sottovoce A fuochi spenti Un’estate di fuoco e di rabbia. Le fiamme hanno divorato boschi, macchia mediterranea, parchi e strutture turistiche. Qualche morto, tanti feriti, tanti danneggiati. Migliaia di uomini della protezione civile, dei vigili del fuoco, delle forze dell’ordine e tanti volontari impegnati per tre mesi a correre qua e là per spegnere e controllare i fuochi. Un gioco perverso in un Paese indignato. Non ne possiamo più di queste stragi del verde! Qualche vescovo ha invocato la scomunica per gli incendiari. Mi associo. Ma chi sono gli assassini? A fuochi spenti l’indignazione è scemata. Neanche uno scampolo. Lo dico ‘sottovoce’, li manderei all’inferno gli incendiari, nel ‘fuoco eterno’! Hanno ammazzato con violenza e accanimento, senza tregua per gli addetti al lavoro e per noi spettatori impotenti. Un’estate di fuoco. La politica e la giustizia fanno acqua: leggi inadeguate, giudici ipergarantisti, amministratori inadempienti (mappa catastale dei terreni bruciati), avvocati benevoli in cerca di attenuanti forze dell’ordine e soccorritori frustrati. Chi ci restituirà il verde? Chi troverà gli incendiari? Chi ci darà speranza? L’Italia verde ora è nera e spoglia. Montagne, colline e pianure, violentate dal fuoco, hanno perduto il verde della gioia. L’odio folle e criminale degli incendiari le ha ridotte a paesaggi brulli e disadorni. La terra sfigurata piange lacrime aride e amare, nel silenzio dell’autunno. Chi odia la vita, di uomini e piante, semina distruzione e morte. L’odio è sempre assassino. Ci vuole un vento fresco di giustizia per ridare alla terra i colori della vita, per mettere al fresco gli incendiari assassini. Giustizia, se ci sei, ferma questi criminali dal cuore arido e la mente rinsecchita! Prima che venga un’altra estate di fuoco e di rabbia. E’ calato l’autunno, altra indignazione popolare: i costi della politica, l’urlo del Grillo nelle piazze e su internet, gli ubriachi al volante, l’aumento dei prezzi, il tormentone della finanziaria. Giovanni G. Iasi IL PADRE MAESTRO 3/2007 1 colloqui Gallinaro, cioè... Caro padre Giovanni, sono una lucerina che frequenta da un po’ il santuario san Francesco Antonio Fasani. Innanzitutto la ringrazio per il lavoro che la comunità dei frati svolge nel santuario. Ho pensato di scriverle, perché una sera ho preso dalla vostra chiesa un foglio dove si parlava di apparizioni di Gesù Bambino a Gallinaro. La cosa mi ha lasciata perplessa. Da Lucera si fanno pellegrinaggi verso quella località. Mi chiedo che cosa ci sia di vero. Nel foglio si parlava di un decreto della curia vescovile di Sora sul fenomeno. Le chiedo delle delucidazioni che possono essere utili anche a chi legge questa rivista. Lettera firmata Gentile lettrice, rispondo alla sua richiesta, offrendo una cronologia dei fatti per l’utilità di chi non conosce direttamente la questione. 1. Da vari anni un gruppo di fedeli si ritrova a pregare nella nostra chiesa nella tarda serata: la gran parte di essi va in pellegrinaggio a Gallinaro. 2. Mi sono informato sul ‘fenomeno Gallinaro’ presso la curia vescovile di Sora-Aquino-Pontecorvo (FR). Mi è stata inviata una Nota che ribadisce e precisa “quanto già comunicato nel 1992 e 1997 e, più recentemente, nel marzo 2001”. 3. In breve il contenuto della Nota: “In seguito a presunte apparizioni, affluiscono da alcuni anni pellegrini” da varie regioni d’Italia. La Nota riconosce che “è luogo di preghiera”, ma tuttavia “nessuna ed autorevole approvazione è mai stata data dalla competente autorità ecclesiastica”. Il fenomeno è sotto osservazione dell’autorità diocesana. Il Vescovo alcuni anni fa ha fatto presente che: “nella cappellina edificata in Gallinaro non sono consentite celebrazioni liturgiche; la denominazione ‘nuova Gerusalemme’ data al luogo è dottrinalmente inaccettabile...; i ‘messaggi’ diffusi non possono essere considerati ‘rivelazioni’, ma semplici ‘meditazioni personali’; il libretto di preghiera che viene distribuito ad alcuni pellegrini non è conforme alle vigenti norme canoniche e liturgiche...; i cosiddetti ‘gruppi di preghiera’ di Gesù Bambino sono sorti per iniziativa privata e quindi non hanno alcun riconoscimento canonico”. 4. La Comunità dei frati ha riflettuto sulla questione, si è sentita con il vescovo di LuceraTroia ed ha reso pubbliche la Nota della curia di Sora e alcune precisazioni: “la diocesi di Sora non ha mai riconosciuto il ‘fenomeno Gallinaro’ né intende dare incremento ai ‘pellegrinaggi’. Questo è un fatto importante per tutti. La Chiesa, madre e maestra, prudentemente sorveglia ed esorta i fedeli a non accorrere facilmente a luoghi dove, si dice, avvengano cose ‘straordinarie’ o ‘soprannaturali’. La comunità dei frati aderisce rispettosamente alle indicazioni della Nota della diocesi di Sora ed invita tutti a fare altrettanto”. Informati gli interessati, prima della pubblicazione di quanto sopra, abbiamo constatato la non adesione alla Nota e alle nostre precisazioni. “Abbiamo perciò preso la decisione di non autorizzare il Gruppo a considerare il nostro santuario come ‘punto di incontro’ per la loro preghiera comune. La nostra chiesa rimane aperta fino a tarda sera: ogni fedele è libero di entrare e pregare personalmente. Ma né quelli di Gallinaro né altri Gruppi possono organizzare incontri di preghiera comune senza avere facoltà dal rettore della chiesa. Questa da sempre è norma e prassi ecclesiale”. Questa in breve è tutta la questione di Gallinaro. p. Giovanni Grazie a tutti! Carissimi p. Giovanni, Lucia, frati, terziari e amici del santuario, il Signore vi dia pace! Vogliamo ringraziarvi per la vostra vicinanza spirituale, il vostro ricordo costante e il vostro sostegno, attraverso il quale ci aiutate a portare avanti le nostre attività qui in Venezuela. In queste settimane siamo alle prese con una specie di ‘Estate Ragazzi’ per un centinaio di ragazzi. E’ un esperimento. Tutti stanno rispondendo con grande entusiasmo. Vi mandiamo tre nostre foto, scattate il giorno di sant’Antonio. Sappiamo di poter contare su di voi! Un abbraccio caloroso. Eugenio, Elisabetta, Teresa e Sara. P.S. Molto bello il libro di p. Giovanni! 2 Sara e mamma Elisabetta | fattidichiesa CIRCA 7.000 PUGLIESI IN PELLEGRINAGGIO AD ASSISI: 3-4 OTTOBRE 2007 Sulle orme di Francesco di Donato Grilli I l 2007 è un anno molto importante per la vita dei frati, in primo luogo perché si è appena celebrato il centenario delle origini francescane (il 1207 un giovane di Assisi, Francesco si converte, iniziando il suo cammino alla sequela di Cristo, ponendo il vangelo come guida). Su questa data i frati delle tre famiglie francescane hanno impostato il loro cammino per rivivere e far risplendere ancora di più la luce di Francesco. Poi per i frati minori conventuali, si è celebrato dal 15 maggio al 20 giugno il capitolo generale dell’intero Ordine. Lo strumento del capitolo, pensato dallo stesso Francesco, è un momento molto importante, è un tempo di fraternità, di verifica e di progetti, per dare slancio al cammino di sequela e di santità. Si è svolto nel Sacro Convento di Assisi e, come consuetudine, il giorno di Pentecoste è stato eletto il nuovo ministro generale, p. Marco Tasca, di Padova, che con i suoi cinquant’anni porterà sicuramente nuovo slancio ed entusiasmo a tutta la fraternità. Il momento culminante è stato certamente la visita del papa ad Assisi (17 giugno) e quindi ai frati capitolari, bello e commovente, secondo la tradizione francescana. Francesco ha fatto uno dei suoi pilastri l’obbedienza alla Chiesa e al “signor papa”, come amava ripetere. Tutti i generali, dopo l’elezione, si recano a rendergli omaggio e a manifestargli in modo visibile l’obbedienza. Questa volta è stato lo stesso papa a recarsi a salutare e dare un messaggio ai frati, dimostrazione ancora una volta della sua grande sensibilità, che pian piano sta stupendo e conquistando tutti, con quel suo stile dolce e semplice, garbato e discreto, come Gesù d’altra parte. In questa sua visita ha indirizzato un messaggio a tutti i frati dell’ordine esordendo così: “Trovo provvidenziale che ciò avvenga nel contesto dell’VIII centenario della conversione di Francesco. Con la mia odierna Visita, infatti, ho voluto sottolineare il significato di questo evento, al quale occorre sempre ritornare, per comprendere Francesco e il suo messaggio. Egli stesso, quasi a sinIL PADRE MAESTRO 3/2007 tetizzare con una sola parola la sua vicenda interiore, non trovò concetto più pregnante di quello di “penitenza”: “Il Signore dette a me, frate Francesco, di incominciare a fare penitenza così” (Testamento, 1: FF 110). Egli dunque si percepì essenzialmente come un ‘penitente’, in stato, per così dire, di conversione permanente. “Abbandonandosi all’azione dello Spirito, Francesco si convertì sempre più a Cristo, trasformandosi in un’immagine viva di Lui, sulle vie della povertà, della carità, della missione. A voi dunque il compito di testimoniare con slancio e coerenza il suo messaggio! Siete chiamati a farlo con quella sintonia ecclesiale che contraddistinse Francesco nel suo rapporto con il Vicario di Cristo e con tutti i Pastori della Chiesa. L’evento del Puglia ad Assisi, 4 ottobe 2007. Capitolo Generale raccoglie Frati provenienti da tanti paesi e culture diverse per ascoltarsi e parlarsi vicendevolmente mediante l’unico linguaggio dello Spirito, rendendo così viva la memoria della santità di Francesco. È, questa, un’occasione davvero straordinaria per condividere le ‘cose meravigliose’ che Dio opera anche oggi attraverso i figli del Poverello sparsi nel mondo. “È necessario che la grande Famiglia dei Frati Minori Conventuali si lasci ancora sospingere dalla parola che Francesco 3 Sulle orme di Francesco fattidichiesa ascoltò dal Crocifisso di San Damiano: “Va’ e ripara la mia casa” (2 Cel 1,6,10: FF 593). Occorre pertanto che ogni frate sia un vero contemplativo, con gli occhi fissi negli occhi di Cristo. Occorre che sia capace, come Francesco di fronte al lebbroso, di vedere il volto di Cristo nei fratelli che soffrono, portando a tutti l’annuncio della pace. “Sia dunque per ogni figlio di San Francesco saldo principio quello che il Poverello esprimeva con le semplici parole: ‘La Regola e vita dei frati minori è questa, cioè osservare il santo Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo’ (Rb 1,1: FF 75). A tale proposito, sono felice di sapere che anche i Minori Conventuali, insieme con tutta la grande Famiglia francescana, sono impegnati a rivivere le tappe che portarono Francesco a formulare il ‘propositum vitae’ confermato da Innocenzo III verso l’anno 1209. Chiamato a vivere ‘secondo la forma del santo Vangelo’ (Testamento, 14: FF 116), il Poverello comprese se stesso interamente alla luce del Vangelo. La sua ‘profezia’ insegna a fare del Vangelo il criterio per affrontare le sfide di ogni tempo, anche del nostro, resistendo al fascino ingannevole di mode passeggere, per radicarsi nel disegno di Dio e discernere così i veri bisogni degli uomini. “Ai Minori Conventuali è chiesto di essere innanzitutto annunciatori di Cristo: avvicinino tutti con mitezza e fiducia, in atteggiamento dialogico, ma sempre offrendo la testimonianza ardente dell’unico Salvatore. Siano testimoni della ‘bellezza’ di Dio, che Francesco seppe cantare contemplando le meraviglie del creato: tra gli stupendi cicli pittorici che ornano questa Basilica e in ogni altro angolo di quel meraviglioso tempio che è la natura, si levi dalle loro labbra la preghiera che Francesco pronuncia dopo il mistico rapimento della Verna, e che per due volte gli fece esclamare: Tu sei bellezza!. (Lodi di Dio altissimo, 4.6: FF 261). Ma in quest’anno un altro evento di grazia è la Puglia pellegrina ad Assisi (3-4 ottobre). A nome di tutti i comuni italiani, ha portto l’olio per accendere la lampada in onore di san Francesco patrono d’Italia. Un evento vissuto con intensità e commozione, visto che capita ogni venti anni. Un momento pienamente ecclesiale e civile; infatti sono stati presenti sia i vescovi, che le autorità politiche della regione, segno che si cammina tutti insieme verso un obiettivo comune, il benessere e la felicità di tutti gli uomini, la costruzione di una civiltà giusta, fondata su principi e valori cristiani. “La regione Puglia offrendo l’olio per la lampada votiva, frutto della operosità della nostra gente e della generosità dei nostri campi, vuole esprimere il proprio impegno di altruismo, solidarietà e accoglienza di uomini e di culture, pur nelle difficoltà di un cammino incerto e faticoso, ma pur sempre carico di attese e di speranze, nell’abbraccio tra i popoli, culture e religioni differenti” (dal Messaggio dei Vescovi pugliesi). “San Francesco, ancora appartiene alla nostra tradizione, sia ecclesiale che civile. Come si potrebbe descrivere l’identità ecclesiale e civile dell’Italia e dell’Europa senza mettervi al cuore la presenza di Francesco e della sua fraternità? Lo stesso papa Benedetto XVI commentando tempo fa il salmo 121 ha esclamato ‘tutti abbiamo un po’ un’anima francescana!’, a riconoscimento della vicinanza del francescanesimo alle nostre radici dell’Europa, e della sua appartenenza alla spiritualità di tutta la Chiesa. “Ma qual è la radice della attualità perenne di san Francesco? Certamente, la scelta di mettere il Signore Gesù al centro della sua vita dall’inizio alla fine. Per noi tutti francescani di Puglia, l’offerta dell’olio della lampada sia dunque l’occasione di riscoprire la nostra vocazione come conversione ininterrotta alla centralità del Signore Gesù, per essere nella nostra bellissima terra, testimoni del Risorto e strumenti della sua pace” (dal Messaggio dei Ministri provinciali di Puglia). Per noi tutti affascinati da Francesco un grande compito e una grande responsabilità, una sfida difficile ma molto affascinante. n VIVISSIMI AUGURI A PADRE DONATO Il titolare della rubrica ‘Fatti di chiesa’, Donato Grilli, frate minore conventuale, è diventato sacerdote il 7 luglio 2007 nella basilica di san Michele a Monte Sant’Angelo, suo paese natale. P. Donato fa parte della comunità conventuale di Copertino. Auguri fraterni dalla Redazione e da tutti gli amici de Il Padre Maestro. 4 IL PADRE MAESTRO 3/2007 fasanimaestro DAGLI ATTI DEL CONVEGNO 2006 SUL FASANI AMPI STRALCI DELLA PRESENTAZIONE. di Eugenio Galignano Ragioni e tematiche N on posso tacere la gioia che provo mentre diamo il via al nostro simposio di studio. Per me, personalmente, è l’approdo di un itinerario interiore partito da lontano, e vissuto via via nella laboriosità della ricerca, ma più ancora nella trepidazione di chi, - accosto senza iperbole il linguaggio evangelico - avendo trovato una perla, un bene di famiglia, avvertiva l’impulso di “chiamare i vicini e far festa”: l’impulso cioè della condivisione, della compartecipazione. ‘Bene di famiglia’ sono per noi gli scritti di san Francesco Antonio Fasani. Ce li siamo trovati tra le mani così, fortuitamente, nel pieno fervore dei preparativi della sua canonizzazione. Quell’involucro cartaceo, povero e deperibile, ingiallito dal tempo. Era lo scrigno, modesto ma prezioso. Cominciava così, quasi con modestia e in famiglia, il processo di accostamento alla figura del Fasani. Ad aprire il varco - dobbiamo riconoscerlo con gratitudine - è stata l’opera tenace e laboriosa del nostro confratello p. Bonaventura Danza, ofmconv, da lunghi anni direttore della Biblioteca della Pontificia Facoltà Teologica ‘San Bonaventura’ al Seraphicum in Roma. E’ stato lui a sobbarcarsi con rapida e assidua puntualità alla fatica non lieve della trascrizione dattilografica dei quattro volumi allora e sinora rintracciati. Da qui il via alle prime pubblicazioni di alcuni scritti prima, seguite poi dai primi saggi sull’autore, grazie al sostegno della Provincia francescana pugliese ofmconv e alla successiva intraprendenza del Centro di promozione culturale ‘Padre Maestro’. Ad interessarsene e a scrivere erano quasi sempre, salvo rare circostanze, membri del nostro stesso Ordine, nonostante il Fasani fosse entrato già nel panorama della santità ufficiale della Chiesa cattolica. Oggi, al compiersi dei venti anni dalla canonizzazione, il Centro di promozione culturale tenta un passo in avanti: prova a slargare la cerchia, mirando a un orizzonte più vasto e più alto. Senza presunzione, ma con determinazione osa proporre un Convegno di studio a risonanza nazionale, perché, valutatane la consistenza, quel ‘bene di famiglia’ IL PADRE MAESTRO 3/2007 possa entrare nel circuito più vasto della comunità ecclesiale, e - ce lo auguriamo - negli interessi di ricerca e di studio dei cultori di teologia, di spiritualità e di antropologia cristiana. Sembrano dare corpo al nostro auspicio alcuni segni di particolare rilievo che, onorando il Fasani, nobilitano questa nostra assise: a) l’adesione della Pontificia Accademia Mariana Internazionale. Ha accettato sotto il suo patrocinio la nostra iniziativa culturale; b) la collaborazione scientifica della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli. Ha garantito il contributo di tre illustri docenti; c) la collaborazione scientifica della Facoltà Teologica Pugliese con sede a Bari: è tra noi il Pro-Preside, prof. Salvatore Palese. Aggiungo un altro elemento: il Padre Maestro comincia ad apparire anche nelle rassegne bibliografiche che contano, nell’elenco di autori che hanno dato un contributo alla cultura teologica della propria epoca. Mi riferisco all’opera: Testi Mariani del Secondo Millennio, vol. VI: Autori moderni dell’Occidente (secc. XVIII-XIX), a cura di Stefano De Fiores e Luigi Gambero, Roma, Città Nuova Editrice, 2005, pp. 848. Entro questa prospettiva di ‘segnali propizi’ prende corpo l’articolazione del simposio. Il tema formulato sottolinea due aspetti che meglio identificano, pur se in maniera non esclusiva, la personalità del Fasani: da una parte il francescanesimo di base che dentro, nell’anima, nella struttura profonda dell’essere, lo fa radicalmente uomo di contemplazione; dall’altra, il conseguente forte timbro mariano che porta il Santo a considerare santa Maria, l’Immacolata Madre del Signore, come punto nevralgico del progetto cristiano, prospettiva guida, quasi chiave e sintesi del sapere teologico che informa la vita. 5 Ragioni e tematiche fasanimaestro Vengono così a delinearsi gli ambiti del Convegno. a) Anzitutto il contesto storicosociale come richiamo al principio della concretezza, dell’incarnazione nel vissuto. E’ il tentativo di risposta all’interrogativo: quale è l’atteggiamento dell’apostolo francescano di Lucera di fronte alle condizioni di vita, alle sperequazioni sociali, alle tendenze culturali, ai sistemi dominanti, alle sfide del tempo. E dentro, l’anelito di Lucera, Circolo Unione, 23 giugno 2007. Dio che non distoglie dall’attenziodimensione trinitaria. Se in Maria tutto è ne all’uomo, anzi la sostiene, la alimenta, la dono, ossia tutto è amore, non basta il lineleva. guaggio della ragione, occorre il linguaggio del b) La Parola di Dio. Il Padre Maestro se ne cuore per parlare di lei. Il Padre Maestro fa teopasce con saporosa intelligenza. Ne fa strumento logia con la precisione degli Scolastici, ma si di illuminazione interiore, di crescita spirituale. esprime con l’intuizione e il linguaggio degli Ma anche pane spezzato che corrobora, le atteinnamorati. se e le speranze della sua gente. La sua forSi fa compagno di strada con quanti oggi mazione umanistica - laurea in Filosofia prima intraprendono la via della bellezza - via pulancora che in Teologia - gli rende familiare chritudinis - nell’approccio di comprensione il pensiero antico di Socrate, Platone, Aristotele, del mistero della Madre del Signore. di Cicerone e Seneca, come anche il pensied) Tuttavia ‘francescanità’ e ‘marianità’, ro degli antichi Padri della Chiesa: Ambrogio, quantunque tratti distintivi di rilevanza noteAgostino, Girolamo, Bernardo, e dei teologi vole, costituiscono soltanto degli aspetti pardella grande Scolastica quali Bonaventura, ziali. Non dicono tutta la personalità del sogTommaso, Giovanni Duns Scoto. Eppure, getto. Il Convegno ci dirà se e come, attraverso egli appare come l’uomo di un solo libro: la gli scritti, sia possibile uno scandaglio più ampio Scrittura sacra. e profondo che aiuti a scoprire l’identità spiE non è certo una menomazione nel Fasani, rituale poliedrica e complessa, ma unitaria del semmai un titolo di ricchezza e di più chiara Santo, come risultato dell’intreccio che coniuidentificazione, che lo àncora al mistero del ga insieme misteriosamente il dinamismo Verbum Dei, anticipando egli così esemplardella sequela Christi, il gioco delle attitudini mente per noi il richiamo del Concilio umane naturali e l’interiore sollecitazione Ecumenico Vaticano II che, con la costituzione della grazia mistica. Il santo è sempre un conciliare Dei Verbum, pone la Parola rivelata uomo riuscito. al centro della liturgia, della teologia, della spie) Francesco Antonio Fasani, ‘Padre ritualità del popolo cristiano. Anche nel penMaestro’ secondo l’antica prassi accademico sare teologico del Fasani opera una sorta di - giuridica dell’Ordine, ha inoltre lo spessocircolo ermeneutico che parte dalla Parola di re del teologo francescano. Il corpus degli scritDio, attraversa i frammenti della vita e risati sta lì a confermarlo: con il suo modo di fare le a Dio. teologia, cordiale, partecipativo, coinvolc) Maria di Nazareth: paradigma della gente: è la sua theologia cordis; con le temacreatura che accoglie la Parola. E’ la carattiche preferite, che lo pongono accanto ai teristica più accentuata della fisionomia del grandi maestri francescani, tra cui Bonaventura, Padre Maestro. Attenzione però: al centro della Scoto, Niccolò di Lyra..., per fermarci a quelsua riflessione, più che Maria di Nazareth, c’è li che egli cita con maggiore frequenza e Dio Uno e Trino. venerazione. Il Fasani sottolinea sì la grandezza di f) C’è infine un ultimo ambito entro il Maria, la sua presenza e la sua azione nella vita quale si muove il Convegno. E’ il riferimencristiana, con la precisazione però che tutto to al dibattito teologico sull’identità meriin lei è dono di Dio, tutto in lei è architettudionale: iniziativa culturale che, pur richiara della Trinità. Lei non agisce in maniera automando l’antico processo storico-politico della noma, ma in quanto unita allo Spirito Santo ben nota questione meridionale, è in realtà una e da Lui cooptata nella santificazione dei proposta di ricerca assai recente, a più ampia cuori. La sua mariologia è fortemente ancotematica. Essa è nata dalla Pontificia Facoltà rata alla cristologia, è sempre aperta alla 6 IL PADRE MAESTRO 3/2007 fasanimaestro Teologica dell’Italia Meridionale, con il contributo scientifico di docenti delle Università civili del nostro Sud, per offrire collaborazione al Servizio Nazionale Conferenza Episcopale Italiana in vista del ‘progetto culturale’ della Chiesa italiana. Semplificando dico che tale dibattito, tuttora aperto, ruota intorno all’interrogativo: se, come, e quanto i Santi di un determinato territorio e di un determinato spazio di tempo, incidano sul tessuto concreto che ingloba aspetti sociali, fenomeni di cultura ed espressioni di fede di una determinata comunità umana. O più precisamente: la vita teologale di un uomo di Dio - il nostro Santo di casa come può aiutare, orientare ed elevare la fede pura (quella semplice, teologale) della sua gente? Il tasso di adulterazione che è dato riscontrare nelle espressioni di religiosità delle nostre popolazioni, specialmente intorno ai nostri santuari, deve indurre a riflettere sulla incidenza reale che la santità incarnata deve imprimere nel quotidiano dei singoli, delle famiglie, della comunità territoriale. Significativo per noi il richiamo del Servo di Dio Giovanni Paolo II. A conclusione della sua omelia durante il rito di canonizzazione sottolineava il ruolo che la figura del Fasani deve esercitare nel tempo: “Ascoltiamo dunque il suo insegnamento. Lo ascoltino le genti della nobile terra di Puglia, che ben può gloriarsi di questo suo figlio, nel quale essa ravvisa le migliori caratteristiche, che hanno fatto grande il suo popolo: un popolo laborioso e semplice, coraggioso e tenace, un popolo saldamente ancorato ai valori del Vangelo”. Per meglio ascoltare il Padre Maestro, abbiamo chiesto aiuto a degli studiosi, maestri anch’essi. Un grazie distino ai singoli Relatori che cito in ordine di intervento: Alfonso Amarante, Antonio Pitta, Giulia Paola Di Nicola, Luigi Borriello, Antonio Staglianò, Edoardo Scogliamiglio, Salvatore Palese. Non è presente S. E. Mons. Angelo Amato: impedito da non buone condizioni di salute. A loro si aggiungono gli studiosi Luca Di Girolamo, Gàspar Calvo Moralejo, Raffaele Di Muro: pur non presenti in aula offrono ulteriori apporti dottrinali alla nostra iniziativa editoriale. Eugenio Galignano PRESENTAZIONE DEGLI ATTI A sei mesi dal Convegno di studio (15-16 dicembre 2006), il 23 giugno il Centro di promozione culturale Padre Maestro ha presentato il volume degli Atti (San Francesco Antonio Fasani apostolo francescano e cultore dell’Immacolata, Edizioni P.A.M.I., Città del Vaticano, pp. 302): un evento editoriale per tutti gli amici del Fasani e non solo, che corona le celebrazioni del ventennale della canonizzazione. L’incontro si è svolto al Circolo Unione di Lucera. Interventi di saluto del presidente del Circolo, Vincenzo Bizzarri, e del presidente del Centro, Michele Tolve. Relazioni di mons. Antonio Pitta e p. Eugenio Galignano. D. Antonio Pitta, preside della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia meridionale di Napoli e relatore al Convegno, ha evidenziato l’originalità della mariologia del Fasani, l’intensa e qualificata opera del Santo nel ‘700 lucerino, l’importanza del Convegno di dicembre che ha scavato in profondità degli scritti del Fasani. P. Eugenio Galignano, coordinatore del Convegno e curatore degli Atti, ha ringraziato innanzitutto il vescovo diocesano mons. Francesco Zerrillo, che ha finanziato la pubblicazione. Quindi ha ripercorso l’itinerario delle relazioni, sottolineandone il taglio multidisciplinare. Ha infine evidenziato, in particolare, l’originalità delle relazioni di Giulia Paola Di Nicola e di Antonio Staglianò. Mons. Zerrillo, a conclusione dei lavori, ha espresso il plauso all’iniziativa del Convegno e alla tempestività della pubblicazione degli Atti, che ha definito “una miniera” per la conoscenza del Padre Maestro. La nostra rivista Il Padre Maestro, fin da questo numero 3/2007, presenterà alcune sintesi delle relazioni contenute negli Atti, allo scopo di invogliare i lettori a leggere l’intero volume. IL PADRE MAESTRO 3/2007 7 spaziogiovani 500.000 GIOVANI NELLA PIANA DI MONTORSO A LORETO L’Agorà dei giovani di Stefano Colelli “Vi attendo numerosi al grande incontro dei Giovani Italiani in programma per l’1 e 2 settembre 2007 a Loreto”. E’ stato questo il richiamo di Benedetto XVI cui hanno risposto circa 500.000 giovani che dal 30 agosto hanno popolato le 32 diocesi delle Marche, della Romagna, dell’Umbria Montorso, il Papa tra i giovani e dell’Abruzzo per vivere la gioia di incontrarsi, conoscersi , condividere gli aspetti Maria, con tutta la diocesi ci siamo radunati fondamentali della vita,ascoltare la voce del nella cattedrale di san Venanzio martire per Papa e pregare con lui sul grande prato di la S. Messa presieduta dal vescovo Giancarlo Montorso. Vecerrica, concelebrata da mons. Domenico Con i 70 giovani guidati da don Marco Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo, da Manco, responsabile del Servizio di pastorale mons. Carlo Liberati, arcivescovo di Pompei, giovanile della Diocesi di Nardò Gallipoli, dal presbiterio diocesano e da tutti i sacerdoti provenienti da alcune parrocchie di Casarano, che accompagnavano i gruppi di giovani Galatone, Sannicola e Melissano, e dalla ospitati in diocesi. Gi.Fra. di Copertino, accompagnati dal sot“Benedetto XVI ha da dirvi cose importanti, toscritto, abbiamo iniziato la preparazione decisive, sconvolgenti per la vita - ha affermato all’Agorà dei Giovani Italiani con la visita al il vescovo Vecerrica nell’omelia - e vi darà anche santuario san Giuseppe da Copertino in un mandato, per una missione da compiere. Osimo, accolti con gioia e spirito francescano Ritornate, giovani, a verificare ciò che è vero da fra Giulio Berrettoni guardiano del convento per la vita. Ritornate, giovani, a vedere quane rettore del santuario. to è bello e grande l’incontro con Gesù; Arrivati a Fabriano, insieme ai giovani di quanto può rendervi soddisfatti nella vita la Mazara del Vallo, Anagni, Ostia, le delegazioni compagnia nuova con la Chiesa”. ufficiali della Bielorussia e della Macedonia, La serata si è conclusa con una grande festa i piccoli gruppi di Mosca, San Pietroburgo, della nella piazza Giovanni Paolo II davanti alla catGeorgia e dell’Estonia, siamo stati accolti tedrale, con la partecipazione e l’intervento da mons. Giancarlo Vecerrica vescovo della di tutti i gruppi e naturalmente i 200 ragazzi diocesi di Fabriano-Matelica, da don Gianni della diocesi di Fabriano-Matelica che hanno Mosciatti e don Umberto Rotili. partecipato all’Agorà. Il primo giorno,30 agosto, un gruppo ha Nella giornata del 31 agosto si è dato visitato il centro della città, tutti i musei, le spazio alla preghiera, alla riflessione e alle teschiese cittadine e la Pinacoteca civica, e l’altimonianze. Di mattina, nella chiesa parroctro, quello più numeroso, circa 50 giovani chiale di san Giuseppe Lavoratore, don amanti della spiritualità francescana, ha Tonino Lasconi ha guidato la preghiera e la preferito inoltrarsi a piedi nei sentieri della valmeditazione su “Gesù amante della bellezza...”. lata tra il monte Rogedano e Puro per visitare Nel pomeriggio, nella chiesa parrocchiale l’eremo S. Maria di Valdisasso, denominato della Sacra Famiglia di Nazareth, dopo aver la Porziuncola delle Marche, a circa dieci ascoltato la testimonianza di due volontari della chilometri da Fabriano, dove furono ospiti oltre casa famiglia della parrocchia per malati a san Francesco nel 1210 e i suoi primi compsichici abbiamo celebrato l’Eucaristia prepagni (Egidio, Simone, Masseo e Ruffino), san sieduta da mons. Domenico Mogavero. Bernardino da Siena nel 1433, san Giovanni Dopo tanta attesa, il 1° settembre siamo parda Capestrano nel 1450, san Giacomo della titi alla volta di Loreto: cappelli e magliette Marca nel 1456. di ogni colore, sandali e scarpe da tennis ai Nella serata, dopo un momento di cammino piedi, zainetti sulle spalle, chitarre, tamburi pomeridiano nei luoghi cittadini più significativi e sacchi a pelo, erano questo i giovani di religiosamente per riflettere sulla figura di tutte le diocesi italiane, e dei vari movimen8 IL PADRE MAESTRO 3/2007 spaziogiovani ti ecclesiali. Negli occhi ancora le immagini dell’affluenza, una distesa di colori e di visi, in un santuario all’aperto, l’arrivo del Papa con i canti ‘Emanuel’ e ‘Jesus Christ my life’, l’esplosione di gioia e di entusiasmo dei giovani, le braccia tese che ondeggiano sulle note francescane ‘Laudato si o mio Signore’ e sull’inno dell’Agorà dei Giovani ‘Luce di verità’. “Non dovete aver paura di sognare”. E questo il messaggio che Benedetto XVI ha lasciato nella veglia di preghiera. Parlando ai ragazzi che avrebbero poi passato la notte sotto le stelle in attesa della S. Messa della domenica, il Papa ha riconosciuto che “purtroppo oggi, non di rado, un’esistenza piena e felice viene vista da molti giovani come un sogno difficile, e qualche volta quasi irrealizzabile”. “Tanti vostri coetanei guardano al futuro con apprensione e si pongono non pochi interrogativi”. Si chiedono, ha riconosciuto, “come inserirsi in una società segnata da numerose e gravi ingiustizie e sofferenze? Come reagire all’egoismo e alla violenza che talora sembrano prevalere? Come dare un senso pieno alla vita?”. “Non abbiate timore, Cristo può colmare le aspirazioni più intime del vostro cuore! Lasciate che questa sera io vi ripeta: ciascuno di voi se resta unito a Cristo, può compiere grandi cose. Ecco perché, cari amici, non dovete aver paura di sognare ad occhi aperti grandi progetti di bene”. La giornata del 2 settembre è cominciata alle 6.00. Alle 6.45, quando il primo canto di preghiera è andato in filo diffusione erano tutti già in piedi. La spianata piano piano era tornata ad animarsi e, con la preghiera delle lodi che ha aperto la mattina, i giovani hanno cominciato a preparar- Fabriano, p. Stefano con il gruppo salentino IL PADRE MAESTRO 3/2007 si alla S. Messa presieduta da Benedetto XVI, concelebranti 150 vescovi e 2.000 sacerdoti. “Di quanti messaggi, che vi giungono soprattutto attraverso i mass media, voi siete destinatari! Siate vigilanti! Siate critici!”. Il Papa ha spiegato ai giovani che l’umiltà che avevano sentito descrivere nel brano evangelico della liturgia della domenica “Chiunque si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato” (Lc 14,11) non è “la via della rinuncia ma del coraggio”. Sotto un sole rovente, il Vescovo di Roma ha lasciato ai ragazzi e alle ragazze un’idea fondamentale: “Il messaggio è questo: non seguite la via dell’orgoglio, bensì quella dell’umiltà. Andate controcorrente: non ascoltate le voci interessate e suadenti che oggi da molte parti propagandano modelli di vita improntati all’arroganza e alla violenza, alla prepotenza e al successo ad ogni costo, all’apparire e all’avere, a scapito dell’essere”. Parlando dell’enorme influenza che pretendono avere i media sui giovani, ha detto loro: “Non andate dietro all’onda prodotta da questa potente azione di persuasione. Non abbiate paura, cari amici, di preferire le vie ‘alternative’ indicate dall’amore vero: uno stile di vita sobrio e solidale; relazioni affettive sincere e pure; un impegno onesto nello studio e nel lavoro; l’interesse profondo per il bene comune”. Il Papa ha anche incoraggiato i ragazzi a non avere “paura di apparire diversi e di venire criticati per ciò che può sembrare perdente o fuori moda”. Ha assicurato che “i vostri coetanei, ma anche gli adulti, e specialmente coloro che sembrano più lontani dalla mentalità e dai valori del Vangelo, hanno un profondo bisogno di vedere qualcuno che osi vivere secondo la pienezza di umanità manifestata da Gesù Cristo”. “Quella dell’umiltà, cari amici, non è l’esito di una sconfitta ma il risultato di una vittoria dell’amore sull’egoismo e della grazia sul peccato”. Con queste parole i giovani italiani hanno sentito la presenza e la vicinanza del Papa. Hanno ascoltato tutti insieme i suoi insegnamenti. Benedetto XVI è riuscito a comunicare ai giovani, spronandoli a perseguire i loro ideali e non omologarsi alla massa, perché seguire Cristo con determinazione rende liberi. Stefano Colelli 9 cronachedelsantuario Pellegrini al Volto Santo Una giornata speciale per i gruppi e i fedeli del santuario: domenica 17 giugno. Conclusione dell’anno pastorale con un pellegrinaggio a Manoppello (PE) e a Casalbordino (CH). A Manoppello abbiamo venerato commossi il Volto Santo: un velo finissimo, esposto nel santuario abruzzese, sul quale è impresso il volto di un uomo che mostra segni evidenti di tumefazione e di sangue. Ricerche scientifiche e fotografiche degli ultimi anni hanno messo in luce la perfetta sovrapposizione del Volto Santo con il Volto della Sacra Sindone di Torino. Nella mostra fotografica e icononografica annessa alla chiesa, affidata da quattro secoli ai frati minori cappuccini, si ammirano le immagini suggestive dei due Volti. L’ipotesi fascinosa dei ricercatori è che il Volto della Sindone mostra il Cristo morto e il Volto Santo il Cristo risorto. Nel pomeriggio, dopo un incontro del gruppo per una verifica dell’anno pastorale, ci siamo trasferiti, sulla via del ritorno, alla Madonna dei Miracoli di Casalbordino. Il santuario riporta al 1576, quando la Vergine liberò quelle popolazioni rurali dalle conseguenze di una tremenda tempesta che si era abbattuta su quella zona. Il giorno dopo, 11 giugno, apparve al contadino Alessandro Muzio, al quale affidò il messaggio della “santificazione della festa” e l’incarico di chiedere al clero la costruzione di una cappella in quel luogo. Da allora Casalbordino è meta di continui pellegrinaggi. Alla primitiva cappella si è aggiunta una chiesa più grande nel 1824 e l’attuale santuario nel 1962. Dal 1925 la chiesa è affidata ai monaci benedettini. L’immersione nel flusso di antiche storie di fede ha lasciato nel gruppo lucerino il ricordo n grato e gioioso di una bella giornata. Reliquia di San Francesco Quest’anno alla Puglia è toccato l’onore di offrire l’olio per la lampada che perennemente arde sulla tomba del serafico Padre san Francesco d’Assisi, patrono d’Italia. In preparazione al pellegrinaggio dei pugliesi nella cittadina umbra, una Reliquia del Santo da alcuni mesi ha fatto il giro di tutta la regione: chiese francescane, cattedrali ed altre chiese di città e paesi. L’itinerario si è concluso a Bari il 4 ottobre, nella parrocchia San Francesco a Japigia. Il nostro santuario ha avuto il privilegio di ospitare la reliquia nei giorni 29 e 30 set10 tembre. In questi due giorni i Gruppi del santuario si sono alternati, tra sabato e domenica, nella venerazione della Reliquia. Domenica alle ore 8.00 ha celebrato mons. Francesco Zerrillo, nostro vescovo ormai alla scadenza del suo mandato. In serata, dopo l’ultima Messa, alle ore 20.00 una solenne Veglia di preghiera. La presenza della Reliquia è stato per Lucera un momento di grazia. Moltissime persone hanno venerato il Santo. Come 800 anni fa, Francesco con la sua semplicità ed il suo amore, riesce a toccare il cuore della gente e ad ispirare sentimenti di profonda carità. Che sia il nostro modello, sempre! Maria Rosaria Pappani IL PADRE MAESTRO 3/2007 cronachedelsantuario Notizie in breve MEMORIA DELLA NASCITA DEL FASANI Nel pieno dell’estate Lucera ogni anno ricorda e festeggia il compleanno dei Padre Maestro (6 agosto 1681). Anche quest’anno la piazzetta della Casa natale per quattro sere (14 agosto) si è riempita di fedeli provenienti da tutta la città. Don Ciro Miele, parroco della Madonna della Spiga ha predicato sul tema “Padre e Maestro della famiglia”. I cori di tre parrocchie (Madonna della Spiga, San Pio X, San Francesco A. Fasani) e del santuario hanno animato le liturgie. E’ stato bello pregare con gioia al fresco della sera, guardando al nostro Santo per consolidare il cammino della fede. SAN MASSIMILIANO KOLBE E’ ormai una tradizione, per la Milizia dell’Immacolata e gli altri fedeli del nostro santuario, ritrovarsi nella tarda mattinata del 14 agosto, per ricordare la vita e il martirio di san Massimiliano Kolbe. E’ avvenuto anche quest’anno, 90° di fondazione della Milizia dell’Immacolata, creatura privilegiata di p. Kolbe. del 15 ha presieduto mons. Francesco Zerrillo la S. Messa e la breve Processione in piazza Tribunali. VEGLIA DEGLI STUDENTI L’anno scolastico si è aperto nel santuario con una Veglia di preghiera per gli studenti nel giorno della festa di san Giuseppe da Copertino (18 settembre). Un centinaio di giovani della città si sono raccomandati al loro ‘patrono’ Ha presieduto il vescovo mons. Zerrillo che nel suo intervento ha ripreso il tema dell’umiltà svolto da Benedetto XVI nell’Agorà dei Giovani a Loreto. PREGHIERA PER LE VOCAZIONI Un’ora di adorazione in ricordo dell’ordinazione sacerdotale del Padre Maestro (19 settembre), l’ordinazione episcopale dei nuovo vescovo di Lucera-Troia (22 settembre ad Altamura) e la XXI Giornata nazionale di preghiera per le vocazioni francescane (23 settembre) hanno segnato la preghiera per le vocazioni nei santuario in un clima di gratitudine gioiosa. LUCERA A TELENORBA Domenica 23 settembre Lucera è stata protagonista della trasmissione ‘Terra nostra’ di Telenorba. Quindici minuti di storia, arte e spiritualità per ‘invitare’ a visitare la città. Qualche minuto anche per il nostro santuario ed il Padre Maestro. Il Padre Maestro è on line FESTA DELL’ADDOLORATA Per iniziativa dell’Arciconfraternita della Croce della Trinità e dell’Addolorata, che ha sede nella cappella dell’Addolorata del santuario, la festa della B.V. Addolorata è stata preceduta da un triduo solenne (12-14 settembre) predicato quest’anno da don Nicola Palumbo, penitenziere della cattedrale di Lucera. La sera IL PADRE MAESTRO 3/2007 Dal numero 2/2007 la nosta rivista è disponibile sul Web. Nel suo 50° anno di vita Il Padre Maestro può essere letto, ogni trimestre, da tutti e in tutto il mondo attraverso il sito: www.luceraweb.com. Sarà sempre in home page (nel menù di sinistra), scaricabile in formato PDF con un click. Abbiamo pensato di arrivare anche in questo modo a tanti lucerini e devoti del Santo che non ricevono la rivista stampata. 11 specialediocesi A CONCLUSIONE DEL PROCESSO INFORMATIVO DIOCESANO SU DON ALESANDRO DI TROJA Consegnati gli atti a Roma di Donato Coppolella L’11 luglio sono stati consegnati alla cancelleria della Congregazione per le Cause dei Santi a Roma, due plichi contenenti la documentazione relativa al processo informativo sulla fama di santità e l’eroicità delle virtù del servo di Dio don Alesandro di Troja (1801-1834). La chiusura definitiva del processo e la sigillatura dei plichi contenente detta documentazione, si è svolta il 21 giugno 2007, presso il seminario vescovile di Lucera. A presiedere l’ultima sessione, la cinquantanovesima, è stato il vescovo mons. Francesco Zerrillo. Era presente il Tribunale Diocesano costituito da: don Nicola Palumbo, notaio attuario, diacono Nicola Cocumazzo, notaio aggiunto, don Luigi Di Condio, delegato vescovile, e don Pio Zuppa, promotore di giustizia, il postulatore della causa, don Ciro Fanelli, il copista, Donato Coppolella, il prof. Luigi Di Sio, membro della tre il notaio attuario ha dato lettura del verbale di chiusura dell’inchiesta diocesana. E’ stato un processo storico, lungo e difficile, essendo trascorsi oltre due secoli dalla morte di don Alesandro. Ora tutta la documentazione è a Roma, all’esame della Congregazione. Don Alesando era molto devoto del Padre Maestro. Infatti la sua vocazione al sacerdozio lo spinse prima verso il convento dei frati commissione storica di detto processo, p. Emanuele Popolizio, dei frati minori conventuali. La seduta è iniziata con la recita dell’ora sesta e una breve riflessione del Vescovo. Il giudice delegato, don Luigi Di Condio, ha illustrato il faticoso e laborioso lavoro svolto dal Tribunale ecclesiastico diocesano che ha avuto inizio il 28 ottobre 2001, data di apertura del ‘processo’. E’ seguito il giuramento del postulatore, men- francescani, ma la madre per non privarsi della sua presenza in famiglia gli chiese di rinunziare al convento e diventare prete. Alesandro acconsentì al desiderio della madre e all’età di 17 anni indossò l’abito talare. Le spoglie mortali di don Alesandro, sin dal suo decesso, sono seppellite nella cattedrale di Lucera, ai piedi dell’altare di Santa Maria. n 12 IL PADRE MAESTRO 3/2007 letture UN LIBRO DEL DIRETTORE DI QUESTA RIVISTA Storie piccole (forum) Lanci www.luceraweb.com del 7 giugno: “P. Giovanni Iasi presenterà Storie piccole sabato 9 giugno a Lucera nella chiesa di piazza Tribunali. Storie piccole è uno spaccato dell’esperienza concreta e della visione del mondo di un uomo in grado di raccontare attraverso articoli e scritti varie storie di e da tutta la Puglia. P. Giovanni ha voluto mettere insieme un corposo e profumato mazzetto di tanti ‘fiorellini’. All’incontro saranno presenti i suoi confratelli p. Mario Marino ed Emanuele Popolizio, e Carmela Liotine, una sua collaboratrice parrocchiale a Bari Japigia” (Riccardo Zingaro). La Gazzetta del Mezzogiorno, edizione della Capitanata, dell’8 giugno: “Sarà proprio il destino che a volte detta tempi, modi e luoghi. E il destino ha voluto che il primo libro di p. Giovanni G. Iasi, rettore del santuario San Francesco Antonio Fasani, fosse pubblicato proprio a Lucera, dove da due anni regge le sorti del santuario del Padre Maestro. Storie piccole è l’inanellare di un ventennio di attività pastorale di p. Giovanni. A cominciare da quel 1986, a Copertino, passando per gli otto anni di parrocato a Bari, per finire alla rivista II Padre Maestro di Lucera. Storie piccole sarà presentato domani sera nella chiesa San Francesco a Lucera” (Antonio Gambatesa). Presentazioni 9 Giugno a Lucera (FG) “Ho cominciato a frequentare la parrocchia di san Francesco a Bari Japigia quando ho iscritto mio figlio al catechismo, un atto dovuto. Ho scoperto che le lettere che il parroco, p. Giovanni, inviava con frequenza ai fedeli erano un’abitudine gradita a tutti. Ciò che scrive nelle lettere crea un ordito da cui emerge la personalità dell’autore, la sua passione e il suo amore per ciò che fa, l’ansia di attrarre la gente verso la chiesa, la delusione di vedere disertate le iniziative della parrocchia. P. Giovanni con il suo stile fluido, ironico, pacato, riesce nell’intento di ‘bacchettare’ senza che nessuno ne IL PADRE MAESTRO 3/2007 Lucera, santuario, 9 giugno 2007 abbia a male. Ammiro negli scrittori la capacità di rendere partecipi i lettori di un pensiero, di una storia. Per questo mi appassionava la vicenda di un parroco che cercava di scuotere la gente dal torpore di una fede tiepida. Ciò che emergeva dalle parole e dalle lettere è la visione di un Dio gioioso, partecipe dei problemi quotidiani degli adulti e dei giochi dei bambini. Ricordiamo tutti con nostalgia la Messa domenicale dei bambini: strapiena di grandi e piccoli. “Ho letto poi gli editoriali della rivista copertinese Il Santo dei voli: una vera sorpresa. P. Giovanni tocca temi inaspettati per un uomo di chiesa: politica, attualità, avvenimenti nazionali e non, senza enfasi, giudizi espressi sottovoce. La sensazione visiva che ne scaturiva era di una persona che leggendo la cronaca ne discutesse con gli amici. La ‘sezione Lucera’ non era prevista nel libro che p. Giovanni sognava da qualche anno di pubblicare” (Carmela Liotine). 8 luglio a Neviano (LE) “La lettura di Storie piccole è stata per me piacevolissima. Si tratta di un libro profondo, scritto da persona colta e intelligente. E’ un libro testimonianza diviso in tre sezioni: lettere ai baresi di ‘San Francesco d’Assisi’ a Japigia; alcuni corsivi per il periodico Il Santo dei voli di Copertino; altri articoli pubblicati su Il Padre Maestro di Lucera (FG) di cui è direttore. Nelle lettere ho colto un’attività pastorale gioiosa ed instancabile; ho percepito un impegno costante e senza risparmio in tempi diversi, sempre con l’entusiasmo, la tensione mora13 letture le e l’autoironia del primo giorno. Storie piccole non è solo un libro ricco di memorie, è un testo ricco di dati, un’analisi del territorio pastorale, ma anche civile e sociale dell’Italia confusa e fuori rotta; anche un testo pieno di testimonianze cariche di fede e di operosità. “Questo libro è un gioiello anche per la grafica e la copertina di Michele Castellaneta. C’è una vecchia sedia su cui sono posati in attesa: un libro antico, un quotidiano ed un paio di occhiali. E’ una sintesi efficacissima del pensiero dell’autore. Storie piccole è un viaggio nel tempo: non solo per ricordare! A prevalere su tutto è un accento di orgoglio vitale, che vince il pessimismo della ragione con l’ottimismo della volontà, radicata nella Parola. Un racconto per leggere il grande mosaico della vita. E ce lo racconta con una prosa chiara, discorsiva e cordiale, incisiva, col taglio del giornalista, dimostrando grande padronanza e ricchezza della lingua. Il suo discorso a volte scanzonato, a volte provocatorio, ironico e amaro, alterna i toni per alleggerire e stemperare i sentimenti. Alta rimane la bandiera della speranza di chi sa che Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi?” (Rita Stefanelli). Lucera, santuario, 9 giugno 2007 Recensioni Anacleto Lupo, giornalista e scrittore, su Messaggio d’oggi, periodico di Benevento, p. 12 del n. 26/2007: “Mi è giunto assai gradito Storie piccole. Sono storie d’una memoria che dura: una memoria che fa rivivere. P. Giovanni è presente intero, a tutto tondo: anima e corpo in uno stile sinfonico che scorre sulla tastiera dei sentimenti più intimi e profondi, soffusi di santo umorismo. E il lettore ne prova la più perfetta letizia”. Gennaro Preziuso, giornalista e scrittore, su Voce di Padre Pio, mensile di San Giovanni Rotondo (FG), p. 79 del n. 7 8/2007: 14 “P. Giovanni ha realizzato un ‘sogno nel cassetto’: quello di annoverare, tra i suoi scritti disseminati, finalmente un libro. Ne è venuto fuori un ‘prato variopinto’. Tante ‘storie piccole’, a volte autobiografiche, che coprono circa vent’anni della sua vita. Un volume che si legge tutto d’un fiato, ma che è necessario rileggere per gustarne a poco a poco la fragranza ed il sapore”. Congratulazioni “Carissimo p. Giovanni, ho letto con tanta letizia il tuo libro. Finalmente una lettura che mi ha affascinato ed anche edificato. Ogni pagina vibra delicatamente di spirito francescano. Nessuna ricercatezza: tutto è semplice, lineare, corrente. Tutto invita alla riflessione, a formulare e realizzare propositi di bontà. La premura didattica non appesantisce affatto l’andamento piacevole. Lo stile ritma contenuto e narrazione del vangelo. Grazie, p. Giovanni, per tutto il bene che hai fatto a me e a tanti tuoi lettori. Il libro è riuscito in pieno, perchè è proiezione fedele di una personalità stupendamente riuscita: la tua! Ti abbraccio. Don Antonio Del Gaudio” (teologo e docente di filosofia in pensione, pubblicista e scrittore). “Carissimo fra Giovanni, ti ringrazio per avermi fatto dono del tuo libro Storie piccole, di cui ho gradito in particolar modo la freschezza tipicamente francescana che emerge nei tanti spaccati di vita quotidiana da te tracciati. Il Signore è presente nelle pieghe più recondite della nostra esistenza: siamo chiamati a riconoscere questa presenza, per rendere la vita un luogo di costante incontro con Dio. Grato per la tua testimonianza ti saluto nel Signore, augurandoti il dono della pace. Fraternamente, fra Marco Tasca” (ministro generale dei frati minori conventuali). “Carissimo p. Giovanni, innanzitutto ti ringrazio vivamente per il costante ricordo. Ho ricevuto il tuo libro Storie piccole attraverso il quale ho potuto percorrere qulche tratto della tua esistenza. Ti ricordo con simpatia e affetto e ti assicuro il ricordo nella preghiera. San Francesco, il Santo che ha fatto dell’umiltà una grande virtù, ci aiuti e ci sostenga con la sua invisibile presenza. Cordialmente in Cristo Signore. Sempre grato. Francesco Cacucci” (arcivescovo di Bari-Bitonto). La Diocesi, mensile di Lucera, ha pubblicato nel numero di giugno alcune pagine del libro Storie piccole, quale ‘assaggio’ per i suoi lettori. Vita Pastorale, mensile delle Edizioni Paoline, n ha segnalato il libro nel n. 8-9/2007. IL PADRE MAESTRO 3/2007 carcere I familiari dei detenuti di Giovanni Foggetta L a vita del detenuto ha tante porte d’ingresso, ma quasi tutte sono chiuse dall’interno. Una di queste, una delle più importanti, la trovi socchiusa, basta solo spingere e si apre davanti ai tuoi occhi, è la famiglia. Nella giornata di un recluso, il pensiero della famiglia ritorna spesso alla mente, diventa sempre più forte verso sera quando una volta spenta la luce, i ricordi accendono la cella. E’ il ricordo soprattutto dei figli o dei genitori lontani. La mia piccola esperienza di cappellano a Lucera, mi ha permesso di conoscere più da vicino alcune famiglie di detenuti, i loro problemi, le loro fatiche, le loro speranze, la loro forza. Mi ha colpito Lucera, Sala colloqui. profondamente la testimonianza di una coppia, genitori separati di un giovane alla sua prima esperienza detentiva, che si sono presentati ‘insieme’ al colloquio per incontrare il loro figlio e fargli sentire la loro vicinanza. Oppure la testimonianza della mamma di un detenuto, che nonostante il cancro alle ossa che la tormentava, si è trascinaIL PADRE MAESTRO 3/2007 ta da sola fino all’ufficio postale per inviare il vaglia a suo figlio. Ho incontrato diverse famiglie fino ad oggi coinvolte nella situazione penale dei loro parenti ristretti. Alcuni ‘sposano’ insieme al congiunto anche la scelta delinquenziale, altri invece ‘subiscono’ gli sbagli o lo stile del loro parente, in particolare da parte di chi ha problemi di tossicodipendenza. Le figure familiari più vicine al detenuto sono la madre e i bambini: tengono acceso la speranza nel detenuto. La Casa circondariale di Lucera si è resa sensibile a questa dimensione tanto delicata e importante per la vita del detenuto, sintonizzandosi con gli altri Istituti di pena d’Italia per concretizzare il progetto ‘Genitorialità e carcere’. Un primo passo visibile e misurabile lo abbiamo sperimentato nel nostro Istituto, preoccupandoci di ‘umanizzare’ i luoghi dove più volte durante la settimana avvengono i colloqui tra i detenuti e i loro familiari. A giugno di quest’anno, la sala colloqui del carcere di Lucera si presentava agli occhi dei familiari più luminosa, con quadri alle pareti. Come cappellano, insieme ai volontari, abbiamo gioito per questo piccologrande segno di rispetto per l’uomo che vive e soffre nella detenzione. Ma, c’è un altro luogo ‘genitoriale’ da umanizzare, l’attesa dei parenti fuori dall’Istituto. La nostra voce grida da tre anni, non solo per realizzare un progetto a favore dei familiari dei detenuti, ma soprattutto per far crescere la cultura della solidarietà. Mi piacerebbe conoscere, al riguardo, i sentimenti non solo delle Istituzioni che potevano intervenire quando sono state interpellate, ma soprattutto il parere della popolazione lucerina, che passa davanti al carcere, schivando con abilità quelle poche sedie fornite dai frati per i parenti in attesa. Se ti capita di passare davanti al carcere del tuo paese, lasciati interrogare dalla presenza dei bambini e degli anziani che fanno la coda per entrare al colloquio, costretti a fare conoscere ai passanti la loro situazione familiare. n 15 arte Le statue del santuario di Tonino Tolve Le statue, tutte lignee, che adornano il santuario di san Francesco Antonio Fasani, meritano una particolare considerazione non solo per i loro pregi artistici, ma soprattutto perché esse richiamano alla memoria dei fedeli tanti episodi di vita del Santo durante il suo lungo apostolato religioso e sociale, svolto nella sua cara città di Lucera. PARETE LATERALE DESTRA GUARDANDO L’ALTARE. Nella nicchia del primo altare è collocata la statua dell’Ecce Homo, rappresentato seduto , legato con funi, coronato di spine e coperto da un corto manto dorato e azzurro. L’espressione del volto, che racchiude in una sintesi delicatissima miseria umana e pietà divina, induce il visitatore alla meditazione e alla preghiera. E’ senz’altro un’eccellente opera d’arte di anonimo, probabilmente di scuola veneziana, del XVI/XVII secolo. L’epigrafe collocata sul lato destro della nicchia, scritta in latino in elegantissimi distici elegiaci, forse dallo stesso Padre Maestro, ricorda un episodio che ai contemporanei parve un miracolo. Nel terribile terremoto del 20 marzo 1731, che distrusse Foggia e a Lucera fece crollare numerosi palazzi, mentre le umili case dei poveri rimasero illese, l’altare dell’Ecce Homo crollò, ma il devoto simulacro fu ritrovato intatto tra le macerie. Nella nicchia dell’altare successivo si eleva la bellissima statua della Vergine Immacolata, capolavoro dell’illustre scultore Giacomo Colombo, di origine veneziana ma attivo a Napoli, che la scolpì nel 1718, seguendo, come si racconta, i suggerimenti e l’ispirazio16 ne del Padre Maestro. Davanti a questo altare il nostro Santo era solito trattenersi a pregare ogni giorno dopo la recita del Vespro, e spesso anche di notte. Più volte fu visto rapito in estasi, tutto assorto nella contemplazione dell’immagine dell’Immacolata. Nei locali annessi al santuario, di proprieta della Reale Arciconfraternita della Santa Croce, si conserva una statua dell’Immacolata, eseguita dallo stesso autore per essere portata in processione, firmata e datata 1724. Era costume del tempo che un artista eseguisse del medesimo soggetto due versioni: una più leggera, cioè scolpita solo nelle parti esposte, mentre il resto del corpo, che veniva di volta in volta rivestito di abiti, era ridotto a semplice manichino; un’altra, più pesante, scolpita in tutte le parti, da tenere esposta permanentemente in chiesa per la devozione dei fedeli. NELL’ABSIDE Sul lato sinistro dell’altare maggiore, sotto il quale sono composte, in sereno atteggiamento di uno che dorme, le sacre spoglie del Padre Maestro, si può ammirare un Crocifisso ligneo del XIV secolo. E’ da notare la persistenza di elementi stilistici bizantini accanto a quelli romanico-gotici, caratteristica peculiare della scultura pugliese del Duecento e del Trecento. PARETE LATERALE SINISTRA, PERCORRENDO IL CAMMINO VERSO L’INGRESSO Niccia e statua di Sant’Antonio da Padova, realizzata in una bottega di scultori di Val Gardena e donata alla chiesa lucerina di san Francesco dagli eredi di Nicola Sacco nel 1943. Certamente non è un capolavoro, ma è IL PADRE MAESTRO 3/2007 arte senz’altro una testimonianza apprezzabile di arte e di pietà contemporanea. Nella nicchia dell’altare seguente si staglia la bellissima scultura lignea di Gesù Crocifisso, opera d’arte pregevole per armonia compositiva e serenità espressiva. L’autore potrebbe essere lo stesso dell’ Ecce Homo: la dolcezza del volto, la vernice opalina e i tenui colori delle carni sembrano uguali. Di poi l’attenzione del visitatore è attratta dalla statua di San Francesco d’Assisi, assor- to in preghiera, con lo sguardo elevato al cielo e con la mano sinistra che stringe al petto il Crocifisso. Anche questa statua, come quella dell’Immacolata, fu commissionata dal Padre Maestro nel 1713 all’illustre scultore napoletano Giacomo Colombo. Nei depositi dell’Arciconfraternita si può ammirare una statua leggera di san Francesco d’Assisi; non è firmata, ma per identità di elementi stilistici si può affermare che è stata eseguita nella bottega del Colombo, nel corso della prima metà del Settecento, e forse commissionata dallo stesso Padre Maestro. Molto probabilmente, dato il considerevole numero di committenti, il Colombo firmava solo le statue che scolpiva personalmente e non quel- le che venivano prodotte dai suoi allievi, che di solito apportavano leggere modifiche al modello originario per evitare una produzione in serie. A Lucera sono presenti altre sculture di questo artista: san Claro nella chiesa di san Giovanni; san Benedetto nella chiesa di santa Caterina; san Giuseppe nella chiesa di san Domenico. Queste opere, tutte artisticamente note- voli, testimoniano l’influsso che sul Colombo esercitò il maggiore artista napoletano del XVIII secolo: Francesco Solimena. n BIBLIOGRAFIA Gabriele Maria Guastamacchia, Il bel San Francesco, Tipografica Editrice C. Catapano, Lucera 1973. Giambattista Gifuni, La fortezza di Lucera ed altri scritti, Tipografica Editrice C. Catapano, Lucera 1978. Il Padre Maestro, foglietto del Sepolcro glorioso del Beato Francesco Antonio Fasani, anno I, n. 5/1957, Lucera. IL PADRE MAESTRO 3/2007 17 periferie INTERVISTA A IRENE MINAFRA, MEDIATRICE CULTURALE A ROMA Piazza Vittorio di Giovanni G. Iasi D a circa trent’anni, appena laureata col massimo dei voti in lingua e letteratura cinese a Napoli, vive a contatto con la Cina e con i cinesi in Italia. Tante collaborazioni in questi anni: con la BNL a Pechino, con l’IRI, con l’Associazione ItaliaCina, con il COSPE di Firenze, con il Forum per l’Intercultura della Caritas romana, con la regione Lazio, col comune di Roma, con le scuole primarie della capitale. Tutte a favore dei buoni rapporti tra gli italiani ed il grande ‘continente’ cinese. E’ Irene Minafra. L’abbiamo incontrata a Lucera, sua patria, ed abbiamo parlato dei ‘suoi’ cinesi di Roma, dove vive da anni. Il mondo dell’immigrazione, grande ‘periferia’ della nostra società, spesso guardato come problema ingovernabile, lei lo vive dal di dentro animandolo culturalmente, e lo considera una ‘risorsa’, nonostante tutto. Un nome per tutti: piazza Vittorio, nei pressi della stazione Termini a Roma. Dice Irene: “E’ il luogo simbolo degli stranieri nel nostro Paese. E’ un luogo che ti fa sentire a Londra o a Parigi o ancor più in America, senza dover prendere l’aereo: tante lingue, tante facce, tanti vestiti, ristoranti etnici. Il quartiere Esquilino, che contiene piazza Vittorio, era una zona degradata, gli italiani se ne andavano... 18 Da un po’ di anni sono state fatte scelte di recupero e riuso. Il quartiere ha cambiato faccia e sta diventando luogo di stimoli culturali, anche da parte della popolazione multietnica (cinesi, coreani, giapponesi, filippini, indiani, ma anche romani e studenti fuori sede)”. Chiedo: Non è una moderna Babele? Come va questo ‘villaggio globale’? Risponde Irene: “Non la vedo come una Babele. A me piace lavorare in piazza Vittorio, perchè mi ricorda la mia vita all’estero, mi sento ‘a casa’ come cittadina del mondo. Soprattutto vedo queste persone come noi: sognano, sperano, faticano. Non ha importanza la diversità esteriore. Gli stranieri di piazza Vittorio sono grandi lavoratori, come eravamo anche noi (penso alla nostra ricostruzione), hanno negozi tipici di alimentari e di abbigliamento. Questo ha creato dissidi con i regolamenti, con i clienti e con l’estetica della zona. Emergono problemi le cui responsabilità sono anche degli italiani. Se si guarda alle persone, se si ricorda la storia della nostra emigrazione, riusciamo a capire buona parte della loro esperienza. Tentano di avere l’italiano come lingua-tramite o almeno progetto per i figli scolarizzati qui, si sostengono nelle loro comunità, come facevano gli italiani all’estero”. IL PADRE MAESTRO 3/2007 periferie a piazza Vittorio, simbolica e reale. Lo spiContinuo ad insistere: Irene, concretamenrito che anima tante persone che ho inconte che fai e con chi lavori? trato, in tanti piccoli gesti quotidiani di cui “Il mio lavoro è complesso, dice sicura, è fatta la vita, mi assicura che il Padre ma ha un unico scopo: insegno cinese (linMaestro è qui presente ogni giorno. Nei gua e cultura) agli italiani e italiano (lingua, panni della pensionata, vicina di casa di usi, cultura) ai cinesi. Faccio il mediatore culuna famiglia cinese, che partecipa alla riunione turale nella scuola (istituto comprensivo a scuola insieme a mamma e bimba cinese e dalla materna alla media), per aiutare a si presenta come 'nonna' della piccola. Nella capirsi e a riconoscersi, per venirsi incontro generosità di tante persone che distribuie accogliersi nella diversità. Talvolta la difscono coperte e bevande calde sotto i portici fidenza e l’incomprensione sono frutto di giunelle notti d'inverno, nei medici che chiedono dizi che nascondono un sentimento di difil permesso di soggiorno per visitare persoficoltà: si è insicuri e si tende ad attribuire all’alne malate, nei tro le ragioni del proprio volontari che disagio. Il mio tengono corsi lavoro, in èquidi alfabetizpe con altri colzazione, nella leghi, consiste collaborazionell’offrire ne delle autosostegno nel rità locali. Nei decodificare genitori e segnali, richiebambini che ste ed emoziomi chiedono ni. I risultati di aiutarli ad sono buoni”. invitare le E’ un fiume bambine cinein piena Irene. si per la festa Allargo l’indadi compleangine: Che cosa no con tutti i compagni di dicono gli immiclasse, nelle grati? Sono inteBambini italiani con lo xuan xi (doppia felicità) Maestre che grati nel quarvedono bamtiere e nella bini e non stranieri. E nella forza di chi città? E i romani come la vedono? accetta la vita senza lamentarsi e con dignità. “Dipende da quanto tempo è che sono arriIn tutte queste e tante altre situazioni è 'prevati e, io credo, anche dalle ragioni per cui sente' il Padre Maestro, perchè la solidarietà sono arrivati e dall’età che hanno. Quelli che attraversa i secoli e unisce gli essere umani, sono arrivati da piccoli o che sono nati qui, oltre le lingue e le culture". sono più italianizzati e, se non li vedi in faccia, potresti confonderli con i romani n doc. L’integrazione è un aspetto importanNOBEL AL MICROCREDITO te e complesso dell’identità di una persona, non solo degli stranieri. Penso a tutti i nonA Moamed Yunus (Bangladesh), econati a Roma, tra cui io stessa. Il mio lavoro nomista e banchiere, il Nobel per la Pace serve proprio ad aiutare chiunque ad integrarsi, 2006, perché ha inventato il mircocredito. o almeno a dare gli strumenti per muoversi Osservando l’indigenza di tanti poveri, facimeglio nella città. Purché per integrazione non li vittime degli usurai, ha messo a disposisi intenda camuffarsi, nascondersi, renderzione dei piccoli crediti per piccoli invensi visibili il meno possibile, perchè allora sarebstimenti. E’ un metodo oggi diffuso in tanti be una sconfitta per tutti". paesi in via di sviluppo. Nel mondo 34 Vado a concludere: Irene, tu sai che san milioni di persone hanno già avuto accesFrancesco Antonio Fasani, il Padre Maestro, so, il 97% dei casi hanno rimborsato. Prima che è tuo concittadino, nel '700 lucerino mise di Yunus, anche il Fasani nel ‘700 lucerino i poveri al centro delle sue attenzioni umane faceva cose simili. E non era il solo. Ma non e spirituali. Che farebbe oggi, magari a piazc’era ancora il Nobel. Se no... za Vittorio? "Ti assicuro che il Padre Maestro 'abita' IL PADRE MAESTRO 3/2007 19 luceranews Domenico, il nuovo vescovo “Cari fratelli e sorelle, cari amici e amiche della diocesi di Lucera-Troia, grazie, mi sento già a casa vostra!”. Sono queste le prime parole che mons. Domenico Cornacchia, appena eletto vescovo, ha rivolto alle centinaia di fedeli accorsi ad Altamura per partecipare alla celebrazione eucaristica in cui è stato ordinato (22 settembre) E' arrivato dalla Murgia, infatti, il nuovo pastore è entrato ufficialmente in città il 14 ottobre 2007 per prendere il posto di Francesco Zerrillo, giunto a Lucera nell'aprile del 1997. E tra i due prelati, che si sono scambiati anche materialmente in cattedrale lo storico pastorale d'argento, una certa vicinanza la si è avvertita sin dall'annuncio della nuova elezione, avvenuta la mattina del 30 giugno: “Il nuovo vescovo - disse nell'occasione Zerrillo - è un sacerdote che è molto vicino al mio carattere ed è uno che ha il sorriso sul volto. Siete stati così buoni con me e siate altrettanto buoni con lui - ha aggiunto in una occasione pubblica più recente vogliategli bene e procurate di facilitare il suo ingresso”. 57 anni, altamurano doc, don Domenico Cornacchia è sacerdote dal 1976. Appena terminati gli studi è stato impegnato nella parrocchia del Sacro Cuore, una delle più popolose della sua città, per 8 anni come vice parroco e altri nove come parroco. Fortemente attivo anche nella vita sociale, è stato insegnante di religione nel Liceo Scientifico Federico II di Altamura, assistente diocesano dei giovani di Azione Cattolica, assistente del Movimento Studenti diocesano e regionale e padre spirituale del Seminario diocesano. Illustre teologo, egli stesso ha studiato presso le Pontificie Facoltà Lateranense e Gregoriana di Roma, conseguendo poi il dottorato in Sacra Teologia Spirituale presso la Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale di Napoli. Nel 1993 è stato chiamato dai vescovi pugliesi come padre spirituale nel Pontificio Seminario Regionale di Molfetta, incarico che ha ricoperto fino al 2005. Presso la Facoltà Teologica Pugliese ha insegnato Teologia Spirituale dal 1984 ad oggi. Dal 1999 al 2004 è stato direttore del Centro Regionale Vocazioni. L'ultimo suo incarico lo ha visto parroco dal 2005 presso la parrocchia SS. Redentore in Altamura, in un quartiere giovane e in forte espansione. Al di là di una brillante e prestigiosa carriera ecclesiastica, uno degli aspetti maggiormente ricorrenti sul volto, nelle parole e 20 nelle descrizioni del nuovo vescovo è il sorriso, atteggiamento riproposto a partire dal motto “Servire Domino in laetitia” (Servire il Signore con gioia) tratto dal Salmo 100 e da un'espressione usata da Bernardo da Chiaravalle nella sua epistola 412. Ricco di simboli anche il nuovo stemma di cui si è dotato, un classico scudo gotico, con una croce in oro, quattro piccoli lobi lanceolati all'inserzione dell'asta con il traverso per indicare i raggi e gemmata con cinque pietre rosse a simboleggiare le piaghe di Cristo. Lo scudo, tripartito, presenta al centro un pellicano con la sua pietà al naturale, sanguinoso di rosso, alla destra una stella del campo e a sinistra una fiamma. “Carissimi, vengo a voi in semplicità ed umiltà confidando unicamente nella potente Grazia divina”, con queste parole salutò a fine giugno i fedeli della diocesi in occasione della sua elezione. “Quando mi è stata comunicata la decisione del Santo Padre di nominarmi vescovo - aggiunse - un senso di sgomento e di trepidazione mi ha preso, ma nel medesimo tempo ho ripensato a quando Mosè disse al popolo ebraico 'Il Signore si è legato a voi e vi ha scelti, non perché siete più numerosi di tutti gli altri popoli, ma perché vi ama'. Questo cammino di comunione - concluse certo sarà facilitato per tutti se faremo leva sul bene che i venerati miei predecessori, in modo indelebile hanno lasciato quale spirituale eredità”. E l'eredità che raccoglie mons. Cornacchia è per certi aspetti pesante ma nello stesso tempo esaltante in una diocesi in cui brilla la luce del Padre Maestro e che conta 19 comuni, 33 parrocchie, due musei diocesani, un patrimonio storico-artistico quasi sconfinato, ma anche una serie di problemi aperti. Riccardo Zingaro IL PADRE MAESTRO 3/2007 ringraziamoeraccomandiamoalpadremaestro Con gratitudine In questa pagina pubblichiamo i nominativi dei lettori che ci fanno giungere le loro offerte. Siamo molto g rat i a tu tti , perc h è ques ta gen ero s it à c i per me tte di co nt in ua re a i n via rvi r ego la rm en te Il Padre Maestro . Scusate eventuali involontarie omissioni ! OFFERENTI DI LUCERA Abate Mario - Agnusdei Avv. Michele - Agrimano Anna Maria - Alvisi Ciro Luigi - Arnese Michelina - Baiocco Edoardo Antonio - Barbaro Angela - Barbaro Emanuele - Barone Giovanni - Bibbò Lucia - Brunno Anna Maria - Calabrese Magnifico Giovanna - Caliano Sabato - Calvano Michele - Campana Antonio - Capobianco Antonio - Cappiello Lidia - Carapella Nicola - Carapelle Antonio - Carbone Alessandro - Carrara Antonio - Castaldo Polisena Gina - Caterino Michelina - Checchia Vincenzo - Cianfrone Rag. Mario - Cogato Davide - Coppolella Donato - Coppolella Giovanni Antonio - Cornacchio Carmine - Costantino Giovanni - D'Apollo Carlo - D'Apollo Umberto - D'Incicco Maria Rosaria - De Crescenzio Vincenzo - De Fantis Luciano - De Finis Antonia - De Jiuliis Michelina - De Leo Antonio - De Lillo Reginalda - De Marco Emanuele - De Marco Michele - De Marco Vincenzo - De Maso Angelo - De Peppo Elena - De Santis Rosario - De Simone Berardino Pellegrino R. - Di Benedetto Michele - Di Condio Nicolina - Di Gioia Antonio - Di Gioia Michelina - Di Giovine Aldo - Di Leva Michele - Di Nunzio Damiano - Di Pierino Pietro - Donnini Nicola - Fatone Gabriele - Feola Dott. Giuseppe - Ferrante Antonio - Ferrante Raffaele Luigi - Ferrone Antonio - Ferrone Francesco - Fiore Giovanna - Follieri Anna Maria - Follieri Rita - Folliero Iezzi - Forte Maria Francesca - Fusco Walter e Cioccarelli Lucia - Giordano Giuseppe - Granieri Luigia - Grasso Alessandro - Grasso Emanuele - Grasso Teresa - Gravina Antonio Michele - Iannelli Leonardo - Ieluzzi Nicola - Imbimbo Vincenzo - Inglese Luigi - Lamorgese Giovan Battista - Leone Genoveffa - Lombardi Bianca - Longo Lucia - Mafia Rocco - Maramonte Filomena - Marcone Antonio - Martignano Antonia - Mastrodemico Michele - Matera Antonio - Matera Maria Grazia - Minelli Giuseppe - Morelli Lucia - Mucci Addolorata Maria - Niro Maria Nicoletta - Nobile Raffaele - Notarstefano Tommaso - Oliva Alberto e Rosa - Oro Michele - Orsetto Leonardo - Padovano Edoardo - Padovano Eduardo - Padovano Giuseppe Pio - Palena Sebastiano - Panella Umberto - Pellegrino Ciro - Pellegrino Maria Antonietta - Pepe Gilda Immacolata - Perrotta Filomena - Petrilli Vincenzo Mario - Picciuto Giovannina - Pierro Domenico - Pilla Pina - Pisciotti Giovanni - Pitta Pasquale - Ragusa Rosaria - Re Matteo - Romice Adriano - Rubino Alfonso - Rucci Prof. Antonio - Schiavone Matteo - Scioscia Lucia - Serra Raffaella - Simonelli Vincenzo - Spanguolo Maria Anna - Spanò Raffaele - Spanò Raffaele - Tedesco Leonardo Giovanni - Testa Alessandro - Testa Alfredo - Tozzi Luigi - Tozzi Maria Rosaria - Tremante Adriano - Trincucci Giovanni - Valente Anna - Vellonio Carmela - Vitale Giuseppina - Vozi Filomena - Zolli Salvatore. 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Il fondo del Pia Opera è destinato ad aiutare le o per e vo cazionali della Provinci a religiosa dei fr ati minori conventuali. Informazioni : Curia provinci ale, Bari - Tel. 080/5491272 - Email: c uriapu [email protected]