sottovoce
A fuochi spenti
Un’estate di fuoco e di rabbia.
Le fiamme hanno divorato boschi, macchia mediterranea,
parchi e strutture turistiche.
Qualche morto, tanti feriti, tanti danneggiati.
Migliaia di uomini della protezione civile, dei vigili del fuoco,
delle forze dell’ordine e tanti volontari impegnati per tre mesi
a correre qua e là per spegnere e controllare i fuochi.
Un gioco perverso in un Paese indignato.
Non ne possiamo più di queste stragi del verde!
Qualche vescovo ha invocato la scomunica per gli incendiari.
Mi associo. Ma chi sono gli assassini?
A fuochi spenti l’indignazione è scemata. Neanche uno scampolo.
Lo dico ‘sottovoce’, li manderei all’inferno gli incendiari, nel ‘fuoco eterno’!
Hanno ammazzato con violenza e accanimento,
senza tregua per gli addetti al lavoro e per noi spettatori impotenti.
Un’estate di fuoco. La politica e la giustizia fanno acqua:
leggi inadeguate, giudici ipergarantisti,
amministratori inadempienti (mappa catastale dei terreni bruciati),
avvocati benevoli in cerca di attenuanti
forze dell’ordine e soccorritori frustrati.
Chi ci restituirà il verde?
Chi troverà gli incendiari?
Chi ci darà speranza?
L’Italia verde ora è nera e spoglia.
Montagne, colline e pianure, violentate dal fuoco, hanno perduto il verde della gioia.
L’odio folle e criminale degli incendiari le ha ridotte a paesaggi brulli e disadorni.
La terra sfigurata piange lacrime aride e amare,
nel silenzio dell’autunno.
Chi odia la vita, di uomini e piante, semina distruzione e morte.
L’odio è sempre assassino.
Ci vuole un vento fresco di giustizia
per ridare alla terra i colori della vita,
per mettere al fresco gli incendiari assassini.
Giustizia, se ci sei, ferma questi criminali
dal cuore arido e la mente rinsecchita!
Prima che venga un’altra estate di fuoco e di rabbia.
E’ calato l’autunno,
altra indignazione popolare:
i costi della politica, l’urlo del Grillo nelle piazze e su internet,
gli ubriachi al volante, l’aumento dei prezzi, il tormentone della finanziaria.
Giovanni G. Iasi
IL PADRE
MAESTRO
3/2007
1
colloqui
Gallinaro, cioè...
Caro padre Giovanni,
sono una lucerina che frequenta da un po’ il santuario san Francesco Antonio Fasani. Innanzitutto
la ringrazio per il lavoro che la comunità dei frati svolge nel santuario. Ho pensato di scriverle, perché una sera ho preso dalla vostra chiesa un foglio dove si parlava di apparizioni di Gesù Bambino
a Gallinaro. La cosa mi ha lasciata perplessa. Da Lucera si fanno pellegrinaggi verso quella località.
Mi chiedo che cosa ci sia di vero. Nel foglio si parlava di un decreto della curia vescovile di Sora sul
fenomeno. Le chiedo delle delucidazioni che possono essere utili anche a chi legge questa rivista.
Lettera firmata
Gentile lettrice,
rispondo alla sua richiesta, offrendo una cronologia dei fatti per l’utilità di chi non conosce
direttamente la questione.
1. Da vari anni un gruppo di fedeli si ritrova a pregare nella nostra chiesa nella tarda serata: la
gran parte di essi va in pellegrinaggio a Gallinaro.
2. Mi sono informato sul ‘fenomeno Gallinaro’
presso la curia vescovile di Sora-Aquino-Pontecorvo
(FR). Mi è stata inviata una Nota che ribadisce
e precisa “quanto già comunicato nel 1992 e
1997 e, più recentemente, nel marzo 2001”.
3. In breve il contenuto della Nota: “In seguito
a presunte apparizioni, affluiscono da alcuni
anni pellegrini” da varie regioni d’Italia. La Nota
riconosce che “è luogo di preghiera”, ma tuttavia “nessuna ed autorevole approvazione è mai
stata data dalla competente autorità ecclesiastica”. Il fenomeno è sotto osservazione dell’autorità diocesana. Il Vescovo alcuni anni fa ha fatto
presente che: “nella cappellina edificata in
Gallinaro non sono consentite celebrazioni liturgiche; la denominazione ‘nuova Gerusalemme’ data
al luogo è dottrinalmente inaccettabile...; i ‘messaggi’ diffusi non possono essere considerati
‘rivelazioni’, ma semplici ‘meditazioni personali’; il libretto di preghiera che viene distribuito ad
alcuni pellegrini non è conforme alle vigenti
norme canoniche e liturgiche...; i cosiddetti
‘gruppi di preghiera’ di Gesù Bambino sono
sorti per iniziativa privata e quindi non hanno alcun
riconoscimento canonico”.
4. La Comunità dei frati ha riflettuto sulla questione, si è sentita con il vescovo di LuceraTroia ed ha reso pubbliche la Nota della curia di
Sora e alcune precisazioni: “la diocesi di Sora non
ha mai riconosciuto il ‘fenomeno Gallinaro’ né
intende dare incremento ai ‘pellegrinaggi’. Questo
è un fatto importante per tutti. La Chiesa, madre
e maestra, prudentemente sorveglia ed esorta i fedeli a non accorrere facilmente a luoghi dove, si dice,
avvengano cose ‘straordinarie’ o ‘soprannaturali’. La comunità dei frati aderisce rispettosamente alle indicazioni della Nota della diocesi di
Sora ed invita tutti a fare altrettanto”. Informati
gli interessati, prima della pubblicazione di quanto sopra, abbiamo constatato la non adesione alla
Nota e alle nostre precisazioni. “Abbiamo perciò
preso la decisione di non autorizzare il Gruppo
a considerare il nostro santuario come ‘punto di
incontro’ per la loro preghiera comune. La nostra
chiesa rimane aperta fino a tarda sera: ogni fedele è libero di entrare e pregare personalmente. Ma
né quelli di Gallinaro né altri Gruppi possono organizzare incontri di preghiera comune senza avere
facoltà dal rettore della chiesa. Questa da sempre è norma e prassi ecclesiale”. Questa in breve
è tutta la questione di Gallinaro.
p. Giovanni
Grazie a tutti!
Carissimi p. Giovanni, Lucia, frati, terziari e amici del santuario, il Signore vi dia
pace! Vogliamo ringraziarvi per la vostra vicinanza spirituale, il vostro ricordo
costante e il vostro sostegno, attraverso il quale ci aiutate a portare avanti le nostre
attività qui in Venezuela. In queste settimane siamo alle prese con una specie di ‘Estate
Ragazzi’ per un centinaio di ragazzi. E’ un esperimento. Tutti stanno rispondendo con
grande entusiasmo. Vi mandiamo tre nostre foto, scattate il giorno di sant’Antonio.
Sappiamo di poter contare su di voi! Un abbraccio caloroso.
Eugenio, Elisabetta, Teresa e Sara.
P.S. Molto bello il libro di p. Giovanni!
2
Sara e mamma Elisabetta
|
fattidichiesa
CIRCA 7.000 PUGLIESI IN PELLEGRINAGGIO AD ASSISI: 3-4 OTTOBRE 2007
Sulle orme di Francesco
di
Donato
Grilli
I
l 2007 è un anno molto importante per
la vita dei frati, in primo luogo perché
si è appena celebrato il centenario
delle origini francescane (il 1207 un giovane
di Assisi, Francesco si converte, iniziando
il suo cammino alla sequela di Cristo,
ponendo il vangelo come guida). Su questa
data i frati delle tre famiglie francescane
hanno impostato il loro cammino per rivivere e far risplendere ancora di più la luce
di Francesco.
Poi per i frati minori conventuali, si è celebrato dal 15 maggio al 20 giugno il capitolo
generale dell’intero Ordine. Lo strumento
del capitolo, pensato dallo stesso Francesco,
è un momento molto importante, è un
tempo di fraternità, di verifica e di progetti, per dare slancio al cammino di sequela
e di santità. Si è svolto nel Sacro Convento
di Assisi e, come consuetudine, il giorno di
Pentecoste è stato eletto il nuovo ministro
generale, p. Marco Tasca, di Padova, che con
i suoi cinquant’anni porterà sicuramente
nuovo slancio ed entusiasmo a tutta la fraternità.
Il momento culminante è stato certamente la visita del papa ad Assisi (17 giugno) e quindi ai frati capitolari, bello e
commovente, secondo la tradizione francescana. Francesco ha fatto uno dei suoi pilastri l’obbedienza alla Chiesa e al “signor
papa”, come amava ripetere. Tutti i generali,
dopo l’elezione, si recano a rendergli omaggio e a manifestargli in modo visibile l’obbedienza. Questa volta è stato lo stesso
papa a recarsi a salutare e dare un messaggio
ai frati, dimostrazione ancora una volta
della sua grande sensibilità, che pian piano
sta stupendo e conquistando tutti, con quel
suo stile dolce e semplice, garbato e discreto, come Gesù d’altra parte.
In questa sua visita ha indirizzato un messaggio a tutti i frati dell’ordine esordendo
così:
“Trovo provvidenziale che ciò avvenga
nel contesto dell’VIII centenario della conversione di Francesco. Con la mia odierna
Visita, infatti, ho voluto sottolineare il significato di questo evento, al quale occorre sempre ritornare, per comprendere Francesco
e il suo messaggio. Egli stesso, quasi a sinIL PADRE
MAESTRO
3/2007
tetizzare con una sola parola la sua vicenda interiore, non trovò concetto più pregnante
di quello di “penitenza”: “Il Signore dette a
me, frate Francesco, di incominciare a fare
penitenza così” (Testamento, 1: FF 110). Egli
dunque si percepì essenzialmente come un
‘penitente’, in stato, per così dire, di conversione permanente.
“Abbandonandosi all’azione dello Spirito,
Francesco si convertì sempre più a Cristo,
trasformandosi in un’immagine viva di Lui,
sulle vie della povertà, della carità, della missione. A voi dunque il compito di testimoniare con slancio e coerenza il suo messaggio!
Siete chiamati a farlo con quella sintonia
ecclesiale che contraddistinse Francesco
nel suo rapporto con il Vicario di Cristo e
con tutti i Pastori della Chiesa. L’evento del
Puglia ad Assisi, 4 ottobe 2007.
Capitolo Generale raccoglie Frati provenienti da tanti paesi e culture diverse per
ascoltarsi e parlarsi vicendevolmente mediante l’unico linguaggio dello Spirito, rendendo così viva la memoria della santità di
Francesco. È, questa, un’occasione davvero straordinaria per condividere le ‘cose
meravigliose’ che Dio opera anche oggi
attraverso i figli del Poverello sparsi nel
mondo.
“È necessario che la grande Famiglia
dei Frati Minori Conventuali si lasci ancora sospingere dalla parola che Francesco
3
Sulle orme di Francesco
fattidichiesa
ascoltò dal Crocifisso di San Damiano: “Va’
e ripara la mia casa” (2 Cel 1,6,10: FF 593).
Occorre pertanto che ogni frate sia un vero contemplativo, con gli occhi fissi negli occhi di
Cristo. Occorre che sia capace, come Francesco
di fronte al lebbroso, di vedere il volto di Cristo
nei fratelli che soffrono, portando a tutti
l’annuncio della pace.
“Sia dunque per ogni figlio di San Francesco
saldo principio quello che il Poverello esprimeva con le semplici parole: ‘La Regola e vita
dei frati minori è questa, cioè osservare il santo
Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo’ (Rb
1,1: FF 75). A tale proposito, sono felice di sapere che anche i Minori Conventuali, insieme con
tutta la grande Famiglia francescana, sono impegnati a rivivere le tappe che portarono
Francesco a formulare il ‘propositum vitae’ confermato da Innocenzo III verso l’anno 1209.
Chiamato a vivere ‘secondo la forma del
santo Vangelo’ (Testamento, 14: FF 116), il
Poverello comprese se stesso interamente
alla luce del Vangelo. La sua ‘profezia’ insegna a fare del Vangelo il criterio per affrontare le sfide di ogni tempo, anche del nostro,
resistendo al fascino ingannevole di mode
passeggere, per radicarsi nel disegno di Dio
e discernere così i veri bisogni degli uomini.
“Ai Minori Conventuali è chiesto di essere innanzitutto annunciatori di Cristo: avvicinino tutti con mitezza e fiducia, in atteggiamento dialogico, ma sempre offrendo la testimonianza ardente dell’unico Salvatore. Siano
testimoni della ‘bellezza’ di Dio, che Francesco
seppe cantare contemplando le meraviglie
del creato: tra gli stupendi cicli pittorici che
ornano questa Basilica e in ogni altro angolo di quel meraviglioso tempio che è la natura, si levi dalle loro labbra la preghiera che
Francesco pronuncia dopo il mistico rapimento della Verna, e che per due volte gli fece
esclamare: Tu sei bellezza!. (Lodi di Dio
altissimo, 4.6: FF 261).
Ma in quest’anno un altro evento di grazia è la Puglia pellegrina ad Assisi (3-4 ottobre). A nome di tutti i comuni italiani, ha portto l’olio per accendere la lampada in onore di
san Francesco patrono d’Italia. Un evento
vissuto con intensità e commozione, visto
che capita ogni venti anni. Un momento pienamente ecclesiale e civile; infatti sono stati
presenti sia i vescovi, che le autorità politiche
della regione, segno che si cammina tutti
insieme verso un obiettivo comune, il benessere e la felicità di tutti gli uomini, la costruzione di una civiltà giusta, fondata su principi
e valori cristiani.
“La regione Puglia offrendo l’olio per la lampada votiva, frutto della operosità della nostra
gente e della generosità dei nostri campi,
vuole esprimere il proprio impegno di altruismo, solidarietà e accoglienza di uomini e di
culture, pur nelle difficoltà di un cammino incerto e faticoso, ma pur sempre carico di attese
e di speranze, nell’abbraccio tra i popoli,
culture e religioni differenti” (dal Messaggio
dei Vescovi pugliesi).
“San Francesco, ancora appartiene alla
nostra tradizione, sia ecclesiale che civile.
Come si potrebbe descrivere l’identità ecclesiale e civile dell’Italia e dell’Europa senza mettervi al cuore la presenza di Francesco e della
sua fraternità? Lo stesso papa Benedetto
XVI commentando tempo fa il salmo 121 ha
esclamato ‘tutti abbiamo un po’ un’anima
francescana!’, a riconoscimento della vicinanza del francescanesimo alle nostre radici
dell’Europa, e della sua appartenenza alla
spiritualità di tutta la Chiesa.
“Ma qual è la radice della attualità perenne
di san Francesco? Certamente, la scelta di mettere il Signore Gesù al centro della sua vita dall’inizio alla fine. Per noi tutti francescani di
Puglia, l’offerta dell’olio della lampada sia
dunque l’occasione di riscoprire la nostra
vocazione come conversione ininterrotta alla
centralità del Signore Gesù, per essere nella
nostra bellissima terra, testimoni del Risorto
e strumenti della sua pace” (dal Messaggio dei
Ministri provinciali di Puglia).
Per noi tutti affascinati da Francesco un
grande compito e una grande responsabilità,
una sfida difficile ma molto affascinante.
n
VIVISSIMI AUGURI A PADRE DONATO
Il titolare della rubrica ‘Fatti di chiesa’, Donato Grilli, frate minore conventuale, è diventato sacerdote il 7 luglio 2007 nella basilica di san Michele
a Monte Sant’Angelo, suo paese natale. P. Donato fa parte della comunità conventuale di Copertino. Auguri fraterni dalla Redazione e da tutti
gli amici de Il Padre Maestro.
4
IL PADRE
MAESTRO
3/2007
fasanimaestro
DAGLI ATTI DEL CONVEGNO 2006 SUL FASANI AMPI STRALCI DELLA PRESENTAZIONE.
di
Eugenio
Galignano
Ragioni e tematiche
N
on posso tacere la gioia che provo
mentre diamo il via al nostro simposio di studio. Per me, personalmente, è l’approdo di un itinerario interiore partito da lontano, e vissuto via via nella
laboriosità della ricerca, ma più ancora nella
trepidazione di chi, - accosto senza iperbole il linguaggio evangelico - avendo trovato
una perla, un bene di famiglia, avvertiva
l’impulso di “chiamare i vicini e far festa”: l’impulso cioè della condivisione, della compartecipazione. ‘Bene di famiglia’ sono per
noi gli scritti di san Francesco Antonio
Fasani. Ce li siamo trovati tra le mani così,
fortuitamente, nel pieno fervore dei preparativi della sua canonizzazione. Quell’involucro
cartaceo, povero e deperibile, ingiallito dal
tempo. Era lo scrigno, modesto ma prezioso.
Cominciava così, quasi con modestia e in
famiglia, il processo di accostamento alla figura del Fasani. Ad aprire il varco - dobbiamo
riconoscerlo con gratitudine - è stata l’opera tenace e laboriosa del nostro confratello
p. Bonaventura Danza, ofmconv, da lunghi
anni direttore della Biblioteca della Pontificia
Facoltà Teologica ‘San Bonaventura’ al
Seraphicum in Roma.
E’ stato lui a sobbarcarsi con rapida e assidua puntualità alla fatica non lieve della
trascrizione dattilografica dei quattro volumi allora e sinora rintracciati. Da qui il via
alle prime pubblicazioni di alcuni scritti
prima, seguite poi dai primi saggi sull’autore, grazie al sostegno della Provincia francescana pugliese ofmconv e alla successiva
intraprendenza del Centro di promozione culturale ‘Padre Maestro’. Ad interessarsene e
a scrivere erano quasi sempre, salvo rare circostanze, membri del nostro stesso Ordine,
nonostante il Fasani fosse entrato già nel panorama della santità ufficiale della Chiesa cattolica.
Oggi, al compiersi dei venti anni dalla canonizzazione, il Centro di promozione culturale
tenta un passo in avanti: prova a slargare la
cerchia, mirando a un orizzonte più vasto e
più alto. Senza presunzione, ma con determinazione osa proporre un Convegno di
studio a risonanza nazionale, perché, valutatane la consistenza, quel ‘bene di famiglia’
IL PADRE
MAESTRO
3/2007
possa entrare nel circuito più vasto della
comunità ecclesiale, e - ce lo auguriamo - negli
interessi di ricerca e di studio dei cultori di
teologia, di spiritualità e di antropologia
cristiana. Sembrano dare corpo al nostro
auspicio alcuni segni di particolare rilievo che,
onorando il Fasani, nobilitano questa nostra
assise:
a) l’adesione della Pontificia Accademia
Mariana Internazionale. Ha accettato sotto
il suo patrocinio la nostra iniziativa culturale;
b) la collaborazione scientifica della
Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia
Meridionale di Napoli. Ha garantito il contributo di tre illustri
docenti;
c) la collaborazione
scientifica della Facoltà
Teologica Pugliese con
sede a Bari: è tra noi il
Pro-Preside,
prof.
Salvatore Palese.
Aggiungo un altro elemento: il Padre Maestro
comincia ad apparire
anche nelle rassegne
bibliografiche che contano, nell’elenco di autori che hanno dato un contributo alla cultura teologica della propria epoca.
Mi riferisco all’opera:
Testi Mariani del Secondo
Millennio, vol. VI: Autori
moderni dell’Occidente (secc. XVIII-XIX),
a cura di Stefano De Fiores e Luigi Gambero,
Roma, Città Nuova Editrice, 2005, pp. 848.
Entro questa prospettiva di ‘segnali propizi’ prende corpo l’articolazione del simposio.
Il tema formulato sottolinea due aspetti che
meglio identificano, pur se in maniera non
esclusiva, la personalità del Fasani: da una parte
il francescanesimo di base che dentro, nell’anima, nella struttura profonda dell’essere,
lo fa radicalmente uomo di contemplazione;
dall’altra, il conseguente forte timbro mariano che porta il Santo a considerare santa
Maria, l’Immacolata Madre del Signore,
come punto nevralgico del progetto cristiano, prospettiva guida, quasi chiave e sintesi del sapere teologico che informa la vita.
5
Ragioni e tematiche
fasanimaestro
Vengono così a delinearsi gli ambiti del Convegno.
a) Anzitutto il contesto storicosociale come richiamo al principio
della concretezza, dell’incarnazione
nel vissuto. E’ il tentativo di risposta
all’interrogativo: quale è l’atteggiamento dell’apostolo francescano di
Lucera di fronte alle condizioni di vita,
alle sperequazioni sociali, alle tendenze
culturali, ai sistemi dominanti, alle
sfide del tempo. E dentro, l’anelito di Lucera, Circolo Unione, 23 giugno 2007.
Dio che non distoglie dall’attenziodimensione trinitaria. Se in Maria tutto è
ne all’uomo, anzi la sostiene, la alimenta, la
dono, ossia tutto è amore, non basta il lineleva.
guaggio della ragione, occorre il linguaggio del
b) La Parola di Dio. Il Padre Maestro se ne
cuore per parlare di lei. Il Padre Maestro fa teopasce con saporosa intelligenza. Ne fa strumento
logia con la precisione degli Scolastici, ma si
di illuminazione interiore, di crescita spirituale.
esprime con l’intuizione e il linguaggio degli
Ma anche pane spezzato che corrobora, le atteinnamorati.
se e le speranze della sua gente. La sua forSi fa compagno di strada con quanti oggi
mazione umanistica - laurea in Filosofia prima
intraprendono la via della bellezza - via pulancora che in Teologia - gli rende familiare
chritudinis - nell’approccio di comprensione
il pensiero antico di Socrate, Platone, Aristotele,
del mistero della Madre del Signore.
di Cicerone e Seneca, come anche il pensied) Tuttavia ‘francescanità’ e ‘marianità’,
ro degli antichi Padri della Chiesa: Ambrogio,
quantunque tratti distintivi di rilevanza noteAgostino, Girolamo, Bernardo, e dei teologi
vole, costituiscono soltanto degli aspetti pardella grande Scolastica quali Bonaventura,
ziali. Non dicono tutta la personalità del sogTommaso, Giovanni Duns Scoto. Eppure,
getto. Il Convegno ci dirà se e come, attraverso
egli appare come l’uomo di un solo libro: la
gli scritti, sia possibile uno scandaglio più ampio
Scrittura sacra.
e profondo che aiuti a scoprire l’identità spiE non è certo una menomazione nel Fasani,
rituale poliedrica e complessa, ma unitaria del
semmai un titolo di ricchezza e di più chiara
Santo, come risultato dell’intreccio che coniuidentificazione, che lo àncora al mistero del
ga insieme misteriosamente il dinamismo
Verbum Dei, anticipando egli così esemplardella sequela Christi, il gioco delle attitudini
mente per noi il richiamo del Concilio
umane naturali e l’interiore sollecitazione
Ecumenico Vaticano II che, con la costituzione
della grazia mistica. Il santo è sempre un
conciliare Dei Verbum, pone la Parola rivelata
uomo riuscito.
al centro della liturgia, della teologia, della spie) Francesco Antonio Fasani, ‘Padre
ritualità del popolo cristiano. Anche nel penMaestro’ secondo l’antica prassi accademico
sare teologico del Fasani opera una sorta di
- giuridica dell’Ordine, ha inoltre lo spessocircolo ermeneutico che parte dalla Parola di
re del teologo francescano. Il corpus degli scritDio, attraversa i frammenti della vita e risati sta lì a confermarlo: con il suo modo di fare
le a Dio.
teologia, cordiale, partecipativo, coinvolc) Maria di Nazareth: paradigma della
gente: è la sua theologia cordis; con le temacreatura che accoglie la Parola. E’ la carattiche preferite, che lo pongono accanto ai
teristica più accentuata della fisionomia del
grandi maestri francescani, tra cui Bonaventura,
Padre Maestro. Attenzione però: al centro della
Scoto, Niccolò di Lyra..., per fermarci a quelsua riflessione, più che Maria di Nazareth, c’è
li che egli cita con maggiore frequenza e
Dio Uno e Trino.
venerazione.
Il Fasani sottolinea sì la grandezza di
f) C’è infine un ultimo ambito entro il
Maria, la sua presenza e la sua azione nella vita
quale si muove il Convegno. E’ il riferimencristiana, con la precisazione però che tutto
to al dibattito teologico sull’identità meriin lei è dono di Dio, tutto in lei è architettudionale: iniziativa culturale che, pur richiara della Trinità. Lei non agisce in maniera automando l’antico processo storico-politico della
noma, ma in quanto unita allo Spirito Santo
ben nota questione meridionale, è in realtà una
e da Lui cooptata nella santificazione dei
proposta di ricerca assai recente, a più ampia
cuori. La sua mariologia è fortemente ancotematica. Essa è nata dalla Pontificia Facoltà
rata alla cristologia, è sempre aperta alla
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IL PADRE
MAESTRO
3/2007
fasanimaestro
Teologica dell’Italia Meridionale, con il contributo scientifico di docenti delle Università
civili del nostro Sud, per offrire collaborazione al Servizio Nazionale Conferenza
Episcopale Italiana in vista del ‘progetto
culturale’ della Chiesa italiana. Semplificando
dico che tale dibattito, tuttora aperto, ruota
intorno all’interrogativo: se, come, e quanto i Santi di un determinato territorio e di un
determinato spazio di tempo, incidano sul tessuto concreto che ingloba aspetti sociali,
fenomeni di cultura ed espressioni di fede di
una determinata comunità umana.
O più precisamente: la vita teologale di
un uomo di Dio - il nostro Santo di casa come può aiutare, orientare ed elevare la fede
pura (quella semplice, teologale) della sua
gente? Il tasso di adulterazione che è dato
riscontrare nelle espressioni di religiosità
delle nostre popolazioni, specialmente intorno ai nostri santuari, deve indurre a riflettere
sulla incidenza reale che la santità incarnata deve imprimere nel quotidiano dei singoli,
delle famiglie, della comunità territoriale.
Significativo per noi il richiamo del Servo
di Dio Giovanni Paolo II. A conclusione
della sua omelia durante il rito di canonizzazione sottolineava il ruolo che la figura del
Fasani deve esercitare nel tempo: “Ascoltiamo
dunque il suo insegnamento. Lo ascoltino le
genti della nobile terra di Puglia, che ben può
gloriarsi di questo suo figlio, nel quale essa
ravvisa le migliori caratteristiche, che hanno
fatto grande il suo popolo: un popolo laborioso e semplice, coraggioso e tenace, un popolo saldamente ancorato ai valori del Vangelo”.
Per meglio ascoltare il Padre Maestro,
abbiamo chiesto aiuto a degli studiosi, maestri anch’essi. Un grazie distino ai singoli
Relatori che cito in ordine di intervento:
Alfonso Amarante, Antonio Pitta, Giulia
Paola Di Nicola, Luigi Borriello, Antonio
Staglianò, Edoardo Scogliamiglio, Salvatore
Palese. Non è presente S. E. Mons. Angelo
Amato: impedito da non buone condizioni
di salute. A loro si aggiungono gli studiosi Luca
Di Girolamo, Gàspar Calvo Moralejo,
Raffaele Di Muro: pur non presenti in aula
offrono ulteriori apporti dottrinali alla nostra
iniziativa editoriale.
Eugenio Galignano
PRESENTAZIONE DEGLI ATTI
A sei mesi dal Convegno di studio (15-16 dicembre 2006), il 23 giugno il Centro
di promozione culturale Padre Maestro ha presentato il volume degli Atti (San Francesco
Antonio Fasani apostolo francescano e cultore dell’Immacolata, Edizioni P.A.M.I.,
Città del Vaticano, pp. 302): un evento editoriale per tutti gli amici del Fasani e non
solo, che corona le celebrazioni del ventennale della canonizzazione. L’incontro si è
svolto al Circolo Unione di Lucera.
Interventi di saluto del presidente del Circolo, Vincenzo Bizzarri, e del presidente del Centro, Michele Tolve. Relazioni di mons. Antonio Pitta e p. Eugenio Galignano.
D. Antonio Pitta, preside della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia meridionale di Napoli e relatore al Convegno, ha evidenziato l’originalità della mariologia del
Fasani, l’intensa e qualificata opera del Santo nel ‘700 lucerino, l’importanza del Convegno
di dicembre che ha scavato in profondità degli scritti del Fasani.
P. Eugenio Galignano, coordinatore del Convegno e curatore degli Atti, ha ringraziato innanzitutto il vescovo diocesano mons. Francesco Zerrillo, che ha finanziato la pubblicazione. Quindi ha ripercorso l’itinerario delle relazioni, sottolineandone
il taglio multidisciplinare. Ha infine evidenziato, in particolare, l’originalità delle relazioni di Giulia Paola Di Nicola e di Antonio Staglianò.
Mons. Zerrillo, a conclusione dei lavori, ha espresso il plauso all’iniziativa del Convegno
e alla tempestività della pubblicazione degli Atti, che ha definito “una miniera” per
la conoscenza del Padre Maestro.
La nostra rivista Il Padre Maestro, fin da questo numero 3/2007, presenterà alcune sintesi delle relazioni contenute negli Atti, allo scopo di invogliare i lettori a leggere l’intero volume.
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MAESTRO
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spaziogiovani
500.000 GIOVANI NELLA PIANA DI MONTORSO A LORETO
L’Agorà dei giovani
di
Stefano
Colelli
“Vi attendo numerosi al grande incontro
dei Giovani Italiani in programma per l’1 e 2
settembre 2007 a Loreto”.
E’ stato questo il richiamo di Benedetto XVI
cui hanno risposto circa 500.000 giovani
che dal 30 agosto hanno popolato le 32 diocesi delle Marche, della Romagna, dell’Umbria Montorso, il Papa tra i giovani
e dell’Abruzzo per vivere la gioia di incontrarsi, conoscersi , condividere gli aspetti
Maria, con tutta la diocesi ci siamo radunati
fondamentali della vita,ascoltare la voce del
nella cattedrale di san Venanzio martire per
Papa e pregare con lui sul grande prato di
la S. Messa presieduta dal vescovo Giancarlo
Montorso.
Vecerrica, concelebrata da mons. Domenico
Con i 70 giovani guidati da don Marco
Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo, da
Manco, responsabile del Servizio di pastorale
mons. Carlo Liberati, arcivescovo di Pompei,
giovanile della Diocesi di Nardò Gallipoli,
dal presbiterio diocesano e da tutti i sacerdoti
provenienti da alcune parrocchie di Casarano,
che accompagnavano i gruppi di giovani
Galatone, Sannicola e Melissano, e dalla
ospitati in diocesi.
Gi.Fra. di Copertino, accompagnati dal sot“Benedetto XVI ha da dirvi cose importanti,
toscritto, abbiamo iniziato la preparazione
decisive, sconvolgenti per la vita - ha affermato
all’Agorà dei Giovani Italiani con la visita al
il vescovo Vecerrica nell’omelia - e vi darà anche
santuario san Giuseppe da Copertino in
un mandato, per una missione da compiere.
Osimo, accolti con gioia e spirito francescano
Ritornate, giovani, a verificare ciò che è vero
da fra Giulio Berrettoni guardiano del convento
per la vita. Ritornate, giovani, a vedere quane rettore del santuario.
to è bello e grande l’incontro con Gesù;
Arrivati a Fabriano, insieme ai giovani di
quanto può rendervi soddisfatti nella vita la
Mazara del Vallo, Anagni, Ostia, le delegazioni
compagnia nuova con la Chiesa”.
ufficiali della Bielorussia e della Macedonia,
La serata si è conclusa con una grande festa
i piccoli gruppi di Mosca, San Pietroburgo, della
nella piazza Giovanni Paolo II davanti alla catGeorgia e dell’Estonia, siamo stati accolti
tedrale, con la partecipazione e l’intervento
da mons. Giancarlo Vecerrica vescovo della
di tutti i gruppi e naturalmente i 200 ragazzi
diocesi di Fabriano-Matelica, da don Gianni
della diocesi di Fabriano-Matelica che hanno
Mosciatti e don Umberto Rotili.
partecipato all’Agorà.
Il primo giorno,30 agosto, un gruppo ha
Nella giornata del 31 agosto si è dato
visitato il centro della città, tutti i musei, le
spazio alla preghiera, alla riflessione e alle teschiese cittadine e la Pinacoteca civica, e l’altimonianze. Di mattina, nella chiesa parroctro, quello più numeroso, circa 50 giovani
chiale di san Giuseppe Lavoratore, don
amanti della spiritualità francescana, ha
Tonino Lasconi ha guidato la preghiera e la
preferito inoltrarsi a piedi nei sentieri della valmeditazione su “Gesù amante della bellezza...”.
lata tra il monte Rogedano e Puro per visitare
Nel pomeriggio, nella chiesa parrocchiale
l’eremo S. Maria di Valdisasso, denominato
della Sacra Famiglia di Nazareth, dopo aver
la Porziuncola delle Marche, a circa dieci
ascoltato la testimonianza di due volontari della
chilometri da Fabriano, dove furono ospiti oltre
casa famiglia della parrocchia per malati
a san Francesco nel 1210 e i suoi primi compsichici abbiamo celebrato l’Eucaristia prepagni (Egidio, Simone, Masseo e Ruffino), san
sieduta da mons. Domenico Mogavero.
Bernardino da Siena nel 1433, san Giovanni
Dopo tanta attesa, il 1° settembre siamo parda Capestrano nel 1450, san Giacomo della
titi alla volta di Loreto: cappelli e magliette
Marca nel 1456.
di ogni colore, sandali e scarpe da tennis ai
Nella serata, dopo un momento di cammino
piedi, zainetti sulle spalle, chitarre, tamburi
pomeridiano nei luoghi cittadini più significativi
e sacchi a pelo, erano questo i giovani di
religiosamente per riflettere sulla figura di
tutte le diocesi italiane, e dei vari movimen8
IL PADRE
MAESTRO
3/2007
spaziogiovani
ti ecclesiali. Negli occhi ancora le immagini dell’affluenza, una distesa di colori e di
visi, in un santuario all’aperto, l’arrivo del
Papa con i canti ‘Emanuel’ e ‘Jesus Christ my
life’, l’esplosione di gioia e di entusiasmo dei
giovani, le braccia tese che ondeggiano sulle
note francescane ‘Laudato si o mio Signore’
e sull’inno dell’Agorà dei Giovani ‘Luce di
verità’.
“Non dovete aver paura di sognare”. E
questo il messaggio che Benedetto XVI ha
lasciato nella veglia di preghiera. Parlando
ai ragazzi che avrebbero poi passato la
notte sotto le stelle in attesa della S. Messa
della domenica, il Papa ha riconosciuto che
“purtroppo oggi, non di rado, un’esistenza
piena e felice viene vista da molti giovani come
un sogno difficile, e qualche volta quasi
irrealizzabile”. “Tanti vostri coetanei guardano
al futuro con apprensione e si pongono non
pochi interrogativi”. Si chiedono, ha
riconosciuto, “come inserirsi in una società segnata da numerose e gravi ingiustizie
e sofferenze? Come reagire all’egoismo e alla
violenza che talora sembrano prevalere?
Come dare un senso pieno alla vita?”. “Non
abbiate timore, Cristo può colmare le aspirazioni più intime del vostro cuore! Lasciate
che questa sera io vi ripeta: ciascuno di voi
se resta unito a Cristo, può compiere grandi cose. Ecco perché, cari amici, non dovete
aver paura di sognare ad occhi aperti grandi progetti di bene”.
La giornata del 2 settembre è cominciata alle 6.00. Alle 6.45, quando il primo
canto di preghiera è andato in filo diffusione
erano tutti già in piedi. La spianata piano
piano era tornata ad animarsi e, con la
preghiera delle lodi che ha aperto la mattina, i giovani hanno cominciato a preparar-
Fabriano, p. Stefano con il gruppo salentino
IL PADRE
MAESTRO
3/2007
si alla S. Messa presieduta da Benedetto XVI,
concelebranti 150 vescovi e 2.000 sacerdoti.
“Di quanti messaggi, che vi giungono soprattutto attraverso i mass media, voi siete destinatari! Siate vigilanti! Siate critici!”. Il
Papa ha spiegato ai giovani che l’umiltà
che avevano sentito descrivere nel brano evangelico della liturgia della domenica “Chiunque
si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà
esaltato” (Lc 14,11) non è “la via della rinuncia ma del coraggio”.
Sotto un sole rovente, il Vescovo di
Roma ha lasciato ai ragazzi e alle ragazze
un’idea fondamentale: “Il messaggio è
questo: non seguite la via dell’orgoglio,
bensì quella dell’umiltà. Andate controcorrente: non ascoltate le voci interessate e
suadenti che oggi da molte parti propagandano modelli di vita improntati all’arroganza e alla violenza, alla prepotenza e al
successo ad ogni costo, all’apparire e all’avere, a scapito dell’essere”. Parlando dell’enorme influenza che pretendono avere i
media sui giovani, ha detto loro: “Non
andate dietro all’onda prodotta da questa
potente azione di persuasione. Non abbiate
paura, cari amici, di preferire le vie ‘alternative’ indicate dall’amore vero: uno stile di
vita sobrio e solidale; relazioni affettive sincere e pure; un impegno onesto nello studio
e nel lavoro; l’interesse profondo per il
bene comune”.
Il Papa ha anche incoraggiato i ragazzi a
non avere “paura di apparire diversi e di venire
criticati per ciò che può sembrare perdente
o fuori moda”. Ha assicurato che “i vostri
coetanei, ma anche gli adulti, e specialmente coloro che sembrano più lontani
dalla mentalità e dai valori del Vangelo,
hanno un profondo bisogno di vedere qualcuno che osi vivere secondo la
pienezza di umanità manifestata
da Gesù Cristo”. “Quella dell’umiltà, cari amici, non è l’esito di
una sconfitta ma il risultato di
una vittoria dell’amore sull’egoismo e della grazia sul peccato”.
Con queste parole i giovani italiani hanno sentito la presenza e la
vicinanza del Papa. Hanno ascoltato tutti insieme i suoi insegnamenti. Benedetto XVI è riuscito
a comunicare ai giovani, spronandoli a perseguire i loro ideali
e non omologarsi alla massa, perché seguire Cristo con determinazione rende liberi.
Stefano Colelli
9
cronachedelsantuario
Pellegrini al Volto Santo
Una giornata speciale per i gruppi e i fedeli del santuario: domenica 17 giugno. Conclusione
dell’anno pastorale con un pellegrinaggio a
Manoppello (PE) e a Casalbordino (CH).
A Manoppello abbiamo venerato commossi il Volto Santo: un velo finissimo, esposto nel
santuario abruzzese, sul quale è impresso il volto
di un uomo che mostra segni evidenti di tumefazione e di sangue.
Ricerche scientifiche e fotografiche degli ultimi anni hanno messo in luce la perfetta sovrapposizione del Volto Santo con il Volto della Sacra
Sindone di Torino. Nella mostra fotografica e
icononografica annessa alla chiesa, affidata da
quattro secoli ai frati minori cappuccini, si
ammirano le immagini suggestive dei due
Volti. L’ipotesi fascinosa dei ricercatori è che il
Volto della Sindone mostra il Cristo morto e il
Volto Santo il Cristo risorto.
Nel pomeriggio, dopo un incontro del gruppo per una verifica dell’anno pastorale, ci
siamo trasferiti, sulla via del ritorno, alla
Madonna dei Miracoli di Casalbordino.
Il santuario riporta al 1576, quando la
Vergine liberò quelle popolazioni rurali dalle conseguenze di una tremenda tempesta che si
era abbattuta su quella zona. Il giorno dopo, 11
giugno, apparve al contadino Alessandro Muzio,
al quale affidò il messaggio della “santificazione della festa” e l’incarico di chiedere al clero
la costruzione di una cappella in quel luogo. Da
allora Casalbordino è meta di continui pellegrinaggi. Alla primitiva cappella si è aggiunta
una chiesa più grande nel 1824 e l’attuale
santuario nel 1962. Dal 1925 la chiesa è affidata ai monaci benedettini.
L’immersione nel flusso di antiche storie di
fede ha lasciato nel gruppo lucerino il ricordo
n
grato e gioioso di una bella giornata.
Reliquia
di San Francesco
Quest’anno alla Puglia è
toccato l’onore di offrire l’olio
per la lampada che perennemente arde sulla tomba del
serafico Padre san Francesco
d’Assisi, patrono d’Italia.
In preparazione al pellegrinaggio dei pugliesi nella cittadina umbra, una Reliquia del
Santo da alcuni mesi ha fatto il
giro di tutta la regione: chiese
francescane, cattedrali ed altre
chiese di città e paesi. L’itinerario
si è concluso a Bari il 4 ottobre,
nella parrocchia San Francesco
a Japigia.
Il nostro santuario ha avuto
il privilegio di ospitare la reliquia nei giorni 29 e 30 set10
tembre. In questi due giorni i
Gruppi del santuario si sono
alternati, tra sabato e domenica, nella venerazione della
Reliquia. Domenica alle ore
8.00 ha celebrato mons.
Francesco Zerrillo, nostro vescovo ormai alla scadenza del suo
mandato. In serata, dopo l’ultima
Messa, alle ore 20.00 una solenne Veglia di preghiera.
La presenza della Reliquia è
stato per Lucera un momento
di grazia. Moltissime persone
hanno venerato il Santo. Come
800 anni fa, Francesco con la
sua semplicità ed il suo amore,
riesce a toccare il cuore della
gente e ad ispirare sentimenti
di profonda carità. Che sia il
nostro modello, sempre!
Maria Rosaria Pappani
IL PADRE
MAESTRO
3/2007
cronachedelsantuario
Notizie in breve
MEMORIA
DELLA NASCITA DEL FASANI
Nel pieno dell’estate Lucera ogni anno
ricorda e festeggia il compleanno dei Padre
Maestro (6 agosto 1681). Anche quest’anno la
piazzetta della Casa natale per quattro sere (14 agosto) si è riempita di fedeli provenienti da
tutta la città. Don Ciro Miele, parroco della
Madonna della Spiga ha predicato sul tema
“Padre e Maestro della famiglia”. I cori di tre
parrocchie (Madonna della Spiga, San Pio X, San
Francesco A. Fasani) e del santuario hanno animato le liturgie. E’ stato bello pregare con
gioia al fresco della sera, guardando al nostro
Santo per consolidare il cammino della fede.
SAN
MASSIMILIANO KOLBE
E’ ormai una tradizione, per la Milizia
dell’Immacolata e gli altri fedeli del nostro
santuario, ritrovarsi nella tarda mattinata del
14 agosto, per ricordare la vita e il martirio di
san Massimiliano Kolbe. E’ avvenuto anche
quest’anno, 90° di fondazione della Milizia
dell’Immacolata, creatura privilegiata di p. Kolbe.
del 15 ha presieduto mons. Francesco Zerrillo
la S. Messa e la breve Processione in piazza
Tribunali.
VEGLIA
DEGLI STUDENTI
L’anno scolastico si è aperto nel santuario
con una Veglia di preghiera per gli studenti nel
giorno della festa di san Giuseppe da Copertino
(18 settembre). Un centinaio di giovani della
città si sono raccomandati al loro ‘patrono’
Ha presieduto il vescovo mons. Zerrillo che nel
suo intervento ha ripreso il tema dell’umiltà svolto da Benedetto XVI nell’Agorà dei Giovani a
Loreto.
PREGHIERA
PER LE VOCAZIONI
Un’ora di adorazione in ricordo dell’ordinazione sacerdotale del Padre Maestro (19
settembre), l’ordinazione episcopale dei nuovo
vescovo di Lucera-Troia (22 settembre ad
Altamura) e la XXI Giornata nazionale di preghiera per le vocazioni francescane (23 settembre) hanno segnato la preghiera per le
vocazioni nei santuario in un clima di gratitudine
gioiosa.
LUCERA
A TELENORBA
Domenica 23 settembre Lucera è stata protagonista della trasmissione ‘Terra nostra’ di
Telenorba. Quindici minuti di storia, arte e spiritualità per ‘invitare’ a visitare la città. Qualche
minuto anche per il nostro santuario ed il
Padre Maestro.
Il Padre Maestro è on line
FESTA
DELL’ADDOLORATA
Per iniziativa dell’Arciconfraternita della
Croce della Trinità e dell’Addolorata, che ha sede
nella cappella dell’Addolorata del santuario, la
festa della B.V. Addolorata è stata preceduta da
un triduo solenne (12-14 settembre) predicato quest’anno da don Nicola Palumbo, penitenziere della cattedrale di Lucera. La sera
IL PADRE
MAESTRO
3/2007
Dal numero 2/2007 la nosta rivista è
disponibile sul Web. Nel suo 50° anno di
vita Il Padre Maestro può essere letto, ogni
trimestre, da tutti e in tutto il mondo attraverso il sito: www.luceraweb.com.
Sarà sempre in home page (nel menù di
sinistra), scaricabile in formato PDF con
un click. Abbiamo pensato di arrivare
anche in questo modo a tanti lucerini e
devoti del Santo che non ricevono la rivista stampata.
11
specialediocesi
A CONCLUSIONE DEL PROCESSO INFORMATIVO DIOCESANO SU DON ALESANDRO DI TROJA
Consegnati gli atti a Roma
di
Donato
Coppolella
L’11 luglio sono stati consegnati alla cancelleria
della Congregazione per le Cause dei Santi a
Roma, due plichi contenenti la documentazione relativa al processo informativo sulla
fama di santità e l’eroicità delle virtù del servo
di Dio don Alesandro di Troja (1801-1834).
La chiusura definitiva del processo e la
sigillatura dei plichi contenente detta documentazione, si è svolta il 21 giugno 2007,
presso il seminario vescovile di Lucera. A presiedere l’ultima sessione, la cinquantanovesima, è stato il vescovo mons. Francesco Zerrillo.
Era presente il Tribunale Diocesano costituito
da: don Nicola Palumbo, notaio attuario, diacono Nicola Cocumazzo, notaio aggiunto, don
Luigi Di Condio, delegato vescovile, e don
Pio Zuppa, promotore di giustizia, il postulatore
della causa, don Ciro Fanelli, il copista, Donato
Coppolella, il prof. Luigi Di Sio, membro della
tre il notaio attuario ha dato lettura del verbale di
chiusura dell’inchiesta diocesana.
E’ stato un
processo storico,
lungo e difficile,
essendo trascorsi
oltre due secoli
dalla morte di
don Alesandro.
Ora tutta la documentazione è a
Roma, all’esame della Congregazione.
Don Alesando era molto devoto del Padre
Maestro. Infatti la sua vocazione al sacerdozio
lo spinse prima verso il convento dei frati
commissione storica di detto processo, p. Emanuele
Popolizio, dei frati minori conventuali.
La seduta è iniziata con la recita dell’ora sesta
e una breve riflessione del Vescovo. Il giudice
delegato, don Luigi Di Condio, ha illustrato il
faticoso e laborioso lavoro svolto dal Tribunale
ecclesiastico diocesano che ha avuto inizio il 28
ottobre 2001, data di apertura del ‘processo’.
E’ seguito il giuramento del postulatore, men-
francescani, ma la madre per non privarsi
della sua presenza in famiglia gli chiese di
rinunziare al convento e diventare prete.
Alesandro acconsentì al desiderio della madre
e all’età di 17 anni indossò l’abito talare. Le spoglie mortali di don Alesandro, sin dal suo
decesso, sono seppellite nella cattedrale di
Lucera, ai piedi dell’altare di Santa Maria.
n
12
IL PADRE
MAESTRO
3/2007
letture
UN LIBRO DEL DIRETTORE DI QUESTA RIVISTA
Storie piccole
(forum)
Lanci
www.luceraweb.com del 7 giugno:
“P. Giovanni Iasi presenterà Storie piccole
sabato 9 giugno a Lucera nella chiesa di piazza Tribunali. Storie piccole è uno spaccato
dell’esperienza concreta e della visione del
mondo di un uomo in grado di raccontare
attraverso articoli e scritti varie storie di e da
tutta la Puglia. P. Giovanni ha voluto mettere
insieme un corposo e profumato mazzetto di
tanti ‘fiorellini’. All’incontro saranno presenti i suoi confratelli p. Mario Marino ed Emanuele
Popolizio, e Carmela Liotine, una sua collaboratrice parrocchiale a Bari Japigia” (Riccardo
Zingaro).
La Gazzetta del Mezzogiorno, edizione
della Capitanata, dell’8 giugno:
“Sarà proprio il destino che a volte detta
tempi, modi e luoghi. E il destino ha voluto che
il primo libro di p. Giovanni G. Iasi, rettore del
santuario San Francesco Antonio Fasani, fosse
pubblicato proprio a Lucera, dove da due anni
regge le sorti del santuario del Padre Maestro.
Storie piccole è l’inanellare di un ventennio di
attività pastorale di p. Giovanni. A cominciare da quel 1986, a Copertino, passando per gli
otto anni di parrocato a Bari, per finire alla rivista II Padre Maestro di Lucera. Storie piccole
sarà presentato domani sera nella chiesa San
Francesco a Lucera” (Antonio Gambatesa).
Presentazioni
9 Giugno a Lucera (FG)
“Ho cominciato a frequentare la parrocchia di san Francesco a Bari Japigia quando ho
iscritto mio figlio al catechismo, un atto dovuto. Ho scoperto che le lettere che il parroco, p.
Giovanni, inviava con frequenza ai fedeli erano
un’abitudine gradita a tutti. Ciò che scrive
nelle lettere crea un ordito da cui emerge la personalità dell’autore, la sua passione e il suo amore
per ciò che fa, l’ansia di attrarre la gente verso
la chiesa, la delusione di vedere disertate le iniziative della parrocchia. P. Giovanni con il
suo stile fluido, ironico, pacato, riesce nell’intento di ‘bacchettare’ senza che nessuno ne
IL PADRE
MAESTRO
3/2007
Lucera, santuario, 9 giugno 2007
abbia a male. Ammiro negli scrittori la capacità
di rendere partecipi i lettori di un pensiero, di
una storia. Per questo mi appassionava la
vicenda di un parroco che cercava di scuotere
la gente dal torpore di una fede tiepida. Ciò che
emergeva dalle parole e dalle lettere è la visione di un Dio gioioso, partecipe dei problemi quotidiani degli adulti e dei giochi dei bambini.
Ricordiamo tutti con nostalgia la Messa domenicale dei bambini: strapiena di grandi e piccoli.
“Ho letto poi gli editoriali della rivista
copertinese Il Santo dei voli: una vera sorpresa. P. Giovanni tocca temi inaspettati per un
uomo di chiesa: politica, attualità, avvenimenti nazionali e non, senza enfasi, giudizi
espressi sottovoce. La sensazione visiva che ne
scaturiva era di una persona che leggendo la cronaca ne discutesse con gli amici. La ‘sezione
Lucera’ non era prevista nel libro che p.
Giovanni sognava da qualche anno di pubblicare” (Carmela Liotine).
8 luglio a Neviano (LE)
“La lettura di Storie piccole è stata per me
piacevolissima. Si tratta di un libro profondo,
scritto da persona colta e intelligente. E’ un libro
testimonianza diviso in tre sezioni: lettere ai
baresi di ‘San Francesco d’Assisi’ a Japigia;
alcuni corsivi per il periodico Il Santo dei voli
di Copertino; altri articoli pubblicati su Il
Padre Maestro di Lucera (FG) di cui è direttore.
Nelle lettere ho colto un’attività pastorale
gioiosa ed instancabile; ho percepito un impegno costante e senza risparmio in tempi diversi, sempre con l’entusiasmo, la tensione mora13
letture
le e l’autoironia del primo giorno. Storie piccole
non è solo un libro ricco di memorie, è un testo
ricco di dati, un’analisi del territorio pastorale,
ma anche civile e sociale dell’Italia confusa e fuori
rotta; anche un testo pieno di testimonianze cariche di fede e di operosità.
“Questo libro è un gioiello anche per la
grafica e la copertina di Michele Castellaneta.
C’è una vecchia sedia su cui sono posati in attesa: un libro antico, un quotidiano ed un paio di
occhiali. E’ una sintesi efficacissima del pensiero
dell’autore. Storie piccole è un viaggio nel
tempo: non solo per ricordare! A prevalere su
tutto è un accento di orgoglio vitale, che vince
il pessimismo della ragione con l’ottimismo della
volontà, radicata nella Parola. Un racconto per
leggere il grande mosaico della vita. E ce lo racconta con una prosa chiara, discorsiva e cordiale,
incisiva, col taglio del giornalista, dimostrando
grande padronanza e ricchezza della lingua. Il
suo discorso a volte scanzonato, a volte provocatorio, ironico e amaro, alterna i toni per alleggerire e stemperare i sentimenti. Alta rimane
la bandiera della speranza di chi sa che Se Dio
è con noi, chi sarà contro di noi?” (Rita
Stefanelli).
Lucera, santuario, 9 giugno 2007
Recensioni
Anacleto Lupo, giornalista e scrittore, su
Messaggio d’oggi, periodico di Benevento, p.
12 del n. 26/2007:
“Mi è giunto assai gradito Storie piccole. Sono
storie d’una memoria che dura: una memoria
che fa rivivere. P. Giovanni è presente intero,
a tutto tondo: anima e corpo in uno stile sinfonico che scorre sulla tastiera dei sentimenti più
intimi e profondi, soffusi di santo umorismo. E
il lettore ne prova la più perfetta letizia”.
Gennaro Preziuso, giornalista e scrittore,
su Voce di Padre Pio, mensile di San Giovanni
Rotondo (FG), p. 79 del n. 7 8/2007:
14
“P. Giovanni ha realizzato un ‘sogno nel cassetto’: quello di annoverare, tra i suoi scritti disseminati, finalmente un libro. Ne è venuto
fuori un ‘prato variopinto’. Tante ‘storie piccole’,
a volte autobiografiche, che coprono circa
vent’anni della sua vita. Un volume che si
legge tutto d’un fiato, ma che è necessario
rileggere per gustarne a poco a poco la fragranza
ed il sapore”.
Congratulazioni
“Carissimo p. Giovanni, ho letto con tanta
letizia il tuo libro. Finalmente una lettura che
mi ha affascinato ed anche edificato. Ogni
pagina vibra delicatamente di spirito francescano.
Nessuna ricercatezza: tutto è semplice, lineare, corrente. Tutto invita alla riflessione, a formulare e realizzare propositi di bontà. La premura didattica non appesantisce affatto l’andamento piacevole. Lo stile ritma contenuto e
narrazione del vangelo. Grazie, p. Giovanni, per
tutto il bene che hai fatto a me e a tanti tuoi lettori. Il libro è riuscito in pieno, perchè è proiezione fedele di una personalità stupendamente riuscita: la tua! Ti abbraccio. Don Antonio
Del Gaudio” (teologo e docente di filosofia in
pensione, pubblicista e scrittore).
“Carissimo fra Giovanni, ti ringrazio per avermi fatto dono del tuo libro Storie piccole, di cui
ho gradito in particolar modo la freschezza
tipicamente francescana che emerge nei tanti
spaccati di vita quotidiana da te tracciati. Il Signore
è presente nelle pieghe più recondite della
nostra esistenza: siamo chiamati a riconoscere
questa presenza, per rendere la vita un luogo
di costante incontro con Dio. Grato per la tua
testimonianza ti saluto nel Signore, augurandoti
il dono della pace. Fraternamente, fra Marco
Tasca” (ministro generale dei frati minori conventuali).
“Carissimo p. Giovanni, innanzitutto ti ringrazio vivamente per il costante ricordo. Ho ricevuto il tuo libro Storie piccole attraverso il
quale ho potuto percorrere qulche tratto della
tua esistenza. Ti ricordo con simpatia e affetto
e ti assicuro il ricordo nella preghiera. San
Francesco, il Santo che ha fatto dell’umiltà
una grande virtù, ci aiuti e ci sostenga con la
sua invisibile presenza. Cordialmente in Cristo
Signore. Sempre grato. Francesco Cacucci”
(arcivescovo di Bari-Bitonto).
La Diocesi, mensile di Lucera, ha pubblicato
nel numero di giugno alcune pagine del libro Storie
piccole, quale ‘assaggio’ per i suoi lettori.
Vita Pastorale, mensile delle Edizioni Paoline,
n
ha segnalato il libro nel n. 8-9/2007.
IL PADRE
MAESTRO
3/2007
carcere
I familiari dei detenuti
di
Giovanni Foggetta
L
a vita del detenuto ha tante porte
d’ingresso, ma quasi tutte sono
chiuse dall’interno. Una di queste, una delle più importanti, la trovi socchiusa, basta solo spingere e si apre davanti ai tuoi occhi, è la famiglia. Nella giornata
di un recluso, il pensiero della famiglia ritorna spesso alla mente, diventa sempre più
forte verso sera quando una volta spenta
la luce, i ricordi accendono la cella. E’ il
ricordo soprattutto dei figli o dei genitori lontani.
La mia piccola esperienza di cappellano a Lucera, mi ha permesso di conoscere più da vicino alcune famiglie di detenuti,
i loro problemi, le loro fatiche, le loro
speranze, la loro forza. Mi ha colpito
Lucera, Sala colloqui.
profondamente la testimonianza di una coppia, genitori separati di un giovane alla sua
prima esperienza detentiva, che si sono presentati ‘insieme’ al colloquio per incontrare
il loro figlio e fargli sentire la loro vicinanza.
Oppure la testimonianza della mamma
di un detenuto, che nonostante il cancro
alle ossa che la tormentava, si è trascinaIL PADRE
MAESTRO
3/2007
ta da sola fino all’ufficio postale per inviare il vaglia a suo figlio. Ho incontrato
diverse famiglie fino ad oggi coinvolte
nella situazione penale dei loro parenti
ristretti. Alcuni ‘sposano’ insieme al congiunto anche la scelta delinquenziale, altri
invece ‘subiscono’ gli sbagli o lo stile del
loro parente, in particolare da parte di chi
ha problemi di tossicodipendenza. Le
figure familiari più vicine al detenuto
sono la madre e i bambini: tengono acceso la speranza nel detenuto.
La Casa circondariale di Lucera si è resa
sensibile a questa dimensione tanto delicata e importante per la vita del detenuto, sintonizzandosi con gli altri Istituti di
pena d’Italia per concretizzare il progetto ‘Genitorialità e carcere’. Un primo
passo visibile e misurabile lo abbiamo
sperimentato nel nostro Istituto, preoccupandoci di ‘umanizzare’ i luoghi dove
più volte durante la settimana avvengono
i colloqui tra i detenuti e i loro familiari.
A giugno di quest’anno, la sala colloqui del
carcere di Lucera si presentava agli occhi
dei familiari più luminosa, con quadri
alle pareti.
Come cappellano, insieme ai volontari, abbiamo gioito per questo piccologrande segno di rispetto per l’uomo che vive
e soffre nella detenzione. Ma, c’è un altro
luogo ‘genitoriale’ da umanizzare, l’attesa dei parenti fuori dall’Istituto. La nostra
voce grida da tre anni, non solo per realizzare un progetto a favore dei familiari
dei detenuti, ma soprattutto per far crescere la cultura della solidarietà. Mi piacerebbe conoscere, al riguardo, i sentimenti
non solo delle Istituzioni che potevano intervenire quando sono state interpellate, ma
soprattutto il parere della popolazione
lucerina, che passa davanti al carcere,
schivando con abilità quelle poche sedie
fornite dai frati per i parenti in attesa.
Se ti capita di passare davanti al carcere
del tuo paese, lasciati interrogare dalla presenza dei bambini e degli anziani che
fanno la coda per entrare al colloquio,
costretti a fare conoscere ai passanti la loro
situazione familiare.
n
15
arte
Le statue del santuario
di
Tonino
Tolve
Le statue, tutte lignee, che adornano il santuario di san Francesco Antonio Fasani, meritano una particolare considerazione non solo
per i loro pregi artistici, ma soprattutto perché
esse richiamano alla memoria dei fedeli tanti
episodi di vita del Santo durante il suo lungo
apostolato religioso e sociale, svolto nella sua
cara città di Lucera.
PARETE LATERALE DESTRA
GUARDANDO L’ALTARE.
Nella nicchia del primo
altare è collocata la statua
ƒ dell’Ecce Homo, rappresentato seduto , legato con
funi, coronato di spine e
coperto da un corto manto
dorato e azzurro.
L’espressione del volto,
che racchiude in una sintesi
delicatissima miseria umana
e pietà divina, induce il visitatore alla meditazione e
alla preghiera.
E’ senz’altro un’eccellente opera d’arte di anonimo, probabilmente di
scuola veneziana, del
XVI/XVII secolo. L’epigrafe
collocata
sul lato destro della nicchia,
scritta in latino in elegantissimi distici elegiaci, forse
dallo stesso Padre Maestro,
ricorda un episodio che ai
contemporanei parve un
miracolo. Nel terribile terremoto del 20 marzo 1731,
che distrusse Foggia e a
Lucera fece crollare numerosi
palazzi, mentre le umili
case dei poveri rimasero
illese, l’altare dell’Ecce Homo
crollò, ma il devoto simulacro fu ritrovato intatto tra le
macerie.
Nella nicchia dell’altare successivo si eleva
la bellissima statua della Vergine Immacolata,
capolavoro dell’illustre scultore Giacomo
Colombo, di origine veneziana ma attivo a
Napoli, che la scolpì nel 1718, seguendo,
come si racconta, i suggerimenti e l’ispirazio16
ne del Padre Maestro.
Davanti a questo altare il
nostro Santo era solito trattenersi a pregare ogni giorno dopo la recita del Vespro,
e spesso anche di notte. Più
volte fu visto rapito in estasi, tutto assorto nella contemplazione dell’immagine ƒ
dell’Immacolata.
Nei locali annessi al santuario, di proprieta della
Reale Arciconfraternita della
Santa Croce, si conserva una
statua dell’Immacolata, eseguita dallo stesso autore per
essere portata in processione, firmata e datata 1724.
Era costume del tempo
che un artista eseguisse del
medesimo soggetto due versioni: una più leggera, cioè
scolpita solo nelle parti esposte, mentre il
resto del corpo, che veniva di volta in volta rivestito di abiti, era ridotto a semplice manichino;
un’altra, più pesante, scolpita in tutte le parti,
da tenere esposta permanentemente in chiesa
per la devozione dei fedeli.
NELL’ABSIDE
Sul lato sinistro dell’altare
maggiore, sotto il quale sono
composte, in sereno atteggiamento di uno che dorme,
le sacre spoglie del Padre
Maestro, si può ammirare un
ƒ Crocifisso ligneo del XIV
secolo.
E’ da notare la persistenza di elementi stilistici bizantini accanto a quelli romanico-gotici, caratteristica peculiare della scultura pugliese del
Duecento e del Trecento.
PARETE
LATERALE SINISTRA, PERCORRENDO IL
CAMMINO VERSO L’INGRESSO
Niccia e statua di Sant’Antonio da Padova, ƒ
realizzata in una bottega di scultori di Val
Gardena e donata alla chiesa lucerina di san
Francesco dagli eredi di Nicola Sacco nel 1943.
Certamente non è un capolavoro, ma è
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arte
senz’altro una testimonianza apprezzabile di arte e di
pietà contemporanea.
Nella nicchia
dell’altare seguente si staglia la bellissima scultura
lignea di Gesù ƒ
Crocifisso, opera
d’arte pregevole per
armonia compositiva e
serenità espressiva.
L’autore potrebbe essere lo stesso dell’ Ecce Homo: la
dolcezza del volto, la vernice opalina e i tenui colori delle carni sembrano
uguali.
Di poi l’attenzione del visitatore è attratta
dalla statua di San Francesco d’Assisi, assor- ƒ
to in preghiera, con lo sguardo elevato al
cielo e con la mano sinistra che stringe al petto
il Crocifisso.
Anche questa statua, come quella
dell’Immacolata, fu commissionata dal Padre
Maestro nel 1713 all’illustre scultore napoletano
Giacomo Colombo.
Nei depositi dell’Arciconfraternita si può
ammirare una statua leggera di san Francesco
d’Assisi; non è firmata, ma per identità di elementi stilistici si può affermare che è stata eseguita nella bottega del Colombo, nel corso della
prima metà del Settecento, e forse commissionata dallo stesso Padre Maestro.
Molto probabilmente, dato il considerevole
numero di committenti, il Colombo firmava solo
le statue che scolpiva personalmente e non quel-
le che venivano prodotte dai suoi allievi, che di solito
apportavano leggere modifiche al
modello originario per evitare una
produzione in
serie.
A Lucera sono
presenti altre sculture di questo artista: san Claro nella
chiesa di san Giovanni;
san Benedetto nella chiesa
di santa Caterina; san Giuseppe
nella chiesa di san Domenico.
Queste opere, tutte artisticamente note-
voli, testimoniano l’influsso che sul Colombo
esercitò il maggiore artista napoletano del
XVIII secolo: Francesco Solimena.
n
BIBLIOGRAFIA
Gabriele Maria Guastamacchia, Il bel San
Francesco, Tipografica Editrice C. Catapano,
Lucera 1973.
Giambattista Gifuni, La fortezza di Lucera ed
altri scritti, Tipografica Editrice C. Catapano, Lucera
1978.
Il Padre Maestro, foglietto del Sepolcro glorioso
del Beato Francesco Antonio Fasani, anno I, n.
5/1957, Lucera.
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periferie
INTERVISTA A IRENE MINAFRA, MEDIATRICE CULTURALE A ROMA
Piazza Vittorio
di
Giovanni G.
Iasi
D
a circa trent’anni, appena laureata
col massimo dei voti in lingua e letteratura cinese a Napoli, vive a
contatto con la Cina e con i cinesi in Italia. Tante
collaborazioni in questi anni: con la BNL a
Pechino, con l’IRI, con l’Associazione ItaliaCina, con il COSPE di Firenze, con il Forum
per l’Intercultura della Caritas romana, con la
regione Lazio, col comune di Roma, con le scuole primarie della capitale. Tutte a favore dei
buoni rapporti tra gli italiani ed il grande
‘continente’ cinese. E’ Irene Minafra.
L’abbiamo incontrata a Lucera, sua patria,
ed abbiamo parlato dei ‘suoi’ cinesi di Roma,
dove vive da anni. Il mondo dell’immigrazione,
grande ‘periferia’ della nostra società, spesso
guardato come problema ingovernabile, lei lo
vive dal di dentro animandolo culturalmente,
e lo considera una ‘risorsa’, nonostante tutto.
Un nome per tutti: piazza Vittorio, nei
pressi della stazione Termini a Roma. Dice
Irene: “E’ il luogo simbolo degli stranieri nel
nostro Paese. E’ un luogo che ti fa sentire a
Londra o a Parigi o ancor più in America, senza
dover prendere l’aereo: tante lingue, tante
facce, tanti vestiti, ristoranti etnici. Il quartiere
Esquilino, che contiene piazza Vittorio, era una
zona degradata, gli italiani se ne andavano...
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Da un po’ di anni sono state fatte scelte di recupero e riuso. Il quartiere ha cambiato faccia
e sta diventando luogo di stimoli culturali, anche
da parte della popolazione multietnica (cinesi, coreani, giapponesi, filippini, indiani, ma
anche romani e studenti fuori sede)”.
Chiedo: Non è una moderna Babele?
Come va questo ‘villaggio globale’?
Risponde Irene: “Non la vedo come una
Babele. A me piace lavorare in piazza Vittorio,
perchè mi ricorda la mia vita all’estero, mi sento
‘a casa’ come cittadina del mondo. Soprattutto
vedo queste persone come noi: sognano, sperano, faticano. Non ha importanza la diversità
esteriore. Gli stranieri di piazza Vittorio sono
grandi lavoratori, come eravamo anche noi
(penso alla nostra ricostruzione), hanno negozi tipici di alimentari e di abbigliamento.
Questo ha creato dissidi con i regolamenti, con
i clienti e con l’estetica della zona. Emergono
problemi le cui responsabilità sono anche
degli italiani. Se si guarda alle persone, se si
ricorda la storia della nostra emigrazione,
riusciamo a capire buona parte della loro
esperienza. Tentano di avere l’italiano come
lingua-tramite o almeno progetto per i figli scolarizzati qui, si sostengono nelle loro comunità, come facevano gli italiani all’estero”.
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periferie
a piazza Vittorio, simbolica e reale. Lo spiContinuo ad insistere: Irene, concretamenrito che anima tante persone che ho inconte che fai e con chi lavori?
trato, in tanti piccoli gesti quotidiani di cui
“Il mio lavoro è complesso, dice sicura,
è fatta la vita, mi assicura che il Padre
ma ha un unico scopo: insegno cinese (linMaestro è qui presente ogni giorno. Nei
gua e cultura) agli italiani e italiano (lingua,
panni della pensionata, vicina di casa di
usi, cultura) ai cinesi. Faccio il mediatore culuna famiglia cinese, che partecipa alla riunione
turale nella scuola (istituto comprensivo
a scuola insieme a mamma e bimba cinese e
dalla materna alla media), per aiutare a
si presenta come 'nonna' della piccola. Nella
capirsi e a riconoscersi, per venirsi incontro
generosità di tante persone che distribuie accogliersi nella diversità. Talvolta la difscono coperte e bevande calde sotto i portici
fidenza e l’incomprensione sono frutto di giunelle notti d'inverno, nei medici che chiedono
dizi che nascondono un sentimento di difil permesso di soggiorno per visitare persoficoltà: si è insicuri e si tende ad attribuire all’alne malate, nei
tro le ragioni
del proprio
volontari che
disagio. Il mio
tengono corsi
lavoro, in èquidi alfabetizpe con altri colzazione, nella
leghi, consiste
collaborazionell’offrire
ne delle autosostegno nel
rità locali. Nei
decodificare
genitori e
segnali, richiebambini che
ste ed emoziomi chiedono
ni. I risultati
di aiutarli ad
sono buoni”.
invitare le
E’ un fiume
bambine cinein piena Irene.
si per la festa
Allargo l’indadi compleangine: Che cosa
no con tutti i
compagni di
dicono gli immiclasse, nelle
grati? Sono inteBambini italiani con lo xuan xi (doppia felicità) Maestre che
grati nel quarvedono bamtiere e nella
bini e non stranieri. E nella forza di chi
città? E i romani come la vedono?
accetta la vita senza lamentarsi e con dignità.
“Dipende da quanto tempo è che sono arriIn tutte queste e tante altre situazioni è 'prevati e, io credo, anche dalle ragioni per cui
sente' il Padre Maestro, perchè la solidarietà
sono arrivati e dall’età che hanno. Quelli che
attraversa i secoli e unisce gli essere umani,
sono arrivati da piccoli o che sono nati qui,
oltre le lingue e le culture".
sono più italianizzati e, se non li vedi in
faccia, potresti confonderli con i romani
n
doc. L’integrazione è un aspetto importanNOBEL AL MICROCREDITO
te e complesso dell’identità di una persona,
non solo degli stranieri. Penso a tutti i nonA Moamed Yunus (Bangladesh), econati a Roma, tra cui io stessa. Il mio lavoro
nomista e banchiere, il Nobel per la Pace
serve proprio ad aiutare chiunque ad integrarsi,
2006, perché ha inventato il mircocredito.
o almeno a dare gli strumenti per muoversi
Osservando l’indigenza di tanti poveri, facimeglio nella città. Purché per integrazione non
li vittime degli usurai, ha messo a disposisi intenda camuffarsi, nascondersi, renderzione dei piccoli crediti per piccoli invensi visibili il meno possibile, perchè allora sarebstimenti. E’ un metodo oggi diffuso in tanti
be una sconfitta per tutti".
paesi in via di sviluppo. Nel mondo 34
Vado a concludere: Irene, tu sai che san
milioni di persone hanno già avuto accesFrancesco Antonio Fasani, il Padre Maestro,
so, il 97% dei casi hanno rimborsato. Prima
che è tuo concittadino, nel '700 lucerino mise
di Yunus, anche il Fasani nel ‘700 lucerino
i poveri al centro delle sue attenzioni umane
faceva cose simili. E non era il solo. Ma non
e spirituali. Che farebbe oggi, magari a piazc’era ancora il Nobel. Se no...
za Vittorio?
"Ti assicuro che il Padre Maestro 'abita'
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luceranews
Domenico, il nuovo vescovo
“Cari fratelli e sorelle, cari amici e amiche
della diocesi di Lucera-Troia, grazie, mi sento
già a casa vostra!”. Sono queste le prime
parole che mons. Domenico Cornacchia,
appena eletto vescovo, ha rivolto alle centinaia
di fedeli accorsi ad Altamura per partecipare alla celebrazione eucaristica in cui è stato
ordinato (22 settembre)
E' arrivato dalla Murgia, infatti, il nuovo
pastore è entrato ufficialmente in città il 14
ottobre 2007 per prendere il posto di Francesco
Zerrillo, giunto a Lucera nell'aprile del 1997.
E tra i due prelati, che si sono scambiati
anche materialmente in cattedrale lo storico
pastorale d'argento, una certa vicinanza la si
è avvertita sin dall'annuncio della nuova elezione, avvenuta la mattina del 30 giugno: “Il
nuovo vescovo - disse nell'occasione Zerrillo
- è un sacerdote che è molto vicino al mio carattere ed è uno che ha il sorriso sul volto. Siete
stati così buoni con me e siate altrettanto
buoni con lui - ha aggiunto in una occasione
pubblica più recente vogliategli bene e procurate di facilitare il suo ingresso”.
57 anni, altamurano doc, don Domenico
Cornacchia è sacerdote dal 1976. Appena
terminati gli studi è stato impegnato nella parrocchia del Sacro Cuore, una delle più popolose della sua città, per 8 anni come vice
parroco e altri nove come parroco. Fortemente
attivo anche nella vita sociale, è stato insegnante
di religione nel Liceo Scientifico Federico II
di Altamura, assistente diocesano dei giovani di Azione Cattolica, assistente del Movimento
Studenti diocesano e regionale e padre spirituale del Seminario diocesano. Illustre teologo,
egli stesso ha studiato presso le Pontificie
Facoltà Lateranense e Gregoriana di Roma,
conseguendo poi il dottorato in Sacra Teologia
Spirituale presso la Pontificia Facoltà Teologica
dell'Italia Meridionale di Napoli. Nel 1993 è
stato chiamato dai vescovi pugliesi come
padre spirituale nel Pontificio Seminario
Regionale di Molfetta, incarico che ha ricoperto
fino al 2005. Presso la Facoltà Teologica
Pugliese ha insegnato Teologia Spirituale dal
1984 ad oggi. Dal 1999 al 2004 è stato direttore del Centro Regionale Vocazioni. L'ultimo
suo incarico lo ha visto parroco dal 2005
presso la parrocchia SS. Redentore in Altamura,
in un quartiere giovane e in forte espansione.
Al di là di una brillante e prestigiosa carriera ecclesiastica, uno degli aspetti maggiormente ricorrenti sul volto, nelle parole e
20
nelle descrizioni del nuovo vescovo è il sorriso, atteggiamento riproposto a partire dal
motto “Servire Domino in laetitia” (Servire il
Signore con gioia) tratto dal Salmo 100 e da
un'espressione usata da Bernardo da Chiaravalle
nella sua epistola 412. Ricco di simboli anche
il nuovo stemma di cui si è dotato, un classico scudo gotico, con una croce in oro, quattro piccoli lobi lanceolati all'inserzione dell'asta
con il traverso per indicare i raggi e gemmata con cinque pietre rosse a simboleggiare le
piaghe di Cristo. Lo scudo, tripartito, presenta
al centro un pellicano con la sua pietà al
naturale, sanguinoso di rosso, alla destra una
stella del campo e a
sinistra una fiamma.
“Carissimi, vengo
a voi in semplicità
ed umiltà confidando unicamente nella
potente Grazia divina”, con queste
parole salutò a fine
giugno i fedeli della
diocesi in occasione
della sua elezione.
“Quando mi è stata
comunicata la decisione del Santo
Padre di nominarmi vescovo - aggiunse - un senso di sgomento e di trepidazione mi ha preso,
ma nel medesimo
tempo ho ripensato a quando Mosè disse al
popolo ebraico 'Il Signore si è legato a voi e
vi ha scelti, non perché siete più numerosi di
tutti gli altri popoli, ma perché vi ama'.
Questo cammino di comunione - concluse certo sarà facilitato per tutti se faremo leva sul
bene che i venerati miei predecessori, in
modo indelebile hanno lasciato quale spirituale
eredità”.
E l'eredità che raccoglie mons. Cornacchia
è per certi aspetti pesante ma nello stesso tempo
esaltante in una diocesi in cui brilla la luce del
Padre Maestro e che conta 19 comuni, 33 parrocchie, due musei diocesani, un patrimonio storico-artistico quasi sconfinato, ma
anche una serie di problemi aperti.
Riccardo Zingaro
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ringraziamoeraccomandiamoalpadremaestro
Con gratitudine
In questa pagina pubblichiamo i nominativi dei lettori che ci fanno giungere le loro offerte. Siamo molto
g rat i a tu tti , perc h è ques ta gen ero s it à c i per me tte di co nt in ua re a i n via rvi r ego la rm en te Il Padre Maestro .
Scusate eventuali involontarie omissioni !
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Michelina - Checchia Vincenzo - Cianfrone Rag. Mario - Cogato Davide - Coppolella Donato - Coppolella
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per tutti gli i scritti vivi o defunti all a Pia Opera. Per iscriversi oc corre versare euro 30,00 una tantum. Il fondo
del Pia Opera è destinato ad aiutare le o per e vo cazionali della Provinci a religiosa dei fr ati minori conventuali.
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