"Chicchi di Felicitá" Newsletter di Amici dei Bambini Cambogia Aprile- Giugno 2010 – N.2 Introduzione Cari sostenitori, eccoci, a stagione delle piogge inoltrata, all’appuntamento trimestrale della newsletter di Amici dei Bambini. Questa volta siamo, infatti, un po’ in ritardo nell’aggiornarvi sulle sfide sempre nuove che ci vedono coinvolti. La scusante é che questi ultimi mesi sono stati densi di avvenimenti e di novitá. Innanzitutto, abbiamo salutato con grande dispiacere il volontario espatriato Bruno Gavioli, che per 2 anni è stato il coordinatore di Ai.Bi. Cambogia. Abbiamo, poi, accolto tra di noi un altro italiano, Giuseppe Bottiglieri, nel ruolo di Project Manager. Ed infine, il nostro operatore SAD ci ha lasciati e, dopo lunghe ricerche, é stato sostituito dalla signorina Kunkoet, una donna forte e tenace, ma di grande sensibilitá e cuore. Oltre a tutti questi cambiamenti nelle risorse umane, con l’avvio di 2 nuovi interventi, Ai.Bi. Cambogia attualmente ha attivi 6 progetti a favore dell’infanzia a rischio. Grazie al personale serio e motivato, è riuscita a consolidare gli interventi che aveva sul territorio e ad avviarne di nuovi sempre piú vicini al contesto e rispondenti ai bisogni locali. La lotta di Ai.Bi. in Cambogia si focalizza sulla prevenzione e sull’accompagnamento all’abbandono, sia dal punto di vista legale che da quello sociale. Ed ecco cosí che nascono 2 nuovi progetti: il progetto finanziato dall’autoritá centrale italiana per le adozioni internazionali, in collaborazione con il Ministero degli Affari Sociali cambogiano, che si colloca all’interno dell’implementazione della nuova legge per le adozioni internazionali, attesa per 7 anni e approvata a dicembre 2009, e il progetto “Semi di cambiamento” per l’inclusione sociale dei care-leavers , finanziato dalla Regione Lombardia. Sperando di avervi incuriositi, vi lasciamo ai racconti e alle immagini. Buona lettura. SOMMARIO 1. Che cosa voglio fare da grande? 2. Un cambiamento possibile 3. Li abbiamo visti nascere...aiutiamoli a crescere: un nuovo progetto 1. Che cosa voglio fare da grande? È un’afosa domenica di maggio e mi trovo all’aeroporto con il nostro autista, il delizioso signor Kem, sempre molto premuroso e attento ai bisogni di tutti noi. Sono venuta a prendere Francesca Giordano, una delle 3 formatrici del progetto “Semi di cambiamento” che verranno questo mese in Cambogia per tenere un corso rivolto agli operatori che lavorano con i care leavers nell’Istituto del Kieng Kleang. Non mi sono portata nessuna scritta da sventolare tra la folla, convinta che un italiano si riconosce sempre all’estero. Ed invece non sono io a riconoscerla, ma il nostro autista che la vede da lontano e afferma sicurissimo: “È lei”. E infatti non si sbaglia. Francesca sta facendo il dottorato in psicologia a La Cattolica di Milano ed è specializzata in traumi infantili. Si fermerá con noi quasi 3 settimane, avendo cosí modo di entrare un po’ nella realtá locale prima di sviluppare la sua parte di formazione, incentrata sulle emozioni, le sensazioni e i talenti dei care leavers per orientarli verso una scelta consapevole del proprio futuro. Il progetto, finanziato dalla Regione Lombardia, ha come obiettivo, infatti, l’inclusione sociale dei giovani che stanno per lasciare l’Istituto, nel quale, in molti casi, hanno passato la maggior parte della loro esistenza. Tramite una formazione per gli operatori sociali che lavorano a stretto contatto con questi giovani, il progetto mira a formare un’equipe multidisciplinare in grado di ascoltarli, capire i loro sentimenti e conoscere i loro desideri per poi orientarli verso il futuro, verso quella che potrebbe essere la scelta migliore per loro, sia per quanto riguarda lo studio che il lavoro. L’equipe è costituita nel suo nucleo principale da 2 assistenti sociali, da una psicologa e da un consulente per l’orientamento lavorativo, ma anche di tutte quelle persone che fanno parte della realtá quotidiana dei ragazzi: il direttore dell’Istitituto, le care-givers, un rappresentante del Children Welfare Department in quanto tutore istituzionale ed il personale di Ai.Bi. Il progetto presenta 2 componenti: la parte formativa e quella pratica. Nel lavoro sul campo, che durerà 6 mesi, l’equipe, si occuperá di preparare i ragazzi all’uscita dall’istituto, tramite colloqui con loro per capire la loro personalità, le loro passioni, i loro talenti ed aiutarli, cosí, a realizzare i loro sogni. E in questo non viene tralasciata la parte puramente pratica, come preparare tutti i documenti che verranno richiesti al ragazzo per poter accedere all’ Universitá o quando fará domanda per un lavoro: carta d’identitá (che non tutti hanno da queste parti), curriculum vitae, libretto del lavoro... Ecco che il 9 di Maggio arriva Monica Tomassoni, psicologa di Ai.Bi., e la formazione puó iniziare. Monica, come uno scultore di talento, modella ogni giornata di lezione sul livello e sulle aspettative dei partecipanti, ma soprattutto su quelle che sono le problematiche locali. Questa parte di formazione vuole far capire agli operatori come il dramma dell’abbandono possa avere forti ripercussioni sul ragazzo e che, spesso, con un comportamento al di fuori della logica comune, il ragazzo vuole solo attirare l’attenzione, comunicare il proprio malessere ed essere ascoltato. Grazie a giochi di ruolo, casi reali ed esercitazioni, la teoria comincia a prendere forma e i concetti si imprimono indelebili nella mente dei partecipanti. Con il modulo successivo, quello di Francesca, gli operatori vengono guidati nelle attivitá con i ragazzi. Ed imparano insieme. Tramite il disegno e la fotografia, gli operatori e i care leavers si incontrano a metá strada di un percorso che li porterá a fidarsi reciprocamente e a prendere coscienza della propria personalitá, delle proprie emozioni, dei propri talenti e di quelli degli altri. Tante le attivitá previste: rappresentare me stesso tramite un simbolo, le statue delle emozioni, la mano dei talenti, il ritratto di uno stato d’animo, la foto delle mani che evocano un’azione, cosa voglio diventare da grande... Nelle diverse attività i ragazzi, gli operatori, le care givers, il direttore si mettono in gioco e viene in superficie la difficoltá di esprimere le proprie emozioni e raccontarsi...In un paese in cui il ricordo del passato è ancora presente, in cui i traumi della guerra non sono ancora stati superati, le emozioni fanno fatica a venire fuori, le persone non hanno l’abitudine di esprimere le proprie idee, i propri pensieri, e quando lo fanno, lo fanno a voce bassa, quasi per paura di essere sentiti…Emblematico il gioco delle statue, in cui gioia, dolore, rabbia, timidezza hanno tutte lo stesso volto.... Alla fine di questo lungo e sorprendente cammino percorso insieme a noi di Ai.Bi., agli operatori, ai ragazzi e agli stessi formatori, si apre una porta con un buco della serratura attraverso il quale i care leavers vedranno il loro futuro, quello che é il loro sogno, quello che vogliono fare da grandi e che noi cercheremo di far realizzare... Sorprendentemente durante tutta la formazione le due vivacissime gemelle, Channy e Channa, che per un trauma subito da piccole non parlano, non si sono mosse. Sentendosi protette e in un’atmosfera famigliare, sedute al centro della sala e quindi al centro dell’attenzione generale, hanno disegnato tutto il tempo, facendo dimenticare a tutti la loro iperattivitá. Ed era un piacere osservare i loro volti fiduciosi e sereni. La formazione continuerà con il modulo di Giulia Perego della comunità San Martino di Milano sulle Life Skills e si concluderà con quello del “Social Service Cambodia”, una ONG locale, specializzata nella formazione di social workers. Ma, nel frattempo, l’equipe ha già cominciato il lavoro sul campo con delle attività di animazione e dei colloqui con i ragazzi per cominciare a conoscerli, ad instaurare con loro un rapporto di complicità. 2. Un cambiamento possibile A dicembre 2009, dopo 7 anni di attesa, è stata approvata la nuova legge per le Adozioni Internazionali che, anche se non è automatico che quello che sia scritto sulla carta venga applicato alla realtà, mostra, tuttavia, una chiara volontà di cambiamento. Finalmente ci sarà un’autorità centrale a gestire le Adozioni Internazionali, delle procedure precise da seguire e un sistema strutturato di protezione all’infanzia e forse, un giorno, l’anarchia del passato sarà solo un lontano ricordo. Intanto il governo cambogiano si è preso un anno di tempo per l’implementazione della nuova legge. In questo frangente molti Stati, tra cui l’Italia, si sono offerti di mostrare la loro solidarietà alla Cambogia e dare il loro contributo alla diffusione dei contenuti della nuova legge e alla sua implementazione. Qui si colloca il progetto finanziato dall’Autorità centrale italiana per le Adozioni Internazionali, in collaborazione con il Ministero cambogiano degli Affari Sociali. Il progetto si articola in 2 interventi, uno di capacity building, che vede Ai.Bi. come capofila nell’organizzazione e realizzazione di una formazione sui contenuti della legge per 50 attori del sistema di protezione all’infanzia, mentre il secondo, di cui il CIFA è il coordinatore, prevede una campagna di sensibilizzazione sui diritti del bambino nelle zone rurali. A marzo si è svolta la formazione che ha visto coinvolti alcuni rappresentanti del dipartimento centrale del Ministero degli Affari Sociali, 15 rappresentanti dei dipartimenti provinciali, i Direttori di 10 istituti statali, 10 social workers professionisti ed alcuni rappresentanti del Commune Council on Women and Children. La formazione, della durata di 3 settimane, si è articolata in diversi moduli incentrati sulla legislazione internazionale e nazionale sulla protezione all’infanzia, i diritti del bambino, l’approccio con il bambino, l’alternative care e, infine, l’adozione internazionale come ultima risorsa possibile. Numerosi i formatori intervenuti: la dottoressa Claudia Mazzucato dell’Università La Cattolica di Milano, il dottor Keo Sokea dell’UNICEF, il dottor Poul Em di PSA, il dottor Vith Kimly di TPO, la dottoressa Emmanuelle Werner Gillioz di Friends International e, infine, il Direttore del Children Welfare Department, il signor Oum Sophanara. La formazione, prima nel suo genere in Cambogia per la ricchezza di temi trattati, l’eterogeneitá dell’uditorio e l’impegno richiesto ai partecipanti (21 giorni di presenza fulltime) si è rivelato un vero successo: rare le assenze e una partecipazione molto attiva. Merito della professionalitá dei formatori che hanno saputo tenere vivo l’interesse e la motivazione e, naturalmente, di tutto il personale delle varie ONG coinvolte nel progetto, in primis quello di Ai.Bi. Cambogia, ente capofila, ma anche quello di CIAI e NAAA. All’inaugurazione erano presenti, in missione speciale dall’Italia, la dottoressa Valentina Ortino e la dottoressa Antonia Mei, Amministratore Delegato della Commissione italiana per le Adozioni Internazionali e alcuni rappresentanti italiani delle ONG che fanno parte del progetto: il dottor Alberto Pazzi per Ai.Bi., la dottoressa Milena Santerini per Sant’ Egidio e il dottor Marco Scarpati per il CIFA. Conclusa la formazione, ha avuto inizio il lavoro sul campo. Per 6 mesi, in ognuno dei 10 Istituti statali selezionati, un’equipe multidisciplinare, composta da un rappresentante del dipartimento provinciale degli Affari Sociali, di un social worker professionista e del personale dell’Istituto lavorerà in stretto contatto con i bambini. I compiti dell’equipe saranno quelli di dare assistenza psicologica ai bambini e alle famiglie in situazione di vulnerabilità, verificare lo stato d’abbandono dei bambini presenti negli Istituti, elaborare dei dossiers precisi e completi, sensibilizzare la comunitá sui diritti dei bambini. Anche il secondo intervento, implementato da CIFA e Sant’Egidio ha visto il suo inzio con la cerimonia di apertura, svoltasi il 22 di Marzo nel villaggio di Preklive nella provincia di Kompong Cham, dove è stato girato uno spot video per la promozione dei diritti dei minori. 3. Li abbiamo visti nascere...aiutiamoli a crescere La cittadina di Takeo è situata a circa un’ora e trenta dalla capitale cambogiana e si articola su 2 grandi arterie al cui centro sono collocati l’ospedale, il Municipio e l’orfanotrofio. Siamo nel pieno della stagione delle piogge e la cittadina é stretta dalla morsa opprimente del caldo misto all’umidità. L’obiettivo della nuova progettualità che ci ha spinto oggi da queste parti è quella di sostenere anche dopo il parto le donne che abbiamo seguito durante tutta la gravidanza grazie alla team di medici e psicologi del nostro centro. Tra tutte le donne che hanno usufrito dei servizi del nostro consultorio durante il 2009 e il 2010, sono 70 quelle che hanno da poco partorito. Tra queste, aiutati dal CDMD (ONG locale con cui collaboriamo), ne abbiamo scelte una trentina. Per combattere la grande diffusione della malnutrizione nelle zone rurali causato da un insufficiente apporto di sostanze nutritive dovuto a una dieta a base di riso brillato, l’intervento prevede il supporto alle famiglie piú vulnerabili tramite delle ceste di beni primari, alla cura di un bambino nei suoi primi mesi di vita e dei cicli di formazioni sull’igiene, sulla nutrizione e sulle malattie piú comuni. Un’idea che naturalmente si colloca tra le iniziative di prevenzione all’abbandono. La prima famiglia che abbiamo visitato vive in un villaggio sperduto nella vegetazione, dove, nonostante la relativa vicinanza dal centro di Takeo, l’ignoranza regna sovrana. Al nostro arrivo sul posto, ci accolgono moltissimi bambini, tutti in etá scolare, ma quando chiediamo loro “Haet-ey tngay nih neak ot teow salarien?” che significa “Perchè non sei andato a scuola oggi?”, i bambini sorridono e alzano le spalle. Molte delle persone che incontriamo nella nostra visita sono analfabete. Alla mancanza di istruzione spesso si aggiunge la credenza nei rimedi tradizionali. La prima mamma della nostra lista ci dice che, dopo essere stata assistita dalla psicologa e dal dottore del nostro centro, nel momento in cui la piccola Chantea stava per nascere, ha preferito non andare in ospedale, ma partorire a casa, aiutata dalla guaritrice tradizionale. Fortunatamente il parto è andato bene e la piccola ha potuto fare il suo ingresso nel mondo... La mamma sembra una donna molto fragile, timida, riservata, che risponde alle nostre domande con un filo di voce appena percettibile. Nonostante il viso segnato da una vita difficile, si vede che é ancora molto giovane. Ci dice, in seguito, di avere 25 anni. Era orfana e ha dovuto imparare presto a cavarsela da sola. A 15 anni vendeva palloni in un negozio alla periferia di Phnom Penh. Ed è stato lì che ha incontrato il compagno con cui vive da 10 anni. Lei si occupa dei bambini, mentre il compagno si dedica alla pesca. Nella stagione secca, lui lavora come bracciante agricolo. Con un filo sempre piú basso di voce, ci dice che quando la pesca non è fruttuosa, l’insoddisfazione spinge il compagno a bere e, talvolta, quando rientra a casa, è violento con la famiglia. Non possiedono nulla. Vivono su una piattaforma costruita con canne di bambú e riparata da un tetto di lamiera, adiacente alla casa della nonna. Chantea, nonostante una forte tosse e la febbre che ha al momento, sembra una bambina sana. Non si puó dire lo stesso del fratello, di 3 anni, che ha un ventre enorme, i capelli biondi dalla mancanza di vitamine e gli occhi incavati. Raccogliamo tutte le informazioni e poi portiamo i 2 bambini a fare un controllo medico nel vicino ospedale di Takeo dove c’è un attrezzato reparto pediatrico. Dopo un’attesa di 3 ore, finalmente i medici si decidono a visitare i 2 piccoli. Dalla visita risulta che hanno solo una forte bronchite e vengono prescritti loro degli antibiotici. Continuiamo gli incontri con le famiglie per tutto il resto della giornata. Quando il sole comincia a calare e ci incamminiamo sulla strada del ritorno, abbiamo una fotografia abbastanza chiara del contesto in cui svilupperemo questo nuovo progetto e molte nuove idee... Vi salutiamo. Lo staff di Amici dei Bambini in Cambogia