n° 2 del 4 settembre 2001 (anno XX) di Cittadino e Provincia - Sped. in a. p. - Art. 2 Comma 20/c legge 662/96 - Filiale di Perugia - 11/5/99 Comune di Città di Castello Comunità Montana Alto Tevere Umbro con il patrocinio di: A.N.P.A. Regione dell’Umbria Camera di Commercio di Perugia Ministero dell’Ambiente Provincia di Perugia Ministero per i Beni e le Attività Culturali Giornale della Fiera delle Utopie Concrete OCCHIOVISTAVISIONE Q UA L I S E N S I P E R L A C O N V E R S I O N E E C O L O G I C A E L A C O N V I V E N Z A FACCIA A FACCIA di Tiziana Luciani La faccia è stata considerata la mappa del tesoro del carattere. Per secoli ci sono stati “cercatori di tesori” che hanno esplorato i visi. Praticavano la fisiognomica, l’arte di capire chi siamo dai lineamenti del volto. Aristotele in “Storia degli animali” le ha dedicato sei capitoli. Polemone, Avicenna e Alberto Magno la affrontarono nei loro studi. Michael Scot scrisse il primo libro a stampa sull’argomento nel 1272. Ma il maggior rappresentante di quest’arte fu lo svizzero Lavater (1741-1801), che si diceva capace di indovinare il carattere anche da un profilo di carta nera. Amico di Goethe, pubblicò un’opera in quattro tomi: “Frammenti di fisiognomica: per promuovere la conoscenza e l’amore dell’uomo”, dove si sosteneva che “una fronte piatta un po’ sfuggente denota una persona grossolana”, si deduceva la sincerità dal collo, la moralità dal naso e dalle guance. Questa voluminosa opera, arrivò ben presto a venti edizioni inglesi, sedici tedesche, quindici francesi e due americane. Fu spinto da altre motivazioni Cesare Lombroso (18331907), direttore del manicomio di Pavia, professore di psichiatria, di antropologia criminale, di medicina legale ed igiene. Egli utilizzò una sintesi di filosofia, psicologia, Città di Castello 11-14 Ottobre 2001 Undicesima Fiera delle Utopie Concrete INVITO patologia, teoria dell’evoluzione e fisiognomica, per dare una spiegazione a un fenomeno sociale molto diffuso nell’Italia post-unitaria: la delinquenza. Dall’esame del cranio del brigante Vilella (1871), Lombroso ritenne di trovare una conferma delle sue tesi e cioè che la delinquenza è determinata dalla costituzione fisica dell’individuo, per cui il delitto è un fenomeno naturale. La lista delle particolarità somatiche dei delinquenti includeva i capelli scuri e il mento sfuggente. Gli esperimenti e le intuizioni documentarie di scienziati come Lombroso, Mantegazza, Duchenne, Darwin e di criminologi come Bertillon, Reiss, Ellero, testimoniano il grande dibattito ottocentesco e positivistico sul rapporto tra essere e apparire, tra anima e volto che guida le scienze (specie la psicologia) all’incontro con Freud, egli stesso molto interessato alla fisiognomica. L’altro fondamentale appuntamento fu quello con la fotografia. Antropologi positivisti (Mantegazza fu eletto presidente della Società Fotografica Italiana) e criminologi videro nel ritratto fotografico la possibilità di dare alla fisiognomica una precisione incontestabile e moderna. segue a pag 4 Una nuova edizione della Fiera delle Utopie Concrete. Potete leggere il programma in questo giornale e sarà già un bel passatempo. La Fiera delle Utopie Concrete è un evento autunnale dal 1987. Il primo ciclo: gli "Elementi classici". Acqua, Terra, Fuoco, Aria. Poi Ricchezze e povertà e Lavoro e conversione ecologica. E poi si è dato il via al ciclo sui sensi sempre sotto il raggio illuminante della conversione ecologica e della convivenza: "Quali sensi per la conversione ecologica e la convivenza ?". L'udito e l'ascolto, Il gusto, Olfatto e memoria, Tatto e contatto - rischio e fiducia. E quest'anno tocca all'ultimo senso con Occhio - vista - visione. E poi abbiamo buone idee per le prossime edizioni, ma perché queste idee diventino migliori mandateci un messaggio, diteci la vostra su questa edizione, su quelle passate o future. Son di moda le e-mail, il fax, gli SMS usateli o …. mandateci un biglietto. Nella città dei camalli, del pesto e di Fabrizio De André abbiamo imparato che in pochi (per esempio in 8) non si pensa bene: pensiamo in tanti, pensiamo tutti. Arrivederci a Città di Castello. Simonetta Nanni Vicepresidente Agenzia Utopie Concrete MOTIVAZIONI DELL’ATTRIBUZIONE DEL PREMIO LANGER A SAMI ADWAN E DAN BAR-ON È stato attribuito il Premio Alexander Langer 2001 a Sami Adwan e Dan Bar-On, che da poco più di un anno hanno fondato a Beit Jala (territori autonomi palestinesi), presso la scuola cristiana (ma frequentata per più del 90% da musulmani) Talitha Kumi, il “Peace Research Institute in the Middle East” (PRIME), quale organizzazione non governativa israelo-palestinese e hanno salvaguardato la cooperazione tra israeliani e palestinesi, nonostante il conflitto presente. Lavorano attualmente insieme, nonostante la situazione si faccia sempre più difficile, specialmente al progetto “Organizzazioni ambientali israelo-palestinesi nel processo di pace del vicino Oriente”. Si tratta di un contributo alle possibilità di azione della società civile in un contesto di consolidamento della pace, che è partito da un anno e che durerà perlomeno sino a giugno di quest’anno, e che ha trovato fonti di finanziamento perlopiù grazie a fondazioni straniere. Accanto a questo progetto sono stati portati avanti, unitamente ad una schiera di altri colleghi israeliani e palestinesi, altri dieci progetti e iniziative per la democratizzazione e la costruzione della pace, contenuti in una documentazione del PRIME del gennaio 2000 che intanto vi presento. segue a pag 12 UTOPIE CONCRETE settembre 2001 Giornale della Fiera delle Utopie Concrete AGENZIA FIERA DELLE UTOPIE CONCRETE via Marconi, 8 - 06012 Città di Castello [PG] Tel/Fax 0758 554 321 www.utopieconcrete.it - [email protected] LAVORARE PER COSTRUIRE LA PACE … ciò che stiamo facendo, nel futuro, sarà più importante di quello che sta succedendo attualmente Intervista a Sami Adwan e Dan Bar-On Il conflitto tra palestinesi ed ebrei israeliani è in questi giorni più intenso che in qualsiasi altro momento dal negoziato di pace a Oslo nel 1993. Perché in questo periodo i costruttori di guerra e di conflitto hanno avuto tanto più successo che non i costruttori di pace? Sami Adwan Noi stiamo testimoniando tanto odio e la situazione è peggiorata rispetto a prima, peggio addirittura del 1948 perché i palestinesi non possono tollerare che l’occupazione continui e non hanno la sensazione che l’accordo di pace abbia portato ai palestinesi una pace vera. L’occupazione da parte degli israeliani si è spostata da una formula ad un’altra, i palestinesi sono lontani dalla costruzione di uno stato indipendente, mentre gli israeliani non hanno veramente guadagnato una percezione di sicurezza. Nel contempo il coinvolgimento internazionale non prende una forma adeguata per la situazione attuale, dovrebbe essere più neutro, non favorire nessuna delle due parti. La gente in questo momento non ha fiducia in un futuro migliore e cresce la tendenza di ritornare al conflitto come unico mezzo di soluzione. Dan Bar-On Bisogna aspettarsi delle curve sinusoidali di alti e bassi proprio in conflitti così difficili. Quando infatti si arriva molto vicini alla soluzione di un conflitto e quando i leader non hanno un sostegno abbastanza forte nella loro comunità per poter spingere un accordo, si può andare indietro, poiché le formazioni più estreme in ognuna delle società diventano più forti. Ed è questa la nostra situazione: la debolezza della nostra leadership e di quella dei palestinesi. Poi mi pare che, da Oslo in poi, per il palestinese medio non ci sia stata la sensazione di un cambiamento vero della situazione, vedeva crescere gli insediamenti dei coloni, molto spesso vi era chiuso dentro con i punti di transito chiusi e la sua situazione economica non sembrava migliorare. Non vi era la sensazione di un serio processo di pace. E questo aveva a che vedere con il modo in cui l’accordo era strutturato perché l’idea della delegazione di Oslo era che si doveva cominciare da qualche punto e che poi il momento, la stessa forza del processo avrebbe prodotto l’energia necessaria per affrontare in seguito le questioni più complicate. Sono convinto che se dovessimo arrivare in futuro ad una situazione paragonabile, dobbiamo sapere che così non si può procedere. Alcuni dei problemi più difficili devono essere affrontati e risolti subito, per esempio subito devono essere smantellati alcuni degli insediamenti dei coloni israeliani, per dimostrare che ci sono delle intenzioni serie e i palestinesi veramente devono arrestare le persone che cercano di sabotare il processo di pace. Temo anche che alcune persone da parte israeliana, non vogliono fare commenti sui palestinesi, come Netanyahu e Barak non siano stati veri partner in questo processo come lo fu invece Rabin. Rabin ha vissuto un processo personale molto più profondo, era convinto 2 UTOPIE CONCRETE settembre 2001 Sami Adwan e Dan Bar-On, Premio Alexander Langer 2001 che era giunto il momento per arrivare a degli accordi. Temo che non esiste un impegno paragonabile da parte di Netanyahu, Barak e Sharon. E questo dimostra che ci sono dei problemi nella società israeliana e in quella palestinese che non vengono veramente affrontati ed elaborati e questo rende a sua volta i leader più deboli perché non hanno la sensazione di avere abbastanza sostegno. Sono convinto che, anche oggi, vi sia una maggioranza tra il popolo israeliano a favore di un ritorno delle frontiere alla situazione precedente il 1968 e favorevole alla creazione di uno stato palestinese con Gerusalemme come capitale, ma che non accetterà il rientro di milioni di palestinesi in Israele. Esiste un consenso nella società israeliana che ciò non sia possibile, quindi se i palestinesi saranno d’accordo su questo io sono convinto che ci sarà una maggioranza chiara per una tale soluzione in Israele. Ogni azione da un lato provoca una reazione ancora più dura dall’altro; l’esercito israeliano attacca il leader palestinese Marwan Barguti e un attivista palestinese, il giorno dopo, spara su dieci persone dalla sua macchina davanti al Ministero della Difesa a Tel Aviv. Come si può rompere questo ciclo di vendetta che chiama vendetta? Dan Bar-On Né Sharon né Arafat si sono realmente dedicati a un vero processo di pace. Tutti e due stanno giocando un gioco a somma zero. Ognuno pensa a come vincere, facendo perdere l’altro e dimostrando in tal modo di essere il più forte e questa è una strada senza uscita. Solo qualcuno da fuori potrebbe smuovere questo blocco, ma io non vedo gli americani o più in generale la comunità internazionale agire in modo sufficientemente deciso. Sami Adwan E’ vero, questo ciclo di vendette continua. La saggezza della pace sta per svanire e la “saggezza” del conflitto sta aumentando ad alta velocità. Penso che ci dovrebbe essere il coraggio, da entrambi i lati o almeno da uno dei due, di dire: va bene adesso ci fermiamo, così non si può continuare, ma non siamo ancora a questo punto. Gli F15, gli elicotteri stanno attaccando i palestinesi sulla strada, mentre ci sono le esplosioni in pieno centro di Gerusalemme e Tel Aviv, quindi quello cui stiamo assistendo è che se tu mi attacchi qui io ti attacco lì e nel contempo non c’è nessun progresso nelle negoziazioni di pace. L’uso del potere peggiora solamente la situazione e non saranno mai le strategie di potere che risolveranno il conflitto. L’unica strada sono le negoziazioni, i discorsi e i compromessi. Voi state lavorando alla costruzione della pace nel vostro istituto PRIME. In quali condizioni state lavorando in questo periodo di escalation della violenza? Sami Adwan Prendiamo la nostra energia dalla sensazione che almeno stiamo lavorando per costruire la pace e che riusciamo a mantenerla all’interno del nostro gruppo. Stiamo lavorando in condizioni molto difficili, per mantenere e per dare continuità allo spirito di PRIME. Infatti, recentemente abbiamo portato a termine una ricerca che prevedeva il lavoro autonomo di ogni gruppo e si occupava delle organizzazioni non governative palestinesi ed israeliane e il loro ruolo nella costruzione della pace. La ricerca è stata divulgata sotto forma di pubblicazione e questo ci ha dato un qualche incoraggiamento: anche sotto condizioni estreme si può lavorare insieme. Attualmente stiamo lavorando ad un libro che documenta un incontro tra israeliani e palestinesi avvenuto a Betlemme due anni fa, ma nella situazione attuale non sono pensabili riunioni congiunte di israeliani e palestinesi. Dan Bar-On Il nostro impegno non si è indebolito in tutti questi mesi. Certamente è Giornale della Fiera delle Utopie Concrete stato uno stress serio, ma io non ho la sensazione che sia diventato più debole. Noi siamo convinti che ciò che stiamo facendo, nel futuro, sarà più importante di quello che sta succedendo attualmente. In un’associazione come questa tu devi semplicemente continuare, devi cercare di incontrarti regolarmente, devi trovare fondi per la tua ricerca, devi reclutare della gente che ti dia una mano ed è questo che noi stiamo facendo. Infatti più lavoriamo più si consolida la convinzione che questa sia la strada giusta. Penso che per Sami questo sia ancora più difficile che non per me, perché lui in certe occasioni è proprio in pericolo fisico, rischia di essere attaccato da parte di altri palestinesi che gli dicono di non lavorare con gli israeliani. Ma nel frattempo lui è riuscito ad avere abbastanza sostegno per poter continuare questo lavoro e così altre persone con lui. Questo significa che ognuno sta lavorando prevalentemente con il proprio gruppo di appartenenza etnica. Nelle parole di Alexander Langer voi potreste essere visti come traditori della compattezza etnica; che cosa fate o che cosa potere fare per non essere percepiti come transfughi? Che cosa potete fare per mantenere le radici nella propria comunità? Sami Adwan Io mantengo attivamente un buon rapporto con la mia comunità, discuto con loro il lavoro che faccio e cerco di dimostrare che questa è una strada per cercare di risolvere il conflitto. Naturalmente c’è gente che è d’accordo con te, ci sono alcuni che pensano che tu sia un po’ pazzo, altri invece rifiutano quello che stai facendo, ma complessivamente il popolo palestinese a questo punto della propria storia ha sviluppato una diversità di pensiero. La gente ha diritto di avere propri pensieri, fin quando questi pensieri sono a beneficio del proprio popolo. Naturalmente in questo periodo questo non è facile perché a volte ci sono delle domande difficili che mi vengono poste, particolarmente dai miei figli. Io ho un figlio di cinque anni che per esempio mi chiede “Perché ci sparano, loro non hanno figli? Perché ci sparano, non ci amano?” E quindi entrare in dialogo con lui non è cosa facile. L’altro giorno la mia casa è stata colpita da quindici pallottole, il serbatoio per l’acqua è stato colpito due volte. Mantenere la propria integrità e le proprie convinzioni e, al tempo stesso, vivere la vita quotidiana con il proprio popolo in questi giorni è diventata anche per me una lotta. Dan Bar-On Io penso di essere ben radicato nella mia società e questo mi pare vero anche per Sami, che ha dei buoni contatti nella società palestinese. Lui è stato coinvolto nel primo movimento dell’Intifada ed è stato nelle prigioni israeliane. Noi non siamo delle persone che si possono emarginare facilmente. Sarebbe molto difficile emarginare uno di noi due. Chiaramente c’è della gente a cui non piace quello che noi stiamo facendo, ma questo succedeva anche prima nella mia vita. Penso che ci siano delle occasioni in cui tu devi essere convinto che quello che stai facendo fa bene alla tua società, anche se questa società non capisce quello che stai facendo. Puoi solo sperare che in futuro vi sia un cambiamento di spirito. Le questioni ambientali, l’idea di uno sviluppo sostenibile giocano un ruolo nel vostro lavoro in questa situazione estremamente conflittuale, oppure l’ambiente deve attendere fino a quando ci sarà una situazione più pacifica? Dan Bar-On Abbiamo terminato poco tempo fa una ricerca sulle organizzazioni non governative che si occupano di ambiente, le ONG israeliane, palestinesi e quelle che collaborano con noi, sfortunatamente un gran numero di collaborazioni si sono interrotte dall’ottobre 2000 in poi. Purtroppo è vero che quando la gente viene uccisa si dice che l’ambiente può aspettare, ma io temo che l’ambiente già in questo momento cominci a pesare su di noi. Potrebbe essere che in un qualche futuro sarà l’ambiente che ci riunirà, perché la mancanza d’acqua e l’inquinamento delle falde acquifere è diventato molto grave negli ultimi anni. Questo è vero per noi, per i palestinesi, ma anche per la Giordania, quindi l’ambiente e in particolare la questione dell’acqua potrebbe diventare un elemento fondamentale tale da costringerci a fare qualcosa insieme. Ma questo è solo un esempio, mi pare che ci sono anche altre questioni che devono essere affrontate, non le possiamo trascurare ulteriormente anche se il conflitto non si è ancora risolto. Quindi la risposta è mista. Probabilmente voi sapete che c’è anche un sabotaggio reciproco, loro ci mandano le acque reflue, infestate dalle zanzare e noi perpetriamo delle azioni di inquinamento ambientale, ma la mia unica speranza è che vi siano elementi ragionevoli in entrambi i gruppi così da farci riprendere il senso delle cose, per non perdere completamente la nostra mente, perché attualmente c’è molta distruzione, molta autodistruzione. Sami Adwan Ho sempre detto che le donne, i bambini e l’ambiente sono quelli più colpiti dalla guerra e sfortunatamente la lotta per l’ambiente in questo periodo non è tra le priorità. Senza dubbio quello che stanno facendo gli israeliani, con la costruzione di strade e di nuovi insediamenti, distruggendo aree coltivabili, è una chiara distruzione dell’ambiente. Noi non abbiamo i carri armati e le ruspe per fare questo, se li avessimo forse faremmo la stessa cosa. Io non credo che l’ambiente sia disposto ad aspettare, a non essere curato. Sono convinto che l’ambiente gridi ogni giorno: fermate questa pazzia, quello che fate mi sta distruggendo. Molta gente adesso è arrivata allo stadio della sopravvivenza e quando si tratta di garantire la propria sopravvivenza, di mantenere la propria sicurezza e quella della famiglia non rimangono molti pensieri per l’ambiente. AGENZIA FIERA DELLE UTOPIE CONCRETE via Marconi, 8 - 06012 Città di Castello [PG] Tel/Fax 0758 554 321 www.utopieconcrete.it - [email protected] INFORMAZIONI UTILI... ...PER ARRIVARE In Auto Da Firenze. Per autostrada, (A1 direzione sud, Roma) uscita AREZZO, proseguire per la vallata S.S. n. 73. km. 126 Da Roma. Per autostrada (A1 direzione nord, Milano) uscita ORTE, raccordo con la superstrada E45 (direzione CESENA) uscita Città di Castello. Km. 220 Da Pesaro Urbino. Seguire la S.S. n. 423 e S.S. 73 bis Km. 63 In Treno La stazione più vicina è quella di AREZZO, 88 km. a sud di Firenze e 229 km a nord di Roma, da dove si può raggiungere in pulmann Città di Castello Linea SITA Partenze da Arezzo per Città di Castello 06.30 - 06.55 - 07.33 - 08.45 - 09.50 - 10.45 - 11.55 - 12.35 - 13.10 - 13.45 13.50 - 14.30 - 15.35 - 16.50 (tranne il sabato) 17.30 - 18.15 (cambiare a Le Ville) 19.15 - 20.35. Gli orari potranno subire delle modifiche. ...PER DORMIRE Tutti i prezzi sono scontati, comprendono pernottamento e prima colazione e verranno applicati - in base agli accordi presi con gli albergatori - a chi presenterà una copia di questo giornale. Hotel Tiferno **** P.zza Raffaello Sanzio 13 Tel. 0758 550 331 - Fax 0758 521 196 Camera singola L. 105.000 Camera doppia L. 170.000 Hotel Garden *** Via A. Bologni Tel. 0758 550 593 - Fax 0758 557 782 Camera singola L. 70.000 Camera doppia L. 100.000 Hotel Le Mura *** Via Borgo Farinario 24 Tel. 0758 521 070 - Fax 0758 521 350 Camera singola L. 67.000 Camera doppia L. 97.000 Hotel Park Geal *** Via Pier della Francesca Tel. 0758 521 313 – Fax 0758 555 662 Camera singola L. 70.000 Camera doppia L. 100.000 Terme di Fontecchio *** Loc. Fontecchio 4 Tel. 0758 520 614 - Fax 0758 557 236 Camera singola L. 80.000 Camera doppia L. 120.000 Hotel Villa S. Donino *** Loc. S. Donino Tel. 0758 578 155 – Fax 0758 578 108 Camera singola L. 70.000 Camera doppia L. 100.000 Hotel Europa ** Via V. E. Orlando Tel. 0758 550 596 – Fax 0758 520 765 Camera singola L. 60.000 Camera doppia L. 90.000 Hotel Il Boschetto ** Via Aretina 38 Tel. 0758 554 728 Fax 0758 553 592 Camera singola L. 65.000 Camera doppia L. 90.000 Hotel Umbria ** Via S. Antonio 6 Tel. 0758 554 925 - Fax 0758 520 911 Camera singola L. 65.000 Camera doppia L. 90.000 Camera tripla L. 120.000 Residence San Bartolomeo Via San Bartolomeo Tel. 0758 521 406 - Fax 0758 521 407 Appartamenti con cucina e bagno Costo persona a notte L. 45.000 Residenza Antica Canonica Via S. Florido 23 Tel. e Fax 0758 526 550 Appartamenti con cucina e bagno Costo persona a notte L. 40.000 CAMPING Città di Castello, Loc. Montesca Tel. 0758 558 566 – 0758 520 808 (In collina) (Chiuso in questo periodo) Pietralunga, Loc. Candeleto Tel. 0754 600 80 - Km. 18 (In collina). Monte S. Maria Tiberina, Tel. 0758 570 010 - Km 12 (In collina). AGRITURISMO In zona ci sono molte aziende agrituristiche ed è impossibile segnalarle tutte: potete fare riferimento alle Guide in commercio oppure alla Azienda Promozione Turistica Alta Valle del Tevere. INFORMAZIONI TURISTICHE Azienda Promozione Turistica Alta Valle del Tevere Piazza Matteotti (Logge Bufalini) 06012 Città di Castello. Telefono 0758 554 817 – 0758 554 922 - Fax 0758 552 100 UTOPIE CONCRETE settembre 2001 3 Giornale della Fiera delle Utopie Concrete THE EXPRESSION OF THE EMOTIONS IN MAN AND ANIMALS. BY CHARLES DARWIN, M.A., F.R.S., &C. WITH PHOTOGRAPHIC AND OTHER ILLUSTRATIONS LONDON JOHN MURRAY, ALBEMARLE STREET. 1872. The rights of Traslation is reserved Frontespizio della prima edizione I gruppi che siano ritenuti diversi si penserà, e si farà in modo, che abbiano una apparenza diversa. L’antropologo Keith ha proposto una scala di visibilità tra le diverse razze (ceppi umani, tipi e stirpi) a seconda della percentuale dei membri immediatamente identificabili: pandiacritico = ogni individuo riconoscibile; macrodiacritico =riconoscibili per l’80% o più; AGENZIA FIERA DELLE UTOPIE CONCRETE via Marconi, 8 - 06012 Città di Castello [PG] Tel/Fax 0758 554 321 www.utopieconcrete.it - [email protected] compreso o circoscritto. Se il volto – cioè il volto dell’altro – rimane per me estraneo, esso sfugge alla mia capacità di comprensione e di controllo. L’espressione dell’altro manda un messaggio che io sono in grado di decodificare ma comunica altresì qualcosa che va aldilà della comprensione. Nel rapporto faccia a faccia tra gli esseri umani c’è qualcosa che io come ego Uno studio sulla memoria delle fisionomie dimostra che gli individui più fortemente prevenuti contro i neri non riescono a distinguere le facce di individui neri visti in fotografia, mentre riconoscono assai bene le facce dei bianchi mesodiacritico = riconoscibili per il 30-80%; microdiacritico = riconoscibili per meno del 30%. Gli ebrei sono risultati un tipo mesodiacritico, e circa il 55% sono stati identificati in base alla sola apparenza esterna. Questo risultato conferma inoltre quanto le persone prevenute siano più abili a riconoscere i membri di un gruppo esterno non gradito, o percepito come pericoloso. Anche il non riconoscere ha un senso preciso: un ricercatore americano chiese ad alcuni studenti bianchi di separare le soggettivo, non sono in grado di controllare, che mi mette in discussione o in pericolo. Se i rapporti faccia a faccia comportano un coinvolgimento emotivo, qualunque volto esterno, la faccia di qualunque persona esige qualcosa da me. Mi chiede di riconoscere un’altra persona, e ciò che non è pienamente assimilabile esige il mio rispetto. Questo riconoscimento mi richiama ad una sorta di responsabilità. Questa responsabilità etica può essere vista come l’esigenza di una risposta, poiché il volto dell’altro esige che io risponda segue da pag 1 Il ritratto fotografico poteva fissare nero su bianco, l’impronta del volto umano, dell’anima del soggetto. “L’inventario fotografico delle espressioni del volto, come possibile misura delle passioni, legittime o criminali, dell’uomo fu un’ipotesi rigorosamente sostenuta e accanitamente difesa da medici e fisiologi, psichiatri e giuristi, artisti e commissari di polizia” (Ando Gilardi, Storia sociale della fotografia, 1976). Risale al 10 settembre 1854 il primo documento di fotografia giudiziaria. Da quel momento si avranno la professione del fotografo di polizia, la Scuola di Fotografia Giudiziaria e il laboratorio fotografico della Prefettura di Parigi, fondato nel 1875 per definire un codice fotografico segnaletico dei volti. L’esigenza di catalogare visi ed espressioni fu presente anche in Darwin, che pubblicò nel 1872 “The Expression of the Emotions in Man and Animals” e in Duchenne che presentò, nel 1862, i due album fotografici su “Mécanisme de Physionomie Umaine ou Analyse Electrophysiologique des passions”. A Duchenne interessava verificare le reazioni muscolari e la mimica facciale della sorpresa, del terrore, della felicità, … indotte mediante stimolazioni elettriche sui volti di prostitute, oppiomani, pazienti psichiatrici. Nel suo fondamentale studio su “La natura del pregiudizio” (“The Nature of Prejudice”, 1954), lo psicologo americano G.W. Allport analizza i meccanismi attraverso i quali un gruppo, che si autopercepisce come “interno”, crea i gruppi ad esso “esterni”. Primo fra tutti la percezione della diversità degli altri da noi. Mentre certe differenze sono personali ed uniche (ogni viso ha una particolare conformazione ed espressione), molte altre differenze possono essere tipizzate. Tra queste: colore della pelle, lineamenti, espressioni prevalenti del viso, gesti, … Alcune fra queste differenze sono fisiche e innate, altre sono acquisite o scelte come distintive di un gruppo di appartenenza. I gruppi che appaiono diversi spesso finiscono per essere creduti tali, più di quanto non lo siano in realtà. 4 UTOPIE CONCRETE settembre 2001 Dalle illustrazioni di “Man and animals”, l’orrore e il terrore fotografie di coetanei cinesi e giapponesi. Gli studenti non riuscirono nel compito. Tanto è predominate l’importanza del colore sul nostro senso percettivo, che spesso non ci permette di procedere nell’analisi della fisionomia. Un orientale è un orientale. Uno studio sulla memoria delle fisionomie dimostra che gli individui più fortemente prevenuti contro i neri non riescono a distinguere le facce di individui neri visti in fotografia, mentre riconoscono assai bene le facce dei bianchi. La fisiognomica è presente in tanti pre-concetti e pre-visioni che facciamo gli uni sugli altri. Le pre-visioni che ci impediscono di vedere l’altro, o di essere visti, si nutrono di pregiudizi, di paure, di semplificazioni. Quando guardiamo qualcuno negli occhi, la percezione dell’altro non si traduce semplicemente in una serie di pensieri, intenzioni, desideri o reticenze, ma per prima cosa abbiamo a che fare con le nostre emozioni. Di queste si è occupato il filosofo francese Emmanuel Levinas. L’unicità di una volta –afferma- sta nel suo essere sempre quello di un altro, il che vuol dire che non può mai essere completamente assimilato a sé. Per me un volto è sempre estraneo, e questa estraneità comporta che non può mai essere totalmente ed entri in rapporto con lui, in un rapporto che nessuno dei due può pienamente controllare… Ogni epoca ha la sua faccia di moda. Quella attuale è la cosiddetta faccia transfrontale. La parte media e bassa si trovano davanti alla linea frontale verticale. La Barbie rappresenta bene questo modello. Giornale della Fiera delle Utopie Concrete AGENZIA FIERA DELLE UTOPIE CONCRETE via Marconi, 8 - 06012 Città di Castello [PG] Tel/Fax 0758 554 321 www.utopieconcrete.it - [email protected] PROGRAMMA X1 Fiera delle Utopie Concrete Città di Castello [PG] 11/14 Ottobre 2001 Giovedì, 11 ottobre Ore 10.30, Circolo degli Illuminati - Palazzo Bufalini Inaugurazione Saluti Fernanda Cecchini, sindaco di Città di Castello Fiorello Cortiana, Senato della Repubblica Gaia Grossi, assessore alle Politiche Formative, del Lavoro e Sociali, Regione Umbria Katia Mariani, assessore all’Ambiente, Provincia di Perugia Alviero Moretti, presidente Camera di Commercio di Perugia La Fiera delle Utopie Concrete (1987-2001) tra conversione ecologica e sviluppo sostenibile Saverio Tutino, direttore culturale dell’Archivio autobiografico di Pieve Santo Stefano Franco Lorenzoni, Casa Laboratorio di Cenci Venerdì, 12 ottobre Sabato, 13 ottobre Domenica, 14 ottobre Ore 12.30, Logge Bufalini - Piazza Matteotti Inaugurazione esposizione (vedi p. 6) Ore 15.00, Circolo degli Illuminati - Palazzo Bufalini Seminario Progettare la natura, progettare il paesaggio Introduce e coordina: Wolfgang Sachs, Wuppertal Institut Intervengono: John e Nancy Todd, eco designer, Ocean Arks, Vermont Alberto Magnaghi, urbanista, Università di Firenze Massimo Bastiani, Ecoazioni Ore 8.30 - 9.30, Parco Palazzo Vitelli a Sant’Egidio Guardare fuori, guardare dentro Una meditazione di visualizzazione Ore 8.30, Sede Agenzia Utopie Concrete, Via Marconi 8 Registrazione laboratori Ore 9.00 - 13.30, luoghi vari Laboratori - prima parte (vedi p. 7) Ore 9.00 - 19.00, Logge Bufalini - Piazza Matteotti Esposizione (vedi p. 6) Ore 10.00 - 13.30, Villa Montesca Conferenza Innovazione, qualità e ambiente (vedi p. 9) Ore 15.00, Circolo degli Illuminati - Palazzo Bufalini Seminario Bellezza, funzionalità ed ecologia Introduce e coordina: Wolfgang Sachs, Wuppertal Institut Intervengono: Carlo Vezzoli, Politecnico di Milano Ursula Tischner, designer Dieter Schempp, architetto John e Nancy Todd, eco designer, Ocean Arks, Vermont Ore 15.00, dall’Agenzia Utopie Concrete, Via Marconi 8 O Thiasos - TeatroNatura Il fluire dell’orizzonte (vedi p. 6) Ore 8.30 - 9.30, Parco Palazzo Vitelli a Sant’Egidio Guardare fuori, guardare dentro Una meditazione di visualizzazione Ore 9.00 - 13.30, luoghi vari Laboratori - seconda parte (vedi p. 7) Ore 9.00 - 19.00, Logge Bufalini - Piazza Matteotti Esposizione (vedi p. 6) Ore 10.00 - 13.30, Circolo degli Illuminati Palazzo Bufalini Conferenza Costruire ponti, mantenere radici “Traditori della compattezza etnica” ma non “transfughi” Con: Sami Adwan, Premio Alexander Langer 2001 Vjosa Dobruna e Natasa Kandic, Premio Alexander Langer 2000 e Aydeh Adwan Ore 15.00, Circolo degli Illuminati - Palazzo Bufalini Seminario Una società sostenibile può essere una società più bella? Introduce e coordina: Wolfgang Sachs, Wuppertal Institut Intervengono: Melania Cavelli, Università di Roma, La Sapienza Beppe Grillo, attore Ruggero Pierantoni, assessore alla Cultura, Comune di Genova John e Nancy Todd, eco designer, Ocean Arks, Vermont Ore 15.00, dall’Agenzia Utopie Concrete, Via Marconi 8 O Thiasos - TeatroNatura Il fluire dell’orizzonte (vedi p. 6) Ore 8.30 - 9.30, Parco Palazzo Vitelli a Sant’Egidio Guardare fuori, guardare dentro Una meditazione di visualizzazione Ore 9.00 - 19.00, Logge Bufalini - Piazza Matteotti Esposizione (vedi p. 6) Ore 10.00, Circolo degli Illuminati - Palazzo Bufalini Assegnazione del V Premio Internazionale Alexander Langer a Sami Adwan e Dan Bar-On Coordina e conclude: Renzo Imbeni, vicepresidente Parlamento Europeo Introduce: Fernanda Cecchini, sindaco di Città di Castello Laudatio: Vjosa Dobruna e Natasa Kandic Relazione di ringraziamento: Sami Adwan e Dan Bar-On Ore 15.00, dall’Agenzia Utopie Concrete, Via Marconi 8 O Thiasos - TeatroNatura Il fluire dell’orizzonte (vedi p. 6) UTOPIE CONCRETE settembre 2001 5 Giornale della Fiera delle Utopie Concrete AGENZIA FIERA DELLE UTOPIE CONCRETE via Marconi, 8 - 06012 Città di Castello [PG] Tel/Fax 0758 554 321 www.utopieconcrete.it - [email protected] L’ESPOSIZIONE Logge Bufalini – Piazza Matteotti, 11 - 14 ottobre, ore 9.00-19.00 Ecodesign - Gestione integrata del ciclo di produzione e di vita del prodotto Con la partecipazione di: ANPA, GESENU, Refri Srl La mostra espone soluzioni di progettazione di oggetti durevoli e facilmente riparabili, di smaltimento/riciclaggio mediante la trasformazione con processi tecnologici avanzati e sostenibili dei materiali presenti sul mercato delle merci in nuovi oggetti. Saranno allestiti in mostra anche esempi concreti di trasformazione di un elettrodomestico con il supporto di immagini e testi per illustrare come avviene lo smaltimento senza contaminazione ambientale. Illusioni visive “Le illusioni costituiscono la più forte dimostrazione del fatto che la percezione è legata solo indirettamente al mondo degli oggetti ed è più una descrizione che un campionamento della realtà fisica.” Le illusioni visive serviranno come punto di partenza per dimostrare le capacità costruttive dell'occhio che in ogni dato momento costruisce, a partire dalla immensa varietà di stimoli, la nostra realtà visiva. Serviranno inoltre come punto di partenza per esplorare le nostre abitudini di vedere la natura e di vedere l’altro, per analizzare la nostra percezione sociale. Giocare la faccia a cura di Tiziana Luciani La mostra si articola in postazioni interattive dove il gruppo dei visitatori si confronterà con le considerazioni teoriche proposte. In una, in particolare, ci si potrà “giocare la faccia” dando, a turno, in visione una nostra foto al gruppo, e raccogliendo le deduzioni su di noi che il nostro volto “autorizza” negli altri. Per questo si pregano i partecipanti di venire a Città di Castello con un proprio ritratto fotografico. Magari la quarta foto, quella che ci resta sempre inutilizzata, quando, con le altre tre, rinnoviamo i documenti di identità. Sul già visto Un’installazione di Koiné presentata dalla Regione Emilia Romagna Postazioni telematiche dove il visitatore in interazione con un attore può creare una "visione" sulla sostenibilità. Punti di vista Installazione di Eraldo Ridi L’installazione si presenta come una immersione nelle suggestioni di luci ed ombre create dalle “macchine luminose” realizzate assemblando materiale di scarto industriale. Immagine - Mondo - Visione Installazione a cura di Karl Böhmer, Ildiko Dornbach e Ingrid Thiel L’occhio che guarda è il luogo tranquillo del corpo o esiste il vedere che respira? Il guardare è una teoria? Un percorso che invita lo spettatore a fare certi passi di avvicinamento a un’opera d’arte. Visualizzazione e comunicazione dell’ambiente Salvare il clima insieme Mostra realizzata dall'Alleanza per il Clima in collaborazione con la Regione Lombardia e Alpe Adria Arte e tecnologie solari Mostra presentata da ISES Italia Un percorso informativo di carattere storico, artistico e tecnico-scientifico che ha come filo conduttore e protagonista l’energia del sole. Lo sguardo che non vede Mostra pittorica con opere di Simone Farfanelli Camper oculistico In collaborazione con L'Unione Italiana Ciechi - sezione umbra Una postazione ambulante per visite oculistiche. SARANNO PRESENTI AAM Terranuova, Re Nudo, Legambiente O Thiasos TeatroNatura presenta Il fluire dell’orizzonte ideato e interpretato da Sista Bramini, Francesca Ferri e Maria Mazzei testo e narrazione Sista Bramini canto e vocalità a cura di Francesca Ferri Quando l'ombra della notte sta per coprire l'orizzonte, cosa accade nel paesaggio intorno a noi? E dentro di noi? Come rispondere al suono del vento negli alberi, alle voci degli animali notturni che escono dalla tana, quali parole per accogliere questo dispiegarsi del tempo? E' possibile respirare spazi più ampi, mentre un piccolo canto si espande e una danza silenziosa svanisce a poco a poco. La luna nel lago trema al guizzo della trota, mentre i sensi si acuiscono e si svegliano a un più intimo e vasto 'vedere'. N.B. Ricordarsi di portare abiti e scarpe comodi e caldi. Iscrizione £.20.000 6 UTOPIE CONCRETE settembre 2001 Giornale della Fiera delle Utopie Concrete AGENZIA FIERA DELLE UTOPIE CONCRETE via Marconi, 8 - 06012 Città di Castello [PG] Tel/Fax 0758 554 321 www.utopieconcrete.it - [email protected] I LABORATORI EDUCATIVI Qual è la nostra visione? C’era un tempo in cui insegnare a leggere ad un bambino significava aprire una porta su altri mondi, mondi formati da parole che iniziava a decifrare, mondi definiti in primo luogo da immagini nella sua mente. Oggi, con la televisione, video game e computer, i bambini arrivano a scuola con più immagini che parole per definirle. Cosa cambia nella mente di un bambino quando tante visioni sono generate da flash di immagini piuttosto che da flash di pensieri? Qual è la visione del mondo di un adulto sottoposto alla continua tempesta di immagini e stimoli visivi? Siamo ancora in grado di prenderci la responsabilità del guardare, o ci affidiamo sempre più a questi mezzi che guardano per noi? I laboratori della Fiera rivolgono l’attenzione su come costruiamo le immagini e sul ruolo che queste costruzioni hanno sulla nostra visione del mondo. Rifletteremo su quanto questa visione è data dalla percezione e quanto dall’immaginario. E l’immaginario gioca un ruolo fondamentale sulla formazione della sensibilità ecologica e sulla capacità di pensare il futuro. Insegnare a guardare significa dare il dono della vista. Imparare a guardare significa conquistare il dono della visione. Proposte per gli adulti: 1. Nell'ottica del gioco, conduce Mauro Speraggi (Artebambini, Brescia) Quanto pesa il senso del magico, del misterioso nell'attuale era dell'immagine? Verranno proposte attività che ci faranno trasgredire il reale apparente e ci porteranno ai confini tra visibile e invisibile, nei labirinti della percezione, alla scoperta delle illusioni ottiche. 2. Il Tempo, grande pittore, conduce Tiziana Luciani (psicologa e psicoterapeuta, Perugia) Il laboratorio è una possibilità per visualizzare il tempo vissuto, presente e futuro, attraverso forme, colori e linee e per mettere in luce, realizzando un proprio autoritratto a grandezza naturale, le trasformazioni che il tempo ci ha donato. Un’occasione per “ridisegnarsi”, dedicata anche a chi non ha mai preso un pennello in mano! 3. La scrittura diventa immagine, la poesia visiva nella letteratura e nella vita quotidiana conducono Jànos Petöfi e Terry Olivi (MCE) Le poesie visive sono composizioni verbali in cui lettere e/o parole sono poste in modo tale da risultare immagini. Questa tecnica negli ultimi tempi è usata anche nella creazione di alcune pubblicità molto suggestive. Nel laboratorio saranno esaminate opere classiche e moderne di questo genere, si faranno esercizi manipolatori con testi esistenti e si produrranno nuove composizioni. 4. Immagini, sviste, visioni, conduce Miri Vita (Laboratorio del Cittadino, Perugia) Occorre tendere agguati alla vista, giocare con l’imprevisto e l’imprevedibile, per risvegliare i sensi e il senso dell’interesse per quello che si vive – percepisce. Se non c’è modo di confrontarsi con le proprie sensazioni, lasciando loro spazio, non c’è modo di vedere realmente. Il laboratorio propone, in palestra, un percorso sul nostro sguardo interiore e sul modo di guardare gli altri. 5. Cosa guardiamo quando guardiamo la natura?, conducono Franco Lorenzoni e Oreste Brondo (Casa laboratorio di Cenci) Il laboratorio in tre tempi (due mattine e un’escursione notturna). Proposte per le classi: 1. Prima dei Lumière, conduce Paola Ciarcià (Artebambini, Brescia) A cavallo tra magia e scienza verrà proposta alle classi la costruzione delle prime cinemacchine anticipatrici dell'odierno cinema. Tra le attività: il fenachistoscopio e la scomposizione delle immagini; zootropio e taumatropio gli anticipatori del proiettore; la persistenza retinica nei libri con le immagini in movimento. Il laboratorio è rivolto a classi del secondo ciclo della scuola elementare e media. 2. Ap… punti di vista, conduce Roberta Socci (Laboratorio del Cittadino, Perugia) Una porzione di paesaggio assume aspetti diversi secondo i punti di vista intesi non solo come posizione dello spettatore rispetto all’oggetto, ma soprattutto come rielaborazione mentale di un proprio vissuto. Si cercherà di fermare, attraverso macchine fotografiche costruite artigianalmente, immagini e impressioni suscitate da un paesaggio che costituiranno i nostri “appunti di viaggio”. Il laboratorio è rivolto all’ultimo anno della scuola materna e alla scuola elementare. 3. Non l’ho visto … era lì? – conduce Daniele Iavicoli (Laboratorio del Cittadino, Perugia) Il laboratorio propone una serie di esperienze sensoriali all’aperto lungo percorsi prestabiliti alla ricerca di oggetti naturali e artificiali per imparare a guardare la natura e gli esseri viventi consapevoli che l’essenziale è spesso invisibile agli occhi. Il laboratorio è rivolto alle classi delle scuole elementari. 4. L’oggetto ritrovato, conduce Marcela Barros (Laboratorio del Cittadino, Perugia) Giocheremo a trasformare oggetti di uso comune, riciclandoli, assemblandoli, mescolandoli ed eserciteremo la vista a guardare le cose non solo per quello che sono, ma anche per ciò che potrebbero diventare creando i presupposti per un viaggio nel mondo della fantasia e della creatività linguistica. Il laboratorio è rivolto a classi della scuola elemetare e media. Le iscrizioni ai laboratori debbono pervenire alla segreteria (tel. e fax: 075-8554321 o e-mail: [email protected]) entro il 4 ottobre. Quota di iscrizione a ciascun laboratorio lire 40.000 UTOPIE CONCRETE settembre 2001 7 Giornale della Fiera delle Utopie Concrete AGENZIA FIERA DELLE UTOPIE CONCRETE via Marconi, 8 - 06012 Città di Castello [PG] Tel/Fax 0758 554 321 www.utopieconcrete.it - [email protected] LA QUALITÀ DEL MODO DI PRODURRE E LA QUALITÀ DEL PRODOTTO Intervista a Giovanni Damiani 1. Quale contributo può dare la certificazione ambientale alla soluzione della crisi ecologica? Fino a che punto si dimostra uno strumento valido per alleggerire il nostro peso sulla biosfera? Secondo me, la certificazione ambientale è uno strumento innovativo, recente e di grande importanza per il mondo delle imprese e delle amministrazioni del futuro. Noi abbiamo vissuto un’era in cui l’inquinamento veniva sostanzialmente controllato e combattuto con i limiti sulle emissioni, alla fine di un tubo che versa acqua sporca oppure di una ciminiera. Si installavano filtri, impianti di abbattimento, ecc. I risultati c’erano ma questo approccio “end of the pipe” spesso spostava solo il problema da un elemento – l’inquinamento atmosferico – ad un altro inquinamento della terra. Poi si è visto invece che si può ottenere di più dal mettere mano ai cicli produttivi e a tutta la filiera, a tutto il ciclo di vita del prodotto, fino a quando diventa rifiuto incluso. La certificazione ambientale di qualità cerca di fare proprio questo: indirizzare e controllare l’intero ciclo produttivo di beni e servizi per minimizzare gli effetti distruttivi sull’ambiente e sulla salute umana. Mentre solo pochi anni fa tutti gli imprenditori dicevano che la questione ambientale era un peso, un orpello, che non ce la facevano a sostenere tutte queste nuove incombenze, minacciavano i licenziamenti dei lavoratori, a scusa per non adeguarsi, con la certificazione ambientale di qualità, oggi la situazione è cambiata qualitativamente. Avendo registrato un vantaggio economico e competitivo, cresce l’adesione volontaria 8 UTOPIE CONCRETE settembre 2001 e anzi c’è una vera e propria escalation positiva nelle richieste di certificazione. Praticamente l’ambiente non viene visto più come un peso, ma come un’opportunità competitiva. Visto che nel mondo in cui viviamo, dove il lavoro fisico più brutale è svolto dalle macchine, e anche molto lavoro che prima intende competere e vivere in maniera dignitosa dal punto di vista imprenditoriale deve adeguarsi. Infatti in molte gare il possesso di uno di questi marchi è condizione per poter partecipare. Prima era un vantaggio competitivo, oggi in molte gare è obbligatorio. si può ottenere di più dal mettere mano ai cicli produttivi e a tutta la filiera, a tutto il ciclo di vita del prodotto, fino a quando diventa rifiuto incluso si svolgeva con l’intelligenza si affida sempre di più ai computer, il fattore di competizione principale diventa la qualità del produrre e del prodotto. I consumatori di beni e servizi vogliono sempre di più prodotti sicuri, prodotti atossici, prodotti anallergici, prodotti affidabili. Le imprese hanno trovato nel marchio di qualità una opportunità di competere sotto il profilo della qualità. Credo che sia una contraddizione da non ignorare all’interno dei fenomeni di globalizzazione. Chi oggi vuol rimanere a produrre in un mondo molto industrializzato e molto avanzato, deve competere sul piano della qualità. La quantità è garantita dalle macchine o purtroppo dai bassi salari dei Paesi dell’est o addirittura del Terzo mondo. Molte ditte si rendono conto di questa trasformazione e siccome ci sono dei profitti vanno avanti. 2. Visto che si tratta di uno strumento così potente e vantaggioso, come si spiega la sua diffusione lenta ed esitante in Italia? La lenta diffusione della certificazione si spiega con il fatto che in effetti è un impegno molto gravoso. Ci vogliono investimenti iniziali, obiettivi concreti e programmi che vanno poi rispettati. Ci vuole innovazione nella formazione professionale di tutti gli operatori e questo è uno dei costi più grossi per le aziende, cambiare non solo i cicli produttivi, ma anche fare addestramento professionale, aggiornamento continuo. A fronte di queste spese, chi è abituato a vedere il profitto in termini immediati, tarda ad adeguarsi. Però le esperienze europee ed anche italiane hanno mostrato di dare un vantaggio competitivo, per cui oggi la richiesta è crescente. I protagonisti capiscono che se investono dei fondi oggi, se li ritroveranno domani. Si sta prefigurando uno scenario, soprattutto nell’Unione Europea, dove chi non acquisisce questi marchi di qualità e non entra in un minimo di qualità ecologica è destinato a un mercato residuale, locale, domestico; chi invece 3. La certificazione ambientale interessa soprattutto la grande industria, le grandi unità produttive? No, è molto interessante per la piccola e media industria, proprio perché questa verrebbe stritolata dai bassi salari dei Paesi dell’est, difficilmente camperebbe e quindi è costretta a una fortissima innovazione. Infatti le grandi richieste, almeno in Italia, vengono soprattutto dalla piccola e media industria. La certificazione ambientale è un modo sempre più importante di promozione del proprio prodotto. Evidentemente ci sono altri filoni di pubblicità, se un’industria di LA NORMA ISO 14001 Le norme della serie ISO 14000 si riferiscono ai diversi aspetti della gestione ambientale; tali norme, riconosciute a livello internazionale, sono state realizzate per essere applicate ad organizzazioni di qualsiasi tipo e dimensione. La norma di riferimento per l’applicazione e la certificazione di un Sistema di Gestione Ambientale (SGA) è la ISO 14001; essa indica i requisiti che un’impresa o un’organizzazione deve rispettare, tenendo conto delle disposizioni legislative e degli impatti ambientali significativi collegati alle proprie attività di competenza. Tale norma, pubblicata nel 1996 e recepita in Italia come UNI EN ISO 14001 – “Sistemi di Gestione Ambientale”, produce svariati benefici per le aziende. I vantaggi riguardano la diminuzione dei costi per gli smaltimenti, le materie prime e l’energia, la riduzione dei rischi di sanzioni amministrative e penali e un deciso calo nei costi assicurativi. Altri benefici legati all’ottenimento del certificato sono il miglioramento dell’immagine aziendale e dei rapporti con la società, l’accesso ai mercati in precedenza preclusi e ai finanziamenti pubblici, agevolazioni per l’ottenimento della registrazione EMAS. Giornale della Fiera delle Utopie Concrete IL REGOLAMENTO EMAS La certificazione ISO 14001 non è l’unico schema di certificazione ambientale che un’azienda può utilizzare. Al 1993 risale infatti il “Regolamento CEE n°1836/93 sull’adesione volontaria delle imprese del settore industriale a un sistema comunitario di eco-gestione e audit (EMAS - Eco Management and Audit Scheme)”, sostituito recentemente da EMAS II. L’adesione a questo sistema è possibile per ogni organizzazione e comporta la scelta di una politica ambientale che comprenda un continuo miglioramento, il rispetto delle leggi e l’applicazione concreta di tale politica, attraverso un sistema di gestione ambientale. L’organizzazione che aderisce a questo regolamento deve, inoltre, redigere la “Dichiarazione Ambientale” e sottoporsi ad un esame da parte di verificatori ambientali accreditati. Il sito produttivo che ottiene la registrazione EMAS riceve un riconoscimento pubblico, che conferma la validità dell’organizzazione adottata e dei mezzi disposti per la tutela dell’ambiente e il rispetto delle leggi ambientali. gomme sponsorizza i gran premi per lanciare un’automobile o se la Fiat si affida a grandi battage pubblicitari. Ma proprio la piccola e media impresa che non può farsi pubblicità a questi livelli ha bisogno di essere certificata. Quello che chiedono le imprese certificate a questo punto è che questa certificazione sia riconosciuta non solo dal pubblico, dal consumatore, ma anche dallo stato, favorendo soprattutto nell’ambito dei controlli e delle procedure la snellezza della burocrazia statale nei loro riguardi. AGENZIA FIERA DELLE UTOPIE CONCRETE via Marconi, 8 - 06012 Città di Castello [PG] Tel/Fax 0758 554 321 www.utopieconcrete.it - [email protected] 4. E qual è a questo punto la situazione della certificazione dei servizi e degli enti pubblici? Per i servizi già con EMAS II si stanno facendo passi da gigante, si sta pensando ai servizi turistici, sia di aree alpine che per il turismo costiero. Ci sono molte attenzioni in questo momento a delle conversioni verso un turismo dolce. Siamo solo agli inizi, ma sono segnali importanti, perché il modello di turismo intensivo che c’è stato fino a questo momento non piace più ai fruitori e quindi devono essere trovate nuove forme di vivere i luoghi di vacanza. Sui servizi turistici si stanno muovendo in molti, ora si sta pensando ai servizi comunali, per esempio trasporti, licenze varie, e quindi di mettere in qualità perfino la pubblica amministrazione. 5. Perché ci sono tanti sistemi di certificazione ambientale che rendono difficile capire i singoli marchi e la differenza tra di loro? Le certificazioni di processo più comuni sono la ISO 14000 e l’EMAS, l’ISO vale in tutto il mondo, l’EMAS in Europa. Poi ci sono molti marchi nazionali che hanno avuto tutti una grande fortuna se fatti con serietà. C’è in effetti oltre all’Ecolabel, quindi l’etichetta ecologica, una proliferazione di marchi nazionali che in genere vengono dati, finalizzati, all’ottenimento di determinati obiettivi. Se un governo per esempio vuole ridurre i suoi consumi energetici incomincia a dare marchi di certificazione di qualità ai prodotti che sono effettivamente più risparmiosi di energia elettrica. Oggi un salto di qualità nel campo della certificazione ambientale potrebbe essere fondere l’EMAS con l’Ecolabel e di arrivare ad una certificazione di prodotto che ci dica che è stato realizzato in maniera più eco-compatibile e che esso stesso come risultato è più eco-compatibile perché riciclabile, perché biodegradabile, perché consiste di terminati materiali, escludendo altri, ecc. La cosa importante è che si vuole dichiarare nell’etichetta la motivazione per cui è stato dato il marchio di qualità, la certificazione. Per esempio: questa bottiglia è certificata con la qualità europea in quanto: nella sua produzione è stato impiegato tot. per cento in meno di energia, è atossica e così via fino a quando diventa rifiuto e speriamo che non lo divenga. Il futuro della certificazione ambientale quindi sta nel fondere la qualità del modo di produrre con la qualità del prodotto. CONFERENZA Innovazione, qualità e ambiente ECOLABEL Venerdì, 12 ottobre, ore 10.00-13.30 Villa Montesca (In collaborazione con l’ARPA Umbria a con il sostegno dell’ANPA, della GESENU e della SOGEPU) La certificazione ambientale come strumento di controllo, di competitività e di compatibilità ambientale. Coordina: Dario Bianconi, assessore all’Ambiente, Comune di Città di Castello Con: Giovanni Damiani, Commissione VIA Grandi Strutture, Ministero dell’Ambiente Dinamiche della certificazione ambientale in Italia Carlo Vezzoli, Politecnico di Milano Progettare prodotti, servizi e sistemi per la sostenibilità ambientale Laura Beneventi, ARPA Umbria Avvicinare le imprese umbre alla certificazione ambientale Renzo Santi, Colussi Spa Il sistema di gestione ambientale nell'industria alimentare: motivazioni e prospettive Fabrizio Fratini, Lonza La certificazione ambientale nel settore chimico: la Lonza di San Giovanni Valdarno Maurizio Caranza, sindaco di Varese Ligure (Sp) Varese Ligure - Il primo Comune italiano a gestione ambientale Azeglio Renzacci, presidente Associazione Industriali Perugia Il mondo delle imprese e la certificazione ambientale Conclusioni: Ada Girolamini, assessore alle Attività Produttive e Commerciali, Regione Umbria Il sistema Ecolabel è uno strumento di politica ambientale ed industriale a carattere volontario istituito per incentivare la presenza sul mercato di prodotti “puliti”. Si tratta di un’etichetta che l’Unione Europea concede ai prodotti ecologicamente corretti e che attesta il ridotto impatto ambientale del prodotto nel suo intero ciclo di vita, offrendo ai consumatori una diretta informazione sulla conformità ai rigorosi requisiti comunitari. L’Ecolabel rappresenta una fonte di informazione valida in tutta Europa e può rappresentare un apprezzabile fattore di sviluppo e confronto concorrenziale. L’uso dell’etichetta Ecolabel viene concesso, in Italia, dal Comitato Ecolabel-Ecoaudit - Sezione Ecolabel Italia ed è assegnato per un periodo di produzione determinato di un triennio. UTOPIE CONCRETE settembre 2001 9 Giornale della Fiera delle Utopie Concrete AGENZIA FIERA DELLE UTOPIE CONCRETE via Marconi, 8 - 06012 Città di Castello [PG] Tel/Fax 0758 554 321 www.utopieconcrete.it - [email protected] COME FARE ECODESIGN? Ursula Tischner, designer Imprese, prodotti e ambiente Ogni impresa mette un carico sull’ambiente. Tutti i prodotti (beni, infrastrutture e servizi) hanno un impatto più o meno grande sull’ambiente. della fattibilità tecnica e non per ultimo dell’estetica. Il termine “Ecodesign” esprime direttamente anche il fatto che Ecologia ed Economia devono essere legati inseparabilmente in un buon design. Come ridurre l’inquinamento ed il consumo delle risorse naturali Sono stati sviluppati vari metodi e strumenti interessanti che possono servire a raggiungere la meta di un’economia più sostenibile; per esempio minimizzare il consumo delle risorse naturali ed il carico potenziale sull’ambiente, ottimizzando nel contempo i vantaggi per l’uomo. In questo la progettazione dei prodotti, lo sviluppo ed il design hanno una funzione particolarmente importante. Più dell’80% di tutti i costi legati ai prodotti e al loro impatto sull'ambiente durante la sua fabbricazione, l’uso e lo smaltimento sono determinati durante la fase di progettazione. Se si tiene conto degli aspetti ambientali fin dalle prime fasi della progettazione dei prodotti è più probabile che possano essere “integrati” impatti ridotti sull’ambiente nel prodotto finale. L’applicazione di metodi, strategie e strumenti di Ecodesign aumenterà a lunga scadenza il potenziale successo economico dell’impresa (win-win-strategy). I motori per l’Ecodesign I motivi per le imprese di adottare l’Ecodesign sono vari; l’elenco dimostra alcuni esempi. Che cos’è l'Ecodesign? Ecodesign significa lo sviluppo ed il design di prodotti sensibili all’ambiente, ovvero ‘Design per l’Ambiente’. Si intende una procedura sistematica che mira all’inclusione di aspetti ambientali nella progettazione dei prodotti, nello sviluppo e nel processo di design prima possibile. Vuole dire che “ambiente” diventa criterio integrale dello sviluppo di prodotti accanto agli altri criteri classici della funzionalità, del profitto, della sicurezza, della durabilità, dell’ergonomia, 1. Dobbiamo farlo perché: • la legge lo richiede da noi (obblighi di prendere indietro il prodotto, leggi sull’emissione, sul controllo e il monitoraggio dell’inquinamento); • i nostri clienti (clienti commerciali, consumatori e clienti nel settore pubblico) lo richiedono; • noi vogliamo migliorare la nostra immagine pubblica; • un nostro prodotto potrebbe apparire nei titoli dei giornali riguardo a problematiche ambientali e mediche; • il nostro target group è particolarmente eco-sensibile. 2. Vale la pena perché: • possiamo ridurre le spese riducendo il consumo di materiali ed energie; • possiamo evitare spese riducendo rifiuti e sostanze inquinanti; • la nostra posizione sul mercato può essere migliorata con innovazioni ambientali; • i nostri prodotti saranno più facilmente vendibili su mercati esistenti e nuovi; • l’attenzione nei mass media significa pubblicità; • riduciamo il rischio di risarcimenti evitando sostanze inquinanti; • occuparsi all’origine dei problemi dell’ambiente è meno costoso che eliminare i danni a posteriori; • praticare una protezione ambientale proattiva riduce la necessità di misure legislative. 3. Desideriamo farlo in quel modo perché: • vogliamo salvare questo mondo per i nostri figli e nipoti; • vogliamo assumere responsabilità per le nostre attività ed i nostri prodotti; • ci impegniamo non solo per il successo a breve scadenza, ma anche per una strategia di benessere di lunga duarata; • i nostri impiegati lavorano con più entusiasmo ed impegno se la loro ditta è sensibile all’ambiente e si assume la responsabilità per le proprie attività. Oltre alla protezione dell’ambiente naturale ci sono quindi molte buone ragioni per iniziare a praticare l’Ecodesign. Una volta che la decisione è stata presa i passi da fare sono: • ricercare dove esistono problemi ambientali nella ditta e nell’intero ciclo di vita di un 10 UTOPIE CONCRETE settembre 2001 prodotto (dall’estrazione di materie prime alla produzione, al riciclaggio e allo smaltimento); • definire i passi necessari per risolvere quei problemi e determinare gli obiettivi: - definire aree di responsabilità - iniziare un progetto pilota di Ecodesign (e chiedere possibilmente contributi) - organizzare collaborazioni con altri operatori - elaborare una strategia integrata di Ecodesign sulla base del progetto pilota e delle prime attività; • comunicare i successi dell’Ecodesign all’interno e all’esterno dell’azienda, motivare ed aggiornare i dipendenti. Elaborare miglioramenti ambientali è quindi solo un primo passo nella linea di produzione esistente (Eco-Redesign); l’obiettivo deve essere di valutare sempre i prodotti dell’impresa da un punto di vista ambientale (Eco-innovazione, Innovazione dei sistemi ambientali, Concetti di un servizio ecoefficiente). Sull’autrice Ursula Tischner ha studiato architettura e design industriale. Ha istituito presso l’Istituto di Wuppertal il dipartimento di Ecodesign. Dirige Econcept, l'Agenzia per Consulenza su Ecologia e Design a Colonia, Germania. È coinvolta in vari network internazionali ed attività come EUREKA, PREPARE, International Standardisation Organisation (ISO) e O2 international ecodesigners network. Giornale della Fiera delle Utopie Concrete AGENZIA FIERA DELLE UTOPIE CONCRETE via Marconi, 8 - 06012 Città di Castello [PG] Tel/Fax 0758 554 321 www.utopieconcrete.it - [email protected] NUOVE RAPPRESENTAZIONI IDENTITARIE PER LA VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO TERRITORIALE Alberto Magnaghi, urbanista, Università di Firenze "PUNTI DI VISTA" un'installazione di Eraldo Ridi Il paesaggio è l’espressione, percepibile sensorialmente, dei processi di coevoluzione fra insediamento umano e natura (il territorio), le cui regole virtuose di riproduzione nella lunga durata si percepiscono come armonia, bellezza. La rappresentazione identitaria del territorio evidenzia queste regole come guida per il progetto di futuro. Parafrasando Todd, direi: “progettare secondo il territorio”. Nella carta topografica convenzionale la rappresentazione del territorio è assoggettata ai principi della geometria descrittiva, “impersonale ethos cartografico che prostra e schiaccia ogni cosa nella bidimensionalità della superficie piana” (Farinelli). Questo appiattimento risponde in generale ad una rappresentazione quantitativa e funzionale dello spazio: il territorio dei luoghi è ridotto a spazio isotropo, euclideo, supporto inanimato di funzioni e di opere. Il sogno del dominio sulla natura, la separazione di processi coevolutivi verso la costruzione di una seconda natura artificiale, è “ il mondo secondario” di queste mappe. La rappresentazione di questo mondo è ricondotta ad una descrizione quantitativa, Nell’approccio ecologico, ma ancor più in quello “territorialista”, i luoghi occultati dall’approccio funzionalista, nella loro interazione complessa, non deterministica fra insediamento e ambiente che ne connota l’identità, sono l’oggetto della raffigurazione e del racconto. Nell’approccio territorialista è proprio la ricerca delle qualità specifiche del luogo che alimenta il rito fondativo di una nuova configurazione dell’insediamento umano, che può scaturire dall’incontro fra le energie della società locale che reinterpretano o reinventano le potenzialità future del patrimonio territoriale: è evidente allora che la interpretazione, la descrizione e la rappresentazione dei valori potenziali del patrimonio diviene l’oggetto centrale della mappa. Il progetto non è predefinito dalle leggi esogene della crescita economica, ma è immanente all’autorealizzazione della società insediata, quando questa si pone in relazione virtuosa e sinergica con i valori del proprio ambiente; la definizione degli obiettivi progettuali comporta già una fase preliminare di interazione con i soggetti locali e con il loro “sguardo” sul luogo. Nell’approccio territorialista è proprio la ricerca delle qualità specifiche del luogo che alimenta il rito fondativo di una nuova configurazione dell’insediamento umano, che può scaturire dall’incontro fra le energie della società locale che reinterpretano o reinventano le potenzialità future del patrimonio territoriale astratta, dei caratteri estrinseci dei luoghi (posizione, dimensione, funzioni), mentre scompare ogni carattere intrinseco, capace di connotare l’identità, il carattere, il tipo. Il disegno del territorio è determinato dagli oggetti che lo occupano come superficie; gli spazi aperti sono il negativo, il “vuoto” del foglio bianco. La carta urbanistica tradizionale disegna la distribuzione delle funzioni e dei loro attributi quantitativi (standard) su uno spazio areale. Poiché il territorio è interpretato come supporto di attività economiche e di opere che ne reificano le funzioni, ciò che sta sotto al colore che designala funzione (residenziale, produttiva, commerciale...) con i suoi indici di edificabilità non viene rappresentato. La necessità di costruire progressivamente una “descrizione densa” (Geerz) dei luoghi, delle società e dei milieu locali, stratificata e vicina ai mondi della vita, impone un dislocamento continuo del punto di vista, un nomadismo transdisciplinare dell’osservazione e della lettura, l’incorporamento dello sguardo interpretativo nella “struttura dei sentimenti” dei luoghi e dei territori. Testi di riferimento della relazione -A. Magnaghi, Il progetto locale, Bollati Boringhieri, Torino 2000 -A. Magnaghi (a cura di), Rappresentare i luoghi, metodi e tecniche, Alinea Firenze 2001 Con l’occhio ognuno di noi stabilisce un punto di osservazione originale, unico e irrepetibile. Così, si fa un “punto di vista” delle cose, della vita, degli altri. Perché, “il 'destino' è tutto una questione di inquadratura”. In questo senso gli “sguardi” che entrano nelle macchine, osservano i disegni sulle pareti, riconoscono i colori sono in realtà le tappe di un viaggio nell’immaginario. Proiezioni di visioni che una, uno ha di sé e della realtà, dei voglio e dei vorrei. Le luci e le ombre sono la grande metafora dei “contrari” e dei “complementari”; disegni effimeri da entrarci dentro, rappresentazione delle “possibilità” e delle “diversità” che abbiamo dentro di noi. INNOVAZIONE, QUALITÀ E AMBIENTE La certificazione ambientale come strumento di gestione ecologica dell’azienda L’Agenzia Utopie Concrete sta per pubblicare un documento sulla certificazione ambientale che risponde a tutte le domande che non si sono mai potute fare per non dimostrare la propria ignoranza! Viene spiegato il sistema di gestione ambientale in generale e i due tipi di certificazione ambientale ISO 14000 e EMAS. Una piccola indagine in Umbria dimostra che la conoscenza della certificazione ambientale è ancora scarsa e quali sono i principali ostacoli. L’esempio di una ditta umbra certificata delinea il percorso concreto della certificazione. Il libretto, a cura di Silvia Palazzi, è stato elaborato in collaborazione con l’ARPA Umbria e con il sostegno dell’ANPA e della GESENU. Si ottiene gratuitamente su richiesta. IL SEMINARIO Giovedì, venerdì, sabato, 11-13 ottobre, ore 15.00, Circolo degli Illuminati, Palazzo Bufalini Il seminario coordinato da Wolfgang Sachs del Wuppertal Institut tornerà alla domanda chiave della conversione ecologica: come progettare sistemi, processi e prodotti in modo tale che si minimizzi il loro peso sulla biosfera? Giovedì 11 ottobre “Progettare la natura, progettare il paesaggio". John e Nancy Todd presenteranno le loro riflessioni su un lavoro, partito negli anni Sessanta, su come progettare secondo natura con le prime living machines. Alberto Magnaghi, urbanista, esporrà a difesa del patrimonio culturale e paesaggistico dell’Italia Centrale i criteri per una progettazione del paesaggio ecologicamente ed esteticamente soddisfacente. Massimo Bastiani porterà l’esempio del piano paesaggistico di Gubbio. Il secondo giorno del seminario darà voce alla teoria e alla prassi del design ecologico. Carlo Vezzoli del Politecnico di Milano parlerà di una nuova cultura di progettare prodotti e servizi più sostenibile e Ursula Tischner, eco designer di Colonia, Germania, racconterà della prassi quotidiana di come fare eco design. Dieter Schempp, architetto solare di fama internazionale presenterà suoi lavori che riuniscono in modo felice bellezza, funzionalità ed ecologia. La tavola rotonda che concluderà il seminario Sabato, 13 ottobre, chiederà “Una società sostenibile può essere una società più bella?” Wolfgang Sachs solleciterà delle risposte da Melania Cavelli, urbanista che ha scritto su questo tema nella ricerca “Italia capace di futuro”, dall’attore Beppe Grillo, dall’assessore alla cultura del Comune di Genova Ruggero Pierantoni e da John e Nancy Todd. E’ vero che il piacere estetico può essere una forza produttiva per la conversione ecologica? Anche l’inizio di una proposta potrebbe dare un contributo importante al tema centrale della Fiera delle Utopie Concrete 2001 sul rapporto fra bellezza ed ecologia. UTOPIE CONCRETE settembre 2001 11 Giornale della Fiera delle Utopie Concrete segue da pag 1 Dan Bar-On insegna psicologia sociale all’Università Ben Gurion di Beer Sheva/Israele. E’ nato ad Haifa nel 1938, figlio di emigrati ebreo/tedeschi. Per 25 anni è stato membro del Kibbutz Revivim è vi ha lavorato in ambito agricolo. Nel frattempo studiava psicologia sociale e lavorava nella clinica del Kibbutz. Il suo libro “Legacy of Silence: Encounters with Children of the Third Reich” è stato pubblicato nel 1989 dalla Harvard University Press e tradotto in francese, tedesco, giapponese ed anche in ebraico. All’Università Beer Sheva, dove mediamente studiavano molti palestinesi, che possedevano la cittadinanza israeliana, Dan Bar-On aveva già sviluppato, ancor prima dell’inizio degli accordi di pace di Oslo, gruppi di dialogo tra studenti israeliani e palestinesi e formato i così detti “facilitators” (mediatori/moderatori) sulla base del principio che l’Università e l’intero vivere civile non potevano essere esclusi dal conflitto, ma che queste sfere della vita rappresentavano proprio il “caso d’emergenza” dell’intreccio del conflitto (lett.) e il suo possibile superamento. Sami Adwan era ed è ancora docente di pedagogia all’Università di Betlemme. Dan e lui si erano conosciuti attraverso diverse Organizzazioni Non Governative (in particolar modo attraverso il Child and Health Care Center a Gerusalemme Est), e hanno approfondito la conoscenza durante lo svolgimento di un comune lavoro sullo studio empirico “Youth and History. Historical Consciousness among Palestinian and Israeli Adolescents”. Che Sami Adwan e Dan Bar-On siano stati e siano disposti e capaci di lavorare insieme, è cosa che stupisce, vedendo la biografia di Sami. Sami Adwan è membro di una famiglia musulmana praticante di Beit Sahur, presso Betlemme, e negli anni 1991-1992 è stato nelle prigioni israeliane come attivista palestinese. Ha studiato dal 1972 al 1976 ad Amman, in Giordania, e ha conseguito il suo diploma in Pedagogia, dal 1976 al 1979 ha lavorato in qualità di lettore ad Amman. Nel 1979 è migrato assieme alla moglie allora incinta (nel frattempo la famiglia ha raggiunto il numero di 7 figli) a San Francisco, avendo avuto entrambi la possibilità di frequentare la California State University, dove Sami ha conseguito il titolo di M.A. Dal 1982 al 1984 Sami ha lavorato come lettore all’Università di Hebron. Nel 1987 torna all’Università di San Francisco dove consegue il Ph. D. in Education Administration. Sin dall’inizio dei colloqui di Oslo, Sami Adwan ha lavorato con diverse Organizzazioni Non Governative, specialmente su progetti di revisione dei testi scolastici. Assieme a Ruth Firer della Hebrew University ha lavorato su di uno studio internazionalmente noto dal titolo “Comparative Analysis of the Palestinian/Israeli Conflict in the Palestinian/Israeli History and civic Textbooks”. Negli scorsi anni si è specializzato, all’interno del conflitto israelo/palestinese, nell’educazione ambientale. Dal 1997 è visiting professor presso l’ Arava Institute for Environmental Studies. Alla fine del 1999 ha fondato, nell’ambito di VISUALIZZARE E COMUNICARE L’AMBIENTE Salvare il clima insieme Arte e tecnologie solari La visualizzazione e comunicazione di problemi ambientali spesso non riesce a cogliere l’attenzione e l’interesse o perché presenta il tema in tutta la sua complessità scientifica o perché assume un tono di falsa familiarità tipo cartoni animati. Questo è vero in particolar modo per le questioni energetiche e per l’effetto serra. La politica energetica a livello nazionale e internazionale e i processi globali di cambiamenti climatici sembrano lontano dall’agire quotidiano di ognuno di noi. Però il consumo energetico e le emissioni dei gas di serra avvengono sul luogo. Ogni singola macchina, ogni impianto di riscaldamento/raffreddamento, ogni lampada contribuisce al problema. “Arte e tecnologie solari”, una mostra dell’ISES (International Solar Energy Society) e “Salvare il clima insieme” (www.salvereilclima.it) dell’Alleanza per il Clima in collaborazione con la Regione Lombardia fanno capire in modo comprensibile e giocoso che cosa è l’effetto serra e come dobbiamo immaginarci l’era solare come unica soluzione capace di futuro. 12 UTOPIE CONCRETE settembre 2001 AGENZIA FIERA DELLE UTOPIE CONCRETE via Marconi, 8 - 06012 Città di Castello [PG] Tel/Fax 0758 554 321 www.utopieconcrete.it - [email protected] una iniziativa di una ONG, assieme a Dan Bar-On, l’indipendente PRIME, che viene gestito in maniera completamente paritetica, da Israeliani e Palestinesi. I collaboratori di PRIME vogliono mostrare, come scrivono in un documento del gennaio 2000, “come l’ambiente è stato trascurato da entrambe le parti attraverso il crescente conflitto”. Con Sami Adwan e Dan Bar-On vengono premiati per il lavoro di PRIME due persone che praticano nel suo significato più pieno il superamento dei conflitti e il lavoro ambientale, nello stesso modo in cui Alex Langer lo ha richiesto e per il quale ha vissuto. CITTADINO E PROVINCIA Agenzia Quotidiana di Informazione Reg. Trib. di Perugia n. 385 del 23.10.1981 Direttore Responsabile: Alberto Giovagnoni FIERA DELLE UTOPIE CONCRETE La Fiera delle Utopie Concrete è promossa dall’Agenzia Fiera delle Utopie Concrete, istituita dal Comune di Città di Castello, dalla Provincia di Perugia e dalla Regione Umbria. L’Agenzia, che è affiancata per l’elaborazione e realizzazione del programma dall’Associazione Fiera delle Utopie Concrete, è guidata da un Consiglio di amministrazione di cui fanno parte rappresentanti della Provincia, della Regione, del Comune, delle associazioni ambientaliste e dell’associazione Fiera delle Utopie Concrete. Coordinatore della Fiera è Karl Ludwig Schibel. Per informazioni, iscrizioni e copie del giornale: Agenzia Fiera delle Utopie Concrete Via G. Marconi, 8 – 06012 Città di Castello PG tel. e fax 0758.554.321 URL: www.utopieconcrete.it E-mail: [email protected] Questo numero del giornale è stato realizzato dall’Associazione Fiera delle Utopie Concrete. Impaginazione: Ideazioni Stampa: Eurolito