PASTORALE GIOVANILE DIOCESANA
AZIONE CATTOLICA GIOVANI
Introduzione alla
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Pedagogia di Dio
Perché questo tema? Siamo stati creati da Dio stesso a sua immagine e somiglianza
(cfr. Gen 1,26). Questo comporta due aspetti: dapprima che possiamo imparare noi stessi il modo in cui Dio si comporta con noi, il modo in cui Dio stesso ci educa; secondariamente, proprio perché ad immagine di Dio, allora possiamo comportarci anche con gli altri allo stesso modo. Come Dio educa noi, così noi siamo chiamati ad educare noi stessi e
gli altri!
Per questo momento mi sono mi lasciato ispirare dal libretto del cardinale Carlo Maria
Martini, Dio educa il suo popolo, Milano 1987. Questo documento è il Piano pastorale della Diocesi di Milano per l’anno 1987: alle indicazioni pastorali concrete, il cardinale fa
precedere una lunga introduzione che intende investigare il modo in cui Dio ha educato
ed educa il suo popolo. Ho tenuto conto di alcune indicazioni emerse durante il Corso, come pure delle mie conoscenze bibliche. L’approccio è chiaramente biblico.
—> DIO
CHIAMA
Nella Scrittura si parte da un fatto evidente, sin dalle prime pagine: “Dio chiama”!
Molte e diversificate sono le chiamate di Dio: c’è la chiamata all’esistenza (Gen 2, “E
l’uomo divenne un essere vivente”); c’è la chiamata alla vita con Lui (Mc 3,14: “E ne costituì Dodici che stessero con lui”); e dopo che sono stati con Lui, Egli li manda per un compito ed una missione nel mondo e nella Chiesa (Mt 28,19: “Andate dunque ed ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”),
affinché ogni uomo ed ogni donna possa essere posto nella situazione concreta di scegliere definitivamente, oltrepassata la soglia della morte e del morire, a compiere la
propria chiamata alla vita eterna (Gv 11,25: “Io sono la Risurrezione e la Vita: chi crede
in me, anche se muore, vivrà”).
Non è però evidente che una persona riesca, nei sentieri dell’esistenza e delle diverse
chiamate, a trovare la via che conduce a quella soglia, a quel destino di vita eterna. Per
questo occorre un itinerario, un progetto: occorre che Dio educhi l’uomo e la donna a
trovare e percorrere il sentiero che conduce alla vita senza fine.
COMPITO DELL’ANIMATORE E DELLA VITA DI GRUPPO: CONDURRE NOI STESSI, LE
PERSONE ED I RAGAZZI CHE CI SONO AFFIDATI A CONOSCERE QUESTO ITINERARIO
ED A CAMMINARE INSIEME VERSO IL NOSTRO DESTINO ULTIMO!
—> DIO
CHIAMA ED EDUCA
L’attenzione di Dio è duplice: la Scrittura, soprattutto l’Antico Testamento, ci testimonia l’attenzione collettiva, cioè rivolto al popolo di Dio, alla Chiesa (Dt 32,10-12: “Egli
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lo trovò in una terra deserta, in una landa di ululati solitari. Lo educò, ne ebbe cura, lo
allevò, lo custodì come pupilla del suo occhio”). L’attenzione di Dio è rivolta tutto il popolo, non tanto al singolo individuo, anche se, chiaramente, per salvare tutto il popolo egli
dovrà salvare ogni persona singolarmente! Ma Dio, almeno nella Scrittura, si rivolge al
singolo individuo e lo chiama individualmente, soprattutto al momento in cui investe questa persona di una missione a favore della collettività (cfr. le numerosissime vocazioni di
re, profeti, condottieri, sacerdoti, apostoli, discepoli).
PER I NOSTRI GRUPPI E RAGAZZI, OCCORRE AVERE UN’ATTENZIONE DUPLICE: ALLA
SINGOLA PERSONA, CERTAMENTE, MA CIÒ NON È SUFFICIENTE: OCCORRE CHE LE SINGOLE PERSONE IMPARINO A VIVERE COME UN POPOLO. E, DEL RESTO, NON CI SI PUÒ
ACCONTENTARE DI FORMARE UN GRUPPO: OCCORRE VEGLIARE CHE OGNI PERSONA SIA
MESSA NELLA CONDIZIONE DI SEGUIRE LE VIE CHE CONDUCONO A DIO. Gli inviti, p.
es., vanno fatti con la circolare (invito al popolo), ma, allo stesso tempo, anche
con invito e contatto personale!
—> LA
MODALITÀ EDUCATIVA DI
DIO
—> NELLA STORIA: il progetto educativo di Dio si compie ad una comunità/persona
concreta, non ad una realtà disincarnata. Dio si è rivolto a quel popolo (e non ad un altro), che in quel periodo storico (ca. 800 anni a.C.), si trovava in quel paese lì (Egitto),
in quelle condizioni particolari (di schiavitù), tramite quella persona concreta (Mosè),
che aveva quel tale carattere e personalità. Non avrebbe potuto liberare Israele quarant’anni prima né dopo, perché Mosè non sarebbe stato pronto per compiere una tale
impresa.
PER I NOSTRI GRUPPI E RAGAZZI: OCCORRE PRESTARE ATTENZIONE AFFINCHÉ SI
PRENDA LA PERSONA ED IL GRUPPO LÀ DOVE ESSO SI TROVA (E NON DOVE NOI VORREMMO CHE FOSSE!). È CHINANDOSI SUL GRUPPO O SULLA PERSONA, CHE È POSSIBILE PRENDERLA PER MANO ED INVITARLA A FARE UN CAMMINO CON TE. IL PROGETTO,
INOLTRE, DEVE ESSERE ADEGUATO A COLUI, CUI VIENE PROPOSTO: NON BASTA IL
BEL PROGETTO, OCCORRE CHE SIA ADATTO A QUELLE PERSONE CONCRETE, IN QUEL
TEMPO E LUOGO.
—> GRADUALE/PROGRESSIVA: il processo educativo di Dio è da una parte graduale e
progressivo, e dall’altro è anche fatto di salti di qualità e rotture. Ma il cammino deve
essere anche progressivo, a spirale: tenta, cioè, di far tornare la persona/gruppo sempre alle stesse componenti centrali del proprio cammino, perché vengano assimilate
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sempre meglio e sempre più. Cfr. 40 anni nel deserto del popolo d’Israele, quando per
compiere quel percorso ci avrebbe impiegato qualche mese… Cfr. l’anno liturgico, che
ci fa tornare ogni anno alle stesse attenzioni (Avvento, Natale, Quaresima, Pasqua) ed
ogni tre anni sempre agli stessi testi. Ma non è un cammino circolare (a Dio non piacciono i cerchi), perché ogni anno si è diversi da come si era un anno prima! Il cammino
torna sulle stesse cose, ma io sono diverso! È un cammino a spirale!!!
IL CAMMINO ANNUALE PUÒ ANCHE RIPROPORRE LE STESSE COSE E LE STESSE TAPPE, PERCHÉ CIÒ È EDUCATIVO DI PER SÉ: “REPERITA IUVANT”, IN QUANTO LE STESSE
COSE, A DISTANZA DI TEMPO, POSSONO RISUONARE CON UNA PROFONDITÀ DIVERSA! Però...
—> ROTTURE/SALTI QUALITÀ: Dio interviene nella storia personale e collettiva anche provocando delle rotture, discontinuità e salti di qualità nell’itinerario. Capita che
egli chieda di uscire dalla spirale e di ricostruirtene una diversa! Cfr. le molte vocazioni ed avvenimenti (sia in positivo che in negativo). Esemplare è la vocazione di Maria
(Lc 1,26-38): aveva un progetto matrimoniale suo, già molto dettagliato che contemplava la verginità e la rinuncia ad avere figli, ed invece un angelo viene a stravolgere
tutto: “Fiat voluntas tua!”.
PER QUESTO L’ITINERARIO DEVE PREVEDERE DELLE NOVITÀ, DELLE DIVERSITÀ, DEGLI STACCHI, PERCHÉ QUI È POSSIBILE CHE AVVENGA L’IMPOSSIBILE! P. ES.: PARTECIPAZIONE ALLE GMG, LA BICICLETTATA AD ASSISI, IL PELLEGRINAGGIO ALLA SALETTE… QUANTE OCCASIONI CHE, PER ALCUNI, SI SONO TRASFORMATE IN OCCASIONI PER PERCEPIRE E SCEGLIERE UNA VOCAZIONE DIVERSA!
—> DIALETTICO/CONFLITTUALE: il rapporto educativo è un confronto tra due libertà:
tra la libertà di Dio che si dona e la libertà dell’uomo che è chiamato a rispondere al
dono; tra una fedeltà assoluta di Dio e una libertà vacillante da parte dell’uomo, segnata dalla resistenza e dalla ribellione. Dio si impegna e sembra sudare le sette camicie, ma sta dentro questo complesso rapporto, continuando ad essere fedele a se
stesso ed alle sue promesse.
IL RAPPORTO TRA ANIMATORI E GRUPPO/RAGAZZI PUÒ ESSERE SEGNATO DAL CONFLITTO DALLA TENSIONE: È QUALCOSA CHE AVVIENE, NON OCCORRE RICERCARLO. SE
PERÒ AVVIENE, VA AFFRONTATO NON COME UNA TRAGEDIA, BENSÌ COME UN’OCCASIONE DI CRESCITA. È IMPORTANTE CHE L’EDUCATORE SIA FERMO E DECISO, AFFINCHÉ IL RAGAZZO/GRUPPO SI POSSA MISURARE E CONFRONTARE.
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—> CORREZIONE/PAZIENZA: Dio è un educatore energico (Gb 5,17-18: “Felice l’uomo
che è corretto da Dio: perciò tu non sdegnare la correzione dell’Onnipotente, perché
egli fa la piaga e la fascia, ferisce e la sua mano risana); cfr. anche Sal 29) eppure anche Padre misericordioso e paziente (Lc 15: “Gli corse incontro, gli si gettò al collo e
lo baciò). I due atteggiamenti sono complementari ed entrambi necessari: da una parte il bastone dall’altra la carota (Gv 15,1-2: “Io sono la vera vite ed il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto lo toglie ed ogni tralcio che porta
frutto, lo pota perché porti più frutto”).
“L’ira di Dio” è proprio la combinazione di questi due atteggiamenti di correzione
energica e di paziente misericordia: è il permettere alla persona/popolo di scegliere
ciò che egli ritiene il meglio. Se si sceglie il bene, le conseguenze saranno di bene; se
sceglie ciò che non è bene, si dovranno sopportare le conseguenze di ciò che non è bene. Si picchia la testa e si ritorna… “Ah, vedo che vuoi scegliere quella cosa lì. Non è
una buona cosa. Però fa’ come credi: io aspetto il tuo ritorno”. E quando egli ritorna:
“Te l’avevo detto…”
C.M. MARTINI DÀ LE SEGUENTI INDICAZIONI (cfr. op. cit., pg. 38/39):

Educare non vuol dire accontentare sempre

Educare non vuol dire approvare sempre; occorre anche il coraggio della verità

Un’educazione realistico prevede anche la correzione, perché nessun
uomo nasce perfetto. Permettere la crescita incontrastata della persona/gruppo è rinuncia all’educazione. Occorre trovare il modo giusto

La verità che non viene dall’amore non educa, ma esaspera

Correggere non è solo dire “Hai sbagliato!” ma anche mostrane le ragioni: ciò nasce da un amore intelligente! Anche la correzione fraterna si
pone in quest’ambito.
—> PROGETTO
DI
DIO
Qual è allora il progetto educativo di Dio sul popolo/persona?
Egli intende strapparla dalla “barbarie”, ossia dalla “Legge del più forte”. In Palestina
si sono succeduti gli Egiziani, che sono stati vinti dai Siriani, che sono stati vinti dai persiani, che sono stati vinti dai Greci, che sono stati vinti dai Romani. Ed anche l’Impero
romano, oggi, non esiste più…
L’AT è la proposta di un rapporto con Dio, segnato dalla Legge antica (il Decalogo, o
Dieci Comandamenti), in cui viene marcato un “giardino”, un recinto segnato da questi
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PAURA
LIBERTÀ DALLA
VITA ETERNA IN DIO
VITA CON CRISTO
FELICITÀ
LIBERTÀ IN CRISTO
DI AMARE E
CON GLI ALTRI
LIBERTÀ PER
DIO E LA SUA
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“Martirio”
“AMATEVI GLI UNI
GLI ALTRI COME IO
HO AMATO VOI”
NT
10 COMANDAMENTI
AT
“LEGGE DEL TAGLIONE”
“BARBARIE”
dieci “paletti”. Se si rimane entro lo spazio segnato, ecco che si è sicuramente in amicizia con Dio e con gli altri. La “Legge del taglione” caratterizza questo stato, in cui si manifesta la giustizia: “occhio per occhio, dente per dente”: questo è già un grande progresso rispetto alla barbarie, ed esprime il comandamento “Ama il prossimo tuo come te
stesso”.
Gesù Cristo ha insegnato ad andare oltre, proponendo la “Legge dell’Amore”, ossia
“Amatevi gli uni gli altri, come io (Gesù, Figlio di Dio) ho amato voi”. È la proposta di un
modo di amare “alla divina”. La condizione è stare con Cristo. Amare in questo modo è
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molto faticoso: implica un donarsi, un consumarsi. Proprio per questo più alto è il dono di
sé che viene richiesto, ecco che tanto maggiore deve essere la promessa che ci viene
fatta. È importante amare, a causa dell’amore stesso. Ma un dono totale dell’esistenza
(“martirio”) è possibile solo perché ci è promesso qualcosa di più grande di ciò che perdiamo e lasciamo. Anche Gesù ha potuto affrontare la Passione e la Morte, perché sapeva che il Padre l’avrebbe risuscitato (Gv 10,18: “Nessuno mi toglie la vita, ma la offro da
me stesso, poiché ho il potere di offrirla ed il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio”). Questo premio è la vita eterna, destino ultimo di ogni
uomo e di ogni donna, di tutti i tempi e tutti i luoghi. Questo è il destino del popolo.
In questo processo educativo la libertà viene liberata: con la Legge antica si viene liberati dalla paura della punizione (“bastone”), si viene resi liberi di essere in Cristo e di
amare con gli altri (amare è importante di per sé e per sé), si è resi liberi per Dio e per
la felicità che egli ci ha promesso (“carota”). I tre termini, paura, amore, premio, sono
correlati e segnano tre tappe dello stesso processo educativo.
—> SUCCESSO/FALLIMENTO
Dio rispetta la libertà dell’uomo in modo assoluto: mai egli si permette di forzare la
libertà della creatura. Egli si rivolge all’uomo ed al popolo sempre e solo con un invito:
“Se vuoi…”. Il verbo “dovere” è usato sempre e solo come una conseguenza della scelta
già operata: “Se vuoi, allora devi…”.
Questo implica che il progetto educativo di Dio può avere successo; cfr Gv 6,60-69:
“Forse anche voi volete andarvene?” “Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita
eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio”. Il rischio dell’insuccesso è però implicito: non necessariamente l’invito di Dio deve essere accolto; cfr. Mc
10, 17-22: ”Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli
domandò: <Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?>. Gesù gli disse: <Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire
falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre>. Egli allora gli disse: <Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza>. Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: <Una cosa sola ti manca: và, vendi quello che hai e
dállo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e séguimi>. Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni”.
Ma il Signore Gesù, pur essendo dispiaciuto, non sembra preoccuparsi più di tanto: a
questo giovane verranno concesse altre possibilità per salvarsi e per seguire Gesù in altri modi.
NON DOBBIAMO DISPIACERCI PIÙ DI TANTO SE IL GRUPPO/RAGAZZO NON ACCETTA LA PROPOSTA EDUCATIVA: ALTRI POTRANNO GUIDARLO ALLA SALVEZZA, ED ANCHE
SE CIÒ NON DOVESSE AVVENIRE, IL PIÙ GRANDE MAESTRO È IL “MAESTRO INTERIORE”, OSSIA LO SPIRITO SANTO CHE ABITA IN NOI.
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