LE CITTÀ DEL MOLISE Mercoledì 7 settembre 2011 5 Campobasso LA DENUNCIA PRENOTA L’ ESAME PER IL CONTROLLO DELLA GHIANDOLA IL 29 AGOSTO E LO FISSANO A OTTOBRE 2012 I TEMPI BIBLICI DELLA SANITÀ Allʼospedale Cardarelli tredici mesi di attesa per unʼecografia alla tiroide C AMPOBASSO. Che l’azienda sanitaria regionale non navighi in buone acque, beh, oramai è cosa nota ma, quando i cittadini provano sulla propria pelle i disagi dovuti alla lentezza e all’inefficienza della macchina organizzativa, scatta l’esasperazione e la conseguente denuncia. Tredici mesi di attesa per effettuare un’ecografia alla tiroide al reparto di endocrinologia dell’ospedale Cardarelli di Campobasso. “Il primo posto libero è a ottobre del 2012”. No, non è uno scherzo, è la risposta che una giovane paziente del capoluogo ha ricevuto quando, qualche giorno fa, ha cercato di prenotare un controllo alla ghiandola su specifica indicazione del proprio medico. In un primo momento, la donna ha creduto di aver capito male, ha pensato, infatti, che ci fosse la possibilità di effettuare l’esame a ottobre, cioè tra poco più di un mese ma, quando le è stato ribadito l’anno, 2012 e non 2011, è rimasta senza parole. Nessun fraintendimento, esattamente tra tredici mesi. Vedendo l’espressione sconcertata sul suo volto, il personale dell’ufficio prenotazioni ha cercato di rincuorare la giovane donna spiegando- le che avrebbe potuto fare una telefonata per provare a rientrare tra i fortunati che, due volte al mese, vengono prescelti per svolgere l’esame. Considerando il Malasanità? No, malafede: Flocco replica a Martino C AMPOBASSO. Romeo Flocco risponde a Tonino Martino che qualche giorno fa ha raccontato la sua disavventura sulle pagine de il Nuovo Molise. «In risposta alla discutibile comunicazione del dottor. Tonino Martino, pubblicata in due riprese sul Loro quotidiano, mi permetto di esporre la realtà dei fatti. Il Sig. Martino, ricoverato in Ortopedia per frattura di femore era stato inserito nella lista operatoria del 10-08-11 per l’interveto di sintesi di femore. Ma il signor Martino, alle ore 9 circa dello stesso giorno, rifiutava l’intervento chirurgico proposto. In seguito nella stessa mattinata, sono stato coinvolto per la valutazione del caso, come Responsabile della UOC di Anestesia e Rianimazione. Ho riconsiderato con il sig. Martino la possibilità di programmare l’intervento chirurgico per il 12-08-11, dopo una adeguata prepa- razione necessaria a correggere uno scompenso metabolico legato ad altra patologia cronica di cui il paziente soffre da tempo. Ho spiegato al paziente ed ai familiari quali erano i rischi legati a tale patologia cronica, chiedendo il dovuto consenso informato. Ma dopo alcune ore venivo informato dai colleghi ortopedici che il paziente aveva rifiutato anche questa seconda possibilità. Questi sono i fatti, ben documentati: il signor. Martino ha rifiutato l’esecuzione dell’intervento chirurgico, già programmato, per ben due volte. Era probabilmente già chiara la volontà del paziente di essere curato in altra struttura. Stanco di calunnie gratuite voglio ribadire che il nostro obiettivo è quello di ottenere la migliore stabilizzazione clinica per affrontare in sicurezza l’intervento chirurgico, nell’interesse del paziente. Spero di risparmiare ai lettori la noia di leggere in seguito altre mie comunicazioni, ormai i tempi sono maturi per tutelare nelle opportune sedi giudiziarie la professionalità e la serietà della nostra categoria. Infatti, come si legge negli art. 594, 595, e 368 del Codice Penale, l’Ingiuria, la Diffamazione e la Calunnia sono reati». numero così elevato di richieste e di controlli alla tiroide fissati dalle pazienti di anno in anno, il reparto, due volte al mese svolge degli esami extra per cercare di smaltire le prenotazioni o di inserire chi non ha preventivato il controllo . La donna, pur annotandosi il numero di telefono, ha creduto poco in questa possibilità, anzi le è parso di dover partecipare ad una sorta di “ruota della fortuna”. Nella consapevolezza di aver urgente bisogno dell’ecografia tiroidea e, pur godendo dell’esenzione di pagamento del ticket, la donna sarà costretta a prenotare l’esame in una struttura privata visto che il medico è stato chiaro e le ha prescritto l’esame proprio per verificare al più presto le condizioni della ghiandola. Forse i tredici mesi di attesa sono dovuti al fatto che si tratta di un esame “particolare” ma non è andata meglio ad un’altra campobassana che ha dovuto attendere un mese per delle “semplici” analisi del sangue. Niente di soprannaturale, una banale verifica dei valori dell’emocromo che una donna di Campobasso ha richiesto al medico generico prenotando la visita presso il centro dell’Asrem di via Ugo Petrella. Ebbene il primo posto disponibile per effettuare il prelievo è stato fissato ad un mese di distanza dal giorno in cui la donna si è recata dal proprio medico. Non si trattava di un controllo urgente ma la signora avrebbe gradito effettuare il prelievo un po’ più celermente per conoscere i valori del ferro e di tutti gli altri esami che il medico le ha prescritto. Semplice spossatezza, un po’ di fiacca o pressione bassa, non si sa, fatto sta che la donna ha dovuto attendere un mese per fare il prelievo, poi una settimana, per ottenere i risultati delle analisi. Non si sa se il ritardo sia dovuto alla carenza di personale, all’enorme mole di richieste di analisi del sangue; in ogni caso i trenta giorni di attesa sono apparsi un po’ eccessivi. Ovviamente il ticket di 72 euro è stato pagato all’impronta. mofu 6 CAMPOBASSO IL FATTO Mercoledì 7 settembre 2011 CAROVILLANO: A CAMPOBASSO Lʼ80% DELLE VISITE SI EFFETTUANO IN AMBULATORIO Guardia medica, è emergenza sicurezza Le strutture migliori sono quelle dei Comuni in cui le amministrazioni sono più sensibili STEFANO VENDITTI C AMPOBASSO. Siamo partiti da un recente caso di cronaca, l’aggressione subita all’interno dell’ambulatorio della Guardia medica di Gambatesa, per tentare di comprendere lo stato attuale dei diversi presidi sparsi sul territorio. Lo abbiamo fatto contattando il dottor Antonio Carovillano che ha speso una vita all’interno della Guardia medica non solo di Campobasso. «Bisogna partire da un concetto primario: la Guardia medica non è più solo un numero al quale telefonare ma, nel tempo, si è trasformato in un vero e proprio ambulatorio pubblico e comunale. A Campobasso, per esempio, riceviamo l’80% delle visite in ambulatorio perché ormai la gente è abituata a venire da noi. Quello che mi domando è perché un ambulatorio privato deve strettamente attenersi a ciò che è prescritto dalla legge, vedasi misure di sicurezza e agibilità, e quelli comunali no? Perché gli ambulatori di Guardia medica sono da sempre stati inseriti in contesti poco consoni e messi in disparte? Quello che ho potuto notare nella mia lunga carriera di me- IN CITTAʼ non sarà l’ultimo se anche e soprattutto le Amministrazioni comunali non scenderanno in campo per ridefinire e ristrutturare le varie sedi in comune accordo con i vertici aziendali dell’Asrem. E’ vero che si sta attraversando un forte momento di crisi, ma mai come in questi frangenti è vero il detto che l’unione fa la forza. Il fatto che, per esempio, - ha sottolineato il dottor Carovillano - da noi in Guardia medica vengano girati i cosiddetti codici bianchi del pronto soc- corso quando c’è maggiore afflusso di pazienti gravi, fa comprendere come sia mutato il compito dei medici di Guardia medica. Al nord, per esmepio, gli ambulatori di Guardia medica hanno un orario ben preciso e totalmente organizzato. Dalle 8 alle 14 visite ambulatoriale, dalle 14 in poi visite domiciliare. Qui da noi, invece, è lasciato tutto al caso o all’iniziativa del singolo. Non si può andare avanti in questa situazione, vanno presi dei provvedimenti seri e costruttivi». Fibrosi cistica, a breve l’inaugurazione del centro al Cardarelli C AMPOBASSO. «Tra circa un mese saremo in grado di inaugurare ufficialmente il nuovo centro per la fibrosi cistica presso il nosocomio del Cardarelli in località Tappino». E’ questa la bella notizia annunciata dal presidente dell’associazione molisana fibrosi cistica, Carmine D’Ottavio. «In questi giorni stiamo ultimando il trasferimento dei macchinari e degli arredi che andranno a completare le due stanze che ci sono state assegnate. La novità rispetto al passato - ha sottolineato il presidente D’Ottavio - è proprio il fatto che avremmo a nostra disposizione due stanze perché così potremmo lavorare anche per ciò che concerne l’endocrinologia pediatrica. La direttrice del centro, la dottoressa Annamaria Macchiaroli, dico di continuità assistenziale, è questo il compito della Guardia medica, - ha rimarcato il dottor Carovillano - e che la dove c’è stata una maggiore sensibilità dell’Amministrazione comunale, che si è andata ad affiancare a quella della Asrem, sono state istituite delle Guardie mediche degne di nota. Mi riferisco, per esempio, ai presidi di Baranello e di Torella. In queste sedi sia i colleghi sia i pazienti possono usufruire di un gabinetto medico con tutti i crismi. I vari ambulatori, la maggior parte di essi, soffre di una cronica carenza di misure di sicurezza. La Guardia medica deve essere considerata come un qualsiasi presidio pubblico, come un ufficio postale per esempio. Perché l’ufficio postale deve essere dotato per legge dello scivolo per l’accesso ai disabili, di telecamere di sicurezza e così via e la Guardia medica no? Il caso di Gambatesa è solo l’ultimo in ordine cronologico e, credo purtroppo, I lavori per il trasferimento e la ristrutturazione della nuova sede procedono senza intoppi Una veduta dellʼospedale Cardarelli in località Tappino così potrà svolgere il suo lavoro in assoluta tranquillità in un ambiente nuovo e più propositivo rispetto al passato. I maggiori la- LʼAPPROFONDIMENTO La malattia e le sue caratteristiche vori, infatti, si sono dovuti approntare per riportare le attrezzature, e il centro in senso generale, in piena efficienza dato che lo stes- C so è stato un po’ lasciato andare - ha concluso il presidente D’Ottavio -.» Gli obiettivi che ci si propone con la creazione di questo rinnovato centro presso gli ambulatori del Cardarelli sono quelli di vincere la fibrosi cistica, promuovere e sviluppare la ricerca scien- tifica come base imprescindibile per la lotta contro la malattia in alleanza con altre organizzazioni che perseguono lo stesso fine in Italia e all’estero, stimolare il miglioramento costante dell’assistenza medica da parte delle istituzioni alle persone affette da fibrosi cistica, nonché l’istruzione e l’educazione dei pazienti e delle loro famiglie in relazione alla patologia, incoraggiare l’inserimento scolastico, lavorativo e sociale dei pazienti e creare ogni premessa per il miglioramento della loro qualità di vita. SteVen AMPOBASSO. La fibrosi cistica (FC) è la malattia congenita, cronica, evolutiva, trasmessa con meccanismo autosomico recessivo più frequente nella popolazione caucasica: ne è affetto un neonato ogni 2500-2700 nati vivi. La fibrosi cistica è secondaria ad un’anomalia della proteina chiamata CFTR (Cystic Fibrosis Transmembrane Conductance Regulator) localizzata nella membrana apicale delle cellule degli epiteli; la sua funzione è quella di regolare gli scambi idroelettrolitici Il gene che codifica questa proteina è stato localizzato nel 1989 sul braccio lungo del cromosoma 7. All’alterazione della proteina consegue un’anomalia del trasporto di sali che determina principalmente una produzione di secrezioni per così dire “disidratate”: il sudore è molto ricco in sodio e cloro, il muco è denso e vischioso e tende ad ostruire i dotti nei quali viene a trovarsi. La malattia coinvolge numerosi organi ed apparati: l’apparato respiratorio, dalle prime vie aeree al tessuto polmonare, il pancreas nella produzione di enzimi digestivi, il fegato, l’intestino e l’apparato riproduttivo, soprattutto nei maschi. La malattia può manifestarsi precocemente, in età neonatale o nelle prime settimane o mesi di vita, con gravità diversa, in alcuni casi in correlazione a particolari mutazioni geniche. Più raramente la malattia può evidenziarsi nell’età adolescenziale od adulta con quadri clinici meno gravi. fonte www.fibrosicistica.it TERMOLI Mercoledì 7 settembre 2011 Tubercolosi in ospedale, la riflessione del dottor Totaro T ERMOLI. Il dottor Giancarlo Totaro, in qualità di specialista patologo, è intervenuto sull’allarmismo creato dai casi di tubercolosi a Roma. In una nota scrive: “In merito ai contagi del bacillo della tubercolosi avvenuti in un ospedale di Roma da parte di un’infermiera, si sta diffondendo un eccesso di allarmismo. Come fare per vedere se si è affetti da tubercolosi o si è portatori sani ma contagiosi per gli altri? Senza voler alimentare preoccupazioni, è bene informare la popolazione che l’iter diagnostico per l’accertamento della malattia e/o la determinazione dello stato di portatore sano, si inizia con un semplice test che può essere eseguito in due modi di inoculazione sottocute dell’antigene tubercolotico chiamati: Tine test e intradermoreazione secondo Mantoux e la successiva valutazione da parte del medico della risposta immunitaria da farsi a distanza di circa 72 ore. Tali test si possono eseguire dietro semplice prescrizione del proprio medico di famiglia, presso l’ambulatorio specialistico di patologia clinica-centro prelievi del poliambulatorio di via del Molinello. Sarebbe auspicabile che si eseguisse tale test a tutti gli operatori sanitari dell’Asrem al fine di prevenire pericolose situazioni di contagio come quello romano specie nell’ottica di un presumibile aumento del rischio dovuto agli aumentati flussi di immigrazione da parte di cittadini che provengono da stati dove la tubercolosi è ancora una patologia molto diffusa. Un’altra categoria a cui fare il test è costituita dai somministratori di alimenti (libretto sanitario per ristoranti, bar, gelaterie etc.), test che è stato previsto fino a due anni fa dalla regione Molise, e poi abolito; infine agli operatori nelle scuole: asili nido, scuole materne ed elementari. In questo obbligo di somministrazione la Asrem potrebbe essere un esempio di buona sanità e di prevenzione per tutte le altre regioni, alcune delle quali, come il Lazio si stanno già attivando”. 15 18 LE CITTÀ DEL MOLISE Mercoledì 7 settembre 2011 Isernia SANITAʼ MALATTIE AL CUORE, VENEZIALE ALL’AVANGUARDIA ISERNIA. Problemi e disagi. Ma anche qualità, professionalità. Ora certificate da un primato di rilievo nazionale. L’ospedale “Veneziale” è ormai uno dei centri di riferimento per gli studi relativi alla fibrillazione atriale. C’erano anche i professionisti del nosocomio pentro, infatti, a dare avvio giorni fa, alla nuova era del trattamento anticoagulante della fibrillazione atriale. Si tratta di un’aritmia ad alta incidenza prevalentemente nelle fasce della popo- lazione in età avanzata. Nel corso dell’ultimo Congresso europeo di cardiologia, tenutosi a Parigi, sono stati riportati i risultati dello Studio Aristotle che ha dimostrato la maggiore efficacia di un nuovo farmaco: l’Apixaban, rispetto al Warfarin (Coumadin) con una riduzione significativa degli episodi emorragici e della mortalità. Con l’entrata in commercio del nuovo farmaco, infatti, non sarà più necessario il controllo periodico dell’Inr (un test di coagulazione) che crea disagio nei pazienti con fibrillazione atriale in trattamento con il Coumadin. Un successo importante per il Centro di prevenzione delle malattie cardiovascolari del “Veneziale”, guidato dal Principal Investigator Carlo Olivieri, uno dei sedici centri italiani che hanno partecipato allo studio insieme ad altre 35 nazioni nel mondo, risultando il primo a livello nazionale per numero di pazienti arruolati. dc LE CITTÀ DEL MOLISE Mercoledì 7 settembre 2011 Agnone - Alto Molise SANITÀ CHIESTI INTERVENTI URGENTI A TUTELA DELLE PARTORIENTI AGNONE. Oltre un mese fa si profilava soltanto come un’ipotesi. Ora è diventata realtà. Parliamo di una missiva indirizzata, fra gli altri, alla Procura della Repubblica di Isernia, dove si chiede, fra le altre cose, “che si valuti, in caso di negligenza di chicchessia e comportamento non improntato alla diligenza e correttezza professionale, l’eventuale adozione di provvedimenti disciplinari conseguenti” e “che la Procura della Repubblica accerti, se del caso, l’eventuale sussistenza di ipotesi di reato ed in particolare per interruzione di pubblico servizio a seguito dello smantellamento di servizi sanitari, richiedendo, sin d’ora, di essere informati in caso di eventuale di archiviazione del procedimento ai sensi e per gli effetti dell’art. 408 c.p.p” Il documento, che dunque profila l’ipotesi di un reato per interruzione di pubblico servizio ai danni del Caracciolo di Agnone, è di mano del comitato civico ‘Il Cittadino c’è’, ed è stato inoltrato anche ai vertici della Asrem, al Governatore Michele Iorio, ai sub commissari Mario Morlacco e Isabella Mastrobuono, al direttore sanitario del Veneziale di Isernia. Motivo, la difficilissima situazione in cui versa il reparto di ginecologia, che i membri del comitato avevano già denunciato in precedenza: “Non c’è il personale medico, non vengono effettuati gli interventi, l’ambulatorio, le visite, il monitoraggio delle gravidanze, l’ecografie; non è possibile neanche refertare i tracciati. Formalmente i posti sono attivi, ma di fatto il reparto è chiuso. Questa grave carenza viola non solo il Decreto commissariale n.20 del 30 giugno 2011, ma anche la sentenza del Tar”, denunciavano qualche tempo fa. Ora, in nome di detto decreto, il comitato, col documento stilato, chiede l’attivazione urgente ed effettiva dei n. 4 posti letto ordinari di ginecologia dello stabilimento Ostretricia, niente medici h24 Il Cittadino c’è... scrive alla Procura ospedaliero Caracciolo di Agnone; l’attivazione del servizio di reperibilita’ di un medico ostetrico/ginecoloco h24 30/31 giorni su 30/31 presso il pronto soccorso dello stesso stabilimento, per assicurare anche eventuale stam; la disposizione di reperibilita’ ostetrico/ginecologica, ortopedica e pediatrica per consulenza di pronto soccorso h24. Nella missiva si dicono dettagliatamente le motivazioni della richiesta: “-seriamente preoccupati per l’altissima pericolosità della presenza di n. 4 posti letto di ginecologia non coperti da alcun turno h24 medico ostetrico-ginecologico, oltre alla mancanza delle reperibilità almeno per n. 16 giorni al mese dei medici ostetricoginecologi che dovrebbero essere in servizio presso lo Stabilimento Caracciolo; -considerato il fatto che nel mese di luglio il personale di Pronto Soccorso di detto Stabilimento si è trovato spesso a fronteggiare con difficoltà casi di pazienti ostetrico-ginecologiche, senza possibilità di consulenza medica relativa, con grave rischio per le pazienti; -considerato che si sono verificati episodi poco piacevoli ed incresciosi, in cui le pazienti si sono lamentate dei disservizi e della caotica organizzazione esistente, per cui a volte è stato risposto, dopo lunghe attese per consulenza di pronto soccorso, che non era possibile effettuare la prestazione perché si era obbligati solo alla routine; -considerato il fatto che i due ginecologi in servizio presso il Caracciolo sono stati trasferiti presso l’Ospedale Veneziale di Isernia, potenziandovi l’organico esistente e sguarnendo i servizi previsti presso il Caracciolo; -considerato che i volumi dell’attività operatoria ginecologica in regime ordinario sono pressoché nulli, i numeri dei ricoveri di tale branca sono insignificanti, così come il numero delle visite e delle consulenze è precipitato a numeri assolutamente risibili, perché non vi è alcuna sicurezza o certezza di presenza di un medico ostetrico ginecologo in servizio, con conseguente crollo dei DRG trimestrali (sistema che permette di calcolare il costo della prestazione ospedaliera e il valore della produzione conseguente, ed è il criterio di rimborso per la struttura sanitaria privata) sotto il valore assolutamente ridicolo di €. 50.000,00” Per tutti questi motivi il comitato, ricostituitosi da poco con l’intenzione di continuare concretamente e fortemente le battaglie intraprese, in primis quella a tutela della salute dei cittadini alto molisani, ha mosso i primi passi, nell’attesa di vedere i risultati nell’immediato. Adele Moauro 23 Politica Mercoledì 7 settembre 2011 CAMPOBASSO. In questo, purtroppo, tutta Italia è paese. Donne che aspettano mesi e mesi per una mammografia, una visita neurologica si fa attendere fino a 180 giorni. Esami e operazioni da appuntare nell’agenda dell’anno prossimo se si ha la sventura di prenotarle già in estate. Il ministro della Salute ne ha fatto un punto d’onore e circa un anno fa ha licenziato il piano nazionale per la riduzione delle liste d’attesa, recepito poi in sede di Conferenza Stato-Regioni. Linee guida che fanno fronte con regole semplici e termini fissi ad uno dei problemi più sentiti dai cittadini. Perché una visita medica fatta in ritardo rischia di essere inutile. Alle origini del fenomeno c’è l’incapacità delle strutture sanitarie di produrre prestazioni in misura adeguata al bacino d’utenza e un deficit di organizzazione di ospedali e laboratori. Criticità che si accentuano in sistemi locali alle prese con il riordino territoriale dei servizi, come dimostra infatti il caso Molise. “Vogliamo evitare una volta per tutte L’approfondimento Liste d’attesa, varato il nuovo piano regionale Il decreto del commissario ridetermina i tempi massimi per erogare le prestazioni che vi siano liste d’attesa lunghissime per ottenere prestazioni sanitarie nell’attività istituzionale dell’orario di lavoro e invece abbreviate nell’attività intramoenia, come purtroppo spesso avviene”, così Fer- ruccio Fazio attaccò il cuore del problema. Ora il suo piano nazionale è stato declinato anche in Molise. Con decreto del commissario ad acta per il sistema sanitario Michele Iorio è stato infatti approvato il nuovo piano regionale di governo delle liste di attesa per il triennio 2011-2013. Punti qualificanti del provvedimento sono la rideterminazione dei tempi massimi di attesa per visite e esami diagnostici con l’avvio definitivo del- Le scadenze per il sistema sanitario SPECIALISTICA AMBULATORIALE Urgente (U) Prestazione la cui tempestiva esecuzione condiziona in un arco temporale molto breve la prognosi Da eseguirsi entro 72 ore Breve (B) Prestazione la cui tempestiva esecuzione condiziona in un arco temporale breve la prognosi Da eseguirsi entro 10 giorni Differibile (D) Prestazione la cui tempestiva esecuzione non influenza significativamente la prognosi Da eseguirsi entro 30 giorni (visite) o 60 giorni per gli esami Programmata (P) Prestazione che non influenza la prognosi, né il dolore o la disfunzione. Può essere dunque programmata in un ampio arco di tempo Da eseguirsi entro 180 giorni RICOVERI OSPEDALIERI CLASSE A Casi che possono aggravarsi rapidamente al punto da diventare emergenti Entro 30 giorni CLASSE B Casi clinici che presentano intenso dolore o gravi disfunzioni o grave disabilità Entro 60 giorni CLASSE C Casi clinici che presentano minimo dolore e non manifestano tendenza ad aggravarsi Entro 180 giorni CLASSE D Non c’è dolore, né disfunzione, casi senza attesa massima definita Entro 12 mesi le prenotazioni per priorità modalità legata alla gravità della patologia -, la definizione di particolari percorsi diagnostici e terapeutici per le patologie tumorali e la cardiopatia ischemica, la conferma che visite specialistiche ed esami non complessi dovranno essere garantiti al paziente nei tempi massimi negli ambiti territoriali dove egli risiede, l’integrazione dell’offerta pubblica e privata con i medesimi obblighi per tutti nel rispetto dei tempi. Particolare rilievo assumono la corretta e obbligatoria comunicazione ai cittadini da parte dell’azienda sanitaria sui tempi di attesa, ma anche l’obbligo di garantire, quando l’ambulatorio pubblico non riesce a farlo, i tempi massimi di attesa anche con contratti specifici con i medici in attività di libera professione e strutture accreditate, senza che il cittadino paghi nulla se non il ticket quando dovuto. Indirizzi specifici sono forniti anche per la prenotazione dei ricoveri ospedalieri. “Il fenomeno delle liste d’attesa è un problema per ogni ser- 5 vizio sanitario di livello avanzato, qualunque sia il modello organizzativo adottato - commenta il direttore responsabile dell’Osservatorio regionale sulla qualità dei servizi sanitari, Alberto Montano -. L’impatto che il problema determina sull’organizzazione del sistema sanitario regionale e sul diritto dei cittadini ad una risposta efficiente al bisogno di salute spiega la scelta della Regione di farne un obiettivo prioritario della programmazione sanitaria. Questo ancor di più ora che è in corso una profonda verifica organizzativa per ridurre i costi e razionalizzare le spese e quando è necessario che ogni intervento fatto per il risparmio economico sia accompagnato da interventi per il recupero di una maggiore efficienza organizzativa e di un migliore governo clinico, al fine di evitare disagi alla popolazione. Ora - ha aggiunto – l’azienda sanitaria potrà intervenire sulle liste d’attesa attuando i contenuti del piano che rappresenta soprattutto una nuova garanzia per i cittadini molisani”. rita iacobucci La scheda dolore o disfunzione. In mezzo altre ci sono i 2 mesi al massimo per quelle patologie che presentano dolore ma non la tendenza ad aggravarsi e i 6 quelli che presentano una disfunzione minima. In linea con il piano nazionale, inoltre, la Regione assicura al massimo 30 giorni di attesa per la diagnosi e 30 per l’inizio della terapia nei casi di neoplasia del colon-retto, del polmone e della mammella e di by-pass aortocoronarico. Ma cosa succede se vengono superati i tempi d’attesa previsti (vedi tabella)? È ancora una volta l’Asrem a dover prevedere le misure adeguate, senza oneri aggiuntivi per i pazienti salvo il pagamento del ticket. Nell’ipotesi in cui la prenotazione venga effettuata oltre i termini contemplati dal piano il cittadino avrà diritto ad effettuare la prestazione presso strutture private o pubbliche in regime di libera professione intramuraria e a ottenere il rimborso del ticket. Se, invece, la visita o l’esame sono stati prenotati ma nel giorno fissato non è possibile erogarli sono l’Asrem e i privati accreditati a dover prendere in carico il paziente. Le modalità operative di queste forme di ‘risarcimento’ saranno dettagliate nel piano aziendale. Il superamento del tetto imposto per le liste d’attesa verrà considerato, comunque, come elemento negativo nella valutazione del direttore generale dell’Asrem. Si prenota in base alle priorità E in caso di ‘sforamento’ paga... il manager dell’Asrem CAMPOBASSO. Nel piano varato dal governatore Iorio con decreto del 2 agosto 2011 vengono fissati i tempi massimi di attesa per la Regione Molise da garantire ad almeno al 90% dei richiedenti presso le strutture erogatrici che saranno indicate dall’Asrem nel programma attuativo aziendale da adottare entro 60 giorni (che decorrono, per essere precisi, dal 2 agosto). In particolare, vengono determinati i criteri di priorità per l’accesso alle prestazioni ambulatoriali specialistiche. La classe di priorità dovrà essere contenuta obbligatoriamente nella ricetta compilata dal medico che compila la richiesta. Nel caso non sia stata indicata la prestazione sarà considerata fra quelle ‘programmate’ (da eseguirsi, quindi, entro 180 giorni). È molto importante, dunque, formare il personale sanitario per evitare disagi che si ripercuoterebbero sulla salute dei cittadini. Si va dalle prestazioni urgenti, alle brevi, fino alle differibili e, appunto, programmate. Analoghe classi di priorità sono state elencate per i ricoveri ospedalieri: 30 giorni per i casi clinici che potenzialmente possono aggravarsi rapidamente e diventare ‘emergenza’, entro comunque 12 mesi quelli che non presentano alcun r.i. 10 Campobasso Mercoledì 7 settembre 2011 La statistica Interruzione di gravidanza, in Molise il 70% dei camici bianchi è obiettore di coscienza CAMPOBASSO. Continua il calo delle interruzioni volontarie di gravidanza: 115.372 nel 2010 contro le 118.579 dell’anno precedente, ma con oltre il 70% dei ginecologi obiettori di coscienza la legge 194 sull’aborto presenta, a 33 anni dall’entrata in vigore, difficoltà nell’applicazione. Soprattutto al Sud, dove l’obiezione di coscienza tra i camici bianchi è più dell’80%. In Sicilia, Molise e Campania raggiunge valori superiori al 70% anche tra gli anestesisti e il personale non medico. Secondo i dati dell’ultima Relazione sullo stato di attuazione della legge 194/1978 del ministero della Salute il numero degli obiettori sembra essersi stabilizzato dopo il notevole aumento negli ultimi anni, ma valori ancora così elevati possono rappresentare un freno alla corretta applicazione della legge. Oltre a porre problemi organizzativi all’interno delle Asl e degli ospedali, rendono più difficile la tutela della donna, che potrebbe trovarsi nella situazione di dover abortire in una struttura ospedaliera al di fuori della propria regione di residenza. Una differenza negativa tra i due tassi di abortività (IVG effettuate in regione meno IVG effettuate dalla donne residenti) è indice di una mobilità in uscita, cioè del ricorso all’aborto al di fuori della regione di residenza della donna. Al contrario una differenza positiva indica una mobilità in entrata. In entrambi casi quanto più la differenza è maggiore, tanto più grande è l’entità dei flussi migratori. Tra i fattori che stentano a far decollare la legge ci sono anche i tempi di attesa tra il rilascio della certificazione necessaria e l’intervento stesso. Anche se negli ultimi anni è aumentata la percentuale di Ivg eseguite entro due settimane, ancora oggi in metà delle regioni più del 25% degli interventi sono effettuati 2-3 settimane dopo la certificazione. Isernia Mercoledì 7 settembre 2011 Via Pio La Torre, 7 - 96170 Isernia - Tel. 0865 410275 - Fax 0865 451767 - E-mail: [email protected] Nuovo farmaco, dall’ospedale Veneziale un contributo alla ricerca Il dottore Olivieri ha partecipato allo studio L’ospedale Veneziale ISERNIA. Il Centro di Prevenzione delle Malattie Cardiovascolari dell’Ospedale Veneziale di Isernia, con il Principal Investigator dr. Carlo Olivieri, è uno dei sedici centri italiani che hanno partecipato allo Studio Aristotle (pubblicato sul New England Journal Medicine lo scorso 28 agosto) che ha dimostrato la maggiore efficacia di un nuovo farmaco: l’Apixaban, rispetto al Warfarin (Coumadin) con una riduzione significativa degli episodi emorragici e della mortalità. In sostanza è iniziata iniziata una nuova era nel trattamento anticoagulante della fibrillazione atriale, aritmia ad alta incidenza prevalentemente nelle fasce avanzate della popolazione. Questo è ciò che è emerso nel corso dell’ultimo Congresso Europeo di Cardiologia, tenutosi a Parigi dal 27 al 31 agosto, dove sono stati riportati i risultati dello Studio Aristotle che ha coinvolto 35 nazioni nel mondo. Il Centro di Prevenzione delle Malattie Cardiovascolari dell’Ospedale Veneziale di Isernia è risultato risultando il primo a livello nazionale per numero di pazienti arruolati, diventando uno dei Centri di riferimento per gli studi relativi alla fibrillazione atriale, avendo partecipato nell’ultimo decennio agli studi multicentrici internazionali Active e Averrroes. Con l’entrata in commercio dell’Apixaban non sarà più necessario il controllo periodico dell’Inr che crea disagio nei pazienti con fibrillazione atriale in trattamento con il Coumadin. Isernia e Provincia 17 Mercoledì 7 settembre 2011 Torna l’incubo mancati pagamenti alla struttura. I sindacati chiedono un confronto con la proprietà Igea, dipendenti senza stipendio da 4 mesi “Continuiamo a lavorare, ma vogliamo risposte” ISERNIA. Torna l’incubo per i dipendenti dell’Igea Medica. Fonti vicine all’azienda riferiscono che il personale che opera nella struttura non percepisce lo stipendio da quattro mesi, un lasso di tempo che riporta alla mente degli operatori il periodo di forte tensione che si erano lasciati alle spalle alla fine dello scorso anno. Della vicenda si stanno interessando anche i sindacati che chiederanno a breve alla proprietà un incontro proprio per discutere della questione stipendi. La situazione, dopo l’approvazione del bilancio e il tira e molla dell’estate 2010, sembrava essersi calmata. Era intervenuta anche la Regione con ammortizzatori sociali che avrebbero potuto dare un sospiro di sollievo ai dipendenti dell’azienda impiegata nel settore dell’assistenza medica. Dopo mesi tribolati, sembrava essersi aperto uno spiraglio e l’avvio di un pe- riodo roseo. S’era parlato anche di rilancio della struttura e di ampliamento dell’offerta ai cittadini, segno che l’intenzione di proseguire a livelli alti era tangibile. Il periodo roseo in effetti c’è stato, ma è terminato quattro mesi fa quando sono cominciati i primi ritardi nei pagamenti. Pochi giorni che ai dipendenti non sono sembrati nulla: tutto è continuano come sempre, prestazioni comprese. Poi, col passare del tempo, la situazione è andata peggiorando sempre più e i soldi non versati si sono accumulati. “Siamo da quattro mesi senza stipendio, ma continuiamo a lavorare – dicono i dipendenti dell’azienda che spiegano, ancora una volta, quale sia il loro disagio -. Le voci che si rincorrono sono tante, ma l’unica certezza che abbiamo è proprio quella del ritardo nel percepire lo stipendio nonostante si continui a prestare servizio”. La paura di tornare a dover lottare come avvenuto diversi mesi fa è alta. Prima l’attesa speranzosa che si è protratta per mesi, adesso la rabbia per il mancato pagamento di quattro mensilità. “Iniziano ad esserci problemi anche per noi – spiegano anche i dipendenti -. Abbiamo bisogno di soldi anche perché lavoriamo ed è un nostro diritto”. I sindacati stanno cercando di capire cosa sia successo. Tra le possibilità anche ritardi non dovuti alla stessa società. “Con la cassa integrazione in deroga, come quella presente all’Igea, la proprietà anticipa i soldi e l’Inps poi li rimborsa” spiega Guglielmo Di Lembo, uno dei sindacalisti che hanno seguito più da vicino e continuano a monitorare la situazione dell’Igea. I ritardi e gli impedimenti, quindi, potrebbero dipendere da enti terzi e non dalla società. “Serve capire cosa sta succedendo. Per questo chiederò un incontro con i vertici della società per farmi spiegare nel dettaglio la vicenda” ha proseguo Di Lembo. I dipendenti, quindi, restano in attesa di quanto verrà riferito dalla proprietà ai sin- La sede dell’Igea Medica dacati per capire quale futuro li attende, cosa succederà nei prossimi mesi e, soprattutto, quando verranno ero- gati i prossimi stipendi (così da capire anche quando recupereranno i soldi che sono in arretrato). Css, liquidate alcune mensilità ma la situazione resta ancora tesa ISERNIA. Una sofferenza a catena quella della Css, la cooperativa sanitaria che si occupa dell’assistenza domiciliare per un numero cospicuo di pazienti. Per quanto riguarda i dipendenti della provincia di Isernia c’è una buona notizia: sono state pagate alcune mensilità arretrate ed è stato così diminuito il numero di stipendi ancora da erogare. Il problema, però, sta a monte. “L’Asrem ha forti ritardi nei trasferimenti alla cooperativa che, quindi, ha a sua volta problemi nell’erogazione degli stipendi ai propri dipendenti – spiega ancora Guglielmo Di Lembo che sta assistendo i lavoratori della cooperativa nella loro battaglia per lo stipendio -. Anche le banche chiedono conto e stringono i cordoni della borsa. Anche la società si trova tra l’incudine e il martello”. E così i lavoratori si ritrovano senza stipendio e con le spese che si accumulano. Sul fronte Campobasso la situazione è anche peggio. Sono in pro- gramma una serie di incontri con il prefetto così da trovare una soluzione oltre alle continue richieste di sblocco dei fondi da parte dell’Asrem per poter pagare i dipendenti. “Una vicenda particolare. E adesso le proposte del governo per le cooperative renderanno la vita ancora più difficile a questi organismi che, se prima potevano reinvestire l’utile nei servizi, adesso avranno problemi. Con ricadute soprattutto sull’occupazione. Agnone Alto Molise 19 Mercoledì 7 settembre 2011 Intanto, per Ginecologia cresce la paura. Un sindacalista denuncia il trasferimento di due ostetriche a Isernia ADELINA ZARLENGA AGNONE. Trattative in corso tra i referenti dell’Unità di Crisi a sostegno dell’Ospedale San Francesco Caracciolo e i vertici sanitari della Regione Molise. In questi giorni, la vice sindaco Nunzia Zarlenga ha avuto contatti con il sub commissario Morlacco, in previsione di un incontro, ad Agnone, con il commissario ad acta Michele Iorio e i due sub commissari, inviati da Roma per risollevare le finanze in rosso della sanità molisana. Ieri mattina, un fax è partito dal Comune di Agnone. Il destinatario, il commissario Iorio, invitato nella cittadina alto molisana, per osservare da vicino le condizioni del presidio sanitario. Per discutere di ciò che ancora non funziona. Come la mancanza di personale, che sta lasciando alcuni reparti in uno status precario ed altri in fase di collasso. La fase è delicata e i vari rappresentanti dell’Unità di Crisi non si sbottonano. Il Caracciolo è la spina nel fianco dei cittadini Caracciolo, unità di crisi invita Iorio ad Agnone La speranza è quella di riuscire a trovare un accordo alto molisani e va trattato con cura. Senza strumentalizzazioni. “Morlacco è stato disponibile – ha detto il vice sindaco – ora attendiamo una risposta da parte del commissario”. E proprio Michele Iorio, in occasione della convention con il Ministro Fitto a Capracotta, aveva parlato di sanità e della questione del nosocomio agnonese. Parole dure, anche in riferimento all’inversione di tendenza della situazione politica locale, che secondo il presidente della Regione sarebbe collegata agli umori sull’ospedale. “A Roma sono stato criticato perché non chiudevo – ha detto con sarcasmo in occasione del convegno sul rilancio del turi- L’ospedale Caracciolo di Agnone smo dell’Alto Molise – e in Molise perché avrei chiuso”. Intanto, l’ultimo decreto (il numero 20 del 30 giugno 2011) varato dal commissario ad acta ha acceso qualche speranza nel centro alto molisano, destando d’altra parte, qualche perplessità. A lamentarsi sono a volte gli utenti, che in alcuni casi si ritrovano in preda ai disagi, alla mancanza di personale, diminuito con il blocco del turn over e con i trasferimenti presso altre strutture. In primis, quella di Isernia, che con Agnone e Venafro costituisce un unico polo ospedaliero. Intanto, sono partite dal Comune di Agnone anche le lettere ai 38 sindaci dell’area che gravita intorno al Caracciolo, con la controproposta stilata dai vari rappresentanti dell’Unità di Crisi (amministratori, sindacalisti, medici, comitati civici) nell’ultima riunione di luglio. Il documento è in attesa di ulteriori modifiche e pro- La situazione Il comitato civico Art 32 è ancora in attesa del responso del Tar, previsto per il 21 settembre poste da parte di tutti i componenti, per poi essere definitivamente inviato agli organi di competenza. Alla base c’è sempre l’idea che “l’unione fa la forza” e che se qualcosa non va, bisogna tentare di risolverla insieme. Lunedì mattina, inoltre i referenti del Comitato Art.32, promotori del ricorso al Tar firmato da più di mille cittadini, hanno incontrato, come annunciato nei giorni scorsi, il sub commissario Mario Morlacco, per mandare avanti le trattative intraprese dopo il primo responso da parte del Tribunale Amministrativo Regionale. Giudizio - che entrerà nel merito con l’attesa udienza del 21 settembre – il quale ha di fatto bloccato tutti i provvedimenti commissariali e quelli emanati dall’Asrem, fino all’ultimo decreto del 30 giugno (escluso). Tale atto sarebbe la risposta alle direttive del TAR, quindi, se sarà giudicato adempiente dal Tribunale, non dovrebbero esserci grandi colpi di scena. “Il decreto 20 – precisa Franco Di Nucci del Comitato Art.32, di ritorno dalla riunione a Campobasso con il sub commissario – è un passo avanti per la sanità alto molisana, perché oltre alla riorganizzazione dei posti letto, sancisce che ad Agnone ci sia un pronto soccorso. C’è maggiore ottimismo, ma resta il grosso problema del personale. Il blocco assunzioni ha creato il collasso. Il reparto Ginecologia, per esempio, secondo il decreto ha quattro posti letto, ma non è operativo, perché mancano i medici”. E proprio dal settore dedicato alla maternità, qualche giorno fa è esplosa la protesta dell’associazione “Il Cittadino C’è”, condotta da Enrica Sciullo. I membri del gruppo hanno infatti presentato denuncia alla Procura della Repubblica di Isernia, per sollecitare gli organi sanitari competenti nell’attivazione dei provvedimenti sanciti del recente decreto commissariale. Hanno richiesto l’attivazione del servizio di reperibilità di un medico ostetrico-ginecologo 24 ore su 24 nel Pronto Soccorso, per assicurare il Servizio di Trasporto Assistito Materno (STAM). Inoltre, hanno sottolineato la necessità di disporre la reperibilità ostetrico-ginecologica, ortopedica e pediatrica per la consulenza di Pronto Soccorso (H 24). “I due ginecologi in servizio presso il Caracciolo – sottolineavano i componenti del gruppo civico - sono stati trasferiti presso l’Ospedale Veneziale di Isernia, potenziandovi l’organico esistente e sguarnendo i servizi previsti presso il Caracciolo”. Inoltre, la situazione determinata dalla mancanza di personale, avrebbe comportato una diminuzione notevole delle visite. L’instabilità del reparto è stata messa in risalto anche da un sindacalista Rsu FpCgil: “Due ostetriche del "Caracciolo" hanno ricevuto un ordine di servizio che le obbliga a lavorare nel "Veneziale” di Isernia da lunedì 5 settembre 2011, fino a data da destinarsi, per mobilità d’urgenza, il che rende il tutto ancora più precario. Come sindacato stiamo producendo opposizione a tale disposizione senza escludere nessun tipo di intervento”. 32 Larino Area Frentana Mercoledì 7 settembre 2011 Sanità, vince chi ha un santo in paradiso LARINO. Nuovo intervento sul futuro del Vietri del Comitato nato per la sua salvaguardia. Nel testo diffuso alla stampa, Palmieri, Spina e gli altri aderenti esordiscono affermando che “è evidente ormai che il Sistema Sanitario del Molise viene riorganizzato secondo il criterio del “chi ha più santi in paradiso” e non in base all’efficienza e alla qualità dei servizi erogati nei reparti delle varie strutture ospedaliere regionali. D’altro canto non ci si può aspettare altro da una politica nostrana composta di “santi” che fanno miracoli riservati ai propri fedeli che pregano e si prostrano nel chiedere grazie abbondanti. Nel ventennio fascista del secolo scorso i più privilegiati erano “i figli della Lupa”, mentre ora sono i figli dei lupi. Tutti gli altri vanno all'Inferno. In questo stato di cose vivono ora i Molisani, specialmente quelli dell’area frentana, convinti che una “santa” l’avessero anche loro e che invece è l’unica a tenere solo per sé tutti i “miracoli” di cui ha beneficiato” Dopo questa introduzione, il comitato riporta la storia di una signora che due settimane or sono di ritorno a Larino da una gita è stata vittima di un grave incidente. “Mentre scendeva i gradini dell’autobus -scrivono - ha perduto l’equilibrio ed è caduta rovinosamente sull’asfalto procurandosi lacerazioni e contusioni di entità tale da far sospettare anche possibili fratture. Immediata la chiamata al 118, aspettandosi un altrettanto repentino arrivo dell’ambulanza in dotazione alla postazione di Larino: ma i soccorsi non arrivano. Viene inoltrata una seconda chiamata ed in tale circostanza viene spiegato che l’equipe di Larino è in missione nella zona di S. Croce di Magliano poiché l’ambulanza, posta a presidio di quel territorio, è a sua volta impegnata in un'altra emergenza. Nel frattempo vengono chiamati i Carabinieri e la Guardia Medica: la dottoressa di turno, dichiaratasi disponibile a prestare soccorso, è stata prelevata in sede da uno dei presenti ed accompagnata sul luogo dell’incidente. Fatti i primi accertamenti sulle condizio- ni di salute della sfortunata signora, la dottoressa ha dovuto constatare che era necessaria una barella e che quindi si dovesse aspettare l’arrivo dell’ambulanza. In preda ad una crisi di panico, la signora Anna ha fatto temere il peggio ed il cognato giunto sul posto ha chiamato per la terza volta il 118 con la minaccia di denuncia per quanto stava accadendo. Ci sono voluti circa 40 minuti prima che la signora potesse essere soccorsa a pochi metri dall’ospedale “Vietri” che, da quanto riferitoci, non ha potuto inviare la propria ambulanza perché il servizio è appannaggio del solo 118. Insomma, se la signora avesse riportato fratture tali da provocare emorragie interne, avrebbe potuto morire a pochi metri dall’ospedale che grazie a Dio le ha poi prestato tutte le cure del caso. Si, bisogna ringraziare il Signore e non certo i suoi sommi rappresentanti terreni che sui tanti casi come quello della signora Anna non spendono una parola”. Il Comitato lancia poi un attacco incrociato anche a coloro che “scendono in piazza a difesa della “Cattolica” e ben conosciamo quali somme vi gravitano intorno e mentre il Cardinal Bagnasco denuncia: «la questione morale in politica, come in tutti gli altri ambiti del vivere pubblico e privato, è grave e urgente e non riguarda solo le persone ma anche le strutture e gli ordinamenti». «Nella società odierna siamo tutti insidiati da una cultura che semina menzogne e fa pensare che l'uomo vero sia colui che ha potere e denaro, che le regole sono nemiche della libertà, che bisogna lasciarsi guidare dalle sensazioni più che dalla ragione, che il bene morale è ciò che conviene senza sacrificio. Questo clima culturale «corrode il modo di concepire la vita, la famiglia, il lavoro, il senso del dovere e di Dio stesso», c’è chi sigla accordi pericolosi con il pluri-indagato Michele Iorio. Quando si dice predicare bene e razzolare male! A Larino abbiamo ormai capito che oggigiorno è il solo denaro che fa girare il mondo e a nulla servono i sacrifici sostenuti in passato e le buone azioni di cittadini illustri a vantaggio della comunità. Ora servono le aderenze e le genuflessioni per ottenere un posto “in paradiso”. Così vuole la politica dei “lupini”. Quelli larinesi però devono aver sbagliato posizione! Prima dell'attacco finale al governatore Iorio, Spina, Palmieri e gli altri del Comitato ricostruiscono la storia del Vietri, il suo essere stato il frutto nel 1881 della generosità del larinate Giuseppe Vietri che aveva donato tutti i suoi beni al Comune di Larino “per una Casa di Cura” a favore di tutti i molisani”. Una storia ultra centenaria, dunque, quella del presidio frentano, una storia che – concludono quelli del Comitato – non si capisce il motivo per cui Michele Iorio, presidente uscente (e speriamo mai più entrante), stia tentando accanitamente di cancellare chiudendolo. E' una vergogna che lo faccia per di più dopo aver promesso nella scorsa campagna elettorale che l’ospedale “G. Vietri” sarebbe divenuto “il fiore all’occhiello della sanità molisana” grazie a lui ed alla sua longa manus in città: l’attuale Amministrazione Comunale. Non c’è che dire: un fulgido esempio di come Iorio mantenga le promesse. Le stesse che si accinge a propinarci alla vigilia della ormai imminente nuova tornata elettorale. Molisani, non fatevi incantare più! Errare humanum est, perseverare autem diabolicum”.