Storia del Pensiero Economico Esplicazione F.F.V. Esplicazione liberamente tratta da “A. Roncaglia, La ricchezza delle idee. Storia del pensiero economico, Roma-Bari, Laterza, 2001” L’acquisto di questo lavoro è subordinato al manuale dal quale è tratto. Leggi gli altri termini e condizioni su www.appuntiluiss.it Storia del Pensiero Economico AppuntiLuss – F.F.V. Non ci trovi in copisteria, ma solo su www.appuntiluiss.it ! 1 Storia del Pensiero Economico AppuntiLuss – F.F.V. Sommario Chi siamo ........................................................................................................................... 4 CAPITOLO 1: LE ORIGINI PIÙ ANTICHE ............................................................................... 6 CAPITOLO 2: TRA IL MERCANTILISMO E LA FISIOCRAZIA .................................................. 11 CAPITOLO 3: DAL TABLEAU ECONOMIQUE AD ADAM SMITH........................................... 17 CAPITOLO 4: ADAM SMITH .............................................................................................. 21 CAPITOLO 5: RIVOLUZIONARI, CONSERVATORI E RIFORMISTI. ALLE ORIGINI DELLA DIFFERENZA ..................................................................................................................... 25 CAPITOLO 6: DAVID RICARDO E GLI ECONOMISTI RICARDIANI ......................................... 28 CAPITOLO 7: KARL MARX ................................................................................................. 35 CAPITOLO 8: LA RIVOLUZIONE MARGINALISTA (prima parte) .......................................... 41 CAPITOLO 9: RIVOLUZIONE MARGINALISTA/EQUILIBRIO ECONOMICO GENERALE (seconda parte) .............................................................................................................................. 48 CAPITOLO 10: LA RIVOLUZIONE MARGINALISTA/ALFRED MARSHALL (terza parte) .......... 54 CAPITOLO 11: JOHN MAYNARD KEYNES........................................................................... 60 CAPITOLO 12: JOSEPH ALOIS SCHUMPETER ..................................................................... 64 CAPITOLO 13: PIERO SRAFFA ........................................................................................... 67 CAPITOLO 14: LE POSIZIONI CONTEMPORANEE ............................................................... 70 Non ci trovi in copisteria, ma solo su www.appuntiluiss.it ! 2 Storia del Pensiero Economico AppuntiLuss – F.F.V. Non ci trovi in copisteria, ma solo su www.appuntiluiss.it ! 3 Storia del Pensiero Economico AppuntiLuss – F.F.V. Premessa Chi siamo Appunti Luiss è un progetto nato per rendere meno difficoltosa e più soddisfacente la vita universitaria. Questo è stato possibile perché il team di appunti Luiss ha fatto una scoperta tanto banale quanto geniale: la collaborazione tra studenti tramite la condivisione di esperienze universitarie facilita il superamento degli esami. Tale collaborazione e condivisione, molto spesso, si concretizza nella produzione, anche involontaria, di lavori come appunti, compendi o esplicazioni. Ora, dato che la diffusione di questo tipo di lavori aiuta lo studio e il superamento degli esami, il favorire tale diffusione è il primo obbiettivo che Appunti Luiss si propone. Il secondo obbiettivo che ci proponiamo è quello di valorizzare questo tipo di lavori. Tale valorizzazione, per natura, produce un doppio effetto: favorisce la diffusione, incentivando gli studenti a produrne sempre di più, e costituisce la giusta ricompensa per gli studenti che li hanno prodotti agevolando anche il sostentamento dello studente stesso. Insomma, quello che Appunti Luiss vuole fare è aiutare gli studenti e premiare coloro che hanno reso questo possibile. Appunti Luiss Team Non ci trovi in copisteria, ma solo su www.appuntiluiss.it ! 4 Storia del Pensiero Economico AppuntiLuss – F.F.V. Non ci trovi in copisteria, ma solo su www.appuntiluiss.it ! 5 Storia del Pensiero Economico AppuntiLuss – F.F.V. STORIA DEL PENSIERO ECONOMICO CAPITOLO 1: LE ORIGINI PIÙ ANTICHE Considerazioni di carattere economico si rinvengono nelle opere più antiche della storia del’uomo convenzionalmente si ritiene che l’economia come disciplina autonoma sia nata intorno all’Ottocento. Quando si parla di contributi di autori storicamente lontani occorre essere principalmente consapevoli di due cose: In passato ogni questione legata all’economia era trattata come problema etico. La vita nelle comunità antiche era estremamente precaria e ciò imprimeva un andamento “singolare” alla organizzazione economica. Si può sicuramente affermare che l’ampia commistione tra scienza economica e dottrina morale sia il tratto che più marcatamente distanzia l’economia antica da quella insegnata nelle università. In taluni autori, tale problema era stato però abilmente superato. Il riferimento è ad Aristotele che faceva coincidere il buono con il conforme a natura. Il mondo greco contribuisce alla scienza economica in vari modi, a cominciare dalla stessa parola economia che deriva dai termini oikos (casa) e nomos (legge). L’economia, dunque, originariamente viene concepita come nel senso di amministrazione degli affari e dei beni di famiglia. Platone ed Aristotele statuiscono i cardini del pensiero economico nel mondo greco. Platone assegna l’attività economica alle classi inferiori. La divaricazione più forte nelle trattazioni dei due filosofi riguarda il tema della proprietà privata: per Platone, che delinea l’utopia di una società completamente collettivista, sarebbe da abolire; per Aristotele è invece necessaria per la natura umana che trascura le cose che appartengono a tutti. Una sostanziale convergenza tra gli autori si riscontra in merito alla divisione del lavoro che per entrambi discende da diversità intrinseche della natura degli uomini. Aristotele, affrontando il problema della giustizia, introduce una differenza fondamentale per la teoria del valore e dello scambio, ossia la differenza tra valore d’uso e valore di scambio. Aristotele non fa coincidere la giustizia distributiva con l’eguaglianza assoluta e Non ci trovi in copisteria, ma solo su www.appuntiluiss.it ! 6 Storia del Pensiero Economico AppuntiLuss – F.F.V. intende per giustizia distributiva un concetto relativo che si trasforma rispetto alle diverse costituzioni politiche. Ben più interessante è il contributo rispetto alla giustizia commutativa. In uno scambio egli identifica due valori da attribuire alla merce soggetta a compravendita: quello intrinseco derivante dal consumo (valore d’uso) e quello che si concretizza nello scambio (valore di scambio), quest’ultimo deve rendere uguale il sacrificio dell’alienante alla sua ricompensa nell’ottenimento della giusta quantità di moneta che gli consentirà di acquistare un’altra merce parimenti utile o desiderata. Infine, Aristotele accenna anche al fatto che le merci sono frutto del lavoro umano. Il filone della Patristica raccoglie i contributi del pensiero degli autori cristiani, successivamente i teologi e filosofi si riunirono in scuole che nel loro insieme diedero vita alla Scolastica. La Patristica non si esprime attraverso una formulazione analitica compiuta e coerente, la numerosità degli autori e la clandestinità che contraddistinse le prime fasi del Cristianesimo giustificano tagli ed omissioni anche radicali nella individuazione della corrente. In generale i padri della Chiesta Cattolica si mantengono estranei alle questioni del mondo, tuttavia esprimono pareri sufficientemente omogenei su alcune questioni di fondo. La proprietà privata è giustificata in quanto limite alla cupidigia umana. Parimenti equanime è il loro atteggiamento rispetto all’elemosina. Nei confronti della schiavitù vi è una certa tolleranza. La differenza più rimarchevole rispetto alla posizione aristotelica riguarda il diniego di una differenza intrinseca tra gli uomini. Rispetto al commercio vi è una posizione guardinga ma, pur disprezzando il lusso, i padri non condannano le attività commerciali quando condotte con un comportamento corretto dal punto di vista etico. Anche nella Scolastica fu mantenuto un atteggiamento normativo rispetto alle questioni della economia. Un tema centrale del periodo che determinò ampi strascichi di natura non solo ideologica è quello dell’usura. L’autore di riferimento in questo caso è Tommaso d’Aquino. Il linea di principio condannò l’usura. Su questo punto l’accordo tra il dettato evangelico e il pensiero aristotelico è perfetto (“prestate senza sperarne nulla”); quest’ultimo infatti considerava la moneta sterile, ossia inadatta a produrre altre monete. Non si arriva però ad una regola generale di condanna o di giustifica dell’usura. La posizione più chiara al riguardo è espressa alla fine del Non ci trovi in copisteria, ma solo su www.appuntiluiss.it ! 7 Storia del Pensiero Economico AppuntiLuss – F.F.V. Medioevo da sant’Antonino da Firenze, il quale distingue tra denaro e capitale, attribuendo soltanto al primo termine la prerogativa di sterilità. Un’interessante distinzione, legata allo scopo del prestito, viene introdotta da Calvino. Per il religioso non devono sorgere divieti per i prestiti commerciali con tassi di interesse moderati, mentre sono decisamente da esecrare i crediti al consumo che, nell’epoca, sfruttavano la condizione di debolezza e di bisogno del debitore. Rispetto alla teoria del valore, nell’ambito di questo movimento si scorgono entrambe le posizioni che successivamente divisero gli economisti. Taluni autori infatti attribuirono ad ogni merce un valore oggettivo che esula dal desiderio o dall’utilità del compratore. In generale l’idea del valore di una merce basata sul costo di produzione deriva da questa stessa visione. Altri autori della Scolastica seguirono un approccio di tipo soggettivistico. Tra loro sicuramente Pietro di Giovanni Olivi che definì tre parametri concorrenti ad identificare il prezzo di una merce. Di questi soltanto il primo è oggettivo, la virtuositas, e quantifica la capacità effettiva di una merce di soddisfare il bisogno; gli altri due sono soggettivi e dipendono dal desiderio del compratore e sono la raritas (scarsità) e la complacibilitas (rispondenza alle preferenze degli utilizzatori). In generale la maggior parte degli Scolastici si limitò a distinguere, nell’ambito dei contratti, quali fossero quelli illeciti da un punto di vista morale. L’emergere del pensiero bullionista, che poi evolse in quello mercantilista, si ebbe in concomitanza con la costituzione degli Stati nazionali, caratterizzati essenzialmente da elementi quali: 1. Amministrazione accentrata; 2. Esercito permanente; 3. Sistema fiscale che sostenga le ingenti spese delle politiche espansionistiche. Bullionisti furono principalmente i consiglieri dei principi; essi si preoccuparono di mantenere forte il potere centrale e considerarono come elemento determinante della ricchezza e della prosperità dello Stato la consistenza degli stock di moneta che doveva essere in grado di sorreggere il potere militare della Nazione. Aspramente criticati dagli immediati successori per la superficialità dell’analisi, vennero parzialmente riabilitati in Non ci trovi in copisteria, ma solo su www.appuntiluiss.it ! 8 Storia del Pensiero Economico AppuntiLuss – F.F.V. epoche recenti in base alla considerazione che essi vissero in periodi troppo oscuri per consentire un calcolo della produzione nazionale. Inoltre i bullionisti ebbero l’indubbio merito di aver contribuito a separare i problemi economici da quelli etici; in pratica un processo di laicizzazione dell’economia. Identica sorte di giudizi controversi toccò al mercantilismo. Sorse in una epoca ancora precoce di costituzione dello Stato e pertanto i suoi esponenti si preoccuparono di difendere gli interessi nazionali caldeggiando per l’adozione di misure fortemente protezionistiche che si spinsero ad impedire la fuoriuscita di lavoratori dal Paese. Le Nazioni dovevano costruire istituzioni politiche ed economiche adeguate, un sistema fiscale equo e certo, un catasto che garantisse la proprietà privata ed un sistema bancario in grado di sostenere il commercio. Il passaggio al mercantilismo avvenne essenzialmente ad opera di Thomas Mun, esponente di rilievo della Compagnia delle Indie. Nel suo England’s Treasure by Foreign Trade, il mercante chiarì che, per valutare il risultato del commercio internazionale, non bisognava limitarsi a calcolare il saldo del commercio con un singolo paese, bensì valutare il saldo della bilancia commerciale nella sua totalità. Inoltre Mun evidenziò che la bilancia commerciale positiva, provocando l’afflusso di monete nel Regno, produceva l’aumento dei prezzi interni e rendeva le merci nazionali meno competitive sui mercati esteri. Il passaggio logico successivo fu compiuto dallo scozzese David Hume che affermò che la bilancia commerciale non deve restare sempre in attivo in quanto un costante afflusso aureo genera un altrettanto costante aumento dei prezzi con un conseguente crollo della competitività internazionale. Si giunse così alla prima definizione compiuta di quella che sarà poi nota come teoria del riequilibrio automatico dei conti esteri in regime di moneta aurea. Mun e Hume delinearono la base della teoria quantitativa della moneta. Le loro intuizioni sulla non neutralità della moneta, condivise da tutti i mercantilisti, determinarono il plauso di Keynes per il movimento. La consapevolezza del rischio di inflazione stimolò una riflessione sull’uso della moneta in eccesso. Il maggior contributo si ebbe da Josiah Tucker, il quale, condividendo la teoria del suo movimento di utilizzare la quantità di moneta in eccesso in produzioni che usavano grandi quantità di manodopera, coniò l’espressione “bilancia del lavoro favorevole”. Un saldo positivo indica che le merci esportate sono maggiori di quelle importate. Una costante del filone è ritenere che il Non ci trovi in copisteria, ma solo su www.appuntiluiss.it ! 9 Storia del Pensiero Economico AppuntiLuss – F.F.V. profitto derivi della compravendita e che nell’ambito di questo rapporto vi sia sempre una parte vittoriosa ed una soccombente. Questa convinzione spinge Charles Davenant a concludere che il commercio interno non produce profitto generalizzato nella nazione perché il totale dei vantaggi uguaglia il totale delle perdite. I rapporti con gli altri Paesi stranieri si svolgono però, generalmente, secondo gli schemi della violenza e della sopraffazione. Nell’Italia dei Comuni spicca il pensiero economico del cosentino Antonio Serra. Di Serra colpisce, in particolare, la capacità di porre in relazione aspetti economici e politici, questioni legate alla bilancia commerciale e questioni legate alla bilancia dei pagamenti o, più in generale, al sistema politico ed economico del Regno di Napoli. Analizzando le caratteristiche generali di una nazione, alla base della floridezza economica ovvero della povertà ed arretratezza, egli distingue due componenti: le risorse naturali, accidenti propri, e le condizioni favorevoli, accidenti comuni. Le prime rappresentano una sorta di capitale di origine che però deve accompagnarsi alle condizioni favorevoli. La “novità” del pensiero dell’autore consiste nel prendere in considerazione elementi molto eterogenei e nell’analizzarli nella loro reciproca interferenza e sinergica giustapposizione; inoltre, veramente singolare per l’epoca, è la sua capacità di collegare i fenomeni monetari a quelli reali. Un interesse per i metalli preziosi è presente e vigile nell’autore, tanto che egli arriva a definire la giusta proporzione tra oro e argento nella composizione delle monete, ma l’accuratezza dell’analisi sul sistema produttivo del Regno lo pone ben al di là dei limiti dei movimenti sopra descritti, in particolare il rilievo sugli aspetti antropologici ed istituzionali connessi alla prosperità della nazione. Non ci trovi in copisteria, ma solo su www.appuntiluiss.it ! 10 Storia del Pensiero Economico AppuntiLuss – F.F.V. CAPITOLO 2: TRA IL MERCANTILISMO E LA FISIOCRAZIA William Petty, inglese, fondò tra il 1660 ed il 1662 la Royal Society per il miglioramento delle conoscenze naturali. Durante la sua movimentata esistenza accumulò esperienza di viaggiatore, scienziato ed inventore, prosperò sotto Cromwell e divento baronetto durante la Restaurazione. Petty rappresenta l’esempio più calzante di intellettuale ed uomo d’azione del XVII secolo. Aritmetica politica è il nome comunemente attribuito al suo metodo che intende estendere alle scienze umane la trasformazione già in atto nella fisica che assumeva la fisionomia di materia quantistica abbandonando la veste obsoleta che limitava il suo campo d’azione alla semplice descrizione qualitativa degli oggetti. Per Petty anche nelle scienze umane era arrivato il momento di ragionare in termini di numero, peso e misura. Il metodo si contrappone sia al razionalismo aristotelico che all’empirismo puro. Per Petty, a partire da una necessaria rilevazione degli eventi, sottopone i dati empirici a laboriosi ragionamenti che si servono di sofisticate catene deduttive basate su regole matematiche e soprattutto aritmetiche. Petty, a partire da una necessaria rilevazione degli eventi, sottopone i dati empirici a laboriosi ragionamenti che si servono di sofisticate catene deduttive basate su regole matematiche e soprattutto aritmetiche. La scelta di Petty di impegnarsi nell’indagine delle cose in questi termini, riposa sulla convinzione, già affermata da Galileo e poi da Hobbes, per la quale la realtà è costruita sulla base di relazioni quantitative. A questo punto la scissione tra morale e scienze sociali si palesa quanto mai netta. La costituzione dello Stato nazionale viene dai più intesa come prerequisito alla nascita del capitalismo. Petty parla di corpo politico intendendo discutere sia di sistema politico che di sistema economico, risentendo dei limiti del suo tempo che lasciano indistinte le due entità. Nello Stato nazionale occorre stabilire a quale livello di aggregazione si colgono le relazioni economiche e politiche più significative. Petty individua questo livello in quello che collega i cittadini fra loro ed i cittadini con il sovrano, pertanto la sua indagine non si sofferma su relazioni di entità minore o di entità maggiore. Del resto la fase storica in cui si svolge l’analisi risulta ancora ricolma di elementi feudali che impediscono una visione precisa dei diversi comparti dell’economia, alterando profondamente il senso del diritto di proprietà dei fattori Non ci trovi in copisteria, ma solo su www.appuntiluiss.it ! 11 Storia del Pensiero Economico AppuntiLuss – F.F.V. produttivi. Rispetto alla moneta in questo autore appare del tutto superata la questione dell’importanza dei metalli preziosi. Senza discutere il ruolo di riserva di valore e di mezzo di scambio della moneta e dei metalli preziosi, Petty non auspica un afflusso incontrollato di tali beni nel Paese se non accompagnato da alti livelli di occupazione e produzione. Le sue teorie sul sistema fiscale appaiono compiutamente espresse nel Treatise of Taxes and Contribution. Petty espone gravi critiche all’apparato tributario, deplorando le condizioni in cui avviene il prelievo fiscale. Occorreva una poderosa opera di revisione attraverso cui giungere a definire norme chiare e trasparenti che avrebbero limitato le controversie e gli sprechi di denaro pubblico dei prelievi fiscali forzosi. Petty ritiene che il prelievo fiscale: Debba basarsi sul sistema proporzionale. Debba colpire unicamente il consumo, in quanto evita la doppia tassazione. Colpendo il consumo, possa stimolare la parsimonia che viene giudicata positivamente. Le idee di Petty sui mercati e sulle categorie economiche di merce e prezzo possono desumersi dallo scritto Dialogue of Diamonds, l’autore immagina un dialogo tra un venditore di diamanti ed un occasionale acquirente. Per l’avventore occasionale la determinazione del prezzo di scambio può sembrare determinata dalla maggiore o minore bravura del venditore nel mercanteggiare. In realtà esiste sempre un prezzo di riferimento che si basa sulla definizione di un tipo ideale astratto di diamante cui viene attribuito un determinato valore monetario. Il prezzo del diamante materialmente presente nello scambio viene fissato per differenza. Dallo scritto emergono spunti interessanti sulla definizione di mercato. Esso è, in primo luogo, un’astrazione utile a trarre indicazioni normative nei singoli atti di compravendita. In assenza di una idea di mercato, ogni scambio diventerebbe un episodio fortuito di accaparramento agito o subito dai contraenti. Anche il concetto di merce è un’astrazione, costruita facendo largamente uso di criteri di approssimazione che collocano nella stessa categoria merceologica singoli beni caratterizzati da inevitabili diversità individuali. Con riferimento alla categoria economica del prezzo, Petty definisce tre diverse entità: Prezzo naturale; dipende dal livello acquisito della tecnologia e dalle condizioni che assicurano la sussistenza dei lavoratori. Non ci trovi in copisteria, ma solo su www.appuntiluiss.it ! 12 Storia del Pensiero Economico AppuntiLuss – F.F.V. Prezzo politico; più alto del precedente perché ingloba i costi sociali. Prezzo corrente; corrisponde al prezzo politico espresso nella quantità di merce che funge da unità di misura. Il prezzo naturale è quindi quello ottimale che potrebbe imporsi sul mercato in assenza di sprechi. Il modo in cui esso si discosta dal prezzo politico offre una misurazione della inefficienza del sistema produttivo. L’insistenza dell’autore sulla necessità di portare il prezzo politico al livello del prezzo naturale è un’importante indicazione per orientare la politica economica. Probabilmente si deve alla definizione del concetto di sovrappiù la grande ammirazione espressa da Marx nei confronti di Petty. Ma nella semplice definizione di rendita, ossia di sovrappiù di grano prodotto una volte compiute le opportune deduzioni, anticipazioni di capitale e voci di costo, non appare il problema dei prezzi relativi. Volendo invece esprimere il rapporto tra i valori delle diverse merci, Petty valuta equivalenti i sovrappiù dei settori che impiegano le stesse quantità di lavoro. Particolarmente interessante è la sua visione della disoccupazione. Un eventuale residuo di disoccupati rappresenta uno spreco del sistema, inoltre questi potenziali lavoratori non utilizzati costituiscono un pericolo sociale. Così Petty suggerisce di impiegare tutti i potenziali lavoratori al fine di far aumentare sia il reddito che la ricchezza della nazione. Tornando alla questione dei prezzi relativi, l’autore affronta il problema affermando che: “la questione più importante per l’economia politica è quella di trovare una parità ed un’equazione fra la terra ed il lavoro in modo da poter esprimere il valore di una cosa mediante uno solo dei due”. Purtroppo però l’autore non si avvede della circolarità del suo ragionamento. I limiti del pensiero di Petty sono quelli del suo tempo. Pierre Le Pesant di Boisguilbert, francese, incarnò lo spirito dell’aristocrazia agricola d’oltremanica. Esercitando la sua competenza giudiziaria in materia feudale ebbe modo di rendersi conto della miseria che allignava nella campagna francese. Inizio così a scrivere per una riforma del sistema fiscale e per l’abolizione di tasse e gabelle che avrebbero dovuto essere sostituite da un prelievo sul prodotto netto pari ad una decima dello stesso. Si esprime contro il mito mercantilista del metallo prezioso che in un periodo di crisi, poiché tesaurizzato, rende più atroce la penuria delle merci. Nelle congiunture Non ci trovi in copisteria, ma solo su www.appuntiluiss.it ! 13 Storia del Pensiero Economico AppuntiLuss – F.F.V. avverse il pensatore ritiene che vadano favoriti i consumi, da incoraggiare attraverso l’alleggerimento della pressione fiscale e l’attuazione di una politica economica improntata al laissez-faire di cui è convinto sostenitore. L’autore parla anche dell’esistenza di un prezzo proporzionale che si raggiunge come valore di equilibrio tra domanda ed offerta attraverso il meccanismo a ragnatela. Vi è l’abbozzo di una teoria di equilibrio economico generale, in cui ogni operatore, perseguendo il proprio interesse, realizza un’armonia complessiva in virtù di una provvidenza superiore, simile alla mano invisibile di Smith. Il livello di equilibrio generale o stazionario è caratterizzato da due elementi: Il denaro viene retrocesso ad “umile valletto del commercio”. La distribuzione del reddito assicura livelli di consumo omogenei tra tutti gli attori economici. Nell’autore francese vi è una profonda e dolente consapevolezza della distinzione della società in classi sociali, che viene avvertita come profondamente ingiusta e per questo accusata. John Locke, filoso inglese, incarna la consueta figura del pensatore dell’epoca. Si mosse abilmente tra ambiti disciplinari molto diversi. Il suo contributo alle teorie di circolazione della moneta appare indubbiamente interessante e fertile. All’epoca l’idea dominante era quella propugnata da Josiah Child. Questi sosteneva che bassi tassi di interesse determinano prosperità della nazione e che pertanto lo Stato dovesse impegnarsi a mantenere il denaro a buon mercato. Per Locke la relazione esiste ma funziona nella maniera inversa, ossia la prosperità della nazione può far abbassare i tassi di interessa, viceversa un loro forzoso abbattimento non può che avere effetti destabilizzanti e scoraggiare il risparmio e la crescita economica, rallentando l’accumulazione. Locke propose una prima versione della differenza tra valore d’uso e valore di scambio. Il prezzo di un bene è così determinato non dalla sua utilità ma sulla scorta di qualche altro parametro e l’autore indicò, da antesignano, che questo parametro doveva essere la sua scarsità rispetto alla richiesta. Sulla proprietà privata, contrapponendosi ad Hobbes, nega che essa venga riconosciuta per convenzione a seguito di un accordo, il contratto sociale. Non ci trovi in copisteria, ma solo su www.appuntiluiss.it ! 14 Storia del Pensiero Economico AppuntiLuss – F.F.V. Per il nostro, la proprietà del creato è comune ed indivisa per tutti, ogni uomo però è padrone del suo corpo e di quello che realizza con esso; tali opere creative aumentano il valore delle cose esistenti in natura. Ogni uomo si appropria di quanto da lui prodotto. Per Locke il lavoro rappresenta un dovere morale di natura religiosa. La sua difesa della proprietà privata è rivolta all’eliminazione delle vestigia feudali presenti nell’Inghilterra a lui contemporanea. Bernard De Mandeville, olandese, appartiene a quella categoria di medici per i quali la loro professione di Ippocrate non si disgiunge dall’esercizio intellettuale e pratico della filosofia. L’autore trae spunto dal pensiero libertino in voga tra Seicento e Settecento, ed afferma la basilare inconciliabilità all’interno della natura umana tra il “rigore morale” e l’“utilitarismo pratico”, facendo ciò entra in polemica con chi sosteneva la coincidenza di Buono e Bello nell’armonia universale. Per il medico olandese la natura umana è spontaneamente rivolta alla soddisfazione di esigenze e desideri personali. Tali passioni non necessariamente coincidono con comportamenti antisociali o devianti, ma piuttosto con azioni ispirate da motivazioni egoistiche. Queste azioni sarebbero il modo di agire universale degli esseri umani. Dall’unione degli egoismi individuali possono però trarsi dei vantaggi comuni. Possono, in quanto non esiste in ciò nessun automatismo, tutt’altro, occorre l’intervento di una autorità pubblica che convogli tutte le azioni individuali verso il bene comune. Questa teoria contribuisce alla formulazione di quella visione del mercato nota come doux commerce che domina il Settecento e attribuisce ai rapporti commerciali il ruolo di ingentilire gli animi e di promuovere comportamenti affidabili e corretti, necessari al mantenimento delle relazioni di mercato. La conclusione di Mandeville è quella di utilizzare le leggi e l’educazione al fine di dominare le passioni egoistiche conducendole alla realizzazione di progresso, civiltà e miglioramento delle condizioni di vita generali. Richard Cantillon fu autore del Saggio sulla natura del commercio in generale. Il Saggio è composto da tre parti, più una presunta appendice matematica con calcoli simili a quelli praticati nell’aritmetica politica da Petty. La prima parte del libretto descrive il Non ci trovi in copisteria, ma solo su www.appuntiluiss.it ! 15 Storia del Pensiero Economico AppuntiLuss – F.F.V. funzionamento del sistema economico, la seconda si occupa della moneta e della sua circolazione, la terza affronta la questione degli scambi internazionali. In Cantillon si sviluppa l’idea di un legame tra le diverse parti del sistema economico. Tale legame viene analizzato a partire dalla definizione di tre ordini di categorie entro cui sistemare tutti gli elementi, umani e materiali, che concorrono alle attività produttive. Avremmo così una distinzione in: Classi sociali; Settori di produzione; Compartimenti geografici. Tra queste ripartizioni si sviluppano legami e connessioni che definiscono la corrispondenza tra le diverse categorie. Un punto di assoluto accordo con Petty lo si ritrova nella definizione di valore intrinseco di una merce, valore che può esprimersi come quantità di terra e lavoro impiegate nella sua produzione. Tuttavia i tentativi di Petty di trovare una equivalenza tra i due fattori sono considerati bizzarri dal nostro, il quale sostiene che è possibile ridurre il lavoro in termini di terra attraverso la sua quantificazione in termini di costo di produzione. Anche Cantillon prende i rapporti di cambi tra merci come dati. Una teoria molto nota dell’autore è quella che individua in ambito agricolo tre tipi di rendita: La prima rendita viene utilizzata dai fittavoli (imprenditori agricoli) per sostenere i costi di produzione incluso il mantenimento dei lavoratori. La seconda retribuisce il lavoro di gestione degli stessi fittavoli. La terza viene versata al proprietario della terra. In un altro passo del Saggio viene riconosciuto il ruolo dei capitalisti finanziari. Poiché il denaro viene prestato e matura interessi, al quantità di denaro di cui i capitalisti finanziari sono creditori supera il denaro realmente esistente nello Stato. Si colga, nell’affermazione circa il valore nominale dei prestiti, l’intuizione del keynesiano meccanismo di accelerazione della moneta. Anche Catillon nega la coincidenza dei metalli preziosi con la ricchezza, quest’ultima dipende infatti dal sistema economico e dalla efficienza degli scambi. Il tasso di interesse va collegato alla domanda ed all’offerta di capitali, piuttosto Non ci trovi in copisteria, ma solo su www.appuntiluiss.it ! 16 Storia del Pensiero Economico AppuntiLuss – F.F.V. che all’offerta di moneta. Sul meccanismo di circolazione della moneta, infine, influisce fortemente il livello di modernità dei sistemi di credito. CAPITOLO 3: DAL TABLEAU ECONOMIQUE AD ADAM SMITH Francois Quesney fu aspramente criticato per la sua teoria nella Francia dei Lumi in quanto ritenuto reazionario perché difendeva la classe agricola, disconoscendo il ruolo della borghesia imprenditrice. Le condizioni di forte arretratezza rendevano l’agricoltura scarsamente produttiva mentre la gravosa macchina statale veniva sostenuta attraverso un prelievo fiscale massiccio e concentrato sul terzo stato. Ad aggravare il tutto vi era la circostanza per la quale gli esattori fiscali erano appaltatori che avevano acquistato il diritto di riscuotere le tasse al posto del governo, pertanto il loro operato era spesso arbitrario e avulso da qualsiasi interesse per il benessere della collettività. I fisiocratici segnarono due importanti primati: Furono la prima Scuola di economisti caratterizzata da univocità di pensiero; Si dotarono di propri organi di stampa. Di concezione illuminista e cartesiana, essi credevano nell’esistenza di un ordine naturale cui spontaneamente l’universo tenderebbe, la cui esistenza non poteva essere negata da una mente illuminata. Anche le leggi umane dovevano conformarsi a tale ordine naturale per realizzare un ordine positivo. La proprietà privata era parte integrante di tale ordine. Il convincimento essenziale di questa scuola era la centralità dell’agricoltura nell’apparato produttivo. Soltanto il settore primario veniva ritenuto in grado di produrre un sovrappiù. Tra Quesney e i suoi seguaci vi era però una differenza. Secondo il nostro, un’agricoltura realizzata con tecnologie moderne realizzava dei prodotti che potevano essere venduti ad un prezzo tale da consentire il recupero di tutti i costi di produzione più un sovrappiù. Per i seguaci di Quesney era la fertilità della terra a generare quel sovrappiù. Tornando a Quesney, la sua interpretazione del sistema produttivo si riferiva ad un’agricoltura moderna, condotta con metodi ad alto impiego di capitale (grande culture). Questa Non ci trovi in copisteria, ma solo su www.appuntiluiss.it ! 17 Storia del Pensiero Economico AppuntiLuss – F.F.V. concezione si richiamava un famoso diktat fisiocratico: sostituire i cavalli ai buoi nel trascinamento dell’aratro. Il cavallo rappresentava un sistema di produzione più moderno e a maggiore intensità di capitale. Per Quesney era necessario assicurare il bon prix, ossia un prezzo sufficientemente alto, ai prodotti della terra, in modo che l’agricoltura diventasse remunerativa e fosse possibile attuare l’accumulazione di capitale. La realizzazione del bon prix doveva diventare l’obbiettivo della politica economica ed andava perseguita attraverso un adeguato sostegno alle esportazioni dei prodotti agricoli nonché incoraggiando i consumi interni di tali prodotti. L’autore, trattando del capitale e degli investimenti produttivi distingueva tra: Investimenti iniziali per mettere a cultura il terreno. Investimenti a lungo termine, che per durano nel sistema per più cicli produttivi. Investimenti in capitale circolante, ossia fattori produttivi interamente distrutti nell’ambito di un solo ciclo di produzione. Il contributo più significativo e noto dell’autore fu certamente quello di aver individuato le relazioni esistenti tra i vari settori dell’economia. Nacque l’idea dell’interdipendenza tra i settori produttivi e quella di ciclo economico. All’interno di un sistema economico si possono distinguere tre classi: Classe produttiva; imprenditori agricoli e contadini. Classe sterile; artigiani, operai e commercianti. Classe aristocratica.; nobiltà e clero. L’analisi di Quesney venne esposta con una serie di grafici a zig zag di non semplice comprensione che mostrano le relazioni intercorrenti tra i diversi settori economici, queste ultimi si ripropongono ad ogni ciclo produttivo. Si tratta di un sistema di riproduzione semplice in cui il sovrappiù viene prodotto esclusivamente nel settore agricolo e interamente consumato dalla classe aristocratica. Il limite più grosso di questa analisi consiste nel negare la possibilità che altri settori produttivi generino un sovrappiù. I fisiocratici, in ogni caso, ritenevano che il prelievo fiscale dovesse gravare unicamente sul sovrappiù, e quindi sulla nobiltà e sul clero, ciò per non intralciare il ciclo produttivo e per non ostacolare l’accumulazione ed il rinnovamento tecnologico. Non ci trovi in copisteria, ma solo su www.appuntiluiss.it ! 18 Storia del Pensiero Economico AppuntiLuss – F.F.V. Anne Robert Jacques Turgot fu vicino al pensiero degli Illuministi ed amico personale di Voltaire. Con Luigi XVI intraprese una notevole carriera politica, fu membro del Consiglio reale, ministro della marina militare e infine ministro delle finanze. Il suo scritto economico più famoso fu Reflexions sur la Formation et la Distribution des Richesses, un breve saggio sulla pubblica amministrazione, con alcuni contributi teoretici. Forte sostenitore del liberalismo economico, avversò ogni limite ai commerci e riconobbe il valore propulsivo dei capitalisti imprenditori. A tal proposito, Turgot prese posizione contro i fisiocratici che a sua parere erano incapaci “di distinguere tra mercanti illuminati che solo desiderano la libertà e piccoli, avidi, ignoranti commerciati”. Egli attribuì alle merci un valore soggettivo, ritenendo che il prezzo di scambio andasse sempre a collocarsi a metà strada tra i valori estimativi che i due contraenti conferiscono alla merce. Tali valori rappresentano un limite inferiore (quello del venditore) e superiore (quello del compratore). Un elemento oggettivo nella determinazione del prezzo di una merce veniva però riconosciuto: il prezzo fondamentale, che inglobava il costo di produzione più un moderato profitto, tale valore rappresentava il limite soglia al di sotto del quale la produzione sarebbe cessata. In un sistema produttivo efficiente esso tenderebbe a diventare basso. Anticipò anche la teorie dei rendimenti decrescenti osservando che vi sarà una graduale caduta di produttività in un terreno su cui si applicano dosi crescenti di lavoro. Il francese anticipa anche la teoria del saggio di profitto uniforme. Il capitale monetario poteva essere utilizzato in cinque modi diversi: Comprare un pezzo di terra e diventare proprietario terriero. Comprare mezzi di produzione e mettere in piedi una industria. Investire in agricoltura e diventare imprenditore agricolo. Investire nel commercio e diventare mercante. Dare il denaro in prestito. Ogni impiego ha un rendimento proporzionale al rischio collegato, ma poiché il denaro è una ricchezza mobile che fluttua tra le diverse tipologie di impiego, questi movimenti tenderanno ad uniformare il saggio di profitto. Non ci trovi in copisteria, ma solo su www.appuntiluiss.it ! 19 Storia del Pensiero Economico AppuntiLuss – F.F.V. Lontano da Parigi, il pensiero illuminista abbandonò la sua impostazione cartesiana e propese piuttosto per un’idea dell’esistenza di un ordine spontaneo che, attraverso adattamenti successivi, condurrebbe ad un sistema sociale ben funzionante, non prevedibile all’inizio del processo. David Hume, spirito cosmopolita e fine conoscitore dell’animo umano, attribuisce all’utilità e all’egoismo, solo lievemente smussati dalla benevolenza, la spinta determinante per ogni azione. Nei Discorsi politici espose in nove saggi i suoi concetti economici, criticando fortemente le teorie mercantiliste ed affermando che la ricchezza di una nazione non dipendeva dalla quantità di monete presenti bensì dalla quantità di beni e di lavoro disponibili. Il commercio internazionale poteva, nella sua visione, favorire il benessere di tutti i contraenti, giungendo a spostare le produzioni verso i paesi più poveri dove inizialmente i salari sarebbero stati più bassi. A questa teoria si accompagnò in Hume la condivisione dell’idea del doux commerce. La visione illuminista della società di Hume era estremamente egalitaria. Egli ritenne innaturale che la ricchezza si concentrasse nelle mani di pochi ed affermò che la tassazione doveva generare una migliore distribuzione delle risorse. Gli interessi per l’economia dell’abate Ferdinando Galiani iniziarono con la traduzione degli scritti di Locke sul denaro. Da questi studi trasse il suo Della moneta. Nel testo viene analizzato il problema del valore, affrontando il famoso paradosso tra utilità e scarsità. La relatività e la soggettività di ogni cosa vengono affermate con vigore. L’autore non condivise la fede cieca che gli illuministi francesi riponevano nella ragione e nella sua capacità di disciplinare la natura umana. L’italiano si soffermò maggiormente sulle imperfezioni che alterano e corrompono le azioni ed i comportamenti. Galiani sostenne che, anche se può esistere una regola generale, i ragionamenti economici dovevano riferirsi a circostanze specifiche. Ogni cosa era legata ad un tempo e ad un luogo e ogni regola sembrava applicabile soltanto come eccezione. Il suo estremo relativismo lo collocò nell’ala degli illuministi scettici. Galiani non negò l’esistenza di un ordine naturale e di leggi verso cui il sistema economico tenderebbe spontaneamente, ritenne semplicemente che l’essere umano fosse troppo limitato nel tempo e nello spazio per attendere che queste leggi diventino reali. La sua dimensione fu quella dell’irrazionalità, Non ci trovi in copisteria, ma solo su www.appuntiluiss.it ! 20