PIEMONTE 1 Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca Ufficio Scolastico Regionale per il Piemonte Direzione Generale 2 INDICE :::::::::::::: 1. Premessa 2. Come abbiamo operato a. CAPITOLO I - La Buona Scuola fondata sul Lavoro b. CAPITOLO II - Piano straordinario assunzioni c. CAPITOLO III - Portfolio delle competenze e valutazione docenti d. CAPITOLO IV - Formazione in servizio 3. La Buona Scuola In Piemonte. Le Buone Prassi del territorio 3 premessa Il rapporto "La Buona Scuola per il Piemonte" non è la semplice riduzione a livello locale delle proposte contenute nel documento presentato dal Governo. Il nostro documento esprime i punti di vista di una parte importante del Paese "reale", quelli di una scuola e di una intera comunità che non rinunciano a rimettersi in gioco per diventare protagoniste del cambiamento, assumendo in pieno la responsabilità di contribuire con le proprie riflessioni a "migliorare le proposte, capire cosa manca, decidere cosa sia più urgente cambiare ed attuare". Una scuola/comunità che, come suggerisce il sottotitolo, non parte da zero e, con le sue esperienze e buone pratiche, vuole gettare simbolicamente un ponte tra nord e sud per costruire un'unica grande scuola italiana di qualità. In questo lavoro sono raccolti i contributi finali dei quattro laboratori di innovazione che abbiamo costituito sui seguenti punti strategici de "La Buona scuola": • piano straordinario di assunzioni e il superamento del precariato; • raccordo scuola-lavoro; • portfolio delle competenze, valorizzazione e valutazione dei docenti; • formazione. 4 I soggetti più rappresentativi della scuola e dei mondi ad essa vicini si sono incontrati nei nostri laboratori per dare vita ad un appassionante e approfondito confronto, con una ricchezza di punti di vista e proposte migliorative/integrative che abbiamo cercato di sintetizzare in questo rapporto. A loro, oltre ad esprimere il nostro sincero ringraziamento, vogliamo confermare la volontà di lavorare insieme per creare le condizioni di ulteriore sviluppo del sistema scolastico e formativo del Piemonte. "La Buona Scuola del Piemonte" è un lavoro corale che ha visto impegnati anche diversi dirigenti e funzionari dell'USR a cui va tutta la nostra riconoscenza. Infine, un Anna Alessandra Massa, ringraziamento particolare ai Serena Caruso Bavisotto, componenti del Team di Alessandra Rodella e indirizzo e supporto, Raffaella Troisi per il prezioso coordinato da Giuseppe contributo alla sistemazione Bordonaro: Stefano Suraniti, dei materiali finali. In appendice troverete un elenco non esaustivo ma significativo di buone pratiche del "fare bene la scuola", che dimostrano ancora una volta la qualità delle risorse professionali e le potenzialità di sviluppo del sistema scolastico territoriale piemontese. Fabrizio Manca 5 Come abbiamo operato La prima scelta è stata quella di individuare, tra i 12 punti de “La Buona Scuola”, quelli su cui il nostro territorio, in base alle esperienze già maturate, fosse in grado di fornire i contributi più significativi. Dopo un’accurata analisi sono stati selezionati i seguenti punti: 11 “Fondata sul lavoro” 1 “Mai più precari nella scuola” 4 “La scuola fa carriera: Qualità ,Valutazione e Merito 5 “La scuola si aggiorna: Formazione e Innovazione Individuate le materie, occorreva scegliere le modalità con cui permettere a tutti i soggetti del nostro territorio di partecipare proattivamente alla stesura del documento. A tal fine sono stati costituiti dei tavoli tematici che abbiamo chiamato "laboratori di innovazione della buona scuola", a cui è stato dato il mandato di assemblare in un documento di sintesi tutte le proposte integrative, migliorative e/o alternative. Nel corso della consultazione pubblica il Piemonte è stato interessato due volte dal roadshow nazionale ospitando il Sottosegretario Gabriele Toccafondi (Torino, 8 ottobre 2014 - ITIS “Avogadro”) e il Capo di Gabinetto Alessandro Fusacchia (Fossano, 21 ottobre 2014 ITIS “Vallauri”). Altri confronti sono stati organizzati dall’Ufficio Scolastico Regionale nelle province di Asti e Novara e numerosi momenti di dibattito si sono svolti all'interno di tutte le scuole della regione. 6 CAPITOLO I La Buona Scuola fondata sul Lavoro A cura del laboratorio 1 Stefano Suraniti USR Dirigente Amm.vo (con funzione di Referente) Sergio Blazina USR Dirigente Tecnico Mario Gobello - Antonella Gianesin – Pietro Viotti REGIONE PIEMONTE UNIONE INDUSTRIALE Paola Barbero - Giuseppe Abate UNIONCAMERE Roberto Strocco Patrizia Paparozzi CAMERA DI COMMERCIO, INDUSTRIA, ARTIGIANATO E AGRICOLTURA di Torino POLITECNICO Claudio Demartini FONDAZIONE PIAZZA DEI MESTIERI Paolo Basso RAPPRESENTANTE I.T.S. Stefano Fava ENEL Annamaria Caprioglio CNOS Daniela Zoccali RETE ROBOTICA Enzo Marvaso Andrea Facciolo - Luca Bianco Prevot-Massimo Rebuglio CONSULTA STUDENTI 7 COMUNE DI TORINO Mariagrazia Pellerino FLC CGIL PIEMONTE Igor Piotto Agenzia Formativa CIAC Anna Forlenza COMUNE DI TORINO Roberta Levi orientamento e revisione congiunta delle competenze Una prospettiva efficace di orientamento integra scuola e lavoro sin dall’avvio del processo orientativo. A tal fine, è necessario organizzare una raccolta sistematica dei dati inerenti il mercato del lavoro e le tendenze del mondo produttivo. Le indagini Excelsior e RIF e le Banche dati degli osservatori regionali che rielaborano le informazioni sulle comunicazioni obbligatorie di assunzione sono già disponibili. Tali dati devono diventare fruibili in forma organica e in modalità diffusa. Nello stesso tempo, ad essi non può venir attribuito un valore predittivo troppo esteso: le aziende esprimono infatti soprattutto le esigenze del presente e si proiettano nel futuro con un limite massimo di due anni; sono in grado tuttavia di individuare le competenze utili per affrontare efficacemente le trasformazioni a medio termine del loro settore. Da un lato, vanno formati in modo approfondito e continuo i docenti orientatori affinché sia arricchita e aggiornata la loro professionalità; dall’altro, nella didattica orientativa vanno coinvolti tutti i docenti, sin dalla scuola primaria. Le reti, non solo fra le scuole ma fra le diverse istituzioni, sono uno strumento indispensabile per rendere efficace l’azione di orientamento sul territorio. Per rendere completo il quadro informativo presso l’utenza, scuola e IeFP (Istruzione e Formazione Professionale) dovrebbero essere entrambe comprese nel sistema di valutazione e l’offerta di IeFP dovrebbe trovare posto nella “Scuola in chiaro”. Dal momento che La buona scuola prevede una progettazione congiunta scuola/impresa, è fondamentale che la scuola riveda le competenze dei curricoli insieme con le aziende, concordando eventuali curvature. Bisogna porre mano con questo metodo anche al curricolo della secondaria di primo grado, per accentuarne il valore orientativo. In quest’opera complessiva di avvicinamento al mondo del lavoro, risulterà utile considerare l’esperienza L’orientamento deve diventare sempre di più un’azione di sistema, che superi i particolarismi e lavori in modo coordinato. 8 della IeFP. All’esperienza in azienda sarà affidato il compito prioritario di mettere alla prova e sviluppare le competenze, non solo professionali ma anche trasversali, dello studente. Per rendere coerente il quadro, è essenziale che le prove dell’Esame di Stato al termine del secondo ciclo siano coerenti con gli interventi sul curricolo, incoraggiando un rinnovamento della didattica che riconosca realmente la centralità delle competenze. E’ auspicabile introdurre, nel quadro nazionale di riferimento delle prove dell’esame di stato, elementi di flessibilità che valorizzino le specificità e le sperimentazioni territoriali. i laboratori Il lavoro in rete con le imprese porta alla scuola risorse, non tanto in termini di finanziamento, quanto in termini di operatività, di nuove potenzialità formative e di tecnologia. Su quest’ultimo punto, è indispensabile razionalizzare secondo una logica territoriale l’uso dei laboratori nella scuola superiore. L’investimento statale su queste strutture all’interno delle scuole va incrementato. Nello stesso tempo, è fondamentale cambiare metodo: uscire dai meccanismi tradizionali basati sull’uso esclusivo delle strutture e costruire un sistema integrato e sinergico. In particolare, si propone di distinguere fra laboratori di base, tipici delle scuole, e laboratori territoriali specializzati, il cui allestimento e la cui gestione potrebbero essere affidati ai poli tecnicoprofessionali, agli enti locali o ad altri enti che rappresentano la realtà produttiva del territorio (in Germania, ad esempio, il compito è svolto dalle Camere di Commercio). Analogamente, l’uso dei laboratori può essere un campo nel quale rafforzare i rapporti di collaborazione fra scuole statali e agenzie formative regionali. In un sistema integrato, inoltre, le esperienze di alternanza scuola-lavoro consentono allo studente di entrare operativamente in contatto con le tecnologie più specializzate e/o soggette a obsolescenza di cui la scuola difficilmente è dotata. Per l’efficace funzionamento del sistema dei laboratori, è fondamentale disporre di risorse umane adeguate. Su questo punto, occorre, nella scuola di stato, un piano di formazione modulato sulle diverse figure professionali, ma anche qualche cautela normativa: ad esempio, nell’imminente riordino delle classi di concorso dei docenti, è indispensabile che gli insegnanti tecnicopratici mantengano i propri ambiti specifici, a tutela dell’efficienza della didattica laboratoriale professionalizzante. l’alternanza scuola-lavoro L’obbligatorietà dell’alternanza scuola/lavoro nelle classi III, IV e V degli istituti tecnici e professionali è un intervento normativo molto utile. E' fondamentale poter offrire tali percorsi didattici, nelle diverse realtà lavorative aziendali, agli studenti di tutte le scuole secondarie di secondo grado, ivi comprese le istituzioni formative del sistema della IeFP. Su questo punto è utile tenere 9 presente le esperienze nel sistema della IeFP che hanno valorizzato l'orientamento e la formazione professionale dei giovani. Tuttavia, vanno considerate con attenzione le difficoltà organizzative che scaturiscono dal grande incremento (quasi una decuplicazione) dell’attività di alternanza in una fase in cui le aziende sono in crisi e faticano ad assumersi una responsabilità formativa nei confronti dei giovani, soprattutto se minorenni. gestione amministrativa o fasi della produzione. 4) E’ senza dubbio interessante mettere in campo lo stimolo della committenza pubblica (o in alcuni casi della simulazione di committenza) per calare gli studenti in un’attività laboratoriale che si avvicini all’esperienza lavorativa autentica. Può essere importante, in questo nuovo contesto di sistema, uno “Statuto dell’alternanza” che sintetizzi a beneficio degli studenti i principi e le regole di tale attività, trovando un equilibrio fra esigenze di flessibilità lavorativa e tutele dal demansionamento sistematico. Tale documento favorirebbe la crescita della consapevolezza dei diritti e doveri riferiti ai diversi soggetti coinvolti nel processo dell’alternanza. Lo Statuto avrebbe anche, in termini generali, la funzione di diffondere e radicare una cultura del lavoro, che nell’ambito della scuola deve essere rafforzata. In vista di tali importanti adeguamenti, è necessario assicurare correttamente risorse, formazione congiunta tra scuola, FP e impresa, eliminazione dei vincoli burocratici e diffusione dello strumento Erasmus+ per l’alternanza scuola-lavoro, nella consapevolezza che i laboratori professionalizzanti sono autentiche palestre di innovazione in un mondo del lavoro che cambia. Per affrontare il problema, si prospettano tre linee di azione principali. 1) MIUR e il MLPS devono stringere accordi-quadro con le aziende per favorire, anche attraverso incentivi, l’alternanza scuola-lavoro sia nel sistema scolastico sia in quello di IeFP. Per gli incentivi si suggerisce in particolare l’uso della leva fiscale, attraverso una defiscalizzazione degli investimenti (rigorosamente documentati) che le aziende destinano alla formazione degli studenti in alternanza, con esclusione dei contratti di apprendistato, per cui l’agevolazione è già prevista. 2) E’ utile promuovere governance territoriali che favoriscano i rapporti fra scuole e aziende. 3) Il rapporto con la scuola e con la IeFP deve diventare realmente conveniente per le aziende: ciò può avvenire, ad esempio, attraverso la scelta di affidare agli studenti reduci dall’esperienza di alternanza, nell’ambito della normativa vigente, alcune attività di E’ necessario distinguere con chiarezza fra il concetto generale di alternanza scuola/lavoro e la specificità dell’apprendistato in un sistema duale. La buona scuola precisa che, mentre l’alternanza coinvolge gli studenti degli istituti tecnici e professionali a partire dalla terza, l’apprendistato, con un vero e proprio contratto di lavoro, è destinato agli studenti di quarta e di quinta. L’inserimento dell’apprendistato negli ultimi due anni di istruzione, da estendere anche al terzo e al quarto anno di IeFP, può rendere finalmente efficace uno strumento che, nell’ambito del dirittodovere, ha rappresentato finora in Italia una via isolata e residuale, benché alcune regioni (di cui è leader il Piemonte) abbiano investito per diffonderlo. Tuttavia, per valorizzare e personalizzare l’iter formativo di ogni studente, e nel contempo per superare la difficoltà delle 10 aziende, che non potrebbero inserire in apprendistato tutti gli studenti indistintamente, è indispensabile operare una distinzione, nelle quarte e nelle quinte degli istituti tecnici e professionali e nelle terze e quarte di IeFP, fra studenti che accedono all’apprendistato e altri che vengono impegnati in percorsi differenziati di alternanza. La distinzione può essere effettuata sulla base delle attitudini, delle capacità, delle motivazioni e delle potenzialità di inserimento positivo in ambienti di lavoro. Nell’individuazione degli studenti destinatari dei contratti di apprendistato, è necessario prevedere la possibilità di scelta da parte delle aziende in condivisione con la scuola al fine di rendere attrattiva e fattibile la formula. normativo che consenta agli adolescenti minorenni che interrompono gli studi dopo aver conseguito la qualifica professionale di proseguire l’esperienza lavorativa subito, senza aspettare la maggiore età; 2) deve essere snellito per le imprese l’iter burocratico dell’alternanza e dell’apprendistato; 3) vanno riconosciuti incentivi alle aziende che decidono di proporre un contratto a studenti che hanno conosciuto attraverso un’esperienza di alternanza. L’identificazione fra alternanza scuola/lavoro e impresa è riduttiva. Un ruolo importante in questo ambito è svolto anche dal settore pubblico e dalle banche. Va ricordato inoltre che il tessuto produttivo italiano è costituito da numerose piccole imprese e microimprese, che spesso si trovano in difficoltà non solo sul piano dell’internazionalizzazione e dell’innovazione, ma anche su quello delle iniziative formative. Tutto il settore dell’artigianato rientra in questa area di non facile coinvolgimento. Per sopperire a tale problema strutturale, si propone di ricorrere alle Camere di Commercio con ruolo di coordinamento, in collaborazione con le associazioni datoriali e con i poli tecnico-professionali. Appare inoltre necessario, per dare successo alle iniziative, coinvolgere e formare i consulenti del lavoro, che spesso svolgono un ruolo decisivo per le scelte delle aziende. Bisogna nel contempo prevedere un ventaglio ampio di ruoli, di contesti lavorativi e di occasioni formative, anche nell’ambito della pubblica amministrazione, perché mettere a sistema significa superare l’idea dei progetti di eccellenza e far partecipare tutti, anche e soprattutto i soggetti più deboli e a rischio dispersione, che possono trarre vantaggio dal rapporto con il mondo del lavoro. Fra le possibilità dell’alternanza, vanno compresi anche i tirocini e la simulazione d’impresa. Vanno però messe a fuoco alcune problematiche tecniche che devono essere risolte per rendere efficiente il sistema: 1) è importante predisporre uno strumento la questione dell’apprendistato E’ necessario riconsiderare la natura giuridica del contratto di apprendistato per introdurlo efficacemente nel sistema scolastico. Quest’ultimo infatti si configura come contratto a tempo indeterminato (art. 1 comma 1 del d.lgs. n. 167/2011). Ciò rende poco attrattivo l’inserimento in impresa di giovani compresi della fascia di età 15/25 ai sensi dell’ art. 3 (Contratto di 11 apprendistato per il conseguimento della qualifica e diploma professionale) e, per i giovani frequentanti il quarto / quinto anno della scuola superiore, dell’art. 5 (Apprendistato di alta formazione ricerca). Entrambe queste tipologie contrattuali richiedono una importante obbligazione formativa derivante dagli ordinamenti di riferimento. Di conseguenza, la definizione più congrua potrebbe essere individuata in un contratto formativo di lavoro il cui fine sia il conseguimento di un titolo di studio per un più agevole inserimento nel mondo del lavoro. L’apprendistato per il conseguimento di un titolo di studio di livello secondario superiore disciplinato nell’art. 5 andrebbe più opportunamente inserito nell’art. 3, costituendo una tipologia unica di apprendistato finalizzato al conseguimento di qualifica, diploma professionale e/o diploma di scuola secondaria superiore. Al fine di rendere più agevole alle imprese l’utilizzo dell’apprendistato relativamente ai modelli di alternanza in applicazione della Legge n. 128 del 08/11/2013, si ritiene opportuna la definizione di una governance regionale volta ad individuare una disciplina che consenta, secondo principi di semplificazione, un maggiore utilizzo di questa tipologia contrattuale. impresa didattica e bottega scuola Le proposte di p. 108 riguardanti l’”impresa didattica” e la “bottega scuola” sono da valutare positivamente ma occorre precisarle per renderle fattibili. eventuali guadagni nella strumentazione didattica, ma anche di avere una contabilità unica, favorendo la vocazione imprenditoriale di molti indirizzi. In questo contesto vanno comunque garantite l’autonomia delle scuole, la libertà di insegnamento e degli organi collegiali. Le agenzie formative hanno esigenze analoghe, essendo anch’esse sottoposte a norme complicate per la commercializzazione dei prodotti delle esercitazioni. L’impresa didattica, sul modello degli istituti agrari, è una possibilità già esistente, ma poco praticata anche da istituzioni scolastiche che avrebbero grandi potenzialità in questa direzione (alberghieri, professionali per l’industria e l’artigianato). Ciò accade anche per le complicazioni relative alla doppia contabilità, richiesta come “gestione per conto terzi” dal D.I. 44/2001, del quale da anni si attende la revisione. La norma è pensata in questi termini perché prevede un’imposizione fiscale sugli utili dell’azienda scolastica (mentre in realtà l’obiettivo di queste gestioni è per lo più il pareggio). E’ necessario, su questo punto, semplificare e defiscalizzare, consentendo alle scuole non solo di reinvestire La bottega scuola può essere a sua volta un’occasione significativa per mettere la scuola in contatto con il mondo delle produzioni artigiane, che sono in alcuni settori molto importanti. Gli inviti, anche per singoli incontri laboratoriali o di testimonianza, rivolti ad artigiani e maestri d’arte sono una modalità didattica adottata dalle agenzie formative e che merita spazio anche nella scuola statale. 12 le risorse L’alimentazione economica di un’alternanza inserita massicciamente a sistema è un problema che va affrontato attraverso una pianificazione che dia alle scuole certezza di risorse dello Stato in un arco di tempo più lungo della singola annualità e attraverso comunicazioni tempestive. Nella ricerca di opportune fonti di finanziamento, vanno considerati i finanziamenti europei, tenendo presente che il loro utilizzo per questo fine non è scontato e che vanno distinte con chiarezza le destinazioni del FSE e del FESR. Il PON Istruzione e altri programmi europei (Erasmus+, Alcotra) possono in particolare sostenere la mobilità studentesca transnazionale. La complessità di gestione dei progetti europei, causa principale dell’attuale sottoutilizzazione di questo prezioso bacino di risorse in Italia, è stata in parte ridotta attraverso l’introduzione delle UCS (unità di costo standard), ma rimane largamente al di sopra della possibilità della maggior parte delle scuole. Per superare questo limite, è indispensabile un grande piano di formazione che coinvolga docenti, DSGA e Dirigenti scolastici. Inoltre, la progettazione europea può essere un importante campo di collaborazione fra scuole e agenzie formative. E’ fondamentale inoltre un utilizzo efficace delle opportunità offerte da nuove misure quale ad esempio la Garanzia giovani, per garantire il diritto al lavoro e all’inclusione sociale. In tale azione va coinvolto anche il sistema di IeFP, che è in grado di intercettare efficacemente i cosiddetti Neet. Molte misure proposte nel presente documento prevedono impegnativi interventi di formazione. Di conseguenza, si pone l’attenzione sulla necessità di stanziare risorse statali adeguate per riportare la formazione al centro del sistema scolastico. gli ordinamenti e i rapporti fra i sistemi Le progettualità legate all’interazione fra scuola e mondo del lavoro devono essere inserite prevalentemente all’interno dell’orario curricolare, superando la visione aggiuntiva e accessoria che oggi spesso accompagna tali attività nel mondo della scuola. I tirocini estivi, attualmente molto in uso, possono completare ma non sostituire i percorsi di alternanza. Per giungere a questo, è indispensabile superare gli ostacoli all’utilizzo delle quote di autonomia e flessibilità e fornire alle scuole soluzioni di sistema alle problematiche comuni. L’impiego dei docenti in servizio nei giorni in cui gli studenti svolgono attività in azienda degli studenti richiede, oltre a un intervento contrattuale, un intervento formativo dedicato agli insegnanti che approfondisca, in modo operativo, i rapporti della scuola con l’impresa e in particolare con i tutor aziendali e che fornisca strumenti per valorizzare didatticamente il percorso in alternanza con opportune modalità di restituzione e valutazione dell’esperienza degli alunni. Sarebbero utili su questo tema apposite linee guida. 13 Da queste premesse, deriva l’urgenza di interventi normativi che rideterminino con chiarezza le specifiche competenze degli Organi Collegiali e del Dirigente scolastico e che garantiscano il più possibile la continuità dei progetti rispetto ai rischi della mobilità del personale attraverso il potenziamento dell’organico funzionale e un nuovo contratto di lavoro. Sono considerazioni che si collegano alle riflessioni dei tavoli 3 e 4 dell’USR Piemonte dedicati alla valutazione e alla formazione dei docenti. Analogamente, una formazione congiunta – puntata su temi didattici specifici (curvature, attività di laboratorio, interdisciplinarità, valutazione, certificazione…), e su modalità operative – deve coinvolgere insieme i docenti della scuola statale e i formatori delle agenzie regionali. L’entrata a regime del nuovo ordinamento, giunto al quinto anno, sembra rappresentare un tempo ragionevole per proporre alcuni interventi di revisione dei regolamenti. In particolare, il primo biennio degli istituti professionali e tecnici vede oggi una prevalenza dell’area di istruzione generale (20 ore settimanali su 32 complessive) che non solo impoverisce le discipline di indirizzo e accentua la distanza fra istruzione professionale statale e istruzione e formazione professionale di competenza regionale, ma rischia anche di creare insoddisfazione (e conseguente dispersione) fra studenti che hanno scelto questi indirizzi in virtù del loro carattere professionalizzante e operativo. Si propone quindi un riequilibrio che restituisca, nel primo biennio, come minimo 3 ore all’area di indirizzo, creando la stessa proporzione numerica di ore settimanali (15/17) che l’ordinamento prevede, ribaltato a favore dell’area di indirizzo, nel secondo biennio e nel quinto anno. Tale rafforzamento orario dell’area di indirizzo, auspicabile per i tecnici, è assolutamente indispensabile per gli istituti professionali, dove consentirebbe di ridurre il disallineamento rispetto ai percorsi di IeFP. In tale ristrutturazione del quadro orario, va preservato l’insegnamento delle lingue straniere per la funzione che svolgono a favore della mobilità studentesca e dell’internazionalizzazione del sistema. Un punto nevralgico da affrontare è quello del coordinamento fra l’ordinamento statale e la IeFP, con l’obiettivo di costruire un sistema realmente integrato. In particolare, è indispensabile rendere più incisiva la sussidiarietà integrativa, creando condizioni più omogenee sul territorio nazionale e lavorando a un avvicinamento, linguistico e metodologico, fra standard formativi regionali e competenze dell’istruzione. Un altro strumento per il contrasto alla dispersione è costituito da un’anagrafe degli studenti finalmente unificata, che consenta di seguire il percorso formativo di ogni studente, offrendo informazioni agli interventi orientativi e rendendo fungibili i dati, pur nel rispetto del Dlgs 196/03. Per rafforzare la lotta alla disoccupazione giovanile, dovrebbe essere rilanciato il sistema della IeFP in tutte le regioni in cui è assente o emarginata e ridotta a un ruolo secondario, pur appartenendo a pieno titolo all’ordinamento vigente. Un grande piano di formazione è condizione indispensabile per far sì che i linguaggi della scuola e dell’azienda si avvicinino e sia più facile collaborare, in particolare attraverso le figure del tutor scolastico e del tutor aziendale. 14 L’integrazione fra i sistemi richiede nel contempo l’aggiornamento della normativa sui passaggi (a cui la Conferenza Stato-Regioni sta lavorando da mesi), in modo tale da superare l’OM 87/04, dare vita a commissioni territoriali miste Istruzione/IeFP, fissare criteri che tutelino l’omogeneità di trattamento nei diversi territori e nelle diverse istituzioni, stabilire una tempistica adatta alle esigenze formative e, soprattutto, rendere effettiva la possibilità dei passaggi attraverso il finanziamento di idonee misure di accompagnamento progettate in forma congiunta da scuola e IeFP. • favorire la diffusione dei poli tecnico professionali le cui filiere si completano con gli ITS; • favorire una distribuzione degli ITS in tutte le regioni italiane, sempre subordinata ai livelli di efficacia e efficienza raggiunti; • favorire esperienze di alternanza anche con stage e tirocini all’estero; • strutturare, anche in via sperimentale, forme di apprendistato professionalizzante e in alta formazione connesse ai percorsi ITS; • accelerare gli accordi/federazioni tra Università e fondazione ITS; • costruire un sistema di orientamento comune con le Università e i Politecnici. E’ infine necessario, perché le filiere abbiano continuità, un rafforzamento dell’istruzione terziaria non universitaria. In quest’ambito, gli ITS rappresentano una novità importante per la formazione dei supertecnici e dei professionisti indispensabili per recuperare la competitività perduta. Tale novità va sostenuta, incrementata e valutata adeguatamente. Per rendere efficace ed efficiente tale segmento di formazione è opportuno: Per conseguire tali finalità, è necessario costruire reti territoriali. I Poli Tecnico Professionali possono esserne il modello e la loro costruzione può consentire di realizzare la formazione di quelle filiere con le quali si può superare il mismatching di competenze. Un rapporto più stretto fra scuola e mondo del lavoro responsabilizza ancora di più il sistema scolastico nell’opera di rafforzamento delle competenze-chiave di cittadinanza. Attraverso di esse sarà possibile fornire ai giovani strumenti culturali aperti, adatti ad affrontare scenari di vita e di lavoro che oggi non è possibile ipotizzare, ma che sicuramente richiederanno l’approccio attivo e le modulazioni interattive dell’”imparare a imparare”. • rendere stabile il quadro di sostegno finanziario da parte del MIUR con la previsione di risorse certe e crescenti nel tempo; • costruire un reale sistema di valutazione che premi le Fondazioni ITS che dimostrano di raggiungere le migliori performance, in termini di esiti formativi e occupazionali, e riduca progressivamente le risorse alle fondazioni che non dimostra livelli adeguati di efficacia e di efficienza; 15 CAPITOLO II Piano straordinario assunzioni A cura del laboratorio 2 USR Antonio Catania Dirigente Amm.vo (con funzione di Referente) USR Alessandro Militerno Dirigente Tecnico UST NOVARA Gemma Ragazzoni OO.SS. SCUOLA FlcCgil - Rodolfo Aschiero Cisl - Maria Grazia Penna Uil - Patrizia Ciampà Snals - Stefano Casarino F.G.U. Gilda - Antonio Antonazzo OO.SS. AREA V FlcCgil - Letizia Adduci Cisl - Sergio Arduino Uil - Paola De Faveri Snals -Sabatino D’Alessandro Anp - Davide Babboni RAPPRESENTANTE DOCENTI - Patrizia Sensini CONSULTA STUDENTI Roberto Luca Saldi USR 16 La Commissione di lavoro del Laboratorio Tecnico 2 ha espresso, all'unanimità, positivo apprezzamento per quanto esposto nella proposta contenuta nel testo de “La Buona scuola,” volta al tentativo di superamento del precariato con il previsto piano di assunzioni degli inseriti nelle graduatorie GAE. Dalla lettura del testo, dalla conseguente riflessione e dall'esame della situazione piemontese sono emerse situazioni che hanno reso necessario segnalare criticità da tenere presenti ed affrontare tempestivamente prima della costruzione delle proposte. Dalle criticità alle proposte Parte prima: le criticità La distribuzione geografica dei docenti nelle graduatorie GAE per le varie discipline comporterà problemi per la diversa consistenza delle graduatorie nelle varie realtà territoriali e per le diverse necessità che i territori potranno manifestare. 1) Situazione piemontese delle GAE La situazione delle GAE presenta criticità per la scuola secondaria di primo e secondo grado, con notevoli differenze tra le varie classi di concorso, in quanto alcune di esse già ora risultano esaurite (classi 59/A, 33/A), con la conseguenza che si hanno situazioni di rilevante deficit di personale provvisto di titoli. Se la classe 59/A è esaurita altre “affini” (47, 49 e 60) sono ancora significativamente popolate. 2) Situazione piemontese delle GAE di sostegno Nelle graduatorie piemontesi non ci sono insegnanti in possesso del titolo di specializzazione sul sostegno ,e dalla rilevazione della situazione e delle esigenze di insegnanti specializzati, emerge in modo chiaro che una percentuale notevole dei posti in O.F. è coperta da personale di ruolo in esubero o da supplenti non specializzati. 1 bis) GAE e situazione nazionale Alcune graduatorie prevedono insegnamenti che non sono più praticati (esempio “trattamento testi”); per contro, non è ancora completata la definizione delle confluenze e dell'ampliamento degli insegnamenti che possono essere impartiti con le attuali abilitazioni. 17 3) Situazione piemontese dei docenti già immessi, in ruolo che prenderanno servizio al 1° settembre 2015 5) GAE reale situazione docenti – straordinarietà del programma di immissioni in ruolo Con le ultime immissioni in ruolo, effettuate a fine ottobre, al fine di immettere in ruolo il numero più elevato possibile di docenti (con compensazioni prima sulle GAE provinciali, sui vari ordini e gradi, e poi sul concorso, tra le varie province, con immissioni in ruolo giuridiche a.s. 14/15 ed economiche a.s 15/16) diversi docenti, sia ad agosto che ad ottobre, si sono trovati costretti a scegliere province molto distanti dalla loro residenza. Pare acquisito che nelle GAE siano presenti docenti che da alcuni anni non hanno più prestato supplenze e che, quindi, al momento, potrebbero risultare non adeguatamente informati e preparati a svolgere effettivo servizio nella scuola, con le necessarie capacità psicopedagogiche e relazionali. L'intervento straordinario del programma di immissioni in ruolo, senza adeguate soluzioni formative per tali docenti, potrà comportare una significativa riduzione della qualità del servizio offerto. 4) Graduatorie di seconda fascia e eventuale decisone della Corte di Giustizia Europea 6) Organico di diritto – Organico di Fatto – Organico di Istituto – Organico delle autonomie Il piano de “La buona scuola” destina l'immissione in ruolo agli inseriti nelle GAE, ma potrebbe essere riconosciuto dalla Corte di Giustizia Europea il diritto anche agli aspiranti inseriti nelle graduatorie di seconda fascia, che possono vantare 3 e più anni di supplenze effettuate. Inoltre, diversi docenti di III fascia d’istituto della nostra regione possiedono, pur non essendo abilitati, il requisito dei 3-4 anni di servizio. L'attuale modalità di determinazione dell'organico di diritto non corrisponde alla realtà scolastica del territorio piemontese, che è invece meglio rispecchiata nell'organico di fatto. Ne consegue che non si può partire dall'O.D. per la costruzione degli organici di Istituto. Inoltre, la presenza di diverse discipline di insegnamento nella secondaria di primo e secondo grado 18 rende problematica la definizione degli organici sia dell'autonomia che di rete. 8) Dispersione scolastica ed offerta del tempo pieno e del tempo prolungato 7) Scuole del primo ciclo e nuove tecnologie E' noto che per contrastare la dispersione occorre poter offrire agli studenti in situazioni critiche la possibilità di percorsi che comprendano una maggiore permanenza a scuola, al fine di sopperire e fornire agli studenti ulteriori momenti “educativi” ed assisterli anche in orario pomeridiano. In Piemonte a seguito dei tagli di organico, le classi a tempo prolungato sono state notevolmente ridotte ed il tempo pieno nella scuola primaria da anni non ha potuto essere incrementato. Negli anni è divenuto sempre più rilevante lo iato tra le necessità, le richieste e la reale situazione dell'offerta scolastica piemontese. L'impiego delle nuove tecnologie nella didattica è ormai una necessità che sta iniziando a cambiare anche le modalità del contribuire al “fare scuola”, anche nella scuola primaria ove, sempre più diffusamente, si introducono i nuovi dispositivi tecnologici e le procedure multimediali, sia nella didattica che nell'uso amministrativo. Mancano, però, figure con specifiche competenze informatiche che mantengano l’efficienza del funzionamento delle dotazioni multimediali e della loro fruibilità. Nelle scuole secondarie di secondo grado il problema non sussiste per la presenza di insegnati professionalmente preparati. Nella scuola primaria e di primo grado è fortemente sentita la necessità di avere personale specializzato. 9) La situazione del Personale ATA Il personale ATA, che già lavora con organico funzionale, non può contare, al momento, su risorse aggiuntive (per esempio, per le sostituzioni brevi) e la soluzione individuata con la legge di stabilità (ore eccedenti) pare non rispondere alla situazione reale e alle vere necessità, specialmente in quei gradi di scuola dove la sorveglianza e l'assistenza sono strategiche per la sicurezza e per la crescita dei bambini e delle bambine (esempio: scuola dell'infanzia e plessi piccoli e lontani dall'istituto principale) 19 Parte seconda: le proposte A) Proposta per le criticità 1 1bis e 2 dall'organico di fatto e non da quello di diritto. Prima di procedere all'assunzione in ruolo dei docenti inseriti nelle GAE, si ritiene necessario che siano meglio definite e normate le confluenze nelle classi di concorso e l’ampliamento degli insegnamenti che possono essere impartiti con le attuali abilitazioni. B) Proposta per la criticità 3 Per la straordinaria particolare situazione, prima delle future immissioni in ruolo e della mobilità regionale si potrebbe prevedere una sorta di premobilità regionale, che consenta uno “scambio” di province tra gli insegnanti che hanno avuto la nomina giuridica con presa di servizio al 1° settembre 2015. Lo scambio dovrebbe avvenire a parità numerica e di tipologia di posto attraverso una volontà esplicitamente espressa da parte degli interessati Si ritiene utile proporre che per alcune classi di concorso (esempio: la 59/A) prima di procedere all’assegnazione dei posti a candidati di altra regione, sia data la possibilità di procedere a livello provinciale, attingendo da classi di concorso affini e, solo in seguito, andando ad attingere a graduatorie nazionali o trans-regionali. Nel calcolo dei posti per le immissioni in ruolo andrebbero compresi tutti i posti disponibili; quindi anche quelli dell’organico di fatto. Ne consegue che l’organico funzionale dovrebbe allora essere aggiuntivo all’O.F. C) Proposta per la criticità 4 Per l'assunzione degli insegnanti di sostegno, dare - come ovvio - la precedenza a chi ha lo specifico titolo, ma consentire, a domanda degli interessati non in possesso del titolo di specializzazione, la nomina sul sostegno con obbligo di frequenza di specifico corso “ad hoc”, che porti al conseguimento della specializzazione. Attivare quanto prima possibile tali specifici corsi. Per l'immissione in ruolo degli insegnanti di sostegno si determini la dotazione organica tenendo, come base, la situazione reale rappresentata Si ritiene utile estendere la nomina in ruolo anche agli insegnanti inseriti nelle graduatorie di seconda fascia. D) Proposta per la criticità 5 Per i docenti che saranno immessi in ruolo con il piano straordinario di assunzioni occorre predisporre adeguati corsi di formazione veramente professionalizzanti, che siano: 20 La dotazione organica dovrà garantire: il regolare svolgimento delle lezioni, l'insegnamento delle attività alternative all'I.R.C., la sostituzione del docente Collaboratore del Dirigente scolastico, i corsi di recupero, l'ampliamento dell'offerta formativa, le supplenze brevi per la sostituzione dei docenti assenti ed assicurare il regolare svolgimento delle attività previste dal P.O.F. della scuola. E’ opportuno che sia la singola scuola a richiedere, tramite il DS (sentiti gli OO.CC) il profilo di O.F. necessario per il proprio POF. • avviati all'inizio e non al termine dell'anno scolastico; • a carattere metodologicorelazionale, piuttosto che centrato sulla singola disciplina; • specifici per l'ordine di scuola (primo ciclo – secondo ciclo): • meno virtuali (formazione on line) e più reali; • svolti presso alcune scuole accuratamente scelte sul territorio; • gestiti da formatori scelti con precisi criteri a livello nazionale e regionale; • con il coinvolgimento di tutor/mentor. E', altresì, necessario prevedere la chiusura anticipata delle iscrizione degli alunni, al fine di anticipare i tempi di individuazione dei destinatari di nomina in ruolo. Tale operazione pare indispensabile anche per consentire una gestione “non in affanno” per gli Uffici scolastici territoriali che dovranno rendere possibile tale complessa fase di nomine in ruolo e garantire il regolare avvio del futuro anno scolastico. Il superamento dell'anno di prova deve avvenire con una modalità di valutazione più specifica ed accurata dell'attuale, che contempli anche più “visite didattiche” nelle classi da parte del Dirigente scolastico e di un esperto (osservatore esterno), al fine di valutare gli aspetti didattici e relazionali nel rapporto insegnamento apprendimento. F) Proposta per la criticità 7 Si ritiene necessario proporre per le Direzioni Didattiche e gli Istituti Comprensivi l'istituzione della figura di “operatore multimediale”. Allo svolgimento dei compiti affidati a tale figura professionale si potranno destinare, tra gli altri, gli Insegnanti Tecnico Pratici e gli Assistenti di laboratorio (che in talune province del Piemonte risultano in sensibile soprannumero). E) Proposta per la criticità 6 Occorre stabilire criteri per l'attribuzione dell'organico che, all'interno della singola autonomia, non comporti una distinzione tra docenti appartenenti ad organico di istituto e docenti appartenenti ad un organico funzionale. 21 G) Proposta per la criticità 8 H) Proposta per la criticità 9 Si ritiene necessario proporre che all'organico di Istituto siano assegnate risorse tali da incrementare l'offerta del tempo pieno nella scuola primaria ed del tempo prolungato nella scuola secondaria di primo grado. Si ritiene utile suggerire una rivisitazione delle tabelle da usare per la determinazione dell'organico dei Collaboratori scolastici che meglio tenga conto del numero dei punti di erogazione del servizio e del numero di allievi portatori di handicap. 22 CAPITOLO III Portfolio delle competenze e valutazione docenti A cura del laboratorio 2 USR Maria Torelli Dirigente tecnico USR ASAPI Paola Damiani Tommaso De Luca (con funzione di Referente) FONDAZIONE AGNELLI Stefano Molina FONDAZIONE PER LA SCUOLA DELLA COMPAGNIA DI SAN PAOLO Sheila Bombardi MARCHIO SAPERE E RETE SIRQ Vito Infante Silvana Di Costanzo UNITO Roberto Trinchero Anna Boggio DIRIGENTE SCOLASTICO “EUROPA UNITA” CHIVASSO AVIMES Silvana Mosca IRES PIEMONTE Luciano Abburrà ASVAPP Alberto Martini CIDI Domenico Chiesa OO.SS. FlcCgil – Maria Luisa Limone Cisl – Rosa Maria Cotevino Luca Bianco Prevot CONSULTA PROVINCIALE DEGLI STUDENTI 23 Valutazione-valorizzazione per i singoli con valore formativo Ci sembra significativo partire dal punto di vista degli studenti che fra i portatori di interessi, sono, verrebbe da dire: “gli stakeholders di maggioranza”. Nel loro documento emerge come la valutazione dei docenti non debba neppure sfiorare il rischio “di creare controversie interne alle istituzioni scolastiche andando a minare l’ unione, la coesione e la compartecipazione che deve esserci fra il personale per garantire una buona didattica, una buona progettazione extracurricolare e un ambiente idoneo e adatto per far sì che il docente non venga a scuola solo perché retribuito ma perché invogliato a condividere il suo sapere con i suoi allievi e con i suoi colleghi.” sono svolte da chi si è formato in percorsi mirati. Proseguire con Servizio Nazionale di Valutazione che non è sostituibile. Non partiamo da zero. L’oggetto in discussione non è la “valutazione degli insegnanti” in astratto, bensì l’insieme delle azioni utili per sostenere e riconoscere lo sviluppo della professionalità docente attraverso un percorso condiviso e fatto proprio dai soggetti valutandi. I componenti del Laboratorio ritengono che queste affermazioni debbano nella loro semplicità orientare ogni azione valutativa delle scuole e dei docenti. È necessario riconoscere la centralità dell’insegnamento inteso come risultato di aspetti connessi alla progettazione, pratica e governo di processi di apprendimento che porta all’assunzione dell’unicità della funzione docente. È fondamentale essere precisi sui termini e definire con chiarezza gli obiettivi: riconoscere l’effettivo lavoro svolto da un insegnante non significa costruire una “carriera” che necessariamente dovrebbe prevedere una diversificazione (gerarchica) di funzioni e responsabilità non proponibile nello specifico della professione insegnante. Si riconosce comunque l’opportunità di giungere a un riconoscimento degli incrementi di professionalità, ma ciò dovrà essere l’esito di un percorso sperimentato e validato, che implichi il riconoscimento dell’assunzione di responsabilità collegiali, attività “aggiuntive”, funzioni strumentali collegate e funzionali al progetto di scuola: tali compiti rappresentano attività che rimangono interne al profilo professionale, ma che La valutazione/autovalutazione degli insegnanti, come soggetti singoli non può essere disgiunta dalla valutazione/autovalutazione di scuola per non dar luogo a situazioni di competizione tra colleghi che svolgono lo stesso lavoro. Produrrebbe effetti contrari al risultato che si vuole raggiungere: il miglioramento dei risultati di apprendimento, il potenziamento della qualità di intervento didattico-educativo dei team ai diversi livelli. 24 Per riconoscere il lavoro di un insegnante si potrebbe valutare, nel tempo, il miglioramento della sua professionalità (attraverso la documentazione oggettiva delle attività di ricerca didattica e di formazione svolta) e, contestualmente, il carico e la qualità del lavoro aggiuntivo svolto (nelle funzioni complementari all’insegnamento e nel coordinamento delle funzioni collegiali). • alla riduzione della dispersione e dell’insuccesso scolastici; • alla riduzione delle differenze tra scuole e aree geografiche nei livelli di apprendimento degli studenti; • al rafforzamento delle competenze di base degli studenti rispetto alla situazione di partenza; • alla valorizzazione degli esiti a distanza degli studenti con attenzione all’università e al lavoro. Non partiamo da zero, ma dobbiamo conciliare il futuro con quello che già c’è. In questa fase è difficile pensare a strutturare operativamente percorsi di riconoscimento del lavoro individuale che risultino coerenti con l’impegno dell’amministrazione, in corso di attuazione, in riferimento al processo di valutazione delle scuole (Direttiva 11/2014 che individua le priorità strategiche del SNV per i prossimi tre anni scolastici; Decreto 80/2013 e CM 47/2014). È un processo utile per sperimentare i parametri che possono rendere efficace l’azione di valutazione, che deve essere: • formativa, cioè a supporto dei processi di innovazione e miglioramento della professionalità degli insegnanti e della scuola; • condivisa, cioè capace di suscitare riconoscimento del senso e della significatività da parte dei docenti; • autorevole, cioè percepita come affidabile nei suoi principi, metodi, strumenti e persone coinvolte. Si può invece pensare di approntare e fornire agli insegnanti strumenti (oggettivi) per (auto)valutare (conoscere) l’efficacia di alcune azioni del proprio lavoro. Lo scopo è formativo, finalizzato al miglioramento dell’insegnamento. Può rappresentare la base per il riconoscimento dello sviluppo della professionalità. È il percorso che può intrecciarsi con la definizione del nuovo profilo dell’insegnante. Un’“organizzazione che apprende” e non un’“organizzazione che si difende dalla valutazione”, è quella in cui la valutazione di sistema (possibile modello anche per la valutazione individuale) assolve prima di tutto alla funzione di agente di cambiamento. Soprattutto risulterebbe coerente con l’orientamento del SNV centrato per il 2014/15 sull’autovalutazione delle scuole e finalizzato al miglioramento della qualità dell’offerta formativa e degli apprendimenti e che sarà particolarmente indirizzata: Può servire per costruire un sistema multilaterale e multimodale di 25 valutazione in cui le due dimensioni (individuale e collegiale) non si determinino in modo incongruente. qualità del lavoro dei team e solo all’interno di questo sarà possibile riconoscere la professionalità di ogni insegnante. L’impianto del SNV punta a sostenere, valorizzare e riconoscere la crescita della Gradualità nell’introdurre la valutazione del singolo docente Gli esiti dei processi di autovalutazione individuale impostati in base alle suesposte premesse potranno costituire la base per: processo di insegnamento/apprendimento. Compendiando si potrebbe dire: in competizione con se stessi e in collaborazione con i colleghi per costruire una comunità professionale in continua crescita. elaborare i piani di miglioramento e di formazione individuali; costruire opportunità di crescita professionale e di “carriera funzionale”, attraverso l’individuazione di figure di coordinamento didattico e per la gestione della scuola . Su un diverso piano – pure per quanto concerne le necessarie implicazioni sul terreno contrattuale - si può pensare che anche la variabile tempo possa essere fortemente tenuta in conto, prevedendo una triplice collocazione retributiva e giuridica sulla base del tempo a scuola: L’incentivazione economica in esito al processo valutativo dovrà corrispondere all’assunzione di responsabilità aggiuntive e avere durata limitata, corrispondente alla durata degli incarichi. Uno sviluppo della professione, dunque, disposto nel rispetto del lavoro collegiale e cooperativo, dove la competenza di un docente è a disposizione di tutta la scuola, con ricadute immediate sulla qualità della didattica. In questa prospettiva non vi è uscita dal profilo professionale dell’insegnare, ma vi è realmente il riconoscimento di ogni responsabilità e ogni competenza acquisita e messa in atto nel migliorare il • tempo parziale: a domanda, e comunque obbligatorio per chi esercita la libera professione o assume incarichi esterni; • tempo normale: rideterminando il rapporto docenza/altri impegni; • tempo potenziato: che comprende una presenza a scuola o in reti di scuole in orario antimeridiano e pomeridiano, anche per compiti di supporto organizzativo e tecnicoprogettuale. Il tempo potenziato dovrebbe essere obbligatorio per chi fa parte dello staff di direzione. 26 Definizione di uno standard iniziale delle competenze Manca a tutt’oggi una declinazione puntuale e aggiornata alle prospettive della società in rapido cambiamento del profilo professionale docente con una precisa individuazione delle competenze e conoscenze che vi sono associate e un quadro normativo definito, coerente e chiaro sugli aspetti specifici, tenendo conto che si agisce nell'ambito di una legislazione scolastica generale molto stratificata che ovviamente tocca continuamente nel merito molteplici fattori collegati alla valutazione. Gli unici riferimenti normativi ad oggi disponibili per la costruzione di un portfolio di competenze sono costituiti dal DM 249/2010 recante la definizione della disciplina dei requisiti e delle modalità della formazione iniziale degli insegnanti e dal CCNL del 29/11/2007, contratto che non è più come composto da competenze disciplinari, psico-pedagogiche, metodologico-didattiche, organizzativorelazionali e di ricerca, necessarie a far raggiungere agli allievi i risultati di apprendimento previsti dall'ordinamento vigente. Partendo da questa definizione molto generale va però costruito un portfolio che coniughi le competenze di carattere generale in “items” specifici sulla base dei quali individuare idonei indicatori di performance. Un esempio “piemontese” di tale definizione delle competenze è stato realizzato dal Marchio Saperi dell’USR Piemonte che, oltre ad aver costruito un protocollo di autovalutazione e valutazione esterna delle scuole innovativo ed efficace, ha prodotto un disciplinare tecnico per l’autovalutazione degli insegnanti (“i-S.A.P.E.R.I”). A livello nazionale si può anche consultare il Progetto Valutazione e Miglioramento, fase 2. stato rinnovato, che delinea il profilo professionale docente. Le due fonti concordano nell’individuare tale profilo Valutazione attraverso portfolio Bisogna tenere presenti le competenze che sono alla base del fare scuola e i processi necessari per formarle e svilupparle, avendo però sempre in primo piano la dimensione cooperativa e collegiale in cui si esercitano. Tali competenze si possono ricondurre prevalentemente a sei aree: 2. Le competenze epistemologicodidattico-disciplinari, che corrispondono alla capacità di utilizzare le competenze disciplinari per fini educativi. 3. Le competenze psico-pedagogiche, necessarie per entrare in rapporto con gli allievi, per realizzare una positiva comunicazione didattica, una proficua relazione educativa. 1. Le competenze disciplinari, ovvero quel bagaglio culturale che ogni docente deve necessariamente possedere relativamente alle materie di insegnamento. 4. Le competenze relative alle tecnologie didattiche e specificamente per l’uso dell’ICT. 27 5. Le competenze organizzative e di relazioni tra pari. Il portfolio costituisce una forma di autovalutazione capace di raccordare l’autoanalisi ed il miglioramento, come hanno mostrato esperienze di alternanza tra valutazione esterna e autoanalisi dell’insegnamento. Si confronti il caso di AVIMES Piemonte per un approccio dinamico all’autovalutazione. 6. Le competenze di ricerca e sperimentazione, indispensabili a individuare i percorsi didattici più efficaci, le metodologie e le strategie più utili. Tale competenza andrebbe sviluppata anche in raccordo con l’università ed i centri di ricerca nazionali ed internazionali. Fondo delle Istituzioni Scolastiche (prevedere forme premiali di partecipazione volontaria) E’ necessario avere certezza delle risorse disponibili (sia attuali che pianificate), non tanto e non solo per le modificazioni retributive conseguenti all'adozione di processi valutativi delle persone o per i rinnovi contrattuali, quanto per garantire che le condizioni riferite ai fattori sotto osservazione e su cui la valutazione si baserebbe, siano soddisfatte. La certezza delle risorse va di pari passo con il loro impiego programmabile. Definizione del Nucleo di valutazione Il documento La Buona Scuola non si esprime sulla modalità di costituzione del Nucleo di Valutazione. In quanto snodo cruciale del processo valutativo, esso deve garantire un livello di autorevolezza e attendibilità molto elevato, capace di generare fiducia e condivisione. Vanno quindi definite e sperimentate idonee modalità di definizione di questo organo a cui sarà affidato il compito di estendere la procedura valutativa agli insegnanti. La sperimentazione Valorizza (MIUR 2011) ha indicato in una percentuale media indicativa del 20% dell’organico della scuola, l’entità dell’eventuale gruppo di docenti idonei a essere segnalati per un riconoscimento condiviso di alta professionalità. L’ipotesi operativa si basava su un concetto metodologico che prevede una valutazione di tipo “olistico” della prestazione docente considerata nella sua globalità, anziché su una scomposizione analitica dei suoi elementi costitutivi. Ci si basa sull’assunto che, nelle scuole, tutti sanno chi sono gli insegnanti più stimati. Si tratta di trovare procedure trasparenti per far emergere questa realtà e costruire su quei docenti il Nucleo di valutazione, facendo chiarezza su quale sia il ruolo che all’interno del Nucleo deve ricoprire il Dirigente scolastico e chi sia il membro esterno. In quest’ultimo caso il Tavolo ritiene che non possa essere che un Dirigente tecnico, o comunque un esperto facente parte dei nuclei di valutazione esterna previsti da Regolamento sul SNV. 28 Formazione dei docenti formatori in tema di valutazione e autovalutazione Le autovalutazioni e valutazioni funzionali all’insegnamento saranno il punto di partenza per le azioni di formazione volte al miglioramento e utilizzeranno modalità multimodali capaci di far evolvere le esperienze in atto, verso lo sviluppo professionale di competenze attive teorico-pratiche. Molte esperienze e ricerche segnalano che i migliori formatori e tutor sono insegnanti esperti (non necessariamente senior) i quali a loro volta siano coinvolti in gruppi di ricerca, in collaborazione con università e centri qualificati. Occorre sottolineare che, per questi docenti, debba essere considerata dal MIUR la possibilità di una messa a punto delle competenze, un riconoscimento anche retributivo, a seguito, ad esempio di una formazione di terzo livello , in analogia, ad esempio, ai Master per formatori in Didattica della Comunicazione, o in Didattica della Matematica, attivati con fondi nazionali ministeriali che si stanno concludendo con successo presso alcune università italiane, compresa Torino, in collaborazione con l’USR Piemonte. La FLC CGIL Piemonte ha considerato la partecipazione ai gruppi di lavoro istituiti dall'USR Piemonte una presenza finalizzata a dare un contributo e a porre l’accento sul ruolo delle lavoratrici e dei lavoratori della scuola e delle organizzazioni sindacali in tutte le sedi in cui si discute del progetto governativo su "La buona scuola". Allo stesso tempo, ritiene che la discussione sulle prospettive dell'istruzione pubblica (a partire dai modelli didattico- pedagogici adottati) e, in particolare, dal punto di vista del profilo professionale degli insegnanti, della valutazione e dei percorsi di carriera, debba svolgersi in primo luogo con le organizzazioni sindacali che rappresentano le lavoratrici e i lavoratori della scuola. La Flc Cgil, nel condividere il lavoro di sintesi del coordinatore Tommaso De Luca riguardo alle prospettive espresse e al loro elevato e positivo apporto qualitativo, ribadisce la competenza prioritaria della contrattazione nazionale con le OOSS per il nuovo Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro in merito a: profilo docente, nuovi profili professionali, formazione professionale, meccanismi di valorizzazione della professione (ivi compresa l’eventuale valutazione del singolo docente) e di progressione di carriera. Va da sé che sarà necessaria una attività di Formazione di base in tema di Valutazione e Autovalutazione della Qualità educativa della scuola, rivolta a docenti e dirigenti, atta a costituire il terreno su cui poggiare e sostenere in itinere sia il nuovo SNV sia l’autovalutazione dei docenti, ad esso raccordata. 1 1 Nota in calce al documento. FLC CGIL Piemonte 29 CAPITOLO IV Formazione in servizio A cura del laboratorio 4 USR Tecla Riverso Dirigente amministrativo (con funzione di Referente) USR Pierangela Dagna Dirigente tecnico FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI CUNEO UNIVERSITA’ DI TORINO Irene Miletto Renato Grimaldi Roberto Trinchero ASSOCIAZIONE DOCENTI - ADI Susanna Tittonel RETI DI SCUOLE Fulvia Cantone Paola Gasco Giulia Guglielmini DSCHOLA Alfonso Lupo CONSULTA STUDENTI Luca Bocchio • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • 30 FORMAZIONE IN INGRESSO: • Laurea magistrale (3+2) con biennio specialistico seguito da T.F.A. di un anno presso le Università con semestre di tirocinio presso le Istituzioni scolastiche. Il biennio specialistico (+2) va costruito per aree disciplinari onde superare il problema della frammentazione delle attuali classi di concorso. Tali percorsi andrebbero riprogettati dopo una riforma incisiva delle classi di concorso che ne riduca la frammentazione oggi non più giustificata dai nuovi ordinamenti. • La laurea specialistica dovrebbe essere a numero programmato anche come accesso verificando preventivamente disponibilità di cattedre in un triennio a livello territoriale. Ciò eviterebbe inutili attese e vane aspettative. • E’ necessario armonizzare i percorsi di formazione e definire criteri omogenei a livello nazionale anche di controllo e valutazione dei percorsi: sarebbe opportuno un tavolo inter -‐ istituzionale • Ministero/Università/Associazioni professionali per definire il percorso e gli standard in uscita del “futuro docente”, puntando a competenze legate • alla progettazione di percorsi didattici e valutativi, alla gestione della classe e delle specificità della relazione interpersonale docente/colleghi – docente/ alunno – docente/genitori. • Considerato come sistema di reclutamento ordinario il concorso, occorre non consentire più percorsi abilitanti “ridotti” tipo PAS che abbassano il livello qualitativo della preparazione comprimendo anche in tempi ristretti la formazione. • E’ fondamentale prevedere nel piano di studi, quindi nel percorso di formazione iniziale dei docenti, un certo numero di crediti obbligatori (es. 50 crediti) relativi alla pedagogia e didattica speciali, per tutti coloro che vogliano intraprendere la carriera docente (date le significative richieste delle scuole in relazione agli alunni diversamente abili e BES in continuo aumento). Tali crediti potrebbero essere scontati nel percorso di specializzazione per diventare insegnanti di sostegno. • E’ altresì importante dedicare una parte di formazione, per i futuri docenti di materie tecniche-‐professionalizzanti, allo sviluppo di adeguate competenze pratiche legate al mondo del lavoro e ai percorsi di alternanza scuola – lavoro con particolare riferimento a chi dovrà poi insegnare in istituti tecnici e professionali. • Parte della formazione in ingresso (del biennio spec.) va dedicata alla formazione di base sulle ICT • Per una formazione seria – da parte delle Università -‐ occorre lavorare per piccoli gruppi di aspiranti docenti e in presenza per stimolare proprio la parte esperienziale. Il percorso (il TFA in particolare) va progettato in sinergia con la scuola in quanto l’università, da sola, finirebbe per “costruire” un aspirante docente un po’ lontano dai bisogni della scuola attuale. • Le prove di ingresso per accesso ai TFA devono essere riprogettate privilegiando tipologie meno nozionistiche (ciò ridurrebbe anche il potenziale numero di errori) e riqualificando gli item: occorre puntare a prove che rilevino capacità di problem solving e processi cognitivi di ordine superiore. • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • 31 • Occorre svolgere una valutazione accurata delle Istituzioni Scolastiche deputate al tirocinio e un’attività di rigoroso controllo • Altresì occorre una costante valutazione dei percorsi universitari indicati sopra COMPETENZE DELL’ASPIRANTE DOCENTE IN USCITA dal percorso 3+2 +TFA (inclusi semestre di tirocinio): Cultura e pratica didattica: 1. Padronanza scientifica 2. Conoscenze e competenze metodologico-‐didattiche = epistemologiche, sociologiche, pedagogiche e psicologiche 3. Competenze comunicativo-‐relazionali (nei confronti di allievi, genitori e personale della scuola) 4. Competenze nella gestione del gruppo-‐classe 5. Capacità di mettersi in gioco, di fare autocritica 6. Conoscenze in ambito progettuale e valutativo 7. Conoscenze relative ai risultati della ricerca in tema di apprendimento a livello nazionale e internazionale (approccio evidence-‐based) 8. Conoscenza del mondo contemporaneo 9. Competenza tecnologica e digitale 10. Aggiornamento, ricerca, formazione continua Cultura e pratica di sistema: 1. Conoscenze relative all’organizzazione dell’I.S. e al P.O.F. 2. Conoscenza normativa 3. Conoscenze psicologiche di base 4. Conoscenze in ambito progettuale e valutativo 5. Codice deontologico dell’insegnante (slegato dal contratto) FORMAZIONE IN SERVIZIO E QUALITA’ DEI PACCHETTI FORMATIVI • Rendere obbligatoria la formazione in servizio prevedendo anche un periodo specifico dell’a.s., da decidere da ciascun collegio docenti, nel quale svolgere l’attività (es. nel periodo di sospensione delle lezioni a fine giugno / primi di luglio/inizio settembre) • Prevedere che l’obbligo formativo non vada conteggiato nelle 40 + 40h di attività funzionali all’insegnamento previste dall’attuale CCNL SCUOLA • Nella formazione iniziale (sarebbe meglio nel periodo del tirocinio) è indispensabile svolgere la formazione sulla sicurezza prevista dall’Accordo Stato regioni (4+8h) • Garantire il diritto alla formazione del personale anche mediante i 5gg /anno di esonero dal servizio previsti dal CCNL, con tutte le forme possibili di flessibilità • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • 32 • • • • • • • • • organizzativa incluso l’organico funzionale (nella scuola primaria parte delle 2h di programmazione settimanale potrebbero essere dedicate a questo) Prevedere una formazione specifica per i docenti che transitano dal ruolo di sostegno al posto comune dopo un solo quinquennio Predisporre nelle scuole spazi attrezzati con tecnologie informatiche Il sistema di premialità della formazione va reso trasparente e in qualche misura condiviso (oltre al riconoscimento economico dovrebbero essere previste forme di progressione professionale e di distacchi o semiesoneri temporanei compensati con l’organico funzionale per consentire anche azioni di tutoraggio) Occorre rilanciare i due più importanti luoghi della formazione ovvero SCUOLA e RETI DI SCUOLE (intesa come comunità di pratiche) e ASSOCIAZIONISMO PROFESSIONALE E DISCIPLINARE Occorre definire un quadro di competenze standard per il ruolo di formatore e prevedere standard minimi per i pacchetti formativi comprensivi di una qualche forma di valutazione. Istituire un ALBO NAZIONALE dei formatori suddiviso per aree tematiche, sia come soggetti singoli che come agenzie formative/enti che erogano formazione Prevedere sempre una valutazione dell’attività formativa Individuare un iter per chi vuole diventare formatore (all’interno della scuola) purché in possesso dei requisiti essenziali Delineare in concreto le figure del “coordinatore della didattica” e dell’ “esperto dei processi scolastici” FIGURE PRINCIPALI CHE SI OCCUPANO DI FORMAZIONE A SCUOLA sotto la regia del D.S.: • • • • Mentor Docenti innovatori naturali Coordinatore della didattica dell’innovazione Esperto dei processi scolastici QUALITA’ MINIMA DEI PACCHETTI FORMATIVI: (rif. a direttiva MIUR 90/2003 sull’accreditamento dei soggetti che erogano formazione; e rif. all’ISFOL per gli standard sui pacchetti formativi per la formazione degli adulti) Un formatore dovrebbe servire a: • Sviluppare e sperimentare nuovi metodi e strumenti di formazione • Aiutare gli altri perché diventino formatori a loro volta • Intervenire nelle situazioni di formazione sul campo o a distanza per apportare contributi significativi e decisivi a risolvere un problema • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • 33 • Occorre prevedere una formazione dei formatori che curi in particolare alcune competenze didattico-‐metodologiche riferite a: o formazione degli adulti o progettualità o comunicazione o tecnologia e didattica on line COME SVOLGERE LA FORMAZIONE IN SERVIZIO OGGI: • ridurre le modalità di “comunicazione frontale” (passiva) all’essenziale • prediligere l’apprendimento in situazione • prediligere la formazione per piccoli gruppi secondo modalità che coinvolgano tutti i partecipanti (focus group/laboratori tematici, ecc.) • prediligere gruppi eterogenei di docenti da formare (es,. per curricolo verticale, per tipologia di scuola/per rete) • lavorare in sinergia con l’Università per i fondamenti della proposta formativa • prediligere forme di peer tutoring • utilizzare anche forme di apprendimento a distanza (piattaforme informatiche, chat, forum.ecc.) • tener presente che il migliore formatore per un docente è un collega che ha “sperimentato” un percorso e che abbia la capacità di raccontarlo • tener presente che ogni formazione non deve mai essere fine a se stessa ma deve avere una ricaduta sulla “comunità scolastica” nel suo insieme • aprire nuove strade per la ricerca-‐azione e disseminazione di buone pratiche COME VALUTARE L’ATTIVITA’ FORMATIVA SVOLTA: • Prevedere una scheda iniziale (test d’ingresso) per conoscere i bisogni/le aspettative del docente che svolge formazione • Prevedere una scheda di gradimento dell’attività formativa svolta (al termine dell’attività) che entri nel merito di quanto il docente ha/non ha appreso • Elaborare un test finale con valutazione del “formato” da parte del formatore • Prevedere a distanza di tempo (settimane/mesi), una restituzione alla scuola, ad es. un report da parte del docente che ha svolto formazione con indicazione delle ricadute verificate (su se stesso, sull’apprendimento degli allievi, ecc.), da consegnare al dirigente scolastico e da illustrare in consiglio di classe/in collegio docenti/in altri momenti collegiali anche aperti alla comunità scolastica se necessario. • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • 34 • Al report potrebbero essere allegati più ampi documenti prodotti a seguito del percorso formativo compiuto anche relativi al lavoro svolto in classe • Ogni attività formativa dovrebbe svilupparsi in tre momenti: 1.FORMAZIONE 2. APPLICAZIONE 3. RICADUTA e RESTITUZIONE • Istituire un nucleo interno alla scuola /rete di scuole (composto da dirig. scol./docente mentor, ecc.) che validi il percorso di formazione svolta sulla base dei documenti di cui sopra (a ciascuno dei quali si potrebbe attribuire un punteggio), esplicitando i criteri di valutazione sulla base di uno standard nazionale. • In seguito a valutazione positiva si avrebbe diritto al “credito formativo” e all’inserimento di tale attività nel Portfolio personale del docente DOCENTE MENTOR E DOCENTI INNOVATORI NATURALI A. B. C. D. E. • Per l’individuazione si ritiene opportuno utilizzare il percorso già sperimentato “VALORIZZA” (MIUR 2010) che consentirebbe effettivamente di individuare i docenti migliori a livello di comunità scolastica tutta • L’individuazione dovrebbe avvenire per reti di scuole (dello stesso contesto territoriale) piuttosto che per singola Istituzione scolastica • REQUISITI DELL’ASPIRANTE MENTOR: Ampia professionalità nell’ambito della formazione in servizio, ovviamente documentabile Partecipazione, con le proprie classi, a progetti per il miglioramento dell’apprendimento degli alunni, il sostegno alla didattica, l’innovazione e la sperimentazione Un certo numero di anni di servizio di ruolo (es. 10 anni) Avere ricoperto ruoli di staff Eventualmente esser stato membro del comitato di valutazione del servizio/membro di commissione di concorso per l’abilitazione all’insegnamento • COME POTREBBE SVOLGERE L’ATTIVITA’ DI SUPPORTO E VALUTAZIONE DEI NEO ASSUNTI? • Il supporto dovrebbe essere flessibile, adattabile, sempre di lunga durata e in situazione; l’attività di mentoring dovrebbe dirigersi verso forme di ascolto, supporto e condivisione in vista di una auto-‐progettazione della formazione. • Il mentor non può trascurare il background del docente che supporta, le sue aspettative, le sue aspirazioni, i suoi bisogni, come pure il contesto in cui si trova ad operare la scuola, le sue dinamiche relazionali interne ed esterne • I punti di osservazione del mentor dovrebbero essere: • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • 35 1) 2) 3) 4) 5) L’efficacia nell’insegnamento della disciplina La capacità di comprendere e soddisfare i bisogni degli alunni La capacità di sviluppare una didattica improntata al problem solving e alla ricerca Competenza e coerenza nella valutazione degli apprendimenti La capacità di instaurare un rapporto di fiducia, dialogo e collaborazione con le famiglie 6) L’inserimento positivo all’interno della comunità scolastica 7) L’autocritica e l’autovalutazione in ordine al proprio operato • IL RUOLO DEL MENTOR PER LA FORMAZIONE IN SERVIZIO DEI COLLEGHI: • Supporto alla formazione facendo proposte, sentendo i bisogni dei colleghi, stimolando la motivazione, l’autocritica, percorsi di miglioramento professionali e collettivi nella scuola • IL COMPENSO DEL MENTOR: • indicativamente il compenso previsto per la funzione strumentale – già funzione obiettivo – ovvero pari a n. 100h di non docenza/anno scolastico • DOCENTI INNOVATORI NATURALI • Docenti che compiono lunghi percorsi di formazione continuando ad assolvere a tutti gli obblighi di servizio (es. docenti formati per il CLIL, docenti generalisti che hanno svolto la formazione per la L2 nella primaria; docenti che stanno facendo formazione per le IN2012 – primo ciclo, ecc.). Non è previsto per loro alcun compenso o alcuna riduzione dei carichi di lavoro (eccetto l’utilizzo dei permessi per il diritto allo studio in alcuni casi) • Occorre rendere trasparenti le modalità di compenso (che LBS prevede come incentivo per questi docenti che si formano) e soprattutto vincolare una parte del M.O.F. per retribuire le buone esperienze di formazione. • Sarebbe anche opportuno premiarli con punteggi aggiuntivi nei titoli professionali in graduatoria di Istituto. FORMAZIONE E ORGANICO FUNZIONALE • In rapporto all’organico funzionale sarebbe opportuno prevedere una specifica formazione per: o Insegnamento di materie affini all’interno di classi di concorso allargate (ambiti disciplinari) o Insegnamento finalizzato ad attività complementari alla didattica per le seguenti tipologie di docenti: o In mobilità da organico a cattedra a organico funzionale o In mobilità volontaria per insegnanti prossimi al pensionamento (con possibilità di riduzione oraria) • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • 36 • Le modalità della formazione sub b) vanno distinte in due sottocategorie nel caso di sostituzione di colleghi assenti per brevi periodi: o Per insegnamento disciplinare specifico o Per svolgimento di moduli didattici progettati preventivamente che afferiscono a tematiche trasversali quali ad esempio: cittadinanza, sicurezza, ambiente, ecc. • • Attività di insegnamento oltre l’orario curriculare con finalità di recupero, lotta alla dispersione scolastica, valorizzazione delle eccellenze, ecc. FORMAZIONE DEI DOCENTI E ASPETTATIVE DEGLI STUDENTI • La formazione dovrebbe: § essere obbligatoria, permanente e valutata § essere basata sulla riflessione della propria pratica didattica § formare gli insegnanti all’uso del digitale nell’ambito dell’attività didattica § includere sia attività di autoformazione che di formazione in rete § tener conto in particolare dell’aspetto relazionale tra docente e alunno. • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • 37 LE BUONE PRASSI Rete “Robotica a scuola” La Buona Scuola fondata sul lavoro • Il 4 novembre 2010 è stato siglato il Protocollo d'Intesa per lo sviluppo dell’Istruzione Tecnica e Professionale nel campo della Meccatronica e della Robotica, i cui nodi strategici possono essere riassunti in: azioni di sistema, rete di scuole, orientamento formativo, formazione ed aggiornamento dei docenti e didattica laboratoriale. • Nel protocollo è stato proposto il modello di governance interistituzionale e attraverso la collaborazione tra Ufficio Scolastico Regionale per il Piemonte, Assessorati all’Istruzione della Regione e della Provincia di Torino, Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Torino, Unione Industriale di Torino, AMMA, Politecnico di Torino, Aziende e loro Associazioni, è stato possibile realizzare e sostenere la “Rete Robotica a Scuola”, una rete di scuole dedicata alla meccatronica e alla robotica, e implementare azioni sinergiche nel campo dell'orientamento in ingresso ed in uscita. • Per approfondimenti: http://www.roboticascuola.it/ Marchio saperi - Autonomia, valutazione e apertura de “La Buona Scuola” • Il “Marchio SAPERI per la Qualità e l’Eccellenza della scuola”, di proprietà dell’ USR Piemonte, è propedeutico e nello stesso tempo complementare rispetto agli standard ISO 9001: 2008 e ai modelli di autovalutazione per l’eccellenza EFQM e CAF. I requisiti del “Marchio” sono coerenti con quelli dell’accreditamento delle strutture formative e con i recenti criteri di valutazione proposti per i dirigenti scolastici. • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • 38 • Il progetto MARCHIO COLLETTIVO SAPERI ha i seguenti obiettivi: • Diffondere nelle scuole la cultura della Qualità, attraverso la diffusione dei principi del TQM, per il miglioramento continuo in particolare dei processi di insegnamento e apprendimento; Valorizzare la qualità esistente all’interno degli istituti piemontesi e diffondere le migliori pratiche. Favorire il confronto tra le scuole mediante audit (peer assessment), attività di confronto (benchmarking) e autovalutazioni secondo i modelli d’eccellenza europei (EFQM/CAF). • Per approfondimenti: http://www.marchiosaperi.it/ e http://marchiosaperi.istruzionepiemonte.it/ Zero Robotics e il coding - Ripensare ciò che si impara a scuola • Alla luce dei nuovi e continui sviluppi in campo tecnologico e nel campo della robotica, e in attuazione del Protocollo d’Intesa sulla Robotica e Meccatronica, il Politecnico di Torino, l’Agenzia Spaziale Italiana, l’Università di Padova, la Fondazione Istituto Italiano di Tecnologia, l’Ufficio Scolastico Regionale per il Piemonte e la Rete Robotica a Scuola e, in collaborazione con il Massachusetts Institute of Technology (MIT), la NASA e l’Agenzia Spaziale Europea (ESA), propongono 2 competizioni per l’anno scolastico 2014/2015: il Campionato Italiano ed il Campionato Internazionale ZeroRobotics 2014, aperto a tutti gli studenti delle scuole secondarie di 2° grado del territorio nazionale. • Le competizioni consistono nella realizzazione di codici di programma (coding) per il controllo di satelliti in miniatura. Questi piccoli satelliti sono chiamati SPHERES e sono già utilizzati dalla NASA all'interno della Stazione Spaziale. • Per approfondimenti: http://zerorobotics.mit.edu/ e http://www.roboticascuola.it/ • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • 39 L’educazione finanziaria - Ripensare ciò che si impara a scuola • L’educazione alla cultura finanziaria ha una valenza formativa importante, che rientra pienamente nell’area di Cittadinanza e Costituzione, in quanto tesa a stimolare nei giovani l’interesse per le tematiche dell’economia e della finanza, sviluppando quelle competenze trasversali che consentiranno loro di essere cittadini responsabilmente attivi. • L’Ufficio Scolastico Regionale per il Piemonte in collaborazione con la Fondazione Rosselli e la Fondazione per l’Educazione Finanziaria e al Risparmio ha promosso negli ultimi anni l’apprendimento dell’educazione finanziaria e della cittadinanza economica. • Per approfondimenti: http://www.cittadinanzaeconomica.org/governance-e-gestione/ e http://www.economiascuola.it Progetto Xcorsi: le risorse di una Buona Scuola • Xcorsi è un progetto di asset building, vale a dire di costituzione di un patrimonio familiare, promosso dall’Ufficio Scolastico Regionale per il Piemonte e dall’Ufficio Pio della Compagnia di San Paolo, con il contributo della Commissione Europea per le attività di valutazione. • Con il progetto “Percorsi” gli studenti di quarta e quinta delle scuole secondarie di secondo grado possono ottenere fino a 8.000 Euro a fondo perduto da usare per le spese connesse agli studi e alle attività formative e culturali: dalle tasse scolastiche e universitarie all’acquisto di libri, dagli abbonamenti trasporti ai viaggi studio, dall’acquisto di un tablet a quello di un PC. • Il Progetto incentiva, quindi, comportamenti virtuosi e finalizzati al successo formativo degli studenti. • Per approfondimenti: www.xcorsi.org • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • 40 Ripensare ciò che si impara a scuola: l’educazione alla salute e la prevenzione del bullismo e del disagio socio-relazionale • Nell’ambito del protocollo di intesa sull’educazione alla salute tra Ufficio Scolastico Regionale per il Piemonte e Regione Piemonte è stata avviata una sperimentazione per definire il Profilo di salute della scuola, caratterizzata dalla metodologia della ricerca-‐azione e da una marcata sinergia inter istituzionale. • Un elemento distintivo del progetto è infatti la valorizzazione delle diverse competenze e dei differenti approcci per pervenire al "Profilo di salute della scuola", esito del processo di analisi dei diversi aspetti dell'ambiente scuola, rilevanti per la salute, che prelude alla progettazione e messa in atto di piani di miglioramento, nonché ai processi di autovalutazione e rendicontazione sociale. • E’ stato stipulato un protocollo di intesa tra Ufficio Scolastico Regionale per il Piemonte, Regione Piemonte, Arma dei Carabinieri e le Questure delle province piemontesi, finalizzato alla programmazione di azioni di prevenzione del bullismo. Inoltre sono stati realizzati interventi sulla prevenzione dei rischi derivante dall’uso delle nuove tecnologie in collaborazione con la Polizia Postale e la Polizia Municipale della Città di Torino. • Per approfondimenti: http://www.istruzionepiemonte.it/?page_id=507 Ripensare ciò che si impara a scuola: la prevenzione della dispersione scolastica con il progetto “Provaci ancora, Sam!” • Il Progetto frutto della collaborazione tra Ufficio Scolastico Regionale per il Piemonte, Ufficio Pio e Fondazione della Scuola della Compagnia di San Paolo e Città di Torino è caratterizzato da modelli di didattica alternativa e di relazione educativa sperimentale, con l’obiettivo di prevenire la dispersione scolastica. Scuola e altri attori possono così, in un lavoro congiunto, favorire processi di apprendimento che, tenendo conto della storia di ciascun ragazzo, possono dare a ognuno uno spazio di ascolto e di espressione di sé offrendo l’incontro in luoghi e • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • 41 ambiti in cui poter rafforzare la propria autostima e trovare sostegno per il successo formativo. • Per approfondimenti: http://www.provaciancorasam.it/ Le Buone prassi del mondo della IeFP La scuola bottega: la via italiana al sistema duale • In un tessuto produttivo caratterizzato da una netta prevalenza di imprese piccole e piccolissime è fondamentale l’esistenza di luoghi educativi in cui sia possibile sperimentare, già durante gli anni di studio, attività lavorative vere e proprie. E’ questa l’esperienza messa in campo dalla Piazza dei Mestieri nata nel 2004 che per ognuno dei filoni formativi in cui è impegnata ha dato vita a delle vere e proprie business unit che operano sul mercato. Affiancati dai loro “maestri” e da grandi professionisti i giovani si cimentano con l’esperienza del lavoro. La “Piazza” è una proposta educativa a tutto tondo che opera sulla filiera orientamento -‐ formazione -‐ lavoro e che accompagna i giovani anche nel tempo libero con proposte culturali e sportive. Dal 2011 alle attività rivolte ai giovani per il conseguimento della qualifica e del diploma professionale si sono affiancate le attività dell’Its per le tecnologie dell’informazione e della comunicazione; anche in questo caso alle attività didattiche si affiancano esperienze in campo lavorativo. • Per approfondimenti: www.piazzadeimestieri.it Il Project work nell’esperienza di Stage nel IV anno della IeFP • Nel Quarto anno della Formazione Professionale, è prevista un’area formativa denominata “project work” che qualifica l’esperienza di stage; si tratta in effetti di un’esperienza di alternanza formativa, opportunamente concordata con le imprese partner, mediante la quale l’allievo, dopo una fase di osservazione e interpretazione della realtà aziendale di riferimento, elabora e realizza un progetto rispondente a compiti coerenti con le finalità del percorso formativo e significativo per l’organizzazione stessa. All’interno di ogni project work è possibile prevedere approfondimenti legati alle varie aree delle competenze di base (per esempio, per quanto riguarda l’area scientifica è possibile studiare l’elaborazione di preventivi e la pianificazione di costi, ricavi e rischi e descrivere il fenomeno chimico-‐fisico che è alla base del prodotto o del processo di analisi). Tale progetto diviene anche materiale su cui sviluppare la valutazione finale dell’allievo. • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • 42 Portfolio delle competenze individuali nei percorsi di IeFP • Il Portfolio è una raccolta significativa dei lavori dell’allievo che racconta la storia del suo impegno, del suo progresso o del suo rendimento, attraverso la raccolta strutturata della documentazione, che attesta i passaggi cruciali, nodali del suo percorso formativo. Si tratta pertanto di una raccolta di materiali che documentano ad altri una serie di prestazioni eseguite nel tempo (e che l’allievo sceglie in quanto significative per il suo percorso personale) e nel contempo che registrano lo sviluppo del piano formativo personale. In esso l’allievo raccoglie e documenta una sequenza di esperienze nel campo dell’apprendimento e nello sviluppo di una particolare competenza, registrando, con l’ausilio del Coordinatore di classe, sistematicamente tutte le esperienze orientative, formative e lavorative. Parte integrante del Portfolio è il Libretto formativo personale: è la raccolta dei dati dell’allievo e delle attestazioni, dei certificati e quindi dei crediti formativi dell’allievo. Sperimentazione didattica multicanale nei percorsi di IeFP • Nell’ambito della didattica, l’innovazione che si è imposta negli ultimi anni è sicuramente l’utilizzo del tablet per l’apprendimento. Questa innovazione è strettamente collegata da una parte alle potenzialità che il tablet offre nella fruizione della rete e dall’altra alla riduzione del costo dei supporti digitali. La diffusione di questi strumenti ha quindi rimesso in gioco i principi pedagogici e le strategie di insegnamento tradizionali. Dalle sperimentazioni effettuate a livello nazionale ed europeo, i risultati raggiunti e le questioni rimaste aperte richiedono una attenta riflessione sui cambiamenti da apportare a livello organizzativo e didattico con consapevolezza e lungimiranza. • Il Cnos-‐Fap Regione Piemonte ha quindi scelto di implementare la “didattica touch” definendo un piano di sviluppo della sperimentazione a partire dal luglio 2012 fino a dicembre 2016. • www.icnos.net • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • 43 Progetto Laboratorio Scuola – Formazione (LAPIS LAboratori Per Il Successo) • Rappresenta un percorso integrato, finalizzato a prevenire la dispersione scolastica, di durata annuale (part-‐time), rivolto a studenti di 14 -‐ 16 anni ancora iscritti alla scuola secondaria di I grado in quanto non hanno conseguito la Licenza Media e, in alcuni casi, hanno più di nove anni di frequenza scolastica. Il progetto è sperimentato dall’a.f. 2008/2009, nella città di Torino, dal C.I.O.F.S.-‐F.P. Piemonte (capofila) con CNOS-‐FAP Piemonte e Immaginazione e Lavoro, coinvolgendo anno dopo anno un numero sempre maggiore di Istituzioni scolastiche (38) e allievi/e (circa 170), con risultati significativi in termini di successo sia scolastico sia formativo. • Promuove attività didattico-‐educative personalizzate, valorizza una didattica attiva, privilegia l’esperienza concreta e i laboratori, si avvale del valore aggiunto della relazione adulto/allievo amichevole e personalizzata, del rinforzo delle conoscenze esperite a scuola, soprattutto per allievi/e dotati di uno stile di apprendimento che privilegia l’intelligenza pratica, intuitiva e per scoperta. Progetto Laborientarsi Città di Torino • La Città e la Provincia di Torino, nell’ambito dell’Accordo di Programma tra loro stipulato per la realizzazione del Piano Provinciale Pluriennale finalizzato a prevenire e contrastare la dispersione scolastica e formativa, hanno affidato a CNOS-‐FAP, CIOFS-‐FP, Fondazione Casa di Carità, Istituto Salotto e Fiorito e Prospettiva Lavoro la creazione di sportelli di orientamento per supportare i giovani tra i 16 e 22 anni verso scelte consapevoli negli studi e nella transizione dalla scuola al lavoro. • Gli utenti dopo aver svolto le azioni di orientamento hanno nel 47% dei casi scelto di entrare/rientrare nel circuito scolastico-‐formativo o di proseguire con più forte motivazione nel percorso intrapreso. Analogamente, è stato possibile definire la scelta di formazione superiore con iscrizione all’Università̀. Infine nel 17% dei casi la partecipazione alle azioni di orientamento ai settori professionali (ad es. i tirocini) ha determinato il rafforzamento delle competenze personali e tecnico-‐pratiche, necessarie ad entrare nel mondo del lavoro, seppur con esperienze occasionali o di breve durata. • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • 44