31 95 0 20 3 La Traccia Scolpita 50 anni di scautismo a Noale Nel vostro passaggio in questo mondo, che ve ne accorgiate o no, chiunque voi siate e dovunque andiate, state lasciando dietro di voi una traccia... La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale 1 Nel vostro passaggio in questo mondo, che ve ne accorgiate o no, chiunque voi siate e dovunque andiate, state lasciando dietro di voi una traccia. Altri la noteranno e potranno seguirla. Può essere una traccia che li conduce al bene, ovvero può portarli fuori strada. Ciò dipende da voi. La vostra traccia è segnata da azioni, dalle frasi che dite e dalle parole che scrivete. Le azioni sono pietre miliari fissate in modo permanente; le frasi sono soltanto orme che il tempo può alterare o cancellare; le parole scritte sono tacche coscientemente lasciate sugli alberi. Baden Powell of Gilwell 2 La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale La Comunità Capi ringrazia tutti coloro che, con la loro collaborazione, hanno contribuito a rendere possibile la celebrazione del cinquantenario della fondazione del Gruppo Scout Noale I Segreteria e Tesoreria Stefano Bolzonella, Giorgio Muffato Giampaolo Pellizzon, Stefano Malvestio, Levi Dall’Agnol, Filippo Gatto Grafica e Logo Laura Michieletto Locandina e Pieghevoli Francesco Zalunardo, Matteo Trabacchin Mostra Fotografica Paolo Michieletto, Massimo Casotto Guelfo Bagordo, Chiara Zen Laura Schimd, Laura Michieletto Chiara Toson, Enzo Masella Costruzione Campo Davide Milan, Luca Bortolato Giovanni Cagnin, Marco Svegliati Realizzazione Libretto Enrico Fraccaro, Ivone Dall’Agnol Giovanni Vanzetto, Roberto Zanibellato Diego Bortolato, Giovanni Cagnin, Graziella Favaro Lucia Dalla Vecchia, Elena Pierazzo Si ringraziano inoltre quanti hanno contribuito alla realizzazione del libro con i loro testi, ricordi e suggerimenti. Si ringrazia la ditta: San Benedetto S.p.A. per il sostegno finanziario accordato per la pubblicazione del libretto Finito di stampare nel mese di Settembre 2003 La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale 3 Sommario Carissimi Scout... Pagina 2 Il saluto di don Giuseppe Prima di Cominciare Pagina 3 Tra storia e memoria 1953 - La Nascita Pagina 4 Origini del gruppo Scout a Noale 1958 - Il buio Pagina 6 Le prime difficoltà 1964 - La Rinascita Pagina 7 Dopo le difficoltà il gruppo riparte Un Radicamento Stentato Pagina 14 La ricerca della continuità 1976 - Un Noviziato Ex Novo Pagina 18 La traccia scolpita Il Gruppo si apre a nuove esperienze Gli Anni ‘80 Pagina 20 Lo scautismo si afferma a Noale Il Gruppo Cresce Pagina 25 Espansione dello scautismo a Noale Gli Alisei Pagina 29 Una esperienza di respiro nazionale Gli Anni ‘90 Pagina 31 Un nuovo rapporto con le famiglie Verso il Presente Pagina 35 Il cammino fino ai nostri giorni Un Ponte tra Ieri e Domani Pagina 38 La Comunità Capi si racconta Annuario Scout Pagina 44 La nostra storia in sintesi Conclusioni Pagina 48 Ringraziamenti e Saluti Carissimi Scout... Il saluto di don Giuseppe Carissimi scout Sono felice di aprire con il mio saluto le pagine di questo “numero unico” che dedicate al 50° di presenza dello scautismo a Noale. La forma della lettera mi pareva la più adatta a dare a queste righe il tono della confidenza e dell’affetto, visto anche che una parte significativa della mia vita sacerdotale è segnata dall’impegno come Assistente Ecclesiastico (AE) di Gruppo e poi come AE Provinciale negli anni ormai “storici” che hanno preceduto e seguito la fusione ASCI/AGI e la nascita dell’AGESCI. Posso testimoniare – e anche voi con me – alla luce dei vostri 50 anni, che lo scautismo è come la vita: tutto si svolge nella continuità, ma tutto è anche segnato dalla continua novità. Vi chiedo dunque di sentire la responsabilità della continuità: siete parte viva di una storia che nessuno può manomettere e tradire. Questa storia nello scautismo diventa, quando è interpretata correttamente, linfa di una tradizione rigorosa e sicura che mette al bando improvvisazioni cadute di stile, personalismi. La forma di questa tradizione è lo stile scout, quella che celebrate è un’occasione per interrogarvi su questo, per essere custodi e trasmettitori del vero DNA dello scautismo cattolico. Su un altro versante lo scautismo è come la vita: continua novità, non ripetitività. La scelta dell’AGESCI, ormai 30 anni fa, fu quella di rispondere non solo della fedeltà al metodo (scelta scout) ma anche della fedeltà al mondo (scelta politica) guidando i capi e i ragazzi a “stare nel mondo” responsabilmente. Il metodo scout è un gioco, non nel senso dell’evasione, ma in quello della parabola educativa, semplice e luminosa come quella di Gesù. Lo scautismo può dire quello che Paolo VI diceva della chiesa: “Abbiamo due madri: il Vangelo e la storia”. La mia lettera confidente, affettuosa (e seria), non può chiudersi che sulla “scelta religiosa”, vissuta nell’esperienza concreta di una parrocchia, della nostra parrocchia. Di essa voi, da 50 anni siete parte viva originale e preziosa. Per questo, a nome di tutta la comunità vi auguro, nella fraternità scout BUONA STRADA! Noale, 06 Agosto 2003 Il parroco Don Giuseppe Prima di Cominciare L a progettazione di una impresa è sempre un momento di grande intensità spirituale, nel quale confluiscono sentimenti contrastanti: l’entusiasmo per le cose da realizzare, la gioia di ritrovarsi insieme, ma anche il timore di non essere all’altezza del compito che ci aspetta. Con questo stato d’animo cercheremo di raccontare la storia dello scautismo a Noale, con l’umiltà necessaria a chi non scrive per lavoro, contando però sulla forza ed il coinvolgimento che gli stessi fatti raccontati sapranno dare. Il nostro è stato innanzitutto un lavoro di ricerca, di ricostruzione e di ascolto delle molte persone che negli anni hanno “giocato” l’avventura dello scautismo. Abbiamo scoperto, innanzitutto, che se molte sono le strade per le quali ognuno ha proseguito il suo cammino, per tutti l’esperienza dello scautismo resta un momento della vita mai completamente superato. Il patrimonio Tra storia e memoria di valori, le esperienze vissute, ma anche le tecniche imparate e le competenze acquisite, sono strumenti con i quali “colorare” in modo del tutto originale ogni giorno della vita. Abbiamo riascoltato, dalla voce dei protagonisti, una moltitudine di aneddoti, vicissitudini, dialoghi e pensieri. Tutto ci è stato prezioso ed utile nella nostra ricerca, aiutandoci ad approfondire e completare il nostro lavoro. In questo libro citeremo comunque solo i momenti salienti che, in tutti questi anni, hanno contraddistinto la vita di tante ragazze e ragazzi, di adulti e di giovanissimi, accomunati da una unica grande speranza: “lasciare il mondo un po’ migliore di come l’hanno trovato”. “Guardare il passato per capire il presente e progettare il futuro”: questo è lo spirito con cui abbiamo ripercorso questa epoca che, con grande nostalgia e con un pizzico di coraggio, proveremo a raccontare. 1953 - LA NASCITA Q uando nel 1953 Giancarlo Bombieri, proveniente da Spresiano decide, per iniziativa personale, di fondare le prime 3 squadriglie maschili, Noale è ancora un piccolo paese agricolo dove solo le ACLI e l’Azione Cattolica hanno una forte identità derivante dal profondo radicamento nella vita socio-politica, culturale e religiosa. Giancarlo Bombieri Lo scautismo, a livello nazionale, è ancora in fase di ricostituzione dopo lo scioglimento imposto dal regime fascista e sembra essere una realtà staccata dal contesto paesano, che vede nella divisa e nel desiderio di vita all’aperto una stravagante e forse ingiustificata voglia di diversità e libertà. Ma l’entusiasmo di Bombieri non si affievolisce, anzi, fa aggiungere al gruppo iniziale altri componenti desiderosi di saggiare questo nuovo modo di vivere la natura e l’amicizia. Il 25 ottobre 1953 fonda il “Clan della Torre” di Noale. Il distintivo è composto di una Torre di colore giallo-oro in campo rosso, da portare sulla tasca destra dell’uniforme. Due pattuglie formano il clan: la pattuglia “Argo”, con a capo Gianni Brocchetto e componenti Duilio 8 Origini del Gruppo Scout a Noale Franzoi, Gianni Franzoi e Flavio Pamio e la pattuglia “Orsa Maggiore” con a capo Mario Pavanello e componenti Cesco Carraro, Eugenio Conti e Pino Baldan. Si tengono regolarmente delle riunioni settimanali (Capitoli), con recita del Rosario e commento del Vangelo a casa dei vari rover. Nel gruppo originario c’è molta allegria e si ottengono buoni risultati. Si tratta del primo seme di tanti altri che sarebbero poi seguiti, che trova spazio nella terra ancora brulla e che permette a questo gruppo di ragazzi di vivere la fantastica avventura di un primo campo invernale ad Asiago dal 2 al 4 gennaio 1954. A vivere l’esperienza del campo, oltre ai su menzionati ci sono anche Luciano Pesce e l’assistente Don Alfredo Brocchetto. A quel tempo, parroco di Noale è Don Giovanni Basso. Successivamente alla costituzione del primo Clan, la cui Carta viene solennemente firmata il 31 gennaio 1954, nasce anche il primo “Riparto” ASCI. L’anno successivo, in modo totalmente indipendente, lo scautismo Noalese si arricchisce anche della presenza di alcune coraggiose ragazze, che, capitanate da Caterina Franzoi e Ada Dal Corso e organizzate in due squadriglie, costituiscono il primo Riparto femminile AGI con assistente Don Luigi Comacchio. Il gruppo maschile e il La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale gruppo femminile, AGI e ASCI, coerentemente con la realtà del tempo, portano avanti attività distinte e rigorosamente separate con solo occasionali momenti di contatto. Negli anni 1954-55 il gruppo partecipa ai giochi di San Giorgio a Treviso e all’uscita di Castellino delle Formiche. Si tratta delle prime grandi avventure vissute con tanta serenità e spirito fraterno, valori fondamentali per la vita di uno scout. Gradualmente, la consapevolezza che lo scautismo non è solo avventura e gioco ma, soprattutto, proposta educativa, inizia a prendere piede nella coscienza di questi primi scout noalesi, e si avverte la necessità di formare nuovi capi. Mario Pavanello partecipa quindi al campo scuola nazionale di Colico per Capi Rover. La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale Tuttavia quando, per ragioni professionali, sia Giancarlo Bombieri che Mario Pavanello, lasciano il gruppo, non sono ancora presenti dei capi in grado di sostituirli e gli scout cessano di essere una presenza effettiva nella comunità di Noale. E’ il 1958. Parallelamente anche il gruppo femminile sperimenta la stessa carenza e, a causa della mancanza di capi che assicurino una continuità nella azione educativa, si disgrega, cessando di fatto, forse già nel 1957, ogni attività. Giancarlo Bombieri, si trasferirà in seguito a Scorzè, dove continuerà per lunghi anni la sua avventura nello scautismo. 9 1958 - IL BUIO P assano alcuni anni di silenzio durante i quali nessun canto e nessuna preghiera scout si diffonde per le stanze dell’Oratorio di Noale. Le persone che più direttamente si erano impegnate per dare corpo all’associazione sono ora in parte assorbite da impegni di lavoro, in alcuni casi si sono trasferite lontano da Noale, in altri sono prese dal completamento degli studi. Al contempo chi ha militato nel gruppo in questo breve periodo, non se la sente di accollarsi l’impegno di proseguire una attività che richiede disponibilità, ma anche impegno e capacità educative. Le prime difficoltà La parrocchia non sembra preoccuparsi troppo del momento di difficoltà del gruppo scout e, da essa non perviene alcun sostegno. Forse non si sono ancora comprese le potenzialità e l’originalità del movimento. Sta di fatto che di questo primo periodo, non solo va dispersa ogni esperienza, ma ben presto viene inspiegabilmente cancellata ogni traccia di quel primo tentativo di introdurre lo scautismo a Noale. Inspiegabilmente, perché nel reperire queste informazioni, abbiamo potuto constatare quanto sia vivo ancora oggi, a distanza di 50 anni, il ricordo di quei giorni nelle persone che per prime hanno dato vita al movimento scout a Noale. Le Guide nel 1953 10 La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale 1964 - LA RINASCITA Dopo le difficoltà il Gruppo riparte N el 1964, la crisi delle vocazioni é ben lungi a venire. La parrocchia di Noale è servita, di norma, oltre che dal parroco, da almeno tre cappellani. Sono abbastanza frequenti gli avvicendamenti tra questi ultimi. Nel loro spostarsi da una comunità parrocchiale all’altra, spesso introducono nuove idee ed esperienze. diventati adulti e poi genitori, l’appartenenza a questo mondo fantastico sarebbe proseguita più avanti, attraverso l’esperienza dei propri figli entrati in Riparto o in Noviziato. Ricordiamo infine, non potendo elencare i nomi di tutti, i più giovani Massimo Casotto, Jacques Basso, Carlo Vanzetto che diverranno i primi capi squadriglia delle squadriglie Tigri e Volpi. Ed è proprio un nuovo cappellano, Don Claudio Pasqualini, forte dell’esperienza scout maturata nel precedente incarico a Cavasagra, che reimpianta il seme che farà rinascere lo scautismo a Noale. Il rinato Gruppo Scout muove i suoi primi incerti passi in un ambiente difficile, guardatao forse con diffidenza dalle altre associazioni operanti nell’ambito paesano. La ricostituzione è stata voluta più da Don Claudio che della comunità parrocchiale che continua a guardare con curiosità questi nuovi stravaganti e chiassosi intrusi nell’oratorio, con le loro iniziative a volte strane e pittoresche. L’entusiasmo non manca e, in questi primi anni sessanta, un gruppo di scout rivive l’esperienza del campo, unendosi al Gruppo di Cavasagra. In seguito, Don Claudio si appoggia al Gruppo Mestre I per essere supportato in questa nuova esperienza. Da Mestre, infatti, arriva l’aiuto di due Rover: Milo Polles e Franco Duse. Solo allora, a Noale, si comincia a comprendere, a distanza di dieci anni dal primo tentativo, il valore e l’importanza del messaggio e del progetto educativo di Baden Powell e dell’ASCI. Nell’inverno del 1964 riparte quindi l’avventura dello scautismo noalese. L’entusiasmo di Don Claudio e la disponibilità al servizio di Milo e Franco riescono ad aggregare un eterogeneo gruppo di ragazzi che avrebbero dovuto dar luogo al primo nucleo del Riparto e del Noviziato-Clan. Ricordiamo fra questi Giovanni Vanzetto, che diventerà una figura “storica” per lo scautismo noalese. Per lui, come per altri scout La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale 11 Branca Esploratori e Guide DOCUMENTI & Schede La promessa degli scout, un fondamento del metodo educativo Che cosa chiedi? Di diventare uno scout Per quanto tempo? Se piace a Dio per sempre Sai cosa significa diventare uno scout? Significa meritare fiducia perché sincero e onesto Conosci la legge scout? Si Recita la tua promessa Con l’aiuto di Dio prometto sul mio onore di fare del mio meglio: per compiere il mio dovere verso Dio e verso il mio paese; per aiutare il prossimo in ogni circostanza; per osservare la legge scout Queste le parole della promessa scout. Con questa cerimonia caratteristica i ragazzi vogliono esprimere la loro volontà di fare parte della grande famiglia degli scout, la volontà di impegnarsi a fondo per prepararsi ad essere degli uomini in gamba, uomini al servizio del prossimo. È un impegno solenne di milioni di scout nel mondo; è un impegno del ragazzo col capo e del capo con lui; è un impegno davanti a Dio e ai fratelli; è un impegno a far sempre del proprio meglio. Già da queste premesse si capisce che la promessa non è una cosa che si improvvisa. Ci vuole molto tempo, molto lavoro e molto amore per preparare un ragazzo alla promessa. Il ragazzo deve comprendere bene il senso dell’impegno, la sua deve essere una scelta cosciente e responsabile. Così il ragazzo scopre quali sono le virtù degli scout, cioè lealtà, servizio, energia, coraggio, disponibilità e amicizia per tutti. Capisce il senso della buona azione, la forza del sorriso e del buon umore, che si trova la felicità non cercandola per sé, ma procurandola agli altri. Capisce che chi fa la promessa non è più padrone di se stesso, ma si mette a disposizione del prossimo, del proprio paese e di Dio. La legge Scout La guida e lo scout: 1) Pongono il loro onore nel meritare fiducia. 2) Sono leali. 3) Si rendono utili e aiutano gli altri. 4) Sono amici di tutti e fratelli di ogni altra guida e scout 5) Sono cortesi. 6) Amano e rispettano la natura. 7) Sanno ubbidire. 8) Sorridono e cantano anche nelle difficoltà. 9) Sono laboriosi ed economi. 10) Sono puri di pensieri, parole e azioni. 12 La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale Don Claudio, però, non demorde dal suo obiettivo ed ha l’intelligenza e l’accortezza di coinvolgere il più possibile le famiglie nel nuovo “grande gioco”. Incontra spesso i genitori per illustrare il metodo e le finalità dello scautismo. I suoi sforzi ed il suo entusiasmo contagiano ben presto alcuni genitori che non negano la loro collaborazione. Tra gli altri, ricordiamo con riconoscenza Toni Casotto, Salvi Smania, Efrem Zanibellato, Sergio Tiepolo e Anna Basso, che sarà la sarta che cucirà le prime divise e fazzolettoni del Gruppo Scout. Noale I. E’ questo un campo molto importante per la folta partecipazione di scout e al quale il Riparto Giovanni XXIII di Noale partecipa con le squadriglie Tigri (Csq. Massimo Casotto) e Volpi (Csq. Jacques Basso). Il 26 Giugno 1965 è la data delle prime promesse e della nascita formale del nuovo Riparto Giovanni XXIII. Le promesse, celebrate con una suggestiva cerimonia serale nella chiesetta dell’Assunta in Oratorio, sono la conclusione di un primo intenso periodo di preparazione curata con ammirevole spirito Fra il 1965 e il 1966 Bruna Piazza raccoglie un primo gruppo di ragazze, tra le quali ricordiamo Maura Ghedin, Daniela Lamon, Gianna Pavanetto, Emanuela Lovo, Natalina Ghedin, Alessandra Zucconi, Cinzia Cibin, Goretta Ruffato, Miriam Bortolozzo, Daniela Gardin e Rossella Tiepolo. di servizio da Milo Polles e Franco Duse di Mestre. Nei giorni successivi si parte per il campo estivo in Val di Gares. È questo è il primo vero campo del rinato Gruppo Scout, organizzato dal Mestre I con capo campo Giuseppe Romanin ed assistente Don Armando De Pieri, ed a cui partecipano una squadriglia di esploratori di Noale ed un gruppo di novizirover. Nel 1966 il campo estivo si svolge a Calalzo in Val d’Oten. Esso viene organizzato congiuntamente dai gruppi Mestre I, Mestre II e La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale Il 1966 è anche l’anno della rinascita delle Guide dell’AGI a Noale, grazie al solito Don Claudio e a Bruna Piazza che, studentessa a Treviso, frequenta autonomamente con alcune compagne di scuola il gruppo AGI della parrocchia del Duomo della città. Esse ridanno vita al Riparto femminile dell’AGI noalese. Come sede ricevono un polveroso stanzone sopra il cinema parrocchiale (ora Sala S. Giorgio) ben staccato dalla sede degli Scout come allora si conveniva. Nel luglio del 1966 le guide noalesi partecipano al loro primo Campo estivo in Val D’Oten con le due squadriglie Pellicani ed Antilopi. Le loro prime uscite vengono effettuate assieme al Riparto di Treviso, dal quale ricevono aiuto e collaborazione. L’anno successivo piantano il loro secondo campo in Alpago sempre con le sorelle trevigiane. 13 Agesci - Progettare l’educazione CONTRIBUTI & Opinioni Il 1974 ha segnato la svolta principale nella storia dello scautismo italiano. In quell’anno, infatti, ASCI ed AGI – rispettivamente le associazioni scout maschili e femminili – scelsero di unire i loro sentieri per realizzare un nuovo progetto. Nacque così l’AGESCI, Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani. Fu una scelta coraggiosa che nasceva dalla consapevolezza di proporre un percorso educativo comune; la nuova proposta, pur mantenendo un’evidente continuità con la tradizione, forniva però un approccio innovativo all’esperienza dello scautismo. Il progetto, rispettoso delle identità sessuali e delle esigenze di ogni fascia d’età, si proponeva di condurre i giovani tra i 21-22 anni a scoprire in modo autonomo e responsabile che la propria realizzazione può avvenire solo mettendosi a servizio degli altri.A quasi trent’anni di distanza, questa scelta non è più in discussione, anche perché è stata maturata e sperimentata in prima persona da quei ragazzi che, oggi capi, la portano avanti e la testimoniano negli staff misti nella direzione delle unità. Talvolta, però, dimentichiamo che altre intuizioni sorte nello stesso anno si sono rivelate estremamente lungimiranti alla luce della realtà odierna. Credo siano queste le scelte che continuano oggi a fare dell’AGESCI un laboratorio permanente di educazione e di promozione dell’individuo.Una è l’idea di Comunità dei Capi che ha preso il posto dell’Equipe Direttiva propria dello scautismo delle origini che si occupava principalmente della direzione organizzativa del gruppo. A quei tempi la maturazione dell’individuo, la promozione delle relazioni, la formazione permanente erano lasciate all’iniziativa personale del singolo capo, inserito molto spesso in una società “a misura d’uomo”.Oggi, in un’epoca dove proposte tipiche dello scautismo come gioco, ecologia, avventura e volontariato sono a portata di mano in un insieme disordinato di opportunità, la ricchezza della proposta scout può essere compresa solo se affidata a persone in grado di testimoniare tali valori non solo a parole, ma anche con la realtà della loro vita. Per questo lo scautismo si rivolge alla persona nella sua interezza e, tramite la Comunità Capi, supporta gli educatori cercando di offrir loro stimoli ed occasioni per una continua crescita nelle diverse dimensioni della loro vita. La Comunità Capi, quindi, non si preoccupa solo della relazione educativa che il capo instaura con il ragazzo, ma anche della relazione che questi ha con se stesso, della sua capacità di relazionarsi con gli altri, della sua crescita religiosa, della sua relazione con il mondo, accompagnandolo a realizzare la propria vocazione. Ecco perché essere un educatore scout non è solo una questione di competenza nel settore, ma diviene espressione della personale ricchezza e solidità del capo che è chiamato a donare se stesso in prima persona, senza sperare di nascondersi dietro un’uniforme o un ruolo. Oggi la Comunità Capi ha l’ambizione e il dovere di mirare proprio a questo. L’altra idea nata nel 1974 è quella del Progetto Educativo. Termini come “intenzionalità” e “progettualità”, alla base della proposta scout dei giorni nostri, non sono sempre stati usati in associazione. Prima esistevano altre parole, come “metodo” e “arte”. L’idea di fondo era che per formare dei bravi capi che fossero in grado di svolgere bene il loro servizio, bisognava occuparsi del trapasso di esperienze da capo più esperto a capo giovane, tenendo vive le tradizioni e il sistema di condurre le attività.Il cambiamento è partito dalla sempre più forte esigenza di educare i nostri giovani alla pace, alla giustizia, all’uguaglianza, al rispetto dei diritti, alla fede.Ecco quindi che termini come intenzionalità – che significa che le attività proposte ai ragazzi hanno uno scopo ben preciso – e progettualità – vale a dire che tali scopi non si possono improvvisare – sono diventati le nuove parole d’ordine della proposta educativa scout. Il Progetto Educativo è il documento scritto che raccoglie le linee e le intenzioni educative della Comunità Capi ed è quindi lo strumento che rende l’azione educativa continuativa e adatta alla realtà dei ragazzi presenti in quel preciso momento nel gruppo. La stesura di un Progetto Educativo è poi una preziosa occasione di confronto e di crescita per i capi che si interrogano sulla realtà che li circonda e decidono insieme su cosa impegnarsi e insieme si sentono responsabili della proposta educativa. Ivone Dall’Agnol 14 La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale All’epoca i gruppi scout maschile e femminile fanno parte di due associazioni autonome e distinte –ASCI e AGI- che confluiranno nell’AGESCI solo nel 1974. Anche i riparti noalesi svolgono attività separate con occasionali momenti di collaborazione. Oltre alle ricorrenti Giornate Missionarie, Aperture dell’Anno Scout, collaborano anche nel soccorso alla popolazione di Croce di Piave dopo l’alluvione del 1966. Ma, in genere, i rapporti fra i due gruppi sono piuttosto conflittuali. Le ragazze accusano gli scout di maschilismo e questi snobbano le guide ritenendole, quantomeno, “imbranate”. Nel 1967 per gli Scout di Noale inizia un fruttuoso periodo di collaborazione con il Gruppo di Scorzè, geograficamente più vicino e con maggiori affinità socio-culturali rispetto ai più “emancipati” scout cittadini di Mestre. Con Scorzè si faranno i Campi di Falcade, di Borca di Cadore (La sq.Tigri con csq. Carlo Vanzetto e vice csq. Roberto Zanibellato vince il campo). L’esperienza si rivela importante per Noale perché entra in contatto con un gruppo già ben sviluppato e radicato, che ha maturato Viene sostituito dal nuovo assistente, Don Mario Carniel, che, pur non avendo mai vissuto esperienze scout, con impegno e buona volontà partecipa nel 1969 al suo primo campo estivo a Pra Longo di Forno di Zoldo. Questi sono, però, anche gli anni della contestazione giovanile, che ha messo in discussione i valori e le gerarchie del passato. Il movimento scout (anche quello noalese) vive questo grande travaglio ideale con fibrillazioni, fughe in avanti, abbandoni e frustrazioni tipiche dei momenti di crisi Il 25 Febbraio 1969 viene ufficialmente costituito il Clan con a capo Duilio Bertolin. Dal 1970 al 1973 capo campo è Roberto Zanibellato coadiuvato da Massimo Casotto. Ricordiamo il Campo estivo ai Piereni di Fiera di Primiero, con la frattura al braccio di significative esperienze e formato una autorevole Comunità Capi. Ricordiamo, fra gli altri, l’allora Capo Gruppo G. Carlo Bombieri, il responsabile della Comunità Capi Natalino Pamio, il Capo Riparto Giovanni Simionato e gli Aiuto Capi Igino e Leone Michieletto. Purtroppo il 1967 è anche l’anno del trasferimento di Don Claudio Pasqualini, nominato parroco di Chiesa Nuova di S.Donà di Piave. È un brutto colpo per l’ancor gracile gruppo scout di Noale che rimane senza guida e sostegno in un clima parrocchiale ancora difficile. Abluzioni al campo - 1970 La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale 15 Romeo Gatto e la ferita da ascia di Checco Zanibellato detto “Tarzino”; nel 1971 il campo a Vallada con lo Scorzé: di quell’anno sono famose le punture di vipere (Andrea Zalunardo!) e l’appendicite di uno squadrigliere che non si era mai lavato (immaginate quando arrivò in ospedale!). Il campo 1972 si svolge a Forcella Cibiana: viene a trovarci, oltre al parroco don Giacomo Cusinato, il vescovo Mons. A. Mistrorigo. In quell’anno restano memorabili il campo mobile finale attorno al Civetta, la messa celebrata da don Luciano ai piedi del ghiacciaio e le preghiere per ritrovare il sentiero smarrito. Nel 1973 il campo di Forcella Staulanza si fa ricordare oltre che per il posto bellissimo, per la contestazione e la crisi dei capi squadriglia. Giovanni Vanzetto si trova giovanissimo ad essere il maggior responsabile, assieme a Duilio Bertolin, dell’ASCI di Noale. Lo stesso accadrà in seguito a Roberto Zanibellato, che dal 1967 al 1973 collabora con Giovanni nella gestione del Riparto. Nonostante la giovane età, questi capi riescono tuttavia a proseguire nell’impegno, supportati dall’aiuto degli Assistenti Ecclesiastici, e dall’aiuto, pur indiretto, delle strutture associative provinciali, oltre che dalla collaborazione dei Gruppi di Scorzè e Mestre. Essi cercano inoltre di approfondire la propria preparazione di educatori scout, partecipando ai corsi di formazione ed ai campi scuola a Cornuda e a Colico. In questi anni il Gruppo Noale I partecipa a tutte le manifestazioni di zona: Giochi di S. Giorgio, Campi di Alta Squadriglia, Fuochi di Pentecoste. Fra il 1969 ed il 1970 l’esperienza delle ragazze termina a causa del disimpegno per motivi famigliari di Bruna Piazza. Non si è purtroppo ancora costituito un gruppo di capi a cui cedere il testimone. Foto di Riparto - 1970 16 La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale Don Luciano racconta... CONTRIBUTI & Opinioni A Noale ho iniziato il mio servizio di prete e degli otto anni che vi ho trascorsi, conservo un ricordo bellissimo, soprattutto per l’esperienza vissuta con gli scout. Dello scautismo non conoscevo assolutamente niente. E quando, appena arrivato, Don Giacomo mi propose di fare l’assistente degli scout, accettai con una certa preoccupazione. Preoccupazione che sparì subito, al primo incontro con i capi e con i ragazzi, che mi accolsero con molta simpatia e mi fecero sentire perfettamente a mio agio. E così cominciò un’esperienza felice, vorrei quasi dire felicissima, che mi ha lasciato una profonda nostalgia: esperienza di amicizia vera e forte, di stima reciproca, di collaborazione, di iniziative sempre coinvolgenti, di gioia di stare insieme, di camminare di incontrarsi con il Signore nella preghiera, approfondendo la propria fede. Era una vera gioia trovarsi insieme ogni settimana con i capi e i ragazzi per programmare le attività, affrontare i problemi, preparare le imprese e soprattutto i campi estivi e invernali, che erano i momenti più forti. Non tutto è andato sempre per il verso giusto: ci sono state difficoltà, delusioni e anche qualche fallimento. C’è stato un momento (nel 1973) in cui sembrava che l’esperienza scout dovesse scomparire. E invece è ripresa con un nuovo slancio. Anche se assente da Noale ormai da tanto tempo, l’amicizia non è venuta meno con i “miei” ragazzi: li considero sempre così, anche se adesso sono adulti e professionisti affermati (Roberto, Andrea, Carlo, Marco, Vanni, Anna, Stefania, Graziella, Orianna, Livio, Ivone, Luca…) Sento nel cuore una profonda gratitudine per l’amicizia e la gioia che hanno saputo donarmi e per la collaborazione e la disponibilità che le loro famiglie non hanno mai fatto mancare. Mi unisco alla gioia e alla gratitudine di tutti per questi 50 anni di vita dell’Associazione e ringrazio il Signore per gli 8 anni che ho vissuto con loro. Don Luciano Barichello La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale 17 UN RADICAMENTO STENTATOLa ricerca della continuità D ifficoltà ricorrenti con attività discontinua e frequenti spegnimenti e riaccensioni. Ai pochi lettori, che con caparbietà e determinazione tutta scout, ci hanno fin qui seguito, sarà risultato evidente come dalla nascita del movimento fino a ora, si siano alternati a periodi floridi altri momenti di latenza. L’attività finora realizzata dal gruppo è priva di continuità. Forse sarebbe importante individuare, a seguito di alcune attente riflessioni, quali sono stati gli insegnamenti che i gruppi successivi hanno tratto da questa prima esperienza. Ogni gruppo sembra avere avuto caratteristiche peculiari e un’identità precisa. Solo l’impazienza di mettersi alla prova e sfidare la banalità quotidiana con esperienze audaci sembrano essere stati fattori comuni. Ci sono ancora gli Scout a Noale? ARCHIVIO Storico Forse qualcuno si sarà fatto questa domanda. Da un bel po’ di tempo non si vedono più in giro pantaloni corti addosso a ragazzi non più tali, camice che sembrano più una raccolta di mostrine che un indumento, fazzolettini azzurri che danno tanta aria di importanza. Nelle processioni non si vedono più giovanotti dirigere il traffico e fare concorrenza ai vigili urbani. Sono scomparsi gli scout? Per rispondere a questa domanda, ricorriamo ad un paragone, facile da capire anche per i bambini. Quando una volta si giocava a fare le barchette di carta nei canali, succedeva che queste restavano in gruppo compatto finché l’acqua era tranquilla e il percorso diritto. Ma non appena incontravano una piccola rapida o una svolta, allora succedeva di tutto: alcune affondavano, altre restavano impigliate ai cespugli, altre ancora si trovavano prigioniere di qualche gorgo. Solo poche proseguivano per la loro strada, arrivando a destinazione. Questo più o meno è capitato tra gli scout di Noale. C’è stato un forte assottigliamento tra le nostre fila. Le cause? Le più svariate! Alcune comprensibili altre meno. Comunque non siamo scomparsi. Questo è l’importante. Anzi! Le fila si stanno di nuovo ingrossando. È in gestazione, speriamo non troppo lunga, la nascita di un nuovo Riparto. Non è un’impresa facile. Ma l’impegno e l’entusiasmo degli animatori non mancano. C’è stato un incontro con i genitori dei ragazzi che dovrebbero costituire il nuovo Riparto per portarli a conoscenza del lavoro che intendiamo svolgere con i loro figli e delle mete a cui vogliamo arrivare. Ogni domenica dopo la Messa del fanciullo organizziamo giochi e attività per impegnare i ragazzi e aiutarli a stare insieme, a essere attivi e responsabili. Speriamo che tutto proceda secondo i nostri desideri. Noi siamo convinti che lo scautismo sia uno strumento valido e moderno per l’educazione dei ragazzi, per la loro formazione umana e cristiana. Per questo lavoriamo. Per questo non vogliamo che scompaia dalla nostra comunità. Gruppo scout di Noale DA UN ARTICOLO DI NOALE INSIEME 18 La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale Nel 1973 l’esperienza istituzionale del Riparto è praticamente finita. I capi che finora anno guidato il gruppo non possono più continuare nel loro impegno. A causa della carenza di capi il Riparto viene temporaneamente chiuso. In questa fase, Roberto Zanibellato guida il Noviziato/Clan. Per poter far ripartire l’attività scout, due giovani del noviziato, Marco Basso e Andrea Zalunardo svolgono una attività di catechisti per i bambini di dieci anni facendo così conoscere loro anche aspetti del metodo scout. Introducono così a Noale, anche se in modo sperimentale e temporaneo, la branca dei lupetti. Questo piccolo gruppo di bambini fa il suo primo campo a Lamon, suddiviso in due sestiglie: I Lupi Rossi, con Gianni Baratto, Ivone Dall’Agnol, Massimo Pavan e Paolo Michieletto, ed i Lupi Pezzati, con Giovanni Cagnin, Davide Marcellan, Luca Zampieri. Il carisma dei pur giovani capi e la innegabile forza del metodo proposto rendono l’esperienza entusiasmante. Quasi tutti questi bambini, infatti, rimarranno nel gruppo per moltissimi anni, arrivando fino a sostenerne - e a lungo - la guida come capi scout. Giovanni Zampieri e Lucio Tiepolo. Vengono formate due Squadriglie: Volpi e Tigri, i cui capi sono gli stessi che, durante il campo estivo, hanno sperimentato la gestione delle sestiglie Giovanni e Gianni. Il gruppo inizia così ad essere istruito a seguire e vivere lo spirito scout. Intanto vengono raccolti altri “discepoli” ed il reparto conta ormai due squadriglie di sette ragazzi ciascuna, quattro capi e un assistente. Viene anche riaperta la sede all’ultimo piano dell’oratorio, quella con il tavolo ovale, con la cerimonia della consegna dei fazzolettoni. Sempre nel 1974 il noviziato si allarga alla componente femminile: con opera di convincimento prontamente ribattezzata “il ratto delle Sabine,” entrano a farne parte cinque ragazze provenienti dai gruppi di Azione Cattolica: Antonietta Garbuio, Stefania Sartori, Anna Zalunardo, Federica Palla e Oriana Muffato. Grazie all’impegno del “Noviziato misto”, così costituito è potuta continuare l’attività del Reparto, che ha visto così aumentare i suoi iscritti. Non possiamo dimenticare, in particolar modo, la lunga militanza di Ivone, che entra in questo anno a far parte della grande famiglia, per rimanervi ininterrottamente fino ad oggi, protagonista e testimone di 30 anni della nostra storia. Nel 1974 è possibile reiniziare un’attività di Reparto con un nucleo composto da due squadriglie. Gli animatori sono ancora Andrea Zalunardo e Marco Basso, coadiuvati da La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale 19 Nel 1975 è così possibile effettuare a Caralte un campo esploratori di dieci giorni in tenda. L’esperienza si rivela molto umida per i nostri giovani esploratori, ma le due squadriglie presenti al gran completo, sono cariche di entusiasmo. Dopo un veloce allestimento del campo e due giorni di pioggia battente, viene effettuata la giornata dei genitori e poi finalmente una settimana da sballo, un divertimento senza confini, fino al gioco notturno dell’ultima sera. Alla ripresa delle attività in ottobre, viste le molte richieste, i capi decidono di allargare il gruppo e si forma così la squadriglia Aquile con csq. Roberto Gatto. Il gruppo di esploratori è ormai numeroso e conta circa 20 ragazzi. Le attività sono molto interessanti ed aiutano i ragazzi ad acquisire competenze. Si scoprono così le specialità e 20 si avvia la prima progressione personale. Il campo estivo del 1976 si svolge nella valle del Mis ed è ambientato sulle olimpiadi. In questo campo viene anche organizzata una avventura nuova ed emozionante per i ragazzi: la prima uscita di squadriglia. Al campo sono presenti per la prima volta, come aiuto capo, delle ragazze del Noviziato. Con il campo del 1977, in Val formica nell’ Altopiano di Asiago, il Reparto guadagna un’altra squadriglia. Il numero dei componenti diventa davvero rilevante. Le difficoltà dei primi anni 70 sembrano, per il momento, superate. Andrea Zalunardo, a poco a poco, emerge come capo carismatico in grado di lasciare un segno nelle attività e di coinvolgere Intensamente i ragazzi nella vita scout. Per le sue capacità di educatore, verrà ricordato per anni come il “prototipo” del buon Capo Reparto. La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale Il Noviziato, successivamente diventato Clan, amplia la sua attività di servizio. Per due anni consecutivi (1975/76), organizza presso il cinema parrocchiale un cineforum con dibattito finale su temi politico-sociali. Notevole è la partecipazione di pubblico anche perché in quel periodo le iniziative e le proposte culturali sono scarse. Ci si rivolge anche agli anziani del paese con un’attività assistenziale che si svolge sia all’interno della Casa di Riposo sia presso le abitazioni dei singoli anziani; a gruppi di due si segue un anziano in modo continuativo, instaurando così anche un rapporto personale ed affettivo. In questo periodo cresce soprattutto l’inserimento del Gruppo Scout nella comunità parrocchiale, migliorando il dialogo con gli Route Nazionale R/S altri gruppi ecclesiali. Ciò è testimoniato dalla partecipazione di alcuni capi alla Comunità Pastorale. È a partire da questi anni che l’attività scout non conoscerà altre interruzioni sino alla ricorrenza del cinquantenario. Roberto Zanibellato con Marco, Andrea, Vanni, Carlo, Lucio partecipano come Clan alla prima Route Nazionale alla Mandria (TO 1975) Nel 1976 il Gruppo Scout si dimostra antesignano di un’attuale attività di successo della Pro Loco. Recupera infatti l’antica tradizione della “Pirola Parola” preparando la catasta di fascine in piazza Calvi (ora Castello). Il pubblico però non ne può godere perché ignoti piromani la incendiano durante la celebrazione della S.Messa vespertina del 5 gennaio. ARCHIVIO Storico «Abbiamo partecipato alla prima Route Nazionale della Comunità R/S (Rover e Scolte) assieme a 5000 ragazzi e ragazze (dai 17 anni in su) sulla strada dell’impegno quotidiano. “Mi sono fermato per un attimo: mille uomini mi han detto una parola, altri mille mi han sorriso, altri mille mi han detto resta, e tutto questo è bellissimo… Ma ho continuato la mia strada, ed ora dentro di me, sento di avere nel mio cuore la gioia e quello che è bellissimo, è bellissimo…” Sono le parole di un canto forte e dolcissimo che in 5000 fra Rover e Scolte abbiamo ripetuto decine e decine di volte per dirci arrivederci dopo aver vissuto una settimana gomito a gomito. Quattro giorni di cammino duro e impegnativo sulle montagne (Monte Bianco) fra nevi, ghiacciai e panorami stupendi, tre giorni al campo fisso (Parco della Mandria) radunati in una gioiosa e fraterna assemblea ci hanno permesso di fare un’analisi seria e una autocritica del come noi Scout viviamo nella società, nella Chiesa, nella nostra Associazione. Abbiamo deciso che vogliamo costruire un mondo migliore, dove l’uomo rispetta l’altro uomo, dove il debole sia difeso ed aiutato, dove la vita, anche nella fatica e nel dolore, sia compresa ed amata. Vogliamo cominciare da noi stessi a costruire questo mondo, perché crediamo che le grandi scelte si alimentano nelle piccole fedeltà, e che ci sono ore in cui, oltre a predicare e necessario testimoniare. La Route è stata una tappa importante e significativa [...]» DA UN ARTICOLO DI NOALE INSIEME La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale 21 1976 - UN NOVIZIATO IlEX NOVO Gruppo si apre a nuove esperienze N el 1976 sono attivi il Reparto e la Comunità Capi mentre è assente la Branca R/S. Quando Roberto Zanibellato decide di rifondare un gruppo di novizi, non ha assolutamente in mente in quale rocambolesca avventura sta per cacciarsi. Anche su indicazione del Parroco di Noale, decide di provare a radunare un gruppo di adolescenti, non tutti necessariamente vicini all’ambiente parrocchiale Nel giro di pochi mesi una dozzina tra ragazzi e ragazze, scoprono che esiste lo scautismo e che insieme potranno vivere un’esperienza completamente diversa. Quasi nessuno di loro ha mai portato uno zaino o dormito sotto una tenda; certamente nessuno ha, prima di allora, indossato una camicia grigia e un fazzolettone. Ma senza troppe premesse, il gruppo si ritrova ad un primo grandioso campo invernale a Gallio. Sono anni in cui, mediamente, gli adolescenti non dispongono di molte risorse economiche. Questo fattore, aggiunto allo spirito scout che richiama alla semplicità e al rifiuto del superfluo, fa sì che il campo si svolga in un clima di assoluta parsimonia e frugalità. La casa che li ospita ha a mala pena le finestre; l’acqua, dato il clima polare, è perennemente ghiacciata e si mangia senza sprechi. Nonostante questo, quel gruppo di ragazzi ancora oggi, a distanza di tanto tempo, ricorda quei momenti con forte nostalgia ed un 22 po’ di commozione. Nel frattempo il gruppo si allarga e sempre nuovi giovani noalesi desiderano entrare a farne parte. Roberto, aiutato da Graziella, cerca in tutti i modi di dare sempre nuovi stimoli e di trasmettere quanto più possibile i valori che lo animano. Seguono altri campi: uno estivo a Prada, vicino a Verona, ed uno invernale sempre a Prada (1977). Lo spirito è sempre lo stesso e cioè grande allegria, vivace iniziativa ed un po’ di incoscienza. Il campo estivo a Prada rappresenta per il Noviziato il primo importante momento di confronto con altri gruppi scout. In quell’occasione, infatti, si ritrovano insieme scout di Verona, di Padova e di Roma. Si instaurano, da subito, tra i gruppi, forti legami: esperienze e abitudini anche diverse non rappresentano un ostacolo alla condivisione e all’affiatamento. Il Noviziato così formato, si dedica al rinnovo della propria sede, costruì sce una barca per navigare lungo il Marzenego e vince il primo premio per il miglior carro mascherato al carnevale Noalese. Poi, per una serie di motivi organizzativi legati anche alla peculiarità delle persone che lo compongono, il gruppo si scioglie rapidamente, così come si è formato. Ognuno prende la propria strada , ma qualcuno rimane nell’Associazione continuando il proprio cammino scout come La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale capo. Graziella Favaro e Lucia Dalla Vecchia, infatti, apriranno il Reparto femminile: poche guide giovani, carine e con tanto entusiasmo! Renzo Gatto, detto “Cico” muove IL CAMPO SCOUT i primi passi come aiuto capo all’interno dell’Associazione. Anche Renzo, con la sua lunga militanza, merita di essere ricordato tra le figure che caratterizzano la lunga storia dello scautismo noalese. ARCHIVIO Storico Il campo è un momento forte della vita scout e una palestra in cui ci si esercita a donare, a vivere fraternamente e gioiosamente; è questa l’occasione in cui il capo educatore può svolgere più a fondo il suo lavoro, può fare qualcosa di più concreto per gli altri. Gli “altri” sono i ragazzi che si preparano a essere gli uomini di domani. “La foglia incolore, cede incolore; ma la foglia verde diventa d’oro. Noi che abbiamo trovata bella la nostra giovinezza troveremo bella anche la nostra vecchiaia” (Chesterton) Verso i dodici anni, infatti, i ragazzi cominciano a scoprire la loro individualità, avviano dei rapporti sociali più veri e maturi, degli atti di volontà più autentici, delle scelte autonome e responsabili. È una fase molto delicata nella crescita di una persona che può determinare le scelte dell’adulto di domani. È un momento delicato anche per i genitori. Essi scoprono, infatti, che al loro figlio la famiglia comincia a non bastare più, e hanno il coraggio di fare con i loro figli il gesto ampio e generoso del seminatore, hanno capito che il seme se si tiene stretto in pugno per paura del freddo e delle intemperie non germoglia, bensì avvizzisce. Se invece viene gettato nel solco, diventa grano maturo. Immaginate una vasta radura erbosa, il cuculo che canta nel bosco, il torrente limpido che scorre vicino, qualche capriolo che passe furtivo... In questa atmosfera dolce e silenziosa, lontano dal frastuono della vita moderna, dall’ansia di correre, di fare in fretta, è piacevole seguire i ritmi naturali. Si trova il tempo di fare e di imparare un sacco di cose. Si trova il tempo di guardare il sole che nasce, di imparare ad orientarsi; di disintossicare i polmoni, di fare della buona ginnastica, di fare il bagno nell’acqua fresca del torrente. Si impara a vivere con gli altri e a mettere tutto in comune, a essere più generosi. Si impara a piantare una tenda, a costruire con le proprie mani tanti oggetti in legno; si conosce qual è la legna buona da ardere, come si fa ad accendere un fuoco, a farsi da mangiare e a lavarsi pentole e stoviglie. E intanto il capo osserva, corregge, aiuta, insegna. Si gioca sempre in allegria con gli amici, ma si impara che le regole vanno rispettate, che in fondo per uno scout in gamba vale di più perdere con lealtà piuttosto che vincere imbrogliando... E ancora, c’e il tempo di guardare un tramonto, di pregare il Signore, di litigare con gli amici e di fare la pace, di parlare col capo o col prete di qualche problema. E alla sera tutti attorno al fuoco, cosi pieno di magia e di pace, riposiamo un poco e cantiamo assieme le vecchie canzoni. Una preghiera e poi il Signore, attraverso la mano del sacerdote, ci benedice... e la pace di un sonno ristoratore già chiude gli occhi a qualcuno... Roberto Zanibellato DA UN ARTICOLO DI NOALE INSIEME La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale 23 GLI ANNI ‘80 A nche gli anni 80 iniziano con un momento di difficoltà per il gruppo scout. Come al solito, impegni di lavoro e di studio impongono ai vecchi capi di lasciare la guida senza avere sostituti certi. Il Reparto diventa misto per l’apertura, dopo più di 20 anni, di una nuova squadriglia femminile. Le “Antilopi” sono giudate da Laura Michieletto con vice csq. Raffaella Pellizzon. Il campo di Reparto del 1980 in Val di Gares vede quindi la partecipazione di 3 squadriglie, di cui una femminile. Assistente ecclesiastico è Don Giorgio Tamai. I capi sono pochi ed inesperti, ma riescono comunque a mantenere l’attività a un buon livello educativo. L’anno successivo il campo di Reparto è a Milies. Lo scautismo si afferma a Noale riuscita del campo, ma anche a strutturare e rinnovare le tecniche e le attività del Reparto. Per garantire una continuità metodologica, viene chiesto l’aiuto di Roberto e Graziella che, nel frattempo, si sono sposati e trasferiti a Scorzè. Rientrano così, dopo una breve assenza, due persone che, per la loro lunga storia e per il loro attaccamento al Gruppo di Noale, meritano di essere ricordate tra gli appartenenti a quella ristretta cerchia di persone che hanno lasciato un segno nello scautismo noalese. Pur avendo lasciato il nostro paese, infatti, Roberto e Graziella continueranno ancora per molti anni ad esercitare tramite la loro testimonianza, la loro influenza positiva su intere generazioni di ragazzi e capi scout. Nel 1982 il Reparto di Noale è composto da 3 squadriglie maschili (Aquile, Lupi, Scoiattoli) e due femminili (Volpi e Pantere) affronta, con il Capo Reparto Andrea Fattori, il campo estivo misto a Gosaldo.Il Noviziato ed il Clan, guidati rispettivamente da Renzo Gatto e da Roberto Zanibellato, sono composti ognuno di una decina di persone ed effettuano insieme un campo mobile intorno al Monte Civetta e al Monte Pelmo. Per garantire l’effettuazione del campo, per la prima volta si chiede l’aiuto dei genitori. Risponde all’appello Andrea Fattori che, con la sua disponibilità ed il suo entusiasmo dà una grossa mano non solo ad assicurare la buona 24 Ci piace qui ricordare la figura di Ruggero Gobbato, per l’aiuto offerto con semplicità e generosità in questi anni difficili. Ruggero, scout del primo periodo, fu sempre disponibile in modo gioioso e concreto. La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale E’ anche l’anno del primo San Giorgio a Noale. L’accampamento di circa 600 scout e guide è dislocato nella zona oggi occupata dai palazzi di Noale Due. Lo spettacolo serale in piazza Castello, invasa dalle camicie azzurre dei gruppi scout di tutta la Zona, vede una grande partecipazione da parte della popolazione noalese che, per la prima volta, respira l’atmosfera gioiosa di un evento scout. L’ evento è contraddistinto da una buona organizzazione (si ricordano a lungo la parata ed i giochi in piazza Castello a Noale), dalla buona riuscita delle due giornate di giochi ed incontri, dall’imponente altare sopraelevato, costruito in legno per l’occasione, e dalla vittoria del Reparto di Noale nella gara di cucina con il “Risoto ae ortrighe”. Un anno da ricordare, anche perché inizia, per desiderio dei ragazzi, l’attività di costruzione delle canoe. È la prima importante impresa che vede il Reparto impegnarsi con tutte le sue forze. Le canoe diventano le protagoniste di uscite lungo il Marzenego e a Sant’ Ambrogio, dove avviene il varo e dove vengono consacrati campioni indiscussi Lorenzo e Paolo della squadriglia delle Tigri. Di questi anni sono anche la ristrutturazione delle sedi dei reparti e la partecipazione del noviziato - per la prima volta - al Challenge di zona a Falzè di Piave, in una sfida di abilità tra pattuglie di tre persone nell’utilizzo di tecniche di orientamento e di segnalazione. Negli stessi anni anche nel Clan c’è un fiorire di attività e di campi mobili che determinano un notevole incremento di entusiasmo e di iscritti. 1982 - SAN GIORGIO A NOALE ARCHIVIO Storico Il 5 e il 6 giugno si sono dati appuntamento a Noale tutti gli scout della provincia di Venezia: circa 700. Sabato e domenica quindi Noale sarà invasa da ragazzi e ragazze di 11-15 anni in divisa, che pianteranno le loro tende nella zona dei mercati nuovi. Sabato sera ci saranno giochi e canti in costume medievale per ricordare l’antica storia del Castello dei Tempesta. La domenica mattina, nei mercati nuovi, ogni gruppo allestirà uno stand per mostrare al pubblico alcune tecniche degli Scout che potranno interessare giovani e non giovani. A mezzogiorno ci sarà una gara di cucina scout tra i vari gruppi: la giuria farà forse indigestione per poter assaggiare i vari piati e assegnare il premio. Al pomeriggio infine cerimonia di chiusura con la premiazione e la S. Messa all’aperto (tempo permettendo). È una occasione per avvicinarsi a questi ragazzi e per conoscere meglio il significato dello scautismo forse non ancora sufficientemente apprezzato a Noale. Ora molti ragazzi chiedono di entrare a far parte degli Scout, ma spesso non possono essere accettati perché non c’è un numero sufficiente di adulti e di animatori che li possano seguire, educare, aiutare a crescere. Lo scautismo con il gioco, l’avventura, la vita comunitaria, il contatto con la natura, l’esperienza di fede e qualche sacrificio si propone di aiutare il ragazzo a crescere armonicamente, a maturare, a diventare un vero uomo e una vera donna; a formare delle persone realizzate e felici che trovano la vera gioia nel rendere felici gli altri. DA UN ARTICOLO DI NOALE INSIEME La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale 25 Nel 1983, la Comunità Capi (Co.Ca.), nella programmarzione del nuovo anno associativo, si trova a dover affrontare alcuni nodi cruciali. L’esiguo numero di capi e di ragazzi componenti il gruppo impone un ripensamento ed un rilancio del gruppo. Dopo un periodo di riflessione e di “silenzi”, la questione esplode nei termini: o si sospende l’attività per un anno sabbatico o si lavora con obiettivi chiari, metodo coerente, fiducia profonda. La comunità sceglie questa seconda via. Da subito si impegna a studiare e a discutere sul Patto Associativo per rifondare la propria identità dell’essere e del servire scout. La Co.Ca. incomincia a programmare i suoi incontri non solo per organizzare attività, ma anche per crescere e formare se stessa. I primi incontri formativi si svolgono sul Patto Associativo verificando le scelte fondamentali: scelta politica, scelta di fede e scelta scout. Su questi valori si incentrano le attività proprie della comunità, come incontri con momenti di preghiera e di veglia, uscite estive e invernali; partecipazione assidua e costante al consiglio pastorale, partecipazione al progetto di pastorale giovanile parrocchiale, convergenza dell’attività associativa con l’attività parrocchiale, partecipazione ai campi di formazione metodologica ed associativa, a cominciare dall’Assistente Don Antonio Mistrorigo che per primo osa partecipare al campo scuola nazionale per Assistenti a Bracciano. In questo periodo, grazie a questa impostazione e all’impegno di tutti, la Comunità Capi vede crescere i suoi componenti da circa 6 a oltre 20 unità. Con il numero cresce l’entusiasmo, la voglia di fare e la professionalità dei capi e la stima da parte della parrocchia. Si intensifica anche il rapporto di collaborazione sul piano educativo con le singole famiglie degli scout e molti genitori si rendono disponibili a collaborare in vari modi anche nell’Associazione. esperti nei vari argomenti (politica, psicologia), Riflessioni di Don Antonio CONTRIBUTI & Opinioni Nella realtà scout noalese dei primi anni ‘80, emerge come novità la sottolineatura del primato della riflessione sull’azione. Questo elemento si scontra con una errata comprensione del metodo scout tutto incentrato sul fare, quasi questa fosse l’unica dimensione dell’esperienza educativa e formativa: “la strada entra dai piedi”. Sulla base di questo preconcetto si può capire anche l’enorme difficoltà di raccordare l’esperienza di fede che non può prescindere dalla catechesi e la metodologia educativa scout. Recuperato questo elemento nell’orizzonte educativo la comunità capi con maggior agilità si dedica a definire con chiarezza il metodo progettuale. Il primo sforzo è quello di analizzare la situazione, individuare degli obiettivi generali, degli obiettivi intermedi, e i mezzi per conseguirli, i tempi e la verifica. Questo impone alla comunità una visione di ampio respiro, un lavoro a tempi lunghi, una costanza nel 26 La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale presente e speranza e fiducia nei propri mezzi. Ciò vuol dire concretamente: 1°- Una informazione adeguata sullo scautismo a livello generale in tutta la parrocchia. 2°- Il coraggio di una proposta motivata anche culturalmente e catechisticamente. 3°- La realizzazione di tutto l’iter educativo scout nella convinzione che da bravi lupetti si hanno bravi esploratori e così via fino ai capi. 4°- Una forte identità della Comunità Capi con una vita interna quanto più possibile rispondente al nome stesso di Comunità. 5°- Accettare la sfida della fede nell’esperienza associativa e l’orizzonte ecclesiale conseguente. Il passo successivo è il PUC (Progetto Unitario di Catechesi). La Co.Ca., prende coscienza della triplice dimensione sacerdotale, regale e profetica propria del laico con responsabilità educativa che contribuisce alla costruzione del Regno,. Dopo il PUC, ovvero dopo le questioni PROGETTUALI e METODOLOGICHE, bisogna scendere ai CONTENUTI, ai VALORI. Anzitutto il valore del SERVIZIO come motivazione della scelta e dell’impegno del capo in AGESCI. Servizio che esprime una risposta ai bisogni dell’altro, ma che si radica in una vocazione interiore germinata dalla fede e dalla accoglienza della propria vita come dono d’amore, in continuità con il servizio di Gesù Cristo. Il valore della PERSONA nella sua unità e nelle sue dimensioni. Persona come realtà fisica, spirituale, affettiva, intellettuale, progettuale... La realtà fisica come segno, linguaggio e possibilità di relazione, di dono e di celebrazione. La realtà spirituale come categoria di sintesi di tutta la persona, ricondotta alla sua pienezza grazie all’incontro con il mistero di Gesù Cristo e della sua salvezza. La realtà affettiva come asse portante dell’esperienza umana positiva e vitale, forza relazionale, base dell’amore che spinge ad incontrare l’altro in termini maturi. La realtà intellettuale come possibilità di coscienza e comprensione di sé, dell’altro, e della realtà in vista dell’impegno. La realtà progettuale come modalità di visione della vita e della storia. La vita come vocazione a un progetto (offerto come dono nel mistero) che trascende ogni singolo individuo e che lo realizza. La storia non come fato, ma come evento di salvezza per ogni uomo e per l’umanità in quanto condotta dalla mano provvidente di Dio. Nel frattempo, le due squadriglie femminili si staccano per formare il nuovo Reparto Femminile affidato alla guida di Graziella Favaro, che effettua il campo estivo di Claut assieme ad un Reparto di Scorzè. Il Reparto Maschile di Noale, composto da 4 squadriglie (Tigri, Lupi, Aquile, Scoiattoli), affronta, con il capo Reparto “Paolone” Traverso il campo estivo. La meta di Caldonazzo è scelta anche per sfruttare appieno le canoe appena costruite. Il ricordo delle lunghe vogate nel lago, ma anche La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale il furto in cambusa della Nutella operata dalla squadriglia Tigri, le lunghe partite di baseball e l’uscita notturna, dove un esploratore scout ha sostenuto di aver visto un UFO, sono tra i ricordi più intensi di quell’avventura. Altra impresa importante ed impegnativa per il Reparto, oltre alla costruzione delle canoe, è l’attività di astronomia con la realizzazione di un telescopio. È a seguito di tale attività che, con il consenso quasi unanime degli esploratori, viene dato al Reparto Maschile il nome “HALLEY”. 27 Nel 1984 i Reparti di Noale composti da 4 squadriglie maschili e 2 femminili effettuano, con i capi Paolo Traverso e Gemma Zorzetto, il campo estivo ad Alleghe, nel letto del torrente Cordevole. Da ricordare in questo campo sono le Olimpiadi di Reparto dove ogni ragazzo si cimenta in una particolare specialità, il ponte di legno costruito sul Cordevole, la memorabile uscita di Reparto al Rifugio Gran Vernel. Nell’84 il Reparto svolge due indimenticabili uscite a Stoner (con la neve), e sulle scale di Primolano. Nello stesso anno il Reparto Halley di Noale vince il San Giorgio tenutosi a Spinea. 1984 Route Estiva R/S alle 5 Terre ARCHIVIO Storico Quest’anno abbiamo fatto un bellissimo campo mobile di una settimana in Liguria, più precisamente alle Cinque Terre. I timori iniziali di andare a fare un campo scout in una località turistica, luogo di villeggiatura vicino al mare, sono risultati infondati. Infatti nei sentieri impervi e poco battuti (tanto che abbiamo dovuto spesso aprirci la strada con fatica tra i rovi) abbiamo camminato nel silenzio, accompagnati solo dal rumore dei nostri passi e dalla voce del mare in lontananza; abbiamo contemplato meravigliosi paesaggi, trasportati in un’atmosfera fantastica tra cielo e mare, dimenticandoci perfino una chitarra, non sentendo neppure più la fatica di portare lo zaino (eppure pesava tanto!) e la calura estiva. Tutto ciò ci ha aiutati a percorrere un altro cammino all’interno di noi stessi fin nelle profondità del nostro essere per tentare di incontraci lì con Dio. Quando alla sera ci radunavamo stanchi ad ammirare le stelle, la preghiera nasceva spontanea, sentivamo di non essere più singole persone, ma parte di un tutto e che tra di noi si stava formando una vera comunità. Per noi cristiani, abituati a cercare il senso più nascosto delle cose, per noi assetati di verità e persuasi che in ogni cosa si nasconde una realtà più ricca, la strada diventa un simbolo, un’esperienza che non può non condurci verso altre mete. Fare strada per noi vuol dire metterci nella mentalità del Vangelo, che annuncia al mondo la possibilità di un nuovo modo di vivere. DA UN ARTICOLO DI NOALE INSIEME 28 Roberto, Anna e Laura La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale IL GRUPPO CRESCE N ell’ottobre si procede alla fondazione del Branco Lupetti e Lupette: nasce così il branco Seonee. I primi capi sono Graziella Favaro come Akela, aiutata una mamma che, pur non conoscendo nulla di scautismo si lascia coinvolgere con entusiasmo nella grande avventura: Serafina Calloni. Espansione dello scautismo a Noale Stefania Ballon come Akela, Diego Bortolato (Bagheera) e Luca Pesce (Fratel Bigio). Il gruppo Scout arriva a contare, nel 1986, 172 componenti (25 in Comunità Capi). Il campo estivo, per entrambi i Reparti, si svolge a Torcegno. Gli anni che seguono vedranno il gruppo scout crescere velocemente, grazie all’afflusso di giovani capi che provengono dal clan, che per molti anni (c’è qualcuno che non se ne è ancora andato!!!), assicureranno una buona copertura per tutte le branche. Nel 1985 viene definito il primo “Progetto Educativo” che, analizzando la realtà noalese negli ambiti della famiglia, della scuola, della comunità e del tempo libero, tenta di dare degli obiettivi concreti all’ azione educativa del gruppo scout. I Reparti, composti da 4 squadriglie maschili e 3 femminili effettuano, sotto la guida di Giovanni Cagnin e Gemma Zorzetto, il campo estivo a Laste, ai piedi del monte Migogne. A questo campo estivo si aggrega il neonato Reparto di Paese (TV), con il nuovo loro assistente don Luciano Barichello. Il Noviziato invece partecipa al campo invernale a Tambre d’ Alpago. Data la grande richiesta di accedere all’esperienza scout, nasce il secondo branco di lupetti (La Rupe). Primi capi sono La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale Non possiamo dimenticare comunque che il 1986 è anche un anno triste per lo scautismo noalese. Per una grave malattia ci lascia Martina Squizzato, indimenticata capo della squadriglia Volpi, che ricordiamo con la preghiera scritta per lei nel giorno del suo funerale: Grazie, Signore, per averci dato Martina. Grazie, Martina, per tutto quello che ci hai dato. Buona Strada! Ti sia lieve la fatica. E quando pianterai la tua tendina nei prati del Padre, quando tirerai fuori dal tuo zaino le tue cianfrusaglie, possa il Padre sorridere e offrirti come ristoro l’acqua della vita. 29 Il primo Branco Lupetti CONTRIBUTI & Opinioni Le prime riunioni del nuovo Branco Lupetti, si svolgono il sabato pomeriggio in oratorio con giochi e canti. Anche per i capi, le tecniche scout sono tutte da imparare, per poi trasmetterle ai ragazzi. L’entusiasmo è comunque grande e le adesioni crescono vertiginosamente. La prima “Caccia di Primavera” al parco della Bissuola a Mestre, con tema la storia di Pinocchio, permette ai nostri lupetti e lupette di conoscere molti altri coetanei; aumenta così il desiderio di far parte della grande famiglia dello scautismo e di conoscere e percorrere sempre meglio la pista dell’avventura scout. Per le vacanze di branco, alcuni genitori propongono di utilizzare una baita di proprietà di un gruppo scout di Venezia sulla Piana del Cansiglio, che viene affittata per la prima volta come Casa vacanze. Il tema del campo è: “i Pellerossa”. I bambini già a casa hanno preparato vestiti, asce, pugnali, frecce e archi. Alle vacanze di Branco c’è lo “stregone” della tribù dei pellerossa (don Antonio) che appare al buio all’improvviso per rendere ancora più affascinanti e misteriose le sue storie. Al seguito di Akela Graziella e di Rikki Tikki Tawi Roberto c’è anche la cuccioletta Elena di 18 mesi che dormendo in culla vicino al caminetto rischia un incendio (in realtà si tratta solo una scintilla sulla coperta!). Viene prontamente salvata dallo stregone, che peraltro nulla può fare quando Riccardo Veller, nella foga di una giravolta, si rompe un braccio. Il branco ha l’opportunità di vivere una settimana a contatto con la natura, di ritrovare la gioia della semplicità e della gratuità, proprie di S.Francesco, patrono dei lupetti. Il gioco è uno degli strumenti fondamentali per vivere e conoscere la realtà, per esprimere se stessi e comunicare con gli altri. E’ bello alla sera fare insieme “Famiglia Felice” tutti in cerchio nel grande salone, tanto che nessuno vuole mai andare a dormire. Nella giornata conclusiva con i genitori i bambini manifestano addirittura con pianti il loro dispiacere per la fine di una settimana meravigliosa volata via troppo in fretta, ma anche la voglia e l’entusiasmo di entrare sempre più i profondità nella conoscenza dello scautismo. All’apertura del nuovo anno, il Branco punta ad una maggiore conoscenza delle tecniche scout e delle specialità, manuali ed espressive, che ogni singolo lupetto può conseguire con il proprio impegno personale. A Natale, i lupetti vivono il forte momento religioso con una rappresentazione teatrale dove riescono a far emergere il meglio di loro nell’arte dell’espressione. Le Vacanze Branco nel secondo anno si svolgono nella prima settimana di Luglio al campo base di Costigiola (Vicenza) luogo ideale per l’ambientazione del campo: “Il Castello di Camelot”. Si aggiungono come capi, Stefania Sartori e Stefano Bolzonella. Il luogo si presta in modo particolare a questa avventura, essendoci anche una antica torre dove spesso si rifugia il Mago Merlino (don Antonio). Tra le verdi colline di Costigiola, Merlino insegna ai lupetti le magie che riescono a trasformare Semola, un povero orfanello sprovveduto, nel grande capo dei Cavalieri della Tavola Rotonda:Re Artù. Immedesimatisi a loro volta nel ruolo di cavalieri, i nostri aspiranti eroi affrontano ostacoli di ogni tipo - assalti di draghi, tenzoni, prove di abilità e sopravvivenza - per perseguire la perfezione, che sola permette al cavaliere di vedere il Sacro Graal. Una lotta dura e sofferta contro la pigrizia, le distrazioni, il disimpegno. La gioia dell’esperienza positiva contagia molti altri bambini. Numerosi genitori chiedono di poter iscrivere i loro figli. Per questo motivo, il gruppo scout di Noale si decide di aprire un nuovo branco:Il Branco Della Rupe Graziella Favaro 30 La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale Nel 1987 l’attività dei Reparti è incentrata sul tema: “accoglienza e autonomia di squadriglia”. A tale scopo si organizzano i gemellaggi con i Reparti di vari gruppi della zona con i quali vengono organizzate uscite ed attività, culminate poi con i giochi di S. Giorgio di Scorzè. Il campo estivo si svolge nella splendida cornice del lago di Terlago (TN), località scelta soprattutto per permettere l’utilizzo delle canoe che sono state risistemate durante l’attività di Riparto e per avvicinare i ragazzi alla natura utilizzando le varie tecniche scout. Fra le attività in canoa, le uscite, le gare di cucina e gli esercizi di rilassamento stile yoga non mancano anche a questo campo momenti di comicità come quando, durante un grande gioco in cui si devono cercare delle pepite in un torrente (pepite sapientemente preparate da Giovanni Cagnin), alcuni turisti tentano inutilmente di farsene dare qualcuna credendole chissà quale minerale. Il 1988 ha visto i Reparti Maschile e Femminile lavorare assieme per realizzare l’impresa “natura” culminata con una realizzazione di un plastico sulle zone verdi di Noale, un censimento sulla flora e fauna e la realizzazione di un giornalino. Quest’anno è però da ricordare per il campo estivo di Danta di Cadore dove i ragazzi si confrontano con i mitici Re Gorni e Erginor rivali nella eterna lotta tra il bene e il male. L’ambientazione del campo raggiunge un coinvolgimento tale che le squadriglie continuano a sfidarsi anche al di fuori delle attività di gioco. Il finale lascia tutti sorpresi Route R/S in Valle dei Mocheni ARCHIVIO Storico Se una mattina ci dovessimo svegliare alle sei perché degli asini (?!) bussano alla porta, se ci toccasse partire da soli senza soldi e viveri in cerca di qualcuno che ci offra da mangiare e dormire in cambio di qualche servizio, credo non ci stupiremmo poi molto. Nello scenario della Valle dei Mocheni, in Trentino, si e svolto quest’anno il nostro campo mobile. Le situazioni bizzarre ed impegnative non sono certo mancate, come del resto e logico attendersi quando si parte, venti baldi giovani, armati soltanto di zaino, tenda, sacco a pelo, viveri e vestiario per una settimana. Si è trattato, com’è consuetudine, di un lungo cammino tra boschi e ruscelli, valli e monti, tra la precarietà della condizione di viandanti e la certezza che, insieme, le difficoltà sarebbero state superate. E cosi è stato, in effetti, malgrado qualche infortunio sembrava dovesse condizionare fin dal principio il nostro viaggio. Accanto alle numerosissime occasioni di divertimento (tra tutte Ia già citata sveglia mattutina imprevista) non sono neppure mancati gli spunti per una seria riflessione. Il filo conduttore delle nostre discussioni e stata l’esperienza di Abramo, il suo viaggiare e piantare le tende ogni giorno. i suoi ideali di liberta, giustizia, solidarietà, il suo coraggio e le sue paure. Ne vanno dimenticate le riflessioni sulla Carta di Clan, un insieme di regole di comportamento che ci siamo impegnati a rispettare, portando la nostra viva e concreta testimonianza nell’ambito della Comunità. È stata una settimana diversa, vissuta intensamente senza le comodità di cui ogni giorno godiamo, al di là dei facili egoismi e delle situazioni di comodo: una volta, in un anno, si può fare! DA UN ARTICOLO DI NOALE INSIEME La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale Massimiliano Barolo 31 quando alla fine si scopre che i due personaggi principali in realtà sono la stessa persona (Re Gorni è l’anagramma di Erginor). certa indifferenza agli eventi formativi, sono problemi lungi dall’essere risolti. I molti giovani capi usciti dal Clan in questi ultimi anni, costituiscono quasi un cambio generazionale. Esiste una certa eterogeneità tra i componenti della Comunita Capi, e questo comporta frequenti discussioni che coinvolgono tutti in modo appassionato. Lo scambio di vedute, diventa comunque occasione di crescita e ricchezza per ognuno. A Don Antonio succede Don Daniele, neo ordinato sacerdote. Si cerca di continuare il lavoro avviato in precedenza ma, nel gruppo, c’è meno decisione. L’animazione della Comunità capi non è, in questo periodo, senza difficoltà. Sono attive le tre branche L/C E/G R/S con un buon numero di iscritti e di capi, ma la comunicazione tra gli staffs, la difficoltà di integrazione con il territorio, l’incertezza della proposta educativa religiosa ed una 32 Nel settembre del 1989 arriva Don Saverio. Ancora dell’aria nuova per il gruppo Scout di Noale! In un solo anno, egli riesce a migliorare il clima in Co.Ca. e a riportare il “Capo” al centro di un percorso di crescita personale e spirituale, proponendo un campo di spiritualità per animatori. Ricordiamo inoltre la partecipazione del nostro gruppo alla route regionale comunità capi, una vera e propria route nelle dolomiti, premessa a tre giorni di intenso lavoro di gruppo sul tema “uomini e donne di domani”. La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale GLI ALISEI Il 1989 è un anno importante per i reparti di Noale, che partecipano all’evento nazionale degli Alisei. È una occasione importante per confrontarsi con altri gruppi scout di tutta Italia nel grado di preparazione tecnica e metodologica del gruppo. E’ anche una avventura emozionante, che ha il suo culmine nel campo estivo nella pineta di Coli (Pc) insieme ai reparti di San Sepolcro, Torino e Capua. Non si può inoltre dimenticare una delle più riuscite imprese di animazione, con l’allestimento di scenografie e costumi per una rappresentazione teatrale che ha unito e fatto lavorare insieme i ragazzi e le ragazze dei reparti per molto tempo. Il Riparto Maschile realizza cestini per i rifiuti da posizionare nella pineta di Coli. Una esperienza di respiro nazionale vuoto o perso, ma un cammino per conoscerci in profondità. Il Clan va a fare servizio a Giavera del Montello dove opera Don Giuliano Favaro, attivo nell’accoglienza degli extracomunitari. Si tratta di un’esperienza di forte impatto emotivo e formativo che lascia un segno profondo. La Comunità Capi inizia un percorso di verifica del proprio agire secondo un progetto di crescita e di maturazione dei capi. Oltre alla tecnica e al metodo scout, si inizia quindi a interrogarsi sulla figura e sui valori che motivano l’agire del capo scout. Su suggerimento di Don Saverio, il Noviziato partecipa all’incontro europeo di giovani che la comunità di Taizé organizzava a Wroclaw (Breslavia) in Polonia. L’avventura di Taizé lascerà un segno indelebile sui partecipanti, sia per i luoghi in cui si è svolta (una Polonia appena uscita dall’esperienza comunista per cui quelle che per noi erano le normali comodità quotidiane, lì diventavano un lusso e ciò nonostante le persone erano pronte a dare ospitalità nelle loro case e ad accogliere con calore) sia per l’esperienza di preghiera. La sorpresa è stata quella di scoprire che l’esperienza della preghiera non è un tempo La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale 33 Branca R/S l’età della strada CONTRIBUTI & Opinioni Quanti scelgono di proseguire il loro cammino educativo nello scautismo dopo i 16 anni entrano nella comunità Rover/Scolte. Questa si articola in due momenti: il Noviziato della durata di un anno, in cui i ragazzi e le ragazze sperimentano la proposta scout adatta alla loro età, ed il Clan/Fuoco, dove i ragazzi mettono in pratica la proposta della branca prendendosi degli impegni personali e comunitari. La permanenza si conclude intorno a 21 anni e, se i ragazzi decidono di impostare la loro vita secondo i valori dello scautismo, usciranno dal clan impegnandosi con una cerimonia chiamata Partenza. Strada, comunità, servizio sono i tre perni intorno ai quali ruota il metodo di questa branca. La strada è vissuta concretamente (Il campo non è più fisso ma diventa route in cui la tenda si porta in spalla e viene piantata ogni sera in un posto diverso) e come atteggiamento di vita (disponibilità all’incontro con gli altri, alla fatica, al cambiamento). Attraverso la comunità i ragazzi e le ragazze vengono aiutati a scoprire la propria vocazione, a conoscere e a leggere la realtà con occhio critico e ad agire su di essa. Nelle riunioni a cadenza settimanale si discute e ci si confronta sui principali temi dell’esistenza, fede, scuola, famiglia, affettività, problematiche politiche e sociali. “Servire” è il motto della branca R/S: all’inizio il servizio viene sperimentato concretamente intervenendo in situazioni di necessità per poi diventare al momento della partenza una vera scelta di vita. Andrea Favaro “Servire!”. Una parola sola che basta per formulare il motto degli scout un po’ più grandi, quelli che fanno parte della Branca Rover e Scolte. Già! Servire….ma chi? Prima di tutto se stessi, attraverso una Strada che è fatta di zaino e di scarponi impolverati (la Route ovvero il campo a piedi, in bici o in treno, purché sia mobile!), ma anche di scelte sempre più impegnative che dovrebbero portare i ragazzi a decidere di “guidare da soli la propria canoa” come piaceva dire a B.P., il fondatore dello scautismo. In Branca R/S si impara infatti a conoscere se stessi, i propri limiti, i propri talenti. E lo si fa attraverso le attività che si scelgono assieme ai Capi durante l’anno: discussioni di gruppo sui temi più interessanti (amore, amicizia, libertà, fede...); uscite in solitaria (Hike) in cui si chiede ospitalità in cambio di qualche servizio e si sperimenta cosa siano Essenzialità e Provvidenza; campi mobili o di servizio. E poi s’impara che servire è più bello se lo si fa assieme. E qui entra in gioco la Comunità, ovvero il gruppo di amici che condividono le fatiche di “piantare tutte le sere la tenda e spiantarla tutte le mattine”, di cercare un Dio che non vedi ma senti che ti cammina accanto, di trovare il gusto della vita nel rendersi utili agli altri. Ecco riassunto quindi quello che si sperimenta nella Branca R/S: strada, comunità e servizio nei molteplici aspetti pratici e spirituali ad essi legati. Questo cammino parte dalla firma della Carta di Clan (l’insieme dei valori su cui ci si impegna a camminare) ed ha come fine l’uomo o la donna della “Partenza”, ossia di chi sceglie di impegnarsi attivamente nell’Associazione (e quindi di diventare Capo!….) o in altri ambiti della Parrocchia o del territorio, mantenendo fede ai valori che lo scautismo gli ha trasmesso. Daniele Cappelletto 34 La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale GLI ANNi ‘90 L’inizio degli anni 90 coincide con l’affermarsi dell’esigenza, da parte dei capi scout, di intensificare il rapporto con i genitori dei ragazzi. Desiderare di aprire le porte delle sedi e di confrontarsi con gli altri è sicuramente un segno di maturità e di sicurezza. D’altronde, la felice integrazione di qualche genitore all’interno della Comunità Capi spinge ulteriormente verso la ricerca di una reciproca conoscenza. L’apertura verso l’esterno si concretizza anche attraverso la partecipazione sempre più convinta ai momenti importanti della vita parrocchiale. Di questo periodo è anche la riflessione riguardante la ristrutturazione dell’oratorio. Riflessione alla quale il gruppo scout partecipa con il suo contributo di idee e di proposte. un nuovo rapporto con le famiglie Nel 1990, i reparti fanno il campo in Val Malene, presso Castello Tesino. Viene inaugurata l’usanza del “caffè coi capi”: ogni giorno una squadriglia viene invitata alla tenda capi, solitamente ad accesso vietato, e passare un quarto d’ora con i capi, approfittando dell’occasione per parlarsi in modo informale e disteso. La route estiva del Noviziato è invece un campo mobile al limite delle possibilità umane!. L’itinerario si snoda tra i monti della Valle d’Aosta e prevede paesaggi mozzafiato a costo però di un percorso particolarmente duro. Il clan va a Seveso e fa servizio presso Comunità di Fratel Ettore. Una esperienza forte, a contatto con gli “ultimi” della società, che fa toccare con mano ai ragazzi la sofferenza, ma anche la dignità, di un gruppo di senza dimora. Nel 1991 Nasce il nuovo Progetto Educativo, che si propone tra le altre cose, di approfondire il rapporto con le famiglie e gli altri gruppi parrocchiali, oltre ad una maggiore apertura della Comunità Capi verso il Clan allo scopo di instaurare un clima di fiducia e di rispetto reciproco. Nell’anno successivo, 1992, il Clan fa una esperienza di servizio impegnativa, ma arricchente sotto il profilo umano, presso il centro di accoglienza profughi della Ex La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale 35 Jugoslavia a Pieve di Cadore. Alternandosi con altri gruppi scout, garantisce l’animazione di bambini bosniaci ospitati con le loro famiglie nella struttura a causa della guerra. Ma è soprattutto uno degli anni più difficili per il gruppo scout di Noale. Nell’ultima sera del campo estivo di Campone, mentre tutti insieme si gioca ad una caccia al tesoro serale, viene a mancare Elisa Cappelletto. È un momento durissimo per tutti, capi e ragazzi, che devono fronteggiare una tragedia più grande di loro. È anche grazie alla vicinanza e alla comprensione del gruppo dei genitori, al loro sostegno ed incoraggiamento, che si riesce a far diventare anche questo momento difficile una occasione di crescita e di maturazione per tutti. Ma le cicatrici della Un capo racconta... vita, purtroppo, rimangono.... Con volontà e determinazione di tutti, si comincia il nuovo anno scout dal punto in cui si era arrivati. Il rapporto con le famiglie continua, in qualche modo rinforzato. Si ripete, come l’anno prima, l’esperienza di una uscita di Comunità Capi con i genitori. È un occasione per conoscersi, approfondire la conoscenza del metodo scout, confrontarsi su problematiche educative e, non ultimo, per giocare e divertirsi un po’ insieme. CONTRIBUTI & Opinioni Se c’è una cosa che va ricordata della Co.Ca. di quegli anni è la ricerca – faticosa, paziente, determinata – di un’unità di spirito tra i capi. Il Gruppo viene da un paio d’anni piuttosto difficili (nei Reparti, soprattutto); le diffidenze tra i capi erano state evidenti, e i rapporti con i genitori così tesi che (confesso) in qualche occasione non siamo stati lontani dal mollare tutto e chiudere il Gruppo. Al di là delle attività condotte coi ragazzi, c’è dunque bisogno di far nascere uno spirito nuovo, di maggiore serenità, fiducia e rispetto tra noi capi. Ed è su questo che ci concentriamo tutti. A poco a poco la Co.Ca. diviene davvero un luogo di incontro, piuttosto che di scontro; di là inizia a passare (per scelta, non per regolamento) un po’ tutta l’attività del Gruppo: si approvano gli obiettivi formativi delle Unità, si condividono le esperienze dei capi che tornano dai campi di formazione, i tempi della preghiera si allungano e diventano momento di condivisione di gioie e fatiche personali, ci si confronta (e ci si scontra!) sulle attività della Parrocchia… Non dico che siamo riusciti a fare tutto bene, ma sicuramente ci abbiamo provato. È così, io credo, che nasce uno spirito nuovo; tra noi capi un poco alla volta torna la fiducia reciproca, e con lei anche quella dei genitori. I genitori! Sono stati la forza del Gruppo in quegli anni; si creò un “Gruppo genitori” che ci diede un appoggio formidabile. Se qualcuno di loro sta leggendo queste righe… beh, sappia (forse un po’ in ritardo) che siamo loro riconoscenti per l’aiuto e la fiducia che non ci hanno mai fatto mancare. Per molti versi, sono stati loro a darci la forza di continuare. Tra tutti i volti e i ricordi di quegli anni, uno non si cancella: Elisa. Sono certo che neppure lei si scorda di noi scout, e continua a vegliare il Gruppo da vicino, con amore e discrezione, come una brava capo squadriglia con le sue squadrigliere. Massimiliano Barolo 36 La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale Nel 1993, la Comunità Capi, riprende in mano il Progetto del Capo, cercando ancora una volta di ripensare al ruolo di educatore, inteso come persona che nel servizio trova le motivazioni e gli strumenti per una propria maturazione e progressione personale. I reparti maschile e femminile piantano le loro tende, per il campo estivo, a Pinzolo. Il clan effettua un campo mobile nelle Dolomiti di Brenta. Nello stesso anno i lupetti fanno le loro Vacanze di Branco a Stoner di Enego. L’evento più saliente dell’anno 1994 è sicuramente dato dalla route di Noviziato che si svolge fra il Piemonte e la Francia. Dopo i primi giorni di campo mobile, la route si conclude infatti nella collina di Taizé dove vive con centinaia di altri giovani l’esperienza ecumenica animata da Frère Roger. Anno di grandi novità è 1995, con il rinnovamento totale dello staff di Reparto, affidato a quattro giovani capi freschi di partenza ma pieni di entusiasmo. I Lupetti, prima di partire per le loro Vacanze di Branco che si svolgono a Fongara di Recoaro Terme, si recano a Roma, aderendo all’iniziativa nazionale “Diamo una mano al Papa” che vede confluire in piazza San Pietro, alla presenza del Santo Padre, ventiseimila fra Lupetti e Coccinelle di tutta Italia. Il Clan, in conformità al Progetto Educativo che propone una presenza incisiva sul territorio, realizza un’attività in collaborazione con il Comune per la divulgazione delle tecniche del compostaggio e del riciclo dei rifiuti, che si conclude con una mostra durante la Festa dei Fiori. Per la route estiva, invece, il Clan valica le Alpi per un campo di servizio a Lourdes. La preparazione prevede La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale incontri con gli altri gruppi che partecipano (Castelfranco Veneto e Cavaso), durante i quali si approfondisce la storia di Lourdes e il significato di quei luoghi. Per tutta la durata del campo i ragazzi lavorano divisi per pattuglie svolgendo a rotazione i servizi (servizio ai treni, alle piscine, all’Esplanade o pulizie al Campo Giovani) e vivendo assieme i vari momenti di preghiera (preghiera mattutina, confessione comunitaria, veglia alla grotta di Lourdes, via Crucis, ecc.). L’esperienza vissuta con impegno e partecipazione permette di assaporare tutti i valori di questa proposta: il servizio verso i malati e i più bisognosi, la fede (Lourdes è un luogo in cui la fede diventa qualcosa di tangibile) e il confronto con gli altri Clan. Nel 1996, i lupetti svolgono le loro Vacanze di Branco a Claut, mentre i Reparti a vanno a Tambre d’Alpago. Il Clan muove i suoi passi nelle colline senesi per giungere al monastero di Sant’Antimo, uno dei più importanti centri della spiritualità scout. Il 1997 è l’anno della Route Nazionale delle Comunità Capi che vede la Co.Ca. impegnata in una lunga preparazione durata tutto l’anno. L’esperienza, per i partecipanti, è molto intensa e li porta a vivere una settimana con le Comunità Capi di Zelarino, Verona e Campi Salentina. Il tema “Uomini, Donne non solo gente” viene trattato durante la parte mobile del campo, svoltasi fra Noale, Istrana e l’isola di San Giorgio a Venezia, dove vengono accolti da Don Antonio Mistrorigo (sempre lui!); poi il lungo viaggio attraverso l’Italia porta il gruppo ai Piani di Verteglia in provincia di Avellino per il campo fisso, dove viene raccolto il frutto del lavoro di tutte le Co.Ca. 37 italiane e dove si ascolta ciò che massime autorità civili italiane e ecclesiali si aspettano da noi. Dodicimila capi scout per quattro giorni si confrontano sul futuro dell’associazione e dei ragazzi, sul proprio modo di fare servizio e sulle future sfide. Tutto ciò porta a una profonda riflessione, all’interno della comunità Capi di Noale, e alla nascita di un nuovo Patto Associativo. La prima divisa del Gruppo Scout Noale I Vita Associativa CONTRIBUTI & Opinioni La conclusione e l’apice di ogni anno di attività scout è rappresentato dal campo estivo. Si tratta di un momento irrinunciabile per capi e ragazzi, gli uni perché hanno finalmente l’occasione di osservare e interagire con i ragazzi in un ambiente educativo che loro stessi hanno predisposto; gli altri perché hanno finalmente l’opportunità di vivere appieno l’avventura dello scautismo. Il campo estivo è infatti l’occasione per sperimentare alcuni dei principi guida e dei valori che lo scautismo propone: la vita all’aperto, il contatto con la natura, la condivisione, l’autonomia, l’essenzialità. I lupetti, immersi in un ambiente fantastico, imparano a giocare insieme agli altri, a gestirsi il proprio tempo e le proprie cose; i ragazzi del Riparto imparano a sfidare i propri limiti e a organizzare lo spazio con pochi mezzi essenziali, cooperando all’interno della squadriglia e al Riparto; i rover e le scolte imparano sulla strada la condivisione, il servizio agli altri e ad andare al passo del più debole. Il campo estivo non è però la sola occasione in cui i ragazzi sperimentano la speciale fratellanza che dà l’appartenenza alla scautismo. Le associazioni nazionali e mondiali dello scautismo e del guidismo organizzano, infatti, frequenti occasioni di incontro per ragazzi di ogni età in modo che essi imparino a mettersi in discussioni, ad aprirsi all’incontro e all’accoglienza dell’altro. A questo scopo vengono organizzati campi regionali e nazionali, come quello che nell’estate del 2003 ha coinvolto i Reparti del Noale 1, o come gli Alisei, campo nazionale che coinvolse sempre i reparti nel 1988, o, ancora, come quello che radunò venticinquemila fra lupetti e coccinelle in piazza San Pietro nel 1994. A livello internazionali, nello spirito di Baden Powell che aveva voluto che i giovani di tutto il mondo si conoscessero e imparassero ad apprezzarsi e a rispettarsi allo scopo di evitare ogni guerra presente e futura, ogni quattro anni viene organizzato un raduno mondiale per ragazzi in età di Riparto, chiamato Jamboree. Jamboree vuol dire marmellata, a significare una mescolanza indistinguibile e indivisibile di ragazzi e, quindi, di popoli. Il bisogno di mettersi in discussione e la voglia di rimettersi sempre in cammino non si esauriscono una volta diventati adulti, ed è normale che anche i capi sentano l’esigenza di incontrarsi e di confrontarsi con la propria realtà di uomini e donne nella società di oggi. Una dei più importanti raduni di capi è stata infatti la Route Nazionale delle Comunità Capi del 1997 dal significativo titolo “Strade e pensieri per domani” che ha portato a una riscrittura del Patto Associativo – il documento che testimonia l’adesione di ogni capo ai valori dello scautismo – in linea con le richieste e le esigenze della società contemporanea. Elena Pierazzo 38 La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale VERSO IL PRESENTE Negli anni che seguono, la formazione capi comincia a far parte di una cultura (finalmente!) consolidata, ed anche l’adesione associativa cresce con una frequentazione più assidua ai momenti di zona e regionali. Aumenta la consapevolezza che nessuno nasce educatore e che, di conseguenza , una seria e responsabile preparazione stanno alla base di un efficace servizio educativo alle persone. È pur vero che la strada entra dai piedi, ma “l’imparare facendo” è una tecnica destinata alle attività pratiche dei nostri ragazzi e non alla gestione di una relazione educativa. Si fa strada, inoltre, la necessità di un nuovo progetto educativo, adeguato alle nuove esigenze dei ragazzi che ora compongono il gruppo, incentrato sulla necessità di un intervento più incisivo e visibile nella nostra realtà territoriale. Il cammino fino ai nostri giorni si sperimenta con passione la correzione fraterna, sentendosi ascoltati e non giudicati. L’integrazione delle modalità di relazione e di ascolto proposte negli anni precedenti da Don Saverio e di intenzionalità e progettazione di sé introdotte da Massimiliano Barolo, producono, in questo periodo, una forte vitalità. C’è anche un deciso ricambio generazionale: entrano molti nuovi capi a fronte di altrettante uscite. Capogruppo in questo periodo è Ivone che, a proposito dice: “A posteriori posso dire che questo servizio mi ha cambiato. Mi sono spesso scontrato con la difficoltà del “capirci”, mi ha fatto appassionare al dialogo e alla mediazione, ho toccato con mano quanto l’ascolto valga molto più del consiglio. Inizia a consolidarsi la mentalità di “lavorare per progetti”, anche su pressante invito dei vari livelli associativi. Si tratta di una novità che inizialmente si riesce solo con fatica a calare nel concreto.Ben presto si scopre l’importanza di lavorare per progetti anche su se stessi. Un momento importante per il gruppo, è l’uscita della comunità capi a Torreselle, dove si condivide il progetto del capo. E’ un buon periodo, dove è forte il senso della comunità e c’è un grande ascolto reciproco, dove La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale 39 In questo periodo si sono radicate in me alcune convinzioni che hanno poi segnato le mie scelte future di vita e associative nel servizio di formatore”. In seguito, viene posta l’attenzione sui rapporti interpersonali tra capi. In anticipo di un anno sui temi che anche l’associazione a livello di zona propone, si affronta un lavoro di rilettura dei rapporti tra capi e tra capo e ragazzo. Viene ribadita la centralità del ragazzo come soggetto e beneficiario della nostra azione educativa. Nel 2000 vede la luce un nuovo progetto educativo. Da una lettura della realtà circostante, si identificano le situazioni che ci interpellano e si progettano degli interventi che, ricondotti alle tre scelte del patto associativo, sottolineano come il nostro agire sia conseguenza di tale riferimento. civico, ma come risposta comunitaria ad una chiamata. La promozione di una cultura di responsabilità verso i beni comuni per contrastare la tendenza alla chiusura in se stessi. Alcuni capi partecipano al contingente emergenza e protezione civile in favore delle popolazioni del centro Italia colpite dal sisma. La collaborazione con i gruppi parrocchiali si fa più stretta e continuativa: alcuni rover prestano servizio presso le strutture dell’oratorio e presso gli altri gruppi, con la condivisione di un importante momento di missione in Brasile di un nostro rover, tra le fila del gruppo missionario. In questo periodo, con l’ingrossarsi delle file dei capi disponibili ed abilitati alla direzione delle unità,viene costituito un nuovo branco di lupetti che a tutt’ oggi fa sede a Cappelletta, portando una visibile testimonianza della proposta scout nella vicina frazione. Quindi servizio e buona azione riletti non più come personale scelta di carattere 40 La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale Nel 2003, a vent’anni dal precedente evento, è riproposto il campo nazionale per esploratori e guide. Il raduno, che ha visto coinvolti 18.000 ragazzi si è svolto in quattro diverse regioni. Per la branca e.g. di Noale è stato vissuto in Umbria. nostra casa, un luogo dove incontrarsi”. Una novità ha caratterizzato questo campo: i reparti di formazione. Quattro squadriglie provenienti da luoghi diversi, costituivano un nuovo reparto guidato da uno staff di capi non loro.Da qui un primo obiettivo: l’autonomia della squadriglia. Dopo un grande gioco iniziale le squadriglie vincitrici hanno espresso e discusso, assistite da una delegata dell’ONU, la propria opinione riguardo alla promozione dei diritti dei bambini nel mondo. Così, sono trascorsi 10 giorni indimenticabili, tra il villaggio delle tecniche dove i ragazzi approfondivano le loro competenze o ne affinavano di nuove e grandi giochi, che hanno messo alla prova la lealtà e la voglia di competizione di guide ed esploratori. Le missioni partite inizialmente sotto una pioggia battente e sconsolante, si sono rivelate l’esperienza più bella: l’entusiasmo e la voglia di mettersi alla prova, rinvigorite da quel piccolo raggio di sole che ha bucato le nubi al tramonto, hanno reso l’avventura indimenticabile.facendo loro vedere come molti troppi bambini ancora oggi vivono in condizioni disumane. Interessante perché spronava gli esploratori e guide a riflettere (magari solo per pochi minuti) sui Diritti dell’Infanzia, originale perché irripetibile in un comune campo di reparto. Sono state quindi scelte le migliori tra queste proposte al fine di essere presentate alle Nazioni Unite come punto di partenza di un progetto di sensibilizzazione dei ragazzi alle esigenze dei loro coetanei nel mondo. Tra le proposte scelte c’è stata quella della squadriglia Falchi del reparto di Noale, che, oltre all’abilità nel gioco, ha dimostrato interesse e coscienza dei temi dell’infanzia e intelligenza nella ricerca di una possibile chiave di soluzione. Di tutte le attività proposte alle squadriglie durante il Campo Nazionale, una delle più interessanti e originali è stata la “Giornata Internazionale”, sul tema “Il mondo è la La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale 41 UN PONTE TRA IERI E DOMANI La Comunità Capi si racconta A questo punto della lettura qualcuno potrebbe chiedersi: ma chi sono i capi di oggi a Noale? Noi siamo semplicemente il tassello numero 50. Ci portiamo dentro fragilità, carismi, pregi e debolezze di quanti ci hanno preceduto ed educato. Siamo il frutto e la conseguenza dei testimoni che ci hanno formato e fin qui cresciuto. GRAZIE DI CUORE! Grazie a chi?… chi sono questi testimoni? Sono le persone che con amore o per senso del dovere, con poca o tanta pazienza, con sacrificio, con fatica, con fiducia ci hanno accompagnato. Siamo, in definitiva, i figli di chi ha accettato di farci da genitore. Figli, a volte affettuosi a volte ingrati, talvolta dimenticati o trascurati, ma molto più spesso amati, di questa comunità. Una comunità che in questi 50 anni si è abituata a vederci spesso all’oratorio un po’ meno fuori; ci ama sopportando le nostre intemperanze, ma sempre più di frequente si ricorda di noi servendoci e aiutandoci a servirla. In che cosa dobbiamo crescere? In tutto dobbiamo crescere, non è la perfezione il nostro forte! Ma forse, dobbiamo impegnarci in particolar modo in alcuni atteggiamenti. La fiducia in noi e tra noi…più la sentiamo più riusciamo a trasmetterla, è un vortice, dovremmo innescarlo. La stima in noi stessi e tra noi…non è 42 una risorsa che si consuma, anzi cresce spendendola. Un sano ottimismo…la pozione magica che con la stessa fatica ti fa stancare la metà ottenendo il doppio. Che cosa ci tiene uniti? La voglia di accompagnare i ragazzi che ci sono affidati nelle scoperte che abbiamo fatto grazie allo scautismo. Danno senso alla vita specialmente nel momento che fruttano anche a qualcun altro. Ci unisce il fatto di essere dei sognatori un po’ particolari: di quelli che i sogni li vogliono realizzare. Ci tengono uniti tre scelte: La scelta di servire educando senza improvvisazione ma con un metodo ben definito: il metodo scout. La scelta “politica”di educare alla libertà dell’individuo, alla nonviolenza. La scelta di essere dei cristiani che si prendono a cuore la loro comunità, che s’impegnano a vivere l’ascolto, la preghiera, l’eucaristia e le propongono ai loro ragazzi. A chi vogliamo assomigliare? Non cerchiamo personaggi straordinari da imitare, né santoni da venerare. Abbiamo un solo Maestro…ce lo siamo detti spesso al punto di crederci per davvero! L’essere persone così diverse tra loro ci porta a pensare che il collante che ci tiene uniti ha una forza che supera la nostra immaginazione. Il cammino verso la consapevolezza per questo dono, segnerà la tappa di partenza del 51° anno scout a Noale. La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale Co.Ca. Campi Scuola e Formazione Capi CONTRIBUTI & Opinioni Cosa lega insieme queste tre parole, o meglio, questi tre grandi luoghi dell’AGESCI? Innanzi tutto li lega una quarta parola che rappresenta lo stile con il quale vivere il proprio servizio di educatori: la formazione. Provo a spiegarmi: quando si entra in Co.Ca. le motivazioni sono varie e disparate: per continuare l’esperienza del clan, per gratitudine verso ciò che si è ricevuto, per curiosità, per chiamata di qualcun altro…… Alla Co.Ca. spetta il compito fondamentale di accogliere, che non significa preparare la torta e aprire una buona bottiglia la prima sera, ma piuttosto presentarsi e spiegare cosa si fa, confrontarsi con il patto associativo, far contribuire alle discussioni e alle scelte, spiegandone i motivi e le opportunità, presentando il progetto educativo… il tutto diluito nel tempo e cercando modi e linguaggi adatti, dando il tempo di capire. Quando poi si vive per un anno la vita della Co.Ca., si è inseriti in uno staff, si fa attività con i ragazzi e si entra nel meccanismo dello scautismo. Questo ci fa scegliere uno strumento del metodo piuttosto di un altro per raggiungere un obiettivo educativo. È allora che si comincia a capire che dietro ci sono motivazioni e scelte educative. Parole come obiettivi, mete, tappe, strumenti, scelte diventano più conosciute, più usate. Nasce così, dentro al proprio staff e alla vita di Co.Ca. la partecipazione al primo campo scuola, il Campo di Formazione Metodologica. La Co.Ca. aiuta il capo a scegliere il periodo più adatto per la partecipazione, prepara al campo, accoglie al rientro, trova il modo per far circolare le cose apprese e i dubbi suscitati. Quando il servizio e l’esperienza maturano, anche le motivazioni che sostengono il capo nel servizio educativo dovrebbero essere diverse, e chiamano a maggiore assunzione di responsabilità in Co.Ca. e con i ragazzi; fanno sorgere nuove domande sulla propria solidità, mettono a fuoco le capacità di trapassare nozioni e metodo, chiedono di farsi carico dei capi più giovani che si affacciano ora al servizio. La Co.Ca. aiuta a maturare la scelta di partecipazione al CFA, campo di formazione associativa, che apre nuovi orizzonti: approfondimento delle scelte e del proprio ruolo di educatore, lettura della propria realtà per attuare correttamente la proposta scout, curare le proprie relazioni con gli altri adulti e con i ragazzi che vengono affidati, capacità di elaborare un progetto educativo. Spetta alla Formazione Capi nazionale organizzare il campo e ed inviare la valutazione alla Co.Ca., così che venga sostenuta e responsabilizzata nella formazione dei suoi capi. A questa spetta proporre e preparare al campo, raccoglie le idee, le esperienze e le domande quando si ritorna, offre le opportunità per giocarsi in modo personale e responsabile. Ora spetta sempre più alla Co.Ca. saper sostenere il cammino di formazione del proprio capo, fargli vedere la bellezza e la responsabilità del servizio educativo e la necessità continua della formazione. C’è sempre qualche cosa da apprendere, qualche domanda che i ragazzi suscitano e alla quale non si è preparati, qualche progetto da approfondire. Allora si può cominciare a rispondere riconoscendo la nomina a capo, che non è un’onorificenza o un riconoscimento per anzianità, ma un mandato forte a fare servizio, un atto di fiducia di fronte all’impegno dimostrato e a quello futuro. È una nuova richiesta di impegno! La richiesta viene fatta da tutta la Co.Ca., e approvata a livello nazionale. Ma è solo un segno, non il finire di una strada, ma serve da stimolo a ripartire con maggiore autonomia e responsabilità verso i mandati che la Co.Ca. affiderà. Saranno sempre strade nuove perché nascono dallo stare con i ragazzi, dalle loro domande e dal loro slancio nell’affrontare la vita, cosa sempre nuova e talvolta difficile. Al capo educatore viene chiesto di trovare sempre nuove risposte educative. E allora la formazione è necessaria, sempre! MARIA BALDO incaricata nazionale alla formazione capi La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale 43 Nord e Sud Una proposta che unisce CONTRIBUTI & Opinioni Quando la prima volta giunsi in aeroporto, pensai a quanto possa essere strano l’AGESCI. Mi sono anche chiesto: “cosa ci faccio qui, all’aeroporto Marco Polo di Venezia, atteso da una sconosciuta, sentita a malapena 2 volte per telefono? Dobbiamo costituire uno staff, costruire un evento formativo, un Campo scuola di Formazione Associativa, convivere insieme 7 giorni con uno staff di illustri sconosciuti, io terrone siciliano in mezzo a dei Veneti.” Alla Formazione Capi nazionale hanno preso una cantonata, hanno piegato la carta geografica a metà ed i nostri paesi, le nostre regioni si sono trovate l’una sull’altra, vicine, coincidenti: S. Donà di Piave ed Acquedolci. Ma poi c’è stato l’incontro, un riconoscersi grazie ad un numero di Proposta Educativa sotto braccio, ma non un incontro formale, non banale, non razionale ed impersonale, ma un incontro in cui due mondi hanno sorriso l’uno all’altro e le battute hanno scaldato i cuori, uno scambio di curiosità reciproche tra una terra gialla di sole ed una terra verde dei suoi prati. Ma allora la “I” di AGESCI sta anche per insieme !!! Evidentemente sì, perché insieme abbiamo avvertito la voglia di costruire qualcosa di grande, di fondere idee e progetti. Ed ecco allora che le esperienze di ognuno, fatte in luoghi e tra genti diverse, hanno iniziato a trovare punti di incontro, a scoprire che sotto una tenda, all’angolo di una strada, innanzi ad un fuoco, sul sagrato di una Chiesa, la gioia non è veneta o siciliana, ma è la Gioia, di quelle che ti riempie il cuore, che ti fa danzare stringendo la mano di chi non conosci, ma senti che il suo cuore ride come il tuo. A poco a poco ho acquisito un consapevolezza nuova, una consapevolezza che ha trovato le sue fondamenta: lo scautismo parla un unico linguaggio. I dialetti diversi sono diventati fonte di arricchimento, scoperta dei mondi altrui, voglia di viverli non per curiosità, ma per quell’ “I Care, mi sta a cuore, mi interessa…” che fa parte del nostro mondo, che da il senso al nostro andare per le strade con gli scarponi ai piedi e lo zaino in spalla. E’ stato un susseguirsi di conferme, un rincorrersi di certezze, che da scout, da Capo dell’AGESCI, sentivo parte del mio essere e della mia storia, ma di cui non avevo mai percepito così chiaramente la forza. Anche i miei nuovi compagni di strada ricercavano le stesse cose: il gusto del bello, dell’essenziale, del condiviso. Le parole, i progetti, le mete, gli obiettivi, avevano la medesima importanza, chiedevano lo stesso impegno, ma soprattutto guardavano alle stesse cose. Oggi lo so , e lo so con una certezza più grande che mai: anche per loro, ed in ugual misura, è importante la libertà, la fiducia, la corresponsabilità, la condivisione. L’AGESCI, per i suoi ragazzi, chiede le stesse figure di Capo, offre lo stesso metodo, e ogni Comunità Capi vive diverse avventure, diverse fatiche, ma porta in se gli stessi doni dello Spirito. Così è nato il nostro Campo scuola a Cornuda: ma questo campo potremmo anche farlo a Palermo, ad Aosta o a Bari: rimarrebbe uguale. Avrebbe la stessa forza, parlerebbe il medesimo linguaggio, offrirebbe la stessa possibilità di esprimere se stessi e dare il meglio di se. Ecco perché un Campo di Formazione Associativa ovunque sia, forma Capi, donne e uomini, capaci di donare ai propri ragazzi desideri di libertà, giocando, andando all’avventura, percorrendo un strada. Ecco perché lo chiamiamo Patto Associativo: è proprio un bel Patto, fatto tra Uomini e donne che amano la vita in ugual modo. Così la mia terra è diventata la terra di chi ho incontrato, ed anch’io sento mia la sua terra. Antonello Di Liberto Incaricato regione Sicilia formazione capi 44 La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale Tra dovere e passione... una terza via CONTRIBUTI & Opinioni Quindici minuti. Un quarto d’ora. Questo è, secondo un mio vecchio amico, il tempo massimo che una persona può reggere facendo un servizio senza una solida motivazione. Come dire che se non c’è qualcosa di vero, di duraturo, di importante “dentro”, che ti guida… è impossibile reggere nei tempi lunghi nella capacità di dono di sé agli altri. Beh, la sua è un po’ una provocazione. Anche perché a volte si regge un po’ di più di quindici minuti, ma spesso lo si può fare anche sbuffando, oppure trascinando in qualche modo la carretta… oppure dovendo impiegare un sacco di energie perché non c’è nella macchina il carburante giusto, non ci sono le motivazioni sufficienti che possano sostenere lo spendersi quotidiano in nome di qualche valore. Non è solo questione di “dovere” o di “passione”, dunque. Il senso del dovere, nella logica della fede cristiana, è un sostegno che può aiutarti nei momenti difficili, ma certamente non può bastare per fondare un servizio, per giocare la vita per quell’assoluto che è il bene dell’altro, l’altro in cui siamo invitati a vedere il volto dell’unico Signore. Io credo che siamo chiamati ad un servizio “agile e leggero”, non certo ai lavori forzati e mi pare che anche dal Vangelo traspaia questo invito. Quando Gesù va a Cafarnao, in casa di Simon Pietro, trova la suocera di Simone a letto con la febbre. L’evangelista Marco annota che “subito gli parlarono di lei. Ed egli, accostatosi, la sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò ed essa si mise a servirli” (Mc. 1,31). Poche parole per farci capire che niente motiva il servizio se non un incontro fondamentale, un cambiamento di rotta che Gesù di Nazaret opera nella vita dell’uomo. Marco usa un verbo importante per descriverlo: è il verbo greco eghèiro, che userà poi per raccontare la risurrezione. Gesù si avvicina a questa donna “e la fa risorgere”, la risolleva, le dà una vita nuova. Una vita non più ripiegata su di sé, non più preoccupata per sé (è questa, simbolicamente, la malattia che ci indebolisce tutti…), ma una vita fatta di dono e di servizio. Un servizio che non è vissuto secondo la logica del dovere, della legge, del “bisogna”… ma che è frutto di un’energia nuova, che ci abita da dentro, che trasforma il cuore e la vita. Non più preoccupati per noi stessi, possiamo occuparci con libertà e leggerezza d’animo degli altri. Dato che qualcuno si è occupato di noi, ha “preso per mano” la nostra vita e l’ha risollevata… noi possiamo occuparci degli altri, senza alcun obbligo, senza false modestie e senza la pretesa di essere, poco o tanto, lodati e ringraziati. Come quei “servi inutili” di cui racconterà Gesù in un’altra occasione: tornati dal lavoro non si mettono a tavola a banchettare, ma imbandiscono la tavola del loro padrone, con la massima tranquillità, dicendo a se stessi: “siamo semplici servi, abbiamo fatto quanto dovevamo fare” (Lc. 17,10). O come quel contadino, che dorme tranquillo dopo aver seminato, perché crede nella forza del seme gettato nella terra. Lui ce l’ha messa tutta, ma ora sa che può solo attendere: il seme cresce da solo, per la forza di vita che porta dentro. Non c’è fallimento, non c’è frustrazione che tenga. Prima o poi il frutto maturerà… “come, egli stesso non lo sa.” (Mc. 4,27) Dovere? Passione? L’uno e l’altra durano lo spazio di un mattino e si sciolgono come la neve al sole. Ma l’amore resta. L’amore vero motiva a servire, a giocare la vita. Un amore così lo si può solo ricevere, anzitutto. E chi lo riceve sente poi l’esigenza di distribuirlo ai quattro venti, perché riempia il mondo intero della sua forza, che è vita vera e speranza che non delude. Don Francesco Marconato. A.E. regionale Veneto La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale 45 La storia di Robert Baden Powell il fondatore degli scout DOCUMENTI & Schede Robert Stephenson Smyth Baden Powell, Lord of Gilwell, chiamato da tutti gli scout più semplicemente B.P., nacque a Paddington, nei dintorni di Londra, il 22 febbraio 1857, sesto figlio maschio del reverendo Baden Powell, professore all’università di Oxford. Dopo aver frequentato la Rose Hill School superò gli esami per essere ammesso alla Charterhouse School e poi arrivò secondo ad un concorso per l’esercito e diventò colonnello. Con il tredicesimo battaglione ussaro servì la sua patria in India e Afghanistan. E proprio quando era in India ebbe un’idea per non far annoiare e tenere in ottima salute i suoi uomini che vivevano là in un ambiente malsano: farli diventare esperti nella tecnica dello “scouting”. Nel linguaggio dell’esercito inglese questo voleva dire “arte della ricognizione”, una cosa in cui Baden Powell era molto abile. In questo modo B.P. organizzò fra i suoi uomini gruppi di scouts, insegnando loro a seguire le tracce, a osservare e capire gli indizi lasciati sul terreno, affrontare la dura vita nelle foreste e le zone sperdute. Qualche hanno più tardi Baden Powell ebbe anche un riconoscimento dallo stato maggiore per questa attività che era un simbolo: il giglio, che sulle antiche bussole del tempo indicava il nord, ovvero la retta via. 1899 Dopo alcuni anni dal riconoscimento, Baden Powell, essendo in Sud Africa durante la guerra fra l’Inghilterra e i Boeri, si trovò assediato a Mafeking. Lì, grazie a una serie di astuzie e trucchi ingegnosi, riuscì a tenere testa agli avversari per sette mesi fino all’arrivo dei rinforzi. Ma Mafeking, oltre che come dimostrazione dell’astuzia di Baden Powell, fu un’esperienza importante per un altro motivo. Infatti, essendoci carenza di uomini nella città assediata, egli pensò di utilizzare dei ragazzi per compiti ausiliari come staffette di postini, di piantoni, ovunque la loro presenza potessero rendere liberi uomini validi per il combattimento. Baden Powell rimase colpito dalla serietà con cui questi ragazzi assunsero tali compiti e dall’entusiasmo con cui si impegnavano malgrado il rischio cui andavano incontro. Tutto questo aprì la mente di B.P. a un nuovo orizzonte facendolo riflettere sulle capacità che sviluppano i ragazzi quando si sa fare appello al loro impegno, al loro spirito di sacrificio, alla loro lealtà. Tornato in patria Baden Powell, facendo tesoro dell’esperienza di Mafeking, pensò di suggerire ai ragazzi le attività dello “scouting”..... Una volta tornato in patria, Baden Powell trovò una società di giovani piena di cattive abitudini; oziavano, perdevano tempo nei bar per bere o giocare a carte, non praticavano sport e tanto altro. Facendo tesoro delle esperienze sia con i ragazzi di Mafeking e sia con i suoi “scout militari” , pensò di suggerire ai ragazzi l’attività dello “scouting”, trasformando quella che era un’arte per scopi di guerra in uno strumento di pace e fraternità. Prima di dar vita alle sue idee, Baden Powell volle sperimentarle, e così dal 31 luglio al 9 agosto 1907 effettuò, nell’isoletta di Brownsea, con una ventina di ragazzi quello che fu il primo campo scout della storia. Visto il buon risultato egli incominciò a pubblicare, in fascicoli quindicinali, “Scouting for boys”, un manuale che ebbe successo e diffusione. Da questa data, prima in Inghilterra e poi nel resto del mondo, incominciarono a nascere come funghi tantissimi gruppi scout. 1909 - Lo scautismo si espande a vista d’occhio in Inghilterra. A Manchester, in un primo raduno di scout inglesi, si incontrano 11.000 esploratori. Fanno la loro prima apparizione le ragazze nel nascente movimento. Sir Baden Powell fu pregato di passare in rassegna alcuni gruppi di ragazze in divisa che si andavano organizzando per loro conto sullo schema del suo metodo e fu richiesto di accoglierle nel movimento. Intanto si comincia a diffondere l’abitudine di abbreviare il lungo e difficile Sir Robert Baden Powell of Gilhvell con il più comodo B.P, abitudine tuttora in corso 1910 - Il movimento Scout vallica i confini del Regno Unito e si sviluppa nel mondo; prima in Cile, poi in Francia, in Scandinavia e negli Stati Uniti. Anche in Italia cominciano a fiorire i primi gruppi : a Bagni di Lucca un baronetto inglese, Sir Francis Vane, istituisce la prima squadra di esploratori. A Genova un’associazione giovanile “ Le Gioiose “ fondata nel 1905 dal Prof. Mario Mazza, dopo aver conosciuto lo scautismo, ne accetta i principi e costituisce l’associazione Ragazzi Esploratori Italiani ( R.E.I ). Fu scelto come distintivo un giglio scolpito nell’arco della cappella dei Lanaioli nella chiesa di Santo Agostino a Genova. 46 La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale 1918 - Nascono i Rover. 1920 - Passata la Prima Guerra Mondiale, viene indetto il primo raduno mondiale “ Jamboree “,che si ripeterà ogni 4 anni per fare esperienza di fraternità scout. Il conte di Carpegna partecipa come rappresentante dell’Italia alla prima Conferenza Internazionale che si tiene a Londra e di cui perciò risulta fondatore, massimo titolo dello scautismo internazionale. 1941 - L’8 gennaio B.P. muore in Kenya, mentre la guerra dilaga in tutto il mondo. Scopo dello scautismo Lo scopo dell’educazione scout è quello di “migliorare la qualità dei nostri futuri cittadini”, specialmente per quanto riguarda il “carattere” e la “salute”; di sostituire l’egoismo con il “Servizio”, il rendere i giovani individualmente efficienti, sia nel fisico sia nel morale, al fine di utilizzare questa efficienza al servizio del prossimo. Baden-Powell ha posto a fondamento della proposta scout quattro punti: formazione del carattere salute e forza fisica abilità manuale servizio del prossimo Formazione del carattere Per formazione del carattere si intende la formazione della personalità, cioè di una relazione positiva con se stessi. L’educazione del carattere mira ad ottenere le capacità di fare scelte, di scoprire ciò che si può e si vuole essere, di prendersi delle responsabilità, di farsi dei programmi coscienti di vita, scoprendo la propria vocazione nel piano di Dio. Essa comprende tutta una serie di virtù umane come lealtà, fiducia in se stessi, coraggio, senso della gioia, ottimismo, rispetto dei diritti, autodisciplina, elevazione del pensiero e dei sentimenti. Salute e forza fisica Per salute e forza fisica si intende la conoscenza e un rapporto positivo con il proprio corpo in quanto dono di Dio e fonte di relazione con gli altri e con l’ambiente; si tratta, cioè, di accettare e avere cura del proprio corpo, di ricercare un’alimentazione sana, riposarsi correttamente, ricercare ritmi naturali di vita, esprimersi, vivere correttamente e serenamente la propria sessualità, saper affrontare la fatica, la sofferenza, la malattia, la morte. Abilità manuale Per abilità manuale si intende una relazione creativa con le cose; l’educazione all’abilità manuale mira ad ottenere un’intelligenza ed una progettualità pratiche; una capacità di autonomia concreta a realizzare – partendo da mezzi poveri –, a valorizzare quello che si ha perché lo si sa usare. La riscoperta dell’uso intelligente delle proprie mani porta con sé una serie di comportamenti positivi: la gioia del saper fare, l’accettazione della fatica e del fallimento, la pazienza, la concretezza, l’essenzialità, il buon gusto. Servizio del prossimo Per servizio del prossimo si intende l’educazione all’amore per gli altri, al bene comune e alla solidarietà, a scoprire la ricchezza della diversità nelle persone, a vivere e lavorare insieme per costruire un mondo più giusto, a rendersi utili in qualunque momento ciò sia richiesto, mettendo a disposizione le proprie energie e capacità. La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale 47 ANNUARIO GRUPPO SCOUT NOALE I la nostra storia in sintesi Di seguito vengono presentate tutte le informazioni relative alle Branche, ai capi e agli Assistenti Ecclesiastici che siamo riusciti a recuperare. E’ stato un lavoro difficile e certosino, nel quale i dati che ci pervenivano si accavallavano, a volte in modo anche contraddittorio. Pur coscienti di non essere riusciti a fare un quadro completo in tutte le sue parti, crediamo sia stato importante sintetizzare, in un unico sguardo, la lunga storia del nostro Gruppo. Ci scusiamo in anticipo per gli inevitabili errori commessi. La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale 49 Annuario Gruppo Scou Noale I - 1982 -2003 50 La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale 51 Gli Educatori DOCUMENTI & Schede Perciò ho fatto venire gli educatori e ho detto loro: “Voi non siete incaricati di uccidere l’uomo nei suoi figli, né di trasformarli in formiche per la vita del formicaio. Perché a me poco importa che l’uomo sia più o meno ricco. M’importa che sia più o meno uomo. Non chiedo innanzi tutto se l’uomo sarà o non sarà felice, ma quale uomo sarà felice. Non m’importa dell’opulenza dei sedentari pasciuti come il bestiame nella stalle. Non dovrete riempirli di concetti vuoti, ma di immagini che contengano delle strutture. Non dovrete imbottirli anzitutto di cognizioni inutili, ma forgiare loro uno stile affinché possano cogliere l’essenza delle cose, Non dovrete giudicare le loro attitudini dall’apparente facilità che dimostrano in questa o quella direzione. Perché chi ha lottato di più contro se stesso va più lontano e riesce meglio. Dovete perciò tener conto innanzitutto dell’amore. Non dovrete insistere sull’uso dei beni materiali, ma sulla creazione dell’uomo affinché egli pialli la sua tavola nella fedeltà e nell’onore, e così la pialli meglio. Insegnerete il rispetto, perché l’ironia è degna dello sciocco ed è dimenticanza di ogni contegno, Lotterete contro i legami dell’uomo con i beni materiali e fonderete l’uomo nel bambino insegnandoli innanzitutto lo scambio poiché senza lo scambio vi è soltanto aridità. Insegnerete la meditazione e la preghiera poiché è nella meditazione e nella preghiera che l’anima diviene vasta. E insegnerete l’esercizio dell’amore, poiché chi lo potrebbe sostituire? L’amore di se stesso è il contrario dell’amore. Punirete anzi tutto la menzogna e il tradimento che possono anche servire all’uomo e in apparenza alla cittadella. Ma soltanto la fedeltà crea i forti. Perché non si può essere fedeli in un campo ed infedeli in un altro. Chi è fedele è sempre fedele. E non è fedele chi può tradire il suo compagno di lavoro. Non dovete insegnare il perdono o la carità, poiché potrebbero venire fraintesi e non essere più che il rispetto dell’ingiuria e delle piaghe. Ma insegnerete la mirabile collaborazione di tutti e attraverso ciascuno. Allora il chirurgo correrà attraverso il deserto per rimettere a posto il ginocchio di un semplice uomo di fatica. Perché anche questi è un veicolo. E hanno entrambi lo stesso conducente”. A. de Saint-Exupéry – “Cittadella” Conclusione Mentre stavamo lavorando alla stesura di questo libro, è mancato un nostro caro amico. A Giovanni Favaro, compagno di tante uscite, campi, giochi e scherzi, dedichiamo un pensiero commosso, nella speranza che ci sia ancora un prato dove tornare a piantare insieme la nostra tenda, dove cantare la sera intorno al fuoco. Ciao Giovanni! A conclusione di questo nostro lavoro, vogliamo ricordare con gratitudine e simpatia le molte persone che, ad ogni livello, hanno collaborato alla riuscita di questo libro. Questo impegno e’ stato, per noi, un viaggio della 52 memoria, dentro a fatti e avvenimenti che ancora ci portiamo nel cuore, vivi ed attuali. Saremo davvero scout per sempre!!! Abbiamo provato a ricostruire le date, a ricordare i luoghi e le persone, cercando di essere il più vicini possibile alla verità. Sicuramente abbiamo commesso qualche errore confondendo un anno con un altro, storpiando qualche nome, dimenticando qualcuno. Ce ne scusiamo, chiedendo comprensione se la nostra opera di ricostruzione storica non è risultata perfetta: rimedieremo certamente per il prossimo cinquantenario. BUONA STRADA A TUTTI! La Traccia Scolpita - 50 anni di scautismo a Noale