PROVINCIA DI SALERNO COMUNE DI SALERNO Assessorato alle Politiche Culturali Assessorato Pari Opportunità CENTRO INIZIATIVE CULTURALI KOINÈ XIX FESTIVAL DI MUSICA ANTICA DI SALERNO Dei e miti La mitologia nella musica barocca 15-28 novembre 2005 Salerno, Complesso di Santa Sofia “Mi imposi la regola di lavorare regolarmente per due o tre ore con persone diverse, accanto alle ore in cui lavoravo da solo [...]. Diedi ordine ai quattro segretari di stato di non firmare nulla, da allora in poi, senza averlo prima discusso con me, e lo stesso feci con i sovrintendenti alle finanze. Inoltre nessuna transazione finanziaria doveva avvenire sena essere stata prima registrata su di un libretto che rimaneva presso di me [...]. Proclamai che qualunque richiesta di grazia fosse indirizzata direttamente a me, e garantii a tutti i miei sudditi il privilegio di appellarsi a me in qualunque momento [...] Riguardo a chi doveva assistermi nel mio lavoro, decisi prima di tutto di non nominare un primo ministro [...] Per concentrare tutta l’autorità interamente nelle mie mani [...] decisi di controllare i vari ministri quando meno se lo potevano aspettare.” Questo estratto dalle Mémoires di Louis XIV mostra eloquentemente la base su cui venne costruito il mito di Louis XIV, il re Borbone che passerà alla storia come Louis le Grand e Le Roi Soleil. Il sovrano assoluto, i cui poteri venivano non dal popolo, neanche dai pari del regno ma bensì elargiti da Dio in persona, non era nuovo alla storia moderna, ma era nuova (estremamente moderno in senso attuale) la costruzione sistematica, ragionata e lucida di un mito, operazione questa riuscitissima tanto da resistere attraverso i secoli intatta nel suo splendore. Louis-Dieudonné (5 settembre 1638 -1 settembre 1715), terzo rampollo di casa Borbone della dinastia dei Capetingi, salì al trono come Re di Francia e di Navarra nel 14 maggio 1643 e regnò sulla Francia sino alla sua morte. Il suo fu il regno più lungo della storia d’Europa. Sin dalla sua nascita venne circondato da un alone di miracolo, dato che questa avvenne dopo 23 anni di matrimonio sterile tra i suoi genitori, Luigi XIII e Anna d'Austria. All’età di 4 anni ereditò il trono di Francia, ma non prese realmente in mano il governo se non nel 1661, alla morte del suo primo ministro, il Cardinale Mazarino. Furono il ricordo della tentata rivoluzione della Fronda, capeggiata da una parte della nobiltà e forse l’opprimente ricordo del potere del Cardinale Mazarino, a far sì che alla sua prima apparizione in pubblico il giovane re affermasse senza mezzi termini che “L’Estat c’est moi!”. Anche se sull’autenticità della frase sorgono ora dei dubbi non vi è però dubbio sulla sostanza del messaggio e sulla sua reale attuazione. Luigi aveva tratto insegnamento dalle tattiche politiche raffinatissime di Mazarino ma aveva anche capito di dover tenere assolutamente a bada la nobiltà oltre che il popolo. Ebbene, quale metodo migliore che l’assurgere al ruolo di dio e mito ? Il popolo venne sedotto dall’immagine costante del Re in veste di Apollo, Imperatore romano, travestito da Sole, incarnante eroi del passato, che vegliava amorevolmente ma possentemente sulla povera gente. I nobili vennero invischiati in un insieme di rigidissime regole di etichetta, subliminalmente costretti a credere che il loro più alto scopo nella vita fosse quello di recarsi a Versailles (la nuova reggia del Re) a rendere omaggio al sovrano. Costretti a spendere cifre folli per il soggiorno, per i vestiti, le parrucche che passavano di moda ad ogni stagione, stremati dalle perdite frequenti al gioco, non avevano più soldi ed energie per pensare ad una rivoluzione! Alla base di questa rete di cerimoniali stava appunto la giornata del Re, scandita severamente in tutte le sue fasi. Fu Luigi per primo ad osservare con disciplina inflessibile quest’etichetta, rinunciando a molti piaceri, uno solo dei quali lo accompagnava costantemente: la musica. Quasi ogni stanza di Versailles era dotata di un palco o di un balcone da dove i musicisti suonavano, senza essere troppo invadenti in una sorta di costante filodiffusione della fine del XVII secolo. La Francia ha un enorme debito col suo Re Sole: egli fu monarca assoluto, non privo di difetti ma abbi l’enorme pregio di vedere nelle arti il migliore veicolo di informazione, costruì il suo mito attraverso la cultura, riprendendo quella del passato e creandone di nuova in un regno che Racine definiva fu “un’ininterrotta serie di meraviglie”.