Liceo Linguistico “ALESSANDRO MANZONI” MILANO XIV GIORNATA FAI DI PRIMAVERA Classe 5ªD: Cazzaghi Vanessa, Cuboni Elena, Gattullo Claudia, Murgante Giorgia, Radice Giada, Scala Anna SHOWROOM VERSACE Testo collegato alla mostra “Il cambiamento del costume dal 1700 al 1900”. 1700 Da sempre le vesti femminili hanno rappresentato una sorta di carta d'identità leggibile da tutti in qualunque momento Se la moda è strettamente legata al mondo femminile lo si deve in larga misura alla nascita e alla successiva espansione della stampa, in particolare di quella femminile. Esempio di abbigliamento femminile della metà del XVIII secolo. Verso la metà del XVIII secolo, l'abbigliamento femminile subì alcuni importanti cambiamenti. Le intelaiature, attaccate al bustino, tornarono di moda, strutturate a forma di campana. Le trame del vestito erano costituite da una serie di cerchi concentrici, fatti di osso di balena o di vimini, legati tra loro con nastri verticali, che andavano dal più stretto, intorno alla vita, al più largo, verso i piedi. L'ampiezza delle gonne aumentò sempre più, fino a raggiungere il massimo intorno al 1730, quando i cerchi più bassi raggiunsero una circonferenza di 5 - 6 metri, e quelli superiori una di 3 metri. Fig. 1: Damina con sontuoso abito viola e ventaglio (1756). L'ampiezza delle gonne siffatte, causava molti problemi alle donne di tutta Europa, che avevano grandi difficoltà nei movimenti, in particolare, nelle carrozze e nelle strade. Le gonne, data la sempre maggiore ampiezza delle sottogonne, modificarono leggermente la loro struttura. Dati i già numerosi problemi di spostamento, lo strascico scomparve, e le gonne si riempirono di sotto balze di pizzo.Il bustino era realizzato con stecche di ossa di balena che sagomavano tutto il busto. Era coperto di stoffe preziosissime e veniva portato al posto delle camicette.La parte superiore dei vestiti venne abbellita dai falbalas, strisce di stoffa arricciate o lisce, cucite orizzontalmente sulle camicette . Queste non erano sempre dello stesso materiale del vestito, a differenza di un'altra innovazione, i volants, o balze, i quali erano sempre dello stesso materiale. Il corsetto, pur non modificandosi molto, spostò l'allacciatura sul retro. Poco dopo la morte di Luigi XIV, di Francia, le dame iniziarono a portare delle ampie mantelle con maniche. Queste non sottolineavano il punto vita, ma scendevano dritte dalle spalle fino ai piedi, ampliandosi leggermente verso i piedi. Le mantelle erano fatte di seta o lana, ed erano chiuse con dei nastri, o solo all'altezza del collo, o per tutta la lunghezza. Queste mantelle potevano anche essere molto leggere, fatte di taffettà rosa o bianco. A partire dal 1740 circa, queste mantelle divennero più aderenti, sottolineando maggiormente il punto vita. Le giovani ragazze potevano abbellire la loro scollatura con garza o mussolina dai colori sgargianti. Verso la fine del secolo, però, i vestiti mutarono nuovamente, vedendo la progressiva riduzione delle intelaiature laterali, e la semplificazione generale delle guarnizioni. La parrucca, che all'inizio del secolo fu rigorosamente vietata in Italia, trovò un immediato successo prima tra gli uomini e poi tra le donne. Crescendo sempre più in volume, verso metà del secolo, le parrucche divennero enormi, adornate da nastri, trecce e fili d'argento. Tre esempi di moda europea importata in Lombardia databile tra il 1780 ed il 1813: Fig. 2: Dama con abito per festa in maschera Fig. 3: Dama di compagnia Fig. 4: Dama in abito invernale L’abito delle dame settecentesche veniva ricoperto di stoffe preziose e di bordi di pelliccia durante l’inverno. Le acconciature erano posticce, gonfie parrucche ricoprivano le teste delle dame e grandi nastri le abbellivano. Quattro esempi di acconciature parigine per le dame milanesi della fine del ‘700. Le parrucche venivano coperte da ampi cappelli ricchi di fiocchi e nastri colorati. Il cappello diventò l’accessorio essenziale per le dame. Vi erano dei modelli in voga. E’ infatti possibile notare nelle didascalie al numero 1: Cappello alla Teodoro; numero 2: Cappello di velluto nero; numero 3: Cappello alla provenzale; Cappello indicato per una bagnante. Fig. 5: Acconciature parigine in voga in Lombardia nel 1787. 1800 L’abbigliamento femminile nell’Ottocento, dopo la semplicità dello Stile Impero, ritorna alle gonne gonfie, ai busti ed all’utilizzo di stoffe preziose. Le acconciature si modificano invece: non più parrucche posticce ma naturali che facevano ricadere ai lati delle guance ampi riccioli. L’abbigliamento maschile diventa più sobrio. Al posto dei calzoni, ereditati dal Settecento, che vedevano i pantaloni restringersi sulla caviglia grazie quattro o cinque bottoncini, compaiono quelli a taglio tubolare un po' corto, detti 'americani', considerati più eleganti. Questo capo aveva sempre colori sobri, tendenti al marrone. Fig. 6: Moda di Parigi ritratta nelle pagine del Corriere delle Dame il 25 gennaio 1839. La stampa illustra una famiglia alto – borghese in un interno. La madre dall’ampio vestito guarda amorevolmente il marito dal vestito comodo sotto gli occhi dei due figli, un bambino ed una bambina vestiti con la stessa accuratezza nei dettagli propria degli adulti. La stampa ritrae due dame vestite per un gala ed un uomo in giacca e tuba. La dama al centro indossa un abito in stoffa bianca decorato con collane di perle e fermagli preziosi. L’abito le tiene scoperto il collo e le spalle. La dama a sinistra seduta indossa un abito verde bottiglia dal bordo ricamato. Il galantuomo indossa invece una giacca corta, pantaloni tubolati, un cappello a tuba ed un bastone, generalmente di legno preziosissimo, con il pomello d'oro o d'argento cesellato, in cui si poteva tenere il necessario per fumare. Fig. 7: Moda di Parigi ritratta nelle pagine del Corriere delle Dame il 15 gennaio 1839. La stampa rappresenta il gusto nel vestire durante le feste di carnevale del 1839 a Parigi. Tre figure vengono presentate come modello di cura per i dettagli. La prima a destra è un uomo vestito da cicisbeo del 1700. E’ vestito di rosa, ha la parrucca ed è truccato con uno spesso strato di cerone bianco, con alcuni nei posticci. Le due dame indossano invece un abito dell’epoca dotato però di una maggiore decorazione realizzata con rose di stoffa. Fig. 8: Moda di Parigi a Carenevale ritratta nelle pagine del Corriere delle Dame il 10 febbraio 1839 L’immagine illustra un episodio di vita comune all’interno di un teatro. Due dame in gran gala con il libretto dell’opera chiedono delucidazioni ad un galantuomo in frac, un altro signore legge il giornale mentre un altro ne approfitta per riposarsi. Una coppia di dame scruta con attenzione la platea per godere meglio dello spettacolo operistico o chissà, per guardare gli abiti delle altre dame e fare il confronto con il proprio. Fig. 9: La moda a teatro da Strenna italiana per l’anno 1844. La stampa illustra lo sfarzo alla corte reale idealizzando i personaggi per focalizzare l’attenzione sull’abbigliamento. Il re è coperto da un ampio mantello di ermellino con preziosi ricami dorati. Il vicerè indossa una giacca di tessuto prezioso con un’ampia fascia che gli cinge la vita. Un copricapo con piume completa il suo abbigliamento. La viceregina indossa un lungo abito con strascico bianco dai ricami d’oro come d’oro è il diadema sul suo capo. La servitù invece ha un abbigliamento meno sfarzoso, consono al loro rango. Fig. 10: Costumi civili nel XIX secolo: è possibile osservare al centro il vicerè d’Italia, la viceregina, a sinistra il re d’Italia. In secondo piano sono disposti il maggiordomo, il gran ciambellano, il paggio, il gran scudiere ed il maestro delle cerimonie. 1900 L’inizio del XX secolo porta con sé ostentazione e prodigalità. Siamo nel bel mezzo della Belle Epoque, magico periodo in cui balli, pranzi di gala e soggiorni in residenze aristocratiche colorano le giornate delle ricche signore. Anche la moda segue questi sfarzosi ritmi: occorrono più vestiti per diversi momenti della giornata e per lunghe serate fino a tardi. La donna appare padrona di sé, matura. Indossa abiti che rendono omaggio alla sua femminilità; il busto è fiorente, messo in risalto da corsetti, ( detti “della salute” ), che fanno sporgere il seno in avanti e spingono in fuori il bacino: nasce la tipica postura dell’epoca a forma di “S”. La gonna, scivolando in avanti, prende una forma a campana e si arricchisce di un piccolo strascico. Dalla scollatura vertiginosa ricadono cascate di merletti e pizzi. I capelli sono raccolti sul capo. Spesso si indossano lunghi guanti. I colori sono tenui: sfumature pastello sul rosa e sul celeste, da sera rigorosamente nero con paillettes. Torino è la capitale italiana della moda, raggiunge quasi Parigi. Nel 1910 l’abito femminile subisce una modificazione fondamentale. Fig. 11- 12: Due esempi di abiti in voga tra le dame milanesi di provenienza parigina da Journal des Demoiselles del 1912. Queste due stampe mostrano l’influenza che Paul Poiret ebbe sulla moda del primo decennio del 1900. Se prima la donna doveva indossare corsetti, detti “della salute”, che facevano sporgere il seno in avanti e spingevano in fuori il bacino provocando gravi danni alla postura, ora non ci sono più busti e gonne scampanate ma morbidi drappeggi che seguono le forme del corpo. Le gonne vanno restringendosi all’orlo, come la famosa “hobbie skirt” che poco più sotto il ginocchio diventa strettissima. La linea della vita è spostata sotto il seno dando rilievo alla semplicità delle linee. Le donne sono costrette a camminare con minuscoli passettini. Fa la sua prima comparsa lo scollo a “V”, novità che suscita un clamore inaudito. I capelli non sono più voluminosi ma tendenti a seguire la forma del capo. Finita la guerra la moda torna ad esistere. Fig. 13: Figurino di moda di modelli in lana raye e unita ed abitino in foule lana della ditta Alle seterie d’Italia 1926- 1928 Fig. 14: Figurino di moda di modelli per eleganti soprabiti in macrocain satin, velluto inglese, bengaline satin della ditta Alle seteria d’Italia 1926 - 1928 Due esempi della moda fine anni Venti in Italia. Negli anni Venti la donna si trasforma: gonna a “canna di fucile” dalla forma tubolare, busto androgino, fasce che appiattiscono il seno, vita abbassata all’altezza dei fianchi, tutto per adeguarsi alla moda dominante. Nel 1925 spopola la gonna “corta”. Ecclesiastici in subbuglio. Nascono addirittura leggi che proibiscono alle donne di indossarla. Ma tali provvedimenti non bastano a frenare l’impulso femminile: è nato un nuovo tipo di donna. Il nuovo ideale erotico è androgino e le ragazze cercano di assomigliare a fanciulli adolescenti. Non si mettono più in mostra le curve e si tagliano i capelli alla “maschietta” o a caschetto con la frangia. Per dare risalto alla nuova intrigante femminilità si adotta il rossetto rosso e si definiscono le linee del viso. Negli anni Venti, gli occhi sono il fulcro della persona, essi vengono sottolineati da una pesante linea scura, le sopracciglia sono nascoste da fasce colorate o da cappelli a cloche: è lo stile charleston. E’ una donna che, finita la guerra, decide di guardare al futuro e divertirsi. Durante il fascismo, la produzione parigina è superiore della nostra ma i materiali dei tessuti sono quasi sempre italiani. Nel 1930 a Torino nasce un’associazione: l’ “Ente nazionale della moda”. Si compra solo quello che è italiano. Le signore vanno a Torino per rifarsi il guardaroba. Ma il confronto con Parigi non è ancora vinto Durante gli anni trenta cambia la tendenza: dagli abiti a camicia si tornerà a sottolineare le forme del corpo: seno, vita e fianchi. E’ passata la moda della donna bambinamaschietto. Entra in scena la raffinatezza. Gli abiti vengono tagliati di sbieco per creare effetti di leggerezza e voluttuosità. I tessuti sono morbidi e cedevoli. La parte superiore dell’abito ritorna stretta e aderente con ampie scollature. Sono anni limitati perché nel ’38 si ricomincia a parlare di guerra, con la quale chiuderanno molte delle più rinomate sartorie parigine. L’uomo rimane elegante e classico. Fig. 15: Moda uomo e donna per la collezione primavera – estate per l’anno 1933.