Teatro Donizetti Casa Natale di Gaetano Donizetti 12-14 ottobre 2012 Donizetti in scena. Vedere l’opera Convegno internazionale di studi Abstract e Biografie www.bergamomusicafestival.it FONDAZIONE DONIZETTI Piazza Cavour 15, Bergamo TEL +39.035.244483 FAX +39.035.4160685 www.donizetti.org - [email protected] Venerdì 12 ottobre Teatro Donizetti - Sala Conferenze ore 14.30 Sessione 1. Comporre la performance presiede Francesco Bellotto PAOLO FABBRI Fondazione Donizetti Università di Ferrara Edizione Nazionale delle Opere di Gaetano Donizetti Senza parole. Componenti non verbali nel teatro di Donizetti Diversamente da immediati predecessori (Rossini) e contemporanei (Bellini), le parole dei suoi poeti teatrali a Donizetti non sempre bastano: anzi, dà segni di essere perfino convinto che non tutto si possa dire a parole. È compositore che non si limita a intonare testi verbali di genere drammatico, ma che mostra in concreto di considerare il teatro d’opera fatto non solo di parole e musica. Nell’atto compositivo stesso, Donizetti va sovente al di là di quanto richiesto al musicista, spingendosi ad immaginare (e prescrivere) elementi di teatralità che oltrepassano note e parole, e che a rigore non dovrebbero competergli. Per raggiungere i suoi obiettivi, usa anche materiali e soluzioni ‘irregolari’, o spinge la musica sulle soglie del ‘non detto’. Paolo Fabbri è ordinario di Storia della Musica Moderna e Contemporanea all’Università di Ferrara. Dal 1997 è direttore della Fondazione Donizetti di Bergamo, e presidente dell’Edizione Nazionale delle Opere di Gaetano Donizetti. Per la casa editrice LIM dirige la collana «ConNotazioni». Nel 2003 ha fondato il periodico «Musicalia. Annuario internazionale di studi musicologici», di cui è attualmente direttore. Nel 1989 gli è stata conferita la Dent Medal, l’annuale premio musicologico internazionale della Royal Musical Association. Già visiting professor alla University of Chicago, nel 2001 è stato nominato socio onorario dell’American Musicological Society. Oltre a numerosi articoli apparsi su «Studi musicali», «Rivista italiana di musicologia», «Chigiana», «Quadrivium», «Acta musicologica», «Music and Letters», «Analecta musicologica», «Cambridge Opera Journal», ha pubblicato fra l’altro i volumi: Monteverdi (EDT); Il secolo cantante. Storia del libretto d’opera nel Seicento (Il Mulino); Metro e canto nell’opera italiana (EDT). È in stampa l’edizione critica di Anna Bolena da lui curata. www.bergamomusicafestival.it FONDAZIONE DONIZETTI Piazza Cavour 15, Bergamo TEL +39.035.244483 FAX +39.035.4160685 www.donizetti.org - [email protected] ALESSANDRO ROCCATAGLIATI Università di Ferrara Edizione Critica delle Opere di Vincenzo Bellini Parigi-Italia 1838-41: tracce nelle didascalie, tra fonti libretti e partiture Non sono mancate negli ultimi anni le riflessioni generali e particolari sulla natura e il funzionamento delle didascalie nel teatro dell’Ottocento, musicale e non (Zaragoza, Guarnieri, Zoppelli, Beghelli, chi scrive). Si può dunque partire da qualche concetto acquisito, per orientare una ricerca che miri ad osservare come il Donizetti teatrante si rapportasse a quell’insieme di indicazioni più o meno prescrittive che – derivate dalle fonti letterarie, depositate nei libretti, da trasmettersi direttamente o mediatamente agli artefici dello spettacolo (cantanti-attori, scenografi, macchinisti, attrezzisti, ecc.), variamente riportate-realizzate nelle partiture, trasfuse-completate nelle riduzioni canto-piano – finivano per costituire un ingrediente essenziale della sua drammaturgia per musica posta in scena. In particolare, può risultare interessante concentrare tale indagine su un ambito cronologico ristretto ma importante, nella vita artistica di Donizetti: gli anni attorno al suo trasferimento a Parigi (18381841). Tra opere scritte ancora o di nuovo per il circuito italiano (Poliuto, Maria de Rudenz, Adelia, Maria Padilla, la stessa versione italiana 1840 della Figlia del reggimento) e partiture confezionate e presentate nella capitale francese (Les Martyrs, La favorite, La fille du régiment, la pur postuma Rita) interesserà registrare continuità e discontinuità di procedure e comportamenti creativi del musicista alle prese coi vari “sistemi di didascalie”. Anche ovviamente in rapporto agli usi differenziati dei teatri di destinazione e delle tradizioni di genere interessate. Alessandro Roccatagliati (Reggio Emilia, 1960) è professore associato di Musicologia e Storia della musica nell’Università di Ferrara, ove tiene gli insegnamenti di Drammaturgia musicale e di Forme della poesia per musica. È vicedirettore delle riviste «Il Saggiatore musicale» e «Musicalia. Annuario internazionale di studi musicologici». Dirige, con Fabrizio Della Seta e Luca Zoppelli, la nuova Edizione critica delle opere di Vincenzo Bellini (Milano, Casa Ricordi, 2000 ss.) nell’ambito della quale ha pubblicato nel 2009 (con L. Zoppelli) l’edizione dell’opera La sonnambula. La sua produzione scientifica si concentra perlopiù sulla drammaturgia e la storia dell’opera italiana, in particolare sul teatro di Verdi, Bellini, Rossini e Donizetti; ha dedicato studi anche a opere di Paisiello, Mayr, Meyerbeer, Halévy e Janáček, oltre che alla storia musicale di vari centri del nord Italia (Ferrara, Modena e Bologna su tutti). Ha scritto, tra l’altro, le monografie Giuseppe Verdi, “Rigoletto” (Milano, Mursia) e Felice Romani librettista (Lucca, LIM). www.bergamomusicafestival.it FONDAZIONE DONIZETTI Piazza Cavour 15, Bergamo TEL +39.035.244483 FAX +39.035.4160685 www.donizetti.org - [email protected] LUCA ZOPPELLI Université de Fribourg Edizione Critica delle Opere di Vincenzo Bellini «Sul tavolino, una spada leggera». Funzioni della didascalia negli autografi donizettiani Nel sistema testuale dell’opera italiana di primo Ottocento, la partitura è il luogo ove il compositore annota l’insieme di prescrizioni concernenti la parte sonora dello spettacolo; décor e movimento scenico vanno dedotti essenzialmente dal libretto e da altre fonti interne al sistema (liste di attrezzi, descrizioni di costumi, disposizioni sceniche manoscritte). Ciò non toglie che i compositori usino apporre in partitura didascalie di vario tipo – espressive, mimiche, di movimento, scenografiche o d’attrezzeria – in quantità più o meno importante. Donizetti lo fa volentieri, e in misura crescente col passar degli anni: tuttavia, anche in considerazione dei diversi ambienti produttivi in cui lavora, non è sempre facile capire cosa lo spinga a selezionare, se non addirittura a espandere o inventare, una didascalia da inserire nella partitura autografa. La relazione verte su un doppio interrogativo: quello della funzionalità pratica, produttiva, degli interventi donizettiani concernenti la dimensione scenica; e quello – parallelo – dell’eventuale pertinenza ermeneutica delle scelte di Donizetti: può una didascalia dirci qualcosa sul suo modo di ‘vedere’ e di concepire l’insieme dello evento scenico-musicale? Può una partitura, da mero strumento di trasmissione prescrittiva, diventare (almeno localmente) il punto focale di una visione sintetica dello spettacolo? Luca Zoppelli, autore de L’opera come racconto (Venezia, Marsilio, 1994), è professore ordinario di Musicologia all’Università di Fribourg (Svizzera); dirige le Annales Suisses de Musicologie e condirige l’Edizione Critica delle Opere di Vincenzo Bellini. Tra i suoi studi recenti in lingua italiana, un contributo sull’apporto problematico dell’opera alla costruzione dell’identità nazionale nel Risorgimento (negli atti del convegno L’Italia verso l’unità, Roma 2011). Di prossima pubblicazione i suoi contributi al Verdi-Handbuch (sul processo compositivo verdiano) e al Wagner-Handbuch (sul rapporto fra Wagner e l’opera del suo tempo), entrambi pubblicati da Bärenreiter/Metzler, Stoccarda. Sono recentemente in volume le edizioni critiche, da lui curate, di Sonnambula di Bellini (a quattro mani con Alessandro Roccatagliati) e Maria di Rohan di Donizetti. www.bergamomusicafestival.it FONDAZIONE DONIZETTI Piazza Cavour 15, Bergamo TEL +39.035.244483 FAX +39.035.4160685 www.donizetti.org - [email protected] ANTONIO ROSTAGNO Università di Roma La Sapienza Tradizione e uso della pantomima in Donizetti La pantomima è una pratica teatrale di lontana tradizione, che alcune avanguardie teatrali del Novecento recupereranno, sia pur su basi differenti (Apollinaire, ma anche i futuristi russi, Piscator, Malipiero…). L’Ottocento italiano, forse anche per l’enorme diffusione del ballo pantomimo, che esauriva il campo, sembra essere il secolo che più di ogni altro ha posto la pantomima ai margini del dramma (recitato o cantato non fa differenza). D’altro canto Dahlhaus già decenni fa aveva notato come la drammaturgia del grand opéra francese «tenda necessariamente alla pantomima», soprattutto nei tableaux. Nella drammaturgia italiana della prima metà del secolo la pantomima ha funzione di aprire una forma di teatro esclusivamente basata sul canto, di far agire il personaggio con un realismo inedito, mimetico, addirittura proto-naturalistico, in un momento aurorale del realismo teatrale, alla fine dell’età rossiniana. La narrazione e la conformazione del tempo del dramma ne ricevono un inevitabile e significativo contraccolpo. Donizetti sembra essere il compositore che più di ogni altro italiano, nella prima metà del secolo, impiega la pantomima; e se ne può tentare un proficuo confronto con l’impiego da parte di altri coevi, come Pacini (Saffo) o Bellini (Il pirata). Interessa anche la costruzione della melodia delle pantomime, per lo più periodica, e progettata per collocare nei punti di snodo fraseologico l’indicazione da parte del compositore e del librettista di azioni gestuali precise. Uno dei punti più significativi è nell’Assedio di Calais, dove la pantomima apre l’opera con una presa diretta, un tempo realistico quasi cinematografico e del tutto inedito. Antonio Rostagno si occupa di musica dell’Ottocento e primo Novecento. Le pubblicazioni riguardano prevalentemente Giuseppe Verdi, l’ambiente culturale-musicale italiano nel suo periodo, Robert Schumann. Ha pubblicato La musica italiana per orchestra nell’Ottocento (Olschki), ‘Kreisleriana’ di Robert Schumann (L’Epos), Gli autografi di Giuseppe Martucci alla Fondazione Pagliara di Napoli (Lim), Violinisti-compositori a Roma nell’Ottocento (Accademia Nazionale di S. Cecilia). Collabora con l’Istituto Nazionale di Studi Verdiani di Parma, per cui sta curando il carteggio fra Verdi e il direttore d’orchestra Angelo Mariani. È ricercatore di Storia della musica presso la Sapienza-Università di Roma, dove tiene gli insegnamenti di Storia della musica e Drammaturgia musicale. www.bergamomusicafestival.it FONDAZIONE DONIZETTI Piazza Cavour 15, Bergamo TEL +39.035.244483 FAX +39.035.4160685 www.donizetti.org - [email protected] Sabato 13 ottobre Casa Natale di Gaetano Donizetti - Sala Ashbrook ore 9.30 Sessione 2. Mettre en scène Donizetti: Napoli, Venezia, Parigi presiede Gabriele Dotto CARLO SISI Museo Marino Marini, Firenze La scena gotica. Donizetti e la pittura di storia Tra le “arti sorelle” celebrate nell’Ottocento, la pittura di storia fu quella maggiormente implicata nella raffigurazione oggettiva o nella trasfigurazione letteraria di fatti e personaggi del passato venuti alla ribalta per dimostrate analogie con le vicende contemporanee, tra fedeltà al documento ed urgenze sentimentali. Vie parallele, queste, che conducevano all’esito ambìto dagli artisti del Romanticismo propensi infatti, da una parte, a sottolineare le glorie civili dei Vespri o delle congiure antitiranniche; coinvolti, dall’altra, nella narrazione delle vicende sentimentali avvenute in seno a quegli stessi episodi. Nel 1830, anno di composizione della Bolena, il critico Defendente Sacchi, in presenza dei quadri di Francesco Hayez, aveva decretato la definitiva sconfitta di “tutte le pazze e laide avventure della mitologia” e l’avvento dei “gravi ammaestramenti” della storia, con i suoi fatti avventurosi e mirabili, i personaggi eroici e appassionati, gli scenari sublimi ed esotici. La ricostruzione storica della scena e la variata rappresentazione dei caratteri e degli affetti dei protagonisti dipendevano per molti aspetti dalla consuetudine che Hayez aveva con il melodramma negli anni in cui Bellini e Donizetti lavoravano alle loro opere più compiute: in un clima, quindi, di fruttuosi scambi fra i diversi ambiti artistici, che in teatro ottenevano una sintesi di grande coinvolgimento popolare dovuta al sapiente intreccio della vicenda narrata, al dominio interpretativo dei cantanti, all’effetto suscitato dall’impianto scenografico, che alla Scala e al Carcano veniva di solito affidato a qualificatissimi operatori. Lo stesso Felice Romani riteneva compito dello scenografo quello di riprendere con fedeltà e “verità storica” il luogo, il tempo, l’ambiente dell’azione drammatica seguendo “le regole dell’architettura e della prospettiva” poiché la fedele rappresentazione dei luoghi doveva ‘autenticare’ i drammi storici con vedute di monumenti fedelmente riprodotti anche se, nell’esito finale, l’ambientazione dell’intero dramma avrebbe riflesso la temperie neogotica o neorinascimentale che connotava il gusto del tempo, coniugando liberamente lo studio delle fonti figurative con la fantasia alimentata dalla libertà concessa al poeta e al romanziere. Non si deve dimenticare che fra il 1820 e il 1830 erano apparsi alla ribalta delle esposizioni il Pietro Rossi e i Vespri Siciliani di Hayez, la Morte di Montmorency di Massimo d’Azeglio, l’Entrata di Carlo VIII a Firenze di Giuseppe Bezzuoli; e che la traduzione del Kenilworth di Walter Scott aveva inaugurato la fortuna italiana dello scrittore e, insieme, l’appassionato interesse per le storie inglesi e i tenebrosi scenari entro cui esse si erano svolte. D’altra parte gli indirizzi storicistici che in www.bergamomusicafestival.it FONDAZIONE DONIZETTI Piazza Cavour 15, Bergamo TEL +39.035.244483 FAX +39.035.4160685 www.donizetti.org - [email protected] quel giro d’anni puntavano sul recupero dello stile gotico estendendolo ad ogni aspetto del vivere quotidiano – dagli arredi al disegno dei giardini, dalla grafica alle arti applicate, dagli abiti ai tableaux vivants – venivano offrendo codici interpretativi anche agli spettatori del dramma in musica, che di quelle variegate componenti costituiva la più coinvolgente sintesi Persino Rossini, nel 1819, aveva composto La donna del lago traendola dal romanzo di Walter Scott in anticipo sull’edizione italiana del 1821 a dimostrazione che anche nel più sorvegliato laboratorio neoclassico era penetrato il vento delle selve caledoni; e Gaetano Donizetti, dopo l’insuccesso napoletano della Elisabetta al castello di Kenilworth, avrebbe inaugurato con la Bolena di Romani un trittico inglese denso di passioni e di spettacolari conflitti – i temi dell’amore, dell’onore, della gelosia, e del tradimento - predisposti ad una traduzione musicale corrusca e dolente che ben poteva corrispondere al temperamento espressivo proprio dei devoti di Scott e degli appassionati della pittura di storia. Secondo quanto scriveva Felice Romani, i romanzi di Walter Scott sapevano catturare i lettori in vena di avventure intellettuali: se la pittura descriveva infatti i costumi di epoche lontane con l’approssimazione richiesta dal canone romantico, il racconto spaziava invece nella varietà dei casi e dei caratteri con l’agio concesso dalla scrittura e da un modello, quello di Scott appunto, fornito di inesauribili risorse poiché, scrive Romani: ”avvi una peripezia che tiene agitati e sospesi gli animi dei lettori; un pericolo che si riproduce in mille modi diversi ..; una catastrofe non aspettata, che tiene sempre desta la curiosità di chi legge; … situazioni finalmente che non sono prevedute, colpi di scena, per così dire, che vi sorprendono, un certo che di mistero sparso da per tutto che non vi lascia travedere la fine…”. Carlo Sisi sino all’ottobre 2006 è stato direttore della Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti a Firenze, della quale ha curato l’ultimo allestimento e l’edizione del catalogo generale. Ha anche diretto, dal 1999 al 2002, la Galleria del Costume. Dal 1998 è presidente del Museo Marino Marini di Firenze, dove organizza eventi espositivi di arte contemporanea. Studia in special modo l’arte italiana ed europea del XIX secolo, cui ha dedicato volumi e vari saggi oltre all’organizzazione di numerose mostre, ultime delle quali 1861. I pittori del Risorgimento (Roma, Scuderie del Quirinale), Il Simbolismo in Italia (Padova, Palazzo Zabarella) e Americani a Firenze (Firenze, Palazzo Strozzi). www.bergamomusicafestival.it FONDAZIONE DONIZETTI Piazza Cavour 15, Bergamo TEL +39.035.244483 FAX +39.035.4160685 www.donizetti.org - [email protected] MARIA IDA BIGGI Università di Venezia Ca’ Foscari Fondazione Giorgio Cini Edizione Nazionale delle Opere di Giacomo Puccini Il progetto iconografico di Bagnara per ‘Belisario’ e ‘Pia de’ Tolomei’ Attraverso l’analisi iconografica dei bozzetti di scena di due opere donizettiane, Belisario e Pia de’ Tolomei si possono confrontare le modalità di ideazione della scenografia del primo Ottocento e capire come questa si rapportasse da un lato con le istanze dell’arte pittorica e dall’altro con le esigenze dell’estetica teatrale e musicale. I lavori di Francesco Bagnara, scenografo al teatro alla Fenice di Venezia dal 1820 al 1839, sono esemplificativi delle circostanze di partecipazione dell’elemento scenografico alla realizzazione e al successo di uno spettacolo. In dettaglio, questi due titoli mostrano l’applicazione dei due stili dominanti, il classico e il gotico, che si legano in particolar modo al gusto dell’epoca e alla varietà dei soggetti narrati da melodrammi e balli, pur permettendo allo scenografo di mantenere l’autonomia della propria specifica sfera d’azione. Pur proseguendo la richiesta di soggetti a sfondo classico, a teatro nei primi anni dell’Ottocento sono rappresentati molti testi ambientati nell’epoca medievale e lo scenografo, seguendone i precetti, utilizza lo stile gotico, soprattutto nella sua espressione architettonica, che contiene in sé caratteristiche tecniche che lo avvicinano a implicazioni spirituali. Nel presente intervento si cercherà di dimostrare come anche Bagnara contribuisca, con la sua grande abilità pittorica, all’affermazione del pittoresco e della sfera sentimentale sulla scena. Maria Ida Biggi insegna Storia dello Spettacolo all’Università di Venezia Ca’ Foscari e dirige il Centro Studi per la ricerca documentale sul teatro e il melodramma europeo della Fondazione Giorgio Cini di Venezia. Si occupa di storia della scenografia, in particolare del teatro musicale ottocentesco e novecentesco. Inoltre ha curato numerose iniziative e pubblicazioni dedicate a Eleonora Duse. www.bergamomusicafestival.it FONDAZIONE DONIZETTI Piazza Cavour 15, Bergamo TEL +39.035.244483 FAX +39.035.4160685 www.donizetti.org - [email protected] ROGER PARKER King’s College London Edizione Nazionale delle Opere di Gaetano Donizetti Stage circuits: Lucia migrates The paper begins by thinking once more about the epistemological position of various staging documents that survive from Donizetti’s time, in particular the place they might have in a “critical edition” of his operas. This leads to examination of some such documents: a series of notes, in the hand of Salvadore Cammarano, about how to stage Lucia di Lammermoor; then the so-called livret de mise en scène which appeared in (loose) connection with the opera’s performance in French in the later 1830s; then the—extremely sparse—remarks about staging that can be found in reviews of the first Italian performances. Judged from our present-day perspective, all these types of evidence can seem somehow mute and unresponsive, above all concerned with a level of realism that—for us, today—is sharply disjunctive with the operatic experience. This circumstance can lead back to the initial, philological questions, although—perhaps responsibly—with no firm conclusions. Roger Parker è Professore di Musica al King’s College di Londra. È direttore (con Gabriele Dotto) dell’Edizione Critica delle Opere di Gaetano Donizetti. Le sue più recenti pubblicazioni includono i volumi Remaking the Song (University of California Press, 2006) e A History of Opera (Penguin/Norton, 2012), scritto con Carolyn Abbate. Sta lavorando a un libro sulla musica a Londra negli anni ‘30 dell’800. www.bergamomusicafestival.it FONDAZIONE DONIZETTI Piazza Cavour 15, Bergamo TEL +39.035.244483 FAX +39.035.4160685 www.donizetti.org - [email protected] FLORA WILLSON King’s College Cambridge An Italian in Paris: Staging Donizetti’s ‘Les Martyrs’ in 1840 Premiered at the Opéra on 10 April 1840, Les Martyrs was Donizetti’s first French-language commission and his first foray into Paris’s prestigious genre of grand opéra. Of course, Donizetti was by no means a newcomer to the city’s operatic scene by this time: Les Martyrs followed a premiere and the successful importation of several of his earlier works for productions at the Théâtre Italien, performances in translation at the Théâtre de la Renaissance and, most recently, the premiere of La Fille du régiment at the Opéra Comique. Yet despite the Parisian popularity of some of Donizetti’s Italian works (Anna Bolena, L’elisir and Lucia above all), the reception of Les Martyrs was ambivalent. Critics were as unimpressed by the opera’s widely publicised origins in Poliuto as they were by the composer’s attempts to modify his style for the demands of the Opéra. Amidst so much (Italian) music found wanting, critical attention shifted time and again to the Opéra’s characteristically spectacular (French) staging. In this paper I examine the opera’s mixed reception and ask, on the one hand, what it might tell us about the position of Italian opera in Paris of the early 1840s and, on the other, how the relationship between an opera and its staging, between visual spectacle and musical drama, was understood at this time. By reading critical responses to Les Martyrs alongside other documents pertaining to its staging at the Opéra, I hope to uncover traces not only of how the work was first performed, but of how that performance might have been perceived by its audience. Flora Willson è Junior Research Fellow al King’s College di Cambridge. Sta concludendo il suo dottorato di ricerca sull’opera a Parigi negli anni ‘60 dell’800 e ha pubblicato articoli per «Cambridge Opera Journal» e Cambridge Verdi Encyclopedia (in stampa, CUP). Sta inoltre curando la nuova edizione critica de Les Martyrs di Donizetti www.bergamomusicafestival.it FONDAZIONE DONIZETTI Piazza Cavour 15, Bergamo TEL +39.035.244483 FAX +39.035.4160685 www.donizetti.org - [email protected] SUSAN RUTHERFORD University of Manchester The two Donizettis: French opera versus Italian opera in Paris during the 1840s’ Writing about the Parisian performances of Roberto Devereux at the Théâtre-Italien (beginning on 27 December 1838 with Grisi, Rubini and Tamburini), Donizetti complained that the reception of his opera was affected by the audience’s lack of knowledge of the Italian language: “siccome io cerco servir la parola, così nasce che spesse volte non capiscono le situazioni”. Both the revisions of his operas and the new works composed for Paris address this need to communicate narrative more plainly through visual means. Paris was, of course, much fêted during the period for the attention given to theatrical spectacle: on another occasion, Donizetti had remarked on the lavish staging of Halévy’s La Juive, with its all too realistic death scene. Yet Parisian theatrical innovation was nonetheless arguably limited to spectacle, design and costume. The high-art stages of Parisian theatre were often criticised for their adherence to mannered conventions in acting, generally attributed to an excessive obeisance to tradition and the Conservatoire’s rigid teaching. For example, the Italian tenor Mario contrasted the individuality and freedom of British actors with the constraint and formalism of their French counterparts (he himself obviously aimed at the former); while the spontaneity and warmth of the Italian bass Luigi Lablache was much admired by French critics. This paper will consider the way in which Italian singers such as Mario, Grisi and Lablache not only learnt from French theatrical practice but also offered a different perspective on operatic performance in their interpretations of key Donizetti works (particularly L’elisir d’amore and Don Pasquale) at the Théâtre-Italien. In short, the productions of Donizetti’s operas in Paris reveal a blurring of cultural boundaries, in which ‘two’ Donizettis were apparent: a ‘French’ Donizetti (as claimed by Adolphe Adam) at the Salle Le Peletier, and an ‘Italian’ Donizetti at the Théâtre-Italien. Susan Rutherford è Senior Lecturer in Music all’Università di Manchester. I suoi interessi sono rivolti all’opera italiana del XIX secolo, alla interpretazione vocale, alla ricezione da parte della critica. Le sue pubblicazioni includono il volume The Prima Donna and Opera, 1815-1930 (Cambridge University Press, 2006) e numerosi saggi. La sua nuova monografia, Verdi, Opera, Women, apparirà nel 2013 per Cambridge University Press. www.bergamomusicafestival.it FONDAZIONE DONIZETTI Piazza Cavour 15, Bergamo TEL +39.035.244483 FAX +39.035.4160685 www.donizetti.org - [email protected] Sabato 13 ottobre Casa Natale di Gaetano Donizetti - Sala Ashbrook ore 14.30 Sessione 3. La performance come testo presiede Roger Parker FRANCESCO BELLOTTO Bergamo Musica Festival Gaetano Donizetti Conservatorio di Venezia “B. Marcello” Edizione Nazionale delle Opere di Gaetano Donizetti "Accens des mots et accens des pensées". Sul rapporto fra declamazione e musica in Donizetti La relazione si concentra su un aspetto abbastanza ignorato dagli studiosi di drammaturgia in genere: l’influenza della declamazione sui processi compositivi ed interpretativi del teatro musicale di epoca donizettiana. Il percorso prende le mosse dallo studio di una quarantina circa di trattati, saggi e memorie del periodo 1750-1850. Sono tutti testi che si occupano in maniera diretta o indiretta di tecniche di recitazione con particolari riferimenti alla declamazione. In prima istanza lo studio mira a definire, in modo uniforme e con terminologia controllata, i fondamenti sui quali i trattatisti formano le loro argomentazioni. In particolare, la doppia accezione generalmente adottata del termine “accento”, una di carattere fonologico e l’altra espressivo (sinteticamente espressa dal titolo dell’intervento, ripreso da un pamphlet di Nicolas-Etienne Framery del 1802), è alla base del metodo di lavoro. L’accertata (e, a detta dei contemporanei, determinante) influenza della declamazione sulla letteratura operistica, viene indagata attraverso testimonianze coeve e confronti fra testi poetici e loro declinazione in chiave compositiva. Il Canto XXXIII della Commedia di Dante, testo nato per la declamazione, viene utilizzato a titolo esemplificativo per comprendere -anche dal punto di vista del processo creativo- come la categoria espressiva degli accenti fosse alla base della condotta drammaturgica, sovrapponendosi e talvolta integrando le già ben note architetture determinate dalle convenzioni formali. Francesco Bellotto. Regista, insegnante e musicologo. Dal 1997 al 2010 è stato vicedirettore scientifico della Fondazione Donizetti di Bergamo. Dal 2004 è Direttore Artistico del Teatro Donizetti di Bergamo, dove nel 2006 ha progettato e fondato il Bergamo Musica Festival Gaetano Donizetti. Grazie alla programmazione del Festival, il teatro Donizetti ha avuto un importantissimo incremento di pubblico e di visibilità internazionale. La rassegna ha prodotto -attraverso accordi con prestigiose case discografiche (Bongiovanni, Dynamic e Naxos)- numerosi dvd e cd audio, oggi distribuiti in tutto il mondo. Nel 2006 e 2010 ha seguito la direzione artistica e realizzato due tournée in Giappone con recite ospitate dai più importanti palcoscenici di quel paese. www.bergamomusicafestival.it FONDAZIONE DONIZETTI Piazza Cavour 15, Bergamo TEL +39.035.244483 FAX +39.035.4160685 www.donizetti.org - [email protected] Tra il 2007 e il 2009 ha seguito, per conto della Fondazione Donizetti, la ristrutturazione e la riapertura del Teatro Sociale di Bergamo Alta e della Casa Natale di Gaetano Donizetti come consulente artistico. Dal 1997 firma regìe di produzioni liriche per importanti istituzioni musicali nazionali ed estere, Teatri di Tradizione e Fondazioni. Insegna da oltre vent’anni teoria e tecniche della recitazione nei Conservatori di stato e nelle Università italiane. La sua attività scientifica si è rivolta principalmente allo studio della drammaturgia musicale, con prevalente interesse per il primo Ottocento italiano. I contributi più significativi riguardano il rapporto che intercorre fra i testi operistici e la loro messinscena. Per la Edizione Critica delle Opere di Gaetano Donizetti ha collaborato con Paolo Rossini per la nuova edizione critica di Deux hommes et une femme. Fa parte del comitato scientifico della Edizione Critica delle Opere di Gaetano Donizetti e della Edizione Nazionale delle Opere di Gaetano Donizetti, istituzione per la quale è anche Segretario Tesoriere. www.bergamomusicafestival.it FONDAZIONE DONIZETTI Piazza Cavour 15, Bergamo TEL +39.035.244483 FAX +39.035.4160685 www.donizetti.org - [email protected] GABRIELE DOTTO Michigan State University Press Edizione Nazionale delle Opere di Gaetano Donizetti Cantava nel silenzio: indizi sull’arte scenica ottocentesca riflessa nel cinema muto di soggetto operistico Da qualche tempo gli studiosi di cinema hanno sfatato il precedente concetto che il cinema muto fosse veramente silenzioso; non solo (come già si sapeva) il cinema dei primi due decenni del 900 aveva spesso un’appositamente concepita ‘colonna sonora’ d’accompagnamento dal vivo, ma recenti studi hanno portato alla luce (e in qualche caso, restaurato) esempi di cinema muto dove la pantomima veniva anche sincronizzata precisamente con la musica o con effetti sonori. Parimente, lo studio storico degli albori del cinema riporta esempi di regia per scene complesse – posizionamenti di diversi attori in movimento simultaneo, movimenti di masse ‘corali’ – che presero a modello alcuni elementi di regia delle opere liriche. Qualche autore operante nel campo della scenografia lirica in quegli anni lavorava anche alle sceneggiature cinematografiche – esempio lampante, Giovacchino Forzano, librettista del pucciniano Trittico ed autore della disposizione scenica della Turandot, il quale preferiva definirsi soprattutto autore per il cinema. Nel panorama di questi reperti del primo cinema vi sono anche esempi di tentativi di proporre scene d’opera. Questo intervento mira ad esplorare eventuali indizi che tali stralci di cinema sopravvissuti possono offrire, non solo come curiosità storica di riflesso di prassi teatrali coevi o precedenti, di gesti e di movimento nelle opere dell’Ottocento, ma anche per eventuali spunti che possono informare gli approcci alle regie moderne. Gabriele Dotto ha compiuto gli studi universitari e di conservatorio negli Stati uniti e in Italia. Ha pubblicato diversi saggi sulla storia dell’opera nell’Otto e Novecento, della critica testuale, dell’editoria musicale, ed è curatore di edizioni critiche di opere di Rossini, Donizetti, Verdi e Puccini. A fianco all’attività di studioso, lavora da oltre tre decenni nel campo editoriale, negli Usa con The University of Chicago Press e in Italia con Ricordi (dove divenne direttore editoriale della storica casa milanese). Co-dirige (con Roger Parker) l’Edizione Critica delle Opere di Gaetano Donizetti, e dirige l’Edizione Critica delle Opere di Giacomo Puccini. È membro dei comitati editoriali delle edizioni di Giuseppe Verdi, di Vincenzo Bellini, di Giacomo Meyerbeer, di Kurt Weill, e di G. S. Mayr. Attualmente dirige la casa editrice scientifica della Michigan State University (USA). www.bergamomusicafestival.it FONDAZIONE DONIZETTI Piazza Cavour 15, Bergamo TEL +39.035.244483 FAX +39.035.4160685 www.donizetti.org - [email protected] EMANUELE SENICI Università di Roma La Sapienza Donizetti in TV Alcune tra le opere di Donizetti che erano in repertorio nei decenni centrali del ventesimo secolo furono presenti nei palinsesti televisivi italiani di quel periodo con una certa frequenza. La loro trasmissione costituisce dunque un aspetto fondamentale della recezione donizettiana nell’Italia del Novecento, specialmente se si tiene a mente che la televisione fu il medium di maggior impatto sociale e culturale nella seconda metà del secolo. Il primo scopo di questa relazione è quindi quello di far luce su questo momento, finora quasi ignorato dalla musicologia. Le trasmissioni televisive di opere donizettiane costituiscono però anche un valido punto di vista dal quale considerare alcuni aspetti dell’incontro tra opera e televisione, che nell’Italia degli anni Cinquanta del secolo scorso ebbero una breve ma intensa storia d’amore. In particolare, esse invitano a riflettere su alcuni aspetti del processo di rimediazione, un processo che in questo caso deve tenere conto anche dei film d’opera, un genere assai popolare in Italia negli anni immediatamente precedenti l’avvento della televisione. Emanuele Senici insegna Storia della Musica nel Dipartimento di Storia dell’Arte e Spettacolo dell’Università di Roma La Sapienza. I suoi interessi di ricerca si concentrano sul melodramma italiano del lungo Ottocento, sulla storiografia dell’opera in musica, e sui video di spettacoli operistici. www.bergamomusicafestival.it FONDAZIONE DONIZETTI Piazza Cavour 15, Bergamo TEL +39.035.244483 FAX +39.035.4160685 www.donizetti.org - [email protected] CARLO CENCIARELLI Royal Holloway, University of London ‘Lucrezia Borgia’ in 3D The 2011 English National Opera production of Lucrezia Borgia was a true mass media failure. Staged by Hollywood-certified British director Mike Figgis, televised by Sky’s Art Channel with a wealth of interactive, behind-the-scenes footage, and seen ‘live in 3D’ in selected state-of-the-art UK cinemas - a world first - the production was slashed by critics nationwide, whether amateurs or professionals, coming to it from opera or cinema, working on ‘old’ or ‘new’ media. My paper takes as a starting point this unanimous critical judgement, and explores its broader implications on our understanding of the relationship between opera and 21st century digital culture. In particular I focus on Figgis’s controversial choice to interpolate four short 2D videos before and between the opera’s acts. These interpolations, which combine excerpts of Donizetti’s music with soft-porn iconography, were intended as a way of fleshing out, quite literally, the sexual and murderous practices of the Borgias family. Their intersection with the operatic footage produces a strong friction between two visual paradigms that, for want of a better term, we could label ‘televisual’ (the notion of opera videos as a progressively accurate surrogate of the live experience) and ‘cinematic’ (the notion that opera videos should draw on cinema’s language to attract new audiences), each implying a different way of imagining opera’s media future. Lucrezia, singing in 3D on stage dressed in period clothes, and speaking in 2D half naked in Figgis’s video, is caught in the middle of these conflicting paradigms. The production’s failure thus illuminates the problematic process of accommodation between opera and new media, in spite of the affirmative language of marketing, with its fictions of digital convergence, universality, and flow. Carlo Cenciarelli è assegnatario di una borsa postdottorale presso l’Università di Londra, Royal Holloway. I suoi interessi sono rivolti alla relazione fra musica e culture visive nel XX e nel XXI secolo, con particolare attenzione alla reinterpretazione dei canoni della musica colta occidentale nei film e nei media digitali. Ha pubblicato per «Journal of the Royal Musical Association», «Twentieth-century music», «Music & Letters», e «Cambridge Opera Journal». www.bergamomusicafestival.it FONDAZIONE DONIZETTI Piazza Cavour 15, Bergamo TEL +39.035.244483 FAX +39.035.4160685 www.donizetti.org - [email protected] FRANCESCO COTTICELLI Seconda Università di Napoli Regine a duello. Andrea De Rosa e ‘Maria Stuarda’ fra prosa e lirica Nell’autunno del 2007 Andrea De Rosa mette in scena Maria Stuarda di Friedrich Schiller, affidando a due attrici del calibro di Anna Bonaiuto e Frédérique Loliée le parti di Elisabetta e della regina di Scozia e prosciugando – attraverso un uso sobrio e sagace dello spazio – l’impianto melodrammatico verso un’accentuazione della tragedia storica e del conflitto interiore. Nel marzo del 2010 il Teatro San Carlo di Napoli gli commissiona la regia di Maria Stuarda di Donizetti, in cui si scontrano sul palcoscenico due astri della lirica quali Sonia Ganassi e Mariella Devia. Entrambi gli spettacoli proseguono una personalissima ricerca sul valore dei classici, sulle ragioni di un teatro che sappia ritrovare in storie esemplari motivi di riflessione sull’oggi, su una direzione al di là di ogni problema di fedeltà, di restituzione del ‘colore’ d’epoca e capace invece di vivificare con poche, decisive scelte un universo di passioni e idee. Ma è inevitabile che il lavoro in prosa e l’opera instaurino un dialogo peculiare all’interno di un mondo poetico, fatto di richiami, echi, divergenze. Accanto a un ‘ritorno’ che è anche approfondimento/ripensamento di un plot ancora molto suggestivo (ed estremamente funzionale al teatro), merita rilievo il fatto che il duello ideale fra i due progetti segni non solo un momento felicissimo di attualizzazione di un repertorio alto, ma si proponga anche come esegesi di una transcodifica, che interessa il passato come il presente. Francesco Cotticelli insegna Discipline dello spettacolo presso la Seconda Università degli Studi di Napoli. È stato post-doc fellow presso la Ohio State University, ha lavorato a Vienna in qualità di borsista del Ministero per la Ricerca, ed è stato professore in visita presso l’università viennese, nonché short-term fellow presso l’Università di Yale. Ha pubblicato i volumi Le istituzioni musicali a Napoli durante il Viceregno austriaco (Luciano), «Onesto divertimento, ed allegria de’ popoli». Materiali per una storia dello spettacolo a Napoli nel primo Settecento (Ricordi), The Commedia dell’Arte in Naples. A Bilingual Edition of the 176 Casamarciano Scenarios (premio Weiss/Brown), Dell’arte rappresentativa premeditata, ed all’improvviso (edizione bilingue del trattato di Andrea Perrucci del 1699) e ha curato l’edizione de Il Rosario di De Roberto. Dal 1998 è membro dell’International Federation for Theatre Research e dal 2005 del Comitato scientifico della Fondazione Pergolesi-Spontini di Jesi. www.bergamomusicafestival.it FONDAZIONE DONIZETTI Piazza Cavour 15, Bergamo TEL +39.035.244483 FAX +39.035.4160685 www.donizetti.org - [email protected] BIANCA DE MARIO Università di Siena «Un’armonia celeste, di’ non ascolti?». La pazzia di Lucia tra testo e performance Tra le scene più celebri e toccanti dell’opera italiana, la pazzia di Lucia di Lammermoor, a dispetto del proliferare delle rappresentazioni, resta tra le pagine più controverse tanto per i musicologi quanto per direttori e cantati. Dalla questione della tonalità d’impianto originale, all’uso della glassharmonica anziché del flauto, passando per la cadenza interpolata del cantabile, la scena madre del capolavoro donizettiano offre una straordinaria galleria di possibilità esecutive e suggestioni drammaturgiche. Proprio tali consuetudini esecutive divengono spesso le vere registe di un momento teatrale che resta cristallizzato (dalla scala, al velo di nozze) e lasciato alla sensibilità creativa delle singole interpreti. La performance si fa storia e diviene scuola. Come cambiano allora i significati del testo alla luce delle diverse interpretazioni? Quanto hanno influito certe regie o certe cantanti sulla sua comprensione e sulle aspettative del pubblico e che cosa invece può essere nuovamente riscoperto alla luce di nuovi studi e rappresentazioni? Un primo passo è cercare di rimettersi in ascolto di quell’«armonia celeste» che risuona dentro (e fuori?) Lucia. Bianca De Mario ha conseguito la laurea magistrale in Musicologia e Beni Musicali presso l’Università degli Studi di Milano. Ha compiuto studi di pianoforte e di teatro e ha condotto alcuni periodi di studio in Francia e negli Stati Uniti, dove è stata lettrice di italiano. Collabora con enti musico-teatrali (Teatro alla Scala, Teatro Pergolesi di Jesi, MITO), centri di ricerca (Centro Studi Pergolesi di Milano), per cui ha pubblicato saggi e programmi di sala. Sta ultimando un dottorato di ricerca presso l’Università degli Studi di Siena. www.bergamomusicafestival.it FONDAZIONE DONIZETTI Piazza Cavour 15, Bergamo TEL +39.035.244483 FAX +39.035.4160685 www.donizetti.org - [email protected] FRANCO LORENZO ARRUGA Università IULM di Milano L’errore di aiutare Donizetti. Tradizionali inadempienze e innovative incompetenze della regìa. Testimonianze e documenti audiovisivi dopo quarant’anni di critica musicale Questo intervento non vuole essere una rassegna statistica delle interpretazioni donizettiane del nostro tempo; né tanto meno una polemica sull’opportunità di spettacoli tradizionali o innovativi. Si tratta più modestamente di una riflessione su come venga considerato naturale, dagli artisti e anche dalla critica, che, là dove la drammaturgia di Donizetti porti delle intuizioni feconde ma non rigidamente organizzate, ma anche nelle opere più famose e definite, la regia contemporanea tenda a applicarvi dall’esterno delle idee brillanti talora innovative e altre volte semplicemente cattivanti. In genere, in sede di presentazione e anche di recensione, si tende a confrontare queste scelte non con la coerenza della drammaturgia così come la definisce la partitura, ma piuttosto alla routine consueta, per se stessa precaria e allusiva. In questo modo le opere minori tendono a diventare dei contenitori discontinui di convenzioni e di trovate; ma anche opere come Lucia di Lammermoor o L’elisir d’amore subiscono una sorta di ammodernamento che non parte da un’analisi veramente moderna e corretta dell’invenzione donizettiana. È facile così imbattersi in esecuzioni di comodo che continuano la tradizionale approssimazione a cui è stato sacrificato Donizetti nel passato. Franco Lorenzo Arruga ha insegnato al Dams di Brescia, alla Scuola Paolo Grassi di Milano, alla Scuola Holden di Torino. Dal 2007 insegna Storia del Melodramma all’Università IULM di Milano. È stato critico musicale titolare del quotidiano «Il Giornale» dal 2006, dopo esserlo stato a «Il Giorno» dal 1968 al 2006; dal 1984 è critico musicale titolare del settimanale «Panorama». Nel 1977 ha fondato il mensile culturale «Musica Viva», che ha diretto per sedici anni. www.bergamomusicafestival.it FONDAZIONE DONIZETTI Piazza Cavour 15, Bergamo TEL +39.035.244483 FAX +39.035.4160685 www.donizetti.org - [email protected] Domenica 14 ottobre Casa Natale di Gaetano Donizetti - Sala Ashbrook ore 9.30 Sessione 4. Lo spazio sonoro presiede Paolo Fabbri LIVIO ARAGONA Fondazione Donizetti Università di Milano Istituto Superiore di Studi Musicali “G. Donizetti” di Bergamo Misure del classicismo donizettiano. I drammi di corte Il dramma romantico mise al centro il teatro, l’azione non verbalizzata, la commistione dei generi. Donizetti fu evidentemente partecipe di questi mutamenti. Accanto alla linea del melodramma romantico incandescente e frénétique, mantenne attivo un altro filone, che sembrava avere una funzione di mediazione tra passato e presente: in parte proponeva in forma attenuata le conquiste e i nuovi statuti della drammaturgia romantica, in parte tendeva a sfruttare rifunzionalizzandoli alcuni aspetti del dramma di impronta classicista. Intorno alla metà degli anni Trenta questi due filoni si intrecciano. Accanto a opere marcatamente ‘romantiche’ come Lucrezia Borgia, Lucia di Lammermoor, Marino Faliero, compaiono altri titoli che per ambientazione possono aderire alla definizione di ‘dramma di corte’: oltre ad Anna Bolena, Gemma di Vergy, Belisario, anche Maria Stuarda e Roberto Devereux. In modi diversi, una costellazione di tratti, variamente articolati, concorre a connotare questi titoli come ‘inattuali’: al di là della distanza cronologica, della ambientazione aulica, del rango omogeneo dei personaggi tradiscono una forte propensione alla stasi lirica e un impianto sinfonico che punta a creare, del dramma, l’‘atmosfera morale’. Questa indagine prova a chiedersi se tali elementi possano configurare una via parallela al dramma romantico, che passa per una poetica dell’inazione e dell’immobilità, e per la ritraduzione della mozione degli affetti come analisi delle passioni. Livio Aragona ha scritto su compositori e opere del primo e del secondo Novecento, e sul teatro d’opera del Settecento e dell’Ottocento. È posseduto da un’autentica passione per il lavoro editoriale, che esercita a vario titolo per case editrici, istituzioni concertistiche, centri di ricerca. È responsabile con Federico Fornoni del comparto Ricerca, didattica ed editoria della Fondazione Donizetti ed è responsabile editoriale del Festival MITO settembre musica. Insegna presso l’Istituto Superiore di Studi Musicali di Bergamo e l’Università degli Studi di Milano, dove è anche collaboratore alla ricerca del Centro Studi Pergolesi www.bergamomusicafestival.it FONDAZIONE DONIZETTI Piazza Cavour 15, Bergamo TEL +39.035.244483 FAX +39.035.4160685 www.donizetti.org - [email protected] ANSELM GERHARD Universität Bern «Vivo non t’è concesso | escir da queste porte». Il restringimento dello spazio nella drammaturgia donizettiana In molti drammi romantici, lo spazio (vitale) di cui dispongono i personaggi viene poco a poco compresso fino alla catastrofe ineluttabile. Esempi da varie opere donizettiane – in particolare Lucrezia Borgia, Poliuto e Maria di Rohan – ci permetteranno di analizzare le scelte musicali adoperate dal compositore per sottolineare una tale drammaturgia di “costrizione”. Anselm Gerhard, nato a Heidelberg nel 1958, insegna dal 1994 all’Università di Berna (Svizzera). Le sue ricerche si concentrano sul Sette e Ottocento e concernono particolarmente l’opera lirica in Francia e in Italia, la musica per pianoforte, la storia dell’estetica musicale come questioni di metodologia della musicologia. Il suo lavoro è stato premiato dalla Royal Musical Association di Londra con la Dent Medal 2008. www.bergamomusicafestival.it FONDAZIONE DONIZETTI Piazza Cavour 15, Bergamo TEL +39.035.244483 FAX +39.035.4160685 www.donizetti.org - [email protected] FEDERICO FORNONI Fondazione Donizetti Istituto Superiore di Studi Musicali “G. Donizetti” di Bergamo Musicom.it, Milano Spazializzazione del suono e psiche del personaggio. Su alcune scene donizettiane La spazializzazione del suono è risorsa importante del teatro d’opera e, spesso, ha conseguenze ed effetti psicologici. Si pensi al caso elementare di musica eseguita dietro le quinte (per esempio da una banda o da un coro) nel tempo di mezzo di un’aria, che determina il cambiamento interiore del personaggio utile a realizzare il passaggio dallo stato affettivo del cantabile allo stato affettivo della cabaletta. È questa una situazione irrinunciabile nel primo Ottocento. Donizetti è autore in grado di utilizzare le convenzioni del suo tempo e manipolarle per trarne situazioni di grande efficacia che gli hanno consentito di battere nuovi sentieri. Nella sua drammaturgia un ruolo di primo piano viene riservato all’interesse per la psiche dei personaggi, ma anche la riuscita teatrale, scenica, dei meccanismi da lui concepiti è questione di primaria importanza. Niente di più ovvio allora che, partendo da una soluzione assai diffusa all’epoca, che dava modo al compositore di unire due degli elementi drammaturgici che più lo interessavano, la sua fantasia si accendesse concependo scene di straordinaria potenza. L’intervento prende in esame alcuni momenti di Lucrezia Borgia, Linda di Chamounix, Poliuto e La favorite con l’intento di mostrare come Donizetti sfrutti il suono spazializzato per comunicare con immediatezza al suo pubblico le condizioni psichiche dei protagonisti. Federico Fornoni ha conseguito la laurea e il dottorato di ricerca in Musicologia all’Università di Pavia (sede di Cremona). Attualmente è corresponsabile del settore Ricerca, didattica e editoria presso la Fondazione Donizetti, direttore artistico di Musicom.it (casa di produzione musicale di Milano) e professore a contratto all’Istituto Superiore di Studi Musicali “G. Donizetti” di Bergamo. Ha curato i volumi Il teatro di Donizetti III: Voglio amore e amor violento (con Livio Aragona) e Il Teatro Sociale di Bergamo. Il restauro. È co-curatore delle collane «Quaderni della Fondazione Donizetti» e «Vox Imago» (Mondadori Electa-Musicom.it). www.bergamomusicafestival.it FONDAZIONE DONIZETTI Piazza Cavour 15, Bergamo TEL +39.035.244483 FAX +39.035.4160685 www.donizetti.org - [email protected] MARY ANN SMART University of California, Berkeley Staging Kenilworth and Windsor Castle: Historical Detail and Political Intrigue in Donizetti’s Tudor Operas Donizetti’s so-called trilogy (Anna Bolena, Maria Stuarda, Roberto Devereux) are only the bestknown of the twenty-odd operas premiered in Italy between 1815 and 1848 that were inspired by episodes from the Tudor court. This paper examines this vogue for Tudor queens, which transcended the bounds of opera to encompass also spoken theatre, fiction, and popular history. I begin by probing what political and social factors made this historical period and its flamboyant characters so attractive in early nineteenth-century Italy. Did composers, librettists, and spectators perceive parallels between their own context and that of the Tudors, or were they drawn to these plots primarily for their exoticism and sensationalism? A central section of the paper places Donizetti’s three operas in the broader context of dramatic representations of the Tudors, drawing out dramatic and musical conventions common to many of the operas. The paper’s conclusion focuses on the musical depiction of the court, and of court intrigue and deception, in Maria Stuarda. Mary Ann Smart è Gladyce Arata Terrill Professor of Music presso la University of California, Berkeley. Ha pubblicato il libro Mimomania: Music and Gesture in Nineteenth-Century Opera (University of California Press), ha curato l’edizione critica dell’ultima opera di Donizetti: Dom Sébastien e ha scritto gli articoli su Bellini e Donizetti per la nuova edizione del Grove Dictionary of Music and Musicians. Nel 2007 è stata insignita della Dent Medal dalla Royal Musical Association. Il suo libro Waiting for Verdi: Opera and Political Opinion in Itlay, 1815-1848 sarà stampato il prossimo anno da University of California Press e ha iniziato a lavorare a un nuovo volume che studierà gli approcci alla messinscena dell’opera in Europa e nel Nord America a partire dagli anni ‘60 del ‘900. www.bergamomusicafestival.it FONDAZIONE DONIZETTI Piazza Cavour 15, Bergamo TEL +39.035.244483 FAX +39.035.4160685 www.donizetti.org - [email protected] FRANCA CELLA Dai Convegni delle Celebrazioni a oggi: panoramica sugli studi donizettiani 14 anni ci separano dai convegni delle celebrazioni donizettiane 1997-98. Il biennio di ricorrenze fu una festa di partecipazione internazionale, una mappa di luoghi che indagarono le testimonianze della sua formazione, una fioritura tumultuosa di entusiasmi, idee, proposte e percorsi stimolanti. Momento irrepetibile. Era la convergenza di un periodo e processo di fortuna donizettiana molto attivo: dai fondamenti del primo centenario (1948) all’ebbrezza giovane del primo convegno bergamasco (1975), dove una generazione di studiosi scalpitanti presentava l’avvio baldanzoso e indaginoso di propri sentieri pionieristici, avviati in tempi di spostamenti e contatti ancora rari, di materiali, documenti e fonti difficili da reperire, di microfilm e riproduzioni artigianali senza aiuto informatico; col fenomeno parallelo della Donizetti rénaissance in teatro. Il convegno del ‘92 aveva registrato una maturità di problematiche e metodi sull’evoluzione storica dell’opera applicabili anche a Donizetti: le edizioni critiche, la filologia dei libretti, la pratica esecutiva, l’europeismo di scelte e fortuna erano idee già in corsa. Cantieri aperti. Al rigoglio delle celebrazioni (e pubblicazione degli atti relativi) è seguita una fase di studi donizettiani riflessiva, di verifiche mirate. Idee in corsa diventano linee portanti, si affilano sull’individualità specifica di Donizetti. È del 2001 il riconoscimento ufficiale dell’Edizione Nazionale delle Opere di Gaetano Donizetti e da allora 9 opere si sono aggiunte alle 2 preesistenti, e altre 2 di prossima pubblicazione. Il lavoro per l’edizione critica, che coinvolge e accentra al proprio obiettivo di ricostruzione una griglia di informazioni, letture, fonti, tecniche esecutive, riferimenti storici, sociali, di recezione ha contribuito a formare uno sguardo di multivisione dove ogni competenza diventa strumento di ricerca intertestuale, ma scopre, nell’arricchimento, nuova sicurezza specialistica. Pochi libri di rivisitazione biografica. Le novità sono nella saggistica. Decisive le Premesse storiche ad ogni edizione critica. Il processo compositivo (già avvistato in Rossini, fertile su Verdi) prende slancio donizettiano col rinvenimento d’un abbozzo continuativo per Maria di Rohan. La librettologia approda alla edizione genetico-evolutiva del libretto di Pia de’ Tolomei. Oltre alle miscellanee mirate o legate a un’occasione, si segnalano due principali veicoli di saggi: i programmi di sala dei teatri, e le università. Qui studiosi pilota organizzano corsi, laboratori, seminari, chiamano a confronto studiosi internazionali, passano scintille d’entusiasmo agli studenti. Tesi donizettiane sono state la partenza di attuali studiose come Chantal Cazaux o Hilary Poriss. Un censimento a tappeto delle tesi specifiche assegnate nelle università italiane, europee, americane sarebbe buon mezzo per misurare in questa fase l’interesse per Donizetti. Laurea in Lettere classiche e dottorato sul teatro di Donizetti, Franca Cella ha collaborato come critico musicale con quotidiani («Corriere della Sera» per dodici anni) e riviste («Musica Viva», «Opéra International» e, attualmente, «Amadeus»). Ha pubblicato saggi sul rapporto fra libretto d’opera, narrativa e teatro di prosa in Europa; ha scritto programmi di sala e condotto trasmissioni www.bergamomusicafestival.it FONDAZIONE DONIZETTI Piazza Cavour 15, Bergamo TEL +39.035.244483 FAX +39.035.4160685 www.donizetti.org - [email protected] radiofoniche; ha pubblicato numerose monografie critiche di interpreti. Collabora con l’Istituto nazionale di studi verdiani per la pubblicazione dei carteggi. Dal 2003-2004 è stata docente di Letteratura poetica e drammatica all’Accademia di perfezionamento per cantanti lirici del Teatro alla Scala. Nel settembre 2010 ha ricevuto a Bergamo il Premio Donizetti. www.bergamomusicafestival.it FONDAZIONE DONIZETTI Piazza Cavour 15, Bergamo TEL +39.035.244483 FAX +39.035.4160685 www.donizetti.org - [email protected]