Oriente e Nord Africa. Il forum è stato organizzato dal Centro Regionale per l’Europa dell’Undp (United Nations Development Programme - www.undp.org) di Bratislava per aprirsi al mondo intero. rimandate al prossimo incontro. Il Forum, infatti, tornerà a riunirsi annualmente almeno per i prossimi quattro anni. La delegazione italiana, guidata da Stefano Rodotà, ha sostenuto una Carta dei Diritti della Rete, importante novità discussa nell’incontro di Atene, con la quale stabilire un insieme di regole e di principi condivisi che riconoscano i diritti dell’utente-cittadino digitale. Per Rodotà: “Internet deve continuare ad essere uno spazio capace di offrire nuove opportunità alla cittadinanza e alla democrazia. Di fatto è il più grande luogo pubblico nella storia dell’umanità”. Il prossimo anno il Forum sarà ospitato a Rio de Janeiro, nel 2008 si terrà, invece, in India e l’anno successivo in Egitto. Sul sito internet ufficiale dell’evento www.igfgreece2006.gr sono disponibili i testi delle relazioni ufficiali. Sempre più blog Ad Atene l’incontro mondiale per il governo di Internet Si è svolto a Vouliagmeni, a 30 km da Atene, il primo “Forum Mondiale sul governo di Internet” (Fgi). All’incontro, organizzato sotto il patrocinio dell’Onu, hanno preso parte, dal 30 ottobre al 2 novembre, oltre 1.200 delegati provenienti da 90 nazioni in rappresentanza di aziende che operano in Internet (Yahoo, Google, Microsoft), di istituti internazionali (Ue, Consiglio d’Europa, Ocse), e di organizzazioni in difesa dei diritti umani. La censura e i limiti di accesso alla rete sono stati i temi più discussi e al centro di una petizione firmata da 50mila persone e consegnata, a margine dell’incontro, a Nitin Desau, rappresentante speciale presso il Fgi del segretario generale dell’Onu. L’impotenza del Forum, condizionata dal ruolo dell’organismo quale “spazio di dialogo” ha determinato il finale di un incontro potenzialmente determinante sul futuro della rete. Le restrizioni all’accesso della Cina da parte di grandi aziende informatiche rimangono questioni aperte e Secondo quanto dichiarato da uno dei più diffusi motori di ricerca, ogni giorno nascono centomila nuovi blog. I nuovi post hanno superato il milione al giorno, circa 50 mila all’ora. Le lingue più popolari sono l’inglese e il giapponese, seguite da cinese, spagnolo, italiano e russo. Nasce il dominio .mobi Si apre ufficialmente l’era dei domini “.mobi”. Concluso il periodo temporaneo di assegnazione ai marchi registrati – il cosiddetto sunrise period – da oggi anche gli utenti privati posso registrare il suffisso dedicato ai dispositivi mobili. Per consentire la più facile (e quindi diffusa) progettazione delle pagine web accessibili da cellulari, sono state pubblicate guide e software gratuiti. L’introduzione del nuovo dominio “.mobi” conferma e forse anticipa i dati lanciati da numerose indagini sull’uso futuro della rete da dispositivi mobili. 27 9. SEGNALAZIONI MULTIMEDIALI UE, nuobi progetti a tuttela dei bambini su Internet battendo contenuti illeciti e nocivi, come la pornografia infantile e il razzismo. La Commissione ha inoltre incoraggiato l’industria ad avere un ruolo più attivo nell’affrontare il problema della sicurezza dei bambini”. Una commissione di esperti indipendenti ha giudicato positivamente il progetto comunitario “Safer Internet” adottato dalla Ue per promuovere un uso sicuro della rete soprattutto tra i bambini. Realizzando una rete di 21 hotline a cui rivolgersi per denunciare contenuti illeciti e 23 nodi nazionali di sensibilizzazione sulle tematiche di prevenzione, il programma diventa ora un modello per altri paesi del mondo. “Abbiamo fatto molta strada e in pochissimo tempo” ha dichiarato Viviane Reding, commissario responsabile per la società dell’informazione e i media. “Per molti anni il programma Safer Internet ha promosso con successo l’uso sicuro di Internet e di altre tecnologie on line, in particolare per i bambini, com- 28 Il portale europeo sulla sicurezza di Internet - raggiungibile all’indirizzo www.saferinternet.org - fa parte del “Piano d’azione comunitario per promuovere un uso sicuro di Internet” che sarà operativo sino al 2008. Le reazioni dei bambini diventano, quindi, fondamentali per individuare problemi e difficoltà e proporre soluzioni e piani di intervento. A questo proposito è stato lanciato “EUkids online” (www.eukidsonline.net), il progetto finanziato dall’Ue che permetterà di studiare il comportamento dei bambini su Internet. La Commissione europea sta inoltre finanziando una campagna di informazione per promuovere a genitori, ragazzi e insegnanti gli strumenti di filtraggio. Fabio Bolzetta