il nostro tempo Domenica 3 Ottobre 2004 n. 35 MILANO ATTUALITÀ 3 Potrebbe essere proprio quello a pedali il mezzo migliore per muoversi in città: comodo, economico, silenzioso e soprattutto ecologico. Ma se i ciclisti sono in aumento, continuano a mancare le piste ciclabili e i parcheggi riservati QUESTIONI Milano non ama le bici CRISTINA CONTI LUNO STUDIO DELLA FIABL bitano. Coordinate con altre misure, come l’efficienza del trasporto pubblico, vanno incentivate politiche urbanistiche, ambientali e di mobilità capaci di creare condizioni favorevoli e sicure all’uso quotidiano della bicicletta. E per migliorare la situazione le soluzioni non mancano. Recupero di tratti dimessi di linee ferroviarie, trasporto delle bici sui mezzi pubblici per le lunghe tratte, promozioni e incentivi che coinvolgano aziende e scuole per usare la bicicletta nei tragitti quotidiani. Queste le possibili strategie per diminuire i costi, rendere la mobilità cittadina più accessibile e garantire un’aria più respirabile. «Nelle nostre città, infatti, ci sono ancora condizioni troppo sfavorevoli all’uso quotidiano della bicicletta: traffico veloce, rumoroso e pericoloso, assenza di una viabilità riservata, difficoltà di trasporto delle bici sui mezzi pubblici o sui treni, pochi parcheggi e poca sicurezza. Condizioni che sicuramente scoraggiano i cittadini all’uso delle due ruote», ha proseguito la Crisigiovanni. Trentamila in sella nella cerchia dei bastioni Comoda, economica, silenziosa e soprattutto ecologica. È la bicicletta il mezzo di trasporto ideale per chi vuole spostarsi in città. Ma sono pochi i milanesi che fanno questa scelta al posto dell’automobile e le conseguenze si sentono nell’aria e nel traffico. Da un bilancio dell’Agenzia europea per l’Ambiente, risulta che le emissioni di CO2, responsabili dell’effetto serra sono aumentate del 15 per cento tra il 1990 e il 1998 soprattutto per il traffico su strada. E dopo l’alta partecipazione dei cittadini a Bicifestival, la manifestazione dedicata alla bicicletta che si è svolta due settimane fa a Milano, questo agile mezzo è al centro dell’attenzione nel dibattito sulla mobilità sostenibile. Secondo un’indagine dell’Associazione Altroconsumo, gli aspetti più utili di questo mezzo sono il risparmio (niente benzina, parcheggi, manutenzione), la buona salute (30 minuti di attività fisica al giorno, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità bastano a mantenere una buona forma fisica), una città più pulita e vivibile. «In Europa il 50 per cento degli spostamenti è inferiore ai 5 chilometri, distanza che copre in 15-20 minuti di pedalata tranquilla e che, nelle nostre città, collega punti strategici, come municipio, stazioni, scuole, negozi», dice Luisa Crisigiovanni, di Altroconsumo. Eppure le due ruote vengono usate solo nel 5 per cento degli spostamenti. «Sarebbe realistico alzare questa percentuale al 15-17 per cento e già si percepirebbero i vantaggi per singoli e collettività», aggiunge. Ma nel capoluogo lombardo già negli ultimi anni un incremento c’è stato. Dalla Cerchia dei Navigli ogni giorno entrano ed escono almeno 30 mila ciclisti, contro i 25.000 del 2003 e i 21.800 del 2002. Cresce anche il numero di chi usa le due ruote per andare al lavoro 10.651 nel 2004 contro gli 8.671 del 2003 e i 7.425 del 2002. Solo al Politecnico ogni giorno arrivano 1.000 studenti in bicicletta. Tasto dolente le piste ciclabili, che consentono ai cittadini di viaggiare sicuri nonostante il traffico. Attualmente a Milano ce ne sono 108, sparse per tutta la città: trenta preesistenti e 78 realizzate negli ultimi dieci anni. «Pur apprezzando le iniziative promosse e i miglioramenti apportati fino ad ora, chiediamo in particolare alle amministrazioni locali un maggior impegno nella promozione all’uso della bicicletta, includendo la mobilità ciclistica sia nelle politiche dei trasporti e dell’ambiente, sia in quelle della tutela della salute pubblica», dice la Crisigiovanni. «Chiediamo, inoltre, che vengano incentivati i progetti e le manifestazioni che sensibilizzino i cittadini a ridurre l’uso dell’automobile privilegiando la bicicletta». Siamo ancora lontani, infatti, dai 2000 km di piste su 100 città previsti dal Piano nazionale di sviluppo sostenibile del 1993. Le amministrazioni e i cittadini devono cambiare mentalità e favorire una mobilità più rispettosa dell’ambiente urbano e delle persone che lo a- SCUOLA Negli zainetti non solo libri, ma anche saponette e carta igienica INTERVISTA GIOVANNI GUZZI S Sempre più milanesi, per andare a scuola o al lavoro, si affidano alla bicicletta. Ma certo non hanno vita facile... (foto Guzzi) Come rendere la metropoli più vivibile secondo Ciclobby Le due ruote e la salute Macchine che ti tagliano la strada, possibilità di parcheggio scarse, piste ciclabili irraggiungibili. Andare in bicicletta a Milano è un’impresa davvero difficile. Eppure soltanto attraverso mezzi di trasporto alternativi all’auto è possibile migliorare la qualità dell’aria e della vita cittadina. Ma le soluzioni per rendere la città più vivibile potrebbero essere a portata di mano. Abbiamo chiesto a Eugenio Galli, presidente dell’associazione milanese Ciclobby, quali interventi possono essere davvero efficaci. I milanesi che si spostano in bici sono ancora troppo pochi. Come mai secondo lei? Milano è una città che non tiene conto della bicicletta come mezzo di trasporto. Quando si decide anche di usarla, perché mancano i soldi, si vuole dimagrire o fare una sana attività fisica, ma anche solo per risparmiare tempo, ci si trova di fronte a ostacoli insormontabili e talvolta anche a rischiare la vita. Quali sono i maggiori problemi? Innanzitutto mancano le piste ciclabili. Il Comune ha sottolineato nei giorni scorsi la presenza di 60-70 km di piste, ma si tratta di spezzoni, di moncherini, presenti in modo sporadico nelle vie cittadine, senza una precisa conformazione a rete: il percorso più lungo è quello che collega viale Caprilli al Parco Lambro. Spesso poi non ci sono condizioni di manutenzione Eugenio Galli: «È necessario limitare il traffico e la velocità delle auto» buone. Discontinuità, segnaletica sbagliata, strutture messe in maniera scorretta rendono difficile seguirle, se non addirittura impossibile. Ma bastano le piste ciclabili per girare sicuri in città o serve dell’altro? Si deve garantire alla bicicletta la circolabilità. La pista è l’estrema ratio per aiutare la sicurezza del ciclista. Sicuramente può avere un effetto positivo nella grandi arterie di scorrimento, come viale Forlanini o viale Enrico Fermi. Ma ci sono anche altri strumenti per dare sicurezza ai ciclisti. Risultati soddisfacenti si possono ottenere con le misure di moderazione del traffico, come il limite di velocità a 30 all’ora in alcune strade o le rotonde alla francese. Si tratta in questo caso di strumenti che permettono alle biciclette di convivere in sicurezza con gli altri mezzi di trasporto. Utili poi sono anche le zone a traffico limitato. A Milano, per esempio, si potrebbero usare i controviali per limitare la velocità delle auto a 30 chilometri orari, lasciando che le automobili percorrano i viali a una velocità superiore. Alcuni marciapiedi poi potrebbero essere adibiti a uso promiscuo. Certo solo quelli con particolari caratteristiche: una larghezza particolarmente ampia, la scarsa presenza di negozi e di ingressi nei palazzi, la superficie ben asfaltata.” E per quanto riguarda i parcheggi, com’è la situazione? Anche a questo proposito a detta dell’amministrazione comunale ce ne sono a volontà. Il problema è se per parcheggio si intende uno spiazzo con pali che permettano di legare la bicicletta o semplicemente delle strisce zebrate. Nel secondo caso infatti la bicicletta non può reggersi in piedi e mancano anche le condizioni minime per garantire la sicurezza contro il furto. Purtroppo però a Milano è proprio questa seconda accezione di parcheggio ad andare per la maggiore. Così ci troviamo ai semafori, ai pali della luce e ai cartelli della metropolitana centinaia di biciclette ammassate: uno spettacolo antiestetico per chi guarda e di sicura scomodità per i ciclisti che non sanno più dove parcheggiare. Una delle particolarità della bicicletta è infatti quella di garantire una vicinanza maggiore degli altri mezzi al luogo di destinazione, ma senza adeguati parcheggi questo [c.c.] non può avvenire. ETTEMBRE è un mese significativo per la bicicletta a Milano e non solo. Ogni anno, in concomitanza con il forte richiamo esercitato dal Salone del Ciclo che si svolge in Fiera, fioriscono numerose iniziative volte a suscitare l’attenzione degli enti pubblici e dei cittadini nei confronti dei vantaggi derivanti da un maggiore utilizzo della bicicletta non solo come mezzo di svago e sport ma anche come importante soluzione alternativa al mezzo privato per gli spostamenti quotidiani da casa a scuola, al lavoro o per le commissioni. I periodici sondaggi e gli studi condotti in primo luogo dalle associazioni che come la Fiab (Federazione italiana amici della bicicletta) da anni si battono con competenza su questo fronte, anche proponendo soluzioni concrete di immediata e poco costosa realizzazione, dimostrano che, nonostante le condizioni improbe, i milanesi che ogni giorno scelgono la bicicletta come mezzo di trasporto aumentano di anno in anno. Le ultime più recenti rilevazioni condotte da Ciclobby (l’associazione milanese aderente alla Fiab) nel 2004 parlano chiaro: quotidianamente, nell’intervallo orario 7.3019.30, i punti di controllo posizionati dai volontari Fiab sulla cerchia dei bastioni hanno registrato il passaggio di 30.000 ciclisti. Con un incremento di oltre il 17 % rispetto a rilevazioni analoghe del 2002. Per commentare questi dati abbiamo contattato il presidente Fiab Gigi Riccardi. «Fra le 7.30 e le 12.30, con l’intervallo di un’ora fra le 9,30 e le 10,30, quest’anno abbiamo contato 10.651 ciclisti», dice. «I valori più alti sono stati registrati fra le 8,45 e le 9,00 e nei 15’ immediatamente seguenti e precedenti. Questo significa che la bicicletta a Milano è usata soprattutto per gli spostamenti di lavoro». Quanto alle vie più utilizzate, «il valore ché sia verificato lo stato degli istituti cittadini. «Troppe elementari chiedono contributi non dovuti. Pochi giorni dopo l’inizio delle lezioni ci sono arrivate decine di telefonate da parte delle famiglie», spiega Marco Donzelli del Codacons. E a lamentarsi non sono solo i genitori degli alunni di prima, ma anche quelli delle classi superiori che negli anni precedenti non avevano avuto a che fare con questa insolita procedura. «Che nelle scuole manchino i laboratori informatici, che palestre e laboratori di lingue siano senza attrezzature, è già intollerabile. Ma costringere i bambini a portarsi da casa la carta igienica assume profili pe- gretaria regionale dell’Age (Associazione Genitori). Fondi di istituto, collette, feste e banchetti di torte. Tra genitori e insegnanti le idee si moltiplicano quando si tratta di raggranellare denaro. Tutti strumenti particolarmente efficaci e per questo sempre più spesso usati dagli istituti per autofinanziarsi. «Il contributo va concordato sempre con i genitori: bisogna spiegare i motivi del suo utilizzo e decidere con loro la modalità di riscossione», spiega Pierluigi Rocca vicepreside dell’istituto comprensivo di via Dolci. In alcune scuole poi ci sono i contributi fissi. Da venti a trenta euro a semestre. In via Foppette, per esempio, le famiglie Le elementari non hanno fondi e chiedono aiuto ai genitori. Una prassi che lascia perplessi nalmente rilevanti», spiega Donzelli. Ma c’è davvero una così grave mancanza di fondi nelle scuole elementari milanesi? «Nell’autonomia delle scuole ogni istituto può chiedere strumenti particolari finalizzati alla “vita” scolastica degli alunni. E ogni istituto deve affidarsi ai propri fondi per gestire attrezzature, progetti didattici e uscite. Se non riesce a farvi fronte allora c’è l’intervento dei genitori con modalità diverse a seconda delle esigenze», spiega Milena Saiani, se- pagano 30 euro a bambino in cui sono compresi i biglietti del tram per le uscite e i fogli, più dodici euro per le spese di segreteria, in cui rientrano le fotocopie, la stesura delle pagelle, le lettere per le comunicazioni ai genitori e il libretto su cui vengono annotate giustificazioni, permessi di uscita e voti. E gli autofinanziamenti, quando coinvolgono i genitori, portano anche buoni risultati. Alla elementare Cesari, durante la festa dello scorso anno, sono stati raccolti ben sette mila euro e il ricavato è stato speso per comprare tutto il necessario, comprese le forniture per il pronto soccorso, dato che il medico scolastico non c’è più. «Da quando manca il medico sono le insegnanti stesse che si occupano più alto in assoluto, ed anche come incremento rispetto agli anni precedenti, è stato registrato in corso Venezia. È evidente che, non potendo paracadutarvisi dal cielo, questi ciclisti arrivano da via Palestro e corso Buenos Aires». Emerge così l’urgenza della realizzazione di una pista adeguata proprio in corso Buenos Aires: i ciclisti, come chiunque si sposta per lavoro, scelgono il percorso più rapido indipendentemente dalle ostilità che devono affrontare per il traffico o lo stato del fondo stradale. «Lo dimostra il fatto che la pista realizzata sul parterre centrale del parallelo viale Morgagni non è percorsa da nessuno». I dati che Riccardi continua ad illustrarci confermano le precedenti considerazioni e permettono altre interessanti osservazioni, che peraltro il comune buon senso farebbe facilmente prevedere. «Un fortissimo passaggio è stato rilevato nella piccola via Beltrami (fra il Castello e Cairoli), il motivo è che da qui si accede all’area ciclopedonale che va da Cairoli a San Babila». In effetti un positivo esempio che bisognerebbe al più presto riproporre in molte altre zone di Milano. «Fra le più frequentate sono poi anche via Cesare Correnti, Foro Bonaparte e via Brera, nonostante fondi stradali in pietra e percorsi contromano». Queste documentate considerazioni, l’esperienza quotidiana ed il successo eccezionale delle importanti e benvenute iniziative culturali o pro- In alcune scuole le famiglie devono versare contributi fissi: da 20 a 30 euro a semestre Kit di sopravvivenza Carta igienica, dentifricio, saponette. Ma anche toner, fogli protocollo, fazzolettini di carta e un asciugamano per le mani. Sono solo alcuni dei componenti del “kit di sopravvivenza” che molti alunni delle elementari sono costretti a portarsi ogni giorno da casa insieme a libri e quaderni. A richiederlo sono gli stessi istituti che, per non dover rinunciare a progetti didattici e uscite, hanno bisogno del sostegno materiale o finanziario dei genitori. Una scelta dunque da parte di molti istituti che vede mettere in primo piano una migliore crescita culturale degli alunni rispetto alle loro esigenze primarie. Contro questa prassi, troppo spesso consolidata, il Codacons ha presentato un esposto alla Procura di Milano, per- Il presidente della Fiab Gigi Riccardi, a sinistra, con un amico ciclista delle piccole ferite e degli incidenti che si possono verificare durante l’ora di ginnastica o nella ricreazione. Non possiamo certo rinunciare anche alle forme basilari di pronto soccorso», dice Antonella Lo Campo, una mamma. Sapone e carta igienica arrivano rigorosamente da casa in molte scuole elementari della metropoli. «Proprio sulle cose di prima necessità si cerca la collaborazione dei genitori, perché hanno costi inferiori ad altre attrezzature di cui può farsi carico la stessa scuola e perché so- no alla portata di tutti e non richiedono particolari ricerche per acquistarli», commenta Paola Marzetti, insegnante elementare. Un problema che colpisce scuole pubbliche ma anche le private, dove i genitori devono già pagare una retta che non è sicuramente da poco e che, comunque, non è alla portata di tutte le tasche. «Si tratta di cose che dovrebbero essere pagate con i fondi del diritto allo studio. Ma molte volte questi non sono arrivati e i tagli sono pesanti: perciò l’autofinanziamento rimane l’unica soluzione», commenta Grazia De Gennaro, maestra elementare. E su questo tema dall’Associazione genitori viene una richiesta di distinzione tra le diverse fasce di reddito. «Se le persone non possono, nell’ambito dell’autonomia deve essere garantito che le scuole possano supplire con fondi propri», prosegue la Saiani. Su tutto una rassicurazione: le famiglie sono comunque sempre pronte a risolvere i problemi pratici e tutte le difficoltà che possono riguardare l’educazione dei ragazzi. «Se ci sono degli impedimenti economici siamo disponibili a dare una mano per uscirne, ma vogliamo essere coinvolti in tutti i progetti educativi che vengono delineati dalla scuola», con[c.c.] clude la Saiani. mozionali a favore della bicicletta (la pedalata per la città di due domeniche fa ha raccolto 12.000 partecipanti) si spera spingano il comune di Milano a dedicare alla bicicletta un’attenzione quotidiana fatta di semplici ma concreti interventi. Ad oggi, l’unica seria pista ciclabile che consente di attraversare Milano è quella che da via Caprilli (zona San Siro) raggiunge la pista lungo la Martesana. Ai Milanesi che vogliono sostituire l’auto con la bicicletta, come raccomandava anche la passata “Giornata europea senza auto”, non bastano i quattro giorni del “MilanoBiciFestival” e qualche spezzone di pista lungo poche centinaia di metri. Un buon esempio viene invece dalla Brianza. Nell’ambito del fitto calendario di iniziative “Lombardia in bici 2004” proposto dalla Regione Lombardia (anch’esso appena concluso), è stato presentato un progetto di rete ciclabile sovracomunale che, partito da 16 Comuni del Vimercatese-Trezzese, ha poco alla volta coinvolto i Comuni confinanti fino ad arrivare ai 25 attuali. La prima fase del progetto ha sistematizzato lo stato di fatto e definito la rete dei percorsi: esistenti, già in progetto o che sarebbe bene realizzare per consentire spostamenti sicuri a chi va in bicicletta. I tecnici dei singoli comuni hanno ora a disposizione anche informazioni utili alla progettazione esecutiva dei tratti di rispettiva competenza che andranno a realizzare seguendo criteri e logiche unitarie. CORSO Incontri «Oltre i confini» L’associazione “Città dell’Uomo” e il “Centro Sociale Ambrosiano” propongono un corso di formazione socio-politica dal titolo «Oltre i confini». Dieci incontri rivolti a giovani fino ai 30 anni, inseriti nelle comunità cristiane, che hanno sviluppato interesse verso la politica e l’animazione culturale del territorio. Il primo appuntamento è con la due giorni del 16 e 17 ottobre che si terrà all’eremo San Salvatore sopra Erba, con un incontro su «La persona e la comunità nel cambiamento: dalla morale personale alla nuova cittadinanza etica». Per iscrizioni, telefonare allo 02.79.91.39 oppure allo 02.86.46.09.74. Per ulteriori informazioni è possibile anche visitare il sito www.aeropago.it.