UFFICIO DI PASTORALE GIOVANILE CENTRO DIOCESANO VOCAZIONI EDUCARE I GIOVANI ALLA VITA BUONA DEL VANGELO “SOSPINGERE LA STORIA VERSO UN FUTURO DI SPERANZA” Linee per un progetto di pastorale giovanile e vocazionale 24 1 2 23 L’obiettivo generale del progetto: Accompagnare i giovani (pag. 9) SI DECLINA PER FASCE D’ETA’ ATTREVERSO LA FORMULAZIONE DI OBIETTIVI SECONDO PERCORSI DI “VITA BUONA” MATURITÀ UMANA 11-14 anni Conoscersi e accettarsi per quello che si è. IO E GLI ALTRI SEQUELA DI GESÙ VITA NELLA CHIESA Gesù mi ama e mi Riconoscersi nel indica la strada per "Padre nostro" essere fratelli Il mio rapporto con Gesù vissuto insieme ai fratelli L’aggregazione 15-17 anni IO CON GLI ALTRI La Comunità 18-22 anni Accettare di conoVedere Gesù nella Comprendere la scere i propri limiti sua dimensione Chiesa come comue doni umana nità di uomini Accettare e ricoVedere Gesù noscere i limiti degli come esempio di altri per costruire relazioni autentiche relazioni profonde e di fraternità basate sul rispetto e accoglienza Scopro che la mia felicità è fare la felicità degli altri….. IO PER GLI ALTRI Metter al servizio della Chiesa le proprie capacità e doni "Non c'è amore Scopro qual è il più grande di quemio posto nella sto dare la vita per i Chiesa e il contribupropri amici" : to che posso offrire Scopro come Gesù ha dato la vita per…. 23-30 anni E IO? Porsi domande su se stessi e il mondo Scoprire in Gesù la Via cercare il senso del male e della vita affidarsi a Lui vivere come lui. trasformare il limite / fallimento in stimolo Imparare ad essere al fianco degli ultimi: con i compagni più isolati, ai bisognosi della mia realtà, vittime ingiustizie del mondo Vedere lo studio come mezzo per sviluppare i propri doni e metterli al servizio della collettività Collaborazione con l'altro nelle varie realtà famiglia scuola Scopro il mio carisma e lo metto a servizio degli altri con scelte personali…. Volontariato Scoprire il proprio posto nella comunità cristiana Cercare consiglio Fare delle scelte 22 A SERVIZIO DELLA VITA Scoprire il proprio carisma vocazione, amare, servire. RIPARTIAMO DA…….. Dove eravamo rimasti? Il lavoro di Pastorale giovanile vuole continuare ciò che già si è pensato e fatto nel passato. Il progetto di pastorale giovanile che ora vi proponiamo, vuole anzitutto tenere di conto delle intuizioni contenute nelle “linee per un progetto di Pastorale giovanile” elaborate nel 2004 nella nostra diocesi e sintetizzate nel libro verde dal titolo “Gesù si accostò e camminava con loro”. Alle indicazioni contenute in questo libretto vorremmo dare “gambe” ed aiutare gli educatori nell’opera concreta con i giovani. Ripercorriamo velocemente i passi salienti di questo libretto rimandandovi poi ad una lettura completa. Facciamo nostro lo stile di Gesù Nel cammino con i giovani, siamo invitati a fare nostro lo stile di Gesù Risorto che incontra i due discepoli in cammino verso Emmaus (Lc24) - Due di loro erano in cammino per un villaggio.. di nome Emmaus… Gesù in persona si accosto e camminava con loro (Lc 24,13.15). “Lo stile che usa Gesù nell’incontrare i due, e che noi siamo chiamati ad imitare, è quello di farsi accanto, dell’accostarsi senza pregiudizi, dell’accordare il passo con i due.”. Gesù è disponibile a spendere tempo con loro, e non si spaventa delle loro paure, ansie, fantasie, creatività ed esuberanze. “Affiancando i due li interroga e li ascolta, interessandosi della loro vita e facendoli riflettere sulla loro storia…. Non possiamo non essere attenti a loro e al mondo…”. I giovani infatti chiedono di essere incontrati, conosciuti e accolti nelle loro differenze personali. - E cominciando da Mosè … spiegò loro (Lc. 24,27) “solo ora Gesù parla e spiega… lo fa dopo aver camminato e ascoltato… la sua è una Parola che ristora, conforta e sprona”. I giovani infatti chiedono di essere accompagnati nella ricerca della propria interiorità e spiritualità, chiedono di incontrare testimoni feriali. - Egli entrò per rimanere con loro (Lc 24,29) “in ogni cammino, c’è sempre un villaggio, una locanda, un luogo accogliente, dove rinfrancarsi, sostare e dal quale ripartire. La locanda è la parrocchia, il luogo della Mensa e della Parola. Ti chiediamo, dunque, comunità parrocchiale, che vivi in ogni angolo della Diocesi: sai di essere una locanda per chi è in cammino? Sai di essere una casa per molti?... Ancora a te Parrocchia Comunità, chiediamo di essere una Mensa ricca, 3 alla quale tutti possano nutrirsi… di essere una comunità che sa cambiare, che sa convertirsi, proprio perché nutrita dal Pane della Vita.”. I giovani infatti chiedono di essere formati e allenati a conoscere la realtà; chiedono di avere luoghi e tempi di incontro per conoscere, confrontarsi e condividere esperienze e sensibilità diverse per una matura crescita sociale e politica. - E partirono senza indugio (Lc 24,33). “ A te giovane, che sei in cammino, in qualsiasi punto del tuo cammino, diciamo: <<vai senza indugio, condividi con gli amici la tua esperienza, torna a casa e raccontala ai tuoi cari, divieni anche tu un testimone!” I giovani infatti desiderano progettare e partecipare alla costruzione di una nuova cultura sociale e impegnare il proprio tempo in attività di servizio. Dal progetto all’itinerario… L’itinerario consiste nella proposta di un cammino fiducioso nelle potenzialità dei giovani, concreto e articolato, che si snoda in tappe conseguenti, da un punto di partenza (situazione iniziale) a un punto di arrivo (finalità formativa). Gli elementi che lo compongono e di cui si deve tener conto sono: punto di partenza del giovane, del gruppo (analisi della situazione) e visione prospettica (finalità educativa); le tappe educative sono disposte in modo consequenziale e condizionale (nel senso che non si può “bruciare una tappa” se non si è percorsa la precedente); i contenuti delle tappe riguardano quattro dimensioni che ci aiutano ad avere una visione non parziale dell’individuo (maturità umana; relazione con Cristo; vita ecclesiale; servizio); Come già accennato, così come tutto il progetto della PG, anche l’itinerario non ha come punto di partenza la celebrazione del sacramento della cresima, che nella nostra diocesi è celebrato ad età molto diverse, ma considereremo le fasce d’età tenendo conto soprattutto del modo di aggregarsi spontaneo dei giovani soprattutto in riferimento agli interessi e ai percorsi scolastici. Per quanto riguarda l’eventuale periodo che intercorre tra la celebrazione della cresima dei ragazzi più piccoli e l’inizio delle scuole superiori le singole realtà favoriscano momenti di aggregazione. La Pastorale giovanile e vocazionale intende occuparsi dei giovani dai 15 ai 30 anni e aiuta il momento di passaggio dalle medie alle superiori. 11-14 anni Ragazzi/e che frequentano le scuole medie 15-17 anni Ragazzi/e dei primi tre anni delle superiori 18-22 anni Ragazzi/e che proseguono negli studi e che iniziano l’esperienza lavorativa 23-30 anni Ragazzi/e che proseguono l’università e vivono l’esperienza lavorativa 4 21 S’intende formazione come trasformazione quell’azione educativa che interviene sulla persona nella sua globalità e che produce un cambiamento non solo e non tanto quantitativo ma qualitativo. […] Le persone in formazione sono al centro e il racconto della propria storia di vita diventa essenziale in questo processo. Nella prospettiva didattica si può affermare che una formazione come laboratorio utilizza idealmente tre fasi: Una di ESPRESSIONE DEL VISSUTO dei partecipanti, Una di APPROFONDIMENTO tramite l’accesso alle fonti della fede, Una di RIAPPROPRIAZIONE o di RIESPRESSIONE da parte dei partecipanti. LA FASE DI ESPRESSIONE permette ai partecipanti di far emergere la propria esperienza e di prendere coscienza del loro mondo rappresentativo. Il formatore in questa fase ha solo il compito di far esprimere, di far prendere coscienza. LA FASE DI APPROPRIAZIONE o di analisi mira a porre i partecipanti in ascolto reale di qualcosa che diverso da sé, che non conoscono ancora (adeguatamente) e di cui devono appropriarsi attivamente. Questa operazione è possibile perché il soggetto si è potuto esprimere nella prima fase e ha preso coscienza delle precomprensioni che altrimenti continuano ad interferire e ad addomesticare i contenuti piegandoli al proprio universo rappresentativo. LA FASE DI RIAPPROPRIAZIONE O DI RIESPRESSIONE permette di interiorizzare le nuove acquisizioni facendole proprie, riesprimendole e trasformandole in scelte operative. […] 20 Il Progetto! Quali sono le sue finalità? Che cosa si propone? È bene chiarire fin dall’inizio che lo scopo non è quello di presentare un progetto ben preciso e dettagliato da applicare in maniera uguale e normativa in tutta la Diocesi, né, tanto meno, di elaborare un sussidio pratico immediatamente utilizzabile per i vari incontri da parte degli educatori. L’intento è piuttosto quello di offrire delle “linee” che aiutino e orientino le comunità cristiane (che a secondo dei casi si identificheranno con la singola parrocchia, l’unità pastorale o, addirittura, la zona) ad elaborare un percorso ed una programmazione che sia adatta alla propria situazione e conforme alle esigenze dei ragazzi. Si ritiene anche necessario offrire uno strumento che aiuti a declinare le istanze delle linee pastorali che il Vescovo ogni anno popone alla Chiesa di Lucca. Ogni anno verrà elaborato un piccolo sussidio che conterrà le iniziative e le proposte formative per educatori e giovani. 5 La scelta della formazione Lo stile del laboratorio LE SCELTE DEL PROGETTO La caratteristica principale del laboratorio “sta nel produrre facendo, sperimentando, e nell’assumere l’esistenza e il vissuto dei partecipanti come luogo di ricerca, di analisi e d’intervento” (Walther Ruspi). Si apprende anche attraverso il confronto e l’ascolto reciproco delle esperienze dei partecipanti al gruppo-laboratorio. Il metodo del laboratorio fa meno ricorso a relazioni e comunicazioni frontali, e più discernimento e riflessioni condivise nel gruppo. Una formazione secondo il metodo del laboratorio mira a produrre modalità di vita e non principalmente conoscenze. •Lavorare in Equipe •Sostenere e attuare le linee pastorali del Vescovo •Formazione degli educatori •Presentazione di un itinerario •Vivere momenti aggregativi a livello diocesano •Favorire la comunione e la sussidiarietà tra le varie realtà diocesane •La reciprocità tra famiglia, comunità ecclesiale e società. Il metodo del laboratorio porta ad IMPARARE FACENDO, mettendo insieme contenuti teorici su una determinata problematica ed attuazione pratica, traendone orientamenti progettuali da verificare attraverso la sperimentazione. In tal modo SI APPRENDE ATTRAVERSO L’ESPERIENZA… “SI PUÒ DIRE CHE IL LABORATORIO È UN LUOGO: Dove si impara facendo e dove il sapere si incontra con il saper fare; FORMAZIONE dell’equipe degli educatori ITINERARIO APPUNTAMENTI Obiettivo: Diocesani Maturità umana Inizio attività Sequela di Gesù Esperienza Natale Inserimento nella comunità Servizio alla vita Tappe dell’itinerario tutoraggio 11-14 aggregativo—IO E GLI ALTRI 15-17 comunitario—IO CON GLI ALTRI Settembre a Roma ... 23-30 verso le scelte - E IO? 6 Dove l’esperienza permette un apprendimento più consapevole e personalizzato; Dove avviene l’apprendimento che coinvolge tutta la persona, meglio se in attività ed esperienze fuori del proprio ambiente, che fanno sprigionare tutte le risorse e le energie dell’individuo”. (Giancarla Barbon, Nuovi processi formativi nella catechesi, EDB, pp.222-223) Zonali ... Parrocchiali 18-22 servizio - IO PER GLI ALTRI Dove il soggetto attraverso più canali conoscitivi trova nuovi modi di agire e di cercare soluzioni; ... “Formarsi in laboratorio comporta curare con uguale attenzione le relazioni, le competenze e la fede delle persone. […] Il laboratorio risponde a un concetto di formazione come trasformazione che si discosta da un tipo di formazione come semplice informazione o come addestramento. […] 19 Linee di azione della pastorale giovanile diocesana Elaborare un progetto di pastorale giovanile e vocazionale al fine di aiutare le parrocchie le unità pastorali e le zone per la formazione degli educatori e nella proposta di un itinerario di fede per i ragazzi e i giovani della nostra diocesi; Favorire la comunione nei vari livelli (Nazionale-Diocesano-ZonaleParrocchiale) al fine di far respirare una più autentica dimensione ecclesiale; Promuovere la sussidiarietà tra realtà più ricche e altre più povere (di attività pastorali, educatori, etc.); Fare una proposta di Fede "inculturata" attenta alla realtà dell'età evolutiva di oggi. Proporre il Vangelo attenti al linguaggio odierno, facendolo cogliere come qualcosa di buono per il ragazzo/ adolescente/giovane. Percepire l'opportunità, la ricchezza che la Chiesa offre per vivere felicemente la propria umanità.; Partire da dove il giovane si trova quindi prendersi cura anche di situazioni di pre-evangelizzazione con particolare attenzione a situazioni di povertà umana e spirituale (vedi pastorale di strada o ragazzi del muretto). Collaborazioni varie Ufficio Catechistico Ufficio Famiglia Ufficio Scuola Ufficio Missionario Caritas Associazioni Scout Azione Cattolica (Fuci-Msac) Oratori (Anspi) Unitalsi Misericordie ed altre associazioni di volontariato 18 Le scelte del Progetto... ...in dettaglio! LAVORARE IN EQUIPE attraverso la costituzione di un gruppo stabile di collaborazione; SOSTENERE LE LINEE PASTORALI DEL VESCOVO; FORMAZIONE DEGLI EDUCATORI; PRESENTAZIONE DI UN ITINERARIO che tenga conto di: Situazione dei giovani oggi. Cammino di fede che tende a: Maturità umana Sequela più consapevole di Gesù Graduale inserimento nella realtà ecclesiale A servizio della vita Riferimento agli ambiti del Convegno Ecclesiale di Verona Affettività Lavoro e Festa Fragilità Cittadinanza Tradizione Vivere MOMENTI AGGREGATIVI a livello diocesano che segnino i passi di un cammino comune; FAVORIRE LA COMUNIONE E LA SUSSIDIARIETÀ tra le varie realtà diocesane; La RECIPROCITÀ TRA FAMIGLIA, COMUNITÀ ECCLESIALE E SOCIETÀ; COLLABORAZIONE CON GLI ALTRI UFFICI PASTORALI. 7 Il punto di partenza: la situazione dei giovani di oggi Gli adolescenti percorrono le tappe della crescita con stati d’animo che oscillano tra l’entusiasmo e lo scoraggiamento. Soffrono per l’insicurezza che accompagna la loro età, cercano l’amicizia, godono nello stare insieme ai coetanei e avvertono il desiderio di rendersi autonomi dagli adulti e in specie dalla famiglia di origine. In questa fase, hanno bisogno di educatori pazienti e disponibili, che li aiutino a riordinare il loro mondo interiore e gli insegnamenti ricevuti, secondo una progressiva scelta di libertà e responsabilità. Nella vita di relazione e nell’azione maturano la loro coscienza morale e il senso della vita come dono. Un tratto centrale della crescita, che oggi per vari aspetti assume caratteri problematici, è quello dello sviluppo affettivo e sessuale: va affrontato serenamente, ma anche con la massima cura, perché incide profondamente sull’armonia della persona. I giovani manifestano un profondo disagio di fronte a una vita priva di valori e di ideali. Tutto diventa provvisorio e sempre revocabile. Ciò causa sofferenza interiore, solitudine, chiusura narcisistica oppure omologazione al gruppo, paura del futuro e può condurre a un esercizio sfrenato della libertà. A fronte di tali situazioni, è presente nei giovani una grande sete di significato, di verità e di amore. Da questa domanda, che talvolta rimane inespressa, può muovere il processo educativo. Nei modi e nei tempi opportuni, diversi e misteriosi per ciascuno, essi possono scoprire che solo Dio placa fino in fondo questa sete. Particolarmente importanti risultano per i giovani le esperienze di condivisione nei gruppi parrocchiali, nelle associazioni e nei movimenti, nel volontariato, nel servizio in ambito sociale e nei territori di missione. In esse imparano a stimarsi non solo per quello che fanno, ma soprattutto per quello che sono. Spesso tali esperienze si rivelano decisive per l’elaborazione del proprio orientamento vocazionale, così da poter rispondere con coraggio e fiducia alle chiamate esigenti dell’esistenza cristiana: il matrimonio e la famiglia, il sacerdozio ministeriale, le varie forme di consacrazione, la missione ad gentes, l’impegno nella professione, nella cultura e nella politica. Occorre tenere presenti, poi, alcuni nodi esistenziali propri dell’età giovanile: pensiamo ai problemi connessi a una visione corretta della relazione tra i sessi, alla precarietà negli affetti, alla devianza, alle difficoltà legate al corso degli studi, all’ingresso nel mondo del lavoro e al ricambio generazionale. 8 Anche perché, sono i giovani stessi a chiedere di aprirsi agli altri: altri gruppi, altre realtà, altre proposte. In questo si intravede la necessità di una collaborazione maggiore tra parrocchie o gruppi vicini, anche attraverso un cammino di coordinamento o formazione comune degli educatori. Di fondamentale importanza per i giovani è vedere che non sono soli. La comunità intera corresponsabile dei giovani Tutta la comunità deve sentire la responsabilità dell’educazione dei giovani, e non solo gli “educatori”. In particolar modo le famiglie sentano la corresponsabilità nell’educazione non solo alla maturità umana ma anche a quella di fede. Ogni adulto è responsabile anche dei figli degli altri. Linee di sbocco operative Quale aiuto dall’UPG? nel campo della formazione degli educatori ipotizzando dei percorsi formativi a livello zonale o diocesano; nel campo della “sussidiazione”, mediante alcune proposte pratiche e operative che aiutino la realizzazione del percorso indicato nel progetto; nel campo della riflessione e dello studio formando una equipe di “esperti” che tengano d’occhio l’universo giovanile; nel campo della documentazione e della raccolta-dati, offrendo un luogo e un sito che presentino i testi o documenti più importanti sull’argomento e raccolgano le esperienze più significative della pastorale giovanile nella nostra Diocesi o altrove; nel campo dell’informazione e della messa in rete delle varie realtà locali e delle associazioni pensando il SITO WEB come indispensabile luogo di “incontro”. Può offrire spazi per Forum., newsletter,... 17 raggio di proporre anche cammini di ricerca specifici quali gruppi di discernimento vocazionale o cammini di coppia, così come proporre esperienze significative che facciano conoscere anche luoghi e persone che vivono scelte di particolare consacrazione (seminario, conventi, monasteri… incontri con consacrati e consacrate…) Non più una PG “dopo-cresima” Nella nostra diocesi si attuano diversi percorsi di iniziazione cristiana, che conducono il giovane a ricevere i sacramenti in età diverse e certamente non omogenee. Inoltre, il cammino diocesano di questi ultimi anni, invita a vivere la celebrazione dei sacramenti, e nel nostro caso soprattutto della cresima, non tanto e non solo come meta da raggiungere, quanto come punto di partenza. Si rende quindi necessario pensare un progetto pastorale per i giovani che non si identifichi con il “dopo-cresima”, come se fosse il sacramento a distinguere tra un prima e un dopo, quanto al fatto che si tenga conto delle caratteristiche dei giovani di quella fascia d’età con le loro peculiari caratteristiche, facendo attenzione a valorizzare quei momenti di “passaggio” che vivono anche per il cammino scolastico. I giovani sono una risorsa preziosa per il rinnovamento della Chiesa e della società. Resi protagonisti del proprio cammino, orientati e guidati a un esercizio corresponsabile della libertà, possono davvero sospingere la storia verso un futuro di speranza. In vista di che cosa? Gli obiettivi per un cammino di fede. Un progetto ha sempre uno scopo: è creato in vista di una mèta e intende raggiungere degli obiettivi. L’obiettivo ultimo di un progetto pastorale giovanile, potrebbe essere così definito: aiutare i giovani a fare un cammino che li aiuti a compiere la scelta responsabile di seguire Gesù e la sua chiamata, perché possano sperimentare, in tutte le sue dimensioni, il gusto della vita “piena”. Non solo la parrocchia La comunità parrocchiale, era ed è il luogo primario dove vivere ordinariamente la propria esperienza di fede e di crescita umana. La parrocchia dovrebbe aiutarci a vivere i momenti liturgici, farci crescere nella comunione, nel servizio, nell’annuncio della Parola. La testimonianza evangelica dovrebbe trovare il primo luogo di incarnazione, proprio nella “famiglia” parrocchiale. Anche per i giovani, oltre all’offerta catechistica, è la parrocchia la prima a proporre cammini di aggregazione. Purtroppo però, non tutte le realtà parrocchiali riescono oggi ad offrire questa ricchezza. Soprattutto la scarsità di educatori o la nuova fisionomia diocesana, che si muove sempre più verso unità pastorali ci chiede con insistenza la collaborazione a più livelli. Non si può più pensare di fare tutto in casa propria! 16 Il raggiungimento - sempre parziale e in divenire - di questa mèta ultima non può che essere graduale e dovrà prevedere inevitabilmente diverse tappe, diversi obiettivi intermedi. Ci limitiamo ad elencarne quattro che, nelle loro articolazioni, potrebbero tratteggiare una sorta di “modello” di giovane cristiano. Maturità umana La vocazione cristiana è essenzialmente la chiamata ad essere uomo in Cristo. La dimensione umana della maturità di una persona non è pertanto staccabile dalla maturità cristiana e dalla pastorale ecclesiale che ad essa è finalizzata, bensì è intrinsecamente richiesta, secondo l’adagio medioevale: «La grazia pre9 suppone la natura e la porta a perfezione». Si tratta, di una maturità in divenire, ma che deve prefiggersi progressivamente alcuni obiettivi importanti, tra i quali segnaliamo i seguenti: conoscersi ed accettarsi nel carattere, nelle proprie capacità e nei propri limiti, accogliendo anche il proprio corpo in crescita, con tutto ciò che questo comporta sul piano della salute, della bellezza, dei dinamismi fisici, emotivi e sessuali; acquisire una positiva e stabile identità sessuale nel rispetto di sé e dell’altro/a, nella capacità di relazioni più profonde e serene, nella scoperta della bellezza di una relazione di coppia, costruttiva e casta; ma anche nell’apertura alla relazione con Dio, l’Altro per eccellenza; far maturare la libertà, orientandola al bene, nella capacità di assumere progressivamente le proprie responsabilità, disponibile a sviluppare i propri interessi nei campi più vari, secondo le capacità e possibilità di ciascuno; sentirsi parte della famiglia, della società e della comunità ecclesiale, civica e politica, accettando di mettere in discussione l’appartenenza infantile, puramente passiva e recettiva, per scoprire il proprio ruolo e dare il proprio contributo al miglioramento delle situazioni di vita, imparando anche a mettersi al servizio degli altri, ad es. nel volontariato; essere disponibile a porsi delle domande profonde e a cercare risposte vere su se stesso, sulla vita e il suo senso, sui problemi umani, su Dio, sul male e sul peccato, lasciandosi anche aiutare da persone mature e affidabili ed accogliendo progressivamente un progetto di vita per costruire se stesso e offrire il proprio contributo al miglioramento del mondo; gestire i problemi della propria età (personali e di gruppo) imparando a trovare una strada positiva e non distruttiva e accettando con pazienza e fortezza anche lo smacco e l’insuccesso; sviluppare un rapporto creativo e critico con i mass media e la comunicazione “virtuale”. Decisione più matura di seguire Gesù volgere delle generazioni. Nell’ampio ventaglio di forme in cui la Chiesa attua questa responsabilità, un aspetto particolarmente importante è l’educazione alla comunicazione, mediante la conoscenza, la fruizione critica e la gestione dei media. Anche questa nuova frontiera passa attraverso le vie ordinarie della pastorale delle parrocchie, delle associazioni e delle comunità religiose, avvalendosi di apposite iniziative di formazione. Mentre resta necessario investire risorse adeguate – di persone e mezzi – in questo ambito, occorre sostenere l’impegno di quanti operano da cristiani nell’universo della comunicazione. Avvertiamo infine la necessità di educare alla cittadinanza responsabile. L’attuale dinamica sociale appare segnata da una forte tendenza individualistica che svaluta la dimensione sociale, fino a ridurla a una costrizione necessaria e a un prezzo da pagare per ottenere un risultato vantaggioso per il proprio interesse. Nella visione cristiana l’uomo non si realizza da solo, ma grazie alla collaborazione con gli altri e ricercando il bene comune. Per questo appare necessaria una seria educazione alla socialità e alla cittadinanza, mediante un’ampia diffusione dei principi della dottrina sociale della Chiesa, anche rilanciando le scuole di formazione all’impegno sociale e politico. Una cura particolare andrà riservata al servizio civile e alle esperienze di volontariato in Italia e all’estero. Si dovrà sostenere la crescita di una nuova generazione di laici cristiani, capaci di impegnarsi a livello politico con competenza e rigore morale. Alcune attenzioni... La dimensione vocazionale del progetto: Chiamati a scegliere! Di fronte ai problemi e alle domande di identità e di vita dei giovani, la comunità cristiana offre la proposta di un progetto di vita incentrato sulla persona e sul messaggio di Gesù Cristo. Si tratta di aiutarli a intensificare il rapporto personale con Cristo, per una Nel percorso proposto nell’itinerario, così come negli obiettivi, emerge con forza la dimensione vocazionale. È fondamentale cioè, stimolare i giovani a porsi la domanda di senso della propria vita anche in vista di una scelta che sia risposta al Progetto di Dio; Progetto da scoprire sempre più come liberante e per la gioia piena del giovane che l’accoglie. Non manchi quindi nell’educatore, il co- 10 15 ta della loro vocazione con una proposta che sappia presentare e motivare la bellezza dell’insegnamento evangelico sull’amore e sulla sessualità umana, contrastando il diffuso analfabetismo affettivo. Particolare cura richiede la formazione al matrimonio cristiano e alla vita familiare. La capacità di vivere il lavoro e la festa come compimento della vocazione personale appartiene agli obiettivi dell’educazione cristiana. È importante impegnarsi perché ogni persona possa vivere «un lavoro che lasci uno spazio sufficiente per ritrovare le proprie radici a livello personale, familiare e spirituale», prendendosi cura degli altri nella fatica del lavoro e nella gioia della festa, rendendo possibile la condivisione solidale con chi soffre, è solo o nel bisogno. Oltre a promuovere una visione autentica e umanizzante di questi ambiti fondamentali dell’esistenza, la comunità cristiana è chiamata a valorizzare le potenzialità educative dell’associazionismo legato alle professioni, al tempo libero, allo sport e al turismo. L’esperienza della fragilità umana si manifesta in tanti modi e in tutte le età, ed è essa stessa, in certo modo, una “scuola” da cui imparare, in quanto mette a nudo i limiti di ciascuno. Per queste ragioni il tema della fragilità entra a pieno titolo nella dinamica del rapporto educativo, nella formazione e nella ricerca del senso, nelle relazioni di aiuto e di accompagnamento. Pur nella particolarità di tali situazioni, che non si lasciano rinchiudere in schemi e programmi, non possono mancare nelle proposte formative la contemplazione della croce di Gesù, il confronto con le domande suscitate dalla sofferenza e dal dolore, l’esperienza dell’accompagnamento delle persone nei passaggi più difficili, la testimonianza della prossimità, così da costruire un vero e proprio cammino di educazione alla speranza. La Chiesa esiste per comunicare: è essa stessa tradizione vivente, trasmissione incessante del Vangelo ricevuto, nei modi culturalmente più fecondi e rilevanti, affinché ogni uomo possa incontrare il Risorto, che è via, verità e vita. Nel suo nucleo essenziale, la tradizione è trasmissione di una cultura – fatta di atteggiamenti, comportamenti, costumi di vita, idee, conoscenze, espressioni artistiche, religiose e politiche – e di un patrimonio spirituale all’interno del quale crescono e si formano le persone nel 14 scelta di fede più matura e per una risposta più consapevole e seria alla sua chiamata. Questo comporta un cammino che li porti progressivamente a: scoprire in Gesù, attraverso la rilettura critica della sua vita e verificandone anche la consistenza storica, un modello di uomo riuscito, libero e coerente, misericordioso ed esigente, dedito a tutti ma soprattutto a Dio, che egli chiama suo Padre; di conseguenza, vedere in Gesù colui che dà senso a tutta la vita umana, nel suo aspetto di gioia e di sofferenza, soprattutto perché la apre, con la sua risurrezione, a un’esistenza oltre il limite della morte; scoprire che la fede cristiana, prima che essere un insieme di nozioni da conoscere e memorizzare, di azioni da fare o da non fare, è proprio una relazione personale con questo Cristo, che nello Spirito ci mette in contatto col Padre; una relazione di fiducia e di amore che diventa anche accoglienza della sua parola, fonte di verità e di vita; fare esperienza soprattutto nell’Eucaristia domenicale - ma anche nella Riconciliazione, nella preghiera liturgica e personale - della presenza di Gesù risorto nella propria vita, come guida e compagno di viaggio, amico e salvatore; aprirsi anche ad esperienze di confronto profondo con la persona di Cristo e di silenzioso ascolto della sua Parola, ad esempio attraverso veglie di preghiera, ritiri, esercizi spirituali, pellegrinaggi, opportunamente pensati per questa età. Inserimento più responsabile nella Chiesa In risposta agli interrogativi dei giovani, la comunità cristiana non solo offre la proposta del Signore della vita, ma contemporaneamente indica la Chiesa come il luogo privilegiato per vivere l’esperienza di questa nuova esistenza in Cristo. Questo è forse l’aspetto più problematico per un adolescente, generalmente insofferente di ogni realtà istituzionale, ma esso non può assolutamente essere eluso, poiché l’appartenenza alla Chiesa è costitutiva dell’essere cristiano. Si tratterà allora di mostrare un volto diverso di Chiesa: in particolare bisognerà far conoscere e sperimentare al giovane il volto di una Chiesa che è soprattutto comunione fraterna, che trova la sua espressione e la sua fonte soprattutto nell’Eucaristia domenicale. 11 Per favorire un inserimento più responsabile dell’adolescente in questo “mistero di comunione” è importante: aiutarlo a scoprire la vita come dialogo - insieme personale e comunitario - con Dio, che ci chiama per strade diverse a collaborare con Lui per un mondo più fraterno; fargli sperimentare una comunità cristiana che cerca, nonostante i molti difetti, di essere viva, accogliente, capace di gestire anche le tensioni e i conflitti nel rispetto di tutti, nella sincerità e nell’amore fraterno; favorire il suo ingresso in un gruppo di coetanei - preferibilmente misto, ma con momenti anche distinti - animato da giovani-adulti preparati, possibilmente di entrambi i sessi, capaci di ascoltare e di cooperare, in modo che la vita di gruppo diventi un laboratorio di vita comunitaria ed ecclesiale; aiutarlo ad armonizzare le proprie esigenze e i propri pareri con le esigenze e i pareri degli altri (compresi gli adulti), sulla base di un rapporto di amicizia sincera e profonda con Cristo e con tutti i componenti del gruppo; portarlo a dare liberamente il proprio parere sulle scelte da fare e a collaborare alla realizzazione delle scelte comuni. Questo potrebbe comportare che qualche adolescente sia inserito nel Consiglio Pastorale Parrocchiale oppure nello staff o Consiglio dell’Oratorio ecc.. lo spingono soltanto a possedere, apparire, divertirsi, consumare, considerandosi il centro del mondo, per diventare più capace di farsi carico dei bisogni delle persone, attraverso anche qualche esperienza di volontariato; vedere lo studio e il lavoro nella prospettiva della collaborazione e del servizio, oltre che della riuscita personale e del semplice guadagno immediato; essere riconoscente verso le persone che lo servono in famiglia e altrove e ricambiare collaborando secondo le proprie capacità e possibilità; allargare lo sguardo ai gravi problemi e bisogni dei popoli del mondo, rinunciando per questo a cose o attività superflue e dando il proprio apporto a qualche gruppo missionario; trovare nel Vangelo e nella vita dei santi, specialmente quelli più vicini al nostro tempo, le motivazioni e i modelli di un servizio autentico e gratuito ai fratelli; vedere la sessualità, con la conseguente attrattiva erotica, come appello divino a non chiudersi in se stesso, ma ad uscire piuttosto da sé per donarsi all’altro ed essere generatori di vita. Percorsi di vita buona Al servizio della vita Dall’incontro con Cristo nella comunità ecclesiale e nella celebrazione eucaristica nasce inevitabilmente l’esigenza di mettersi al servizio della vita di tutti, soprattutto di quelli più poveri e dimenticati. In questo “perdersi” per gli altri insieme con Cristo e da lui sostenuto, l’uomo ritrova se stesso, la sua vera identità e libertà, la pienezza della sua vita (cfr. Mc 8, 35). Per questo, la comunità cristiana risponde con la proposta di strade significative di testimonianza evangelica e di servizio nella Chiesa e nel mondo. Superata la fase in cui ritiene che tutto gli sia dovuto, il giovane comincia a capire che anche lui può fare qualcosa di buono per gli altri e che attorno a lui, vicino o lontano, ci sono tante persone bisognose di aiuto che lo aspettano. Per il raggiungimento di questo obiettivo, si tratta di aiutare l’adolescente a: liberarsi progressivamente dai condizionamenti culturali e ambientali che 12 Ogni ambito del vissuto umano è interpellato dalla sfida educativa. Possiamo domandarci come le indicazioni maturate nel Convegno ecclesiale di Verona siano state recepite e attuate in ordine al rinnovamento dell’azione ecclesiale e alla formazione dei laici, chiamati a coniugare una matura spiritualità e il senso di appartenenza ecclesiale con un amore appassionato per la città degli uomini e la capacità di rendere ragione della propria speranza nelle vicende del nostro tempo. Tra i processi di accompagnamento alla costruzione dell’identità personale, merita particolare rilievo l’educazione alla vita affettiva, a partire dai più piccoli. È importante che a loro in modo speciale sia annunciato «il Vangelo della vita buona, bella e beata che i cristiani possono vivere sulle tracce del Signore Gesù». È urgente accompagnare i giovani nella scoper13