Appalti: Antonietta Nardin, di Cembra, replica a De Laurentis, presidente artigiani «Non siamo terrorizzati dalla Corte dei conti, facciamo di tutto per iì nostro territorio» Io, sindaca, do lavori al nostri. E non ho paura CEMBRA - Molti sindaci trentini hanno letto l'articolo di ieri: sugli artigiani che vogliono mettere in internet la lista nera dei Comuni che (come quello di Lasino attaccato frontalmente dal presidente De Laurentis) mettono a gara d'appalto (con sorteggio di 7 ditte tra le richiedenti, e massimo ribasso) anche cantieri sotto i 50mila euro, che potrebbero essere direttamente assegnati - senza rischiare incognite - a qualche ditta locale. Il pubblico amministratore che ha reagito più prontamente è la pimpante sindaca di Cembra Antonietta Nardin, area Upt (al centro, nella foto) che ha preso il telefono e ha chiamato l'Adige per spiegare che... Che non tutti i sindaci sono uguali, signora Nardin? «Al contrario! Che tutti siamo impegnati per sostenere le nostre economie locali». Secondo gli artigiani, con certe gare non necessarie, non sembrerebbe. «Sotto i 50mila euro si può fare affido diretto con trattativa privata e quando si può fare, lo facciamo, con le nostre ditte». A Lasino, per quel muro, non è accaduto. «Non vado a correggere i compiti in casa degli altri. Il collega avrà avuto le sue ragioni. Non lo giudico certo senza conoscere il contesto e i motivi». Ma lei che cosa fa, per i lavori sotto i 50mila euro? «Tutto quello che si può, per far lavorare le nostre aziende, lo facciamo. E non solo verso le ditte dell'edilizia, ma anche per i piccoli lavori forestali, e gli incarichi ai professionisti, e le forniture che raccomando sempre - ai miei collaboratori - di chiedere a negozi locali, nei limiti del possibile». Insomma, lei sul fronte dei lavori pubblici commissionati, di fronte agli artigiani cembrani si può _jnettereJa_mano sul cuore? «Certo. Ma attenzione, non basta puntare sui cantieri pubblici. Va stimolata anche l'edilizia privata. Che è quel che facciamo, tra modifica del prg, nuove lottizzazioni, baite in montagna». Insomma, a sentir lei, le lamentele artigiane sono destituite di fondamento. «Io credo di poter parlare per un Comune piccolo (circa 2mila abitanti), ma neppure tanto su scala trentina. E credo di poter parlare anche in nome degli altri pubblici amministratori: noi i nostri artigiani li conosciamo, li incontriamo per strada o al bar, sappiamo le loro difficoltà e - nei limiti delle norme - facciamo il possibile per rispondere alla loro fame di lavoro». Ma è vero o no che siete paralizzati dalla paura della Corte dei conti, e per questo vi lavate le mani con gli appalti e i sorteggi anche per importi insignificanti? «È una sciocchezza. Io non ho paura della Corte dei conti perché rispetto le regole, così come non temo i carabinieri perché circolo con la patente e il libretto apposto». E non è vero neppure che obbedite a Provincia e Consorzio che vi impongono le gare sempre e comunque? «Consorzio Comuni e Pat ci danno utili consigli, ma poi siamo noi amministratori, che decidiamo. Con la nostra testa e ascoltando i nostri tecnici, senza diktat. Ma il problema non è questo». E qual è allora, secondo lei, sindaca Nardin? «Il problema è che il Trentino faticherà ad uscire dalla crisi se si continua nella logica della contrapposizione: artigiani da una parte, amministratori pubblici dall'altra, Corte dei conti da un'altra ancora. Io sono convinta che queste polemiche incrociate servano a poco e non ci facciano risolvere i problemi di tutti». pgh