Anno IV - Numero 169 - Sabato 18 luglio 2015
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
Sicilia
Attualità
Sport
Caso Crocetta,
scatta l’inchiesta
Sotto indagine
l’amico di Battisti
La Ferrari ora
punta su Bottas
a pag. 2
Colosimo a pag. 12
a pag. 3
IL CENTROSINISTRA VUOLE RACCOGLIERE LA SFIDA: POTREBBERO ESSERCI ANCHE ALTRE NORME IN MATERIA DI TRASPARENZA E UNA COMMISSIONE ANTIMAFIA
di Francesco Storace
uori i procacciatori d’affari. Cominceranno a sparire dalla Regione Lazio
faccendieri delle cooperative e sciupasoldi senza
scrupoli; lobbisti privi di ritegno;
paramafiosi ovunque annidati. Sì,
la prossima settimana, se la maggioranza non si metterà di traverso
e accetterà il percorso proposto
dall’opposizione in consiglio regionale, finalmente ci si dovrà arrendere alla forza della legge.
Chiara, netta, dura lex sed lex.
È il risultato di una nostra battaglia
perseguita tenacemente. Chi ci segue sa con quanta ostinazione e a
suon di emendamenti abbiamo costretto il centrosinistra di Zingaretti
a fare i conti con il nuovo clima
montato a seguito di Mafia capitale.
Anche la Regione Lazio deve affrontare con serietà lo scandalo e
ora potrebbero arrivare provvedimenti legislativi che testimonierebbero il passo in avanti di una politica
finalmente consapevole della necessità di muoversi. E se lo fa con
spirito unitario contro il malaffare
è ancora meglio.
Nelle scorse settimane La Destra
ha posto alla Pisana una grande
questione legata al ruolo delle cooperative e alla legislazione di vantaggio di cui godono, fatto recentemente notare anche dal procuratore della Repubblica di Roma, Pignatone. E per parte nostra fin dalla
prima settimana di giugno abbiamo
sollecitato le forze politiche - mentre
i provvedimenti giudiziari macellavano una classe dirigente in Campidoglio e affondavano i primi colpi
anche in regione - a recidere i legami di cassa tra partiti e cooperazione. Chi vuole soldi dalla regione
non deve darli alla politica, questo
il senso dell’iniziativa. E il primo a
rispondere è stato Giancarlo Righini,
F
DURA LEX
Alla Pisana si fa strada la legge “tagliamani”. Se la maggioranza comincia a ragionare,
la prossima settimana grazie alle proposte de La Destra la risposta a Mafia capitale
di Fratelli d’Italia, sottoscrivendo
la nostra proposta di legge. E poi
l’incoraggiamento dei colleghi del
centrodestra e degli stessi consiglieri di Cinque stelle, con la firma
di molti emendamenti comuni.
Tutto questo mentre la maggioranza
di centrosinistra faceva spallucce
e pensava di rispondere con il semplice ingresso di un rappresentante
CAOS IMMIGRATI DA ROMA A TREVISO
della Dia nell’osservatorio regionale
su legalità e sicurezza...
Da non credere...
Sono bastati un po’ di emendamenti
- una quarantina, nemmeno tanti per far comprendere la serietà delle
nostre intenzioni. Risultato: in queste
ore la maggioranza sta pensando a
proporre all’opposizione un testo
di legge da approvare unitariamente
per ampliare oltre le cooperative
lo stop ai quattrini ai partiti da parte
di chi lavora con la regione; per introdurre norme di trasparenza su
anagrafe degli eletti e riconoscibilità
delle lobby finora bloccate in commissione; per istituire una commissione antimafia regionale di cui non
si vedeva la luce.
Vedremo la prossima settimana se
i fatti seguiranno alle parole di queste ore.
Se non ci saranno norme pasticciate,
chi ha votato La Destra alle Regionali
ne potrà essere orgoglioso. Etica
come fondamento di una politica
pulita: è quello che abbiamo promesso agli elettori. Una buona legge
sarebbe una prima, degna risposta
a Mafia capitale.
MEGA RIMPASTO, VIA NOVE TRA MINISTRI E VICE. DAL BUNDESTAG IL SÌ A NUOVI AIUTI ECONOMICI
Tsipras cambia. E arrivano altri soldi
ove tra ministri e viceministri
lasciano il governo greco,
in un rimpasto senza precedenti. Così Alexis Tsipras cerca
di salvare il suo esecutivo, annacquando però non poco quella tinta
di ‘sinistra dura e pura’ con cui si
era presentato, vincendolo, alle ultime elezioni. E che tanti ‘seguaci’
ha fatto in giro per l’Europa, Italia
compresa. Tsipras ha infatti messo
alla porta gli esponenti dell'ala più
radicale di Syriza, il suo partito.
Sistemati i conti politici, restano quelli
gravi, gravissimi, economici. Lunedì, intanto, contrariamente a quanto annunciato
in precedenza, le banche greche non
riapriranno i battenti. E questo non è un
bel segnale. Notizie positive per le disastrate casse elleniche arrivano invece
dalla Germania: il Bundestag ha infatti
approvato ad ampia maggioranza l'avvio
dei negoziati con Atene per un terzo
pacchetto di aiuti. Hanno votato a favore
439 deputati. Contrari 119 e 40 astenuti.
N
Emergenza e rabbia
Alle pagg. 6 e 10
CONFINDUSTRIA ATTACCA IL GOVERNO
Fabbriche?
Meglio in Polonia
Sarra a pag. 8
La Merkel dunque ha perso qualche
deputato per strada, anche se il parlamento poi l’ha applaudita a lungo, ma
prima del voto ha ribadito: "So che ci
sono molti dubbi sul fatto che la Grecia
possa stare di nuovo sulle sue gambe,
ma sarebbe irresponsabile non tentare
questa strada e non dare una nuova
chance alla Grecia". La cancelliera ha
quindi ringraziato il ministro delle Finanze
Wolfgang Schaeuble per il suo lavoro
sulla Grecia. Poi è tornata sul referendum:
"Il risultato è duro, per la gente in Grecia".
Sì agli aiuti, dunque, ma nessun taglio
del debito: “Sarebbe la fine della
comunità di diritto in Europa, e
con noi non si fa", ha ribadito la
Cancelliera.
Non proprio sulla stessa lunghezza
d’onda della Merkel è sembrata
Christine Lagarde, numero uno
del Fondo monetario internazionale: “Per uscire dalla crisi greca
bisogna ristrutturare il debito per
alleggerire il fardello, prolungare
considerevolmente le scadenze, il periodo
di grazia durante il quale non è effettuato
nessuno pagamento e ridurre gli interessi
il più possibile". Il Fondo, insomma, intende
partecipare a un nuovo piano di salvataggio della Grecia ma solo a determinate
condizioni.
Grecia che intanto da ieri sta vivendo
un’altra emergenza, legata agli incendi
estivi, con una prima vittima, decine di
paesi evacuati e centinaia di turisti in
fuga, ulteriore esodo che di certo non fa
bene alle sempre più misere casse di
Igor Traboni
Atene.
2
Sabato 18 luglio 2015
ATTUALITA’
A PALERMO TIENE SEMPRE BANCO IL CASO DELLA PRESUNTA TELEFONATA DI UN MEDICO A CROCETTA
“Deve morire come il padre”,
la Procura apre un’inchiesta
Il Pd regionale fa quadrato attorno al presidente e attacca Renzi: “Non si è fatto sentire”
di Igor Traboni
a Procura di Palermo ha deciso di
aprire un fascicolo
di inchiesta, per
ora senza indagati,
dopo la pubblicazione sull’Espresso dell’intercettazione
di una presunta conversazione
tra Matteo Tutino, un medico
ora ai domiciliari per un’altra
inchiesta, e il presidente della
Regione Sicilia, Rosario Crocetta. Nel corso della telefonata Matteo Tutino avrebbe
detto a Crocetta che l’ex assessore regionale alla Sanità,
Lucia Borsellino, doveva essere «fatta fuori come il padre», il magistrato Paolo Borsellino, ucciso esattamente 23
anni fa, nella strage di via
D’Amelio.
Ma quella intercettazione, e
dunque la frase incriminata,
esiste oppure no? Il procuratore Lo Voi anche ieri ha ribadito che agli atti non c’è
nulla, mentre il direttore dell’Espresso, Luigi Vicinanza,
ha continuato a ribadire l’esatto contrario: “La telefonata
tra il medico Tutino e il governatore siciliano esiste ed
e'' stata verificata con accuratezza nei suoi contenuti, con
piu'' fonti incrociate. E non e''
la prima volta che la Procura
di Palermo smentisce una nostra notizia poi rivelatasi au-
L
tentica. Sia chiaro: quella telefonata - orrenda, imbarazzante - esiste. Purtroppo. Ed
esiste esattamente come riportato nel nostro articolo. Il
colloquio risale al 2013: il primo è un potente medico dell'ospedale pubblico Villa Sofia, il secondo è già stato
eletto presidente della regio-
ne. I nostri cronisti a Palermo
l''hanno ascoltata e ne hanno
verificato l'autenticità con diverse fonti di tutti gli ambienti
investigativi. E dopo l''arresto
di Tutino con l'accusa di aver
truffato il servizio sanitario
regionale, avvenuto il 29 giugno scorso, l'autenticità di
quella conversazione è stata
nuovamente verificata. Solo
dopo tutte questi controlli è
stata pubblicata sul nostro
giornale. Già in passato –polemizza Vicinanza - per tutelare il segreto di inchieste
relative a cariche istituzionali,
la procura di Palermo ha
smentito rivelazioni de
l'Espresso che poi si sono dimostrate vere. Come quando
anticipammo la notizia dell'iscrizione dell'allora presidente del Senato Renato Schifani nel registro degli indagati: la procura negò. Trascorsero mesi, la notizia si rivelò fondata. Nella complessa
e frastagliata realtà siciliana,
capita a volte a un giornale
di dover raccontare verità
scomode e diverse da quelle
ufficiali".
Dal punto di vista politico, intanto, il pd siciliano ha deciso
di far quadrato attorno a Crocetta, ufficialmente ancora
autosospeso, che prima ha
detto di non aver sentito quella frase e poi, quando la Procura l’ha smentita, l’ha buttata
sul personale e su una ‘guerra’ nei suoi confronti.
Il segretario regionale del
Pd, Fausto Raciti, ieri ha detto
che a suo dire “non ci sono
ragioni” per interrompere la
legislatura. E se Crocetta dovesse comunque dimettersi
lo farà “per scelta personale”.
E Renzi? Raciti dice che non
PARLANO I FRATELLI DEL GIUDICE ASSASSINATO
I Borsellino chiedono verità:
“È comunque cosa grave”
opo le parole di Manfredi
Borsellino, uno dei figli
del giudice Paolo e fratello
di Lucia, ieri sono intervenuti
Rita e Salvatore, sorella e fratello
del magistrato ucciso.
"Penso all'ultimo discorso di
Paolo, sofferto, duro, oggi mi
veniva in mente una frase pronunciata da mio fratello 'qualche
giuda..’ E' l'ennesimo buco nero
di Palermo, voglio verità. Mi ha
colpito lo squallore di questa
vicenda", ha detto Rita Borsellino
all’Espresso.
Intervenuto ad una trasmissione
radiofonica, Salvatore Borsellino
ha invece dichiarato: "E' una
cosa gravissima, indipendentemente da come stanno realmente le cose. Crocetta ha detto
di non aver sentito quelle dichiarazioni, mi sembra una giustificazione puerile. Il fatto veramente grave è che Tutino si
sia sentito libero di dire quelle
D
si è fatto neppure sentire: “e
questo mi lascia perplesso
perché sarebbe stato opportuna anche una consultazione
con il segretario regionale
parole. Che Tutino abbia ritenuto
di potergli dire quelle parole
senza temere che Crocetta si
potesse rivolgere alle autorità,
questo è molto grave. Sarebbe
grave anche se, come dice Crocetta, si trattasse di macchina
del fango e di metodo Boffo.
Questo fa capire che il grado di
deterioramento della nostra politica è arrivata alla deriva, se si
arriva a metodi del genere per
decidere le sorti del governo di
una regione, mettendo in mezzo
una persona come Lucia che
ha già sofferto tanto. Proprio
in questi giorni in cui si dovrebbe fare memoria per la
strage di Via D'Amelio. La politica fa solo passi indietro e mi
provoca quei sentimenti di rabbia che ancora mi tengono in
piedi. Ho trasferito la mia speranza di giustizia e verita'' nei
giovani", ha concluso Salvatore
Borsellino.
del Pd”. Ma intanto, il partito
nell’isola a quanto pare lavora
per salvare baracca e burattini, anche con un’eventuale
intesa con gli alfaniani.
ESCAMOTAGE FISCALE, MA BASTERÀ?
LA CAMERA HA DATO IL VIA LIBERA ALLA NORMA SULLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE. ECCO LE NOVITÀ
Uno sconticino farà
tornare i cervelli in fuga?
La riforma Madia ora torna al Senato
conti fiscali,
seppur minimi,
per cercare di
far tornare in Italia i
cervelli fuggiti all’estero. Il tutto è contenuto
in una nuova norma
del decreto fiscale sull'internazionalizzazione
delle imprese, in base
alla quale il reddito
prodotto in Italia da
lavoratori "con qualifiche elevate" che trasferiscono la residenza nel territorio dello Stato italiano potrà
beneficiare per 5 anni di una
riduzione del reddito imponibile
del 30%.
Il Consiglio dei ministri ha introdotto ieri la norma, accogliendo una indicazione del
Parlamento. Potranno accedere
all'incentivo tutti coloro che
nei cinque anni precedenti non
siano stati residenti in Italia,
che svolgano una attività lavorativa prevalentemente nel
territorio italiano e che rivestano
una qualifica per la quale sia
richiesta una alta specializza-
S
zione e il titolo di laurea. Il decreto legislativo sull'internazionalizzazione, nel suo complesso, intende rafforzare il
ruolo che il fisco deve svolgere
a sostegno delle imprese che
decidono di operare all'estero:
ridurre i vincoli alle operazioni
transfrontaliere e creare un
quadro normativo quanto più
certo e trasparente per gli investitori. Il decreto, comunque,
deve ancora concludere il suo
iter e tornerà ora in Parlamento
per l'acquisizione dei pareri
definitivi delle Commissioni
parlamentari competenti.
a Camera ieri ha dato il via
libera (con 253 sì, 93 no e 5
astenuti) alla riforma della
Pubblica Amministrazione, conosciuta anche come riforma Madia
dal nome del Ministro competente,
provvedimento che ora torna al
Senato. Vediamo quali sono le
novità più sostanziali:
TRASPARENZA: accesso libero ai
documenti e ai dati della pubblica
amministrazione
DIGITALIZZAZIONE: viene introdotta la cosiddetta ‘carta della cittadinanza digitale´, gestita da un
dirigente ad hoc.
LICENZIAMENTI PIÙ FACILI: in
caso di azione disciplinare obbligo
di portare a termine la pratica,
L
compreso il ricorso alla sanzione
più grave.
LICENZIABILITA’ DEI VERTICI: basta incarichi dirigenziali che possano essere ricoperti senza preoccupazione di rimozione. Viene
infatti introdotto il criterio della
valutazione. Se questa è negativa,
due le possibilità: o lasciare l’amministrazione dello Stato, o accettare di passare da un incarico
di dirigente a quello di funzionario.
Inoltre viene introdotta la revoca
o il divieto dell’incarico in settori
esposti al rischio corruzione, quando c’è una condanna (anche non
definitiva) da parte della Corte dei
Conti al risarcimento del danno
erariale per condotte dolose.
NIENTE VOTO MINIMO DI LAUREA: con un emendamento presentato dal Pd e votato la notte
scorsa, viene abolito il requisito
del voto minimo di laurea per partecipare ai pubblici concorsi.
LOTTA ALL’ASSENTEISMO: passano dalle Asl all’Inps le funzioni
di controllo sulle malattie.
FUSIONE DEL CORPO FORESTALE con un’altra forza dello stato,
come i carabinieri. Si prevede inoltre un riordino di tutte le forze.
AZIENDE PARTECIPATE: più facile
il commissariamento. Drastica riduzione delle camere di commercio.
PREFETTURE: stessa sorte delle
partecipate. Eliminazione anche
degli uffici ridondanti tra ministeri
e enti di controllo e garanzia.
GRANDI OPERE: semplificate le
pratiche burocratiche per i cantieri.
Si calcola un dimezzamento dei
tempi.
NUMERO UNICO PER EMERGENZE: è il 112 e varrà per tutti i tipi di
problema o emergenza.
LIBRETTO UNICO AUTO: grazie
al previsto trasferimento del
Pubblico registro automobilistico
(Pra), retto dall’Aci, al ministero
dei Trasporti, a cui fa capo la
Motorizzazione, si punta alla
creazione di unica banca dati
per la circolazione e la proprietà,
con un solo libretto.
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Sabato 18 luglio 2015
ATTUALITA’
L’EX PRESIDENTE BRASILIANO LULA, CHE VA E VIENE DALL’ITALIA, INDAGATO PER CORRUZIONE
Sotto inchiesta l’amico di Battisti e Renzi
E sull’estradizione del terrorista rosso è calato un altro vergognoso silenzio
DOPO L’ASSALTO AL CANTIERE DI CHIOMONTE
di Igor Traboni
desso è ufficiale: l'ex presidente brasiliano Lula – il
grande protettore del terrorista rosso italiano Cesare
Battisti, il grande amico del
nostro premier-segretario Matteo Renzi
– è stato ufficialmente iscritto nel registro degli indagati della Procura di
Brasilia. Per gli inquirenti, Lula avrebbe
utilizzato in più occasioni la sua influenza per favorire l'assegnazione di
contratti internazionali a Odebrecht,
una holding brasiliana del settore
delle costruzioni. Le indagini vertono
da mesi su tutta una serie di grossi
appalti, finanziati anche con fondi pubblici dello Stato brasiliano, e ottenuti
a quanto pare senza che venissero
esperite regolari gare, anche a Cuba,
nella Repubblica Dominicana, in Venezuela e in alcune piccole nazioni
africane
Marcelo Odebrecht, presidente e figlio
del fondatore della Odebrecht, è stato
già arrestato un mese fa nell'ambito
di un'altra grande inchiesta, quella
nota come lo scandalo Petrobras, dal
nome della holding del petrolio. Secondo i giudici, era stato messo su un
ampio sistema di corruzione per finanziare - in cambio di appalti pubblici
– vari esponenti politici e partiti della
coalizione di governo, soprattutto il
PT, partito di sinistra di Lula e dell'attuale presidente Dilma Rousseff. Ora
gli inquirenti brasiliani vogliono verificare se l'ex presidente Lula abbia
Ai no-tav un altro aiutino,
stavolta dalla Cassazione
A
ade l’accusa di terrorismo
per tre No Tav accusati di
aver partecipato all’assalto
contro il cantiere dell’Alta Velocità,
in Val Susa, il 14 maggio 2013.
La Cassazione ha respinto un ricorso della procura di Torino che
chiedeva, nella sostanza, di applicare agli anarchici in questione il
reato di terrorismo. Ipotesi già respinta dal tribunale del Riesame
piemontese nel dicembre 2014.
Gli imputati, già condannati in primo grado a due anni e dieci mesi
con rito abbreviato per una serie
di altri reati, esultano. L’azione che
ha portato all’incendio di un compressore provocando, fra le altre
cose, danni per 180 mila euro, rimane praticamente impunita. Nonostante i pm, in una lunga requisitoria dello scorso novembre,
dopo aver chiesto per gli imputati
nove anni e mezzo di carcere,
avessero definito quel gesto come
“un atto di guerra contro lo Stato”.
Raggianti, i difensori dei “protagonisti”, dopo la decisione della
Suprema Corte. “Speriamo - ha
spiegato uno dei legali, Claudio
Novaro - che questo verdetto metta
C
Renzi e Lula, durante una recente visita dell’ex presidente brasiliano in Italia
ricevuto avuto da Odebrecht "bustarelle" per il partito a cambio degli appalti ottenuti dalla holding. Di ufficiale
ci sono sole le spese coperte da Odebrecht per finanziare quei viaggi in
cui Lula tiene conferenze per parlare
dei programmi sociali da lui promossi
in Brasile. Viaggi che lo hanno già
portato anche in Italia – da ultimo
anche all’Expo – sempre accolto in
pompa magna proprio da Matteo Renzi
che, anzi, ha definito Lula un suo preciso
riferimento politico e sociale. Senza
però mai parlare con il suo interlocutore
brasiliano dell’estradizione del terro-
rista Battisti, macchiatosi di una serie
di delitti durante gli anni di piombo e
condannato a due ergastoli, mai scontati
in Italia, visto che prima si rifugiò in
Francia – protetto dalla gauche d’oltralpe – e poi per l’appunto in Brasile.
Dove Lula, proprio nell’ultimo giorno
da presidente dlla Repubblica, concesse a Battisti lo status di rifugiato
politico, neppure fosse la prima priorità
tra i tanti problemi dello Stato sudamericano. Paese a cui evidentemente
la cura Lula-Rousseff non ha fatto poi
così bene, visto che è entrato nel
vortice della recessione.
la pietra tombale su questa storia.
I corifei che hanno sostenuto la
procura di Torino adesso sono
chiamati a farsi qualche domanda”.
Per la Suprema Corte - in attesa
delle motivazioni di sentenza forse s’è esagerato. Con le accuse
formulate “enfatizzate” e non proprio “equilibrate”. Queste “verità”,
erano state messe nere su bianco
già lo scorso maggio dagli ermellini,
che spiegavano come non ci potesse essere terrorismo “se non
c’è un grave danno per un paese
o un’organizzazione internazionale.
E se non s’è creata un’apprezzabile
possibilità di rinuncia da parte
dello Stato alla persecuzione delle
opere. Bisogna mantenere un’adesione rigorosa alla realtà”.
Bocciata praticamente in toto la
condotta adottata dall’ex procuratore capo di Torino, Caselli, che
prima di andare in pensione aveva
optato per la linea durissima. Per
la giustizia i No Tav sono certamente dei soggetti pericolosi, ma
incapaci di bloccare il progetto
dell’Alta velocità. Delinquenti, probabilmente, ma non terroristi.
Marco Zappa
LIVORNO: IL CONSIGLIO COMUNALE VOTA A FAVORE DELL’INTITOLAZIONE
Via Che Guevara? Sì, ma non in centro
Il cambio nome dell’arteria principale della città avrebbe creato troppi disagi a cittadini e commercianti
ivorno e via Che Guevara.
Un’idea di intitolazione proposta alcuni mesi fa dai Cinque stelle locali, che aveva
fatto parecchio discutere: erano stati in molti, infatti, a criticare i penta
stellati per aver posto in cima alle loro
priorità una dedica che, la si ritenga
apprezzabile o meno, risulta comunque
meno importante dei problemi della
città. Che da giovedì scorso, comunque,
ha la sua via Che Guevara: il consiglio
comunale ha infatti deliberato ieri favorevolmente sulla proposta. La strada livornese dedicata all’uomo simbolo
della rivoluzione cubana non sarà però
quella inizialmente indicata (la via Grande, arteria principale della cittadina)
dai grillini.
Il cambiamento, varato in sede di discussione, sembra sia dovuto ad una
spaccatura all’intero dello stesso M5S.
Da un lato si è schierato chi, come il
capogruppo Grillotti, ha ripetuto che
“Ernesto Guevara ha rappresentato un
simbolo di coerenza e abnegazione”
e che “la sua figura deve avere il posto
che merita, con l’intitolazione della
strada principale e non di una secondaria, che rappresenterebbe un disconoscimento”. Dall’altro coloro che, come
Alessio Batini, hanno invece sottolineato
che, pur riconoscendo l’importanza
della proposta, non si potevano recare
danni ai cittadini. I quali, cambiando
nome all’arteria principale della città,
avrebbero senz’altro potuto subire dei
L
disagi: su questa stessa linea anche il
sindaco Nogarin, secondo cui “il cambiamento di questo toponimo comporterebbe un grave danno alle tante attività
commerciali, che dovrebbero cambiare
l’indirizzo sia alla Camera di commercio
che all’ufficio Iva”, senza contare i problemi per i residenti, “che dovrebbero
cambiare indirizzo i documenti”. Alla
fine ha prevalso questa seconda impostazione, ed è stato approvato un documento in cui “l’amministrazione è
ora impegnata a dedicare a Ernesto
Guevara, detto il Che, una via propria-
mente identificata
nella toponomastica
dell’area urbana livornese adeguata
alla levatura storica
del personaggio”.
La discussione – si
legge sul Tirreno di
Livorno - è andata
avanti per due ore,
non senza coloriti
battibecchi politici
sul “che mito” o
“che figura da non
imitare”. Decisamente contraria a
“via Che” Amato
(Fi), che ha dichiarato che a suo avviso
sarebbe più opportuno parlare di “altri
argomenti che vadano a migliorare la
vita dei cittadini” e di “essere contraria
all’intitolazione di una strada a chiunque
si sia macchiato di crimini, come Guevara”. Di tutt’altra idea Marco Bruciati
(Bi), secondo cui “Guevara è una figura
universale, un uomo che ha liberato
un popolo e poi ha scelto di andare a
liberarne un altro, pagandone il prezzo”.
Tra una presa di posizione e l’altra, alcune delle quali più burocratico-amministrative che ideologiche, si è infine
giunti al voto, che ha avuto l’esito suddetto: sì a via Che Guevara, ma non in
Cristina Di Giorgi
centro.
CONTRARIETÀ DAI MEDICI CATTOLICI
E DAL RETTORE DELL’UNIVERSITÀ LATERANENSE
Cannabis legalizzata, altri “no”
danni alla salute derivanti dall'uso
di droghe sono ormai acclarati da
numerose ricerche dell'Oms, i cui
risultati sono allarmanti, eticamente
vincolanti ed orientano a non imboccare la strada del permissivismo.
Fatti salvi gli aspetti terapeutici nel
campo della terapia del dolore, l''uso
di droghe di qualsiasi tipo, leggere o
pesanti, non deve mai essere proposto
senza responsabile motivazione. Bisogna escludere ogni larvata liberalizzazione perché tali azioni incentivano
il passaggio dal ruolo di consumatore
occasionale a quello di consumatore
abituale, che poi evolve spesso nel
ruolo di spacciatore. Ad affermarlo,
in una nota, è il prof. Filippo Maria
Boscia, presidente dell'Associazione
Medici Cattolici Italiani. "Il potere politico è chiamato a grande responsabilità e non deve mai sottovalutare
la necessità di porre in essere provvedimenti e azioni che non ostacolino
il lavoro delle agenzie educative e
che non favoriscano la dipendenza.
Il problema etico è da considerarsi
centrale perché ogni assunzione non
terapeutica della sostanza è gravemente lesiva, illecita, in ragione delle
I
conseguenze che si determinano
sulla persona prima, sulla società
poi, nella sfera della salute e della
vita dei soggetti coinvolti negli usi e
negli abusi. Anche chi assume occasionalmente, sia solo per curiosità,
una droga leggera, pur compiendo
una semplice azione personale di libertà, si ricordi che contribuisce
all''illecito profitto di chi commercializza queste sostanze", conclude
il prof. Boscia.
Anche Monsignor Enrico Dal Covolo,
rettore della pontificia università Lateranense, boccia la proposta di legalizzazione: "Mi pare una triste
coincidenza che questa proposta
arrivi dal mondo politico proprio
nei giorni in cui l'Istat ci informa
sui dati drammatici della povertà in
Italia; dati che si aggiungono a quelli
di cui già eravamo a conoscenza
sulla disoccupazione, in particolare
quella giovanile. E i politici come rispondono? Propongono palliativi
proprio come nell''episodio attribuito
a Maria Antonietta di Francia, che
alle richieste del popolo affamato
avrebbe risposto: se non hanno
pane che mangino brioche".
4
Sabato 18 luglio 2015
ATTUALITA’
L’EX MANAGER VERSO UNA CONDANNA “CONCORDATA” COL PM A 3 ANNI
FonSai, Erbetta vuole patteggiare
per paura di una stangata più pesante
Il tribunale di Torino ha deciso per lo stralcio dell’imputazione, la sua posizione verrà decisa nel 2016
di Marco Zappa
n vero e proprio colpo
di scena nel processo
FonSai. Emanuele Erbetta, ex manager della compagnia assicurativa della famiglia Ligresti, chiede di patteggiare 3 anni di pena
per uscire dal processo che lo
vede sul banco degli imputati
per falso in bilancio (nel 2010)
e aggiotaggio.
Davanti al tribunale di Torino, in
una delle tante udienze dibattimentali, i suoi legali hanno depositato la richiesta ai giudici
piemontesi, ormai nell’aria da
ore. Confermando di fatto le indiscrezioni
che si rincorrevano. Proprio quando il
procedimento stava per avviarsi verso la
conclusione, la sorpresa. Che rappresenta
comunque un’ammissione di colpevolezza,
almeno secondo quanto stabilito dalle
Sezioni Unite della Cassazione. Che nei
mesi scorsi, attraverso la sentenza n.21.591,
hanno spiegato come il patteggiamento
costituisca un elemento di prova per il
giudice di merito. Esonerato, però, dall’onere della prova.
La “domanda” del difensore dell’illustre
imputato ha trovato il parere favorevole
del pm Marco Gianoglio, ma il presidente
U
della IV° sezione penale del tribunale,
Giorgio Gianetti, ha deciso per lo stralcio
dell’imputazione dell’ex manager. Per
poter concludere prima la trattazione con
rito ordinario degli altri implicati, tra cui
il patriarca Salvatore Ligresti e la figlia
Jonella. E ancora, Fausto Marchionni (ex
amministratore delegato FonSai) e Antonio
Talarico (già vicepresidente del gruppo).
Oltre che per evitare le norme di legge
sull’incompatibilità.
Una piccola beffa per Erbetta, la cui posizione verrà decisa non prima del 23
febbraio 2016 alla cui udienza il tribunale
ha fatto rinvio in vista, appunto, della con-
clusione del procedimento.
La scelta dell’ex manager della
compagnia, di voler uscire in
fretta e furia dal procedimento,
sembrerebbe rivelare il timore
di una condanna più pesante.
Nel corso dell’udienza di ieri
mattina, intanto, i legali della Ligresti hanno sollevato un’altra
eccezione di incompetenza territoriale dopo che a carico della
loro assistita è stato modificato
un capo di imputazione relativo
alla quantificazione del patrimonio netto della Milano Assicurazioni, compagnia controllata dal
gruppo FonSai.
A regnare, il caos più totale. Per
un processo che già nel 2013 aveva visto
uscire di scena Giulia Ligresti, altra figlia
di Salvatore, che ha trovato un accordo
con la procura rimediandosi una condanna
di 2 anni e 8 mesi. Trattamento non riservato alla sorella, che sembra rischiare
più di tutti. Mentre la posizione del fratello
Paolo è stata trasferita a Milano insieme a
quella di altri “vecchi” dirigenti del gruppo.
Un vero e proprio finimondo, con Erbetta
protagonista. Per vedersi esaudito il “sogno” di uscire dal processo (praticamente
senza colpo ferire) dovrà aspettare fino
al 2016. E sperare nel buon esito della
conclusione.
LE INDAGINI SUL CASO HACKING TEAM
Attacco informatico,
indagate sei persone
sei ex dipendenti di Hacking Team - già coinvolti
nell’indagine parallela sulla
presunta sottrazione nel 2014,
denunciata dall’ad di HT David
Vincenzetti un paio di mesi
fa, del codice sorgente necessario per replicare i software creati dalla società - risultano indagati anche per
l’attacco informatico dei giorni
scorsi (filone che prima era
a carico di ignoti).
I due fascicoli della Procura
di Milano (inchiesta coordinata dal pm Gobbis e portata
avanti dalla polizia postale)
a breve saranno riuniti in
un’unica indagine sulle ipotesi
di reato di accesso abusivo
a sistema informatico e rivelazione di segreto industriale. Ieri la polizia postale
ha effettuato un sopralluogo
nella sede milanese della HT,
che fornisce programmi di
I
sorveglianza a governi di tutto
il mondo, acquisendo materiale informatico che potrebbe
essere utile per comprendere
l’origine dell’ attacco subito
dalla società milanese.
Due ex dipendenti indagati
hanno chiesto, intanto, nei
giorni scorsi di essere interrogati per chiarire la loro posizione e l’interrogatorio in
Procura è stato fissato per
martedì prossimo. Una ventina di persone, inoltre, tra
ex dipendenti ed ex collaboratori di Hacking Team, verranno ascoltate nei prossimi
giorni dagli inquirenti nell’ambito dell’inchiesta che, a
questo punto, riguarda sia
la violazione di email e documenti riservati, pubblicati
online, e i presunti abusi
compiuti l’anno scorso da
ex dipendenti ed ex consulenti
della società.
CONTESTATE LE TRIVELLAZIONI, DALLO JONIO ALLA SICILIA, IN CERCA DI IMPROBABILE PETROLIO
Ambiente: bandiera nera consegnata a Renzi
U
n’area grande quanto l’Inghilterra
sotto scacco delle compagnie
petrolifere grazie a un Governo
che mentre da mesi annuncia un green
act per l’Italia di, fatto svende l’ambiente, il futuro e la possibilità di un
sistema energetico pulito. E il ministro
dello Sviluppo economico Guidi “non
solo ha difeso le trivellazioni ma anche
l’utilizzo della tecnica dell’airgun per
la ricerca dei giacimenti” . Per questi
motivi ieri Goletta verde, la storica
campagna di Legambiente, ha consegnato simbolicamente la bandiera nera
al presidente del Consiglio Matteo
Renzi “per l’’evidente deriva petrolifera
che ha caratterizzato e caratterizza le
scelte del suo Governo”. Il poco ambito
vessillo che Legambiente assegna ai
nuovi ‘pirati’ del mare, arriva con l’ingresso dell’’imbarcazione ambientalista
nel canale di Sicilia, una delle aree a
maggior rischio trivellazioni, e dopo
decine di iniziative che, a partire dalla
Croazia e fino al mar Ionio, hanno
ospitato a bordo di Goletta verde amministratori regionali e locali, sindaci,
enti locali, aree protette marine e costiere, operatori turistici, pescatori,
cittadini, che con il loro impegno e la
loro voce hanno detto chiaramente no
al petrolio e a una strategia energetica
ritenuta insensata.
Secondo questa campagna ambientalista, solo nel basso e medio Adriatico,
nel mar Ionio e nel Canale di Sicilia (le
aree maggiormente interessate da giacimenti petroliferi) “sono infatti attivi
15 permessi di ricerca rilasciati (5.424
kmq, con 44 richieste avanzate dalle
compagnie per la ricerca (26.060 kmq)
e 8 per la prospezione (97.275 kmq),
oltre le 5 richieste di concessione per
l’’estrazione di petrolio (558,7 kmq)”.
Tutto questo, afferma Rossella Muroni,
direttrice di Legambiente, “a discapito
delle ricchezze naturali, di biodiversità,
ambientali e in termini di risorsa, anche
economica, per le comunità locali che
ancora oggi il nostro mare offre. Fermare
l’’estrazione e la ricerca di petrolio è
nell’’interesse generale del Paese e di
gran parte dei settori economici, a
partire dalla pesca e dal turismo”. Sostenerla e supportarla con norme ad
hoc, come l’’articolo 38 dello Sblocca
Italia approvato a fine 2014, “risponde
solamente agli interessi delle compagnie
petrolifere- prosegue la Muroni- continuare a rilanciare l’’estrazione di idrocarburi è il risultato di una strategia insensata che non garantisce nessun
futuro energetico per il nostro Paese. È
tempo che questo Governo si svincoli
davvero dal passato e pensi seriamente
al futuro dell’’Italia piuttosto che agli
interessi delle lobby dell’oro nero”.
A ROMA DELEGAZIONI DA TUTTO IL MONDO
Papa Francesco accanto ai minatori
condanna schiavitù e sfruttamento
n un messaggio inviato al presidente
del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, cardinale Peter
Turkson, in occasione dell’apertura dell’incontro “Una giornata di riflessione.
Uniti a Dio ascoltiamo un grido”, papa
Francesco ha denunciato le conseguenze
negative, sull’ambiente e sugli esseri
I
umani, delle attività di estrazione mineraria.
“Venite da situazioni differenti e in diversi modi sperimentate le ripercussioni
delle attività minerarie, siano esse condotte da grandi compagnie industriali,
da artigiani o operatori informali - ha
detto Bergoglio - per far riecheggiare il
grido delle numerose persone, famiglie
e comunità che soffrono direttamente o
indirettamente a causa delle conseguenze troppo spesso negative delle attività
minerarie. Un grido per i terreni perduti;
un grido per l`estrazione di ricchezze
dal suolo che paradossalmente non ha
prodotto ricchezza per le popolazioni
locali rimaste povere; un grido di dolore
in reazione alle violenze, alle minacce e
alla corruzione; un grido di sdegno e di
aiuto per le violazioni dei diritti umani,
clamorosamente o discretamente calpestati per quanto concerne la salute delle
popolazioni, le condizioni di lavoro, talvolta la schiavitù e il traffico di persone
che alimenta il tragico fenomeno della
prostituzione; un grido di tristezza e di
impotenza per l`inquinamento delle acque, dell`aria e dei suoli; un grido di incomprensione per l`assenza di processi
inclusivi e di appoggio da parte di quelle
autorità civili, locali e nazionali, che hanno il fondamentale dovere di promuovere
il bene comune”.
5
Sabato 18 luglio 2015
ESTERI
IL VIAGGIO NELLE DESTRE EUROPEE FA TAPPA IN CROAZIA, CON IL PARTITO DEI DIRITTI
Identità e famiglia a due passi da noi
E’ la più antica formazione del Paese e ha svolto un ruolo importante nelle guerre della ex Jugoslavia
di Claudio Pasquini Peruzzi
Dio e Croati” (Bog
i Hrvati). Con questo slogan il Partito
Croato dei Diritti
(HSP) crea le fondamenta ideologiche che
hanno caratterizzato la linea
politica nel corso degli anni.
Nato nell’anno dell’unità
d’Italia (1861) e rifondato
nel 1990 è il più antico partito
croato ancora esistente. Una
vita politica intrisa di eventi
storici importanti. Alla fine
della prima guerra mondiale,
il partito si oppone con ferocia e fermezza alla nascita
del Regno dei Serbi, Croati
e Sloveni. Nel 1929, con la
nascita del Regno di Jugoslavia, i partiti politici del paese, tra
cui anche il HSP, vengono sciolti e
aboliti dal re Alessandro I. Di conseguenza, una parte dei sostenitori
e militanti del HSP incominciano il
loro percorso politico clandestino
sostenendo il movimento Ustascia
(un’organizzazione rivoluzionaria
croata) per contrastare e destabilizzare il dominio del Regno di Jugoslavia. Durante la seconda guerra
mondiale il gruppo Ustascia, aiutato
e sovvenzionato dai nazisti e dal-
“
l’Italia fascista, governa lo stato indipendente di Croazia (1941-45) rimanendo sotto la sfera d’influenza
della Germania di Hitler. Nel 1945
sono indette le prime elezioni politiche che vedono primeggiare il
Partito Comunista di Jugoslavia.
Nel 1990, con il ritorno della democrazia, il Partito Croato dei Diritti
è riformato da Dobroslav Paraga.
Il HSP assume un ruolo di notevole
importanza durante le guerre jugoslave (1991-95) costituendo le
Sono almeno sei i morti negli
scontri tra manifestanti vicini
ai Fratelli Musulmani e polizia
avvenuti nelle scorse ore a Giza
(Cairo). Secondo fonti ufficiali,
i tafferugli sarebbero avvenuti
subito dopo le celebrazioni della
fine del Ramadan, quando i sostenitori del deposto presidente
Morsi sono scesi in strada per
protestare contro la recente
condanna a morte dell’ex capo
di Stato. Stando a quanto riportato dai media egiziani, la
polizia ha arrestato diverse persone per aggressione e possesso illegale di armi. La tensione è ancora altissima: nuovi
scontri si sono verificati anche
ad Alessandria. Dopo la sentenza della Corte Penale del
Cairo nei confronti di Morsi e
di altri membri della Fratellanza
musulmana, i membri del gruppo islamista hanno dato vita
ad un’ondata di manifestazioni
alle quali, secondo il governo
si sono aggiunte anche attacchi
contro membri delle istituzioni,
forze di polizia e sabotaggi.
Ucraina:
abbattimento volo Mh17
Malaysia Airlines,
primo anniversario
Era il 17 luglio 2014 quando il
boeing 777 della Malaysia Airlines, poco dopo il decollo da
Amsterdam in direzione Kuala
Lampur, sparì dal radar e precipitò, colpito da un missile terraaria, nei pressi di Torez, in Ucraina. Nella tragedia persero la vita
298 passeggeri. Ad un anno dal
disastro, le autorità australiane,
partito e la fuori uscita di alcuni
membri. Due anni dopo, dei problemi nella leadership del partito
portano alla fuori uscita di due
esponenti importanti che formano
un nuovo gruppo politico “Il Partito
Croato dei Diritti dr. Ante Starčević
(Il nome s’ispira al leader storico
e ideologo dell’indipendenza croata). L’incapacità dei vertici del partito nel disegnare una linea politica
comune non passa inosservata. Infatti, il leader Dapić lascia il posto
a Daniel Srb, vincitore alle primarie
del partito, e ora leader del Partito
Croato dei Diritti.
L’ideologia politica del partito si
basa sul nazionalismo croato e il
conservatorismo socialnazionale.
L’obiettivo è promuovere l’unità culturale dei croati e creare uno stato
identitario. Il governo deve garantire
la difesa delle tradizioni nazionali e
culturali. Il partito ritiene che la famiglia tradizionale rappresenti l’epicentro della società. In materia di
sicurezza, il HSP è favorevole ad
imporre dei limiti all’immigrazione
e all’inasprimento delle pene. Per
quanto riguarda la politica estera, il
partito si oppone all’integrazione
europea e alle sue istituzioni. Il processo d’integrazione europeo è visto
come un indebolimento del concetto
stesso di stato-nazione.
LIBIA: CIMITERO DI TRIPOLI DEVASTATO DAGLI INTEGRALISTI ISLAMICI
DAL MONDO
Egitto: ancora
alta la tensione
Forze di Difesa Croate imputate,
anni dopo, con l’accusa di crimini
contro l’umanità. Il partito non partecipa alle elezioni politiche del
1990 consentendo all’Unione Democratica Croata (HDZ) di ottenere
la vittoria. La mancata partecipazione alle elezioni non impedisce
al partito d’incrementare la propria
popolarità e potenza politica durante gli anni della guerra. Le Forze
di Difesa Croate e il leader Paraga
diventano i simboli autentici della
lotta per la libertà e
l’indipendenza nazionale. Alle elezioni del
1992, il HSP ottiene il
7% dei voti e 5 seggi
su 138 diventando una
forza di opposizione.
La campagna elettorale si basa sulla necessità di raggiungere
l’obiettivo primario del
partito: la creazione
della Grande Croazia.
Nel 1993, il partito,
all’apice del successo
elettorale, è vittima di
frizioni interne che determinano uno scontro
ideologico tra Anto
Dapić (membro del
partito) e Paraga, convincendo quest’ultimo
a formare una nuova formazione
politica nominata HSP 1861. A seguito della rottura interna, il nuovo
leader del HSP, Dapić, tenta d’instaurare delle relazioni e degli accordi con altri partiti di destra
senza esiti positivi. Nel 2000 il partito registra un 5,19% dei consensi
mentre nel 2003 aumenta il proprio
bagaglio elettorale raggiungendo
il 6,4% dei voti e 8 seggi su 151.
Nel 2007, il HSP cala e ottiene il
3,5% a causa di crisi interne al
malesi e olandesi hanno chiesto
l’istituzione di un tribunale speciale internazionale con il compito
di far luce sui fatti e stabilire
colpe e responsabilità. Che, ad
inchiesta non ancora conclusa,
sono tutt’altro che accertate. E
se la relazione finale degli investigatori del Dutch Safety board
verrà presentata ad ottobre, secondo la CNN, che cita una fonte
che avrebbe visto una bozza del
report, i colpevoli sarebbero i
separatisti filorussi. Sputnik Italia
scrive in proposito che forse a
verità non si saprà mai, perché
quella del volo Mh17 è diventata
una tragedia “politica”. Nel frattempo, per i familiari, è l’ora
delle commemorazioni e del ricordo, celebrato in tutti i Paesi
coinvolti con cerimonie e manifestazioni.
Morti italiani abbandonati
nelle mani dell’Isis
L’ex custode Dalmasso: “Bisogna portarli via, altrimenti non resterà più nulla”
Ucraina: niente visto
per Emir Kusturica
Il Ministro della Cultura del governo di Kiev, in accordo con
quello degli Interni, ha deciso
di vietare ad Emir Kusturica l’ingresso in Ucraina. Alla base del
provvedimento sembra ci siano
le dichiarazioni dell’artista serbo
di aperto sostegno all’annessione russa della Crimea. “Punito” per le sue posizioni proPutin dunque, Kusturica sarà
costretto a rinunciare ai vari
appuntamenti per i quali era atteso in Ucraina: tra essi un concerto a Kiev il 28 luglio insieme
alla sua band “No Smocking
Orchestra” (già annullato per
timore di incidenti) e le celebrazioni del millesimo anniversario della morte di Vladimiro il
Grande, Principe di Kiev. CL
ono circa ottomila gli italiani
sepolti nel cimitero di Tripoli.
Nella Libia lacerata dalla guerra
civile e dall’avanzata dell’Isis,
le loro tombe sono state nuovamente devastate. Lo racconta Fausto
Biloslavo, che ha intervistato per Il Giornale Bruno Dalmasso, l’ultimo custode
del cimitero di Hammangi. Il veterano
S
d’Africa, ottantunenne, dopo quarant’anni
passati a prendersi cura dell’ultimo
luogo di riposo di migliaia di connazionali, nel 2014 (quanto il nostro Paese ha
ritirato la delegazione diplomatica in
Libia) ha deciso di rientrare in Italia.
“Mi hanno informato – dice Dalmasso che un mese fa hanno sfondato il muro,
entrando nel cimitero con un bulldozer.
Lo hanno profanato e devastato già due volte. Prima i
ladri e adesso gli islamici”.
E se è vero che, commenta
Biloslavo, di fronte ai tagliagole bisogna pensare ai vivi
minacciati dagli estremisti
islamici, è altrettanto importante non dimenticare i propri
morti. Il cui riposo, come dovrebbe accadere in ogni Paese civile degno di questo
nome, dovrebbe essere protetto e rispettato. Riportare in
Italia le salme di quanti sono
stati tumulati in Libia dunque.
“Non è neanche tanto difficile.
I resti – dice ancora Dalmasso
– sono in piccole cassette
che possono venire stivate
nei container. Altrimenti non
resterà più nulla”.
Anche perché le azioni fino
ad ora compiute a sfregio del
cimitero hanno visto un’escalation di violenza e furia devastatrice: “Le croci sono state
tutte spezzate e diverse cassette profanate, con le ossa sparse per
terra. Oramai – spiega l’ex custode –
non si tratta più di livore contro gli
italiani, ma di rabbia religiosa. Sono
islamici estremisti, che odiano i cristiani.
Cosa aspettiamo? Bisogna portare via i
nostri morti. Se non lo faremo raderanno
tutto al suolo”.
Cristina DI Giorgi
6
Sabato 18 luglio 2015
DA ROMA E DAL LAZIO
IL PREFETTO DI ROMA ORDINA LA RIMOZIONE DEL BLOCCO. TAFFERUGLI TRA POLIZIA E MANIFESTANTI
Profughi a Casale San Nicola,
tra manganellate e gente in lacrime
Il Pd si schiera con Gabrielli. Storace: “Si dividono cittadini da istituzioni”
di Giuseppe Sarra
volato di tutto e di più ieri
a Casale San Nicola, a
Roma Nord, davanti l’ex
scuola Socrate rimessa a
nuovo per ospitare cento
profughi. I residenti hanno bloccato
la strada di ingresso a tre furgoni e
un suv del reparto mobile della polizia. Una protesta pacifica: con le
mani alzate e all’urlo “abuso di potere” hanno interrotto il tragitto che
porta all’immobile, cantando l’inno
d’Italia. Il bilancio provvisorio è di
14 feriti tra le forze di polizia, due
arrestati, una denuncia e 15 identificati, sui quali sono in corso accertamenti.
Nonostante il caldo e il sole cocente,
anziani e giovani, insieme a un gruppo di Casapound, hanno organizzato
un ‘muro’ umano per dire no al centro
di accoglienza. Le autorità hanno
così proposto la riduzione dei migranti nel tentativo di sbloccare la
situazione. I cittadini hanno risposto
picche.
Un tira e molla continuo. Fino a tarda
mattinata, quando il prefetto di Roma,
Franco Gabrielli, ha smosso le acque
con un inequivocabile diktat: “Abbiamo inviato 19 richiedenti asilo,
ma i residenti della zona stanno facendo un blocco stradale per evitarlo.
Ovviamente queste persone entreranno nel centro”. Come? “Rimuovendo il blocco. Noi non faremo nessun passo indietro”, ha scandito Ga-
È
brielli, ricordando che “su San Nicola
c’era un bando e una commissione
ha ritenuto che la cooperativa avesse
i requisiti necessari. Ci è arrivato il
carteggio ed è corretto. Se c’è gente
che non è d’accordo... se passasse
questo principio è finita”, ha sottolineato.
E così, dopo un momento di calma,
c’è stato un tentativo di sfondamento
da parte dei poliziotti nei confronti
dei manifestanti.
A quel punto, è stato inevitabile lo
scontro. I residenti hanno indietreggiato, mentre gli attivisti hanno avanzato indossando i caschi. Fischi e
slogan: “Andate via”, “no al centro
immigrati”. Gli attivisti da una parte,
gli agenti in tenuta antisommossa
dall’altra. Sono volate sedie e sassi.
I poliziotti hanno risposto con le
manganellate. Mentre i cittadini in
lacrime assistevano agli scontri.
Il pulmino è poi arrivato a destinazione tra cori e lanci di bottiglie.
Sono stati incendiati anche dei cassonetti dell’immondizia.
“Abbiamo visto arrivare i blindati e
gli agenti in tenuta antisommossa, a
quel punto noi donne ci siamo sedute
a terra in maniera pacifica, con le
mani in alto e gli uomini erano alle
nostre spalle. Dal telegiornale abbiamo appreso che il prefetto aveva
detto ‘non arretreremo di un passo.
Poi c’è stata la carica - è la versione
del Comitato di San Nicola per voce
di Francesca Sanchietti - molti uomini
si sono fatti avanti per difendere le
donne, alcune di loro piangevano,
tre sono ricoverate in ospedale, e ci sono stati feriti
nella colluttazione”.
Il gruppo capitolino del
Pd non ci ha pensato due
volte a schierarsi al fianco
del prefetto: “Bene Gabrielli, Roma è città aperta.
Capitale dell’accoglienza,
all’altezza di quello che
appunto questa sfida nazionale ed europea presuppone, ovvero la capacità di saper coniugare il
diritto all’asilo con il diritto
alla sicurezza”.
Un po’ più dura la posizione
del centrodestra, nella quale emerge il pensiero di
Francesco Storace.
“Quattro agenti feriti, cittadini infuriati, il solito buonismo politico della sinistra, immigrati entrati nel Casale di
San Nicola: questo è il bilancio finale
di una giornata che vede sempre
più il popolo da una parte e le istituzioni dall’altra, la politica sempre
più lontana dalla gente”, ha esordito
il vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio e leader de La
Destra in una nota, aggiungendo:
“Sono vicino ai cittadini che protestano come agli uomini delle forze
dell’ordine che con senso di responsabilità compiono il loro dovere
ma non posso fare finta che vada
tutto bene, che chi protesta sia da
inserire nel girone dei “cattivi”. Perché non è così. E quelle dichiarazioni
retoriche della sinistra finiscono solamente per mettere gli uni contro
gli altri, i migranti contro gli italiani,
ma, soprattutto, gli italiani contro le
Istituzioni. Una pessima combinazione - ha concluso Storace - che
non porta molto lontano”.
“Governo e Campidoglio irresponsabili”, è l’affondo di Fratelli d’Italia-An, che ha denunciato il fermo
di Giorgio Mori, responsabile del
dipartimento immigrazione del
partito. La Santanché (FI), invece,
ha chiesto le dimissioni del ministro Alfano per “manifesta incompetenza”. Furioso l’azzurro Francesco Aracri: “Gabrielli ha fatto
picchiare i cittadini”.
“L’incapacità dell’amministrazione
Marino e la totale assenza di risposte
da parte del Prefetto e del governo
Renzi-Alfano - ha punto, dal canto
suo, Barbara Saltamartini della Lega
Nord - rendono il problema dell’invasione invivibile”.
La situazione è incandescente. Tanto
che la questura di Roma ha fatto sapere che non erano previsti altri trasferimenti di profughi subito dopo
gli scontri. Intanto la procura capitolina ha aperto un fascicolo d’indagine sugli scontri. I filmati effettuati
sul posto saranno acquisiti dalla procura per ricostruire i fatti.
ASL FROSINONE: IL CONSIGLIERE DE LA DESTRA PRESENTA UN’INTERROGAZIONE
Morte sospetta a Cassino,
il caso finisce alla Pisana
L’azienda sanitaria descrive il “Santa Scolastica” come una
struttura efficiente, dimenticando il recente caso di malasanità
ella serata del 10 luglio scorso una donna di
36 anni è morta dopo un’operazione alla milza.
Il decesso è avvenuto all’ospedale «Santa Scolastica» di Cassino, dove era stata operata circa 20
giorni prima. Subito dopo sono scattati gli accertamenti
dei carabinieri a seguito della denuncia presentata al
marito. Per chiedere chiarimenti sull’accaduto il Vice-
N
presidente del Consiglio regionale e Capogruppo de
La Destra, Francesco Storace, ha presentato una interrogazione per chiedere chiarimenti sul presunto
caso di malasanità presso la Asl di Frosinone.
“I carabinieri della Compagnia di Cassino, coordinati
dal capitano Silvio De Luca, hanno sequestrato la
cartella clinica. Il magistrato ha disposto l’autopsia,
che dovrà chiarire le cause della morte – ha scritto
Storace nell’interrogazione - ma il Presidente Zingaretti
deve pretendere, dal vertice aziendale della Asl ciociara,
una rapida e precisa delucidazione sull’episodio verificatosi”. In provincia di Frosinone, purtroppo, la
sanità non gode di buona salute, si assiste quotidianamente alla chiusura di reparti in tutte le strutture
sanitarie del territorio, da Frosinone a Cassino, da
Alatri a Sora. A Cassino, proprio nei giorni in cui
veniva operata la signora, la Tac era a mezzo servizio.
Il Tribunale del Malato ha chiesto l'immediata sostituzione del macchinario perché mal funzionante. Per
quattro giorni il servizio è stato addirittura sospeso a
causa di un guasto.
“Non è la prima volta – prosegue Storace - che si verificano episodi del genere. Lo scrivente ha presentato
nei mesi scorsi alcune interrogazione in cui si denunciavano casi di malasanità in provincia di Frosinone,
ottenendo dalla Giunta risposte poco soddisfacenti
alle domande dell’interrogante. In ultimo – conclude
Storace nell’interrogazione – si potrebbero evitare
comunicati stampa in cui si informa la cittadinanza
che tutto è in ordine, mentre la realtà dimostra che
una giovane donna può morire per una semplice
operazione alla milza. Un paio di giorni dopo il decesso
della trentaseienne, infatti, il Direttore Generale,
Prof.ssa Isabella Mastrobuono , si è recata in visita
presso il P.O. Santa Scolastica di Cassino. In un comunicato ufficiale della Asl di Frosinone è stata
descritta una situazione completamente distorta dalla
realtà con un Pronto Soccorso non affollato, reparti
ordinati e puliti e pazienti ben gestiti, senza fare
nessun cenno sulla morte della giovane donna e il
sequestro della cartella clinica da parte dei militari
dell’Arma. Silenzio, inoltre, anche sul malfunzionamento
dell’apparecchio per eseguire la Tac”. Daniele Belli
LA PALLA PASSA ALLA PROCURA DI ROMA DOPO LE ANOMALE EMERSE, SECONDO L’ASSOCIAZIONE, TRA I DUE BANDI
Gara Cup, altra denuncia di Assotutela
Riflettori puntati sull’operato di Elisabetta Longo, direttore della Centrale Acquisti
a nuova gara Cup, Centro
unico di prenotazione, continua a far discutere. E ora la
palla passa alla Procura di Roma.
Sì, perché Assotutela, associazione
indipendente che promuove gli interessi dei cittadini e molto attiva
sulla lotta agli sprechi, ha presentato
L
un’altra denuncia sul bando pubblicato il 26 giugno scorso, dopo
che il primo era stato sequestrato
nell’ambito di Mafia capitale.
Oltre ad aver chiesto il blocco della
gara con la relativa denuncia alla
Guardia di Finanza nei giorni scorsi,
Assotutela ha presentato una de-
nuncia-querela contro ignoti, contestando la violazione dei reati di
turbativa d’asta, di peculato e di
truffa ai danni dello Stato, in questo
caso della Regione Lazio.
Nella denuncia il portavoce dell’associazione, Michel Emi Maritano,
ha ripercorso passo dopo passo
l’audizione in Commissione regionale Bilancio di Elisabetta Longo,
direttore della Centrale Acquisti
dell’Ente regionale, indagata per i
reati di falsa informazione ai pm e
favoreggiamento nell’ambito della
prima gara Cup, insieme alla dirigente Giovanna Agostinelli, che è
costata già la poltrona a Maurizio
Venafro, anche lui indagato, ex
capo di gabinetto del presidente
Zingaretti.
Portando così all’attenzione della
Procura le anomalie emerse, secondo l’associazione, dal raffronto
tra la nuova gara sul centro di prenotazione e la prima, al centro dell’inchiesta Mondo di mezzo.
Un’altra denuncia potrebbe arrivare
invece da Francesco Storace (La
Destra), vicepresidente del Consiglio
regionale e molto attivo sul fronte
della gara Cup, se non dovesse
ottenere “risposte serie che Zingaretti è chiamato a dare – ha
fatto sapere nei giorni scorsi - in
aula alla Pisana”.
7
Sabato 18 luglio 2015
STORIA
MUSSOLINI IN SVIZZERA, L’ARRESTO, LA SCHEDA SEGNALETICA, IL CARCERE A LUCERNA
Benìtuscia, popolarità
di un giovane ribelle
“Ma il socialismo, presto o poi, ritornerà quale fu agli inizi, operaio e rivoluzionario!”
di Emma Moriconi
febbraio del 1904 Benito Mussolini
va a Zurigo e il 19 e 20 del mese si
tiene in quella città il congresso dei
socialisti italiani in Svizzera, presieduto da Angiolo Oliviero Olivetti,
direttore di Pagine Libere. Tra i relatori c’è
anche una donna che si chiama Angelica Balabanoff. Olivetti fa la sua relazione, poi è Mussolini a prendere la parola per parlare della
“Situazione del partito socialista italiano”.
Questo episodio è descritto da Ivon de Begnac:
“Calmo calmo - scrive - sale alla tribuna e
inizia a voce bassa il suo dire: ‘Attraverso la
nostra sensibilità di emigranti possiamo meglio
discoprire i torti commessi a nostro danno da
quel complesso di uomini, idee, istituzioni che
caratterizzano la vita politica italiana d’oggi.
Noi siamo la buona semente del sacrificio e la
nostra opera coraggiosa, disinteressata, decisa
contro tutto e contro tutti, darà, in un futuro lontano, quei frutti che oggi sarebbe una pazzia
sperare. Dovrei parlare, o compagni, della situazione del Partito Socialista Italiano, ma
perché dobbiamo proprio, in questa luminosa
giornata, amareggiarci l’anima, ricordando le
tradizionali vergogne di coloro che ne sono a
capo?”. Il 13 marzo l’annuncio del primo
articolo di Mussolini sull’Avanguardia Socialista:
“Le memorie di un rivoltoso”, che esce il 3
aprile 1904 in prima. Si tratta di una recensione
della raccolta di articoli del principe Kroptokin,
rivoluzionario russo, scritti tra il 1879 e il 1882,
prima che venisse espulso dal cantone di Lemano. Benito lo ha letto in francese, ecco i
titoli: “Preponderanza economica”, “Espropriazione”, “Conquista del pane”, “Sistema
rappresentativo”, “Comune di Parigi”, “Questione agraria”, “Spirito della Rivolta”, “Tutti
socialisti”. Ecco uno stralcio dell’articolo: “Grazie
alle lusinghe delle classi conservatrici il partito
socialista non è più l’avanguardia vigile del
proletariato, ma un’eterogenea accolta di malcontenti, una rappresentanza di tutti gli interessi,
un vasto movimento pietista. In nome del socialismo oggi tutto si compie, anche la difesa
dei gendarmi! Tutti socialisti, non più lotta di
classe, ma cooperazione di classe! Non più rivoluzione sociale, ma la metà più uno dei
balordi di Montecitorio! Non la conquista delle
officine, ma la conquista delle municipalità!
A
Scheda segnaletica di Benito Mussolini, 11 aprile 1904 - dalla mostra “Il giovane Mussolini”, Predappio
Tutti socialisti a buon mercato. Basta votare
ogni cinque anni per l’onorevole del Partito e
organizzare qualche innocua sbandierata! Qual
senso di profondo scoramento pervade l’anima,
ripensando quale fu l’idea madre del socialismo
e a quale degenerazione l’hanno condotta i
fuoriusciti della borghesia infiltratisi nel movimento per corromperlo e ritardarlo! Ma il socialismo, presto o poi, ritornerà quale fu agli
inizi, operaio e rivoluzionario! Solo a questo
patto potrà raggiungere la sua meta, quanto
alla fungaia riformistica, essa sarà già scomparsa
il giorno della rivoluzione sociale”.
Il 3 aprile 1904, abbiamo visto, è il giorno in
cui esce il primo articolo di Benito Mussolini
sull’Avanguardia Socialista. La sera prima “le
socialiste révolutionnaire Benito Mussolini” è
condotto in carcere: su di lui le autorità elvetiche
hanno già messo gli occhi da un po’ e il
ministro degli Interni Odier vuole toglierselo
di torno. La mattina della Domenica delle
Palme, riferisce de Begnac, viene chiamato al
palazzo municipale di Ginevra per il deposito
di alcune carte, lì viene arrestato per alterazione
di passaporto e viene rinchiuso nelle carceri
di Sant’Antonio. L’accusa risulta infondata ma
il sovversivo non viene rilasciato, ed è trasferito
alle carceri di Lucerna appunto la sera della
vigilia di Pasqua, il 2 aprile 1904. L’11 aprile
dello stesso anno un’altra foto segnaletica di
Benito va ad arricchire la sua collezione. Sul
carcere di Lucerna Benito ricorderà che “la
camera di passaggio è una cella più grande
delle altre e infinitamente più sudicia”. De Begnac la descrive come “un finestrone alto quadrettato da solide sbarre e punteggiato da
una sottile grata di ferro” che “rappresenta la
impossibile comunicazione col mondo esterno”,
in luogo in cui “il giaciglio si compone ‘di un
tavolaccio - riprende qui le parole di Mussolini
- qua e là rosicchiato dai topi, e di alcune
coperte di lana bucherellate nel mezzo e mangiucchiate agli orli’, dove “sui muri, in tutte le
lingue, maggiormente in italiano, sono incisi i
ricordi di coloro che precedettero nel luogo
di pena Benito Mussolini”. E continua: “Una
per una egli legge quelle frasi monche, a volte
patetiche, a volte disperate, scritte con le
unghie, coi temperini, coi chiodi. Innumerevoli
destini gli parlano attraverso strane parole, ri-
percorre così ad una ad una cento strade
altrui. Le ombre della sera gli impediscono di
proseguire nella lettura, e allora, stanco, si
getta sul tavolaccio”. Così Benito ricorda quelle
ore: “D’improvviso tutte le campane di Lucerna
suonarono a grandi rintocchi gai il vespero
della Resurrezione. Le onde sonore venivano
a morire nella mia cella, già immersa nelle tenebre, e il concerto bronzeo suscitava i ricordi
della mia giovinezza, trascorsa libera sotto al
sole nel gran verde della madre Romagna”.
Quando si sveglia, al mattino, si ritrova insieme
ad un uomo, che Benito descriverà come “un
vecchio alto e gagliardo, dalla faccia intelligente,
dalla fronte senza confini, dagli occhi profondi
e maliziosi come quelli di Mefistofele, e da
una barba incolta e bianca che mi ricordò
l’antico pelo del Caronte dantesco. La camicia
aperta lasciava vedere un petto villoso da
barbaro; era vestito da operaio, anzi da vagabondo. Le scarpe squinternate si aprivano
alla punta come la bocca di un animale palustre”. Benito parla in francese con il nuovo arrivato, il vecchio - che si chiama Edmond racconta al giovane delle sue avventure, del
suo amore giovanile con la sua sposa Georgette,
morta prematuramente; del suo folle dolore
per la perdita dell’amata, del suo tentato suicidio
sventato da un pescatore, del carcere, delle
sofferenze, dei suoi viaggi per il mondo. Edmond è in carcere perché è stato arrestato
per vagabondaggio: “Spero di giungere in
tempo per morire nel mio villaggio ed essere
sepolto dov’è Georgette - dice al nuovo amico
- Sono trascorsi quarant’anni e non l’ho dimenticata!”. Anche Benito gli racconta qualcosa
della sua vita. Dopo un giorno trascorso in
questo modo, ecco giungere due nuovi compagni di cella, un tedesco e “un italiano pallidissimo”: “Di dove sei?” chiede l’italiano a Benito. “Romagnolo”, gli risponde.”Ci si può
fidare di te: un romagnolo non tradisce mai”. Il
nuovo venuto è lì per un omicidio, e le sue
ferite grondano sangue dalle bende. Benito,
con un chiodo che riesce ad estrarre dal tavolaccio, fa a pezzi la sua camicia per farne
delle bende nuove per il compagno di sventura.
Il mattino successivo Edmond se ne va. Benito
riflette, pensa “al destino che incrocia spesso
in un punto le parabole di due vite umane e le
distacca quindi per vie opposte, per mete diverse, nel bene, nel male, per sempre”.
“BENITO INGAGGIA LA LOTTA SEMPRE DI FRONTE, LASCIANDO DA PARTE OGNI TIMORE”
In galera, innocente
Non gli si possono muovere accuse, ma la presa
che ha sulle persone intimorisce i governanti elvetici
enito si irrita per quella
detenzione che si dilunga,
così va dal Direttore del
carcere a protestare: “Dobbiamo
essere rimpatriati, con quale diritto ci tenete dunque?”, gli dice.
“Ma non sa - commenta de Begnac - che lo sfratto deve essere
federale, perché la Svizzera tutta
B
ne ha abbastanza delle sue parole e dei suoi fatti. L’affare è
che, dopo otto giorni, non si sa
come motivarlo”. In effetti a
suo carico c’è solo l’attività propagandistica, che non è certo
un delitto. Ma Mussolini è scomodo, irrita, perché è amato dal
popolo, perché è benvoluto, è
seguito, è ammirato: “Ai tè rivoluzionari - dice ancora de Begnac
- non si parla che di ‘Benìtuscia’,
del giovane forte, studioso, coraggioso. Un tale uomo - commenta ancora - è capace, domani,
di acquistarsi una popolarità
dannosa al Governo; bisogna
quindi rimandarlo in Italia”.
Scrive ancora de Begnac: “Egli a
vent’anni è già il lottatore completo, quello che, cioè, sta continuamente all’offensiva e non teme
gli attacchi. Carattere unico, questo, nella storia. È la sua maniera
particolare di combattere che
nessuno ha mai posseduta, neanche Cesare, che, in fondo, è il
più logico temerario della storia”.
E ancora, più sotto, facendo un
paragone con Cavour, che disse
“se a mezzo di un cammino incontro un impedimento insuperabile [...] guarderò a destra, a
sinistra, e, non potendo seguire
la linea retta, piglierò le curve,
girerò l’ostacolo che non potrò
attaccare di fronte”, commenta:
“Benito invece ingaggia la lotta
sempre di fronte, lasciando da
parte ogni timore, facendo quasi
apparire, in un primo tempo, temeraria la sua azione, che, in effetti, è ognora regolata dalla più
grande serietà di pensiero. Una
sola norma - aggiunge - egli ha
avuto veramente utile nel suo
modo di combattere e di valutare
le azioni: il silenzio”. E per argomentare tale riflessione usa le
parole di Carlyle; “Il silenzio è
l’elemento nel quale si formano
tutti i grandi disegni, nel quale
maturano tutti i grandi pensieri,
destinati a prendere signoria nel
mondo e a reggerlo. Sventura a
chi non ha in sé nulla che non
possa dirsi. Il silenzio è un tesoro,
è di tutti i beni il più prezioso in
questa età di fragore”.
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Sabato 18 luglio 2015
ECONOMIA
A DIRLO È STATO GIORGIO SQUINZI, PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA
“Produrre in Italia? Più facile in Polonia”
A frenare gli investimenti è la burocrazia del Bel Paese. E gli imprenditori scappano all’estero
di Giuseppe Sarra
rodurre in Polonia è
sicuramente più facile
che produrre in Italia”, non solo per la
dialettica con il sindacato, ma anche
per le complicazioni “normative
e burocratiche”. L’ennesima doccia
gelata per il premier arriva da
Giorgio Squinzi, presidente degli
industriali nostrani, a margine del
business forum Lewiatan-Confindustria, tra Italia e Polonia. Le
parole di Squinzi arrivano chiare
e nitide, e indicano le barriere da
abbattere per superare gli ostacoli
principali che rallentano la ripresa.
Il presidente degli industriali ha
mandato indirettamente un chiaro
messaggio al governo Renzi, mettendo in risalto le gravi criticità
con cui sono costretti a fare i conti
gli imprenditori e i cittadini.
La burocrazia, si sa, è uno degli
enormi gap italiani. Fa un brutto
effetto, però, uscire con le ossa
rotte persino nel confronto con la
Polonia, uno Stato dal medio profilo
economico (nonostante un alto tasso di sviluppo dopo la caduta della
“P
dittatura comunista) rispetto allo
Stivale, che rappresenta comunque
l’ottava potenza economica del
pianeta. D’altronde, le condizioni
di investimento sono più favorevoli.
Tant’è che molti imprenditori italiani, compresi i colossi a partire
dalla Fiat, hanno iniziato a spostare
da qualche anno parte della loro
produzione in Polonia. Un trend in
aumento. Basti pensare che l’Italia
è il sesto Paese per investimenti a
Varsavia con 9 miliardi di euro.
Gli interessi sono vari: dall’auto a
quello finanziario, rispettivamente
con Fca e Unicredit. Ma è positivo
anche il trend delle piccole e medie imprese.
“Ci sono sempre più aziende - ha
rivelato Henryka Bochniarz, numero uno della Confederazione
degli imprenditori polacchi - che
vengono in Polonia per fare business”. Negativo, invece, il rapporto
import-export con il Bel Paese.
“Il nostro rapporto import-export
con l’Italia è ancora negativo: qui
abbiamo discusso rendere più
aperto il nostro mercato”, ha precisato il presidente degli industriali polacchi.
Il business forum Lewiatan-Confindustria è stata l’occasione anche
per analizzare le politiche economiche dell’Ue, a partire dal piano
Juncker di 100 milioni di euro definito “insufficiente ai bisogni dell’Europa” da Squinzi, che è poi
tornato sui punti deboli del sistema
italiano, al quale non ha posto rimedio il governo Renzi nonostante
gli annunci.
“Il problema - ha sottolineato il
leader degli industriali - non è il
sindacato, ma le complicazioni
normative e burocratiche del Paese. Il sindacato, poi, ci mette del
suo perché è un po’ di altri tempi”.
Squinzi ha anche ricordato che tra
Italia e Polonia “su tanti temi europei” ci sono delle convergenze,
come ad esempio sulla questione
del “made in”.
“Italia e Polonia sono due Paesi
molto simili - ha detto ancora Squinzi durante il suo lungo intervento
- la Polonia da 25 anni ha cambiato
regime e non ha un alto livello di
specializzazione nel manifatturiero
come l'Italia”, ma tra i Paesi dell’Est
europeo “ha fatto passi avanti”.
PERSONALE DISTRIBUITO SU MILANO, NAPOLI E VENEZIA
EasyJet taglia Roma:
troppi costi e ritardi
C
ambiamenti importanti per la compagnia
aerea EasyJet che, d’accordo con i sindacati, ha annunciato la chiusura della
base di Roma Fiumicino a partire da aprile
2016. Secondo quanto previsto dal nuovo piano,
dunque, la compagnia non avrà più aeromobili
ed equipaggi basati allo scalo romano, con il
conseguente trasferimento dei 205 assistenti
di volo nelle basi di Milano Malpensa, Napoli
e Venezia, sulle quali la società di trasporto
aereo punterà nei prossimi anni per il suo sviluppo in Italia.
Da EasyJet fanno sapere che “il peggioramento
dei risultati di Fiumicino deriva da elevati costi
aeroportuali, più che raddoppiati nel 2012 e
soggetti ad ulteriori aumenti superiori ai tassi
d’inflazione negli anni a venire. Inoltre –spiegano-, l’aeroporto di Fiumicino fornisce un’esperienza di viaggio povera, con conseguenze
negative sui livelli di puntualità e soddisfazione
dei clienti, all’interno di un trend in deterioramento a causa dei livelli eccessivi di crescite
di capacità”. Pur non avendo più base allo
scalo romano, però, la compagnia assicura
che “continuerà ad assicurare collegamenti
tra Roma Fiumicino e la rete europea, in una
modalità più in linea con le esigenze dei passeggeri”.
Dopo questo riassetto, osserva Frances Ouseley,
direttore di EasyJet per l’Italia, “saranno 29 gli
aerei allocati nelle basi italiane e più di mille le
persone impiegate tra equipaggi e staff. La di-
mensione del nostro investimento in Italia e
l’ampia scelta di destinazioni –prosegue-, riflette
la nostra convinzione sull’importanza del Paese.
L’anno prossimo in Italia prevediamo di trasportare oltre 15 milioni di passeggeri sulla
nostra rete europea, offrendo 170 destinazioni”.
Sotto il profilo occupazionale, fonti sindacali
rendono noto che l’aviolinea riconoscerà al
personale una somma di 11.300 euro a ciascuno
degli assistenti di volo responsabili di cabina
e 10.300 euro agli altri assistenti di volo, sottolineando come l’intesa scongiuri l’ipotesi di
esuberi di personale.
Giorgio Musumeci
PEGGIO DI NOI SOLO LA GRECIA. LO STIVALE SEGNA UN -13,4% IN 11 ANNI
Crolla la capacità di spesa
C
rolla la capacità di spesa
degli italiani, che fa segnare
un -13,4% in 11 anni. Peggio di noi solo la Grecia (-22,6%),
mentre Germania (+6,9%) e Lussemburgo (+9,65%) sono gli unici
paesi che registrano un segno
positivo.
E’ quanto emerge dallo studio di
Federconsumatori - Adusbefi, analizzando i dati Eurostat sulla capacità di spesa di sette paesi europei (Lussemburgo, Germania,
Gran Bretagna, Francia, Italia,
Spagna e Grecia).
Dei 7 paesi UE considerati, l’Italia
è quella che, in 11 anni, dal 2003
al 2014, ha visto diminuire maggiormente la sua Capacità di spesa (- 13,4 %) dopo la Grecia (-
22,6%), seguita dalla Gran Bretagna (-12,2), dalla Francia (6,9%) e dalla Spagna (-7,0 %).
Continua invece a crescere la
Germania (+6,9 %). Complessivamente scende anche la Zona
euro (19) (-1,8 %). In altri termini, fatta pari a 100 la capacità
di spesa italiana, abbiamo la
Grecia a 74,2, la Spagna a 95,9,
la UE(28) a 103,1, la Francia a
110,3 (come la Zona Euro19),
la Gran Bretagna a 111,3, la
Germania a 127,8, il Lussemburgo a 271,1. La capacità di
spesa di un Tedesco, quindi, risulta del 27,8 % superiore a
quella di un Italiano.
Questi dati vengono in seguito
rapportati al prezzo della benzina
vigente all’interno dei 7 paesi. Il
costo del carburante in Italia risulta secondo solo a quello in
Grecia. In particolare, affinché
gli automobilisti europei sopportino un peso finanziario pari
a quello che sopporta un italiano
(1,628 euro al litro), un litro di
benzina dovrebbe costare in
Francia 1,796 euro e non 1,441,
in Germania 2,081 e non 1,495,
in Grecia 1,208 e non 1,577. Se
rovesciassimo l’altra metà della
medaglia, tenuto conto della rispettiva capacità di spesa, per
paragonarsi ai francesi, ai tedeschi e ai greci, in Italia la benzina
dovrebbe costare rispettivamente
1,306 e 1,170 e 2,125 euro. La
stessa dinamica viene registrata
nei pezzi del gasolio.
“Per restituire potere di acquisto
alle famiglie che lo hanno perso
al ritmo di oltre 1.100 euro l’anno,
circa 12.100 euro dal 2003 al
2014, occorre l’armonizzazione
fiscale per impedire il dumping
tra i paesi dell’Eurozona. Le politiche di austerità imposte all’Italia
hanno prodotto - si legge nello
studio - un aumento del debito
pubblico di 302 miliardi di euro
dal novembre 2011, pari a 5.067
euro di tassa occulta gravante
su ogni cittadino, ipotecato il futuro di intere generazioni, aumentato la pressione fiscale e la
disoccupazione, specie quella
giovanile superiore al 41%, e
massacrato il ceto medio ed impoverito milioni di italiani”.
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Sabato 18 luglio 2015
DALL’ITALIA
FINITO L’INCUBO PER UNA 21ENNE, TENUTA PRIGIONIERA IN CASA A CESENA
Sequestra la fidanzata: arrestato
uno studente di Psicologia
‘LUXURY BAGS’
Pelletteria di alta moda, ma falsa,
migliaia di capi trovati a Venezia
La ragazza non poteva uscire di casa o parlare con nessuno:
ha fatto denuncia dopo che un familiare l’ha portata via
na brutta storia fatta di violenza
sia fisica che psichica ai danni
di una donna, per mano del
suo fidanzato. È successo a Cesena. Protagonisti un ragazzo
24enne di origine pugliese, studente alla
facoltà di Psicologia e la sua ex fidanzata
di 21 anni.
Il giovane teneva la sua ragazza sequestrata
in casa, impedendole di parlare con
chiunque e minacciandola pesantemente.
I fatti sarebbero avvenuti nei primi mesi
di quest’anno, nel periodo in cui la coppia
ha convissuto. Fortunatamente l’uomo è
stato arrestato con le accuse di sequestro
di persona, lesioni, minacce gravi ed atti
persecutori.
E’ stata proprio la ragazza a fare denuncia
alla polizia, a fine maggio. La giovane è
stata accompagnata da un’operatrice di
un centro antiviolenza della regione e ha
raccontato di aver vissuto per oltre quattro
mesi una drammatica situazione di ripetute
violenze fisiche e psicologiche. Il ragazzo
la teneva chiusa in camera, sotto il suo
costante controllo, vietandole qualsiasi
contatto con l’esterno.
La ragazza è stata costretta a cambiare
città, aiutata da un suo familiare.
Da quel momento il 24enne ha reagito
con minacce pesantissime per telefono
e messaggi. L’uomo l’avvertiva che l’avreb-
U
ventato un giro di marche
contraffatte dalla Guardia
di Finanza Di Venezia.
L’operazione è partita da un primo sequestro di borse Hermes
modello “Birkin” eseguito in un
negozio del centro storico lagunare, fino a risalire a diversi
magazzini di stoccaggio, gestiti
da cittadini cinesi, situati a Padova e Treviso, e scoprire i laboratori di illecita produzione
ubicati nelle provincie di Firenze
e Macerata.
Le perquisizioni, eseguite su
delega della Procura della Repubblica di Venezia, hanno consentito di scoprire vere e proprie
linee di produzione di articoli di
pelletteria di alta moda, principalmente del marchio Hermes,
ma anche di Celine, Balenciaga,
Stella McCartney e Gucci. Nei
laboratori sono stati trovati cartamodelli, foto, fustelle metalliche, minuteria, macchinari e
tutto l’occorrente per la produ-
S
be cercata e le avrebbe fatto seriamente
del male: “Devi ancora pagare per quello
che hai fatto, non pensare che sia finita
qua, i tuoi lividi passeranno ma la rabbia
no”. Dopo la denuncia della donna, la
polizia ha trovato ampi riscontri, grazie a
tante testimonianze di amici e studenti.
Durante le indagini è addirittura emerso
che, il 24enne aveva tenuto comportamenti
simili con una precedente fidanzata minorenne, allora sua convivente.
In questo caso la vittima non aveva sporto
denuncia per paura, dopo le esplicite
minacce di morte: “Se mi denunci ammazzo te e la tua famiglia, non mi importa
quanto starò in carcere ma lo farò”. In
questo caso, la relazione si era interrotta
quando la polizia aveva perquisito la casa
dove abitavano, trovando anche sostanze
stupefacenti: la ragazzina si è allontanata
dall’uomo col pretesto di essere stata costretta a tornare dai genitori, in quanto
minorenne.
Il gip ha disposto l’arresto del 24enne,
ora in carcere a Forlì.
Chantal Capasso
zione di borse così simili alle
originali da creare non poche
difficoltà di riconoscimento persino ai periti delle relative Maison
di moda.
In circa quasi cinque mesi di
attività, sono state eseguite oltre
30 perquisizioni, d’iniziativa e
su delega dell’Autorità Giudiziaria, in Veneto, Toscana e nelle
Marche, nel corso delle quali
sono stati sottoposti a sequestro
100.000 articoli recanti marchi
contraffatti, per un valore commerciale di oltre 3 milioni di
euro. Nove i depositi di stoccaggio e cinque i laboratori di
produzione scoperti, tre dei quali
ubicati nell’hinterland fiorentino
e due in provincia di Macerata.
In tutto 24 le persone denunciate
per produzione e commercio di
merce contraffatta, di cui 17
cittadini cinesi e 7 italiani, che
rischiano la reclusione fino a 4
anni ed una multa fino a trenCh. Ca.
tacinquemila euro.
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Sabato 18 luglio 2015
DALL’ITALIA
TREVISO: LA PROTESTA DEI CITTADINI RAGGIUNGE GLI EFFETTI SPERATI
Vincono i residenti: migranti trasferiti
Manifestazione dei centri sociali in Prefettura: cinque arresti.
Anche il governatore Zaia si è recato sul posto: “Chiuderemo la vicenda con civiltà”
di Cristina Di Giorgi
a situazione non si è ancora del tutto calmata,
ma la battaglia a Quinto
di Treviso sembra essere
stata vinta dai residenti.
La loro protesta, che negli ultimi
giorni ha infiammato (e non solo
idealmente) gran parte della zona
- in particolare attorno alle palazzine dell’ex Guaraldo in cui avrebbero dovuto insediarsi i migranti
- ha infatti ottenuto il risultato sperato.
Il sindaco della cittadina ha dichiarato che i 101 profughi sarebbero stati trasferiti in un’ex caserma situata al confine tra i comuni
di Casier e Treviso, dotata di tutte
le caratteristiche per l’accoglienza.
Il governatore del Veneto Zaia, che
in mattinata si è recato a Quinto,
ha dichiarato: “Sono state ore concitate ma sono fiducioso del fatto
che quanti stanno vivendo tali difficoltà abbiano la giusta soddisfazione. Chiedo ora a tutti la massima
tranquillità, in modo che questa
partita si chiuda con civiltà”. Dopo
poco (intorno alle 13) un pullman
è arrivato in via Legnago per effettuare l’annunciato trasferimento.
I condomini si sono dunque tranquillizzati. “È una grande vittoria
– spiega al Corriere del Veneto
L
un residente, che ha partecipato
al presidio di questi giorni - frutto
di una battaglia condotta civilmente, a parte qualche intemperanza. E soprattutto - continua - in
un clima di grande solidarietà an-
che da parte delle persone che
non abitano nel condominio”.
In mattinata alcuni esponenti dei
centri sociali locali avevano manifestato, nei pressi della Prefettura,
la loro solidarietà ai profughi, chie-
dendo a gran voce le dimissioni
del prefetto di Treviso per aver
cambiato idea sulla collocazione
dei migranti a Quito. Durante il sit
in i manifestanti hanno anche tentato di impedire l’ingresso del
questore e del comandante provinciale dei carabinieri nell’edificio. Il tutto si è concluso con cinque
arresti e ventotto denunce per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale, interruzione di pubblico
servizio, manifestazione non autorizzata e ingiurie. Nessun fermo
invece, almeno a quanto si sa, tra
gli aderenti a Forza Nuova che, la
scorsa notte, si erano introdotti in
uno degli appartamenti di via Legnago, prelevando alcuni oggetti
destinati ai migranti: “un bottino
di guerra da consegnare ai venti
colpiti dalla tromba d’aria”, hanno
dichiarato.
Se anche dunque resta l’incognita
sulla destinazione di un altro gruppo di migranti, il cui arrivo era
previsto in queste ore, dopo l’escalation dei giorni scorsi almeno per
il momento il peggio sembra passato. Restano comunque – e dopo
l’accaduto, al quale fanno eco le
analoghe proteste di Roma, non si
potrà non tenerne adeguatamente
conto – gli evidenti errori commessi nella gestione di una questione, quella dell’emergenza profughi, che non può più essere affrontata senza considerare adeguatamente aspetti fino ad oggi
trascurati. Come l’altrettanto importante emergenza sociale che
coinvolge gli italiani.
IN VAL PELLICE UN GIOCO DI RUOLO AMBIENTATO DURANTE LA SECONDA GUERRA MONDIALE
“I ribelli della montagna”: guerriglia politicamente corretta
Una tre giorni di rievocazione in cui tutti vogliono fare i partigiani. Nonostante le atrocità commesse
ontelupo. Questo il nome di
fantasia del villaggio in cui,
in questo finesettimana, è
stata organizzata una tre giorni di
rievocazioni ambientata durante la
Seconda Guerra mondiale. Gli organizzatori del gioco di ruolo, patrocinato dall’Anpi, hanno voluto “ricreare uno scenario – spiegano alla
Stampa – che permettesse ai partecipanti di vivere quel periodo storico capendo anche le difficoltà che
hanno vissuto i nostri nonni. I personaggi che si muoveranno a Montelupo hanno una storia e dovranno
completare delle missioni che li
porteranno a interagire tra di loro”,
interpretando fedelmente il proprio
alter ego “storico”.
A Lusernetta, in val Pellice (questo
il luogo reale della ricostruzione)
sono arrivati circa in 70, la maggior
parte dei quali intenzionati a fare i
partigiani spinti dai propri ricordi
di famiglia. I “ribelli ella montagna”
insomma, come dal titolo della manifestazione. E se chi ha deciso di
vestire le divise fascista e nazista
tiene a precisare di non averlo fatto
per simpatie politiche (“Sono un
convinto antifascista – ha detto uno
dei partecipanti – ma ho voluto interpretare il comandante tedesco
per capire cosa si potesse provare
nell’ordinare certe atrocità”), per
quanto riguarda i ruoli “politicamente corretti” c’è da chiedersi
quanti dei novelli partigiani cono-
M
IN BREVE
GENOVA: DIRIGENTI
FINCANTIERI INDAGATI
scono realmente la storia delle divisioni partigiane che hanno operato
in quei luoghi. Come la “Stella Rossa” del comandante Lupo, che la
storia ha dimostrato essere tutt’altro
che eroica. A cominciare dall’uccisione, da parte dei partigiani, del
loro stesso capo. Passando per quanto avvenne a Marzabotto, un episodio a proposito del quale bisognerà
rinunciare “ai colori eroici della leggendaria brigata Stella Rossa, accontentandoci invece di tinte grigie:
quelle di una Resistenza armata più
di certezze ideologiche che di mitra,
incapace di proteggere la popola-
zione che esponeva al rischio di
rappresaglie, dissoltasi come neve
al sole al momento della spedizione
punitiva nazista” scrive Fertilio Dario
sul Corriere della Sera in un suo
articolo sul libro “Marzabotto e
dintorni” di Dario Zanini, che di
quei fatti fu testimone diretto.
La speranza è che, magari proprio
in seguito a questa rievocazione, i
partecipanti siano spinti ad approfondire quelle vicende senza farsi
condizionare dal “politicamente corretto”. Speranza destinata, molto
probabilmente, a rimanere delusa.
CdG
Le ipotesi di reato sulla base delle quali
la procura di Genova ha indagato otto ex
direttori della Fincantieri dello stabilimento
navale di Sestri Ponente (è di queste ore
l’invio dei relativi avvisi di granzia) sono
omicidio colposo e lesioni colpose aggravate. Al centro dell’inchiesta del gruppo
ambientale della Polizia Giudiziaria, partita
da segnalazioni fatte da professionisti
della Asl3 del capoluogo ligure e dell’Inail,
c’è la morte di 22 operai, prevalentemente
tubisti, per mesotelioma pleurico provocato
dall’aver lavorato a contatto con l’amianto.
Il periodo preso in considerazione dagli
inquirenti, coordinati dal procuratore capo
Michele Di Lecce, è quello che va dal
1983 al 2013. Oltre ai 22 decessi – riferiscono le agenzie – la procura ha anche
individuato altri otto casi di lavoratori
ammalati della stessa malattia.
PUGLIA: VERTICE
SULL’EPIDEMIA DI XYLELLA
Vytenis Andriukaitis, commissario europeo alla Salute e alla Sicurezza alimentare, parteciperà lunedì prossimo
al vertice convocato in prefettura a Lecce
sull’epidemia di Xylella, l’infezione che
colpisce le piantagioni di ulivo. “L’obiettivo
– ha dichiarato alla stampa durante un
incontro ai margini della sua visita
all’Expo di Milano – è incontrare istitu-
zioni, agricoltori, produttori e gente della
Puglia. E’ necessrio discutere su quali
metodi e principi bisogna adottare per
eliminare al più presto questa epidemia,
che può avere conseguenze importanti
per l’economia italiana”. All’incontro parteciperanno anche il ministro delle Politiche Agricole Martina, il presidente della
Regione Puglia Emiliano e il Commissario
straordinario Silletti. Previsto un incontro
con sindaci, organizzazioni agricole e
ambientaliste, vivaisti e comitati del territorio.
NAPOLI: NOVE ARRESTI
PER SPACCIO DI STUPEFACENTI
Nove persone, che si ritiene appartengano
al clan camorristico Vanella – Grassi,
sono state arrestate dagli agenti del commissariato di polizia di Scampia. L’accusa
è quella di traffico, detenzione e spaccio
di stupefacenti, svolto in particolare all’interno del comprensorio di case popolari
“Le Vele”. Le manette sono scattate al
termine di un’indagine durata alcuni
mesi, nel corso della quale le forze dell’ordine hanno riscontrato l’attività illecita
degli inquisiti, individuando compiti e
ruoli di ciascuno nell’ambito dell’organizzazione criminale. Oltre ai nove finiti
in carcere, nell’inchiesta ci sono altri 15
indagati, tra cui anche alcune donne.
Sequestrate, nel corso del blitz, grosse
C.L.
quantità di droga di vario tipo.
11
Sabato 18 luglio 2015
SOCIETA’
45ESIMA EDIZIONE DEL GIFFONI FILM FESTIVAL
Tea Falco e Stefano Fresi inaugurano la kermesse
Tantissime stelle del cinema nazionale ed internazionale. In anteprima “Ant-Man” eroe della Marvel
di Chantal Capasso
eri sera è partita la 45ma edizione
del Giffoni Film Festival, in programma
dal 17 al 26 luglio 2015. A presentarlo
è l’attrice Tea Falco, reduce del successo di "1992" che farà il suo ingresso
sul Blu Carpet in Cittadella. Filo conduttore
della manifestazione è, per quest’anno, la
celebre frase di Orazio "Carpe Diem". "E' un
monito a cogliere il momento giusto per
agire, senza aspettare" ha spiegato il direttore
Claudio Gubitosi. In cartellone 156 film, che
saranno visionati da 3.600 giurati provenienti
da 50 Paesi.
Giffoni è una magia che cresce e si rinnova
anno dopo anno – ha dichiarato il Presidente
Pietro Rinaldi - dove il futuro è già presente e
si intrecciano le più diverse forme di espressione
artistica, culturale e sociale. Abbiamo lavorato
tutti insieme affinché il brand, ormai noto e affermato in tutto il mondo, potesse assicurare
ai ragazzi che frequenteranno Giffoni la più intrigante selezione cinematografica, talenti in
grado di offrire segni e valori, attività e animazioni più varie".
In programma 156 film tra lungometraggi e
cortometraggi, in concorso e fuori concorso,
selezionati su oltre 4.200 produzioni in preselezione. Le sezioni competitive sono: Elements+3 (3-5 anni); Elements+6 (6-9 anni);
Elements+10 (10-12 anni); Generator+13 (1315 anni); Generator+16 (16-17 anni); Generator+18 (dai 18 anni in su) e GexDOC.
Il primo film ad inaugurare la kermesse verrà
proiettato in anteprima nazionale Ant-Man,
diretto da Peyton Reed e prodotto da Kevin
Feige.
Ant-Man porta per la prima volta sul grande
schermo uno dei personaggi originali più noti
I
dei Marvel Comics, apparso fin dalle origini
nel gruppo degli Avengers. In programmazione
anche la proiezione speciale di Inside Out, la
nuova opera d’animazione Disney Pixar e la
presentazione del teaser di Hotel Transylvania
2, con "Drac" e i suoi mostruosi compagni
d'avventura. In anteprima per Giffoni anche
Pixels, del regista Chris Columbus, che racconta
LO SCAPOLO D’ORO DI HOLLYWOOD
VUOLE ALLARGARE LA FAMIGLIA
George Clooney e
Amal presto genitori
la storia di una razza aliena che scambia le
immagini dei vecchi videogames per una dichiarazione di guerra e attacca la Terra.
A presentare la manifestazione Tea Falco
insieme a Stefano Fresi. Tanti gli ospiti internazionali attesi: Orlando Bloom, Mark
Ruffalo, Lodovica Comello, Martin Freeman,
Tom Felton e Darren Criss. In rappresentanza
Michelle Hunziker
e figlia al mare
della categoria nostrana saranno presenti:
Fabio De Luigi, la Iena Angelo Duro, Serena
Rossi, Lillo&Greg, Asia Argento, Valentina
Corti, Massimo Poggio, Fortunato Cerlino,
Francesca Chillemi,Nicola Vaporidis, Primo
Reggiani, Anna Foglietta, Matteo Branciamore, Luca Capuano, Edoardo Leo e Rocio
Munoz Morales.
SOS ORSI POLARI
I Plantigradi muoiono di fame,
incapaci di reagire a cambi climatici
Aurora Ramazzotti in vacanza a Forte dei Marmi
con la madre, prima di trasferirsi a Londra
Secondo indiscrezioni l'affascinante attore
potrebbe diventare padre entro l'anno prossimo
a coppia George Clooney
e Amal vorrebbe avere
un figlio, a distanza di
10 mesi dal fatidico sì sembra
che gli sposini vogliano metter
su famiglia. A far scatenare
le voci sulla volontà di avere
un pargoletto è la notizia data
da il magazine UsWeekly che
citando una fonte molto vicina
alla coppia, sembra che George e Amal abbiano espresso
il desiderio di avere un bambino. Confermato anche da
delle foto che li ha immortalati
mentre escono da una clinica
per la fertilità, magari per sincerarsi che sia tutto a posto.
Sembra proprio che lo scapolo
d’oro di Hollywood abbia proprio messo la testa a posto.
Sì, proprio così, George Clooney desidera un figlio ed è,
forse, anche ora dati i suoi 54
anni suonati. Che non si tratti
del più classico tra i gossip
estivi, lo conferma il magazine
Us Weekly, che in merito alla
notizia ha commentato : "Hanno
deciso che si tratta del momento giusto. Attualmente
Amal non sta prendendo lavoro
extra, si limita a portare avanti
L
i clienti storici”. Si suppone
dunque che la signora Clooney
stia ritagliandosi del tempo
proprio per il lieto evento.
Per il piccolo o la piccola
sarebbe già pronta un nido
con i fiocchi. Sempre secondo
lo stesso Us Weekly, George
e Amal sta ristrutturando una
villa britannica del XVII secolo di quasi 900 metri quadrati, con tanto di nursery, 9
camere da letto ed 8 bagni.
I lavori dovrebbero essere
ultimati entro Natale, così la
creatura potrà vedere la luce
a Londra.
Nel frattempo, la residenza
italiana sul Lago di Como in
questi giorni è super affollata
contrariamente alle voci sulla
volontà di disfarsene. George
si è portato con sé i suoi genitori Nick e Nina, la moglie
Amal Alamuddin con relativa
famiglia quasi al completo:
mamma Baria, papà Ramzi e
la sorella Tala. Non solo. Qualche giorno fa la coppia pare
abbia ospitato anche Julia Roberts e consorte. Di vendita,
almeno per il momento, non
El.Ma.
s’ha da fare.
l caldo sembra non risparmi
nemmeno gli orsi polari. Il
riscaldamento del globo terrestre e di conseguenza, lo
scioglimento dei ghiacci, rischia
di compromettere il loro sistema
di sopravvivenza. Sembrerebbe,
infatti che gli orsi polari non
siano adattare il loro comportamento e le loro abitudini così
da poter far fronte alla carenza
di cibo derivante da estati sempre più calde nell'Artico.
Le prime ricerche sul tema avevano fatto pensare che, se privati delle loro prede, i plantigradi
sviluppassero un sistema di
sopravvivenza al rallentatore,
una specie di "letargo mobile",
che porterebbe di conseguenza
ad avere un’alimentazione minore. Mentre gli studi più recenti, fotografano una situazione
più drastica, dimostrando che
quando il cibo è scarso, gli orsi
muoiono di fame. La dieta degli
I
adre e figlia sembrano
divertirsi molto in spiaggia. Stiamo parlano di
Michelle Hunziker e Aurora Ramazzotti immortalate al mare a
Forte dei Marmi e vedendole insieme potrebbero tranquillamente essere scambiate per sorelle.
La showgirl svizzera, a dispetto
delle tre gravidanze, mostra un
fisico invidiabile e felice di trascorrere del tempo con la figlia
maggiore, che si è trasferita da
poco a Londra per frequentare
l’università. Tra madre e figlia
c’è un rapporto speciale e di
complicità, come ha sempre sostenuto Michelle, e nelle foto
scattate in spiaggia a Forte dei
M
Marmi se ne trova la giusta
conferma.
La show girl svizzera ha avuto
Aurora a 19 anni e le due sono,
quindi, cresciute insieme, facendo del loro rapporto che va
al di là del semplice legame biologico madre/figlia. Le due sono
senza dubbio migliori amiche.
Sulla spiaggia di Forte dei Marmi
i fotografi fanno a gara per immortalare Michelle Hunziker e
Aurora Ramazzotti che si divertono tra le onde. Entrambe sfoggiano fisici tonici e bikini da sogno, mentre tra una chiacchiera
e l’altra si godono il sole e il
relax estivi, incuranti, forse, dei
Ch.Ca.
paparazzi.
orsi polari è costituita soprattutto da foche, il cui numero è
in costante diminuzione a causa
della ridotta estensione del loro
territorio, dovuto allo scioglimento dei ghiacci.
"Il loro metabolismo è molto
simile a quello di altri mammiferi, piuttosto che a quello di
animali che vanno in letargo",
ha spiegato John Whiteman
dell'University del Wyoming,
alla guida del gruppo di ricercatori. "Se noi o voi non mangiassimo per settimane, i risultati dei nostri test sarebbero
simili a quelli degli orsi", si
spiega nella ricerca, pubblicata
su Science e citata dalla Bbc.
Inoltre gli orsi, per procacciarsi
il cibo sono costretti a trascorrere più tempo in acqua nuotando, piuttosto che camminando sul ghiaccio, e questo
comporta un maggiore dispenCh. Ca.
dio di energie.
12
Sabato 18 luglio 2015
SPORT
DIVORZIO CERTO CON “ICEMAN”, AL SUO POSTO ARRIVA UN ALTRO FINLANDESE
La Ferrari scarica Raikkonen: ecco Bottas
La Rossa ha dovuto sborsare 12 milioni di euro per strappare alla Williams
quel talento cresciuto nel mito di Hakkinen, già tifosissimo di Rossi (il Dottore)
di Federico Colosimo
già finita l’avventura di Kimi Raikkonen alla Ferrari. La scuderia di Maranello avrebbe deciso di non esercitare l’opzione a suo favore per rinnovare il contratto del finlandese per
il 2016. Dopo un inizio promettente, le prestazioni
dell’ex campione del mondo (2007) non hanno
convinto i vertici della rossa. Al suo posto, con
tutta probabilità, spazio al connazionale Valtteri
Bottas. Il manager del pilota della Williams, Didier Coton, ha raggiunto un accordo con il Cavallino perché il suo assistito corra con la
Ferrari dalla prossima stagione, per 2 o più
anni. Il nodo, economico, è stato risolto. La
scuderia britannica, per liberare il suo pupillo,
inizialmente chiedeva ben 15 milioni di euro.
Tant’è, ne avrebbe ottenuti tre di meno, in una
trattativa che ha fatto storcere il naso al presidente Sergio Marchionne. Chiamato a un vero
e proprio sacrificio pur di accaparrarsi una
vera e propria stella della Formula 1, pronta finalmente a brillare. L’ufficialità dell’operazione
verrà resa nota il 31 luglio, termine ultimo per
la Ferrari di esercitare la clausola su Raikkonen.
Ma il dato è tratto. Questione di giorni, con la
fumata bianca certa.
Una vera e propria doccia fredda per “Iceman”,
che era e resta un grande campione. Ma che
ormai si trova ai margini della Ferrari, messo
all’angolo dai manager perché preferito al fenomeno Vettel. Di qui la decisione di dirsi
È
addio e salutarsi per sempre. Magari provando
a concludere la stagione nel modo migliore
possibile, a suon di risultati postivi.
La sensazione è che la rossa, con l’ingaggio di
Bottas, si sia assicurata un autentico talento, già
campione del mondo 2011 in Gp3 (campionato
motoristico per vetture a ruote scoperte).
La sua storia comincia a Nastola (Finlandia),
piccolo paese di 15mila abitanti. Cresciuto nel
mito di Mika Hakkinen (colui che ha contribuito
a scrivere pagine di storia della Formula 1 alla
guida della McLaren-Mercedes), che come lui
aveva iniziato sui kart. Ragazzo tranquillo, che
viene da una famiglia normale che lo ha sempre
sostenuto con i consigli giusti. Indicandogli le
giuste persone cui affidarsi, trovando i giusti
sponsor, abili nel non fargli mancare mai il
giusto apporto. Alla guida della Williams sta
dimostrando, gara dopo gara, di avere numeri
da pilota di grande qualità. Lo sportivo che
ammira di più? Valentino Rossi ma, giura, “non
ho mai pensato di buttarmi sulle moto”.
Eppure c’è chi, nel mondo della Formula 1,
non condivide la scelta fatta da Arrivabene e
Agenzia Regionale per lo Sviluppo
e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio
Marchionne. Quella di ingaggiare un ragazzo
di appena 25 anni che avrebbe forse dovuto
immagazzinare altra esperienza prima dell’approdo alla rossa. Il tempo e i risultati contribuiranno a dire se la mossa - neanche poi
tanto a sorpresa - della scuderia di Maranello
sia stata azzeccata o no. Nel frattempo questa
decisione scatenerà un bel giro di valzer tra i
piloti: in Williams arriverebbe Felipe Nasr,
mentre in Sauber potrebbe tornare Gutierrrez.
La Ferrari ha deciso, via Raikkonen dentro
Bottas. La scelta è compiuta.
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