Notizie testimonianze proposte per gli amici dei missionari Burundi Camerun CIAD Congo R. D. Mozambico Sierra Leone Bangladesh Filippine Giappone Indonesia Taiwan amazzonia BRASILE COLOMBIA MESSICO CSAM Centro Saveriano Animazione Missionaria Via Piamarta, 9 - 25121 Brescia Tel. 030.3772780 – Fax 030.3772781 E-mail: [email protected] Direttore: Marcello Storgato Redazione: Diego Piovani Direttore responsabile: Marcello Storgato Regist. Trib. di PR 07-03-1967 - n. 400 Fruisce di contributi statali (legge 270/1990) In caso di mancato recapito rinviare all’ufficio P. T. Brescia C.M.P., detentore conto per la restituzione al mittente, che si impegna a pagare la relativa tariffa 2012 MARZO n. 3 “Torni la primavera...” La missione, vera anima della chiesa M i trovo da oltre un mese in Burundi. Ho incontrato tanti preti e molti laici mentre, nello stesso tempo, sono impegnato nell’insegnamento nel seminario teologico nazionale. Ho ritrovato qui quel piacere di essere chiesa che caratterizza le nuove comunità cristiane dove la Parola di Dio sembra più viva che altrove, dove la gioia di essere cristiani traspare dalla gente che viene alla Messa domenicale e dove la chiesa mostra quel volto giovane che non nasconde anche qualche sbaglio, ma dove si vede che essa è la sposa “senza macchia e senza ruga”, come l’ha voluta il suo fondatore Gesù Cristo. Cinquant’anni fa, la primavera Qui non mi è difficile sentire e riconoscere ancora quel vento di primavera che ha soffiato sulla chiesa cinquant’anni fa, l’11 ottobre 1962, quando papa Giovanni XXIII ha aperto il concilio Vaticano II. Non tutto è riuscito. Ma qui si vede una chiesa che cresce e si rinnova. L’annuncio che il “Papa buono” aveva fatto il 25 gennaio 1959 nella basilica di San Paolo fuori le Mura, a Roma, era p. GABRIELE FERRARI, sx stata una sorpresa per gli apparati della curia romana; e i documenti che questa aveva preparato per i lavori in concilio erano stati immediatamente accantonati dai “padri conciliari”, per essere liberi di ascoltare quello che lo Spirito Santo voleva dire alle chiese. Sentivano infatti, che l’ora conciliare era come un nuovo inizio, anche se, nello stesso tempo, era il ritorno di una primavera sbocciata duemila anni prima. Per chi ha avuto la fortuna di vivere quella stagione, il ricordo e la nostalgia sono ancora forti e anche struggenti. Giovanni XXIII l’aveva chiamata profeticamente “nuova Pentecoste” e “primavera della chiesa”. Il gelo sugli alberi in fiore Gli avvenimenti che seguirono “MESSAGGERI DELLA SPERANZA” San Guido Conforti ci teneva tantissimo! p. MARCELLO STORGATO, sx del corrente anA ll’inizio no i redattori del mensile “Missionari Saveriani”, provenienti dalle varie comunità saveriane d’Italia, si sono riuniti a Brescia per fare il punto della situazione. È stato un incontro utile e costruttivo, perché il pensiero e il contributo di ognuno è utile e necessario per cercare di fare sempre meglio. L’occasione è stata propizia anche per rivedere vecchi amici e scambiare qualche sana battuta, in un clima di serena fraternità. I temi all’ordine del giorno erano tanti, e abbiamo continuato anche nel pomeriggio, nonostante l’annuncio climatico di “tormente di neve in vista”! Abbiamo affrontato importanti questioni, che riguardano i “tempi duri” che anche il nostro mensile è costretto ad affrontare: i postini ritardano le consegne a domicilio; il numero dei sostenitori fa fatica ad allargarsi, anche perché non tutte le famiglie più giovani pensano a mantenere viva la tradizione dei genitori e dei nonni... Tanti amici e amiche ci sostengono dal cielo - ne siamo sicuri e lo crediamo fermamente -, ma loro ormai hanno altri modi per leggere “Missionari Saveriani” in via diretta; del resto, le Poste non hanno ancora un servizio esteso fino al... paradiso! In tutti noi è chiaramente emerso l’affetto per una rivista che ancora riesce a collegare nel mondo i saveriani e tanta gente appassionata della missione. L’impegno a rendere questo strumento di informazione e di animazione missionaria sempre più efficace è sentito come un dovere e un piacere da parte di tutti noi. Ci teneva moltissimo ai mezzi di comunicazione mons. Guido Conforti, tanto da chiedere ai suoi giovani missionari di impegnarsi a fondo nella cultura, nel cinema, nella fotografia e nella stampa. Lui stesso aveva iniziato a pubblicare “Fede e Civiltà” nel 1900, diventata poi una rivista mensile dal 1903, per far conoscere l’attività missionaria dei saveriani in Cina, e poi in tante altre nazioni del mondo. Dal 1979, la rivista ha preso il nome di “Missione Oggi”: ha già 110 anni di vita! “Missionari Saveriani” è iniziato più tardi. Il primo numero è del 1° dicembre 1947 e celebra ora il suo 65° anno di vita: è un mensile ancora... giovane, molto richiesto e diffuso con oltre 70mila copie in tutta Italia. La sua caratteristica è di aver avuto - fin dall’inizio - una pagina propria per ogni comunità saveriana, in modo da farsi conoscere sul territorio e creare legami di familiarità e amicizia con la gente del luogo. San Guido Conforti raccomandava a tutti - sacerdoti e genitori, catechiste e laici impegnati: “Lavoriamo a diffondere largamente la stampa missionaria, mezzo sovrano di propaganda. Diffondiamo questa stampa specialmente tra la gioventù, e l’ideale missionario non tarderà a rifulgere alle menti e ai cuori, suscitando ammirazione e solidarietà”. Non ho dubbi che anche oggi egli ci inviterebbe a fare lo stesso per “Missionari Saveriani”; e non esiterebbe a fare il miglior uso dei nuovi mezzi di comunicazione: facebook, blog, mailing list, twitter, youtube e quant’altro la tecnica ci mette a disposizione. Non certo per mettersi in mostra, ma perché “sia da tutti conosciuto e amato nostro Signore Gesù ■ Cristo”! Stampa: Tipografia Camuna S.p.A. - Brescia Contributo annuo € 10,00 - Contiene I. R. Poste Italiane. Sped. A.P. D.L. 353 03 (conv. L.27/02/04 n° 46) art. 2, comma 2, DCB Brescia. Envoi par Abonnement Postal - Taxe Perçue quella stagione l’hanno purtroppo trasformata, a volte, in una specie di “inverno”, come ebbe a dire il famoso teologo Karl Rahner, venticinque anni dopo il concilio. Nel clima del ’68, le aperture promosse dal concilio spaventarono molti e alla stagione della speranza seguì quella della paura e del ritorno dei “profeti di sventura”. La primavera precipitò in un inverno, come quando il gelo viene a bruciare gli alberi da frutto già in fiore. Ma non è stata la fine, perché la vita non si spegne mai del tutto e lo Spirito Santo è in grado di far fiorire di nuovo la pianta della chiesa. L’albero della chiesa è ancora vivo ed è legittimo attenderci che esso produca ancora i frutti, annunciati 50 anni fa, che la chiesa può offrire di nuovo al mondo. I documenti del concilio Vaticano II sono ancora buoni e veri; rispondono alle attese e alimentano la speranza della chiesa e del mondo, proprio in questo tempo in cui l’una e l’altro stanno passando una crisi che può essere un provvidenziale richiamo al rinnovamento. I frutti delle giovani chiese Anche “Missionari Saveriani” vuole partecipare alla celebrazione del cinquantesimo dell’apertura del concilio, non tanto tessendone le lodi - questo è spesso un modo elegante per archiviare un avvenimento e spegnerne la forza trasformatrice - ma richiamandone lo spirito e rileggendo- ne i documenti. Lo farà in questi prossimi mesi raccontando come il concilio è stato ed è vissuto nelle giovani chiese in cui noi missionari lavoriamo. In realtà, è lì che si può vedere come il concilio Vaticano II è stato forza di rinnovamento e di crescita e ha permesso un nuovo modo di essere chiesa. Possiamo capire la fatica che alcuni fanno nelle chiese di antica fondazione, anche se ciò non ne giustifica le resistenze e le regressioni. Vedi, per esempio, il ritorno della Messa in latino, il recupero di forme autoritarie e di clericalismo, il rifiuto del dialogo eccetera. Nelle giovani chiese, invece, si può vedere che la liturgia rinnovata stimola quella “partecipazione attiva” che costruisce la chiesa, che i laici hanno ritrovato la loro vocazione specifica e che la chiesa è forza di trasformazione del mondo. Un augurio... missionario Ci rendiamo conto, nello stesso tempo, che la missione rivela la verità della chiesa, il luogo in cui essa fiorisce e mostra la sua bellezza e la sua forza spirituale. Perché la missione è la vera anima della chiesa, l’energia che la tiene viva e la sospinge sulle strade del mondo. Il nostro augurio, allora, è che passi presto l’inverno e torni la primavera, come dice quel bel canto della Messa dei bambini: “Viene la primavera, l’inverno se ne va...”. ■ “Vedete tutti gli alberi, quando già rimetton le foglie, voi conoscete da voi stessi, solo a guardarli, che s’appressa l’estate”. (Papa Giovanni) 2012 marzo n. ANNO 65° 3 2 Ci aspettano in Thailandia 3 Essere “Messaggeri di speranza” 4/5 Agire bene e in fretta 6 I giovani italiani di oggi sono... Un’occasione per capire cos’è vera missione Giovinezza, un dono da custodire La missione di comunicare, da comunicare Dal campo nomadi a San Remo 2012 MARZO m is sion e e spirito missione FAMIGLIA Alcuni giorni con i missionari Un’occasione per capire cos’è “vera missione” A Laranjeiras, in questo angolo del Paraná dove siamo capitati, a volte non pare di essere in Brasile. Vediamo tanti occhi azzurri e capelli biondi, più qui che nelle Marche! Gran parte della popolazione locale, infatti, discende da immigrati italiani (veneti) o polacchi o tedeschi... Quando diciamo che siamo italiani (a volte ci scambiano per “argentini”), spesso la gente inizia a dire qualche frase imparata da bambini, ed è sempre in dialetto veneto. I figli fanno bene anche ai... “padri” Alessandro - Continuiamo il racconto di questa nostra vita brasiliana, con un’esperienza particolare che abbiamo vissuto, partecipando all’assemblea annuale dei saveriani che lavorano nel Brasile meridionale. È stata la prima volta che una famiglia di laici partecipava a un incontro di questo tipo, e spero che l’esperienza si ripeta ancora. Per noi è stato un bel momento di comunione. Abbiamo avuto l’occasione di conoscere molti altri missionari che vivono in Brasile. Con molti siamo riusciti a parlare e tanti si sono mostrati curiosi di conoscerci e di sapere cosa facciamo qui. Noi ci siamo sentiti accolti e in famiglia. Penso che anche la presenza dei nostri bambini sia stata piacevole. Francesco è diventato presto una piccola mascotte: ogni sera dopo cena (si mangiava alle 18.30) non mancava di coinvolgere qualcuno per giocare a calcio con lui nel parco interno alla casa. Anche Miriam si è fatta notare... soprattutto a tavola, quando non manca di dare spettacolo per il suo appetito: è stato facile per i missionari conquistarsela allungando qualche leccornia... Alessandra - Una sera i missionari ci hanno chiesto di parla- MISSIONE BAMBINI MADRE CELESTINA BOTTEGO Anche lei, esploratrice del mondo POF, sx E 2 ra il 20 dicembre del 1895, quando nacque Celestina. Aveva un cognome importante: “Bottego”. Suo zio era il grande esploratore dell’Africa e lei, per via diverse, è diventata una grande esploratrice del mondo con le sue missionarie. Celestina era nata negli Stati Uniti, come la sorella Maria, due anni più grande di lei. Il papà scrive alla mamma Mary: “Spero che esse cresceranno bene, così da poter trovare felicità nella vita. La loro felicità sicuramente dipende da ciò che la loro mamma ha insegnato loro prima di nascere. Sii serena e contenta”. Le parole di papà Gianbattista risuonano più tardi in una testimonianza di Celestina: ”Ho sempre considerato una grazia aver vissuto vicino alla mamma. Era un carattere forte e dolce insieme; aveva un grande cuore e un profondo senso dell’umorismo. Con me parlava anche di cose molto serie, leggevamo libri in inglese e mi insegnava a memoria le poesie che le piacevano di più”. Nel 1910 la famiglia di Celestina arriva in Italia e si stabilisce a San Lazzaro, alla periferia di Parma. Si mette a studiare e - cosa strana per quel tempo! - gioca a pallone con il fratello Vittorio. Purtroppo la mamma muore, e lei s’impegna in tante cose: studia, fa dei corsi con la Croce Rossa… Nel 1936 Celestina va in India a trovare la sorella Maria, che si è fatta suora e lavora laggiù. Scrive le sue impressioni sul lavoro delle missionarie, la miseria, i vilCelestina Bottego (1895 laggi... Di fronte ai bambini si commuove, 1980), fondatrice delle missionarie di Maria - Saveriane li sente figli suoi. Il mondo è entrato nel suo cuore. Aveva conosciuto il vescovo Guido Conforti e ne era rimasta affascinata. Finché un giorno, nel 1944, ispirata dal saveriano p. Giacomo Spagnolo, capisce che deve iniziare una nuova famiglia missionaria: le missionarie di Maria, le saveriane. Pian piano le manda in tutto il mondo e le va a visitare. Attraverso loro, si sente vicina a tutti i popoli del mondo: sono la sua nuova famiglia! Amava e seguiva le sue missionarie, come una vera “mamma”. In una lettera alle saveriane del maggio 1969 scrive: ”Ho qui molte vostre lettere che mi tengono in stretta unione con ciascuna di voi e mi tengono aggiornata su tutte le attività… A Maggio c’è la festa della mamma. Io festeggerò tutte le vostre mamme chiedendo per loro le consolazioni che ogni mamma desidera, cioè che i propri figli riescano ad affermarsi nella vita, secondo la loro vocazione, che sappiano portare un poco di luce, gioia e verità, onorando la propria famiglia ovunque sono chiamati a vivere”. Le piaceva molto comunicare con le sue missionarie; con loro si sentiva missionaria. Camminava con loro, con loro accarezzava i bambini, rideva con gli anziani, incoraggiava i giovani e soprattutto faceva conoscere a tutti quel Gesù a cui aveva dato “tutto” della sua vita. ■ ALE & ALE ANDREOLI re di noi, della nostra vita a Laranjeiras, e raccontare un po’ del laicato saveriano: cos’è, come è nato, cosa fa… Avevamo preparato una piccola relazione in lingua portoghese e l’abbiamo letta. La cosa bella sono state le domande che sono seguite. Molti missionari ci hanno chiesto varie cose e abbiamo percepito che c’era interesse da parte loro. Ci siamo sentiti incoraggiati, sia dai saveriani più giovani ma anche e soprattutto da quelli con più anni di missione. L’ultimo giorno non abbiamo partecipato, perché i saveriani dovevano parlare di argomenti “interni”. Qualcuno poi ci ha confessato che si è sentita la nostra mancanza. Un complimento che ci ha fatto piacere e ha confermato la bontà della nostra scelta e della nostra presenza discreta qui in Brasile. Molti ci hanno invitato a passare nelle zone dove lavorano e chissà che prima di tornare in Italia non riusciamo a farlo. La missione vera è oltre l’efficienza e il successo Alessandro - Vogliamo la- sciarvi alcuni spun- Alessandro, Francesco e Miriam con ti di quanto è stato alcuni dei saveriani che hanno detto durante gli in- partecipato all’assemblea di Alessandra ha contri di formazio- Curitiba; scattato la foto ne ai quali abbiamo partecipato (alternandoci, per seguire anche i nostri bambini). Sono parole rivolte soprattutto ai missionari religiosi, ma vanno bene per tutte le persone che cercano di impegnarsi per il regno di Dio. “Il nostro lavoro pastorale, caritativo alla “tentazione di trasporre e qualsiasi altro - non è tanto nell’azione apostolica i criteri importante quanto la ricerdell’efficacia e dei risultati mica di Dio. Il primo segnale di surabili”. qualcosa che non va, è quando Ecco allora che “il modo di il lavoro - qualunque esso sia vivere e di realizzare la missio- diventa più importante della ne è importante quanto il risulpropria ricerca di Dio e di ciò tato della stessa. Per questo, lo che essa esige da noi qui e ora. stile di vita - personale e comuSenza una vita spirituale forte, nitario - è parte integrante della assorbita nel pensiero di Dio e missione. Ma ancora di più, è fondata sul vangelo, il miglior pienamente missione”. lavoro del mondo sarà soltanto Quest’ultimo pensiero ci ha un lavoro sociale”. dato coraggio e ci ha conferAlessandra - Ci chiediamo: mato sulla ragione della nostra ci importa davvero che il nostro presenza qui a Laranjeiras, che non sia “solo” un lavoro sociaè prima di tutto rinnovare uno le? Io mi accontenterei anche; stile di vita personale e comul’importante è che non sia un nitario. lavoro inutile... Eppure, ci vieVi salutiamo con un grande ne chiesto di “andare oltre”, di abbraccio! Ci risentiamo tra un “perdere tempo” nella ricer■ mese, se Deus quiser. ca di Dio, senza soccombere missione GIOVANI I giovani italiani di oggi sono... sottoporre alla voV oglio stra lettura il pensiero di un missionario sulla situazione dei giovani italiani. È rientrato in Italia dopo molti anni di servizio missionario e, sullo sfondo, sembra evidente un raffronto con i giovani conosciuti in missione. In una sorta di botta e risposta, ho diviso la riflessione in tre punti. “La fede e la religiosità dei giovani sono superficiali, infantili; si ricordano poco di Gesù, poco conoscono la bibbia; sembra che la chiesa non li entusiasmi, non la sentono giovane, perché non dà loro spazio, non si rinnova, non è allegra…”. Mi sembra un giudizio duro, soprattutto perché non è accompagnato da una riflessione parallela sul mondo degli adulti. Infatti, religiosità e fede sono doni che si possono conoscere e apprezzare in famiglia. Se in casa non si parla un po’ di Dio, se non c’è invito alla preghiera, i figli come possono conoscere Gesù e il suo vangelo? Molti genitori dicono che i figli da grandi saranno liberi di compiere le scelte che credono. Ma come potranno apprezzare qualcosa che non conoscono? La società, l’ambiente in cui viviamo, i mezzi di comunicazione non aiutano, e non si può pensare che bastino le ore di catechismo per imparare… Faccio un esempio: se in famiglia papà e mamma sono appassionati di sport è più probabile che i loro figli seguano le orme dei DIEGO PIOVANI - [email protected] genitori; almeno saranno incuriositi e proveranno prima di decidere se praticarlo o no. La passione per quello che sentiamo - anche per la fede - possiamo respirarla iniziando dalle mura di casa. È vero, la chiesa in qualche modo è percepita come una istituzione limitante, che non asseconda la vivacità dei giovani. Però, il volto giovane e allegro della chiesa esiste; forse non starà in certi palazzi, ma è evidente in altri ambienti: negli oratori, nelle iniziative in favore delle missioni, nelle realtà di volontariato. Credo vada cercato qui il vero rinnovamento, perché anche questa è vera chiesa. “I giovani non sono molto sensibili ai poveri, agli stranieri; non capiscono molto di giustizia, mondialità, missione e pace; forse perché nel loro quotidiano non sono messi in evidenza le vere informazioni e testimonianze…”. Voglio essere provocatorio. Ci sono giovani che a questi valori ci tengono e li vivono. Altri sono insensibili: per comodità e disinteresse, forse anche per scelta. Cosa possiamo proporre loro? INTENZIONE MISSIONARIA E PREGHIERA DEL MESE Lo Spirito Santo conceda perseveranza a quanti sono perseguitati a causa del nome di Cristo. Sia riconosciuto in tutto il mondo il contributo delle donne allo sviluppo della società. Uccelli: “La continua fedeltà a Cristo è come il martirio”. Un’altra informazione, un altro punto di vista, altre testimonianze possono bastare a sovvertire questa tendenza? Forse sì, forse no. Ma credo sia doveroso, anzi obbligatorio provarci, per mostrare che un altro mondo è possibile, che un altro mondo pensa e agisce diversamente da loro; che anche noi giovani nel nostro piccolo quotidiano possiamo fare qualcosa di importante. Missione e pace, solidarietà e mondialità sono i valori di ogni giorno. Sono scelte di vita che possiamo verificare in ogni momento. “Nei giovani c’è la preoccupazione di garantirsi una buona occupazione per sopravvivere; lo studio sembra solo un mezzo… Intanto ci pensano i genitori a mantenerli!”. Anche qui, sembra che il missionario usi... più bastone che carota. È chiaro che un giovane aspiri a trovare un’occupazione “buona”, se non tanto remunerativa, almeno “sicura”! Poter sfruttare i propri talenti con onestà non è una richiesta illegittima. Inoltre, oggi sono davvero tanti i lavori che bastano sì e no per... sopravvivere. Spesso i figli - viziati o trascurati - in casa di mamma e papà rimangono perché non hanno alternativa. E se c’è, forse non è sostenibile. Come formare una famiglia con il rischio di andare allo sbaraglio? E voi cosa ne pensate? Fateci sapere le vostre esperienze e opi■ nioni. 2012 MARZO V ITA S AV ERIA NA Ci aspettano in Thailandia Una nuova missione saveriana in Asia I l desiderio di aprire una nuova missione era presente in congregazione già da tanti anni. Solo quest’anno esso si è concretizzato. Perché è stato necessario tanto tempo? Non certo per mancanza di “posti di lavoro”: le richieste di missionari, infatti, sono continue. Ma il nostro desiderio era che la nuova missione fosse aperta in Asia, continente nel quale non è facile ricevere i visti di entrata come “missionari”. Ricerca della nuova missione La ricerca si è concentrata sulla Thailandia, dove già lavorano, tra gli altri, le missionarie saveriane e i missionari del Pime. Ci siamo indirizzati alla diocesi di Nakhon Sawan, e il vescovo mons. Pibul ci ha accolto con molta speranza. La sua diocesi è la più estesa della Thailandia, ma è poco fornita di missionari e la popolazione cattolica è minima: un ambiente che risponde alle caratteristiche del nostro carisma saveriano. Lo scorso marzo, assieme a un missionario del Pime e a una sorella saveriana, guidati da un sacerdote thailandese, ci siamo recati in una tipica zona missionaria di quella diocesi, ai confini con il Myanmar. La zona è vasta, le comunità cristiane sono molto piccole e le lingue parlate sono più di una. La gente è accogliente. È importante avere possibilità di stare con loro, seguire i catecumeni che ci sono, cercarne di nuovi e continuare a formare i cristiani allo spirito missionario, affrontare vari e gravi problemi sociali, quali l’immigrazione, la formazione dei giovani, le povertà spirituali e materiali. Abbiamo incontrato due congregazioni femminili impegnate nel recupero dei ragazzi di strada, nella lotta all’aids e nella sanità. La scelta coraggiosa Il consiglio generale, dopo aver sentito la relazione della mia visita e aver incontrato a Roma il vescovo mons. Pibul il 24 maggio scorso, ha deciso di aprire la missione in Thailandia. Non nascondiamo che abbiamo LAICATO SAVERIANO p. LUIGI MENEGAZZO, sx ancora qualche apprensione, legata non alla missione in sé, ma alla difficoltà di ricevere il visto come “missionari”. Il vescovo, però, ci aspetta: confidiamo che tutto vada bene. Il nunzio apostolico in Thailandia, mons. Giovanni D’Aniello (ora nominato nunzio per il Brasile), che conosce molto bene i saveriani e il loro zelo apostolico, ha dichiarato la sua grande gioia per questa nostra decisione. Un ringraziamento speciale va ai missionari del Pime e alle sorelle saveriane, che ci hanno seguito e ci stanno seguendo, in questi primi passi, con autentico amore fraterno. I confratelli assegnati a questa nuova missione sono già quattro: due italiani, un camerunese e un brasiliano. È necessario conoscere la lingua inglese e imparare la lingua thailandese e anche un’altra lingua locale. Perciò p. Alex Brai e p. Thiago Rodrigues stanno intanto studiando l’inglese. I primi due saveriani “thai” Il 20 gennaio 2012, ho accompagnato fino a Bangkok i primi due saveriani: il vicentino p. Giovanni Matteazzi, che è già stato missionario in Bangladesh, e il La saveriana Angela Bertelli omaggia i pionieri saveriani in Thailandia: p. Thierry Kengne e p. Giovanni Matteazzi, a cui auguriamo buona missione! camerunense p. Thierry Kengne, ordinato sacerdote l’anno scorso. Il 1° febbraio hanno iniziato il corso di lingua thailandese, che durerà almeno due anni. Sono ospiti dei missionari del Pime, ai quali sono riconoscenti per la fraterna e qualificata collaborazione. La loro lunga esperienza in Thailandia permette ai nostri confratelli un sereno inserimento e la capacità di discernere i luoghi e i campi adatti al nostro carisma per il futuro lavoro missionario. La Thailandia e la sua necessità del primo annuncio di Gesù Cristo sarà per la nostra congregazione non solo un nuovo campo di attività, ma anche un’occasione per favorire “una missione più discreta, umile, so- lidale, propositiva, fondata più sull’«essere» che sul «fare»…, come richiedono i nostri documenti capitolari (XV, 46). SAN GUIDO CONFORTI TORNA TRA LA SUA GENTE la nostra casa di San Pietro in Vincoli, l’urna del santo visiterà tutti i vicariati della diocesi: una vera “visita pastorale”, per richiamare bambini e giovani, adulti e anziani a rinnovare la loro fede. Animatore di questi santi eventi è l’instancabile saveriano p. Guglielmo Camera. È giusto che il santo missionario vada in giro, perché “sia da tutti conosciuto e amato nostro Signore Gesù Cristo”. ■ Li accompagniamo pregando Il 23 ottobre è stato canonizzato il nostro fondatore mons. Guido Conforti: la fedeltà al carisma da lui ricevuto e il suo esempio di uomo coraggioso e autenticamente missionario, ci hanno spinto a iniziare questa nuova missione. Lui ci protegga, ci guidi, ci illumini. E a tutti chiedo una preghiera speciale per le vocazioni missionarie nella nostra congregazione, affinché in ogni parte del mondo possa essere sempre annunciato il vangelo del Signore. ■ Giovinezza: un dono da custodire NUCCIA e CARMINE Il “Tabor” è un percorso per giovani in ricerca della propria vocazione personale e che vogliono approfondire la spiritualità saveriana, nelle sue cinque caratteristiche: volto umano del missionario, centralità di Cristo, spirito di famiglia, consacrazione e missione. Vi raccontiamo qualcosa dell’ultima esperienza vissuta ad Ancona con i giovani. “Stare con i giovani, ti fa rimanere giovane”, era una delle convinzioni di papa Wojtyla. Penso si riferisse a tutto ciò che la giovinezza ha di più bello e prezioso: slancio, speranza, audacia... Valori che, se riusciamo a mantenere andando avanti nell’età, sono ottimi “ingredienti” da mescolare con l’esperienza e il disincanto che, da soli, rischiano di paralizzarci. Dobbiamo molto ai giovani che hanno attraversato e stanno attraversando la nostra vita! Ci aiutano a rimanere in contatto con la parte più vera e più bella di noi. Sono soprattutto loro che “la tirano fuori” con la loro sete di autenticità, con la loro ricerca, con lo stupore gioioso che leggiamo nei loro occhi quando riescono a cogliere “la bellezza” di ciò che cerchiamo di trasmettere... Da due anni Carmine e io facciamo parte dell’équipe che prepara e porta avanti l’esperienza del “Tabor”- In questo tempo, abbiamo accumulato un “debito di gratitudine” che non riusciamo a estinguere, perché nel momento in cui ci impegniamo a “donare” qualcosa, ci viene restituito in sovrabbondanza: freschezza, slancio, speranza, audacia... sono “il dono” che noi riceviamo dai giovani. All’ultima convivenza “Tabor” hanno partecipato anche tre giovani di Salerno: Andrea, Francesca e Francesco. Uno di loro ha espresso, attraverso una poesia, la gioiosa scoperta della presenza di Dio accanto a sé, nelle cose umili e quotidiane. Eccola: “Ti ho cercato nel caos di luci serali... e Tu eri lì nel raggio di sole che riscalda una tranquilla giornata invernale! Ti ho cercato tra i tanti, passati a farmi visita a casa... e Tu eri lì seduto per strada! Ti ho cercato in tutte le canzoni scritte dall’uomo... e Tu eri lì nella voce di un uccello che canta le stagioni! Ti ho cercato nel rosso calore di un piatto abbondante... e Tu eri lì negli avanzi mangiati da uno straniero povero errante! Ti ho cercato, seduto su uno scoglio, nella brezza leggera che cavalca silenziosa la spuma di mare... e Tu eri lì seduto accanto a me a guardare l’infinito creato!”. PADRE MARTINI IN CIELO Padre Luigi Martini: Padova 30.1.1923 - Parma 14.2.2012 Il pomeriggio del 14 febbraio, all’età di 89 anni e dopo lunga malattia, è passato alla vita eterna p. Luigi Martini, originario di Carbonara di Rovolon (Padova). Era entrato tra i saveriani a 23 anni ed era diventato sacerdote a 27 anni. Dopo aver lavorato per 12 anni come missionario in varie parrocchie del Brasile meridionale, p. Luigi era stato richiamato in Italia. Dal 1966 ha insegnato in varie “scuole apostoliche” saveriane a Brescia, Ancona, Salerno e Desio; ha anche lavorato per molti anni come segretario della direzione generale a Roma, rallegrando confratelli e ospiti con le sue filastrocche e poesie, prendendo spesso a prestito dal mordace poeta Trilussa. Dal 2001 era a Vicenza e infine nella casa madre a Parma, dove ha passato i giorni nel silenzio della preghiera e della malattia. ■ Da vescovo aveva un punto fisso: visitare la gente là dove vive e lavora, nei loro quartieri e paesi, per conoscere le famiglie con le loro gioie e sofferenze, per consolare e incoraggiare, e far conoscere a tutti il vangelo di Cristo. Il santo vescovo continua la sua “visita pastorale” anche dalla beatitudine celeste e continua ad attirare tante anime a Cristo. A Parma don Francesco ha voluto l’urna con le reliquie del santo nella parrocchia San Paolo. I giovani l’hanno accolto con una gioiosa fiaccolata. Per tre giorni i fedeli hanno rivisto il loro pastore e hanno accolto il suo invito a pregare, a riconciliarsi, a fare comunione. “È stato bello avere un santo in casa nostra!”, ha concluso don Francesco. Ora si sta mobilitando tutta la diocesi di Ravenna, la prima sede del vescovo Conforti. Dal- TEOLOGI SAVERIANI Quest’anno, tirando le somme degli studenti di teologia nelle quattro comunità saveriane internazionali, i giovani teologi sono 61, così distribuiti: 13 a Città del Messico, guidati dal rettore bresciano p. Mario Gallia; 13 a Manila (Filippine), guidati dal rettore bergamasco p. Eugenio Pulcini; 17 a Parma, guidati dal rettore bergamasco p. Ulisse Zanoletti; 18 a Yaoundé (Camerun), guidati dal vicentino p. Paolo Tovo. ■ L’urna di san Guido Conforti in visita alle comunità di Parma e Ravenna Nuccia e Carmine (ai lati) con alcuni rappresentanti del gruppo “Tabor”, ad Ancona 3 2012 MARZO PER ESSERE “MESSAGGERI DELLA SPERANZA” GLI INGREDIENTI Padre Marcello con Diego alla postazione grafica della redazione: una finestra aperta sul mondo COME LAVORIAMO... Una bella équipe di collaboratori LA STAMPA è ANCORA UN MODO IMPORTANTE PER COMUNICARE p. MARCELLO STORGATO, sx I l nostro mensile “Missionari Saveriani” arriva ogni mese in oltre 70mila case, dove vivono famiglie amiche che ci accolgono, leggono e seguono con affetto. Solo a pensarci, è davvero emozionante! Non è una rivista “pesante”, ma solo otto pagine tipo giornale, che cerchiamo di rendere il più possibile... appetitose per tutti: adulti e giovani; ma anche i bambini, quando le mamme e i papà leggono loro qualche racconto o testimonianza dei missionari. Dietro a quelle poche pagine, con parole e foto, c’è un bel lavoro di tante persone che lavorano insieme, fino al prodotto finale. è come sedersi a tavola per il solito pasto quotidiano: si fa presto a servirsi e gustare i cibi preparati per noi. Ma se pensiamo a quante persone ci hanno messo mano, dall’inizio alla fine, c’è da sbalordirsi: quante mani, quanti volti, quante anime in quel bel pane, in quel bicchiere di vino, in quel buon caffè macchiato di latte? Una filiera di volti che non conosciamo e che mai incontreremo, ma che hanno lavorato per noi. i mezzi di comunicazione si sono sviluppati enorO ggi memente; sono una delle più importanti “nuove fron- Questi missionari scrivono i loro diari e li inviano alle famiglie e alle chiese di origine; ogni tanto tornano e raccontano le difficoltà e le soddisfazioni incontrate nelle città e nei villaggi: come insegnava a fare Gesù con i suoi discepoli. I loro racconti e le loro riflessioni sono gli ingredienti principali del nostro mensile: le fonti delle nostre notizie sono i testimoni sul campo. I testimoni in prima linea nelle missioni E nella nostra filiera? Altrettanto. Prima di tutti ci sono i nostri missionari sparsi in venti nazioni di quattro continenti, e i loro popoli di adozione in Africa, America latina e Asia. Sono loro “in prima fila”, che portano il dolce peso della fatica di incontrare le genti, testimoniare la solidarietà e annunciare il vangelo. Sono partiti dalle loro terre, inviati dalle loro chiese: sono gli “operai della messe”, sempre pronti a dissodare il terreno, a spargere il seme, a irrigare e coltivare con l’aiuto dello Spirito Santo che li guida e accompagna. Le comunità saveriane e gli amici in Italia Altri testimoni vivono in mezzo a noi, nella nostra Italia, radunati in 19 comunità: missionari con età e ruoli diversi, che vivono, pregano e lavorano insieme. Alcuni si dedicano soprattutto ai giovani, per aiutarli a crescere aperti e sensibili ai problemi del mondo. Altri si recano nei gruppi missionari e nelle parrocchie per fare animazione missionaria con incontri di preghiera, conferenze, ritiri spirituali e confessioni. Altri ancora si dedicano soprattutto alla preghiera e offrono a Dio la sofferenza e l’inattività, sempre per il bene dell’umanità. In ogni comunità, almeno un saveriano è incaricato di mantenere i conOgni comunità ha anche un suo “redattore” o “corrispondente”, incaricato di raccotatti con le famiglie dei missionari, con gliere le fotografie e scrivere i racconti delle attività e iniziative missionarie, svolte sia i benefattori e gli amici della zona, codai saveriani sia dalle chiese locali. E invia tutto all’ufficio di Brescia, in via Piamarta 9. me ha voluto il nostro santo fondatore Una volta si spediva per posta, e occorrevano vari giorni; oggi - grazie ai nuovi mezzi di Guido Conforti: siamo tutti spiritualcomunicazione - con e-mail e internet occorrono pochi secondi. Tutto questo materiamente legati nell’unica grande famile va a finire sull’ultima pagina del mensile: a pagina 8, riservata appunto alle comunità glia che si dedica alla missione. E tutsaveriane in Italia. In questo modo “Missionari Saveriani” ha la caratteristica di presenti sappiamo quanto i “rapporti di famitare ogni mese ai lettori amici - per così dire - sette pagine “internazionali” e una pagiglia” siano importanti! na “locale”, nelle sue 19 edizioni zonali. Ognuna delle 19 comunità saveriane Tra Brescia, i saveriani nelle missioni e gli incaricati delle comunità in Italia c’è un viain Italia mantiene un elenco degli amivai continuo di scambi e informazioni. È facile immaginare la copiosa corrispondenza ci e benefattori, ai quali viene inviato che si verifica ogni giorno: un lavoro di... smistamento che ci tiene impegnati dal matil mensile di collegamento “Missionatino a notte fonda. A questo si aggiunge il gradevole compito di gestire la corrisponri Saveriani”. Aggiorna gli indirizzi: li denza con i numerosi messaggi che ci arrivano dai lettori e lettrici da tutta Italia e dal completa in modo che rispondano ai mondo, attraverso la posta normale (in diminuzione), la posta elettronica (in aumento) criteri delle Poste; aggiunge i nuovi; e anche attraverso il nostro sito web (www.saveriani.bs.it). Insomma, è un piccolo forsospende quelli che non ci sono più. A micaio al suo lavoro giornaliero. questo lavoro spesso collaborano anQui sotto, in una bella “strisciata”, potete vedere i volti e i nomi dei “redattori” zonache laici volontari, dedicando parte del li: oltre che a lavorare nell’animazione missionaria, si preoccupano anche di fotografare ■ loro tempo. e scrivere, per raccontare la missione a tutti voi. Simpatici, no? potere e della violenza, la nostra fede ci chiede la capacità di offrire ragioni e cammini di speranza, collaborando con quanti s’impegnano per un mondo più giusto e fraterno. Come “messaggeri della speranza” vogliamo comunicarla a chi non la vede, dare voce alle ragioni dei disperati, proporre a tutti un modello di vita capace di solidarietà universale e denunciare quanto vi si oppone. Per una volta, abbiamo pensato di parlarvi di questo nostro modesto strumento per comunicare “speranza”: il mensile “Missionari Saveriani”: da come nasce a come arriva nelle vostre case! ■ tiere” del mondo moderno: luoghi dove avviene l’incontro con milioni di persone che altrimenti non potremmo avvicinare; spazi preziosi per un rinnovato annuncio del vangelo. Siamo perciò convinti che il servizio della comunicazione rientri in modo appropriato e forte tra le finalità della nostra famiglia saveriana, e cerchiamo di svolgerlo nella gioia, come piena espressione della nostra vocazione missionaria. Poniamo questo nostro impegno sotto il segno della speranza. In un mondo dove sembra prevalere la logica del NEL PIATTO PRONTO, SI STAMPI! Come in una catena di montaggio T utto il materiale che arriva dalle missioni e dalle comunità in Italia, qui nell’ufficio di Brescia, noi lo raccogliamo in una “cartella”, mese per mese, e iniziamo l’esame dei materiali, prestando attenzione alla qualità dei contenuti e delle fotografie. Sistemiamo i testi e le foto, adeguandoli agli spazi delle pagine; verifichiamo che il linguaggio sia semplice e comprensibile; inseriamo i titoli e i sottotitoli per facilitare la comprensione; prepariamo le didascalie per le foto... Insomma, facciamo quello che si chiama “lavoro redazionale”. Lavoriamo in tandem A questo siamo impegnati noi due: Diego e p. Marcello. Siamo su due tavoli nello stesso ufficio, davanti ai nostri computer sempre collegati: lui vicino alla finestra che dà sul cortile e sui tetti della città; io verso la porta che dà sul chiostro interno. Mentre “il direttore” rivede ed esamina gli ultimi dettagli definitivi, Diego si impegna nella “grafica”, collocando i vari pezzi sulla pagina: ogni cosa a suo posto. Terminato il lavoro di “collocamento”, rivediamo tutto, pagina per pagina: colori, luci e ombre, allineamenti e veduta d’insieme... In totale, 26 pagine ogni mese. Poi stampiamo la prima copia, leggiamo e correggiamo le bozze. Quando tutto è ok, Diego trasferisce tutto in un dvd e si dirige verso la tipografia Camuna, a cinque minuti di strada, in centro città. Il procedimento tipografico Da sinistra: Guglielmo e Samuel nell’ufficio grafico della “Tipografia Camuna S.p.A.” di Brescia I REDATTORI DELLA PAGINA ZONALE Incontro dei redattori di “Missionari Saveriani”, Brescia il 31 gennaio 2012 . (BG) ALZANO Lv arini ia Mario G 4 foto archivio MS / D. Piovani LA RICETTA LA RETE DELL’INFORMAZIONE Missione di comunicare, da comunicare N elle nostre pubblicazioni ci rivolgiamo a tutti e senza esclusioni. Possiamo definire le nostre caratteristiche “editoriali” in questo modo: fedeltà all’umanità e fedeltà al vangelo. I contenuti: ciò a cui teniamo di più Manteniamo perciò lo sguardo aperto sulle situazioni umane e spirituali, personali e sociali del mondo, denunciando le situazioni ingiuste, ma facendo conoscere anche i fermenti di bene, segnalando anche modi concreti con cui ciascuno può collaborare al benessere condiviso, specialmente dei poveri e bisognosi. Nostro desiderio è suscitare e alimentare lo spirito universale in ogni individuo e comunità, nella consapevolezza che tutti siamo chiamati a prenderci a cuore il bene degli altri e ad andare sempre oltre le proprie frontiere, iniziando dal proprio ambiente. In questo hanno un ruolo privilegiato le testimonianze di vita concreta. Presentiamo anche il carisma saveriano per farci conoscere dalla gente con cui entriamo in contatto e per invitarla a condi- MARCHE é tch Serge Tcha DESIO (MB) ra Stefano Della Piet SARDEGNA Dino Marconi BRES Fiorenzo CIA Raffaini 2012 MARZO CREM Sandro Pa ONA rmiggiani FRIUL Carmelo BoI esso videre la nostra stessa missione. In realtà, ogni racconto della missione contiene anche una “chiamata”, un appello a vivere con lo stesso spirito e a dedicare agli altri il meglio di noi stessi; e così contribuire a fare del mondo una sola famiglia. I nostri atteggiamenti costanti Tutto questo vogliamo trasmetterlo con alcuni atteggiamenti particolarmente importanti per noi saveriani e per il momento storico che stiamo vivendo. Ci impegniamo a raccontare una missione vissuta con gioia, simpatia e rispetto. Vogliamo comunicare la gioia che nasce dall’incontro con Dio, con i popoli e con le culture, svelando la bellezza della vita missionaria. Così l’ascolto diventa simpatia e rispetto per le persone e per le realtà che veniamo a conoscere, ammirazione per la ricca umanità dei popoli e per la vita di fede delle giovani chiese. Riteniamo importante presentare la missione con umiltà e semplicità, sentendoci in cammino con tutti e presentando, assieme alle gioie della missione, anche le nostre fatiche e i nostri limiti. Senza però rinunciare al coraggio di denunciare quanto si oppone alla dignità delle persone e dei popoli. Cerchiamo di promuovere un’immagine della missione libera dai soliti stereotipi, per privilegiare il primo ed essenziale compito del missionario: l’annuncio del vangelo attraverso la testimonianza, la parola, il servizio e la solidarietà. ■ Giovanni Bettelli spedisce le copie di “Missionari Saveriani” ai missionari nel mondo IL NOSTRO IMPEGNO INTERNAZIONALE L’impegno dei saveriani con la stampa, evidentemente, non si limita all’Italia e al pubblico italiano, né al solo mensile “Missionari Saveriani”. Dal centro di Brescia, pubblichiamo altre due riviste mensili: • “Missione Oggi” (già “Fede e Civiltà”), rivista di approfondimento delle tematiche più importanti e attuali della missione, che esce ininterrottamente dal 1903 (10 numeri di 48 pagine, abbonamento annuale 30 euro). • “Cem Mondialità”, rivista per diffondere i valori della mondialità nella scuola e nella società, che esce dal 1967 (10 numeri di 48 pagine, abbonamento annuale 30 euro). Ma il nostro impegno si allarga in molte altre nazioni del mondo, dove siamo impegnati nella missione e nell’animazione missionaria e vocazionale. Così pubblichiamo altre sei testate, simili a “Missionari Saveriani”, nelle lingue nazionali in Spagna, negli Stati Uniti, in Messico, in Colombia, in Brasile, in Indonesia. Anche le “Saveriane Missionarie di Maria” hanno la loro bella pubblicazione, per far conoscere lo spirito e lo zelo delle sorelle che vivono e lavorano in dieci nazioni del mondo, annunciando il vangelo e testimoniando la solidarietà secondo il carisma di madre Celestina Bottego e p. Giacomo Spagnolo, e l’ispirazione di san Guido Conforti. Sono pubblicazioni periodiche molto apprezzate, con una tiratura complessiva che supera le 250mila copie. C’è una bella collaborazione tra i direttori delle varie testate: ci scambiamo i testi e le fotografie e ci aiutiamo a vicenda, come si deve fare in ogni... buona famiglia! Finalmente si passa alla spedizione Le copie stampate vengono poi portate all’ufficio di assemblaggio, piegatura e spedizione presso La Scuola Editrice, che inserisce gli indirizzi con i conti correnti postali, mette il cel- SALERNO Oliviero Ferro PUGLIA n o Angelo Bert PAR FranciscoMA Moraes Il primo passaggio è al computer di Guglielmo o di Samuel, che prendono visione dell’impianto grafico e fanno un ultimo controllo, dando un’aggiustatina dove serve, per avere un bel prodotto finale. Poi tutto viene mandato, per via elettronica, alla stampa “cianografica” (Flexoteam): ne viene fuori una stampata di tutte le 26 pagine come saranno nella realtà. È ancora Diego che si occupa di controllare le copie cianografiche, verificare che non ci siano errori e che tutto corrisponda al prodotto desiderato. A questo punto, si mette la firma, per dare l’ok e avviare il processo di stampa. Il lavoro passa quindi in mano ai tecnici che impostano il computer della macchina offset a castelli (un castello per colore) per la stampa a foglio. Così viene fuori il prodotto finito e completo. Il processo viene interrotto 19 volte, per il cambio richiesto dall’edizione zonale del mensile. Complessivamente, per la stampa delle oltre 70mila copie di “Missionari Saveriani”, occorrono quaranta ore di lavoro in macchina, che i nostri tecnici smaltiscono in doppio turno. lophane e porta alle Poste, in due colli distinti, per l’invio a tutti voi, destinatari del nostro mensile. Alcune copie vengono portate al nostro centro per essere spedite direttamente da noi: sono le copie destinate ai nostri confratelli nelle missioni e le “copie omaggio” che noi inviamo specialmente ai famigliari dei missionari che hanno mandato le loro testimonianze. Servono a ravvivare il legame con i “testimoni in prima linea” e anche per far conoscere ad altre persone e famiglie il nostro impegno missionario, con la speranza di avere nuovi amici e benefattori. A queste spedizioni provvede Giovanni, nostro “magazziniere”. È noto a tutti che i pagamenti alle Poste vengono fatti puntualmente e prima ancora della spedizione. Non sempre puntuale è invece la consegna a domicilio. Le lamentele sono tante e tutte ragionevoli e motivate. Ma nella situazione attuale non si sa più a chi rivolgersi per risolvere i problemi: c’è uno “scaricabarile” noioso e imbarazzante. Noi continuiamo a sperare che il senso di responsabilità riprenda servizio, anche nel settore delle Poste. ■ VICENZA go ice Luciano B ROMA rtir Ma o Filipp Rota REGGIO CA L Ercole MarcABRIA elli ROMAG Lino SgarbNA ossa 5 TAVERNERIO Lino Magg (CO) ioni ZELARINO (V Franco LizzitE) 2012 MARZO il m on do in casa SUD/NORD NOTIZIE Venti di guerra ● Siria: ipocrisia e timori. “Ta- vola della pace”, di fronte alla drammatica situazione in Siria, ha diramato un comunicato: “Ancora una volta siamo costretti ad assistere a un massacro. Quello che sta accadendo da quasi un anno è insopportabile. Ma ancora più insopportabile è dover prendere atto dell’ipocrisia delle democrazie occidentali. Niente di quello che si doveva fare per prevenire questo bagno di sangue è stato fatto. E non solo in Siria, ma anche in Yemen, Bahrein, Palestina, Somalia, Sudan, Libia, Kosovo, Cecenia...”. “In quest’assurdo conflitto i cristiani non c’entrano, ma sono proprio loro che un domani, in qualità di minoranza, potrebbero esser chiamati a pagare il prezzo più alto”. Lo dice un religioso che spiega come da Homs la maggior parte dei cristiani sia già andata via. Sudan: patti veri? I governi di Juba e Khartoum avrebbero raggiunto un accordo sul trasferimento di oltre 300mila cittadini sud-sudanesi e firmato un patto di non aggressione. L’intesa prevede il rispetto della rispettiva sovranità e dovrebbe porre fine alle accuse di soste- ● Agire bene e in fretta! pagina a cura di DIEGO PIOVANI gno a gruppi ribelli attivi lungo le frontiere. Quanto durerà? Oleodotti in Africa. Etiopia, Sud Sudan e Gibuti hanno sottoscritto un accordo per la costruzione di un oleodotto che dovrebbe collegare i tre paesi, permettendo a Juba di esportare il suo petrolio senza utilizzare i condotti di Khartoum. Allo stesso modo, Sud Sudan e Kenya hanno trovato l’accordo per la costruzione di un oleodotto che consentirebbe al petrolio di raggiungere i mercati internazionali senza passare per la capitale del Nord Sudan. ■ ● Non è democrazia ● Congo RD: marcia repressa. Mentre il risultato delle elezioni è ancora incerto, il movimento Nuova società civile congolese (NSCC) ha denunciato la repressione della “marcia dei cristiani”, tenutasi il 16 febbraio a Kinshasa. Scesi in strada per esprimere il malcontento in maniera pacifica e per segnalare come i risultati delle elezioni fossero in contrasto con la giustizia e la verità delle urne, i manifestanti hanno trovato la reazione violenta della polizia: sono stati arrestati preti, suore, attivisti dei diritti umani e sono state chiuse tre stazioni radio. Questa grave violazione della libertà di manifestazione e parola mette in pericolo il processo democratico in Congo. ● Ciad: armi e non sviluppo. L’ong “Terre solidarie” in un rapporto denuncia il forte aumento del trasferimento di armi nel Paese africano dal 2004 al 2010, in violazione dello spirito della legge del 1999 che stabiliva che una parte consistente delle risorse petrolifere del Paese dovessero essere impiegate a fini sociali. Questa legge non è stata mai applicata. La proliferazione delle armi, soprattutto di quelle leggere, ha inoltre accresciuto la violenza tra le comunità locali, mentre permane il grave problema di mine e ordigni inesplosi. ● Maldive: paradiso e inferno! “Gli abitanti delle Maldive dovrebbero ispirarsi ai movimenti della primavera araba e orientarsi verso un sistema laico, che tuteli i diritti umani e la libertà religiosa”. Lo afferma John Dayal, intellettuale cattolico, difensore dei cristiani nel subcontinente indiano. Il rischio è che MISSIONI NOTIZIE Numeri e bambini Sudafrica: bambini non nati. Sono passati quindici anni da quando l’aborto è stato legalizzato in Sudafrica. Da allora si stima che a oltre un milione di bambini sia stato negato il diritto alla vita. La legge era nata per combattere gli aborti clandestini, ma i vescovi denunciano che su quasi ogni palo della luce ci sono manifesti che reclamizzano aborti sicuri e indolori. “Tutti noi, genitori, insegnanti, membri della chiesa, dobbiamo capire quello che una ragazza attraversa quando si rende conto di essere incinta. Ha bisogno del nostro amore, del nostro sostegno, della nostra comprensione e, talvolta, del nostro perdono”. ● Indonesia: bambini islamizzati. Un migliaio di bambini cattolici di Timor Est, sottratti alle loro famiglie oltre dieci anni fa, sono trattenuti con la forza in Indonesia, convertiti all’islam e istruiti in collegi islamici nell’area di Giava occidentale. Sono in mano a “educatori” musulmani che si rifiutano di riconsegnarli alle loro famiglie. Casi come questo mostrano come i rapporti fra politica e religione abbiano un serio impatto sulla libertà dei cittadini, soprattutto delle minoranze. L’area di Giava occidentale ne è un esempio: gruppi musulmani vogliono ● 6 Alcuni saveriani con una scolaresca di studenti indonesiani: il dialogo è possibile imporre regole ispirate alla sharia (la legge islamica). ■ Novità e iniziative ● Sierra Leone: compleanno speciale. È stato celebrato il 50° di fondazione della diocesi di Makeni, in Sierra Leone. I quattro pionieri saveriani (Azzolini, Calza, Olivani e Stefani), giunti in Sierra Leone l’8 luglio 1950, si diedero subito da fare e, in due anni, la zona loro assegnata divenne una Prefettura apostolica. A guidarla fu chiamato proprio p. Azzolini. Il 24 febbraio 1962, la prefettura fu elevata a diocesi. Mons. Azzolini resse e guidò questa giovane chiesa missionaria fino al 17 novembre 1986, dando un forte impulso all’alfabetizzazione e all’assistenza sanitaria. Gli successe mons. Giorgio Biguzzi, che ha da poco concluso il suo incarico. Invitiamo i lettori, dotati di computer e internet, a consultare la MISNA (Agenzia missionaria di informazione) per allargare la mente al mondo intero: www.misna.org Visitate anche il nostro sito www.saverianibrescia.com per leggere tutte le notizie, le testimonianze e le proposte del nostro mensile, comprese le edizioni locali e la versione in formato pdf. Infine, segnaliamo il rinnovato sito della Direzione generale dei saveriani: www.saveriani.com nuovo direttore Caritas. È mons. Francesco Soddu, della diocesi di Sassari, il nuovo direttore di Caritas Italiana. “Con spirito di fiducia inizio questa nuova avventura sentendomi, come Abramo, sradicato dalla mia amata terra per continuare il servizio in altro posto, ma sempre nell’unica amata chiesa di Cristo”. Mons. Soddu, 52 anni, dal 2005 era direttore della Caritas di Sassari. Succede a mons. Vittorio Nozza, che ha diretto la Caritas Italiana per undici anni. Grazie a chi lascia e buon lavoro a chi arriva. nell’arcipelago si insedi un nuovo potere non democratico. Questo potrebbe portare a un peggioramento nel campo dei diritti umani e delle libertà individuali, già molto limitate. Le Maldive sono uno stato islamico che vieta le chiese, il culto cristiano e le Bibbie. Un paradiso per i turisti, un inferno per i cristiani. ■ In Siria si combatte ancora, si muore ancora e i cristiani si sentono in pericolo; invitiamo tutti alla preghiera, nel mese in cui si celebra la Giornata dei missionari martiri (24 marzo) MESSAGGIO ALLE CHIESE LA BIBBIA MEGLIO DELL’ ODISSEA mons. BRUNO MAGGIONI Il biblista mons. Bruno Maggioni ha compiuto 80 anni e ha fatto il bilancio del suo percorso di studioso. Il vangelo è il vangelo, predicarlo di questi tempi significa tirare fuori qualcosa che ha senso oggi. Il vangelo non parla di internet, ma dell’uomo, della sua speranza, delle sue paure e angosce, della sua capacità di amare o di fare soldi. La gente va in chiesa la domenica, ma deve sentire una predicazione che possa interessare durante la settimana, non semplicemente mentre si ascolta la Messa; uno deve uscire dicendo: “Ho ascoltato delle cose e le tengo buone per vivere, per giudicare e per fare delle scelte”. Questo è il vangelo! Il mondo ha tanti problemi, ma osservandolo alla luce del vangelo quelli decisivi sono sempre gli stessi: che senso ha l’uomo? Perché esiste? Cosa vuol dire vivere o morire? Cosa vuol dire educare alla solidarietà? Lì dobbiamo puntare l’attenzione, solo così possiamo essere ascoltati. A volte immaginiamo i comandamenti come quelli di un padrone che ti fa lavorare a vantaggio suo e tu soffri. Non è così. Sono contento di avere una proposta di vita sana e umana; non inventiamo cose inutili. Ci sono preti che non delegano ai laici perché devono agire, pensare solo loro… È importante, invece, sentire cosa dicono gli altri, magari mettendo in discussione le proprie certezze. Un povero prete fa una miriade di cose, ma non ha più tempo per parlare con le persone. Se un prete o un vescovo va sempre in macchina e non cammina per le strade come fa a incontrare la gente? Vorrei che i laici mi aiutassero a incontrare Dio nella vita e nel mondo, nella quotidianità dei rapporti. La loro storia possa servire ad approfondire il vangelo per testimoniarlo a tutti. Mi sarebbe piaciuto insegnare la Bibbia nelle scuole, come si fa con l’Iliade e l’Odissea. Nella scuola italiana, europea, si studia il greco perché è nelle nostre radici, ma lo è anche il pensiero giudeo-cristiano. Per insegnare la Bibbia bisogna farlo molto bene e sono sicuro che piacerebbe agli studenti almeno quanto i grandi classici. Molti pensano che sia un libro per preti e monaci, invece è un testo di alta letteratura. ● Italia: ● Non chiudete quelle sedi! An- che i saveriani hanno aderito alla campagna di “Tavola della pace” per chiedere alla Rai di non chiudere le sedi di corrispondenza a Nairobi, Beirut, Istanbul, Nuova Delhi, Buenos Aires, Mosca e il canale Rai Med. “Chiudere è contrario agli interessi dell’Italia e degli italiani che devono essere messi nelle condizioni di affrontare da protagonisti le grandi sfide del nostro tempo. Le sedi di corrispondenza Rai non sono uno spreco, ma un investimento strategico. Non vanno chiuse ma sostenute da nuovi spazi nei palinsesti quotidiani, capaci di portare in primo piano la vita delle persone e dei popoli”. Per aderi■ re: www.perlapace.it Una storia speciale ● Dal campo nomadi a San Re- mo. Eduard, Ciprian e Luigi sono adolescenti che hanno imparato a suonare il violino per strada. Il cantautore Eugenio Finardi li ha voluti accanto a sé sul palco del Festival di San Remo. Fanno parte del Piccolo Ensemble Futuro, del Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano. Grazie alla collaborazione fra l’istituto e la Casa della carità di don Colmegna, 23 ragazzi rom stanno vivendo da un anno e mezzo un progetto di integrazione attraverso la musica. Eduard Ion, 15 anni, dice: “Il Festival è un sogno, come quello di dare un futuro migliore alla mia famiglia grazie alla musica”. Come lui la pensa anche Luigi Nicolae, 17 anni: “Mio nonno mi ha insegna- Eugenio Finardi ha portato a San Remo tre violinisti rom to a suonare il violino e ora che frequento il Conservatorio piange dalla felicità”. Ciprian Badeano, 22 anni e già tre figli, racconta: “Sono stato notato mentre suonavo in metro… Io, comunque, lavoro per mantenermi”. Don Colmegna spiega: “È un lavoro concreto di integrazione attraverso la cultura. Finardi ha fatto da trascinatore”. Per vedere il video dell’esibizione: www.youtube.com/watch ?v=TmrHzn0CXiU&feature=rel ated ■ 2012 MARZO D I A L O G O E SO LID A RIETÀ lettere al direttore p. Marcello Storgato MISSIONARI SAVERIANI Via Piamarta 9 - 25121 Brescia E-Mail: [email protected] Pagina web: saveriani.bs.it/missionari_giornale LE DONNE DI “MISSIONARI SAVERIANI” Care lettrici, cari lettori, questa volta devo proprio lasciare un po’ di spazio alle tante “donne”, affezionate a noi missionari, che ci... pedinano dovunque con il loro affetto e ci accompagnano con la loro preghiera e generosità. Accolgono il nostro “mensile” a casa, lo leggono e ne fanno buona propaganda. Mi sembra di vedere le tante donne che accompagnavano nostro Signore per le strade della Palestina, prendendosi cura di lui e dei suoi discepoli. A nome dei missionari, ho solo una parola: “Grazie! Voi siete le nostre madri e sorelle”. p. Marcello, sx Caro direttore, siete ogni giorno presenti nel lieto ricordo e soprattutto nella preghiera per tutta la vostra comunità. Tramite “Missionari Saveriani” partecipo con gioia a tutte le cose belle che state facendo per il bene di tutto il popolo di Dio. Il Signore, anche per l’intercessione del vostro santo fondatore, vi accompagni con ogni grazia e benedizione, perché il vostro apostolato missionario sia fecondo e sempre amato da tutti. Colgo l’occasione per dire “grazie” a te e a quanti collaborano per il contenuto del mensile, molto atteso e gradito da tutti. Il mondo ha bisogno della Parola di Dio, di verità e giustizia. Grazie! M. Lucis, figlia di San Paolo - Trento Oggi ho ricevuto il giornale “Missionari Saveriani”: grazie, grazie! È davvero interessante e appetitoso avere tra le mani una panoramica sulla testimonianza dei missionari nelle varie parti del mondo. Tra i tanti articoli, mi incuriosisce sempre la rubrica “Lettere al direttore”; condivido le sue risposte. Chiedo scusa per non aver ringraziato per il prezioso dono del “Calendario”. Il pensiero riportato ogni giorno aiuta a vivere la “santità quotidiana” insieme a san Guido Conforti. Più volte ne ho fatto l’esperienza: leggendo il pensiero, l’ho interpretato come risposta alla situazione che stavo vivendo. Sono “briciole di cielo” che appagano le varie circostanze della vita quotidiana, e ve ne ringrazio. Sento un po’ la mancanza della storia narrata a fumetti, che era affascinante. Chiedo la benedizione e una preghiera, Ernesta, Cormons - Gorizia Nostra madre Maria, ora in paradiso, ha sempre trovato tempo da dedicare al Signore, agli altri e ai missionari. Per lei la preghiera aveva grande importanza; e altrettanto importante era il lavoro: un giorno cuciva pantaloncini per i bambini poveri, un altro preparava i pacchi, un altro ancora scriveva a qualche missionario… Così raggiungeva terre lontane. Anche dal paradiso continuerà a vegliare sui missionari. E noi, suoi figlie e figli, continueremo a leggere il vostro giornale, ricco di interessanti notizie dal mondo e gli articoli del direttore, mai convenzionali e sempre ricchi di stimoli e approfondimenti. Le missioni hanno sempre fatto parte della vita di nostra madre e continueranno ad avere un posto importante nella nostra. Con i migliori saluti, vi ringraziamo, Grazia, Sarnico - Bergamo STRUMENTI D'ANIMAZIONE PER I “PAPà” di oggi, ieri e domani “La meraviglia di un sorriso. Il mio primo anno da papà”, di Roberto Allegri (ed. Paoline, pp.175, € 14,50). È un diario dell’esperienza più sconvolgente che si possa immaginare. “Si dice - scrive l’autore - che avere un bambino cambia la vita. Non è vero, non la cambia. La stravolge, la rivolta, la trasforma, l’abbatte completamente per riedificarla”. Roberto Allegri racconta la sua esperienza da cronista, senza ideologie né insegnamenti: solo emozioni, riflessioni, pensieri di 365 giorni totalmente nuovi. Un bel regalo per la “festa del papà”: i papà novelli, ma anche i papà di ieri (ormai quasi nonni) chiamati a un confronto generazionale. E anche le donne, leggendo, potranno capire sensazioni e pensieri dell’altra metà, davanti al frutto del loro amore. Richiedere a: • Libreria dei popoli, Brescia Tel. 030 3772780 int. 2; Fax 030 3772781; E-mail: [email protected] I MISSIONARI SCRIVONO Anche in Bangladesh il fascino della Bibbia Anche quest’anno abbiamo allestito la “Bible mela” - l’esposizione della bibbia nella nostra missione di Satkhira, in Bangladesh. L’ho inaugurata dopo la Messa di mezzanotte a Natale. Il numero delle bibbie esposte in lingue diverse ormai supera la cinquantina... Ma è una buona occasione per far conoscere e far acquistare la bibbia in bengalese, in tutte le edizioni disponibili. C’è anche un “Nuovo Testamento” in bengalese e inglese, che attira l’attenzione soprattutto dei giovani delle scuole. Sono esposti anche i libri scritti e pubblicati dai saveriani (ad esempio, p. Silvano Garello e p. Marino Rigon), i mappamondi gonfiabili e cartine geografiche del mondo. Un banchetto è dedicato anche agli oggetti religiosi: corone del rosario, crocifissi, medaglie e immagini, che piacciono alla nostra gente. Per attirare il pubblico, abbiamo organizzato un programma con musiche e canti popolari, con gruppi composti da cristiani, hindu e musulmani. Così la gente (tanta!) viene per sentire i canti e insieme trova a portata di mano anche la bibbia. Sarebbe bello Padre Enzo Valoti durante la presentazione presentare temi specifici della Bibbia con cartelloni e scritte, per della mostra sulla Bibbia nel 2009 renderla ancora più eloquente per i visitatori. Ma per ora non riesco a farlo, e mi accontento di dare alla gente l’idea dell’universalità della bibbia e del suo messaggio per tutti: in tutto il mondo milioni di persone la leggono e la prendono come base per la loro fede. Di fatto anche vari musulmani la comprano, magari avvolta in un giornale per non farsi vedere dagli altri... p. Enzo Valoti, sx - Satkhira, Bangladesh ([email protected]) Amazzonia: la fatica di fare fagotto a ottant’anni Cari amici, ancora una volta ho dovuto... fare fagotto. E non è semplice a ottant’anni: mettersi a fare le valigie è una pena. Ma devo accettare la volontà di Dio; non posso tirarmi indietro adesso che sono vecchio. Non sarebbe la migliore preparazione per la vita eterna. Il nostro superiore p. Pino Leoni mi vuole con sé come rettore ed economo della casa saveriana, nel quartiere vecchio della città di Belém, in modo che lui possa essere più libero per visitare i confratelli, distanti anche mille chilometri, per stare più vicino a loro, che sono i più coraggiosi e i più esposti a pericoli. Padre Raffaele Bartoletti mi ha dato le chiavi della casa ed è partito per la parrocchia di Concordia, per servire la gente insieme a p. Meo Elia. Sono qui dall’8 febbraio. Domenica i confratelli di Belém sono venuti a farmi festa: una cosa simpatica e fraterna, incoraggiante per il “giovane” rettore, che è qui solo per obbedienza. Ad ogni modo, mi sono già ambientato e sono contento perché i missionari mi vogliono bene e sono disposti ad aiutarmi quando ne ho bisogno per i vari servizi. Per esempio, è arrivato il “santo padre” Dante Mainini, sordo come una campana, per farsi regolare l’auricolare. Ho chiamato p. Matteo, che è andato con lui e p. Dante è rimasto contento. Cercherò di essere accogliente e fraterno con tutti coloro che vengono nella nostra casa per riposarsi e respirare un po’ di aria saveriana. Ce la farò? Lo Spirito Santo e la Madonna di Guadalupe mi faranno compagnia. Se venite anche voi, vi farò festa. Pregate per me; vi abbraccio fraternamente, p. Marcello Zurlo, d’Amazzonia Festa di benvenuto a Belém per p. Marcello Zyurlo, “nuovo” rettore della casa saveriana ([email protected]) solidarietÀ BURUNDI: FORMARE I GIOVANI ALLA PACE Ecco una proposta dal Burundi, paese tra i più poveri dell’Africa. Non chiedo aiuti per costruzioni, ma per i campi di lavoro e formazione dell’estate 2012, organizzati dal Centro Giovani Kamenge (CJK), per ripristinare pace e riconciliazione tra i giovani burundesi. Lavoriamo con i giovani per “imparare a vivere insieme”. Da 12 anni durante l’estate, mettiamo insieme cinque campi di lavoro e formazione con 2.500 giovani: quattro ore di lavoro per costruire mattoni e due ore di formazione su temi importanti. È un’esperienza di inserimento nei quartieri, di vita insieme, di contatto con giovani di altre culture. Alla fine, diamo a ognuno dei 2.500 partecipanti un pacco di materiale scolastico, utile per l’anno seguente, a scuola. Ci occorrono 3 euro al giorno per giovane: per procurare il materiale di lavoro, un pasto giornaliero, le sessioni di formazione e il materiale scolastico. Noi ci impegniamo a raccogliere dai giovani almeno una parte dei costi; ma abbiamo bisogno di aiuto per circa 30.000 euro. È un lavoro molto impegnativo e importante, della durata complessiva di tre mesi, che prepara donne e uomini nuovi per l’Africa. A nome di tutti i giovani, grazie! p. Claudio Marano, sx - CG Kamenge, Bujumbura piccoli progetti 3/2012 - BURUNDI Centro giovani Kamenge I giovani sono sempre importanti, per l’oggi e per il futuro della missione. In Burundi, il Centro Giovani Kamenge è un modello e un gioiello di formazione giovanile. Ogni estate organizza cinque campi di lavoro e formazione. è gradito l’aiuto per circa 30.000 euro. • Responsabile del progetto è il saveriano friulano p. Claudio Marano. 2/2012 - RD CONGO Sale polivalenti a Luvungi Nella grande missione congolese di Luvungi, 5 comunità ecclesiali di base hanno bisogno di una “sala polivalente” decente e duratura per favorire la preghiera, la scuola e la vita sociale. Ogni sala richiede circa 10.000 euro, oltre al contributo della gente. Possiamo contribuire. • Responsabili del progetto sono i saveriani p. Sanfelice e fratel Gregato. Chi desidera partecipare alla realizzazione di questi progetti, può utilizzare l’accluso Conto corrente postale, oppure può inviare l’offerta direttamente al C/c.p. 00204438, intestato a: Procura delle Missioni Saveriane, Viale S. Martino 8 - 43123 PARMA oppure bonifico bancario su C/c 000072443526 CARIPR&PC - Ag. 6, via Farini 71, 43121 Parma IBAN IT86 P062 3012 7060 0007 2443 526 Si prega di specificare l’intenzione e il numero di Progetto sul C/c.p. Grazie. 2012 MARZO ALZANO 24022 ALZANO L. BG - Via A. Ponchielli, 4 Tel. 035 513343 - Fax 035 511210 E-mail: [email protected] - C/c. postale 233247 Al saveriano p. Luigi Arnoldi Il premio “Giovanni XXIII” alla memoria S abato 10 dicembre a Bergamo, nella chiesa di S. Alessandro in Colonna, è stato eseguito l’annuale concerto di Natale “Tradizione dal mondo”, con la consegna del premio “Beato Giovanni XXIII”. L’importante riconoscimento è stato consegnato a tre bergamaschi che si sono distinti per la loro testimonianza di vita missionaria nel mondo. Uno dei tre premi è stato assegnato alla memoria del saveriano p. Luigi Arnoldi, nativo di Brembate, morto in un incidente stradale il 13 agosto 2011. Padre Luigi era in Italia per le vacanze e sarebbe tornato in Burundi all’inizio di settembre. Gli altri “premiati” sono sr. Vittoria Magni, orsolina missionaria in Bolivia, e mons. Mario Maffi, fidei donum in Bolivia e a Cuba. Il ritorno al primo amore Padre Luigi era entrato nell’istituto saveriano quando già aveva 19 anni. Era un missionario convinto. Alla vigilia della professione perpetua ai superiori scriveva così: “Sono pronto a rispondere in modo totale alla chiamata di Dio, ad amarlo sopra ogni cosa e a dare il mio contributo affinché in p. MARIO GIAVARINI, sx mezzo agli uomini, specialmente i più poveri, cresca il suo Regno di giustizia e di pace”. Dopo la sua ordinazione, fu destinato alla missione in Burundi dove rimase fino al 1983, quando fu espulso dal Paese assieme ad altri saveriani. Fu un’esperienza bruciante per lui. Ma non per questo abbandonò l’amata Africa. Nel 1984 partì per il Congo, dove lavorò per cinque anni. Imparò la lingua swahili e studiò la cultura lega. Nel 1990 i superiori lo richiamarono in Italia, per essere rettore della comunità di Alzano e poi animatore missionario a Udine. Nel 1997 tornò di nuovo in Burundi, dove fu impegnato come docente in seminario, come superiore dei saveriani della regione e infine come formatore dei giovani saveriani del Burundi. “Rimanere nel suo amore” in ogni momento La vita di p. Luigi può essere L’indimenticato p. Luigi Arnoldi Per una cittadinanza condivisa Il vescovo firma documento delle Acli 15 gennaio il D omenica vescovo mons. Francesco Beschi ha parlato sul tema “Migrazioni e nuova evangelizzazione”, nella chiesa parrocchiale di Seriate, durante la celebrazione Eucaristica diocesana per la giornata mondiale del migrante e del rifugiato. Le letture e i canti sono stati eseguiti in sette lingue diverse. Le parole del vescovo sono state molto chiare. 8 Amore e giustizia contro la crisi “In questo momento in cui alcuni beni che sembravano sicuri e garantiti vengono meno, ci accorgiamo che non bastano i beni materiali. Questo lo dico agli italiani e alle persone provenienti da Paesi diversi dal nostro. La crisi attuale è morale e spirituale. Per troppo tempo si è pensato solo ai valori di incremento economico, sottovalutando i beni non misurabili, come quelli spirituali e morali che garantiscono anche i beni materiali. C’è bisogno di amore, giustizia, riconoscimento di diritti e doveri, cittadinanza condivisa: condivisione non soltanto di lingue e culture, ma di ciò che ci rende più umani. Soltanto così si farà fronte alla crisi e si darà un futuro ai nostri figli. Tanti bergamaschi soffrono per la crisi del lavoro, ma invito a non dimenticare le persone e le famiglie di altre nazioni”. Testimoniare la fede Riprendendo questo tema, scelto da papa Benedetto XVI, mons. Beschi ha sottolineato che “le grandi migrazioni mondiali sono una provocazione per i nostri Paesi di antica tradizione www.ecodibergamo.it cristiana. La presenza di tante persone di diverse nazioni ci provoca a rinnovare la nostra fede, a testimoniarla e a proporla - senza imporla - a chi non è cristiano. Questo è un compito dei credenti italiani, ma anche dei cristiani provenienti da nazioni diverse”. Infine, ha rivolto un appello alle persone straniere: “Custodite la vostra fede anche qui da noi. Non fatevi imbrogliare dal materialismo diffuso nella nostra società. Lo dico soprattutto ai più giovani, che sono anche quelli più esposti a lasciarsi affascinare da questo aspetto della nostra società”. “L’Italia sono anch’io” Prima della Messa, il vescovo ha firmato l’iniziativa delle Acli “L’Italia sono anch’io”, destinata a sostenere due proposte di legge di iniziativa popolare, per riconoscere la cittadinanza italiana a chi nasce in Italia e il diritto di voto ai cittadini immigrati che risiedano in Italia. ■ Mons. Francesco Beschi aderisce alla raccolta firme delle Acli che chiedono la cittadinanza per i figli degli immigrati nati in Italia (foto di Frau K13) Per aderire vedi il sito: www.litaliasonoanchio.it Il premio “Giovanni XXIII” per p. Luigi Arnoldi è consegnato dal vescovo alla nipote Gabriella; la somma sarà devoluta all’orfanotrofio di Kajoga, per continuare l’opera iniziata dal compianto missionario in Burundi riassunta molto bene da una lettera che egli scrisse al superiore generale nel 1999. “So per esperienza che amare veramente le persone non è cosa facile. Sento tutta la mia incapacità e povertà. Non possiedo in proprio ciò di cui voglio disporre per donarlo agli altri. Allora, non mi rimane che tenere sempre davanti agli occhi e mettere in pratica l’invito di Gesù: «Rimanete nel mio amore». Non c’è altra soluzione se voglio veramente amare come lui ama e come l’amore esige. «Rimanere nel suo amore» è amare lui prima di tutto come valore assoluto, cosicché amare Gesù è fondamentale se voglio amare i fratelli... Non si può, infatti, amare concretamente Gesù che nel suo corpo, che sono i fratelli. Così si ama Cristo, punto di partenza e di arrivo di ogni altro amore, e non si corre il ri- schio di amare i fratelli in modo disordinato e, quindi, di non amarli per nulla. Ciò sembra un puro ragionamento, ma per me è una specie di sintesi che mi fa fare un passo avanti verso l’unità tra l’amore di Dio e del prossimo, in un unico gesto. Sento che questo passo avanti nella riflessione mi dà serenità e, quindi, è un passo verso la verità dell’amore, così difficile da vivere in modo vero. Rimane, tuttavia, la parte più difficile: quella del quotidiano, in cui mi è data la possibilità di amare Cristo e il fratello in modo concreto e unitario. Bisogna che mi dia da fare, dunque, in tutte quelle occasioni d’incontro che la giornata mi offre, magari anche cercando delle opportunità, andando incontro al fratello nelle sue necessità, prestando attenzione a chi mi è accanto o a chi mi passa accanto”. ■ QUALCUNO LASSù CI AMA Cadere dalla moto e svegliarsi sulla sedia RENZO VALOTI Mercoledì 25 gennaio, come di consueto, lo zio si stava recando in moto al villaggio di Rogonnathpur, a 30 chilometri dalla missione di Satkhira, in Bangladesh, per celebrare la Messa. Era mattino presto: nebbia fitta e strade viscide. A poca distanza dal villaggio un dosso (non segnalato) gli ha causato una brutta caduta. Padre Enzo ha perso momentaneamente conoscenza, tanto che al risveglio si è trovato seduto su una sedia, sulla soglia di una casetta abitata da musulmani che per primi l’avevano soccorso. Nel frattempo, viene avvisato p. Gabriele Spiga che da Bagachara, con la sua vecchia jeep, lo ha portato fino all’ospedale di Khulna (due ore di viaggio). Qui lavorano alcuni medici italiani che hanno Padre Enzo Valoti non ha perso riscontrato fratture alle coste e alla spalla il sorriso, nonostante l’incidente in motocicletta destra. Ma ciò che più preoccupava era un ematoma alla testa, per cui hanno deciso di trasportarlo, tramite elicottero, fino a Dhaka, allo “Square Hospital”, una struttura all’avanguardia. Le prime notizie erano poco tranquillizzanti, ma per grazia di Dio la situazione, se pur lentamente, è migliorata. Il 29 gennaio ho potuto sentire di nuovo la sua voce e il suo solito: “Sto benone!”. È stato per tutti un grande sollievo. Sottoposto a nuovi esami e controlli, ora sta osservando un periodo di riposo e di recupero nella casa dei saveriani a Dhaka. Queste notizie me le ha date lui stesso, via cellulare, dopo essere stato dimesso dall’ospedale. Anche questa volta Qualcuno ha guardato da lassù, malgrado la nebbia. Grazie a Dio, a chi si è preso cura di p. Enzo e a coloro che ci hanno tenuto informati sulle sue condizioni. 2012 MARZO BRESCIA 25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9 Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781 E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259 “I migranti del vangelo” La storia dei missionari Camuni in un libro “Migranti del vanS’ intitola gelo. Dalla Valcamonica al mondo”. È il nuovo volume dei Quaderni di Brixia Sacra (stampato a ottobre 2011), edito insieme da “Associazione Gente camuna”, “Associazione per la storia della chiesa bresciana” e “Fondazione Civiltà Bresciana”. Uno studio completo Nella presentazione si legge: “Quando nell’ottobre del 2004 venne organizzato il convegno di studio dedicato all’emigrazione in Vallecamonica, non si mancò di sottolineare la necessità di riflettere anche su quel fenomeno migratorio, ponendo attenzione a quegli aspetti che chiamano in evidenza la fede cristiana, la sua proclamazione, la sua diffusione…”. I migranti del vangelo, a partire da metà ottocento in poi, hanno trovato spazio così in un’inedita e stimolante ricerca, curata da Simona Negruzzo e Sergio Re. Proprio quest’ultimo, un paio d’anni fa, era venuto nella nostra redazione per illustrarci il bel progetto, in cui sarebbero stati presentati anche i saveriani Camuni, vivi e defunti. È nata così una bella collaborazione, che ci ha arricchito reciprocamente e i cui frutti si possono trovare da pagina 200 a pagina 226 di un libro importante, tanto da contare più di 400 pagine e circa trenta congregazioni: uno studio completo e aggiornato. DIEGO PIOVANI Sei saveriani e una saveriana Dopo una breve presentazione di mons. Conforti e un po’ di storia della congregazione, si raccontano le vicende di sei saveriani e di una saveriana. Sono il compianto p. Pietro Grappoli e suo fratello p. Francesco (Esine), rispettivamente missionari in Indonesia e negli Stati Uniti; p. Battista Pedrotti (Cortenedeolo), attualmente in Congo RD; p. Mario Tognali (Esine), missionario in Brasile; p. Giacomo Rigali (Borno), ora nelle Filippine; fratel Bruno Menici (Temù e Castegnatese d’adozione), impegnato in Sierra Leone. C’è anche la saveriana Ines Frizza (Garda di Sonico), Camuna doc e attualmente superiora generale della congregazione. Iniziativa di solidarietà 2012 Un’occasione di bene che vale il doppio certamente notato A vrete che, insieme al numero di febbraio di “Missionari Saveriani”, è arrivata una busta con il piccolo foglio che illustra l’iniziativa di solidarietà del 2012 e i biglietti per l’estrazione a premi. È stato scelto ancora il periodo quaresimale per lanciare questa proposta, giunta alla sua terza edizione e che ha come titolo: “Costruiamo insieme la città dell’uomo”. La buona stampa è importante I saveriani di Brescia desiderano sensibilizzare lettrici e lettori, amici e conoscenti sull’importanza dell’informazione per 8 l’ideale missionario. La “buona stampa”, infatti, ha bisogno di sostegno, perché è uno strumento fondamentale e insostituibile, specialmente ai nostri tempi. A volte, invece, viene considerata da alcuni come “un di più” superfluo, rispetto al vero lavoro dei missionari. Noi ci crediamo e per questo lavoriamo tutto l’anno, insieme ai nostri collaboratori, facendo uscire ben tre riviste mensili: “Missionari Saveriani”, “Missione Oggi” e “Cem Mondialità”. Mettiamo a disposizione del pubblico anche gli strumenti audiovisivi e tanti libri e volumi, per approfondire i temi importanti del mondo attuale. Riteniamo importante diffondere e far circolare il più possibile le nostre riviste e i nostri “prodotti culturali”, perché si crei un’opinione convinta e si rafforzi l’ideale missionario; perché il pubblico possa leggere notizie e testimonianze che purtroppo non si leggono nei quotidiani, non si raccon- p. MARIO MENIN, sx tano nei tg, e nemmeno nei programmi delle infinite emittenti del digitale terrestre. Un gesto di convinta amicizia Di solito, in un periodo di crisi, i primi tagli si abbattono sulle numerose pubblicazioni che arrivano nelle nostre case, con il rischio di fare di tutta l’erba un fascio. Non nascondiamo che il vostro sostegno è vitale: è ossigeno, anche per il nostro... morale. Sapere che siamo letti e apprezzati, o che qualche articolo è fonte di discussione e di critica, ci indica che siamo sulla strada giusta, perché l’indifferenza è peggiore di qualsiasi giudizio. Ecco perché vi chiediamo di partecipare alla nostra iniziativa “Costruiamo insieme la città dell’uomo”. In che modo? Nella busta di febbraio trovate cinque biglietti per voi e per gli amici: compilateli con nome, indirizzo e recapito telefonico; tenete la “parte da conservare”, e mandate al nostro indirizzo la “parte da spedire”, entro il 25 maggio. Se desiderate altri biglietti da diffondere, telefonate a p. Marco (030 3772780). Vi invitiamo anche alla festa finale del 10 giugno, alle ore 16, per partecipare alla Messa in memoria di p. Pietro Marchesi e degli altri amici defunti, a cui seguirà l’estrazione dei premi. Annotatelo subito sul vostro calendario: la vostra presenza è per ■ noi di grande valore! Il volume è impreziosito dal saluto del cardinal Re, un figlio della Valcamonica (Borno), che scrive: “Il motivo ispiratore che ha animato le splendide figure di religiosi missionari e missionarie o di laici volontari era innanzitutto di ordine religioso, cioè portare a tutti il messaggio di Cristo e dare testimonianza di amore cristiano, seminando il bene, ma sempre accompagnato da un serio impegno di promozione umana e sociale”. La fotografia in copertina “La Valcamonica, terra dispensatrice non solo di braccia e di intelligenze, ma anche di missionari e di carità, ha trasformato l’evangelizzazione in un cammino di umanità per l’umanità. Oltre duecento tra uomini e donne hanno portato con sé un patrimonio fatto di tenacia, coraggio e operosità, trasferendo molte delle virtù della terra di origine nei luoghi di missione”, ha affermato Giuseppe Camadini, presidente della fondazione “Camunitas”. Mentre Giovanni Donni, presidente dell’associazione per la storia della chiesa bresciana afferma che “in queste pagine non c’è solo la memoria di un positivo passato, ma si colgono pure lampi di luce su un futuro altrettanto ricco di positive La copertina del libro sui missionari Camuni che comprende anche la storia umana e religiosa di sei saveriani e una saveriana promesse e situazioni”. Per la copertina è stata scelta un’immagine dell’archivio fotografico dei saveriani: alcuni missionari della prima ora a Henan in Cina, sulla linea ferroviaria tra Chegchow e Luoyang, negli anni venti. I saveriani di Brescia sono grati a Sergio Re per l’opera realizzata e sono orgogliosi che alcuni di loro abbiano contribuito a ingrossare le fila della chiesa bresciana che conta numerosi servi fedeli del vangelo nel mondo. Il volume può essere richiesto all’Associazione per la storia della chiesa bresciana, in via Gasparo da Salò (tel. 030 40233). ■ BRESCIA, CHIESA MISSIONARIA In cammino verso il sinodo diocesano p. MARCELLO STORGATO, sx A pieno ritmo sta andando avanti il lavoro di preparazione al prossimo sinodo della diocesi di Brescia, che si concentrerà sulle cosiddette “unità pastorali”: un modo per rendere più attiva ed efficace la collaborazione ecclesiale a tutti i livelli. Sono stati diffusi i “sussidi” per la riflessione e la consultazione: “Comunità in cammino”, le schede per la catechesi, i moduli da riempire individualmente o in gruppo. Tutto è reperibile sul sito della diocesi: www.diocesi.brescia.it. All’inizio di ogni scheda c’è un monito: “Nella consultazione non viene chiesto che cosa ciascuno preferisca, ma che cosa ciascuno - ponendosi sotto lo sguardo di Dio - ritenga più giusto per la chiesa bresciana”. La consultazione ecclesiale è un momento molto importante: un’opportunità per partecipare in modo attivo e responsabile alla vita della chiesa locale e al suo rinnovamento. È superfluo l’invito alle amiche e agli amici di “Missionari Saveriani” ad approfittare di questa opportunità e a parteciparvi pienamente. Personalmente, sotto lo sguardo di Dio, ritengo giusto e necessario che la chiesa bresciana rinnovi il suo slancio missionario, dentro e oltre i confini del proprio territorio, e - come giustamente è scritto in una scheda - “si apra a una vera pastorale di missione, senza limitarsi a una pastorale di conservazione”. La domanda è: “Come far sì che ciò avvenga?”. Saremo felici di accogliere le proposte dei nostri lettori e lettrici. Scriveteci! I delegati missionari dell’unità pastorale di Gussago riflettono sull’impegno missionario coordinato nella chiesa locale 2012 MARZO CAGLIARI 08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9 Tel. 340 0840200 E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084 La generazione di padre Mirto Quelle letture spirituali e formative I l 18 gennaio abbiamo partecipato al funerale di Modesta, sorella di padre Virgilio Mirto, e nel pomeriggio a quello di Gesualda, cognata di p. Walter Giua, nel santuario dell’Assunta di Guasila. Questi commiati indicano la fine della generazione di p. Mirto, “educata allo spirito dell’amore servizievole missionario, allo spirito di fede provata”. Santa Teresina di Lisieux Lo testimoniano anche i suoi libri, conservati in una scatola della biblioteca. Le letture di p. Virgilio erano profonde ed educative; davvero erano “letture spirituali”, perché hanno guidato la sua vita e hanno guidato sulla via dell’altruismo i giovani di Guasila, Nuoro, Tortolì. Nel mio curiosare, ho trovato Pioggia di rose e Strenna del 1929 sulla devozione di santa Teresa del Bambin Gesù, una delle sante più amate del secolo scorso. In una pagina del libretto, ho notato la foto del primo vescovo giapponese, mons. Gennaro Hayasaka, in visita al monastero di Lisieux, l’anno successivo alla proclamazione di Teresina a patrona dei missionari nel 1927. La santa mistica delle missioni ha allargato gli orizzonti del giovane Virgilio per il mondo missionario. L’esempio del beato Frassati Su una colonna del santuario dell’Assunta a Guasila abbiamo potuto vedere una foto del beato Pier Giorgio Frassati con la sua firma sotto la scritta “verso l’alto”. Le testimonianze su Pier Giorgio Frassati del 1929, raccolte da don Cojazzi con interessanti foto della sua giovinezza, raccontano la spiritualità che ha ispirato la vita di carità, di fede e di amicizia del giovane Pier Giorgio. Il libro finisce con questo dialogo. p. DINO MARCONI, sx “Mentre tutti tornavano ai loro paesi, un sacerdote mi chiese: «Crede, don Cojazzi, che Pier Giorgio salirà all’onore degli altari? ». «Questo è il segreto di Dio», risposi. Ma quello che non è più un segreto è che il suo esempio trascina le anime. Egli credette davvero in Cristo e su di lui è la promessa di Cristo, anche per questa vita: benché morto vive. È proprio vero ciò che udii ripetere da molti e leggo scritto da quasi tutti: «Averlo conosciuto o averne udito parlare significa amarlo, e amarlo significa seguirlo»”. La vita della beata suor Nicoli L’altro libro del 1929 su cui mi sono soffermato è la vita di suor Giuseppina Nicoli, dichiarata “beata” il 3 febbraio 2008 a Cagliari. Il libro è scritto da p. Bartolomeo Bechis, che era stato a Cagliari a predicare alle dame della Carità, dove era presente anche Educare e vivere la pace La marcia di fine anno a Villacidro Angelo Pittau ha orgaD onnizzato a Villacidro una manifestazione di tre giorni per “educare i giovani alla giustizia e alla pace”, tema della giornata mondiale della pace. Gli appuntamenti erano tre: la veglia di preghiera, la marcia e la giornata per i giovani. Tutto è iniziato nella sala del Consorzio industriale del Medio Campidano, dove sono stati presentati i dati sulle povertà sociali in Sardegna. Parole di speranza La XXV marcia della pace a Villacidro è partita dalla chiesetta di Sant’Ignazio con una preghiera per i giovani, perché non si avviliscano per le avversità della vita. Il corteo era aperto dagli sbandieratori e dagli striscio- 8 ni di vari gruppi e associazioni, tra cui si notavano “Sardegna solidale”, “Fuori la chiave per aprire il futuro”, “Rossella Libera” (riferimento alla cooperante rapita in Algeria). Il serpentone ha fatto sosta davanti allo stabilimento della Keller Elettromeccanica, emblema delle industrie in cassa integrazione del territorio, dove i relatori hanno ricordato la vita difficile dei cassaintegrati. Sulle note della banda musicale, la marcia si è conclusa nel piazzale tra le ciminiere spente degli stabilimenti chiusi della zona industriale di Villacidro. L’arcivescovo Giovanni Angelo Becciu ha illustrato il tema della giornata mondiale della pace, facendo risuonare parole di Alla marcia della pace 2011 a Villacidro sono stati affrontati i temi della nuova emigrazione dalla Sardegna e della forte disoccupazione giovanile che affligge l’isola p. DINO MARCONI, sx La signora Gesualda (a sinistra), cognata di p. Giua, e la signora Modesta, sorella di p. Virgilio Mirto, decedute a gennaio 2012: una generazione di animatrici missionarie della Sardegna, che ci sostengono dal cielo suor Nicoli. L’autore fa iniziare la biografia della suora, mistica della carità, con alcune frasi, prese dalle lettere di suor Nicoli. Fanno capire che il sospiro della santità fa trionfare sulla morte. “Siamo angeli di carità… Siamo angeli di vigilanza per le anime a noi affidate. Facciamoci sante, grandi sante, presto sante... Oh quanta gloria i santi danno a Dio! Quanto bene i loro esempi fanno alle anime! I santi non muoiono: la loro benefica missione continua oltre la tomba...”. Il romanzo “Quo vadis” Non ci sorprende che fra le letture spirituali di p. Virgilio Mirto troviamo le biografie di due testimoni che sono stati dichiarati beati. Ma c’è anche il romanzo storico dei tempi di Nerone “Quo vadis” (dello scrittore po- lacco Enrico Sienkiewicz). Non è un libro di evasione, ma una lettura mistica della storia cristiana durante la persecuzione. L’apostolo Pietro vive la paura di andare a morire dove un altro lo voleva condurre. La copia del romanzo, conservata e arrivata a noi, s’interrompe a pagina 450, con la domanda che Pietro mentre scappa dalla persecuzione di Roma - rivolge all’uomo raggiante che gli veniva incontro: “Domine, quo vadis? - Signore, dove vai?”. Le ultime pagine si sono scollate e perse. Dai libri delle letture di p. Virgilio Mirto possiamo avere alcune icone letterarie ed esistenziali dei santi mistici contemporanei che hanno illuminato la sua vita, quella della sua generazione e ci auguriamo - anche della nostra vita. ■ speranza. Nello scenario di crisi globale, è stato ricordato anche il ritorno del fenomeno migratorio dalla Sardegna e la presenza di emigrati arrivati dalla Libia e richiedenti asilo. Per battere la crisi… Il “ghelu” della sera ci ha invitati a rifugiarci nel vecchio capannone del magazzino Lisa, dove il gruppo musicale Gen Rosso ha scaldato i giovani con i loro ritmi. Le strofe dei canti hanno ripercorso i temi della marcia, da vivere anche nella nostra vita quotidiana. La marcia della pace ha portato per le strade le parrocchie della diocesi di Ales - Terralba e sacerdoti di altre diocesi, associazioni di volontariato, gruppi ecclesiali e rappresentanti del mondo del lavoro, per superare la povertà che causa l’esclusione sociale e per educare i giovani alla pace in una situazione di crisi mondiale. I saveriani erano presenti con i giovanissimi del ritiro spirituale. La crisi economica mondiale sta rendendo la situazione dei giovani della Sardegna sempre più difficile e piena di ostacoli. Il 30 dicembre, sempre a Villacidro, nella zona industriale è stata organizzata una giornata di riflessione e di impegno per i giovani sardi. Anche la loro giornata si è conclusa con l’esibizione del complesso Gen rosso, che ha augurato pace e gioia a tutti. ■ Padre Marzarotto non è in Siberia, ma sul monte Sant’Antonio, imbiancato dopo la bella nevicata di febbraio LE NOZZE D’ ORO DI FRANCESCO E PAOLA Nozze d’oro dei coniugi Francesco Incostante e Paola Rilla: li vediamo felici, attorniati dai giovanissimi della famiglia. Per l’occasione, i figli e i nipoti hanno scritto questo biglietto augurale: “Nozze d’oro significa, oltre a stare bene insieme, fare anche tanti sacrifici, vivere pene, ansie e gioie, ma soprattutto avere nervi eccezionali! L’oro è un metallo prezioso, così come voi lo siete per noi… Auguri per il diamante”. Anche noi facciamo agli “sposini” gli auguri, accompagnandoli con la preghiera al Signore, perché in famiglia si rafforzi l’amore reciproco. 2012 MARZO CREMONA 26100 CREMONA CR - Via Bonomelli, 81 Tel. 0372 456267 - Fax 0372 39699 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00272260 L’ecumenismo può risorgere Veglia di preghiera nella chiesa di S. Abbondio C attolici, metodisti-valdesi, avventisti e ortodossi si sono ritrovati lunedì 23 gennaio nella chiesa cittadina di S. Abbondio nella veglia di preghiera per l’unità dei cristiani. All’incontro erano presenti il vescovo di Cremona mons. La- franconi, il pastore Rostagno, il pope Fuciu e il pastore Pispisa. Accolti dal parroco don Andrea Foglia, i rappresentanti delle varie confessioni hanno pregato insieme ai numerosi fedeli, seguendo i testi preparati per l’occasione. diocesidicremona.it Gesti e segni di unità Ci sono gesti che, spesso, valgono più delle parole e atteggiamenti che costruiscono più delle dichiarazioni di principio. In una fredda sera di gennaio, cristiani di diverse confessioni hanno manifestato, in maniera Il vescovo, il pastore evangelico, il pope ortodosso, il pastore avventista alla veglia ecumenica del 23 gennaio a Cremona; le offerte sono andate per una scuola di villaggio (saveriani del Camerun) e per le chiese perseguitate (Porte aperte, Verona) “Dare da bere agli assetati” Campagna di solidarietà dei saveriani anni passati abbiamo N egli organizzato diverse ini- ziative quaresimali per “dare da mangiare agli affamati”, come suggeriscono le famose “opere di misericordia”, ricordando che la fame nel mondo miete ogni anno milioni di vittime e affligge quasi un miliardo di poveri. Ma non possiamo dimenticare un problema altrettanto grave come quello delle sete, riflettendo su quanto affermano gli esperti dell’acqua nel mondo, sulle deforestazione e sulla crescita preoccupante delle zone desertiche, che hanno già raggiunto la terza parte del globo abitato. Così, viene a scarseggiare l’acqua potabile che è necessaria per 8 sette miliardi di uomini, donne e bambini. Serve l’aiuto di tutti In Italia si è arrivati a votare un referendum popolare, se privatizzare o no la distribuzione e il vendita delle acque potabili. Sappiamo che l’acqua è un bene assolutamente necessario per tutti gli esseri viventi. Ma scavare pozzi abbastanza profondi per evitare inquinamenti, costruire acquedotti, piazzare pompe idrauliche e tubature che portino l’acqua nei centri abitati e nelle singole famiglie, esige contributi da parte di tutti secondo le proprie possibilità e i propri bisogni. “Senza acqua non c’è vita!”, è lo slogan dell’iniziativa di solidarietà lanciata dei saveriani di Cremona per il 2012, dalla quaresima fino alla festa conclusiva del 4 novembre p. SANDRO PARMIGGIANI, sx Anche in queste opere, i missionari saveriani si sono dati da fare con tutte le loro forze, in varie nazioni del mondo: in Congo e Burundi, in Ciad e Mozambico, in Bangladesh e Indonesia. Come molti avranno letto anche su queste pagine, tali opere sono state possibili anche grazie agli aiuti ricevuti dall’Italia. Iniziativa lunga nove mesi Le passate iniziative di solidarietà duravano pochi mesi, il tempo tra la quaresima e la Pasqua: il tempo del digiuno, della penitenza e dell’elemosina, come segno della conversione del cuore e in preparazione alla festa della resurrezione. Quest’anno l’iniziativa vuole durare quanto la gestazione di una vita umana: nove mesi, dalla quaresima all’avvento, precisamente fino alla festa dei santi, che è la vocazione e il traguardo di ogni cristiano, “immagine e somiglianza di colui che l’ha creato”. Noi saveriani invitiamo già da ora tutti i nostri amici e benefattori, domenica 4 novembre alle ore 15, per celebrare insieme la santa Messa in onore del nostro san Guido Conforti (proclamato santo il 23 ottobre 2011) e in suffragio di tutti i nostri cari defunti. Seguirà, come ogni anno, una speciale estrazione a premi e si terminerà con un fraterno rinfresco. A tutti auguriamo pace e gioia nel cuore, che sono i frutti migliori dell’amore fraterno. ■ forte, il desiderio di conoscersi, stimarsi, lavorare per raggiungere quell’indispensabile unità affinché il mondo creda. Il primo gesto è stato il canto: il coro Sicardo, diretto dal maestro Fulvio Rampi, ha proposto alcune corali, cioè canti nati in ambiente protestante, che poi sono stati adottati anche in ambito cattolico. All’ecumenismo musicale ha fatto seguito l’ecumenismo delle traduzioni della sacra Scrittura: la prima lettura dal libro di Baruc, è stata letta nella traduzione protestante; la seconda, dalla prima lettera ai Corinzi, è stata letta nella traduzione della Cei; per il vangelo di Giovanni è stata utilizzata la traduzione inter confessionale. Una fatica mai vana Lo spunto di riflessione è venuto dal pastore Bruno Rostagno che si è soffermato in modo particolare sulla potenza della risurrezione di Cristo, che non è sempre facile da comprendere. Perfino gli apostoli, infatti, non credono subito: essi hanno bisogno di un incontro prolungato con il Cristo risorto. “Ciò sta a dire - ha spiegato il pastore - che l’esperienza della risurrezione è un inizio che apre a delle attese grandi: la nuova creazione di Dio”. L’attesa dell’intervento celeste non deve però distogliere dall’impegno presente dei cristiani, che devono vivere nel quotidiano la loro fede nel Risorto. Rostagno ha rimarcato come in questi ultimi tempi il dialogo tra le chiese abbia subito una battuta di arresto. “Anche l’ecumenismo - ha concluso il predi- catore - può risorgere e probabilmente percorrerà vie nuove: noi dobbiamo avere fiducia che la nostra fatica non è vana”. Il Credo e il pane scambiato Per esprimere questo rinnovato desiderio di unità è stato recitato insieme il Credo ed è stato scambiato un pezzo di pane, come gesto simbolico di pace. In Polonia - la nazione che ha curato i testi per la settimana dell’unità di quest’anno - è in uso augurare pace scambiandosi un pezzo di pane azzimo. È una tradizione così radicata nella cultura di quel paese che anche i non credenti compiono volentieri questo gesto. Un grande pane, offerto dalla comunità rumena, è stato quindi fatto a pezzi e distribuito ai presenti che, dopo averselo scambiato, lo hanno mangiato. Due gesti di solidarietà L’ultimo gesto significativo è stata la raccolta di denaro a favore di due iniziative di solidarietà. La prima, curata dai missionari saveriani, mira a costruire una scuola in tutti i villaggi della grande missione di Bafoussam in Camerun; la seconda, promossa dall’associazione “Porte aperte” di Verona, ha come obiettivo il sostegno delle chiese cristiane perseguitate attraverso la diffusione della Bibbia. La veglia di preghiera è stata un’occasione importante per tutti. Ringraziamo il segretariato per le attività ecumeniche di Cremona e la commissione diocesana per l’ecumenismo, diretta ■ da don Mario Aldighieri. RICORDANDO MONS. GIOVANNI VOLTA È morto a Mantova sabato 4 febbraio mons. Giovanni Volta, vescovo emerito di Pavia, dov’era stato guida pastorale dal 1986 al 2003. Aveva 83 anni ed era originario di Gazoldo degli Ippoliti (MN). Nel 2006 era stato proprio lui a ordinare sacerdote p. Daniele Sarzi Sartori, di Montanara, attualmente missionario in Giappone. Mons. Volta, tra l’altro, era cugino di un altro saveriano famoso: p. Silvestro Volta, scrittore, medico e psicologo. Dopo una prima fase della malattia, dalle pagine del settimanale diocesano “Il Ticino” aveva ringraziato i fedeli pavesi: “Vorrei essere io vicino a voi, ma sono in un letto e faccio fatica a muovere tutto, tranne che la lingua. Posso dirvi che se c’è una cosa che raggiunge ovunque è l’affetto della gente; questo dà tanto coraggio”. Gli anni pavesi di mons. Volta sono stati caratterizzati da grandi segni ecclesiali: il sinodo, le due visite pastorali, le settimane teologiche, gli incontri per i giovani in cattedrale, le lettere alle famiglie in occasione della Pasqua, e soprattutto la Casa della carità per ospitare i famigliari delle persone ricoverate in ospedale. Mons. Giudici, attuale vescovo di Pavia, ha ricordato gli aspetti che hanno contraddistinto maggiormente mons. Volta: “La centralità della Parola di Dio, la cura dei poveri e delle persone fragili, l’attenzione alla famiglia. Il tutto condotto con uno stile da vero maestro di teologia; lo fu alla Cattolica di Milano e anche nel nostro seminario”. Il Signore conceda la gioia eterna a questo suo Mons. Giovanni Volta servo fedele. 2012 MARZO DESIO 20033 DESIO MB - Via Don Milani, 2 Tel. 0362 625035 - Fax 0362 624274 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200 La missione che viene a noi Uomini e donne verso il battesimo L a missione “ad gentes” cioè, la missione verso i non cristiani - è arrivata tra noi ed è sempre maggiore la domanda di conoscere il cristianesimo e di ricevere il battesimo da parte di varie persone. Sono uomini e donne in ricerca, sensibili al problema religioso: italiani adulti non battezzati, mediamente tra i 20 e i 35 anni, e immigrati di altra religione, venuti da tanti paesi diversi. Crescere e maturare insieme Questi nostri fratelli e sorelle hanno bisogno di essere accompagnati e aiutati nel discernimento, durante il cammino verso una scelta così impegnativa, non priva di difficoltà e prove da superare. L’incontro con Gesù Cristo e il suo vangelo, infatti, comporta un ripensamento radicale del senso della vita. Sono guidati da persone cristiane laiche, indicate dai parroci: passo dopo passo, condividono la loro ricerca e gradualmente li introducono nella catechesi e nella vita cristiana. Con la saveriana Lidia e la si- gnora Eugenia - entrambe con una lunga esperienza di accompagnamento nel catecumenato -, a nome della diocesi ambrosiana, formiamo l’equipe di riferimento per i ritiri e gli incontri formativi, ospitati nella nostra casa di Desio. Il percorso catecumenale di due anni è un tempo di gestazione, di crescita e di maturazione nel discepolato, verso una progressiva scelta di fede e di appartenenza al popolo di Dio. È bello generare alla fede! Siamo testimoni di un’esperienza coinvolgente, che incide sull’essere profondo delle persone che progressivamente diventano discepoli di Cristo. È sorprendente vedere come nel servizio di accompagnamento dei futuri cristiani riscopriamo insieme il nucleo essenziale della nostra fede cristiana. Possiamo affermare che siamo più testimoni che maestri; più trasmettitori di un’esperienza che di una dottrina. Vivendo questo cammino di fede percepiamo che il catecumenato non è un’esperienza p. ROSARIO GIANNATTASIO, sx marginale né eccezionale, ma un momento che dovrebbe essere esemplare nelle comunità cristiane, e pertanto carico di futuro per la chiesa che è in Italia. La comunità cristiana ha bisogno di toccare con mano la bellezza di generare alla fede nuovi figli e figlie, aprendosi agli altri e diventando sempre più autentica, vitale e credibile. Trenta catecumeni e la mia speranza Siamo felici di sperimentare anche in Italia il nostro carisma missionario, tipico dei confratelli che hanno la fortuna di viverlo nei paesi non cristiani. Allo stesso tempo, speriamo di aiutare la zona pastorale di Monza, di cui facciamo parte, a passare da una pastorale di mantenimento a una pastorale missionaria, che riqualifica l’esperienza e la tradizione della chiesa. In questo momento i catecumeni sono una trentina, di varia nazionalità: italiani, albanesi, thailandesi, egiziani, nigeriani, camerunesi, cinesi… Si tratta di una piccola realtà, ma rappresenta certamente la logica evangelica del seme che germoglia e del lievito che fermenta. È una grande opportunità e una ricchezza per le comunità cristiane brianzole, per stimolarle al dinamismo della fede. Voglio sognare e sperare che questa sfida pressante riesca a coinvolgere anche i gruppi missionari (che spesso vivono nella stanchezza) nell’impegno dell’annuncio, nella “missione che viene a noi”. ■ Il cammino del catecumenato rappresenta un’opportunità preziosa anche per le comunità cristiane brianzole, perché s’impegnino nell’annuncio del vangelo, nella “missione che viene a noi”. Con il catecumenato la chiesa genera nuovi figli e figlie nella fede cristiana. Il gruppo “Nuova Amicizia” Un rapporto che si rinsalda ogni volta un grupV ipopresentiamo speciale che viene re- 8 ni ’80, avendo acquisito la caratteristica di “associazione” che riuniva volontari e utenti da Desio e dai comuni limitrofi, abbiamo chiesto e ottenuto ospitalità a padre Natalio Fornasier presso la casa dei missionari saveriani di Desio. In questi trent’anni, i missionari ci hanno sempre sostenu- a cura di p. STEFANO DELLA PIETRA, sx to e accompagnato, anche solo per la celebrazione della Messa in occasione del nostro incontro golarmente ospitato nella nomensile. Ricordo in particolare stra comunità saveriana di Dep. Rinaldo, p. Rino, p. Franco, p. sio, e che ringraziamo per la loClaudio e tanti altri. La loro prero presenza. Accoglierli e celesenza ha dato un sigillo all’imbrare la Messa con loro è per noi pegno cristiano dell’associaziouna soddisfazione. Vediamo che ne. Un grande grazie a tutti i saDio continua a operare anche atveriani e agli amici. traverso persone che hanno alcuLa nostra attività nella ne difficoltà e ci viene da casa di Desio si articola in affermare come l’apostodue modi: ogni quindici lo Pietro: “In verità, sto giorni facciamo il nostro rendendomi conto che incontro per programmare Dio non fa preferenza di i nostri impegni; nell’inpersone” (Atti 10,34). contro mensile di tutti Ci auguriamo, quindi, gli associati, partecipiadi continuare insieme il mo alla santa Messa e poi nostro cammino. Abbiapassiamo il pomeriggio mo chiesto a Pierantonio scambiandoci esperienze Galimberti di presentare condividendo momenti ci brevemente i nostri d’allegria, che si concluospiti. dono con la cena. Anche la festa dei poSigillo del nostro poli, organizzata ogni animpegno cristiano no dai saveriani, è un’alIl Gruppo Nuova Amitra bella occasione di agcizia - GNA - è un’assogregazione tra i volontari ciazione di volontariato e i ragazzi speciali della fondata nel 1979. Si ocnostra associazione e gli cupa di persone diversa■ altri gruppi. mente abili e di tempo (per Gruppo Nuova libero. All’inizio era un Amicizia, Pierantonio gruppo parrocchiale, ma Il Gruppo Nuova Amicizia sulla gradinata d’ingresso Galimberti) poi, dalla metà degli andella casa saveriana di Desio Due appuntamenti di marzo Esercizi spirituali - Da giovedì 8 a domenica 11 marzo, presso i missionari saveriani di Desio (via don Milani 2), i laici saveriani organizzano gli “esercizi spirituali per laici”. Il tema sarà: “La terra di Dio”. I nostri martiri - Il 24 marzo si celebra la giornata di preghiera per i missionari martiri. Preghiamo per i missionari e le missionarie che soffrono per l’annuncio del vangelo all’umanità; la testimonianza di Cristo vinca ogni incertezza e paura. LA PREGHIERA è SOVRUMANA ENERGIA san GUIDO CONFORTI La preghiera rende l’uomo più grande di sé, lo trasfigura, lo sublima, lo divinizza. Solo le anime superficiali e volgari possono disprezzare la preghiera e coloro che soddisfano a questo dovere, a questo bisogno del cuore. No, la preghiera non avvilisce l’uomo. È senza dubbio la funzione più nobile e più gloriosa che egli possa esercitare in questo mondo, e gli conferisce una grandezza veramente sovrana. Non solo essa ci mette in intimo rapporto con tutto ciò che vi è di vero, di bello, di santo in cielo e sulla terra, ma ci rende anche partecipi dell’amicizia di Dio, delle sue più tenere effusioni, delle sue più intime confidenze. Ed è appunto da questa comunicazione, da questo contatto con la Divinità che l’uomo attinge sovrumana energia. Se virtuosi, pregate per mantenervi tali; se peccatori, pregate per risorgere dal vostro stato lacrimevole; pregate gli uni per gli altri, perché sta scritto che molto può l’assidua preghiera del giusto. Pregate con umiltà, con fiducia, con perseveranza. Pregate fra le pareti domestiche e nel tempio. Pregate specialmente con quella preghiera santa e sublime che Gesù Cristo stesso insegnò agli uomini. La preghiera è un dovere e un bisogno. Un dovere che abbiamo come creature ragionevoli e tanto più per essere cristiani... Ma è anche un bisogno del cuore: bisogno che hanno sentito e sentono tutti i popoli della terra, dai più civili ai più barbari. Nel momento della tentazione, del dubbio, della prova e della tribolazione, preghiamo e dalla preghiera ci verrà la luce, la forza, il conforto per renderci a tutto superiori e rimanere fedeli ai nostri propositi di bene. 2012 MARZO FRIULI 33100 UDINE UD - Via Monte S. Michele, 70 Tel. 0432 471818 - E-mail: [email protected] - C/c. postale 210336 Il vescovo umile e sorridente Ricordo riconoscente di mons. Alfredo Battisti I n queste poche righe non ho la pretesa di presentare in modo esauriente e completo la personalità di mons. Alfredo Battisti, già arcivescovo di Udine, salito al cielo il 1° gennaio 2012. Desidero solamente ricordarlo con sentimento di riconoscenza per il suo sostegno cordiale al nostro istituto missionario e in particolare alla comunità saveriana di Udine. Una collaborazione costante In occasione di una visita alla nostra comunità nel lontano 1974, incaricò il nostro istituto di fondare il centro missionario diocesano, come espressione di tutte le realtà missionarie presenti. La ragione dell’incarico la esprimeva così: “Siete l’unica comunità esclusivamente missionaria presente in diocesi”. Da quel momento, pur p. CARMELO BOESSO, sx nell’evolversi della realtà e delle situazioni, la collaborazione non è mai venuta meno e si è espressa nell’animazione missionaria di gruppi e parrocchie, nell’appoggio concreto ai missionari e alle necessità delle missioni, nei viaggi in terra di missione per manifestare vicinanza e sostegno. In alcuni di questi viaggi missionari ha partecipato lui stesso. Tutta questa attività era Mons. Battisti presiede la Messa in onore di san Francesco Saverio; a destra, p. Gianpaolo Codutti, a sinistra, il vicario generale mons. Gherbezza e il diacono Bertoli, ex allievo saveriano e nostro amico Il buon samaritano del Friuli Don Lionello Remor, prete degli indifesi I l 12 gennaio è morto don Lionello Remor, in seguito a una caduta nel Piccolo Cottolengo di S. Maria La Longa. Commenti e giornali lo hanno definito “il prete degli ultimi e degli indifesi”. Originario di Nimis, dove era nato il 28 gennaio 1925, era stato ordinato sacerdote nel 1948 a Udine. Era stato cooperatore della parrocchia di San Giorgio e poi di Madonna di Buja e Magredis, dove era rimasto anche come parroco fino al 1982. Dal 1980 al 1990 era stato cappellano all’ospedale civile di Udine e dal 1991 aveva svolto il suo ministero a Leonacco (Trigesimo) e alla casa di cura ‘Città di Udine’. 8 Sensibile e rispettoso L’arcivescovo di Udine, mons. Mazzocato, l’ha ricordato così: “La vera sorgente che ha nutrito il suo sacerdozio e la sua carità è stata una profonda spiritualità, che ha forgiato anche la sua personalità e il suo carattere delicato e sensibile, schivo e rispettoso delle persone… Al Piccolo Cottolengo egli ha compiuto il suo ultimo atto sacerdotale. Riconosceva Gesù nei suoi fratelli più deboli e indifesi, fossero i malati dell’ospedale, i disabili o i bambini vittime della guerra balcanica e degli orfanotrofi della Romania o gli immigrati che arrivavano bisognosi di tutto”. Il suo cuore era aperto all’aiuto generoso a quanti erano nel bisogno; tutti ricevevano da lui sostegno e consolazione, sicuri che avrebbe fatto il possibile per aiutarli. Il suo sguardo buono e sorridente e la sua parola accogliente accompagnavano sempre la sua generosità. Così il dono non era sentito come un’umiliazione. Al ringraziamento rispondeva con un “grazie!”, per avergli permesso di p. CARMELO BOESSO, sx aiutare e fare del bene. Un amico a cui dire “grazie” Anche noi missionari abbiamo verso di lui un motivo speciale di riconoscenza, perché siamo sempre stati accolti da lui a cuore aperto e con generosità, che si traduceva anche in un aiuto concreto fatto di offerte e raccolta di alimenti. Quando era parroco di Magredis, don Lionello non mancava mai di invitarci alla giornata missionaria, che vedeva i saveriani con i loro studenti portare un’ondata di gioia e di missionarietà. Anche a Leonacco ha continuato ad aiutarci, orientando la domenica del Ringraziamento, come una Don Lionello trainato da p. Lorenzo benedizione di Dio in Mattiussi, in versione “asinello”; quefavore dei missionari. sta allegra fotografia è stata scattata Ovviamente era ospite il 13 novembre 2011, domenica del fisso dei nostri momenti Ringraziamento e festa di San Martino di festa, a cui partecipava sempre molto volentieri. Nonostante la sua riservatezza, portava sempre una nota di gioia con il suo sguardo sorridente, con la sua parola buona e accogliente. Anche noi missionari ringraziamo il Signore per avercelo donato, con la certezza che don Lionello è stato accolto nel suo Regno, preparato per coloro che lo hanno visto e aiutato nei “fratelli più piccoli”. ■ cordialmente aperta ai missionari friulani non solo diocesani, ma anche religiosi, religiose e laici volontari. Benemerito della congregazione! Con cadenza periodica visitava la nostra comunità, rimanendo con noi per un intero pomeriggio, scandito dall’incontro con i nostri ragazzi “apostolini” e con la comunità dei saveriani, dalla celebrazione dell’Eucaristia e dalla cena; tutto in un clima di semplicità e familiarità, che facilitava il dialogo e l’apertura. Tutto questo ha avuto un riconoscimento anche ufficiale, quando mons. Alfredo - il 7 dicembre 1999 - è stato riconosciuto e dichiarato dal nostro superiore generale “Benemerito dell’istituto missionario saveriano” e quindi “partecipe dei suoi beni spirituali”. L’8 novembre 2011 ci ha onorato con la sua presenza in occasione della celebrazione per la canonizzazione del nostro fondatore; lo consideriamo un po’ il suo ultimo saluto e messaggio. Il vescovo della risurrezione Aggiungo un pensiero che mi sembra il centro della spiritualità e dell’azione pastorale di mons. Battisti. Il tema della risurrezione era uno dei suoi argomenti preferiti per la predicazione di esercizi e ritiri spirituali. Gia la sua prima lettera pastorale del 1976 porta il titolo programmatico: “Compio ciò che manca alla risurrezione di Cristo”. “Ho letto e meditato sulla verità storica della risurrezione di Cristo, profezia e pegno della mia risurrezione. Questo instancabile bisogno del cuore lo ritengo un dono singolare dello Spirito di Cristo risorto… Vorrei che la speranza pasquale restasse il messaggio fondamentale, offerto in ricordo, per incoraggiare la rinascita morale, culturale e spirituale dell’amato Friuli. Quanto desidero che il Signore crocifisso e risorto affascini il cuore di tutti, sacerdoti, persone consacrate e fedeli laici friulani, al di là di quanto le mie parole hanno saputo dire e dare!”. L’ultimo suo libro (ed. Paoline, 2009) ha il titolo, “Sulle tracce del Risorto. Alla ricerca di segni di speranza”. Scrive: “La risurrezione di Cristo è l’annuncio che ha cambiato tutto nella storia dell’uomo e del mondo. È un fatto unico. Noi incontriamo il Risorto ogni volta che lo cerchiamo con fede sulle tracce della sua presenza nei sacramenti…”. Un messaggio di risurrezione e di vita che si rifletteva nel suo volto sereno e sempre sorridente, nella sua parola amabile, accogliente e riconoscente, nel suo comporta■ mento discreto e umile. Mons. Battisti, sorridente, a tavola nella festa di san Francesco Saverio con p. Gianpaolo Codutti LA PREGHIERA è SOVRUMANA ENERGIA san GUIDO CONFORTI La preghiera rende l’uomo più grande di sé, lo trasfigura, lo sublima, lo divinizza. Solo le anime superficiali e volgari possono disprezzare la preghiera e coloro che soddisfano a questo dovere, a questo bisogno del cuore. No, la preghiera non avvilisce l’uomo. È senza dubbio la funzione più nobile e più gloriosa che egli possa esercitare in questo mondo, e gli conferisce una grandezza veramente sovrana. Non solo essa ci mette in intimo rapporto con tutto ciò che vi è di vero, di bello, di santo in cielo e sulla terra, ma ci rende anche partecipi dell’amicizia di Dio, delle sue più tenere effusioni, delle sue più intime confidenze. Ed è appunto da questa comunicazione, da questo contatto con la Divinità che l’uomo attinge sovrumana energia. Se virtuosi, pregate per mantenervi tali; se peccatori, pregate per risorgere dal vostro stato lacrimevole; pregate gli uni per gli altri, perché sta scritto che molto può l’assidua preghiera del giusto. Pregate con umiltà, con fiducia, con perseveranza. Pregate fra le pareti domestiche e nel tempio. Pregate specialmente con quella preghiera santa e sublime che Gesù Cristo stesso insegnò agli uomini. La preghiera è un dovere e un bisogno. Un dovere che abbiamo come creature ragionevoli e tanto più per essere cristiani... Ma è anche un bisogno del cuore: bisogno che hanno sentito e sentono tutti i popoli della terra, dai più civili ai più barbari. Nel momento della tentazione, del dubbio, della prova e della tribolazione, preghiamo e dalla preghiera ci verrà la luce, la forza, il conforto per renderci a tutto superiori e rimanere fedeli ai nostri propositi di bene. 2012 MARZO MACOMER 08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9 Tel. 0785 70120 - Fax 0785 70706 E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084 La generazione di padre Mirto Quelle letture spirituali e formative I l 18 gennaio abbiamo partecipato al funerale di Modesta, sorella di padre Virgilio Mirto, e nel pomeriggio a quello di Gesualda, cognata di p. Walter Giua, nel santuario dell’Assunta di Guasila; il 23 gennaio a Milis, abbiamo dato l’estremo saluto alla delegata saveriana Salvatorica. Questi commiati indicano la fine della generazione di p. Mirto, “educata allo spirito dell’amore servizievole missionario, allo spirito di fede provata”. to Pioggia di rose e Strenna del 1929 sulla devozione di santa Teresa del Bambin Gesù, una delle sante più amate del secolo scorso. In una pagina del libretto, ho notato la foto del primo vescovo giapponese, mons. Gennaro Hayasaka, in visita al monastero di Lisieux, l’anno successivo alla proclamazione di Teresina a patrona dei missionari nel 1927. La santa mistica delle missioni ha allargato gli orizzonti del giovane Virgilio per il mondo missionario. Santa Teresina di Lisieux Lo testimoniano anche i suoi libri, conservati in una scatola della biblioteca. Le letture di p. Virgilio erano profonde ed educative; davvero erano “letture spirituali”, perché hanno guidato la sua vita e hanno guidato sulla via dell’altruismo i giovani di Guasila, Nuoro, Tortolì. Nel mio curiosare, ho trova- L’esempio del beato Frassati Su una colonna del santuario dell’Assunta a Guasila abbiamo potuto vedere una foto del beato Pier Giorgio Frassati con la sua firma sotto la scritta “verso l’alto”. Le testimonianze su Pier Giorgio Frassati del 1929, raccolte da don Cojazzi con interessanti foto della sua giovinezza, raccontano la spiritualità p. DINO MARCONI, sx che ha ispirato la vita di carità, di fede e di amicizia del giovane Pier Giorgio. Il libro finisce con questo dialogo. “Mentre tutti tornavano ai loro paesi, un sacerdote mi chiese: «Crede, don Cojazzi, che Pier Giorgio salirà all’onore degli altari?». «Questo è il segreto di Dio», risposi. Ma quello che non è più un segreto è che il suo esempio trascina le anime. Egli credette davvero in Cristo e su di lui è la promessa di Cristo, anche per questa vita: benché morto vive. È proprio vero ciò che udii ripetere da molti e leggo scritto da quasi tutti: «Averlo conosciuto o averne udito parlare significa amarlo, e amarlo significa seguirlo»”. La vita della beata suor Nicoli L’altro libro del 1929 su cui mi sono soffermato è la vita di suor Giuseppina Nicoli, dichiarata “beata” il 3 febbraio 2008 a Educare e vivere la pace La marcia di fine anno a Villacidro Angelo Pittau ha orgaD onnizzato a Villacidro una manifestazione di tre giorni per “educare i giovani alla giustizia e alla pace”, tema della giornata mondiale della pace. Gli appuntamenti erano tre: la veglia di preghiera, la marcia e la giornata per i giovani. Tutto è iniziato nella sala del Consorzio industriale del Medio Campidano, dove sono stati presentati i dati sulle povertà sociali in Sardegna. Parole di speranza La XXV marcia della pace a Villacidro è partita dalla chiesetta di Sant’Ignazio con una preghiera per i giovani, perché non si avviliscano per le avversità della vita. Il corteo era aperto dagli sbandieratori e dagli striscio- 8 ni di vari gruppi e associazioni, tra cui si notavano “Sardegna solidale”, “Fuori la chiave per aprire il futuro”, “Rossella Libera” (riferimento alla cooperante rapita in Algeria). Il serpentone ha fatto sosta davanti allo stabilimento della Keller Elettromeccanica, emblema delle industrie in cassa integrazione del territorio, dove i relatori hanno ricordato la vita difficile dei cassaintegrati. Sulle note della banda musicale, la marcia si è conclusa nel piazzale tra le ciminiere spente degli stabilimenti chiusi della zona industriale di Villacidro. L’arcivescovo Giovanni Angelo Becciu ha illustrato il tema della giornata mondiale della pace, facendo risuonare parole di Alla marcia della pace 2011 a Villacidro sono stati affrontati i temi della nuova emigrazione dalla Sardegna e della forte disoccupazione giovanile che affligge l’isola p. DINO MARCONI, sx speranza. Nello scenario di crisi globale, è stato ricordato anche il ritorno del fenomeno migratorio dalla Sardegna e la presenza di emigrati arrivati dalla Libia e richiedenti asilo. Per battere la crisi… Il “ghelu” della sera ci ha invitati a rifugiarci nel vecchio capannone del magazzino Lisa, dove il gruppo musicale Gen Rosso ha scaldato i giovani con i loro ritmi. Le strofe dei canti hanno ripercorso i temi della marcia, da vivere anche nella nostra vita quotidiana. La marcia della pace ha portato per le strade le parrocchie della diocesi di Ales - Terralba e sacerdoti di altre diocesi, associazioni di volontariato, gruppi ecclesiali e rappresentanti del mondo del lavoro, per superare la povertà che causa l’esclusione sociale e per educare i giovani alla pace in una situazione di crisi mondiale. I saveriani erano presenti con i giovanissimi del ritiro spirituale. La crisi economica mondiale sta rendendo la situazione dei giovani della Sardegna sempre più difficile e piena di ostacoli. Il 30 dicembre, sempre a Villacidro, nella zona industriale è stata organizzata una giornata di riflessione e di impegno per i giovani sardi. Anche la loro giornata si è conclusa con l’esibizione del complesso Gen rosso, che ha augurato pace e gioia a tutti. ■ In una fotografia storica il grande missionario sardo p. Virgilio Mirto con alcuni giovani a Tortolì Cagliari. Il libro è scritto da p. Bartolomeo Bechis, che era stato a Cagliari a predicare alle dame della Carità, dove era presente anche suor Nicoli. L’autore fa iniziare la biografia della suora, mistica della carità, con alcune frasi, prese dalle lettere di suor Nicoli. Fanno capire che il sospiro della santità fa trionfare sulla morte. “Siamo angeli di carità… Siamo angeli di vigilanza per le anime a noi affidate. Facciamoci sante, grandi sante, presto sante... Oh quanta gloria i santi danno a Dio! Quanto bene i loro esempi fanno alle anime! I santi non muoiono: la loro benefica missione continua oltre la tomba...”. Il romanzo “Quo vadis” Non ci sorprende che fra le letture spirituali di p. Virgilio Mirto troviamo le biografie di due testimoni che sono stati dichiarati beati. Ma c’è anche il romanzo storico dei tempi di Nerone “Quo vadis” (dello scrittore polacco Enrico Sienkiewicz). Non è un libro di evasione, ma una lettura mistica della storia cristiana durante la persecuzione. L’apostolo Pietro vive la paura di andare a morire dove un altro lo voleva condurre. La copia del romanzo, conservata e arrivata a noi, s’interrompe a pagina 450, con la domanda che Pietro - mentre scappa dalla persecuzione di Roma - rivolge all’uomo raggiante che gli veniva incontro: “Domine, quo vadis? - Signore, dove vai?”. Le ultime pagine si sono scollate e perse. Dai libri delle letture di p. Virgilio Mirto possiamo avere alcune icone letterarie ed esistenziali dei santi mistici contemporanei che hanno illuminato la sua vita, quella della sua generazione e ci auguriamo - anche della nostra ■ vita. SALVATORICA, SULLA VIA DEL CIELO p. D. MARCONI, sx Il 23 gennaio a Milis (OR), abbiamo partecipato ai funerali della delegata missionaria saveriana Salvatorica Perra (nella foto). Erano presenti moltissimi suoi compaesani. Salvatorica è stata una piccola donna sostenuta da una grande fede che l’ha portata ben oltre gli orizzonti e i confini del suo paese. È stata un esempio di fede indomabile per tutti: famigliari, amici e conoscenti. Allo stesso modo di Modesta e Gesualda di Guasila e di tante altre donne generose, apparteneva alla generazione delle delegate missionarie che - come ricordava p. Morandi - il primo saveriano sardo p. Angelo Lampis, ricercava: delegate brave, giovani e belle. Lei che aveva difficoltà a camminare, con la sua fede ha saputo camminare sulla strade della bellezza, della bravura e della bontà per tutte le vie del suo paese, a servizio delle missioni. Cara Salvatorica, anche se i tuoi passi non ti portavano molto lontano, tu sei andata con i piedi dei missionari fin sulle lontane strade del mondo. Come Teresina di Lisieux, protettrice delle missioni, sei riuscita a salire la montagna che si perde nel cielo, perché sei stata presa dalle braccia di Gesù e portata da lui fin sulla vetta. Diversamente viva, accompagna ora tutte le nostre delegate missionarie. Il tuo bell’esempio incoraggi tante altre donne “brave, giovani e belle” a dedicarsi all’animazione missionaria della Sardegna. 2012 MARZO MARCHE 60129 ANCONA AN - Via del Castellano, 40 Tel. 071 895368 - Fax 071 2812639 E-mail: [email protected] - C/c. postale 330605 DIARIO DELLA COMUNITà “Quale Gesù in Europa?” Missionari e missionarie si interrogano 5 all’8 gennaio 2012 abD albiamo avuto una settima- na di approfondimento culturale, teologico e missionario su “Quale Gesù oggi in Europa?”. Nella casa saveriana di Tavernerio (Como), eravamo una sessantina di missionari e missionarie, che lavoriamo in Italia e in Spagna. È stata un’esperienza interessante, con tante relazioni, tavole rotonde, lavori di gruppo, preghiera... La settimana ha offerto risposte e stimoli all’evangelizzazione attuale nel nostro continente che, a detta di tutti, è in una fase di grossa difficoltà di intesa tra la società e il cristianesimo, le chiese e le religioni, a partire dalla comprensione della Persona umana e divina di Gesù. Capire il cambiamento Ci accorgiamo tutti che le cose e le generazioni sono cambiate. Una certa religiosità pur bella, ereditata dalla tradizione secolare, oggi è vista con indifferenza soprattutto dai giovani, molti dei quali sono assenti, increduli, critici della chiesa. Lo vediamo nelle nostre stesse famiglie. Ben dieci relatori ci hanno parlato con competenza su aspetti diversi della stessa problematica: un filosofo, un esperto in ebraismo e un altro in buddhismo, un relatore sull’America latina, un pastore evangelico e uno pentecostale, un biblista e un parroco, una missionaria e un missionario. Per una vita di qualità Ci siamo riuniti anche in grup- p. ALBERTO PANICHELLA, sx pi per i “laboratori”, con l’obiettivo di fare alcune proposte concrete per la missione oggi in Italia e in Europa. Per esempio si è detto di accogliere i senza-tetto nei nostri spazi; di denunciare gli abusi del capitalismo sfrenato nell’economia di mercato e nella speculazione finanziaria; di fare attenzione alla retrocessione dello stato sociale e alla negazione dei diritti umani. Ma si è parlato anche di temi ecclesiali: il dialogo ecumenico e interreligioso; la pari importanza delle donne negli ambiti pastorali, sociali, culturali e politici; l’animazione della chiesa locale, per aiutarla a diventare più accessibile alla gente e a coloro che sono in difficoltà. Occorrerebbe alleggerire le SAVERIANI MARCHE “Sarà quel che Dio vuole!” Neve e calore a Poggio San Marcello C 8 aro direttore, ti scrivo mentre fuori ha ripreso a nevicare “alla grande”. Oramai c’è più di un metro di neve qui a Poggio San Marcello; abbiamo avuto anche una vera tempesta, e le previsioni continuano a prevedere altra neve per tutta la settimana! I nonni dicono: “Sarà quel che Dio vuole!”. I problemi per gli spostamenti e per andare al lavoro sono tanti con la neve così alta, ma è pur vero che è un grande e bellissimo spettacolo che ci permette, per fortuna, di fermarci un po’ di più a sorprenderci e a stare in compagnia di altre persone! Ho ricevuto le copie del giornale “Missionari Saveriani”, numero di dicembre 2011, dove è pubblicato l’articolo del nostro pellegrinaggio a Roma per san Guido Conforti. Le ho portate in parrocchia perché ogni pellegrino, compreso il nostro parroco, possa prenderle. Ho aggiunto a ogni copia anche il tagliando per richiedere il giornale a domicilio. Grazie mille, perché ho visto molte persone contente della foto e dell’articolo! Ti ho spedito il cd con le foto della cano- nizzazione di san Conforti, scattate da me e dal poggiano Serafino Mercanti. Puoi farne l’uso che preferisci, dopo averle selezionate: alcune sono veramente carine. Ricordiamoci nella preghiera, Stefania Cara Stefania, grazie per il messaggio e per il cd con le foto dei Poggiani a Roma. Sono davvero belle: complimenti ai fotografi! E complimenti ancora di più a don Mariano e a tutti i pellegrini di Poggio, per aver mostrato tanto affetto al santo vescovo e missionario Guido Conforti. È stato un bel gesto di cristiana cortesia: ricambiare le visite che san Guido - nel lontano settembre 1925 e mag- Poggio San Marcello sommerso dalla neve gio 1931 - aveva fatto alla vostra generosa cittadina e alla “scuola apostolica saveriana”, dono di mons. Costantino Bramati. Grazie anche per la distribuzione in parrocchia delle copie inviate. Sono contento che abbiano gradito l’articolo e la foto. Meritereste molto di più, per il vostro bell’entusiasmo e devozione. Spero che qualche buona famiglia desideri ricevere a domicilio il nostro mensile “Missionari Saveriani”: lo spediremo ben volentieri. Fa sempre bene mantenere i contatti con i nostri “santi” e “missionari”. Per quanto riguarda la neve, dici bene: è bella quando cade; crea inconvenienti alla mobilità e al lavoro quando è troppa e resta a lungo; spero solo che piante e animali non abbiano subito danni troppo gravi, da compromettere il futuro delle famiglie. Ma la neve, dopo tutto, favorisce i nostri rapporti in famiglia e con le persone amiche, avendo più tempo a disposizione, specialmente la sera (e magari anche per qualche preghiera in più!). Anche questo fa parte di “quel che Dio vuole!”. Saluti fraterni a te, ai “pellegrini romani” e a tutti i Poggiani, p. Marcello, sx Lavori di gruppo durante la settimana di approfondimento culturale a Tavernerio; di spalle p. Serge, anche lui come p. Panichella tra i partecipanti strutture, intensificare le relazioni umane; mescolarci di più con gli immigrati e valorizzare le diversità; rilanciare l’evangelizzazione con il “primo annuncio” del vangelo (kerigma); non porre eccessiva enfasi sui numeri, ma sulla qualità della nostra vita e testimonianza cristiana. Domande a cui rispondere Il saveriano p. Gabriele Ferrari, nella sua ricca relazione, ha messo in luce gli interrogativi sulla missione oggi in Europa, a partire dalla missione stessa di Gesù, che stava con i poveri e i malati, i peccatori e gli emarginati. E la chiesa? E noi? Ci accostiamo alle altre religioni, presenti tra noi negli immigrati? Non dobbiamo giudicare né avere preconcetti; ma capire, aiutare, perdonare... Siamo chiamati a realizzare una vita evangelica, a essere testimoni del Regno. La vita religiosa è una scel- ta che tocca il fondo della nostra persona ed è percepibile da coloro che ci circondano e incontriamo; una vita che è libera dalle tentazioni del potere religioso, economico, politico. Occorre evangelizzare. Occorre una chiesa più viva, più giovane e con giovani leader, con più spazio alle donne, più laica, accogliente e dinamica, anche nelle celebrazioni... La chiesa deve’essere più universale, aperta alla missione, alle ricchezze religiose, ai drammi degli altri popoli vittime dell’ingiusta povertà. Dobbiamo impegnarci per la giustizia, per i diritti dei poveri, per l’ecologia, per una politica sana e responsabile... Insomma, la settimana è stata molto utile e stimolante per noi missionari e ci ha indicato piste nuove per l’evangelizzazione a partire dalla riscoperta di Gesù di Nazareth, povero e rivoluzio■ nario dell’amore. L’ ELOGIO DELLA NEVE p. SERGE TCHATCHé “Erano anni che non si vedeva una nevicata così da questi parti” ho sentito spesso ripetere queste parole nei giorni freddi di febbraio. Spesso si è parlato della neve in riferimento ai disagi che ha creato, che sono stati tanti e gravi. È solo colpa della neve? “Madre natura” fa quel che ha sempre fatto. Tocca a noi prendere le misure necessarie e affrontare le situazioni senza rischiare troppo. Dobbiamo guadare in faccia questa “madre” e inchinarci di fronte a lei, come hanno fatto le tettoie delle nostre case in quei giorni di neve pesante. Comunque, vorrei fare un elogio alla neve. Ho sentito, infatti, varie persone rallegrarsi per la calma che porta la neve. Quando nevica, è difficile muoversi e soprattutto muoversi in fretta; si è obbligati a guardare in faccia chi ci viene di fronte e riconosciamo volti che non vedevamo da mesi, o piuttosto che vedevamo senza più “incontrare”. La “signora bianca” costringe a vivere il tempo con più tranquillità, a gustare il silenzio che non è assenza di persone, ma presenza a se stessi e agli altri. Finalmente ho scoperto perché è magico il Natale sotto la neve: perché tutti ritroviamo il tempo dei bambini, che è tempo di pazienza e meraviglia, di gioco e soprattutto dello stare insieme. I telegiornali ci hanno fatto vedere una bella immagine: gli abitanti di un paesino hanno messo insieme le cose che avevano - chi il sale, chi la farina, chi il lievito… - e hanno dato tutto all’unico fornaio del paese per fare il pane, che si sono divisi. Il giornalista lo definiva un “baratto”; per me era un bell’atto di convivenza solidale, un miracolo di quelli che rende davvero Cristo presente e Ancona, via del Castellano: fa capire cosa sia condividere il paecco un bell’esemplare ne Eucaristico. Ma chi si ricorda che di missionario immacolato! è anche merito... della neve? 2012 MARZO PARMA 43123 PARMA PR - Viale S. Martino, 8 Tel. 0521 920511 - Fax 0521 920502 E-mail: [email protected] - C/c. postale 153437 Ci ha visitato il santo vescovo L’urna di san Guido nella parrocchia San Paolo partecipato alla canoH onizzazione di san Guido Conforti lo scorso 23 ottobre a Roma, con un gruppo di parrocchiani che sono stati molto contenti del pellegrinaggio. In quell’occasione ho visto crescere la stima e la devozione per il nostro santo vescovo. Tornato a casa, ho promosso la visita al santuario di san Guido presso la casa madre dei missionari saveriani, con i giovani e con gli adulti della parrocchia. Anche in quell’occasione ho constatato il bene che i partecipanti ricavavano dall’accostarsi alla figura del santo vescovo. Il santo pellegrino Parlando con il postulatore p. Guglielmo Camera, ho saputo che era possibile avere le sacre reliquie del santo in parrocchia. Ho subito chiesto di avere a San Paolo il “corpo” del santo, e padre Camera ha accolto la domanda con entusiasmo. Ottenuto il permesso del vescovo di Parma mons. Enrico Solmi e del prefetto, abbiamo concordato le date. Il periodo migliore è parso quello della festa patronale della nostra parrocchia: il 25 gennaio, conversione di san Paolo. Così san Guido è stato accolto tre giorni prima della nostra festa patronale, domenica 22 gennaio. Giornate ricche di grazia Sono state giornate ricche di grazia, caratterizzate dalla preghiera e dalla partecipazione ai sacramenti dell’Eucaristia e della confessione. Il programma prevedeva le lodi alle 8 del mattino e il rosario alle 11,30. Nel pomeriggio dalle 15,30 alle 17,30 padre Camera era disponi- don FRANCESCO ROSSOLINI bile per le confessioni: sempre, tutto il tempo, è stato impegnato per tre giorni! Alle 17,45 la recita guidata del rosario missionario e alle 18,30 la santa Messa. Dopo cena il 23 gennaio, ci siamo riuniti per l’adorazione Eucaristica e il 24 per la celebrazione penitenziale. Assai significativa è stata l’adorazione che si è prolungata, a turni, per tutta la notte fra il 24 e il 25 gennaio, con gente a tutte le ore della notte davanti all’Eucaristia. Il 25, festa della nostra parrocchia, è stata molto bella la santa Messa del mattino per i malati, con una sorprendente partecipazione: diversi di loro hanno ricevuto l’unzione degli infermi. La nostalgia della santità La Messa solenne del 25 gennaio alle 18,30 ha chiuso le giornate dedicate a san Guido nella Un’esperienza straordinaria Andi-rivieni di fedeli devoti di ogni età di san Guido Conforti L’ urna ha sostato presso la parroc- chia San Paolo. Ho avuto la gioia di essere sempre presente, tutti e tre i giorni dal 22 al 25 gennaio. L’impressione che ne ho riportato è stata straordinaria. L’urna è stata accolta da una folla di giovani! Nei tre giorni è stato un continuo andi-rivieni di fedeli. Nonostante la vicinanza al Natale, c’è stata una grande partecipazione ai sacramenti della riconciliazione e dell’Eucaristia. Sono stato testimone in particolare di cammini di perdono e di pace. Un giorno è stato riservato anche agli ammalati con la celebrazione dell’Eucaristia e dell’unzione degli infermi. Una vera visita pastorale In sintesi, mi sembra di poter affermare che si sia trattato di 8 un’autentica “visita pastorale” del santo a una parrocchia della sua Parma. Si sono pienamente avverati gli obiettivi che il Conforti si prefiggeva nelle sue visite pastorali alle comunità cristiane, come leggiamo nella lettera di indizione della sua prima visita pastorale da vescovo: “Inviterò tutti a sollevare la mente e il cuore all’Autore e Consumatore della nostra fede, al vero Modello dei predestinati. Additerò a tutti il vangelo di Cristo come il supremo codice di tutte le leggi e il compendio di tutti i doveri… Verrò per dispensarvi il Pane di vita. Qual consolazione sarà mai per me il vedervi numerosi intorno all’altare del Dio vivente per unirvi intimamente a Colui che solo può riempire le immense brame del vostro cuore. Rifiorisca in ogni angolo L’urna con le reliquie di san Guido Conforti davanti all’altare della chiesa di San Paolo, a Parma p. GUGLIELMO CAMERA, sx della mia diocesi la frequenza all’Eucaristica Mensa, poiché nessun’altra pratica è di questa più vantaggiosa ai fedeli. In essa infatti è il tesoro dei tesori, il cumulo di tutte le delizie, il paradiso trasfuso in terra, la fonte delle più elette grazie. Ciò però, che più mi starà a cuore, sarà richiamare all’ovile le pecorelle smarrite che lontano se ne vanno per pascoli avvelenati. Me lo comanda il Pastore Divino, perciò io, a quanti sono figli dell’anima mia apro le braccia per dar loro in nome di Dio l’amplesso della riconciliazione. Reputerò tra i giorni più belli della mia vita quelli in cui potrò mescolare le mie lacrime con le lacrime di qualche figlio che, toccato dalla grazia divina, verrà a cercare nella penitenza l’amicizia celeste e la pace perduta” (16 ■ nov. 1903). Nella chiesa di San Paolo a Parma (dal 22 al 25 gennaio 2012), il santo vescovo Conforti, presente con l’urna delle reliquie, ha portato tanti fedeli all’incontro con Cristo nostra parrocchia. È stato bello vedere la partecipazione dei giovani, che hanno manifestato vivo interesse per san Guido, affascinati dalla sua santità vissuta nella vita quotidiana. Preziosissimo dono alla nostra comunità, a ricordo della visita (la prima dopo la canonizzazione!), abbiamo ricevuto due reliquie di san Guido: il suo zucchetto da vescovo e una reliquia del suo “corpo”. Presto le esporremo in chiesa. Sono state davvero “giornate di grazia”. La sensazione è di un vescovo santo che fa ancora una volta la sua visita pastorale alla sua gente per donare Cristo a tutti. Grazie ai missionari saveriani, in particolare a p. Guglielmo Camera per la preziosissima animazione pastorale. È stata una vera ricchezza avere un santo in casa nostra! L’auspicio è che questo accenda in tutti i parrocchiani la nostalgia della santità. Due testimonianze dirette “Ricordo di aver partecipato ai funerali di san Guido nel lontano 1931. C’era tantissima gente e tutti erano assai addolorati per la scomparsa del vescovo. Tutti lo stimavamo moltissimo perché era molto buono. Pensandoci ora, posso dire che avevamo già la sensazione della sua santità. Sono molto contenta che sia ora venuto, da santo, nella nostra parrocchia” (Italina Cozzani, anni 98). “Ho ricevuto la cresima dal vescovo santo. Ricordo che molti erano preoccupati della sua salute: era appena tornato dal viaggio nella missione della Cina e non stava bene. Ora che è venuto nella nostra parrocchia mi sono sentita in dovere di venirlo a trovare per pregarlo” (Bruna Belicchi, anni 90). ■ PREMIO “SANT’ ILARIO” A P. SILVIO p. RENZO LARCHER, sx In occasione della festa cittadina di Sant’Ilario, lo scorso 13 gennaio, padre Silvioha ricevuto dal commissario del comune di Parma, Mario Ciclosi, un attestato di civica benemerenza, con la seguente motivazione: “A padre Silvio Turazzi, missionario in Africa per tanti anni, esemplare figura di dedizione e di amore disinteressato verso il prossimo, di dono gratuito di sé che, con la sua testimonianza personale, costituisce uno straordinario modello ispirato ai valori universali del vangelo, oltre che una significativa espressione della solidarietà parmigiana”. Padre Silvio ha poi formulato il suo grazie in questi termini: “Faccio parte della famiglia dei missionari saveriani, legata a Guido Conforti, cittadino e vescovo di Parma oggi santo, impegnata a vivere sulle orme di Gesù i valori del vangelo in vari paesi del mondo. Ho accettato il premio Sant’Ilario perché ho sentito l’amicizia di tante persone che mi hanno aiutato e accompagnato in questi anni; ma soprattutto perché nell’attenzione ai più deboli, a cui appartengo per il mio handicap, la città di Parma manifesta la sua dignità. Ripartire dagli ultimi, da chi più soffre e meno ha, è segno di civiltà... Ringrazio la comunità di Vicomero e la fraternità Muungano con cui condivido l’ideale di un mondo fraterno”. Un grande applauso ha accolto la testimonianza di p. Silvio, accompagnato da uno studente africano. La celebrazione si è poi spostata in cattedrale, dove il vescovo Enrico Solmi ha mandato un messaggio alla città. Complimenti p. Silvio, per il premio e per la tua testimonianza di vita! Padre Silvio Turazzi ha ricevuto il premio Sant’Ilario, in occasione della festa del santo patrono 2012 MARZO PIACENZA 25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9 Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781 E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259 “Quale Gesù in Europa?” Missionari e missionarie si interrogano 5 all’8 gennaio 2012 abD albiamo avuto una settima- na di approfondimento culturale, teologico e missionario su “Quale Gesù oggi in Europa?”. Nella casa saveriana di Tavernerio (Como), eravamo una sessantina di missionari e missionarie, che lavoriamo in Italia e in Spagna. È stata un’esperienza interessante, con tante relazioni, tavole rotonde, lavori di gruppo, preghiera... La settimana ha offerto risposte e stimoli all’evangelizzazione attuale nel nostro continente che, a detta di tutti, è in una fase di grossa difficoltà di intesa tra la società e il cristianesimo, le chiese e le religioni, a partire dalla comprensione della Persona umana e divina di Gesù. Capire il cambiamento Ci accorgiamo tutti che le cose e le generazioni sono cambiate. Una certa religiosità pur bella, ereditata dalla tradizione secolare, oggi è vista con indifferenza soprattutto dai giovani, molti dei quali sono assenti, increduli, critici della chiesa. Lo vediamo nelle nostre stesse famiglie. Ben dieci relatori ci hanno parlato con competenza su aspetti diversi della stessa problematica: un filosofo, un esperto in ebraismo e un altro in buddhismo, un relatore sull’America latina, un pastore evangelico e uno pentecostale, un biblista e un parroco, una missionaria e un missionario. Per una vita di qualità Ci siamo riuniti anche in grup- p. ALBERTO PANICHELLA, sx pi per i “laboratori”, con l’obiettivo di fare alcune proposte concrete per la missione oggi in Italia e in Europa. Per esempio si è detto di accogliere i senza-tetto nei nostri spazi; di denunciare gli abusi del capitalismo sfrenato nell’economia di mercato e nella speculazione finanziaria; di fare attenzione alla retrocessione dello stato sociale e alla negazione dei diritti umani. Ma si è parlato anche di temi ecclesiali: il dialogo ecumenico e interreligioso; la pari importanza delle donne negli ambiti pastorali, sociali, culturali e politici; l’animazione della chiesa locale, per aiutarla a diventare più accessibile alla gente e a coloro che sono in difficoltà. Occorrerebbe alleggerire le Iniziativa di solidarietà 2012 Un’occasione di bene che vale il doppio certamente notato A vrete che, insieme al numero di febbraio di “Missionari Saveriani”, è arrivata una busta con il piccolo foglio che illustra l’iniziativa di solidarietà del 2012 e i biglietti per l’estrazione a premi. È stato scelto ancora il periodo quaresimale per lanciare questa proposta, giunta alla sua terza edizione e che ha come titolo: “Costruiamo insieme la città dell’uomo”. La buona stampa è importante I saveriani di Brescia desiderano sensibilizzare lettrici e lettori, amici e conoscenti sull’importanza dell’informazione per 8 l’ideale missionario. La “buona stampa”, infatti, ha bisogno di sostegno, perché è uno strumento fondamentale e insostituibile, specialmente ai nostri tempi. A volte, invece, viene considerata da alcuni come “un di più” superfluo, rispetto al vero lavoro dei missionari. Noi ci crediamo e per questo lavoriamo tutto l’anno, insieme ai nostri collaboratori, facendo uscire ben tre riviste mensili: “Missionari Saveriani”, “Missione Oggi” e “Cem Mondialità”. Mettiamo a disposizione del pubblico anche gli strumenti audiovisivi e tanti libri e volumi, per approfondire i temi importanti del mondo attuale. Riteniamo importante diffondere e far circolare il più possibile le nostre riviste e i nostri “prodotti culturali”, perché si crei un’opinione convinta e si rafforzi l’ideale missionario; perché il pubblico possa leggere notizie e testimonianze che purtroppo non si leggono nei quotidiani, non si raccon- p. MARIO MENIN, sx tano nei tg, e nemmeno nei programmi delle infinite emittenti del digitale terrestre. Un gesto di convinta amicizia Di solito, in un periodo di crisi, i primi tagli si abbattono sulle numerose pubblicazioni che arrivano nelle nostre case, con il rischio di fare di tutta l’erba un fascio. Non nascondiamo che il vostro sostegno è vitale: è ossigeno, anche per il nostro... morale. Sapere che siamo letti e apprezzati, o che qualche articolo è fonte di discussione e di critica, ci indica che siamo sulla strada giusta, perché l’indifferenza è peggiore di qualsiasi giudizio. Ecco perché vi chiediamo di partecipare alla nostra iniziativa “Costruiamo insieme la città dell’uomo”. In che modo? Nella busta di febbraio trovate cinque biglietti per voi e per gli amici: compilateli con nome, indirizzo e recapito telefonico; tenete la “parte da conservare”, e mandate al nostro indirizzo la “parte da spedire”, entro il 25 maggio. Se desiderate altri biglietti da diffondere, telefonate a p. Marco (030 3772780). Vi invitiamo anche alla festa finale del 10 giugno, alle ore 16, per partecipare alla Messa in memoria di p. Pietro Marchesi e degli altri amici defunti, a cui seguirà l’estrazione dei premi. Annotatelo subito sul vostro calendario: la vostra presenza è per ■ noi di grande valore! Lavori di gruppo durante la settimana di approfondimento culturale a Tavernerio; di spalle p. Serge, anche lui come p. Panichella tra i partecipanti strutture, intensificare le relazioni umane; mescolarci di più con gli immigrati e valorizzare le diversità; rilanciare l’evangelizzazione con il “primo annuncio” del vangelo (kerigma); non porre eccessiva enfasi sui numeri, ma sulla qualità della nostra vita e testimonianza cristiana. Domande a cui rispondere Il saveriano p. Gabriele Ferrari, nella sua ricca relazione, ha messo in luce gli interrogativi sulla missione oggi in Europa, a partire dalla missione stessa di Gesù, che stava con i poveri e i malati, i peccatori e gli emarginati. E la chiesa? E noi? Ci accostiamo alle altre religioni, presenti tra noi negli immigrati? Non dobbiamo giudicare né avere preconcetti; ma capire, aiutare, perdonare... Siamo chiamati a realizzare una vita evangelica, a essere testimoni del Regno. La vita religiosa è una scel- ta che tocca il fondo della nostra persona ed è percepibile da coloro che ci circondano e incontriamo; una vita che è libera dalle tentazioni del potere religioso, economico, politico. Occorre evangelizzare. Occorre una chiesa più viva, più giovane e con giovani leader, con più spazio alle donne, più laica, accogliente e dinamica, anche nelle celebrazioni... La chiesa deve’essere più universale, aperta alla missione, alle ricchezze religiose, ai drammi degli altri popoli vittime dell’ingiusta povertà. Dobbiamo impegnarci per la giustizia, per i diritti dei poveri, per l’ecologia, per una politica sana e responsabile... Insomma, la settimana è stata molto utile e stimolante per noi missionari e ci ha indicato piste nuove per l’evangelizzazione a partire dalla riscoperta di Gesù di Nazareth, povero e rivoluzio■ nario dell’amore. RICORDANDO MONS. GIOVANNI VOLTA È morto a Mantova sabato 4 febbraio mons. Giovanni Volta, vescovo emerito di Pavia, dov’era stato guida pastorale dal 1986 al 2003. Aveva 83 anni ed era originario di Gazoldo degli Ippoliti (MN). Nel 2006 era stato proprio lui a ordinare sacerdote p. Daniele Sarzi Sartori, di Montanara, attualmente missionario in Giappone. Mons. Volta, tra l’altro, era cugino di un altro saveriano famoso: p. Silvestro Volta, scrittore, medico e psicologo. Dopo una prima fase della malattia, dalle pagine del settimanale diocesano “Il Ticino” aveva ringraziato i fedeli pavesi: “Vorrei essere io vicino a voi, ma sono in un letto e faccio fatica a muovere tutto, tranne che la lingua. Posso dirvi che se c’è una cosa che raggiunge ovunque è l’affetto della gente; questo dà tanto coraggio”. Gli anni pavesi di mons. Volta sono stati caratterizzati da grandi segni ecclesiali: il sinodo, le due visite pastorali, le settimane teologiche, gli incontri per i giovani in cattedrale, le lettere alle famiglie in occasione della Pasqua, e soprattutto la Casa della carità per ospitare i famigliari delle persone ricoverate in ospedale. Mons. Giudici, attuale vescovo di Pavia, ha ricordato gli aspetti che hanno contraddistinto maggiormente mons. Volta: “La centralità della Parola di Dio, la cura dei poveri e delle persone fragili, l’attenzione alla famiglia. Il tutto condotto con uno stile da vero maestro di teologia; lo fu alla Cattolica di Milano e anche nel nostro seminario”. Il Signore conceda la gioia eterna a questo suo Mons. Giovanni Volta servo fedele. 2012 MARZO PIEMONTE e liguria 20033 DESIO MI - Via Don Milani, 2 Tel. 0362 630591 - Fax 0362 301980 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200 Una lunga vita da campione Padre Angelo Berton ha compiuto 80 anni N on è facile sintetizzare la vita di padre Angelo fino alla tappa significativa degli 80 anni. È stata ed è una vita spesa senza risparmi, al servizio della missione in Africa e in Italia, in un ministero fruttuoso e nelle attività di sviluppo sociale. Possiamo cercare di coglierne almeno alcuni dettagli. In Congo con la guerra civile Padre Angelo ha lavorato in Africa per 22 anni. Il primo approdo è stato in agosto del 1965. Raggiunge Bukavu, capoluogo della regione congolese del Kivu, per studiare la lingua swahili, strumento indispensabile per mettersi a servizio della gente e farsi capire. Intanto assiste i ragazzi abbandonati. Durante la guerra civile, verso la fine del 1965, insieme al confratello p. Aldo Vagni, tenta di raggiungere Uvira, una cittadina a 80 chilometri a sud di Bukavu, in riva al lago Tanganika, dove sorgeva il centro della giovane diocesi affidata ai missionari saveriani. Ma trovano la strada sbarrata dai ribelli mulelisti, che seminano terrore e distruzione in tutto il sud del Kivu: un palo di legno poggiato su due mucchi di teschi umani. Un orrore! Ci voleva molto coraggio per avanzare, sapendo che nel novembre dell’anno precedente erano stati uccisi a Baraka e a Fizi, a sud di Uvira, tre saveriani e un sacerdote congolese. Ma l’umile implorazione di p. Aldo e p. Angelo è riuscita a farsi aprire un varco per andare a verificare ciò che restava del centro diocesano: tante rovine in un mare di sporcizia e di erbacce. Quanta fatica per renderlo nuovamente accogliente! La meccanica nel sangue Da Uvira, insieme a p. Giuseppe Arrigoni, p. Angelo passa p. MICHELE D’ERCHIE, sx a Kitutu, a circa 280 chilometri di distanza, per abitare in una capanna indigena e iniziare il lavoro di costruzione di una nuova missione, compreso un campo di atterraggio per il piccolo aereo della diocesi, dove p. Angelo pensava pure lui di atterrare. Aveva infatti conseguito il brevetto da pilota nella sede dell’aviazione civile di Torino. Ma quando non si poteva volare, le strade della vasta zona erano da incubo! Per fortuna, p. Angelo ha la meccanica nel sangue e riesce a cavarsela anche su strade impossibili, prive di qualsiasi distributore e di mezzi di soccorso. Partiva sempre fornito di filo di ferro, elastici, corde di vario spessore, con una cassetta di attrezzi e gasolio abbondante, pronto per ogni evenienza. Nel 1992 a Bukavu affluivano i profughi ruandesi in fuga dalla sanguinosa guerra tribale. Un caos difficile da gestire, in cui ha Il 26 febbraio a Taranto abbiamo celebrato gli 80 anni di vita di p. Angelo Berton: un bel traguardo, raggiunto attraverso un cammino lungo e vario, trascorso nel servizio di Dio e degli altri, in Italia e nel cuore dell’Africa. Chi racconta di lui è un amico e coetaneo. trovato la morte anche il coraggioso arcivescovo mons. Munzihirwa. Poco prima che il vescovo venisse assassinato, p. Angelo si trovava insieme a lui per preparare un comunicato da spedire in Italia e negli Stati Uniti. Lo apprezzano tutti Verso la fine del 1994 a p. Angelo - “vittima” dell’obbedienza - viene chiesto di rientrare in Italia, per lavorare nelle comunità saveriane di Genova - Pegli e poi di Taranto, come economo e superiore. Ho conosciuto p. An- gelo sia in Africa che in Italia. Posso affermare che si tratta di un uomo dalla fede solida e con un tatto squisito nel trattare le persone. In Africa era molto amato dagli africani; in Italia è cercato da molte persone come guida spirituale. Credo sia uno dei doni più belli di cui la natura e la grazia lo hanno arricchito: la paziente e serena capacità di ascoltare e di infondere ottimismo e coraggio, per superare le difficoltà della vita. ■ (continua nel riquadro) MISSIONE E PREGHIERA / 23 Quaresima: carità e opere buone “Prestiamo attenzione gli uni agli altri” E ccoci a vivere una nuova quaresima per prepararci a ricevere la grazia di una nuova Pasqua. In questo “tempo forte” dell’anno ci è chiesto un serio impegno di conversione, corrispondente alle esigenze dell’attuale momento storico. Una chiara indicazione ci è offerta dal messaggio di Benedetto XVI: “Prestiamo attenzione gli uni agli altri per stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone” (Eb10,24). Ecco, dunque, l’itinerario da percorrere: uscire da noi stessi per essere attenti agli altri; vivere nell’umiltà, consapevoli di essere noi stessi bisognosi di sostegno e correzione; rinunciare a una mentalità egoistica e rivestirci dell’amore di Cristo che è dono di sé, capacità di accoglienza e stima, compassione e perdono. Questo itinerario ascetico ha come esito un modo evangelico di concepire la vita: non più come una lotta per emergere a scapito degli altri, ma come un santo pellegrinaggio compiuto insieme, sostenendoci a vicenda, verso la patria del cielo. 8 La giusta medicina Il cammino di conversione dall’«io» al «noi» è la medicina indispensabile per il nostro tempo, che è malato di “mancanza di fraternità”, come dice il Papa, perché ci dimentichiamo di essere corpo di Cristo, membra gli uni degli altri, gli uni necessari e cari agli altri. Si tratta di una medicina senza contro-indicazioni, di cui tutti abbiamo bisogno. Per farci comprendere la straordinaria efficacia di tale medicina, il Papa ne mostra le componenti essenziali: la fede, che dà occhi per vedere in tutti il volto di Gesù e in ogni evento, anche doloroso, la misteriosa presenza di Dio; la speranza, che dona l’impeto vitale capace di farci perseverare nelle difficoltà; l’amore, che con la sua compassione e dedizione è il vincolo indistruttibile della pace. I suoi effetti benefici si manife- Carità e opere buone: medicina efficace e senza contro indicazioni! (disegno di U. Gamba) M. ANNA MARIA CàNOPI, osb [email protected] stano nella vita di relazione, nel sentirci ciascuno responsabile verso gli altri; quindi nell’essere attenti a svolgere i compiti che a ognuno vengono assegnati a servizio del bene comune. Coltivare la fraternità Mentre i popoli sono in conflitto tra loro, mentre all’interno delle stesse nazioni ci sono lotte per la corsa al potere, mentre le famiglie si sfasciano per carenza di vero amore, è estremamente importante che i cristiani sappiano coltivare la fraternità, mettendo in atto tutte quelle virtù che possono favorire l’unione e la comprensione reciproca. Non è cosa facile: può richiedere uno sforzo eroico di superamento delle proprie inclinazioni, per vivere Cristo e, in Lui, preferire gli altri a se stessi. È il passaggio attraverso la porta stretta che introduce il cuore nell’immenso spazio dell’Amore. Vissuta così la quaresima si rivela un percorso di crescita spirituale, “segnato dalla preghiera e dalla condivisione, dal silenzio (dell’io per ascoltare Dio) e dal digiuno (specialmente delle passioni), in attesa di vivere la gioia pasquale”. ■ Padre Angelo Berton non si scoraggia mai; riesce a risolvere anche le situazioni più intricate; nella foto, attraversa un ponte malmesso in Congo IL MISSIONARIO DEI CIELI p. MICHELE D’ERCHIE, sx Anni fa a Genova - Pegli, p. Angelo mi regalò un suo manoscritto dal titolo: “I quattro punti cardinali, più il mio punto di vista”. È un vero libro sapienziale, ricco di belle parabole, anche umoristiche e divertenti, che la vita movimentata ha suggerito alla sua intelligente fantasia. Tra le tante, ne scelgo una che ben si adatta al suo 80° compleanno. Il missionario paragona la vita a un volo aereo, dal decollo fino all’atterraggio. “Quando il pilota parte con l’aereo a 45 gradi di inclinazione verso l’alto, vedendosi immerso nel cielo azzurro, ha l’impressione di entrare in uno spazio libero e senza limiti. Ma quando l’aereo sta per arrivare a destinazione, inclinato a 45 gradi verso il basso, il pilota si rende conto che la prospettiva di tempo e spazio è improvvisamente cambiata davanti ai suoi occhi. L’orizzonte senza limiti che lo faceva sognare, ora diventa uno spazio ben definito con obblighi ineludibili. A 80 anni senza rammarico, anch’io come il pilota intravedo davanti a me, simbolicamente, il mio punto di arrivo. So bene che gli anni che mi restano sono tanti quanti la decina di minuti che occorrono all’aereo per scendere sulla pista di atterraggio. E dopo quei dieci minuti, so che devo scendere a terra. So anche che, volente o nolente, come tutti coloro che sono arrivati prima di me, finito il viaggio devo prendere posto nel parcheggio speciale, al lato della pista dove, in lista d’attesa, ognuno attende di ripartire per il nuovo viaggio di… risurrezione!”. Caro padre Angelo, rimani in volo ancora a lungo, e continua a sognare in spazi senza limiti, perché la giovinezza dello spirito non invecchia mai. P. Angelo Berton (a destra) con il superiore dei saveriani p. Carlo Pozzobon 2012 MARZO PUGLIA 74122 LAMA TA - Via Tre Fontane, 15 Tel. 099 7773186 - Fax 099 7772558 E-mail: [email protected] - C/c. postale 10423747 Una lunga vita da campione Padre Angelo Berton ha compiuto 80 anni sintetizzare la N onvitaè difacile padre Angelo fino alla tappa significativa degli 80 anni. È stata ed è una vita spesa senza risparmi, al servizio della missione in Africa e in Italia, in un ministero fruttuoso e nelle attività di sviluppo sociale. Ma possiamo cercare di coglierne almeno alcuni dettagli. In Congo con la guerra civile Padre Angelo ha lavorato in Africa per 22 anni. Il primo approdo è stato in agosto del 1965 in Burundi, per riattivare la lingua francese sotto la guida di un professore belga. Dopo pochi mesi raggiunge Bukavu, capoluogo della regione congolese del Kivu, per studiare la lingua africana più diffusa nell’Africa centrale: il swahili, strumento indispensabile per mettersi a servizio della gente e farsi capire. Rimane a Bukavu in attesa di essere destinato a una missione; intanto assiste i ragazzi abbandonati. Durante la guerra civile, verso la fine del 1965, insieme al confratello p. Aldo Vagni, tenta di raggiungere Uvira, una cittadina a 80 chilometri a sud di Bukavu, in riva al lago Tanganika, dove sorgeva il centro della giovane diocesi affidata ai missionari saveriani. Ma trovano la strada sbarrata dai ribelli mulelisti, che seminano terrore e distruzione in tutto il sud del Kivu: un palo di legno poggiato su due mucchi di teschi umani. Un orrore! Ci voleva molto coraggio per avanzare, sapendo che nel novembre dell’anno precedente erano stati uccisi a Baraka e a Fizi, a sud di Uvira, tre saveriani e un sacerdote congolese. Ma l’umile implorazione di p. Aldo e p. Angelo è riuscita a farsi aprire un varco per andare a verificare p. MICHELE D’ERCHIE, sx ciò che restava del centro diocesano: tante rovine in un mare di sporcizia e di erbacce. Quanta fatica per renderlo nuovamente accogliente! La meccanica nel sangue Da Uvira, insieme a p. Giuseppe Arrigoni, p. Angelo passa a Kitutu, a circa 280 chilometri di distanza, per abitare in una capanna indigena e iniziare il lavoro di costruzione di una nuova missione, compreso un campo di atterraggio per il piccolo aereo della diocesi, dove p. Angelo pensava pure lui di atterrare. Aveva infatti conseguito il brevetto da pilota nella sede dell’aviazione civile di Torino. Ma quando non si poteva volare, la strada da Kitutu a Uvira era da incubo! Anch’io l’ho percorsa più volte in cinque anni. Nel 1971 p. Angelo torna a Uvira per aiutare l’economo dio- Abbiamo celebrato da poco i 50 anni di ordinazione sacerdotale di p. Angelo Berton ed ecco arrivare un’altra data significativa: gli 80 anni di vita compiuti il 26 febbraio 2012. Senza dubbio è un bel traguardo, raggiunto attraverso un cammino lungo e vario, trascorso nel servizio di Dio e degli altri, in Italia e nel cuore dell’Africa. Ecco cosa ci racconta di lui p. Michele D’Erchie, quasi coetaneo di p. Angelo e con tanti anni di lavoro missionario insieme. cesano, soprattutto per il rifornimento dei viveri e del materiale necessario alle diverse missioni della diocesi, disseminate su un territorio vasto più o meno come la nostra Sicilia. Per fortuna, p. Angelo ha la meccanica nel sangue e riesce a cavarsela anche su strade impossibili, prive di qualsiasi distributore e di mezzi di soccorso. Partiva sempre fornito di filo di ferro, elastici, corde di vario spessore, con una cassetta di attrezzi e gasolio abbondante, pronto per ogni evenienza. A Uvira p. Angelo aiuta non solo l’economo ma anche il vescovo, durante le sue complicate visite pastorali. Da Uvira il missionario si sposta poi a Kavimvira, per completare la costruzione del centro di formazione dei catechisti della diocesi. ■ (continua a lato) La soluzione per ogni problema Gli 80 anni di padre Angelo Berton / 2 C ontinuando la lunga storia missionaria di p. Angelo, nel 1981 egli viene richiamato in Italia ed è destinato alla casa saveriana di Cagliari. Qui lavora per nove anni come economo e come rettore della comunità. Italia - Congo e ritorno Dopo questa “pausa” in patria, alla fine del 1990 torna in Africa, prima a Kitutu e poi a Bukavu dove, nel 1992, affluivano i rifugiati ruandesi in fuga dalla sanguinosa guerra tribale che ha avuto il suo culmine nel 1994. Era un caos difficile da gestire, 8 in cui ha trovato la morte anche il coraggioso arcivescovo congolese di Bukavu, mons. Munzihirwa. Poco prima che il vescovo venisse assassinato, p. Angelo si trovava insieme a lui per preparare un comunicato di informazioni da spedire in Italia e negli Stati Uniti. È verso la fine del 1994 che a p. Angelo, “vittima” dell’obbedienza, viene chiesto di rientrare nuovamente in Italia, per lavorare nelle comunità saveriane di Genova-Pegli e di Taranto, sempre con la stessa dinamica: prima economo e poi superiore. Padre Angelo Berton non si scoraggia mai; riesce a risolvere anche le situazioni più intricate; nella foto, attraversa un ponte malmesso in Congo p. M. D’ERCHIE, sx Fede solida, ascolto e ottimismo Ho conosciuto p. Angelo sia in Africa che in Italia. Posso affermare che si tratta di un uomo dalla fede solida e con un tatto squisito nel trattare le persone, senza alcun tipo di discriminazione. In Africa era amato dagli africani, e bastava la sua presenza per risolvere casi complicati, soprattutto quando gli africani erano quasi compiaciuti nel creare difficoltà ai bianchi, missionari compresi. Era una specie di velata rivalsa sulle umiliazioni subite durante il triste periodo coloniale. Si potrebbero raccontare tanti episodi poco divertenti, in cui io stesso mi sono trovato implicato insieme ad altri confratelli. Ma l’arrivo di p. Angelo - amico di tutti, doganieri compresi risolveva i vari problemi con il sollievo di tutti. Qui a Taranto, p. Angelo è cercato da molte persone come guida spirituale. Credo sia uno dei doni più belli di cui la natura e la grazia lo hanno arricchito. Questo dono si esprime con una paziente e serena capacità di ascolto insieme a una incisiva infusione di ottimismo e di coraggio, per superare le difficoltà della vita. Il tutto, solidamente fondato nella fede in Gesù Cristo. E sono tanti quelli che parlano be■ ne di p. Angelo… (continua nel riquadro) I saveriani in Congo nel 1965: in piedi da sinistra, p. Angelo Berton, p. Bragagna, p. De Cilia, mons. Martin (vescovo belga che accolse i primi saveriani in Burundi nel 1964), p. Mogliani; in basso, p. G. Nardo, p. Tomè, p. Piazzoli, p. Martini IL MISSIONARIO DEI CIELI p. MICHELE D’ERCHIE, sx Anni fa a Pegli, p. Angelo mi regalò un suo manoscritto dal titolo: “I quattro punti cardinali, più il mio punto di vista”. È un vero libro sapienziale, ricco di belle parabole, anche umoristiche e divertenti, che la vita movimentata ha suggerito alla sua intelligente fantasia. Tra le tante, ne scelgo una che ben si adatta al suo 80° compleanno. Il missionario paragona la vita a un volo aereo, dal decollo fino all’atterraggio. “Quando il pilota parte con l’aereo a 45 gradi di inclinazione verso l’alto, vedendosi immerso nel cielo azzurro, ha l’impressione di entrare in uno spazio libero e senza limiti. Ma quando l’aereo sta per arrivare a destinazione, inclinato a 45 gradi verso il basso, il pilota si rende conto che la prospettiva di tempo e spazio è improvvisamente cambiata davanti ai suoi occhi. L’orizzonte senza limiti che lo faceva sognare, ora diventa uno spazio ben definito con obblighi ineludibili. A 80 anni senza rammarico, anch’io come il pilota intravedo davanti a me, simbolicamente, il mio punto di arrivo. So bene che gli anni che mi restano sono tanti quanti la decina di minuti che occorrono all’aereo per scendere sulla pista di atterraggio. E dopo quei dieci minuti, so che devo scendere a terra. So anche che, volente o nolente, come tutti coloro che sono arrivati prima di me, finito il viaggio devo prendere posto nel parcheggio speciale, al lato della pista dove, in lista d’attesa, ognuno attende di ripartire per il nuovo viaggio di… risurrezione!”. Caro padre Angelo, rimani in volo ancora a lungo, e continua a sognare in spazi senza limiti, perché la giovinezza dello spirito non invecchia mai. P. Angelo Berton (a destra) con il superiore dei saveriani p. Carlo Pozzobon 2012 MARZO REGGIO CALABRIA 89135 GALLICO SUPERIORE RC - Via Rimembranze Santuario Madonna della Grazia Tel. 0965 370304 - Fax 0965 373137 - E-mail: [email protected] - C/c. postale 10444891 Una proposta interessante La Calabria consacrata al Cuore di Gesù L a Calabria, si sa, ha tanti problemi. La chiesa che è in Calabria lo sa molto bene. Le istituzioni civili se ne rendono conto e tentano tanti rimedi. Spesso però nel cuore della gente si diffonde il pessimismo, con la sensazione che nulla possa cambiare. Dall’alto del monastero di Ortì Anche le monache di clausura del monastero della Visitazione, si sono fatte carico della situazione. Esse hanno da sempre offerto la loro preghiera e la loro vita per la chiesa e per il mondo. In particolare sentono i problemi del territorio in cui vivono. Il bene spirituale e civile della Calabria ispira la loro preghiera e per questo hanno avuto una grande ispirazione: chiedere ai vescovi della Calabria di consacrare la regione al Sacro Cuore di Gesù. E i vescovi hanno deciso di accettare la proposta. Così, il 6 febbraio hanno avuto la loro riunione nel seminario di Reggio Calabria e nel pomerig- gio si sono recati al monastero della Visitazione a San Nicola di Ortì, località posta su un colle che domina la città di Reggio e ben visibile anche da molto distante. Da quel monastero, tutti i vescovi assieme a molti sacerdoti e fedeli, alla fine della concelebrazione Eucaristica hanno pronunciato la consacrazione della regione Calabria al Sacro Cuore. In contemporanea, secondo il desiderio dei vescovi, in tutte le chiese della Calabria si è alzata al cielo la stessa preghiera. In ascolto di Gesù come Maria La solenne concelebrazione è stata presieduta dall’arcivescovo di Reggio mons. Vittorio Mondello. Nella sua vibrante omelia ha detto: “Siamo saliti sul colle per vedere il volto di Dio e consacrare al suo nome non solo noi stessi, ma la Calabria intera, le chiese, i luoghi sacri, le istituzioni, i luoghi di lavoro, gli ospedali, gli uomini e le donne, i giovani e le ragazze, i fanciulli e i bambini, i vecchi e i neonati, i moribondi e le creature che si formano nel grembo delle madri. Tutti! Tutti i calabresi con le loro fatiche e aspirazioni, speranze e delusioni. Tutti con le mani alzate implorano lo sguardo di Dio su di noi. Siamo chiamati a metterci in ascolto di Gesù, come sua Madre Maria”. L’amore prevale sull’ira Poi l’arcivescovo, prendendo lo spunto dal capitolo undicesimo del libro del profeta Osea, ha applicato la profezia alla Calabria. “C’è il panorama dei disastri della Calabria, quelli dovuti alle intemperie naturali e quelli dovuti alle cattiverie degli uomini: il panorama delle cattiverie umane, la lunga storia di soprusi e di delitti della malavita organizzata; lo sconcertante riproporsi lungo il tempo, dentro le stesse pubbliche amministrazioni, di rivoltanti episodi di corruzione suscitano l’accendersi dell’ira di Dio. Ma l’amore prevale sull’ira. C’è anche la descrizione della tenerezza di Dio nei confronti Il devoto di san Giuseppe Il santo della Provvidenza ci benedica S an Guido Conforti, battezzato anche con i nomi di Maria Giuseppe, ebbe sempre una sentita devozione per il grande patriarca. Il 9 marzo 1879, all’età di 14 anni, volle iscriversi alla “Pia unione di S. Giuseppe”. Per l’occasione egli compilò la dichiarazione, controfirmata dal rettore mons. Andrea Ferrari, che inizia così: “Io seminarista Conforti Guido, per accrescere il culto e la devozione verso san Giuseppe, padre putativo di Gesù Cristo e sposo purissimo di Maria Vergine Immacolata, mi unisco con gli altri aggregati, a questa Pia unione…”. 8 “Invito” anche per i missionari Nei “propositi” degli esercizi spirituali, quando era ancora studente di teologia (1884 e 1885), il Conforti rinsalda questa devozione: “Tutte le azioni del lunedì le consacrerò alle anime purganti; quelle del martedì all’angelo custode; del mercoledì a san Giuseppe; del venerdì al S. Cuore; della domenica alla SS. Trinità per tutti gli eretici e infedeli”. Lo stesso proposito lo ripete nel 1888, alla vigilia dell’ordinazione sacerdotale, con l’aggiunta del “giovedì a Gesù nel Sacramento”. San Guido ha inculcato la devozione a san Giuseppe ai suoi missionari, menzionandola nelle “costituzioni” dei saveriani e nella “lettera testamento”. E l’ultima lettera circolare scritta ai suoi missionari (1931) finisce così: “Per l’intercessione della Regina degli apostoli, di san Giuseppe e dell’inclito nostro protettore san Francesco Saverio, ci sia Dio sempre largo delle sue grazie, ci confermi nel proposito di ser virlo sino all’ultimo nella nostra vocazione e ci benedica”. a cura di p. FRANCO LIZZIT, sx Toni poetici di ammirazione San Guido ha insegnato la devozione a san Giuseppe anche alla sua diocesi. Il 19 marzo 1921 il vescovo tesse un elogio di san Giuseppe con toni poetici di ammirazione e di lode. “Egli è il più santo tra i patriarchi; è come un vasto giardino di primavera, come il firmamento, come l’oceano le cui acque non hanno misura… Giuseppe per tanti anni ebbe dinanzi allo sguardo la Vergine SS.ma… Chi, dopo Maria, trattò più familiarmente con Gesù se non Giuseppe? Mi sembra di vedere questo eccelso santo chiamarci tutti a sé, per colmarci delle sue grazie…”. Rivolgendosi in particolare ai sacerdoti, san Guido afferma: “Noi pure, imitando san Giuseppe, dovremo un giorno salvare in certo qual modo - la vita di Cristo dalle insidie di tanti nemici... In ogni situazione, interponiamolo a nostro intercessore presso Dio, per averlo poi nostro aiuto e conforto nel punto estremo della vita”. Anche noi saveriani raccomandiamo all’intercessione di san Giuseppe i nostri amici e benefattori, particolarmente in questo mese di marzo. ■ Il monastero di Ortì, da dove mons. Mondello ha consacrato la Calabria al cuore di Gesù, su proposta delle suore della Visitazione, e il Sacro Cuore di Gesù nel mosaico dell’artista Rupnik, nella chiesa presso il monastero di Ortì: la totalità dell’amore di Cristo risorto, rappresentata dal “costato aperto” della Calabria: una tenerezza con cui Dio ha consolato la Calabria, incarnandosi dentro la vita e i volti di alcuni suoi figli, che calabresi sono nati o calabresi sono diventati, che lungo le nostre colline e i monti o nelle contrade delle nostre città perennemente si recano nei luoghi della sofferenza…”. Una profonda emozione Concludendo, l’arcivescovo ha detto: “Stiamo per vivere questa consacrazione davanti al volto di Cristo e di queste donne che vivono in preghiera. Elevia- mo questa preghiera come un dolce sussurro all’orecchio del Dio amato; la offriamo immersi nel silenzio. La Madre della misericordia, Colei nel cui grembo si è formato il Cuore di Cristo, ci accompagni con la sua premura di Madre, ci consoli con la sua tenerezza”. Le monache, che hanno seguito tutta la celebrazione dal lato della chiesa a loro riservato, hanno fatto sentire la loro voce cantando alcuni inni durante la Messa. Tutti i partecipanti hanno sentito con profonda emozione la loro presenza. ■ QuAranta giorni prima di pasqua p. OLIVIERO FERRO, sx In Africa, nel periodo di quaresima c’è tanto da fare. È un momento importante, soprattutto per chi si prepara al battesimo. Si cercano i padrini e le madrine, che accompagneranno i nuovi cristiani per tutta la vita. I catechisti s’impegnano molto e il missionario va a visitarli spesso. È un passo decisivo, una scelta carica di conseguenze. Spesso chi si prepara al battesimo non è capito dalla sua famiglia e rischia di essere emarginato. Perciò si chiede alla comunità cristiana di star loro vicino, di incoraggiarli, di farli sentire parte di una nuova famiglia. Nelle ultime tre domeniche di quaresima ci sono gli “scrutini”: passo dopo passo, il candidato si prepara a entrare nella chiesa. Il momento di grande gioia è la notte di Pasqua: sembra non passi mai, tanta è la gioia in tutto il villaggio. Fin dal pomeriggio, si preparano la chiesa e i dintorni: i fiori, i drappi, la corale che prova i canti, i chierichetti... Poi, al momento del battesimo, una processione di persone arriva al fonte battesimale tra canti di gioia. Al mattino ci sono i battesimi dei bambini piccoli e poi nelle case comincia la festa: tutti sono invitati, anche il missionario. Da quel momento, la comunità si sente più forte, perché i nuovi daranno una mano a quelli che sono già presenti. In Africa sembra sia sempre quaresima, però c’è anche la voglia di lottare insieme per risolvere i problemi. La comunità cristiana cerca di fare la sua parte, non solo per dare una speranza, ma perché crede che la speranza sia quel Gesù che ha dato tutta la sua vita per noi. 2012 MARZO ROMA 00165 ROMA RM - Via Aurelia, 287 Tel. 06 39366929 - Fax 06 39366925 E-mail: [email protected] - C/c. postale 45206000 Mai vista tanta neve così Breve intervista a padre Mondin I l 3 e 4 febbraio scorsi anche a Roma è nevicato molto, tanto da sorprendere tutti. I turisti erano impegnati a scattare fotografie esclamando: “Che meraviglia!”. Ma i romani, impreparati, erano bloccati sulle strade interne e sul Gran Raccordo Anulare, fermi su file interminabili. Nessuno aveva pensato al rimedio più semplice: spargere il sale... Al “Collegio Conforti”, vicino alla Madonna del Riposo in via Aurelia, c’è il nostro personaggio storico: p. Giovan Battista Mondin, classe 1926, che ci ha regalato i suoi... ricordi. Ha mai visto tanta neve così? È nevicato così tanto circa 40 anni fa. Ma ricordo che allora la neve era andata via subito. Io ero in viaggio: venivo da Pescara e a metà strada ha cominciato a nevicare. Quando sono arrivato a Roma ho visto che gli autobus avevano grossi problemi a fare la salita che da piazza San Pietro viene su verso via Aurelia, lungo le mura Vaticane. Com’era la città 40 anni fa? Quarant’anni fa questa parte centrale di Roma era tale e quale, come era stata progettata e realizzata ancora ai tempi del Padre Battista Mondin, memoria storica dei saveriani di Roma, con il suo ultimo libro, “La Trinità mistero d’amore” a cura di p. FILIPPO ROTA MARTIR, sx duce. Grandi novità da allora in questa parte della città non ce ne sono state, a parte la metropolitana e il traffico che è sempre più caotico e rumoroso... La casa saveriana era uguale? Quando sono arrivato io - sono già 40 anni che sono qui a Roma! - questa casa in via Aurelia era proprio in uno stato cadente. Apparteneva a una congregazione di suore, le quali l’avevano già lasciata da 5 o 6 anni e nessuno la voleva prendere, perché era in uno stato pietoso. Bisognava distruggere tutto, perché la casa era “sgranata”, con crepe da tutte le parti. C’è stata poi una trasformazione radicale: è stato buttato giù e ricostruito tutto l’impianto interno. Questo è avvenuto una trentina d’anni fa. La casa dei saveriani in via Aurelia dopo la nevicata del 3 febbraio. Padre Filippo: “Dalla finestra della mia stanza in via Aurelia vedo il cupolone innevato; è davvero suggestivo!” Siamo in piazza San Pietro, ricoperta da un soffice manto nevoso! 8 Noi saveriani, invece... Anche noi saveriani avevamo già individuato un luogo, ma poi ci si rese conto che era troppo lontano rispetto alle università Romane che i nostri studenti frequentano per le loro specializzazioni. Allora si è deciso di rimanere qui e fare una trasformazione totale della vecchia casa. Per consentire i lavori, noi abbiamo dovuto “sfrattare”: siamo dovuti andare provvisoriamente in via Nullo, nella zona di Monteverde Vecchio. Ci parli del suo ultimo libro Il mio ultimo libro ha per titolo, “La Trinità mistero d’amore”, ed è stato ristampato per la seconda edizione. Di tutti i libri che ho scritto (più di un centinaio), questo è il più bello e il più originale. Lo considero anche il mio “capolavoro”. Il mistero della Trinità è un mistero d’Amore, il quale si realizza e si esprime nelle Tre Persone Divine: Padre, Figlio e Spirito Santo. Questa è l’idea basilare del libro, l’idea che mi ha ispirato: l’Amore totale; l’Amore, nel senso forte del termine, è vera■ mente tutto! Siamo sulla strada e il traffico è pesante! In effetti, si pensava di abbandonare questa casa e di andare a trovare una collocazione in periferia... A quell’epoca, diverse Roma candida... come mai Immagini che entreranno nella storia congregazioni religiose avevano cercato una sistemazione a Roma e si erano piazzate intorno al Raccordo anulare, da via della Piasana a via Aurelia fino alla Cassia. Padre Filippo racconta: “Ha nevicato una notte intera e guardate il risultato... Dice il nostro anziano p. Mondin che da 40 anni non nevicava così. Adesso è tutto bloccato. Siamo in quarantena...” GIACOMO MARTINA: UN PROFESSORE AMICO p. MARCELLO STORGATO, sx Ho appreso della morte del gesuita p. Giacomo Martina, nostro insegnante di storia negli anni del liceo classico al Pontificio collegio Leoniano di Anagni (FR). In preghiera, mi sono unito spiritualmente a tutti coloro che l’hanno conosciuto e apprezzato come insegnante e amico. Padre Martina non solo insegnava bene, perché amava la storia e la chiesa, ma ci introduceva nella visione ecclesiale dei popoli, delle situazioni umane e sociali, delle culture delle diverse epoche storiche. Per questo, integrava spesso i testi scolastici con sue sintesi del tutto originali. Era sua profonda convinzione - e ce la insegnava - che la storia non è fatta solo di date e luoghi, di personaggi potenti e di memorabili vicende, ma anche dalla gente del popolo, che in ogni modo viene coinvolta nel bene e nel male, e che spesso è motore di rinnovamento. Da questa visione, credo, ho ricevuto un apporto importante anche per la vocazione missionaria, che mi ha portato alla scelta di entrare nella famiglia dei saveriani, nel 1963 (assieme a Mario Celli, Adolfo Codini, Angelo Trinca). Padre Giacomo Martina, morto a Roma il 6 febbraio 2012 all’età di 88 anni, è stato il massimo studioso di papa Pio IX e grande conoscitore della storia della chiesa. In un’intervista rilasciata nel 1999, affermava la sua profonda convinzione: “La storia c’insegna a non essere troppo pessimisti, a non illuderci di ottenere cambiamenti sensazionali, ma ad avere fiducia. Come abbiamo superato tante difficoltà nel passato, così le supereremo anche nel futuro. Con pazienza, con gradualità, con una visione aperta ai tempi lunghi. Un cambiamento non si verifica mai dall’oggi al domani”. Padre Giacomo Martina, gesuita, nato a Tripoli nel 1924 e morto a Roma il 6 febbraio 2012 2012 MARZO ROMAGNA 48125 S. PIETRO in VINCOLI RA - Via Angaia, 7 Tel. 0544 551009 - Fax 0544 551811 E-mail: [email protected] - C/c. postale 13591482 Il prete: guida e confessore Il ritiro dei giovani sacerdoti romagnoli P roseguono presso la casa di spiritualità dei saveriani a San Pietro in Vincoli gli incontri semestrali dei giovani preti della Romagna: una trentina, accompagnati dai loro vescovi. Il 12 e 13 gennaio, il vescovo di Urbino mons. Giovanni Tani ha offerto ai presenti una bella riflessione sul tema, “il ministero della direzione spirituale e della riconciliazione”. Forte anche della sua lunga esperienza di “padre spirituale” al seminario di Rimini e al semina- rio di Roma, mons. Tani ha fatto riferimento al recente documento Vaticano per i direttori spirituali e i confessori - “Il sacerdote ministro della misericordia divina” del 2011. Il patrimonio spirituale a cui i presbiteri possono attingere è molto ricco: dalla visione originale di san Paolo, che vede l’uomo a “tre dimensioni” - spirito, anima, corpo - fino al classico discernimento degli spiriti di Sant’Ignazio di Loyola. I sacerdoti devono saper ascoltare e attendere, formare alla pre- p. LINO SGARBOSSA, sx ghiera e alla vita di fede; deve essere un uomo dotato di profonda pietà, scienza e... buon umore. È importante che essi siano disponibili per le confessioni e che sappiano cogliere le occasioni per avviare colloqui spirituali con i fedeli, soprattutto i giovani. La sera i presenti hanno visto e discusso l’ultimo film di Nanni Moretti, “Habemus Papam”. Il prossimo ritiro, tra sei mesi, i giovani preti rifletteranno su un altro tema importante: come accostare i “lontani”. ■ Giovani sacerdoti della Romagna, che si riuniscono periodicamente dai saveriani di San Pietro in Vincoli per due giorni di ritiro spirituale e formazione pastorale La grande nevicata di febbraio Sommersi dai fiocchi trasportati dal blizzard p. LINO SGARBOSSA, sx Il viale d’ingresso dei saveriani di San Pietro in Vincoli sembra una pista da sci di fondo del nord Europa. Anche la statua di mons. Conforti è stata sommersa dalla neve e il santo fondatore sembra ritornare sulle transiberiana, di rientro dalla Cina. La neve ha ricoperto anche il cortile interno, formando delle vere e proprie onde e impedendo l’uscita dalla porta laterale. 8 Esercizi spirituali alle catechiste L a nostra casa saveriana è un centro di spiritualità e si presta, con il suo silenzio e l’ampio parco, all’ascolto della parola di Dio e alla preghiera. Poco prima di Natale si sono date appuntamento alcune catechiste di varie parrocchie della diocesi di Vicenza, per tre giorni di esercizi spirituali nello stile di sant’Ignazio. Si erano rivolte a me, perché desideravano accrescere la loro spiritualità di persone impegnate nel cammino del vangelo. Diceva Paolo VI: “La pratica degli esercizi spirituali costituisce non solo una pausa tonificante per lo spirito, in mezzo alle dissipazioni della chiassosa vita moderna, ma anche una scuola insostituibile per introdurre le anime a una maggiore intimità con Dio, all’amore della virtù e alla scienza vera della vita”. Con le catechiste ho deciso di seguire alcuni temi che sant’Ignazio propone nel suo libro di “Esercizi spirituali”. Non mi sono dilungato in tante spie- Catechiste di Vicenza sotto la statua benedicente di san Conforti, a San Pietro in Vincoli: guidate da p. Lino, hanno partecipato agli esercizi spirituali gazioni, ma brevemente mi sono preoccupato di indicare a ogni catechista il cammino per scoprire la presenza e la volontà di Dio nella propria vita quotidiana. È stata per me una gioia incontrare di nuovo queste persone e guidarle, anche se per pochi giorni, verso una donazione missionaria agli altri, nell’amore di Dio. ■ FUTURI SPOSI PER LA MISSIONE p. L. SGARBOSSA, sx Ho predicato un ritiro spirituale ad alcuni fidanzati che hanno deciso di donare la propria vita alla missione e all’evangelizzazione. Cristo si è presentato nella vita di questi giovani e li ha trasformati, non solo dando loro la volontà di formare una bella famiglia cristiana, una famiglia fondata sui valori evangelici - di cui oggi abbiamo tanOmar e Chiara, to bisogno -, ma li ha conver- due fidanzati che hanno titi anche per essere suoi testi- partecipato al ritiro moni, sull’esempio di tanti mis- spirituale, guidato sionari e missionarie che testi- da p. Lino: desiderano moniano nel mondo l’amore di partire per la missione dopo il matrimonio Dio Padre. Auguro loro di continuare a donare se stessi a Cristo, come famiglie che lasciano il proprio paese e si donano al servizio di tanti fratelli: i più poveri e abbandonati, per portare la luce della fede e la notizia dell’amore di Dio. I fidanzati se ne sono andati dalla nostra casa con il desiderio di tornare per prepararsi meglio alla partenza missionaria. Ho donato loro la biografia del servo di Dio p. Pietro Uccelli e di san Guido Conforti. Mi dicono che stanno leggendo con molto interesse, e che vi trovano ispirazione e incoraggiamento nel loro desiderio di essere missionari. 2012 MARZO SALERNO 84135 SALERNO SA - Via Fra G. Acquaviva, 4 Tel. 089 792051 - Fax 089 796284 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00205849 Scoprire un’oasi di solidarietà Percorso formativo al “Da Vinci” di Salerno I l percorso formativo di due anni, organizzato per la riscoperta di un’oasi della solidarietà e dei diritti umani, ha permesso a venti alunni del liceo scientifico “L. da Vinci” di Salerno di vivere alcune esperienze emozionanti. Accompagnati dal prof. Salvatore Cicenia e dalle prof.sse Alfonsa Ronga e Ida Andreozzi, hanno incontrato alcune realtà interessanti dal punto di vista sociale, culturale e religioso. Da Pisa a Novellara Dopo la prima tappa a Pisa, città multi-etnica, dove abbiamo incontrato il prof. Antonino Drago e una classe del liceo scientifico “Ulisse Dini” sul tema “Diritti umani e non violenza”, ci siamo recati a Novellara, in provincia di Reggio Emilia. Nella sede del Comune, l’assessore Paolo Santachiara ci ha fatto conoscere i rappresentanti dei “nuovi cittadini” (così li chiama, e non con il solito “extra comunitari”) delle due comunità cinese e sikh. Incontriamo anche il marocchino Youssef Salmi, assessore alle politiche giovanili. Ci ha colpito il livello di integrazione e convivenza tra i “nuovi cittadini” e gli abitanti della zona, che si manifesta anche nella partecipazione alle varie festività religiose: il Capodanno cinese, la festa Baisakhi dei sikh, il Natale dei cristiani… I giovani hanno fatto tante domande: “Perché vengono a vivere qui? Perché a Novellara è stato costruito il grande tempio dei sikh? Perché avete tradotto la Costituzione italiana nelle lingue dei nuovi cittadini?...”. Le risposte hanno fatto comprendere ai giovani studenti l’importanza della fraternità e dell’accoglienza in un mondo in cui spesso prevale l’egoismo. La fraternità missionaria Ci siamo poi diretti verso Parma, per fare visita alla “Fraterni- Prof.sse. ANDREOZZI e RONGA tà missionaria” di Vicomero, una piccola frazione fuori città. Qui vive p. Silvio Turazzi, un missionario saveriano carismatico con una ricchezza umana e spirituale immensa. Si muove in carrozzella, e ha fondato una casa per accogliere coloro che sono in difficoltà. Qui abbiamo incontrato le famiglie africane del rifugiato politico Pier, del congolese Christian e alcuni giovani studenti universitari del Ruanda. Siamo stati toccati dalle testimonianze di Pier e Christian, quando hanno parlato dell’abbandono dei loro luoghi natii e della lontananza dai loro cari. Sono esempi di speranza per il futuro, con la voglia di ricominciare, qui in Italia, mettendosi a servizio degli altri in modo concreto, auto finanziandosi con la lavorazione artigianale dei prodotti delle loro terre di origine. Padre Silvio, Andrea e Mario Padre Silvio Turazzi ci ha Se anche Babele... balbetta Una favola per la nuova “mostra” dei saveriani vecchio contadino chieU ndeva a un giovane che era arrivato di corsa dalla grande città: “Perché balbetti così?”. “Peeerché… veve vengo da Baaabele”, risponde il giovane asciugandosi il sudore. “Cos’è successo di così importante?”. “Aa…spetta un attimo e titi… racconto”, risponde il giovane di nome Lin Guax. 8 Re Max e la torre fino al cielo Riprende fiato e racconta una strana storia. “C’era una volta un re, anzi diversi re, ognuno con il suo regno, i suoi sudditi, i suoi cavalli e i suoi asini... Finché un giorno Re Max, che si credeva il migliore, li radunò tutti dicendo che voleva regnare su di loro. Gli altri non erano d’accordo, ma lui mandò i suoi soldati per convincerli a forza, finché dovettero cedere”. “E poi?”, chiese il contadino. “E poi fu l’inferno. Re Max si era messo in testa di essere più grande del Creatore e voleva comandare anche su di lui. Ma dato che non l’aveva ancora incontrato, decise di fare una grande torre per salire fino in cielo. La vedi anche tu quella torre, là all’orizzonte?”. “Non mi sembra una gran torre: sembra che stia per crollare”, sorrise il contadi- no, che di nome faceva Saggez. Con la lingua arrossata! “Dopo giorni e giorni di lavori forzati, stavamo per arrivare sulle nuvole, quando successe una cosa strana. Da una nuvola si sentì una voce, tra tuoni e fulmini: era uno che rideva forte. Non capivamo bene le parole, ma Re Max cominciò a tremare. Fu il primo a tagliare la corda e tutti gli altri dietro a lui. Volevamo capire cosa stava succedendo, ma nessuno riusciva ad aprire la bocca e le nostre orecchie si erano chiuse. Insomma, da quel momento qualcuno si mise a dire che «è proprio una p. O. FERRO, sx Babele!». E da quel momento mi misi a balbettare”. “Anche gli animali?”, domandò il contadino. “No no, lolo loro sssono più intelligenti”, rispose il giovane e si accasciò a terra. La sua lingua si era arrossata per il troppo parlare. Il contadino gli portò un po’ d’acqua e se ne tornò a lavorare, dicendo tra sé: “Chi troppo parla, poi straparla, senza sapere cosa dice”. Occhi, orecchie e... bocca Ma la storia non finisce qui... Come d’incanto, arrivano quattro strani personaggi. La tartaruga s’avvicina lentamente e dice che bisogna star calmi, guardarsi intorno, riposarsi un po’ e poi… ricominciare. Con lei c’è l’aquila, che con i suoi occhi riesce a guardare lontano; l’elefante, che ha due orecchie enormi e sente tutto; il pappagallo, che vuole parlare ed essere amico con tutti. “È un vero specialista, esclama la tartaruga, anche se a volte è un po’ scocciante”. Alla fine, la tartaruga tira fuori dalla borsa due occhi, due orecchie e una bocca e le mette nelle mani del giovane che si stava riprendendo, dopo le emozioni di quella giornata. Lui li guarda, non apre bocca, ma fa segno di aver capito. Si alza e riprende il ■ suo viaggio. Gli studenti salernitani del “Da Vinci” con il missionario saveriano p. Silvio Turazzi a Vicomero, Parma emozionato con queste parole: “Il dono di sé e l’apertura all’altro: queste sono le cose più belle. Spalanca le porte, esci da te stesso e ama gli altri, incontra Gesù Cristo come ce lo presentano i vangeli… La vita è come un fiume che scorre, che continua a vivere anche dopo di noi...”. Le emozioni continuano. Andrea, uno studente saveriano con laurea in sociologia, ci ha fatto incontrare Mario, un ex carcerato originario di Eboli, che ha passato in carcere 28 anni, 7 mesi, 12 giorni e 12 ore della sua vita. Oggi è responsabile della “Caritas” di Parma, impegnato attivamente nel volontariato. Ci ha parlato della sua conversione e ci ha spiegato cosa accade nelle carceri italiane. I nostri giovani ci hanno manifestato i loro timori di fronte a quest’ultima esperienza. Ma le nostre rassicurazioni, confortate dalla presenza di Andrea, che ha saputo creare un clima di accoglienza sereno e familiare, hanno reso l’incontro con Mario un momento straordinario. L’ultima tappa è stata al museo delle religioni di Bertinoro, in provincia di Forlì. Siamo tornati a casa più arricchiti. Ora il percorso continua nella nostra città. ■ QuAranta giorni prima di pasqua p. OLIVIERO FERRO, sx In Africa, nel periodo di quaresima c’è tanto da fare. È un momento importante, soprattutto per chi si prepara al battesimo. Si cercano i padrini e le madrine, che accompagneranno i nuovi cristiani per tutta la vita. I catechisti s’impegnano molto e il missionario va a visitarli spesso. È un passo decisivo, una scelta carica di conseguenze. Spesso chi si prepara al battesimo non è capito dalla sua famiglia e rischia di essere emarginato. Perciò si chiede alla comunità cristiana di star loro vicino, di incoraggiarli, di farli sentire parte di una nuova famiglia. Nelle ultime tre domeniche di quaresima ci sono gli “scrutini”: passo dopo passo, il candidato si prepara a entrare nella chiesa. Il momento di grande gioia è la notte di Pasqua: sembra non passi mai, tanta è la gioia in tutto il villaggio. Fin dal pomeriggio, si preparano la chiesa e i dintorni: i fiori, i drappi, la corale che prova i canti, i chierichetti... Poi, al momento del battesimo, una processione di persone arriva al fonte battesimale tra canti di gioia. Al mattino ci sono i battesimi dei bambini piccoli e poi nelle case comincia la festa: tutti sono invitati, anche il missionario. Da quel momento, la comunità si sente più forte, perché i nuovi daranno una mano a quelli che sono già presenti. In Africa sembra sia sempre quaresima, però c’è anche la voglia di lottare insieme per risolvere i problemi. La comunità cristiana cerca di fare la sua parte, non solo per dare una speranza, ma perché crede che la speranza sia quel Gesù che ha dato tutta la sua vita per noi. 2012 MARZO 22038 TAVERNERIO CO - Via Urago, 15 Tel. 031 426007 - Fax 031 360304 E-mail: [email protected] C/c. postale 267229; Banca Raiffeisen, Chiasso C/c.p. 69-452-6 TAVERNERIO “San Guido, dove abiti?” p. LINO MAGGIONI, sx La cosa migliore è andare e vedere, di persona L o stile di san Guido è tale da trasformare la nostra domanda in un invito cortese: “Venite e vedete”. Cosa ci impedisce allora di organizzare un pellegrinaggio insieme a voi, care lettrici e cari lettori di “Missionari Saveriani”, che abbia come destinazione la città di Parma? Qui, infatti, il nostro santo vescovo si è lasciato consumare dalla passione di trasmettere a centinaia di migliaia di persone il desiderio di cercare Dio ovunque, dove esse vivevano e qualunque cosa facessero. Parma di ieri e di oggi Sarà un pellegrinaggio biblico, cari amici, simile a quello che Dio aveva disegnato per af- fezionare a sé il suo popolo, dopo che gli ebrei si erano arresi a vivere senza dignità. Il 23 ottobre 2011, giorno della canonizzazione di san Guido, Parma, indicata fra l’altro come capitale europea del cibo, era stata attraversata dal ricordo. Ma i timori suscitati dalla crisi economica già avevano recuperato, dalla loro, l’indole dei parmigiani. Di fatto Parma continua a vivere l’eclettismo di interessi, che viveva ai tempi in cui san Guido era vescovo. Allora la città ducale gravitava attorno a tre poli culturali: il teatro Regio, dove quelli del “loggione” erano famosi per aver ereditato l’orecchio musicale di Arturo Toscanini; piazza Gari- baldi, sempre attenta all’accendersi di lotte politiche e sindacali; la cattedrale, a ricordare la bellezza del cristianesimo medioevale, nel battistero e nella crocifissione marmorea dell’Antelami che, ancora oggi, irradia struggente tenerezza. 6 maggio: pellegrinaggio alla casa di Conforti Il pellegrinaggio, che Dio aveva disegnato per il suo popolo, lo aveva anche animato con momenti di attesa, momenti di preghiera e di festa, momenti di maggior vicinanza con lui. Così, attraverso quel pellegrinaggio, il popolo eletto acquistò una sacralità più stretta nei rapporti con il vero Dio e con i fratelli. “San Guido, dove abiti?” / 2 Per le strade tante volte percorse dal vescovo R ispettata la sosta del pranzo, il nostro pellegrinaggio esce sulle strade cittadine, le stesse che san Guido ha percorso a tutte le età della vita: quando, bambino cagionevole di salute, sentiva come un mormorio la vocazione missionaria; all’epoca in cui, seminarista di buone speranze, si vide chiudere in faccia le porte dei salesiani e dei gesuiti; quando fu costretto a celebrare la prima Messa fuori città, perché sul capo di papà Rinaldo pendeva una scomunica della chiesa. Sono le strade su cui san Guido ha portato la riconciliazione, sono le strade dell’Appennino che gli gonfiavano le gambe, nei giorni delle visite pastorali, perché lui voleva incontrare tutti. Il percorso del nostro pellegrinaggio si concluderà nella cattedrale della città, dove ancora og- 8 gi sembra risuonare la voce del vescovo che non si stancava di insegnare a tutti: “Non c’è difficoltà al mondo che i figli di Dio non riescano a superare”. La firma segreta dei santi Dicono che i miracoli siano la firma segreta dei santi. Il cerchio di ogni pellegrinaggio si chiude quando i pellegrini si rivolgono ai santi per ottenere “la grazia”. Tra i santi moderni figurano alcuni che anche noi abbiamo conosciuto: padre Pio, madre Teresa di Calcutta, il beato Giovanni Paolo II... E proprio questi tre santi stanno cambiando genere di miracoli. Padre Pio, ad esempio, aveva stabilito un rapporto interiore con il Signore, tale da poter guarire i cuori malati di persone disperate. Madre Teresa di Calcutta, era la “matita piccola Pellegrini da Tavernerio a Parma, sentiremo l’invito di Gesù: “Riconosci che sono io a dare linea alla tua vita” p. LINO MAGGIONI, sx e spuntata” di cui Dio si è servito per far balenare nel cuore del consumismo la solidarietà verso gli ultimi. Papa Giovanni Paolo II è passato attraverso 24 anni di sofferenze, per educare l’umanità intera a spalancare le porte all’Amore misericordioso di Dio Padre. Missionari della preghiera Il nostro pellegrinaggio conoscerà il suo punto focale nel colloquio che noi pellegrini sapremo sostenere con san Guido: “Fa’ anche a noi il miracolo di diventare santi”. Lui ci mostrerà l’immagine simbolo della santità, che lui stesso custodiva sul suo tavolo di lavoro. Un’immagine che è contemplazione e intercessione. Gesù sta in piedi, in mezzo al mare in burrasca. È notte e parla a Pietro: “Vienimi incontro; non lasciarti confondere da sentimenti e pensieri religiosi tuoi. Non temere: non ci saranno onde, né cavalloni né marosi a impedirti di ripartire, ogni volta, di nuovo... Riconosci che sono io a dare linea alla tua vita”. Il giorno passato a casa di san Guido ci farà sentire importanti, missionari della preghiera per gli altri: per la nostra gente, costretta dalla realtà a cambiare mentalità. La nostra preghiera invoglierà Dio a tirar fuori dalla naftalina l’amore che contiene i principi attivi che guariscono i peccati delle nazioni. San Guido ci accompagnerà nel ritorno a casa. E ci colmerà ■ di ogni benedizione. Il nostro pellegrinaggio entrerà in agenda il 6 maggio, quando la pianura del Po è generosa di promesse. Il percorso ci condurrà alla tomba di san Guido Conforti. Pregheremo nel suo santuario, uniti ai fedeli di Parma. Poi, la visita ai luoghi della memoria, dove sono custodite le testimonianze forti del fondatore: il Crocifisso che gli aveva parlato quando era ancora bambino; il nome, scolpito a sbalzo, del suo primo missionario morto in Cina; il quadro della Madonna della strada. Uno scorcio di Parma, nell’acquarello di p. Costalonga Lo sguardo oltre il torrente Davanti alle foto di gruppo dei missionari partenti per la Cina, p. Ermanno Ferro ci spiegherà che cosa volesse dire andare in missione senza più fare ritorno. Infine, varcheremo la soglia della “sala rossa”, dove san Guido aveva potuto recuperare forza e salute, nei momenti bui della sua vita. In quella “sala” dava corpo a pensieri di pace e di fede per i suoi preti, confusi dalle idee laiciste che avevano preso a circo- lare in Europa dopo la rivoluzione francese. Dalle finestre della “sala rossa”, san Guido spingeva lo sguardo oltre il torrente, che tagliava la città in due e schierava la gente dietro differenti bandiere. Due sole persone potevano transitare sul ponte del fiume: il vescovo di tutti san Guido e il venerabile fra’ Lino, apostolo della carità di origine albanese. San Guido andava nella Parma vecchia dell’oltre-torrente anche per confessarsi. ■ (continua a lato) 6 maggio: pellegrini a parma Dove nacque e visse san Guido Conforti p. LUIGI ANZALONE, sx Siamo ancora sull’onda lunga del 23 ottobre 2011, quando papa Benedetto XVI ha proclamato santo il fondatore dei saveriani e vescovo di Parma san Guido Conforti, insieme a san Luigi Guanella e a santa Bonifacia de Castro. In quell’occasione un bel gruppo di persone è andato da Tavernerio fino a Roma e abbiamo condiviso la gioia di appartenere a una grande famiglia - quella dei missionari saveriani - e a una chiesa missionaria presente a Como, a Parma, in Spagna e nel mondo! Ora proponiamo un pellegrinaggio ai luoghi che hanno visto nascere e vivere il nostro san Guido Conforti. Invitiamo tutti e speriamo che siano tanti a partecipare. Ecco il programma. • Partenza alle 6,30 dalla casa dei saveriani di Tavernerio, in via Urago 15. • Arrivo previsto a Parma per le ore 9,15: accoglienza presso la casa madre. • Santa Messa alle 10 nel santuario san Guido Conforti. • Visita alle memorie “Confortiane” alle 11. • Pranzo “da Romeo” alle 13. • Visita alla città di Parma a partire dalle 14,30. • Partenza da Parma alle 17 e rientro a Tavernerio previsto per le 20. La quota di partecipazione è di 60 euro, tutto compreso. Per iscrizioni: telefonare al numero 031 426007; oppure inviare un messaggio all’e-mail: [email protected] (p. Luigi Anzalone). 2012 MARZO VICENZA 36100 VICENZA VI - Viale Trento, 119 Tel. 0444 288399 - Fax 0444 288376 E-mail: [email protected] - C/c. postale 13616362 La festa del ringraziamento Con la testimonianza di padre Sommacal I l gruppo amici dei missionari saveriani (Gams) di Vicenza si è riunito il 22 gennaio per una giornata di riflessione e festa, a conclusione della mostra dei presepi missionari. All’inizio dell’incontro p. Luciano ha presentato p. Raimondo Sommacal, che ci ha dato testimonianza della sua lunga permanenza in Congo: ben trent’anni! La sua esposizione appassionata ha veramente coinvolto tutti i presenti che, alla fine, hanno posto alcune domande. Padre Sommacal ha detto: “La missione è Gesù che annuncia il Regno; essere cristiano vuol dire avere una qualità di vita tale da essere annuncio evangelico”. Un grande paese impoverito Il Congo è grande dieci volte l’Italia, con 60 milioni di abitanti. È uno Stato disorganizzato: il servizio postale non funziona, e anche la scuola è di basso livello. Il 70% della popolazione è sotto i 25 anni; la maggioranza delle donne è senza istruzione; il loro compito è fare figli e coltivare la terra… La guerra degli anni ‘90 ha causato ben otto milioni di morti, secondo il rapporto dell’Onu. Nonostante le terre fertili e ricche di tanti minerali, la popolazione è ridotta alla fame e vive in uno stato di sottosviluppo. Così i governanti riescono a gestire i loro traffici - poco leciti di armi e metalli preziosi e attirare investimenti spregiudicati! Tra i minerali, il coltan è molto ricercato. Serve per preparare apparecchi elettronici e telefonini, e quindi è molto richie- CATERINA e PIETRO DAL SANTO sto. La vera causa della guerra con le sue vittime e distruzioni sono stati i minerali e il conflitto è stato sostenuto anche dalle potenze Occidentali che sui minerali avevano un forte interesse. In queste operazioni, nessuno tiene conto del costo in vite umane; e noi missionari abbiamo vissuto la tragedia. La missione è anche cultura In Africa bisogna introdurre il vangelo nella vita della gente. È importante l’annuncio del rispetto della persona umana, della giustizia, della riconciliazione: e questa è missione. Si tratta quindi anche di un problema culturale. I giovani sono sbilanciati perché hanno rotto con il passato, ma il futuro è pieno di incognite; per questo l’istruzione è importante! Essere un raggio di pace “Ogni tappo non donato è perso!” Che cosa fanno i nostri giovani dopo essere stati in missione? A questa domanda che tanti fanno, risponde Alessandra illustrando una delle attività del dopo-missione. S iamo tutti presi da mille occupazioni e impegni e ci sembra impossibile riuscire a trovare il tempo per aiutare chi vive in situazioni di disagio, magari in un Paese lontano dal nostro… In realtà, a volte basta veramente poco per sostenere qualcuno e dare un senso più profondo alla nostra vita. Vi porto l’esempio del gruppo “Raggi di pace”, nato dopo il corso “Insieme per la missione” (frequentato nel 2004-2005) e dopo il viaggio missionario: due 8 esperienze formative molto forti che hanno cambiato le nostre prospettive e la nostra vita quotidiana. Ci siamo resi conto di essere persone fortunate, in quanto abbiamo dignità, educazione, acqua, cibo, vestiti, soldi... E abbiamo scoperto che anche i piccoli accorgimenti nella vita di ogni giorno possono trasformare e rendere migliori le condizioni di chi si trova in difficoltà. La raccolta dei tappi Dall’esperienza in terra di missione abbiamo scoperto che anche i rifiuti possono diventare una risorsa preziosa. E grazie al sostegno dei saveriani di Vicenza, abbiamo potuto dar vita ai nostri sogni. Nel 2006 abbiamo iniziato la nostra attività missionaria: una Il gruppo “Raggi di pace” impegnato nello smistamento dei tappi per sostenere e finanziare piccoli progetti; la stanza dei “tappisti” si trova presso i saveriani di viale Trento Bisogna aiutare la gente a prendere coscienza della propria dignità e fare in modo che non diventi pigra. Gli abitanti del Congo hanno ancora paure primitive: la malattia, il malocchio… La missione esige persone con il cuore pieno di Dio, che sappiano aiutare con il vangelo, che è gioia e pace interiore. In Italia vi sono molti immigrati; chi annuncia loro il vangelo? Tutti dobbiamo annunciare il vangelo con la nostra vita. Nonostante il benessere, in Italia si vede tanta sofferenza interiore; in Congo sono poveri, ma sono più felici. I cristiani hanno il loro certificato di battesimo e sono fieri di mostrarlo per farsi riconoscere! Magari fossimo così orgogliosi anche noi della nostra fede e fossimo capaci di dimostrare agli altri quanta pace e serenità interiore essa ci dona!”. Messa, pranzo e foto ricordo Alla fine dell’incontro con p. Sommacal, è stata celebrata la Messa. Vi hanno partecipato tutti i saveriani della comunità, che hanno ringraziato i presenti per il bel lavoro svolto. Abbiamo anche fatto la foto di gruppo in giardino, come testimonianza di affetto degli amici laici verso i missionari saveriani. Dopo il pranzo comunitario, p. Luciano ha presentato la relazione sull’andamento generale della mostra dei presepi e del risultato economico per i vari progetti. L’incontro è terminato con un’al■ legra estrazione a premi. ALESSANDRA stanza e un cassone di legno ci permettono la raccolta di sacchi e sacchettini contenenti semplicemente… tappi di plastica! Promuoviamo la raccolta tappi presso scuole, parrocchie, negozi, gruppi, famiglie, amici: la nostra iniziativa si è così diffusa, da vederci costretti a ridurla, dato che le forze a nostra disposizione sono limitate. Attraverso la vendita dei tappi raccolti, siamo riusciti a far costruire pozzi di acqua potabile in Congo, Sierra Leone, Brasile, senza dimenticare altri micro-progetti di sostegno a situazioni di disagio, anche nel nostro territorio. L’unione fa la forza! I nostri progetti sostengono il diritto all’acqua, quindi alla dignità umana. Vogliamo porre attenzione al rispetto per gli altri, anche se sono lontani dai nostri occhi e dalle nostre vite frenetiche. Abbiamo sperimentato che ognuno può dare un piccolo contributo per migliorare il mondo e che davvero “l’unione fa la forza”: da soli si fa poca strada e il rischio è di perdersi; ma quando ci si mette in rete allora il sogno può diventare realtà. Tutti possono partecipare alla nostra iniziativa, adulti e bambini, magari dandoci una mano anche attraverso l’attività di smistamento: passateci a trovare il sabato mattina nella nostra stanza, presso il parcheggio della casa dei saveriani. Saremo lieti di mostrarvi in cosa consiste il nostro lavoro… Vi aspettiamo! ■ I saveriani hanno ringraziato tutti gli amici per il bel lavoro fatto con la mostra dei presepi, con un bell’incontro che si è concluso con l’immancabile fotografia di gruppo Ospite della festa del Gams è stato p. Raimondo Sommacal, che ha offerto la sua testimonianza di missionario in Congo PADRE PERUZZO HA FATTO 90 p. ELIO COSMA, sx Il 4 febbraio abbiamo festeggiato i novant’anni di p. Giacomo Peruzzo di Priabona. Dal suo diario abbiamo... rubato questo pensiero: “Mia mamma da grande mi diceva che quando ero piccolo mi comportavo da discoletto ed ero sempre irrequieto. In compenso mi diceva che ero un bel bambino. Quando Padre Giacomo Peruzzo sono diventato più granguarda incuriosito de Dio mi ha dato la vocala torta per il suo zione missionaria e io l’ho 90° compleanno! comunicato alla mamma. E la mamma quel giorno mi rispose: «Intanto studia e poi vedremo». E mentre i miei amici si fermarono tra ragazze e compagni, io tiravo dritto e sono diventato missionario, lavorando per ben quarant’anni in Indonesia”. Grazie p. Giacomo della tua presenza tra noi, perché alla tua bella età sei ancora giovane e ci insegni a vivere la vita con semplicità. Ad multos annos! 2012 MARZO ZELARINO 30174 ZELARINO VE - Via Visinoni, 16 Tel. 041 907261 - Fax 041 5460410 E-mail: [email protected] - C/c. postale 228304 Quando due santi s’incontrano Papa Pio X e la proposta a mons. Conforti Don Santon è attualmente penitenziere nel duomo di San Donà di Piave e da tanti anni sostiene i missionari saveriani con affetto e simpatia. È stato per diversi anni cappellano a Riese (TV), perciò conosce bene la vita di san Pio X. Proprio nei libri sulla vita del santo di Riese, ha trovato la nomina di San Guido Conforti a vescovo di Parma. (p. Franco Lizzit, sx) D omenica 23 ottobre 2011, con una solenne celebrazione in piazza San Pietro, il Papa ha proclamato santo mons. Guido Conforti, già vescovo di Parma e fondatore dei missionari saveriani. In questo modo, lo ha indicato alla chiesa universale come un dono dello Spirito Santo e come un modello da imitare. Una fiducia illimitata Se nella chiesa da qualche mese c’è un nuovo santo, credo che, oltre all’azione dello Spirito Santo, un po’ di merito sia anche dell’azione provviden- don FRANCESCO SANTON Ravenna da papa Leone XIII. Occorreva, per quella diocesi, un vescovo dallo spirito missionario, perché la scristianizzazione era assai diffusa nella zona. “So che volete andare in Cina” gli aveva detto il Papa; “ebbene, Ravenna è la Cina d’Italia!”. Don Francesco Santon ziale di san Pio X, che ha avuto fiducia nel Conforti, proprio nel momento più delicato della sua vita, quando l’opinione pubblica lo considerava un “fallito”. La fiducia è dimostrata dalla lettera con la quale, personalmente e insistentemente, lo invitava ad accettare la nomina a “vescovo coadiutore di Parma”, con diritto di successione. In quel momento mons. Conforti si trovava in una delicata situazione. Nel mese di giugno del 1902, all’età di 37 anni, era stato nominato arcivescovo di Gravi problemi da affrontare La sua permanenza a Ravenna era stata però assai breve: meno di due anni. Ben presto mons. Conforti aveva dovuto affrontare seri problemi di salute e di incomprensioni. E il 10 agosto 1904 aveva scritto al Papa la lettera di dimissioni da arcivescovo di Ravenna e si era ritirato presso la sua fondazione missionaria a Parma. Ma il vescovo di Parma mons. Magani, ormai vicino agli ottant’anni, aveva chiesto a papa Pio X un vescovo coadiutore con diritto di successione, facendo presente che avrebbe desiderato che il designato fosse mons. Conforti, già residente nella sua diocesi. Il Papa, che conosceva bene mons. Conforti da quando era Il devoto di san Giuseppe Il santo della Provvidenza ci benedica S an Guido Conforti, battezzato anche con i nomi di Maria Giuseppe, ebbe sempre una sentita devozione per il grande patriarca. Il 9 marzo 1879, all’età di 14 anni, volle iscriversi alla “Pia unione di S. Giuseppe”. Per l’occasione egli compilò la dichiarazione, controfirmata dal rettore mons. Andrea Ferrari, che inizia così: “Io seminarista Conforti Guido, per accrescere il culto e la devozione verso san Giuseppe, padre putativo di Gesù Cristo e sposo purissimo di Maria Vergine Immacolata, mi unisco con gli altri aggregati, a questa Pia unione…”. 8 “Invito” anche per i missionari Nei “propositi” degli esercizi spirituali, quando era ancora studente di teologia (1884 e 1885), il Conforti rinsalda questa devozione: “Tutte le azioni del lunedì le consacrerò alle anime purganti; quelle del martedì all’angelo custode; del mercoledì a san Giuseppe; del venerdì al S. Cuore; della domenica alla SS. Trinità per tutti gli eretici e infedeli”. Lo stesso proposito lo ripete nel 1888, alla vigilia dell’ordinazione sacerdotale, con l’aggiunta del “giovedì a Gesù nel Sacramento”. San Guido ha inculcato la devozione a san Giuseppe ai suoi missionari, menzionandola nelle “costituzioni” dei saveriani e nella “lettera testamento”. E l’ultima lettera circolare scritta ai suoi missionari (1931) finisce così: “Per l’intercessione della Regina degli apostoli, di san Giuseppe e dell’inclito nostro protettore san Francesco Saverio, ci sia Dio sempre largo delle sue grazie, ci confermi nel proposito di ser virlo sino all’ultimo nella nostra vocazione e ci benedica”. a cura di p. FRANCO LIZZIT, sx Toni poetici di ammirazione San Guido ha insegnato la devozione a san Giuseppe anche alla sua diocesi. Il 19 marzo 1921 il vescovo tesse un elogio di san Giuseppe con toni poetici di ammirazione e di lode. “Egli è il più santo tra i patriarchi; è come un vasto giardino di primavera, come il firmamento, come l’oceano le cui acque non hanno misura… Giuseppe per tanti anni ebbe dinanzi allo sguardo la Vergine SS.ma… Chi, dopo Maria, trattò più familiarmente con Gesù se non Giuseppe? Mi sembra di vedere questo eccelso santo chiamarci tutti a sé, per colmarci delle sue grazie…”. Rivolgendosi in particolare ai sacerdoti, san Guido afferma: “Noi pure, imitando san Giuseppe, dovremo un giorno salvare in certo qual modo - la vita di Cristo dalle insidie di tanti nemici... In ogni situazione, interponiamolo a nostro intercessore presso Dio, per averlo poi nostro aiuto e conforto nel punto estremo della vita”. Anche noi saveriani raccomandiamo all’intercessione di san Giuseppe i nostri amici e benefattori, particolarmente in que■ sto mese di marzo. San Guido Conforti e san Pio X, due santi allo specchio patriarca di Venezia, accolse volentieri la richiesta e scrisse personalmente a mons. Conforti la lettera che qui presento. La lettera del Papa “Ill.mo e rev.mo monsignore, siamo in due a chiederle una carità, che ella può e deve farci, a costo di qualche sacrificio. Il venerando mons. Magani, per provvedere al governo della diocesi così vasta e faticosa, desidera avere chi lo coadiuvi nel ministero e, vescovo sapiente, per l’affetto che porta alla sua Parma pensando anche all’avvenire, desidera un coadiutore con successione. La stima e l’affetto che ho avuto sempre per mons. Magani fin da quando era prevosto, e che mille volte è aumentata per questo atto, mi obbligano a esaudire la sua santa domanda. Ma perché io possa dare questo segno di affettuosa compiacenza al venerato fratello, ho bisogno che mons. Conforti, da lui stesso designato, mi dica: «Ecce ego, mitte me» (Eccomi, manda me, ndr). Ora pensando che verso sua eccellenza mons. Magani ella fu sempre figlio riverente e amorosissimo, non dubito affatto che vorrà fargli questa carità che riguarderò come fatta a me stesso, che sto aspettando soltanto una sua parola per ordinare la spedizione del Breve (Lettera di nomina, ndr), e riempire così di consolazione sua eccellenza mons. Magani, il clero e il popolo di Parma, e chi con gratitudine le imparte di cuore l’apostolica benedizione”. Pio X Il vescovo obbediente Come si vede, si tratta di una lettera piena di saggezza e di fiducia. Pio X espone il caso, illustra la convenienza di quella soluzione, esprime la sua volontà, ma non comanda: propone, invita, prega, chiede la carità. E così ottiene tutto da san Guido Conforti! ■ BENVENUTO AL NUOVO PATRIARCA Con gioia abbiamo ap- Mons. Francesco Moraglia, preso la notizia della no- nuovo patriarca di Venezia mina del nuovo patriarca di Venezia nella persona di S.E. mons. Francesco Moraglia. Volentieri ci uniamo a tutta la diocesi nella preghiera affinché ci sia sempre comunione tra noi e il nostro pastore, per un cammino di salvezza e di annuncio del vangelo a tutte le genti. Mons. Moraglia, genovese di nascita, dal 2007 è vescovo di La Spezia. Nel suo primo breve messaggio ai veneziani ha detto: “Sono mandato a voi come vostro vescovo; non conto su particolari doti e doni personali, non vengo a voi con ricchezza di scienza e intelligenza, ma con il desiderio e il fermo proposito d’essere il primo servitore della nostra chiesa che è in Venezia. Faccio mie le parole dell’apostolo Paolo che, nella seconda lettera ai Corinzi, scrive: «Non intendiamo fare da padroni sulla vostra fede; siamo invece i collaboratori della vostra gioia, perché nella fede voi siete saldi». Il vescovo, infatti, non è chiamato a portare qualcosa di suo, ma qualcosa che va oltre le sue personali capacità e risorse: la pienezza del sacerdozio di Cristo che - sul piano ministeriale - costituisce la chiesa”. Eccellenza, i saveriani di Zelarino assicurano la loro collaborazione e, nell’attesa di incontrarla, chiedono la sua benedizione. Grazie. Missionari Saveriani di Zelarino