XV GIORNATA NAZIONALE ORIENTAGIOVANI
Giovani, scienza, tecnologia
Orientarsi dopo la scuola
LO STAGE, UN’OPPORTUNITÀ...
Venerdì 14 novembre 2008
Ufficio
Scolastico
Provinciale
Premessa
Oggi il mercato del lavoro sta vivendo una continua trasformazione
e non è facile per i giovani riuscire a “collocarsi” in maniera adeguata
sia alle proprie capacità che al proprio percorso scolastico e formativo.
Conoscere le proprie capacità, valorizzare le proprie attitudini e
competenze sono elementi importanti per iniziare a muoversi verso la
ricerca nel mercato del lavoro.
Però trovare un impiego senza avere esperienze è difficile. Ad aiutare i tanti giovani che si avvicinano al mondo del lavoro, c’è oggi lo
stage.
Un periodo di formazione in azienda di qualsiasi settore, può offrire agli studenti l’occasione per realizzare un’esperienza lavorativa e per
acquisire specifiche competenze utili per il futuro.
L’esperienza dello stage costituisce un’opportunità significativa per
iniziare a muoversi nel mondo del lavoro in quanto permette di avere
un contatto diretto con esso e di acquisire degli elementi applicativi di
una specifica attività professionale.
Ma che cosa è esattamente uno stage? Quali sono le sue caratteristiche? Quando è possibile svolgerlo? Come sceglierlo?
Questo libretto nasce con l’obiettivo di dare una risposta a queste e
tante altre domande ed è rivolto a chi sta svolgendo, sta per concludere o ha già concluso il proprio percorso di studio.
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Il decalogo dello stage
1. Che cosa è lo stage?
Stage – o tirocinio formativo – indica un’esperienza in azienda di
durata variabile, allo scopo principale di apprendimento e formazione. Il termine è francese e spesso viene erroneamente pronunciato
con la dizione in lingua inglese, ma questo, sebbene sia molto comune, non è corretto poiché in inglese “stage” significa letteralmente
“fase”, “tappa” o “palcoscenico”. Nei paesi anglofoni il tirocinio/stage è, infatti, chiamato internship.
Per tutti è un periodo di apprendimento in azienda che permette
a chi ha poca o nulla esperienza di imparare una professione o un
mestiere, attraverso la pratica.
Lo stage favorisce:
ƒ l’acquisizione di esperienze (abilità professionali, procedure e organizzazione del lavoro);
ƒ la pratica e la padronanza d’uso delle moderne tecnologie (computer, macchine e strumenti multimediali, ecc.);
ƒ lo sviluppo di competenze trasversali (sicurezza di sé, autocontrollo, adattabilità, flessibilità, creatività, spirito d’iniziativa, intraprendenza, accuratezza, competenza, capacità di comunicare, collaborare e dirigere, ecc.);
ƒ la disposizione all’aggiornamento continuo delle conoscenze e delle abilità.
Lo stage permette innanzitutto la scoperta del mondo aziendale
ed aiuta a discernere meglio tra le proprie motivazioni. Consente di
farsi un’idea precisa sul mestiere al quale si aspira, aiutando ad elaborare ed a precisare meglio il proprio progetto professionale. Mediante la pratica di lavoro, lo stage permette di verificare e completare gli insegnamenti teorici e metodologici ricevuti nell’ambito della formazione. Grazie al contatto con professionisti esperti, fa assi–5–
milare i modi di pensare e di fare, che sono preziosi per l’inserimento professionale.
2. Chi sono i protagonisti dello stage?
Lo stage coinvolge tre diversi attori, ognuno dei quali ha uno specifico ruolo, essi sono: lo stagista, il tutor dell’azienda e il tutor dell’ente promotore.
Lo stagista si inserisce in una realtà lavorativa, adeguandosi alle
consuetudini e ai doveri della realtà.
Possono svolgere uno stage:
– gli studenti che frequentano la Scuola Secondaria di secondo grado;
– i disoccupati (compresi gli iscritti nelle liste di mobilità);
– gli studenti universitari, compresi coloro che frequentano corsi di
diploma universitario, dottorati di ricerca e scuole o corsi di perfezionamento e specializzazione nonché coloro che frequentano
scuole o corsi di perfezionamento e specializzazione post-secondari. Il tirocinio è possibile anche nei diciotto mesi successivi al termine degli studi ;
– allievi degli Istituti Professionali di Stato, di corsi di Formazione
Professionale, studenti frequentanti attività formative post-diploma o post-laurea, anche nei diciotto mesi successivi al completamento della formazione.
Il tutor dell’azienda accoglie il giovane aiutandolo ad inserirsi
nel contesto lavorativo e sostenendolo durante l’intero percorso di
apprendimento sul luogo di lavoro.
Il tutor dell’ente promotore supervisiona tutte le fasi dello stage
(selezione, inserimento, svolgimento, conclusione), garantendone il
corretto svolgimento.
A sensi del D.M. n. 142/98, può essere ente promotore di uno stage:
– l’Università,
– gli Istituti di istruzione superiore e Istituti professionali,
– le Direzioni Regionali del Ministero dell’Istruzione,
– i Centri di formazione professionale e/o orientamento,
gli Enti regionali per l’impiego, i Centri provinciali per l’impiego,
– le Coperative sociali, gli enti senza fini di lucro e le comunità terapeutiche.
L’Ente promotore dello stage ha l’importante funzione di:
– predisporre la Convenzione di stage, se necessaria, e il Progetto
formativo,
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– assicurare lo stagista contro gli infortuni sul lavoro presso l’INAIL
e per Responsabilità Civile verso terzi,
– garantire la coerenza dell’esperienza di stage all’interno del percorso formativo,
– monitorare l’andamento dello stage, mantenendo costanti rapporti con l’ente ospitante e lo stagista,
– individuare e garantire la presenza di un Tutor che funga da responsabile formativo e organizzativo delle attività di stage.
3. Dove si può fare uno stage?
Si può fare uno stage in ogni realtà lavorativa (azienda, multinazionale, ente, istituzione, studio professionale, esercizio, ecc.), di
ogni dimensione, sia in Italia che all’estero, purché si rispetti la normativa vigente (Art. 18 L. 196 del 24/6/97, Decreto N. 142 del
25/03/98).
Si ricorda che lo stage:
ƒ non è un rapporto di lavoro contrattuale, ma rappresenta per lo
stagista un’utile esperienza per conoscere “dal vivo” il mondo del
lavoro, per favorire il primo approccio o l’aggiornamento delle
proprie competenze e, comunque, a “farsi conoscere” da potenziali datori di lavoro.
ƒ Per gli enti ospitanti è uno strumento che facilita la conoscenza di
possibili risorse umane senza comportare obblighi di assunzione.
ƒ Può essere interrotto in qualsiasi momento su accordo delle parti,
ƒ Garantisce allo stagista una copertura assicurativa INAIL e RC a
carico dell’Ente promotore salvo diversa indicazione riportata nella Convenzione.
4. Quando si può fare uno stage?
Lo stage nasce come un momento di alternanza tra scuola e lavoro (stage in itinere), indirizzato principalmente a giovani che stanno
ancora studiando (superiori, università). La normativa italiana, tuttavia, non pone limiti di età, quindi lo stage viene utilizzato anche da
chi ha già concluso la propria formazione (stage post formazione).
5. Quanto dura uno stage?
La durata massima dello stage è stabilita in relazione alla condizione, sia occupazionale sia scolastica, del tirocinante e varia da
massimo:
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– 4 mesi per gli studenti frequentanti istituti scolastici secondari;
– 6 mesi per lavoratori inoccupati o disoccupati, compresi i soggetti
iscritti alle liste di mobilità;
– 6 mesi per allievi di istituti professionali di Stato, di corsi di formazione professionale, studenti frequentanti attività formative postdiploma o post-laurea, anche nei 18 mesi successivi al compimento della formazione;
– 12 mesi per gli studenti universitari, compresi coloro che frequentano corsi di diploma universitario, dottorati di ricerca e scuole o
corsi di specializzazione post-secondari anche non universitari,
anche nei 18 mesi successivi al termine degli studi;
– 12 mesi per persone svantaggiate ai sensi dell’art.4, co.1, L.381/91;
– 24 mesi per soggetti portatori di handicap.
6. Come scegliere il proprio stage?
Ogni candidato dovrebbe scegliere un tirocinio formativo sulla
base delle proprie attitudini, della propria formazione, delle proprie
aspirazioni e della propria curiosità. Uno stage non è mai vincolante
e può essere inteso come un’istruttiva ed arricchente parentesi del
proprio percorso professionale.
Non è raro che uno stage aiuti a capire ciò che… non si vuole
fare.
7. Perché fare uno stage?
Per fare esperienza professionale durante o dopo gli studi. Se certificato dall’ente promotore, per accumulare crediti formativi durante gli studi. Per testare e valutare la propria propensione ad un’attività. Per conoscere da vicino realtà aziendali, altrimenti difficili da
raggiungere. Per apprendere un’attività direttamente da professionisti. Per reinserirsi nel mondo del lavoro. Per arricchire il proprio curriculum vitae.
8. Con che spirito va affrontato uno stage?
Con curiosità, impegno ed entusiasmo. Lo stagista dovrebbe adeguarsi, non solo alle regole interne all’azienda dove va ad operare,
ma anche alle consuetudini. Inoltre, non deve dimenticare il proprio
ruolo di “apprendista”.
–8–
9. Quanto è efficace lo stage?
Una ricerca di FourStars, finanziata dal Fondo Sociale Europeo,
fornisce alcuni dati interessanti sullo stage e sul mercato del lavoro,
attraverso il punto di vista di tirocinanti e aziende. Sull’efficacia dello stage è emerso che, ben il 67% degli stagisti trova lavoro dopo la
fine dello stage. Di questi, il 50% circa ottiene un contratto dalla stessa azienda ospite, mentre il restante 17% trova lavoro entro sei mesi
dalla fine dello stage (fonte FourStars).
10. Diritti e doveri dello stagista
Durante lo svolgimento del tirocinio, lo stagista è obbligato ad assumere un comportamento conforme all’impegno assunto in azienda. In particolare il modello del progetto formativo e di orientamento, allegato al DM n. 142/1998, obbliga il tirocinante a:
– svolgere le attività previste dal progetto formativo;
– rispettare gli orari e i tempi concordati e avvisare il Tutor aziendale in caso di ritardo e/o assenza
– seguire le indicazioni dei tutor e fare riferimento ad essi per qualunque esigenza di tipo organizzativo o per altre ipotesi;
– rispettare il regolamento aziendale e le norme in materia di igiene,
salute e sicurezza sui luoghi del lavoro;
– rispettare il dovere di riservatezza sui processi produttivi, sui prodotti o su altre notizie inerenti all’azienda, conosciute sia durante
che dopo il tirocinio;
– sapere che lo stage non costituisce in alcun modo un rapporto di
lavoro, quindi che non è retribuito e non esiste alcun impegno di
assunzione al termine;
– sapere che lo stage può essere interrotto in qualsiasi momento per
volontà di una delle parti, è necessario avvisare il Tutor dell’Ente
promotore ed è buona norma spiegare alla controparte il motivo
per cui si intende interrompere lo stage.
Lo stagista ha inoltre il diritto di:
– conoscere i contenuti del progetto formativo (obiettivi e modalità
di svolgimento, nominativi dei tutor, gli estremi identificativi delle assicurazioni contro gli infortuni e la responsabilità civile, la
durata e il periodo di svolgimento, il settore aziendale di inserimento);
– essere seguito costantemente da un tutor aziendale e da un tutor
del soggetto promotore;
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– godere di un’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro presso
l’INAIL, oltre che per la responsabilità civile verso i terzi con idonea compagnia assicuratrice. La copertura assicurativa deve comprendere anche eventuali attività svolte al di fuori dell’azienda, ma
rientranti nel progetto formativo.
I punti di forza dello stage
Istituzioni
Imprese
Giovani e famiglie
Opportunità di conoscenza ed incontro per prospettive occupazionali
Diffusione
dei valori della
cultura imprenditoriale
Valore fondamentale dell’esperienza di lavoro ai fini della formazione della personalità del giovane
Collegamento con il
mondo del lavoro per rispondere alle esigenze di
una completa professionalizzazione dei giovani, sia in
termini di competenze specifiche che di valori e comportamenti
Riconoscimento dell’impegno sociale
Valorizzazione delle capacità o potenzialità non emerse nel
percorso scolastico
Strumento per favorire
l’orientamento e l’inserimento professionale
Opportunità
di conoscenza
ed incontro per
prospettive occupazionali
Opportunità per il continuo aggiornamento dei docenti e per l’innovazione dei
contenuti, della didattica,
dell’organizzazione, delle attrezzature
Verifica delle
attitudini e scelte formative e
professionali;
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Nuovi apprendimenti
Opportunità diretta
per sbocchi occupazionali
La riforma del sistema formativo
L’art. 4 della Legge 53/2003 (Riforma Moratti) introduce una nuova possibilità di integrazione tra scuola e mondo del lavoro, prevedendo l’alternanza come modalità didattica finalizzata a conseguire
ed arricchire gli obiettivi del percorso di istruzione e di formazione,
articolata in moduli di formazione in aula e i moduli di esperienza
pratica in azienda.
Nel quadro complessivo della Riforma, il sistema dell’Alternanza
Scuola Lavoro acquista un ruolo fondamentale consentendo di realizzare gli studi del secondo ciclo alternando periodi di studio e di
lavoro, sia all’interno del sistema dell’istruzione secondaria superiore che dal sistema dell’istruzione e della formazione professionale.
L’Alternanza Scuola-Lavoro consente di motivare e orientare gli
studenti e far acquisire loro competenze spendibili nel mondo del lavoro e delle professioni. Si configura come un insieme di opportunità di apprendimento innovative finalizzate a promuovere e sostenere un raccordo sempre più stretto tra le istituzioni scolastiche ed il
sistema imprenditoriale.
L’Alternanza Scuola - Lavoro, anche a differenza delle esperienze
di stage realizzate dall’istituto, si caratterizza per il fatto che la formazione in aula e l’esperienza di lavoro si combinano in un unico
progetto formativo, pensato, realizzato e valutato in cooperazione
tra scuola e mondo del lavoro anche in funzione dei fabbisogni di
professionalità delle imprese stesse.
Le modalità di progettazione, attuazione e valutazione del percorso formativo vengono realizzate dall’istituzione scolastica e formativa in collaborazione con le Imprese, con le rispettive Associazioni di
rappresentanza e con la Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura.
Anche la riforma degli studi Universitari, avviata con il Decreto
n. 509/99, prevede che un certo numero di crediti sia dedicato ad at– 11 –
tività di stage oltre che alla conoscenza di una seconda lingua europea ed alle conoscenze di tipo informatico.
Lo stage può essere svolto sia durante il corso degli studi (stage
pre lauream) sia al termine dello stesso (stage post lauream) seppur
entro 18 mesi dalla data del conseguimento del titolo di studi universitario (Corso di laurea Triennale, Magistrale, Master, Dottorato
etc.).
Lo stage è infatti un’attività formativa e orientativa indispensabile all’interno del curriculum di uno studente universitario o laureato, in quanto consente di acquisire conoscenze e competenze adeguate ad un efficace inserimento nel mondo del lavoro e agevola le
scelte professionali mediante una conoscenza diretta del settore lavorativo cui il titolo di studio può dare accesso.
– 12 –
Come prepararsi allo stage
Lo studente che decide di effettuare l’esperienza di stage dovrà necessariamente prepararsi a due momenti molto importanti: la fase di
selezione e l’ingresso in azienda.
Elementi chiave di queste fasi sono la redazione del curriculum
vitae e il colloquio di lavoro.
– 13 –
Il curriculum vitae
Il curriculum racconta chi sei, cosa hai fatto e a cosa aspiri, in
modo da renderti “memorabile” nella mente del selezionatore.
Completezza, sinteticità e “quel certo non so che” proprio del
tocco di ciascuno, sono i tratti del CV che immortalano il tuo profilo in un’istantanea unica.
A cosa serve?
È il primo e principale strumento per cercare lavoro.
Consente il primo scambio significativo di informazioni tra il
candidato e l’azienda, anche se spesso la comunicazione è unidirezionale.
Quando descrivi il tuo profilo, l’obiettivo è presentarti all’azienda
in modo tale che ciò che dici e come ti racconti colpiscano il destinatario tanto da far emergere il tuo CV dalla massa di quelli giornalmente ricevuti dall’azienda.
Il compito del tuo CV è quello di superare il cosiddetto “screening”,
cioè lo spoglio dei CV che arrivano sulla scrivania del selezionatore.
Occasioni in cui può essere presentato
ƒ Per rispondere ad un annuncio su un giornale
ƒ Per inviarlo ad aziende potenzialmente interessate
ƒ Per presentarlo alle società di consulenza e di selezione che raccolgono candidature.
Come farsi notare?
Il curriculum deve essere:
-
SINTETICO
ORDINATO
PRECISO
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-
CHIARO
ESAUSTIVO
CORTO
ACCATTIVANTE
Il CV deve essere adatto per una lettura rapida e superficiale, ed il
testo nel suo complesso non dovrebbe mai superare 2 pagine di lunghezza.
Per rendere veloce la lettura è necessario prevedere sufficienti
margini e spaziature e dividere il curriculum in paragrafi, ciascuno
contrassegnato da un titolo evidenziato.
È importante vivacizzare il testo con soluzioni grafiche quali neretto, sottolineature, corsivo, evitando qualsiasi forma grafica di disegni o colori.
Il linguaggio deve essere discorsivo, semplice, diretto.
Deve essere indicata anche l’autorizzazione a utilizzare i dati personali contenuti nel curriculum stesso ai sensi della legge 196/03
(legge sulla privacy).
Ricordare sempre la data e la firma in originale.
Che cosa evitare
ƒ Non allegare la foto a meno che non sia espressamente richiesto
ƒ Non allegare referenze o documentazioni (a meno che non siano
espressamente richieste)
ƒ Non menzionare mai soldi
ƒ Indirizzare il curriculum a persone specifiche e non a enti/aziende/organizzazioni astratte
ƒ Evitare gli errori di ortografia, per distrazione, ignoranza o perché
ci si avventura nello scrivere parole straniere. Quindi occorre rileggere con cura quanto scritto.
ƒ Le bugie hanno le gambe corte. Evitare quindi di mentire (si sarebbe comunque smascherati durante il colloquio)
ƒ Cercare di non essere troppo supponenti o arroganti (non farsi dire “modestia a parte!”)
Un curriculum efficace deve:
ƒ Evitare di finire nel cestino!
ƒ Creare una prima impressione favorevole
ƒ Stimolare l’interesse verso il candidato ed attirare l’attenzione sulle risorse
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ƒ Essere attraente all’occhio e corretto nella forma
ƒ Risultare come invito, per chi legge, ad approfondirlo, convocando la persona a colloquio
Regole di contenuto
Î SINTETICITÀ: essere conciso nelle parole e ricco nei fatti (il
tempo medio di lettura di un curriculum da parte di un selezionatore è di 20 secondi!)
Î COMPLETEZZA: essere esauriente, riportando tutte le informazioni essenziali per la valutazione del candidato. L’obiettivo è dimostrare di aderire il più possibile al profilo della posizione richiesta.
Î ORIGINALITÀ: personalizzare la forma e i contenuti per catturare l’attenzione del lettore: equilibrio e senso della misura, ma
anche gradevolezza e simpatia. Non esiste un curriculum buono
per tutte le stagioni e per tutte le aziende; occorre mirare bene all’interlocutore prescelto e all’obiettivo per cui ci si candida: evitare il curriculum in fotocopia!
Î SINCERITÀ: non barare sulle informazioni riportate.
Regole di forma
ƒ Meglio scritto a macchina e con un Personal Computer che manoscritto (salvo richieste per valutazioni grafologiche)
ƒ Cronologicamente si comincia con le esperienze più vicine nel
tempo
ƒ Buona qualità grafico-visiva
Il curriculum deve essere inviato con una lettera di accompagnamento e di solito è costruito su due colonne: le voci a sinistra,
i dati personali a destra o comunque con una forma in cui le voci
del curriculum siano ben distinte dai dati personali, per dare più
schematicità e leggibilità al foglio; nel caso di diplomati o neolaureati è sufficiente una sola pagina oltre alla lettera di accompagnamento.
Quali contenuti scrivere
Non è facile riassumere in una “mini-biografia” la varietà degli
aspetti che ci contraddistinguono.
Fortunatamente però le aziende non hanno interesse a sapere
molte cose e perciò i punti da trattare nel CV sono pochi.
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Nel CV non occorre assolutamente inserire descrizioni pseudopsicologiche della propria personalità, referenze altisonanti (o non del
tutto vere), accentazioni eccessive di eventuali difficoltà economiche, notizie troppo minuziose su fatti marginali.
Le sezioni del CV
DATI PERSONALI
Nome Cognome
Indirizzo
Numero di telefono e cellulare – eventuale fax
Indirizzo posta elettronica
Luogo e data di nascita
Stato civile
STUDI E FORMAZIONE
Si parte dall’esperienza più recente, fino al diploma superiore (si
possono includere corsi di specializzazione e perfezionamento, borse di studio, tirocini formativi):
Anno del conseguimento
Tipo di diploma
Nome dell’istituto - Luogo
ESPERIENZE PROFESSIONALI
Gli elementi da indicare per ogni esperienza professionale sono: il
periodo in cui si è lavorato. Il nome dell’azienda e il profilo professionale ricoperto, mansioni e grado di responsabilità.
È preferibile partire dalle esperienze più recenti e andare a ritroso nel tempo.
N.B. se non si hanno esperienze di lavoro, indicare attività lavorative non retribuite o svolte nel tempo libero (es.: volontariato, attività in associazioni varie)
Esempio:
dal ….. al ……
presso Rossi & Rossi Srl
in qualità di addetto alla contabilità
mansioni svolte: gestione pratiche burocratiche, rapporti banche e
fornitori, partita doppia, fatturazione e bollettazione.
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LINGUE STRANIERE
Per ogni lingua vanno indicate: il livello scritto e orale, eventuali
stage all’estero con esami finali e attestati vari, anno di ottenimento
degli attestati.
CONOSCENZE INFORMATICHE
Indicare gli ambienti operativi (windows, unix) e i programmi di
uso generale (word, excel, powerpoint) ed eventualmente programmi specifici per la propria are professionale, la capacità di utilizzo di
internet e posta elettronica o linguaggi di programmazione specifici
(java, html).
HOBBY E INTERESSI PERSONALI
Può costituire un ulteriore elemento per la comprensione del nostro modo di essere, fornire informazioni relative a interessi coltivati durante il tempo libero.
(es.: sport praticati, interessi culturali, cinema, scrittura, lettura,
viaggi, impegno sociale, volontariato).
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Il colloquio di lavoro,
se lo conosci lo superi
Il primo passo è fatto! Scritto e spedito il Curriculum Vitae non resta altro che aspettare la chiamata per affrontare il colloquio di selezione.
Un giorno il telefono squilla… è l’azienda che ti invita a presentarti al colloquio tanto desiderato.
Subentra subito una sensazione di fierezza: la tua candidatura è
stata giudicata interessante. Ma, poco dopo, ti senti invaso da sentimenti di paura e ansia, con atteggiamento quasi di inferiorità rispetto all’intervistatore. Ragazzo la scuola è finita! Abbandona questi atteggiamenti da studente impaurito e affronta il colloquio di lavoro
preparato e calmo.
Innanzi tutto leggi questi pochi, ma utili consigli, che ti permetteranno di affrontare il colloquio con successo e di uscirne vincitore.
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Cos’è il colloquio di selezione
Il colloquio di selezione è una discussione in cui dovrai prendere
parte attiva, in cui entrambe le parti hanno un ruolo importante.
Il candidato interviene, fa domande, scambia punti di vista e mette in risalto le sue potenzialità. Abbi ben presente l’obiettivo che è
quello di fare emergere una reciproca convenienza a stabilire un rapporto di lavoro.
Dovrai vendere le tue capacità, ma anche valutare, sulla basi di un
insieme di requisiti e di obiettivi, le opportunità di carriera e, soprattutto, di crescita professionale che l’impresa ti propone. Non dimenticare che sei anche tu a dover valutare e scegliere.
Il discorso è troppo vario e variopinto per cercare di fornire una
rigida catalogazione di possibili repliche e poi è ovvio pensare che
ognuno di voi abbia pronta una buona risposta. Ma pensiamo anche
che consigli ed esempi come questi, possano in certi casi tornar utili.
È il momento più delicato della ricerca di lavoro. Il tuo curriculum è stato letto e apprezzato, hai superato la prima fase, quella di
screening, ora è importante affrontare il colloquio nel modo giusto.
Per molti candidati il colloquio rappresenta uno scoglio duro. Pur
possedendo titoli, esperienza e un curriculum qualificato, può succedere che debbano far posto a un candidato che si “presenta meglio”
in sede di colloquio.
Allora che cosa significa “presentarsi meglio” in sede di colloquio?
Essere preparato e sicuro di sé dipende dal candidato. Un candidato deve essere in grado di rispondere a domande dell’intervistatore in maniera accettabile (non necessariamente giusta) e possedere
qualche conoscenza dell’attività offerta e del posto di lavoro a cui
aspira. Si tratta davvero delle caratteristiche fondamentali del “modello” di candidato che “si presenta bene” in sede di colloquio.
– 23 –
È chiaro che ci sono altri aspetti che i datori di lavoro cercano in
relazione a impieghi specifici – essere autonomi, flessibili, concreti –
aspetti collegati al lavoro e alla preferenza dell’azienda per quanto riguarda i suoi dipendenti.
Il datore di lavoro cercherà inoltre di colmare le lacune entrando
più nello specifico sulle mansioni: in altre parole, oltre all’esperienza
e alle qualifiche che possano essere documentate, insisterà sugli
aspetti personali. L’intervistatore si darà da fare per accertare che il
candidato sia in possesso delle qualità e capacità personali che
l’azienda richiede.
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Istruzioni per l’uso
Prima del colloquio
Rileggi il tuo curriculum per essere pronto a raccontarlo o ad approfondirlo.
Raccogli, quando possibile, informazioni sull’azienda. Per esempio: il numero dei dipendenti, gli eventuali successi ed insuccessi, le
caratteristiche organizzative, le caratteristiche del settore nel quale
opera.
L’iniziativa in questo senso è sempre stata valutata positivamente
e dimostra propositività, interesse e automotivazione.
Preparati una buona autopresentazione: basta essere sincero e limitarti a raccontare le tue esperienze formative e lavorative con naturalezza, senza esagerare e senza neanche sottovalutarti troppo e
puntando sull’intenzione di valorizzare tutto ciò che serve a farti apparire adatto al lavoro in generale e a quello in particolare.
Arriva puntuale, se non con qualche minuto d’anticipo. Accertati quindi della data, dell’ora e del luogo dell’incontro.
Per quanto riguarda il modo di vestire segui il tuo senso dell’estetica, ricordandoti però che il senso comune di tutti gli uomini
porta a stupirsi se si pratica jogging in giacca e cravatta o se si va al
lavoro in tuta da ginnastica.
Porta con te il tuo CV e dimostrati sorridente, abbi la volontà
di guardare negli occhi il tuo selezionatore, rifletti prima di rispondere e scandisci bene le parole mantenendo un tono di voce controllato e colloquiale, indice di tranquillità.
L’atteggiamento quando parli non dev’essere di chiusura, per
esempio, evitata le braccia conserte o posizioni di estreme rilassatezza che potrebbero risultare fittizie.
Dimostrati collaborativo ed esprimi interesse per il lavoro, chiedi informazioni dettagliate sulle mansioni, sulle prospettive professionali, senza affrontare subito l’aspetto economico.
– 25 –
Preparati a rispondere a svariate domande, soprattutto sulla tua
formazione scolastica e sulle tue precedenti esperienze di lavoro. Domande come queste hanno risposta facile.
Mentre è bene saper rispondere a questioni inerenti la sfera emotiva, creativa e cognitiva. Queste, infatti, sono le domande più varie e
anche quelle più temute. Un esempio di domanda di questo genere è:
– Qual è il vostro sogno nel cassetto?
– Come si vede tra 10/15 anni?
Per quanto riguarda domande come queste, dipende dalle tue ambizioni e dalle tue esigenze.
C’è chi, dopo una formazione di studi scientifici e dopo esperienze di lavoro attinenti e coerenti con gli studi condotti e con gli interessi ambiti, vuole diventare un ingegnere piuttosto che un insegnante e, c’è invece chi, dopo studi in matematica e università di economia, al momento del colloquio si trova a rispondere che tra dieci anni si vede con figli e famiglia.
Motiva la scelta dei tuoi studi oppure, che cosa credi di poter fare? Una possibile risposta al primo quesito sarebbe, per esempio,
l’interesse alla letteratura, e quindi agli studi umanistici in generale.
Così, una formazione tipo potrebbe iniziare dalla scelta del liceo
classico, alla frequentazione di università orientate all’area della comunicazione o a lettere moderne.
E poi gli stage frequentati, il diploma e la laurea ottenuti, potrebbero rappresentare buone basi per affrontare, per esempio, un
lavoro caratterizzato al coordinamento in team, piuttosto che per posizioni manageriali, o particolari attitudini ad interagire con le persone, rispondendo così alla domanda sul che cosa sapete fare.
Rispondete sempre e comunque con chiarezza.
I punti di forza? Grande senso organizzativo,
I punti di debolezza? Diplomazia a rischio, nei momenti di stress.
Oppure: - Perché dovrebbe lavorare per la nostra azienda? –
Perché penso di essere la risorsa giusta per voi, perché rispondo a
tutte le caratteristiche richieste, perché la vostra linea di prodotti, la
vostra filosofia d’azienda e il settore in cui opera, sono tutti elementi per me di grande interesse e motivazione, e così via.
Durante il colloquio
Impostare nel modo migliore un colloquio di lavoro, confrontandosi con le domande che ricorrono più frequentemente e imparando
a valorizzare le proprie caratteristiche ed esperienze.
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Non avere fretta e non guardare l’orologio in continuazione: lascia che sia il tuo interlocutore a scandire il tempo.
Non fare subito domande sulla parte economica, ma lascia che
l’argomento venga affrontato dal selezionatore: ricordati che in genere viene trattato in un colloquio successivo.
Saluta cordialmente, una stretta di mano calorosa e un sorriso
lasciano sempre un buon ricordo; ringrazia e chiedi quali saranno i
passi successivi. Non mostrarti impaziente di avere una risposta. Se
stai valutando altre proposte, fallo presente con gentilezza. Nessuno
è indispensabile, tanto meno una persona arrogante.
Dopo il colloquio
Proposta dell’azienda. Al termine della selezione, qualora il candidato venga scelto, l’azienda propone le proprie condizioni sia in
termini di retribuzione che per altri aspetti inerenti la posizione offerta. Ascoltare attentamente la proposta dell’azienda solo se strettamente necessario qualche giorno per decidere.
Come presentare e sostenere la retribuzione richiesta. Per
presentare e sostenere la retribuzione richiesta, acquisire tutte le informazioni possibili attraverso professionisti che lavorano già nel
settore e/o altre fonti. Se invece ritenete di “valere” di più cercate di
sostenerlo con argomentazioni valide, motivando anche questa posizione come rimborso spese, benefit, ecc.
In caso di esito negativo. Anche se l’esito del colloquio è negativo, il candidato potrà periodicamente “ricordare” anche per telefono
al selezionatore la sua disponibilità per altre opportunità lavorative,
naturalmente senza esagerare.
– 27 –
Sommario
Premessa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
pag.
3
Il decalogo dello stage . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
11. Che cosa è lo stage? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
12. Chi sono i protagonisti dello stage? . . . . . . . . . . . . .
13. Dove si può fare uno stage? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
14. Quando si può fare uno stage? . . . . . . . . . . . . . . . . .
15. Quanto dura uno stage? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
16. Come scegliere il proprio stage? . . . . . . . . . . . . . . . .
17. Perché fare uno stage? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
18. Con che spirito va affrontato uno stage? . . . . . . . . .
19. Quanto è efficace lo stage? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
110. Diritti e doveri dello stagista . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
I punti di forza dello stage . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
La riforma del sistema formativo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Come prepararsi allo stage . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Il curriculum vitae . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
A cosa serve . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Occasioni in cui può essere presentato . . . . . . . . . . . . . .
Come farsi notare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Che cosa evitare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Un curriculum efficace deve . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Regole di contenuto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Regole di forma . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Quali contenuti scrivere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Le sezioni del CV . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Il colloquio di lavoro, se lo conosci lo superi . . . . . . . . . . .
Cos’è il colloquio di selezione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Istruzioni per l’uso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Prima del colloquio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Durante il colloquio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Dopo il colloquio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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