Corso di Meccanica Agraria Istituto Agrario S. Michele Meccanizzazione in viticoltura parte terza ing. Maines Fernando Giugno 2009 ing. Maines Fernando pag. 258 Meccanizzazione in viticoltura ing. Maines Fernando Sommario pag. 259 Meccanizzazione in viticoltura Sommario Sommario 10 11 12 13 Macchine per la gestione della chioma......................................................................261 10.1 Le spollonatrici ......................................................................................................261 10.2 Le legatrici.............................................................................................................265 10.3 Le cimatrici............................................................................................................273 10.4 Le defogliatrici (o sfogliatrici) ...............................................................................287 10.5 Il diradamento dei grappoli ...................................................................................297 Le macchine per la potatura a secco ...........................................................................299 11.1 Le potatrici meccaniche .........................................................................................303 11.2 Agevolatrici per la potatura manuale ...................................................................310 11.3 Le trinciasarmenti .................................................................................................317 Macchine per la vendemmia meccanica ....................................................................324 12.1 Classificazione .......................................................................................................332 12.2 Vendemmiatrici a scuotimento orizzontale...........................................................341 12.1 Vendemmiatrici a scuotimento verticale...............................................................356 12.2 Vendemmiatrici a scuotimento verticale per pergola e tendoni ............................361 12.3 Vendemmiatrici per vigneti ad alberello ...............................................................363 12.4 Perdite di prodotto.................................................................................................364 12.5 Qualità del prodotto ..............................................................................................366 12.6 Trasporto e conferimento del prodotto in cantina .................................................368 12.7 Manutenzione ordinaria e straordinaria della vendemmiatrice............................370 12.8 Prevenzione dei rischi igienico-sanitari ................................................................372 12.9 Considerazioni economiche ...................................................................................374 Macchine per il conferimento dell’uva in cantina...................................................376 13.1 Conferimento in cassette di plastica......................................................................376 13.2 Conferimento in pallettes ......................................................................................377 13.3 Conferimento in vasche .........................................................................................377 13.4 Carrelli elevatori....................................................................................................379 Bibliografia .....................................................................................................................382 ing. Maines Fernando pag. 260 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 10 Macchine per la gestione della chioma 10 Macchine per la gestione della chioma La gestione della chioma prevede di intervenire con un insieme di tecniche (spollonature, scacchiature, cimature, sfogliature, diradamenti) che permettono di modificare i rapporti tra attività vegetativa e attività produttiva. I principi e le relative motivazioni di base che devono ispirare tali interventi sono i seguenti: ¾ stimolare la crescita di organi (germogli in particolare) che formeranno la struttura permanente delle viti (ceppo e cordoni); ¾ mantenere la forma e le dimensioni della chioma entro limiti spaziali che possano agevolare l’esecuzione delle varie operazioni colturali; ¾ favorire una superficie fogliare ampia, sana, bene esposta, efficiente e con forte sviluppo in primavera, in modo da raggiungere precocemente la superficie ottimale evitando competizioni nella fase di accrescimento e maturazione delle uve; ¾ favorire un microclima ottimale della fascia produttiva adeguato alle condizioni climatiche della zona (ove vi siano carenze termiche e luminose è consigliabile un’alta esposizione, viceversa nelle zone calde) per favorire una piena maturazione, migliorare la qualità del prodotto, creare condizioni meno favorevoli allo sviluppo di patologie ed agevolare l’espressione produttiva nella zona del rinnovo (base dei germogli); ¾ favorire la ripartizione degli elaborati prodotti dalla fotosintesi e definire un ottimale equilibrio vegeto-produttivo. Analizziamo ora le diverse operazioni e le corrispondenti macchine ed attrezzature. 10.1 Le spollonatrici La spollonatura è la prima operazione a verde svolta in vigneto e viene eseguita per rimuovere polloni e succhioni1, che esercitano un’azione fortemente competitiva nei confronti della crescita dei germogli presenti lungo i capi a frutto o i cordoni orizzontali (che devono invece essere privilegiati), competizione che aumenta proporzionalmente al livello di sviluppo raggiunto dai polloni stessi. Per una ottimale riuscita dell’operazione è conveniente intervenire precocemente2, quando i germogli sono ancora sufficientemente teneri e non eccessivamente lunghi (circa 10 ÷ 20 cm), in modo da garantire buone probabilità di rimuovere completamente anche la zona di inserzione del pollone sul ceppo, sulla quale sono collocate le gemme di corona (viene in tal modo diminuita la capacità di ricaccio). Interventi più tardivi, eseguiti su germogli che hanno già la base lignificata, richiedono più tempo e determinano un aumento dell’intensità I polloni sono quei germogli che si formano lungo il fusto di viti adulte al di sopra o al di sotto del punto di innesto; i succhioni sono, invece, i germogli che si sviluppano dalle gemme latenti del legno vecchio delle viti. 2 L’operazione deve essere completata in una decina di giorni circa. 1 ing. Maines Fernando pag. 261 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 10 Macchine per la gestione della chioma del ricaccio stesso. In ogni caso, indipendentemente dalle modalità di esecuzione, l’intervento deve essere di norma ripetuto almeno due volte nel corso della stagione vegetativa. La spollonatura può essere eseguita meccanicamente per abrasione del ceppo o tramite la distribuzione di prodotti chimici che provocano il disseccamento dei polloni e/o dei succhioni. Le spollonatrici ad abrasione possono differire in funzione dell’ambito di utilizzo e delle forme di allevamento, per la conformazione, per il materiale e per la disposizione sul rotore degli elementi flessibili (flagelli) che, con la loro rotazione, provocano l’asportazione dei polloni e per la disposizione dell’asse di rotazione del rotore stesso rispetto al terreno (può essere verticalmente o orizzontalmente) e rispetto alla direzione dei filari. Le spollonatrici hanno una struttura ed un principio di funzionamento abbastanza semplice e sono costituite da: ¾ telaio: si differenzia in base alla modalità di attacco alla trattrice (perlopiù frontale, talvolta laterale e in casi eccezionali posteriore) ed è dotato di un meccanismo a leve o trapezi regolabili idraulicamente che permettono alla macchina di adattarsi in modo migliore al filare indipendentemente dalla posizione della trattrice. Il telaio può essere costituito in ferro, acciaio e nei modelli più evoluti in alluminio; infine il telaio può essere di tipo scavalcante per quei modelli che operano su entrambi i lati del filare; ing. Maines Fernando pag. 262 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 10 Macchine per la gestione della chioma ¾ rotore: è l’organo principale, mosso dalla pressione dell’olio (con portata di almeno 30 l/min) derivante dall’impianto idraulico della trattrice oppure da un sistema autonomo messo in pressione da una pompa azionata dalla presa di potenza della trattrice; ¾ asse: è l’albero su cui sono inseriti i flagelli e che riceve il movimento dal rotore; può essere disposto in maniera verticale od orizzontale rispetto al terreno; ¾ flagelli: sono gli organi responsabili dell’asportazione dei germogli dal fusto. Generalmente sono costituiti da fettucce di gomma telata o da fili di nylon di diverso diametro (2 ÷ 9 mm)3 ed il loro raggio di azione aumenta con la velocità di rotazione del rotore coprendo il tronco per un altezza compresa tra i 30 e 60 cm da terra; ¾ carter: è costituito da una apposita lamiera che protegge l’operatore da eventuali lanci di frammenti di germoglio di terra o degli stessi flagelli. Le macchine presenti sul mercato si possono distinguere in tre macrogruppi: ¾ spollonatrici meccaniche ad asse verticale: sono state sviluppate principalmente per operare su viti allevate basse e poco impalcate, dove garantiscono ottimi risultati grazie ad un’azione non eccessivamente energica. Queste macchine sono costituite da un telaio generalmente scavallante, alle cui estremità sono inseriti due gruppi di asportazione (rotore, asse, flagelli) che in un’unica passata provvedono all’asportazione e alla pulizia dell’intero ceppo. I due gruppi di asportazione girano a velocità costante e tra di loro opposta. Questa tipologia (la prima ad essere sviluppata) presenta l’inconveniente che il flagello finisca per avvolgersi sul fusto con possibili danni alla corteggia delle piante e/o alla macchina stessa; ¾ spollonatrici meccaniche ad asse orizzontale: sono delle macchine pensate per operare su forme d’allevamento impalcate ad un’altezza superiore (e per questo sono le più diffuse in Italia). Generalmente richiedono due passate per pulire entrambi i lati del filare non essendo macchine che L’adozione di fruste costituite da fili di grande diametro consente velocità di rotazioni basse e buona asportazione con bassa abrasione sul ceppo. 3 ing. Maines Fernando pag. 263 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 10 Macchine per la gestione della chioma adottano telai scavallanti. In compenso grazie alla loro alta capacità di abrasione possono essere utilizzati per eliminare anche l’erba nel sottofila. Non sono adatti per impianti giovani in quanto possono determinare danni ai fusti e per questo sui modelli attuali vengono adottati flagelli più sottili. che però manifestano l’inconveniente di un consumo rapido (5 cm/ha), attualmente risolto mediante l’adozione di rotori all’interno dei quali è possibile caricare una grande quantità di filo (la parte interna del rotore su cui è avvolto il filo viene sbloccata e il filo viene estratto). Vengono utilizzati telai normali o scavallanti portanti anche un doppio rotore sovrapposto. Le fruste in filo di nylon montate radialmente ed in grandi quantità (15 - 30 fruste/rotore) in modo da assicurare grande capacità di insinuarsi negli spazi angusti (come tra palo e vite). questa tipologia è apprezzata anche per la capacità di diserbo meccanico. Infatti, mantenendo il rotore a 20-30 cm di altezza, la fruste esercitano la loro azione anche sul sottofila. Tali tipologie, inoltre, possono essere integrate su altre attrezzature (trinciatrici, …) che però si caratterizzano per la difficile regolazione; ¾ spollonatrici chimiche: sono attrezzature simili a barre d’irrorazione in grado di distribuire particolari sostanze dissecanti che si limitano a seccare solo il germoglio senza entrare all’interno della pianta. Si dimostrano ideali ing. Maines Fernando pag. 264 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 10 Macchine per la gestione della chioma nel caso di impianti giovani, in quanto manifestano una maggiore attività spollonifera; queste macchine sono dotate pertanto di un telaio scavalcante alla cui estremità sono inseriti 3 - 4 ugelli che indirizzano il liquido4 verso il bersaglio; l’allestimento è completato da un serbatoio e da una pompa. Il getto degli ugelli è protetto da una schermatura di materiale plastico per eliminare o quantomeno ridurre fortemente i fenomeni di deriva, costituita da teli verticali flessibili o da spazzole fitte. Per contrastare l’effetto di schermatura causato dall’erba e dai polloni superiori ricadenti possono essere adottare spazzole umettanti verticali. L’utilizzo della spollonatrici meccaniche può indurre le seguenti problematiche: ¾ contribuire ad una possibile diffusione di patogeni da ferita, in quanto le abrasioni prodotte dai flagelli possono divenire via di penetrazione passiva di batteri o virus; ¾ la ridotta efficienza qualora l’intervento venisse svolto in ritardo; infatti con germogli anche solo parzialmente lignificati si deve operare con velocità di avanzamento più basse rispetto ai 5 km/h delle condizioni ideali (i succhioni e/o polloni allo stato erbaceo e di lunghezza di massimo 15 cm); in questo modo il fabbisogno di tempo per ettaro aumenta da 2 ÷ 3 ore a 3 ÷ 7 ore soprattutto per il necessario passaggio di rifinitura manuale. 10.2 Le legatrici La legatura dei tralci viene effettuata a fine fioritura o ad inizio allegazione, per le forme di allevamento a capo a frutto basso e vegetazione assurgente (controspalliera tipo guyot o cordone speronato), per le quali vi è l’esigenza di indirizzare verticalmente la crescita dei germogli sui fili di sostegno. Si evita in questo modo che i tralci subiscano possibili danni o più semplicemente debordino verso l’interfilare. Un mancato intervento o un intervento non tempestivo può inoltre rendere difficoltosa l’entrata della trattrice in vigneto. 10.2.1 Agevolatrici per la legatura manuale La legatura manuale veniva eseguita nel passato utilizzando del materiale vegetale, perlopiù vimini. Tale modalità di legatura è caduta ormai in disuso per la poca praticità 4 I principali prodotti disseccanti utilizzati sono: ¾ dipiridilici (diquat, paraquat) 600 g/ha, su succhioni di 30 ÷ 40 cm; ¾ glufosinate ammonio 2 %, su succhioni di 30 ÷ 40 cm; ¾ NAA (acido α- naftalenacetico) 1 % su germogli di circa 10 ÷ 20 cm. ing. Maines Fernando pag. 265 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 10 Macchine per la gestione della chioma del materiale e per la difficoltà di reperire il prodotto che deve essere coltivato in campo e opportunamente trattato. Attualmente la modalità di legatura manuale più diffusa prevede l’utilizzo di tubetti in plastica flessibile del diametro di alcuni millimetri, commercializzato in matasse o rotoli molto lunghi e poco ingombranti. Essendo questo materiale facilmente allungabile, permette di effettuare delle legature molto salde e in grado di evitare lo scivolamento dei tralci lungo i fili di ferro ed il loro successivo affastellamento senza indurre fenomeni di strangolamento. Per quanto un operatore esperto impieghi solo 6 ÷ 7 secondi per legare un tralcio, la legatura manuale risulta comunque relativamente lenta. Per questo sono state messe a punto delle macchine agevolatrici che consentono di velocizzare le operazioni di legatura; si tratta di piccoli dispositivi che utilizzano delle piattine in materiale plastico animato con filo di ferro da avvolgere attorno al tralcio per legarlo saldamente ai fili portanti. Essendo però questo materiale poco flessibile, le agevolatrici sono adatte solo per legature dei tralci di un anno e non per fissare i cordoni permanenti. In commercio esistono numerosi modelli, molti dei quali sono simili a delle pinze, con funzionamento diverso ma che comunque richiede un intervento diretto dell’operatore per fare un’asola o per avvolgere inizialmente la piattina attorno al tralcio e al filo di ferro. Nonostante la loro semplicità di utilizzo queste macchine non sono molto diffuse in quanto sono poco pratiche, non sono molto veloci e soprattutto stancano molto la mano e l’avambraccio dell’operatore che deve effettuare uno sforzo non trascurabile per effettuare un punto di legatura. ing. Maines Fernando pag. 266 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 10 Macchine per la gestione della chioma Sicuramente le macchine agevolatrici più performanti sono quelle elettroniche, essendo in grado di effettuare legature in 3 decimi di secondo. Il funzionamento di questi attrezzi non è molto complesso: il filo entra nella macchina e arriva all’estremità anteriore, dove è presente un dispositivo a forma di uncino che tramite un motore elettrico molto rapidamente si abbassa molto rapidamente trascinando il filo che avvolge il tralcio e il filo portante. La parte terminale del filo di legatura viene agganciata da una girante, anch’essa mossa da un motorino elettrico, che con il suo movimento rotatorio riesce ad attorcigliare le due estremità del filo effettuando così la legatura. Sulla macchina è presente inoltre un interruttore che permette di regolare il numero di giri della girante e quindi effettuare una legatura più o meno stretta. Tutto questo avviene molto rapidamente senza che ne risenta la durevolezza del risultato. La bobina del filo per la legatura, solitamente piattine di filo di ferro animato5 avvolto in bobine circolari del diametro di 10 cm, nella maggior parte dei casi è tenuta dall’operatore in un apposito comparto posto sulla cintura vicino alla batteria. altri materiali utilizzati per produrre i fili sono riassunti nella tabella seguente: lunghezza bobina filo per una legatura tenuta della legatura materiale plastico standard 200 m 13,5 cm 8 ÷ 10 mesi carta 200 m 13,5 cm 6 ÷ 8 mesi acciaio inox 200 m 13,5 cm Fino a 3 anni materiali biodegradabili 200 m 13,5 cm 6 ÷ 8 mesi 5Esistono diverse tipologie di filo in base al materiale con il quale è rivestita l’anima in acciaio; i diversi rivestimenti garantiscono però anche una durata nel tempo diversa. ing. Maines Fernando pag. 267 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 10 Macchine per la gestione della chioma Le batteria attualmente adottate sono al lithium e garantiscono una carica sufficiente per un’intera giornata lavorativa. C’è da dire però che queste macchine effettuano delle legature meno resistenti rispetto a quelle realizzate manualmente con il tubetto in plastica e non permettono di effettuare l’asola attorno al filo portante per evitare il fenomeno dello scorrimento che determina un affastellamento dei tralci in forme di allevamento come la pergola. Nella seguente tabella sono raccolti dati relativi ai diversi tipi di filo utilizzati dalle agevolatrici Nel caso di forme di allevamento con la fascia vegeto-produttiva posta molto in basso l’operatore di trova ad operare la legatura manuale con la schiena piegata. Per ridurre la fatica ed il rischio di dolorose patologie, sono stati costruiti appositi seggiolini dotati di ruote (in alcuni casi dotati anche di motore elettrico per l’avanzamento) che consentono all’operatore di operare stando seduto ad un livello ottimale per raggiungere la zona interessata alle lavorazioni. 10.2.2 Legatrici meccaniche Le legatrici (dette anche palizzatrici) rappresentano una concreta soluzione per ridurre notevolmente il numero di ore di lavoro richiesto dall’operazione manuale per fissare i tralci tra o sugli appositi fili metallici che fungono da sostegno (la capacità operativa si aggira sui 0,3 ÷ 0,5 ha/h). Viene pertanto meccanizzata l’operazione manuale di fissare ai pali mediante appositi ganci coppie di fili a binario inizialmente aperti (poste a diverse altezze a seconda della forma di allevamento adottata), non appena raggiunti in altezza dalla maggior parte dei germogli. La capacità di contenimento dei fili viene migliorata mediante la loro chiusura con specifiche mollette. ing. Maines Fernando pag. 268 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 10 Macchine per la gestione della chioma Il principio di funzionamento di queste attrezzature si fonda sull’azione di due coclee che, ruotando, sollevano i tralci; questi verranno poi mantenuti in posizione mediante dei fili in propilene che la macchina stende lungo entrambi i lati del filare, finché i tralci stessi non riescano ad agganciarsi da soli ai fili di ferro. L’azione di contenimento dei tralci è completata dall’applicazione di graffette in acciaio per unire i due fili ad intervalli regolari. ing. Maines Fernando pag. 269 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 10 Macchine per la gestione della chioma Le legatrici sono macchine portate anteriormente alla trattrice, scavallanti, che operano in modo generalmente bilaterale6. Si tratta pertanto di macchine che trovano fattivo utilizzo in vigneti con ridotte pendenze e di ampia superficie, dato che l’utilizzo delle legatrici su vigneti con filari troppo corti rende particolarmente significativo l’incidenza dei tempi di manovra e di fissaggio dei fili ad inizio e a fine filare7. Per questo molte delle macchine più recenti siano munite di dispositivi in grado di eseguire automaticamente queste operazioni senza dover scendere dal posto di guida, compreso il sistema per mantenere il filo in tensione. La legatrice viene utilizzata generalmente una o due volte in un anno vegetativo a seconda che la macchina stenda un unico filo per ciascun passaggio (ad un altezza variabile a seconda della vegetazione presente e della posizione del filo di ferro), o due fili (uno sopra l’altro) in un unico passaggio. Per la legatura semplice si necessita generalmente di 8000 ÷ 12000 metri di filo e di 2000 ÷ 3000 graffette per ettaro. Mediamente, la capacità operativa di tali macchine è sui 2.000 metri/h (circa 2 ÷ 4 ha in 10 ore, a seconda delle condizioni operative). Diversi costruttori propongono modelli di legatrici associate con barre cimatrici (coltello superiore elettrico a barra alternativa, coltelli posti superiormente a movimento circolare continuo alimentato idraulicamente). Agli evidenti vantaggi economici (minori tempi di ammortamento della macchina) si somma il vantaggio agronomico di ritardare il momento della prima cimatura, di aumentare la stabilità del filare e di diminuire la tensione sui fili posti della legatrice. Un’altra soluzione prevede di utilizzare legatrici con telai universali in modo tale da rendere possibile l’utilizzo di più macchine con un unico telaio. Le legatrici sono costituite dai seguenti elementi: ¾ telaio: la legatrice è una macchina molto semplice, costituita con un telaio con una tipica forma a bastone da passeggio (singolo o doppio), che consente di scavalcare le viti. All’estremità del telaio sono poste le due coclee, una per ogni lato del filare. Il telaio viene spesso dotato di pistoni idraulici per poter variare l’altezza della macchina adattandola alle diverse altezze degli impianti; ¾ coclee: il telaio porta una coppia di coclee, alimentate elettricamente o idraulicamente, che ruotano in senso opposto allo scopo di portare i tralci nella posizione prevista dalla metodologia d’allevamento. Per facilitare la cattura dei tralci e per favorire il loro innalzamento, le coclee possono presentare alla loro estremità inferiore degli organi rotanti, normalmente a forma di stella. Generalmente i materiali utilizzati sono l’acciaio inox, l’acciaio verniciato o altre leghe Esistono anche versioni monolaterali utilizzati per operare su terreni in significativa pendenza. Per eseguire manualmente questa operazione si dove possedere una certa forza e rappresenta un aspetto decisamente defaticante per gli operatori. 6 7 ing. Maines Fernando pag. 270 Meccanizzazione in viticoltura ¾ ¾ Cap. 10 Macchine per la gestione della chioma metalliche mentre la lunghezza varia da 1,5 a 2 m. Particolari sistemi di sospensione a movimento pendolare, assicurano un buon adattamento alla vegetazione, evitando che le coclee si possano agganciare ai fusti delle viti o ai pali. Per evitare che coclee o telaio venga bruscamente a contatto del terreno, un sistema di molle fa sì che la parte superiore del telaio o il suo braccio più esterno compia eventualmente un movimento per evitare l’immediata rottura. Le coclee possono essere sostituite da nastri in PVC muniti di piccole palette che si caratterizzano per la limitata altezza di lavoro; filo: viene generalmente posto in apposite scatole (collocate sul telaio) che, a seconda dello spessore del filo, sono in grado di garantire una autonomia di 3000 ÷ 11000 metri di vigneto continui. Questa capacità in pratica diminuisce in quanto la legatura a fine filare necessità di una porzione di filo non trascurabile. Il filo in propilene (più raramente in iuta) è forse il limite più grande della macchina non essendo sostituibile con materiali biodegradabili in gradi di assicurare la necessaria resistenza meccanica e, allo stesso tempo, una degradazione veloce per non costituire intralcio per le lavorazioni seguenti; la necessità di raccoglierlo e successivamente di essere smaltito correttamente, determina un notevole onere in termini di tempo; graffettatrice: assolve al compito di mantenere i fili chiusi, in modo da assicurare un posizionamento corretto dei tralci. A seconda del modello, vengono montate delle cucitrici (alimentate dall’impianto idrauliche) con un caricatore che contiene dalle 250 alle 5000 graffette (inizialmente metalliche e ora in materiale plastico per evitare danni alle membrane delle presse), assicurando quindi una autonomia che varia da 1000 a 15000 m2 di vigneto. Il lavoro della cucitrice viene agevolato da un dispositivo, detto sposta-tralci, che comprime momentaneamente la vegetazione e quindi avvicina i fili; ing. Maines Fernando pag. 271 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 10 Macchine per la gestione della chioma ¾ sistema di comando: un joystick, con scatola di comando, facile da usare, raggruppa l’insieme dei controlli relativi ai diversi organi (coclee, telaio, graffettatrici) ed alle diverse operazioni (distribuzione dei fili, la loro messa in tensione, il bloccaggio all’inizio ed alla fine del filare, …) Quasi tutte le legatrici sono predisposte in modo tale da poter essere montate su tutti i tipi di trattore, grazie alla disponibilità di diversi modelli con lunghezza delle coclee molto variabile. La dotazione minima della trattrice per poter utilizzare una legatrice comprende: ¾ due distributori idraulici a semplice effetto, di cui uno bloccabile; ¾ un ritorno libero dell’olio senza intervento della pompa; ¾ almeno un collegamento elettrico (fino ad un massimo di 4); ¾ una portata minima di olio di 10 ÷ 30 L/min, che diventa 20 ÷ 45 in caso di azionamento idraulico elle coclee; ¾ pressione minima dell’olio di 150 bar. Una macchina palizzatrice di diverso tipo è data dalla releveuse a fili di ferro. A differenza delle macchine precedenti non stende fili in polipropilene ma solleva una coppia di fili metallici facenti parte della struttura portante dell’impianto e riabbassati dopo la potatura. Quando la vegetazione si sviluppa ulteriormente la macchina entra nel filare rompendo le graffette in plastica precedentemente applicate, sollevando i fili ed applicando graffette più dure. ing. Maines Fernando pag. 272 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 10 Macchine per la gestione della chioma ***** Un particolare intervento di posizionamento dei germogli, denominato “pettinatura”, è quello richiesto nei sistemi di allevamento Casarsa e a doppia cortina (GDC) e che consiste nel portare verso l’esterno i germogli che si sono orientati verso la zona interna del sistema. In questo modo si assicura una separazione fisica delle due cortine parallele di vegetazione che non devono intersecarsi e fondersi insieme e la creazione di un corridoio centrale che aumenta considerevolmente la disponibilità di luce e la ventilazione. Si assicura inoltre una maggior facilità nell’esecuzione della potatura invernale. La pettinatura richiede un elevato fabbisogno di tempo che nel caso di due operatori che stazionano su di una piattaforma trainata dalla trattrice ammonta a circa 15 ÷ 20 ore/ha. Tale fabbisogno può essere ridotto fino a circa 5 ore/ha qualora si adotti una soluzione di semi-meccanizzazione dell’intervento che prevede l’impiego di fili mobili montati su di un distanziale in grado di creare una barriera fisica che impedisce ai germogli di orientarsi decisamente verso la zona interna del sistema. 10.3 Le cimatrici La cimatura prevede la rimozione dell’apice vegetativo e di un numero variabile di foglie sottostanti8. Gli scopi di questa operazione variano sensibilmente in rapporto alla fase del ciclo vitale della pianta: in fase di allevamento consente di indurre una formazione equilibrata della struttura (tralci o cordoni) e di promuovere la crescita dei germogli destinati a costituire la struttura produttiva limitando la competizione esercitata da altri apici vegetativi; in fase di piena Quando la cimatura è particolarmente leggera (rimozione del solo apice e delle prime due o tre foglioline apicali) viene denominata svettatura. 8 ing. Maines Fernando pag. 273 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 10 Macchine per la gestione della chioma produzione, invece, si esegue la cimatura con i seguenti obiettivi: ¾ limitare l’ingombro dimensionale della chioma e agevolare il passaggio da parte della trattrice all’interno dei filari o delle pergole e, quindi, l’esecuzione delle varie operazioni colturali; ¾ migliorare il microclima9 a livello della fascia dei grappoli e della zona basale dei tralci, permettendo un miglior arieggiamento ed un miglior irraggiamento della pianta e dei grappoli (che altrimenti verrebbero ombreggiati dai germogli troppo lunghi); ¾ condizionare il portamento e la distribuzione della vegetazione. Una cimatura effettuata su una chioma adulta può essere assai impattante poiché altera, in maniera dinamica, una serie di fattori e di processi molto importanti, fra i quali spiccano: ¾ la quantità totale di foglie e la distribuzione della superficie fogliare; ¾ l’età media delle foglie che costituiscono la chioma: la cimatura infatti provoca una improvvisa riduzione della quantità di luce intercettata dalla chioma ed un altrettanto repentino aumento dell’età media delle foglie (sono infatti le foglie più giovani a essere asportate col taglio). Quest’ultimo aspetto viene successivamente compensato da un progressivo ringiovanimento indotto dalla ricrescita delle femminelle stimolate dalla rimozione dell’apice; ¾ il microclima di parti specifiche della chioma e, soprattutto, della fascia in cui sono collocati i grappoli; ¾ il rapporto fra superficie fogliare e quantità di uva prodotta; ¾ la dinamica di traslocazione dei carboidrati prodotti con la fotosintesi (viene favorita la veicolazione degli assimilati verso i grappoli); ¾ la percentuale di allegagione (aumenta il rapporto fra acini allegati e fiori totali) nel caso di interventi precoci (in pre-fioritura o in fioritura), in quanto viene ridotta la competizione esercitata dall’apice vegetativo. I risultati di diverse sperimentazioni hanno messo in evidenza i vantaggi indotti da tagli eseguiti piuttosto precocemente (allegagione) in quanto, lasciando più tempo allo sviluppo delle femminelle, consentono alle stesse di raggiungere la fase di maturità più o meno in corrispondenza dell’invaiatura, ovvero la fase fenologica che segna l’avvio del processo di accumulo rapido degli zuccheri all’interno dell’acino. L’epoca di cimatura interagisce con l’intensità del taglio (normalmente espressa come numero di foglie principali mantenute sull’asse del germoglio), così come si manifestano reciproche interferenze con le caratteristiche di vigoria che caratterizzano le diverse combinazioni vitigno-portinnesto, con la forma di allevamento (assurgente Il microclima della chioma è classicamente definito dall’insieme delle condizioni ambientali (radiazione, temperatura, umidità relativa, ventilazione, …). 9 ing. Maines Fernando pag. 274 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 10 Macchine per la gestione della chioma con tralci vincolati o libera) e con le condizioni agronomiche o climatiche dell’ambiente in cui si opera. La cimatura dovrebbe essere effettuata mantenendo un numero minimo di foglie (10 ÷ 12) sul germoglio principale che, indipendentemente dall’entità e dalla dinamica di sviluppo delle femminelle (peraltro difficilmente prevedibile poiché dipendente in massima parte da fattori ambientalie e climatici del periodo di post-cimatura), possa comunque garantire un sufficiente livello di maturazione delle uve. Qualora si opti per cimature più drastiche occorre evitare quelle tardive (dalla pre-invaiatura in poi) ed essere comunque consci che questo tipo di intervento è a rischio. Nel caso di tagli severi, infatti, a seconda dell’andamento climatico, la ricrescita di femminelle può essere o troppo scarsa o troppo abbondante e causare quindi, sia pure per meccanismi diversi, una qualità delle uve non soddisfacente. In generale valgono le seguenti considerazioni: ¾ una cimatura poco drastica (che lascia 10 ÷ 12 foglie) consente di ottenere un portamento tendenzialmente eretto dei germogli e al tempo stesso conserva una quota maggiore di superficie fogliare, che indipendentemente dalle successive modalità di sviluppo delle femminelle, può costituire una sorta di garanzia per il raggiungimento di un certo livello di maturazione delle uve. Infine una cimatura precoce dei germogli può essere anche convenientemente sfruttata per indurre, specie in ambienti caratterizzati da elevate sommatorie termiche, un ritardo di maturazione utile per determinate scelte enologiche (vini freschi di pronta beva, base spumante, ecc.); ¾ un intervento precoce in fioritura facilita l’allegagione interrompendo le competizioni trofiche che si instaurano tra fiori e apici vegetativi e pertanto è consigliato per i vigneti che sono soggetti a fenomeni di colatura per eccessiva vigoria; ¾ la cimatura precoce appena dopo l’allegagione, favorisce l’emissione di femminelle, che risultano importanti nelle fasi finali della maturazione dell’uva. Quanto più in questo periodo sarà elevata la potenzialità vegetativa (apici con forte crescita), tanto più l’emissione di femminelle sarà accentuata. In terreni fertili, con cultivar vigorose e sistemi di allevamento a vegetazione ing. Maines Fernando pag. 275 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 10 Macchine per la gestione della chioma ascendente, può essere necessario eseguire molto precocemente (subito dopo l’allegagione) il primo intervento di cimatura per evitare che una crescita eccessiva crei condizioni microclimatiche non adatte, ma soprattutto per non dover in seguito asportare tratti troppo consistenti di germoglio; ¾ la cimatura precoce dei germogli, effettuata prima che gli stessi inizino a flettersi naturalmente verso il basso, costituisce un mezzo efficace per indurre, specie in vitigni a portamento procombente (tralci prevalentemente localizzati nei 180° inferiori), una vegetazione più eretta, condizione che favorisce una elevata efficienza fotosintetica ed un microclima termo-luminoso ideale specie nel caso di vitigni a bacca rossa); inoltre la localizzazione dei tralci nei 180° superiori al cordone (portamento assurgente) facilita enormemente gli interventi di potatura invernale specie se eseguiti a macchina; ¾ intervenendo in epoca successiva all’allegagione, la cimatura riduce la vigoria in quanto a ogni taglio si ha la formazione di nuove femminelle e quindi di nuovi apici che entrano in competizione tra loro; ¾ nel corso della maturazione la cimatura facilita le operazioni vendemmiali (sia eseguite a mano che a macchina), in particolare nelle forme di allevamento a ricadere dove si riducono gli ombreggiamenti provocati dai germogli che ricadono nell’interfila; in tal modo si favorisce l’esposizione delle bacche alla luce e, contemporaneamente, si permette la creazione di un microclima meno umido e più arieggiato nella zona dei grappoli, meno adatto agli attacchi fungini. Inoltre il taglio rimuove una porzione consistente di foglie prima del passaggio della vendemmiatrice e migliora quindi l’efficienza di raccolta e la pulizia del vendemmiato. In tal caso la cimatura potrebbe essere condotta in modo drastico poiché, data l’imminente vendemmia, non potrà più influenzare la maturazione. In questo modo, tuttavia, si asporterebbero le foglie apicali e mediane, ovvero quelle più funzionali e, specie nel caso di vitigni a maturazione precoce e in ambienti che favoriscono una lunga permanenza delle foglie sulle viti anche dopo la raccolta, si potrebbe indurre una riduzione della quantità complessiva di carboidrati sintetizzati e traslocati verso altri organi della pianta nella parte finale del ciclo vegetativo. ing. Maines Fernando pag. 276 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 10 Macchine per la gestione della chioma L’efficacia dell’operazione di cimatura meccanica dipende molto anche dalla forma di allevamento adottata. Particolarmente adatte risultano i sistemi di allevamento che consentono una buona separazione spaziale fra la fascia produttiva e quella vegetativa e sui quali è più facile standardizzare diversi profili e altezze di taglio ed in special modo quelli a controspalliera (cordone speronato10, Guyot o Casarsa), i sistemi a doppia cortina (GDC) oppure i sistemi a portamento libero che non prevedono la presenza di fili di sostegno dei germogli, come il cordone libero11. Per queste ultime forme di allevamento l’assenza di fili di sostegno dei germogli consente di poter variare a piacimento l’intensità di cimatura, a differenza dei sistemi di allevamento in parete verticale dove la barra di taglio orizzontale deve forzatamente operare al di sopra del filo di sostegno più alto (si assicura pertanto un numero minimo di foglie principali che, anche a seconda della lunghezza dell’internodo della varietà considerata, può variare in media da 12 a 14). In quest’ultimo caso è anche più semplice individuare correttamente l’epoca di intervento, definita dal momento in cui la maggioranza dei germogli svetta al di sopra dell’ultimo filo portante, resi pertanto disponibili per il taglio meccanico. 10.3.1 Classificazione Eseguita un tempo con dei falcetti, la cimatura viene ora effettuata con macchine altamente specializzate caratterizzate da una sempre maggiore precisione esecutiva e da elevate capacità operative. I tempi di lavoro infatti variano fra 1 ÷ 2 ore/ha in funzione del sesto d’impianto, della tipologia di attrezzatura, della vigoria, della fase fenologica e della quantità di germogli da recidere. Una prima classificazione di tali macchine riguarda gli organi di taglio, fondamentali per assicurare una taglio netta ed una conseguente velocità di cicatrizzazione. Nel caso del sistema di allevamento a cordone speronato, la presenza di fili di sostegno dei germogli «costringe» l’operatore a operare subito al di sopra del filo più alto mantenendo quindi un numero minimo di foglie sul germoglio principale. 11 Il cordone libero, presenta un cordone permanente impalcato a circa 1,40 ÷ 1,70 m dal suolo sorretto da un filo portante principale, di solito spiralato, su cui vengono mantenuti speroni corti (2 ÷ 3 gemme) per la funzione produttiva. Il sistema non prevede altri fili superiori per il sostegno della vegetazione che, pertanto, ha un portamento «libero» nello spazio. 10 ing. Maines Fernando pag. 277 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 10 Macchine per la gestione della chioma Le cimatrici a barra falciante, costituite da lama e controlama, si caratterizzano per la semplicità costruttiva, l’economia dei costi di acquisto e di gestione e per la leggerezza dell’organo di taglio e della relativa struttura portante; quest’ultima caratteristica si dimostra essenziale quando si opera in condizioni difficili come nei vigneti terrazzati con macchine portate lateralmente dalla trattrice. Di contro l’azione di taglio risulta parzialmente impreciso in quanto la barra falciante opera in parte per strappo producendo un parziale sfibramento dei tralci. Per questo motivo si deve operare con una velocità di avanzamento più lenta (3 – 4 km/h) rispetto ad altre tipologie di cimatrici. Tre sono i sistemi mediante i quali è impresso il moto alle lame: ¾ sistema dente-lama a moto alternativo: in questo caso la lama (formata da una serie di sezioni triangolari con bordo tagliente) è sottoposta ad un moto rettilineo alternativo, normalmente comandato da un sistema biellamanovella; la recisione dei germogli avviene per contrasto delle sezioni con una serie di denti di una barra fissa posta subito al di sopra della barra mobile; ¾ sistema a doppie barre di taglio: entrambe sono costituite da lame mobili soggette a moto alternativo in controfase, in modo che le direzioni e le velocità dei due gruppi di lame siano sempre opposte. La recisone avviene per contrasto tra le lame. Rispetto al sistema precedente si ottiene una consistente riduzione delle vibrazioni ed una miglior qualità di taglio; di contro è richiesta una manutenzione (pulizia e lubrificazione) più frequente e attenta12 a causa della maggiore usura e del surriscaldamento causati dai forti attriti indotti dalla necessità di tenere aderenti tra di loro le lame; ¾ sistema con moto rettilineo continuo: una lama viene posta in moto (unidirezionale normalmente indirizzato Per ridurre la presa dello sporco sugli organi di taglio e sul telaio si possono adottare particolari materiali o vernici antipatina o, più semplicemente, una semplice spruzzata con nafta. 12 ing. Maines Fernando pag. 278 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 10 Macchine per la gestione della chioma verso l’alto) grazie all’azione di trascinamento di una cinghia in gomma, scorrevole in una guida su cui sono fissati i denti dal cui contrasto deriva la recisione. Le cimatrici a lame (o coltelli) rotanti ad alta velocità sono le più utilizzate per la loro semplicità costruttiva e l’economicità; l’organo di taglio è composto da una serie di lame in acciaio temprato, montate parallelamente rispetto al filare che, ruotando a gran velocità, tagliano i germogli che escono dalla forma prestabilita; inoltre la forma e la disposizione delle lame sono studiate per indurre un effetto di aspirazione dei germogli verso gli organi di taglio. Mentre nei sistemi precedenti il taglio dei germogli era affidato all’inserimento degli stessi tra due parti in movimento relativo tra loro, in questo caso non esiste l’elemento di riscontro. La necessità di mantenere il germoglio in posizione durante il taglio è affidata alla rigidità e all’inerzia del medesimo, in relazione all’alta velocità impressa ai coltelli. Nonostante ciò il taglio tende a presentarsi sfibrato13 e per questo motivo tali macchine sono più indicate a recidere vegetazione piuttosto tenera come nel caso di vigneti dove si prevedono passaggi frequenti di cimatura sin da una fase di post-allegagione. Esistono due principali modalità costruttive: il sistema più diffuso è quello che prevede coltelli di dimensioni comprese tra i 28 e i 50 cm posti in rotazione mediante un albero rigidamente inserito al centro degli stessi. Questi coltelli raggiungono velocità di rotazione comprese tra 2000 e 3500 giri/min. Un altro sistema è quello a lame articolate che prevede i coltelli montati, mediante un perno laterale, sui bordi di un rotore oppure collocati alle estremità opposte di un’asta e liberi di muoversi. L’accelerazione Ne consegue una cicatrizzazione più lenta del germoglio e la necessità di pulire frequentemente il filo di taglio delle lame. 13 ing. Maines Fernando pag. 279 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 10 Macchine per la gestione della chioma centrifuga provocata dalla rotazione del rotore o dell’asta fa disporre i coltelli radialmente e in tal modo essi possono fendere i germogli con notevole velocità periferica. In entrambi i casi le caratteristiche di taglio sono simili. Nonostante il telaio risulti più pesante a causa degli ingranaggi e delle cinghie necessarie per portare il moto alle varie lame, queste cimatrici permettono un avanzamento più veloce rispetto ad una barra falciante (fino a 10 km/h). Le cimatrici a coltelli rotanti a forbice presentano un organo di taglio costituito da alcuni coltelli (da 4 a 7) fissi e orientati radialmente su un primo disco, mentre altri due sono montati non radialmente su un secondo disco, coassiale al primo e posto in rotazione rispetto a esso, con una velocità di circa 300 giri/min per l’intervento di un motore idraulico. Le lame dei due rotori sono affacciate tra loro in modo che le parti affilate si sfiorino. L’organo di taglio risultante ha un diametro di 60 ÷ 75 cm. La particolare posizione dei coltelli del rotore in movimento, tangenti ad un cerchio che ha come centro l’asse di rotazione, fa sì che tra i coltelli fissi e quelli rotanti si crei un effetto di taglio a forbice, con le lame in rotazione che conducono i germogli a contrasto con quelle fisse. Tale sistema consente notevoli velocità di avanzamento nel filare (5 ÷ 8 km/h) senza che si verifichino fenomeni di ingolfamento e si caratterizza per la buona qualità del ing. Maines Fernando pag. 280 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 10 Macchine per la gestione della chioma taglio anche quando si opera su vegetazione già completamente o parzialmente lignificata. I rotori di taglio, generalmente disposti verticalmente, possono esser posizionati anche per svolgere il taglio superiormente (topping). E’ quindi possibile disporre i rotori in modo da variare la geometria del taglio a seconda delle esigenze agronomiche dettate dalle varie forme di allevamento. ***** Un altro tipo di classificazione prende in considerazione la configurazione geometrica del taglio. Una prima importante suddivisione va fatta tra macchine bifilare e monofilare. Nel caso di impianti a spalliera, è possibile operare contemporaneamente su lati contrapposti di due filari adiacenti (cimatrici bifilari), solo in presenza di capezzagne sufficientemente ampie per le manovre e di operatori molto attenti nella guida. Tale sistema offre in via teorica una capacità produttiva doppia rispetto a quello monofilare, ma difficilmente è applicabile in condizioni di significativa pendenza dove il compito dell’operatore risulta estremamente difficoltoso. Per questo motivo nell’ambito della viticoltura collinare è maggiore la diffusione di macchine monolaterali. Tali macchine sono spesso dotate di elementi di taglio superiori al filare (topping) o in altri casi di dispositivi atti a convogliare verso gli organi di taglio la vegetazione ricadente verso terra, essenziali nel caso di forme di allevamento a vegetazione ricadente o di vitigni a portamento procombente. Le cimatrici con telaio a L rovesciato eseguono il taglio solo da una parte del filare e nella parte superiore; se monofilare, questa soluzione permette una buona facilità di utilizzo ma richiede di passare due volte sullo stesso filare. ing. Maines Fernando pag. 281 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 10 Macchine per la gestione della chioma Le cimatrici con telaio a C sono utilizzate per intervenire in pre-vendemmia su forme di allevamento a doppia cortina con la barra orizzontale inferiore che opera immediatamente al di sotto della fascia produttiva. La quantità di foglie asportata può raggiungere anche il 50 ÷ 60% di quella totale presente sulle viti. E’ molto utilizzato con cimatrici a barre falcianti bifilare che consentono di aprire un corridoio centrale di passaggio e favoriscono nel contempo un portamento più eretto della vegetazione; Molto diffuse sono le cimatrici ad U rovesciata (detta anche a tunnel) che operano scavalcando il filare e recidendo i germogli su entrambi i lati e sulle sommità. In generale la macchina risulta più complicata da gestire e richiede l’utilizzo di trattrici pesanti e/o con il baricentro basso (oppure opportunamente zavorrate) per contrastare l’effetto destabilizzante dell’attrezzo posto lateralmente alla trattrice. Va rilevato che la geometria ad U rovesciata richiede pertanto vigneti pianeggianti e filari perfettamente verticali soprattutto per i modelli che utilizzano le testate di taglio, munite di sistema a pendolo, che si dispongono verticalmente per gravità. Sono state proposte anche macchine a doppia U rovesciata, collocate ciascuna a un lato della trattrice, con l’indubbio vantaggio di avere una bilanciatura trasversale dei pesi e una produttività più elevata, anche se le velocità di avanzamento dovranno ridursi in virtù della maggiore difficoltà di controllo e di guida. ing. Maines Fernando pag. 282 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 10 Macchine per la gestione della chioma Sulle trattrici polivalenti scavallanti che per loro geometria vanno ad abbracciare il filare, è naturale l’utilizzo di sistemi a U rovesciata montate anteriormente su telaio portattrezzi multifunzione, in modo da assicurare un’eccellente visibilità da parte dell’operatore (che è posto in posizione sopraelevata rispetto alla chioma). In questi casi, inoltre, si possono usare (se le condizioni plano-altimetriche e le estensioni lo consentono) anche testate multiple. I considerevoli risparmi realizzabili in termini di mano d’opera e i costi di gestione estremamente contenuti di queste macchine le rendono uno strumento molto appetibile in particolare per aziende viticole di dimensioni medio-grandi che vogliano contenere i propri costi di produzione. Infine ricordiamo le cimatrici a bastone da passeggio che rappresentano una soluzione intermedia fra le due tipologie precedenti (ad L e ad U rovescia); sono utilizzate con terreni in pendenza o nei vigneti dove non si voglia togliere troppa ombra sul lato più esposto al sole, per evitare possibili scottature. ***** E’ ovvio che per poter effettuare un intervento di cimatura di buona qualità è fondamentale che l’operatore possa orientare nello spazio gli organi di taglio anche durante le operazioni di lavoro mediante attuatori governabili dal posto di guida (generalmente martinetti idraulici). Ciò consente di accostarsi con gli organi di taglio alla parete vegetale indipendentemente dalla giacitura del piano di campagna e dalle pendenze presenti. La regolazione di spostamento verticale è pressoché indispensabile, così come risulta fondamentale la possibilità di variare l’inclinazione trasversale sia per compensare eventuali pendenze del terreno che per modellare la forma e variare la geometria del taglio; la regolazione dello spostamento orizzontale, per quanto utile, non è invece offerta da molti costruttori nel caso di macchine monofilari, che affidano alla guida del trattore la vicinanza o meno alla chioma. Altri spostamenti per raggiungere e modificare particolari zone di taglio (per effettuare, ad esempio, il topping) possono essere molto utili. In tutti i casi le cimatrici sono formate da un telaio di collegamento con la trattrice, da un carter (contenete le cinghie, gli alberi, le ruote dentate e tutti gli altri dispositivi che trasmettono il moto agli organi di taglio) e da un’intelaiatura porta lame. In particolare il telaio porta attrezzi, è formato dall’attacco alla trattrice e da uno o due montanti strutturati in modo da poter essere utilizzati anche con attrezzi diversi (prepotatrice, spollonatrice, …); è inoltre fornito di supporti di sicurezza per evitare lo sganciamento degli organi di taglio dall’attacco in caso di rotture o di urti del telaio contro il terreno. Le possibili tipologie sono: ing. Maines Fernando pag. 283 Meccanizzazione in viticoltura ¾ ¾ Cap. 10 Macchine per la gestione della chioma telaio a montante singolo, utilizzato principalmente con attrezzi poco pesanti; generalmente è strutturato per permettere di modificare l’angolo di attacco del montante alla base (sul punto di collegamento) e l’angolo di attacco dell’attrezzo sul montante; telaio a montante doppio, utilizzato su attrezzi doppi; non permette di modificare l’angolo alla base del telaio ma solo l’angolo di attacco dell’attrezzo. E’ essenziale che la struttura assicuri un buon bilanciamento dei pesi. Esistono anche porta attrezzi doppi a montante singolo, munito di sistema di regolazione che consente di regolare indipendentemente entrambi gli attrezzi. Infine il telaio porta attrezzi deve possedere un sistema che permette di configurare la sagoma della cimatrice per consentire la circolazione su strada pubblica. ing. Maines Fernando pag. 284 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 10 Macchine per la gestione della chioma Le cimatrici, indipendentemente dal tipo di organi di taglio e dal tipo di architettura, possono montare vari optional che permettono alla macchina un funzionamento più efficace, una migliore rifinitura di taglio ed un periodo di ammortamento più breve: ¾ un organo spollonatore; ¾ un ruotino districa tralci per permettere la fuoriuscita di quei tralci destinati ad essere tagliati e che si trovano intricati all’interno della vegetazione; ¾ una lama di taglio inferiore che permette di intervenire su eventuali tralci esterni ai fili contenitori, in vigneti dove si esegue la pettinatura meccanicamente; ¾ organo di taglio superiore (per eseguire il topping) munito di molla antiurto e/o organo tastatore (meccanico o idraulico); ¾ convogliatore a stella per favorire l’avvicinamento dei tralci troppo vicini al fusto agli organi di taglio; ¾ predisposizione per l’installazione di elementi di taglio adatti alla potatura invernale su controspalliere; ¾ joystick o radiocomando con centralina di controllo elettro-idraulica con 3, 4 o 5 leve, che permettono all’operatore di effettuare con più efficienza e precisione i movimenti di controllo e di regolazione del telaio; ¾ sistema idraulico ausiliario (serbatoio, pompa e radiatore) che permette di sostituire o affiancare quello della trattrice riducendo in tal modo il rischio di surriscaldare il motore; ¾ un sistema di pulitura del carter che permette di togliere le incrostazioni di liquidi vegetali conseguenti al taglio dei germogli. Un brevetto francese, ad esempio, prevede una resistenza passante per il carter che scalda la macchina (fino a 200°) e facilita il distaccarsi delle incrostazioni che altrimenti provocherebbero un più veloce deterioramento degli organi della cimatrice; ¾ carrello di sostegno, in fase di ricovero, con ruote regolabili in altezza. ing. Maines Fernando pag. 285 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 10 Macchine per la gestione della chioma Per quanto riguarda la manutenzione valgono le seguenti considerazioni: ¾ pulire e lubrificare seguendo attentamente le disposizioni del costruttore (vedere apposito libretto delle istruzioni); ¾ lo sporco non ha molta presa sui diversi organi della cimatrice, se questa viene spruzzata leggermente con nafta (ad eccezione delle cinghie); ¾ in caso la cimatrice di tipo rotante venga rimessa in servizio dopo un lungo periodo di inattività, è opportuno effettuare manualmente delle rotazioni degli organi di taglio; ¾ durante l’inverno è necessario proteggere tutte le parti soggette a ruggine (comprese le lame) con olio e grasso. E’ importante che le estremità dei tubi idraulici con i raccordi vengano imballati per tenerli al riparo dalla polvere e ing. Maines Fernando pag. 286 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 10 Macchine per la gestione della chioma che vengano applicati i profili di protezione alle lame; si deve infine verificare che i tubi idraulici non si attorciglino, si pieghino o subiscano danni. 10.4 Le defogliatrici (o sfogliatrici) La pratica della sfogliatura prevede la rimozione di una parte o di tutte le foglie presenti a livello dei grappoli che nei sistemi a potatura corta corrisponde con la zona basale dei tralci. Con la sfogliatura manuale, praticata soprattutto nelle realtà collinari e montane, si eliminano in particolare le foglie più interne, aggrovigliate ai grappoli, già invecchiate o debilitate, e quindi poco o per nulla funzionali alla fotosintesi. Questo comporta un notevole impegno da parte degli agricoltori sia in termini di costi di manodopera sia in termini di tempo necessario per lo svolgimento del lavoro14. Per questo nell’ultimo decennio si è potuto assistere allo sviluppo di macchine e ad un mercato ricco di proposte differenziate e tecnicamente sempre più innovative. Ridurre la presenza di foglie in prossimità della fascia produttiva consente di raggiungere diversi obbiettivi: ¾ migliorare le condizioni microclimatiche grazie ad un miglior arieggiamento dei grappoli e ad una maggior esposizione delle bacche alla radiazione solare15; si riduce così la probabilità di insorgenza di malattie fungine (botrite, oidio e peronospora); ¾ rendere più efficaci i trattamenti fitoiatrici16 in quanto viene facilitata la penetrazione del fitofarmaco all’interno del grappolo e si riducono le perdite di prodotto sul terreno o per deriva; 14 La defogliatura eseguita manualmente richiede personale esperto e tempi medi di lavoro che si aggirano sulle 30 ÷ 40 ore/ha contro le 1 ÷ 4 ore/ha (a seconda della forma di allevamento e del sesto di impianto) necessarie per effettuare la stessa operazione con macchine specifiche. 15 L’esposizione alla radiazione solare non deve essere eccessivamente diretta per evitare il rischio di scottature e, comunque, deve essere sempre valutata in funzione del vitigno, delle caratteristiche climatiche locali, dell’orientamento dei filari, della giacitura del terreno ed del sesto di impianto. 16 Le sperimentazioni hanno evidenziato minori entità di attacco botritico nel caso di sfogliature effettuate all’inizio della invaiatura diversamente dagli interventi eseguiti in epoche più tardive. ing. Maines Fernando pag. 287 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 10 Macchine per la gestione della chioma ¾ facilitare le operazioni di vendemmia: i tempi di raccolta risultano ridotti del 20 ÷ 30 % e, nel caso della raccolta meccanica, si migliora la qualità e la pulizia del prodotto raccolto in quanto sono stati eliminati i grappoli secchi e si diminuisce l’incidenza dell’umidità, dovuta a pioggia o alla rugiada, nella zona fruttifera; ¾ influenzare positivamente alcune caratteristiche del vigneto (produzione, numero e peso dei grappoli, peso degli acini) ed avere effetti positivi sulla concentrazione zuccherina, sull’acidità totale e sulla composizione polifenolica delle uve (antociani e flavonoidi): non vi sono ancora sicure evidenze di positive influenze sulla produzione sebbene le ricerche fino ad ora effettuate non siano riuscite ad evidenziare miglioramenti significativi della qualità dei mosti prodotti dalle tesi sfogliate. Per conseguire i migliori risultati è necessario valutare i seguenti aspetti: ¾ individuare i periodi migliori per effettuare la sfogliatura meccanica: in funzione degli obiettivi prefissati, la sfogliatura può essere effettuata in fase prefiorale, nella fase erbacea della bacca o in fase di maturazione delle bacche. ¾ determinare l’entità dei vantaggi operativi prefissati; ¾ individuare i possibili danni alla pianta e alle bacche derivanti da tale operazione. L’intervento di sfogliatura meccanica, infatti, non è di semplice calibrazione e richiede un discreto livello di addestramento da parte dell’operatore ed una buona omogeneità della parete che deve essere preventivamente sistemata con interventi di palizzamento ben effettuati; ¾ tenere in debito conto che la sfogliatura modifica il rapporto vegetoproduttivo e come tale può influire in modo diverso sulla colorazione delle bacche e sul contenuto in sostanze aromatiche dei mosti e del vino a seconda dei tempi e delle modalità esecutive. Le sperimentazioni hanno comunque dimostrato che la riduzione di attività fotosintetica viene in parte compensata dalla riesposizione alla luce di altre foglie prima parzialmente o totalmente in ombra. Un’eliminazione eccessiva di foglie nella zona circostante i grappoli, soprattutto se precoce, penalizzando il rapporto superficie fogliare per unità di produzione, influisce negativamente, come dimostrato in diverse sperimentazioni, sulla sintesi degli zuccheri e si ripercuote sull’accumulo dei polifenoli e delle sostanze aromatiche. Asportazioni severe sono da evitare anche nei periodi di pieno sviluppo per non ridurre il rifornimento di assimilati nonostante si intervenga su foglie molto mature. In annate molto calde, invece, le sfogliature tardive, realizzate attorno all’invaiatura, hanno evidenziato danni strutturali alle cellule subepidermiche della bacca con interruzione dei processi di accumulo dei metaboliti secondari, responsabili del colore e dell’aroma dei vini. Recenti riscontri sperimentali hanno evidenziato che le sfogliature più utili per una efficace prevenzione della botrite e per un miglioramento del patrimonio polifenolico sono quelle effettuate nella fase di chiusura del grappolo; dopo l’invaiatura è possibile, invece, intervenire in maniera più massiccia in quanto le foglie più vecchie, appunto quelle attorno ai grappoli, hanno circa 3 ÷ 4 mesi di età e hanno superato la loro massima attività, soprattutto se sono coperte e ombreggiate da altra vegetazione. In ogni caso l’intensità dell’intervento non deve essere tale da ridurre la superficie fogliare ing. Maines Fernando pag. 288 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 10 Macchine per la gestione della chioma esposta sotto i valori di 0,8-1,0 m2/kg di produzione (che corrisponde, in generale, a 5 ÷ 7 foglie al di sopra dell’ultimo grappolo). Relativamente al ruolo del vitigno bisogna ricordare che quelli a maturazione più precoce richiedono una minore quantità di massa fogliare per raggiungere la giusta maturazione; pertanto si consiglia di non eseguire sui vitigni precoci interventi di sfogliatura che mettano i grappoli in condizioni di forte e costante insolazione. ***** Negli ultimi anni molte ditte costruttrici di macchine per l’agricoltura si sono dedicate alla messa in opera di nuovi modelli specifici per la sfogliatura della vite, caratterizzati da diversi livelli tecnologici; solo pochi, però, sono quelli veramente efficienti che sono riusciti a farsi spazio nel mercato viticolo. Le defogliatrici si differenziano soprattutto per il sistema di asportazione delle foglie e sono raggruppabili in tre principali famiglie: ¾ sfogliatrici pneumatiche; ¾ sfogliatrici meccaniche; ¾ sfogliatrici termiche. 10.4.1 Le defogliatrici pneumatiche Sono attrezzature che operano la rottura della pagina della foglia (con conseguente disseccamento e caduta) mediante l’azione di un potente getto d’aria ad una pressione di 0,4 a 1,2 bar. Il flusso è prodotto da un compressore centrifugo alimentato dalla presa di potenza del trattore, avente una portata variabile da 220 a 500 m3/ora in funzione della densità di vegetazione presente sulla chioma. La potenza richiesta dal compressore ammonta a 15 ÷ 25 kW. L’aria, convogliata attraverso un tubo flessibile verso l’elemento di defogliazione, viene espulsa all’esterno ad alta velocità attraverso appositi ugelli rotanti posti all’interno di una testata posta a contatto con la parete vegetale. La presenza di apposite fessure sulla carenatura esterna della testata, conferisce al getto d’aria una accentuata pulsazione. Le foglie vengono così sottoposte a “colpi d’aria” tali da lacerarle in corrispondenza delle nervature. Tale modalità di funzionamento le rende ideali per la sfogliatura precoce (allegazione o postallegagione). ing. Maines Fernando pag. 289 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 10 Macchine per la gestione della chioma La struttura e la modalità di funzionamento di queste sfogliatrici consentono di adattare l’orientamento delle testate alle pareti dei diversi sistemi di allevamento (compresa la pergola). La regolazione di questa macchina è comunque un’operazione piuttosto delicata e deve essere fatta da una mano esperta poiché se il getto di aria risulta eccessivamente forte si rischia di danneggiare anche il grappolo con perdite di produzione; le ferite inoltre possono divenire fonti di inoculo da parte di funghi come la botrite. Si deve inoltre sottolineare il un costo piuttosto alto di queste defogliatrici ed il loro peso elevato che richiede l’adozione di trattrici con potenza non inferiore ai 70 cavalli. 10.4.2 Le defogliatrici meccaniche Rappresentano la tipologia più diffusa17 e si differenziano per il sistema meccanico adottato per effettuare il taglio delle foglie (a elica, a lama oscillante, a tamburi flessibili rotanti, con lame di recisione radenti, a rulli, …). Il sistema utilizzato per catturare le foglie e portarle in prossimità dell’organo di taglio, invece, si basa in generale su dispositivi che operano in depressione. (aspiratori, …). La testata che opera il taglio è generalmente fissata su una struttura portattrezzi collocata frontalmente rispetto al trattore. Un sistema idraulico, di caratteristiche e prestazioni diverse in funzione della modalità operativa e dell’architettura delle diverse testate, consente la regolazione dell’altezza di lavoro e l’inclinazione della testata rispetto al filare. Modelli più recenti presentano dei sensori in grado di “leggere” la reazione della spalliera e di comandare conseguentemente il sistema idraulico. Gli aspiratori possono far parte integrante della testata oppure un unico ventilatore può alimentare, mediante apposite tubazioni, diverse testate di taglio. La sfogliatrice meccanica con dispositivo di taglio ad elica presenta testate operative singole o doppie costituite, ciascuna, da una girante ad elica, alimentata da 17 Le principali ditte costruttrici sono Clemens, Gallagher, Tanesini, Tecnovit, Ferrand, Ero, Tba, Vbc, …. ing. Maines Fernando pag. 290 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 10 Macchine per la gestione della chioma motore idraulico, che ruota a 1500 ÷ 3000 giri/min. La girante svolge la doppia funzione di aspirare le foglie (sfruttando la minor massa in relazione alla superficie delle foglie rispetto agli acini) e di tagliarle grazie all’elica munita di quattro pale con i bordi taglienti. Per impedire ulteriormente che i grappoli vengano a contatto con le lame rotanti sono presenti appositi elementi distanziatori sul lato delle testate rivolto verso il filare. Le foglie recise vengono espulse attraverso un convogliatore che le indirizza verso terra o comunque lontano dall’ operatore. L’altezza della fascia di lavoro cambia con il diametro della griglia a cui di solito corrisponde il diametro del ventilatore assiale. Inoltre l’utilizzo di testate doppie consente di trattare altezza da 40 cm (testata orizzontale) fino a 80 cm (testata verticale. Le testate possono anche essere reversibili per evitare ritorno a vuoto quando si sfoglia su un solo lato. Tale semplicità costruttiva trova riscontro nei bassi costi di acquisto. ing. Maines Fernando pag. 291 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 10 Macchine per la gestione della chioma Le sfogliatrici meccaniche con dispositivo di taglio a lama oscillante sono munite di un apparato sfogliante costituito da un rullo che si appoggia sulla vegetazione, immediatamente seguito da una lama oscillante della lunghezza di 60 cm che provvede al taglio delle foglie. Queste ultime sono aspirate, grazie alla corrente d’aria generata da un ventilatore centrifugo, all’interno della testata sfogliatrice e scaricate posteriormente alla macchina. Il gruppo sfogliante è collegato al telaio mediante un parallelogramma orizzontale che garantisce il contatto con la vegetazione. La pressione della testata di lavoro sulla vegetazione può essere regolata in funzione della densità fogliare. La macchina è generalmente di tipo portato e può essere dotata di 2 testate poste su di un telaio per operare contemporaneamente su due lati. Entrambe le testate sono collegate al telaio mediante un sistema articolato regolato da cilindri idraulici comandati elettricamente da una pulsantiera posta in cabina, grazie alla quale è possibile variare la loro posizione (anche in modo automatico) rispetto al filare, in funzione delle diverse dimensioni dell’interfila. Le regolazioni possibili sono la distanza da terra, la distanza dal filare e l’inclinazione rispetto al filare. ing. Maines Fernando pag. 292 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 10 Macchine per la gestione della chioma Dal punto di vista della capacità operativa questa tipologia di defogliatrici dimostra ottime prestazioni (circa 0,5 ha/ora) anche per quanto riguarda i danni riportati dai grappoli che risultano sempre inferiori al 2%. La sfogliatrice a tamburi flessibili rotanti è stata realizzata dalla ditta Pellenc ed è stata concepita per l’utilizzo su entrambi i lati del filare. Il sistema che opera l’asportazione delle foglie è montato su un telaio scavallante portato da trattore interfilare o da braccio multifunzionale su macchina scavallante. Le foglie vengono strappate da due tamburi rotanti in direzione opposta e con velocità uguale a quella di avanzamento, aventi diametro di 450 mm ciascuno. La parte che va a contatto con la vegetazione, ovvero quella esterna, è flessibile e deformabile essendo costituita da una rete in acciaio inox, all’interno della quale viene creata una depressione che ha lo scopo di far aderire le foglie al tamburo rotante che le accompagna col suo moto alla parte posteriore della testa, ove due barrette falcianti tipo tosa siepi hanno lo scopo di recidere le foglie. La pressione esercitata dai tamburi sulla spalliera è regolabile mediante appositi cilindretti governati elettronicamente. I due tamburi hanno dimostrato un elevatissimo rispetto per i grappoli in tutte le fasi fenologiche. Ne deriva dunque la possibilità da parte dell’agricoltore di operare anche a maturazione dell’uva in fase avanzata. Molto interessante è la possibilità di controllare elettronicamente, da parte dell’operatore, l’intensità di sfogliatura in maniera differenziata (su nove livelli) sui due lati di intervento, giungendo sino a poter eseguire la sfogliatura su un solo lato. Le sfogliatrici a barra alternativa di taglio con aspirazione da fessura sono dotate di un ventilatore radiale generalmente montato direttamente a ridosso della testata oppure può essere svincolato completamente dalla testata; in questi casi l’aria viene condotta alla testata defogliante per mezzo di tubi plastici flessibili di grande diametro. ing. Maines Fernando pag. 293 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 10 Macchine per la gestione della chioma L’aspetto che più caratterizza questa tipologia di macchina è dato dal fatto che l’aria viene aspirata attraverso una fessura posta vicino ad una barretta falciante. Le foglie nel momento in cui vengono attirate nella fessura sono recise. Molta attenzione si deve porre nell’accostamento della testata alla parete vegetativa; per questo diversi costruttori hanno messo a punto un sistema di autoinclinazione della testata rispetto alla verticale in modo da ottenere perfetto parallelismo con la porzione vegetativa da trattare. Le sfogliatrici a strappo (o a rulli) si caratterizzano per il basso rischio di danneggiare i grappoli visto che la macchina non lavora con delle lame. Infatti sono munite di un elemento sfogliante costituito da due rulli che girano a una velocità di 1000 ÷ 1300 giri al minuto. Una ventola aspirante favorisce l’avvicinamento delle foglie ai rulli e lo scarico delle stesse. I rulli sono fatti in materiale con diversa consistenza (uno rigido scanalato e l’altro più morbido) per favorire l’aspirazione delle foglie indurre un effetto di sminuzzamento. Le sfogliatrici a depressione si basano su un principio molto all’avanguardia costituito da un ventilatore radiale che produce un forte flusso d’aria il quale, tramite due tubazione plastiche flessibili, viene portato alle due testate di lavoro. Il flusso d’aria viene indirizzato ad un deflettore conformato in modo che l’aria defluisca con flusso radente alla superficie della chioma e con direzione verso il filare. Questo comporta una depressione che allontana le foglie dalla parete vegetale portandole a contatto con la barretta di taglio alternativa presente vicino al punto di depressione. Questa macchina ha il vantaggio di non far passare i residui vegetali tra le pale del ventilatore, evitando il rischio di ingolfamenti e assicurando una buona la pulizia. Inoltre si riduce l’incidenza di danni alle bacche perché il flusso d’aria non viene indirizzato verso la vegetazione. ing. Maines Fernando pag. 294 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 10 Macchine per la gestione della chioma 10.4.3 Le sfogliatrici termiche Queste attrezzature non presentano organi meccanici in movimento essendo costituite da un pannello radiante circolare o rettangolare (con una superficie di 0,5 ÷0,7 m2), munito di bruciatore a gas alimentato a G.P.L.18 (gas propano liquido), disposto nella zona fruttifera in modo da provocare uno shock termico alle foglie che ne vengono a contatto. L’esposizione delle foglie al calore (da 70 a 100 °C) causa l’alterazione dei tessuti fogliari i quali, nei giorni successivi all’intervento, cominciano a seccare fino a determinare, nel giro di 8 ÷ 10 giorni, la caduta delle foglie. L’operazione di sfogliatura risulta quindi graduale eliminando il rischio di danni ai grappoli dovuti ad una brusca esposizione ai raggi solari. Il pannello radiante è fissato su una struttura portattrezzi regolabile idraulicamente, in altezza ed in inclinazione, e generalmente collocata frontalmente rispetto al trattore. Il collegamento fra la testata sfogliatrice e il portattrezzi (sul quale sono montate le bombole di gas) è ottenuto mediante una struttura telescopica che consente rapidi movimenti della testata trasversalmente rispetto alla direzione Il costo di acquisto del gas e la bassa capacità operativa sono le voci principali che causano l’elevato costo di esercizio che caratterizza questa tipologia di sfogliatrici. 18 ing. Maines Fernando pag. 295 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 10 Macchine per la gestione della chioma di avanzamento. Quest’ultima consente anche di far seguire al bruciatore il profilo dalla vegetazione, indipendentemente dalla posizione del trattore rispetto al filare. Il gas per il funzionamento del bruciatore è contenuto in una o due bombole collocate su una struttura collegata all’attacco a 3 punti posteriore del trattore. La macchina, inoltre, è dotata di un sistema elettrico per l’accensione del bruciatore e per l’interruzione del flusso di gas in situazioni di emergenza. La macchina opera generalmente su un solo lato del filare visto l’evidente rischio dovuto ad errori nella regolazione contemporanea della distanza dalle foglie su due cortine o sui due lati della stessa cortina. La regolazione dell’intensità dell’azione sfogliante avviene variando la durata dell’esposizione delle foglie alla fonte di calore e la temperatura in prossimità del bruciatore. Il primo parametro si regola variando la velocità di avanzamento della macchina (di circa 2 km/h), il secondo cambiando la pressione con la quale il gas viene inviato al bruciatore. ***** La valutazione delle prestazioni e della funzionalità delle defogliatrici prevede l’analisi di diversi parametri: ¾ la quantità di foglie asportate in termini di riduzione di strati fogliari; ¾ i tempi (effettivi ed accessori) di lavoro: la rapidità delle operazioni di sfogliatura risulta influenzata sia dal numero di testate lavoranti (1 o 2), sia dalla velocità di avanzamento delle macchine che, d’altraparte, influenza direttamente la qualità del risultato dell’intervento di sfogliatura. Nel caso della sfogliatura termica la velocità d’avanzamento (mai comunque superiore a 2 ÷ 3,5 m/s anche per le altre tipologie) risulta inferiore rispetto alle altre macchine utilizzate, in quanto per riuscire a disseccare la vegetazione è necessario sottoporre le foglie al calore per un tempo sufficiente. Anche i tempi accessori, cioè quelli necessari per eseguire le svolte, sono risultati superiori nel caso della macchina termica per i maggiori ingombri che la caratterizza a causa della conformazione della testata e della presenza della bombole del gas. In generale la capacità operativa delle defogliatrici, varia da 0,25 ha/h nel caso di macchine che eseguono la sfogliatura solo su un lato a 0,75 ha/h per quelle dotate di due testate di taglio; ¾ la qualità di lavoro può essere valutata in base agli acini caduti a terra ed alla percentuale di acini danneggiati in funzione delle caratteristiche morfologiche della vegetazione (il numero medio di strati fogliari, la percentuale di foglie interne e la percentuale di grappoli interni) e della presenza di fitopatie. Il danno provocato sui grappoli risulta, generalmente, molto modesto (0,5 – 2%) ma anche differente in funzione delle diverse ing. Maines Fernando pag. 296 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 10 Macchine per la gestione della chioma macchine sfogliatrici impiegate). In particolare le percentuali più alte di lesioni sulle fasce produttive si hanno nel caso della sfogliatura con la macchina termica19 mentre la minore incidenza (quasi nulla) si verificano con le sfogliatici a lama oscillante. Studi relativi alla valutazione economica hanno evidenziato una vita utile di circa 10 anni ed una convenienza all’acquisto per aziende con superfici superiori a 5 ha. Per superfici a vite fino a 12 ÷ 13 ha la sfogliatura meccanica risulta senz’altro conveniente pur variando con il tipo di macchina sfogliatrice utilizzata e con il numero di testate sfoglianti impiegate (1 o 2); oltre tali superfici è sempre più economico asportare le foglie meccanicamente indipendentemente dalla tipologia di sfogliatrice. Per abbassare ulteriormente tali valori minimi di superficie e rendere ancor più conveniente la sfogliatura meccanica, si deve aumentare la capacità di lavoro delle relative macchine, ad esempio impiegando sistemi in grado di effettuare contemporaneamente l’operazione di asportazione delle foglie e la distribuzione della miscela fitoiatrica, come proposto da alcuni prototipi attualmente in fase di sviluppo. 10.5 Il diradamento dei grappoli Questa operazione prevede la rimozione di una quota dei grappoli presenti sulla vite e può essere effettuata in due contesti diversi: ¾ in fase di allevamento (al secondo e al terzo anno di impianto, quando il mantenimento di tutti i grappoli prodotti dalla pianta può penalizzare la vigoria dei germogli) con una operazione di scacchiatura o spollonatura oppure andando a rimuovere selettivamente alcune delle infiorescenze presenti sui germogli. La prima metodologia è più veloce ma, ovviamente, ha lo svantaggio di rimuovere anche una fonte utile di superficie fogliare; la seconda è decisamente più onerosa ma non penalizza la capacità vegetativa della vite; ¾ su viti adulte, per conseguire i seguenti scopi: o riportare in equilibrio viti che presentano un eccesso di carica di uva; o indurre, in viti che presentano già un soddisfacente equilibrio vegetoproduttivo, caratteristiche compositive particolari (gradazione zuccherina, intensità di colore e di aromi particolarmente elevate o tipicizzanti) che consentono l’elaborazione di vini destinati a fasce di mercato alte o di élite. In entrambi i casi il periodo utile di intervento è normalmente quello compreso fra l’allegagione e l’invaiatura. La quantità di uva asportata con il diradamento varia, di solito, fra il 20 e il 60%; i grappoli da asportare sono quelli in posizione distale (i secondi e terzi grappoli in termini di inserzione sul germoglio), oppure quelli che presentano una conformazione anomala, una colorazione ritardata e/o disforme o che sono inseriti su germogli molto deboli. Le entità dei danni indotti sugli acini dalla defogliatrici termica dipendono dal numero di foglie presenti tra la piastra della sfogliatrice e il grappolo; se il grappolo è in una zona non eccessivamente coperta dalle foglie può subire delle ustioni provocate dall’eccessivo calore emesso della piastra. 19 ing. Maines Fernando pag. 297 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 10 Macchine per la gestione della chioma A differenza delle precedenti operazioni di potatura verde, il diradamento dei grappoli non è ancora oggi meccanizzabile ed è quindi vincolato a un intervento manuale20 che, a seconda delle condizioni colturali (epoca di intervento, accessibilità e distribuzione dei grappoli, ecc.), richiede circa 30 - 40 ore/ha. Un’alternativa è data dal diradamento meccanico dei fiori, realizzato per scuotimento della chioma con gli stessi organi battitori che vengono utilizzati per la vendemmia. Le esperienze di diradamento chimico sulla vite per uva da vino, si è rivelata non sufficientemente efficace e ripetibile per poterne giustificare un utilizzo in campo su vasta scala. 20 ing. Maines Fernando pag. 298 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 11 Macchine per la potatura a secco 11 Le macchine per la potatura a secco La potatura invernale (detta anche a secco essendo eseguita generalmente quando i tralci sono privi di foglie) è un’attività fondamentale per la gestione di un vigneto in quanto influisce in modo determinante sull’equilibrio vegeto-produttivo della vite e sulla qualità del suo prodotto. Consiste, infatti, nel ridurre i capi a frutto sulla pianta al fine di raggiungere i seguenti obiettivi: ¾ dare alla pianta una determinata forma e conservarla nel tempo; ¾ spingere la vite a fruttificare sin dai primi anni, riducendo la fase improduttiva; ¾ scegliere i capi a frutto migliori per l’annata successiva; ¾ rendere più o meno costante la produzione nelle varie annate; ¾ limitare la carica di gemme; ¾ equilibrare lo sviluppo della parte aerea con quella radicale; ¾ limitare negli anni l’allungamento del legno, ¾ asportare parti secche o malate. La potatura di allevamento si adotta nei primi 2 ÷ 3 anni di vita delle viti, per determinare la forma di allevamento ed un corretto sviluppo delle barbatelle. La potatura di produzione, invece, si attua quando la pianta è entrata in produzione, al fine di dare un corretto sviluppo vegeto-produttivo e di mettere la pianta nelle migliori condizioni per ottenere una produzione ottimale sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo. Per quanto riguarda la tecnica agronomica si possono distinguere tre diversi tipi di potatura: ¾ corta (nel caso di alberello e cordone speronato); ¾ mista (nel caso di guyot, palmetta, cazenave, casarsa); ¾ lunga (nel caso di sylvoz, GDC, pergola e tendone). Da un punto di vista esecutivo, invece, l’intervento sulla pianta può essere svolto con vari sistemi: manualmente, con forbici servoassistite, con macchine prepotatrici e successiva rifinitura manuale21 oppure con macchine potatrici senza rifinitura manuale (minimal pruning). Nel caso di intervento manuale che richiede personale altamente specializzato, la potatura a secco è la seconda voce nel computo dei costi totali di gestione del vigneto (14 ÷ 25 %)22 e la prima in termini di fabbisogno di tempo (40 ÷ 45%) Potatura manuale (ore) Potatura Potatura meccanica con meccanica rifinitura con rifinitura contemporanea successiva Potatura meccanica integrale (ore) Parlando di potatura meccanica con rifinitura manuale si possono distinguere due possibili differenti metodologie di lavoro: prepotatura a cantieri indipendenti e potatura con contemporanea rifinitura manuale. 22 Tali costi, se sommati a quelli di vendemmia raggiungono il 70% dei costi di produzione dell’uva. 21 ing. Maines Fernando pag. 299 Meccanizzazione in viticoltura Cordone libero GDC Cordone speronato Casarsa Cap. 11 Macchine per la potatura a secco 70 ÷ 80 80 ÷ 90 65 ÷ 70 70 ÷ 85 (ore) 15 ÷ 20 40 ÷ 50 30 ÷ 35 25 ÷ 35 (ore) 40 ÷ 50 50 ÷ 70 40 ÷ 55 35 ÷ 70 5÷7 10 ÷ 20 5÷7 - La crescente carenza di operatori qualificati e la necessità di contenere i costi di produzione rendono sempre più impellente l’adozione di pratiche di meccanizzazione della potatura a secco (grazie alla quale il fabbisogno in termini di tempo può ridursi al 7 %) anche in virtù della possibilità di attuarla con diversi gradi di automazione, in relazione alle caratteristiche del vigneto, alle condizioni climatiche, pedologiche ed al grado di acrotonia del vigneto. In generale la potatura esclusivamente manuale è tipica delle piccole aziende, mentre le aziende medio-piccole possono ridurre gli elevati oneri, in termini di manodopera e di tempo, adottando la potatura con forbici agevolatrici; la potatura con macchine prepotatrici seguita da una rifinitura manuale risulta invece ottimale per le grandi aziende. La potatura a macchina non seguita da rifinitura manuale, infine, è tipica di aziende con superfici di vigneto molto estese, dove i tempi a disposizione per tutte le operazioni sono molto ridotti. Va ricordato che la meccanizzazione di questa operazione, purtroppo, è possibile solamente per determinate forme di allevamento (cordone speronato, cordone libero, cordone libero mobilizzato, cordone speronato mobilizzato, doppia cortina, combo, …) e per vitigni con portamento assurgente dei tralci dato che la prevalente localizzazione del legno nei 180° superiori al cordone, facilita e velocizza enormemente l’operatività della potatrice. Al contrario, per forme di allevamento come il guyot e soprattutto per la pergola, una meccanizzazione spinta non è possibile in quanto ogni singola pianta richiede una potatura abbastanza differenziata. In Italia, inoltre, ulteriori cause ostacolano il diffondersi di una efficiente meccanizzazione di tale pratica: ¾ limitata superficie media aziendale: solo il 20% della superficie vitata nazionale si trova in aziende con almeno 10 ha, fatto che comporta una maggiore difficoltà di ammortamento delle attrezzature; ¾ elevata percentuale di vigneti ubicati in zone declivi, che rappresentano oltre il 60% del territorio vitato nazionale; ¾ problemi di carattere agronomico, dovuti in particolare alla grande varietà di forme di allevamento e dei loro sistemi di gestione che mal si adattano a una realizzazione della potatura attraverso macchine operatrici; ¾ ridotta conoscenza delle risposte fisiologiche e qualitative dei numerosi vitigni coltivati nel nostro Paese, in ing. Maines Fernando pag. 300 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 11 Macchine per la potatura a secco risposta ad una gestione meccanizzata della potatura. Fortunatamente negli ultimi anni alcuni fra questi limiti si stanno lentamente ridimensionando a favore di una progressiva diffusione delle tecniche di potatura meccanica. Come già accennato, l’intervento meccanico può essere condotto con due diversi gradi di automazione, caratterizzati da risposte significativamente diversificate della vite: il primo, definito anche come prepotatura, prevede un intervento di parziale meccanizzazione seguito da una rifinitura manuale23, mentre il secondo, si contraddistingue per la meccanizzazione integrale24. Già l’intervento di prepotatura meccanica riduce in modo sostanziale il fabbisogno in termini di tempo (e pertanto di manodopera), facendo registrare diminuzioni che vanno dal 50% (cordone speronato) al 75% (cordone libero)25. La differenza sostanziale è rappresentata dalla carica di potatura che viene lasciata sulla vite. Nella prepotatura meccanica seguita da un intervento di rifinitura manuale, il carico di gemme è paragonabile a quello ottenibile attraverso un esclusivo intervento manuale. Nel secondo caso, invece, venendo a mancare l’intervento di rifinitura, il 23 Con questa tecnica operativa, adottata per diverse forme di allevamento, l’intervento della potatrice viene seguita da una potatura manuale eseguita nel corso di un secondo e successivo passaggio oppure in contemporanea all’intervento meccanico mediante apposito cantiere che prevede la presenza di due operatori muniti di forbici pneumatiche posti su piattaforma trainata dalla stessa trattrice. 24 La doppia cortina generalmente non richiede, se correttamente strutturata, un passaggio di rifinitura o, al massimo, ci si limita ad un semplice passaggio per eliminare gli speroni diretti verso l’interno dei cordoni ed evitare così che lo sviluppo primaverile dei germogli orientati verso la parte centrale del sistema di allevamento. La sola forma “in parete” che, al pari delle doppie cortine, può essere potata a macchina nel periodo invernale anche senza rifinitura manuale è il cordone libero (i capi a frutto derivanti da speroni inseriti sul dorso dei cordoni permanenti sono appunto “liberi”) con vitigni a portamento assurgente o semiassurgente (Sauvignon, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Chardonnay, Sangiovese); i tralci pertanto sono orientati verso l’alto e possono essere facilmente raggiunti dalle barre falcianti che non trovano alcun ostacolo lungo il filare. 25 Tali differenze nella riduzione delle ore necessarie è attribuibile alle differenti modalità operative dei cantieri di lavoro che si realizzano con le diverse forme di allevamento, differenze che invece non si riscontrano nel caso della potatura manuale che richiede indicativamente le stesse ore di lavoro. Ciò che incide fortemente sono le modalità con cui si opera la rifinitura manuale (con piattaforma trainata da trattrice, l’uso di agevolatrici, …). ing. Maines Fernando pag. 301 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 11 Macchine per la potatura a secco carico di gemme risulta notevolmente aumentato, con incrementi variabili (in funzione del vitigno, delle caratteristiche ambientali ed agronomiche locali) fino a fattori moltiplicativi di 7 ÷ 8 rispetto a una potatura convenzionale. Questo aspetto, che appare come l’elemento più limitante per la diffusione della meccanizzazione integrale della potatura, deve essere valutato alla luce dei risultati di recenti studi che hanno evidenziato una risposta vegeto-produttiva della vite alla potatura integrale, caratterizzata da un’elevata capacità di autoregolarsi, aumentando, in modo proporzionale al carico di potatura, il numero di gemme che rimanendo latenti non danno origine a germogli. Tale risposta (definita acrotonia), ovviamente, risulta differenziata in funzione del vitigno e dell’ambiente di coltivazione: in taluni casi si manifesta fin dai primi anni di adozione di potature integralmente meccaniche, in altri dimostra di aver bisogno di tempi più o meno lunghi. L’entità degli aumenti di produttività e della contemporanea riduzione del vigore delle piante, risulta commisurata al carico di potatura realizzato e alla capacità di autoregolazione che il singolo vitigno esprime. Di norma la potatura eseguita esclusivamente con l’ausilio di macchine operatrici è una pratica destinata a produzioni di non elevato pregio, per le quali è necessario abbattere i costi di produzione per rendere remunerative le produzioni viticole. Inoltre si hanno condizioni più vantaggiose laddove le condizioni climatiche e pedologiche inducono nella vite un elevato rigoglio vegetativo oppure nel caso di vitigni che presentano una ridotta fertilità basale e/o che possiedono un’elevata tendenza all’acrotonia e che pertanto non rischiano di incorrere in eccessi produttivi a seguito dell’elevato carico di gemme lasciato con la potatura. ing. Maines Fernando pag. 302 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 11 Macchine per la potatura a secco 11.1 Le potatrici meccaniche Le potatrici si distinguono in due grandi tipologie: ¾ macchine per vegetazione ricadente ove i sarmenti recisi in prossimità del cordone cadono a terra; ¾ macchine per vegetazione assurgente legata che devono anche distaccare i sarmenti dai fili (stralciatrici). Dal punto di vista costruttivo le possiamo classificare a seconda dell’organo che provvede al taglio dei tralci. Esse si possono infatti distinguere in: ¾ potatrici a dischi; ¾ potatrici a lame falcianti alternative26. 11.1.1 Potatrici a dischi Per la potatura invernale dei vigneti allevati a controspalliera, a cordone permanente oppure per la pre-potatura nei vigneti ad alberello, sono state realizzate macchine che operano a cavallo del filare. Si tratta di macchine di tipo portato poste anteriormente alla trattrice (grazie ad un sistema semi-automatico di attacco rapido con due tiranti d’attacco) oppure ad un telaio portattrezzi mediante un braccio a parallelogrammo o un braccio articolato. In entrambi i casi, queste attrezzature funzionano grazie ad un impianto idraulico che deve assicurare una portata di circa 25 litri/minuto e lavorare a pressioni di circa 180 bar. Il dispositivo di taglio è costituito da due tamburi operanti ciascuno su un lato del filare, composti da una serie di dischi dentati, il cui numero dipende dalla forma di allevamento e dal tipo di potatura che si vuole realizzare. Generalmente sono presenti da un minimo di 3 – 4 dischi, per eseguire ad esempio la stralciatura su guyot, fino ad un massimo di 7 – 10 dischi per la potatura corta del cordone speronato. Esistono altri tipi di macchine potatrici (potatrice a seghe circolari, a coltelli rotanti, …), diffuse soprattutto negli Stati Uniti ed in Australia, che non verranno prese in considerazione in questa sede. 26 ing. Maines Fernando pag. 303 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 11 Macchine per la potatura a secco La tipologia più classica di tamburo prevede la presenza di lame circolari fisse distanti circa 15 cm l’una dall’altra e separate da dischi (dette, per la loro forma, margherite27) che ruotano28 con velocità periferica uguale e contraria a quella di avanzamento della trattrice in modo da convogliare la vegetazione verso il centro della macchina. La serie di dischi fissi, oltre a fungere da protezione serve anche ad evitare l’inserimento accidentale dei fili di sostegno e soprattutto funge anche da “controlama” per gli organi di taglio. Le lame possono operare così il taglio dei tralci in corti spezzoni (frantumazione) e la loro rimozione dal filo (stralciatura). Ovviamente maggiore sarà il numero di dischi più consistente sarà l’opera di stralciatura eseguita dalla prepotatrice a dischi. La forma si differenzia a seconda delle operazioni di taglio svolte. Nella parte inferiore del tamburo, ad esempio, possono essere presenti particolari dischi detti rifinitori. 28 Ovviamente le margherite di un tamburo ruotano in senso opposto alle margherite dell’altro tamburo. 27 ing. Maines Fernando pag. 304 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 11 Macchine per la potatura a secco Una diversa configurazione prevede, per uno dei rotori, una serie di dischi che assumono la configurazione di una sega circolare, inseriti singolarmente in una gabbia di alluminio29; tali organi di taglio si differenziano per la dentatura che nelle gabbie superiori è più grossa per permette una migliore evacuazione dei sarmenti presenti sui fili, mentre nelle gabbie inferiori è più piccola, per aumentare la precisione di taglio. In tutti i casi gli organi lavoranti (dischi o seghe) hanno una velocità di rotazione proporzionale alla velocità della trattrice. Alcuni modelli assicurano una pulizia ottimale del filo grazie alla velocità di rotazione differenziata del 20% circa fra i dischi convogliatori e le gabbie seghe qualunque sia la velocità di avanzamento. Il secondo rotore presenta una configurazione molto più semplice composta da dischi stellati con il compito di convogliare i tralci verso l’organo di taglio. 29 ing. Maines Fernando pag. 305 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 11 Macchine per la potatura a secco Il telaio scavallatore è generalmente equipaggiato con un tastatore meccanico che, agendo su appositi dispositivi idraulici, permette di scansare i pali di qualsiasi tipo, forma e spessore per evitare pericolosi urti sia alla macchina operatrice che della spalliera. Prestazioni migliori sono assicurate dall’adozione di sensori ottici o di emettitori di infrarossi che consentono di mappare il profilo della parete e di individuare i pali. Gli stessi sistemi consentono, mediante apposito comando, di aprire le due colonne in fase di entrata e di uscita del filare. Generalmente sono presenti anche dispositivi che consentono di invertire il senso di rotazione, di intervenire direttamente sulla posizione della testata di taglio in senso verticale e/o orizzontale e di aprire e chiudere i dischi di frantumazione30. Talvolta sono presenti delle spazzole rotanti, mosse idraulicamente, che servono per la pulizia dei fili superiori dal legno. Nel caso di forme di allevamento con presenza di tralci ricadenti, gli organi di taglio possono essere completati da una barra alternativa mentre per le forme di allevamento che presentano fili tenuti assieme con graffette spezzabili, possono essere presenti delle dita che determinano l’abbassamento dei fili. 11.1.2 Potatrici a lame falcianti alternative Inizialmente progettate e realizzate per la potatura delle doppie cortine, sono oggi in grado anche di operare su alcuni sistemi di allevamento a controspalliera con potatura corta come il cordone speronato e il cordone libero. Presentano una testata di taglio portata lateralmente o, più Le serie di dischi che operano ai due lati delle controspalliere sono mantenute in posizione da una molla che consente loro di allontanarsi in presenza dei pali, ma che le fa allontanare anche quando la densità della vegetazione è eccessiva, per cui può accadere che i tralci più interni possono sfuggire alle lame. 30 ing. Maines Fernando pag. 306 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 11 Macchine per la potatura a secco opportunamente, anteriormente dalla trattrice (per migliorare la visibilità e l’accuratezza del lavoro) e formata, per realizzare la potatura in un unico passaggio, da diverse barre falcianti che prendono moto da motori idraulici. Il numero (almeno tre o più frequentemente quattro), la disposizione e le dimensioni variano a seconda del tipo di vigneto su cui si opera, dalla forma di allevamento e dalla tipologia di intervento (cimatura, potatura pre-raccolta e pre-potatura invernale); sono inoltre provviste di una serie di martinetti oleodinamici che permettono una rapida movimentazione automatica delle singole barre, così da realizzare il profilo di taglio richiesto dalle diverse condizioni operative. Le barre, munite di tastatori di tipo meccanico-idraulico a pettine, possono ruotare sul proprio asse al contatto con gli ostacoli (i tralci, essendo sottili, penetrano invece tra i denti del pettine e vengono recisi dalla lama), così da accrescere le loro possibilità operative su sistemi di allevamento diversi. Diversi modelli presentano anche biglie antiincastro sui denti fissi. ing. Maines Fernando pag. 307 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 11 Macchine per la potatura a secco La precisione esecutiva può essere ulteriormente migliorata adottando un sistema di telecamere. Le potatrici a barre falcianti, pertanto, sono macchine leggermente più complesse rispetto a quelle a dischi, sia dal punto di vista costruttivo che di manutenzione; inoltre risultano operativamente più lente31, caratteristica poco significativa qualora si opera la rifinitura manuale in contemporanea. Di contro si rivelano adatte anche all’esecuzione della potatura estiva. Le potatrici a barra sono insostituibili nella potatura del GDC; è necessaria la presenza di una quarta barra che opera all’interno del cordone e che deve essere spostata, mediante un tastatore, in corrispondenza degli ostacoli (braccetti e viti). Il taglio interno viene effettuato molto vicino al cordone favorendo, assieme alla pettinatura estiva, lo sviluppo della vegetazione verso l’interfilare allo scopo di La potatrice a dischi può raggiungere velocità fino a 6 ÷ 8 km/h ma di contro, è meno versatile rispetto a quella a barre, che è in grado di operare la potatura su più sistemi di allevamento e consente di eseguire anche la potatura estiva. 31 ing. Maines Fernando pag. 308 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 11 Macchine per la potatura a secco ottenere, ogni anno, due pareti vegeto-produttive nettamente distinte. Per la potatura invernale di un ettaro di vigneto a GDC occorrono circa 4 ÷ 6 ore se effettuate solo meccanicamente arrivando a 15 ÷ 23 ore con cantiere di lavoro completo di rifinitura manuale (un trattorista e due rifinitori) al seguito32. Tali attrezzature sono adatte anche ad operare su forme d’allevamento a spalliera (cordone speronato, casarsa, …) dove sia la barra che taglia sopra al cordone che quella che si trova sotto, devono essere provviste di automatismo scansapalo. È anche possibile utilizzare, in aggiunta alle barre, dispositivi costituiti da 4 ÷ 5 battenti di acciaio, per “stralciare” prima che i tralci giungano a contatto con gli organi di taglio. La stralciatura così ottenuta, anche se non perfetta, riduce la successiva rifinitura manuale che comunque deve essere eseguita nelle controspalliere potate meccanicamente. Nel caso di potatura completamente manuale, senza l’impiego di macchine, nel GDC sono necessarie circa 60 ÷ 80 ore/ha. 32 ing. Maines Fernando pag. 309 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 11 Macchine per la potatura a secco 11.2 Agevolatrici per la potatura manuale Negli ultimi decenni si è assistito allo sviluppo e al successivo inserimento nella pratica operativa di diversi dispositivi agevolatori capaci di rendere meno faticose le operazioni di potatura manuale, di contrastare l’insorgenza di malattie professionali (tendiniti al braccio o al polso, …) e di ridurre i rischi di incidenti. Si tratta in primo luogo di forbici collegate a dispositivi di tipo fisico-meccanico che riducono la forza richiesta all’operatore per eseguire correttamente il taglio dei tralci, anche nel caso di diametri che altrimenti richiederebbero un intervento manuale con seghetto. Particolarmente utili si dimostrano anche le attrezzature agevolatrici di movimento che permettono all’operatore di lavorare senza dover sollecitare eccessivamente la schiena come nel caso di forme d’allevamento basse (le spalliere tradizionali o gli alberelli), oppure di lavorare operando su piattaforme o carrelli che permettono di ing. Maines Fernando pag. 310 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 11 Macchine per la potatura a secco raggiungere in sicurezza la zona interessata dalle lavorazioni in un modo più semplice e comodo, senza utilizzare scale. La potenza ed la velocità di taglio delle forbici e la presenza di piattaforme in movimento richiedono una idonea preparazione degli operatori che devono anche essere muniti degli adeguati dispositivi di protezione individuale. Il processo di evoluzione delle forbici è iniziato già negli anni ‘60 con lo sforzo da parte dei produttori di creare strumenti azionati dalla forza umana, caratterizzate da una sempre maggiore ergonomicità e capacità di taglio. Continua è stata, inoltre, la sperimentazione di nuovi materiali (soprattutto leghe metalliche) sempre più leggeri, in grado di resistere all’usura ma allo stesso tempo di creare poco attrito sulla superficie di taglio e quindi rendere l’operazione più fluida e scorrevole. Una modifica recentemente apportata sulle forbici manuali è stata quella di un’impugnatura rotante in grado di distribuire in modo ottimale lo sforzo sulle cinque dita e che richiede, pertanto, una minore forza muscolare, protegge da tendiniti e infiammazioni dovute all’uso prolungato. Inoltre sono state modificate le impugnature inserendo un ammortizzatore con battente in caucciù per proteggere il polso; infine è presente un dado dentato per regolare facilmente e con precisione il gioco tra lama e controlama, in modo da garantire un taglio netto e accurato. Una diversa linea evolutiva, ha portato alla sostituzione della forza umana mediante l’intervento di dispositivi di tipo fisico-meccanico, che ha portato alla nascita delle diverse forbici automatiche. Queste si differenziano principalmente per il modo in cui sono azionate. La prima tipologia ad apparire sul mercato furono le forbici pneumatiche. Il principio su cui si basano è estremamente semplice: mentre una delle due lame è solidamente collegata alla carcassa della forbice, l’altra è azionata dallo stelo di un piccolo cilindro pneumatico33, contenuto nella forbice stessa. Premendo l’apposito grilletto deviatore si immette aria compressa nel cilindro pneumatico provocando il repentino azionamento dello stantuffo, e conseguentemente dello stelo e della lama da esso guidata mediante una biella. Una molla contenuta di norma nel cilindro provoca il successivo rientro dello stantuffo riarmando così le lame per il taglio successivo. Per azionare lo stantuffo che muove la lama, viene utilizzata aria in pressione tra i 6 ed li 15 bar34 fornita da un compressore dotato di serbatoio di grandi dimensioni per garantire buona autonomia a compressore spento (3 ÷ 4 ore con due forbici). Successivamente il mercato ha proposto anche modelli con lame a doppio taglio. A tale pressione corrisponde una forza di taglio sufficiente per recidere rami di diametri sino a 40 ÷ 50 mm, anche ove si operi su legni particolarmente duri. 33 34 ing. Maines Fernando pag. 311 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 11 Macchine per la potatura a secco Su questo tipo di forbici esiste l’interessante possibilità di applicare, in corrispondenza delle lame, un semplice dispositivo in grado di nebulizzare una piccola quantità di liquido disinfettante al momento del taglio, al fine di prevenire mal dell’esca ed eutipiosi. Nonostante la forbice pneumatica possa vantare una considerevole semplicità costruttiva ed un conseguente contenimento dei costi, non hanno trovato vasta diffusione in viticoltura, se si esclude la rifinitura manuale della prepotatura meccanica; la causa è da ricercarsi nella difficoltà di organizzare e di gestirne un cantiere di lavoro. La fonte d’energia delle forbici pneumatiche è, infatti, costituita da aria compressa generalmente accumulata in un serbatoio mantenuto a pressione tendenzialmente costante da una valvola tarata in base alle esigenze di servizio degli attrezzi terminali (che possono essere sia le forbici sia seghetti a catena o tosasiepi). Il serbatoio è alimentato da un gruppo compressore mosso dalla presa di forza di una trattrice oppure da altre fonti d’energia (motori a scoppio o elettrici). Tutto ciò comporta l’introduzione nel vigneto di apparecchiature voluminose, poco maneggevoli e ing. Maines Fernando pag. 312 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 11 Macchine per la potatura a secco rumorose. Una possibile soluzione prevede di mantenere il gruppo compressore all’inizio del filare srotolando le condotte di alimentazione dell’aria compressa da apposite bobine man mano che si percorre il filare; il richiamo delle condotte ed il loro riavvolgimento può avvenire automaticamente, il più delle volte con l’ausilio di una molla a torsione contenuta nella bobina stessa. Quando il numero dei potatori è elevato si può allestire un cantiere di lavoro di tipo semovente. In questo caso il gruppo compressore viene fatto procedere assieme ai potatori; per la distribuzione dell’aria viene adottato un dispositivo di scavalcamento delle spalliere tale da consentire di operare in contemporanea su tre o quattro filari. Appare evidente la difficoltà di adottare tale sistema in collina, a causa degli ingombri elevati e delle difficoltà di trasporto del gruppo stesso. Bisogna infine segnalare che uno dei più grossi inconvenienti delle forbici pneumatiche è rappresentato dagli inevitabili fenomeni di condensa che si verificano nelle condotte (con intensità proporzionale alla lunghezza delle stesse). Per avere un corretto funzionamento sarebbe necessario utilizzare aria ben essiccata e lubrificata; inoltre in climi particolarmente rigidi questo problema si accentua in quanto i fenomeni di cristallizzazione dei composti dell’acqua e del lubrificante possono condurre all’inceppamento dell’attrezzo. Una tipologia diffusa oltralpe alcuni anni fa ed ora in rapido declino, è rappresentata dalle forbici idrauliche o oleodinamiche. Prevedono l’allacciamento diretto all’impianto idraulico della trattrice oppure ad una piccola centralina azionata da un motore a scoppio e installata assieme a quest’ultimo su un carrello trasportabile manualmente. Se si esclude il fluido di lavoro, il principio di funzionamento è simile a quello delle forbici pneumatiche, rispetto alle quali le forbici idrauliche manifestano vantaggi in termini di compattezza delle dimensioni, riduzione dei pesi ed insensibilità alle basse temperature; va però sottolineato come, rendendosi necessaria una pressione di esercizio molto elevata (250 bar circa), si verifichi la tendenza all’irrigidimento della condotta d’olio, con conseguenze negative sulla manovrabilità dell’attrezzo da parte dell’operatore. Pertanto, al fine di evitare l’utilizzo di tubazioni troppo lunghe, vengono utilizzati dei gruppi idraulici semoventi per l’alimentazione delle forbici oppure un gruppo idraulico per l’alimentazione delle forbici montato sulla trattrice che segue l’operatore nel filare. Un curioso connubio tra i due precedenti sistemi è rappresentato dalle forbici idropneumatiche, costituite da una forbice oleodinamica interfacciata ad un impianto pneumatico per mezzo di un cilindro che l’operatore porta fissato in vita mediante una cintura, e che converte una pressione di aria a 7 bar in una pressione d’olio a 250 bar. Il vantaggio più significativo di tale sistema è dato dalla maggiore libertà d’azione del potatore, non vincolato dalla limitata lunghezza delle condotte oleodinamiche ma, come per le pneumatiche, rimane tuttavia il limite dato dalla necessità di trascinare ing. Maines Fernando pag. 313 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 11 Macchine per la potatura a secco lungo il filare la condotta in plastica recante l’aria al cilindro di conversione di pressione e di riavvolgerla successivamente sulle apposite bobine. La ricerca di rendere l’operatore indipendente da macchinari ingombranti e/o scomodi da utilizzare, spinse alcuni costruttori francesi, a metà degli anni ottanta, a studiare la possibilità mettere a punto forbici elettriche alimentate da piccole (e leggere) batterie ricaricabili al nickel-cadmio. Un pacco di queste batterie collegate in serie fornisce il voltaggio necessario ad attivare un piccolo motore elettrico in grado di azionare le lame della forbice. Vari possono essere i sistemi per tradurre il moto rotatorio dell’albero del motore nel moto traslatorio della leva dalla lama: il più usato, basato su una camma sempre in presa con la lama, presenta un inconveniente: la lama deve chiudersi prima di potersi riaprire e quindi se la coppia fornita dal motore non è sufficiente per recidere il legno, la forbice si blocca. Un altro sistema utilizzato è quello che prevede la presenza di una cremagliera collegata alla lama. Il principale problema evidenziato dalle forbici elettriche è dato dall’autonomia del pacco di batterie (da portarsi alla cintura con un peso di 4 kg circa) che non sempre assicura la copertura dell’intera giornata lavorativa; inoltre il peso della forbice è di circa il 50% superiore rispetto ad una pneumatica (mediamente 1 kg contro circa 600 grammi). Malgrado questi inconvenienti l’interesse suscitato dalle suddette apparecchiature è stato subito notevole, principalmente per l’assoluta indipendenza dell’utente sia da macchinari ingombranti che da altri utenti allacciati contemporaneamente allo stesso impianto. Lo “stato dell’arte” nel settore è oggi comunque rappresentato, malgrado il loro costo piuttosto elevato, dalle forbici a gestione elettronica del taglio. Il pacco di batterie è simile a quelli già descritti, anche se sono state apportate delle modifiche per renderle più leggere e in grado di garantire una continuità operativa per un’intera giornata lavorativa, (batterie al Lithium- ing. Maines Fernando pag. 314 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 11 Macchine per la potatura a secco ion35). Il motore (contenuto all’interno del manico) è di derivazione aeronautica e può ruotare in entrambi i sensi; il moto rotatorio è convertito in traslatorio mediante una vite a scorrimento di sfere di derivazione robotica, che si caratterizza per la sua affidabilità ed il suo elevato rendimento globale (superiore a 0,7). La rotazione del motore è comandata dall’azione del grilletto su di un captatore, il cui segnale è elaborato da una piccola scheda elettronica contenuta nella forbice ed inviata ad un'altra scheda elettronica, contenuta nello zainetto porta batterie, che dosa la corrente da erogare al motore. In tal modo ad una determinata posizione del grilletto corrisponde una determinata posizione delle lame cosicché rilasciando il grilletto si ha l’automatica riapertura delle stesse. Questo movimento progressivo, perfettamente dosabile da parte dell’operatore, è quanto di più simile sia oggi disponibile al funzionamento di una forbice manuale, con una frequenza massima di apertura– chiusura a vuoto di circa 70 cicli al minuto, ed una capacità di recisione in un colpo unico di tralci del diametro di 30 mm. Le lame sono due: una fissa, non tagliente, che funge da battente (a) e l’altra, mobile e tagliente (b). La lama mobile ha il suo fulcro sulla lama fissa e può compiere una rotazione massima di circa 50°. Nella zona in cui il battente fa presa sul legno si potrebbero avere leggeri danneggiamenti. Il peso della forbice è di 0,6 ÷ 1 kg mentre la batteria pesa 1,1 ÷ 3,4 kg con una capacità di 2,8 ÷ 9 Ah, a cui corrisponde una autonomia di una giornata. Il motore ha una potenza 110 ÷ 150 W, un voltaggio di 40 ÷ 50 V e un diametro di taglio di 35 ÷ 55 mm. Questa tipologia, oltre ad offrire le migliori garanzie da un punto di vista antinfortunistico, consente una capacità operativa di 50 ÷ 55 ore/ettaro contro le 75 ore/ettaro necessarie alla potatura con forbice tradizionale. 35 Nella seguente tabella è possibile confrontare le prestazioni di diverse tipologie di batterie. Lithium-ion Ni-Mh Ni-Cad Capacità batteria (minimo una giornata di potatura) 190 W/h 190 W/h 190 W/h Peso batteria 1,1 kg 2,6 kg 4,2 kg ing. Maines Fernando pag. 315 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 11 Macchine per la potatura a secco L’utilizzo di forbici elettroniche però risulta vantaggioso da un punto di vista economico sino ad un massimo di tre potatori; infatti, oltre questo numero di operatori risulta più vantaggioso, dove possibile, l’istallazione di un cantiere di lavoro mobile con forbici pneumatiche. Per quanto riguarda la manutenzione, è essenziale eseguire periodicamente l’affilatura della lama, anche per le forbici automatiche, in modo da garantire una buona qualità di taglio e una maggiore longevità della meccanica (una lama non affilata richiede una potenza di taglio maggiore). Nel caso delle forbici elettriche bisogna ricordare di affilare il tagliente da una sola parte (quella smussata) garantendo un angolo di affilatura costante; inoltre si deve registrare le lame in modo da non determinare di movimenti laterali delle lame stesse. Per assicurare un elevata funzionalità bisogna tenere lubrificati gli organi in movimento e prestare attenzione ai dispositivi elettrici (schede, batterie, interruttori, ecc.). Per la sicurezza, infine, si deve ricordare di adottare gli opportuni dispositivi di protezione individuale), tenere la forbice con una sola mano ed effettuare gli interventi di manutenzione o regolazione dopo aver inserito la sicura e con macchina scollegata dal dispositivo di azionamento. ***** Molte fra le diverse forme d’allevamento attualmente utilizzate, presentano una fascia vegeto-produttiva ad un’altezza ridotta (da 50 a 90 cm dal terreno) che costringono l’operatore a rimanere a lungo con la schiena piegata. Altre forme d’allevamento invece hanno la fascia interessata alle lavorazioni disposta in alto (GDC, cordone speronato alto, ecc.) il che costringe l’agricoltore ad operare rimanendo per lungo tempo con le braccia sollevate o a ricorre a scale le quali, oltre ad essere pericolose, rallentano di molto il lavoro. Per ridurre la faticosità ed il rischio di dolorose patologie sono stati messi a punto particolari dispositivi agevolatori di movimento: ¾ piattaforme o pedane: si tratta di strutture metalliche che possono essere applicate ai muletti oppure essere agganciate alle macchine potatrici semoventi per svolgere il lavoro di rifinitura manuale in comodità. Esistono anche delle pedane dotate di ruote che vengono trainate dalla trattrice. Il mercato propone anche versioni semoventi (nate per agevolare le operazioni di raccolta della frutta), dotate di compressore per l’aria in grado di far funzionare una o più forbici pneumatiche. Tali attrezzature agevolatrici sono anche usate per lo svolgimento della rifinitura manuale da eseguirsi (qualora la forma di allevamento e la modalità di conduzione del vigneto lo richiedano) al fine di completare il taglio effettuato da una potatrice ing. Maines Fernando pag. 316 Meccanizzazione in viticoltura ¾ Cap. 11 Macchine per la potatura a secco meccanica, non con l’intento di perfezionarne il taglio ma per tagliare i tralci rimasti eccessivamente lunghi e per asportare alla base quelli soprannumerari. Tale pratica, che può richiedere dalle 15 alle 25 ore per ettaro a seconda dei sistemi di allevamento, può essere eseguita da uno o due operatori provvisti di forbici pneumatiche o elettroniche e posizionati su di una pedana trainata della trattrice, la stessa che porta anteriormente la potatrice meccanica. In tal modo, essendo i rifinitori condizionati dalla velocità di avanzamento della macchina (circa 200 ÷ 800 m/h), si evita che si dilunghino in tagli superflui che provocano solo un aggravio di costi; carrelli e seggiolini: utilizzati in vigneti con la fascia vegeto-produttiva posta in basso, consentono all’operatore, grazie alla presenza di tre o quattro ruote, di operare e di spostarsi stando seduto. Più recenti le versioni dotate di motore elettrico per una più facile movimentazione. 11.3 Le trinciasarmenti Dopo la potatura sul terreno rimangono i tralci che rappresentano, se lasciati in posto, un notevole intralcio per l’agricoltore. Il divieto di bruciarli in campo ha reso necessario l’introduzione di macchine in grado di effettuare un efficace trattamento di tali residui. ing. Maines Fernando pag. 317 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 11 Macchine per la potatura a secco Il passaggio in campo con la trinciasarmenti36 consente di sminuzzare tutti i residui di potatura di diametro fino a 4 ÷ 5 cm in modo da favorire il naturale processo di umificazione. Queste attrezzature possono essere classificate prima di tutto in base alle dimensioni. Le versioni più frequentemente utilizzate in viticoltura hanno larghezza variabile da 1,5 a 2,5 metri ed un peso da 100 a 300 kg; si tratta di modelli da accoppiare con trattrici (da scegliere principalmente in base alle forme di allevamento e al tipo di sesti d’impianto presenti in azienda), in grado di fornire all’attrezzo una potenza a partire da 12 CV. Esistono versioni di piccole dimensioni (peso massimo di 150 kg e larghezza di 1,20 ÷ 1,30 m ), perlopiù montate su motocoltivatori, utilizzate laddove l’inadeguata viabilità stradale non permette l’utilizzo di trattrici o nel caso in cui le dimensioni dell’azienda non giustifichino le spese per l’acquisto e la gestione della macchina. Le trinciatrici si possono distinguere anche a seconda di alcune caratteristiche che le rendono specifiche per determinate colture. Molte sono le case costruttrici che costruiscono modelli specifici per il vigneto, costituiti dalle seguenti parti: ¾ telaio monoscocca: svolge in primo luogo una funzione strutturale e di sostegno di tutti gli altri organi; inoltre svolge anche una importante funzione protettiva in quanto convoglia la massa trinciata facendola uscire dalla parte opposta di quella d’entrata; in tal modo si diminuiscono i rischi che schegge possano raggiungere l’operatore; pertanto il telaio deve essere costituito da piastre metalliche di adeguato spessore per poter resistere all’urto ed all’abrasione dei detriti lanciati dall’organo di taglio; ¾ organi di trasmissione del moto: le trinciatrici sono delle macchine azionate dalla PTO (540 – 1000 giri/min) della trattrice che trasmette il moto, mediante albero cardanico, alla scatola ingranaggi della macchina. Da qui il moto giunge a delle pulegge collegate tra di loro da cinghie che trasmettono a loro volta il moto all’organo di taglio; ¾ organo di taglio: generalmente è costituito da un rotore orizzontale a cui sono collegati degli utensili che, ruotando velocemente (il numero di giri del rotore si aggira intorno ai 1000 ÷ 1500 giri al minuto), strappano e sminuzzano la vegetazione (che può essere inviata ad un cassone raccoglitore o distribuita al suolo); la rotazione deve sempre far sì che gli utensili vadano sempre incontro ai residui per poi farli uscire sminuzzati E’ la medesima attrezzatura utilizzata per effettuare il taglio e lo sminuzzamento del manto erboso in presenza di erbacce consistenti, specialmente nelle piccole aziende che eliminano in tal modo il costo aggiuntivo di una falciatrice; per le aziende più grandi invece è preferibile utilizzare per la gestione del manto erboso si macchine più veloci quali le falciatrici rotanti 36 ing. Maines Fernando pag. 318 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 11 Macchine per la potatura a secco posteriormente. La scelta del tipo di utensile deve essere condotta in funzione dell’ambiente in cui si opera: • tipo a coltelli provvisti di profilo a “L” o a “Y” di limitato spessore, nel caso si operi su materiale a consistenza prevalentemente erbacea; • tipo a martelli, nel caso di interventi su residui o su vegetazione parzialmente lignificata. ¾ organi di collegamento: la macchina viene agganciata all’attacco a tre punti della trattrice grazie a un apposito telaio che, a seconda dei modelli, può essere fisso oppure in grado di traslare lateralmente grazie a una vite o a un parallelogramma di profili estrusi; in questo caso ai benefici indotti da una maggior elasticità operativa si affiancano i noti problemi di sbilanciamento dinamico. Nel caso in cui la macchina sia predisposta per l’attacco anteriore alla trattrice (o posteriore nelle trattrici reversibili) il telaio di aggancio deve essere presente su entrambi i lati o avere un organo di collegamento reversibile oppure è necessario spostarlo, in quanto il rotore può ruotare solo in un verso; ¾ organi di appoggio e di livellamento: entrambe queste funzioni sono svolte generalmente da un rullo livellatore che oltre a depositare il peso della macchina sul terreno, permette il livellamento della massa triturata che esce ing. Maines Fernando pag. 319 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 11 Macchine per la potatura a secco dal carter. Esso consente anche la regolazione dell’altezza di taglio; in alternativa il rullo livellatore è sostituito da delle ruote le quali fungono solamente da organo di appoggio; ¾ dispositivi di sicurezza: anteriormente, in corrispondenza della zona di entrata dei tralci sono presenti delle catene o delle placche in ferro per fermare o rallentare eventuali pezzi di tralci o sassi, a protezione dell’operatore della trattrice. Allo stesso modo posteriormente, in corrispondenza della apertura di fuoriuscita della massa tagliata possono essere presenti delle catene o una piastra in ferro o in materiale plastico che rallenta i detriti e li direziona verso il terreno. La regolazione dell’altezza di taglio è molto importante in quanto se la macchina è troppo distante dal terreno non si riesce a raccogliere ed a frantumare tutti i residui di potatura, mentre se, al contrari,o è troppo bassa, si corre il rischio che gli utensili tocchino il suolo danneggiandosi e rovinando il cotico erboso. La regolazione è operata dall’operatore tramite il sollevatore della trattrice e tramite l’allungamento o l’accorciamento del terzo punto. Un ulteriore regolazione può essere fatta variando la posizione dell’eventuale rullo livellatore o delle ruote d’appoggio. Le trinciatutto possono essere munite dei seguenti dispositivi opzionali: ¾ martinetto idraulico, per la variazione della posizione trasversale dell’attrezzo rispetto alla trattrice in sostituzione del tradizionale dispositivo meccanico a vite, che assicura ridotti tempi di regolazione; ¾ rastrelliera raccoglisarmenti: evita che qualche tralcio possa sfuggire all’organo di taglio; ¾ rotoandatore: è azionato da un motore idraulico che fa ruotare delle pale in gomma che spostano i tralci verso la trincia, in modo da completare l’intervento in ciascun interfilare con un unico passaggio; ing. Maines Fernando pag. 320 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 11 Macchine per la potatura a secco ¾ rotore tagliaerba sulla fila: agganciato lateralmente alla macchina, è azionato da motori idraulici che mettono in movimento l’organo di taglio composto da un perno al quale sono agganciati due coltelli che ruotando ad alta velocità, operando così il taglio dell’erba presente tra le piante; sono generalmente muniti di organo tastatore che in presenza di ostacoli sposta automaticamente l’organo di taglio in modo da evitare rotture della macchina o danneggiamenti delle piante; ¾ irroratrice per il diserbo chimico: si tratta di una piccola botte, fissata sopra la trinciasarmenti, la quale lateralmente porta un ugello per la distribuzione del diserbante o del dissecante sulla vegetazione presente nel sottofila. ***** I problemi maggiori che si possono incontrare nell’utilizzo delle trinciasarmenti sono legati alla sicurezza. Infatti la conformazione dell’organo di taglio e il suo funzionamento favoriscono notevolmente il lancio di pezzi di tralci o di sassi. Per evitare ciò, oltre ad assicurarsi dell’efficienza delle protezioni anteriori e posteriori alla macchina è necessario rispettare specifiche norme di sicurezza, la più importante delle quali prevede il mantenimento di una distanza di sicurezza di 50 m per le persone che si trovano nei dintorni. Gli interventi di manutenzione invece riguardano soprattutto la lubrificazione dei cuscinetti e il controllo dell’usura degli utensili. I costi di queste macchine sono molto variabili a seconda del modello, della casa costruttrice, degli optional. Per una trinciasarmenti per vigneto si va in media dai 3000 ai 6000 euro (prezzi 2009). ***** Una trattazione a parte richiedono le macchine che consentono il recupero dei residui di potatura per alimentare caldaie a biomassa37. L’attuale evoluzione del prezzo dei combustibili fossili rende economicamente interessante il riutilizzo dei residui di potatura per scopi energetici. Le potenzialità sono notevoli visto che in Italia si stima una produzione annua di circa 3 milioni di tonnellate/anno di sarmenti per la sola viticoltura. Il potenziale energetico di un ettaro di vigneto è stimato in 7000 ÷ 10000 kW termici annui, derivante da una massa di 2,2 ÷ 4,0 t/ha di biomassa. 37 ing. Maines Fernando pag. 321 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 11 Macchine per la potatura a secco Il cippato ottenuto dai residui di potatura può essere bruciato in caldaia con ottimi risultati grazie al recente sviluppo delle specifiche caldaie munite di sistema auto caricante che preleva il combustibile da appositi silos di stoccaggio dove il prodotto deve essere stoccato dopo aver portato il contenuto in umidità a valori tali da eliminare il rischio di insorgenza di fenomeni fermentativi, attacchi fungini, …). Una possibile soluzione è lo stoccaggio (in semplici ricoveri coperti o mediante copertura con materiali plastici) dei residui di potatura in balle (prismatiche o rotoballe) che semplificano anche le operazioni di movimentazione, sebbene possano talvolta presentare una disuniformità di consistenza, diametro e spessore del materiale ottenuto. Inoltre è necessario avere a disposizione un impianto di cippatura al momento del carico del silos. Si ricorda inoltre che i residui di potatura lasciati in campo a decomporre forniscono fino il 25% del fabbisogno annuale di un terreno in microelementi e fino al 30% in macroelementi; pertanto in caso di recupero energetico di tali biomasse è necessario periodicamente concimare per reintegrare le perdite di nutrienti. Per assicurare convenienza economica al recupero dei residui di potatura a fini energetici, è’ necessario organizzare un efficiente processo di raccolta e di gestione post raccolta, che comprende anche la scelta e la gestione della caldaia in funzione delle dimensioni aziendali e della quantità di cippato prodotto. Recentemente sono state messe a punto particolari versioni di trinciatrici che effettuano la raccolta dei tralci e la loro cippatura direttamente in campo (trincia caricatrici, cippatrici o rotoimballatrici). ; La biomassa ottenuta può essere raccolta in una apposita tramoggia collegata alla trinciasarmenti e munita di sistema idraulico per il sollevamento (fino ad un’altezza di 2 m) e lo scarico sul mezzo utilizzato per il conferimento del cippato in azienda. La tramoggia, capacità variabile da 0,9 a 3,5 m3, è alimentato mediante un condotto dalla camera di trinciatura incorporato alla macchina; è inoltre munita di due coperchi copri cassone (uno per controllo materiale ed uno con funzione di scivolo in fase di scarico). In alternativa la cippatrice può presentare diverse soluzioni: ¾ dispositivo per il riempimento di sacconi; ¾ un condotto per lo scarico diretto sul bilico di trasporto collegato ad una trattrice in avanzamento parallelo alla trinciasarmenti. Il cippato sarà successivamente postato in azienda e stoccato in appositi silos. ing. Maines Fernando pag. 322 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 11 Macchine per la potatura a secco Per evitare la predisposizione di volumi di stoccaggio troppo elevati ed i problemi connessi alla possibile insorgenza di fermentazioni anomale e maleodoranti all’interno del cippato stoccato, in taluni casi si preferisce adottare specifiche attrezzature derivate dalla foraggicoltura (raccogli-imballatrici) in grado di raccogliere i residui di potatura sotto forma di balle prismatiche o di rotoballe. Queste possono essere facilmente stoccate in azienda (dove completare così il processo di riduzione dell’umidità) per essere progressivamente sottoposte a cippatura in base all’andamento dei fabbisogni termici dell’utilizzatore (abitazioni, centro aziendale, residenze agrituristiche, cantina. ing. Maines Fernando pag. 323 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 12 Macchine per la vendemmia meccanica 12 Macchine per la vendemmia meccanica Per l’azienda viticola la vendemmia rappresenta da sempre il risultato di una complessa serie di scelte colturali e aziendali che possono indurre un aumento o una riduzione della qualità del prodotto finale che in questo caso è rappresentato dall’uva. Tra le operazioni colturali la vendemmia è quella più impegnativa, pressante ed onerosa e, insieme alle potature invernale ed estiva, incide in maniera preponderante e crescente sui costi di produzione, tanto che, complessivamente, queste operazioni possono assorbire fino al 90% del tempo totale richiesto per la gestione del vigneto. La vendemmia manuale, in teoria, dovrebbe assicurare una migliore qualità dei prodotti; un tempo si consigliava persino di effettuare, in alcuni casi, la vendemmia in due - tre fasi, per raccogliere solo i grappoli veramente maturi e solo gli acini di un grappolo con determinate caratteristiche, al punto che i vendemmiatori venivano muniti di tre diversi recipienti per separare l’uva in base alla qualità, soluzione oggi proibitiva visti gli elevati costi e le difficoltà di reperire manodopera specializzata. Il miglioramento delle macchine, sia dal punto di vista della qualità delle uve raccolte che del rispetto della pianta, rende oggi compatibile la vendemmia meccanica con la produzione di vini di pregio, cosa impensabile agli albori di queste operatrici, quando i risultati qualitativi davvero modesti imponevano la destinazione. La vendemmia meccanica viene effettuata applicando alle viti sollecitazioni capaci di determinare il distacco degli acini (o più raramente di parti di grappolo). Il prodotto raccolto, dopo una accurata separazione dai corpi estranei (principalmente foglie) viene convogliato in appositi contenitori per il trasporto in cantina. Purtroppo la maggior parte dei vitigni europei presentano acini che si mantengono attaccati al pedicello anche dopo aver raggiunto la maturazione in modo che il loro distacco è accompagnato dalla perdita di una parte di succo contenuto all’interno della polpa. ing. Maines Fernando pag. 324 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 12 Macchine per la vendemmia meccanica Fino a poco tempo fa la raccolta meccanica è stata considerata soprattutto come una scelta necessaria nel caso di produzioni di bassa qualità, per ridurre i costi di produzione e per sopperire alla sempre più diffusa carenza di manodopera qualificata. Un’attenta analisi economica delle operazioni di vendemmia che tenga conto di tutti gli aspetti connessi (la qualità del prodotto raccolto, la tempestività di raccolta, l’indice di utilizzo nel caso di macchine polivalenti, …) e della variabilità delle situazioni concrete, mette in evidenza che la superficie minima di impiego di una vendemmiatrice aziendale, per risultare economicamente conveniente, è dell’ordine dei 25 - 50 ha. In tali condizioni una vendemmiatrice con tre addetti (di cui due alla guida dei mezzi di trasporto) è in grado di sostituire, a seconda dei casi, da un minimo di 40 ad un massimo di 90 raccoglitori. Una tale riduzione del fabbisogno di manodopera (fino al 95%) è particolarmente significativa, visto che la crescente difficoltà di reperimento della manodopera agricola qualificata è destinata ad aggravarsi nei prossimi anni38. Ne consegue una riduzione considerevole dei costi di produzione, in quanto gli unici costi dovuti alla meccanizzazione sono quelli di acquisto della vendemmiatrice, ammortizzabili in un periodo di tempo relativamente breve e quelli di manutenzione. Un ulteriore e significativo vantaggio è dovuto alla tempestività dell’intervento assicurato delle vendemmiatrici meccaniche. In tal modo è possibile raccogliere l’uva quando i grappoli si trovano ad un livello ottimale di maturazione (mentre, raccogliendo a mano, si è spesso costretti a cominciare un po’ prima e a finire un po’ dopo); si può, inoltre, ovviare a eventuali problemi climatici e meteorologici, ad esempio, vendemmiando anche di notte, quando le temperature più basse consentono anche significativi risparmi sui costi di refrigerazione. Purtroppo diversi ostacoli hanno contrastato, e continuano a rallentare, la diffusione delle vendemmiatrici in Italia: ¾ una superficie media aziendale estremamente limitata: nel 2000 si registravano ancora più dell’80% di aziende con superfici comprese tra 1 e 5 ha. Tali valori sono incompatibili con il costo elevato delle vendemmiatrici (che può raggiungere i 200.000 €) che, per essere ammortizzato in un periodo di tempo accettabile, richiede una superficie aziendale di almeno 25 ÷ 50 ha39; ¾ un accentuato frazionamento aziendale: la presenza di piccole superfici e di significative distanze fra i diversi vigneti, fanno aumentare l’incidenza dei A ciò si deve aggiungere il vantaggio indotto dalla riduzione del lavoro organizzativo-burocratico connesso all’assunzione ed alla gestione di numerosi lavoratori avventizi. 39 Molto diffusi rsultano anche i preconcetti nei confronti delle diverse soluzioni organizzative alternative (contoterzismo, calendari concordati di vendemmia, cooperazione, acquisti in cooperativi, ecc.) che potrebbero assicurare un più facile ammortamento dei costi. 38 ing. Maines Fernando pag. 325 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 12 Macchine per la vendemmia meccanica tempi accessori, dei tempi morti e di quelli necessari per il trasferimento con conseguente riduzione dell’efficienza di sistema; ¾ una elevata percentuale di vigneti in zone collinari: nonostante le attuali vendemmiatrici siano dotate di sistemi automatici di autolivellamento longitudinale e trasversale, con la pendenza si riduce progressivamente l’efficienza di raccolta delle vendemmiatrici e aumentano i problemi di sicurezza, fino a rendere impossibile la meccanizzazione della vendemmia; ¾ una consistente eterogeneità delle forme di allevamento: nel nostro paese sono ancora presenti numerose forme di allevamento, molte delle quali incompatibili con la vendemmia meccanica. Si deve inoltre ricordare che ciascuna forma di allevamento compatibile con le vendemmiatrici necessita di una specifica regolazione della macchina, attività che influisce sui tempi accessori; ¾ una diffusa diffidenza nelle capacità operative delle vendemmiatrici espressa da moltissimi viticoltori; ¾ la diffusa inadeguatezza delle cantine sociali nella tempistica di ricevimento delle uve che, invece, vanno ammostate in tempi rapidissimi; ¾ divieti di utilizzo della vendemmia meccanica per alcune DOC e DOCG. La situazione sta comunque cambiando: l’accorpamento aziendale, la difficoltà crescente di reperire manodopera e la necessità di contenere i costi di produzione tendono a favorire la meccanizzazione della vendemmia, sebbene segnali contrastanti giungano anche dalla Francia, considerata la patria delle vendemmiatrici, dove negli ultimi anni si è registrata una flessione media significativa. La percentuale più alta di vigneti a raccolta meccanica spetta alla Germania, ma è in Francia che troviamo il maggior numero di macchine (oltre 15.000): In Italia non si superano le 2000 unità di cui oltre l’85% a scuotimento orizzontale e le restanti divise tra scuotimento verticale e per tendone. Si stima che negli ultimi anni le unità vendute nel nostri Paese siano state, di media, 200 all’anno con una netta prevalenza (oltre il 90%) per le operatrici a scuotimento orizzontale. Per quanto riguarda la suddivisione tra operatrici semoventi e trainate si raggiunge quasi la parità, con un leggero vantaggio per le trainate. La diffusione di queste macchine è a macchia di leopardo, con crescente interesse soprattutto per le regioni del Sud e nelle Isole. A livello nazionale il maggiore impulso è chiaramente concentrato nelle aree più vocate e in quelle più produttive (Toscana, Piemonte e Veneto). I produttori presenti sul mercato si concentrano all’interno di un gruppo molto esclusivo che comprende Pellenc – Volentieri, New Holland – Braud (solo semoventi) Gregoire, Ero e Alma. Per lo scuotimento verticale il gruppo è ancora più esclusivo e comprende Tanesini Tencnology e Paterlini. Numerose dimostrazioni e prove eseguite recentemente hanno dimostrato che le attuali vendemmiatrici consentono di raccogliere un prodotto (uve quasi completamente diraspate e pertanto con un peso inferiore dell’1,5 ÷ 2,5% rispetto alla stessa uva vendemmiata manualmente) con caratteristiche non incompatibili con l’ottenimento di vini di pregio e, comunque, molto migliori rispetto al passato, in termini di grado di ammostamento, di maltrattamento dell’uva, di pulizia (assenza di foglie, piccioli, corpi estranei, ...) e di danni alle piante (distacco di foglie, rottura o distacco di tralci, danni al cordone e alle gemme). ing. Maines Fernando pag. 326 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 12 Macchine per la vendemmia meccanica Il grado di ammostamento, sebbene negli ultimi anni sia stato ridotto grazie all’adozione di nuove tecnologie applicate agli organi di raccolta, può variare notevolmente (4 ÷ 20% sul totale raccolto) in funzione della perizia dell’operatore, delle caratteristiche del vigneto e, soprattutto, della varietà di uva. La vite produce sui germogli uviferi emessi da gemme miste degli speroni o dei tralci di un anno detti comunemente capi a frutto. La fruttificazione è composta dai grappoli formati da un rachide sul quale sono distribuiti numerosi racimoli, a loro volta articolati nei pedicelli che portano i singoli acini. Rachide, racimoli e pedicelli costituiscono il raspo. In alcune coltivar di Vitis labrusca L. e di Vitis rotundifolia M. e in alcuni ibridi da esse derivati gli acini maturi si staccano molto facilmente grazie alla formazione di un cercine suberoso tra i pedicelli e le bacche. Nella maggior parte dei vitigni europei (Vitis vinifera L.), invece, gli acini restano attaccati ai pedicelli anche dopo la lacerazione dei fasci fibrovascolari che penetrano nella polpa e che in parte persistono all’estremità dei pedicelli dove formano il cosiddetto pennello. Questa lacerazione provoca la perdita di succo da parte degli acini staccati. Studi effettuati dimostrano che tra i vitigni europei c’è una differente predisposizione varietale al distaccamento dell’acino e questo provoca notevoli ripercussioni sulle modalità, sulla velocità e sulle perdite della vendemmia meccanica. La tabella proposta in seguito riporta l’attitudine al distacco di alcune tra le maggiori varietà coltivate in Italia. Bassa Chardonnay Verduzzo friulano I.M. 6013 Riesling Cabernet Franc Cabernet Sauvignon Carmenere Ribolla Sangiovese Ancellotta ing. Maines Fernando DIFFICOLTÀ DISTACCO Media Sauvignon Prosecco Merlot Refosco Raboso Pinot nero Tocai Traminer Malvasia istriana Műller thurgau Franconia Alta Pinot grigio Pinot bianco Trebbiano Moscato pag. 327 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 12 Macchine per la vendemmia meccanica Pertanto quelle varietà (Pinot grigio, Pinot bianco, Trebbiano, ...) che si caratterizzano per un’elevata resistenza al distacco e, contemporaneamente, per la buccia sottile risultando particolarmente “difficili” da vendemmiare meccanicamente40. Un aspetto decisamente sopravvalutano è invece l’entità dei danni subiti dalla vegetazione (rotture di tralci, foglie e accecamento di gemme) e dalla struttura portante, dovuti alle vibrazioni indotte dagli organi meccanici di raccolta. Anche il precoce appassimento evidenziato dopo la vendemmia meccanica, causato dall’infiltrazione di bolle d’aria nei vasi per la rottura del filo liquido che attraversa la pianta (embolia xilematica), è temporaneo e comunque non influenza la capacità traspiratoria dell’annata seguente, che si ripristina in modo completo41. Il principale problema rimane la bagnatura delle foglie in quanto la chioma esplorata dai battitori presenta aree necrotiche più o meno estese dovute ad un processo di disidratazione causate dalla presenza di mosto disperso in forma di aerosol42. Tale problema può essere risolto con una azione di lavaggio con acqua distribuita mediante atomizzatore. La rottura di pali, invece, varia molto in funzione del materiale e della tecnica costruttiva e si riducono moltissimo qualora la struttura portante delle viti venga fin dall’inizio progettata in funzione della vendemmia meccanica. Nel caso di impianti già esistenti, invece, è neccessario apportare adattamenti al sistema di palificazione, per renderlo compatibile anche con la luce massima del tunnel di raccolta della vendemmiatrice43. Un alto grado di pulizia del prodotto conferito in cantina è fondamentale per l’efficienza delle prime fasi di vinificazione e per il livello qualitativo del prodotto E’ possibile prevenire le conseguenze negativi dovute al precoce ammostamento (ossidazione del mosto, fermentazioni incontrollate), in primo luogo riducendo il tempo che intercorre fra il momento della raccolta e l’arrivo dell’uva alla cantina, utilizzando rimorchi di piccola capacità in modo da evitare una lunga permanenza in campo del prodotto, oppure vendemmiando nelle ore più fresche della giornata (o di notte) o ancora trattando il vendemmiato con antiossidanti (metabisolfito, acido ascorbico) o con ghiaccio secco. 41 Si possono ridurre gli effetti dei danni subiti dai tralci e dalle gemme anche in fase di potatura invernale. 42 Infatti il mosto che si deposita sulle foglie agisce come soluzione osmotica che richiama acqua dai tessuti, disidratando rapidamente la foglia. 43 L’abbassamento della palificazione può indurre un eccessivo abbassamento della parete vegetativa, a cui si può associare una riduzione della capacità di fotosintesi e conseguente riduzione del potenziale di maturazione. Anche la conseguente ricaduta più precoce della vegetazione verso il basso, renderà più frequente e oneroso il ricorso a interventi di potatura estiva. 40 ing. Maines Fernando pag. 328 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 12 Macchine per la vendemmia meccanica finale. Per questo negli ultimi anni, i produttori di vendemmiatrici hanno lavorato molto per mettere a punto nuove soluzioni tecniche (doppie stazioni di aspirazione, diraspatori, nastri di cernita, ...) in grado di ridurre in modo significativo le presenze indesiderate. Per quanto, invece, riguarda le perdite44, queste si suddividono in perdite sulla pianta (rappresentate dagli acini che non si sono distaccati), perdite a terra e in perdite occulte che costituiscono la frazione principale (mosto che percola a terra attraverso le scaglie, oppure che rimane sulla pianta, oppure quello che viene aspirato dai ventilatori (in ogni caso si tratta di mosto connesso al grado di ammostamento). Le varietà facili da raccogliere e che ammostano poco fanno registrare perdite totali del 3 ÷ 6%, mentre quelle più difficili arrivano al 9 ÷ 12%. Presupposto essenziale per ottenere dalle vendemmiatrici buone prestazioni in termini di qualità dell’uva raccolta (ormai paragonabile a quella ottenuta tradizionalmente con la raccolta manuale), è la realizzazione o l’adattamento del vigneto secondo specifici criteri: ¾ giacitura e orientamento dei vigneti: gli appezzamenti devono essere regolari, con filari lunghi (almeno 200 m), con pendenze longitudinali non superiori al 10 % e le pendenze trasversali che, invece, non dovrebbero superare il 3 %. In tutti i casi il terreno deve essere il più regolare possibile senza dossi o contropendenze; pertanto, si dovranno privilegiare, con pendenza significative la sistemazione a ritocchino; si deve, invece, assicurare un ampio spazio di manovra sulle testate con capezzagne di almeno 6 m, meglio se di 8 m; ¾ viabilità aziendale: deve consentire un agevole e rapido spostamento dei mezzi. Si intervene sulla larghezza delle strade interne, sulla stabilità di eventuali scarpate; si dovranno, inoltre, eliminare eventuali fossi o manufatti di varia natura che possono intralciare la circolazione della vendemmiatrice e dei mezzi utilizzati per il trasporto dell’uva in cantina. Particolare attenzione deve essere posta in presenza di scoline utilizzate per la regimazione delle acque meteoriche o di terreni soggetti a fenomeni erosivi successivi ad eventi Materiali estranei (mog) e perdite, saranno argomenti di ulteriore approfondimento al termine di questo capitolo. 44 ing. Maines Fernando pag. 329 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 12 Macchine per la vendemmia meccanica meteorici consistenti. La raccolta meccanica presuppone che la vendemmiatrice possa circolare agevolmente nel vigneto anche dopo intense precipitazioni per garantire la tempestività della raccolta. Per tale motivo si rende necessaria una corretta gestione del suolo e la sostituzione delle tradizionali lavorazioni con l’inerbimento45 e la non-lavorazione (diserbo); infatti la vendemmia meccanica eseguita in vigneti lavorati, soprattutto con suoli di matrice argillo-limosa, saturi d’acqua in seguito a precipitazioni autunnali, può indurre consistenti fenomeni di slittamento e sprofondamento della vendemmiatrice con conseguente compattamento e perdita di struttura del terreno, negativa ai fini della corretta nutrizione sia idrica che minerale della vite. ¾ la struttura portante: pali, fili ed accessori devono avere sufficiente resistenza alle sollecitazioni meccaniche prodotte dalla macchina vendemmiatrice senza impedire, nel contempo, che vengano trasmesse alla vegetazione. I pali di cemento, soprattutto se a spigoli vivi, sono sconsigliati perché provocano una forte usura dei battitori e per la tendenza al distacco di schegge che possono danneggiare le macchine enologiche. Migliore è il comporamento dei pali in cemento precompresso a sezione arrotondata (diametro circa 8 cm), sebbene non siano ottimali in quanto troppo rigidi per consentire una vibrazione efficace (come evidenziato dalle consistenti perdite all’uva rimasta in pianta in corrispondenza dei pali. Pertanto vanno preferiti i pali di legno (pino silvestre trattato con diametro non inferiore a 8 ÷ 10 cm) e i pali metallici, soprattutto con sezione a U, per le dimensioni contenute e l’elevata flessibilità. In ogni caso è importante che i pali risultino ben allineati, di altezza non superiore a 220 cm (soprattutto nel caso di vendemmiatrici scavallanti), distanziati di 6 ÷ 8 metri, a seconda del diametro del filo principale e della distanza fra le viti. Nella scelta degli accessori, vanno evitati quelli che possono costituire intralcio alla macchina (distanziatori, mensole ecc.) e quelli che possono staccarsi con facilità sotto l’azione dei battitori (alcuni tipi di tendifilo e legacci). Infine, è Il cotico erboso, inoltre, induce una maggiore competizione radicale tra le essenza erbacee e le viti giudicata qualitativamente positiva oltre che utile al contenimento della vigoria. 45 ing. Maines Fernando pag. 330 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 12 Macchine per la vendemmia meccanica indispensabile un buon allineamento dei tronchi delle viti e dei cordoni per evitare danneggiamenti all’entrata del tunnel di raccolta; è raccomandabile pertanto che i fili siano ben tesi, (conviene impiegare fili di acciaio inox o acciaio zincato a basso allungamento oppure fili a spirale), per evitare frequenti interventi di ritensionamento e che le piante siano ben fissate ai tutori, possibilmente metallici (le canne di bambù o di materiale plastico sono facilmente soggette a rotture); ¾ forma di allevamento: le condizioni più favorevoli alla raccolta meccanica si verificano quando la fascia dei grappoli è ben localizzata ed è nettamente separata dalla fascia dei tralci. Ciò consente di applicare l’azione dei battitori alla sola fascia produttiva (che non supera mai i 100 ÷ 150 cm), facilitando il distacco degli acini e riducendo il danneggiamento dei tralci e la percentuale di foglie staccate dai battitori. Inoltre, soprattutto nelle varietà più soggette ad ammostamento, si riduce la quantità di mosto che rimane sulle foglie dopo il passaggio della vendemmiatrice (e quindi le perdite cosidette occulte). La separazione dei grappoli dalla fascia vegetativa può essere migliorata attraverso interventi meccanici di sfogliatura. La “fascia produttiva”, inoltre, deve distare dal suolo almeno 30 ÷ 40 cm per lasciare sufficiente spazio agli organi dedicati alla raccolta degli acini ed alla tenuta attorno ai pali (sistema a panieri deformabili o a scaglie mobili. Infine si deve potare in modo da evitare la presenza dei grappoli in prossimità dei pali dove la struttura portante presenta una maggiore rigidità, tale da non consentire il distacco. Tra le diverse forme di allevamento delle controspalliere, quelli più rispondenti risultano il Guyot ed il cordone speronato, mentre quello ad archetto presenta una fascia produttiva piuttosto ampia, e il Casarsa risulta il meno ideale e va di conseguenza specializzato in funzione della raccolta meccanica. In Italia diverse ricerche sono state indirizzate, invece, a sviluppare la massima integrazione tra macchine e sistemi quali la Doppia Cortina, derivata dal GDC americano, che hanno portato alla messa a punto di vendemmiatrici interfilari a scuotimento verticale Altri sistemi innovativi e integralmente meccanizzabili, proposti negli ultimi anni, sono stati il Cordone Libero Mobilizzato, il Cordone Speronato Mobilizzato e il Combi. Molto si può fare, pertanto, per ottimizzare il vigneto in funzione della vendemmia meccanica, in modo da ridurre in modo netto i danni sulle piante e sugli elementi della ing. Maines Fernando pag. 331 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 12 Macchine per la vendemmia meccanica struttura portante e da contenere le perdite, che in condizioni non ottimizzate, possono arrivare fino al 15 ÷ 22%, percentuali che assumono un peso non indiffernete nella valutazione della convenienza economica della vendemmia meccanica rispetto alla vendemmia manuale. In particolare è possibile contenere le perdite sulla pianta, molto significative soprattutto in prossimità dei pali nei vigneti non adattati alla macchina e che in condizioni ottimizzate generalmente non superano il 2 ÷ 3%. Le vendemmiatrici possono inoltre operare a velocità di 3 ÷ 5 km/h46, con capacità di lavoro di 0,5 ÷ 1 ha/h (1 ÷ 2 h/ha con interfilari da 2,0 a 2,5 m). I tempi accessori (di voltata e di scarico dell’uva raccolta) non superano normalmente il 25 ÷ 35% del tempo di lavoro totale. 12.1 Classificazione Le vendemmiatrici si possono classificare secondo due criteri fondamentali: in base al tipo di scuotimento e al sistema con la quale è attaccata alla trattrice. Attualmente la vendemmia meccanica viene effettuata applicando alle viti sollecitazioni capaci di determinare il distacco degli acini (o più raramente di parti di grappolo) i quali, dopo una accurata separazione dei corpi estranei (principalmente foglie), vengono convogliati in appositi contenitori per il trasporto in cantina. Tale principio di funzionamento si basa su un moto oscillatorio orizzontale o verticale che viene impresso al filare dalla macchina in avanzamento; insieme al filare viene messa in oscillazione anche l’uva con conseguente distacco delle bacche dal rachide, che rimane sulla pianta. Se si osserva il moto a cui viene sottoposto l’acino, esso nel tempo appare come una sinusoide, con velocità massima nel punto centrale dell’oscillazione e minima alle estremità, ove viene invertito il moto. Proprio in questi punti, dove l’accelerazione è Su vigneti vecchi, mal sistemati, oppure molto vigorosi e/o molto produttivi, può essere necessario ridurre la velocità di avanzamento a 1 ÷ 2 km/h, con tempi di lavoro fino a 3 ÷ 5 h/ha. 46 ing. Maines Fernando pag. 332 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 12 Macchine per la vendemmia meccanica massima, avviene il distacco delle bacche, se l’energia cinetica impressa risulta superiore alla forza che tiene l’acino attaccato al peduncolo. Dato che l’energia cinetica è proporzionale alla accelerazione ed alla massa (cioè al peso) dell’acino, per staccare acini meno maturi (quindi di minor peso) occorre più accelerazione. Il distacco degli acini avviene, quindi, per due motivi: per inerzia indotta dalla massa della bacca in risposta alla accelerazione impressa; l’acino in questo caso rimane integro; per contatto diretto con gli scuotitori; in questo caso la bacca si può rompere, soprattutto se la buccia non è troppo spessa o elastica, provocando il fenomeno dell’ammostamento (e le conseguenti perdite di mosto). Le nuove vendemmiatrici operano una sollecitazione controllata della parete, avvalendosi di sistemi elettronici e informatici per la regolazione degli scuotitori in termini di apertura, ampiezza, accelerazione e frequenza dei battiti. Lo scuotimento, pertanto, risulta essere più rispettoso del filare, imprimendo allo stesso un leggero moto oscillatorio utile al distacco della bacca al fine di ridurre i principali fattori responsabili dello scadimento qualitativo delle uve vendemmiate a macchina quali la presenza di materiali estranei (Material Other of Grape), l’ammostamento, la ossidazioni e l’incidenza percentuale di uve immature. L’azione di scuotimento può essere effettueta in tre differenti modi: ¾ a scuotimento orizzontale: è il sistema adottato nel caso di viti allevate secondo sistemi a spalliera (sylvoz, casarsa, guyot, cordone speronato basso e alto, capovolto, ...). La struttura portante e la vegetazione passano attraverso la testata di raccolta (portata da un telaio scavalcante) e vengono sottoposte all’azione di una serie di battitori ad aste frenate che provvedono a distaccare e far cadere per gravità gli acini; ¾ a scuotimento verticale: la vendemmiatrice è dotata di battitori a stella che agiscono sul cordone di vigneti a doppia spalliera (GDC e combi) oppure su forme di allevamento a spalliera semplice a cordone permanente “mobilizzato” (mediante particolari sistemi di fissaggio dei fili portanti ai pali)47. L’azione agente dal basso verso l’alto con una frequenza di 300 ÷ 500 Si tratta di forme di allevamento piuttosto specifiche che per varie ragioni si sono diffuse solo in alcune aree (in particolare in Emilia Romagna) 47 ing. Maines Fernando pag. 333 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 12 Macchine per la vendemmia meccanica colpi/minuto, provoca il distacco degli acini senza agire direttamente sui grappoli e, pertanto la qualità dell’uva raccolta risulta superiore a quella raccolta con una vendemmiatrice a scuotimento orizzontale e nel contempo risultano più contenuti i danneggiamenti a carico delle piante e della struttura portante; ¾ per pettinamento: si tratta di vendemmiatrici adatte per forme di allevamento a tendone o a pergola opportunamente adattate. Il dispositivo di raccolta, agente secondo un piano inclinato od orizzontale, prevede una serie di barrette sottili che danno luogo ad un moto oscillatorio agente sui grappoli, i quali cadono direttamente in una tramoggia sottostante. ¾ per scuotimento del ceppo: si tratta di vendemmiatrici adottate sugli alberelli. Queste macchine non hanno avuto una grande diffusione a causa dei danneggiamenti dei ceppi che ne contraddistinguono l’azione. ing. Maines Fernando pag. 334 Meccanizzazione in viticoltura • Trainate • • • • Semoventi • • • Cap. 12 Macchine per la vendemmia meccanica Vantaggi capacità di superare pendenze • superiori peso contenuto • costi di acquisto ed esercizio contenuti • alta produttività (sino a 5 • km/h) facilità nello spostamento del • cantiere possibilità di montare altre attrezzature maggiore maneggevolezza maggior confort Svantaggi bassa produttività (circa 2 km/h) necessita di trattrice supplementare di potenza elevata maggiori spazi di manovra costi di acquisto e gestione elevati peso elevato In Italia circa il 60% della vite è allevato con il sistema a controspalliera, circa un 20% ad alberello ed un altro 20% circa a tendone e a pergola (con pochi esempi di GDC): pertanto i tipi di macchina che possono operare nella realtà viticola del nostro paese, a prescindere dal tipo di trazione (trainata o semovente), sono principalmente macchine a scuotimento orizzontale, mentre quelli a scuotimento verticale sono in forte contrazione poiché il loro utilizzo è essenzialmente limitato alla doppia cortina tipo GDC o a forme mobilizzate di cordone libero. ***** Le vendemmiatrici meccaniche dell’uva si differenziano anche per il collegamento con la trattrice. A questo proposito ne tre tipi diversi: ¾ macchine portate: è una tipologia ormai in disuso ad eccezione di alcune versioni adottate per le macchine a scuotimento verticale; ¾ macchine trainate: questa tipologia viene adottata sia per le vendemmiatrici a scuotimento verticale ing. Maines Fernando pag. 335 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 12 Macchine per la vendemmia meccanica che per quelle a scuotimento orizzontale. Sono azionate dalla presa di potenza delle trattrici tramite un giunto cardanico oppure mediante un motore autonomo. Le motrici sono sempre interfilari, cioè procedono parallelamente alla vendemmiatrice che avanza a cavallo del filare48; i filari, pertanto, devono avere larghezze sufficienti a consentire il transito delle trattrici (le cui dimensioni saranno proporzionali alla potenza necessaria per movimentare efficacemente la vendemmiatrice). I principali vantaggi delle vendemmiatrici trainate sono il peso contenuto ed i minori costi di acquisto e di esercizio ma nel contempo evidenziano prestazioni leggermente più contenute (tempi di lavoro superiori del 25%) rispetto alle versioni semoventi. Hanno inoltre la capacità di superare pendenze superiori (45 %). Per quanto riguarda la produttività, in situazioni di media collina una vendemmiatrice trainata con una velocità di circa 1,6 km/h ed una valutazione dei tempi morti del 30% può raccogliere circa 2 ha in 8 ore di lavoro. Nelle stesse condizioni una semovente assicura un aumento di produttività almeno del 20 % ma che può giungere quasi al 100%, mentre in pianura si raggiungono tranquillamente gli 8 ha al giorno. ¾ macchine semoventi: si tratta di motrici costituite da un telaio sul quale è posizionato il motore e la cabina dalla quale si possono controllare facilmente Questo modo di operare determina un maggior calpestamento del terreno in prossimità delle radici, nonostante le versioni trainate siano più leggere di quelle semoventi. 48 ing. Maines Fernando pag. 336 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 12 Macchine per la vendemmia meccanica gli organi di lavoro. Il motore di elevata potenza (90 ÷ 130 kW) garantisce la messa in pressione dell’olio utilizzato per il movimento dei vari organi lavoranti e per il moto di avanzamento assicurato da motori oleooleostatici con motoriduttori a cilindrata variabile (che consentono una variazione continua e quindi un controllo molto preciso della velocità di lavoro) posti sulle due o sulle quattro ruote motrici49. La capacità di trazione viene ulteriormente migliorata mediante sistemi antislittamento e antipattinamento, consentendo buone velocità di avanzamento (sino a 5 km/h contro i 2 km/h delle trainate), una maggior facilità nello spostamento del cantiere e la capacità di operare in collina o in condizioni di scarsa aderenza. Le masse notevoli (dalle 4 alle 8 tonnellate) ed il baricentro piuttosto alto rendono comunque difficile l’utilizzo di queste macchine su terreni in pendenza, soprattutto se trasversale. Tale problema viene in parte risolto con l’adozione di dispositivi quali l’auto livellamento delle quattro ruote o il preciso controllo delle velocità. In ogni caso queste macchine riescono a scavalcare controspalliere alte fino a 220 cm e in caso di condizioni favorevoli (terreni pianeggianti e ben livellati) possono sollevarsi ulteriormente mediante martinetti oliodinamici, fino a raggiungere una luce libera sotto il ponte di 260 cm. Sempre più frequentemente le vendemmiatrici semoventi possono essere impiegate come portattrezzi polivalenti (compensando in parte i maggiori costi di acquisto), in quanto il telaio può essere predisposto per montare, oltre alla testata di vendemmia, molte attrezzature che permettono di eseguire gran parte delle operazioni necessarie per la gestione del vigneto (irroratrici, cimatrici, potatrici, legatrici, …), fino a consentirne la completa meccanizzazione. L’offerta tecnologica nel settore dei telai scavalcanti semoventi prevede, a prescindere dalle ditte costruttrici, essenzialmente due tipologie di macchine: macchine scavalcanti dedicate alla lavorazione di vigne strette (indicativamente 0,9 - 1,2 m di Generalmente sono sterzanti le ruote anteriore, ma possono esserlo anche quelle posteriori. In questo modo la manovrabilità di tali attrezzature diventa molto elevata, superiore a quella delle vendemmiatrici trainate. 49 ing. Maines Fernando pag. 337 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 12 Macchine per la vendemmia meccanica interfila) dette anche trattori scavallanti e macchine dedicate alla lavorazione di vigneti “tradizionali” con una larghezza minima dell’interfila di 1,3 - 1,5 m, usualmente identificate con le vendemmiatrici propriamente dette. La prima tipologia di trattrici è in genere disponibile presso i diversi costruttori in due diversi modelli, uno che scavalca una sola fila (New Holland VN240), l’altro che consente di scavalcare due file (New Holland VN260, Bobard 827 e 1096). In questo secondo caso la carreggiata della macchina è regolabile idraulicamente in modo da poter essere adattata alle caratteristiche specifiche del vigneto in lavoro. In tali macchine, vista la modesta altezza dei filari, l’altezza di scavalcamento viene raggiunta per mezzo dei supporti delle ruote e pertanto il telaio portante è sostanzialmente piano, prevedendo al più una trave centrale di irrigidimento. Nel caso delle vendemmiatrici tradizionali, macchine inizialmente concepite per lo svolgimento della sola operazione di vendemmia e solo in seguito trasformate in portali semoventi multifunzione, l’altezza di scavallamento, di entità decisamente superiore (luce libera sotto il ponte di 260 cm), viene raggiunta anche per la conformazione del telaio portante a U rovesciato. Questa diversa concezione dei due tipi di macchina ha come conseguenza, nel caso di trattrici per vigne strette, l’assenza del tunnel centrale che permette di collocare la cabina di guida in posizione centrale sull’asse della macchina con il motore montato posteriormente. Nelle vendemmiatrici, viceversa, la presenza del telaio ad U rovesciato impone, al fine di non innalzare eccessivamente il baricentro della macchina, il posizionamento della cabina di guida lateralmente e del motore in posizione simmetrica sul lato opposto della macchina. Sul telaio portante trovano posto i seguenti sistemi funzionali: il gruppo costituito dal motore diesel che aziona le pompe a servizio dei circuiti idraulici di macchina, i sistemi idraulici (servovalvole, distributori, ecc.) di controllo, la cabina di guida, le connessioni idrauliche ed elettriche (linee di controllo) per l’azionamento degli utensili di lavoro, i supporti meccanici per il montaggio di tali utensili. Il telaio poggia su quattro ruote (o come nel caso di alcuni modelli Tanesini su cingoli), azionate da motori oleostatici e montate su supporti traslabili verticalmente per mezzo di pistoni idraulici che permettono, entro certi limiti, il livellamento trasversale e longitudinale in funzione delle condizioni di pendenza del terreno. Un apposito sistema antislittamento elimina il rischio di pattinamento delle ruote: se una ruota (ad es. quella anteriore) è ing. Maines Fernando pag. 338 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 12 Macchine per la vendemmia meccanica soggetta ad uno slittamento pronunciato, la pressione nel tubo di recupero dell’olio idraulico verso la corrispondente ruota posteriore aumenta, adattando la velocità di quest’ultima ad un valore tale da limitare l’inconveniente. Il cuore di queste macchine risulta pertanto il sistema idraulico che sovrintende sia alla movimentazione della macchina sia ai sistemi ausiliari di sterzatura, livellamento e frenatura, nonché all’alimentazione degli utensili montati sul portale (testa di vendemmia, potatrice, ecc.). Il circuito idraulico di trasmissione di potenza utilizzato nelle vendemmiatrici è di tipo chiuso, azionato da un motore diesel di potenza generalmente medio elevata e dai consumi ridotti, proprio perché grazie al motore idrostatico riesce a mantenere un regime costante. Il sistema è alimentato da un gruppo di pompe a portata variabile di tipo a pistoni rotanti collegate per mezzo di un sistema di tubazioni e di sistemi ausiliari (valvole di controllo, distributori, filtri, accumulatori, scambiatori di calore, ecc.) ai motori idraulici accoppiati agli utilizzatori. La gestione dell’intero sistema di trazione avviene per mezzo di attuatori elettroidraulici comandati da una centralina elettronica computerizzata che, basandosi sui feedback provenienti da sensori posti sui vari componenti del sistema (sensori di velocità montati sui motori idraulici di trazione, regime del motore endotermico, ecc.), svolge le funzioni di regolazione fra cui la ripartizione della coppia fra le varie ruote in funzione delle diverse condizioni di aderenza (variando la suddivisione della portata dell’olio alle ruote), la regolazione della velocità, dell’accelerazione, ecc. I motori utilizzati per la movimentazione della macchina, accoppiati direttamente alle ruote motrici, sono del tipo a pistoni radiali, che si caratterizzano per avere dimensioni molto compatte e notevole robustezza, velocità di rotazione anche a numero di giri molto basso (caratteristica che ne permette l’accoppiamento diretto), reversibilità (semplicemente invertendo ingresso e uscita dell’olio) nonché della capacità di ruotare come “ruota libera”. I motori installati sulle macchine a portale sono in genere del tipo a due velocità e permettono di variare la caratteristica coppia/velocità, a parità di portata della pompa di alimentazione, in funzione delle diverse esigenze operative; quali esempi opposti si considerano le condizioni di marcia di trasferimento e quelle di lavoro in fase di vendemmia. La possibilità di modificare le caratteristiche di coppia/velocità del motore viene ottenuta, costruttivamente, per mezzo di due serie di ing. Maines Fernando pag. 339 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 12 Macchine per la vendemmia meccanica valvole ricavate nel carter del motore le cui condizioni di alimentazione possono essere variate per mezzo di una valvola di selezione. Agendo su tale valvola viene variata la cilindrata del motore scegliendo di alimentare tutti i pistoni radiali oppure soltanto la loro metà: nel primo caso la velocità di rotazione sarà, in condizione di uguale portata, pari alla metà della seconda con conseguenti modifiche delle caratteristiche di coppia del motore. Anche la movimentazione delle utenze meccaniche degli utensili montati sul portale avviene pressoché esclusivamente per via idraulica. I motori rotanti utilizzati sono in questo caso del tipo a ingranaggi e, nel caso di utenze a bassa velocità, anche del tipo a lobi. Gli spostamenti lineari (apertura/chiusura di prepotatrici, defogliatrici, regolazioni in altezza, ecc.) vengono generalmente realizzate per mezzo di pistoni idraulici. Nello svolgimento di queste operazioni si ha un notevole vantaggio in termini di compattamento del terreno nei pressi del ceppo in quanto le ruote della macchina transitano in mezzo al filare. Le macchine a portale sono in grado ormai di svolgere quasi tutte le operazioni agronomiche richieste nel vigneto. Le maggiori limitazioni provengono essenzialmente dalla forma di allevamento e da una scarsa attenzione dedicata alla geometria del vigneto al momento dell’impianto e nelle prime fasi di allevamento. A livello generale è possibile affermare che le macchine a portale sono destinate alla meccanizzazione dei soli vigneti allevati a spalliera e, fra questi, il massimo grado di meccanizzazione si ottiene per forme di allevamento a cordone speronato basso unilaterale (già il Guyot comporta delle notevoli complicazioni nella fase di prepotatura). Le operazioni possibili con una macchina scavalcante comprendono, per quanto riguarda la gestione della chioma e della parte epigea, la prepotatura e la stralciatura, il trattamento con preparati liquidi e polverulenti, palizzatura (legatura a verde), spollonatura, cimatura a verde e sfogliatura. Per quanto riguarda la gestione del terreno le possibilità sono decisamente inferiori, essendo le possibilità limitate al diserbo (chimico e meccanico), allo sfalcio dell’erba e, nel caso di macchine per vigne strette a leggere lavorazioni del terreno. Gli utensili destinati alla gestione della chioma sono collegati al portale per mezzo di un braccio sporgente posizionato lungo l’asse longitudinale della macchina, anteriormente sopra il tunnel di scavallamento. La posizione di tale braccio è regolabile verticalmente in modo da poter adattare la posizione dell’utensile all’altezza del vigneto. È possibile montare anche un braccio portattrezzi nella parte posteriore, per collegare trinciatrici e macchine per la gestione degli sfalci. I sistemi dedicati ai trattamenti (atomizzatori e impolveratrici con relative botti, contenitori, bracci di irrorazione, pompe e sistemi ausiliari) sono appoggiati al telaio portante nella zona di carico posta dietro la cabina di giuda. Tutte le operazioni possono essere seguite attentamente dall’operatore grazie all’adozione di cabine con elevato grado di visibilità, data da un’ampia superficie vetrata ora anche in corrispondenza del pavimento. ing. Maines Fernando pag. 340 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 12 Macchine per la vendemmia meccanica 12.2 Vendemmiatrici a scuotimento orizzontale Le macchine vendemmiatrici a scuotimento orizzontale sono presenti sul mercato in numerosi modelli, sia trainati che semoventi. I primi hanno il vantaggio di un prezzo di acquisto inferiore (di circa 2 volte), a fronte di prestazioni solo leggermente più contenute (i tempi di lavoro sono superiori del 20 ÷ 30% circa rispetto alle semoventi). Le vendemmiatrici semoventi risultano pertanto competitive solo se utilizzate su grandi superfici (almeno 40 ÷ 50 ha/anno), oppure se vengono impiegate come portattrezzi polivalente (soluzione prevista ormai da tutti i principali costruttori). ing. Maines Fernando pag. 341 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 12 Macchine per la vendemmia meccanica Le vendemmiatrici a scuotimento orizzontale sono costituite dalle seguenti: ¾ telaio: di tipo scavalcante, per assicurare la necessaria rigidità per sostenere tutti i dispositivi che costituiscono la vendemmiatrice; ¾ testata di raccolta comprendente: • scuotitore per il distacco degli acini; • apparato di intercettazione del prodotto raccolto, che deve assicurare la ricezione dell’uva al momento della sua caduta, limitando le perdite al suolo con una buona tenuta a livello dei ceppi delle viti e dei pali di sostegno; • dispositivo di trasporto, che deve assicurare il trasferimento del prodotto verso la tramoggia di stoccaggio o verso il braccio di scarico; • l’insieme di dispositivi per la pulizia, destinato ad eliminare i corpi estranei come foglie, piccioli o tralci ed eventualmente raspi. ¾ vasche di raccolta o braccio per lo scarico. ing. Maines Fernando pag. 342 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 12 Macchine per la vendemmia meccanica La testata di raccolta è posta in un tunnel che avvolge il filare con lo scopo di intercettare e raccogliere il vendemmiato. Tutto l’insieme della testata di raccolta è incernierato al telaio portante della macchina, in modo da poter pendolare ed essere autoallineante: la testata è cioè completamente libera nei movimenti, risultando sospesa rispetto al telaio portante della macchina, grazie a varie soluzioni costruttive. Ciò consente alla testata di adattarsi continuamente alla diversa disposizione dei ceppi, senza impuntamenti o danneggiamenti. All’interno del tunnel sono presenti due serie di aste longitudinali, chiamate anche “battitori”, che imprimono alla fascia produttiva una vibrazione in senso orizzontale con una frequenza dell’ordine di 350 ÷ 450 colpi/minuto regolabili, anche automaticamente, in funzione dello spessore del filare e delle caratteristiche del vigneto. Si tratta di scuotitori in nylon che con la loro oscillazione sincronizzata provocano l’oscillazione del filare. La velocità dell’uva è massima al centro dell’intervallo di oscillazione e minima alle estremità, ove viene invertito il moto e l’accelerazione risulta massima. Il distacco delle bacche avviene quando la forza che le tiene attaccate al peduncolo viene superata dall’energia cinetica impressa dal sistema di scuotimento, energia cinetica che è proporzionale alla accelerazione ed alla massa (cioè al peso) dell’acino; quindi per staccare acini meno maturi (e perciò di minor peso) occorre una accelerazione maggiore. ing. Maines Fernando pag. 343 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 12 Macchine per la vendemmia meccanica Le prime vendemmiatrici erano dotate di battitori ad estremità libere disposte su alcune file, caratterizzate da un’azione in parte di vibrazione e in parte di percussione (soprattutto in punta); le coppie anteriori di battitori erano munite di movimenti asincroni rispetto alle file posteriori, ma ciò provocava un alto indice di rottura degli acini, di ammostamento e quindi, di perdita di prodotto e sensibili danneggiamenti delle piante. Le vendemmiatrici più recenti montano invece sistemi “ad aste frenate” o con “battitori ad arco” (sono termini che descrivono le soluzioni con aste curve e bloccate agli estremi, brevettate dei principali produttori), nei quali entrambe le estremità dei battitori sono vincolate, in modo da diminuire al massimo l’azione percussiva, secondo il principio del dinamismo controllato. Questa innovazione ha permesso di aumentare la velocità avanzamento e di ridurre di molto le perdite dirette ed occulte di prodotto, portandole a livelli molto simili a quelle delle vendemmiatrici a scuotimento verticale. Inoltre, per effetto della sensibile diminuzione del numero di impatti sulla vegetazione e di un’azione meno traumatica, consentono di ridurre i danni su tralci e germogli e di migliorare la qualità del vendemmiato. Nelle macchine convenzionali l’azionamento degli scuotitori in nylon è regolato da un sistema di biella manovella (dove un moto rotatorio viene convertito in un moto oscillatorio) mentre è di recente introduzione un sistema di scuotimento azionato da martinetti idraulici completamente computerizzato. Gli scuotitori possono essere installati in numero differente, a distanze fra loro variabile e addirittura ricercando inclinazioni particolari, per migliorare ulteriormente la qualità del lavoro, così come, la distanza fra i battitori di destra rispetto a quelli di sinistra in funzione anche dello spessore della parete, oltre che all’ampiezza dell’oscillazione degli stessi. Infine risulta fondamentale intervenire, sul numero di battiti al minuto. E’ quest’ultimo un parametro che varia molto (può variare da 300 a 500) in quanto dipende, oltre che dal vitigno e dalle caratteristiche del vigneto, della forma e dal tipo di movimento degli scuotitori. Non vi è corrispondenza anche per il numero di battiti al minuto necessario al corretto distacco dell’uva. Pertanto ogni modello di vendemmiatrice ha una propria scala di lavoro che ben difficilmente può essere paragonata a quella di un’altra macchina. Diverso è il discorso sul corretto rapporto fra numero di battiti al minuto e velocità di avanzamento. Qualora fosse necessaria una maggiore intensità di scuotitura per migliorare il distacco dell’uva è possibile intervenire su due parametri di regolazione: ¾ aumentando il numero di battiti50; ¾ riducendo la velocità di avanzamento. Due sono i possibili comportamenti operativi per rendere più intensa l’azione della macchina: possiamo ridurre la velocità di lavoro (ad esempio da 2,00 a 1,8 km/ora) oppure aumentare il numero di battiti (ad esempio passando da 400 a 410). Diverse sperimentazioni hanno messo in evidenza come non necessariamente una riduzione della velocità di avanzamento sia sinonimo di qualità del lavoro. Pertanto la velocità di lavoro ideale per la vendemmiatrice deve essere quella che consente alla macchina di Si ricorda che non è detto che si raggiunga un distacco migliore laddove il numero di battiti è più elevato. 50 ing. Maines Fernando pag. 344 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 12 Macchine per la vendemmia meccanica lavorare in modo eccellente tutto il prodotto distaccato dalla pianta, anche in funzione delle caratteristiche delle differenti varietà. Si deve infatti garantire, oltre ad un perfetto distacco del prodotto con la minore incisività possibile nei confronti della pianta, il tempo necessario alla macchina per caricare il prodotto nei serbatoi o sul nastro trasportatore. È in questa fase che l’uva passa al vaglio degli aspiratori per la pulizia dalle foglie ed è pienamente comprensibile come, a velocità d’avanzamento superiore, corrisponda una maggiore quantità di prodotto che ciascun dispositivo (testata di raccolta, aspiratori, diraspatori, nastri, ecc.) deve elaborare. Ciascuna macchina si caratterizza per una diversa capacità operativa in funzione del numero d’aspiratori, della larghezza, della capacità dei nastri trasportatori, …. Ne consegue l’ importanza di poter variare in modo semplice e veloce la frequenza di battitura, la distanza fra i battitori, l’ampiezza della corsa e l’intensità dell’impulso. Per questo le vendemmiatrici più recenti, soprattutto quelle semoventi, sono dotate di grandi possibilità di regolazione per poter operare in maniera ottimale nelle più diverse condizioni di lavoro. La complessità del sistema richiede però elevata professionalità ed esperienza da parte dell’operatore., condizione necessaria per assicurare al raccolto elevati livelli qualitativi è assolutamente indispensabile (oltre all’acquisto di una macchina con caratteristiche tecniche e di materiali adeguati). Purtroppo non è sempre possibile indicare regole precise per ogni situazione in quanto molte sono le variabili che entrano in gioco. Per un buon adattamento alla coltura bisogna tenere conto di: ¾ varietà e relativa facilità di distacco dell’uva; ¾ grado di maturazione ed entità della produzione; ¾ stato sanitario, non solo dei grappoli, ma anche delle foglie e del legno; ¾ differenti sistemi di allevamento, presenza o meno delle strutture di sostegno trasversale; ¾ tipo e stato delle strutture di sostegno e dei pali tutori; ¾ tipo di terreno e giacitura. ing. Maines Fernando pag. 345 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 12 Macchine per la vendemmia meccanica Alcune vendemmiatrici prevedono la possibilità di controllare e modificare in “corso d’opera”, mediante computer di bordo direttamente dal posto di guida, molti parametri di funzionamento della testata di raccolta (pinzatura51, ampiezza, accelerazione e frequenza di battitura, distanza fra i battitori e intensità dell’impulso sulla vegetazione); è anche possibile programmare questi parametri in maniera differenziata in prossimità dei pali, rilevati a mezzo di appositi sensori elettronici e di variare la frequenza di battitura in maniera proporzionale alla velocità di avanzamento, per mantenere costante il numero di oscillazioni per metro di filare anche in caso di rallentamenti. Molto interessante si è dimostrato anche il controllo dell’assetto della testata di raccolta per quanto riguarda l’allineamento sul filare e la corrispondenza con la fascia produttiva attraverso lo spostamento in altezza ed il disassamento delle ruote, per compensare, nel lavoro in collina, pendenze trasversali o longitudinali (fino al 20 ÷ 30%). In particolare, la pinzatura deve essere sufficiente a permettere il passaggio dei pali e della vegetazione, perché giungere sui pali con gli scuotitori eccessivamente serrati significherebbe romperli o trascinarli in avanti con conseguenti enormi danni all’impianto e alla macchina. Si dovrà perciò informare il sistema sulla larghezza dei pali, in modo che, non appena il sensore presente sulla macchina avvertirà la presenza del palo gli scuotitori, questi si allontaneranno di una quantità e per un tempo adeguati, dopo di che il computer potrà ripristinare il valore impostato per la vegetazione, ritornando a stringerla. 51 Rappresenta la distanza tra gli scuotitori. ing. Maines Fernando pag. 346 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 12 Macchine per la vendemmia meccanica Anche per altri parametri si applica lo stesso principio. L’intensità di scuotimento, data dallo spostamento degli scuotitori e dalla loro accelerazione, può essere ridotta sui pali se si teme che essi siano troppo fragili per sopportare le sollecitazioni impresse alla vegetazione. Questo naturalmente comporta una riduzione dell’intensità di scuotimento che crea un zona in cui le vibrazioni non sono sufficienti a garantire il distacco dell’uva. Questo fenomeno può comunque essere prevenuto cercando di distaccare, mediante la potatura, la zona di produzione dei ceppi dai pali. Tuttavia questo fenomeno deve far riflettere sulla necessità di adottare per i nuovi impianti pali elastici e leggeri, con massa limitata che rende quasi inesistente questo problema. Un ulteriore parametro, importantissimo ai fini del minimo impatto della macchina su vegetazione e struttura del vigneto, è rappresentato dal numero di scuotitori installati sulla testata di raccolta, che deve essere proporzionale all’ampiezza della parete produttiva. Nel contempo un elevato numero di battitori rende più pesante l’impatto della vendemmiatrice sulla struttura. Gli scuotitori in eccesso al di sotto della fascia di produzione influiscono inutilmente sullo scuotimento della sola struttura, mentre quelli al di sopra della fascia da vendemmiare influiscono impropriamente sia sulla struttura sia sulla vegetazione. In ogni caso è essenziale che gli organi di scuotimento operino nella zona ove sono presenti i grappoli. Più è limitata in altezza la fascia produttiva minore sarà il numero di scuotitori necessario, con evidenti vantaggi per l’integrità della vegetazione. Per questo su talune macchine esiste un sistema idraulico di disinserimento dei battitori in modo da far funzionare solo quelli in prossimità della fascia produttiva, garantendo un notevole risparmio di tempo rispetto al disinnesto manuale dei battitori. Gli scuotitori in eccesso non devono essere più smontati, ma è sufficiente svincolarli dai piantoni. Importante è anche la regolazione dell’altezza di raccolta determinata dall’altezza, relativamente al terreno, dell’estremità inferiore dei grappoli più bassi. Tutti questi sistemi sono spesso automatizzati e comandati da sensori elettronici; in alcuni modelli si ha una vera e propria “guida automatica”, che consente all’operatore di concentrarsi maggiormente sulla regolazione dell’apparato di raccolta, aspetto particolarmente utile nel caso di vendemmie notturne. Come già citato ogni casa costruttrice ha brevettato i suoi scuotitori. La soluzione proposta da New Holland - Braud prevede terminali non più liberi ma vincolati a strutture mobili: la zona attiva aumenta la sua lunghezza e consente velocità di ing. Maines Fernando pag. 347 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 12 Macchine per la vendemmia meccanica avanzamento superiori, nel contempo scompare l’effetto frusta e si ha un maggiore rispetto della vegetazione. La disposizione ad imbuto della sezione di scuotimento consente un’entrata graduale del prodotto nella macchina, mantenendolo in contatto permanente con gli scuotitori nella zona attiva, e liberando nello stesso tempo le viti mentre la macchina avanza. Questa forma speciale evita ogni possibile danno alle piante. Nella parte centrale, gli scuotitori sono praticamente paralleli fra di loro, formando una zona attiva più estesa che consente di aumentare notevolmente la velocità di avanzamento, con una frequenza più ridotta e quindi con un numero di impulsi inferiore. Infatti è bene che gli scuotitori siano più vicini possibile tra di loro, in modo da stringere la vegetazione e scuoterla senza darle colpi violenti ma accompagnandola. La soluzione adottata da Gregoire, molto simile a quella adottata da Ero, è un sistema frenato nel quale gli scuotitori sono ripiegati indietro ed i terminali vincolati a due montanti movimentati dinamicamente in sincronia con quelli anteriori, anziché folli come nel sistema precedente. Alma invece propone una soluzione che prevede delle aste semilibere con battitori liberi associati ad una seconda asta che ne limita l’effetto frusta sulla vegetazione. ing. Maines Fernando pag. 348 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 12 Macchine per la vendemmia meccanica In tutte le vendemmiatrici il prodotto che si distacca viene lateralmente contenuto dalle pareti del tunnel e inferiormente da un piano di raccolta, costituito normalmente da due file di scaglie mobili, incernierate lateralmente al telaio attraverso un perno e tenute in posizione da una molla. In tal modo possono ruotare per consentire il passaggio dei pali e dei ceppi delle viti e tornare in posizione una volta superato l’ostacolo. La forma delle scaglie è studiata in modo da ridurre il più possibile lo spazio lasciato libero tra la scaglia e l’ostacolo. Inoltre le scaglie presentano un’inclinazione rispetto al piano abbastanza accentuata per consentire al prodotto di riversarsi velocemente sui nastri trasportatori laterali per l’allontanamento dell’uva intercettata. Di disegno e di forme differenti a seconda dei costruttori, queste scaglie si sovrappongono sulla linea mediana, sono autopulenti e a ritorno automatico per mezzo di molle o di silent block. Quest’ultima è la soluzione migliore in quanto i silent block consentono un funzionamento delle scaglie più regolare e più facile, ed un’azione più morbida sui ceppi, mentre le molle dopo un certo periodo perdono parte della loro efficacia rimanendo troppo aperte, con conseguente aumento delle perdite sul terreno. Possibili perdite a terra lungo il filare si possono anche avere soprattutto quando i ceppi sono molto distanziati52 oppure troppo sottili (in tal caso le scaglie possono Tra un’apertura e la successiva, infatti, si accumula una gran quantità di acini che in parte possono cadere al momento in cui le scaglie si aprono. Al contrario, ceppi più ravvicinati causano una frequente apertura e chiusura che favoriscono l’azione di scarico verso i nastri trasportatori. 52 ing. Maines Fernando pag. 349 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 12 Macchine per la vendemmia meccanica tardare a richiudersi lasciando cadere a terra acini). Problematico è anche il caso dei pali aventi un elevato diametro, in quanto le scaglie di fondo tendono ad aprirsi maggiormente e a rimanere aperte per un tempo più lungo. Un diverso dispositivo intercettatore che elimina quasi completamente questo tipo di perdite è costituito da nastri a “panieri deformabili” in movimento, che si accoppiano in modo da avvolgere gli ostacoli presenti e che funzionano anche da trasportatori per il prodotto raccolto. I panieri si muovono con velocità uguale e contraria rispetto alla velocità di avanzamento della vendemmiatrice, risultando fermi rispetto alle piante; ciò consente di ridurre sia i danni per sfregamento sui ceppi delle viti, sia le perdite a terra dovute all’apertura delle scaglie in corrispondenza dei pali e dei ceppi stessi. Nel contempo svolgono il compito di trasportare l’uva verso il sistema di carico (tramoggia o braccio). Il sistema a panieri, inoltre, consente di raccogliere a soli 15 cm di altezza grazie alla regolazione che agisce sul sistema di sollevamento indipendente della testata di raccolta o sul sistema di sollevamento della macchina. Nel caso del sistema a scaglie il trasporto dell’uva staccata e intercettata avviene mediante due convogliatori orizzontali a lato delle scaglie. Questi sono dotati di tappeti lisci, a barrette, a tazze, o metallici a catena con palette trasversali in gomma (in quest’ultimo caso con un grado di ammostamento del prodotto nettamente maggiore). Per i convogliatori elevatori si fa ricorso a dei tappeti a barrette o a tazze. La tendenza è comunque quella di adottare un unico trasportatore continuo (su ciascun lato della ing. Maines Fernando pag. 350 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 12 Macchine per la vendemmia meccanica macchina), per evitare il “salto” da un trasportatore all’altro e ridurre le sollecitazioni sull’uva raccolta. Per regolare l’altezza minima di raccolta (nell’ordine dei 25 ÷ 30 cm circa) si deve intervenire sull’angolo di inclinazione delle scaglie in modo da abbassarne il punto più alto e facilitare la raccolta dei grappoli bassi. L’inclinazione deve essere valutata in funzione dell’altezza minima della zona fruttifera rispetto al terreno e della quantità di prodotto per metro lineare. Un’inclinazione insufficiente induce difficoltà nello scarico dell’uva dalle scaglie ai tappeti trasportatori con conseguente possibilità di intasamento, mentre un’inclinazione troppo elevata impedisce una sovrapposizione sufficiente delle scaglie con maggiori perdite al suolo. L’uva, convogliata da una coppia di nastri elevatori o dagli stessi panieri mobili, giunge pertanto alle vasche di raccolta poste nella parte alta della macchina oppure ad un braccio orientabile (giraffa) munito di nastro trasportatore per lo scarico su un rimorchio che procede affiancato nel filare adiacente alla vendemmiatrice (di dimensioni compatibili con l’interfilare per poi essere eventualmente scaricata nel rimorchio per il trasporto in cantina); quest’ultima soluzione mantiene basso il peso della macchina e permette di operare su filari molto lunghi, ove le benne potrebbero non avere capienza sufficiente. Necessita, però, di una maggiore cura per il rispetto dei tempi di sincronizzazione soprattutto nelle manovre. Attualmente la maggior parte delle macchine sono equipaggiate di serbatoi per lo stoccaggio del prodotto e la tecnica del braccio di scarico viene impiegata solo nei vigneti caratterizzati da filari molto lunghi, per i quali la quantità di raccolto può eccedere la capacità di stoccaggio della macchina. Il posizionamento dei serbatoi sulla macchina è generalmente laterale; la loro capacità di stoccaggio può raggiungere anche i 3000 L nei modelli più grandi. Il loro svuotamento avviene dalla parte posteriore mediante un martinetto idraulico comandato dal posto di guida del trattore che imprime una rotazione di 90°. Lungo i nastri trasportatori, generalmente, si hanno due aspiratori posizionati uno per lato o nella parte inferiore o in quella superiore (sulle vendemmiatrici di maggiori capacità di lavoro sono disposti quattro ventilatori, due inferiori e due superiori) con il compito di effettuare la pulizia del prodotto dalle foglie e da altre impurità, dimensionati e regolati in modo da non asportare acini o mosto. Gli aspiratori possono essere collocati sui tappeti orizzontali oppure sul passaggio tra due tappeti orizzontali a diversa quota; in quest’ultimo caso l’aspirazione delle foglie viene fatta in caduta. Quest’ultima disposizione risulta la più efficace per la pulizia, in quanto le foglie in questa fase tendono maggiormente a galleggiare rispetto agli acini e sono più facilmente separabili dal prodotto. Spesso la velocità di rotazione degli aspiratori può essere regolata in continuo dal posto di guida durante il lavoro, essendo azionati da motori idraulici. ing. Maines Fernando pag. 351 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 12 Macchine per la vendemmia meccanica Sulle macchine Pellenc viene adottato il sistema brevettato “Trieur”, un dispositivo di selezione-pulizia posto al termine dei nastri trasportatori. Qui le uve vengono deposte su un dispositivo di vaglio composto da un tappeto forato che consente il passaggio nella zona sottostante degli acini e del mosto libero (nelle benne o sul piano di cernita), ma non quello di racimoli e foglie ancora presenti. Questi vengono trasportati verso il retro della macchina dove, al termine del tappeto, i racimoli cadono nella zona bassa di collocazione dei contenitori dell’uva, mentre le foglie sono intercettate dal flusso d’aria generato dal ventilatore centrifugo. In questo modo si diminuiscono le perdite occulte dovute a aspirazione assieme alle foglie di una porzione di mosto. Appena sotto il livello massimo di capienza dei serbatoi sono posizionate delle coclee, che hanno il compito di livellare il prodotto all’interno del contenitore, evitando pericolosi accumuli localizzati, inoltre, le coclee aiutano lo svuotamento dei serbatoi, scongiurando il pericolo di ristagni di prodotto, che in questo caso sarebbe particolarmente soggetto a fermentazioni e attacchi di muffe. Per evitare qualsiasi possibilità accidentale, anche remota, di inquinamento del prodotto con olio meccanico, solitamente queste coclee sono azionate da motori elettrici e non idraulici; in caso contrario i motori sono posti all’esterno delle benne per evitare una qualsiasi possibilità di inquinamento. ing. Maines Fernando pag. 352 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 12 Macchine per la vendemmia meccanica La più recente innovazione, adottata da quasi tutte le case costruttrici di vendemmiatrici negli ultimi anni è rappresentata dall’installazione a bordo dei diraspatori, in modo di operare questa operazione già in campo allo scopo di migliorare sensibilmente la qualità del prodotto53. L’immediata separazione dei raspi dagli acini e dalla percentuale di mosto presente nella massa mette al sicuro il prodotto da eventuali ossidazioni dovute per esempio alla cessione di residui di prodotti fitosanitari presenti sul raspo stesso o da cessioni indesiderate da parte di porzioni erbacee lesionate. In questo modo vengono scaricate a terra anche tutte quelle impurità, come per esempio piccole porzioni di tralci presenti soprattutto dove si attua la potatura meccanica a sperone, che altrimenti finirebbero per restare a contatto con l’uva e il mosto. Le case costruttrici che hanno avuto questa intuizione hanno operato installando sulle vendemmiatrici dei modelli simili alle vere e proprie macchine enologiche, che si sono dimostrati di facile adattamento. Si tratta di sistemi muniti di nastri o di tamburi forati che lasciano cedere gli acini nella vasca sottostante mentre appositi rotori – sgranatori generano il distacco delle bacche e quindi l’espulsione dei raspi. Vengono posizionati immediatamente dopo gli ultimi aspiratori delle foglie. Questa posizione, che ha il vantaggio di permettere di installare o meno i diraspatori su di uno stesso modello di macchina, è la posizione ideale perché intercetta il prodotto, già pulito dalle foglie, immediatamente prima della fase di scarico, anche se molti operatori tendono a ridurre la velocità delle ventole affidando la separazione delle foglie ai soli diraspatori. Il risultato operativo in questo modo peggiora visto che la presenza di foglie sul nastro o sul rullo che fa scorrere il prodotto sotto gli sgranatori, finisce con l’inibire fortemente la sofficità di lavoro dei separatori, ammostando gli acini e triturando una porzione di foglie che poi finisce nel vendemmiato. Una vendemmiatrice dotata di diraspatori deve quindi operare, a livello di regolazione delle ventole di aspirazione delle foglie, allo stesso modo di una macchina senza questi dispositivi al fine di affidarvi il solo compito di sgranare completamente i grappoli ed eliminare i raspi e le impurità legnose. È sempre importante che l’uva arrivi sul nastro o sul rullo omogeneamente distesa. New Holland (che per prima ha brevettato il sistema per le diraspatrici montate sulle Braud) si affida ad un sistema costituito da tre rulli, posti uno di fianco all’altro. Questi 53 Il costo di queste macchine in genere varia fra i 15.000,00 ed i 20.000,00 euro (dati del 2007). ing. Maines Fernando pag. 353 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 12 Macchine per la vendemmia meccanica tre rulli controrotanti sono rivestiti da numerose file di dita, in gomma alimentare flessibile, che premono delicatamente gli acini contro il nastro grigliato sottostante. Le diraspatrici invece montate sulle Pellenc e sulle Ero sono costituite da un cilindro di acciaio inox; questo cilindro è dotato di fori circolari con bordi smussati per un azione più delicata sugli acini cosicché al momento della fuoriuscita dal cilindro essi non subiscano lacerazioni troppo profonde. Gli acini vengono espulsi dal cilindro, grazie all’azione di lamine in acciaio elicoidali controrotanti rispetto al cilindro e posti sul un albero centrale coassiale. In questi ultimi anni è stato messo in evidenza come le varietà con distacco prevalente di acini impongono una differente regolazione della macchina rispetto a quelle con distacco prevalente in grappoli, nelle quali il lavoro dei diraspatori deve essere decisamente maggiore. Per questo i dispositivi possono essere regolati sia come velocità di rotazione degli sgranatori sia come velocità dei giri dei nastri o dei rulli che conducono il prodotto a contatto con i separatori stessi. Una regolazione corretta anche per quanto concerne la distanza fra gli sgranatori e il nastro o rullo che trasporta il prodotto, riduce sensibilmente l’ammostamento purché non operi su uve troppo mature. L’utilizzo del diraspatore modifica le esigenze di trasporto di prodotto visto che si lavora con una massa molto più slegata rispetto a quella non diraspata; inoltre si traduce in una perdita di peso che per un’azienda privata che vinifica in proprio non rappresenta un problema ma per un’azienda che conferisce il prodotto ad una cantina sociale si dovrebbe tradurre in un premio. Si è potuto evidenziare che sulle varietà a distacco prevalente di acini non esiste differenza di perdita di peso mentre nelle varietà a distacco prevalente di grappoli è possibile verificare riduzioni di peso fino all’8% rispetto a quelle della vendemmia meccanica senza diraspatore. Proprio per questo molti viticoltori stanno chiedendo alle case costruttrici di macchine vendemmiatrici la possibilità di inserire o disinserire con la massima semplicità operativa il diraspatore al fine di poter scegliere di volta in volta se far passare o meno l’uva attraverso la macchina a seconda della varietà e del premio che la cantina è disposta a riconoscere a quel prodotto. ing. Maines Fernando pag. 354 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 12 Macchine per la vendemmia meccanica Un’altra innovazione recentemente presentata da Pellenc è il tavolo di scelta a rulli motrici alloggiato sopra le benne. Il sistema è composto da due serie di rulli: i primi, costituiti da una superficie piena muniti di tacche orientano e guidano con la loro rotazione i piccioli verso l’esterno mentre i secondi a sezione concava lasciano passare solo gli acini che cadono nelle benne mentre tutti i residui (piccioli, raspi, ecc.), vengono espulsi di lato e cadono nell’interfilare. Test effettuati da diversi Istituti di ricerca dimostrano che con tale dispositivo rimangono nel prodotto solo lo 0,18% di residui rispetto al peso dell’uva. La testata Pellenc elimina il 92,5% dei residui dovuti alla raccolta meccanica (una testata tradizionale più diraspatrice elimina il 56%), in particolare elimina tutte le foglie e i raspi interi, il 95% dei piccioli interi e il 58% di quelli spezzati; infine, toglie l’89% dei pezzetti di raspo. ing. Maines Fernando pag. 355 Meccanizzazione in viticoltura 12.1 Cap. 12 Macchine per la vendemmia meccanica Vendemmiatrici a scuotimento verticale Sono meno utilizzate delle vendemmiatrici a scuotimento orizzontale in quanto sono state messe a punto54 per operare su forme di allevamento a doppia cortina (GDC e combi) o a parete semplice (cordone libero, doppio cordone libero, cordone libero mobilizzato, cordone speronato mobilizzato) che non hanno avuto però una significativa diffusione. Ideate negli anni ‘50 negli USA, sono state successivamente modificate in Italia (Università di Bologna) a partire dagli anni 70 per migliorarne l’operatività. 54 ing. Maines Fernando pag. 356 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 12 Macchine per la vendemmia meccanica L’organo di scuotimento agisce esclusivamente sui fili metallici dell’impalcatura provocandone un’intensa oscillazione verticale che si trasferisce ai tralci provocando il distacco degli acini. Ad ogni oscillazione i grappoli tendono ad assorbire crescenti quantità di energia e ad aumentare l’ampiezza del loro moto; quest’ultimo diviene disordinato e irregolare, provocando la rottura del collegamento dei pedicelli dagli acini e il relativo distacco. Il mercato propone principalmente tipologie di vendemmiatrici a scuotimento verticale di tipo trainate o semoventi anche se esistono esempi di vendemmiatrici di tipo portato che I non hanno mai trovato una significativa collocazione sul mercato in quanto il peso e le dimensioni della macchina non possono essere ridotte oltre certi limiti rendendone quasi impossibile un utilizzo effettivo. Le macchine trainate (collegate pertanto alla trattrice mediante organi di traino e presa di potenza) lavorano una sola cortina per volta e si deve dunque passare due volte per ogni fila prolungando i tempi di lavorazione. Le macchine semoventi, invece, sono sicuramente le più diffuse e si suddividono in scavalcanti e monofilare. Mentre queste ultime agiscono su una solo cortina per volta, le vendemmiatrici scavalcanti possono lavorare due cortine contemporaneamente. Le consistenti dimensioni però ne limitano l’impiego soprattutto in appezzamenti irregolari o troppo pendenti sebbene le ultime generazioni di macchine siano sempre più adatte anche all’utilizzo in terreni collinari grazie all’adozione della propulsione a cingoli e dei sistemi di autolivellamento. Per i vitigni coltivati a cortina semplice come il cordone speronato mobilizzato vengono utilizzate vendemmiatrici scavallatrici. Queste vendemmiatrici hanno una velocità di avanzamento in fase di lavoro di 1,5 ÷ 2,5 km/h e una capacità operativa di 0,25 ÷ 0,35 ha/h, cui corrispondono produttività di lavoro di 1,5 ÷ 3,0 t/h operaio. ***** Anche le vendemmiatrici a scuotimento verticale presentano un telaio su cui sono montati i diversi dispositivi caratteristici della vendemmiatrice: il tunnel di avvolgimento, i dispositivi di scuotimento, i dispositivi di movimentazione e pulizia del prodotto e i dispositivi di scarico o di stoccaggio temporaneo del prodotto e, nel caso dei modelli semoventi, il motore e la cabina. ing. Maines Fernando pag. 357 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 12 Macchine per la vendemmia meccanica L’organo che provoca il distacco degli acini dalla pianta è generalmente un battitore o aspo (generalmente uno per ogni cortina) a stella pivottante, costituito da diverse aste collegate ad un percussore ruotante folle attorno ad un perno, che agisce con moto alternativo verticale direttamente sui fili portanti della struttura. Un altro tipo di battitore, che però è utilizzato molto meno, è quello ad aste retrattili ovvero due aste metalliche che emergono alternativamente da una scatola che contiene i manovellismi, sollevano i fili e li rilasciano ritirandosi poi dentro la scatola. Le oscillazioni, che generalmente si aggirano dai 300 ai 700 colpi/minuto, provocano il distacco degli acini dai raspi senza intervenire direttamente sui grappoli. Il vendemmiato è costituito perciò da acini singoli ma, per certi vitigni, anche da porzioni ing. Maines Fernando pag. 358 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 12 Macchine per la vendemmia meccanica di grappoli o di grappoli interi. Il distacco degli acini, infatti, avviene per inerzia; circa 1 metro davanti al battitore il moto di oscillazione impresso dall’azione dell’aspo sui fili subisce accelerazioni multidirezionali molto intense che, però, si smorzano a breve distanza per effetto soprattutto del peso dell’uva pendente. Ciò determina una miglior integrità del prodotto, un maggiore rispetto della struttura stessa della pianta ed un grado di ammostamento decisamente minore rispetto alle vendemmiatrici a scuotimento orizzontale. Inoltre la maggior parte dell’uva si stacca poco prima di essere raggiunta dai battitore evitando, in tal modo, la sua intempestiva caduta prima di essere raggiunta dalla vendemmiatrice. La cortina è interamente avvolta da un tunnel costituto da una parete verticale fissa sul lato interno, da un tetto variamente inclinato, mentre inferiormente è presente un ing. Maines Fernando pag. 359 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 12 Macchine per la vendemmia meccanica organo di intercettazione e di trasporto degli acini raccolti; sul lato esterno il tunnel è completato da una parete verticale sormontata da una serie di scaglie mobili che permette di avvolgere interamente la parte di pianta dove avviene lo scuotimento consentendo il passaggio degli eventuali bracci trasversali dell’armatura di sostegno (G.D.C. o combi). Tale parete esterna è regolabile in modo da adattare il tunnel alle diverse forme di allevamento. La posizione dell’aspo, la struttura e le dimensioni del tunnel vengono modificate nel caso di modello utilizzati per la vendemmia dei cordoni mobilizzati o dei cordoni speronati mobilizzati, per poter lavorare su cordoni posizionati a soli 70 ÷ 80 cm dal suolo. Il tunnel di avvolgimento è indispensabile in quanto gli acini non cadono solo verticalmente ma una parte può essere proiettata in altre direzioni a causa di urti con le branche della pianta o con la struttura in movimento. Un avvolgimento quasi integrale della cortina è sinonimo di ridotte o nulle perdite di prodotto a terra. Il dispositivo che permette l’intercettazione del prodotto e la sua raccolta nella parte basale può essere di diversa natura: il piano a scaglie articolate (lo stesso già visto per le vendemmiatrici a scuotimento orizzontale) e il nastro trasportatore. In quest’ultimo caso non è presente il piano di raccolta. Il nastro trasportatore è formato da tazze di gomma che si adattano agli eventuali ostacoli. Questo nastro trasportatore provvederà direttamente a spostare il prodotto nella vasca di raccolta, con velocità uguale e opposta a quella della trattrice in modo che la velocità relativa del nastro rispetto alla fila sia nulla. Si eliminano in tal modo eventuali danni che potrebbero verificarsi per sfregamento del nastro sulla pianta e si riducono gli spazi liberi tra i panieri di gomma e i ceppi. Nella parte finale del nastro generalmente è presente un dispositivo costituito da una semplice apertura alla fine del nastro trasportatore dove eventuali corpi lunghi, a differenza dell’va, non riescono ad entrare venendo espulsi e lasciati cadere a terra. ing. Maines Fernando pag. 360 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 12 Macchine per la vendemmia meccanica Prima di essere depositato in vasca l’uva è sottoposta all’azione di un dispositivo per l’allontanamento delle foglie. Generalmente si tratta di una o più ventole che creano una corrente d’aria capace di separare le foglie dai grappoli a causa della maggior superficie e del minor peso. In alternativa si può adottare un nastro costituito da una griglia con maglie di alcuni centimetri che, lasciando cadere solo gli acini, facilita l’intercettazione e l’eliminazione delle foglie che finiscono per essere lasciate cadere a terra55. Il prodotto così ottenuto viene movimentato mediante nastri trasportatori verso la vasca montata direttamente sulla macchina (è questo il caso delle macchine più recenti) oppure, mediante apposito braccio, nel rimorchio trainato da trattrice in un filare adiacente. 12.2 Vendemmiatrici a scuotimento verticale per pergola e tendoni Le macchine per la vendemmia del tendone e della pergola operano ancora oggi per pettinamento del tetto orizzontale o suborizzontale sul quale è distribuita la produzione, così come facevano i primi prototipi degli anni ‘75 ÷ ‘80. Da allora significativi progressi sono stati fatti intervenendo sia sui sistemi meccanici che sui metodi di allevamento. La forma di allevamento, infatti, deve essere opportunamente modificata allontanando in primo luogo la zona produttiva dalla sommità dei ceppi, in modo da concentrare i grappoli nella fascia centrale dell’interfila ad una distanza di almeno 30 ÷ 50 cm dall’asse del filare. I dispositivi di raccolta utilizzati per distaccare gli acini dai grappoli sono costituiti secondo due tipologie costruttive. La prima, adottata sul modello più diffuso, (semovente dalla ditta Pasquali di Firenze), presenta un apparato di raccolta vibrante a pettine, posto al di sopra di un telaio che funge anche da tramoggia per il prodotto raccolto, costituito da aste in materiale plastico. Le aste, disposte a file multiple ortogonalmente al filare, oscillano aritmicamente, nel senso di avanzamento, con frequenza che varia, in funzione della velocità di avanzamento, da 0 a 700 cicli al minuto. Tale movimento, fornito da un 55 Va sottolineato che questo dispositivo può determinare una perdita, seppur ridotta, di prodotto. ing. Maines Fernando pag. 361 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 12 Macchine per la vendemmia meccanica motore idraulico, consente alle aste di alzarsi e si abbassarsi per penetrare alternativamente al di sopra della maglia di fili senza impuntarsi e poter colpire i grappoli provocandone il distacco. I lati esterni del telaio sono muniti di 2 pareti a spazzole flessibili per favorire il recupero totale del prodotto distaccato che potrà essere convogliato mediante nastro trasportatore, munito di un sistema regolabile di aspirazione elimina le foglie, su di un carro raccolta, alzabile e ribaltabile, della capacità di 1 m3. La disposizione del telaio battitore può essere regolato idraulicamente mediante due martinetti indipendenti consentendo all’operatore di adeguare l’altezza (da 1,65 a 2,45 m) e l’inclinazione della testata di raccolta per poterla mantenere aderente alla fascia produttiva. La capacità della macchina di adeguarsi alle condizioni variabili del suolo e del vigneto (ad ogni entrata nel filare e nei diversi appezzamenti) è ulteriormente incrementata da un sistema di guida semplice ed efficiente che consente una facile variazione della velocità di avanzamento da 0 a 28 km in relazione alle esigenze di lavoro ed il controllo sulle quattro ruote motrici. ing. Maines Fernando pag. 362 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 12 Macchine per la vendemmia meccanica Il secondo tipo di testata di raccolta è costituito da una serie di cilindri, provvisti di lunghe appendici, pulsanti (circa 700 cicli al minuto) e liberi di ruotare folli durante l’avanzamento. L’azione combinata di questi due movimenti induce sulla vegetazione un effetto di pettinamento che raggiunge anche i grappoli posti sopra all’orditura dei fili metallici di sostegno. L’apparato di raccolta (posta su un telaio trainato o semovente) aderisce alla vegetazione grazie a due paratie laterali fornite di slitta che scorrono sui tralci e sulla intelaiatura. L’efficienza delle vendemmiatrici per tendone o per pergola risulta comunque più bassa rispetto a quella delle macchine che operano sulle controspalliere o sulle doppie cortine, sia a causa dei grappoli mal dislocati o imbrigliati nei fili del tetto o al di sopra di esso, sia per la necessità di dover esercitare un’azione battente diretta sugli acini attraverso le orditure di sostegno. 12.3 Vendemmiatrici per vigneti ad alberello Per i vigneti ad alberello, oltre la possibilità di trasformare le viti in alberelli appoggiati vendemmiabili con macchine scavallanti convenzionali che agiscono per scuotimento orizzontale, esiste la possibilità di intervenire con macchine scavallatrici che sollecitano il ceppo con due robusti pattini contrapposti il cui moto oscillatorio trasversale (sistema di pulsazione) si trasmette fino ai grappoli provocando, per inerzia, il distacco dell’uva. In condizioni ottimali il prodotto è quindi poco contaminato da foglie e anche relativamente poco ammostato. Tuttavia, in alcuni casi, è necessaria la ing. Maines Fernando pag. 363 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 12 Macchine per la vendemmia meccanica presenza di aste vibranti che esplorano la vegetazione e integrano il sistema di pulsazione del ceppo per completare la raccolta del prodotto pendente. In generale, queste macchine sono state adottate solo in California su vecchi alberelli con ceppo particolarmente grosso, sui quali peraltro il combinato effetto della pulsazione e dell’avanzamento della macchina può produrre scortecciamenti e lacerazione, per prevenire i quali i ceppi vengono protetti da guaine plastiche o metalliche. 12.4 Perdite di prodotto Le perdite si suddividono in perdite sulla pianta (rappresentate dagli acini che non si sono distaccati) e in perdite occulte che costituiscono la frazione principale (mosto che percola a terra attraverso le scaglie, oppure che rimane sulla pianta, oppure quello che viene aspirato dai ventilatori (in ogni caso si tratta di mosto connesso al grado di ammostamento). Le varietà facili da raccogliere e che ammostano poco fanno registrare perdite totali del 3 ÷ 6%, mentre quelle più difficili arrivano al 9 ÷ 12%. Anche nel caso di vendemmia manuale si hanno perdite di prodotto, dovute, per lo più, a grappoli che sfuggono ai raccoglitori meno attenti o che vengono fatti cadere al suolo e che si aggirano intorno al 1,5 ÷ 3% circa. I valori più elevati che caratterizzano la vendemmia meccanica sono dovute alle perdite occulte. Infatti le vendemmiatrici ing. Maines Fernando pag. 364 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 12 Macchine per la vendemmia meccanica munite di avanzati sistemi di regolazione che operano in vigneti ottimizzati si caratterizzano per perdite sulle pianta e a terra minori del 2 ÷ 3 % (inferiori a quelle della vendemmia manuale), valori che però aumentano non appena si presentano problemi di errata regolazione della macchina e della testata di raccolta in particolare, se le strutture di sostegno non sono adeguate (nel caso di fili poco tesi o di pali poco stabili, le vibrazioni possono estendersi a zone antistanti la macchina, con conseguente caduta di acini a terra) oppure nel caso di operatori poco attenti o con poca esperienza. Le perdite occulte sono dovute al mosto che trafila dalle carenature delle macchine nel corso del trasporto e dello scarico della tramoggia e, soprattutto, al mosto disperso dagli aspiratori insieme alle foglie imbrattate dal mosto stesso. Per questo motivo è importante regolare il livello di aspirazione in modo da evitare un’asportazione eccessiva. L’entità delle perdite dipende, in generale, da fattori quali: ¾ la dinamica del distacco; ¾ il tipo di vitigno (sono generalmente maggiori per le uva bianche); ¾ il grado di maturazione dell’uva; ¾ il principio di vendemmia; ¾ l’impropria regolazione degli organi di raccolta. In generale, con macchine perfettamente regolate e con sistemi di allevamento ottimizzati, le perdite totali non superano il 7 ÷ 10% per quelle a scuotimento verticale (di poco superiori a quelle della vendemmia manuale56) ed il 10 ÷ 15% per le vendemmiatrici a scuotimento orizzontale, in quante ultime gli scuotitori entrare in contatto diretto con l’uva provocando la rottura degli acini. Non dimentichiamo che la raccolta manuale ha il vantaggio di permettere una buona cernita del prodotto alla raccolta scartando subito grappoli in cui sono presenti pericolosi marciumi per la vinificazione quali la botrite o il marciume acido. Non dimentichiamo che la raccolta manuale ha il vantaggio di permettere una buona cernita del prodotto alla raccolta scartando subito grappoli in cui sono presenti pericolosi marciumi per la vinificazione quali la botrite o il marciume acido. 56 ing. Maines Fernando pag. 365 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 12 Macchine per la vendemmia meccanica Nella seguente tabella sono riportate le perdite medie per tre tipologie diverse di vendemmiatrici. Perdite sulla pianta al suolo occulte perdite totali Scuotimento orizzontale verticale verticale tendone 1,5 – 2,0 2,0 – 3,0 8,0 – 13,0 11,5 – 18,0 0,5 – 1,5 1,5 – 2,0 4,0 – 8,0 6,0 – 11,5 1,0 – 14,0 2,0 – 4,0 4,0 – 11,0 7,0 – 29,0 Raccolta manuale 0,0 – 0,5 1,0 – 1,5 0,5 – 1,0 1,5 – 3,0 Negli ultimi anni si è assistito al tentativo di mettere a punto specifiche apparecchiature da applicare alle macchine per la stima delle perdite di raccolta. Tali sistemi, mediante sensori per la misura del mosto prodotto e per la misura della defogliazione delle piante, dovrebbero di fornire all’operatore una stima delle perdite di prodotto al fine di facilitare l’individuazione delle regolazioni meccaniche ottimali da adottare. 12.5 Qualità del prodotto Nell’ottica di una produzione vitivinicola che punta alla qualità appare sempre più importante riuscire a vinificare partendo da uve in perfette condizioni sia per maturazione che per pulizia. Un significativo vantaggio che si riscontra in termini qualitativi per le uve vendemmiate meccanicamente è legato alla tempestività di intervento, in quanto è possibile raccogliere l’uva quando i grappoli si trovano ad un livello ottimale di maturazione mentre, raccogliendo a mano, si è costretti a cominciare un po’ prima e a finire un po’ dopo; si può, inoltre, ovviare a eventuali problemi climatici e meteorologici, ad esempio, vendemmiando anche di notte, quando le temperature più basse consentono significativi risparmi sui costi di refrigerazione. La qualità del prodotto raccolto dipende, inoltre, da una numerosa serie di variabili fra le quali ricordiamo, in questo contesto, la sanità delle uve, la giusta epoca di vendemmia e la perfetta regolazione della macchina. I principali motivi che invece possono indurre un decremento qualitativo del prodotto, si possono sintetizzare in tre gruppi distinti: ¾ presenza di materiali estranei, indicati come mog (material other of grapes) che possono contribuire al profilo chimico – sensoriale dei vini prodotti; ¾ indice di ammostamento e attività ossidative (problema che caratterizza maggiormente le macchine vendemmiatrice a scuotimento orizzontale) che assumono importanza soprattutto per i vitigni bianchi a causa di una maggiore resistenza al distacco degli acini e di una maggiore vulnerabilità chimica; ¾ presenza, percentualmente significativa, di uve a scarsa maturazione; Si tratta di elementi decisamente eterogenei, di cui non è ancora chiaro l’effetto reale sulla qualità finale del prodotto e quali siano le eventuali correlazioni. Quello che risulta già ora evidente è l’assoluta importanza che rivestono una corretta regolazione ing. Maines Fernando pag. 366 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 12 Macchine per la vendemmia meccanica meccanica delle vendemmiatrici, la logistica del conferimento e la progettazione di un vigneto idoneo alla meccanizzazione. Per quanto riguarda la presenza di materiali estranei, ben poco si conosce relativamente agli effetti negativi sulla composizione chimico organolettica del vino. In primo luogo è necessario mettere a punto un metodo semplice, efficace e ripetibile da poter applicare in tempi rapidi per identificare l’origine del materiale estraneo e la caratterizzazione dei diversi componenti costituenti il mog (forma, dimensione, difficoltà di intercettazione, ecc.) per poter individuare le necessarie strategie migliorative. A ciò si deve aggiungere la stima quantitativa del mog di confronto nei casi di vendemmia a mano e a macchina. Particolare attenzione deve essere posta su quei materiali che per forma e caratteristiche superano anche la fase di diraspa-pigiatura e quindi entrano a tutti gli effetti nella vasca di fermentazione contribuendo in parte alla composizione chimicoorganolettica del vino. La ricerche svolte hanno messo in evidenza un’elevata variabilità della qualità del mog e delle relative quantità, passando da valori minimi di 3 g/kg in uva raccolta a mano e valori massimi di 22 - 23 g/kg con uve raccolte a macchina nelle peggiori situazioni. mog origine organica: 90 % picciolo fogliari: 25 % parti di tralcio: 20 % racimoli: 35 % cercini. 10 % parti di lembo: 5 % lumache e ragni: 5 % origine inorganica: 10 % graffette di plastica: 60 % tendifilo metallici: 10 % fili in plastica per legature: 30 % Diverse fra le nuove tecnologie proposte dai produttori sui nuovi modelli (doppie stazioni di aspirazione, diraspatori, nastri di cernita, ...) ha consentito di migliorare decisamente l’azione di pulizia del prodotto conferito in azienda, riducendo così in modo significativo le presenze indesiderate. Grado di ammostamento basso Chardonnay Sangiovese I.M. 6013 Riesling Cabernet Franc Cabernet Sauvignon Carmenere ing. Maines Fernando medio-basso Raboso Basso medio Ribolla Verduzzo friulano Ancellotta Sauvignon Műller thurgau Merlot medio-alto Refosco Pinot nero Traminer Pinot grigio Trebbiano Moscato alto Prosecco Pinot bianco Tocai Malvasia istriana pag. 367 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 12 Macchine per la vendemmia meccanica Il livello di ammostamento delle uve in fase di raccolta, varia notevolmente (4 ÷ 20% sul totale raccolto) in funzione delle caratteristiche del vigneto (vitigno, forma di allevamento, tecniche colturali), della macchina (organi di raccolta, livello tecnologico, regolazioni utilizzate), della perizia dell’operatore, delle caratteristiche del vigneto e, soprattutto, della varietà di uva. Per questo risultano fondamentali le precauzioni a livello organizzativo per ridurre il tempo che intercorre fra il momento della raccolta e l’arrivo dell’uva alla cantina, utilizzando rimorchi di piccola capacità in modo da evitare una lunga permanenza in campo del prodotto, oppure vendemmiando nelle ore più fresche della giornata (o di notte). In tal modo si riduce la vulnerabilità, in particolare per le uve bianche, nei confronti di reazioni biochimiche e di attacchi microbiologici incontrollati che possono causare processi in grado di influenzare negativamente sia il colore che le caratteristiche sensoriali del vino. Al fine di migliorare le condizioni operative delle macchine vendemmiatrici e di proteggere il raccolto contro questo tipo di rischi, sono state sperimentate diverse tecniche basate su sistemi in grado di dosare la solforosa in base al peso dell’uva raccolta o di distribuire metabisolfito, acido ascorbico, tannini o ghiaccio secco per contenere la temperatura. Un’altra possibilità è quella di proteggere il raccolto saturando le vasche di raccolta con gas inerti; le macchine che ne sono derivate sono però risultate molto ingombranti e difficili da gestire con notevole accrescimento dei tempi operativi. Con una corretta gestione e regolazione degli organi di scuotimento la vendemmia meccanica consente, invece, di evitare lo stacco degli acini scarsamente maturi e di quelli che, a seguito di un attacco parassitario, sono disseccati. Infatti gli acini verdi non si staccano in quanto dotati di un peduncolo più resistente alle vibrazioni indotte dal sistema di raccolta, mentre quelli secchi rimangono sul raspo perché, essendo leggeri, non accumulano sufficiente energia cinetica. Risultati analoghi nella vendemmia manuali sono possibili solo con costi elevatissimi e disponibilità di personale esperto. 12.6 Trasporto e conferimento del prodotto in cantina Un particolare aspetto della vendemmia meccanica è l’organizzazione dei trasporti in cantina. E’ evidente che l’elevata capacità operativa della vendemmiatrice (rese di raccolta variabili dai 30 ai 140 quintali l’ora) necessita di un trasporto adeguato. In alcuni casi questo può essere affidato a contoterzisti, oppure essere svolto direttamente dall’azienda. Il trasporto comunque deve essere veloce per raggiungere la cantina in breve tempo (2 ÷ 3 ore)57, adottando soluzioni che tendono a ridurre i tempi morti della In alternativa si possono utilizzare sistemi di movimentazione delle uve muniti di serbatoi chiusi mantenuti in condizioni di iper-riduzione mediante gas inerti. 57 ing. Maines Fernando pag. 368 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 12 Macchine per la vendemmia meccanica consegna delle uve (adozione di vasche in acciaio inox ed eliminazione del telo, ribaltamento autonomo del carro senza dover far ricorso al pianale della cantina o la presenza di corsia preferenziale) che consentono di recuperare tempo prezioso. In questo modo si limita il rischio dell’avvio di fermentazioni incontrollate. Il prodotto raccolto con la vendemmiatrice si caratterizza, rispetto all’uva raccolta manualmente anche per la quasi totale assenza di raspi. Pertanto la sua massa volumica risulta superiore e di tale differenza si deve tener conto nel dimensionamento dei veicoli utilizzati per il trasporto in cantina. Nel caso di presenza non trascurabile di frazione liquida è opportuna l’adozione di bilici muniti di paratie trasversali per contrastare la tracimazione del vendemmiato a causa dello sciabordio. In fase di conferimento è necessario porre maggiore attenzione nelle fasi di identificazione del tipo di uva (lo stato delle uve rendono più difficile l’analisi dello stato sanitario e l’accertamento varietale, nel caso delle cantine sociali) e di scarico. Inoltre, in caso di assenza di vasche appositamente predisposte per le uve vendemmiate meccanicamente, si deve evitare fenomeni di tracimazioni di mosto ed un sovraccarico delle coclee a causa della mancanza dei raspi, così come il possibile ingolfamento delle coclee, vista la maggiore tendenza ad ammassarsi per l’elevata massa volumica. ing. Maines Fernando pag. 369 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 12 Macchine per la vendemmia meccanica Di contro la vendemmia meccanica rende più distribuito nel corso della giornata l’afflusso delle uve (i primi carichi giungono già nelle prime ore del mattino) e più semplice la determinazione degli zuccheri essendo il raccolto in uno stato di maggior uniformità. 12.7 Manutenzione ordinaria e straordinaria della vendemmiatrice Nel parco macchine di un’azienda viticola, una vendemmiatrice rappresenta spesso la macchina più voluminosa, più sofisticata e più costosa tra tutte quelle utilizzate dal viticoltore. Inoltre la sua importanza strategica nel momento della raccolta rende enorme la vulnerabilità in caso di malfunzionamento, anche temporaneo. E’ quindi indispensabile mantenere l’operatrice in uno stato di perfetta efficienza soprattutto mediante una buona manutenzione sia annuale (a fine campagna) sia quotidiana durante il periodo di vendemmia. A fine giornata, dopo molte ore di lavoro, è indispensabile un’accurata pulizia del mezzo da eseguirsi, in mancanza di una fossa di lavaggio58 tramite una lancia a mano. Tale attività necessita di un forte volume d’acqua con una pressione non troppo elevata per poter assicurare un elevato potere scrostante, senza provocare una penetrazione d’acqua negli organi di rotazione con rischi di diminuzione della loro longevità. L’accurato lavaggio della macchina è condizione necessaria per mantenere in modo ottimale l’efficienza meccanica e la qualità del prodotto finito, in quanto le impurità a contatto col prodotto possono trasformarsi in focolai di contaminazione, oltre a manifestare una significativa azione corrosiva. Anche durante la giornata lavorativa, quando si cambia la varietà (ed in funzione del grado di maturità e della liberazione di mosto) può essere necessario procedere, anche sommariamente, a dei lavaggi. Nella vasca è possibile effettuare il lavaggio con i nastri in movimento, assicurando un lavaggio più veloce ed accurato. 58 ing. Maines Fernando pag. 370 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 12 Macchine per la vendemmia meccanica Alcuni produttori propongono modelli con un sistema di pulizia semiautomatica. All’interno del tunnel di raccolta è stato infatti predisposto un braccio di lavaggio che, attraverso una serie spruzzatori posizionati nei punti più strategici, consente la pulizia dei convogliatori, degli aspiratori e dello stesso tunnel. A richiesta è disponibile anche una pompa indipendente installata a bordo. Si tratta di un sistema particolarmente valido, oltre che di facile impiego, che consente di risparmiare tempo e acqua assicurando sempre un’igiene perfetta, in quanto elimina tutti i residui zuccherini. Immediatamente dopo il lavaggio di fine giornata, si procederà all’ingrassaggio della macchina, in modo da eliminare l’acqua che eventualmente si fosse introdotta negli organi di rotazione. Inoltre per sfruttare al massimo la giornata lavorativa sarebbe opportuno effettuare i controlli necessari, come il rifornimento di carburante, appena terminata la giornata in modo da avere la macchina già pronta per riprendere il lavoro il giorno dopo. Per quanto riguarda il ricovero a fine campagna, deve essere organizzato considerando i rischi di deterioramento naturale connessi con il lungo periodo di inattività che caratterizza le vendemmiatrici qualora non utilizzate come telaio porta attrezzi. L’osservanza di alcune norme (lavaggio, smontaggio e verifica organi di trasporto, ingrassaggio, ecc.) consentirà, al momento dell’utilizzo, di poter disporre di una macchina in perfetto stato in grado di iniziare senza problemi il lavoro. La macchina dovrà essere perciò riposta in un locale chiuso al riparo dalla polvere e dalle intemperie. Al momento della sua riattivazione, sarà sufficiente rimontare gli organi di ricezione e di trasporto del prodotto, rimettere in tensione le trasmissioni a catene e a cinghie, rimontare le batterie e sostituire l’olio. Infine l’operatore, per aumentare l’efficienza, dovrà dotarsi di idonea attrezzatura elementare (chiavi inglesi, …) e di una scorta di pezzi di ricambio più importanti (scuotiteli, scaglie, panieri e tubazioni idrauliche con relativi attacchi), per poter eseguire tempestivamente piccoli interventi di sostituzione e di riparazione direttamente in campo. ing. Maines Fernando pag. 371 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 12 Macchine per la vendemmia meccanica 12.8 Prevenzione dei rischi igienico-sanitari La raccolta meccanica e il trasporto dell’uva alla cantina possono comportare il rischio di contaminazioni in grado di compromettere l’idoneità igienico-sanitaria del prodotto. Le contaminazioni che possono originarsi in questa prima fase della filiera sono di differente natura, ovvero chimica, fisica o particellare e biologica, per evitare le quali è necessario attuare una serie di azioni preventive, conformemente a quanto previsto dal sistema HACCP, che si basa sull’analisi del rischio e sul controllo dei punti critici. Nella tabella seguente vengono riassunte le possibili cause di contaminazione e le eventuali soluzioni da adottare per ridurre i livelli di rischio. contaminazioni chimiche cessione di sostanze da parte di tutte le superfici (metalliche o in materiale plastico) e degli organi della vendemmiatrice con cui vengono a contatto l’uva e il mosto; ingrassaggio delle parti meccaniche mobili che possono entrare in contatto con gli acini o essere investite dal mosto; perdite di olio dal sistema idraulico della vendemmiatrice; ing. Maines Fernando adozione di vernici epossidiche e materiali plastici idonei a venire in contatto con la sostanza alimentare; lubrificanti idonei al contatto con i prodotti alimentari (visionare con estrema attenzione le specifiche tecniche e igienico-sanitarie al momento dell’acquisto); procedura di controllo che imponga periodiche verifiche alla tenuta dell’impianto idraulico; pag. 372 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 12 Macchine per la vendemmia meccanica lavaggio della macchina detergenti e sanitificanti; con incrostazioni da parte delle componenti zuccherine del mosto; residui di prodotti fitosanitari che superino i limiti massimi ammessi dalla legge; cessione di contaminanti chimici a livello dei pali di sostegno della struttura del vigneto; procedura che indichi all’operatore quali prodotti impiegare, con quale diluizione, come eseguire il lavaggio e il risciacquo, come verificarne l’efficacia; il lavaggio sia eseguito quotidianamente, al termine della lavorazione; rispettato il tempo di carenza o intervallo di sicurezza tra il trattamento e la raccolta; regolare la macchina in maniera tale da limitare al massimo la rottura degli acini e il conseguente dilavamento dei prodotti fitosanitari di copertura presenti sulle foglie; richiedere le specifiche garanzie ai fornitori; contaminazioni fisiche schegge dei pali di sostegno, che si originano in modo particolare dai pali di cemento; elementi tendifilo circolari sprovvisti di sistemi che ne evitano il distacco; gancetti metallici impiegati per legare il tondino che funge da tutore per la pianta al filo portante adottare pali siano di cemento precompresso, di buona qualità, con angoli smussati; vendemmiatrice sia regolata opportunamente; orientare l’acquisto verso quelli dotati di sistemi antidistacco; contaminazioni biologiche muffe tossinogene, appartenenti al genere Aspergillus, produttrici di ocratossina A (OTA); ing. Maines Fernando l’eliminazione preventiva dei grappoli colpiti da muffe, insetti o contaminanti da polveri di terra; l’uva raccolta deve inoltre essere trasportata il più velocemente possibile in cantina; accurato lavaggio al termine della giornata lavorativa; la macchina deve essere alloggiata in un luogo protetto durante il periodo di inutilizzo e opportunamente igienizzata e ispezionata prima dell’inizio della vendemmia. pag. 373 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 12 Macchine per la vendemmia meccanica 12.9 Considerazioni economiche In termini molto generali le vendemmiatrici possono assicurare tempi di lavoro medi di 2 ÷ 3 h/ha, che, grosso modo, corrispondono a una capacità operativa di circa 40 ÷ 80 t/ha59. In realtà le prestazioni possono variare anche di molto in dipendenza di molti fattori: giacitura e ampiezza degli appezzamenti, lunghezza dei filari, larghezza delle capezzagne, forma di allevamento e tipologia della struttura portante delle viti, esperienza degli operatori e quantità di uva presente. Il costo della vendemmia meccanica, inteso come costo ad ettaro o costo per unità di prodotto raccolto non è di facile determinazione poiché molte sono le variabili da considerare: prezzo di acquisto della macchina, durata dell’ammortamento, ore annue di impiego, costi di riparazione e di manutenzione, capacità reale di lavoro, entità delle perdite di raccolta, ecc. Il prezzo di acquisto delle vendemmiatrici varia sensibilmente a seconda che siano trainate o semoventi. Le vendemmiatrici semoventi sono decisamente più costose (fino a 200.000 €60), ma ciò è in parte compensato dalla possibilità di fungere da portattrezzi polivalenti e dalle maggiori prestazioni operative (tempi di lavoro 20 ÷ 30% superiori). Le vendemmiatrici trainate, invece, hanno costi più ridotti (55.000 – 85.000 €) a cui si deve però aggiungere il prezzo della trattrice la cui potenza deve superare almeno i 50 kW. Tali sensibili differenze di prezzo sono dovute fondamentalmente alle diverse caratteristiche tecnico-operative delle stesse. Circa la vita utile è bene non superare ammortamenti superiori a 6 ÷ 7 anni in considerazione delle evoluzioni tecniche estremamente probabili che rendono queste macchine obsolete in breve tempo. Il numero di ore annue di utilizzazione, invece, dipende dalla superficie da raccogliere e quindi dal periodo di vendemmia (30 - 60 giorni), dalle ore di impiego giornaliere (6 - 10), dalla capacità di lavoro e dalle eventuali avversità climatiche che potrebbero limitare l’operatività della macchina in caso, ad esempio, di terreno molto bagnato. La distribuzione delle varietà costituisce un altro importante elemento discriminante nella possibilità di utilizzo e nella scelta della tipologia di macchina da utilizzare. È chiaro che poter operare su varietà a diverso periodo di maturazione amplia la finestra temporale di intervento, consentendo di utilizzare anche macchine a minore capacità operativa. Fra i costi variabili, quelli cioè direttamente proporzionali al numero di ore di lavoro della macchina, le voci più importanti sono il costo di riparazione e manutenzione sia durante la vendemmia che in fase in fase di ricovero, la sostituzione degli scuotitori soprattutto quando si opera su palificazioni in calcestruzzo, il gasolio ed i lubrificanti. In base a queste considerazioni si può, a titolo indicativo, quantificare la dimensione minima del vigneto per l’impiego delle macchine direttamente gestite dall’azienda, in 50 ÷ 80 ha per le macchine semoventi e tra 20 e 30 ha per le macchine trainate. Tale superficie risulta, in media, dominabile dalla macchina con un impiego di circa 250 ÷ 300 ore/anno. Se, invece, si pensa di usare la macchina anche per altre pratiche colturali (trattamenti, cimature, ...), si può considerare un impiego annuo di 500 ÷ 600 ore. Nel Fino a produzioni di 20 t/ha, i tempi di lavoro sono più o meno costanti (aumentano con la quantità prodotta in modo meno che proporzionale) mentre con produzioni superiori i tempi di lavoro risentono della necessità di ridurre la velocità di avanzamento (sempre in modo meno che proporzionale). 60 Prezzi riferiti al 2008. 59 ing. Maines Fernando pag. 374 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 12 Macchine per la vendemmia meccanica caso di elevati fabbisogni (grandi aziende), nella scelta della tipologia di vendemmiatrici e del modello, è opportuno frazionare la capacità operativa su più macchine per poter assicurare una maggiore flessibilità, un flusso di conferimento più regolare ed una minore vulnerabilità ai guasti. Si deve ricordare che sul totale del tempo operativo di una vendemmiatrice che lavori in condizioni ottimali, solo il 60% è dedicato realmente alle operazioni di raccolta, mentre il restane 40% corrisponde ai tempi accessori e a quelli morti. Questi tempi corrispondo alle fasi di scarico del vendemmiato e alle svolte a fine filare. Al di sotto di tali superfici dal punto di vista economico conviene ricorrere ai contoterzisti. Tuttavia entrambe le soluzioni possibili comportano dei vantaggi, elencati di seguito nella tabella. Confronto vendemmiatrice aziendale / ricorso al controterzismo Vendemmiatrice aziendale Vendemmiatrice controterzista ¾ possibilità di scegliere il momento ideale della vendemmia magari limitandola alle ore più favorevoli della giornata per ottenere la migliore qualità del prodotto; ¾ realizzare una maggiore qualità del lavoro mediante un’accurata messa a punto della vendemmiatrice per uno specifico vigneto; ¾ migliorare la programmazione, rispetto alla raccolta manuale, della tempistica di ricevimento in cantina. ¾ mancato investimento di grossi capitali finanziari necessari per l’acquisto della macchina; ¾ possibilità di scegliere macchine tecnologicamente avanzate di recente costruzione poiché il controterzista sostituisce la vendemmiatrice più frequentemente dell’azienda viticola; ¾ non serve manodopera aziendale qualificata per la messa a punto, la manutenzione e l’utilizzo in campo. Per quanto invece riguarda la manodopera, il cantiere di raccolta meccanizzata richiede un numero limitato di addetti, da cui deriva una produttività che può raggiungere i 2500 ÷ 3000 kg/h per operaio. Infatti una vendemmiatrice con tre addetti (di cui due alla guida dei mezzi di trasporto) è in grado di sostituire, a seconda dei casi, da un minimo di 40 ad un massimo di 90 raccoglitori. Una tale riduzione del fabbisogno di manodopera (fino al 95%) è particolarmente significativa, visto che la crescente difficoltà di reperimento della manodopera agricola qualificata è destinata ad aggravarsi nei prossimi anni. A ciò si deve aggiungere il vantaggio indotto dalla riduzione del lavoro organizzativo-burocratico connesso all’assunzione ed alla gestione di numerosi lavoratori avventizi. Per giungere ad una corretta valutazione dell’economicità di impiego di una vendemmiatrice occorre inoltre considerare la produttività dei vigneti, l’entità delle perdite ed il valore commerciale delle uve (quanto più questa è pregiata, tanto più le perdite incidono negativamente sul margine di convenienza). ing. Maines Fernando pag. 375 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 13 Macchine per il conferimento dell’uva in cantina 13 Macchine per il conferimento dell’uva in cantina Il conferimento dell’uva raccolta in cantina è l’ultima operazione eseguita dal viticoltore e riveste un ruolo molto importante poiché può influire sensibilmente sul livello qualitativo delle uve. In particolare durante la fase di trasporto si deve impedire che le uve subiscano deterioramenti, quali macerazioni, inizio di fermentazioni, aerazione eccessiva con conseguente perdita di sostanze aromatiche volatili e ossidazioni. E’ possibile contenere la rottura eccessiva degli acini e la loro contaminazione utilizzando recipienti di scarsa profondità (non superiore a 60 cm), in materiale di facile manutenzione che garantisca un buono stato di pulizia; inoltre si deve limitare il numero di travasi e l’altezza di svuotamento. Verranno ora descritti i diversi sistemi di conferimento che rendono le fasi di trasporto del prodotto dal campo al luogo di lavorazione più veloci ed efficaci, oltre che meno faticose. L’uva può essere conferita in cassette di materiale plastico, in pallettes dello stesso materiale o in vasche poste su carri di vario tipo e dimensione. La scelta dipende delle dimensioni aziendali, delle limitazioni tecniche quali la pendenza degli appezzamenti o la dimensione degli stessi e, soprattutto, delle modalità di raccolta. 13.1 Conferimento in cassette di plastica Tale metodologia viene utilizzata per uve vendemmiate a mano, di pregio particolare o da avviare ad appassimento, che vengono poste dall’operatore in cassette in modo da ridurre al minimo i maltrattamenti (nel contempo però si aumentano di molto anche i tempi esecutivi ed i costi di gestione). Le cassette più utilizzate sono realizzate in materiale plastico (poco usate ormai sono le cassette in legno per le maggiori difficoltà di sanitizzazione) che presentano dimensioni di 0,40 x 0,60 m e profondità di 0,15 ÷ 0,40 ing. Maines Fernando pag. 376 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 13 Macchine per il conferimento dell’uva in cantina m. Attualmente il mercato propone anche contenitori in plastica di dimensione 0,80 x 1,20 m utilizzati per le uve da appassire, conformati per rendere molto più veloci le operazioni di imbancamento e di scarico. I mezzi di trasporto utilizzati sono solitamente normali rimorchi agricoli anche se esistono versioni specializzate. 13.2 Conferimento in pallettes Si utilizzano pallettes di materiale plastico delle dimensioni di 1,00 ÷ 1,20 x 1,00 ÷ 1,20 m, di altezza a partire da 60 cm nei quali viene posta uva (fino a 200 – 300 kg) vendemmiata manualmente. Questo sistema è molto utilizzato nelle realtà viticole di piccole o medie dimensioni soprattutto in zone di collina e ben si adatta a uve di buona qualità in quanto i pallettes garantiscono minimi maltrattamenti e facilità di movimentazione. Infatti i cassoni vengono movimentati in campo attraverso elevatori abbinati alla trattrice e trasportati nel luogo di lavorazione mediante carri specifici che rispetto ai rimorchi agricoli standard presentano pianale di carico in posizione ribassata e non presentano sponde in modo da agevolare le operazioni di scarico e carico con carrelli elevatori. Non presentano inoltre possibilità di ribaltare il pianale di carico se non in maniera manuale. Nei modelli più utilizzati si può solitamente posizionare un fila di 3 ÷ 6 pallettes a due o tre livelli. I modelli più grandi possono avere anche due file appaiate; per sopportare il peso e bilanciare il tutto si possono avere due o tre assi. L’elevato indice di carico richiede anche la presenza di un efficiente sistema di frenatura (generalmente idraulico) delle ruote. 13.3 Conferimento in vasche Questo sistema prevede il trasporto dell’uva in vasche di varie dimensioni e materiali con sistemi di carico e scarico molto diversificati fra loro. Le unità di trasporto più piccole possono circolare tra i filari, evitando così travasi intermedi e generalmente adottano sistemi di svuotamento per gravità, che necessitano di particolari dispositivi di ribaltamento della vasca (sistema a pantografo) oppure di una specifica struttura di ricevimento posta ad un livello inferiore; ing. Maines Fernando pag. 377 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 13 Macchine per il conferimento dell’uva in cantina ¾ il sistema più semplice consiste nel posizionare sul pianale di carico di un normale rimorchio agricolo un telo di materiale impermeabile per uso alimentare o una vasca di acciaio inox. Questo sistema richiede bassissimi costi in quanto non è necessario utilizzare un rimorchio specifico per la raccolta e al contempo si possono movimentare grandi masse di prodotto. Il carico normalmente avviene manualmente o grazie a benne, piccoli rimorchi ribaltabili o mediante lo scarico diretto delle vendemmiatrici; lo scarico avviene, invece, per ribaltamento del pianale posteriormente o lateralmente azionato per intervento di un pistone funzionante attraverso l’impianto idraulico della trattrice abbinata. Tuttavia tale sistema provoca un notevole maltrattamento dei grappoli e, in condizioni di trasporto prolungato, le uve possono risultare molto ammostate. Questo sistema si presta molto bene per raccogliere uva vendemmiata a macchina; ¾ esistono modelli di rimorchio agricolo che presentano al posto del normale pianale di carico una vasca, solitamente di acciaio inox, nella quale trovano posto le uve in fase di trasporto. Questi rimorchi presentano un dispositivo di scarico del tutto simile al precedente con la possibilità, in alcune versioni, di sollevare con pistoni idraulici il pianale verso l’alto e poi di ribaltarlo (sistema a pantografo). In questo modo è possibile svuotare il carico da posizione inferiore rispetto al punto di svuotamento. Differiscono dalla categoria ing. Maines Fernando pag. 378 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 13 Macchine per il conferimento dell’uva in cantina precedente soprattutto per il fatto che il rimorchio, essendo specifico per la vendemmia, non può essere utilizzato in altre operazioni. Questa tipologia risulta molto efficace nel caso di vendemmia meccanica; la presenza di una significativa percentuale di frazione liquida richiede anche la presenza di paratie trasversali per contrastare la tracimazione del vendemmiato a causa dello sciabordio. I veicoli adibiti al trasporto dell’uva vendemmiata meccanicamente devono avere una capacità di lavoro quasi doppia di quella che si registra nel trasferimento dell’uva raccolta manualmente essendo il suo volume circa la metà della stessa quantità di uva raccolta a mano. Tuttavia non si può sfruttare al massimo tale vantaggio per non causare un pericoloso sovraccarico dei veicoli e le possibili tracimazioni del vendemmiato durante il trasporto; ¾ oltre ai sistemi precedenti, adatti perlopiù ad ospitare uva vendemmiata a macchina, esiste un’ulteriore categoria costituita da rimorchi con vasche di acciaio che presentano sistemi di svuotamento non per ribaltamento ma per accompagnamento dell’uva con coclee o sistemi a pianale vibrante. Questo permette di maltrattare il meno possibile le uve nella fase di scarico e viene utilizzato per uve vendemmiate manualmente. 13.4 Carrelli elevatori Queste attrezzature possono svolgere due tipi di interventi: trasportare e caricare sui rimorchi l’uva raccolta nei cassoni sollevati mediante due forche oppure trasportare in un proprio contenitore l’uva depositata dai raccoglitori, per poi essere svuotata negli appositi rimorchi equipaggiati per il trasporto dell’uva. In entrambi i casi sono macchine portate dalla trattrice mediante l’attacco a tre punti, con capacità di carico che va dai 700 ai 2000 kg (le più usate in viticoltura sono quelle che vanno dai 1000 ai 1500 kg). Sono macchine che non assorbono molta potenza, mentre elevata è la richiesta di massa della trattrice per evitare rischi di instabilità per impennamento della trattrice, sono adottate soprattutto nelle azienda in cui non si può transitare agevolmente nei filari direttamente con un rimorchio per motivi di pendenza o per le ridotte dimensioni dell’interfilare. I carrelli elevatori sono composti da: ¾ organi di aggancio alla trattrice: permettono di collegare la macchina all’attacco a tre punti della trattrice, dove il terzo punto è costituito da un martinetto idraulico che permette la regolazione dell’inclinazione rispetto alla trattrice; ¾ telaio: è costituito da un numero variabile di elementi (di solito 2 o 3) in acciaio estruso in grado di scorrere gli uni negli altri grazie ing. Maines Fernando pag. 379 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 13 Macchine per il conferimento dell’uva in cantina alla presenza di cuscinetti, in modo da consentire elevate altezze di carico, contenendo gli ingombri, caratteristica tutt’altro che trascurabile, in particolare laddove risulta limitante l’altezza della macchina (impianti a pergola o a tendone). Il telaio più esterno (struttura portante scatolata di grosso spessore) fa da “appoggio” per il martinetto idraulico ed è collegato alla trattrice, mentre sul telaio più interno è agganciata la struttura che porta le forche; ¾ martinetto di elevazione: è l’organo fondamentale di questo attrezzo in quanto permette, con movimenti a singolo o a doppio effetto comandati da un distributore, lo scorrimento dei montanti del telaio esterno, con conseguente innalzamento delle forche. Per portate non elevate viene messo un solo martinetto montato centralmente (si possono creare però dei problemi a livello di visibilità), mentre per portate più elevate vengono montati due martinetti ai lati del telaio per garantire una ripartizione dei pesi più equilibrata e una maggiore visibilità; ¾ forche: sono montate su una struttura agganciata in maniera mobile sul telaio più interno che viene sollevata sfruttando una coppia di catene agganciate ad un estremo alla base dell’elevatore (sulla parte di telaio agganciata alla trattrice e quindi fissa) e all’altro alla struttura che porta le forche. In tal modo il movimento dato dal martinetto al telaio interno viene utilizzato per far scorrere in alto anche la struttura che porta le forche. Questa ha, di solito, la possibilità di traslare lateralmente su pattini lubrificati grazie a un ulteriore martinetto idraulico; ¾ benna: le forche di carico possono essere sostituite da una benna per il contenimento dell’uva. E’ agganciata al telaio tramite due perni, sui quali può girare grazie alla spinta di uno o due martinetti idraulici posti sui lati e agganciati anch’essi al telaio, per effettuare lo scarico dell’uva nei rimorchi utilizzati per il trasferimento in cantina; ¾ componente idraulica; è costituita da due tubazioni collegate ai distributori idraulici della trattrice che portano l’olio in pressione ai distributori che comandano ciascuno un martinetto idraulico. Su ciascun ing. Maines Fernando pag. 380 Meccanizzazione in viticoltura Cap. 13 Macchine per il conferimento dell’uva in cantina distributore è presente una leva che permette o esclude il passaggio dell’olio verso il martinetto o da questo ultimo alla trattrice. I tradizionali distributori a leva possono essere sostituiti da distributore a comando elettrico munito di joystick che permette di avere un controllo più efficace e preciso sulla macchina; ¾ stringicassoni idraulico: è indispensabile in fase di trasporto, soprattutto nelle zone collinari, in quanto va a bloccare il cassone. E’ mosso da un martinetto idraulico a doppio effetto che ne permette la regolazione in altezza. Questi i principali elementi dimensionali: ¾ altezza di elevazione delle forche: 180 ÷ 400 cm; ¾ ingombro in altezza: 140 ÷ 280 cm; ¾ altezza aggancio: 37 ÷ 40 cm; ¾ larghezza telaio: 50 ÷ 70 cm; ¾ larghezza totale: 85 ÷ 95 cm; ¾ luce libera da terra: 30 ÷ 40 cm; ¾ lunghezza forche: 1100 mm; ¾ traslazione: 100+100 mm; ¾ brandeggio forche: 10° ÷ 15°; Fra i diversi opzional proposti dal mercato ricordiamo la centralina idraulica comprendente un serbatoio per l’olio ed un sistema idraulico ausiliario per rendere autonomo l’elevatore dall’impianto idraulico della trattrice ed il rovesciatore laterale che permette di svuotare i cassoni facendoli ruotare lateralmente. L’utilizzo di queste attrezzature richiede l’applicazione della zavorre anteriori alla trattrice per scongiurare i rischi di ribaltamento soprattutto durante movimentazioni in pendenza con l’elevatore carico in condizioni di alzata massima. Per quanto riguarda, invece, la manutenzione questa si limita alla lubrificazione dei telai e delle parti in movimento, alle operazioni di lavaggio (in particolare nel caso della benna) ed al controllo della macchina in generale (controllo delle viti, tubazioni dell’impianto idraulico ecc.). ing. Maines Fernando pag. 381 Meccanizzazione in viticoltura Bibbliografia Bibliografia: 1. 2. 3. 4. 5. A.A.V.V - Tecnica di irrorazione - Ispettorato agrario BZ; A.A.V.V - Macchine per la difesa delle colture –Edagricole; A.A.V.V - La distribuzione dei prodotti antiparassitari- ESAT; A.A.V.V - Macchine irroratrici – ENAMA; A.A.V.V - L’utilizzo in sicurezza delle macchine per la difesa delle colture con prodotti fitosanitari – ENAMA; 6. AA.VV. - Il vigneto: tecnica agronomica e meccanizzazione – Edagricole; 7. A.A.V.V. - Meccanizzazione integrale in viticoltura – Edagricole; 8. AA.VV. - Macchine e attrezzature per il vigneto – Calderini; 9. AAVV - Le lavorazioni del terreno - Edizioni l’informatore agrario 1999; 10. AAVV - Catalogo varietà di vite - Vivai Cooperativi Padergnone, Trento, 2002; 11. Baldini Enrico e Intrieri Cesare – Meccanizzazione della vendemmia e della potatura – Editrice Bologna, Bologna, 1985; 12. Baldini Enrico e Intrieri Cesare – Viticoltura meccanizzata. – Edagricole 2004; 13. Balsari Paolo - Le macchine per la difesa del vigneto: le attuali esigenze e le soluzioni disponibili - DEIAFA Sez. Meccanica, Università degli Studi di Torino; 14. Balsari Paolo - Miglioramento dell’efficacia dei trattamenti, riduzione dell’impatto ambientale e dei rischi per l’operatore - DEIAFA Sez. Meccanica, Università degli Studi di Torino; 15. Balsari P. - Il controllo funzionale delle irroratrici per le colture arboree in Piemente - Regione Piemonte; 16. Bedosti Andrea - Il trattore agricolo - Edagricole; 17. Biondi P.- Meccanica Agraria; Le macchine agricole” – Utet 1999; 18. Boccichetto Manilo, Turrin Serena - Tecnologia Rurale - ; 19. Bodria L., Pellizzi G.,Piccarolo P. - Meccanica Agraria; Volume I; Il trattore e le macchine operatrici – Edagricole; 20. Bonciarelli Francesco, Bonciarelli Umberto – Agronomia - Edagricole 2003; 21. Capra A., Scicolone B. – Progettazione e gestione degli impianti di irrigazione – Ed agricole; 22. Castelli G. - Le macchine per la difesa delle colture – UMA; 23. Centro Divulgazione Agricola - Metodi di irrigazione - Ed agricole; 24. Corazzina Enzo - La coltivazione della vite - ed. l’Informatore Agrario; 25. Cordeau J.- Creazione di un vigneto - Eno-one Editore, 2005; 26. Dalmasso G. - Viticoltura moderna - Hoepli, Milano 1997; 27. del Gaudio A. - Corso di meccanica agraria vol. II – Hoepli; 28. Demaldè R. - Meccanica agraria e meccanizzazione agricola. - Poseidonia, Bologna, 2003; 29. De Vita Pietro, De Vita Pietro Giorgio – Corso di meccanica enologica, 3a ed., Hoepli, Milano 2004; 30. Fischetto Carlo - Enciclopedia agraria italiana (vol. III e X) - Ramo editoriale degli agricoltori; 31. Fregoni Mario – Viticoltura di qualità – Phytoline Editore 2005; ing. Maines Fernando pag. 382 Meccanizzazione in viticoltura Bibbliografia 32. Impiantistica e meccanizzazione del vigneto - Centro ricerche e produzioni vegetali - Supplemento n°1 del n°42 di Terra e vita dell’ottobre 2000; 33. Lazzari Massimo e Mazzetto Fabrizio - Prontuario di meccanica agraria e meccanizzazione - Reda editore 2005; 34. Manfredi E. - Agricoltura e Tecnologia meccanica - Edizioni Comer 1995; 35. Monticelli E., Monticelli F. - Viticoltura vivaistica - Clesav, Milano, 1985; 36. Morando A. - Vigna nuova: metodi e tecniche per l’impianto del vigneto - Vit. En; 37. Notizie ESAT - La distribuzione dei prodotti antiparassitari - del 3 marzo 1998; 38. Pellizzi Giuseppe - Enciclopedia Agraria Italiana - ; 39. Pellizzi Giuseppe - Meccanica agraria vol. II – Calderini 2001; 40. Pellizzi Giuseppe - Meccanica e meccanizzazione agricola, Edagricole, 1996 41. Pellizzi Giuseppe - Prontuario di meccanica agraria e meccanizzazione – Edagricole, 2005; 42. Peruzzi A., Sartori L. - Guida alla scelta ed all’impiego delle attrezzature per le lavorazioni del terreno - Edagricole 1997; 43. Pergola V. - Corso di meccanica Agricola – Reda; 44. Pessina D. - Dispense del corso di Meccanizzazione viticola. dell’Università degli studi, Istituto di ingegneria agraria, Milano; 45. Puppini Pier Giorgio - Meccanica e macchine - Hoepli, Milano 1999; 46. Savi D. - Attrezzature per la difesa delle piante - Informatore Agrario; 47. Sommadossi E. - Origini e storia della tecnica vivaistica …- Tesina Anno scolastico 2000/2001, San Michele all’Adige (TN); 48. Speciale meccanizzazione vigneto – Phytomagazine; 49. Trapani Nicola - Cultura e tecnica di coltivazione della vite - Enovitis Editrice, Marsala (TP), 2003; 50. Trapani Nicola - Cultura e tecnica di coltivazione della vite - Enovitis Editrice, Marsala (TP); 51. Trivellato Stefano - Il trattore - ; 52. Valli Rolando - Arboricoltura generale e speciale - Calderini Edagricole, Milano 2004; 53. Vannucci Daniele - Macchine per la difesa delle colture Edagricole; Articoli: ¾ Centro ricerche e produzioni vegetali - Impiantistica e meccanizzazione del vigneto - Supplemento n°1 del n°42 di Terra e vita dell’ottobre 2000; ¾ Pacciamatura - L’informatore agrario, n. 2/2002, p.45-46 ¾ Pacciamatura - L’informatore agrario, n. 40/2002, p. 65-66 ¾ Gasparinetti P., Biasi W., Peratoner C., Maschio T., Teot G. - Il rinnovo dei vigneti nel terzo millennio - L’informatore agrario n. 48/2002 ¾ Sartori Luigi - Impianti del vigneto con il GPS., n. 8/2004 ¾ Le macchine per il diserbo contemporaneo alla semina - Informatore agrario n. 42/2008 pag.37; ¾ Bragioto Mirko - Macchine scavafossi: come prevenire i rischi - Meccanica e Macchine Agricole n°2/2005, p. 14 – 16; ing. Maines Fernando pag. 383 Meccanizzazione in viticoltura Bibbliografia ¾ Valer Maurizio – Distribuzione dei prodotti fitosanitari – Terra Trentina 8/2007; ¾ Bonalume Valentina – Speciale Difesa della vite – VQ 2/2007; ¾ Tamagnone Mario - Controllo del volume di distribuzione nelle irroratrici da vigneto - L’informatore agrario 12/2005; ¾ Tamagnone Mario – Lavaggio del circuito di distribuzione delle irroratrici da vigneto - L’informatore agrario 12/2005; ¾ Repetti Ottavio – Speciale distribuzione fitofarmaci – Vigne e Vini 5/2005; ¾ Repetti Ottavio – La rinascita degli impolveratori – Vigne e Vini 5/2005; ¾ Notizie ESAT - La distribuzione dei prodotti antiparassitari - 3 marzo 1998; ¾ Fritegotto S. – Dal collaudato “tubo di Venturi” alle centraline computerizzate n.5/2008 Terra e vita; ¾ Fritegotto S. – Irrigare e concimare assieme, ecco come, quando e perchè n.5/2008 Terra e vita; ¾ Corradi Claudio - Vendemmiatrici di nuova generazione - Macchine e motori agricoli, n° 10 del 2007, pag 39-43; ¾ Palese Clementina - Vendemmiatrici, un evoluzione lunga più di trent’anni Informatore agrario, n° 27 del 2007, pag 50-53; ¾ Andreotti Lorenzo e Palese Clementina - Vendemmiatrici, avanti piano Informatore agrario, n° 27 del 2007, pag 61-62; ¾ Castaldi Riccardo - Vendemmia meccanica: regole per lavorare in sicurezza Informatore agrario, n° 27 del 2007, pag 63-66; ¾ Vieri Marco e Parenti Alessandro - Vendemmia meccanica sempre più precisa e pulita - Informatore agrario, n° 19 del 2006, pag 36-43; ¾ Fanet Claude – Confronto tra vendemmiatrici di generazioni diverse Informatore agrario, n° 19 del 2006, pag 44-48; ¾ Dalmadè Romano e Spezia Giancarlo – Quando conviene acquistare una vendemmiatrice - Informatore agrario, n° 22 del 2006, pag 57-60; ¾ Iacono F., Buccella A., Spezia G., Silvestrini A., Villa P. e Scienza A – Raccolta meccanica in cassette per uve di qualità - Informatore agrario, n° 31 del 2006, pag pag 60-64; • Milani Omar - Vendemmia meccanica “fai da te” nel tendone - MAD, n° 4 del 2007, pag 57-66; • Assirelli Alberto - Dolci pulizia alle vendemmiatrici - MAD, n° 7-8 del 2007, pag 53-56; • Gatti Matteo e Poni Stefano – La vendemmia meccanica piace alla vite? - VQ, n° 5 del 2007, pag 33-38; • Zanini Ettore - Le vendemmiatrici del terzo millennio - VQ, n° 5 del 2007, pag 40-44; • Afrelli Giuseppe, Sartini Elisa, Pezzi Fabio e Bordini Francesco - Vendemmia meccanica e qualità dei mosti - VQ, n° 5 del 2007, pag 45-51; • Germinario Alfonso - Semovente e polivalente: conviene? - VQ, n° 5 del 2007, pag 52-55; • Pezzi Fabio e Bordini Francesco - Un sistema innovativo preserva la qualità dell’uva nel trasporto in cantina - Vigne vini, n° 3 del 2008, pag 66-68; • Repetti Ottavio - Aria nuova per le vendemmiatrici - Vigne vini, n° 11 del 2007, pag 144-149; ing. Maines Fernando pag. 384 Meccanizzazione in viticoltura • Bibbliografia Repetti Ottavio - Progressione lenta ma inesorabile - Vigne vini, n° 6 del 2006, pag 54 -56; Sitografia: ¾ Trattrici per vigneto: • www.nuovosva.com; • www.imai.it; • www.delbrocco.it/toro_dingo.htm; • www.pezzolato.it; ¾ Macchine movimento terra: • www. komatsu.it; • www. euromach.com; • www.cat.com; • www.falc1960.com; • www.ghedini.it; • www.hydrahamme.it; • www.maiamacchineindustriali.it; • www.vistarini.it; • www.bonini.com; • www.komatsu.be; • www.rotenstein-baumachinen.de; ¾ Attrezzature ad ancora: • www.badalini.it (25/08/2005); • www.artri-trivelle.it (29/08/2005); • www.fazasrl.com (29/08/2005); • www.siderman.it (15/09/2005); ¾ Aratro: • www.wikipedia.org/wiki/Aratro (6 ottobre 2005); • www.dpvta.uniud.it/~Lazzari/docs/MecAgr/lavorazioni_terreno/arat ro/aratrotipo.html (7 ottobre 2005); • www.demameccanica.com (7 ottobre 2005); ¾ Zappatrici e vangatrici: • www.rinieri.com; • www.poettinger.at; • www.alpego.com; • www.celli.it; • www.ima.to.cnr; ¾ Scavafossi e posadreni: • www.tuttoagri.com (9 luglio 2005); • www.euroclass21.it (9 luglio 2005); • www.sovema.com (23 settembre 2005); • www.grupponardi.it (23 settembre 2005); • www.terratech.it (10 settembre 2005); ¾ Macchine esecuzione impianto: • www.cesarefornasier.it; ing. Maines Fernando pag. 385 Meccanizzazione in viticoltura Bibbliografia ¾ Pacciamatrici: • www.checchiemagli.com (20 ottobre 2005); • www.eiffel.it (2 novembre 2005); • www.fazasrl.com (28 ottobre 2005); • www.maistaly.com (28 ottobre 2005); • www.sergiostivanello.it (28 ottobre 2005); • www.eiffel.it; • www.checchiemagli.it; • www.pubblicigiardini.it; • www.coldiretti.it; • www.agribionotizie.it; ¾ Trapiantatrici: • www.clemens-online.com (20/8/2005); ¾ Piantatali: • www.trivelleselvatici.it; • www.colombario.com) • www.clemens-online.com; • www.cedra.it; ¾ Concimi: • www.meccanicaagraria.it; • www.dpvta.uniud.it; • www.enama.it; • www.damax.it; • www.gaspardo.it; ¾ Attrezzature per la difesa delle piante: • www.caffini.it; • www.tifone.it; • www.plantatec.it; • www.floridamantovani.com; • www.italdifra.com; • www.caffini.it; • www.carrarospray.com; • www.fischermulchgeraete.com; • www.machineagricoledomani.it; • www.martignani.com; • www.idealitalia.it; ¾ Seminatrici: • www.poettinger.co.at; ¾ Irrigazione: • www.carriniirrigazione.it; • www.siplast.it; • www.subirrigazione.it; • www.irrinet.it; • www.dontwait4rain.com; • www.bonoffli.it; • www.giardinigiardini.it; ing. Maines Fernando pag. 386 Meccanizzazione in viticoltura ¾ ¾ ¾ ¾ ¾ Bibbliografia • www.tecnirri.it; • www.phytomagazine.com; • www.irritec.com (09/05/2008); • www.hanna.it (09/05/2008); • www.teksys.it (15/05/2008); • www.idrotermserre.com (16/05/2008); • www.netafinìmitalia.com (16/05/2008); • www.scarabelli.it (16/05/2008); • www.ataslr.it (16/05/2008); • www.fertirrigazione.it; • www.cespevi.it; • www.torinoscienza.it; • www.debem.it/cubicit; • www.staapompe.it; • www.bonoffli.it; Gestione chioma: • www.vbcsite.com; • www.ERO-weinbau.de; • www.binger.fr; • www.pellenc.com; • www.tiefix.it; • www.tordable.com; Spollonatrici: • www.amasitalia.it; • www.olmiagrivitis.it; • www.tordable.com; Legatrici: • www.generalplastics.it; • www.pellenc.com; • www.europe-machinery.it; • www.tordable.com; Cimatrici: • www.vbcwebsite.com; • www.bmw-Italy.mht; • www. famapruning.com; • www.bmv-italy.it; • www.tecnovict.it; Potatura a secco: • www.agertoscana.it; • www.agrotecnicaisontina.com; • www.campagnola.it; • www.coimaitaly.com; • www.felco.ch; • www.generalplastic.it; • www.infalco.it; • www.marchesimacchineagricole.it; ing. Maines Fernando pag. 387 Meccanizzazione in viticoltura Bibbliografia • www.pellecitalia.com; • www.volentieripellenc.it • www.pellenc.com; • www.tordable.com; • www.coimaitaly.com; • www.ferroni-srl.com • www.fama-pruning.com. • www.meritano.it (25/3/2007) • www.bertima.it (25/3/2007); • www.rodanosnc.com (25/3/2007); • www.seppi.com (25/3/2007); • www.agrimaster.it (25/3/2007); • www.piemonte-in.com (25/3/2007); ¾ Vendemmiatrici: • www.phytomagazine.it; • www.agrimodena.provincia.modena.it; • www.tanesini-tech.it; • www.arssa.abruzzo.it; • www.infoumbria.confagricoltura.it; • www.agripavia.it; • www.agriwww.it; • www.ermesagricoltura.it; • www.lavinium.com; • www.tanesini-tech.it; • www.volentieripellenc.com; • www.agrimodena.it/vite/impiantisticaviticola.htm (19/2/2007); • www.ermesagricoltura.it/rivista/2004/ottobre/ra0410103s.pdf (19/2/2007); • www.infoumbria.confagricoltura.it (16/12/2007); • www.agrimodena.provincia.modena.it (5/3/2008); • www.agripavia.it (26/4/2008); • www.agriwww.it (16/12/2007); • www.arssa.abruzzo.it (29/3/2008); • www.arusia.umbria.it (5/3/2008); • www.carpenfer.mo.it (16/12/2007); • www.cedra.it (29/3/2008); • www.cnh.com (16/12/2007); • www.coffee-ota.org (5/3/2008); • www.crpv.it (29/3/2008); • www.darapri.it (16/12/2007); • www.diaf.unifi.it (26/4/2008); • www.ermesagricoltura.it (29/3/2008); • www.ERO-Wienbau.de (16/12/2007); • www.fitosanitario.re.it (5/3/2008); • www.ing.unisannio.it (5/3/2008); • www.itard.it (29/3/2008); ing. Maines Fernando pag. 388 Meccanizzazione in viticoltura Bibbliografia • • • • • • • • • • • • • • www.itastrvigilio.it (29/3/2008); www.kwenerlandgroup.com (16/12/2007); www.lavinium.com (26/4/2008); www.olmiagrivitis.it (16/12/2007); www.pulcinellicosmec.com (26/4/2008); www.phytomagazine.it (29/3/2008); www.rppaterlini.com (16/12/2007); www.tanesini-tech.it (16/12/2007); www.unibo.it (5/3/2008); www.vinit.net (26/4/2008); www.viten.net (5/3/2008); www.volentieripellenc.com (16/12/2007); www.agrimodena.it/vite/impiantisticaviticola.htm (19/2/2007); www.ermesagricoltura.it/rivista/2004/ottobre/ra0410103s.pdf (19/2/2007); ¾ Conferimento: • www.agromec.it; • www.saefe.com; • www.tecnoagri.it; • www.terpa.it; • www.lochmann.it; • www.mattedi.it; ing. Maines Fernando pag. 389