31 95
0
20
3
La Traccia
Scolpita
50 anni di scautismo a Noale
Nel vostro passaggio
in questo mondo,
che ve ne accorgiate o no,
chiunque voi siate
e dovunque andiate,
state lasciando dietro di voi
una traccia...
La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale
1
Nel vostro passaggio in questo mondo,
che ve ne accorgiate o no,
chiunque voi siate e dovunque andiate,
state lasciando dietro di voi una traccia.
Altri la noteranno e potranno seguirla.
Può essere una traccia che li conduce
al bene, ovvero può portarli fuori strada.
Ciò dipende da voi.
La vostra traccia è segnata da azioni,
dalle frasi che dite e dalle
parole che scrivete.
Le azioni sono pietre miliari
fissate in modo permanente;
le frasi sono soltanto orme
che il tempo può alterare o cancellare;
le parole scritte sono tacche
coscientemente lasciate sugli alberi.
Baden Powell of Gilwell
2
La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale
La Comunità Capi
ringrazia tutti coloro che, con la loro collaborazione,
hanno contribuito a rendere possibile la celebrazione del
cinquantenario della fondazione del Gruppo Scout Noale I
Segreteria e Tesoreria
Stefano Bolzonella, Giorgio Muffato
Giampaolo Pellizzon, Stefano Malvestio,
Levi Dall’Agnol, Filippo Gatto
Grafica e Logo
Laura Michieletto
Locandina e Pieghevoli
Francesco Zalunardo, Matteo Trabacchin
Mostra Fotografica
Paolo Michieletto, Massimo Casotto
Guelfo Bagordo, Chiara Zen
Laura Schimd, Laura Michieletto
Chiara Toson, Enzo Masella
Costruzione Campo
Davide Milan, Luca Bortolato
Giovanni Cagnin, Marco Svegliati
Realizzazione Libretto
Enrico Fraccaro, Ivone Dall’Agnol
Giovanni Vanzetto, Roberto Zanibellato
Diego Bortolato, Giovanni Cagnin, Graziella Favaro
Lucia Dalla Vecchia, Elena Pierazzo
Si ringraziano inoltre quanti hanno contribuito
alla realizzazione del libro con i loro testi, ricordi e suggerimenti.
Si ringrazia la ditta:
San Benedetto S.p.A.
per il sostegno finanziario accordato
per la pubblicazione del libretto
Finito di stampare nel mese di Settembre 2003
La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale
3
Sommario
Carissimi Scout...
Pagina
2
Il saluto di don Giuseppe
Prima di Cominciare
Pagina
3
Tra storia e memoria
1953 - La Nascita
Pagina
4
Origini del gruppo Scout a Noale
1958 - Il buio
Pagina
6
Le prime difficoltà
1964 - La Rinascita
Pagina
7
Dopo le difficoltà il gruppo riparte
Un Radicamento Stentato
Pagina
14
La ricerca della continuità
1976 - Un Noviziato Ex Novo
Pagina
18
La traccia scolpita
Il Gruppo si apre a nuove esperienze
Gli Anni ‘80
Pagina
20
Lo scautismo si afferma a Noale
Il Gruppo Cresce
Pagina
25
Espansione dello scautismo a Noale
Gli Alisei
Pagina
29
Una esperienza di respiro nazionale
Gli Anni ‘90
Pagina
31
Un nuovo rapporto con le famiglie
Verso il Presente
Pagina
35
Il cammino fino ai nostri giorni
Un Ponte tra Ieri e Domani
Pagina
38
La Comunità Capi si racconta
Annuario Scout
Pagina
44
La nostra storia in sintesi
Conclusioni
Pagina
48
Ringraziamenti e Saluti
Carissimi Scout...
Il saluto di don Giuseppe
Carissimi scout
Sono felice di aprire con il mio saluto le pagine di questo “numero unico” che dedicate al 50°
di presenza dello scautismo a Noale.
La forma della lettera mi pareva la più adatta a dare a queste righe il tono della confidenza
e dell’affetto, visto anche che una parte significativa della mia vita sacerdotale è segnata
dall’impegno come Assistente Ecclesiastico (AE) di Gruppo e poi come AE Provinciale negli anni
ormai “storici” che hanno preceduto e seguito la fusione ASCI/AGI e la nascita dell’AGESCI.
Posso testimoniare – e anche voi con me – alla luce dei vostri 50 anni, che lo scautismo è
come la vita: tutto si svolge nella continuità, ma tutto è anche segnato dalla continua novità. Vi
chiedo dunque di sentire la responsabilità della continuità: siete parte viva di una storia che
nessuno può manomettere e tradire. Questa storia nello scautismo diventa, quando è interpretata
correttamente, linfa di una tradizione rigorosa e sicura che mette al bando improvvisazioni
cadute di stile, personalismi.
La forma di questa tradizione è lo stile scout, quella che celebrate è un’occasione per
interrogarvi su questo, per essere custodi e trasmettitori del vero DNA dello scautismo cattolico.
Su un altro versante lo scautismo è come la vita: continua novità, non ripetitività. La scelta
dell’AGESCI, ormai 30 anni fa, fu quella di rispondere non solo della fedeltà al metodo (scelta
scout) ma anche della fedeltà al mondo (scelta politica) guidando i capi e i ragazzi a “stare nel
mondo” responsabilmente. Il metodo scout è un gioco, non nel senso dell’evasione, ma in quello
della parabola educativa, semplice e luminosa come quella di Gesù. Lo scautismo può dire quello
che Paolo VI diceva della chiesa: “Abbiamo due madri: il Vangelo e la storia”.
La mia lettera confidente, affettuosa (e seria), non può chiudersi che sulla “scelta religiosa”,
vissuta nell’esperienza concreta di una parrocchia, della nostra parrocchia. Di essa voi, da 50
anni siete parte viva originale e preziosa.
Per questo, a nome di tutta la comunità vi auguro, nella fraternità scout
BUONA STRADA!
Noale, 06 Agosto 2003
Il parroco Don Giuseppe
Prima di Cominciare
L
a progettazione di una impresa è sempre
un momento di grande intensità spirituale,
nel quale confluiscono sentimenti contrastanti:
l’entusiasmo per le cose da realizzare, la gioia
di ritrovarsi insieme, ma anche il timore di non
essere all’altezza del compito che ci aspetta.
Con questo stato d’animo cercheremo di
raccontare la storia dello scautismo a Noale,
con l’umiltà necessaria a chi non scrive
per lavoro, contando però sulla forza ed il
coinvolgimento che gli stessi fatti raccontati
sapranno dare.
Il nostro è stato innanzitutto un lavoro
di ricerca, di ricostruzione e di ascolto delle
molte persone che negli anni hanno “giocato”
l’avventura dello scautismo.
Abbiamo scoperto, innanzitutto, che se
molte sono le strade per le quali ognuno ha
proseguito il suo cammino, per tutti l’esperienza
dello scautismo resta un momento della vita
mai completamente superato. Il patrimonio
Tra storia e memoria
di valori, le esperienze vissute, ma anche le
tecniche imparate e le competenze acquisite,
sono strumenti con i quali “colorare” in modo
del tutto originale ogni giorno della vita.
Abbiamo riascoltato, dalla voce dei
protagonisti, una moltitudine di aneddoti,
vicissitudini, dialoghi e pensieri. Tutto ci è
stato prezioso ed utile nella nostra ricerca,
aiutandoci ad approfondire e completare il
nostro lavoro.
In questo libro citeremo comunque solo
i momenti salienti che, in tutti questi anni,
hanno contraddistinto la vita di tante ragazze e
ragazzi, di adulti e di giovanissimi, accomunati
da una unica grande speranza: “lasciare
il mondo un po’ migliore di come l’hanno
trovato”.
“Guardare il passato per capire il presente
e progettare il futuro”: questo è lo spirito con
cui abbiamo ripercorso questa epoca che, con
grande nostalgia e con un pizzico di coraggio,
proveremo a raccontare.
1953 - LA NASCITA
Q
uando nel 1953 Giancarlo Bombieri,
proveniente da Spresiano decide, per
iniziativa personale, di fondare le prime 3
squadriglie maschili, Noale è ancora un
piccolo paese agricolo dove solo le ACLI e
l’Azione Cattolica hanno una forte identità
derivante dal profondo radicamento nella vita
socio-politica, culturale e religiosa.
Giancarlo Bombieri
Lo scautismo, a livello
nazionale, è ancora in
fase di ricostituzione
dopo lo scioglimento
imposto
dal
regime
fascista e sembra essere
una realtà staccata dal
contesto paesano, che
vede nella divisa e nel
desiderio di vita all’aperto
una stravagante e forse
ingiustificata voglia di
diversità e libertà.
Ma l’entusiasmo di Bombieri non si
affievolisce, anzi, fa aggiungere al gruppo
iniziale altri componenti desiderosi di saggiare
questo nuovo modo di vivere la natura e
l’amicizia. Il 25 ottobre 1953 fonda il “Clan
della Torre” di Noale.
Il distintivo è composto di una Torre di
colore giallo-oro in campo rosso, da portare
sulla tasca destra dell’uniforme. Due pattuglie
formano il clan: la pattuglia “Argo”, con a
capo Gianni Brocchetto e componenti Duilio
8
Origini del Gruppo Scout a Noale
Franzoi, Gianni Franzoi e Flavio Pamio e la
pattuglia “Orsa Maggiore” con a capo Mario
Pavanello e componenti Cesco Carraro,
Eugenio Conti e Pino Baldan.
Si tengono regolarmente delle riunioni
settimanali (Capitoli), con recita del Rosario e
commento del Vangelo a casa dei vari rover.
Nel gruppo originario c’è molta allegria e si
ottengono buoni risultati.
Si tratta del primo seme di tanti altri che
sarebbero poi seguiti, che trova spazio nella
terra ancora brulla e che permette a questo
gruppo di ragazzi di vivere la fantastica
avventura di un primo campo invernale ad
Asiago dal 2 al 4 gennaio 1954.
A vivere l’esperienza del campo, oltre ai
su menzionati ci sono anche Luciano Pesce
e l’assistente Don Alfredo Brocchetto. A quel
tempo, parroco di Noale è Don Giovanni
Basso. Successivamente alla costituzione del
primo Clan, la cui Carta viene solennemente
firmata il 31 gennaio 1954, nasce anche il
primo “Riparto” ASCI.
L’anno successivo, in modo totalmente
indipendente, lo scautismo Noalese si
arricchisce anche della presenza di alcune
coraggiose
ragazze,
che,
capitanate
da Caterina Franzoi e Ada Dal Corso e
organizzate in due squadriglie, costituiscono
il primo Riparto femminile AGI con assistente
Don Luigi Comacchio. Il gruppo maschile e il
La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale
gruppo femminile, AGI e ASCI, coerentemente
con la realtà del tempo, portano avanti attività
distinte e rigorosamente separate con solo
occasionali momenti di contatto.
Negli anni 1954-55 il gruppo partecipa ai
giochi di San Giorgio a Treviso e all’uscita di
Castellino delle Formiche. Si tratta delle prime
grandi avventure vissute con tanta serenità e
spirito fraterno, valori fondamentali per la vita di
uno scout. Gradualmente, la consapevolezza
che lo scautismo non è solo avventura e gioco
ma, soprattutto, proposta educativa, inizia
a prendere piede nella coscienza di questi
primi scout noalesi, e si avverte la necessità di
formare nuovi capi. Mario Pavanello partecipa
quindi al campo scuola nazionale di Colico per
Capi Rover.
La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale
Tuttavia quando, per ragioni professionali,
sia Giancarlo Bombieri che Mario Pavanello,
lasciano il gruppo, non sono ancora presenti
dei capi in grado di sostituirli e gli scout
cessano di essere una presenza effettiva nella
comunità di Noale. E’ il 1958. Parallelamente
anche il gruppo femminile sperimenta la
stessa carenza e, a causa della mancanza di
capi che assicurino una continuità nella azione
educativa, si disgrega, cessando di fatto, forse
già nel 1957, ogni attività.
Giancarlo Bombieri, si trasferirà in seguito
a Scorzè, dove continuerà per lunghi anni la
sua avventura nello scautismo.
9
1958 - IL BUIO
P
assano alcuni anni di silenzio durante i
quali nessun canto e nessuna preghiera
scout si diffonde per le stanze dell’Oratorio di
Noale.
Le persone che più direttamente si erano
impegnate per dare corpo all’associazione
sono ora in parte assorbite da impegni
di lavoro, in alcuni casi si sono trasferite
lontano da Noale, in altri sono prese dal
completamento degli studi.
Al contempo chi ha militato nel gruppo
in questo breve periodo, non se la sente di
accollarsi l’impegno di proseguire una attività
che richiede disponibilità, ma anche impegno
e capacità educative.
Le prime difficoltà
La parrocchia non sembra preoccuparsi
troppo del momento di difficoltà del gruppo
scout e, da essa non perviene alcun sostegno.
Forse non si sono ancora comprese le
potenzialità e l’originalità del movimento.
Sta di fatto che di questo primo periodo,
non solo va dispersa ogni esperienza, ma ben
presto viene inspiegabilmente cancellata ogni
traccia di quel primo tentativo di introdurre lo
scautismo a Noale. Inspiegabilmente, perché
nel reperire queste informazioni, abbiamo
potuto constatare quanto sia vivo ancora
oggi, a distanza di 50 anni, il ricordo di quei
giorni nelle persone che per prime hanno
dato vita al movimento scout a Noale.
Le Guide nel 1953
10
La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale
1964 - LA RINASCITA Dopo le difficoltà il Gruppo riparte
N
el 1964, la crisi delle vocazioni é ben lungi
a venire. La parrocchia di Noale è servita,
di norma, oltre che dal parroco, da almeno
tre cappellani. Sono abbastanza frequenti
gli avvicendamenti tra questi ultimi. Nel loro
spostarsi da una comunità parrocchiale
all’altra, spesso introducono nuove idee ed
esperienze.
diventati adulti e poi genitori, l’appartenenza a
questo mondo fantastico sarebbe proseguita
più avanti, attraverso l’esperienza dei propri
figli entrati in Riparto o in Noviziato. Ricordiamo
infine, non potendo elencare i nomi di tutti, i
più giovani Massimo Casotto, Jacques Basso,
Carlo Vanzetto che diverranno i primi capi
squadriglia delle squadriglie Tigri e Volpi.
Ed è proprio un nuovo cappellano, Don
Claudio Pasqualini, forte dell’esperienza
scout maturata nel precedente incarico a
Cavasagra, che reimpianta il seme che farà
rinascere lo scautismo a Noale.
Il rinato Gruppo Scout muove i suoi
primi incerti passi in un ambiente difficile,
guardatao forse con diffidenza dalle altre
associazioni operanti nell’ambito paesano.
La ricostituzione è stata voluta più da Don
Claudio che della comunità parrocchiale che
continua a guardare con curiosità questi nuovi
stravaganti e chiassosi intrusi nell’oratorio, con
le loro iniziative a volte strane e pittoresche.
L’entusiasmo non manca e, in questi
primi anni sessanta, un gruppo di scout rivive
l’esperienza del campo, unendosi al Gruppo
di Cavasagra. In seguito, Don Claudio si
appoggia al Gruppo Mestre I per essere
supportato in questa nuova esperienza. Da
Mestre, infatti, arriva l’aiuto di due Rover: Milo
Polles e Franco Duse.
Solo allora, a Noale, si comincia a
comprendere, a distanza di dieci anni dal
primo tentativo, il valore e l’importanza del
messaggio e del progetto educativo di Baden
Powell e dell’ASCI.
Nell’inverno del 1964 riparte quindi
l’avventura
dello
scautismo
noalese.
L’entusiasmo di Don Claudio e la disponibilità
al servizio di Milo e Franco riescono ad
aggregare un eterogeneo gruppo di ragazzi
che avrebbero dovuto dar luogo al primo
nucleo del Riparto e del Noviziato-Clan.
Ricordiamo fra questi Giovanni Vanzetto,
che diventerà una figura “storica” per lo
scautismo noalese. Per lui, come per altri scout
La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale
11
Branca Esploratori e Guide
DOCUMENTI & Schede
La promessa degli scout, un fondamento del metodo educativo
Che cosa chiedi?
Di diventare uno scout
Per quanto tempo?
Se piace a Dio per sempre
Sai cosa significa diventare uno scout?
Significa meritare fiducia perché sincero e onesto
Conosci la legge scout?
Si
Recita la tua promessa
Con l’aiuto di Dio prometto sul mio onore di fare del mio meglio:
per compiere il mio dovere verso Dio e verso il mio paese;
per aiutare il prossimo in ogni circostanza;
per osservare la legge scout
Queste le parole della promessa scout.
Con questa cerimonia caratteristica i ragazzi vogliono esprimere la loro volontà di fare parte della grande
famiglia degli scout, la volontà di impegnarsi a fondo per prepararsi ad essere degli uomini in gamba,
uomini al servizio del prossimo.
È un impegno solenne di milioni di scout nel mondo; è un impegno del ragazzo col capo e del capo con
lui; è un impegno davanti a Dio e ai fratelli; è un impegno a far sempre del proprio meglio.
Già da queste premesse si capisce che la promessa non è una cosa che si improvvisa. Ci vuole molto
tempo, molto lavoro e molto amore per preparare un ragazzo alla promessa.
Il ragazzo deve comprendere bene il senso dell’impegno, la sua deve essere una scelta cosciente e
responsabile.
Così il ragazzo scopre quali sono le virtù degli scout, cioè lealtà, servizio, energia, coraggio, disponibilità
e amicizia per tutti. Capisce il senso della buona azione, la forza del sorriso e del buon umore, che si
trova la felicità non cercandola per sé, ma procurandola agli altri. Capisce che chi fa la promessa non è
più padrone di se stesso, ma si mette a disposizione del prossimo, del proprio paese e di Dio.
La legge Scout
La guida e lo scout:
1) Pongono il loro onore nel meritare fiducia.
2) Sono leali.
3) Si rendono utili e aiutano gli altri.
4) Sono amici di tutti e fratelli di ogni altra guida e scout
5) Sono cortesi.
6) Amano e rispettano la natura.
7) Sanno ubbidire.
8) Sorridono e cantano anche nelle difficoltà.
9) Sono laboriosi ed economi.
10) Sono puri di pensieri, parole e azioni.
12
La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale
Don Claudio, però, non demorde dal suo
obiettivo ed ha l’intelligenza e l’accortezza di
coinvolgere il più possibile le famiglie nel nuovo
“grande gioco”. Incontra
spesso i genitori per illustrare
il metodo e le finalità dello
scautismo. I suoi sforzi ed il
suo entusiasmo contagiano
ben presto alcuni genitori
che non negano la loro
collaborazione. Tra gli altri,
ricordiamo con riconoscenza
Toni Casotto, Salvi Smania,
Efrem Zanibellato, Sergio
Tiepolo e Anna Basso, che
sarà la sarta che cucirà le
prime divise e fazzolettoni
del Gruppo Scout.
Noale I. E’ questo un campo molto importante
per la folta partecipazione di scout e al quale il
Riparto Giovanni XXIII di Noale partecipa con
le squadriglie Tigri (Csq.
Massimo Casotto) e Volpi
(Csq. Jacques Basso).
Il 26 Giugno 1965 è la data delle prime
promesse e della nascita formale del nuovo
Riparto Giovanni XXIII. Le promesse,
celebrate con una suggestiva cerimonia serale
nella chiesetta dell’Assunta in Oratorio, sono
la conclusione di un primo intenso periodo di
preparazione curata con ammirevole spirito
Fra il 1965 e il 1966 Bruna Piazza raccoglie
un primo gruppo di ragazze, tra le quali
ricordiamo Maura Ghedin, Daniela Lamon,
Gianna Pavanetto, Emanuela Lovo, Natalina
Ghedin, Alessandra Zucconi, Cinzia Cibin,
Goretta Ruffato, Miriam Bortolozzo, Daniela
Gardin e Rossella Tiepolo.
di servizio da Milo Polles e Franco Duse di
Mestre.
Nei giorni successivi si parte per il campo
estivo in Val di Gares. È questo è il primo vero
campo del rinato Gruppo Scout, organizzato
dal Mestre I con capo campo Giuseppe
Romanin ed assistente Don Armando De
Pieri, ed a cui partecipano una squadriglia di
esploratori di Noale ed un gruppo di novizirover.
Nel 1966 il campo estivo si svolge a
Calalzo in Val d’Oten. Esso viene organizzato
congiuntamente dai gruppi Mestre I, Mestre II e
La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale
Il 1966 è anche l’anno
della rinascita delle Guide
dell’AGI a Noale, grazie
al solito Don Claudio
e a Bruna Piazza che,
studentessa a Treviso,
frequenta autonomamente
con alcune compagne di
scuola il gruppo AGI della
parrocchia del Duomo della
città.
Esse ridanno vita al Riparto femminile
dell’AGI noalese. Come sede ricevono
un polveroso stanzone sopra il cinema
parrocchiale (ora Sala S. Giorgio) ben
staccato dalla sede degli Scout come allora si
conveniva. Nel luglio del 1966 le guide noalesi
partecipano al loro primo Campo estivo in
Val D’Oten con le due squadriglie Pellicani
ed Antilopi. Le loro prime uscite vengono
effettuate assieme al Riparto di Treviso, dal
quale ricevono aiuto e collaborazione. L’anno
successivo piantano il loro secondo campo in
Alpago sempre con le sorelle trevigiane.
13
Agesci - Progettare l’educazione
CONTRIBUTI & Opinioni
Il 1974 ha segnato la svolta principale nella storia dello scautismo italiano. In quell’anno, infatti, ASCI
ed AGI – rispettivamente le associazioni scout maschili e femminili – scelsero di unire i loro sentieri per
realizzare un nuovo progetto. Nacque così l’AGESCI, Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani. Fu
una scelta coraggiosa che nasceva dalla consapevolezza di proporre un percorso educativo comune;
la nuova proposta, pur mantenendo un’evidente continuità con la tradizione, forniva però un approccio
innovativo all’esperienza dello scautismo.
Il progetto, rispettoso delle identità sessuali e delle esigenze di ogni fascia d’età, si proponeva di
condurre i giovani tra i 21-22 anni a scoprire in modo autonomo e responsabile che la propria realizzazione
può avvenire solo mettendosi a servizio degli altri.A quasi trent’anni di distanza, questa scelta non è più in
discussione, anche perché è stata maturata e sperimentata in prima persona da quei ragazzi che, oggi
capi, la portano avanti e la testimoniano negli staff misti nella direzione delle unità.
Talvolta, però, dimentichiamo che altre intuizioni sorte nello stesso anno si sono rivelate
estremamente lungimiranti alla luce della realtà odierna. Credo siano queste le scelte che continuano
oggi a fare dell’AGESCI un laboratorio permanente di educazione e di promozione dell’individuo.Una è
l’idea di Comunità dei Capi che ha preso il posto dell’Equipe Direttiva propria dello scautismo delle origini
che si occupava principalmente della direzione organizzativa del gruppo. A quei tempi la maturazione
dell’individuo, la promozione delle relazioni, la formazione permanente erano lasciate all’iniziativa
personale del singolo capo, inserito molto spesso in una società “a misura d’uomo”.Oggi, in un’epoca
dove proposte tipiche dello scautismo come gioco, ecologia, avventura e volontariato sono a portata di
mano in un insieme disordinato di opportunità, la ricchezza della proposta scout può essere compresa
solo se affidata a persone in grado di testimoniare tali valori non solo a parole, ma anche con la realtà
della loro vita.
Per questo lo scautismo si rivolge alla persona nella sua interezza e, tramite la Comunità Capi,
supporta gli educatori cercando di offrir loro stimoli ed occasioni per una continua crescita nelle diverse
dimensioni della loro vita. La Comunità Capi, quindi, non si preoccupa solo della relazione educativa che
il capo instaura con il ragazzo, ma anche della relazione che questi ha con se stesso, della sua capacità di
relazionarsi con gli altri, della sua crescita religiosa, della sua relazione con il mondo, accompagnandolo
a realizzare la propria vocazione. Ecco perché essere un educatore scout non è solo una questione di
competenza nel settore, ma diviene espressione della personale ricchezza e solidità del capo che è
chiamato a donare se stesso in prima persona, senza sperare di nascondersi dietro un’uniforme o un
ruolo. Oggi la Comunità Capi ha l’ambizione e il dovere di mirare proprio a questo.
L’altra idea nata nel 1974 è quella del Progetto Educativo. Termini come “intenzionalità” e
“progettualità”, alla base della proposta scout dei giorni nostri, non sono sempre stati usati in
associazione. Prima esistevano altre parole, come “metodo” e “arte”. L’idea di fondo era che per formare
dei bravi capi che fossero in grado di svolgere bene il loro servizio, bisognava occuparsi del trapasso
di esperienze da capo più esperto a capo giovane, tenendo vive le tradizioni e il sistema di condurre le
attività.Il cambiamento è partito dalla sempre più forte esigenza di educare i nostri giovani alla pace,
alla giustizia, all’uguaglianza, al rispetto dei diritti, alla fede.Ecco quindi che termini come intenzionalità
– che significa che le attività proposte ai ragazzi hanno uno scopo ben preciso – e progettualità – vale a
dire che tali scopi non si possono improvvisare – sono diventati le nuove parole d’ordine della proposta
educativa scout.
Il Progetto Educativo è il documento scritto che raccoglie le linee e le intenzioni educative della
Comunità Capi ed è quindi lo strumento che rende l’azione educativa continuativa e adatta alla realtà
dei ragazzi presenti in quel preciso momento nel gruppo. La stesura di un Progetto Educativo è poi una
preziosa occasione di confronto e di crescita per i capi che si interrogano sulla realtà che li circonda e
decidono insieme su cosa impegnarsi e insieme si sentono responsabili della proposta educativa.
Ivone Dall’Agnol
14
La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale
All’epoca i gruppi scout maschile e
femminile fanno parte di due associazioni
autonome e distinte –ASCI e AGI- che
confluiranno nell’AGESCI solo nel 1974. Anche
i riparti noalesi svolgono attività separate con
occasionali momenti di collaborazione. Oltre
alle ricorrenti Giornate Missionarie, Aperture
dell’Anno Scout, collaborano anche nel
soccorso alla popolazione di Croce di Piave
dopo l’alluvione del 1966. Ma, in genere,
i rapporti fra i due gruppi sono piuttosto
conflittuali. Le ragazze accusano gli scout
di maschilismo e questi snobbano le guide
ritenendole, quantomeno, “imbranate”.
Nel 1967 per gli Scout di Noale inizia un
fruttuoso periodo di collaborazione con il
Gruppo di Scorzè, geograficamente più vicino
e con maggiori affinità socio-culturali rispetto
ai più “emancipati” scout cittadini di Mestre.
Con Scorzè si faranno i Campi di Falcade, di
Borca di Cadore (La sq.Tigri con csq. Carlo
Vanzetto e vice csq. Roberto Zanibellato vince
il campo). L’esperienza si rivela importante per
Noale perché entra in contatto con un gruppo
già ben sviluppato e radicato, che ha maturato
Viene sostituito dal nuovo assistente,
Don Mario Carniel, che, pur non avendo mai
vissuto esperienze scout, con impegno e
buona volontà partecipa nel 1969 al suo primo
campo estivo a Pra Longo di Forno di Zoldo.
Questi sono, però, anche gli anni della contestazione giovanile, che ha messo in discussione i valori e le gerarchie del passato. Il
movimento scout (anche quello noalese) vive
questo grande travaglio ideale con fibrillazioni,
fughe in avanti, abbandoni e frustrazioni tipiche dei momenti di crisi
Il 25 Febbraio 1969 viene ufficialmente
costituito il Clan con a capo Duilio Bertolin.
Dal 1970 al 1973 capo campo è Roberto
Zanibellato coadiuvato da Massimo Casotto.
Ricordiamo il Campo estivo ai Piereni di
Fiera di Primiero, con la frattura al braccio di
significative esperienze e formato una
autorevole Comunità Capi. Ricordiamo, fra gli
altri, l’allora Capo Gruppo G. Carlo Bombieri,
il responsabile della Comunità Capi Natalino
Pamio, il Capo Riparto Giovanni Simionato e
gli Aiuto Capi Igino e Leone Michieletto.
Purtroppo il 1967 è anche l’anno del
trasferimento di Don Claudio Pasqualini,
nominato parroco di Chiesa Nuova di S.Donà
di Piave. È un brutto colpo per l’ancor gracile
gruppo scout di Noale che rimane senza guida
e sostegno in un clima parrocchiale ancora
difficile.
Abluzioni al campo - 1970
La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale
15
Romeo Gatto e la ferita da ascia di Checco
Zanibellato detto “Tarzino”; nel 1971 il
campo a Vallada con lo Scorzé: di quell’anno
sono famose le punture di vipere (Andrea
Zalunardo!) e l’appendicite di uno squadrigliere
che non si era mai lavato (immaginate quando
arrivò in ospedale!). Il campo 1972 si svolge
a Forcella Cibiana: viene a trovarci, oltre al
parroco don Giacomo Cusinato, il vescovo
Mons. A. Mistrorigo. In quell’anno restano
memorabili il campo mobile finale attorno al
Civetta, la messa celebrata da don Luciano ai
piedi del ghiacciaio e le preghiere per ritrovare
il sentiero smarrito. Nel 1973 il campo di
Forcella Staulanza si fa ricordare oltre che per
il posto bellissimo, per la contestazione e la
crisi dei capi squadriglia.
Giovanni Vanzetto si trova giovanissimo
ad essere il maggior responsabile, assieme a
Duilio Bertolin, dell’ASCI di Noale. Lo stesso
accadrà in seguito a Roberto Zanibellato,
che dal 1967 al 1973 collabora con Giovanni
nella gestione del Riparto. Nonostante la
giovane età, questi capi riescono tuttavia a
proseguire nell’impegno, supportati dall’aiuto
degli Assistenti Ecclesiastici, e dall’aiuto,
pur indiretto, delle strutture associative
provinciali, oltre che dalla collaborazione
dei Gruppi di Scorzè e Mestre. Essi cercano
inoltre di approfondire la propria preparazione
di educatori scout, partecipando ai corsi di
formazione ed ai campi scuola a Cornuda
e a Colico. In questi anni il Gruppo Noale I
partecipa a tutte le manifestazioni di zona:
Giochi di S. Giorgio, Campi di Alta Squadriglia,
Fuochi di Pentecoste.
Fra il 1969 ed il 1970 l’esperienza delle
ragazze termina a causa del disimpegno per
motivi famigliari di Bruna Piazza. Non si è
purtroppo ancora costituito un gruppo di capi
a cui cedere il testimone.
Foto di Riparto - 1970
16
La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale
Don Luciano racconta...
CONTRIBUTI & Opinioni
A Noale ho iniziato il mio servizio di prete e degli otto anni che vi ho trascorsi, conservo un
ricordo bellissimo, soprattutto per l’esperienza vissuta con gli scout. Dello scautismo non conoscevo
assolutamente niente. E quando, appena arrivato, Don Giacomo mi propose di fare l’assistente degli
scout, accettai con una certa preoccupazione. Preoccupazione che sparì subito, al primo incontro con i
capi e con i ragazzi, che mi accolsero con molta simpatia e mi fecero sentire perfettamente a mio agio.
E così cominciò un’esperienza felice, vorrei quasi dire felicissima, che mi ha lasciato una profonda
nostalgia: esperienza di amicizia vera e forte, di stima reciproca, di collaborazione, di iniziative sempre
coinvolgenti, di gioia di stare insieme, di camminare di incontrarsi con il Signore nella preghiera,
approfondendo la propria fede.
Era una vera gioia trovarsi insieme ogni settimana con i capi e i ragazzi per programmare le attività,
affrontare i problemi, preparare le imprese e soprattutto i campi estivi e invernali, che erano i momenti
più forti. Non tutto è andato sempre per il verso giusto: ci sono state difficoltà, delusioni e anche qualche
fallimento. C’è stato un momento (nel 1973) in cui sembrava che l’esperienza scout dovesse scomparire.
E invece è ripresa con un nuovo slancio.
Anche se assente da Noale ormai da tanto tempo, l’amicizia non è venuta meno con i “miei” ragazzi:
li considero sempre così, anche se adesso sono adulti e professionisti affermati (Roberto, Andrea, Carlo,
Marco, Vanni, Anna, Stefania, Graziella, Orianna, Livio, Ivone, Luca…)
Sento nel cuore una profonda
gratitudine per l’amicizia e la gioia
che hanno saputo donarmi e per
la collaborazione e la disponibilità
che le loro famiglie non hanno mai
fatto mancare.
Mi unisco alla gioia e alla
gratitudine di tutti per questi 50
anni di vita dell’Associazione e
ringrazio il Signore per gli 8 anni
che ho vissuto con loro.
Don Luciano Barichello
La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale
17
UN RADICAMENTO STENTATOLa ricerca della continuità
D
ifficoltà
ricorrenti
con
attività
discontinua e frequenti spegnimenti
e riaccensioni. Ai pochi lettori, che con
caparbietà e determinazione tutta scout, ci
hanno fin qui seguito, sarà risultato evidente
come dalla nascita del movimento fino a ora, si
siano alternati a periodi floridi altri momenti di
latenza. L’attività finora realizzata dal gruppo è
priva di continuità.
Forse sarebbe importante individuare,
a seguito di alcune attente riflessioni, quali
sono stati gli insegnamenti che i gruppi
successivi hanno tratto da questa prima
esperienza. Ogni gruppo sembra avere avuto
caratteristiche peculiari e un’identità precisa.
Solo l’impazienza di mettersi alla prova e
sfidare la banalità quotidiana con esperienze
audaci sembrano essere stati fattori comuni.
Ci sono ancora gli Scout a Noale?
ARCHIVIO Storico
Forse qualcuno si sarà fatto questa domanda. Da un bel po’ di tempo non si vedono più in giro
pantaloni corti addosso a ragazzi non più tali, camice che sembrano più una raccolta di mostrine che un
indumento, fazzolettini azzurri che danno tanta aria di importanza. Nelle processioni non si vedono più
giovanotti dirigere il traffico e fare concorrenza ai vigili urbani.
Sono scomparsi gli scout? Per rispondere a questa domanda, ricorriamo ad un paragone, facile
da capire anche per i bambini. Quando una volta si giocava a fare le barchette di carta nei canali,
succedeva che queste restavano in gruppo compatto finché l’acqua era tranquilla e il percorso diritto. Ma
non appena incontravano una piccola rapida o una svolta, allora succedeva di tutto: alcune affondavano,
altre restavano impigliate ai cespugli, altre ancora si trovavano prigioniere di qualche gorgo. Solo poche
proseguivano per la loro strada, arrivando a destinazione.
Questo più o meno è capitato tra gli scout di Noale. C’è stato un forte assottigliamento tra le nostre fila.
Le cause? Le più svariate! Alcune comprensibili altre meno. Comunque non siamo scomparsi. Questo è
l’importante. Anzi! Le fila si stanno di nuovo ingrossando.
È in gestazione, speriamo non troppo lunga, la nascita di un nuovo Riparto. Non è un’impresa facile.
Ma l’impegno e l’entusiasmo degli animatori non mancano. C’è stato un incontro con i genitori dei ragazzi
che dovrebbero costituire il nuovo Riparto per portarli a conoscenza del lavoro che intendiamo svolgere
con i loro figli e delle mete a cui vogliamo arrivare. Ogni domenica dopo la Messa del fanciullo organizziamo
giochi e attività per impegnare i ragazzi e aiutarli a stare insieme, a essere attivi e responsabili. Speriamo
che tutto proceda secondo i nostri desideri. Noi siamo convinti che lo scautismo sia uno strumento valido
e moderno per l’educazione dei ragazzi, per la loro formazione umana e cristiana.
Per questo lavoriamo.
Per questo non vogliamo che scompaia dalla nostra comunità.
Gruppo scout di Noale
DA UN ARTICOLO DI NOALE INSIEME
18
La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale
Nel 1973 l’esperienza istituzionale del
Riparto è praticamente finita. I capi che
finora anno guidato il gruppo non possono
più continuare nel loro impegno. A causa
della carenza di capi il Riparto viene
temporaneamente chiuso. In questa fase,
Roberto Zanibellato guida il Noviziato/Clan.
Per poter far ripartire l’attività scout, due
giovani del noviziato, Marco Basso e Andrea
Zalunardo svolgono una attività di catechisti
per i bambini di dieci anni facendo così
conoscere loro anche aspetti del metodo
scout. Introducono così a Noale, anche se in
modo sperimentale e temporaneo, la branca
dei lupetti.
Questo piccolo gruppo di bambini fa
il suo primo campo a Lamon, suddiviso
in due sestiglie: I Lupi Rossi, con Gianni
Baratto, Ivone Dall’Agnol, Massimo Pavan
e Paolo Michieletto, ed i Lupi Pezzati, con
Giovanni Cagnin, Davide Marcellan, Luca
Zampieri. Il carisma dei pur giovani capi e la
innegabile forza del metodo proposto rendono
l’esperienza entusiasmante. Quasi tutti questi
bambini, infatti, rimarranno nel gruppo per
moltissimi anni, arrivando fino a sostenerne
- e a lungo - la guida come capi scout.
Giovanni Zampieri e Lucio Tiepolo. Vengono
formate due Squadriglie: Volpi e Tigri, i cui capi
sono gli stessi che, durante il campo estivo,
hanno sperimentato la gestione delle sestiglie
Giovanni e Gianni.
Il gruppo inizia così ad essere istruito
a seguire e vivere lo spirito scout. Intanto
vengono raccolti altri “discepoli” ed il reparto
conta ormai due squadriglie di sette ragazzi
ciascuna, quattro capi e un assistente.
Viene anche riaperta la sede all’ultimo piano
dell’oratorio, quella con il tavolo ovale, con la
cerimonia della consegna dei fazzolettoni.
Sempre nel 1974 il noviziato si allarga
alla componente femminile: con opera di
convincimento prontamente ribattezzata “il
ratto delle Sabine,” entrano a farne parte
cinque ragazze provenienti dai gruppi di
Azione Cattolica: Antonietta Garbuio, Stefania
Sartori, Anna Zalunardo, Federica Palla e
Oriana Muffato.
Grazie all’impegno del “Noviziato misto”,
così costituito è potuta continuare l’attività del
Reparto, che ha visto così aumentare i suoi
iscritti.
Non possiamo dimenticare, in particolar
modo, la lunga militanza di Ivone, che entra in
questo anno a far parte della grande famiglia,
per rimanervi ininterrottamente fino ad oggi,
protagonista e testimone di 30 anni della
nostra storia.
Nel 1974 è possibile reiniziare un’attività
di Reparto con un nucleo composto da due
squadriglie. Gli animatori sono ancora Andrea
Zalunardo e Marco Basso, coadiuvati da
La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale
19
Nel 1975 è così possibile effettuare a
Caralte un campo esploratori di dieci giorni
in tenda. L’esperienza si rivela molto umida
per i nostri giovani esploratori, ma le due
squadriglie presenti al gran completo, sono
cariche di entusiasmo. Dopo un veloce
allestimento del campo e due giorni di
pioggia battente, viene effettuata la giornata
dei genitori e poi finalmente una settimana da
sballo, un divertimento senza confini, fino al
gioco notturno dell’ultima sera.
Alla ripresa delle attività in ottobre, viste le
molte richieste, i capi decidono di allargare il
gruppo e si forma così la squadriglia Aquile
con csq. Roberto Gatto.
Il gruppo di esploratori è ormai numeroso e
conta circa 20 ragazzi. Le attività sono molto
interessanti ed aiutano i ragazzi ad acquisire
competenze. Si scoprono così le specialità e
20
si avvia la prima progressione personale. Il
campo estivo del 1976 si svolge nella valle del
Mis ed è ambientato sulle olimpiadi. In questo
campo viene anche organizzata una avventura
nuova ed emozionante per i ragazzi: la prima
uscita di squadriglia. Al campo sono presenti
per la prima volta, come aiuto capo, delle
ragazze del Noviziato.
Con il campo del 1977, in Val formica nell’
Altopiano di Asiago, il Reparto guadagna
un’altra squadriglia. Il numero dei componenti
diventa davvero rilevante. Le difficoltà dei
primi anni 70 sembrano, per il momento,
superate. Andrea Zalunardo, a poco a poco,
emerge come capo carismatico in grado di
lasciare un segno nelle attività e di coinvolgere
Intensamente i ragazzi nella vita scout. Per le
sue capacità di educatore, verrà ricordato
per anni come il “prototipo” del buon Capo
Reparto.
La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale
Il Noviziato, successivamente diventato
Clan, amplia la sua attività di servizio. Per due
anni consecutivi (1975/76), organizza presso il
cinema parrocchiale un cineforum con dibattito
finale su temi politico-sociali. Notevole è la
partecipazione di pubblico anche perché in
quel periodo le iniziative e le proposte culturali
sono scarse.
Ci si rivolge anche agli anziani del paese
con un’attività assistenziale che si svolge sia
all’interno della Casa di Riposo sia presso le
abitazioni dei singoli anziani; a gruppi di due
si segue un anziano in modo continuativo,
instaurando così anche un rapporto personale
ed affettivo.
In questo periodo cresce soprattutto
l’inserimento del Gruppo Scout nella comunità
parrocchiale, migliorando il dialogo con gli
Route Nazionale R/S
altri gruppi ecclesiali. Ciò è testimoniato dalla
partecipazione di alcuni capi alla Comunità
Pastorale. È a partire da questi anni che
l’attività scout non conoscerà altre interruzioni
sino alla ricorrenza del cinquantenario.
Roberto Zanibellato con Marco, Andrea,
Vanni, Carlo, Lucio partecipano come Clan
alla prima Route Nazionale alla Mandria (TO
1975)
Nel 1976 il Gruppo Scout si dimostra
antesignano di un’attuale attività di successo
della Pro Loco. Recupera infatti l’antica
tradizione della “Pirola Parola” preparando
la catasta di fascine in piazza Calvi (ora
Castello). Il pubblico però non ne può godere
perché ignoti piromani la incendiano durante
la celebrazione della S.Messa vespertina del
5 gennaio.
ARCHIVIO Storico
«Abbiamo partecipato alla prima Route Nazionale della Comunità R/S (Rover e Scolte) assieme a 5000
ragazzi e ragazze (dai 17 anni in su) sulla strada dell’impegno quotidiano.
“Mi sono fermato per un attimo: mille uomini mi han detto una parola, altri mille mi han sorriso, altri mille
mi han detto resta, e tutto questo è bellissimo…
Ma ho continuato la mia strada, ed ora dentro di me, sento di avere nel mio cuore la gioia e quello che
è bellissimo, è bellissimo…”
Sono le parole di un canto forte e dolcissimo che in 5000 fra Rover e Scolte abbiamo ripetuto decine e
decine di volte per dirci arrivederci dopo aver vissuto una settimana gomito a gomito.
Quattro giorni di cammino duro e impegnativo sulle montagne (Monte Bianco) fra nevi, ghiacciai e
panorami stupendi, tre giorni al campo fisso (Parco della Mandria) radunati in una gioiosa e fraterna
assemblea ci hanno permesso di fare un’analisi seria e una autocritica del come noi Scout viviamo nella
società, nella Chiesa, nella nostra Associazione.
Abbiamo deciso che vogliamo costruire un mondo migliore, dove l’uomo rispetta l’altro uomo, dove
il debole sia difeso ed aiutato, dove la vita, anche nella fatica e nel dolore, sia compresa ed amata.
Vogliamo cominciare da noi stessi a costruire questo mondo, perché crediamo che le grandi scelte si
alimentano nelle piccole fedeltà, e che ci sono ore in cui, oltre a predicare e necessario testimoniare. La
Route è stata una tappa importante e significativa [...]»
DA UN ARTICOLO DI NOALE INSIEME
La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale
21
1976 - UN NOVIZIATO IlEX
NOVO
Gruppo si apre a nuove esperienze
N
el 1976 sono attivi il Reparto e la
Comunità Capi mentre è assente la
Branca R/S. Quando Roberto Zanibellato
decide di rifondare un gruppo di novizi,
non ha assolutamente in mente in quale
rocambolesca avventura sta per cacciarsi.
Anche su indicazione del Parroco di Noale,
decide di provare a radunare un gruppo di
adolescenti, non tutti necessariamente vicini
all’ambiente parrocchiale
Nel giro di pochi mesi una dozzina tra
ragazzi e ragazze, scoprono che esiste lo
scautismo e che insieme potranno vivere
un’esperienza completamente diversa.
Quasi nessuno di loro ha mai portato uno
zaino o dormito sotto una tenda; certamente
nessuno ha, prima di allora, indossato una
camicia grigia e un fazzolettone. Ma senza
troppe premesse, il gruppo si ritrova ad un
primo grandioso campo invernale a Gallio.
Sono anni in cui, mediamente, gli adolescenti
non dispongono di molte risorse economiche.
Questo fattore, aggiunto allo spirito scout
che richiama alla semplicità e al rifiuto del
superfluo, fa sì che il campo si svolga in un
clima di assoluta parsimonia e frugalità.
La casa che li ospita ha a mala pena
le finestre; l’acqua, dato il clima polare, è
perennemente ghiacciata e si mangia senza
sprechi. Nonostante questo, quel gruppo di
ragazzi ancora oggi, a distanza di tanto tempo,
ricorda quei momenti con forte nostalgia ed un
22
po’ di commozione. Nel frattempo il gruppo
si allarga e sempre nuovi giovani noalesi
desiderano entrare a farne parte.
Roberto, aiutato da Graziella, cerca in
tutti i modi di dare sempre nuovi stimoli e di
trasmettere quanto più possibile i valori che
lo animano. Seguono altri campi: uno estivo
a Prada, vicino a Verona, ed uno invernale
sempre a Prada (1977). Lo spirito è sempre lo
stesso e cioè grande allegria, vivace iniziativa
ed un po’ di incoscienza.
Il campo estivo a Prada rappresenta per
il Noviziato il primo importante momento
di confronto con altri gruppi scout. In
quell’occasione, infatti, si ritrovano insieme
scout di Verona, di Padova e di Roma. Si
instaurano, da subito, tra i gruppi, forti legami:
esperienze e abitudini anche diverse non
rappresentano un ostacolo alla condivisione
e all’affiatamento. Il Noviziato così formato,
si dedica al rinnovo della propria sede, costruì
sce una barca per navigare lungo il Marzenego
e vince il primo premio per il miglior carro
mascherato al carnevale Noalese.
Poi, per una serie di motivi organizzativi
legati anche alla peculiarità delle persone
che lo compongono, il gruppo si scioglie
rapidamente, così come si è formato.
Ognuno prende la propria strada ,
ma qualcuno rimane nell’Associazione
continuando il proprio cammino scout come
La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale
capo. Graziella Favaro e Lucia Dalla Vecchia,
infatti, apriranno il Reparto femminile: poche
guide giovani, carine e con tanto entusiasmo!
Renzo
Gatto,
detto
“Cico”
muove
IL CAMPO SCOUT
i
primi passi come aiuto capo all’interno
dell’Associazione. Anche Renzo, con la sua
lunga militanza, merita di essere ricordato
tra le figure che caratterizzano la lunga storia
dello scautismo noalese.
ARCHIVIO Storico
Il campo è un momento forte della vita scout e una palestra in cui ci si esercita a donare, a vivere
fraternamente e gioiosamente; è questa l’occasione in cui il capo educatore può svolgere più a fondo
il suo lavoro, può fare qualcosa di più concreto per gli altri. Gli “altri” sono i ragazzi che si preparano a
essere gli uomini di domani.
“La foglia incolore, cede incolore;
ma la foglia verde diventa d’oro.
Noi che abbiamo trovata bella
la nostra giovinezza
troveremo bella anche la nostra vecchiaia”
(Chesterton)
Verso i dodici anni, infatti, i ragazzi cominciano a scoprire la loro individualità, avviano dei rapporti
sociali più veri e maturi, degli atti di volontà più autentici, delle scelte autonome e responsabili. È una fase
molto delicata nella crescita di una persona che può determinare le scelte dell’adulto di domani.
È un momento delicato anche per i genitori. Essi scoprono, infatti, che al loro figlio la famiglia
comincia a non bastare più, e hanno il coraggio di fare con i loro figli il gesto ampio e generoso del
seminatore, hanno capito che il seme se si tiene stretto in pugno per paura del freddo e delle intemperie
non germoglia, bensì avvizzisce. Se invece viene gettato nel solco, diventa grano maturo.
Immaginate una vasta radura erbosa, il cuculo che canta nel bosco, il torrente limpido che scorre
vicino, qualche capriolo che passe furtivo... In questa atmosfera dolce e silenziosa, lontano dal frastuono
della vita moderna, dall’ansia di correre, di fare in fretta, è piacevole seguire i ritmi naturali. Si trova il
tempo di fare e di imparare un sacco di cose. Si trova il tempo di guardare il sole che nasce, di imparare
ad orientarsi; di disintossicare i polmoni, di fare della buona ginnastica, di fare il bagno nell’acqua fresca
del torrente. Si impara a vivere con gli altri e a mettere tutto in comune, a essere più generosi. Si impara
a piantare una tenda, a costruire con le proprie mani tanti oggetti in legno; si conosce qual è la legna
buona da ardere, come si fa ad accendere un fuoco, a farsi da mangiare e a lavarsi pentole e stoviglie.
E intanto il capo osserva, corregge, aiuta, insegna.
Si gioca sempre in allegria con gli amici, ma si impara che le regole vanno rispettate, che in fondo per
uno scout in gamba vale di più perdere con lealtà piuttosto che vincere imbrogliando...
E ancora, c’e il tempo di guardare un tramonto, di pregare il Signore, di litigare con gli amici e di fare
la pace, di parlare col capo o col prete di qualche problema. E alla sera tutti attorno al fuoco, cosi pieno
di magia e di pace, riposiamo un poco e cantiamo assieme le vecchie canzoni. Una preghiera e poi il
Signore, attraverso la mano del sacerdote, ci benedice... e la pace di un sonno ristoratore già chiude gli
occhi a qualcuno...
Roberto Zanibellato
DA UN ARTICOLO DI NOALE INSIEME
La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale
23
GLI ANNI ‘80
A
nche gli anni 80 iniziano con un momento
di difficoltà per il gruppo scout. Come al
solito, impegni di lavoro e di studio impongono
ai vecchi capi di lasciare la guida senza avere
sostituti certi. Il Reparto diventa misto per
l’apertura, dopo più di 20 anni, di una nuova
squadriglia femminile. Le “Antilopi” sono
giudate da Laura Michieletto con vice csq.
Raffaella Pellizzon.
Il campo di Reparto del 1980 in Val di Gares
vede quindi la partecipazione di 3 squadriglie,
di cui una femminile. Assistente ecclesiastico
è Don Giorgio Tamai. I capi sono pochi ed
inesperti, ma riescono comunque a mantenere
l’attività a un buon livello educativo. L’anno
successivo il campo di Reparto è a Milies.
Lo scautismo si afferma a Noale
riuscita del campo, ma anche a strutturare e
rinnovare le tecniche e le attività del Reparto.
Per garantire una continuità metodologica,
viene chiesto l’aiuto di Roberto e Graziella
che, nel frattempo, si sono sposati e trasferiti
a Scorzè. Rientrano così, dopo una breve
assenza, due persone che, per la loro lunga
storia e per il loro attaccamento al Gruppo
di Noale, meritano di essere ricordate tra
gli appartenenti a quella ristretta cerchia di
persone che hanno lasciato un segno nello
scautismo noalese. Pur avendo lasciato il
nostro paese, infatti, Roberto e Graziella
continueranno ancora per molti anni ad
esercitare tramite la loro testimonianza, la
loro influenza positiva su intere generazioni di
ragazzi e capi scout.
Nel 1982 il Reparto di Noale è composto da
3 squadriglie maschili (Aquile, Lupi, Scoiattoli)
e due femminili (Volpi e Pantere) affronta,
con il Capo Reparto Andrea Fattori, il campo
estivo misto a Gosaldo.Il Noviziato ed il Clan,
guidati rispettivamente da Renzo Gatto e da
Roberto Zanibellato, sono composti ognuno di
una decina di persone ed effettuano insieme
un campo mobile intorno al Monte Civetta e al
Monte Pelmo.
Per garantire l’effettuazione del campo,
per la prima volta si chiede l’aiuto dei genitori.
Risponde all’appello Andrea Fattori che, con la
sua disponibilità ed il suo entusiasmo dà una
grossa mano non solo ad assicurare la buona
24
Ci piace qui ricordare la figura di Ruggero
Gobbato, per l’aiuto offerto con semplicità e
generosità in questi anni difficili. Ruggero,
scout del primo periodo, fu sempre disponibile
in modo gioioso e concreto.
La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale
E’ anche l’anno del primo San Giorgio a
Noale. L’accampamento di circa 600 scout
e guide è dislocato nella zona oggi occupata
dai palazzi di Noale Due. Lo spettacolo serale
in piazza Castello, invasa dalle camicie
azzurre dei gruppi scout di tutta la Zona, vede
una grande partecipazione da parte della
popolazione noalese che, per la prima volta,
respira l’atmosfera gioiosa di un evento scout.
L’ evento è contraddistinto da una buona
organizzazione (si ricordano a lungo la parata
ed i giochi in piazza Castello a Noale), dalla
buona riuscita delle due giornate di giochi ed
incontri, dall’imponente altare sopraelevato,
costruito in legno per l’occasione, e dalla
vittoria del Reparto di Noale nella gara di
cucina con il “Risoto ae ortrighe”.
Un anno da ricordare, anche perché
inizia, per desiderio dei ragazzi, l’attività di
costruzione delle canoe. È la prima importante
impresa che vede il Reparto impegnarsi
con tutte le sue forze. Le canoe diventano
le protagoniste di uscite lungo il Marzenego
e a Sant’ Ambrogio, dove avviene il varo e
dove vengono consacrati campioni indiscussi
Lorenzo e Paolo della squadriglia delle Tigri.
Di questi anni sono anche la ristrutturazione
delle sedi dei reparti e la partecipazione del
noviziato - per la prima volta - al Challenge di
zona a Falzè di Piave, in una sfida di abilità tra
pattuglie di tre persone nell’utilizzo di tecniche
di orientamento e di segnalazione.
Negli stessi anni anche nel Clan c’è
un fiorire di attività e di campi mobili che
determinano un notevole incremento di
entusiasmo e di iscritti.
1982 - SAN GIORGIO A NOALE
ARCHIVIO Storico
Il 5 e il 6 giugno si sono dati appuntamento a Noale tutti gli scout della provincia di Venezia: circa 700.
Sabato e domenica quindi Noale sarà invasa da ragazzi e ragazze di 11-15 anni in divisa, che pianteranno le loro tende nella zona dei mercati nuovi. Sabato sera ci saranno giochi e canti in costume medievale per ricordare l’antica storia del Castello dei Tempesta.
La domenica mattina, nei mercati nuovi, ogni gruppo allestirà uno stand per mostrare al pubblico alcune
tecniche degli Scout che potranno interessare giovani e non giovani. A mezzogiorno ci sarà una gara di
cucina scout tra i vari gruppi: la giuria farà forse indigestione per poter assaggiare i vari piati e assegnare
il premio. Al pomeriggio infine cerimonia di chiusura con la premiazione e la S. Messa all’aperto (tempo
permettendo).
È una occasione per avvicinarsi a questi ragazzi e per conoscere meglio il significato dello scautismo
forse non ancora sufficientemente apprezzato a Noale. Ora molti ragazzi chiedono di entrare a far parte
degli Scout, ma spesso non possono essere accettati perché non c’è un numero sufficiente di adulti e
di animatori che li possano seguire, educare, aiutare a crescere.
Lo scautismo con il gioco, l’avventura, la vita comunitaria, il contatto con la natura, l’esperienza di fede
e qualche sacrificio si propone di aiutare il ragazzo a crescere armonicamente, a maturare, a diventare
un vero uomo e una vera donna; a formare delle persone realizzate e felici che trovano la vera gioia nel
rendere felici gli altri.
DA UN ARTICOLO DI NOALE INSIEME
La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale
25
Nel 1983, la Comunità Capi (Co.Ca.), nella
programmarzione del nuovo anno associativo,
si trova a dover affrontare alcuni nodi
cruciali. L’esiguo numero di capi e di ragazzi
componenti il gruppo impone un ripensamento
ed un rilancio del gruppo.
Dopo un periodo di riflessione e di
“silenzi”, la questione esplode nei termini: o
si sospende l’attività per un anno sabbatico o
si lavora con obiettivi chiari, metodo coerente,
fiducia profonda. La comunità sceglie questa
seconda via. Da subito si impegna a studiare e
a discutere sul Patto Associativo per rifondare
la propria identità dell’essere e del servire
scout.
La Co.Ca. incomincia a programmare i
suoi incontri non solo per organizzare attività,
ma anche per crescere e formare se stessa.
I primi incontri formativi si svolgono sul Patto
Associativo verificando le scelte fondamentali:
scelta politica, scelta di fede e scelta scout.
Su questi valori si incentrano le attività
proprie della comunità, come incontri con
momenti di preghiera e di veglia, uscite estive
e invernali; partecipazione assidua e costante
al consiglio pastorale, partecipazione al
progetto di pastorale giovanile parrocchiale,
convergenza dell’attività associativa con
l’attività parrocchiale, partecipazione ai campi
di formazione metodologica ed associativa,
a cominciare dall’Assistente Don Antonio
Mistrorigo che per primo osa partecipare
al campo scuola nazionale per Assistenti a
Bracciano.
In questo periodo, grazie a questa
impostazione e all’impegno di tutti, la
Comunità Capi vede crescere i suoi
componenti da circa 6 a oltre 20 unità. Con il
numero cresce l’entusiasmo, la voglia di fare e
la professionalità dei capi e la stima da parte
della parrocchia.
Si intensifica anche il rapporto di
collaborazione sul piano educativo con le
singole famiglie degli scout e molti genitori si
rendono disponibili a collaborare in vari modi
anche nell’Associazione.
esperti nei vari argomenti (politica, psicologia),
Riflessioni di Don Antonio
CONTRIBUTI & Opinioni
Nella realtà scout noalese dei primi anni ‘80, emerge come novità la sottolineatura del primato della
riflessione sull’azione. Questo elemento si scontra con una errata comprensione del metodo scout tutto
incentrato sul fare, quasi questa fosse l’unica dimensione dell’esperienza educativa e formativa: “la
strada entra dai piedi”.
Sulla base di questo preconcetto si può capire anche l’enorme difficoltà di raccordare l’esperienza di fede
che non può prescindere dalla catechesi e la metodologia educativa scout. Recuperato questo elemento
nell’orizzonte educativo la comunità capi con maggior agilità si dedica a definire con chiarezza il metodo
progettuale.
Il primo sforzo è quello di analizzare la situazione, individuare degli obiettivi generali, degli obiettivi intermedi, e i mezzi per conseguirli, i tempi e la verifica.
Questo impone alla comunità una visione di ampio respiro, un lavoro a tempi lunghi, una costanza nel
26
La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale
presente e speranza e fiducia nei propri mezzi.
Ciò vuol dire concretamente:
1°- Una informazione adeguata sullo scautismo a livello generale in tutta la parrocchia.
2°- Il coraggio di una proposta motivata anche culturalmente e catechisticamente.
3°- La realizzazione di tutto l’iter educativo scout nella convinzione che da bravi lupetti si hanno bravi
esploratori e così via fino ai capi.
4°- Una forte identità della Comunità Capi con una vita interna quanto più possibile rispondente al nome
stesso di Comunità.
5°- Accettare la sfida della fede nell’esperienza associativa e l’orizzonte ecclesiale conseguente.
Il passo successivo è il PUC (Progetto Unitario di Catechesi). La Co.Ca., prende coscienza della triplice
dimensione sacerdotale, regale e profetica propria del laico con responsabilità educativa che contribuisce alla costruzione del Regno,.
Dopo il PUC, ovvero dopo le questioni PROGETTUALI e METODOLOGICHE, bisogna scendere ai
CONTENUTI, ai VALORI.
Anzitutto il valore del SERVIZIO come motivazione della scelta e dell’impegno del capo in AGESCI. Servizio che esprime una risposta ai bisogni dell’altro, ma che si radica in una vocazione interiore germinata
dalla fede e dalla accoglienza della propria vita come dono d’amore, in continuità con il servizio di Gesù
Cristo.
Il valore della PERSONA nella sua unità e nelle sue dimensioni. Persona come realtà fisica, spirituale,
affettiva, intellettuale, progettuale...
La realtà fisica come segno, linguaggio e possibilità di relazione, di dono e di celebrazione. La realtà
spirituale come categoria di sintesi di tutta la persona, ricondotta alla sua pienezza grazie all’incontro con
il mistero di Gesù Cristo e della sua salvezza.
La realtà affettiva come asse portante dell’esperienza umana positiva e vitale, forza relazionale, base
dell’amore che spinge ad incontrare l’altro in termini maturi.
La realtà intellettuale come possibilità di coscienza e comprensione di sé, dell’altro, e della realtà in vista
dell’impegno.
La realtà progettuale come modalità di visione della vita e della storia. La vita come vocazione a un
progetto (offerto come dono nel mistero) che trascende ogni singolo individuo e che lo realizza. La storia
non come fato, ma come evento di salvezza per ogni uomo e per l’umanità in quanto condotta dalla mano
provvidente di Dio.
Nel frattempo, le due squadriglie femminili
si staccano per formare il nuovo Reparto
Femminile affidato alla guida di Graziella
Favaro, che effettua il campo estivo di Claut
assieme ad un Reparto di Scorzè. Il Reparto
Maschile di Noale, composto da 4 squadriglie
(Tigri, Lupi, Aquile, Scoiattoli), affronta, con il
capo Reparto “Paolone” Traverso il campo
estivo.
La meta di Caldonazzo è scelta anche per
sfruttare appieno le canoe appena costruite. Il
ricordo delle lunghe vogate nel lago, ma anche
La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale
il furto in cambusa della Nutella operata dalla
squadriglia Tigri, le lunghe partite di baseball
e l’uscita notturna, dove un esploratore scout
ha sostenuto di aver visto un UFO, sono tra i
ricordi più intensi di quell’avventura.
Altra impresa importante ed impegnativa
per il Reparto, oltre alla costruzione delle
canoe, è l’attività di astronomia con la
realizzazione di un telescopio. È a seguito
di tale attività che, con il consenso quasi
unanime degli esploratori, viene dato al
Reparto Maschile il nome “HALLEY”.
27
Nel 1984 i Reparti di Noale composti da 4
squadriglie maschili e 2 femminili effettuano,
con i capi Paolo Traverso e Gemma Zorzetto,
il campo estivo ad Alleghe, nel letto del
torrente Cordevole.
Da ricordare in questo campo sono le
Olimpiadi di Reparto dove ogni ragazzo si
cimenta in una particolare specialità, il ponte di
legno costruito sul Cordevole, la memorabile
uscita di Reparto al Rifugio Gran Vernel.
Nell’84 il Reparto svolge due indimenticabili
uscite a Stoner (con la neve), e sulle scale
di Primolano. Nello stesso anno il Reparto
Halley di Noale vince il San Giorgio tenutosi
a Spinea.
1984 Route Estiva R/S alle 5 Terre
ARCHIVIO Storico
Quest’anno abbiamo fatto un bellissimo campo mobile di una settimana in Liguria, più precisamente alle
Cinque Terre. I timori iniziali di andare a fare un campo scout in una località turistica, luogo di villeggiatura
vicino al mare, sono risultati infondati.
Infatti nei sentieri impervi e poco battuti (tanto che abbiamo dovuto spesso aprirci la strada con fatica tra
i rovi) abbiamo camminato nel silenzio, accompagnati solo dal rumore dei nostri passi e dalla voce del
mare in lontananza; abbiamo contemplato meravigliosi paesaggi, trasportati in un’atmosfera fantastica
tra cielo e mare, dimenticandoci perfino una chitarra, non sentendo neppure più la fatica di portare lo
zaino (eppure pesava tanto!) e la calura estiva.
Tutto ciò ci ha aiutati a percorrere un altro cammino all’interno di noi stessi fin nelle profondità del nostro
essere per tentare di incontraci lì con Dio.
Quando alla sera ci radunavamo stanchi ad ammirare le stelle, la preghiera nasceva spontanea, sentivamo di non essere più singole persone, ma parte di un tutto e che tra di noi si stava formando una vera
comunità. Per noi cristiani, abituati a cercare il senso più nascosto delle cose, per noi assetati di verità e
persuasi che in ogni cosa si nasconde una realtà più ricca, la strada diventa un simbolo, un’esperienza
che non può non condurci verso altre mete. Fare strada per noi vuol dire metterci nella mentalità del
Vangelo, che annuncia al mondo la possibilità di un nuovo modo di vivere.
DA UN ARTICOLO DI NOALE INSIEME
28
Roberto, Anna e Laura
La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale
IL GRUPPO CRESCE
N
ell’ottobre si procede alla fondazione del
Branco Lupetti e Lupette: nasce così il
branco Seonee. I primi capi sono Graziella
Favaro come Akela, aiutata una mamma
che, pur non conoscendo nulla di scautismo
si lascia coinvolgere con entusiasmo nella
grande avventura: Serafina Calloni.
Espansione dello scautismo a Noale
Stefania Ballon come Akela, Diego Bortolato
(Bagheera) e Luca Pesce (Fratel Bigio). Il
gruppo Scout arriva a contare, nel 1986, 172
componenti (25 in Comunità Capi). Il campo
estivo, per entrambi i Reparti, si svolge a Torcegno.
Gli anni che seguono vedranno il gruppo
scout crescere velocemente, grazie all’afflusso
di giovani capi che provengono dal clan, che
per molti anni (c’è qualcuno che non se ne è
ancora andato!!!), assicureranno una buona
copertura per tutte le branche.
Nel 1985 viene definito il primo “Progetto
Educativo” che, analizzando la realtà noalese
negli ambiti della famiglia, della scuola, della
comunità e del tempo libero, tenta di dare
degli obiettivi concreti all’ azione educativa del
gruppo scout.
I Reparti, composti da 4 squadriglie
maschili e 3 femminili effettuano, sotto la
guida di Giovanni Cagnin e Gemma Zorzetto,
il campo estivo a Laste, ai piedi del monte
Migogne. A questo campo estivo si aggrega il
neonato Reparto di Paese (TV), con il nuovo
loro assistente don Luciano Barichello. Il
Noviziato invece partecipa al campo invernale
a Tambre d’ Alpago.
Data la grande richiesta di accedere
all’esperienza scout, nasce il secondo
branco di lupetti (La Rupe). Primi capi sono
La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale
Non possiamo dimenticare comunque che il
1986 è anche un anno triste per lo scautismo
noalese. Per una grave malattia ci lascia Martina Squizzato, indimenticata capo della squadriglia Volpi, che ricordiamo con la preghiera
scritta per lei nel giorno del suo funerale:
Grazie, Signore, per averci dato Martina.
Grazie, Martina, per tutto quello che ci hai dato.
Buona Strada! Ti sia lieve la fatica.
E quando pianterai la tua tendina
nei prati del Padre,
quando tirerai fuori dal tuo zaino
le tue cianfrusaglie,
possa il Padre sorridere
e offrirti come ristoro
l’acqua della vita.
29
Il primo Branco Lupetti
CONTRIBUTI & Opinioni
Le prime riunioni del nuovo Branco Lupetti, si svolgono il sabato pomeriggio in oratorio con giochi e canti.
Anche per i capi, le tecniche scout sono tutte da imparare, per poi trasmetterle ai ragazzi. L’entusiasmo
è comunque grande e le adesioni crescono vertiginosamente.
La prima “Caccia di Primavera” al parco della Bissuola a Mestre, con tema la storia di Pinocchio, permette ai nostri lupetti e lupette di conoscere molti altri coetanei; aumenta così il desiderio di far parte
della grande famiglia dello scautismo e di conoscere e percorrere sempre meglio la pista dell’avventura
scout.
Per le vacanze di branco, alcuni genitori propongono di utilizzare una baita di proprietà di un gruppo
scout di Venezia sulla Piana del Cansiglio, che viene affittata per la prima volta come Casa vacanze.
Il tema del campo è: “i Pellerossa”. I bambini già a casa hanno preparato vestiti, asce, pugnali, frecce e
archi. Alle vacanze di Branco c’è lo “stregone” della tribù dei pellerossa (don Antonio) che appare al buio
all’improvviso per rendere ancora più affascinanti e misteriose le sue storie. Al seguito di Akela Graziella
e di Rikki Tikki Tawi Roberto c’è anche la cuccioletta Elena di 18 mesi che dormendo in culla vicino al
caminetto rischia un incendio (in realtà si tratta solo una scintilla sulla coperta!). Viene prontamente
salvata dallo stregone, che peraltro nulla può fare quando Riccardo Veller, nella foga di una giravolta, si
rompe un braccio.
Il branco ha l’opportunità di vivere una settimana a contatto con la natura, di ritrovare la gioia della
semplicità e della gratuità, proprie di S.Francesco, patrono dei lupetti. Il gioco è uno degli strumenti
fondamentali per vivere e conoscere la realtà, per esprimere se stessi e comunicare con gli altri. E’ bello
alla sera fare insieme “Famiglia Felice” tutti in cerchio nel grande salone, tanto che nessuno vuole mai
andare a dormire. Nella giornata conclusiva con i genitori i bambini manifestano addirittura con pianti il
loro dispiacere per la fine di una settimana meravigliosa volata via troppo in fretta, ma anche la voglia e
l’entusiasmo di entrare sempre più i profondità nella conoscenza dello scautismo.
All’apertura del nuovo anno, il Branco punta ad una maggiore conoscenza delle tecniche scout e delle
specialità, manuali ed espressive, che ogni singolo lupetto può conseguire con il proprio impegno personale. A Natale, i lupetti vivono il forte momento religioso con una rappresentazione teatrale dove riescono
a far emergere il meglio di loro nell’arte dell’espressione.
Le Vacanze Branco nel secondo anno si svolgono nella prima settimana di Luglio al campo base di Costigiola (Vicenza) luogo ideale per l’ambientazione del campo: “Il Castello di Camelot”.
Si aggiungono come capi, Stefania Sartori e Stefano Bolzonella. Il luogo si presta in modo particolare a
questa avventura, essendoci anche una antica torre dove spesso si rifugia il Mago Merlino (don Antonio).
Tra le verdi colline di Costigiola, Merlino insegna ai lupetti le magie che riescono a trasformare Semola,
un povero orfanello sprovveduto, nel grande capo dei Cavalieri della Tavola Rotonda:Re Artù.
Immedesimatisi a loro volta nel ruolo di cavalieri, i nostri aspiranti eroi affrontano ostacoli di ogni tipo
- assalti di draghi, tenzoni, prove di abilità e sopravvivenza - per perseguire la perfezione, che sola
permette al cavaliere di vedere il Sacro Graal. Una lotta dura e sofferta contro la pigrizia, le distrazioni,
il disimpegno.
La gioia dell’esperienza positiva contagia molti altri bambini. Numerosi genitori chiedono di poter iscrivere i loro figli. Per questo motivo, il gruppo scout di Noale si decide di aprire un nuovo branco:Il Branco
Della Rupe
Graziella Favaro
30
La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale
Nel 1987 l’attività dei Reparti è incentrata
sul tema: “accoglienza e autonomia di
squadriglia”. A tale scopo si organizzano i
gemellaggi con i Reparti di vari gruppi della
zona con i quali vengono organizzate uscite
ed attività, culminate poi con i giochi di S.
Giorgio di Scorzè.
Il campo estivo si svolge nella splendida
cornice del lago di Terlago (TN), località scelta
soprattutto per permettere l’utilizzo delle canoe
che sono state risistemate durante l’attività di
Riparto e per avvicinare i ragazzi alla natura
utilizzando le varie tecniche scout.
Fra le attività in canoa, le uscite, le gare
di cucina e gli esercizi di rilassamento stile
yoga non mancano anche a questo campo
momenti di comicità come quando, durante
un grande gioco in cui si devono cercare delle
pepite in un torrente (pepite sapientemente
preparate da Giovanni Cagnin), alcuni turisti
tentano inutilmente di farsene dare qualcuna
credendole chissà quale minerale.
Il 1988 ha visto i Reparti Maschile e
Femminile lavorare assieme per realizzare
l’impresa “natura” culminata con una
realizzazione di un plastico sulle zone verdi di
Noale, un censimento sulla flora e fauna e la
realizzazione di un giornalino.
Quest’anno è però da ricordare per il
campo estivo di Danta di Cadore dove i
ragazzi si confrontano con i mitici Re Gorni e
Erginor rivali nella eterna lotta tra il bene e il
male. L’ambientazione del campo raggiunge
un coinvolgimento tale che le squadriglie
continuano a sfidarsi anche al di fuori delle
attività di gioco. Il finale lascia tutti sorpresi
Route R/S in Valle dei Mocheni
ARCHIVIO Storico
Se una mattina ci dovessimo svegliare alle sei perché degli asini (?!) bussano alla porta, se ci toccasse
partire da soli senza soldi e viveri in cerca di qualcuno che ci offra da mangiare e dormire in cambio di
qualche servizio, credo non ci stupiremmo poi molto. Nello scenario della Valle dei Mocheni, in Trentino,
si e svolto quest’anno il nostro campo mobile.
Le situazioni bizzarre ed impegnative non sono certo mancate, come del resto e logico attendersi quando
si parte, venti baldi giovani, armati soltanto di zaino, tenda, sacco a pelo, viveri e vestiario per una settimana. Si è trattato, com’è consuetudine, di un lungo cammino tra boschi e ruscelli, valli e monti, tra la precarietà della condizione di viandanti e la certezza che, insieme, le difficoltà sarebbero state superate.
E cosi è stato, in effetti, malgrado qualche infortunio sembrava dovesse condizionare fin dal principio il
nostro viaggio. Accanto alle numerosissime occasioni di divertimento (tra tutte Ia già citata sveglia mattutina imprevista) non sono neppure mancati gli spunti per una seria riflessione. Il filo conduttore delle
nostre discussioni e stata l’esperienza di Abramo, il suo viaggiare e piantare le tende ogni giorno. i suoi
ideali di liberta, giustizia, solidarietà, il suo coraggio e le sue paure. Ne vanno dimenticate le riflessioni
sulla Carta di Clan, un insieme di regole di comportamento che ci siamo impegnati a rispettare, portando
la nostra viva e concreta testimonianza nell’ambito della Comunità.
È stata una settimana diversa, vissuta intensamente senza le comodità di cui ogni giorno godiamo, al di
là dei facili egoismi e delle situazioni di comodo: una volta, in un anno, si può fare!
DA UN ARTICOLO DI NOALE INSIEME
La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale
Massimiliano Barolo
31
quando alla fine si scopre che i due personaggi
principali in realtà sono la stessa persona (Re
Gorni è l’anagramma di Erginor).
certa indifferenza agli eventi formativi, sono
problemi lungi dall’essere risolti.
I molti giovani capi usciti dal Clan in questi
ultimi anni, costituiscono quasi un cambio
generazionale. Esiste una certa eterogeneità
tra i componenti della Comunita Capi, e
questo comporta frequenti discussioni che
coinvolgono tutti in modo appassionato.
Lo scambio di vedute, diventa comunque
occasione di crescita e ricchezza per ognuno.
A Don Antonio succede Don Daniele, neo
ordinato sacerdote. Si cerca di continuare il
lavoro avviato in precedenza ma, nel gruppo,
c’è meno decisione. L’animazione della
Comunità capi non è, in questo periodo, senza
difficoltà. Sono attive le tre branche L/C E/G
R/S con un buon numero di iscritti e di capi,
ma la comunicazione tra gli staffs, la difficoltà
di integrazione con il territorio, l’incertezza
della proposta educativa religiosa ed una
32
Nel settembre del 1989 arriva Don Saverio.
Ancora dell’aria nuova per il gruppo Scout di
Noale! In un solo anno, egli riesce a migliorare
il clima in Co.Ca. e a riportare il “Capo” al
centro di un percorso di crescita personale e
spirituale, proponendo un campo di spiritualità
per animatori.
Ricordiamo inoltre la partecipazione del
nostro gruppo alla route regionale comunità
capi, una vera e propria route nelle dolomiti,
premessa a tre giorni di intenso lavoro di
gruppo sul tema “uomini e donne di domani”.
La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale
GLI ALISEI
Il 1989 è un anno importante per i reparti
di Noale, che partecipano all’evento nazionale
degli Alisei. È una occasione importante per
confrontarsi con altri gruppi scout di tutta
Italia nel grado di preparazione tecnica e
metodologica del gruppo.
E’ anche una avventura emozionante, che
ha il suo culmine nel campo estivo nella pineta
di Coli (Pc) insieme ai reparti di San Sepolcro,
Torino e Capua. Non si può inoltre dimenticare
una delle più riuscite imprese di animazione,
con l’allestimento di scenografie e costumi per
una rappresentazione teatrale che ha unito e
fatto lavorare insieme i ragazzi e le ragazze
dei reparti per molto tempo. Il Riparto Maschile
realizza cestini per i rifiuti da posizionare nella
pineta di Coli.
Una esperienza di respiro nazionale
vuoto o perso, ma un cammino per conoscerci
in profondità.
Il Clan va a fare servizio a Giavera del
Montello dove opera Don Giuliano Favaro,
attivo nell’accoglienza degli extracomunitari. Si
tratta di un’esperienza di forte impatto emotivo
e formativo che lascia un segno profondo.
La Comunità Capi inizia un percorso di
verifica del proprio agire secondo un progetto
di crescita e di maturazione dei capi. Oltre
alla tecnica e al metodo scout, si inizia quindi
a interrogarsi sulla figura e sui valori che
motivano l’agire del capo scout.
Su suggerimento di Don Saverio, il
Noviziato partecipa all’incontro europeo di
giovani che la comunità di Taizé organizzava
a Wroclaw (Breslavia) in Polonia. L’avventura
di Taizé lascerà un segno indelebile sui
partecipanti, sia per i luoghi in cui si è svolta
(una Polonia appena uscita dall’esperienza
comunista per cui quelle che per noi erano le
normali comodità quotidiane, lì diventavano
un lusso e ciò nonostante le persone erano
pronte a dare ospitalità nelle loro case e ad
accogliere con calore) sia per l’esperienza di
preghiera.
La sorpresa è stata quella di scoprire che
l’esperienza della preghiera non è un tempo
La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale
33
Branca R/S l’età della strada
CONTRIBUTI & Opinioni
Quanti scelgono di proseguire il loro cammino educativo nello scautismo dopo i 16 anni entrano nella
comunità Rover/Scolte. Questa si articola in due momenti: il Noviziato della durata di un anno, in cui i
ragazzi e le ragazze sperimentano la proposta scout adatta alla loro età, ed il Clan/Fuoco, dove i ragazzi
mettono in pratica la proposta della branca prendendosi degli impegni personali e comunitari. La permanenza si conclude intorno a 21 anni e, se i ragazzi decidono di impostare la loro vita secondo i valori dello
scautismo, usciranno dal clan impegnandosi con una cerimonia chiamata Partenza.
Strada, comunità, servizio sono i tre perni intorno ai quali ruota il metodo di questa branca.
La strada è vissuta concretamente (Il campo non è più fisso ma diventa route in cui la tenda si porta in
spalla e viene piantata ogni sera in un posto diverso) e come atteggiamento di vita (disponibilità all’incontro con gli altri, alla fatica, al cambiamento).
Attraverso la comunità i ragazzi e le ragazze vengono aiutati a scoprire la propria vocazione, a conoscere e a leggere la realtà con occhio critico e ad agire su di essa. Nelle riunioni a cadenza settimanale si
discute e ci si confronta sui principali temi dell’esistenza, fede, scuola, famiglia, affettività, problematiche
politiche e sociali.
“Servire” è il motto della branca R/S: all’inizio il servizio viene sperimentato concretamente intervenendo
in situazioni di necessità per poi diventare al momento della partenza una vera scelta di vita.
Andrea Favaro
“Servire!”. Una parola sola che basta per formulare il motto degli scout un po’ più grandi, quelli che fanno
parte della Branca Rover e Scolte.
Già! Servire….ma chi? Prima di tutto se stessi, attraverso una Strada che è fatta di zaino e di scarponi
impolverati (la Route ovvero il campo a piedi, in bici o in treno, purché sia mobile!), ma anche di scelte
sempre più impegnative che dovrebbero portare i ragazzi a decidere di “guidare da soli la propria canoa”
come piaceva dire a B.P., il fondatore dello scautismo. In Branca R/S si impara infatti a conoscere se
stessi, i propri limiti, i propri talenti.
E lo si fa attraverso le attività che si scelgono assieme ai Capi durante l’anno: discussioni di gruppo sui
temi più interessanti (amore, amicizia, libertà, fede...); uscite in solitaria (Hike) in cui si chiede ospitalità
in cambio di qualche servizio e si sperimenta cosa siano Essenzialità e Provvidenza; campi mobili o
di servizio. E poi s’impara che servire è più bello se lo si fa assieme. E qui entra in gioco la Comunità,
ovvero il gruppo di amici che condividono le fatiche di “piantare tutte le sere la tenda e spiantarla tutte le
mattine”, di cercare un Dio che non vedi ma senti che ti cammina accanto, di trovare il gusto della vita
nel rendersi utili agli altri.
Ecco riassunto quindi quello che si sperimenta nella Branca R/S: strada, comunità e servizio nei molteplici aspetti pratici e spirituali ad essi legati. Questo cammino parte dalla firma della Carta di Clan (l’insieme dei valori su cui ci si impegna a camminare) ed ha come fine l’uomo o la donna della “Partenza”,
ossia di chi sceglie di impegnarsi attivamente nell’Associazione (e quindi di diventare Capo!….) o in altri
ambiti della Parrocchia o del territorio, mantenendo fede ai valori che lo scautismo gli ha trasmesso.
Daniele Cappelletto
34
La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale
GLI ANNi ‘90
L’inizio degli anni 90 coincide con
l’affermarsi dell’esigenza, da parte dei capi
scout, di intensificare il rapporto con i genitori
dei ragazzi. Desiderare di aprire le porte delle
sedi e di confrontarsi con gli altri è sicuramente
un segno di maturità e di sicurezza.
D’altronde, la felice integrazione di qualche
genitore all’interno della Comunità Capi spinge
ulteriormente verso la ricerca di una reciproca
conoscenza. L’apertura verso l’esterno si
concretizza anche attraverso la partecipazione
sempre più convinta ai momenti importanti
della vita parrocchiale.
Di questo periodo è anche la riflessione
riguardante la ristrutturazione dell’oratorio.
Riflessione alla quale il gruppo scout partecipa
con il suo contributo di idee e di proposte.
un nuovo rapporto con le famiglie
Nel 1990, i reparti fanno il campo in
Val Malene, presso Castello Tesino. Viene
inaugurata l’usanza del “caffè coi capi”:
ogni giorno una squadriglia viene invitata
alla tenda capi, solitamente ad accesso
vietato, e passare un quarto d’ora con i capi,
approfittando dell’occasione per parlarsi in
modo informale e disteso.
La route estiva del Noviziato è invece
un campo mobile al limite delle possibilità
umane!. L’itinerario si snoda tra i monti della
Valle d’Aosta e prevede paesaggi mozzafiato
a costo però di un percorso particolarmente
duro.
Il clan va a Seveso e fa servizio presso
Comunità di Fratel Ettore. Una esperienza
forte, a contatto con gli “ultimi” della società,
che fa toccare con mano ai ragazzi la
sofferenza, ma anche la dignità, di un gruppo
di senza dimora.
Nel 1991 Nasce il nuovo Progetto
Educativo, che si propone tra le altre cose,
di approfondire il rapporto con le famiglie e gli
altri gruppi parrocchiali, oltre ad una maggiore
apertura della Comunità Capi verso il Clan
allo scopo di instaurare un clima di fiducia e di
rispetto reciproco.
Nell’anno successivo, 1992, il Clan fa
una esperienza di servizio impegnativa, ma
arricchente sotto il profilo umano, presso
il centro di accoglienza profughi della Ex
La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale
35
Jugoslavia a Pieve di Cadore. Alternandosi
con altri gruppi scout, garantisce l’animazione
di bambini bosniaci ospitati con le loro famiglie
nella struttura a causa della guerra.
Ma è soprattutto uno degli anni più difficili
per il gruppo scout di Noale. Nell’ultima sera
del campo estivo di Campone, mentre tutti
insieme si gioca ad una caccia al tesoro
serale, viene a mancare Elisa Cappelletto.
È un momento durissimo per tutti, capi
e ragazzi, che devono fronteggiare una
tragedia più grande di loro. È anche grazie alla
vicinanza e alla comprensione del gruppo dei
genitori, al loro sostegno ed incoraggiamento,
che si riesce a far diventare anche questo
momento difficile una occasione di crescita
e di maturazione per tutti. Ma le cicatrici della
Un capo racconta...
vita, purtroppo, rimangono....
Con volontà e determinazione di tutti, si
comincia il nuovo anno scout dal punto in
cui si era arrivati. Il rapporto con le famiglie
continua, in qualche modo rinforzato. Si
ripete, come l’anno prima, l’esperienza di una
uscita di Comunità Capi con i genitori. È un
occasione per conoscersi, approfondire la
conoscenza del metodo scout, confrontarsi
su problematiche educative e, non ultimo, per
giocare e divertirsi un po’ insieme.
CONTRIBUTI & Opinioni
Se c’è una cosa che va ricordata della Co.Ca. di quegli anni è la ricerca – faticosa, paziente, determinata
– di un’unità di spirito tra i capi. Il Gruppo viene da un paio d’anni piuttosto difficili (nei Reparti, soprattutto);
le diffidenze tra i capi erano state evidenti, e i rapporti con i genitori così tesi che (confesso) in qualche
occasione non siamo stati lontani dal mollare tutto e chiudere il Gruppo.
Al di là delle attività condotte coi ragazzi, c’è dunque bisogno di far nascere uno spirito nuovo, di
maggiore serenità, fiducia e rispetto tra noi capi. Ed è su questo che ci concentriamo tutti. A poco a
poco la Co.Ca. diviene davvero un luogo di incontro, piuttosto che di scontro; di là inizia a passare (per
scelta, non per regolamento) un po’ tutta l’attività del Gruppo: si approvano gli obiettivi formativi delle
Unità, si condividono le esperienze dei capi che tornano dai campi di formazione, i tempi della preghiera
si allungano e diventano momento di condivisione di gioie e fatiche personali, ci si confronta (e ci si
scontra!) sulle attività della Parrocchia… Non dico che siamo riusciti a fare tutto bene, ma sicuramente
ci abbiamo provato. È così, io credo, che nasce uno spirito nuovo; tra noi capi un poco alla volta torna la
fiducia reciproca, e con lei anche quella dei genitori.
I genitori! Sono stati la forza del Gruppo in quegli anni; si creò un “Gruppo genitori” che ci diede un
appoggio formidabile. Se qualcuno di loro sta leggendo queste righe… beh, sappia (forse un po’ in
ritardo) che siamo loro riconoscenti per l’aiuto e la fiducia che non ci hanno mai fatto mancare. Per molti
versi, sono stati loro a darci la forza di continuare.
Tra tutti i volti e i ricordi di quegli anni, uno non si cancella: Elisa. Sono certo che neppure lei si scorda
di noi scout, e continua a vegliare il Gruppo da vicino, con amore e discrezione, come una brava capo
squadriglia con le sue squadrigliere.
Massimiliano Barolo
36
La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale
Nel 1993, la Comunità Capi, riprende in
mano il Progetto del Capo, cercando ancora
una volta di ripensare al ruolo di educatore,
inteso come persona che nel servizio trova
le motivazioni e gli strumenti per una propria
maturazione e progressione personale. I
reparti maschile e femminile piantano le loro
tende, per il campo estivo, a Pinzolo. Il clan
effettua un campo mobile nelle Dolomiti di
Brenta. Nello stesso anno i lupetti fanno le loro
Vacanze di Branco a Stoner di Enego.
L’evento più saliente dell’anno 1994 è
sicuramente dato dalla route di Noviziato
che si svolge fra il Piemonte e la Francia.
Dopo i primi giorni di campo mobile, la route
si conclude infatti nella collina di Taizé dove
vive con centinaia di altri giovani l’esperienza
ecumenica animata da Frère Roger.
Anno di grandi novità è 1995, con il
rinnovamento totale dello staff di Reparto,
affidato a quattro giovani capi freschi di
partenza ma pieni di entusiasmo. I Lupetti,
prima di partire per le loro Vacanze di Branco
che si svolgono a Fongara di Recoaro Terme,
si recano a Roma, aderendo all’iniziativa
nazionale “Diamo una mano al Papa” che
vede confluire in piazza San Pietro, alla
presenza del Santo Padre, ventiseimila fra
Lupetti e Coccinelle di tutta Italia.
Il Clan, in conformità al Progetto Educativo
che propone una presenza incisiva sul
territorio, realizza un’attività in collaborazione
con il Comune per la divulgazione delle
tecniche del compostaggio e del riciclo
dei rifiuti, che si conclude con una mostra
durante la Festa dei Fiori. Per la route estiva,
invece, il Clan valica le Alpi per un campo di
servizio a Lourdes. La preparazione prevede
La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale
incontri con gli altri gruppi che partecipano
(Castelfranco Veneto e Cavaso), durante i
quali si approfondisce la storia di Lourdes e il
significato di quei luoghi.
Per tutta la durata del campo i ragazzi
lavorano divisi per pattuglie svolgendo a
rotazione i servizi (servizio ai treni, alle piscine,
all’Esplanade o pulizie al Campo Giovani) e
vivendo assieme i vari momenti di preghiera
(preghiera mattutina, confessione comunitaria,
veglia alla grotta di Lourdes, via Crucis,
ecc.). L’esperienza vissuta con impegno e
partecipazione permette di assaporare tutti
i valori di questa proposta: il servizio verso
i malati e i più bisognosi, la fede (Lourdes è
un luogo in cui la fede diventa qualcosa di
tangibile) e il confronto con gli altri Clan.
Nel 1996, i lupetti svolgono le loro Vacanze
di Branco a Claut, mentre i Reparti a vanno a
Tambre d’Alpago. Il Clan muove i suoi passi
nelle colline senesi per giungere al monastero
di Sant’Antimo, uno dei più importanti centri
della spiritualità scout.
Il 1997 è l’anno della Route Nazionale
delle Comunità Capi che vede la Co.Ca.
impegnata in una lunga preparazione durata
tutto l’anno. L’esperienza, per i partecipanti, è
molto intensa e li porta a vivere una settimana
con le Comunità Capi di Zelarino, Verona e
Campi Salentina. Il tema “Uomini, Donne
non solo gente” viene trattato durante la parte
mobile del campo, svoltasi fra Noale, Istrana e
l’isola di San Giorgio a Venezia, dove vengono
accolti da Don Antonio Mistrorigo (sempre
lui!); poi il lungo viaggio attraverso l’Italia
porta il gruppo ai Piani di Verteglia in provincia
di Avellino per il campo fisso, dove viene
raccolto il frutto del lavoro di tutte le Co.Ca.
37
italiane e dove si ascolta ciò che massime
autorità civili italiane e ecclesiali si aspettano
da noi. Dodicimila capi scout per quattro giorni
si confrontano sul futuro dell’associazione e
dei ragazzi, sul proprio modo di fare servizio
e sulle future sfide. Tutto ciò porta a una
profonda riflessione, all’interno della comunità
Capi di Noale, e alla nascita di un nuovo Patto
Associativo.
La prima divisa del Gruppo Scout Noale I
Vita Associativa
CONTRIBUTI & Opinioni
La conclusione e l’apice di ogni anno di attività scout è rappresentato dal campo estivo. Si tratta di
un momento irrinunciabile per capi e ragazzi, gli uni perché hanno finalmente l’occasione di osservare e
interagire con i ragazzi in un ambiente educativo che loro stessi hanno predisposto; gli altri perché hanno
finalmente l’opportunità di vivere appieno l’avventura dello scautismo. Il campo estivo è infatti l’occasione
per sperimentare alcuni dei principi guida e dei valori che lo scautismo propone: la vita all’aperto, il
contatto con la natura, la condivisione, l’autonomia, l’essenzialità. I lupetti, immersi in un ambiente
fantastico, imparano a giocare insieme agli altri, a gestirsi il proprio tempo e le proprie cose; i ragazzi del
Riparto imparano a sfidare i propri limiti e a organizzare lo spazio con pochi mezzi essenziali, cooperando
all’interno della squadriglia e al Riparto; i rover e le scolte imparano sulla strada la condivisione, il servizio
agli altri e ad andare al passo del più debole.
Il campo estivo non è però la sola occasione in cui i ragazzi sperimentano la speciale fratellanza
che dà l’appartenenza alla scautismo. Le associazioni nazionali e mondiali dello scautismo e del
guidismo organizzano, infatti, frequenti occasioni di incontro per ragazzi di ogni età in modo che essi
imparino a mettersi in discussioni, ad aprirsi all’incontro e all’accoglienza dell’altro. A questo scopo
vengono organizzati campi regionali e nazionali, come quello che nell’estate del 2003 ha coinvolto i
Reparti del Noale 1, o come gli Alisei, campo nazionale che coinvolse sempre i reparti nel 1988, o,
ancora, come quello che radunò venticinquemila fra lupetti e coccinelle in piazza San Pietro nel 1994.
A livello internazionali, nello spirito di Baden Powell che aveva voluto che i giovani di tutto il mondo si
conoscessero e imparassero ad apprezzarsi e a rispettarsi allo scopo di evitare ogni guerra presente e
futura, ogni quattro anni viene organizzato un raduno mondiale per ragazzi in età di Riparto, chiamato
Jamboree. Jamboree vuol dire marmellata, a significare una mescolanza indistinguibile e indivisibile di
ragazzi e, quindi, di popoli.
Il bisogno di mettersi in discussione e la voglia di rimettersi sempre in cammino non si esauriscono
una volta diventati adulti, ed è normale che anche i capi sentano l’esigenza di incontrarsi e di confrontarsi
con la propria realtà di uomini e donne nella società di oggi. Una dei più importanti raduni di capi è stata
infatti la Route Nazionale delle Comunità Capi del 1997 dal significativo titolo “Strade e pensieri per
domani” che ha portato a una riscrittura del Patto Associativo – il documento che testimonia l’adesione di
ogni capo ai valori dello scautismo – in linea con le richieste e le esigenze della società contemporanea.
Elena Pierazzo
38
La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale
VERSO IL PRESENTE
Negli anni che seguono, la formazione capi
comincia a far parte di una cultura (finalmente!)
consolidata, ed anche l’adesione associativa
cresce con una frequentazione più assidua ai
momenti di zona e regionali.
Aumenta la consapevolezza che nessuno
nasce educatore e che, di conseguenza , una
seria e responsabile preparazione stanno alla
base di un efficace servizio educativo alle
persone. È pur vero che la strada entra dai
piedi, ma “l’imparare facendo” è una tecnica
destinata alle attività pratiche dei nostri
ragazzi e non alla gestione di una relazione
educativa.
Si fa strada, inoltre, la necessità di un
nuovo progetto educativo, adeguato alle nuove
esigenze dei ragazzi che ora compongono
il gruppo, incentrato sulla necessità di un
intervento più incisivo e visibile nella nostra
realtà territoriale.
Il cammino fino ai nostri giorni
si sperimenta con passione la correzione
fraterna, sentendosi ascoltati e non giudicati.
L’integrazione delle modalità di relazione
e di ascolto proposte negli anni precedenti da
Don Saverio e di intenzionalità e progettazione
di sé introdotte da Massimiliano Barolo,
producono, in questo periodo, una forte vitalità.
C’è anche un deciso ricambio generazionale:
entrano molti nuovi capi a fronte di altrettante
uscite.
Capogruppo in questo periodo è Ivone
che, a proposito dice: “A posteriori posso dire
che questo servizio mi ha cambiato. Mi sono
spesso scontrato con la difficoltà del “capirci”,
mi ha fatto appassionare al dialogo e alla
mediazione, ho toccato con mano quanto
l’ascolto valga molto più del consiglio.
Inizia a consolidarsi la mentalità di “lavorare
per progetti”, anche su pressante invito dei
vari livelli associativi. Si tratta di una novità che
inizialmente si riesce solo con fatica a calare
nel concreto.Ben presto si scopre l’importanza
di lavorare per progetti anche su se stessi.
Un momento importante per il gruppo, è
l’uscita della comunità capi a Torreselle, dove
si condivide il progetto del capo. E’ un buon
periodo, dove è forte il senso della comunità
e c’è un grande ascolto reciproco, dove
La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale
39
In questo periodo si sono radicate in me
alcune convinzioni che hanno poi segnato
le mie scelte future di vita e associative nel
servizio di formatore”.
In seguito, viene posta l’attenzione sui rapporti
interpersonali tra capi. In anticipo di un anno
sui temi che anche l’associazione a livello di
zona propone, si affronta un lavoro di rilettura
dei rapporti tra capi e tra capo e ragazzo.
Viene ribadita la centralità del ragazzo come
soggetto e beneficiario della nostra azione
educativa.
Nel 2000 vede la luce un nuovo progetto
educativo. Da una lettura della realtà
circostante, si identificano le situazioni che
ci interpellano e si progettano degli interventi
che, ricondotti alle tre scelte del patto
associativo, sottolineano come il nostro agire
sia conseguenza di tale riferimento.
civico, ma come risposta comunitaria ad
una chiamata. La promozione di una cultura
di responsabilità verso i beni comuni per
contrastare la tendenza alla chiusura in se
stessi. Alcuni capi partecipano al contingente
emergenza e protezione civile in favore delle
popolazioni del centro Italia colpite dal sisma.
La collaborazione con i gruppi parrocchiali
si fa più stretta e continuativa: alcuni
rover prestano servizio presso le strutture
dell’oratorio e presso gli altri gruppi, con la
condivisione di un importante momento di
missione in Brasile di un nostro rover, tra le fila
del gruppo missionario.
In questo periodo, con l’ingrossarsi delle
file dei capi disponibili ed abilitati alla direzione
delle unità,viene costituito un nuovo branco di
lupetti che a tutt’ oggi fa sede a Cappelletta,
portando una visibile testimonianza della
proposta scout nella vicina frazione.
Quindi servizio e buona azione riletti
non più come personale scelta di carattere
40
La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale
Nel 2003, a vent’anni dal precedente
evento, è riproposto il campo nazionale per
esploratori e guide. Il raduno, che ha visto
coinvolti 18.000 ragazzi si è svolto in quattro
diverse regioni. Per la branca e.g. di Noale è
stato vissuto in Umbria.
nostra casa, un luogo dove incontrarsi”.
Una novità ha caratterizzato questo campo:
i reparti di formazione. Quattro squadriglie
provenienti da luoghi diversi, costituivano un
nuovo reparto guidato da uno staff di capi non
loro.Da qui un primo obiettivo: l’autonomia
della squadriglia.
Dopo un grande gioco iniziale le squadriglie
vincitrici hanno espresso e discusso, assistite
da una delegata dell’ONU, la propria opinione
riguardo alla promozione dei diritti dei bambini
nel mondo.
Così, sono trascorsi 10 giorni indimenticabili, tra il villaggio delle tecniche dove i
ragazzi approfondivano le loro competenze
o ne affinavano di nuove e grandi giochi, che
hanno messo alla prova la lealtà e la voglia di
competizione di guide ed esploratori.
Le missioni partite inizialmente sotto
una pioggia battente e sconsolante, si sono
rivelate l’esperienza più bella: l’entusiasmo
e la voglia di mettersi alla prova, rinvigorite
da quel piccolo raggio di sole che ha bucato
le nubi al tramonto,
hanno reso l’avventura
indimenticabile.facendo
loro vedere come molti
troppi bambini ancora
oggi vivono in condizioni
disumane.
Interessante perché spronava gli esploratori e guide a riflettere (magari solo per pochi
minuti) sui Diritti dell’Infanzia, originale perché
irripetibile in un comune campo di reparto.
Sono state quindi scelte le migliori tra
queste proposte al fine di essere presentate
alle Nazioni Unite come punto di partenza di
un progetto di sensibilizzazione dei ragazzi
alle esigenze dei loro coetanei nel mondo.
Tra le proposte scelte c’è stata quella della
squadriglia Falchi del reparto di Noale, che,
oltre all’abilità nel gioco, ha dimostrato interesse e coscienza dei temi dell’infanzia e intelligenza nella ricerca di una possibile chiave di
soluzione.
Di tutte le attività proposte alle squadriglie
durante il Campo Nazionale, una delle più interessanti e originali è stata la
“Giornata Internazionale”,
sul tema “Il mondo è la
La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale
41
UN PONTE TRA IERI E DOMANI
La Comunità Capi si racconta
A questo punto della lettura qualcuno
potrebbe chiedersi: ma chi sono i capi di oggi
a Noale?
Noi siamo semplicemente il tassello numero
50. Ci portiamo dentro fragilità, carismi, pregi
e debolezze di quanti ci hanno preceduto ed
educato. Siamo il frutto e la conseguenza
dei testimoni che ci hanno formato e fin qui
cresciuto. GRAZIE DI CUORE!
Grazie a chi?… chi sono questi testimoni?
Sono le persone che con amore o per senso
del dovere, con poca o tanta pazienza, con
sacrificio, con fatica, con fiducia ci hanno
accompagnato.
Siamo, in definitiva, i figli di chi ha accettato
di farci da genitore. Figli, a volte affettuosi a
volte ingrati, talvolta dimenticati o trascurati,
ma molto più spesso amati, di questa
comunità. Una comunità che in questi 50 anni
si è abituata a vederci spesso all’oratorio un
po’ meno fuori; ci ama sopportando le nostre
intemperanze, ma sempre più di frequente
si ricorda di noi servendoci e aiutandoci a
servirla.
In che cosa dobbiamo crescere? In tutto
dobbiamo crescere, non è la perfezione il
nostro forte! Ma forse, dobbiamo impegnarci
in particolar modo in alcuni atteggiamenti.
La fiducia in noi e tra noi…più la sentiamo
più riusciamo a trasmetterla, è un vortice,
dovremmo innescarlo.
La stima in noi stessi e tra noi…non è
42
una risorsa che si consuma, anzi cresce
spendendola. Un sano ottimismo…la pozione
magica che con la stessa fatica ti fa stancare
la metà ottenendo il doppio.
Che cosa ci tiene uniti? La voglia di
accompagnare i ragazzi che ci sono affidati
nelle scoperte che abbiamo fatto grazie
allo scautismo. Danno senso alla vita
specialmente nel momento che fruttano anche
a qualcun altro. Ci unisce il fatto di essere dei
sognatori un po’ particolari: di quelli che i sogni
li vogliono realizzare.
Ci tengono uniti tre scelte:
La scelta di servire educando senza
improvvisazione ma con un metodo ben
definito: il metodo scout. La scelta “politica”di
educare alla libertà dell’individuo, alla nonviolenza. La scelta di essere dei cristiani che
si prendono a cuore la loro comunità, che
s’impegnano a vivere l’ascolto, la preghiera,
l’eucaristia e le propongono ai loro ragazzi.
A chi vogliamo assomigliare? Non
cerchiamo personaggi straordinari da imitare,
né santoni da venerare. Abbiamo un solo
Maestro…ce lo siamo detti spesso al punto
di crederci per davvero! L’essere persone
così diverse tra loro ci porta a pensare che
il collante che ci tiene uniti ha una forza che
supera la nostra immaginazione. Il cammino
verso la consapevolezza per questo dono,
segnerà la tappa di partenza del 51° anno
scout a Noale.
La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale
Co.Ca. Campi Scuola
e Formazione Capi
CONTRIBUTI & Opinioni
Cosa lega insieme queste tre parole, o meglio, questi tre grandi luoghi dell’AGESCI?
Innanzi tutto li lega una quarta parola che rappresenta lo stile con il quale vivere il proprio servizio di
educatori: la formazione.
Provo a spiegarmi: quando si entra in Co.Ca. le motivazioni sono varie e disparate: per continuare
l’esperienza del clan, per gratitudine verso ciò che si è ricevuto, per curiosità, per chiamata di qualcun
altro……
Alla Co.Ca. spetta il compito fondamentale di accogliere, che non significa preparare la torta e aprire
una buona bottiglia la prima sera, ma piuttosto presentarsi e spiegare cosa si fa, confrontarsi con il
patto associativo, far contribuire alle discussioni e alle scelte, spiegandone i motivi e le opportunità,
presentando il progetto educativo… il tutto diluito nel tempo e cercando modi e linguaggi adatti, dando il
tempo di capire.
Quando poi si vive per un anno la vita della Co.Ca., si è inseriti in uno staff, si fa attività con i ragazzi
e si entra nel meccanismo dello scautismo. Questo ci fa scegliere uno strumento del metodo piuttosto
di un altro per raggiungere un obiettivo educativo. È allora che si comincia a capire che dietro ci sono
motivazioni e scelte educative. Parole come obiettivi, mete, tappe, strumenti, scelte diventano più
conosciute, più usate. Nasce così, dentro al proprio staff e alla vita di Co.Ca. la partecipazione al primo
campo scuola, il Campo di Formazione Metodologica.
La Co.Ca. aiuta il capo a scegliere il periodo più adatto per la partecipazione, prepara al campo,
accoglie al rientro, trova il modo per far circolare le cose apprese e i dubbi suscitati. Quando il servizio e
l’esperienza maturano, anche le motivazioni che sostengono il capo nel servizio educativo dovrebbero
essere diverse, e chiamano a maggiore assunzione di responsabilità in Co.Ca. e con i ragazzi; fanno
sorgere nuove domande sulla propria solidità, mettono a fuoco le capacità di trapassare nozioni e
metodo, chiedono di farsi carico dei capi più giovani che si affacciano ora al servizio.
La Co.Ca. aiuta a maturare la scelta di partecipazione al CFA, campo di formazione associativa, che apre
nuovi orizzonti: approfondimento delle scelte e del proprio ruolo di educatore, lettura della propria realtà
per attuare correttamente la proposta scout, curare le proprie relazioni con gli altri adulti e con i ragazzi
che vengono affidati, capacità di elaborare un progetto educativo.
Spetta alla Formazione Capi nazionale organizzare il campo e ed inviare la valutazione alla Co.Ca., così
che venga sostenuta e responsabilizzata nella formazione dei suoi capi.
A questa spetta proporre e preparare al campo, raccoglie le idee, le esperienze e le domande quando si
ritorna, offre le opportunità per giocarsi in modo personale e responsabile.
Ora spetta sempre più alla Co.Ca. saper sostenere il cammino di formazione del proprio capo, fargli
vedere la bellezza e la responsabilità del servizio educativo e la necessità continua della formazione.
C’è sempre qualche cosa da apprendere, qualche domanda che i ragazzi suscitano e alla quale non si è
preparati, qualche progetto da approfondire.
Allora si può cominciare a rispondere riconoscendo la nomina a capo, che non è un’onorificenza o un
riconoscimento per anzianità, ma un mandato forte a fare servizio, un atto di fiducia di fronte all’impegno
dimostrato e a quello futuro. È una nuova richiesta di impegno! La richiesta viene fatta da tutta la Co.Ca.,
e approvata a livello nazionale.
Ma è solo un segno, non il finire di una strada, ma serve da stimolo a ripartire con maggiore autonomia
e responsabilità verso i mandati che la Co.Ca. affiderà.
Saranno sempre strade nuove perché nascono dallo stare con i ragazzi, dalle loro domande e dal loro
slancio nell’affrontare la vita, cosa sempre nuova e talvolta difficile. Al capo educatore viene chiesto di
trovare sempre nuove risposte educative.
E allora la formazione è necessaria, sempre!
MARIA BALDO incaricata nazionale alla formazione capi
La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale
43
Nord e Sud
Una proposta che unisce
CONTRIBUTI & Opinioni
Quando la prima volta giunsi in aeroporto, pensai a quanto possa essere strano l’AGESCI. Mi sono
anche chiesto: “cosa ci faccio qui, all’aeroporto Marco Polo di Venezia, atteso da una sconosciuta,
sentita a malapena 2 volte per telefono? Dobbiamo costituire uno staff, costruire un evento formativo, un
Campo scuola di Formazione Associativa, convivere insieme 7 giorni con uno staff di illustri sconosciuti,
io terrone siciliano in mezzo a dei Veneti.”
Alla Formazione Capi nazionale hanno preso una cantonata, hanno piegato la carta geografica a metà
ed i nostri paesi, le nostre regioni si sono trovate l’una sull’altra, vicine, coincidenti: S. Donà di Piave ed
Acquedolci.
Ma poi c’è stato l’incontro, un riconoscersi grazie ad un numero di Proposta Educativa sotto braccio, ma
non un incontro formale, non banale, non razionale ed impersonale, ma un incontro in cui due mondi
hanno sorriso l’uno all’altro e le battute hanno scaldato i cuori, uno scambio di curiosità reciproche tra una
terra gialla di sole ed una terra verde dei suoi prati.
Ma allora la “I” di AGESCI sta anche per insieme !!! Evidentemente sì, perché insieme abbiamo avvertito
la voglia di costruire qualcosa di grande, di fondere idee e progetti. Ed ecco allora che le esperienze di
ognuno, fatte in luoghi e tra genti diverse, hanno iniziato a trovare punti di incontro, a scoprire che sotto
una tenda, all’angolo di una strada, innanzi ad un fuoco, sul sagrato di una Chiesa, la gioia non è veneta
o siciliana, ma è la Gioia, di quelle che ti riempie il cuore, che ti fa danzare stringendo la mano di chi non
conosci, ma senti che il suo cuore ride come il tuo.
A poco a poco ho acquisito un consapevolezza nuova, una consapevolezza che ha trovato le sue
fondamenta: lo scautismo parla un unico linguaggio. I dialetti diversi sono diventati fonte di arricchimento,
scoperta dei mondi altrui, voglia di viverli non per curiosità, ma per quell’ “I Care, mi sta a cuore, mi
interessa…” che fa parte del nostro mondo, che da il senso al nostro andare per le strade con gli scarponi
ai piedi e lo zaino in spalla.
E’ stato un susseguirsi di conferme, un rincorrersi di certezze, che da scout, da Capo dell’AGESCI,
sentivo parte del mio essere e della mia storia, ma di cui non avevo mai percepito così chiaramente la
forza. Anche i miei nuovi compagni di strada ricercavano le stesse cose: il gusto del bello, dell’essenziale,
del condiviso. Le parole, i progetti, le mete, gli obiettivi, avevano la medesima importanza, chiedevano lo
stesso impegno, ma soprattutto guardavano alle stesse cose.
Oggi lo so , e lo so con una certezza più grande che mai: anche per loro, ed in ugual misura, è importante
la libertà, la fiducia, la corresponsabilità, la condivisione. L’AGESCI, per i suoi ragazzi, chiede le stesse
figure di Capo, offre lo stesso metodo, e ogni Comunità Capi vive diverse avventure, diverse fatiche, ma
porta in se gli stessi doni dello Spirito.
Così è nato il nostro Campo scuola a Cornuda: ma questo campo potremmo anche farlo a Palermo, ad
Aosta o a Bari: rimarrebbe uguale. Avrebbe la stessa forza, parlerebbe il medesimo linguaggio, offrirebbe
la stessa possibilità di esprimere se stessi e dare il meglio di se.
Ecco perché un Campo di Formazione Associativa ovunque sia, forma Capi, donne e uomini, capaci di
donare ai propri ragazzi desideri di libertà, giocando, andando all’avventura, percorrendo un strada.
Ecco perché lo chiamiamo Patto Associativo: è proprio un bel Patto, fatto tra Uomini e donne che amano
la vita in ugual modo.
Così la mia terra è diventata la terra di chi ho incontrato, ed anch’io sento mia la sua terra.
Antonello Di Liberto Incaricato regione Sicilia formazione capi
44
La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale
Tra dovere e passione...
una terza via
CONTRIBUTI & Opinioni
Quindici minuti. Un quarto d’ora.
Questo è, secondo un mio vecchio amico, il tempo massimo che una persona può reggere facendo
un servizio senza una solida motivazione. Come dire che se non c’è qualcosa di vero, di duraturo, di
importante “dentro”, che ti guida… è impossibile reggere nei tempi lunghi nella capacità di dono di sé
agli altri.
Beh, la sua è un po’ una provocazione.
Anche perché a volte si regge un po’ di più di quindici minuti, ma spesso lo si può fare anche sbuffando,
oppure trascinando in qualche modo la carretta… oppure dovendo impiegare un sacco di energie perché
non c’è nella macchina il carburante giusto, non ci sono le motivazioni sufficienti che possano sostenere
lo spendersi quotidiano in nome di qualche valore.
Non è solo questione di “dovere” o di “passione”, dunque.
Il senso del dovere, nella logica della fede cristiana, è un sostegno che può aiutarti nei momenti difficili,
ma certamente non può bastare per fondare un servizio, per giocare la vita per quell’assoluto che è il
bene dell’altro, l’altro in cui siamo invitati a vedere il volto dell’unico Signore.
Io credo che siamo chiamati ad un servizio “agile e leggero”, non certo ai lavori forzati e mi pare che
anche dal Vangelo traspaia questo invito.
Quando Gesù va a Cafarnao, in casa di Simon Pietro, trova la suocera di Simone a letto con la febbre.
L’evangelista Marco annota che “subito gli parlarono di lei. Ed egli, accostatosi, la sollevò prendendola
per mano; la febbre la lasciò ed essa si mise a servirli” (Mc. 1,31). Poche parole per farci capire che
niente motiva il servizio se non un incontro fondamentale, un cambiamento di rotta che Gesù di Nazaret
opera nella vita dell’uomo.
Marco usa un verbo importante per descriverlo: è il verbo greco eghèiro, che userà poi per raccontare la
risurrezione. Gesù si avvicina a questa donna “e la fa risorgere”, la risolleva, le dà una vita nuova. Una
vita non più ripiegata su di sé, non più preoccupata per sé (è questa, simbolicamente, la malattia che
ci indebolisce tutti…), ma una vita fatta di dono e di servizio. Un servizio che non è vissuto secondo la
logica del dovere, della legge, del “bisogna”… ma che è frutto di un’energia nuova, che ci abita da dentro,
che trasforma il cuore e la vita. Non più preoccupati per noi stessi, possiamo occuparci con libertà e
leggerezza d’animo degli altri. Dato che qualcuno si è occupato di noi, ha “preso per mano” la nostra vita
e l’ha risollevata… noi possiamo occuparci degli altri, senza alcun obbligo, senza false modestie e senza
la pretesa di essere, poco o tanto, lodati e ringraziati.
Come quei “servi inutili” di cui racconterà Gesù in un’altra occasione: tornati dal lavoro non si mettono a
tavola a banchettare, ma imbandiscono la tavola del loro padrone, con la massima tranquillità, dicendo
a se stessi: “siamo semplici servi, abbiamo fatto quanto dovevamo fare” (Lc. 17,10). O come quel
contadino, che dorme tranquillo dopo aver seminato, perché crede nella forza del seme gettato nella
terra. Lui ce l’ha messa tutta, ma ora sa che può solo attendere: il seme cresce da solo, per la forza di
vita che porta dentro. Non c’è fallimento, non c’è frustrazione che tenga. Prima o poi il frutto maturerà…
“come, egli stesso non lo sa.” (Mc. 4,27)
Dovere? Passione? L’uno e l’altra durano lo spazio di un mattino e si sciolgono come la neve al sole. Ma
l’amore resta. L’amore vero motiva a servire, a giocare la vita.
Un amore così lo si può solo ricevere, anzitutto.
E chi lo riceve sente poi l’esigenza di distribuirlo ai quattro venti, perché riempia il mondo intero della sua
forza, che è vita vera e speranza che non delude.
Don Francesco Marconato. A.E. regionale Veneto
La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale
45
La storia di Robert Baden Powell
il fondatore degli scout
DOCUMENTI & Schede
Robert Stephenson Smyth Baden Powell, Lord of Gilwell, chiamato da tutti gli scout più semplicemente
B.P., nacque a Paddington, nei dintorni di Londra, il 22 febbraio 1857, sesto figlio maschio del reverendo
Baden Powell, professore all’università di Oxford. Dopo aver frequentato la Rose Hill School superò gli
esami per essere ammesso alla Charterhouse School e poi arrivò secondo ad un concorso per l’esercito
e diventò colonnello. Con il tredicesimo battaglione ussaro servì la sua patria in India e Afghanistan. E
proprio quando era in India ebbe un’idea per non far annoiare e tenere in ottima salute i suoi uomini che
vivevano là in un ambiente malsano: farli diventare esperti nella tecnica dello “scouting”. Nel linguaggio dell’esercito inglese questo voleva dire “arte della ricognizione”, una cosa in cui Baden Powell era
molto abile. In questo modo B.P. organizzò fra i suoi uomini gruppi di scouts, insegnando loro a seguire
le tracce, a osservare e capire gli indizi lasciati sul terreno, affrontare la dura vita nelle foreste e le zone
sperdute. Qualche hanno più tardi Baden Powell ebbe anche un riconoscimento dallo stato maggiore
per questa attività che era un simbolo: il giglio, che sulle antiche bussole del tempo indicava il nord,
ovvero la retta via.
1899 Dopo alcuni anni dal riconoscimento, Baden Powell, essendo in Sud Africa durante la guerra fra
l’Inghilterra e i Boeri, si trovò assediato a Mafeking. Lì, grazie a una serie di astuzie e trucchi ingegnosi,
riuscì a tenere testa agli avversari per sette mesi fino all’arrivo dei rinforzi. Ma Mafeking, oltre che come
dimostrazione dell’astuzia di Baden Powell, fu un’esperienza importante per un altro motivo. Infatti,
essendoci carenza di uomini nella città assediata, egli pensò di utilizzare dei ragazzi per compiti ausiliari
come staffette di postini, di piantoni, ovunque la loro presenza potessero rendere liberi uomini validi per
il combattimento. Baden Powell rimase colpito dalla serietà con cui questi ragazzi assunsero tali compiti
e dall’entusiasmo con cui si impegnavano malgrado il rischio cui andavano incontro. Tutto questo aprì la
mente di B.P. a un nuovo orizzonte facendolo riflettere sulle capacità che sviluppano i ragazzi quando si
sa fare appello al loro impegno, al loro spirito di sacrificio, alla loro lealtà. Tornato in patria Baden Powell,
facendo tesoro dell’esperienza di Mafeking, pensò di suggerire ai ragazzi le attività dello “scouting”.....
Una volta tornato in patria, Baden Powell trovò una società di giovani piena di cattive abitudini; oziavano,
perdevano tempo nei bar per bere o giocare a carte, non praticavano sport e tanto altro. Facendo tesoro
delle esperienze sia con i ragazzi di Mafeking e sia con i suoi “scout militari” , pensò di suggerire ai ragazzi l’attività dello “scouting”, trasformando quella che era un’arte per scopi di guerra in uno strumento di
pace e fraternità. Prima di dar vita alle sue idee, Baden Powell volle sperimentarle, e così dal 31 luglio al
9 agosto 1907 effettuò, nell’isoletta di Brownsea, con una ventina di ragazzi quello che fu il primo campo
scout della storia. Visto il buon risultato egli incominciò a pubblicare, in fascicoli quindicinali, “Scouting for
boys”, un manuale che ebbe successo e diffusione. Da questa data, prima in Inghilterra e poi nel resto
del mondo, incominciarono a nascere come funghi tantissimi gruppi scout.
1909 - Lo scautismo si espande a vista d’occhio in Inghilterra. A Manchester, in un primo raduno di
scout inglesi, si incontrano 11.000 esploratori. Fanno la loro prima apparizione le ragazze nel nascente
movimento. Sir Baden Powell fu pregato di passare in rassegna alcuni gruppi di ragazze in divisa che
si andavano organizzando per loro conto sullo schema del suo metodo e fu richiesto di accoglierle nel
movimento. Intanto si comincia a diffondere l’abitudine di abbreviare il lungo e difficile Sir Robert Baden
Powell of Gilhvell con il più comodo B.P, abitudine tuttora in corso
1910 - Il movimento Scout vallica i confini del Regno Unito e si sviluppa nel mondo; prima in Cile, poi
in Francia, in Scandinavia e negli Stati Uniti. Anche in Italia cominciano a fiorire i primi gruppi : a Bagni
di Lucca un baronetto inglese, Sir Francis Vane, istituisce la prima squadra di esploratori. A Genova
un’associazione giovanile “ Le Gioiose “ fondata nel 1905 dal Prof. Mario Mazza, dopo aver conosciuto
lo scautismo, ne accetta i principi e costituisce l’associazione Ragazzi Esploratori Italiani ( R.E.I ). Fu
scelto come distintivo un giglio scolpito nell’arco della cappella dei Lanaioli nella chiesa di Santo Agostino
a Genova.
46
La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale
1918 - Nascono i Rover.
1920 - Passata la Prima Guerra Mondiale, viene indetto il primo raduno mondiale “ Jamboree “,che si
ripeterà ogni 4 anni per fare esperienza di fraternità scout. Il conte di Carpegna partecipa come rappresentante dell’Italia alla prima Conferenza Internazionale che si tiene a Londra e di cui perciò risulta
fondatore, massimo titolo dello scautismo internazionale.
1941 - L’8 gennaio B.P. muore in Kenya, mentre la guerra dilaga in tutto il mondo.
Scopo dello scautismo
Lo scopo dell’educazione scout è quello di “migliorare la qualità dei nostri futuri cittadini”, specialmente
per quanto riguarda il “carattere” e la “salute”; di sostituire l’egoismo con il “Servizio”, il rendere i giovani
individualmente efficienti, sia nel fisico sia nel morale, al fine di utilizzare questa efficienza al servizio del
prossimo. Baden-Powell ha posto a fondamento della proposta scout quattro punti:
formazione del carattere
salute e forza fisica
abilità manuale
servizio del prossimo
Formazione del carattere
Per formazione del carattere si intende la formazione della personalità, cioè di una relazione positiva con
se stessi. L’educazione del carattere mira ad ottenere le capacità di fare scelte, di scoprire ciò che si può
e si vuole essere, di prendersi delle responsabilità, di farsi dei programmi coscienti di vita, scoprendo la
propria vocazione nel piano di Dio. Essa comprende tutta una serie di virtù umane come lealtà, fiducia
in se stessi, coraggio, senso della gioia, ottimismo, rispetto dei diritti, autodisciplina, elevazione del pensiero e dei sentimenti.
Salute e forza fisica
Per salute e forza fisica si intende la conoscenza e un rapporto positivo con il proprio corpo in quanto
dono di Dio e fonte di relazione con gli altri e con l’ambiente; si tratta, cioè, di accettare e avere cura
del proprio corpo, di ricercare un’alimentazione sana, riposarsi correttamente, ricercare ritmi naturali di
vita, esprimersi, vivere correttamente e serenamente la propria sessualità, saper affrontare la fatica, la
sofferenza, la malattia, la morte.
Abilità manuale
Per abilità manuale si intende una relazione creativa con le cose; l’educazione all’abilità manuale mira ad
ottenere un’intelligenza ed una progettualità pratiche; una capacità di autonomia concreta a realizzare
– partendo da mezzi poveri –, a valorizzare quello che si ha perché lo si sa usare. La riscoperta dell’uso
intelligente delle proprie mani porta con sé una serie di comportamenti positivi: la gioia del saper fare,
l’accettazione della fatica e del fallimento, la pazienza, la concretezza, l’essenzialità, il buon gusto.
Servizio del prossimo
Per servizio del prossimo si intende l’educazione all’amore per gli altri, al bene comune e alla solidarietà,
a scoprire la ricchezza della diversità nelle persone, a vivere e lavorare insieme per costruire un mondo
più giusto, a rendersi utili in qualunque momento ciò sia richiesto, mettendo a disposizione le proprie
energie e capacità.
La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale
47
ANNUARIO GRUPPO SCOUT NOALE
I
la nostra storia in sintesi
Di seguito vengono presentate tutte le informazioni relative alle Branche, ai capi e agli Assistenti Ecclesiastici che siamo riusciti a recuperare. E’
stato un lavoro difficile e certosino, nel quale i dati che ci pervenivano si accavallavano, a volte in modo anche contraddittorio. Pur coscienti di non
essere riusciti a fare un quadro completo in tutte le sue parti, crediamo sia stato importante sintetizzare, in un unico sguardo, la lunga storia del
nostro Gruppo. Ci scusiamo in anticipo per gli inevitabili errori commessi.
La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale
La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale
49
Annuario Gruppo Scou Noale I - 1982 -2003
50
La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale
La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale
51
Gli Educatori
DOCUMENTI & Schede
Perciò ho fatto venire gli educatori e ho detto loro:
“Voi non siete incaricati di uccidere l’uomo nei suoi figli, né di trasformarli in formiche per la vita del
formicaio. Perché a me poco importa che l’uomo sia più o meno ricco. M’importa che sia più o meno
uomo. Non chiedo innanzi tutto se l’uomo sarà o non sarà felice, ma quale uomo sarà felice. Non
m’importa dell’opulenza dei sedentari pasciuti come il bestiame nella stalle.
Non dovrete riempirli di concetti vuoti, ma di immagini che contengano delle strutture.
Non dovrete imbottirli anzitutto di cognizioni inutili, ma forgiare loro uno stile affinché possano cogliere
l’essenza delle cose,
Non dovrete giudicare le loro attitudini dall’apparente facilità che dimostrano in questa o quella direzione.
Perché chi ha lottato di più contro se stesso va più lontano e riesce meglio.
Dovete perciò tener conto innanzitutto dell’amore.
Non dovrete insistere sull’uso dei beni materiali, ma sulla creazione dell’uomo affinché egli pialli la sua
tavola nella fedeltà e nell’onore, e così la pialli meglio.
Insegnerete il rispetto, perché l’ironia è degna dello sciocco ed è dimenticanza di ogni contegno,
Lotterete contro i legami dell’uomo con i beni materiali e fonderete l’uomo nel bambino insegnandoli
innanzitutto lo scambio poiché senza lo scambio vi è soltanto aridità.
Insegnerete la meditazione e la preghiera poiché è nella meditazione e nella preghiera che l’anima
diviene vasta. E insegnerete l’esercizio dell’amore, poiché chi lo potrebbe sostituire?
L’amore di se stesso è il contrario dell’amore.
Punirete anzi tutto la menzogna e il tradimento che possono anche servire all’uomo e in apparenza alla
cittadella. Ma soltanto la fedeltà crea i forti. Perché non si può essere fedeli in un campo ed infedeli in un
altro. Chi è fedele è sempre fedele. E non è fedele chi può tradire il suo compagno di lavoro.
Non dovete insegnare il perdono o la carità, poiché potrebbero venire fraintesi e non essere più che
il rispetto dell’ingiuria e delle piaghe. Ma insegnerete la mirabile collaborazione di tutti e attraverso
ciascuno.
Allora il chirurgo correrà attraverso il deserto per rimettere a posto il ginocchio di un semplice uomo di
fatica. Perché anche questi è un veicolo. E hanno entrambi lo stesso conducente”.
A. de Saint-Exupéry – “Cittadella”
Conclusione
Mentre stavamo lavorando alla stesura
di questo libro, è mancato un nostro caro
amico. A Giovanni Favaro, compagno di tante
uscite, campi, giochi e scherzi, dedichiamo un
pensiero commosso, nella speranza che ci
sia ancora un prato dove tornare a piantare
insieme la nostra tenda, dove cantare la sera
intorno al fuoco. Ciao Giovanni!
A conclusione di questo nostro lavoro,
vogliamo ricordare con gratitudine e simpatia
le molte persone che, ad ogni livello, hanno
collaborato alla riuscita di questo libro. Questo
impegno e’ stato, per noi, un viaggio della
52
memoria, dentro a fatti e avvenimenti che
ancora ci portiamo nel cuore, vivi ed attuali.
Saremo davvero scout per sempre!!!
Abbiamo provato a ricostruire le date, a
ricordare i luoghi e le persone, cercando di
essere il più vicini possibile alla verità. Sicuramente abbiamo commesso qualche errore
confondendo un anno con un altro, storpiando
qualche nome, dimenticando qualcuno. Ce
ne scusiamo, chiedendo comprensione se
la nostra opera di ricostruzione storica non è
risultata perfetta: rimedieremo certamente per
il prossimo cinquantenario.
BUONA STRADA A TUTTI!
La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale
Scarica

50 anni di scautismo a Noale