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IL PARADOSSO
MERCANTILISTA:
LO STATO
FINANZIA WALL
STREET
di T. Pulsinelli
La crisi del settore
inmobiliario degli
Stati Uniti, che
covava sotto la
cenere mediatica
da molto tempo,
ma veniva sistematicamente
ignorata o minimizzata. Ora
che l’esplosione è avvenuta,
emergono le caratteristiche
distruttrici di un collasso che
sta facendo tremare il
cosiddetto sistema finanziario
internazionale...
BRUNO TRENTIN,
MORTE DI UN
COMBATTENTE
di N. La Police
Nel settembre del
'92 con la solita
tattica da infiltrato
Trentin, mentre
nelle segreterie
difendeva
strenuamente la liquidazione
della scala mobile, dette il via
alle manifestazioni di piazza
contro il governo Amato
proprio sulla scala mobile un
po' per alleggerirsi a sinistra
un po' per far vedere
all'esecutivo che la dirigenza
sindacale si accordava ma era
forte e doveva quindi essere
un invitato importante al
tavolo delle compatibilità...
QUELLA
MALEDETTA CASA
DI SLAWSON
AVENUE
La crisi dei mutui subprime e
i mercati finanziari globali di
Sbancor Una crisi sistemica
potrebbe iniziare così. Oggi,
giovedì...
Recensioni
EUGENIO DE
MEDIO: NENIO
di Lucio Angelini
Vibrisselibri è una
casa editrice “anfibia” sorta
nel giugno 2006: cerca il
nuovo e l’insolito attraverso
una...
ISRAELE
SEI QUI:
HOMEPAGE
INTERVENTI
IL PINOCCHIO D'EGITTO (PRIMA PARTE: I SOSIA)
IL PINOCCHIO D'EGITTO (Prima parte: i
sosia)
di Valerio Evangelisti
Diciamoci la verità. La Repubblica è nel giusto, quando va fiera della qualità dei
suoi corrispondenti di guerra in Iraq. Non ci sono solo Bonini & D’Avanzo,
capaci di descrivere in ogni dettaglio una serie di insurrezioni a Bassora che la
gente del luogo non ha notato (forse perché distratta dalle bombe). C’è anche un
intellettuale vero, per di più egiziano: Magdi Allam. Sociologo, scrittore,
opinionista, una passione sfrenata per la verità. Cosa si vuole di più? Non è un
caso se, ogni volta che un TG ha bisogno di un parere competente, interpella lui.
Febbrile, emaciato (si capirà dopo perché metto in rilievo queste caratteristiche fisiche), è
garanzia vivente di informazione sicura e di valutazione ponderata.
Nessuno potrebbe scambiare Magdi Allam con uno di quegli scalzacani intenti a bombardarci
con quelle che Stefano Benni (sul manifesto del 5 aprile) chiama le “bombe al panzanio”.
Allam è autore di libri e saggi di notevole valore scientifico. L’ultimo, appena uscito, si intitola
Saddam, storia segreta di un dittatore (Mondadori, 2003). Non voglio anticipare troppo di
questo libro, che si legge con sbalordimento crescente via via che si procede. Magari gli
dedicherò una recensione apposita. Però un breve commento si impone, per capire la coerenza
dell’Allam saggista con l’Allam reporter.
Anzitutto il libro ha una peculiarità che lo differenzia da tanti altri: la bibliografia (contenuta
nelle note). E’ forse la più breve che la saggistica abbia mai conosciuto: due sole facciate, roba
da Guinness dei primati. In tre capitoli su sette, poi, si fonda su un semplice articolo di
giornale. Memorabile la base documentaria del secondo capitolo, che non ha che un’unica
fonte: un pezzo su Gente intitolato Sono stata per trent’anni l’amante di Saddam. Mai avevo
visto Gente divenire fonte di uno studio storico e psico-sociologico. Siamo di fronte a una vera
svolta nella metodologia delle scienze sociali.
Non provo nemmeno a riassumere il contenuto del libro. Dirò che tesi di fondo dell’autore è che
Saddam Hussein sia diventato cattivo a causa del nome (che vorrebbe dire “disgrazia”) e per
via della madre che lo maltrattava. Le dimensioni di questa cattiveria le scopriamo con orrore
già a pagina 7: “Un suo ex compagno di scuola ha ricordato che Saddam rubava la merenda
dei bambini. Se loro tentavano di riprendersela attaccandolo in più di uno, lui buttava il cibo
per terra e lo calpestava con il piede”. Terribile. Il resto è un crescendo drammatico: Saddam
che sorride in pubblico ma sta serio quando è solo, Saddam che detesta portare gli occhiali e
che si tinge i capelli, Saddam che è un donnaiolo impenitente ecc. Non mancano i dati d’altro
tipo, ma sempre accompagnati da un’insistita analisi fisionomica, e sorretti da pochi articoli di
giornale. Magdi Allam opera così una felice sintesi tra la storiografia di Svetonio e la sociologia
di Lombroso. Il risultato non servirà molto all’analisi di una dittatura, però non può essere
tacciato di mancanza di coraggio: era da più di un secolo che non si leggeva roba del genere.
Ma a questo punto è il Magdi Allam corrispondente dall’Iraq che aiuta a spiegare il Magdi Allam
sociologo. Emerge infatti il motivo della sua passione per la fisionomica. Fin dal primo giorno di
guerra, il suo problema è soprattutto uno: individuare sotto quali panni si nasconda
effettivamente Diabolik… pardon, Saddam. Ecco dunque che subito ci avverte: “Dalla sua
mente diabolica è nata l’idea di rimodellare chirurgicamente e psicologicamente tre uomini per
farne dei sosia” (La Repubblica, 20 marzo 2003; d’ora in poi riporterò solo la data, perché il
giornale resta lo stesso). Cavolo, un Frankenstein moderno! Da questo momento, ci si può
aspettare davvero di tutto.
Non bisogna attendere troppo. Passa un solo giorno e Saddam Hussein
appare in Tv. Magdi Allam è lì che spia ogni suo tratto somatico: “Potrebbe
essere proprio lui il vero Saddam Hussein. (…) Mostra i tratti appesantiti di chi
fa una vita sedentaria nel chiuso della clandestinità a cui si è auto-relegato. Il
volto gonfio e il corpo flaccido tradiscono l’uso costante del litio, che serve a
regolare l’umore nei soggetti colpiti da crisi maniaco-depressive” (21 marzo 2003).
Una frase del genere scatena istintivi sospetti circa il volto gonfio e il corpo flaccido di Luttwak
o di Giuliano Ferrara. Così come una successiva li indirizza addirittura su Silvio Berlusconi,
su Schifani e su metà del parlamento italiano. “Si sa che [Saddam] si tinge i capelli. Imitare la
pettinatura di Saddam, la sua scriminatura a sinistra, è diventata una testimonianza di fedeltà
al regime”.
Mi figuro Magdi Allam intento a interrogare, dopo i farmacisti che vendono litio, barbieri e
parrucchieri, per scoprire le perversioni del rais. Oppure a riguardarsi per ore, su uno schermo
enorme, il filmato di Saddam che parla, fino a scoprire il dettaglio che nessuno aveva notato:
“Ieri i baffi di Saddam tradivano dei tratti bianco-grigi che in altri tempi e altrove non
compaiono”. Perbacco, questo sì che è fiuto. Un dettaglio veramente inquietante, in un uomo
di 66 anni dalla peluria vistosamente tinta. Però Saddam Hussein, nelle immagini, portava gli
occhiali, e dagli studi attenti di Magdi Allam sappiamo che detesta farlo. Come essere certi che
fosse davvero lui? Per fortuna che c’è il litio rivelatore che lo gonfia. Che sia benedetto.
Altrimenti la confusione sarebbe massima, con due sosia creati ad arte col bisturi e messi in
giro. Sherlock Allam ne individua il primo in una riunione al vertice di poco successiva.
“Questo primo sosia di Saddam è decisamente più giovane: esibisce la folta capigliatura nera,
http://www.carmillaonline.com/archives/2003/04/000155.html#000155
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EDITORIALE
IL CASO PETRELLA E LA
DISCARICA ITALIA
di G. Genna
• FIRMA LA
PETIZIONE
CONTRO
L'ESTRADIZIONE
DI MARINA
PETRELLA
[...] C'è una lista, inviata ai
tempi del governo Berlusconi a
quello francese, in cui sono
indicati i nomi dei rifugiati che
l'Italia desidera siano estradati.
Poco è cambiato da Berlusconi
a Prodi: quella lista è la pietra
tombale su una promessa fatta
da un Presidente di Francia,
rispettata da nove primi
ministri e, di colpo,
inapplicata...
Tutti gli Editoriali
OSSERVATORIO
VENEZUELA
CHÁVEZ & GLI ALTRI
Binocolo puntato su Venezuela
e Sudamerica, contro la
disinformazione che i media
liberisti attuano per
demonizzare una rivoluzione
geopolitica in atto.
Consolidamento del polo
sudamericano
Chávez e il socialismo del
XXI secolo
Il "dittatore" Hugo Chávez
IN EVIDENZA
WU MING 1,
LEZIONE SU 300
di Wu Ming 1
Mito tecnicizzato e
responsabilità del
narratore. Omaggio
a Furio Jesi: una
lezione al DAMS di
uno dei componenti
del collettivo che ha partorito
Manituana: retoriche,
mitopoiesi, rappresentazione,
autore e sguardo critico. Tutto
comincia la sera in cui WM1 va
al cinema a vedere 300... File
audio in streaming: la voce
dell'autore senza mediazioni.
Pagina 1 di 5
ISRAELE
SALVATO DA
FURIO COLOMBO
di Gianluca Bifolchi
(da Tlaxcala) [Di norma, nei
limiti del possibile, Carmilla
evita di pubblicare contributi
che non siano originali....
WATCHMEN: CHI
SORVEGLIA I
SORVEGLIANTI?
di M. Gardella
Watchmen è
un’opera grandiosa.
Non è un graphic
novel e tanto meno
un fumetto, non è
un romanzo anche
se tra ognuna delle serie di
tavole il talento di Moore
come puro narratore di fiction
si manifesta in una serie di
esercizi letterari
complementari all’arte
figurativa...
Controinformazione
IL GOVERNO
DELLE RUSPE
di Alberto Masala
[Pubblico questo
intervento del poeta Alberto
Masala (1) a commento
dell'ultima porcheria del
sindaco di Bologna Sergio...
I GIORNALI A
PROCESSO: IL
CASO 7 APRILE SECONDA
PUNTATA
“Questo primo sosia di Saddam è decisamente più giovane: esibisce la folta capigliatura nera,
spiccano i folti baffi neri e non porta gli occhiali. Ma soprattutto sorride”.
Perché mai non dovrebbe sorridere? La risposta di Magdi è immediata: “Si sa che durante
l’infanzia Saddam ha maturato un profondo sentimento di solitudine e di diffidenza nei
confronti del prossimo, al punto di fargli esclamare: ‘ero padre e madre di me stesso’!”.
Argomento incontrovertibile, se non fosse che nel suo libro Allam dice che Saddam Hussein
non sorride mai da solo, mentre sorride in compagnia. Però, in fondo, è una contraddizione
minore. Allam avrà semplicemente saltato, mentre scriveva il suo saggio, la pagina di Gente
che la spiegava. Capita anche ai migliori talenti.
Sta di fatto che, posta la tripartizione dei Saddam, ne resta un terzo da individuare sotto la
complicata chirurgia plastica. Fortuna che abbiamo Magdi Allam che ci guida alla verità: “(…) Ci
pare più credibile il secondo sosia che è comparso nel corso della recente intervista a Dan
Rather della Cbs. Questo terzo Saddam non sorride. E’ irascibile e scontroso. Sono tratti
comportamentali che combaciano con quelli del vero Saddam. Ma basta mettere a confronto le
due foto per rendersi conto che il Saddam di ieri è una persona diversa dal Saddam
intervistato da Dan Rather. Quest’ultimo è inequivocabilmente più asciutto e più snello”.
Mi metto nei panni dell’infelice secondo sosia di Saddam Hussein. Costretto per un colloquio di
un’ora a imitarne la voce (ma forse la chirurgia di cui è stato vittima ha riguardato la laringe).
Costretto per la stessa durata a enunciare i medesimi concetti che avrebbe esposto il rais.
Non mi consola dalla pena il fatto che Magdi Allam, alcuni giorni dopo, riveli la verità: i cloni
pronunciano discorsi già registrati in precedenza. Il compianto diventa anzi maggiore. Pensate
al povero secondo sosia che deve apprendere a muovere le labbra in sintonia con la
registrazione. Pensate agli sforzi per convincere Dan Rather a porre le domande nella
successione giusta, salvo obbligare il sosia a movimenti labiali sfasati (che certo gli
costerebbero la vita, o il pestaggio della merenda) oppure a risposte balorde.
Mi fermo qua. Anticipo solo, della prossima puntata, che praticamente ogni
reportage dall’Iraq e dintorni di Magdi Allam, sosia a parte, risulta smentito
dai fatti addirittura poche ore dopo che l’ha scritto.
Cosa importa? Quando si tratta di difendere una “Guerra Occidentale” con le
maiuscole, sotto le apparenze di una falsa obiettività “pacifista”, La Repubblica
non si discosta troppo da Libero e da altri giornalacci. Ben venga, dunque, il
Pinocchio d’Egitto con le sue amenità lombrosiane. Come dicono gli odiati
francesi? A la guerre comme à la guerre.
Pubblicato Aprile 7, 2003 07:22 AM
versione stampabile
di Luca Barbieri (c) 2002 - Si
consente la riproduzione
parziale o totale dell'opera e
la sua diffusione per via...
I GIORNALI A
PROCESSO: IL
CASO 7 APRILE PRIMA PUNTATA
di Luca Barbieri [Ormai
sappiamo tutti (con
l’eccezione di Claudio Magris,
che chissà dov’era negli ultimi
trent’anni) che Toni Negri...
Interviste
INTERVISTA A
JOSEPH
O'CONNOR
di D. Albano
"Penso che noi
scopriremo che
Marx aveva ragione
su molte cose, e
che l’unico modo
che noi abbiamo
per continuare a esistere sia
diventare più 'redistributivi'..."
E / CO / MÀ / FIA
Intervista a
Sandrone Dazieri di
Jedel Andreetto
Abusivismo edilizio, discariche
ed escavazioni abusive,
traffico di rifiuti, racket degli
animali, trafugamento...
SEBASTE:
INCONTRO CON
JEAN
BAUDRILLARD
di B. Sebaste
“La violenza
http://www.carmillaonline.com/archives/2003/04/000155.html#000155
VONNEGUT: ALLA
LARGA DALLA
VITA!
di K. Vonnegut
A tutti i non-nati, a
tutti i nascituri, a
tutti gli innocenti
grumetti di
indifferenziata
nientità: Alla larga
dalla vita! Io me la sono
beccata, la vita. io mi sono
ammalato di vita. ero anch’io
un batuffolo di indifferenziata
nientità, e poi , pifff, s’è aperto
all’improvviso uno spiraglio,
uno spioncino. Luce e rumore
si sono riversati dentro il
nulla...
Tutti gli Speciali
DA RILEGGERE
Di vecchi pugili e operai
che muoiono sul lavoro di G.
De Michele
Due lavoratori,
Angelo di Mugnano
e Cristian di
Bolzano, muoiono nei rispettivi
cantieri. Due dei tanti: chi
uccide quattro o cinque
lavoratori al giorno?
Intervista sulla
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Unito 3/3 di Giuseppe Genna
Erano due bambini. Due
bambini. Stavano seduti su
troni non adatti alle loro
stature. Sembravano gemelli,
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Ultima cronaca dal Regno
Unito 2/3 di Giuseppe Genna
Appena uscita dal samadhi
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preghiera medianica le Persone
del Re Unito e della...
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Unito 1/3 di Giuseppe Genna
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Hugo, L’uomo che ride
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Occhietti rossi di Valerio
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Maurizio Cometto Il costruttore
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Bolivar, Garibaldi e
Gramsci di Luis Britto García
[In Italia, la disinformazione sul
Venezuela è guidata da La
Repubblica. Di recente, il
corrispondente del...
Bandar Ibn Sultan: il
piccolo principe di Carnwell
di Sbancor "Combattete coloro
che non credono in Allah e
nell'Ultimo Giorno, che non
vietano quello che Allah e il...
L'orrore in discoteca di
Valerio Evangelisti [E' uscito
pochi mesi fa un romanzo
horror molto particolare:
Francesco Dimitri, La ragazza
dei miei sogni,...
Un manifesto per Sacco e
Vanzetti di Silvio Antonini
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di T. Pulsinelli
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Stati Uniti, che
covava sotto la
cenere mediatica
da molto tempo,
ma veniva sistematicamente
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BRUNO TRENTIN,
MORTE DI UN
COMBATTENTE
di N. La Police
Nel settembre del
'92 con la solita
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Trentin, mentre
nelle segreterie
difendeva
strenuamente la liquidazione
della scala mobile, dette il via
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proprio sulla scala mobile un
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La crisi dei mutui subprime e
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EUGENIO DE
MEDIO: NENIO
di Lucio Angelini
Vibrisselibri è una
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INTERVENTI
IL PINOCCHIO D'EGITTO (SECONDA PARTE: I BOIA)
IL PINOCCHIO D'EGITTO (Seconda parte: i
boia)
di Valerio Evangelisti
Certo, dispiace un poco criticare (benevolmente, sia chiaro:
come fa Striscia la notizia con Alda D’Eusanio) un intellettuale
del livello di Magdi Allam. Dispiace perché si tratta di un
perseguitato politico, ricercato da poteri forti e temibili. Lo
narra lui stesso nella prefazione al suo libro davvero
imperdibile, Saddam, storia segreta di un dittatore, alle pagine
4 e 5. E’ il 1990, e Allam fa uscire su La Repubblica un suo
pezzo contro Saddam Hussein. Ciò che accade dopo è
drammatico. Anzitutto il giornale riceve un fax minatorio con l’intestazione dell’ambasciata
irachena. Non è firmato, e ciò significa, secondo Allam, che chi lo invia è lo stesso governo
dell’Iraq. E’ l’inizio di una crisi di portata, se non mondiale, quanto meno regionale.
Infatti, subito dopo il fax anonimo, l’ambasciata dell’Iraq convoca tutti gli ambasciatori a Roma
dei paesi della Lega Araba per discutere il caso Magdi Allam. Miracolo, tutti quei diplomatici
si affrettano ad abbandonare inutili incartamenti sui conflitti in corso e sulle guerre imminenti
per accorrere all’ambasciata irachena. Ma miracolo ancora maggiore è che la centralità palese
dell’emergenza Allam provochi l’immediato superamento dei dissidi all’interno della Lega
Araba. Sauditi e palestinesi, libici e kuwaitiani, siriani e libanesi, per una volta uniti, pendono
dalle labbra dell’ambasciatore dell’Iraq ed emettono la sentenza: Magdi Allam sarà d’ora in poi
boicottato in ogni paese arabo. O almeno così lui racconta. Non vedo motivo per non credergli.
E’ evidente come, scoppiata l’attuale guerra anglo-americana contro l’Iraq, La Repubblica
invii da quelle parti (per la precisione in Kuwait) il giornalista che tredici anni prima, con un
solo articolo, fu capace di suscitare reazioni più isteriche che Emile Zola col suo J’accuse.
Ottima scelta. Come ho già scritto nella prima parte di questo articolo, Allam è l’unico che si sa
districare tra la folla dei sosia di Saddam Hussein: ormai li distingue a fiuto l’uno dall’altro.
Inoltre, possiede notizie che nessun altro ha, in nessuna parte del mondo.
Lasciamo perdere l’incidente del 22 marzo (le date che indico d’ora in poi riguardano i numeri
de La Repubblica), quando Allam annuncia la resa dell’intera 51^ divisione dell’esercito
iracheno a Bassora, generale in testa. Si tratta di una bufala diffusa dal comando alleato, e
largamente ripresa da tutta la stampa. E’ ben vero che Allam, avvezzo alla fisionomica
lombrosiana, descrive l’ “atteggiamento dimesso” e gli “occhi persi” dei prigionieri, leggendovi
lo scontento diffuso verso Saddam Hussein. Ammette onestamente di avere notato tutto ciò
mentre guardava la Tv. Sappiamo già, dalle cronache di Bonini & D’Avanzo, che guardare
bene la Tv è uno dei compiti fondamentali del corrispondente di guerra. Allam si limita a
guardarla con più acume.
Il vero Magdi Allam, quello che amo, emerge il giorno successivo. La
televisione irachena ha mostrato le foto di cinque marines catturati, e di altri
morti e accatastati. E’ a questi ultimi che si dedica Allam, con una descrizione di
grande efficacia scenica:
“Un’intenzionale esibizione di brutalità. I volti sfigurati, la fronte dilaniata dal
colpo di grazia appena sparato, i corpi gettati sul pavimento in mezzo a pozze di
sangue, il pantalone abbassato in segno di sfregio”.
In effetti, le foto mostrano che alcuni dei marines hanno i calzoni semiabbassati, come se li
avessero... tirati per i pantaloni. Infatti sono chiaramente stati accostati l’uno all’altro. Ma ciò
ha poca importanza. Quel che conta è il “colpo di grazia”. Bisogna attendere il 27 perché Magdi
Allam ci spieghi la dinamica dei fatti, in un articolo intitolato I marines giustiziati dai plotoni
della morte. La prima frase è già rivelatrice: “L’ordine di Saddam è perentorio: ‘Uccideteli!’”. In
effetti è perentorio, però non è riferito ai marines prigionieri: è tratto da un discorso in cui
Saddam Hussein incitava gli iracheni alla resistenza. Ma poco importa a Magdi Allam, che
citando il New York Times, che a sua volta cita imprecisate fonti del Pentagono e della Casa
Bianca, dice che “probabilmente quei soldati sono stati giustiziati di fronte a un plotone
d’esecuzione improvvisato sul luogo della cattura. Un macabro spettacolo offerto alla
cittadinanza come esempio da seguire e come monito a tutti coloro che dovessero nutrire
simpatie per gli americani” (chiaramente una folla: siamo nel giorno successivo alla prima
strage in un mercato di Baghdad).
Si noti quel “probabilmente”: rende dubitativa la prima frase, ma la seconda è già assiomatica.
Non parliamo della terza: “Si tratta del primo caso di giustizia sommaria ai danni degli
americani in questa guerra”.
Benissimo. Adesso il quadro è chiaro. Gli americani vengono allineati davanti a un plotone
d’esecuzione, al cospetto della cittadinanza o di una sua significativa componente. Ai
sopravvissuti alla fucilazione viene sparato in mezzo alla fronte, da distanza sufficiente a fare
un foro senza spaccare il cranio. Poi ai morti vengono calate le brache, per il sollazzo generale.
Ma qui i plotoni della morte devono avere davvero fretta, perché dimenticano di slacciare le
cinture. Dalle foto si vede, infatti, che le vittime hanno ancora la cinghia. A quel punto i boia
rinunciano a scoprire del tutto natiche e pudenda. Disperdono la folla, che ha già avuto la sua
buona lezione, e fotografano i corpi. Assolutamente lineare.
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IL CASO PETRELLA E LA
DISCARICA ITALIA
di G. Genna
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DI MARINA
PETRELLA
[...] C'è una lista, inviata ai
tempi del governo Berlusconi a
quello francese, in cui sono
indicati i nomi dei rifugiati che
l'Italia desidera siano estradati.
Poco è cambiato da Berlusconi
a Prodi: quella lista è la pietra
tombale su una promessa fatta
da un Presidente di Francia,
rispettata da nove primi
ministri e, di colpo,
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disinformazione che i media
liberisti attuano per
demonizzare una rivoluzione
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XXI secolo
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LEZIONE SU 300
di Wu Ming 1
Mito tecnicizzato e
responsabilità del
narratore. Omaggio
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SALVATO DA
FURIO COLOMBO
di Gianluca Bifolchi
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WATCHMEN: CHI
SORVEGLIA I
SORVEGLIANTI?
di M. Gardella
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un’opera grandiosa.
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tavole il talento di Moore
come puro narratore di fiction
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esercizi letterari
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Controinformazione
IL GOVERNO
DELLE RUSPE
di Alberto Masala
[Pubblico questo
intervento del poeta Alberto
Masala (1) a commento
dell'ultima porcheria del
sindaco di Bologna Sergio...
I GIORNALI A
PROCESSO: IL
CASO 7 APRILE SECONDA
PUNTATA
di Luca Barbieri (c) 2002 - Si
consente la riproduzione
parziale o totale dell'opera e
la sua diffusione per via...
I GIORNALI A
PROCESSO: IL
CASO 7 APRILE PRIMA PUNTATA
buona lezione, e fotografano i corpi. Assolutamente lineare.
Nei giorni successivi, tuttavia, si rinuncerà a sostenere la tesi dei marines uccisi dopo la cattura
(anzi, Lilli Gruber mostrerà la scena di alcuni marines che uccidono due iracheni prigionieri
stesi al suolo, senza peraltro dare troppo peso alla faccenda). Anche perché interviene nel
frattempo il caso di Jessica Lynch, che faceva parte dello stesso gruppo di marines uccisi o
catturati. La si scopre viva in un ospedale, sottoposta a cure mediche. Certe Tv statunitensi
sosterranno per un poco che l’ospedale era in realtà una camera di tortura (in effetti, ogni
ospedale iracheno può oggi apparire tale), mentre la stampa scandalistica dirà che era stata
tenuta in vita solo per essere violentata a ripetizione dalle “scimmie”. Anche questo, però,
viene accantonato in fretta, per paura del ridicolo. Chi resiste impavido sul fronte della verità è
il corrispondente più coraggioso: Magdi Allam. Non è un caso se l’intera Lega Araba lo odiava
tanto.
Prima di passare alle sue nuove rivelazioni, però, soffermiamoci ancora un istante sui plotoni
della morte. Cosa siano, Allam lo descrive con tremenda efficacia, da uomo bene informato
dei fatti:
“A Baghdad, a Bassora e nei grandi centri urbani la Guardia Repubblicana ha costituito dei
plotoni di esecuzione che giustiziano all’istante chiunque sia sospettato di tradimento. Senza
nessun processo ma con tanti testimoni. Perché l’obiettivo non è tanto di uccidere il singolo ma
terrorizzare la comunità. A sparare insieme ai militari deve esserci un parente della vittima
prescelta”.
Mio Dio, è orribile. Pensate alla scena atroce del padre, dello zio, del figlio, del cognato
costretti a sparare sul congiunto. Pensate al tempo perso a rintracciare, come è d’obbligo,
qualche parente della vittima. Pensate all’altro tempo sprecato per cercare di radunare un
numero congruo di testimoni. Forse è per questo che non si è ancora avuta notizia di un solo
episodio simile. La burocrazia di Saddam Hussein dev’essere tutta sguinzagliata
nell’adempimento delle formalità previste dalle procedure di esecuzione. Magari suoi agenti
sono attualmente negli Stati Uniti alla ricerca di parenti dei marines uccisi o da uccidere, da
coinvolgere in qualche modo nel misfatto (e, visto che ci sono, forse ne approfittano per
seminare antrace: tout se tient, direbbero i maledetti francesi).
Ma il vero colpo di grazia Magdi Allam lo infligge ai suoi lettori con una
frasetta finale del suo articolo, anticipatrice di una tesi su cui si soffermerà più
volte nei giorni seguenti: secondo lui, Bush ha deciso “di non ingaggiare lo
scontro militare dentro le città per evitare un bagno di sangue tra i civili”.
Ehm, ci vuole un certo coraggio per scrivere una cosa simile lo stesso giorno
della prima strage al mercato di Baghdad. Seguiranno le bombe a
frammentazione (fatte apposta per salvaguardare i civili), l’abbattimento di
interi quartieri popolari, l’eccidio di bambini a Hilla, fino all’assassinio di alcuni
giornalisti. Commuove, in mezzo a tanto sangue, l’impegno sostanzialmente
umanitario di George W. Bush. Manca poco che Magdi Allam proponga per lui
il premio Livio Tempesta della bontà. E manca poco che allo stesso Allam tocchi il premio I
Figli di Geppetto per l’informazione onesta e obiettiva.
Il bello però deve ancora venire. Lo si leggerà nella terza e ultima puntata. Preparatevi a
ridere.
Pubblicato Aprile 9, 2003 06:17 AM
versione stampabile
di Luca Barbieri [Ormai
sappiamo tutti (con
l’eccezione di Claudio Magris,
che chissà dov’era negli ultimi
trent’anni) che Toni Negri...
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JOSEPH
O'CONNOR
di D. Albano
"Penso che noi
scopriremo che
Marx aveva ragione
su molte cose, e
che l’unico modo
che noi abbiamo
per continuare a esistere sia
diventare più 'redistributivi'..."
E / CO / MÀ / FIA
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Sandrone Dazieri di
Jedel Andreetto
Abusivismo edilizio, discariche
ed escavazioni abusive,
traffico di rifiuti, racket degli
animali, trafugamento...
SEBASTE:
INCONTRO CON
JEAN
BAUDRILLARD
di B. Sebaste
“La violenza
http://www.carmillaonline.com/archives/2003/04/000162.html#000162
VONNEGUT: ALLA
LARGA DALLA
VITA!
di K. Vonnegut
A tutti i non-nati, a
tutti i nascituri, a
tutti gli innocenti
grumetti di
indifferenziata
nientità: Alla larga
dalla vita! Io me la sono
beccata, la vita. io mi sono
ammalato di vita. ero anch’io
un batuffolo di indifferenziata
nientità, e poi , pifff, s’è aperto
all’improvviso uno spiraglio,
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si sono riversati dentro il
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Ultima cronaca dal Regno
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occulti privi di valore da...
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dei miei sogni,...
Un manifesto per Sacco e
Vanzetti di Silvio Antonini
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STREET
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inmobiliario degli
Stati Uniti, che
covava sotto la
cenere mediatica
da molto tempo,
ma veniva sistematicamente
ignorata o minimizzata. Ora
che l’esplosione è avvenuta,
emergono le caratteristiche
distruttrici di un collasso che
sta facendo tremare il
cosiddetto sistema finanziario
internazionale...
BRUNO TRENTIN,
MORTE DI UN
COMBATTENTE
di N. La Police
Nel settembre del
'92 con la solita
tattica da infiltrato
Trentin, mentre
nelle segreterie
difendeva
strenuamente la liquidazione
della scala mobile, dette il via
alle manifestazioni di piazza
contro il governo Amato
proprio sulla scala mobile un
po' per alleggerirsi a sinistra
un po' per far vedere
all'esecutivo che la dirigenza
sindacale si accordava ma era
forte e doveva quindi essere
un invitato importante al
tavolo delle compatibilità...
QUELLA
MALEDETTA CASA
DI SLAWSON
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La crisi dei mutui subprime e
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potrebbe iniziare così. Oggi,
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EUGENIO DE
MEDIO: NENIO
di Lucio Angelini
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nel giugno 2006: cerca il
nuovo e l’insolito attraverso
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ISRAELE
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INTERVENTI
IL PINOCCHIO D'EGITTO (TERZA PARTE: SAN REMO)
IL PINOCCHIO D'EGITTO (Terza parte: San
Remo)
di Valerio Evangelisti
Devo scusarmi con i quattro lettori di Carmilla On Line. Avevo
promesso uno studio su Magdi Allam limitato a tre puntate.
Purtroppo la materia mi è esplosa tra le mani e devo estendere gli
episodi a quattro. Ne sono desolato. Considerate, però, che le
videocassette de Il giornalino di Giamburrasca, con Rita Pavone,
sono altrettante. Non mi direte che Magdi Allam non merita uno
spazio pari a Rita Pavone, o a Giamburrasca. Se non altro, è
molto più divertente.
Mi permetto di ribadirlo per la terza volta. Non si comprende il Magdi Allam
cronista di guerra se non si prendono le mosse dal Magdi Allam saggista, sociologo e frenologo,
per usare un termine antiquato. Il primo potrebbe essere scambiato per un semplice
contafrottole, solo molto più fantasioso dei colleghi. Il secondo ci permette invece di capire
come quella che sembrerebbe pura menzogna spudorata e un po’ bislacca sia invece il frutto di
un progetto culturale di ampio rilievo.
Torniamo dunque all’impagabile opera di Magdi Allam, reperibile in qualsiasi libreria, intitolata
Saddam. Storia segreta di un dittatore. Leggiamone un brano. E’ riferito alla madre di
Saddam Hussein, Sobha, e alla sua sconfinata cattiveria, trasmessa al figlio:
“Quando una delle sue figlie incinte fu colta da febbre alta, venne trasferita in una clinica
privata diretta da un illustre professore. Sobha lo fermò nel corridoio e, davanti a tutti gli altri
medici, gli urlò in faccia: ‘Figlio di puttana, se mia figlia muore, erigerò la forca fuori
dell’ospedale e ti impiccherò!’ Il professore svenne sull’istante” (p. 18)
L’episodio è inquietante perché dimostra, oltre alla perfidia di Sobha, la scarsa fibra dei
chirurghi iracheni. Ma adesso mi rivolgo a chi conosce l’inglese, e lo prego di leggere questo
brano:
“When one of Subha’s married daughters had a problematic pregnancy and came down with a
high fever, the daughter was taken to a private hospital for women in Baghdad, headed by a
prominent gynaecologist. After the doctor had examined the woman, Subha stopped him in
front of several members of the hospital staff standing in the corridor and screamed: ‘You son
of a bitch, if my daughter dies, I will erect your gallows outside your hospital and hang you!’.
The man fainted.”
Qualcuno si chiederà se il prezioso studio di Magdi Allam sia stato già tradotto negli Stati Uniti
o in Inghilterra. No, anche se sicuramente accadrà tra breve. Il secondo brano è leggibile a
pag. 37 del volumetto di Judith Miller e Laurie Mylroie Saddam Hussein and the Crisis in
the Gulf, Times Books-Random House, New York-Toronto, 1990.
Plagio! diranno i maligni, specie dopo avere constatato che tutto il saggio di Magdi Allam è
costellato di prestiti forzosi da quell’aureo libretto, non evidenziati né da virgolette, né da
indicazioni del numero di pagina (salvo un caso che dirò). Invece i maligni si sbagliano.
Prima di denunciare la loro malafede, è però bene chiarire la natura dell’opera di Judith Miller
(una giornalista) e di Laurie Mylroie (una ricercatrice). Non si tratta di un testo con pretese
scientifiche, bensì di un classico instant book partorito in fretta e furia mentre stava iniziando
la prima guerra del Golfo. Utile perché riporta, in appendice, le denunce di Amnesty
International contro le violazioni dei diritti umani commesse in Iraq; ma, per il resto, quasi
inservibile poiché privo di indicazioni delle fonti che non siano a dir poco generiche: “un
testimone racconta”, “secondo una segretaria di Saddam”, e così via.
L’accusa a Magdi Allam di avere copiato interi paragrafi di un libro-bidone non sta in piedi
perché, paragonando i due brani riportati, si nota facilmente che ha tolto dall’originale alcune
frasi, mentre in altri casi ne aggiunge. Vale per lui la difesa dei cantanti che, a ogni festival di
San Remo, sono accusati di plagio da Striscia la notizia: se l’ispirazione è comune, la
limitatezza del fraseggio musicale obbliga a esprimersi nella stessa maniera. Allam è dunque
salvo.
Conferma la sua innocenza l’unico caso in cui, nel suo libro, Allam cita come
fonte il pamphlet di Miller & Mylroie. Siamo alle pagine 17-18 del saggio di
Allam (36-37 dell’altro libro). Vi si narra un episodio spaventoso. Hussein è già
al potere. Un suo compaesano, il generale Omar Al-Hazzah, si intrattiene con
un’amica senza sapere di essere spiato. Le confida di essere stato a letto con la
madre di Saddam, la perfida e corrotta Sobha.
Quando il dittatore ha in mano la registrazione, la reazione è inattesa. Raduna un’assemblea
dei clan di Tikrit e fa ascoltare a tutti il nastro registrato (già allora ci teneva alla discrezione
sulle beghe familiari, e alla tutela dell’onore della madre). Poi scoppia a piangere davanti a
tutti e grida: “Che cosa pensate che meriti un uomo così?” Che cosa meriti lo sa benissimo. Ce
lo spiega Magdi Allam (che, nel corso del suo saggio, tornerà altre due volte sull’episodio): “Il
generale Al Hazzah e suo figlio, un ufficiale della Guardia Repubblicana, furono giustiziati.
L’amante del generale fu impiccata e le loro case furono rase al suolo. La condanna a morte
del figlio del generale rientra nell’ambito della ‘responsabilità oggettiva’ del crimine che
contempla l’estensione della condanna ai familiari del colpevole.”
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(da Tlaxcala) [Di norma, nei
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di Luca Barbieri (c) 2002 - Si
consente la riproduzione
parziale o totale dell'opera e
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contempla l’estensione della condanna ai familiari del colpevole.”
A questo punto, Allam rinvia finalmente al volumetto di Miller & Mylroie. Dove peraltro, pur
nell’ambito di una traduzione quasi letterale, l’ultima frase non figura. Ma ce ne sono altre, che
Magdi Allam ha aggiunto di propria iniziativa, facendole un po’ arbitrariamente rientrare nella
stessa fonte. Per esempio, le due autrici americane dicono che Shoba godeva di cattiva fama,
rispetto ai costumi di Tikrit, perché pretendeva di essere l’unica moglie, rispetto alle quattro
concesse al marito. Magdi Allam, forse giudicando (non a torto) insufficiente questa accusa di
immoralità, aggiunge di suo pugno: “Di fatto la povera donna sbarcava il lunario
prostituendosi”. E più sotto, quando Saddam Hussein fa ascoltare il nastro registrato ai clan di
Tikrit e scoppia a piangere, ne spiega la ragione: “La verità sulla professione infamante della
madre sconvolse Saddam profondamente”.
Impariamo dunque che Saddam Hussein non aveva ascoltato prima il nastro che stava per
fare udire a cani e porci. Sorprendente. Ma quello che emerge con sicurezza è che Magdi Allam
considera Saddam Hussein un “figlio di puttana”, e vuole dimostrarlo oltre l’insulto, sul piano
pratico. Be’, perché no? Anche Svetonio, storico repubblicano, inventava non importa cosa a
danno degli imperatori che detestava. Che c’è di male, se la causa è giusta?
E’ questo il tratto comune tra l’Allam corrispondente di guerra e l’Allam scienziato sociale:
l’espressionismo. Nel senso che, quando il fatto in sé è scarno, viene arricchito di dettagli
immaginari o dubbi, per lo più grotteschi o da incubo. E questo è un servizio reso alla verità, in
quanto l’evento si trova così immerso in un’atmosfera che lo valorizza, superando la banalità
monodimensionale della cronaca e della storia. Allam apre un varco all’emotività, e dunque a
una storiografia profondamente umana, in cui gli stati d’animo hanno un ruolo prioritario
rispetto al fatto, che a quel punto può anche essere totalmente fasullo. Allam, più che storico,
è pittore.
Ma torniamo alla precedente interpolazione di Magdi Allam, quella relativa alla “responsabilità
oggettiva” del crimine che estende la punizione al parentado. Il giornalista canadese David
Baran ha di recente messo in dubbio, proprio in nome di quella legge, che l’assassinio del
generale Al-Hazza, di suo figlio, dell’amante del primo ecc. abbia mai avuto luogo (D. Baran,
L’imagination débridée des experts en “irakologie”, in Le Monde Diplomatique, aprile 2003).
Infatti i due nipoti di Al-Hazza mantennero i loro incarichi di governatore e di comandante
dell’esercito.
Io però sto dalla parte di Magdi Allam, che ai miei occhi ha avuto un torto
solo: quello di credere che l'instant book a cui ha attinto con tanta generosità,
introvabile nelle biblioteche, non fosse stato letto da nessuno. Senza
considerare che un tizio – per ipotesi, il sottoscritto – avesse potuto vederlo
nell’edicola di una stazione nel 1990 e, incuriosito, comperarlo. Per poi
provare tredici anni dopo, nel leggere l’ultima fatica di Magdi Allam, una
deliziosa sensazione di déjà vu.
Pubblicato Aprile 14, 2003 01:35 AM
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I GIORNALI A
PROCESSO: IL
CASO 7 APRILE PRIMA PUNTATA
di Luca Barbieri [Ormai
sappiamo tutti (con
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JEAN
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VITA!
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A tutti i non-nati, a
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indifferenziata
nientità: Alla larga
dalla vita! Io me la sono
beccata, la vita. io mi sono
ammalato di vita. ero anch’io
un batuffolo di indifferenziata
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all’improvviso uno spiraglio,
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DA RILEGGERE
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e Cristian di
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bambini. Stavano seduti su
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Un manifesto per Sacco e
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IL PARADOSSO
MERCANTILISTA:
LO STATO
FINANZIA WALL
STREET
di T. Pulsinelli
La crisi del settore
inmobiliario degli
Stati Uniti, che
covava sotto la
cenere mediatica
da molto tempo,
ma veniva sistematicamente
ignorata o minimizzata. Ora
che l’esplosione è avvenuta,
emergono le caratteristiche
distruttrici di un collasso che
sta facendo tremare il
cosiddetto sistema finanziario
internazionale...
BRUNO TRENTIN,
MORTE DI UN
COMBATTENTE
di N. La Police
Nel settembre del
'92 con la solita
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Trentin, mentre
nelle segreterie
difendeva
strenuamente la liquidazione
della scala mobile, dette il via
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contro il governo Amato
proprio sulla scala mobile un
po' per alleggerirsi a sinistra
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QUELLA
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Sbancor Una crisi sistemica
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EUGENIO DE
MEDIO: NENIO
di Lucio Angelini
Vibrisselibri è una
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nel giugno 2006: cerca il
nuovo e l’insolito attraverso
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CONTRO ALLAM)
INTERVENTI
IL PINOCCHIO D'EGITTO (QUARTA PARTE: ALLAM
IL PINOCCHIO D'EGITTO (Quarta parte:
Allam contro Allam)
di Valerio Evangelisti
Ci si sente sempre un po’ imbarazzati davanti a Magdi Allam.
Quel diavolo d’un uomo sa sempre cose che nessun altro
conosceva. E, generosamente, distilla le sue rivelazioni come se ce
le sussurrasse all’orecchio, dopo che qualcun altro le ha bisbigliate
a lui.
Prendiamo La Repubblica del 17 aprile. Due giorni prima è stato arrestato a
Baghdad Abu Abbas, leader del Fronte per la Liberazione della Palestina: il gruppo
responsabile, nell’ottobre del 1985, del sequestro dell’Achille Lauro. Tutto, in teoria, era già
stato detto; ma ecco che Magdi Allam ci stupisce con una verità in più, ignorata da ogni altro
commentatore al mondo.
“Quello che non è mai emerso dalle cronache è il legame segreto che c’è tra Saddam e l’Achille
Lauro. Nel 1985 gli iraniani erano riusciti a occupare la penisola di Fao. La morsa dei Pasdaran
di Khomeini tornava a stringersi attorno a Bassora e lungo la direttrice per Baghdad. Saddam
aveva bisogno di creare una cortina fumogena che gli consentisse di riutilizzare le armi
chimiche in modo massiccio. Il sequestro dell’Achille Lauro gli offrì il pretesto. Catturò
l’interesse dell’opinione pubblica internazionale e Saddam poté gasare indisturbato decine di
migliaia di soldati iracheni”.
In effetti, tutto ciò non è mai emerso. Reticenza dei commentatori? Scarsa informazione? Di
sicuro i rivali di Magdi Allam non sospettavano nemmeno un intrigo del genere. E, fino a
qualche mese fa, forse non lo sospettava nemmeno Allam, che infatti nella sua opera capitale
Saddam. Storia segreta di un dittatore così scrive:
“Le cose cambiarono quando nell’aprile 1987 gli iraniani, dopo avere occupato nel febbraio
1986 la penisola di Fao, riuscirono ad arrivare fino a un solo chilometro da Bassora” (pag.
193).
Errore di stampa? No. La fonte cui Magdi Allam attinge costantemente,
attraverso riassunti o trascrizioni letterali, vale a dire il già citato instant book di
Judith Miller e Laurie Mylroie, data anch’essa la conquista iraniana della
penisola di Fao (un episodio cruciale nella guerra Iran-Iraq) al febbraio 1986
(pag. 121). Cinque mesi dopo il sequestro dell’Achille Lauro.
Però Magdi Allam (quello che scrive su La Repubblica: è bene cominciare a
distinguere, poi si vedrà perché), oltre ad anticipare all’anno precedente la presa
della penisola, dice che il sequestro della nave servì a deviare l’attenzione dall’uso dei gas da
parte dell’esercito iracheno. Ora, tale uso è comunemente fissato al 1988 (eccidio nella
cittadina curda di Halabja: 16 marzo), con un solo possibile precedente nell’aprile 1987
(Shayk Wisan). Tutto ciò si legge a pagina 156 del libro di Magdi Allam. Ne consegue,
volendo cercare una qualche coerenza in tutto ciò, che nel 1985 Abu Abbas sequestrò l’Achille
Lauro per deviare l’attenzione da un uso dei gas che Saddam Hussein avrebbe fatto nel 198788, a seguito di una sconfitta subita nel 1986.
Verrebbe da lodare la preveggenza di Abu Abbas, o la sua capacità di distrarre l’attenzione
dell’opinione pubblica internazionale per tre anni consecutivi, col sequestro di una nave risolto
in pochi giorni.
Mm, ho idea che non regga tanto. A denti stretti, devo ammettere che se problema c’è, forse
riguarda Magdi Allam e le sue “rivelazioni”, che hanno l’aria di essere un tantino incoerenti.
Vengono in mente varie ipotesi esplicative: 1) Magdi Allam è un bugiardo spudorato, capace
di distorcere qualsiasi evento pur di infangare il detestato Saddam Hussein, come se questi ne
avesse ancora bisogno; 2) sotto uno stesso nome operano due personalità distinte, e una
scrive il contrario di ciò che scrive l’altra; 3) Magdi Allam è un poeta e un artista, e come
tale rimodella la realtà a piacere, a fini di godimento letterario.
E’ chiaro che scarto con sdegno la prima ipotesi. Non si può trattare da spacciatore di
vergognose patacche un intellettuale riverito da tutti i media italiani, e che scrive
nientepopodimeno che su La Repubblica. Chi ha seguito pazientemente queste mie
considerazioni sa che l’ipotesi che favorisco è la terza. Ora, però, mi vengono dei dubbi. Specie
dopo avere visto, otto giorni fa, Magdi Allam parlare (con Carlo Panella, altro eccellente
biografo di Saddam Hussein) in diretta dagli studi Rai di Roma, e avere letto lo stesso giorno, i
giorni precedenti e quelli successivi sue corrispondenze provenienti da Kuwait City.
Che di Magdi Allam ne esistano più d’uno? Che il nostro si serva di sosia, per
sottrarsi alle minacce omicide di quella Lega Araba che, a suo dire, lo
perseguita da un ventennio?
Qui devo nuovamente scusarmi con il lettore. Le quattro puntate che avevo
messo in preventivo diventano cinque. Abbiate pazienza: nella prossima si
parlerà di paracadutisti cha saltano dall’orlo della vasca da bagno e di
fumigazioni di massa. Più si esplora Magdi Allam, più si trovano argomenti
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EDITORIALE
IL CASO PETRELLA E LA
DISCARICA ITALIA
di G. Genna
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CONTRO
L'ESTRADIZIONE
DI MARINA
PETRELLA
[...] C'è una lista, inviata ai
tempi del governo Berlusconi a
quello francese, in cui sono
indicati i nomi dei rifugiati che
l'Italia desidera siano estradati.
Poco è cambiato da Berlusconi
a Prodi: quella lista è la pietra
tombale su una promessa fatta
da un Presidente di Francia,
rispettata da nove primi
ministri e, di colpo,
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OSSERVATORIO
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CHÁVEZ & GLI ALTRI
Binocolo puntato su Venezuela
e Sudamerica, contro la
disinformazione che i media
liberisti attuano per
demonizzare una rivoluzione
geopolitica in atto.
Consolidamento del polo
sudamericano
Chávez e il socialismo del
XXI secolo
Il "dittatore" Hugo Chávez
IN EVIDENZA
WU MING 1,
LEZIONE SU 300
di Wu Ming 1
Mito tecnicizzato e
responsabilità del
narratore. Omaggio
a Furio Jesi: una
lezione al DAMS di
uno dei componenti
del collettivo che ha partorito
Manituana: retoriche,
mitopoiesi, rappresentazione,
autore e sguardo critico. Tutto
comincia la sera in cui WM1 va
al cinema a vedere 300... File
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VONNEGUT: ALLA
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IL PARADOSSO
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LO STATO
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STREET
di T. Pulsinelli
La crisi del settore
inmobiliario degli
Stati Uniti, che
covava sotto la
cenere mediatica
da molto tempo,
ma veniva sistematicamente
ignorata o minimizzata. Ora
che l’esplosione è avvenuta,
emergono le caratteristiche
distruttrici di un collasso che
sta facendo tremare il
cosiddetto sistema finanziario
internazionale...
BRUNO TRENTIN,
MORTE DI UN
COMBATTENTE
di N. La Police
Nel settembre del
'92 con la solita
tattica da infiltrato
Trentin, mentre
nelle segreterie
difendeva
strenuamente la liquidazione
della scala mobile, dette il via
alle manifestazioni di piazza
contro il governo Amato
proprio sulla scala mobile un
po' per alleggerirsi a sinistra
un po' per far vedere
all'esecutivo che la dirigenza
sindacale si accordava ma era
forte e doveva quindi essere
un invitato importante al
tavolo delle compatibilità...
QUELLA
MALEDETTA CASA
DI SLAWSON
AVENUE
La crisi dei mutui subprime e
i mercati finanziari globali di
Sbancor Una crisi sistemica
potrebbe iniziare così. Oggi,
giovedì...
Recensioni
EUGENIO DE
MEDIO: NENIO
di Lucio Angelini
Vibrisselibri è una
casa editrice “anfibia” sorta
nel giugno 2006: cerca il
nuovo e l’insolito attraverso
una...
ISRAELE
SEI QUI:
HOMEPAGE
INTERVENTI
IL PINOCCHIO D'EGITTO (QUINTA PARTE: I PARÀ)
IL PINOCCHIO D'EGITTO (Quinta parte: I
parà)
di Valerio Evangelisti
Eccoci all’epilogo. E’ con un po’ di tristezza che mi congedo da
Magdi Allam e dalle sue colorite fantasie, capaci di conferire
alla guerra all’Iraq la stessa aura onirica e folle di cui Fellini
sapeva rivestire, al cinema, la Rimini natale o la Roma antica.
Abbiamo vissuto grazie ad Allam, sulle pagine de La
Repubblica, un episodio bellico che poco aveva a che fare con
quello autentico, ma molto più appassionante per intrighi e
retroscena di fantasia, con Saddam Hussein assurto alle dimensioni di un Mangiafuoco dalle
risorse infernali e dalla bocca smisurata (di qui il mio riferimento a Pinocchio; non certo inteso,
come qualcuno ha maliziosamente arzigogolato, a dare a Magdi Allam del bugiardo matricolato
o del vu cumprà della disinformazione a sfondo scandalistico).
Naturalmente, nel tessere le lodi di questo artista, ho dovuto semplificare. Ho quindi
risparmiato al lettore molte vicissitudini dei sosia di Saddam Hussein, prima identificati come
tali e, a distanza di pochi giorni, negati a favore del Saddam autentico (per esempio, in due
articoli dedicati all’ultimo “bagno di folla” del dittatore); certe rivelazioni un po’ contraddittorie,
ma tutte egualmente sicure, sul suo nascondiglio (individuato in tv da Magdi Allam in certe
gallerie sotto Baghdad, e il giorno seguente, sul suo giornale, nella natia Tikrit, dove il tiranno
sarebbe tornato spinto dalla nostalgia; salvo poi scoprire dalle cronache che non si trovava in
nessuno dei due luoghi); alcune considerazioni di grande acume sulla calda accoglienza fatta
dal clero sciita agli anglo-americani, purtroppo smentite dalla banalità dei fatti; la giusta
individuazione, nella comparsa di alcuni esuli iracheni in divise di fantasia, del fattore che
avrebbe mutato le sorti del conflitto. Nessuno osi dire che Magdi Allam avanzava ipotesi
infondate e vagamente deliranti. E’ solo che gli eventi non si sono poi conformati alle sue
costruzioni liriche. Spesso l’artista e il mondo seguono due verità diverse, senza che si possa
dire che quella poetica abbia minore autenticità. Il suo radicamento nella psiche dell’autore è
concreto e non può essere messo in discussione.
Prima di abbandonare Magdi Allam al suo destino, senza dubbio glorioso (O tempora! O mores!
dicevano gli antichi), mi soffermerò su due ultimi dettagli delle cronache di guerra del nostro,
nella speranza che altri capiscano il metodo e ne facciano tesoro. Il primo riguarda un rovello
che ha assillato molti commentatori, nei primi giorni del conflitto. Perché mai le autorità
irachene avevano fatto riempire di petrolio certe canalizzazioni attorno a Baghdad e dato loro
fuoco, sollevando cortine di fumo nero e puzzolente? L’espediente, che ricordava molto il
Michele Strogoff di Jules Verne, appariva obsoleto e di un’ingenuità disarmante. Come
avrebbero potuto nuvoloni scuri e fetidi bloccare i missili o accecare la moderna
strumentazione dei bombardieri?
Qualcuno, è vero, avanzò l’ipotesi che gli iracheni temessero, ai fini della
presa della città, l’impiego più degli elicotteri che degli aerei; nel qual caso la
cortina di fumo oleoso sarebbe in effetti servita. Ma ciò non poteva soddisfare
l’esuberanza immaginifica di Magdi Allam che, forte delle sue fonti esclusive, il
30 marzo strappa a una di queste (un anonimo funzionario del ministero dell’informazione del
Kuwait) una spiegazione molto più convincente:
“[Saddam Hussein] ha deciso di usare la sua gente come scudi umani per proteggersi
dall’attacco americano. Ha fatto circondare Baghdad con una trincea colma di petrolio in
fiamme e una recinzione di filo spinato elettrificato. Gli osservatori stranieri pensano che
l’abbia fatto per impedire agli americani di entrare. La verità è che Saddam vuole impedire ai
sei milioni di abitanti di uscire.”
La chiave interpretativa è tanto plausibile che già il giorno dopo, 31 marzo, Allam la fa
direttamente propria, senza più chiamare in causa fantomatici funzionari. In un articolo
allarmante in cui postula l’avvenuta fusione tra i comandi di Al Quaeda e dell’esercito
iracheno, sotto una “leadership a due teste” formata da Bin Laden e Saddam Hussein (poco
importa che l’unico gruppo vincolato ad Al Quaeda sia poi stato scovato nella clandestinità
garantita dalla no flight zone anglo-americana, e che alcuni detenuti liberati dalle carceri
irachene abbiano più tardi detto di essere stati arrestati perché accusati di connivenza con Bin
Laden), Allam enuncia e rafforza le perfide finalità di Saddam:
“Ha cinto d’assedio sei milioni di abitanti di Baghdad, creando una trincea piena di petrolio che
brucia e un reticolato di filo spinato elettrificato. La popolazione sarà lo scudo umano dietro il
quale si proteggerà dall’attacco dell’esercito americano.”
Qui, suppongo, alcuni spettatori della tv saranno rimasti perplessi. Erano se non quotidiane,
quanto meno molto frequenti, le immagini di auto che entravano e uscivano da Baghdad,
indifferenti alla fumana nera. Che si trattasse di uomini di regime, in possesso di speciali
lasciapassare? Ehm, no. Infatti il 7 aprile i media del mondo intero annunciano che da quel
giorno, dopo la prima incursione americana, il governo iracheno ha imposto il coprifuoco: non
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IL CASO PETRELLA E LA
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di G. Genna
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L'ESTRADIZIONE
DI MARINA
PETRELLA
[...] C'è una lista, inviata ai
tempi del governo Berlusconi a
quello francese, in cui sono
indicati i nomi dei rifugiati che
l'Italia desidera siano estradati.
Poco è cambiato da Berlusconi
a Prodi: quella lista è la pietra
tombale su una promessa fatta
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ISRAELE
SALVATO DA
FURIO COLOMBO
di Gianluca Bifolchi
(da Tlaxcala) [Di norma, nei
limiti del possibile, Carmilla
evita di pubblicare contributi
che non siano originali....
WATCHMEN: CHI
SORVEGLIA I
SORVEGLIANTI?
di M. Gardella
Watchmen è
un’opera grandiosa.
Non è un graphic
novel e tanto meno
un fumetto, non è
un romanzo anche
se tra ognuna delle serie di
tavole il talento di Moore
come puro narratore di fiction
si manifesta in una serie di
esercizi letterari
complementari all’arte
figurativa...
Controinformazione
IL GOVERNO
DELLE RUSPE
di Alberto Masala
[Pubblico questo
intervento del poeta Alberto
Masala (1) a commento
dell'ultima porcheria del
sindaco di Bologna Sergio...
I GIORNALI A
PROCESSO: IL
CASO 7 APRILE SECONDA
PUNTATA
di Luca Barbieri (c) 2002 - Si
consente la riproduzione
parziale o totale dell'opera e
la sua diffusione per via...
I GIORNALI A
PROCESSO: IL
CASO 7 APRILE PRIMA PUNTATA
di Luca Barbieri [Ormai
sappiamo tutti (con
l’eccezione di Claudio Magris,
che chissà dov’era negli ultimi
trent’anni) che Toni Negri...
giorno, dopo la prima incursione americana, il governo iracheno ha imposto il coprifuoco: non
si può lasciare Baghdad dopo le 18 del pomeriggio. Fino a quell’ora gli “scudi umani” possono
transitare in entrata e in uscita.
A quel punto uno pensa che Magdi Allam, o l’anonimo funzionario che lo ispira, abbiano
raccontato balle colossali e un tantino imbecilli. Ma no, ma no. In realtà Allam è sempre alla
ricerca di quella che definirei una “verità psicologica”. Non è vero che Saddam Hussein abbia
dato fuoco al petrolio per trattenere a forza i cittadini di Baghdad, che altrimenti sarebbero
scappati tutti, però avrebbe potuto ben farlo. E magari non è vero (la mia è una pura ipotesi)
che abbia ucciso un uomo a dieci anni di età, come si legge nella biografia del tiranno a firma
Allam (in cui, se si fa caso alle date, l’infanzia del futuro dittatore si prolunga all’inverosimile),
ma certo, alla luce del poi, ne sarebbe stato ben capace. Capito il concetto?
Ecco ciò che pone Magdi Allam sempre un po’ più avanti rispetto a ogni altro commentatore
della guerra irachena, incluso quello che più gli somiglia, Carlo Panella. Allam, unico tra tutti,
trae i suoi dati da un piano differente del reale, dominato dalla sfera inconscia. Da questa
dimensione segreta, cui in passato attinsero grandi nomi, da Paracelso a Giuseppe
Balsamo, nasce l’estrema sicurezza con cui spara dati a ritmo incalzante, vanificando con
foga degna di un profeta d’altri tempi ogni possibile obiezione.
Prendiamo La Repubblica del 30 marzo. L’articolo di Allam in seconda pagina si apre già con
un assioma, rivelatore di segrete conoscenze: “Da loro Saddam si attende molto”. Di chi si
parla? Dei corpi speciali del suo esercito. Subito dopo Allam li passa in rassegna. Uno di essi, in
particolare, colpisce per stranezza chi si sia accostato alla storia irachena recente:
“La seconda unità è inserita nell’arma dell’Aeronautica. In entrambe queste unità gli aderenti
vengono addestrati all’uso delle armi sofisticate, a paracadutarsi, a resistere alle condizioni
ambientali estreme. Quando vanno in missione sanno che si tratta di operazioni suicide e che
non torneranno indietro. Indossano la divisa mimetizzata tipica dei parà.”
Qui uno non può fare a meno di grattarsi il cranio. Cavolo: è risaputo che da oltre un decennio
l’Iraq non possiede alcuna aviazione. Quella che aveva è rimasta parcheggiata in Iran, sotto
buona custodia. E’ vero che alcuni giornalisti australiani avrebbero fotografato alcuni Mig 25,
ma, a parte il fatto che la notizia non ha trovato conferma, si tratta di caccia, non idonei ai
lanci col paracadute. Escluso per lo stesso motivo anche qualche vecchio elicottero, da dove si
sarebbero lanciati i terribili paracadutisti di Saddam? Dall’orlo della vasca da bagno? O il
mondo mente, o Magdi Allam conta balle.
Posto che la seconda ipotesi non è credibile, e che la prima rende dubitativi, la
verità che si fa strada è una terza: quella della realtà psicologica. Chi ha mai
detto che per essere paracadutisti e per appartenere all’aeronautica serva un
aereo? Basta immaginarselo. Ed ecco allora che nella nostra fantasia si
stagliano i parà di Saddam, i quali, a braccia larghe, imitando con la bocca il
rombo di un aereo, corrono sui prati e saltellano di tanto in tanto, per mimare
un lancio d’alta quota. Immagine che ha una sua bellezza quasi infantile, e
dunque si radica in quell’angolo della nostra memoria di bambini (dunque ben
reale, e forse più reale del reale) in cui gli aquiloni si intrecciano a un
comico Paperino paracadutista.
E’ d’obbligo essere grati a Magdi Allam di questa ondata di teneri ricordi. E a La Repubblica
che, invece di ossessionarci con fredde cronache di guerra, ne ha affidato la trasfigurazione alla
penna di un autentico poeta.
Pubblicato Maggio 7, 2003 05:24 AM
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