Anno IV - Numero 169 - Sabato 18 luglio 2015 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 Sicilia Attualità Sport Caso Crocetta, scatta l’inchiesta Sotto indagine l’amico di Battisti La Ferrari ora punta su Bottas a pag. 2 Colosimo a pag. 12 a pag. 3 IL CENTROSINISTRA VUOLE RACCOGLIERE LA SFIDA: POTREBBERO ESSERCI ANCHE ALTRE NORME IN MATERIA DI TRASPARENZA E UNA COMMISSIONE ANTIMAFIA di Francesco Storace uori i procacciatori d’affari. Cominceranno a sparire dalla Regione Lazio faccendieri delle cooperative e sciupasoldi senza scrupoli; lobbisti privi di ritegno; paramafiosi ovunque annidati. Sì, la prossima settimana, se la maggioranza non si metterà di traverso e accetterà il percorso proposto dall’opposizione in consiglio regionale, finalmente ci si dovrà arrendere alla forza della legge. Chiara, netta, dura lex sed lex. È il risultato di una nostra battaglia perseguita tenacemente. Chi ci segue sa con quanta ostinazione e a suon di emendamenti abbiamo costretto il centrosinistra di Zingaretti a fare i conti con il nuovo clima montato a seguito di Mafia capitale. Anche la Regione Lazio deve affrontare con serietà lo scandalo e ora potrebbero arrivare provvedimenti legislativi che testimonierebbero il passo in avanti di una politica finalmente consapevole della necessità di muoversi. E se lo fa con spirito unitario contro il malaffare è ancora meglio. Nelle scorse settimane La Destra ha posto alla Pisana una grande questione legata al ruolo delle cooperative e alla legislazione di vantaggio di cui godono, fatto recentemente notare anche dal procuratore della Repubblica di Roma, Pignatone. E per parte nostra fin dalla prima settimana di giugno abbiamo sollecitato le forze politiche - mentre i provvedimenti giudiziari macellavano una classe dirigente in Campidoglio e affondavano i primi colpi anche in regione - a recidere i legami di cassa tra partiti e cooperazione. Chi vuole soldi dalla regione non deve darli alla politica, questo il senso dell’iniziativa. E il primo a rispondere è stato Giancarlo Righini, F DURA LEX Alla Pisana si fa strada la legge “tagliamani”. Se la maggioranza comincia a ragionare, la prossima settimana grazie alle proposte de La Destra la risposta a Mafia capitale di Fratelli d’Italia, sottoscrivendo la nostra proposta di legge. E poi l’incoraggiamento dei colleghi del centrodestra e degli stessi consiglieri di Cinque stelle, con la firma di molti emendamenti comuni. Tutto questo mentre la maggioranza di centrosinistra faceva spallucce e pensava di rispondere con il semplice ingresso di un rappresentante CAOS IMMIGRATI DA ROMA A TREVISO della Dia nell’osservatorio regionale su legalità e sicurezza... Da non credere... Sono bastati un po’ di emendamenti - una quarantina, nemmeno tanti per far comprendere la serietà delle nostre intenzioni. Risultato: in queste ore la maggioranza sta pensando a proporre all’opposizione un testo di legge da approvare unitariamente per ampliare oltre le cooperative lo stop ai quattrini ai partiti da parte di chi lavora con la regione; per introdurre norme di trasparenza su anagrafe degli eletti e riconoscibilità delle lobby finora bloccate in commissione; per istituire una commissione antimafia regionale di cui non si vedeva la luce. Vedremo la prossima settimana se i fatti seguiranno alle parole di queste ore. Se non ci saranno norme pasticciate, chi ha votato La Destra alle Regionali ne potrà essere orgoglioso. Etica come fondamento di una politica pulita: è quello che abbiamo promesso agli elettori. Una buona legge sarebbe una prima, degna risposta a Mafia capitale. MEGA RIMPASTO, VIA NOVE TRA MINISTRI E VICE. DAL BUNDESTAG IL SÌ A NUOVI AIUTI ECONOMICI Tsipras cambia. E arrivano altri soldi ove tra ministri e viceministri lasciano il governo greco, in un rimpasto senza precedenti. Così Alexis Tsipras cerca di salvare il suo esecutivo, annacquando però non poco quella tinta di ‘sinistra dura e pura’ con cui si era presentato, vincendolo, alle ultime elezioni. E che tanti ‘seguaci’ ha fatto in giro per l’Europa, Italia compresa. Tsipras ha infatti messo alla porta gli esponenti dell'ala più radicale di Syriza, il suo partito. Sistemati i conti politici, restano quelli gravi, gravissimi, economici. Lunedì, intanto, contrariamente a quanto annunciato in precedenza, le banche greche non riapriranno i battenti. E questo non è un bel segnale. Notizie positive per le disastrate casse elleniche arrivano invece dalla Germania: il Bundestag ha infatti approvato ad ampia maggioranza l'avvio dei negoziati con Atene per un terzo pacchetto di aiuti. Hanno votato a favore 439 deputati. Contrari 119 e 40 astenuti. N Emergenza e rabbia Alle pagg. 6 e 10 CONFINDUSTRIA ATTACCA IL GOVERNO Fabbriche? Meglio in Polonia Sarra a pag. 8 La Merkel dunque ha perso qualche deputato per strada, anche se il parlamento poi l’ha applaudita a lungo, ma prima del voto ha ribadito: "So che ci sono molti dubbi sul fatto che la Grecia possa stare di nuovo sulle sue gambe, ma sarebbe irresponsabile non tentare questa strada e non dare una nuova chance alla Grecia". La cancelliera ha quindi ringraziato il ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble per il suo lavoro sulla Grecia. Poi è tornata sul referendum: "Il risultato è duro, per la gente in Grecia". Sì agli aiuti, dunque, ma nessun taglio del debito: “Sarebbe la fine della comunità di diritto in Europa, e con noi non si fa", ha ribadito la Cancelliera. Non proprio sulla stessa lunghezza d’onda della Merkel è sembrata Christine Lagarde, numero uno del Fondo monetario internazionale: “Per uscire dalla crisi greca bisogna ristrutturare il debito per alleggerire il fardello, prolungare considerevolmente le scadenze, il periodo di grazia durante il quale non è effettuato nessuno pagamento e ridurre gli interessi il più possibile". Il Fondo, insomma, intende partecipare a un nuovo piano di salvataggio della Grecia ma solo a determinate condizioni. Grecia che intanto da ieri sta vivendo un’altra emergenza, legata agli incendi estivi, con una prima vittima, decine di paesi evacuati e centinaia di turisti in fuga, ulteriore esodo che di certo non fa bene alle sempre più misere casse di Igor Traboni Atene. 2 Sabato 18 luglio 2015 ATTUALITA’ A PALERMO TIENE SEMPRE BANCO IL CASO DELLA PRESUNTA TELEFONATA DI UN MEDICO A CROCETTA “Deve morire come il padre”, la Procura apre un’inchiesta Il Pd regionale fa quadrato attorno al presidente e attacca Renzi: “Non si è fatto sentire” di Igor Traboni a Procura di Palermo ha deciso di aprire un fascicolo di inchiesta, per ora senza indagati, dopo la pubblicazione sull’Espresso dell’intercettazione di una presunta conversazione tra Matteo Tutino, un medico ora ai domiciliari per un’altra inchiesta, e il presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta. Nel corso della telefonata Matteo Tutino avrebbe detto a Crocetta che l’ex assessore regionale alla Sanità, Lucia Borsellino, doveva essere «fatta fuori come il padre», il magistrato Paolo Borsellino, ucciso esattamente 23 anni fa, nella strage di via D’Amelio. Ma quella intercettazione, e dunque la frase incriminata, esiste oppure no? Il procuratore Lo Voi anche ieri ha ribadito che agli atti non c’è nulla, mentre il direttore dell’Espresso, Luigi Vicinanza, ha continuato a ribadire l’esatto contrario: “La telefonata tra il medico Tutino e il governatore siciliano esiste ed e'' stata verificata con accuratezza nei suoi contenuti, con piu'' fonti incrociate. E non e'' la prima volta che la Procura di Palermo smentisce una nostra notizia poi rivelatasi au- L tentica. Sia chiaro: quella telefonata - orrenda, imbarazzante - esiste. Purtroppo. Ed esiste esattamente come riportato nel nostro articolo. Il colloquio risale al 2013: il primo è un potente medico dell'ospedale pubblico Villa Sofia, il secondo è già stato eletto presidente della regio- ne. I nostri cronisti a Palermo l''hanno ascoltata e ne hanno verificato l'autenticità con diverse fonti di tutti gli ambienti investigativi. E dopo l''arresto di Tutino con l'accusa di aver truffato il servizio sanitario regionale, avvenuto il 29 giugno scorso, l'autenticità di quella conversazione è stata nuovamente verificata. Solo dopo tutte questi controlli è stata pubblicata sul nostro giornale. Già in passato –polemizza Vicinanza - per tutelare il segreto di inchieste relative a cariche istituzionali, la procura di Palermo ha smentito rivelazioni de l'Espresso che poi si sono dimostrate vere. Come quando anticipammo la notizia dell'iscrizione dell'allora presidente del Senato Renato Schifani nel registro degli indagati: la procura negò. Trascorsero mesi, la notizia si rivelò fondata. Nella complessa e frastagliata realtà siciliana, capita a volte a un giornale di dover raccontare verità scomode e diverse da quelle ufficiali". Dal punto di vista politico, intanto, il pd siciliano ha deciso di far quadrato attorno a Crocetta, ufficialmente ancora autosospeso, che prima ha detto di non aver sentito quella frase e poi, quando la Procura l’ha smentita, l’ha buttata sul personale e su una ‘guerra’ nei suoi confronti. Il segretario regionale del Pd, Fausto Raciti, ieri ha detto che a suo dire “non ci sono ragioni” per interrompere la legislatura. E se Crocetta dovesse comunque dimettersi lo farà “per scelta personale”. E Renzi? Raciti dice che non PARLANO I FRATELLI DEL GIUDICE ASSASSINATO I Borsellino chiedono verità: “È comunque cosa grave” opo le parole di Manfredi Borsellino, uno dei figli del giudice Paolo e fratello di Lucia, ieri sono intervenuti Rita e Salvatore, sorella e fratello del magistrato ucciso. "Penso all'ultimo discorso di Paolo, sofferto, duro, oggi mi veniva in mente una frase pronunciata da mio fratello 'qualche giuda..’ E' l'ennesimo buco nero di Palermo, voglio verità. Mi ha colpito lo squallore di questa vicenda", ha detto Rita Borsellino all’Espresso. Intervenuto ad una trasmissione radiofonica, Salvatore Borsellino ha invece dichiarato: "E' una cosa gravissima, indipendentemente da come stanno realmente le cose. Crocetta ha detto di non aver sentito quelle dichiarazioni, mi sembra una giustificazione puerile. Il fatto veramente grave è che Tutino si sia sentito libero di dire quelle D si è fatto neppure sentire: “e questo mi lascia perplesso perché sarebbe stato opportuna anche una consultazione con il segretario regionale parole. Che Tutino abbia ritenuto di potergli dire quelle parole senza temere che Crocetta si potesse rivolgere alle autorità, questo è molto grave. Sarebbe grave anche se, come dice Crocetta, si trattasse di macchina del fango e di metodo Boffo. Questo fa capire che il grado di deterioramento della nostra politica è arrivata alla deriva, se si arriva a metodi del genere per decidere le sorti del governo di una regione, mettendo in mezzo una persona come Lucia che ha già sofferto tanto. Proprio in questi giorni in cui si dovrebbe fare memoria per la strage di Via D'Amelio. La politica fa solo passi indietro e mi provoca quei sentimenti di rabbia che ancora mi tengono in piedi. Ho trasferito la mia speranza di giustizia e verita'' nei giovani", ha concluso Salvatore Borsellino. del Pd”. Ma intanto, il partito nell’isola a quanto pare lavora per salvare baracca e burattini, anche con un’eventuale intesa con gli alfaniani. ESCAMOTAGE FISCALE, MA BASTERÀ? LA CAMERA HA DATO IL VIA LIBERA ALLA NORMA SULLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE. ECCO LE NOVITÀ Uno sconticino farà tornare i cervelli in fuga? La riforma Madia ora torna al Senato conti fiscali, seppur minimi, per cercare di far tornare in Italia i cervelli fuggiti all’estero. Il tutto è contenuto in una nuova norma del decreto fiscale sull'internazionalizzazione delle imprese, in base alla quale il reddito prodotto in Italia da lavoratori "con qualifiche elevate" che trasferiscono la residenza nel territorio dello Stato italiano potrà beneficiare per 5 anni di una riduzione del reddito imponibile del 30%. Il Consiglio dei ministri ha introdotto ieri la norma, accogliendo una indicazione del Parlamento. Potranno accedere all'incentivo tutti coloro che nei cinque anni precedenti non siano stati residenti in Italia, che svolgano una attività lavorativa prevalentemente nel territorio italiano e che rivestano una qualifica per la quale sia richiesta una alta specializza- S zione e il titolo di laurea. Il decreto legislativo sull'internazionalizzazione, nel suo complesso, intende rafforzare il ruolo che il fisco deve svolgere a sostegno delle imprese che decidono di operare all'estero: ridurre i vincoli alle operazioni transfrontaliere e creare un quadro normativo quanto più certo e trasparente per gli investitori. Il decreto, comunque, deve ancora concludere il suo iter e tornerà ora in Parlamento per l'acquisizione dei pareri definitivi delle Commissioni parlamentari competenti. a Camera ieri ha dato il via libera (con 253 sì, 93 no e 5 astenuti) alla riforma della Pubblica Amministrazione, conosciuta anche come riforma Madia dal nome del Ministro competente, provvedimento che ora torna al Senato. Vediamo quali sono le novità più sostanziali: TRASPARENZA: accesso libero ai documenti e ai dati della pubblica amministrazione DIGITALIZZAZIONE: viene introdotta la cosiddetta ‘carta della cittadinanza digitale´, gestita da un dirigente ad hoc. LICENZIAMENTI PIÙ FACILI: in caso di azione disciplinare obbligo di portare a termine la pratica, L compreso il ricorso alla sanzione più grave. LICENZIABILITA’ DEI VERTICI: basta incarichi dirigenziali che possano essere ricoperti senza preoccupazione di rimozione. Viene infatti introdotto il criterio della valutazione. Se questa è negativa, due le possibilità: o lasciare l’amministrazione dello Stato, o accettare di passare da un incarico di dirigente a quello di funzionario. Inoltre viene introdotta la revoca o il divieto dell’incarico in settori esposti al rischio corruzione, quando c’è una condanna (anche non definitiva) da parte della Corte dei Conti al risarcimento del danno erariale per condotte dolose. NIENTE VOTO MINIMO DI LAUREA: con un emendamento presentato dal Pd e votato la notte scorsa, viene abolito il requisito del voto minimo di laurea per partecipare ai pubblici concorsi. LOTTA ALL’ASSENTEISMO: passano dalle Asl all’Inps le funzioni di controllo sulle malattie. FUSIONE DEL CORPO FORESTALE con un’altra forza dello stato, come i carabinieri. Si prevede inoltre un riordino di tutte le forze. AZIENDE PARTECIPATE: più facile il commissariamento. Drastica riduzione delle camere di commercio. PREFETTURE: stessa sorte delle partecipate. Eliminazione anche degli uffici ridondanti tra ministeri e enti di controllo e garanzia. GRANDI OPERE: semplificate le pratiche burocratiche per i cantieri. Si calcola un dimezzamento dei tempi. NUMERO UNICO PER EMERGENZE: è il 112 e varrà per tutti i tipi di problema o emergenza. LIBRETTO UNICO AUTO: grazie al previsto trasferimento del Pubblico registro automobilistico (Pra), retto dall’Aci, al ministero dei Trasporti, a cui fa capo la Motorizzazione, si punta alla creazione di unica banca dati per la circolazione e la proprietà, con un solo libretto. Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Amministratore Roberto Buonasorte Capo Redattore Igor Traboni Progetto grafico Raffaele Di Cintio Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] -----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 286 del 19-10-2012 3 Sabato 18 luglio 2015 ATTUALITA’ L’EX PRESIDENTE BRASILIANO LULA, CHE VA E VIENE DALL’ITALIA, INDAGATO PER CORRUZIONE Sotto inchiesta l’amico di Battisti e Renzi E sull’estradizione del terrorista rosso è calato un altro vergognoso silenzio DOPO L’ASSALTO AL CANTIERE DI CHIOMONTE di Igor Traboni desso è ufficiale: l'ex presidente brasiliano Lula – il grande protettore del terrorista rosso italiano Cesare Battisti, il grande amico del nostro premier-segretario Matteo Renzi – è stato ufficialmente iscritto nel registro degli indagati della Procura di Brasilia. Per gli inquirenti, Lula avrebbe utilizzato in più occasioni la sua influenza per favorire l'assegnazione di contratti internazionali a Odebrecht, una holding brasiliana del settore delle costruzioni. Le indagini vertono da mesi su tutta una serie di grossi appalti, finanziati anche con fondi pubblici dello Stato brasiliano, e ottenuti a quanto pare senza che venissero esperite regolari gare, anche a Cuba, nella Repubblica Dominicana, in Venezuela e in alcune piccole nazioni africane Marcelo Odebrecht, presidente e figlio del fondatore della Odebrecht, è stato già arrestato un mese fa nell'ambito di un'altra grande inchiesta, quella nota come lo scandalo Petrobras, dal nome della holding del petrolio. Secondo i giudici, era stato messo su un ampio sistema di corruzione per finanziare - in cambio di appalti pubblici – vari esponenti politici e partiti della coalizione di governo, soprattutto il PT, partito di sinistra di Lula e dell'attuale presidente Dilma Rousseff. Ora gli inquirenti brasiliani vogliono verificare se l'ex presidente Lula abbia Ai no-tav un altro aiutino, stavolta dalla Cassazione A ade l’accusa di terrorismo per tre No Tav accusati di aver partecipato all’assalto contro il cantiere dell’Alta Velocità, in Val Susa, il 14 maggio 2013. La Cassazione ha respinto un ricorso della procura di Torino che chiedeva, nella sostanza, di applicare agli anarchici in questione il reato di terrorismo. Ipotesi già respinta dal tribunale del Riesame piemontese nel dicembre 2014. Gli imputati, già condannati in primo grado a due anni e dieci mesi con rito abbreviato per una serie di altri reati, esultano. L’azione che ha portato all’incendio di un compressore provocando, fra le altre cose, danni per 180 mila euro, rimane praticamente impunita. Nonostante i pm, in una lunga requisitoria dello scorso novembre, dopo aver chiesto per gli imputati nove anni e mezzo di carcere, avessero definito quel gesto come “un atto di guerra contro lo Stato”. Raggianti, i difensori dei “protagonisti”, dopo la decisione della Suprema Corte. “Speriamo - ha spiegato uno dei legali, Claudio Novaro - che questo verdetto metta C Renzi e Lula, durante una recente visita dell’ex presidente brasiliano in Italia ricevuto avuto da Odebrecht "bustarelle" per il partito a cambio degli appalti ottenuti dalla holding. Di ufficiale ci sono sole le spese coperte da Odebrecht per finanziare quei viaggi in cui Lula tiene conferenze per parlare dei programmi sociali da lui promossi in Brasile. Viaggi che lo hanno già portato anche in Italia – da ultimo anche all’Expo – sempre accolto in pompa magna proprio da Matteo Renzi che, anzi, ha definito Lula un suo preciso riferimento politico e sociale. Senza però mai parlare con il suo interlocutore brasiliano dell’estradizione del terro- rista Battisti, macchiatosi di una serie di delitti durante gli anni di piombo e condannato a due ergastoli, mai scontati in Italia, visto che prima si rifugiò in Francia – protetto dalla gauche d’oltralpe – e poi per l’appunto in Brasile. Dove Lula, proprio nell’ultimo giorno da presidente dlla Repubblica, concesse a Battisti lo status di rifugiato politico, neppure fosse la prima priorità tra i tanti problemi dello Stato sudamericano. Paese a cui evidentemente la cura Lula-Rousseff non ha fatto poi così bene, visto che è entrato nel vortice della recessione. la pietra tombale su questa storia. I corifei che hanno sostenuto la procura di Torino adesso sono chiamati a farsi qualche domanda”. Per la Suprema Corte - in attesa delle motivazioni di sentenza forse s’è esagerato. Con le accuse formulate “enfatizzate” e non proprio “equilibrate”. Queste “verità”, erano state messe nere su bianco già lo scorso maggio dagli ermellini, che spiegavano come non ci potesse essere terrorismo “se non c’è un grave danno per un paese o un’organizzazione internazionale. E se non s’è creata un’apprezzabile possibilità di rinuncia da parte dello Stato alla persecuzione delle opere. Bisogna mantenere un’adesione rigorosa alla realtà”. Bocciata praticamente in toto la condotta adottata dall’ex procuratore capo di Torino, Caselli, che prima di andare in pensione aveva optato per la linea durissima. Per la giustizia i No Tav sono certamente dei soggetti pericolosi, ma incapaci di bloccare il progetto dell’Alta velocità. Delinquenti, probabilmente, ma non terroristi. Marco Zappa LIVORNO: IL CONSIGLIO COMUNALE VOTA A FAVORE DELL’INTITOLAZIONE Via Che Guevara? Sì, ma non in centro Il cambio nome dell’arteria principale della città avrebbe creato troppi disagi a cittadini e commercianti ivorno e via Che Guevara. Un’idea di intitolazione proposta alcuni mesi fa dai Cinque stelle locali, che aveva fatto parecchio discutere: erano stati in molti, infatti, a criticare i penta stellati per aver posto in cima alle loro priorità una dedica che, la si ritenga apprezzabile o meno, risulta comunque meno importante dei problemi della città. Che da giovedì scorso, comunque, ha la sua via Che Guevara: il consiglio comunale ha infatti deliberato ieri favorevolmente sulla proposta. La strada livornese dedicata all’uomo simbolo della rivoluzione cubana non sarà però quella inizialmente indicata (la via Grande, arteria principale della cittadina) dai grillini. Il cambiamento, varato in sede di discussione, sembra sia dovuto ad una spaccatura all’intero dello stesso M5S. Da un lato si è schierato chi, come il capogruppo Grillotti, ha ripetuto che “Ernesto Guevara ha rappresentato un simbolo di coerenza e abnegazione” e che “la sua figura deve avere il posto che merita, con l’intitolazione della strada principale e non di una secondaria, che rappresenterebbe un disconoscimento”. Dall’altro coloro che, come Alessio Batini, hanno invece sottolineato che, pur riconoscendo l’importanza della proposta, non si potevano recare danni ai cittadini. I quali, cambiando nome all’arteria principale della città, avrebbero senz’altro potuto subire dei L disagi: su questa stessa linea anche il sindaco Nogarin, secondo cui “il cambiamento di questo toponimo comporterebbe un grave danno alle tante attività commerciali, che dovrebbero cambiare l’indirizzo sia alla Camera di commercio che all’ufficio Iva”, senza contare i problemi per i residenti, “che dovrebbero cambiare indirizzo i documenti”. Alla fine ha prevalso questa seconda impostazione, ed è stato approvato un documento in cui “l’amministrazione è ora impegnata a dedicare a Ernesto Guevara, detto il Che, una via propria- mente identificata nella toponomastica dell’area urbana livornese adeguata alla levatura storica del personaggio”. La discussione – si legge sul Tirreno di Livorno - è andata avanti per due ore, non senza coloriti battibecchi politici sul “che mito” o “che figura da non imitare”. Decisamente contraria a “via Che” Amato (Fi), che ha dichiarato che a suo avviso sarebbe più opportuno parlare di “altri argomenti che vadano a migliorare la vita dei cittadini” e di “essere contraria all’intitolazione di una strada a chiunque si sia macchiato di crimini, come Guevara”. Di tutt’altra idea Marco Bruciati (Bi), secondo cui “Guevara è una figura universale, un uomo che ha liberato un popolo e poi ha scelto di andare a liberarne un altro, pagandone il prezzo”. Tra una presa di posizione e l’altra, alcune delle quali più burocratico-amministrative che ideologiche, si è infine giunti al voto, che ha avuto l’esito suddetto: sì a via Che Guevara, ma non in Cristina Di Giorgi centro. CONTRARIETÀ DAI MEDICI CATTOLICI E DAL RETTORE DELL’UNIVERSITÀ LATERANENSE Cannabis legalizzata, altri “no” danni alla salute derivanti dall'uso di droghe sono ormai acclarati da numerose ricerche dell'Oms, i cui risultati sono allarmanti, eticamente vincolanti ed orientano a non imboccare la strada del permissivismo. Fatti salvi gli aspetti terapeutici nel campo della terapia del dolore, l''uso di droghe di qualsiasi tipo, leggere o pesanti, non deve mai essere proposto senza responsabile motivazione. Bisogna escludere ogni larvata liberalizzazione perché tali azioni incentivano il passaggio dal ruolo di consumatore occasionale a quello di consumatore abituale, che poi evolve spesso nel ruolo di spacciatore. Ad affermarlo, in una nota, è il prof. Filippo Maria Boscia, presidente dell'Associazione Medici Cattolici Italiani. "Il potere politico è chiamato a grande responsabilità e non deve mai sottovalutare la necessità di porre in essere provvedimenti e azioni che non ostacolino il lavoro delle agenzie educative e che non favoriscano la dipendenza. Il problema etico è da considerarsi centrale perché ogni assunzione non terapeutica della sostanza è gravemente lesiva, illecita, in ragione delle I conseguenze che si determinano sulla persona prima, sulla società poi, nella sfera della salute e della vita dei soggetti coinvolti negli usi e negli abusi. Anche chi assume occasionalmente, sia solo per curiosità, una droga leggera, pur compiendo una semplice azione personale di libertà, si ricordi che contribuisce all''illecito profitto di chi commercializza queste sostanze", conclude il prof. Boscia. Anche Monsignor Enrico Dal Covolo, rettore della pontificia università Lateranense, boccia la proposta di legalizzazione: "Mi pare una triste coincidenza che questa proposta arrivi dal mondo politico proprio nei giorni in cui l'Istat ci informa sui dati drammatici della povertà in Italia; dati che si aggiungono a quelli di cui già eravamo a conoscenza sulla disoccupazione, in particolare quella giovanile. E i politici come rispondono? Propongono palliativi proprio come nell''episodio attribuito a Maria Antonietta di Francia, che alle richieste del popolo affamato avrebbe risposto: se non hanno pane che mangino brioche". 4 Sabato 18 luglio 2015 ATTUALITA’ L’EX MANAGER VERSO UNA CONDANNA “CONCORDATA” COL PM A 3 ANNI FonSai, Erbetta vuole patteggiare per paura di una stangata più pesante Il tribunale di Torino ha deciso per lo stralcio dell’imputazione, la sua posizione verrà decisa nel 2016 di Marco Zappa n vero e proprio colpo di scena nel processo FonSai. Emanuele Erbetta, ex manager della compagnia assicurativa della famiglia Ligresti, chiede di patteggiare 3 anni di pena per uscire dal processo che lo vede sul banco degli imputati per falso in bilancio (nel 2010) e aggiotaggio. Davanti al tribunale di Torino, in una delle tante udienze dibattimentali, i suoi legali hanno depositato la richiesta ai giudici piemontesi, ormai nell’aria da ore. Confermando di fatto le indiscrezioni che si rincorrevano. Proprio quando il procedimento stava per avviarsi verso la conclusione, la sorpresa. Che rappresenta comunque un’ammissione di colpevolezza, almeno secondo quanto stabilito dalle Sezioni Unite della Cassazione. Che nei mesi scorsi, attraverso la sentenza n.21.591, hanno spiegato come il patteggiamento costituisca un elemento di prova per il giudice di merito. Esonerato, però, dall’onere della prova. La “domanda” del difensore dell’illustre imputato ha trovato il parere favorevole del pm Marco Gianoglio, ma il presidente U della IV° sezione penale del tribunale, Giorgio Gianetti, ha deciso per lo stralcio dell’imputazione dell’ex manager. Per poter concludere prima la trattazione con rito ordinario degli altri implicati, tra cui il patriarca Salvatore Ligresti e la figlia Jonella. E ancora, Fausto Marchionni (ex amministratore delegato FonSai) e Antonio Talarico (già vicepresidente del gruppo). Oltre che per evitare le norme di legge sull’incompatibilità. Una piccola beffa per Erbetta, la cui posizione verrà decisa non prima del 23 febbraio 2016 alla cui udienza il tribunale ha fatto rinvio in vista, appunto, della con- clusione del procedimento. La scelta dell’ex manager della compagnia, di voler uscire in fretta e furia dal procedimento, sembrerebbe rivelare il timore di una condanna più pesante. Nel corso dell’udienza di ieri mattina, intanto, i legali della Ligresti hanno sollevato un’altra eccezione di incompetenza territoriale dopo che a carico della loro assistita è stato modificato un capo di imputazione relativo alla quantificazione del patrimonio netto della Milano Assicurazioni, compagnia controllata dal gruppo FonSai. A regnare, il caos più totale. Per un processo che già nel 2013 aveva visto uscire di scena Giulia Ligresti, altra figlia di Salvatore, che ha trovato un accordo con la procura rimediandosi una condanna di 2 anni e 8 mesi. Trattamento non riservato alla sorella, che sembra rischiare più di tutti. Mentre la posizione del fratello Paolo è stata trasferita a Milano insieme a quella di altri “vecchi” dirigenti del gruppo. Un vero e proprio finimondo, con Erbetta protagonista. Per vedersi esaudito il “sogno” di uscire dal processo (praticamente senza colpo ferire) dovrà aspettare fino al 2016. E sperare nel buon esito della conclusione. LE INDAGINI SUL CASO HACKING TEAM Attacco informatico, indagate sei persone sei ex dipendenti di Hacking Team - già coinvolti nell’indagine parallela sulla presunta sottrazione nel 2014, denunciata dall’ad di HT David Vincenzetti un paio di mesi fa, del codice sorgente necessario per replicare i software creati dalla società - risultano indagati anche per l’attacco informatico dei giorni scorsi (filone che prima era a carico di ignoti). I due fascicoli della Procura di Milano (inchiesta coordinata dal pm Gobbis e portata avanti dalla polizia postale) a breve saranno riuniti in un’unica indagine sulle ipotesi di reato di accesso abusivo a sistema informatico e rivelazione di segreto industriale. Ieri la polizia postale ha effettuato un sopralluogo nella sede milanese della HT, che fornisce programmi di I sorveglianza a governi di tutto il mondo, acquisendo materiale informatico che potrebbe essere utile per comprendere l’origine dell’ attacco subito dalla società milanese. Due ex dipendenti indagati hanno chiesto, intanto, nei giorni scorsi di essere interrogati per chiarire la loro posizione e l’interrogatorio in Procura è stato fissato per martedì prossimo. Una ventina di persone, inoltre, tra ex dipendenti ed ex collaboratori di Hacking Team, verranno ascoltate nei prossimi giorni dagli inquirenti nell’ambito dell’inchiesta che, a questo punto, riguarda sia la violazione di email e documenti riservati, pubblicati online, e i presunti abusi compiuti l’anno scorso da ex dipendenti ed ex consulenti della società. CONTESTATE LE TRIVELLAZIONI, DALLO JONIO ALLA SICILIA, IN CERCA DI IMPROBABILE PETROLIO Ambiente: bandiera nera consegnata a Renzi U n’area grande quanto l’Inghilterra sotto scacco delle compagnie petrolifere grazie a un Governo che mentre da mesi annuncia un green act per l’Italia di, fatto svende l’ambiente, il futuro e la possibilità di un sistema energetico pulito. E il ministro dello Sviluppo economico Guidi “non solo ha difeso le trivellazioni ma anche l’utilizzo della tecnica dell’airgun per la ricerca dei giacimenti” . Per questi motivi ieri Goletta verde, la storica campagna di Legambiente, ha consegnato simbolicamente la bandiera nera al presidente del Consiglio Matteo Renzi “per l’’evidente deriva petrolifera che ha caratterizzato e caratterizza le scelte del suo Governo”. Il poco ambito vessillo che Legambiente assegna ai nuovi ‘pirati’ del mare, arriva con l’ingresso dell’’imbarcazione ambientalista nel canale di Sicilia, una delle aree a maggior rischio trivellazioni, e dopo decine di iniziative che, a partire dalla Croazia e fino al mar Ionio, hanno ospitato a bordo di Goletta verde amministratori regionali e locali, sindaci, enti locali, aree protette marine e costiere, operatori turistici, pescatori, cittadini, che con il loro impegno e la loro voce hanno detto chiaramente no al petrolio e a una strategia energetica ritenuta insensata. Secondo questa campagna ambientalista, solo nel basso e medio Adriatico, nel mar Ionio e nel Canale di Sicilia (le aree maggiormente interessate da giacimenti petroliferi) “sono infatti attivi 15 permessi di ricerca rilasciati (5.424 kmq, con 44 richieste avanzate dalle compagnie per la ricerca (26.060 kmq) e 8 per la prospezione (97.275 kmq), oltre le 5 richieste di concessione per l’’estrazione di petrolio (558,7 kmq)”. Tutto questo, afferma Rossella Muroni, direttrice di Legambiente, “a discapito delle ricchezze naturali, di biodiversità, ambientali e in termini di risorsa, anche economica, per le comunità locali che ancora oggi il nostro mare offre. Fermare l’’estrazione e la ricerca di petrolio è nell’’interesse generale del Paese e di gran parte dei settori economici, a partire dalla pesca e dal turismo”. Sostenerla e supportarla con norme ad hoc, come l’’articolo 38 dello Sblocca Italia approvato a fine 2014, “risponde solamente agli interessi delle compagnie petrolifere- prosegue la Muroni- continuare a rilanciare l’’estrazione di idrocarburi è il risultato di una strategia insensata che non garantisce nessun futuro energetico per il nostro Paese. È tempo che questo Governo si svincoli davvero dal passato e pensi seriamente al futuro dell’’Italia piuttosto che agli interessi delle lobby dell’oro nero”. A ROMA DELEGAZIONI DA TUTTO IL MONDO Papa Francesco accanto ai minatori condanna schiavitù e sfruttamento n un messaggio inviato al presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, cardinale Peter Turkson, in occasione dell’apertura dell’incontro “Una giornata di riflessione. Uniti a Dio ascoltiamo un grido”, papa Francesco ha denunciato le conseguenze negative, sull’ambiente e sugli esseri I umani, delle attività di estrazione mineraria. “Venite da situazioni differenti e in diversi modi sperimentate le ripercussioni delle attività minerarie, siano esse condotte da grandi compagnie industriali, da artigiani o operatori informali - ha detto Bergoglio - per far riecheggiare il grido delle numerose persone, famiglie e comunità che soffrono direttamente o indirettamente a causa delle conseguenze troppo spesso negative delle attività minerarie. Un grido per i terreni perduti; un grido per l`estrazione di ricchezze dal suolo che paradossalmente non ha prodotto ricchezza per le popolazioni locali rimaste povere; un grido di dolore in reazione alle violenze, alle minacce e alla corruzione; un grido di sdegno e di aiuto per le violazioni dei diritti umani, clamorosamente o discretamente calpestati per quanto concerne la salute delle popolazioni, le condizioni di lavoro, talvolta la schiavitù e il traffico di persone che alimenta il tragico fenomeno della prostituzione; un grido di tristezza e di impotenza per l`inquinamento delle acque, dell`aria e dei suoli; un grido di incomprensione per l`assenza di processi inclusivi e di appoggio da parte di quelle autorità civili, locali e nazionali, che hanno il fondamentale dovere di promuovere il bene comune”. 5 Sabato 18 luglio 2015 ESTERI IL VIAGGIO NELLE DESTRE EUROPEE FA TAPPA IN CROAZIA, CON IL PARTITO DEI DIRITTI Identità e famiglia a due passi da noi E’ la più antica formazione del Paese e ha svolto un ruolo importante nelle guerre della ex Jugoslavia di Claudio Pasquini Peruzzi Dio e Croati” (Bog i Hrvati). Con questo slogan il Partito Croato dei Diritti (HSP) crea le fondamenta ideologiche che hanno caratterizzato la linea politica nel corso degli anni. Nato nell’anno dell’unità d’Italia (1861) e rifondato nel 1990 è il più antico partito croato ancora esistente. Una vita politica intrisa di eventi storici importanti. Alla fine della prima guerra mondiale, il partito si oppone con ferocia e fermezza alla nascita del Regno dei Serbi, Croati e Sloveni. Nel 1929, con la nascita del Regno di Jugoslavia, i partiti politici del paese, tra cui anche il HSP, vengono sciolti e aboliti dal re Alessandro I. Di conseguenza, una parte dei sostenitori e militanti del HSP incominciano il loro percorso politico clandestino sostenendo il movimento Ustascia (un’organizzazione rivoluzionaria croata) per contrastare e destabilizzare il dominio del Regno di Jugoslavia. Durante la seconda guerra mondiale il gruppo Ustascia, aiutato e sovvenzionato dai nazisti e dal- “ l’Italia fascista, governa lo stato indipendente di Croazia (1941-45) rimanendo sotto la sfera d’influenza della Germania di Hitler. Nel 1945 sono indette le prime elezioni politiche che vedono primeggiare il Partito Comunista di Jugoslavia. Nel 1990, con il ritorno della democrazia, il Partito Croato dei Diritti è riformato da Dobroslav Paraga. Il HSP assume un ruolo di notevole importanza durante le guerre jugoslave (1991-95) costituendo le Sono almeno sei i morti negli scontri tra manifestanti vicini ai Fratelli Musulmani e polizia avvenuti nelle scorse ore a Giza (Cairo). Secondo fonti ufficiali, i tafferugli sarebbero avvenuti subito dopo le celebrazioni della fine del Ramadan, quando i sostenitori del deposto presidente Morsi sono scesi in strada per protestare contro la recente condanna a morte dell’ex capo di Stato. Stando a quanto riportato dai media egiziani, la polizia ha arrestato diverse persone per aggressione e possesso illegale di armi. La tensione è ancora altissima: nuovi scontri si sono verificati anche ad Alessandria. Dopo la sentenza della Corte Penale del Cairo nei confronti di Morsi e di altri membri della Fratellanza musulmana, i membri del gruppo islamista hanno dato vita ad un’ondata di manifestazioni alle quali, secondo il governo si sono aggiunte anche attacchi contro membri delle istituzioni, forze di polizia e sabotaggi. Ucraina: abbattimento volo Mh17 Malaysia Airlines, primo anniversario Era il 17 luglio 2014 quando il boeing 777 della Malaysia Airlines, poco dopo il decollo da Amsterdam in direzione Kuala Lampur, sparì dal radar e precipitò, colpito da un missile terraaria, nei pressi di Torez, in Ucraina. Nella tragedia persero la vita 298 passeggeri. Ad un anno dal disastro, le autorità australiane, partito e la fuori uscita di alcuni membri. Due anni dopo, dei problemi nella leadership del partito portano alla fuori uscita di due esponenti importanti che formano un nuovo gruppo politico “Il Partito Croato dei Diritti dr. Ante Starčević (Il nome s’ispira al leader storico e ideologo dell’indipendenza croata). L’incapacità dei vertici del partito nel disegnare una linea politica comune non passa inosservata. Infatti, il leader Dapić lascia il posto a Daniel Srb, vincitore alle primarie del partito, e ora leader del Partito Croato dei Diritti. L’ideologia politica del partito si basa sul nazionalismo croato e il conservatorismo socialnazionale. L’obiettivo è promuovere l’unità culturale dei croati e creare uno stato identitario. Il governo deve garantire la difesa delle tradizioni nazionali e culturali. Il partito ritiene che la famiglia tradizionale rappresenti l’epicentro della società. In materia di sicurezza, il HSP è favorevole ad imporre dei limiti all’immigrazione e all’inasprimento delle pene. Per quanto riguarda la politica estera, il partito si oppone all’integrazione europea e alle sue istituzioni. Il processo d’integrazione europeo è visto come un indebolimento del concetto stesso di stato-nazione. LIBIA: CIMITERO DI TRIPOLI DEVASTATO DAGLI INTEGRALISTI ISLAMICI DAL MONDO Egitto: ancora alta la tensione Forze di Difesa Croate imputate, anni dopo, con l’accusa di crimini contro l’umanità. Il partito non partecipa alle elezioni politiche del 1990 consentendo all’Unione Democratica Croata (HDZ) di ottenere la vittoria. La mancata partecipazione alle elezioni non impedisce al partito d’incrementare la propria popolarità e potenza politica durante gli anni della guerra. Le Forze di Difesa Croate e il leader Paraga diventano i simboli autentici della lotta per la libertà e l’indipendenza nazionale. Alle elezioni del 1992, il HSP ottiene il 7% dei voti e 5 seggi su 138 diventando una forza di opposizione. La campagna elettorale si basa sulla necessità di raggiungere l’obiettivo primario del partito: la creazione della Grande Croazia. Nel 1993, il partito, all’apice del successo elettorale, è vittima di frizioni interne che determinano uno scontro ideologico tra Anto Dapić (membro del partito) e Paraga, convincendo quest’ultimo a formare una nuova formazione politica nominata HSP 1861. A seguito della rottura interna, il nuovo leader del HSP, Dapić, tenta d’instaurare delle relazioni e degli accordi con altri partiti di destra senza esiti positivi. Nel 2000 il partito registra un 5,19% dei consensi mentre nel 2003 aumenta il proprio bagaglio elettorale raggiungendo il 6,4% dei voti e 8 seggi su 151. Nel 2007, il HSP cala e ottiene il 3,5% a causa di crisi interne al malesi e olandesi hanno chiesto l’istituzione di un tribunale speciale internazionale con il compito di far luce sui fatti e stabilire colpe e responsabilità. Che, ad inchiesta non ancora conclusa, sono tutt’altro che accertate. E se la relazione finale degli investigatori del Dutch Safety board verrà presentata ad ottobre, secondo la CNN, che cita una fonte che avrebbe visto una bozza del report, i colpevoli sarebbero i separatisti filorussi. Sputnik Italia scrive in proposito che forse a verità non si saprà mai, perché quella del volo Mh17 è diventata una tragedia “politica”. Nel frattempo, per i familiari, è l’ora delle commemorazioni e del ricordo, celebrato in tutti i Paesi coinvolti con cerimonie e manifestazioni. Morti italiani abbandonati nelle mani dell’Isis L’ex custode Dalmasso: “Bisogna portarli via, altrimenti non resterà più nulla” Ucraina: niente visto per Emir Kusturica Il Ministro della Cultura del governo di Kiev, in accordo con quello degli Interni, ha deciso di vietare ad Emir Kusturica l’ingresso in Ucraina. Alla base del provvedimento sembra ci siano le dichiarazioni dell’artista serbo di aperto sostegno all’annessione russa della Crimea. “Punito” per le sue posizioni proPutin dunque, Kusturica sarà costretto a rinunciare ai vari appuntamenti per i quali era atteso in Ucraina: tra essi un concerto a Kiev il 28 luglio insieme alla sua band “No Smocking Orchestra” (già annullato per timore di incidenti) e le celebrazioni del millesimo anniversario della morte di Vladimiro il Grande, Principe di Kiev. CL ono circa ottomila gli italiani sepolti nel cimitero di Tripoli. Nella Libia lacerata dalla guerra civile e dall’avanzata dell’Isis, le loro tombe sono state nuovamente devastate. Lo racconta Fausto Biloslavo, che ha intervistato per Il Giornale Bruno Dalmasso, l’ultimo custode del cimitero di Hammangi. Il veterano S d’Africa, ottantunenne, dopo quarant’anni passati a prendersi cura dell’ultimo luogo di riposo di migliaia di connazionali, nel 2014 (quanto il nostro Paese ha ritirato la delegazione diplomatica in Libia) ha deciso di rientrare in Italia. “Mi hanno informato – dice Dalmasso che un mese fa hanno sfondato il muro, entrando nel cimitero con un bulldozer. Lo hanno profanato e devastato già due volte. Prima i ladri e adesso gli islamici”. E se è vero che, commenta Biloslavo, di fronte ai tagliagole bisogna pensare ai vivi minacciati dagli estremisti islamici, è altrettanto importante non dimenticare i propri morti. Il cui riposo, come dovrebbe accadere in ogni Paese civile degno di questo nome, dovrebbe essere protetto e rispettato. Riportare in Italia le salme di quanti sono stati tumulati in Libia dunque. “Non è neanche tanto difficile. I resti – dice ancora Dalmasso – sono in piccole cassette che possono venire stivate nei container. Altrimenti non resterà più nulla”. Anche perché le azioni fino ad ora compiute a sfregio del cimitero hanno visto un’escalation di violenza e furia devastatrice: “Le croci sono state tutte spezzate e diverse cassette profanate, con le ossa sparse per terra. Oramai – spiega l’ex custode – non si tratta più di livore contro gli italiani, ma di rabbia religiosa. Sono islamici estremisti, che odiano i cristiani. Cosa aspettiamo? Bisogna portare via i nostri morti. Se non lo faremo raderanno tutto al suolo”. Cristina DI Giorgi 6 Sabato 18 luglio 2015 DA ROMA E DAL LAZIO IL PREFETTO DI ROMA ORDINA LA RIMOZIONE DEL BLOCCO. TAFFERUGLI TRA POLIZIA E MANIFESTANTI Profughi a Casale San Nicola, tra manganellate e gente in lacrime Il Pd si schiera con Gabrielli. Storace: “Si dividono cittadini da istituzioni” di Giuseppe Sarra volato di tutto e di più ieri a Casale San Nicola, a Roma Nord, davanti l’ex scuola Socrate rimessa a nuovo per ospitare cento profughi. I residenti hanno bloccato la strada di ingresso a tre furgoni e un suv del reparto mobile della polizia. Una protesta pacifica: con le mani alzate e all’urlo “abuso di potere” hanno interrotto il tragitto che porta all’immobile, cantando l’inno d’Italia. Il bilancio provvisorio è di 14 feriti tra le forze di polizia, due arrestati, una denuncia e 15 identificati, sui quali sono in corso accertamenti. Nonostante il caldo e il sole cocente, anziani e giovani, insieme a un gruppo di Casapound, hanno organizzato un ‘muro’ umano per dire no al centro di accoglienza. Le autorità hanno così proposto la riduzione dei migranti nel tentativo di sbloccare la situazione. I cittadini hanno risposto picche. Un tira e molla continuo. Fino a tarda mattinata, quando il prefetto di Roma, Franco Gabrielli, ha smosso le acque con un inequivocabile diktat: “Abbiamo inviato 19 richiedenti asilo, ma i residenti della zona stanno facendo un blocco stradale per evitarlo. Ovviamente queste persone entreranno nel centro”. Come? “Rimuovendo il blocco. Noi non faremo nessun passo indietro”, ha scandito Ga- È brielli, ricordando che “su San Nicola c’era un bando e una commissione ha ritenuto che la cooperativa avesse i requisiti necessari. Ci è arrivato il carteggio ed è corretto. Se c’è gente che non è d’accordo... se passasse questo principio è finita”, ha sottolineato. E così, dopo un momento di calma, c’è stato un tentativo di sfondamento da parte dei poliziotti nei confronti dei manifestanti. A quel punto, è stato inevitabile lo scontro. I residenti hanno indietreggiato, mentre gli attivisti hanno avanzato indossando i caschi. Fischi e slogan: “Andate via”, “no al centro immigrati”. Gli attivisti da una parte, gli agenti in tenuta antisommossa dall’altra. Sono volate sedie e sassi. I poliziotti hanno risposto con le manganellate. Mentre i cittadini in lacrime assistevano agli scontri. Il pulmino è poi arrivato a destinazione tra cori e lanci di bottiglie. Sono stati incendiati anche dei cassonetti dell’immondizia. “Abbiamo visto arrivare i blindati e gli agenti in tenuta antisommossa, a quel punto noi donne ci siamo sedute a terra in maniera pacifica, con le mani in alto e gli uomini erano alle nostre spalle. Dal telegiornale abbiamo appreso che il prefetto aveva detto ‘non arretreremo di un passo. Poi c’è stata la carica - è la versione del Comitato di San Nicola per voce di Francesca Sanchietti - molti uomini si sono fatti avanti per difendere le donne, alcune di loro piangevano, tre sono ricoverate in ospedale, e ci sono stati feriti nella colluttazione”. Il gruppo capitolino del Pd non ci ha pensato due volte a schierarsi al fianco del prefetto: “Bene Gabrielli, Roma è città aperta. Capitale dell’accoglienza, all’altezza di quello che appunto questa sfida nazionale ed europea presuppone, ovvero la capacità di saper coniugare il diritto all’asilo con il diritto alla sicurezza”. Un po’ più dura la posizione del centrodestra, nella quale emerge il pensiero di Francesco Storace. “Quattro agenti feriti, cittadini infuriati, il solito buonismo politico della sinistra, immigrati entrati nel Casale di San Nicola: questo è il bilancio finale di una giornata che vede sempre più il popolo da una parte e le istituzioni dall’altra, la politica sempre più lontana dalla gente”, ha esordito il vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio e leader de La Destra in una nota, aggiungendo: “Sono vicino ai cittadini che protestano come agli uomini delle forze dell’ordine che con senso di responsabilità compiono il loro dovere ma non posso fare finta che vada tutto bene, che chi protesta sia da inserire nel girone dei “cattivi”. Perché non è così. E quelle dichiarazioni retoriche della sinistra finiscono solamente per mettere gli uni contro gli altri, i migranti contro gli italiani, ma, soprattutto, gli italiani contro le Istituzioni. Una pessima combinazione - ha concluso Storace - che non porta molto lontano”. “Governo e Campidoglio irresponsabili”, è l’affondo di Fratelli d’Italia-An, che ha denunciato il fermo di Giorgio Mori, responsabile del dipartimento immigrazione del partito. La Santanché (FI), invece, ha chiesto le dimissioni del ministro Alfano per “manifesta incompetenza”. Furioso l’azzurro Francesco Aracri: “Gabrielli ha fatto picchiare i cittadini”. “L’incapacità dell’amministrazione Marino e la totale assenza di risposte da parte del Prefetto e del governo Renzi-Alfano - ha punto, dal canto suo, Barbara Saltamartini della Lega Nord - rendono il problema dell’invasione invivibile”. La situazione è incandescente. Tanto che la questura di Roma ha fatto sapere che non erano previsti altri trasferimenti di profughi subito dopo gli scontri. Intanto la procura capitolina ha aperto un fascicolo d’indagine sugli scontri. I filmati effettuati sul posto saranno acquisiti dalla procura per ricostruire i fatti. ASL FROSINONE: IL CONSIGLIERE DE LA DESTRA PRESENTA UN’INTERROGAZIONE Morte sospetta a Cassino, il caso finisce alla Pisana L’azienda sanitaria descrive il “Santa Scolastica” come una struttura efficiente, dimenticando il recente caso di malasanità ella serata del 10 luglio scorso una donna di 36 anni è morta dopo un’operazione alla milza. Il decesso è avvenuto all’ospedale «Santa Scolastica» di Cassino, dove era stata operata circa 20 giorni prima. Subito dopo sono scattati gli accertamenti dei carabinieri a seguito della denuncia presentata al marito. Per chiedere chiarimenti sull’accaduto il Vice- N presidente del Consiglio regionale e Capogruppo de La Destra, Francesco Storace, ha presentato una interrogazione per chiedere chiarimenti sul presunto caso di malasanità presso la Asl di Frosinone. “I carabinieri della Compagnia di Cassino, coordinati dal capitano Silvio De Luca, hanno sequestrato la cartella clinica. Il magistrato ha disposto l’autopsia, che dovrà chiarire le cause della morte – ha scritto Storace nell’interrogazione - ma il Presidente Zingaretti deve pretendere, dal vertice aziendale della Asl ciociara, una rapida e precisa delucidazione sull’episodio verificatosi”. In provincia di Frosinone, purtroppo, la sanità non gode di buona salute, si assiste quotidianamente alla chiusura di reparti in tutte le strutture sanitarie del territorio, da Frosinone a Cassino, da Alatri a Sora. A Cassino, proprio nei giorni in cui veniva operata la signora, la Tac era a mezzo servizio. Il Tribunale del Malato ha chiesto l'immediata sostituzione del macchinario perché mal funzionante. Per quattro giorni il servizio è stato addirittura sospeso a causa di un guasto. “Non è la prima volta – prosegue Storace - che si verificano episodi del genere. Lo scrivente ha presentato nei mesi scorsi alcune interrogazione in cui si denunciavano casi di malasanità in provincia di Frosinone, ottenendo dalla Giunta risposte poco soddisfacenti alle domande dell’interrogante. In ultimo – conclude Storace nell’interrogazione – si potrebbero evitare comunicati stampa in cui si informa la cittadinanza che tutto è in ordine, mentre la realtà dimostra che una giovane donna può morire per una semplice operazione alla milza. Un paio di giorni dopo il decesso della trentaseienne, infatti, il Direttore Generale, Prof.ssa Isabella Mastrobuono , si è recata in visita presso il P.O. Santa Scolastica di Cassino. In un comunicato ufficiale della Asl di Frosinone è stata descritta una situazione completamente distorta dalla realtà con un Pronto Soccorso non affollato, reparti ordinati e puliti e pazienti ben gestiti, senza fare nessun cenno sulla morte della giovane donna e il sequestro della cartella clinica da parte dei militari dell’Arma. Silenzio, inoltre, anche sul malfunzionamento dell’apparecchio per eseguire la Tac”. Daniele Belli LA PALLA PASSA ALLA PROCURA DI ROMA DOPO LE ANOMALE EMERSE, SECONDO L’ASSOCIAZIONE, TRA I DUE BANDI Gara Cup, altra denuncia di Assotutela Riflettori puntati sull’operato di Elisabetta Longo, direttore della Centrale Acquisti a nuova gara Cup, Centro unico di prenotazione, continua a far discutere. E ora la palla passa alla Procura di Roma. Sì, perché Assotutela, associazione indipendente che promuove gli interessi dei cittadini e molto attiva sulla lotta agli sprechi, ha presentato L un’altra denuncia sul bando pubblicato il 26 giugno scorso, dopo che il primo era stato sequestrato nell’ambito di Mafia capitale. Oltre ad aver chiesto il blocco della gara con la relativa denuncia alla Guardia di Finanza nei giorni scorsi, Assotutela ha presentato una de- nuncia-querela contro ignoti, contestando la violazione dei reati di turbativa d’asta, di peculato e di truffa ai danni dello Stato, in questo caso della Regione Lazio. Nella denuncia il portavoce dell’associazione, Michel Emi Maritano, ha ripercorso passo dopo passo l’audizione in Commissione regionale Bilancio di Elisabetta Longo, direttore della Centrale Acquisti dell’Ente regionale, indagata per i reati di falsa informazione ai pm e favoreggiamento nell’ambito della prima gara Cup, insieme alla dirigente Giovanna Agostinelli, che è costata già la poltrona a Maurizio Venafro, anche lui indagato, ex capo di gabinetto del presidente Zingaretti. Portando così all’attenzione della Procura le anomalie emerse, secondo l’associazione, dal raffronto tra la nuova gara sul centro di prenotazione e la prima, al centro dell’inchiesta Mondo di mezzo. Un’altra denuncia potrebbe arrivare invece da Francesco Storace (La Destra), vicepresidente del Consiglio regionale e molto attivo sul fronte della gara Cup, se non dovesse ottenere “risposte serie che Zingaretti è chiamato a dare – ha fatto sapere nei giorni scorsi - in aula alla Pisana”. 7 Sabato 18 luglio 2015 STORIA MUSSOLINI IN SVIZZERA, L’ARRESTO, LA SCHEDA SEGNALETICA, IL CARCERE A LUCERNA Benìtuscia, popolarità di un giovane ribelle “Ma il socialismo, presto o poi, ritornerà quale fu agli inizi, operaio e rivoluzionario!” di Emma Moriconi febbraio del 1904 Benito Mussolini va a Zurigo e il 19 e 20 del mese si tiene in quella città il congresso dei socialisti italiani in Svizzera, presieduto da Angiolo Oliviero Olivetti, direttore di Pagine Libere. Tra i relatori c’è anche una donna che si chiama Angelica Balabanoff. Olivetti fa la sua relazione, poi è Mussolini a prendere la parola per parlare della “Situazione del partito socialista italiano”. Questo episodio è descritto da Ivon de Begnac: “Calmo calmo - scrive - sale alla tribuna e inizia a voce bassa il suo dire: ‘Attraverso la nostra sensibilità di emigranti possiamo meglio discoprire i torti commessi a nostro danno da quel complesso di uomini, idee, istituzioni che caratterizzano la vita politica italiana d’oggi. Noi siamo la buona semente del sacrificio e la nostra opera coraggiosa, disinteressata, decisa contro tutto e contro tutti, darà, in un futuro lontano, quei frutti che oggi sarebbe una pazzia sperare. Dovrei parlare, o compagni, della situazione del Partito Socialista Italiano, ma perché dobbiamo proprio, in questa luminosa giornata, amareggiarci l’anima, ricordando le tradizionali vergogne di coloro che ne sono a capo?”. Il 13 marzo l’annuncio del primo articolo di Mussolini sull’Avanguardia Socialista: “Le memorie di un rivoltoso”, che esce il 3 aprile 1904 in prima. Si tratta di una recensione della raccolta di articoli del principe Kroptokin, rivoluzionario russo, scritti tra il 1879 e il 1882, prima che venisse espulso dal cantone di Lemano. Benito lo ha letto in francese, ecco i titoli: “Preponderanza economica”, “Espropriazione”, “Conquista del pane”, “Sistema rappresentativo”, “Comune di Parigi”, “Questione agraria”, “Spirito della Rivolta”, “Tutti socialisti”. Ecco uno stralcio dell’articolo: “Grazie alle lusinghe delle classi conservatrici il partito socialista non è più l’avanguardia vigile del proletariato, ma un’eterogenea accolta di malcontenti, una rappresentanza di tutti gli interessi, un vasto movimento pietista. In nome del socialismo oggi tutto si compie, anche la difesa dei gendarmi! Tutti socialisti, non più lotta di classe, ma cooperazione di classe! Non più rivoluzione sociale, ma la metà più uno dei balordi di Montecitorio! Non la conquista delle officine, ma la conquista delle municipalità! A Scheda segnaletica di Benito Mussolini, 11 aprile 1904 - dalla mostra “Il giovane Mussolini”, Predappio Tutti socialisti a buon mercato. Basta votare ogni cinque anni per l’onorevole del Partito e organizzare qualche innocua sbandierata! Qual senso di profondo scoramento pervade l’anima, ripensando quale fu l’idea madre del socialismo e a quale degenerazione l’hanno condotta i fuoriusciti della borghesia infiltratisi nel movimento per corromperlo e ritardarlo! Ma il socialismo, presto o poi, ritornerà quale fu agli inizi, operaio e rivoluzionario! Solo a questo patto potrà raggiungere la sua meta, quanto alla fungaia riformistica, essa sarà già scomparsa il giorno della rivoluzione sociale”. Il 3 aprile 1904, abbiamo visto, è il giorno in cui esce il primo articolo di Benito Mussolini sull’Avanguardia Socialista. La sera prima “le socialiste révolutionnaire Benito Mussolini” è condotto in carcere: su di lui le autorità elvetiche hanno già messo gli occhi da un po’ e il ministro degli Interni Odier vuole toglierselo di torno. La mattina della Domenica delle Palme, riferisce de Begnac, viene chiamato al palazzo municipale di Ginevra per il deposito di alcune carte, lì viene arrestato per alterazione di passaporto e viene rinchiuso nelle carceri di Sant’Antonio. L’accusa risulta infondata ma il sovversivo non viene rilasciato, ed è trasferito alle carceri di Lucerna appunto la sera della vigilia di Pasqua, il 2 aprile 1904. L’11 aprile dello stesso anno un’altra foto segnaletica di Benito va ad arricchire la sua collezione. Sul carcere di Lucerna Benito ricorderà che “la camera di passaggio è una cella più grande delle altre e infinitamente più sudicia”. De Begnac la descrive come “un finestrone alto quadrettato da solide sbarre e punteggiato da una sottile grata di ferro” che “rappresenta la impossibile comunicazione col mondo esterno”, in luogo in cui “il giaciglio si compone ‘di un tavolaccio - riprende qui le parole di Mussolini - qua e là rosicchiato dai topi, e di alcune coperte di lana bucherellate nel mezzo e mangiucchiate agli orli’, dove “sui muri, in tutte le lingue, maggiormente in italiano, sono incisi i ricordi di coloro che precedettero nel luogo di pena Benito Mussolini”. E continua: “Una per una egli legge quelle frasi monche, a volte patetiche, a volte disperate, scritte con le unghie, coi temperini, coi chiodi. Innumerevoli destini gli parlano attraverso strane parole, ri- percorre così ad una ad una cento strade altrui. Le ombre della sera gli impediscono di proseguire nella lettura, e allora, stanco, si getta sul tavolaccio”. Così Benito ricorda quelle ore: “D’improvviso tutte le campane di Lucerna suonarono a grandi rintocchi gai il vespero della Resurrezione. Le onde sonore venivano a morire nella mia cella, già immersa nelle tenebre, e il concerto bronzeo suscitava i ricordi della mia giovinezza, trascorsa libera sotto al sole nel gran verde della madre Romagna”. Quando si sveglia, al mattino, si ritrova insieme ad un uomo, che Benito descriverà come “un vecchio alto e gagliardo, dalla faccia intelligente, dalla fronte senza confini, dagli occhi profondi e maliziosi come quelli di Mefistofele, e da una barba incolta e bianca che mi ricordò l’antico pelo del Caronte dantesco. La camicia aperta lasciava vedere un petto villoso da barbaro; era vestito da operaio, anzi da vagabondo. Le scarpe squinternate si aprivano alla punta come la bocca di un animale palustre”. Benito parla in francese con il nuovo arrivato, il vecchio - che si chiama Edmond racconta al giovane delle sue avventure, del suo amore giovanile con la sua sposa Georgette, morta prematuramente; del suo folle dolore per la perdita dell’amata, del suo tentato suicidio sventato da un pescatore, del carcere, delle sofferenze, dei suoi viaggi per il mondo. Edmond è in carcere perché è stato arrestato per vagabondaggio: “Spero di giungere in tempo per morire nel mio villaggio ed essere sepolto dov’è Georgette - dice al nuovo amico - Sono trascorsi quarant’anni e non l’ho dimenticata!”. Anche Benito gli racconta qualcosa della sua vita. Dopo un giorno trascorso in questo modo, ecco giungere due nuovi compagni di cella, un tedesco e “un italiano pallidissimo”: “Di dove sei?” chiede l’italiano a Benito. “Romagnolo”, gli risponde.”Ci si può fidare di te: un romagnolo non tradisce mai”. Il nuovo venuto è lì per un omicidio, e le sue ferite grondano sangue dalle bende. Benito, con un chiodo che riesce ad estrarre dal tavolaccio, fa a pezzi la sua camicia per farne delle bende nuove per il compagno di sventura. Il mattino successivo Edmond se ne va. Benito riflette, pensa “al destino che incrocia spesso in un punto le parabole di due vite umane e le distacca quindi per vie opposte, per mete diverse, nel bene, nel male, per sempre”. “BENITO INGAGGIA LA LOTTA SEMPRE DI FRONTE, LASCIANDO DA PARTE OGNI TIMORE” In galera, innocente Non gli si possono muovere accuse, ma la presa che ha sulle persone intimorisce i governanti elvetici enito si irrita per quella detenzione che si dilunga, così va dal Direttore del carcere a protestare: “Dobbiamo essere rimpatriati, con quale diritto ci tenete dunque?”, gli dice. “Ma non sa - commenta de Begnac - che lo sfratto deve essere federale, perché la Svizzera tutta B ne ha abbastanza delle sue parole e dei suoi fatti. L’affare è che, dopo otto giorni, non si sa come motivarlo”. In effetti a suo carico c’è solo l’attività propagandistica, che non è certo un delitto. Ma Mussolini è scomodo, irrita, perché è amato dal popolo, perché è benvoluto, è seguito, è ammirato: “Ai tè rivoluzionari - dice ancora de Begnac - non si parla che di ‘Benìtuscia’, del giovane forte, studioso, coraggioso. Un tale uomo - commenta ancora - è capace, domani, di acquistarsi una popolarità dannosa al Governo; bisogna quindi rimandarlo in Italia”. Scrive ancora de Begnac: “Egli a vent’anni è già il lottatore completo, quello che, cioè, sta continuamente all’offensiva e non teme gli attacchi. Carattere unico, questo, nella storia. È la sua maniera particolare di combattere che nessuno ha mai posseduta, neanche Cesare, che, in fondo, è il più logico temerario della storia”. E ancora, più sotto, facendo un paragone con Cavour, che disse “se a mezzo di un cammino incontro un impedimento insuperabile [...] guarderò a destra, a sinistra, e, non potendo seguire la linea retta, piglierò le curve, girerò l’ostacolo che non potrò attaccare di fronte”, commenta: “Benito invece ingaggia la lotta sempre di fronte, lasciando da parte ogni timore, facendo quasi apparire, in un primo tempo, temeraria la sua azione, che, in effetti, è ognora regolata dalla più grande serietà di pensiero. Una sola norma - aggiunge - egli ha avuto veramente utile nel suo modo di combattere e di valutare le azioni: il silenzio”. E per argomentare tale riflessione usa le parole di Carlyle; “Il silenzio è l’elemento nel quale si formano tutti i grandi disegni, nel quale maturano tutti i grandi pensieri, destinati a prendere signoria nel mondo e a reggerlo. Sventura a chi non ha in sé nulla che non possa dirsi. Il silenzio è un tesoro, è di tutti i beni il più prezioso in questa età di fragore”. [email protected] 8 Sabato 18 luglio 2015 ECONOMIA A DIRLO È STATO GIORGIO SQUINZI, PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA “Produrre in Italia? Più facile in Polonia” A frenare gli investimenti è la burocrazia del Bel Paese. E gli imprenditori scappano all’estero di Giuseppe Sarra rodurre in Polonia è sicuramente più facile che produrre in Italia”, non solo per la dialettica con il sindacato, ma anche per le complicazioni “normative e burocratiche”. L’ennesima doccia gelata per il premier arriva da Giorgio Squinzi, presidente degli industriali nostrani, a margine del business forum Lewiatan-Confindustria, tra Italia e Polonia. Le parole di Squinzi arrivano chiare e nitide, e indicano le barriere da abbattere per superare gli ostacoli principali che rallentano la ripresa. Il presidente degli industriali ha mandato indirettamente un chiaro messaggio al governo Renzi, mettendo in risalto le gravi criticità con cui sono costretti a fare i conti gli imprenditori e i cittadini. La burocrazia, si sa, è uno degli enormi gap italiani. Fa un brutto effetto, però, uscire con le ossa rotte persino nel confronto con la Polonia, uno Stato dal medio profilo economico (nonostante un alto tasso di sviluppo dopo la caduta della “P dittatura comunista) rispetto allo Stivale, che rappresenta comunque l’ottava potenza economica del pianeta. D’altronde, le condizioni di investimento sono più favorevoli. Tant’è che molti imprenditori italiani, compresi i colossi a partire dalla Fiat, hanno iniziato a spostare da qualche anno parte della loro produzione in Polonia. Un trend in aumento. Basti pensare che l’Italia è il sesto Paese per investimenti a Varsavia con 9 miliardi di euro. Gli interessi sono vari: dall’auto a quello finanziario, rispettivamente con Fca e Unicredit. Ma è positivo anche il trend delle piccole e medie imprese. “Ci sono sempre più aziende - ha rivelato Henryka Bochniarz, numero uno della Confederazione degli imprenditori polacchi - che vengono in Polonia per fare business”. Negativo, invece, il rapporto import-export con il Bel Paese. “Il nostro rapporto import-export con l’Italia è ancora negativo: qui abbiamo discusso rendere più aperto il nostro mercato”, ha precisato il presidente degli industriali polacchi. Il business forum Lewiatan-Confindustria è stata l’occasione anche per analizzare le politiche economiche dell’Ue, a partire dal piano Juncker di 100 milioni di euro definito “insufficiente ai bisogni dell’Europa” da Squinzi, che è poi tornato sui punti deboli del sistema italiano, al quale non ha posto rimedio il governo Renzi nonostante gli annunci. “Il problema - ha sottolineato il leader degli industriali - non è il sindacato, ma le complicazioni normative e burocratiche del Paese. Il sindacato, poi, ci mette del suo perché è un po’ di altri tempi”. Squinzi ha anche ricordato che tra Italia e Polonia “su tanti temi europei” ci sono delle convergenze, come ad esempio sulla questione del “made in”. “Italia e Polonia sono due Paesi molto simili - ha detto ancora Squinzi durante il suo lungo intervento - la Polonia da 25 anni ha cambiato regime e non ha un alto livello di specializzazione nel manifatturiero come l'Italia”, ma tra i Paesi dell’Est europeo “ha fatto passi avanti”. PERSONALE DISTRIBUITO SU MILANO, NAPOLI E VENEZIA EasyJet taglia Roma: troppi costi e ritardi C ambiamenti importanti per la compagnia aerea EasyJet che, d’accordo con i sindacati, ha annunciato la chiusura della base di Roma Fiumicino a partire da aprile 2016. Secondo quanto previsto dal nuovo piano, dunque, la compagnia non avrà più aeromobili ed equipaggi basati allo scalo romano, con il conseguente trasferimento dei 205 assistenti di volo nelle basi di Milano Malpensa, Napoli e Venezia, sulle quali la società di trasporto aereo punterà nei prossimi anni per il suo sviluppo in Italia. Da EasyJet fanno sapere che “il peggioramento dei risultati di Fiumicino deriva da elevati costi aeroportuali, più che raddoppiati nel 2012 e soggetti ad ulteriori aumenti superiori ai tassi d’inflazione negli anni a venire. Inoltre –spiegano-, l’aeroporto di Fiumicino fornisce un’esperienza di viaggio povera, con conseguenze negative sui livelli di puntualità e soddisfazione dei clienti, all’interno di un trend in deterioramento a causa dei livelli eccessivi di crescite di capacità”. Pur non avendo più base allo scalo romano, però, la compagnia assicura che “continuerà ad assicurare collegamenti tra Roma Fiumicino e la rete europea, in una modalità più in linea con le esigenze dei passeggeri”. Dopo questo riassetto, osserva Frances Ouseley, direttore di EasyJet per l’Italia, “saranno 29 gli aerei allocati nelle basi italiane e più di mille le persone impiegate tra equipaggi e staff. La di- mensione del nostro investimento in Italia e l’ampia scelta di destinazioni –prosegue-, riflette la nostra convinzione sull’importanza del Paese. L’anno prossimo in Italia prevediamo di trasportare oltre 15 milioni di passeggeri sulla nostra rete europea, offrendo 170 destinazioni”. Sotto il profilo occupazionale, fonti sindacali rendono noto che l’aviolinea riconoscerà al personale una somma di 11.300 euro a ciascuno degli assistenti di volo responsabili di cabina e 10.300 euro agli altri assistenti di volo, sottolineando come l’intesa scongiuri l’ipotesi di esuberi di personale. Giorgio Musumeci PEGGIO DI NOI SOLO LA GRECIA. LO STIVALE SEGNA UN -13,4% IN 11 ANNI Crolla la capacità di spesa C rolla la capacità di spesa degli italiani, che fa segnare un -13,4% in 11 anni. Peggio di noi solo la Grecia (-22,6%), mentre Germania (+6,9%) e Lussemburgo (+9,65%) sono gli unici paesi che registrano un segno positivo. E’ quanto emerge dallo studio di Federconsumatori - Adusbefi, analizzando i dati Eurostat sulla capacità di spesa di sette paesi europei (Lussemburgo, Germania, Gran Bretagna, Francia, Italia, Spagna e Grecia). Dei 7 paesi UE considerati, l’Italia è quella che, in 11 anni, dal 2003 al 2014, ha visto diminuire maggiormente la sua Capacità di spesa (- 13,4 %) dopo la Grecia (- 22,6%), seguita dalla Gran Bretagna (-12,2), dalla Francia (6,9%) e dalla Spagna (-7,0 %). Continua invece a crescere la Germania (+6,9 %). Complessivamente scende anche la Zona euro (19) (-1,8 %). In altri termini, fatta pari a 100 la capacità di spesa italiana, abbiamo la Grecia a 74,2, la Spagna a 95,9, la UE(28) a 103,1, la Francia a 110,3 (come la Zona Euro19), la Gran Bretagna a 111,3, la Germania a 127,8, il Lussemburgo a 271,1. La capacità di spesa di un Tedesco, quindi, risulta del 27,8 % superiore a quella di un Italiano. Questi dati vengono in seguito rapportati al prezzo della benzina vigente all’interno dei 7 paesi. Il costo del carburante in Italia risulta secondo solo a quello in Grecia. In particolare, affinché gli automobilisti europei sopportino un peso finanziario pari a quello che sopporta un italiano (1,628 euro al litro), un litro di benzina dovrebbe costare in Francia 1,796 euro e non 1,441, in Germania 2,081 e non 1,495, in Grecia 1,208 e non 1,577. Se rovesciassimo l’altra metà della medaglia, tenuto conto della rispettiva capacità di spesa, per paragonarsi ai francesi, ai tedeschi e ai greci, in Italia la benzina dovrebbe costare rispettivamente 1,306 e 1,170 e 2,125 euro. La stessa dinamica viene registrata nei pezzi del gasolio. “Per restituire potere di acquisto alle famiglie che lo hanno perso al ritmo di oltre 1.100 euro l’anno, circa 12.100 euro dal 2003 al 2014, occorre l’armonizzazione fiscale per impedire il dumping tra i paesi dell’Eurozona. Le politiche di austerità imposte all’Italia hanno prodotto - si legge nello studio - un aumento del debito pubblico di 302 miliardi di euro dal novembre 2011, pari a 5.067 euro di tassa occulta gravante su ogni cittadino, ipotecato il futuro di intere generazioni, aumentato la pressione fiscale e la disoccupazione, specie quella giovanile superiore al 41%, e massacrato il ceto medio ed impoverito milioni di italiani”. 9 Sabato 18 luglio 2015 DALL’ITALIA FINITO L’INCUBO PER UNA 21ENNE, TENUTA PRIGIONIERA IN CASA A CESENA Sequestra la fidanzata: arrestato uno studente di Psicologia ‘LUXURY BAGS’ Pelletteria di alta moda, ma falsa, migliaia di capi trovati a Venezia La ragazza non poteva uscire di casa o parlare con nessuno: ha fatto denuncia dopo che un familiare l’ha portata via na brutta storia fatta di violenza sia fisica che psichica ai danni di una donna, per mano del suo fidanzato. È successo a Cesena. Protagonisti un ragazzo 24enne di origine pugliese, studente alla facoltà di Psicologia e la sua ex fidanzata di 21 anni. Il giovane teneva la sua ragazza sequestrata in casa, impedendole di parlare con chiunque e minacciandola pesantemente. I fatti sarebbero avvenuti nei primi mesi di quest’anno, nel periodo in cui la coppia ha convissuto. Fortunatamente l’uomo è stato arrestato con le accuse di sequestro di persona, lesioni, minacce gravi ed atti persecutori. E’ stata proprio la ragazza a fare denuncia alla polizia, a fine maggio. La giovane è stata accompagnata da un’operatrice di un centro antiviolenza della regione e ha raccontato di aver vissuto per oltre quattro mesi una drammatica situazione di ripetute violenze fisiche e psicologiche. Il ragazzo la teneva chiusa in camera, sotto il suo costante controllo, vietandole qualsiasi contatto con l’esterno. La ragazza è stata costretta a cambiare città, aiutata da un suo familiare. Da quel momento il 24enne ha reagito con minacce pesantissime per telefono e messaggi. L’uomo l’avvertiva che l’avreb- U ventato un giro di marche contraffatte dalla Guardia di Finanza Di Venezia. L’operazione è partita da un primo sequestro di borse Hermes modello “Birkin” eseguito in un negozio del centro storico lagunare, fino a risalire a diversi magazzini di stoccaggio, gestiti da cittadini cinesi, situati a Padova e Treviso, e scoprire i laboratori di illecita produzione ubicati nelle provincie di Firenze e Macerata. Le perquisizioni, eseguite su delega della Procura della Repubblica di Venezia, hanno consentito di scoprire vere e proprie linee di produzione di articoli di pelletteria di alta moda, principalmente del marchio Hermes, ma anche di Celine, Balenciaga, Stella McCartney e Gucci. Nei laboratori sono stati trovati cartamodelli, foto, fustelle metalliche, minuteria, macchinari e tutto l’occorrente per la produ- S be cercata e le avrebbe fatto seriamente del male: “Devi ancora pagare per quello che hai fatto, non pensare che sia finita qua, i tuoi lividi passeranno ma la rabbia no”. Dopo la denuncia della donna, la polizia ha trovato ampi riscontri, grazie a tante testimonianze di amici e studenti. Durante le indagini è addirittura emerso che, il 24enne aveva tenuto comportamenti simili con una precedente fidanzata minorenne, allora sua convivente. In questo caso la vittima non aveva sporto denuncia per paura, dopo le esplicite minacce di morte: “Se mi denunci ammazzo te e la tua famiglia, non mi importa quanto starò in carcere ma lo farò”. In questo caso, la relazione si era interrotta quando la polizia aveva perquisito la casa dove abitavano, trovando anche sostanze stupefacenti: la ragazzina si è allontanata dall’uomo col pretesto di essere stata costretta a tornare dai genitori, in quanto minorenne. Il gip ha disposto l’arresto del 24enne, ora in carcere a Forlì. Chantal Capasso zione di borse così simili alle originali da creare non poche difficoltà di riconoscimento persino ai periti delle relative Maison di moda. In circa quasi cinque mesi di attività, sono state eseguite oltre 30 perquisizioni, d’iniziativa e su delega dell’Autorità Giudiziaria, in Veneto, Toscana e nelle Marche, nel corso delle quali sono stati sottoposti a sequestro 100.000 articoli recanti marchi contraffatti, per un valore commerciale di oltre 3 milioni di euro. Nove i depositi di stoccaggio e cinque i laboratori di produzione scoperti, tre dei quali ubicati nell’hinterland fiorentino e due in provincia di Macerata. In tutto 24 le persone denunciate per produzione e commercio di merce contraffatta, di cui 17 cittadini cinesi e 7 italiani, che rischiano la reclusione fino a 4 anni ed una multa fino a trenCh. Ca. tacinquemila euro. 10 Sabato 18 luglio 2015 DALL’ITALIA TREVISO: LA PROTESTA DEI CITTADINI RAGGIUNGE GLI EFFETTI SPERATI Vincono i residenti: migranti trasferiti Manifestazione dei centri sociali in Prefettura: cinque arresti. Anche il governatore Zaia si è recato sul posto: “Chiuderemo la vicenda con civiltà” di Cristina Di Giorgi a situazione non si è ancora del tutto calmata, ma la battaglia a Quinto di Treviso sembra essere stata vinta dai residenti. La loro protesta, che negli ultimi giorni ha infiammato (e non solo idealmente) gran parte della zona - in particolare attorno alle palazzine dell’ex Guaraldo in cui avrebbero dovuto insediarsi i migranti - ha infatti ottenuto il risultato sperato. Il sindaco della cittadina ha dichiarato che i 101 profughi sarebbero stati trasferiti in un’ex caserma situata al confine tra i comuni di Casier e Treviso, dotata di tutte le caratteristiche per l’accoglienza. Il governatore del Veneto Zaia, che in mattinata si è recato a Quinto, ha dichiarato: “Sono state ore concitate ma sono fiducioso del fatto che quanti stanno vivendo tali difficoltà abbiano la giusta soddisfazione. Chiedo ora a tutti la massima tranquillità, in modo che questa partita si chiuda con civiltà”. Dopo poco (intorno alle 13) un pullman è arrivato in via Legnago per effettuare l’annunciato trasferimento. I condomini si sono dunque tranquillizzati. “È una grande vittoria – spiega al Corriere del Veneto L un residente, che ha partecipato al presidio di questi giorni - frutto di una battaglia condotta civilmente, a parte qualche intemperanza. E soprattutto - continua - in un clima di grande solidarietà an- che da parte delle persone che non abitano nel condominio”. In mattinata alcuni esponenti dei centri sociali locali avevano manifestato, nei pressi della Prefettura, la loro solidarietà ai profughi, chie- dendo a gran voce le dimissioni del prefetto di Treviso per aver cambiato idea sulla collocazione dei migranti a Quito. Durante il sit in i manifestanti hanno anche tentato di impedire l’ingresso del questore e del comandante provinciale dei carabinieri nell’edificio. Il tutto si è concluso con cinque arresti e ventotto denunce per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale, interruzione di pubblico servizio, manifestazione non autorizzata e ingiurie. Nessun fermo invece, almeno a quanto si sa, tra gli aderenti a Forza Nuova che, la scorsa notte, si erano introdotti in uno degli appartamenti di via Legnago, prelevando alcuni oggetti destinati ai migranti: “un bottino di guerra da consegnare ai venti colpiti dalla tromba d’aria”, hanno dichiarato. Se anche dunque resta l’incognita sulla destinazione di un altro gruppo di migranti, il cui arrivo era previsto in queste ore, dopo l’escalation dei giorni scorsi almeno per il momento il peggio sembra passato. Restano comunque – e dopo l’accaduto, al quale fanno eco le analoghe proteste di Roma, non si potrà non tenerne adeguatamente conto – gli evidenti errori commessi nella gestione di una questione, quella dell’emergenza profughi, che non può più essere affrontata senza considerare adeguatamente aspetti fino ad oggi trascurati. Come l’altrettanto importante emergenza sociale che coinvolge gli italiani. IN VAL PELLICE UN GIOCO DI RUOLO AMBIENTATO DURANTE LA SECONDA GUERRA MONDIALE “I ribelli della montagna”: guerriglia politicamente corretta Una tre giorni di rievocazione in cui tutti vogliono fare i partigiani. Nonostante le atrocità commesse ontelupo. Questo il nome di fantasia del villaggio in cui, in questo finesettimana, è stata organizzata una tre giorni di rievocazioni ambientata durante la Seconda Guerra mondiale. Gli organizzatori del gioco di ruolo, patrocinato dall’Anpi, hanno voluto “ricreare uno scenario – spiegano alla Stampa – che permettesse ai partecipanti di vivere quel periodo storico capendo anche le difficoltà che hanno vissuto i nostri nonni. I personaggi che si muoveranno a Montelupo hanno una storia e dovranno completare delle missioni che li porteranno a interagire tra di loro”, interpretando fedelmente il proprio alter ego “storico”. A Lusernetta, in val Pellice (questo il luogo reale della ricostruzione) sono arrivati circa in 70, la maggior parte dei quali intenzionati a fare i partigiani spinti dai propri ricordi di famiglia. I “ribelli ella montagna” insomma, come dal titolo della manifestazione. E se chi ha deciso di vestire le divise fascista e nazista tiene a precisare di non averlo fatto per simpatie politiche (“Sono un convinto antifascista – ha detto uno dei partecipanti – ma ho voluto interpretare il comandante tedesco per capire cosa si potesse provare nell’ordinare certe atrocità”), per quanto riguarda i ruoli “politicamente corretti” c’è da chiedersi quanti dei novelli partigiani cono- M IN BREVE GENOVA: DIRIGENTI FINCANTIERI INDAGATI scono realmente la storia delle divisioni partigiane che hanno operato in quei luoghi. Come la “Stella Rossa” del comandante Lupo, che la storia ha dimostrato essere tutt’altro che eroica. A cominciare dall’uccisione, da parte dei partigiani, del loro stesso capo. Passando per quanto avvenne a Marzabotto, un episodio a proposito del quale bisognerà rinunciare “ai colori eroici della leggendaria brigata Stella Rossa, accontentandoci invece di tinte grigie: quelle di una Resistenza armata più di certezze ideologiche che di mitra, incapace di proteggere la popola- zione che esponeva al rischio di rappresaglie, dissoltasi come neve al sole al momento della spedizione punitiva nazista” scrive Fertilio Dario sul Corriere della Sera in un suo articolo sul libro “Marzabotto e dintorni” di Dario Zanini, che di quei fatti fu testimone diretto. La speranza è che, magari proprio in seguito a questa rievocazione, i partecipanti siano spinti ad approfondire quelle vicende senza farsi condizionare dal “politicamente corretto”. Speranza destinata, molto probabilmente, a rimanere delusa. CdG Le ipotesi di reato sulla base delle quali la procura di Genova ha indagato otto ex direttori della Fincantieri dello stabilimento navale di Sestri Ponente (è di queste ore l’invio dei relativi avvisi di granzia) sono omicidio colposo e lesioni colpose aggravate. Al centro dell’inchiesta del gruppo ambientale della Polizia Giudiziaria, partita da segnalazioni fatte da professionisti della Asl3 del capoluogo ligure e dell’Inail, c’è la morte di 22 operai, prevalentemente tubisti, per mesotelioma pleurico provocato dall’aver lavorato a contatto con l’amianto. Il periodo preso in considerazione dagli inquirenti, coordinati dal procuratore capo Michele Di Lecce, è quello che va dal 1983 al 2013. Oltre ai 22 decessi – riferiscono le agenzie – la procura ha anche individuato altri otto casi di lavoratori ammalati della stessa malattia. PUGLIA: VERTICE SULL’EPIDEMIA DI XYLELLA Vytenis Andriukaitis, commissario europeo alla Salute e alla Sicurezza alimentare, parteciperà lunedì prossimo al vertice convocato in prefettura a Lecce sull’epidemia di Xylella, l’infezione che colpisce le piantagioni di ulivo. “L’obiettivo – ha dichiarato alla stampa durante un incontro ai margini della sua visita all’Expo di Milano – è incontrare istitu- zioni, agricoltori, produttori e gente della Puglia. E’ necessrio discutere su quali metodi e principi bisogna adottare per eliminare al più presto questa epidemia, che può avere conseguenze importanti per l’economia italiana”. All’incontro parteciperanno anche il ministro delle Politiche Agricole Martina, il presidente della Regione Puglia Emiliano e il Commissario straordinario Silletti. Previsto un incontro con sindaci, organizzazioni agricole e ambientaliste, vivaisti e comitati del territorio. NAPOLI: NOVE ARRESTI PER SPACCIO DI STUPEFACENTI Nove persone, che si ritiene appartengano al clan camorristico Vanella – Grassi, sono state arrestate dagli agenti del commissariato di polizia di Scampia. L’accusa è quella di traffico, detenzione e spaccio di stupefacenti, svolto in particolare all’interno del comprensorio di case popolari “Le Vele”. Le manette sono scattate al termine di un’indagine durata alcuni mesi, nel corso della quale le forze dell’ordine hanno riscontrato l’attività illecita degli inquisiti, individuando compiti e ruoli di ciascuno nell’ambito dell’organizzazione criminale. Oltre ai nove finiti in carcere, nell’inchiesta ci sono altri 15 indagati, tra cui anche alcune donne. Sequestrate, nel corso del blitz, grosse C.L. quantità di droga di vario tipo. 11 Sabato 18 luglio 2015 SOCIETA’ 45ESIMA EDIZIONE DEL GIFFONI FILM FESTIVAL Tea Falco e Stefano Fresi inaugurano la kermesse Tantissime stelle del cinema nazionale ed internazionale. In anteprima “Ant-Man” eroe della Marvel di Chantal Capasso eri sera è partita la 45ma edizione del Giffoni Film Festival, in programma dal 17 al 26 luglio 2015. A presentarlo è l’attrice Tea Falco, reduce del successo di "1992" che farà il suo ingresso sul Blu Carpet in Cittadella. Filo conduttore della manifestazione è, per quest’anno, la celebre frase di Orazio "Carpe Diem". "E' un monito a cogliere il momento giusto per agire, senza aspettare" ha spiegato il direttore Claudio Gubitosi. In cartellone 156 film, che saranno visionati da 3.600 giurati provenienti da 50 Paesi. Giffoni è una magia che cresce e si rinnova anno dopo anno – ha dichiarato il Presidente Pietro Rinaldi - dove il futuro è già presente e si intrecciano le più diverse forme di espressione artistica, culturale e sociale. Abbiamo lavorato tutti insieme affinché il brand, ormai noto e affermato in tutto il mondo, potesse assicurare ai ragazzi che frequenteranno Giffoni la più intrigante selezione cinematografica, talenti in grado di offrire segni e valori, attività e animazioni più varie". In programma 156 film tra lungometraggi e cortometraggi, in concorso e fuori concorso, selezionati su oltre 4.200 produzioni in preselezione. Le sezioni competitive sono: Elements+3 (3-5 anni); Elements+6 (6-9 anni); Elements+10 (10-12 anni); Generator+13 (1315 anni); Generator+16 (16-17 anni); Generator+18 (dai 18 anni in su) e GexDOC. Il primo film ad inaugurare la kermesse verrà proiettato in anteprima nazionale Ant-Man, diretto da Peyton Reed e prodotto da Kevin Feige. Ant-Man porta per la prima volta sul grande schermo uno dei personaggi originali più noti I dei Marvel Comics, apparso fin dalle origini nel gruppo degli Avengers. In programmazione anche la proiezione speciale di Inside Out, la nuova opera d’animazione Disney Pixar e la presentazione del teaser di Hotel Transylvania 2, con "Drac" e i suoi mostruosi compagni d'avventura. In anteprima per Giffoni anche Pixels, del regista Chris Columbus, che racconta LO SCAPOLO D’ORO DI HOLLYWOOD VUOLE ALLARGARE LA FAMIGLIA George Clooney e Amal presto genitori la storia di una razza aliena che scambia le immagini dei vecchi videogames per una dichiarazione di guerra e attacca la Terra. A presentare la manifestazione Tea Falco insieme a Stefano Fresi. Tanti gli ospiti internazionali attesi: Orlando Bloom, Mark Ruffalo, Lodovica Comello, Martin Freeman, Tom Felton e Darren Criss. In rappresentanza Michelle Hunziker e figlia al mare della categoria nostrana saranno presenti: Fabio De Luigi, la Iena Angelo Duro, Serena Rossi, Lillo&Greg, Asia Argento, Valentina Corti, Massimo Poggio, Fortunato Cerlino, Francesca Chillemi,Nicola Vaporidis, Primo Reggiani, Anna Foglietta, Matteo Branciamore, Luca Capuano, Edoardo Leo e Rocio Munoz Morales. SOS ORSI POLARI I Plantigradi muoiono di fame, incapaci di reagire a cambi climatici Aurora Ramazzotti in vacanza a Forte dei Marmi con la madre, prima di trasferirsi a Londra Secondo indiscrezioni l'affascinante attore potrebbe diventare padre entro l'anno prossimo a coppia George Clooney e Amal vorrebbe avere un figlio, a distanza di 10 mesi dal fatidico sì sembra che gli sposini vogliano metter su famiglia. A far scatenare le voci sulla volontà di avere un pargoletto è la notizia data da il magazine UsWeekly che citando una fonte molto vicina alla coppia, sembra che George e Amal abbiano espresso il desiderio di avere un bambino. Confermato anche da delle foto che li ha immortalati mentre escono da una clinica per la fertilità, magari per sincerarsi che sia tutto a posto. Sembra proprio che lo scapolo d’oro di Hollywood abbia proprio messo la testa a posto. Sì, proprio così, George Clooney desidera un figlio ed è, forse, anche ora dati i suoi 54 anni suonati. Che non si tratti del più classico tra i gossip estivi, lo conferma il magazine Us Weekly, che in merito alla notizia ha commentato : "Hanno deciso che si tratta del momento giusto. Attualmente Amal non sta prendendo lavoro extra, si limita a portare avanti L i clienti storici”. Si suppone dunque che la signora Clooney stia ritagliandosi del tempo proprio per il lieto evento. Per il piccolo o la piccola sarebbe già pronta un nido con i fiocchi. Sempre secondo lo stesso Us Weekly, George e Amal sta ristrutturando una villa britannica del XVII secolo di quasi 900 metri quadrati, con tanto di nursery, 9 camere da letto ed 8 bagni. I lavori dovrebbero essere ultimati entro Natale, così la creatura potrà vedere la luce a Londra. Nel frattempo, la residenza italiana sul Lago di Como in questi giorni è super affollata contrariamente alle voci sulla volontà di disfarsene. George si è portato con sé i suoi genitori Nick e Nina, la moglie Amal Alamuddin con relativa famiglia quasi al completo: mamma Baria, papà Ramzi e la sorella Tala. Non solo. Qualche giorno fa la coppia pare abbia ospitato anche Julia Roberts e consorte. Di vendita, almeno per il momento, non El.Ma. s’ha da fare. l caldo sembra non risparmi nemmeno gli orsi polari. Il riscaldamento del globo terrestre e di conseguenza, lo scioglimento dei ghiacci, rischia di compromettere il loro sistema di sopravvivenza. Sembrerebbe, infatti che gli orsi polari non siano adattare il loro comportamento e le loro abitudini così da poter far fronte alla carenza di cibo derivante da estati sempre più calde nell'Artico. Le prime ricerche sul tema avevano fatto pensare che, se privati delle loro prede, i plantigradi sviluppassero un sistema di sopravvivenza al rallentatore, una specie di "letargo mobile", che porterebbe di conseguenza ad avere un’alimentazione minore. Mentre gli studi più recenti, fotografano una situazione più drastica, dimostrando che quando il cibo è scarso, gli orsi muoiono di fame. La dieta degli I adre e figlia sembrano divertirsi molto in spiaggia. Stiamo parlano di Michelle Hunziker e Aurora Ramazzotti immortalate al mare a Forte dei Marmi e vedendole insieme potrebbero tranquillamente essere scambiate per sorelle. La showgirl svizzera, a dispetto delle tre gravidanze, mostra un fisico invidiabile e felice di trascorrere del tempo con la figlia maggiore, che si è trasferita da poco a Londra per frequentare l’università. Tra madre e figlia c’è un rapporto speciale e di complicità, come ha sempre sostenuto Michelle, e nelle foto scattate in spiaggia a Forte dei M Marmi se ne trova la giusta conferma. La show girl svizzera ha avuto Aurora a 19 anni e le due sono, quindi, cresciute insieme, facendo del loro rapporto che va al di là del semplice legame biologico madre/figlia. Le due sono senza dubbio migliori amiche. Sulla spiaggia di Forte dei Marmi i fotografi fanno a gara per immortalare Michelle Hunziker e Aurora Ramazzotti che si divertono tra le onde. Entrambe sfoggiano fisici tonici e bikini da sogno, mentre tra una chiacchiera e l’altra si godono il sole e il relax estivi, incuranti, forse, dei Ch.Ca. paparazzi. orsi polari è costituita soprattutto da foche, il cui numero è in costante diminuzione a causa della ridotta estensione del loro territorio, dovuto allo scioglimento dei ghiacci. "Il loro metabolismo è molto simile a quello di altri mammiferi, piuttosto che a quello di animali che vanno in letargo", ha spiegato John Whiteman dell'University del Wyoming, alla guida del gruppo di ricercatori. "Se noi o voi non mangiassimo per settimane, i risultati dei nostri test sarebbero simili a quelli degli orsi", si spiega nella ricerca, pubblicata su Science e citata dalla Bbc. Inoltre gli orsi, per procacciarsi il cibo sono costretti a trascorrere più tempo in acqua nuotando, piuttosto che camminando sul ghiaccio, e questo comporta un maggiore dispenCh. Ca. dio di energie. 12 Sabato 18 luglio 2015 SPORT DIVORZIO CERTO CON “ICEMAN”, AL SUO POSTO ARRIVA UN ALTRO FINLANDESE La Ferrari scarica Raikkonen: ecco Bottas La Rossa ha dovuto sborsare 12 milioni di euro per strappare alla Williams quel talento cresciuto nel mito di Hakkinen, già tifosissimo di Rossi (il Dottore) di Federico Colosimo già finita l’avventura di Kimi Raikkonen alla Ferrari. La scuderia di Maranello avrebbe deciso di non esercitare l’opzione a suo favore per rinnovare il contratto del finlandese per il 2016. Dopo un inizio promettente, le prestazioni dell’ex campione del mondo (2007) non hanno convinto i vertici della rossa. Al suo posto, con tutta probabilità, spazio al connazionale Valtteri Bottas. Il manager del pilota della Williams, Didier Coton, ha raggiunto un accordo con il Cavallino perché il suo assistito corra con la Ferrari dalla prossima stagione, per 2 o più anni. Il nodo, economico, è stato risolto. La scuderia britannica, per liberare il suo pupillo, inizialmente chiedeva ben 15 milioni di euro. Tant’è, ne avrebbe ottenuti tre di meno, in una trattativa che ha fatto storcere il naso al presidente Sergio Marchionne. Chiamato a un vero e proprio sacrificio pur di accaparrarsi una vera e propria stella della Formula 1, pronta finalmente a brillare. L’ufficialità dell’operazione verrà resa nota il 31 luglio, termine ultimo per la Ferrari di esercitare la clausola su Raikkonen. Ma il dato è tratto. Questione di giorni, con la fumata bianca certa. Una vera e propria doccia fredda per “Iceman”, che era e resta un grande campione. Ma che ormai si trova ai margini della Ferrari, messo all’angolo dai manager perché preferito al fenomeno Vettel. Di qui la decisione di dirsi È addio e salutarsi per sempre. Magari provando a concludere la stagione nel modo migliore possibile, a suon di risultati postivi. La sensazione è che la rossa, con l’ingaggio di Bottas, si sia assicurata un autentico talento, già campione del mondo 2011 in Gp3 (campionato motoristico per vetture a ruote scoperte). La sua storia comincia a Nastola (Finlandia), piccolo paese di 15mila abitanti. Cresciuto nel mito di Mika Hakkinen (colui che ha contribuito a scrivere pagine di storia della Formula 1 alla guida della McLaren-Mercedes), che come lui aveva iniziato sui kart. Ragazzo tranquillo, che viene da una famiglia normale che lo ha sempre sostenuto con i consigli giusti. Indicandogli le giuste persone cui affidarsi, trovando i giusti sponsor, abili nel non fargli mancare mai il giusto apporto. Alla guida della Williams sta dimostrando, gara dopo gara, di avere numeri da pilota di grande qualità. Lo sportivo che ammira di più? Valentino Rossi ma, giura, “non ho mai pensato di buttarmi sulle moto”. Eppure c’è chi, nel mondo della Formula 1, non condivide la scelta fatta da Arrivabene e Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio Marchionne. Quella di ingaggiare un ragazzo di appena 25 anni che avrebbe forse dovuto immagazzinare altra esperienza prima dell’approdo alla rossa. Il tempo e i risultati contribuiranno a dire se la mossa - neanche poi tanto a sorpresa - della scuderia di Maranello sia stata azzeccata o no. Nel frattempo questa decisione scatenerà un bel giro di valzer tra i piloti: in Williams arriverebbe Felipe Nasr, mentre in Sauber potrebbe tornare Gutierrrez. La Ferrari ha deciso, via Raikkonen dentro Bottas. La scelta è compiuta.