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trimestrale dicembre 2010 anno 11 - n. 42 (analisi congiunturale luglio-settembre 2010)
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di Torino!
SOMMARIO
pag.
EDITORIALE
2
SCENARIO INTERNAZIONALE
In ripresa il PIL nel III trimestre dell’anno
2
SCENARIO NAZIONALE
Ancora poco dinamica la produzione italiana
3
LA CONGIUNTURA INDUSTRIALE
Rallenta la crescita della produzione torinese
4
LA CONGIUNTURA
NEL SETTORE COMMERCIO
Sebbene negative, migliorano le previsioni di vendita
dei commercianti torinesi
8
LA DINAMICA DELLE IMPRESE
III trimestre 2010: imprenditori stranieri in crescita
9
LA CONGIUNTURA
NELLE IMPRESE COOPERATIVE
Peggiora il giro d’affari nel III trimestre dell‘anno
9
COMMERCIO ESTERO
Nuove destinazioni emergenti per l’export torinese
12
CREDITO
Continua la crescita degli impieghi
13
FALLIMENTI
Crescono i fallimenti nei primi dieci mesi del 2010
14
APPROFONDIMENTI
Osservatorio sulle spese delle famiglie torinesi: dodicesima edizione
La conoscenza delle certificazioni agroalimentari tra i consumatori
15
16
Torino Congiuntura - dicembre 2010 anno 11 - n. 42 (analisi congiunturale luglio-settembre 2010)
Scenario internazionale
Editoriale
IN RIPRESA IL PIL NEL III TRIMESTRE DELL’ANNO
Il Fondo Monetario Internazionale nel mese di ottobre ha rivisto al
rialzo le stime di crescita del Pil mondiale per il 2010 (+4,8%). Non
così per l’Italia che, a causa della fragile ripresa, non dovrebbe crescere oltre l’1%.
Questa previsione viene anche confermata dall’Ocse: mentre fra i Paesi avanzati la ripresa economica si sta stabilizzando, in Italia i risultati
in ottobre del suo superindice evidenziano segnali di indebolimento.
I principali istituti internazionali auspicano un risanamento dei conti pubblici italiani per il rilancio dell’economia nazionale. Tuttavia il
Centro Studi di Confindustria prevede che il nostro sistema economico non ritornerà a crescere ai valori registrati prima della recessione fino alla primavera del 2015.
Preoccupa la situazione occupazionale: il tasso di disoccupazione è
ritornato ai livelli della crisi di metà degli anni novanta e nel corso del
2010 è risultato elevato il ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni
in deroga e straordinaria, un indicatore delle difficoltà da parte delle
imprese a riassorbire tutti coloro che hanno perso il posto di lavoro
nell’anno della crisi.
Le difficoltà occupazionali si riflettono anche sulle famiglie. Una recente indagine dell’ISTAT ha evidenziato che una famiglia su tre nel
corso del 2009 ha manifestato tre o più sintomi (soprattutto difficoltà
a pagare i debiti, a fronteggiare le spese impreviste o essere in arretrato con le rate del mutuo) di disagio economico.
Per quanto riguarda l’area torinese, nel terzo trimestre 2010 la produzione industriale ha registrato una nuova crescita (+5% nei confronti dello stesso periodo dell’anno passato).
Nonostante questa performance, il mercato interno ha accusato una
flessione, mentre hanno tenuto gli ordinativi dall’estero. Tale risultato
trova anche conferma nell’andamento delle esportazioni provinciali,
che nei primi nove mesi dell’anno sono aumentate del 15% rispetto
al corrispondente periodo dello scorso anno.
La debolezza della domanda interna nel semestre a venire, si traduce infine nel timore per un rallentamento della crescita della produzione industriale.
Il Presidente della Camera di commercio di Torino
Alessandro Barberis
Se gli Stati Uniti, pur scontando l’attuale debolezza politica del
presidente Obama - dopo la netta sconfitta subita dal Partito Democratico in occasione delle elezioni di mid-term - danno segnali
macroeconomici di ripresa, l’Eurozona si trova ancora sotto stress.
Secondo i dati diffusi dal Dipartimento del Commercio, il PIL Usa nel
terzo trimestre dell’anno é cresciuto del 2,5% contro il +2% previsto, mentre le esportazioni, facilitate dalla svalutazione del dollaro,
sono cresciute del 6,3% anziché del 5%. Non solo: le spese per i
consumi sono cresciute, nello stesso trimestre, del 2,8% anziché
del 2,6% indicato in precedenza, registrando la migliore performance dall’inizio della recessione.
Dalla prima stima sulla crescita diffusa nel mese di dicembre da
Eurostat, nel terzo trimestre 2010 il PIL nell’eurozona é cresciuto
solo dello 0,4% - +0,5% nell’intera Unione Europea - dopo il +1%
del trimestre precedente: mentre la Germania ha superato la media
(+0,7%, dopo il +2,3% registrato nel secondo trimestre), l’Italia si è
collocata al di sotto, con la peggiore variazione (+0,2%, da +0,5%).
Tuttavia gli economisti della Banca centrale europea hanno rivisto
al rialzo le loro previsioni per la crescita dell’area euro nel 2010,
passando dall’1,6% all’1,7%; per il 2011 la stima è compresa fra
lo 0,7% e il 2,1%, e per il 2012 fra lo 0,6% ed il 2,8%. Diverse le
previsioni Ocse, che, pur rilevando una “modesta ripresa” fra i paesi dell’Area Euro che nei prossimi due anni dovrebbe aggirarsi fra
l’1,5% ed il 2%, segnala ancora la permanenza di rischi: il leitmotiv
fra gli organismi internazionali resta quello della necessità di riduzione dell’indebitamento pubblico a livelli più contenuti attraverso piani di risanamento dettagliati, sottolineando che “il consolidamento
fiscale per stabilizzare i conti pubblici è la priorità”. Al centro, resta
soprattutto la questione relativa allo “stato di salute” degli istituti
di credito, fra i veri protagonisti della recente crisi finanziaria. L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico, infatti,
considera come le banche abbiano “sottostimato i rischi, con dotazioni di capitale inadeguati e una gestione della liquidità a volte
carente”.
In primo piano rimane l’Irlanda, affossata da un debito pubblico che
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Torino Congiuntura - dicembre 2010 anno 11 - n. 42 (analisi congiunturale luglio-settembre 2010)
Scenario nazionale
è oggi di poco inferiore al 12% del PIL e che per il 75% - così come
il 50% del debito bancario irlandese - è in mani estere. Dublino, per
preservare l’euro ed evitare il rischio default, ha dovuto accettare la
protezione di UE e FMI, prevedendo manovre di bilancio finalizzate
ad una correzione di circa 15 miliardi, il 9% del PIL. L’obiettivo è
riportare il deficit pubblico al di sotto della soglia del 3% del PIL
entro il 2014: i tagli alla spesa - volti al recupero di 10 dei 15 miliardi
- riguarderanno welfare e servizi pubblici, pubblico impiego ed investimenti. Per i restanti 5 miliardi, il premier Brian Cowen prevede di
intervenire sul fronte delle imposte sui redditi personali, sull’aliquota
Iva, nonché sulle tasse universitarie.
Sotto pressione anche il Portogallo e la Spagna, da mesi al centro
delle attenzioni europee a fronte di una situazione economica non
del tutto florida: il primo sconta un disavanzo pari al 7,3% del PIL ed
una incertezza del quadro politico; la Spagna di Zapatero ha visto
balzare il tasso di disoccupazione al 20%. Nonostante le difficoltà,
i due Paesi sembrano aver posto le basi per l’attuazione di piani di
risanamento - con tagli fra i 12 ed i 15 miliardi di euro - coerenti con
le richieste internazionali.
Nel complesso, gli equilibri geo-politici ed economici globali stentano ancora a trovare un assetto stabile. Emergono, da un canto, le divergenze tra paesi a vecchia industrializzazione, con difficoltà strutturali a crescere, ed economie emergenti, che crescono al punto da
temere l’inflazione e paventare restrizioni sui movimenti dei capitali.
Dall’altro, resta il gap tra i paesi con forti avanzi commerciali, come
Cina e Germania, e paesi, ad esempio gli USA, afflitti da strutturali
deficit nei conti con l’estero.
Il più evidente effetto nel medio periodo è stata una mancanza di
coordinamento delle politiche monetarie e valutarie, con l’apertura
di una vera e propria battaglia finanziaria partita proprio dagli Stati
Uniti: qui, la Federal Reserve, per far fronte ad una disoccupazione ancora del 9,6%, ha scelto di adottare una politica monetaria
espansiva, con il meccanismo del quantitative easing1 provocando
- sul fronte interno - il crollo dei rendimenti dei titoli di stato e - sui
mercati globali - la svalutazione del dollaro. I flussi di capitali privati
esteri hanno così iniziato a dirigersi verso economie meno industrializzate - come Thailandia, Malesia e Brasile - causando la creazione
di vere e proprie bolle speculative ed il rialzo dei prezzi delle materie
prime. La stessa Pechino, la cui crescita del PIL per il 2010 dovrebbe superare il 10%, combatte ormai da due anni contro il rischio
di improvvisi aumenti dei prezzi: ad ottobre il tasso di inflazione - a
seguito dell’impennata dei prezzi di beni alimentari, derrate agricole
e materie prime- ha registrato un aumento del 4,4%, il più alto degli
ultimi due anni.
Proprio in questa direzione, l’impegno prioritario assunto da governatori e ministri delle finanze durante il recente vertice del G20,
tenutosi nel mese di novembre a Seoul, è stato quello di evitare
“svalutazioni competitive”, dando mandato al Fondo Monetario Internazionale di individuare e ridurre i disequilibri eccessivi. Il vertice è stato anche l’occasione per approvare un pacchetto di misure
messe a punto dal Financial stability board, per garantire in futuro
una minor vulnerabilità del sistema finanziario internazionale: da requisiti più vincolanti in termini di capitale e liquidità per gruppi bancari, assicurativi o finanziari, alla riduzione degli automatismi e delle
dipendenze dai voti assegnati dalle agenzie di rating. Il vertice, più
in generale, ha reso evidente questa difficoltà delle principali economie mondiali a convergere verso soluzioni di ripresa condivise.
(1)
Creazione di moneta da parte delle banche centrali.
ANCORA POCO DINAMICA LA PRODUZIONE ITALIANA
La frenata dell’economia italiana risulta più sostenuta di quanto
previsto. Nel 3° trimestre 2010 il PIL è salito appena dello 0,2%
(+0,5% nel 2°). Ciò riduce molto le probabilità di andare oltre l’1%
annuo nel 2010 e nel 2011 e allarga la forbice della crescita persa.
Il Centro Studi di Confindustria ha recentemente rivisto al ribasso le
stime del PIL, prevedendo che la crescita si fermerà all’1% nel 2010
(dall’1,2%) e all’1,1% nel 2011 (dall’1,3%), sino a raggiungere l’1,3%
solo nel 2012. Inoltre, dalle rilevazioni Istat risulta che nel mese di
ottobre gli ordinativi dell’industria hanno registrato una variazione
nulla rispetto al mese precedente; sull’anno, invece, c’è stato un
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Torino Congiuntura - dicembre 2010 anno 11 - n. 42 (analisi congiunturale luglio-settembre 2010)
La congiuntura industriale
aumento del 12,4% (dato grezzo). Tale risultato si è prodotto a seguito dell’andamento divergente degli ordinativi nazionali, che hanno registrato una diminuzione dell’1,2%, e delle esportazioni, che
hanno invece fatto segnare una crescita del 2,3%. A confermare la
ancora scarsa dinamicità della struttura produttiva italiana, anche i
dati Istat relativi al fatturato, che, rispetto al mese precedente è aumentato dello 0,4% sul mercato interno e del 2,4% su quello estero
(dati destagionalizzati). Su base annua, tuttavia, la crescita è stata
del +9,7% sul mercato nazionale e del +22,4% su quello estero (dati
corretti per gli effetti di calendario).
Secondo gli economisti del Centro Studi di Confindustria “non si
ritornerà sui valori pre-recessivi che nella primavera del 2015. Per
riagguantare entro la fine del 2020 il livello del trend, peraltro modesto, registrato tra 2000 e 2007, l’Italia dovrebbe procedere d’ora in
poi ad almeno il 2% annuo”.
L’Istat ha reso pubblico anche il dato sull’inflazione nel mese di novembre, confermando le stime provvisorie. L’indice nazionale dei
prezzi al consumo per l’intera collettività, comprensivo dei tabacchi,
ha registrato una variazione nulla rispetto al mese di ottobre e di
+1,7% a livello tendenziale.
È, in particolare, sul fronte occupazionale, che il sistema imprenditoriale nazionale sconta i più evidenti effetti del rallentamento economico. Dalle ultime rilevazioni del Centro Studi di Confindustria emerge
che, nel corso del 2011, l’occupazione rimarrà pressoché stazionaria
(+0,1%) - mentre il ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni rimarrà
alto ed interesserà 315mila lavoratori - dopo il forte calo registrato
nel 2010 (-1,7%, dopo il -2,6% del 2009), mentre riprenderà a salire solo nel 2012 (+0,9%). Parallelamente, il tasso di disoccupazione
continuerà ad aumentare anche nel corso del 2011, per iniziare a
scendere molto gradualmente solo nel corso del 2012. Sul lungo periodo - dal primo trimestre 2008 al terzo trimestre 2010 - il numero
degli occupati in Italia è diminuito di 540mila unità, senza tener conto
delle ore di Cig che hanno un impatto pari a 480mila unità di lavoro.
Dal fronte occupazionale ai livelli di ricchezza delle famiglie italiane:
nel supplemento al bollettino statistico dedicato alla ricchezza delle
famiglie da Bankitalia, risulta che, a fine 2008, il 10% delle famiglie più ricche deteneva quasi il 45% della ricchezza complessiva.
La voce principale è quella relativa all’abitazione, per un valore di
4.667,4 miliardi, poco più della metà del valore complessivo della
ricchezza (9.088,9 miliardi), ossia circa 196 mila euro a famiglia. Tuttavia, in un confronto internazionale, l’Italia registra un livello di disuguaglianza della ricchezza netta2 tra le famiglie piuttosto contenuto
anche rispetto ai soli Paesi più avanzati: al 2008, l’ammontare dei
debiti delle famiglie italiane era pari al 78% del reddito disponibile
lordo, a fronte dal 100% di Germania e Francia e del 130% di Stati
Uniti e Giappone. Il 41% dei debiti delle famiglie italiane è rappresentato dai mutui per l’acquisto della casa, seguiti dagli oggetti di
valore (122,1 miliardi di euro).
Tra il 2008 e la fine del 2009, la ricchezza netta complessiva è cresciuta del +1,1% a seguito di una crescita maggiore delle attività
finanziarie (+2,4%) rispetto alle passività (+1,6%). Sulla base delle
prime stime preliminari di Bankitalia, invece, nel corso del primo semestre 2010 la ricchezza netta delle famiglie italiane ha registrato una
diminuzione del -0,3% in termini nominali, proprio a fronte di un calo
delle attività finanziarie e di un contestuale aumento delle passività.
(2)
La ricchezza finanziaria netta delle famiglie è pari alle attività finanziarie al netto
delle passività finanziarie. Le attività finanziarie comprendono la moneta, i depositi,
i titoli, le azioni e altre partecipazioni, le quote di fondi comuni, le riserve tecniche di
assicurazione. Le passività finanziarie sono costituite dai prestiti a breve e a medio/
lungo termine.
RALLENTA LA CRESCITA DELLA PRODUZIONE TORINESE
Il terzo trimestre 2010 ha manifestato una crescita della produzione
industriale torinese3 pari al 5% nei confronti del medesimo periodo
dell’anno precedente, inferiore a quella registrata nei primi due trimestri dell’anno e alle variazioni piemontese (+6,8%) e italiana (+5,2%).
(3)
Rilevata in occasione della 156° rilevazione congiunturale, condotta da Unioncamere Piemonte su un campione di 286 imprese manifatturiere torinesi, per un
numero di addetti pari a 53.911 e un fatturato di 27 miliardi.
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Torino Congiuntura - dicembre 2010 anno 11 - n. 42 (analisi congiunturale luglio-settembre 2010)
Tale incremento va comunque valutato con una certa cautela,
poiché solo parzialmente vengono recuperati i forti cali registrati nello scorso biennio quando il sistema produttivo provinciale
stava attraversando una profonda crisi. Se verrà mantenuto anche nella parte conclusiva dell’anno lo stesso tasso di crescita,
l’aumento medio annuale della produzione manifatturiera to-
Gli aumenti più rilevanti sono stati realizzati dai prodotti in metallo
(+15,8%), dal tessile, abbigliamento e calzature (+11,7%), dalla chimica, plastica e gomma (+8,6%) e dai prodotti elettrici ed elettronici
(+7,7%). Da evidenziare la ripresa dei settori dei prodotti in metallo
e della meccanica, che lo scorso anno erano risultati quelli più in
difficoltà.
GRAFICO 1
ANDAMENTO DELLA PRODUZIONE INDUSTRIALE IN PROVINCIA DI TORINO
FONTE Camera di commercio di Torino, 156° indagine congiunturale trimestrale sull’industria manifatturiera torinese
rinese potrebbe assumere un valore di poco inferiore al 10%.
Per quanto concerne il fatturato, le imprese torinesi hanno registrato
mediamente un incremento dell’8,1% nei confronti dello stesso trimestre dell’anno precedente, in linea con quello regionale.
Disaggregando l’indice della produzione industriale a livello settoriale, tutti i settori hanno evidenziato una performance positiva, ad
eccezione dei mezzi di trasporto che hanno accusato una diminuzione dell’8,3% nei confronti dell’intervallo luglio – settembre 2009.
Qualora si consideri la variazione congiunturale (calcolata rispetto al
primo trimestre dell’anno) tutti i comparti hanno subito una flessione
della produzione.
A livello dimensionale, la fascia fra 50 e 249 addetti ha conseguito per la seconda volta consecutiva l’incremento più elevato
(+9,1%), mentre la classe maggiore ha ottenuto una riduzione
dell’1,5% (sempre nei confronti del corrispondente intervallo del
2009).
5
Torino Congiuntura - dicembre 2010 anno 11 - n. 42 (analisi congiunturale luglio-settembre 2010)
ANDAMENTO DELLA PRODUZIONE INDUSTRIALE DELLA PROVINCIA DI TORINO PER SETTORI
GRAFICO 2
FONTE Camera di commercio di Torino, 155° indagine congiunturale trimestrale sull’industria manifatturiera torinese
Dopo la ripresa rilevata nel secondo trimestre dell’anno, la domanda
interna ha messo a segno una nuova battuta di arresto (-2,6% nei
confronti dei tre mesi precedenti). Hanno, invece, tenuto gli ordinativi dall’estero che sono aumentati del 2,9%, risultato migliore di
quello regionale -0,7%).
Sul mercato nazionale, sono cresciuti gli ordinativi dei settori della
meccanica (+7,2% nei confronti del secondo trimestre) e dell’alimentare e bevande (+2,6%), mentre la diminuzione più significativa
è stata appannaggio dei mezzi di trasporto (-12,7%).
Per quanto riguarda gli ordinativi oltre confine, solamente il settore
della chimica, plastica e gomma ha realizzato una leggera riduzione
(-0,7%), mentre la performance migliore viene registrata dai prodotti
elettrici e elettronici (+15,4% sui tre mesi precedenti).
Qualora si analizzi la dimensione aziendale, nel mercato nazionale la
diminuzione più sostenuta è stata rilevata per la classe da 50 a 249
addetti (-4,7% rispetto al secondo trimestre); per quanto concerne
il mercato internazionale, la stessa classe dimensionale ha ottenuto
la variazione positiva più elevata (+13,8%).
Dopo la flessione dello scorso trimestre, l’occupazione industriale
–del campione esaminato- ha realizzato una leggera crescita pari
al +0,24% rispetto all’inizio del periodo. Le contrazioni più elevate
sono state appannaggio del comparto alimentare (-5,6% nei con-
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Torino Congiuntura - dicembre 2010 anno 11 - n. 42 (analisi congiunturale luglio-settembre 2010)
fronti dell’inizio del trimestre) e della chimica, plastica e gomma
(-1,3%). Sul fronte opposto si sono collocati i mezzi di trasporto
(+1,2%) e la meccanica (+1%).
L’occupazione rappresenta un’emergenza per il nostro sistema produttivo, che non è riuscito a riassorbire, nonostante la ripresa 2010,
tutti coloro che hanno perso il posto di lavoro. Tale situazione viene
evidenziata con molta chiarezza dall’andamento della Cassa Integrazione Guadagni nei primi dieci mesi dell’anno nell’area torinese.
Se a seguito del miglioramento della situazione economica si è ridotto il ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria (28,4 milioni di ore autorizzate, -51,1% nei confronti dell’intervallo gennaio
– ottobre 2009), la CIG straordinaria e quella in deroga sono aumentate in misura esponenziale: +290,3% rispetto ai primi dieci mesi
del 2009 la straordinaria (55,4 milioni di ore autorizzate) e +396,7%
quella in deroga (13 milioni di ore autorizzate). Gli aumenti rilevati
per la provincia di Torino sono apparsi decisamente più elevati di
quelli registrati sia per il Piemonte, sia a livello nazionale.
Le previsioni per il semestre ottobre 2010 – marzo 2011 hanno evidenziato un rallentamento della crescita della produzione industriale: il saldo fra chi ha indicato un aumento e chi una riduzione scende
dal +17,3% della precedente rilevazione al +5,8%. Per il 44,4% la
produzione manifatturiera rimarrà invariata nei prossimi sei mesi.
Gli imprenditori intervistati hanno previsto che nell’immediato continuerà la debolezza della domanda interna (è infatti negativa la differenza fra chi prevede un incremento e chi una contrazione, -2,9%).
Per quanto concerne la domanda estera, la sua crescita dovrebbe
continuare anche nel prossimo semestre (saldo del +6,8%).
Non sono neppure in vista segnali di miglioramento dell’andamento
dell’occupazione industriale: per il 78% resterà invariata nel periodo
ottobre ’10 – marzo ’11, per il 15,8% subirà un’ulteriore flessione e
solo per il 6,5% aumenterà.
Sono, infine, cresciuti i timori per una ripresa dell’inflazione: la differenza fra chi teme un incremento dei prezzi dei prodotti industriali e
chi è di opinione opposta risulta del +4,4% contro il -12,1% dell’indagine del secondo trimestre.
NUMERO DI ORE DI CASSA INTEGRAZIONE GUADAGNI AUTORIZZATE IN PROVINCIA DI TORINO GRAFICO 3
TABELLA 1
PREVISIONI PER IL SEMESTRE OTTOBRE 2010 - MARZO 2010
FONTE Elaborazioni Camera di commercio di Torino su dati Inps
Diminuzione
Stazionarietà
Aumento
Saldo
Produzione
24,9%
44,4%
30,7%
5,8%
Occupazione
15,8%
77,6%
6,5%
-9,3%
Ordinativi interni
30,3%
42,2%
27,4%
-2,9%
Ordinativi esteri
22,8%
47,7%
29,6%
6,8%
Prezzi di vendita
16,6%
62,4%
21,0%
4,4%
FONTE Camera di commercio di Torino, 156° Indagine congiunturale sull’industria
manifatturiera
7
La congiuntura nel settore commercio
SEBBENE NEGATIVE, MIGLIORANO LE PREVISIONI
Torino Congiuntura - dicembre 2010 anno 11 - n. 42 (analisi congiunturale luglio-settembre 2010)
DI VENDITA DEI COMMERCIANTI TORINESI
Con un indice pari a 98,8 nel mese di settembre 2010, secondo
l’inchiesta mensile ISAE (Istituto di studi e analisi economica), migliora la fiducia dei commercianti italiani. Disaggregando il dato per
tipologie di vendita, si evidenzia che la fiducia recupera nella grande
distribuzione mentre resta costante nei negozi tradizionali.
Le successive rilevazioni del mese di ottobre e di novembre confermano il miglioramento sia dei giudizi sia delle aspettative sulle
vendite: l’indicatore di novembre si attesta infatti a 102,5.
Appare, invece, inversa la tendenza rilevata nel terzo trimestre
dell’anno dalla consueta indagine condotta dalla Camera di commercio di Torino su un campione di imprese del commercio della
provincia.
Sia il saldo tra le dichiarazioni di aumento e diminuzione del giro
d’affari, sia quello relativo le previsioni di vendita per l’ultimo tri-
mestre dell’anno risultano, infatti, negativi (rispettivamente -31% e
-28%). Nonostante questi risultati, le dichiarazioni di aumento delle
vendite nel trimestre in esame sono aumentate di quasi 5 punti percentuale rispetto ai tre mesi precedenti; analogamente, i commercianti che si dichiarano ottimisti nelle previsioni di vendita future,
passano dal 31% del secondo trimestre del 2010 al 36% nel terzo
trimestre.
A migliorare sono soprattutto le affermazioni degli operatori del dettaglio tradizionale: in questa tipologia di vendite la differenza tra chi
dichiara un aumento del volume del giro di affari e chi una diminuzione risulta essere pari a -29,7% (contro il -54% del periodo aprile giugno 2010); il saldo tra le dichiarazioni di crescita e di contrazione
delle vendite future si attesta a -35% (-60% nel II trimestre). Se si
analizza l’andamento dei prezzi, in base alle dichiarazioni rese dagli
esercenti del commercio, nel trimestre in esame sono stati apportati
incrementi di lieve entità in tutte le forme distributive.
Osservando la dinamica dell’occupazione, essa risulta essere mediamente stazionaria in tutte le tipologie di vendita.
DICHIARAZIONI DI VENDITA PER TIPOLOGIA DI ESERCIZIO COMMERCIALE NELLA PROVINCIA DI TORINO
Aumento
III trimestre 2010
Diminuzione
Saldo
TABELLA 2
previsioni IV trimestre 2010
Aumento
Diminuzione
Saldo
Dettaglio tradizionale
35,1%
64,9%
-29,7%
32,4%
67,6%
-35,1%
Alimentare
35,7%
64,3%
-28,6%
26,7%
73,3%
-46,7%
Non alimentare
34,8%
65,2%
-30,4%
36,4%
63,6%
-27,3%
Medie e Grandi strutture
36,3%
65,9%
-29,7%
38,6%
61,4%
-28,0%
Non alimentare
37,5%
62,5%
-25,0%
33,3%
66,7%
-33,4%
Misto
31,6%
68,4%
-36,8%
47,4%
52,6%
-5,3%
Totale
34,6%
65,4%
-30,9%
35,8%
64,2%
-28,4%
NOTA Sia i dati a consuntivo sia le previsioni sono rilevati rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
FONTE Camera di commercio di Torino, Indagine congiunturale trimestrale sul commercio
8
La dinamica delle imprese
La congiuntura nelle imprese cooperative
La società di capitali rappresenta la forma giuridica che meglio ha
risposto alle difficoltà registrate dal sistema imprenditoriale provinIMPRENDITORI STRANIERI IN CRESCITA
ciale nel corso dell’ultimo trimestre: il numero d’imprese registrate di questa tipologia è cresciuto del +0,7% rispetto al trimestre
Il tessuto imprenditoriale torinese ha continuato a crescere anche
precedente, a fronte di un timido aumento delle imprese individuali
nel terzo trimestre dell’anno: la differenza fra le iscrizioni (3.251) e le
(+0,4%) e di una flessione del numero di società di persone (-1,1%).
cessazioni4 (2.275) avvenute nel periodo luglio – settembre ha proRispetto al III trimestre 2009, si registra una crescita del +3,7% delle
dotto un saldo positivo (+976), con un conseguente tasso di crescita
società di capitali che si attestano a 37.814 il 15,9% del totale e del
pari al +0,41%, maggiore di quello rilevato lo scorso anno (+0,27%),
+1,1% delle imprese individuali (126.800, il 53,1%), mentre contima leggermente inferiore alla media italiana (+0,49%). A fine setnuano a diminuire le società di persone (-1,1%, il 2,9%).
tembre 2010 nell’area subalpina risultavano registrate 238.625 imPer quanto riguarda la presenza imprenditoriale, nell’intervallo luglio
prese, stabili rispetto al trimestre precedente.
– settembre rimane pressoché stabile, almeno nel suo complesso:
Anche dal punto di vista settoriale, la variazione di consistenza imsono 401.777 le posizioni intestate a persone fisiche, pari allo 0,1% in
prenditoriale rispetto al trimestre precedente è prossima allo zero per
meno rispetto a tre mesi prima. Diverso l’andamento se si tiene conto
tutti i comparti più rilevanti del tessuto economico torinese: così l’indella nazionalità dell’imprenditore: la stazionarietà di consistenza dedustria manifatturiera (-0,6%) ed il commercio (-0,2%), le costruzioni
gli imprenditori di nazionalità italiana (-0,2%), deve far fronte ad una
(+0,5%) ed alcuni rami del terziario, sia fra i servizi “tradizionali”, ad
vigorosa dinamicità dell’imprenditoria straniera che, nel corso del teresempio il trasporto e magazzinaggio (-0,2%) e ristorazione ed alberzo trimestre 2010, aumenta la propria consistenza del +1,2% rispetto
ghi (+0,8), sia fra quelli più innovativi, come quelli legati all’informazioal semestre precedente, attestandosi 29.877 posizioni imprenditoriali
ne e alla comunicazione (+0,4%).
straniere. Le due principali nazionalità, quella romena con 6.853 posizioni e quella marocchina con 4.876 posizioni, trainano l’imprenditoria
straniera con una crescita rispettiva del +2,6% e del +1,4%. Rispetto
(4)
Al netto delle cessazioni d’ufficio.
al secondo trimestre 2010, gli imprenditori stranieri attivi nell’edilizia e
nel commercio, che rappresentano il cuore della presenza imprendiG
RAFICO
4
DISTRIBUZIONE PER SETTORI DELLE IMPRESE DELLA PROVINCIA DI TORINO AL III TRIMESTRE 2010
toriale straniera con il 28,2% del totale per entrambe, sono cresciuti
rispettivamente del +2% e +0,9%; una buona performance si registrata anche dagli imprenditori stranieri attivi nel campo alberghiero e
della ristorazione (+1,9%).
Torino Congiuntura - dicembre 2010 anno 11 - n. 42 (analisi congiunturale luglio-settembre 2010)
III TRIMESTRE 2010:
PEGGIORA IL GIRO D’AFFARI NEL III TRIMESTRE
DELL’ANNO
L’indagine trimestrale sulle imprese cooperative della provincia di
Torino condotta dalla Camera di commercio in collaborazione con
l’Osservatorio sull’economia civile, istituito presso l’Ente camerale,
FONTE Elaborazioni Camera di commercio di Torino su dati InfoCamere
9
Torino Congiuntura - dicembre 2010 anno 11 - n. 42 (analisi congiunturale luglio-settembre 2010)
ha indagato un campione rappresentativo del territorio per coglierne gli andamenti congiunturali e tendenziali ed analizzarne meglio
l’evoluzione.
Nel periodo luglio-settembre 2010, il saldo tra dichiarazioni di aumento e di diminuzione del fatturato rispetto al II trimestre del 2010
è stato di segno negativo, attestandosi a -11,8%, (era +7,9% nel trimestre precedente), a fronte di un 51,2% di cooperative che hanno
dichiarato stabilità nel giro di affari5.
A livello settoriale, hanno registrato un trend più negativo il settore servizi alle persone (saldo del -17%) e il settore dell’agricoltura
(-10%) nel quale le dichiarazioni di diminuzione del giro d’affari rispetto al trimestre precedente sono maggiori delle dichiarazioni di
crescita. Rispetto invece allo stesso trimestre dell’anno precedente,
la differenza tra le dichiarazioni di crescita e quelle di contrazione
VARIAZIONE % DEL VOLUME DEL GIRO D’AFFARI RISPETTO AL TRIMESTRE PRECEDENTE
GRAFICO 5
FONTE Elaborazioni Camera di commercio di Torino, indagine trimestrale sulle cooperative
del fatturato è stato pari al +4,4% (+2,3% nel II trimestre), a fronte
di un 41% di cooperative con ricavi invariati rispetto all’intervallo
luglio – settembre 2009. In particolare gli aumenti sono stati evidenziati soprattutto dei settori delle costruzioni, dei servizi alle imprese
e dei servizi alle persone. Al contrario agricoltura e industria hanno
registrato un saldo negativo.
É anche peggiorata la variazione congiunturale media del fatturato
(-8,9% contro il +9,9% del periodo aprile-giugno 2010), mentre è
rimasta positiva la variazione tendenziale media del fatturato (pari a
+3,6%; +9,4% nel secondo trimestre).
(5)
Percentuali calcolate sugli effettivi rispondenti alla domanda; non è stata effettuata alcuna ponderazione rispetto alla dimensione aziendale e al fatturato.
VARIAZIONE % DEL VOLUME DEL GIRO D’AFFARI RISPETTO ALLO STESSO TRIMESTRE
DELL’ANNO PRECEDENTE
GRAFICO 6
FONTE Elaborazioni Camera di commercio di Torino, indagine trimestrale sulle cooperative
10
Torino Congiuntura - dicembre 2010 anno 11 - n. 42 (analisi congiunturale luglio-settembre 2010)
Le previsioni per i prossimi sei mesi sono improntate a un lieve ottimismo, con un saldo tra chi ha dichiarato un aumento e chi una diminuzione che è pari a +1,3%. A livello settoriale le previsioni più ottimistiche
sono manifestate dai settori dell’industria (saldo del +33,3%), delle costruzioni (+20%) e dei servizi alle persone (+2,9%). Al contrario, le attese
sono sfavorevoli nei servizi alle imprese (saldo del -8,2%).
Interessante è analizzare il fabbisogno di credito delle imprese cooperative sia rispetto al II trimestre del 2010, sia rispetto allo stesso
periodo dell’anno precedente. Sia a livello tendenziale sia a livello
congiunturale si è manifestato un aumento del fabbisogno di credito
da parte delle cooperative: rispetto al trimestre precedente si è registrato un incremento per il 15,7% delle aziende, mentre rispetto allo
stesso periodo dell’anno prima la crescita ha riguardato il 20,7%
delle imprese. La crescita del fabbisogno è trasversale a pressoché
tutte le tre tipologie di cooperative sociali e a tutti i settori di attività
economica ad eccezione del settore costruzioni dove a livello congiunturale si è rilevata una diminuzione.
In corrispondenza dell’aumento del fabbisogno di credito sono anche
aumentate le difficoltà di accesso allo stesso: il saldo tra chi ha indicato un incremento e chi una riduzione delle difficoltà di ottenere un
finanziamento rispetto al trimestre precedente è pari a +15,7%.
VARIAZIONE % DEL FABBISOGNO DI CREDITO RISPETTO AL TRIMESTRE PRECEDENTE
GRAFICO 7
VARIAZIONE % DEL FABBISOGNO DI CREDITO RISPETTO ALLO STESSO TRIMESTRE
DELL’ANNO PRECEDENTE
GRAFICO 8
FONTE Elaborazioni Camera di commercio di Torino, indagine trimestrale sulle cooperative
Infine, ben il 61,7% delle imprese cooperative rispondenti all’indagine congiunturale del III trimestre del 2010 ha dichiarato di aver redatto il bilancio sociale/di missione dell’anno 2009. La percentuale è
più elevata per le cooperative sociali di tipo C (il 100%), cui seguono
quelle di tipo A (il 56%).
C
Torino
FONTE Elaborazioni Camera di commercio di Torino, indagine trimestrale sulle cooperative
ONGIUNTURA
11
Commercio Estero
Torino Congiuntura - dicembre 2010 anno 11 - n. 42 (analisi congiunturale luglio-settembre 2010)
NUOVE DESTINAZIONI EMERGENTI
PER L’EXPORT TORINESE
Nei primi nove mesi del 2010, il commercio estero torinese ha
mostrato confortanti segnali di ripresa: l’interscambio commerciale complessivo ammonta a 22,2 miliardi di euro, a fronte dei 19,1
miliardi dello stesso periodo del 2009. Il miglioramento è stato significativo sia dal lato dell’import (10,2 miliardi di euro; +17,7%),
sia dal lato dell’export (12 miliardi di euro; +15%). L’aumento delle
esportazioni torinesi è risultato in linea con la variazione piemontese
e migliore di quella italiana (+14,3%). Anche il saldo della bilancia
commerciale torinese ha evidenziato un incremento, seppur di modesta entità (+1,7 miliardi di euro, +0,9% rispetto all’intervallo gennaio - settembre dello scorso anno). Tale andamento costituisce il
segnale di un ritornato vigore economico e la base di una ripresa dei
rapporti commerciali delle imprese subalpine con l’estero.
La crescita dell’export è rilevabile in tutti i principali settori produttivi torinesi. I mezzi di trasporto hanno registrato un rialzo del 16%,
con un peso percentuale rispetto all’export totale che é passato dal
41,6% al 42%; all’interno del comparto, le vendite di parti ed accessori per autoveicoli hanno continuato a crescere (+28,8%) aumentando il loro peso percentuale -dal 57% al 61%, 2,6 miliardi
di euro-, mentre quelle di autoveicoli, seppur in crescita (+11,8%),
sono diminuiti di rilevanza -dal 42% al 39%, 1,7 miliardi di euro-.
Di segno positivo è anche risultato l’andamento delle esportazioni di meccanica (+17%; il 20,5%), di metalli e prodotti in metallo
(+14,4%; il 7%), di articoli in gomma e materie plastiche (+15,8; il
6,3%) e di apparecchi elettrici (+14,4%; il 5%).
Quanto alla localizzazione delle vendite torinesi sui mercati esteri, è cresciuto l’export destinato ai paesi dell’Unione europea dei
27 (+11% nei confronti dei primi nove mesi dello scorso anno): la
Germania, con un incremento del 13,8%, si è confermato il principale partner commerciale della provincia subalpina post crisi (1,6
miliardi di euro; il 13,7% del totale), seguita dalla Francia (+6,9%; il
13%), dalla Polonia (+4,3%; il 9%) e dalla Spagna (+21,6%; il 6,1%).
Nonostante questo risultato positivo, il peso totale di tale area geografica, ha continuato a ridursi (dal 63,5% dell’intervallo gennaio
ESPORTAZIONI DELLA PROVINCIA DI TORINO PER SETTORI DI ATTIVITÀ
( PESO % III TRIM. 2010 E VAR.% III TRIM.10/III TRIM.09)
GRAFICO 9
FONTE Elaborazioni Camera di commercio di Torino su dati Istat
– settembre 2009 al 61,2%), a favore di altre aree geoeconomiche,
in particolare i Paesi europei non Ue, che con un incremento del
34,5% hanno visto salire la loro quota dal 10,4% dell’intervallo gennaio - settembre del 2009 al +12,2%, e l’America centro-settentrionale (+43,3%; dal 4,6% al 5,8%). È, infatti, significativa la progressione delle vendite provinciali verso i paesi emergenti: la Turchia
(+57,4%), il Brasile (+49,3%) e la Cina (+37,6%). Hanno ripreso a
crescere anche le esportazioni verso gli Stati Uniti (+17,5%), che
rappresentano una quota del 6%. Gli acquisti di merci subalpine dal
Giappone hanno, invece, evidenziato una nuova battuta d’arresto
(-27,4% nei confronti dei primi nove mesi del 2009 e con un peso
sul totale al di sotto dell’1%).
12
Credito
Torino Congiuntura - dicembre 2010 anno 11 - n. 42 (analisi congiunturale luglio-settembre 2010)
PAESI DI DESTINAZIONE DELL’IMPORT/EXPORT TORINESE NEL III TRIMESTRE 2010
GRAFICO 10
FONTE Elaborazioni Camera di commercio di Torino su dati Istat
CONTINUA LA CRESCITA DEGLI IMPIEGHI
Le statistiche creditizie, elaborate dalla Banca d’Italia, hanno registrato
al termine dei primi sei mesi del 2010 un aumento degli impieghi nella
provincia di Torino rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente
(+6% e un valore di 60,6 miliardi di euro). Questo incremento è stato
determinato soprattutto dagli impieghi delle famiglie, che sono cresciuti del 17% nei confronti del 30 giugno del 2009, mentre quelli delle
imprese hanno accusato una leggera flessione (-1,4%), nonostante la
riduzione dei tassi di interesse praticati dal sistema bancario.
Qualora il confronto sia effettuato con il trimestre precedente, gli
impieghi delle imprese hanno manifestato una leggera crescita
(+0,7%), mentre quelli delle famiglie sono saliti del +13%.
13
Fallimenti
Torino Congiuntura - dicembre 2010 anno 11 - n. 42 (analisi congiunturale luglio-settembre 2010)
TABELLA 3
SISTEMA CREDITIZIO IN PROVINCIA DI TORINO ( DATI RELATIVI ALLA CLIENTELA RESIDENTE)
30-JUN-10
31-MAR-10
31-DEC-09
30-SEP-09
30-JUN-09
31-MAR-09
31-DEC-08
30-SEP-08
30-JUN-08
31-MAR-08
31-DEC-07
30-SEP-07
30-JUN-07
31-MAR-07
31-DEC-06
30-SEP-06
30-JUN-06
31-MAR-06
31-DEC-05
30-SEP-05
30-JUN-05
31-MAR-05
Impieghi
Depositi
Sofferenze
Sofferenze/
(in milioni di euro)
(in milioni di euro)
(in milioni di euro)
Impieghi
60.623
58.050
56.754
56.856
57.184
55.288
55.795
55.701
55.303
54.671
53.868
53.435
52.051
51.866
50.836
53.224
53.060
50.673
50.083
47.835
52.152
50.806
41.704
40.690
41.674
38.618
37.825
36.276
35.964
30.570
31.621
31.059
32.851
29.939
32.182
30.710
33.985
29.222
29.955
30.290
30.565
28.441
28.640
27.559
1.931
1.606
1.479
1.371
1.226
1.092
1.011
1.240
1.273
1.295
1.271
1.273
1.265
1.247
1.208
1.204
1.154
1.203
1.169
1.300
1.272
1.270
3,19%
2,77%
2,61%
2,41%
2,14%
1,98%
1,81%
2,23%
2,30%
2,37%
2,36%
2,38%
2,43%
2,40%
2,38%
2,26%
2,17%
2,37%
2,32%
2,70%
2,42%
2,48%
FONTE Banca d’Italia
I depositi bancari subalpini a fine giugno 2010 ammontavano a 41,7
miliardi di euro con un aumento del 10,3% nei confronti del corrispondente periodo dello scorso anno; se il confronto viene effettuato con il primo trimestre dell’anno, la variazione si riduce al 2,5%,
che potrebbe essere giustificata con il ricorso dei risparmiatori ad
altre forme di investimento più redditizie.
Disaggregando i dati, distinguendo fra i depositi bancari delle famiglie e quelli delle imprese, si evidenzia come siano aumentati solo
i primi (+10,4% rispetto a fine giugno dell’anno passato), mentre i
depositi delle imprese hanno accusato una flessione del 5,1%.
Non si arresta la crescita delle sofferenze bancarie, che alla fine di
giugno nell’area torinese hanno sfiorato i 2 miliardi di euro con un
aumento del 57,5% nei confronti dello stesso periodo del 2009 e del
20,2% se il raffronto viene realizzato con i primi tre mesi dell’anno. Il
rapporto fra sofferenze e impieghi nella provincia di Torino è lievitato
dal 2,14% di fine giugno 2009 a 3,19%. E’ un campanello d’allarme
significativo delle difficoltà che ancora stanno attraversando le famiglie e le imprese a un anno dalla crisi.
Il tasso d’interesse attivo applicato per le aperture di credito in conto corrente nell’area torinese ha continuato a scendere (dal 5,6%
della fine del primo trimestre ’10 al 5,4%) e la discesa risulta ancora
maggiore se il confronto viene realizzato con il corrispondente periodo dell’anno precedente (6,5%). Il tasso d’interesse attivo applicato alle famiglie continua ad essere nettamente inferiore a quello
praticato alle imprese (4,5% a fronte di 6,6%).
CRESCONO I FALLIMENTI NEI PRIMI DIECI MESI DEL 2010
La crescita delle dichiarazioni di fallimento in provincia di Torino è proseguita nei primi dieci mesi dell’anno: è questo quanto si evince dalle
statistiche elaborate mensilmente dalla Camera di commercio di Torino.
Con 390 dichiarazioni, si è rilevato un incremento dei fallimenti del
18,9% nei confronti del periodo gennaio- ottobre del 2009. Il mese
con il maggior numero di fallimenti è risultato ottobre (63 contro i 50
dell’anno precedente).
Se si considera la forma giuridica, l’84% dei fallimenti ha riguardato
le società e il 16% le imprese individuali. Tuttavia nei primi dieci
mesi dell’anno i fallimenti delle imprese individuali hanno evidenziato un incremento maggiore rispetto a quello rilevato per le società (+43% contro +15% rispetto allo stesso periodo dello scorso
anno).
Se si analizzano i settori di attività, il settore manifatturiero ha registrato il maggior numero di fallimenti (109 dichiarazioni nell’intervallo
gennaio - ottobre; il 28% del totale), con una variazione del +12,4%
nei confronti del medesimo periodo del 2009; seguono le costruzioni (92 fallimenti; il 23,6% del totale) e il commercio (il 19,2%).
14
Approfondimenti
OSSERVATORIO SULLE SPESE DELLE FAMIGLIE TORINESI:
Torino Congiuntura - dicembre 2010 anno 11 - n. 42 (analisi congiunturale luglio-settembre 2010)
DODICESIMA EDIZIONE
Il 13 ottobre scorso è stata presentata dalla Camera di commercio di Torino la dodicesima edizione dell’Osservatorio sulle spese
delle famiglie torinesi, indagine annuale condotta in collaborazione
con Ascom e Confesercenti Torino. Lo studio monitora la struttura
e i livelli della spesa sostenuta dai nuclei familiari in base alle loro
caratteristiche, individuando abitudini di acquisto e preferenze dei
consumatori: l’indagine nel 2009 ha coinvolto un campione di 240
famiglie torinesi, a cui è stato fornito un libretto di acquisti, dove
riassumere le spese correnti della famiglia nel corso della settimana,
e un questionario, dove annotare le spese effettuate a intervalli più
lunghi (p. es. per beni durevoli, per l’abitazione, etc.). Il campione
rispecchia in modo proporzionale la distribuzione delle famiglie della
città di Torino secondo caratteristiche socio-demografiche importanti ai fini dell’analisi, come il numero dei componenti e la situazione famigliare (single, coppia senza figli, coppia con figli). Quest’
anno, per la seconda edizione consecutiva, è stato possibile indagare la spesa media mensile nel primo semestre del 2010 grazie
all’analisi delle risposte fornite da 160 nuclei familiari, corrispondenti
al 67% delle famiglie previste dal campione annuale dell’indagine, la
cui rilevazione è tuttora in corso.
Nel 2009, dopo anni di aumento progressivo dei consumi, la crisi economica influenza decisamente la spesa media mensile, che
passa da 2.586 euro del 2008 a 2.493 euro, con una contrazione
media del 3,6%. La contrazione è dovuta al comparto non alimentare; quello alimentare invece aumenta del 9% (+ 26 euro medi mensili
rispetto al 2008).
Nel primo semestre 2010 si registra un’ulteriore contrazione della
spesa media mensile di circa il -10% Data la stagionalità presente
nel fenomeno “consumo” (ad es. il periodo natalizio), tale dato
risulta da un confronto tra il primo semestre 2010 e il primo semestre 2009. I comparti che hanno patito di più nei primi mesi del
2010 sono stati quello dei “trasporti e comunicazioni” (-20%) e
quello dell’”istruzione” (-33%), voce quest’ultima riferibile in parte
cospicua alle rette dovute alle scuole private e già in forte calo
tra il 2008 e il 2009. I generi alimentari diminuiscono meno della
media (-8%) in controtendenza con l’aumento avuto tra il 2008 e
il 2009.
Un dato inedito e particolarmente interessante proviene dall’analisi della percezione della crisi. Alle domande “Quanto è variato il
vostro reddito durante la crisi? Quanto è variata la capacità e la
disponibilità di spesa?” le famiglie intervistate hanno fornito queste
risposte: ben il 36% delle famiglie dichiara di aver subito una variazione del reddito, ma oltre il 76% delle famiglie lamenta una diminuzione della capacità di spesa, spesso anche a fronte di un reddito
invariato. Solo il 2% dichiara di aver avuto un aumento di reddito,
che però solo per l’1% si trasforma in aumentata capacità di spesa.
A fronte della domanda “ritiene che la crisi economica dell’ultimo
periodo abbia influito sui livelli di consumo della sua famiglia?”, il
19% delle famiglie intervistate ha risposto “molto”, il 59% “abbastanza”, il 16% “poco” e il 3% “nulla”. Di fronte ad una domanda
specifica circa specifici generi di consumo gli intervistati riferiscono che le rinunce proporzionalmente più elevate riguardano i mezzi
di trasporto (60%), i prodotti tecnologici (33%), gli elettrodomestici
(33%), il ristorante e la pizzeria (31% e 26% rispettivamente) e i locali di spettacolo (28%).
Quest’anno, grazie ai dati resi disponibili dalla Camera di commercio di Milano e dal Settore Statistica del Comune di Milano è possibile effettuare un confronto della spesa delle famiglie con quella
effettuata dai nuclei residenti nel capoluogo lombardo. Complessivamente la spesa di Milano nel 2009 (2.748 euro) è stata più elevata
di quella di Torino di 255 euro (+10%), soprattutto nel comparto
alimentare: 404 euro a Milano contro i 323 di Torino (+25%); per il
comparto non alimentare la spesa media è di 2.344 euro a Milano
contro i 2.169 di Torino (+ 8%). Milano privilegia, rispetto a Torino,
le quote di spesa per servizi sanitari, istruzione, tabacco, abitazione
e generi alimentari. Torino ha invece quote di spesa superiori per
utenze domestiche, arredi, ricreazione, trasporti, comunicazioni e
vestiario.
La ricerca completa è disponibile sul sito internet della Camera di
commercio di Torino alla pagina www.to.camcom.it nella sezione
Studi/Osservatori e rapporti annuali/Osservatorio sulle spese delle
famiglie torinesi.
15
LA CONOSCENZA DELLE CERTIFICAZIONI
Torino Congiuntura - dicembre 2010 anno 11 - n. 42 (analisi congiunturale luglio-settembre 2010)
AGROALIMENTARI TRA I CONSUMATORI
Nel 2010 la Camera di commercio di Torino, in continuità con le ricerche
realizzate sul tema della contraffazione alimentare nel corso del 20096,
ha svolto un’indagine finalizzata ad analizzare le conoscenza da parte
dei consumatori degli strumenti di certificazione dei prodotti agroalimentari, con una particolare attenzione al tema dei marchi collettivi.
Anche quest’anno, analogamente al 2009, l’Osservatorio sulle spese delle famiglie torinesi è stato lo strumento utilizzato per somministrare alle famiglie intervistate nel corso della prime due rilevazioni
del 2010, alcune domande dedicate alla conoscenza e alla percezione della diffusione degli strumenti di certificazione dei prodotti
agroalimentari: nel complesso sono stati indagati 415 nuclei famigliari, il 39% dei quali residenti in provincia di Torino, il restante 61%
equamente distribuiti nelle altre 7 province piemontesi.
Nel complesso, i consumatori ritengono che la certificazione sia
piuttosto importante nell’orientare le proprie scelte di acquisto, attribuendo ad essa un voto medio di 7,2 (su di una scala da 1 a 10):
tale giudizio aumenta di valore fra le donne, che nel 55,4% dei casi
danno un punteggio alto - compreso fra 8 e 10 - mentre fra gli uomini la percentuale di chi ritiene molto importante la certificazione nelle
abitudini di acquisto scende al 49%.
L’età è una variabile che contribuisce in modo significativo alla creazione di un’opinione in merito all’importanza della certificazione agroalimentare. Gli intervistati di età più giovane mostrano una maggiore
sensibilità al tema: oltre il 58% del campione con età inferiore ai 35
anni ritiene molto importante la certificazione nell’orientare le proprie
abitudini d’acquisto, mentre tale percentuale, che cala al 56,9% per la
classe di età 36-45 anni, scende sino al 46,5% per gli intervistati oltre
i 55 anni. Fra questi ultimi prevale, seppur di poco, la quota di chi dà
un valore medio (da 5 a 7) alla certificazione, con il 47% delle risposte.
(5)
Nel corso del convegno “La contraffazione alimentare: un danno per le imprese,
un pericolo per la salute” del 07/10/2009, è stata presentata l’indagine sulla contraffazione alimentare in provincia di Torino. L’indagine è disponibile al seguente indirizzo: www.to.camcom.it/contraffazione.
QUANTO È IMPORTANTE LA CERTIFICAZIONE DI UN PRODOTTO AGROALIMENTARI
NELL’ORIENTARE LE SUE SCELTE D’ACQUISTO? ( VOTO DA 1 A 10)
GRAFICO 11
FONTE Elaborazioni Camera di commercio di Torino
Accanto all’importanza della certificazione, si è scelto di valutare
anche quale fosse la percezione del grado di affidabilità attribuito
ad essa dagli intervistati. Nel complesso, i tre quarti delle famiglie
ritengono abbastanza affidabile il prodotto certificato, mentre un ulteriore 8% lo considera del tutto affidabile.
Il valore attribuito alla certificazione è dovuto principalmente al ruolo che essa svolge nel garantire anzitutto la sicurezza alimentare
del consumatore (con il 61% delle preferenze); in secondo luogo
un prodotto certificato per gli intervistati offre maggiori garanzie in
relazione alla qualità complessiva dell’alimento. Connessa a ciò,
l’opinione (con il 35% circa delle preferenze) che anche l’origine del
prodotto - dagli ingredienti al metodo di produzione - trovi nella certificazione uno strumento atto a tutelare il consumatore.
Ancora poco diffuse, invece, la consapevolezza e l’esigenza di acquistare alimenti le cui certificazioni siano volte ad assicurare il rispetto di determinati criteri di eticità (ad esempio il rifiuto del lavoro
obbligato e minorile; il rifiuto delle discriminazioni di ogni genere;
il rispetto dell’orario di lavoro e trasparenza sui criteri retributivi,
16
Torino Congiuntura - dicembre 2010 anno 11 - n. 42 (analisi congiunturale luglio-settembre 2010)
ecc…): solo il 16% circa degli intervistati dichiara di esserne a conoscenza. Al polo opposto si collocano le denominazioni di origine
ed indicazione geografica (DOP, IGP,…), riconosciute oramai dalla
quasi totalità delle famiglie indagate (oltre il 96%). Elevata anche la
conoscenza delle certificazioni connesse ai metodi di coltivazione
adottati - come la certificazione di prodotto “No OGM” o la certificazione biologica (note rispettivamente all’87,6% e all’83% degli intervistati), così come di quegli strumenti volti a fornire al consumatore
indicazioni più puntuali sull’alimento - dall’etichettatura (conosciuta
dal 78,3% degli intervistati), alle informazioni relative la tracciabilità/
rintracciabilità del prodotto (il 63% delle famiglie), al marchio collettivo di qualità (noto al 52% del campione).
Al grado di conoscenza delle diverse tipologie di certificazioni esistenti si lega, poi, l’informazione relativa a quali siano i canali più efficaci per diffondere la conoscenza delle certificazioni agroalimentari. Il mezzo privilegiato di informazione sul tema risulta essere quello
mediatico - televisione, web, giornali, radio,.. - che raccoglie il 25%
circa delle risposte. Anche i luoghi abituali d’acquisto, proprio per
la fiducia che il consumatore rivolge al commerciante, rappresentano un canale importante per l’acquisizione di conoscenza (il 18,1%
delle preferenze), seguiti dalla pubblicità (il 17,7%) e dal ruolo che
possono svolgere amici e conoscenti (l’11,2%). Ancora contenuto,
nella percezione degli intervistati, il peso delle iniziative informative
realizzate enti pubblici locali o di eventi inerenti la tematica.
L’indagine ha altresì tentato di approfondire il tema dei marchi collettivi, per la funzione - connaturata alla loro stessa natura - di garantire il consumatore dell’origine, la qualità e la natura di un prodotto
o di un servizio, certificandone anche eventualmente la provenienza
geografica.
Dall’orientamento dei consumatori nelle abitudini di spesa, sembra
effettivamente che vengano riconosciute le caratteristiche peculiari
dei marchi collettivi: la garanzia del controllo del prodotto e l’indicazione in merito alla provenienza geografica degli alimenti. Anche
la tipicità e la tradizionalità del prodotto, sulle quali converge più
del 26% delle risposte, non sono secondarie, anzi, il marchio collettivo sembra essere uno strumento importante di riconoscimento
ed identificazione di queste tipologie di prodotti. In ultimo, anche
la salubrità del prodotto, negli ingredienti che lo compongono, può
PRINCIPALI MOTIVAZIONI ALL’ACQUISTO DI UN PRODOTTO CERTIFICATO CON IL MARCHIO
COLLETTIVO DI QUALITÀ ( VALORI %)
GRAFICO 12
FONTE Elaborazioni Camera di commercio di Torino
trovare un’importante strumento di garanzia nell’adozione di un
marchio collettivo (con il 12,3% delle risposte).
Di fatto, però, i consumatori sembrano comprendere chiaramente
anche quali possano essere le potenzialità dell’adesione ad un marchio collettivo da parte dei produttori. Prima ancora di un vantaggio in termini di prezzi, o di un riconoscimento che il l’imprenditore
può ottenere in un’ottica di appartenenza al sistema del “Made in
Italy” nel suo complesso, l’adesione dei produttori ad un marchio
collettivo per i consumatori ha una funzione molto importante nella valorizzazione commerciale (il 44,6%) delle aziende operanti
nell’agroalimentare. Vi è, poi, una consapevolezza piuttosto diffusa
che il marchio intervenga attivamente anche nel favorire la protezione dell’attività produttiva da eventuali rischi di contraffazione (il
37,6%) e che possa rappresentare uno strumento a tutela della sopravvivenza di alimenti altrimenti a rischio di “estinzione” (quasi il
32% delle preferenze), o di produzioni realizzate da aziende locali di
piccole dimensioni (il 28%).
17
LE NEWSLETTER DELLA CAMERA
DI COMMERCIO DI TORINO
Torino Congiuntura - dicembre 2010 anno 11 - n. 42 (analisi congiunturale luglio-settembre 2010)
TOP TECH è la newsletter mensile che contiene le offerte e richieste di tecnologia e le ricerche di partner trasmesse dalla rete Enterprise Europe Network.
La rete, creata dalla Direzione generale Imprese e Industria della Commissione europea nel quadro del “Programma Competitività e Innovazione” (CIP)
e presente in oltre 40 paesi, supporta l’attività imprenditoriale e la crescita
delle imprese europee, in particolare delle PMI. Le richieste, tradotte in italiano e selezionate in base al tessuto industriale e produttivo del Piemonte,
riguardano prodotti o servizi innovativi, risultati di ricerca, progetti nell’ambito
dei programmi europei di R&S. La newsletter prevede anche approfondimenti
tematici (ambiente, risparmio energetico, agroalimentare, nuovi materiali, bioedilizia etc.).
Per maggiori informazioni: www.to.camcom.it/toptech
TORINO AMBIENTE è la newsletter, in uscita ogni trimestre, dedicata all’ambiente. Obiettivo dello strumento è informare, formare e aggiornare gli operatori del settore su norme spesso complesse e articolate, che cambiano
frequentemente. Dall’Albo Gestori Rifiuti alle risposte a dubbi e domande:
sono tante le rubriche e gli approfondimenti previsti della pubblicazione per
orientare e sensibilizzare le imprese. Con una particolare e sempre maggiore
attenzione allo sviluppo sostenibile e alle energie rinnovabili.
Per maggiori informazioni: www.to.camcom.it/torinoambiente
Torino Congiuntura
dicembre 2010 anno 11 - n. 42 (analisi congiunturale luglio - settembre 2010)
Testata registrata presso il Tribunale di Torino
con provvedimento n. 43 del 12 aprile 2007
Direttore responsabile: Guido Bolatto
Redazione: Settore Studi, Statistica e Documentazione, Camera di commercio di Torino
via San Francesco da Paola 24 Torino, tel 011 5714706, [email protected]
Coordinamento editoriale: Settore Comunicazione esterna, Camera di commercio di Torino
Impaginazione: Smile Grafica - Torino
Per ricevere Torino Congiuntura occorre iscriversi all‘apposita lista di distribuzione
dalla Home Page del sito www.to.camcom.it alla sezione newsletter o inviare un’email a
[email protected]
NEWSMERCATI è la newsletter del Gruppo delle Strutture Camerali per l’internazionalizzazione, cui collabora anche la Camera di commercio di Torino.
Fornisce, ogni quindici giorni, informazioni su dogane, pagamenti, trasporti,
contrattualistica, fiscalità, marchi e brevetti, oltre alla segnalazione di iniziative a supporto del business internazionale. Alla sua redazione collaborano
professionisti nel campo del commercio internazionale, per accompagnare
l’attività delle imprese italiane nei mercati europei ed extraeuropei.
Per maggiori informazioni: www.newsmercati.com
IMPRENDO DONNA è la newsletter bimestrale del Comitato per la Promozione dell’Imprenditoria femminile costituito presso la Camera di commercio
di Torino. Si rivolge ad un pubblico prevalentemente femminile e fornisce informazioni e approfondimenti sull’imprenditoria rosa, oltre ad un puntuale aggiornamento sulle iniziative promosse dal Comitato, dalle associazioni che ne
fanno parte e dalle istituzioni con cui collabora.
Per maggiori informazioni: www.to.camcom.it/imprendodonna
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iii trimestre 2010 - Camere di Commercio