LE CITTÀ DEL MOLISE
Mercoledì 7 settembre 2011
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Campobasso
LA DENUNCIA
PRENOTA L’ ESAME PER IL CONTROLLO DELLA GHIANDOLA IL 29 AGOSTO E LO FISSANO A OTTOBRE 2012
I TEMPI BIBLICI DELLA SANITÀ
Allʼospedale Cardarelli tredici mesi di attesa per unʼecografia alla tiroide
C
AMPOBASSO. Che
l’azienda sanitaria
regionale non navighi in
buone acque, beh, oramai
è cosa nota ma, quando
i cittadini provano sulla
propria pelle i disagi dovuti alla lentezza e all’inefficienza della macchina
organizzativa, scatta l’esasperazione e la conseguente denuncia.
Tredici mesi di attesa
per effettuare un’ecografia
alla tiroide al reparto di endocrinologia dell’ospedale
Cardarelli di Campobasso.
“Il primo posto libero è a
ottobre del 2012”. No, non
è uno scherzo, è la risposta
che una giovane paziente
del capoluogo ha ricevuto
quando, qualche giorno fa,
ha cercato di prenotare un
controllo alla ghiandola su
specifica indicazione del
proprio medico.
In un primo momento,
la donna ha creduto di aver
capito male, ha pensato, infatti, che ci fosse la possibilità di effettuare l’esame
a ottobre, cioè tra poco più
di un mese ma, quando le è
stato ribadito l’anno, 2012
e non 2011, è rimasta senza parole. Nessun fraintendimento, esattamente
tra tredici mesi. Vedendo
l’espressione sconcertata
sul suo volto, il personale
dell’ufficio
prenotazioni
ha cercato di rincuorare la
giovane donna spiegando-
le che avrebbe potuto fare
una telefonata per provare
a rientrare tra i fortunati
che, due volte al mese, vengono prescelti per svolgere
l’esame. Considerando il
Malasanità? No, malafede: Flocco replica a Martino
C
AMPOBASSO. Romeo Flocco risponde a Tonino Martino che
qualche giorno fa ha raccontato la sua disavventura sulle pagine de il Nuovo
Molise.
«In risposta alla discutibile comunicazione del
dottor. Tonino Martino,
pubblicata in due riprese sul Loro quotidiano,
mi permetto di esporre
la realtà dei fatti. Il Sig.
Martino, ricoverato in Ortopedia per frattura di
femore era stato inserito
nella lista operatoria del
10-08-11 per l’interveto
di sintesi di femore. Ma il
signor Martino, alle ore 9
circa dello stesso giorno,
rifiutava l’intervento chirurgico proposto. In seguito nella stessa mattinata,
sono stato coinvolto per la
valutazione del caso, come
Responsabile della UOC di
Anestesia e Rianimazione.
Ho riconsiderato con il sig.
Martino la possibilità di
programmare l’intervento
chirurgico per il 12-08-11,
dopo una adeguata prepa-
razione necessaria a correggere uno scompenso
metabolico legato ad altra
patologia cronica di cui il
paziente soffre da tempo.
Ho spiegato al paziente ed
ai familiari quali erano i rischi legati a tale patologia
cronica, chiedendo il dovuto consenso informato.
Ma dopo alcune ore venivo informato dai colleghi
ortopedici che il paziente
aveva rifiutato anche questa seconda possibilità.
Questi sono i fatti, ben documentati: il signor. Martino ha rifiutato l’esecuzione
dell’intervento chirurgico,
già programmato, per ben
due volte. Era probabilmente già chiara la volontà
del paziente di essere curato in altra struttura. Stanco
di calunnie gratuite voglio ribadire che il nostro
obiettivo è quello di ottenere la migliore stabilizzazione clinica per affrontare
in sicurezza l’intervento
chirurgico, nell’interesse
del paziente. Spero di risparmiare ai lettori la noia
di leggere in seguito altre
mie comunicazioni, ormai
i tempi sono maturi per
tutelare nelle opportune
sedi giudiziarie la professionalità e la serietà della
nostra categoria. Infatti,
come si legge negli art.
594, 595, e 368 del Codice
Penale, l’Ingiuria, la Diffamazione e la Calunnia
sono reati».
numero così elevato di richieste e
di controlli alla tiroide fissati dalle
pazienti di anno
in anno, il reparto,
due volte al mese
svolge degli esami extra per cercare di smaltire le
prenotazioni o di
inserire chi non
ha preventivato il
controllo .
La donna, pur
annotandosi il numero di telefono,
ha creduto poco in
questa possibilità,
anzi le è parso di
dover partecipare ad una
sorta di “ruota della fortuna”. Nella consapevolezza
di aver urgente bisogno
dell’ecografia tiroidea e,
pur godendo dell’esenzione di pagamento del ticket,
la donna sarà costretta a
prenotare l’esame in una
struttura privata visto che
il medico è stato chiaro e le
ha prescritto l’esame proprio per verificare al più
presto le condizioni della
ghiandola. Forse i tredici
mesi di attesa sono dovuti
al fatto che si tratta di un
esame “particolare” ma
non è andata meglio ad
un’altra campobassana che
ha dovuto attendere un
mese per delle “semplici”
analisi del sangue. Niente di soprannaturale, una
banale verifica dei valori
dell’emocromo che una
donna di Campobasso ha
richiesto al medico generico prenotando la visita
presso il centro dell’Asrem di via Ugo Petrella.
Ebbene il primo posto disponibile per effettuare
il prelievo è stato fissato
ad un mese di distanza dal
giorno in cui la donna si è
recata dal proprio medico. Non si trattava di un
controllo urgente ma la
signora avrebbe gradito
effettuare il prelievo un
po’ più celermente per conoscere i valori del ferro e
di tutti gli altri esami che
il medico le ha prescritto.
Semplice spossatezza, un
po’ di fiacca o pressione
bassa, non si sa, fatto sta
che la donna ha dovuto attendere un mese per fare
il prelievo, poi una settimana, per ottenere i risultati delle analisi. Non si
sa se il ritardo sia dovuto
alla carenza di personale,
all’enorme mole di richieste di analisi del sangue; in
ogni caso i trenta giorni di
attesa sono apparsi un po’
eccessivi. Ovviamente il ticket di 72 euro è stato pagato all’impronta. mofu
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CAMPOBASSO
IL FATTO
Mercoledì 7 settembre 2011
CAROVILLANO: A CAMPOBASSO Lʼ80% DELLE VISITE SI EFFETTUANO IN AMBULATORIO
Guardia medica, è emergenza sicurezza
Le strutture migliori sono quelle dei Comuni in cui le amministrazioni sono più sensibili
STEFANO VENDITTI
C
AMPOBASSO. Siamo partiti da un
recente caso di cronaca,
l’aggressione subita all’interno
dell’ambulatorio
della Guardia medica di
Gambatesa, per tentare
di comprendere lo stato
attuale dei diversi presidi sparsi sul territorio. Lo
abbiamo fatto contattando
il dottor Antonio Carovillano che ha speso una vita
all’interno della Guardia
medica non solo di Campobasso. «Bisogna partire
da un concetto primario: la
Guardia medica non è più
solo un numero al quale telefonare ma, nel tempo, si
è trasformato in un vero e
proprio ambulatorio pubblico e comunale. A Campobasso, per esempio, riceviamo l’80% delle visite in
ambulatorio perché ormai
la gente è abituata a venire
da noi. Quello che mi domando è perché un ambulatorio privato deve strettamente attenersi a ciò che
è prescritto dalla legge, vedasi misure di sicurezza e
agibilità, e quelli comunali
no? Perché gli ambulatori di Guardia medica sono
da sempre stati inseriti in
contesti poco consoni e
messi in disparte? Quello
che ho potuto notare nella
mia lunga carriera di me-
IN CITTAʼ
non sarà l’ultimo se anche
e soprattutto le Amministrazioni comunali non
scenderanno in campo per
ridefinire e ristrutturare
le varie sedi in comune accordo con i vertici aziendali dell’Asrem. E’ vero che si
sta attraversando un forte
momento di crisi, ma mai
come in questi frangenti è
vero il detto che l’unione
fa la forza. Il fatto che, per
esempio, - ha sottolineato
il dottor Carovillano - da
noi in Guardia medica vengano girati i cosiddetti codici bianchi del pronto soc-
corso quando c’è maggiore
afflusso di pazienti gravi,
fa comprendere come sia
mutato il compito dei medici di Guardia medica. Al
nord, per esmepio, gli ambulatori di Guardia medica
hanno un orario ben preciso e totalmente organizzato. Dalle 8 alle 14 visite ambulatoriale, dalle 14 in poi
visite domiciliare. Qui da
noi, invece, è lasciato tutto
al caso o all’iniziativa del
singolo. Non si può andare
avanti in questa situazione,
vanno presi dei provvedimenti seri e costruttivi».
Fibrosi cistica, a breve
l’inaugurazione
del centro al Cardarelli
C
AMPOBASSO. «Tra
circa un mese saremo in grado di inaugurare ufficialmente il nuovo
centro per la fibrosi cistica presso il nosocomio del
Cardarelli in località Tappino». E’ questa la bella
notizia annunciata dal
presidente dell’associazione molisana fibrosi cistica, Carmine D’Ottavio. «In
questi giorni stiamo ultimando il trasferimento dei
macchinari e degli arredi
che andranno a completare le due stanze che ci sono
state assegnate. La novità rispetto al passato - ha
sottolineato il presidente
D’Ottavio - è proprio il fatto che avremmo a nostra
disposizione due stanze
perché così potremmo lavorare anche per ciò che
concerne l’endocrinologia
pediatrica. La direttrice
del centro, la dottoressa
Annamaria
Macchiaroli,
dico di continuità assistenziale, è questo il compito
della Guardia medica, - ha
rimarcato il dottor Carovillano - e che la dove c’è
stata una maggiore sensibilità dell’Amministrazione
comunale, che si è andata
ad affiancare a quella della
Asrem, sono state istituite
delle Guardie mediche degne di nota. Mi riferisco,
per esempio, ai presidi
di Baranello e di Torella.
In queste sedi sia i colleghi sia i pazienti possono
usufruire di un gabinetto
medico con tutti i crismi. I
vari ambulatori, la maggior
parte di essi, soffre di una
cronica carenza di misure
di sicurezza. La Guardia
medica deve essere considerata come un qualsiasi
presidio pubblico, come un
ufficio postale per esempio. Perché l’ufficio postale deve essere dotato per
legge dello scivolo per l’accesso ai disabili, di telecamere di sicurezza e così via
e la Guardia medica no? Il
caso di Gambatesa è solo
l’ultimo in ordine cronologico e, credo purtroppo,
I lavori per il trasferimento e la ristrutturazione
della nuova sede procedono senza intoppi
Una veduta dellʼospedale Cardarelli in località Tappino
così potrà svolgere il suo
lavoro in assoluta tranquillità in un ambiente nuovo
e più propositivo rispetto
al passato. I maggiori la-
LʼAPPROFONDIMENTO
La malattia e le sue caratteristiche
vori, infatti, si sono dovuti
approntare per riportare
le attrezzature, e il centro
in senso generale, in piena
efficienza dato che lo stes-
C
so è stato un po’ lasciato
andare - ha concluso il presidente D’Ottavio -.» Gli
obiettivi che ci si propone
con la creazione di questo
rinnovato centro presso gli
ambulatori del Cardarelli
sono quelli di vincere la fibrosi cistica, promuovere e
sviluppare la ricerca scien-
tifica come base imprescindibile per la lotta contro la
malattia in alleanza con altre organizzazioni che perseguono lo stesso fine in
Italia e all’estero, stimolare
il miglioramento costante
dell’assistenza medica da
parte delle istituzioni alle
persone affette da fibrosi
cistica, nonché l’istruzione
e l’educazione dei pazienti
e delle loro famiglie in relazione alla patologia, incoraggiare l’inserimento scolastico, lavorativo e sociale
dei pazienti e creare ogni
premessa per il miglioramento della loro qualità di
vita.
SteVen
AMPOBASSO. La fibrosi cistica (FC) è la malattia congenita, cronica, evolutiva, trasmessa con meccanismo
autosomico recessivo più frequente nella popolazione caucasica: ne è affetto un neonato ogni 2500-2700 nati
vivi. La fibrosi cistica è secondaria ad un’anomalia della proteina chiamata CFTR (Cystic Fibrosis Transmembrane
Conductance Regulator) localizzata nella membrana apicale delle cellule degli epiteli; la sua funzione è quella di regolare gli scambi idroelettrolitici Il gene che codifica questa proteina è stato localizzato nel 1989 sul braccio lungo del
cromosoma 7. All’alterazione della proteina consegue un’anomalia del trasporto di sali che determina principalmente
una produzione di secrezioni per così dire “disidratate”: il sudore è molto ricco in sodio e cloro, il muco è denso e vischioso e tende ad ostruire i dotti nei quali viene a trovarsi. La malattia coinvolge numerosi organi ed apparati: l’apparato respiratorio, dalle prime vie aeree al tessuto polmonare, il pancreas nella produzione di enzimi digestivi, il fegato,
l’intestino e l’apparato riproduttivo, soprattutto nei maschi. La malattia può manifestarsi precocemente, in età neonatale o nelle prime settimane o mesi di vita, con gravità diversa, in alcuni casi in correlazione a particolari mutazioni
geniche. Più raramente la malattia può evidenziarsi nell’età adolescenziale od adulta con quadri clinici meno gravi.
fonte www.fibrosicistica.it
TERMOLI
Mercoledì 7 settembre 2011
Tubercolosi in ospedale, la riflessione del dottor Totaro
T
ERMOLI. Il dottor Giancarlo Totaro, in qualità di specialista patologo, è intervenuto sull’allarmismo creato dai casi di tubercolosi a Roma. In una nota scrive: “In merito ai contagi del bacillo della
tubercolosi avvenuti in un ospedale di Roma da parte di un’infermiera, si sta diffondendo un eccesso di allarmismo. Come fare per vedere
se si è affetti da tubercolosi o si è portatori sani ma contagiosi per gli
altri? Senza voler alimentare preoccupazioni, è bene informare la popolazione che l’iter diagnostico per l’accertamento della malattia e/o
la determinazione dello stato di portatore sano, si inizia con un semplice test che può essere eseguito in due modi di inoculazione sottocute
dell’antigene tubercolotico chiamati: Tine test e intradermoreazione
secondo Mantoux e la successiva valutazione da parte del medico della risposta immunitaria da farsi a distanza di circa 72 ore. Tali test si
possono eseguire dietro semplice prescrizione del proprio medico di
famiglia, presso l’ambulatorio specialistico di patologia clinica-centro
prelievi del poliambulatorio di via del Molinello. Sarebbe auspicabile
che si eseguisse tale test a tutti gli operatori sanitari dell’Asrem al fine
di prevenire pericolose situazioni di contagio come quello romano specie nell’ottica di un presumibile aumento del rischio dovuto agli aumentati flussi di immigrazione da parte di cittadini che provengono da
stati dove la tubercolosi è ancora una patologia molto diffusa. Un’altra
categoria a cui fare il test è costituita dai somministratori di alimenti (libretto sanitario per ristoranti, bar, gelaterie etc.), test che è stato
previsto fino a due anni fa dalla regione Molise, e poi abolito; infine agli
operatori nelle scuole: asili nido, scuole materne ed elementari. In questo obbligo di somministrazione la Asrem potrebbe essere un esempio
di buona sanità e di prevenzione per tutte le altre regioni, alcune delle
quali, come il Lazio si stanno già attivando”.
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LE CITTÀ DEL MOLISE
Mercoledì 7 settembre 2011
Isernia
SANITAʼ
MALATTIE
AL CUORE,
VENEZIALE
ALL’AVANGUARDIA
ISERNIA. Problemi e disagi. Ma
anche qualità, professionalità. Ora
certificate da un primato di rilievo
nazionale. L’ospedale “Veneziale” è
ormai uno dei centri di riferimento
per gli studi relativi alla fibrillazione
atriale. C’erano anche i professionisti del nosocomio pentro, infatti, a
dare avvio giorni fa, alla nuova era
del trattamento anticoagulante della fibrillazione atriale. Si tratta di
un’aritmia ad alta incidenza prevalentemente nelle fasce della popo-
lazione in età avanzata. Nel corso
dell’ultimo Congresso europeo di
cardiologia, tenutosi a Parigi, sono
stati riportati i risultati dello Studio Aristotle che ha dimostrato la
maggiore efficacia di un nuovo farmaco: l’Apixaban, rispetto al Warfarin (Coumadin) con una riduzione
significativa degli episodi emorragici e della mortalità. Con l’entrata
in commercio del nuovo farmaco,
infatti, non sarà più necessario il
controllo periodico dell’Inr (un test
di coagulazione) che crea disagio
nei pazienti con fibrillazione atriale
in trattamento con il Coumadin. Un
successo importante per il Centro di
prevenzione delle malattie cardiovascolari del “Veneziale”, guidato dal
Principal Investigator Carlo Olivieri, uno dei sedici centri italiani che
hanno partecipato allo studio insieme ad altre 35 nazioni nel mondo,
risultando il primo a livello nazionale per numero di pazienti arruolati.
dc
LE CITTÀ DEL MOLISE
Mercoledì 7 settembre 2011
Agnone - Alto Molise
SANITÀ CHIESTI INTERVENTI URGENTI A TUTELA DELLE PARTORIENTI
AGNONE. Oltre un mese
fa si profilava soltanto
come un’ipotesi. Ora è diventata realtà. Parliamo di
una missiva indirizzata, fra
gli altri, alla Procura della Repubblica di Isernia,
dove si chiede, fra le altre
cose, “che si valuti, in caso
di negligenza di chicchessia e comportamento non
improntato alla diligenza
e correttezza professionale, l’eventuale adozione di
provvedimenti disciplinari conseguenti” e “che la
Procura della Repubblica
accerti, se del caso, l’eventuale sussistenza di ipotesi
di reato ed in particolare
per interruzione di pubblico servizio a seguito dello
smantellamento di servizi
sanitari, richiedendo, sin
d’ora, di essere informati in caso di eventuale di
archiviazione del procedimento ai sensi e per gli
effetti dell’art. 408 c.p.p”
Il documento, che dunque
profila l’ipotesi di un reato
per interruzione di pubblico servizio ai danni del
Caracciolo di Agnone, è di
mano del comitato civico
‘Il Cittadino c’è’, ed è stato
inoltrato anche ai vertici
della Asrem, al Governatore Michele Iorio, ai sub
commissari Mario Morlacco e Isabella Mastrobuono,
al direttore sanitario del
Veneziale di Isernia. Motivo, la difficilissima situazione in cui versa il reparto
di ginecologia, che i membri del comitato avevano
già denunciato in precedenza: “Non c’è il personale medico, non vengono
effettuati gli interventi,
l’ambulatorio, le visite, il
monitoraggio delle gravidanze, l’ecografie; non è
possibile neanche refertare i tracciati. Formalmente
i posti sono attivi, ma di fatto il reparto è chiuso. Questa grave carenza viola non
solo il Decreto commissariale n.20 del 30 giugno
2011, ma anche la sentenza del Tar”, denunciavano
qualche tempo fa. Ora, in
nome di detto decreto, il
comitato, col documento
stilato, chiede l’attivazione
urgente ed effettiva dei n. 4
posti letto ordinari di ginecologia dello stabilimento
Ostretricia,
niente medici h24
Il Cittadino c’è...
scrive alla Procura
ospedaliero Caracciolo di
Agnone; l’attivazione del
servizio di reperibilita’ di
un medico ostetrico/ginecoloco h24 30/31 giorni
su 30/31 presso il pronto
soccorso dello stesso stabilimento, per assicurare
anche eventuale stam; la
disposizione di reperibilita’ ostetrico/ginecologica,
ortopedica e pediatrica per
consulenza di pronto soccorso h24. Nella missiva si
dicono dettagliatamente le
motivazioni della richiesta:
“-seriamente preoccupati
per l’altissima pericolosità della presenza di n. 4
posti letto di ginecologia
non coperti da alcun turno
h24 medico ostetrico-ginecologico, oltre alla mancanza delle reperibilità
almeno per n. 16 giorni al
mese dei medici ostetricoginecologi che dovrebbero
essere in servizio presso
lo Stabilimento Caracciolo;
-considerato il fatto che nel
mese di luglio il personale
di Pronto Soccorso di detto Stabilimento si è trovato
spesso a fronteggiare con
difficoltà casi di pazienti
ostetrico-ginecologiche,
senza possibilità di consulenza medica relativa, con
grave rischio per le pazienti;
-considerato che si sono
verificati episodi poco piacevoli ed incresciosi, in cui
le pazienti si sono lamentate dei disservizi e della
caotica
organizzazione
esistente, per cui a volte è
stato risposto, dopo lunghe
attese per consulenza di
pronto soccorso, che non
era possibile effettuare la
prestazione perché si era
obbligati solo alla routine;
-considerato il fatto che
i due ginecologi in servizio presso il Caracciolo
sono stati trasferiti presso l’Ospedale Veneziale
di Isernia, potenziandovi l’organico esistente e
sguarnendo i servizi previsti presso il Caracciolo;
-considerato che i volumi
dell’attività operatoria ginecologica in regime ordinario sono pressoché nulli,
i numeri dei ricoveri di tale
branca sono insignificanti,
così come il numero delle
visite e delle consulenze è
precipitato a numeri assolutamente risibili, perché
non vi è alcuna sicurezza
o certezza di presenza di
un medico ostetrico ginecologo in servizio, con
conseguente crollo dei
DRG trimestrali (sistema
che permette di calcolare
il costo della prestazione
ospedaliera e il valore della
produzione conseguente,
ed è il criterio di rimborso
per la struttura sanitaria
privata) sotto il valore assolutamente ridicolo di €.
50.000,00” Per tutti questi
motivi il comitato, ricostituitosi da poco con l’intenzione di continuare concretamente e fortemente
le battaglie intraprese, in
primis quella a tutela della salute dei cittadini alto
molisani, ha mosso i primi
passi, nell’attesa di vedere
i risultati nell’immediato.
Adele Moauro
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Politica
Mercoledì 7 settembre 2011
CAMPOBASSO. In questo,
purtroppo, tutta Italia è paese.
Donne che aspettano mesi e
mesi per una mammografia,
una visita neurologica si fa attendere fino a 180 giorni. Esami e operazioni da appuntare
nell’agenda dell’anno prossimo se si ha la sventura di prenotarle già in estate. Il ministro
della Salute ne ha fatto un punto d’onore e circa un anno fa
ha licenziato il piano nazionale per la riduzione delle liste
d’attesa, recepito poi in sede di
Conferenza Stato-Regioni.
Linee guida che fanno fronte
con regole semplici e termini
fissi ad uno dei problemi più
sentiti dai cittadini. Perché una
visita medica fatta in ritardo rischia di essere inutile. Alle origini del fenomeno c’è l’incapacità delle strutture sanitarie
di produrre prestazioni in misura
adeguata al bacino
d’utenza e un deficit di organizzazione di ospedali e
laboratori. Criticità che si accentuano in sistemi locali alle prese con il
riordino territoriale dei servizi, come dimostra infatti il caso Molise.
“Vogliamo evitare
una volta per tutte
L’approfondimento
Liste d’attesa, varato
il nuovo piano regionale
Il decreto del commissario ridetermina i tempi massimi per erogare le prestazioni
che vi siano liste d’attesa lunghissime per ottenere prestazioni sanitarie nell’attività istituzionale dell’orario di lavoro
e invece abbreviate nell’attività intramoenia, come purtroppo spesso avviene”, così Fer-
ruccio Fazio attaccò il cuore
del problema.
Ora il suo piano nazionale è
stato declinato anche in Molise. Con decreto del commissario ad acta per il sistema sanitario Michele Iorio è stato infatti approvato il
nuovo piano regionale di governo delle liste di attesa per il triennio
2011-2013.
Punti qualificanti
del provvedimento sono la rideterminazione
dei
tempi massimi
di attesa per
visite e esami
diagnostici
con l’avvio
definitivo del-
Le scadenze per il sistema sanitario
SPECIALISTICA AMBULATORIALE
Urgente (U)
Prestazione la cui tempestiva esecuzione condiziona in un arco
temporale molto breve la prognosi
Da eseguirsi entro 72 ore
Breve (B)
Prestazione la cui tempestiva esecuzione condiziona in un arco
temporale breve la prognosi
Da eseguirsi entro 10 giorni
Differibile (D)
Prestazione la cui tempestiva esecuzione non influenza significativamente la prognosi
Da eseguirsi entro 30 giorni (visite) o 60 giorni per gli esami
Programmata (P)
Prestazione che non influenza la prognosi, né il dolore o la disfunzione. Può essere dunque programmata in un ampio arco di tempo
Da eseguirsi entro 180 giorni
RICOVERI OSPEDALIERI
CLASSE A
Casi che possono aggravarsi rapidamente al punto da diventare
emergenti
Entro 30 giorni
CLASSE B
Casi clinici che presentano intenso dolore o gravi disfunzioni o grave
disabilità
Entro 60 giorni
CLASSE C
Casi clinici che presentano minimo dolore e non manifestano tendenza ad aggravarsi
Entro 180 giorni
CLASSE D
Non c’è dolore, né disfunzione, casi senza attesa massima definita
Entro 12 mesi
le prenotazioni per priorità modalità legata alla gravità
della patologia -, la definizione
di particolari percorsi diagnostici e terapeutici per le patologie tumorali e la cardiopatia
ischemica, la conferma che visite specialistiche ed esami non
complessi dovranno essere garantiti al paziente nei tempi
massimi negli ambiti territoriali dove egli risiede, l’integrazione dell’offerta pubblica e
privata con i medesimi obblighi per tutti nel rispetto dei
tempi.
Particolare rilievo assumono la
corretta e obbligatoria comunicazione ai cittadini da parte
dell’azienda sanitaria sui tempi
di attesa, ma anche l’obbligo di
garantire, quando l’ambulatorio pubblico non riesce a farlo,
i tempi massimi di attesa anche
con contratti specifici con i
medici in attività di libera professione e strutture accreditate,
senza che il cittadino paghi
nulla se non il ticket quando
dovuto. Indirizzi specifici sono
forniti anche per la prenotazione dei ricoveri ospedalieri.
“Il fenomeno delle liste d’attesa è un problema per ogni ser-
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vizio sanitario di livello avanzato, qualunque sia il modello
organizzativo adottato - commenta il direttore responsabile
dell’Osservatorio regionale
sulla qualità dei servizi sanitari, Alberto Montano -. L’impatto che il problema determina sull’organizzazione del sistema sanitario regionale e sul
diritto dei cittadini ad una risposta efficiente al bisogno di
salute spiega la scelta della
Regione di farne un obiettivo
prioritario della programmazione sanitaria. Questo ancor
di più ora che è in corso una
profonda verifica organizzativa per ridurre i costi e razionalizzare le spese e quando è necessario che ogni intervento
fatto per il risparmio economico sia accompagnato da interventi per il recupero di una
maggiore efficienza organizzativa e di un migliore governo
clinico, al fine di evitare disagi
alla popolazione. Ora - ha aggiunto – l’azienda sanitaria potrà intervenire sulle liste d’attesa attuando i contenuti del piano che rappresenta soprattutto
una nuova garanzia per i cittadini molisani”. rita iacobucci
La scheda
dolore o disfunzione. In
mezzo altre ci sono i 2 mesi al massimo per quelle patologie che presentano dolore ma non la tendenza ad
aggravarsi e i 6 quelli che
presentano una disfunzione
minima.
In linea con il piano nazionale, inoltre, la Regione assicura al massimo 30 giorni di attesa per la diagnosi e 30 per l’inizio della terapia nei casi di
neoplasia del colon-retto, del polmone e della
mammella e di by-pass aortocoronarico.
Ma cosa succede se vengono superati i tempi
d’attesa previsti (vedi tabella)? È ancora una
volta l’Asrem a dover
prevedere le misure
adeguate, senza oneri
aggiuntivi per i pazienti salvo il pagamento del ticket. Nell’ipotesi in cui la prenotazione venga effettuata oltre i termini
contemplati dal piano
il cittadino avrà diritto
ad effettuare la prestazione presso strutture
private o pubbliche in
regime di libera professione intramuraria e
a ottenere il rimborso
del ticket. Se, invece,
la visita o l’esame sono stati prenotati ma nel giorno fissato non è
possibile erogarli sono l’Asrem e i privati accreditati a dover prendere in carico il paziente.
Le modalità operative di queste forme di ‘risarcimento’ saranno dettagliate nel piano
aziendale.
Il superamento del tetto imposto per le liste
d’attesa verrà considerato, comunque, come
elemento negativo nella valutazione del direttore generale dell’Asrem.
Si prenota in base alle priorità
E in caso di ‘sforamento’
paga... il manager dell’Asrem
CAMPOBASSO. Nel piano varato dal governatore Iorio con decreto del 2 agosto 2011 vengono fissati i tempi massimi di attesa per la
Regione Molise da garantire ad almeno al 90%
dei richiedenti presso le strutture erogatrici che
saranno indicate dall’Asrem nel programma
attuativo aziendale da
adottare entro 60 giorni
(che decorrono, per essere precisi, dal 2 agosto).
In particolare, vengono
determinati i criteri di
priorità per l’accesso alle prestazioni ambulatoriali specialistiche. La
classe di priorità dovrà
essere contenuta obbligatoriamente nella ricetta compilata dal medico
che compila la richiesta.
Nel caso non sia stata
indicata la prestazione
sarà considerata fra
quelle ‘programmate’
(da eseguirsi, quindi, entro 180 giorni). È molto importante, dunque, formare il personale sanitario per evitare disagi che si ripercuoterebbero sulla salute dei cittadini.
Si va dalle prestazioni urgenti, alle brevi, fino
alle differibili e, appunto, programmate. Analoghe classi di priorità sono state elencate per i
ricoveri ospedalieri: 30 giorni per i casi clinici
che potenzialmente possono aggravarsi rapidamente e diventare ‘emergenza’, entro comunque 12 mesi quelli che non presentano alcun
r.i.
10 Campobasso
Mercoledì 7 settembre 2011
La statistica
Interruzione di gravidanza, in Molise il 70%
dei camici bianchi è obiettore di coscienza
CAMPOBASSO. Continua il calo delle
interruzioni volontarie di gravidanza:
115.372 nel 2010 contro le 118.579 dell’anno precedente, ma con oltre il 70% dei
ginecologi obiettori di coscienza la legge
194 sull’aborto presenta, a 33 anni dall’entrata in vigore, difficoltà nell’applicazione. Soprattutto al Sud, dove l’obiezione di
coscienza tra i camici bianchi è più
dell’80%. In Sicilia, Molise e Campania
raggiunge valori superiori al 70% anche
tra gli anestesisti e il personale non medico. Secondo i dati dell’ultima Relazione
sullo stato di attuazione della legge
194/1978 del ministero della Salute il numero degli obiettori sembra essersi stabilizzato dopo il notevole aumento negli ultimi anni, ma valori ancora così elevati
possono rappresentare un freno alla corretta applicazione della legge. Oltre a porre
problemi organizzativi all’interno delle
Asl e degli ospedali, rendono più difficile
la tutela della donna, che potrebbe trovarsi nella situazione di dover abortire in una
struttura ospedaliera al di fuori della propria regione di residenza. Una differenza
negativa tra i due tassi di abortività (IVG
effettuate in regione meno IVG effettuate
dalla donne residenti) è indice di una mobilità in uscita, cioè del ricorso all’aborto
al di fuori della regione di residenza della
donna. Al contrario una differenza positiva indica una mobilità in entrata. In entrambi casi quanto più la differenza è maggiore, tanto più grande è l’entità dei flussi
migratori. Tra i fattori che stentano a far
decollare la legge ci sono anche i tempi di
attesa tra il rilascio della certificazione necessaria e l’intervento stesso. Anche se
negli ultimi anni è aumentata la percentuale di Ivg eseguite entro due settimane, ancora oggi in metà delle regioni più del
25% degli interventi sono effettuati 2-3
settimane dopo la certificazione.
Isernia
Mercoledì 7 settembre 2011
Via Pio La Torre, 7 - 96170 Isernia - Tel. 0865 410275 - Fax 0865 451767 - E-mail: [email protected]
Nuovo farmaco,
dall’ospedale Veneziale
un contributo alla ricerca
Il dottore Olivieri ha partecipato allo studio
L’ospedale Veneziale
ISERNIA. Il Centro di Prevenzione delle Malattie Cardiovascolari dell’Ospedale Veneziale di Isernia, con il
Principal Investigator dr. Carlo Olivieri, è uno dei sedici
centri italiani che hanno partecipato allo Studio Aristotle
(pubblicato sul New England Journal Medicine lo scorso
28 agosto) che ha dimostrato la maggiore efficacia di un
nuovo farmaco: l’Apixaban, rispetto al Warfarin (Coumadin) con una riduzione significativa degli episodi
emorragici e della mortalità. In sostanza è iniziata iniziata una nuova era nel trattamento anticoagulante della fibrillazione atriale, aritmia ad alta incidenza prevalentemente nelle fasce avanzate della popolazione. Questo è
ciò che è emerso nel corso dell’ultimo Congresso Europeo di Cardiologia, tenutosi a Parigi dal 27 al 31 agosto,
dove sono stati riportati i risultati dello Studio Aristotle
che ha coinvolto 35 nazioni nel mondo. Il Centro di Prevenzione delle Malattie Cardiovascolari dell’Ospedale
Veneziale di Isernia è risultato risultando il primo a livello nazionale per numero di pazienti arruolati, diventando
uno dei Centri di riferimento per gli studi relativi alla fibrillazione atriale, avendo partecipato nell’ultimo decennio agli studi multicentrici internazionali Active e Averrroes. Con l’entrata in commercio dell’Apixaban non sarà più necessario il controllo periodico dell’Inr che crea
disagio nei pazienti con fibrillazione atriale in trattamento con il Coumadin.
Isernia e Provincia 17
Mercoledì 7 settembre 2011
Torna l’incubo mancati pagamenti alla struttura. I sindacati chiedono un confronto con la proprietà
Igea, dipendenti senza
stipendio da 4 mesi
“Continuiamo a lavorare, ma vogliamo risposte”
ISERNIA. Torna l’incubo
per i dipendenti dell’Igea
Medica. Fonti vicine all’azienda riferiscono che il
personale che opera nella
struttura non percepisce lo
stipendio da quattro mesi,
un lasso di tempo che riporta alla mente degli operatori
il periodo di forte tensione
che si erano lasciati alle
spalle alla fine dello scorso
anno. Della vicenda si stanno interessando anche i sindacati che chiederanno a
breve alla proprietà un incontro proprio per discutere
della questione stipendi.
La situazione, dopo l’approvazione del bilancio e il
tira e molla dell’estate
2010, sembrava essersi calmata. Era intervenuta anche
la Regione con ammortizzatori sociali che avrebbero
potuto dare un sospiro di
sollievo ai dipendenti dell’azienda impiegata nel settore dell’assistenza medica.
Dopo mesi tribolati, sembrava essersi aperto uno
spiraglio e l’avvio di un pe-
riodo roseo. S’era parlato
anche di rilancio della struttura e di ampliamento dell’offerta ai cittadini, segno
che l’intenzione di proseguire a livelli alti era tangibile. Il periodo roseo in effetti c’è stato, ma è terminato quattro mesi fa quando
sono cominciati i primi ritardi nei pagamenti. Pochi
giorni che ai dipendenti non
sono sembrati nulla: tutto è
continuano come sempre,
prestazioni comprese. Poi,
col passare del tempo, la situazione è andata peggiorando sempre più e i soldi
non versati si sono accumulati. “Siamo da quattro mesi
senza stipendio, ma continuiamo a lavorare – dicono
i dipendenti dell’azienda
che spiegano, ancora una
volta, quale sia il loro disagio -. Le voci che si rincorrono sono tante, ma l’unica
certezza che abbiamo è proprio quella del ritardo nel
percepire lo stipendio nonostante si continui a prestare
servizio”.
La paura di tornare a dover
lottare come avvenuto diversi mesi fa è alta. Prima
l’attesa speranzosa che si è
protratta per mesi, adesso la
rabbia per il mancato pagamento di quattro mensilità.
“Iniziano ad esserci problemi anche per noi – spiegano
anche i dipendenti -. Abbiamo bisogno di soldi anche
perché lavoriamo ed è un
nostro diritto”.
I sindacati stanno cercando
di capire cosa sia successo.
Tra le possibilità anche ritardi non dovuti alla stessa
società. “Con la cassa integrazione in deroga, come
quella presente all’Igea, la
proprietà anticipa i soldi e
l’Inps poi li rimborsa” spiega Guglielmo Di Lembo,
uno dei sindacalisti che
hanno seguito più da vicino
e continuano a monitorare
la situazione dell’Igea. I ritardi e gli impedimenti,
quindi, potrebbero dipendere da enti terzi e non dalla
società. “Serve capire cosa
sta succedendo. Per questo
chiederò un incontro con i
vertici della società per farmi spiegare nel dettaglio la
vicenda” ha proseguo Di
Lembo.
I dipendenti, quindi, restano
in attesa di quanto verrà riferito dalla proprietà ai sin-
La sede dell’Igea Medica
dacati per capire quale futuro li attende, cosa succederà
nei prossimi mesi e, soprattutto, quando verranno ero-
gati i prossimi stipendi (così da capire anche quando
recupereranno i soldi che
sono in arretrato).
Css, liquidate alcune mensilità
ma la situazione resta ancora tesa
ISERNIA. Una sofferenza a
catena quella della Css, la
cooperativa sanitaria che si
occupa dell’assistenza domiciliare per un numero cospicuo di pazienti.
Per quanto riguarda i dipendenti della provincia di Isernia c’è una buona notizia:
sono state pagate alcune
mensilità arretrate ed è stato
così diminuito il numero di
stipendi ancora da erogare.
Il problema, però, sta a
monte. “L’Asrem ha forti ritardi nei trasferimenti alla
cooperativa che, quindi, ha
a sua volta problemi nell’erogazione degli stipendi
ai propri dipendenti – spiega
ancora Guglielmo Di Lembo
che sta assistendo i lavoratori della cooperativa nella
loro battaglia per lo stipendio -. Anche le banche chiedono conto e stringono i
cordoni della borsa. Anche
la società si trova tra l’incudine e il martello”. E così i
lavoratori si ritrovano senza
stipendio e con le spese che
si accumulano. Sul fronte
Campobasso la situazione è
anche peggio. Sono in pro-
gramma una serie di incontri con il prefetto così da
trovare una soluzione oltre
alle continue richieste di
sblocco dei fondi da parte
dell’Asrem per poter pagare
i dipendenti.
“Una vicenda particolare. E
adesso le proposte del governo per le cooperative
renderanno la vita ancora
più difficile a questi organismi che, se prima potevano
reinvestire l’utile nei servizi, adesso avranno problemi. Con ricadute soprattutto
sull’occupazione.
Agnone Alto Molise 19
Mercoledì 7 settembre 2011
Intanto, per Ginecologia cresce la paura. Un sindacalista denuncia il trasferimento di due ostetriche a Isernia
ADELINA ZARLENGA
AGNONE. Trattative in
corso tra i referenti dell’Unità di Crisi a sostegno dell’Ospedale San Francesco
Caracciolo e i vertici sanitari della Regione Molise. In
questi giorni, la vice sindaco
Nunzia Zarlenga ha avuto
contatti con il sub commissario Morlacco, in previsione di un incontro, ad Agnone, con il commissario ad acta Michele Iorio e i due sub
commissari, inviati da Roma
per risollevare le finanze in
rosso della sanità molisana.
Ieri mattina, un fax è partito
dal Comune di Agnone. Il
destinatario, il commissario
Iorio, invitato nella cittadina
alto molisana, per osservare
da vicino le condizioni del
presidio sanitario. Per discutere di ciò che ancora non
funziona. Come la mancanza
di personale, che sta lasciando alcuni reparti in uno status precario ed altri in fase di
collasso. La fase è delicata e
i vari rappresentanti dell’Unità di Crisi non si sbottonano. Il Caracciolo è la
spina nel fianco dei cittadini
Caracciolo, unità di crisi
invita Iorio ad Agnone
La speranza è quella di riuscire a trovare un accordo
alto molisani e va trattato
con cura. Senza strumentalizzazioni. “Morlacco è stato
disponibile – ha detto il vice
sindaco – ora attendiamo
una risposta da parte del
commissario”. E proprio Michele Iorio, in occasione della convention con il Ministro
Fitto a Capracotta, aveva
parlato di sanità e della questione del nosocomio agnonese. Parole dure, anche in
riferimento all’inversione di
tendenza della situazione politica locale, che secondo il
presidente della Regione sarebbe collegata agli umori
sull’ospedale. “A Roma sono
stato criticato perché non
chiudevo – ha detto con sarcasmo in occasione del convegno sul rilancio del turi-
L’ospedale Caracciolo di Agnone
smo dell’Alto Molise – e in
Molise perché avrei chiuso”.
Intanto, l’ultimo decreto (il
numero 20 del 30 giugno
2011) varato dal commissario ad acta ha acceso qualche
speranza nel centro alto molisano, destando d’altra parte, qualche perplessità.
A lamentarsi sono a volte gli
utenti, che in alcuni casi si
ritrovano in preda ai disagi,
alla mancanza di personale,
diminuito con il blocco del
turn over e con i trasferimenti presso altre strutture. In
primis, quella di Isernia, che
con Agnone e Venafro costituisce un unico polo ospedaliero. Intanto, sono partite
dal Comune di Agnone anche le lettere ai 38 sindaci
dell’area che gravita intorno
al Caracciolo, con la controproposta stilata dai vari rappresentanti dell’Unità di Crisi (amministratori, sindacalisti, medici, comitati civici)
nell’ultima riunione di luglio. Il documento è in attesa
di ulteriori modifiche e pro-
La situazione
Il comitato
civico Art 32
è ancora in attesa
del responso
del Tar, previsto
per il 21 settembre
poste da parte di tutti i componenti, per poi essere definitivamente inviato agli organi di competenza. Alla base c’è sempre l’idea che
“l’unione fa la forza” e che
se qualcosa non va, bisogna
tentare di risolverla insieme.
Lunedì mattina, inoltre i referenti del Comitato Art.32,
promotori del ricorso al Tar
firmato da più di mille cittadini, hanno incontrato, come
annunciato nei giorni scorsi,
il sub commissario Mario
Morlacco, per mandare
avanti le trattative intraprese
dopo il primo responso da
parte del Tribunale Amministrativo Regionale. Giudizio
- che entrerà nel merito con
l’attesa udienza del 21 settembre – il quale ha di fatto
bloccato tutti i provvedimenti commissariali e quelli
emanati dall’Asrem, fino all’ultimo decreto del 30 giugno (escluso). Tale atto sarebbe la risposta alle direttive del TAR, quindi, se sarà
giudicato adempiente dal
Tribunale, non dovrebbero
esserci grandi colpi di scena.
“Il decreto 20 – precisa
Franco Di Nucci del Comitato Art.32, di ritorno dalla
riunione a Campobasso con
il sub commissario – è un
passo avanti per la sanità alto molisana, perché oltre alla
riorganizzazione dei posti
letto, sancisce che ad Agnone ci sia un pronto soccorso.
C’è maggiore ottimismo, ma
resta il grosso problema del
personale. Il blocco assunzioni ha creato il collasso. Il
reparto Ginecologia, per
esempio, secondo il decreto
ha quattro posti letto, ma
non è operativo, perché
mancano i medici”. E proprio dal settore dedicato alla
maternità, qualche giorno fa
è esplosa la protesta dell’associazione “Il Cittadino
C’è”, condotta da Enrica
Sciullo. I membri del gruppo
hanno infatti presentato denuncia alla Procura della
Repubblica di Isernia, per
sollecitare gli organi sanitari
competenti nell’attivazione
dei provvedimenti sanciti del
recente decreto commissariale. Hanno richiesto l’attivazione del servizio di reperibilità di un medico ostetrico-ginecologo 24 ore su 24
nel Pronto Soccorso, per assicurare il Servizio di Trasporto Assistito Materno
(STAM). Inoltre, hanno sottolineato la necessità di disporre la reperibilità ostetrico-ginecologica, ortopedica
e pediatrica per la consulenza di Pronto Soccorso (H
24). “I due ginecologi in servizio presso il Caracciolo –
sottolineavano i componenti
del gruppo civico - sono stati trasferiti presso l’Ospedale
Veneziale di Isernia, potenziandovi l’organico esistente
e sguarnendo i servizi previsti presso il Caracciolo”.
Inoltre, la situazione determinata dalla mancanza di
personale, avrebbe comportato una diminuzione notevole delle visite. L’instabilità del reparto è stata messa
in risalto anche da un sindacalista Rsu FpCgil: “Due
ostetriche del "Caracciolo"
hanno ricevuto un ordine di
servizio che le obbliga a lavorare nel "Veneziale” di
Isernia da lunedì 5 settembre
2011, fino a data da destinarsi, per mobilità d’urgenza, il
che rende il tutto ancora più
precario. Come sindacato
stiamo producendo opposizione a tale disposizione
senza escludere nessun tipo
di intervento”.
32 Larino Area Frentana
Mercoledì 7 settembre 2011
Sanità, vince chi ha un santo in paradiso
LARINO. Nuovo intervento sul futuro
del Vietri del Comitato nato per la sua
salvaguardia. Nel testo diffuso alla stampa, Palmieri, Spina e gli altri aderenti
esordiscono affermando che “è evidente
ormai che il Sistema Sanitario del Molise viene riorganizzato secondo il criterio
del “chi ha più santi in paradiso” e non in
base all’efficienza e alla qualità dei servizi erogati nei reparti delle varie strutture ospedaliere regionali. D’altro canto
non ci si può aspettare altro da una politica nostrana composta di “santi” che
fanno miracoli riservati ai propri fedeli
che pregano e si prostrano nel chiedere
grazie abbondanti. Nel ventennio fascista del secolo scorso i più privilegiati
erano “i figli della Lupa”, mentre ora sono i figli dei lupi. Tutti gli altri vanno all'Inferno. In questo stato di cose vivono
ora i Molisani, specialmente quelli dell’area frentana, convinti che una “santa”
l’avessero anche loro e che invece è
l’unica a tenere solo per sé tutti i “miracoli” di cui ha beneficiato” Dopo questa
introduzione, il comitato riporta la storia
di una signora che due settimane or sono
di ritorno a Larino da una gita è stata vittima di un grave incidente. “Mentre
scendeva i gradini dell’autobus -scrivono - ha perduto l’equilibrio ed è caduta
rovinosamente sull’asfalto procurandosi
lacerazioni e contusioni di entità tale da
far sospettare anche possibili fratture.
Immediata la chiamata al 118, aspettandosi un altrettanto repentino arrivo dell’ambulanza in dotazione alla postazione
di Larino: ma i soccorsi non arrivano.
Viene inoltrata una seconda chiamata ed
in tale circostanza viene spiegato che
l’equipe di Larino è in missione nella zona di S. Croce di Magliano poiché l’ambulanza, posta a presidio di quel territorio, è a sua volta impegnata in un'altra
emergenza. Nel frattempo vengono chiamati i Carabinieri e la Guardia Medica:
la dottoressa di turno, dichiaratasi disponibile a prestare soccorso, è stata prelevata in sede da uno dei presenti ed accompagnata sul luogo dell’incidente.
Fatti i primi accertamenti sulle condizio-
ni di salute della sfortunata signora, la
dottoressa ha dovuto constatare che era
necessaria una barella e che quindi si dovesse aspettare l’arrivo dell’ambulanza.
In preda ad una crisi di panico, la signora Anna ha fatto temere il peggio ed il cognato giunto sul posto ha chiamato per la
terza volta il 118 con la minaccia di denuncia per quanto stava accadendo. Ci
sono voluti circa 40 minuti prima che la
signora potesse essere soccorsa a pochi
metri dall’ospedale “Vietri” che, da
quanto riferitoci, non ha potuto inviare la
propria ambulanza perché il servizio è
appannaggio del solo 118. Insomma, se
la signora avesse riportato fratture tali da
provocare emorragie interne, avrebbe
potuto morire a pochi metri dall’ospedale che grazie a Dio le ha poi prestato tutte le cure del caso. Si, bisogna ringraziare il Signore e non certo i suoi sommi
rappresentanti terreni che sui tanti casi
come quello della signora Anna non
spendono una parola”. Il Comitato lancia
poi un attacco incrociato anche a coloro
che “scendono in piazza a difesa della
“Cattolica” e ben conosciamo quali somme vi gravitano intorno e mentre il Cardinal Bagnasco denuncia: «la questione
morale in politica, come in tutti gli altri
ambiti del vivere pubblico e privato, è
grave e urgente e non riguarda solo le
persone ma anche le strutture e gli ordinamenti». «Nella società odierna siamo
tutti insidiati da una cultura che semina
menzogne e fa pensare che l'uomo vero
sia colui che ha potere e denaro, che le
regole sono nemiche della libertà, che bisogna lasciarsi guidare dalle sensazioni
più che dalla ragione, che il bene morale
è ciò che conviene senza sacrificio. Questo clima culturale «corrode il modo di
concepire la vita, la famiglia, il lavoro, il
senso del dovere e di Dio stesso», c’è chi
sigla accordi pericolosi con il pluri-indagato Michele Iorio. Quando si dice predicare bene e razzolare male! A Larino abbiamo ormai capito che oggigiorno è il
solo denaro che fa girare il mondo e a
nulla servono i sacrifici sostenuti in passato e le buone azioni di cittadini illustri
a vantaggio della comunità. Ora servono
le aderenze e le genuflessioni per ottenere un posto “in paradiso”. Così vuole la
politica dei “lupini”. Quelli larinesi però
devono aver sbagliato posizione! Prima
dell'attacco finale al governatore Iorio,
Spina, Palmieri e gli altri del Comitato
ricostruiscono la storia del Vietri, il suo
essere stato il frutto nel 1881 della generosità del larinate Giuseppe Vietri che
aveva donato tutti i suoi beni al Comune
di Larino “per una Casa di Cura” a favore di tutti i molisani”. Una storia ultra
centenaria, dunque, quella del presidio
frentano, una storia che – concludono
quelli del Comitato – non si capisce il
motivo per cui Michele Iorio, presidente
uscente (e speriamo mai più entrante),
stia tentando accanitamente di cancellare
chiudendolo. E' una vergogna che lo faccia per di più dopo aver promesso nella
scorsa campagna elettorale che l’ospedale “G. Vietri” sarebbe divenuto “il fiore
all’occhiello della sanità molisana” grazie a lui ed alla sua longa manus in città:
l’attuale Amministrazione Comunale.
Non c’è che dire: un fulgido esempio di
come Iorio mantenga le promesse. Le
stesse che si accinge a propinarci alla vigilia della ormai imminente nuova tornata elettorale. Molisani, non fatevi incantare più! Errare humanum est, perseverare autem diabolicum”.
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campobasso - Azienda Sanitaria Regionale del Molise