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2012 MARZO n. 3
“Torni la primavera...”
La missione, vera anima della chiesa
M
i trovo da
oltre un mese in Burundi. Ho incontrato tanti
preti e molti
laici mentre,
nello stesso
tempo, sono
impegnato
nell’insegnamento nel seminario teologico nazionale.
Ho ritrovato qui quel
piacere di essere chiesa
che caratterizza le nuove comunità cristiane dove la Parola di Dio sembra più viva che altrove, dove la
gioia di essere cristiani traspare
dalla gente che viene alla Messa
domenicale e dove la chiesa mostra quel volto giovane che non
nasconde anche qualche sbaglio, ma dove si vede che essa
è la sposa “senza macchia e senza ruga”, come l’ha voluta il suo
fondatore Gesù Cristo.
Cinquant’anni fa, la primavera
Qui non mi è difficile sentire
e riconoscere ancora quel vento
di primavera che ha soffiato sulla chiesa cinquant’anni fa, l’11
ottobre 1962, quando papa Giovanni XXIII ha aperto il concilio Vaticano II. Non tutto è riuscito. Ma qui si vede una chiesa
che cresce e si rinnova.
L’annuncio che il “Papa buono” aveva fatto il 25 gennaio
1959 nella basilica di San Paolo fuori le Mura, a Roma, era
p. GABRIELE FERRARI, sx
stata una sorpresa per gli apparati della curia romana; e i documenti che questa aveva preparato per i lavori in concilio erano stati immediatamente accantonati dai “padri conciliari”, per
essere liberi di ascoltare quello
che lo Spirito Santo voleva dire
alle chiese.
Sentivano infatti, che l’ora
conciliare era come un nuovo inizio, anche se, nello stesso
tempo, era il ritorno di una primavera sbocciata duemila anni
prima. Per chi ha avuto la fortuna di vivere quella stagione, il ricordo e la nostalgia sono ancora
forti e anche struggenti. Giovanni XXIII l’aveva chiamata profeticamente “nuova Pentecoste”
e “primavera della chiesa”.
Il gelo sugli alberi in fiore
Gli avvenimenti che seguirono
“MESSAGGERI DELLA SPERANZA”
San Guido Conforti ci teneva tantissimo!
p. MARCELLO STORGATO, sx
del corrente anA ll’inizio
no i redattori del mensile
“Missionari Saveriani”, provenienti dalle varie comunità saveriane d’Italia, si sono riuniti
a Brescia per fare il punto della
situazione. È stato un incontro
utile e costruttivo, perché il pensiero e il contributo di ognuno
è utile e necessario per cercare
di fare sempre meglio. L’occasione è stata propizia anche per
rivedere vecchi amici e scambiare qualche sana battuta, in un
clima di serena fraternità.
I temi all’ordine del giorno
erano tanti, e abbiamo continuato anche nel pomeriggio,
nonostante l’annuncio climatico di “tormente di neve in
vista”! Abbiamo affrontato importanti questioni, che riguardano i “tempi duri” che anche
il nostro mensile è costretto ad
affrontare: i postini ritardano le
consegne a domicilio; il numero
dei sostenitori fa fatica ad allargarsi, anche perché non tutte le
famiglie più giovani pensano a
mantenere viva la tradizione
dei genitori e dei nonni... Tanti
amici e amiche ci sostengono
dal cielo - ne siamo sicuri e lo
crediamo fermamente -, ma loro ormai hanno altri modi per
leggere “Missionari Saveriani”
in via diretta; del resto, le Poste
non hanno ancora un servizio
esteso fino al... paradiso!
In tutti noi è chiaramente
emerso l’affetto per una rivista
che ancora riesce a collegare
nel mondo i saveriani e tanta
gente appassionata della missione. L’impegno a rendere
questo strumento di informazione e di animazione missionaria sempre più efficace è
sentito come un dovere e un
piacere da parte di tutti noi.
Ci teneva moltissimo ai mezzi di comunicazione mons. Guido Conforti, tanto da chiedere
ai suoi giovani missionari di impegnarsi a fondo nella cultura,
nel cinema, nella fotografia e
nella stampa. Lui stesso aveva
iniziato a pubblicare “Fede e
Civiltà” nel 1900, diventata poi
una rivista mensile dal 1903,
per far conoscere l’attività missionaria dei saveriani in Cina,
e poi in tante altre nazioni del
mondo. Dal 1979, la rivista ha
preso il nome di “Missione Oggi”: ha già 110 anni di vita!
“Missionari Saveriani” è
iniziato più tardi. Il primo numero è del 1° dicembre 1947 e
celebra ora il suo 65° anno di
vita: è un mensile ancora... giovane, molto richiesto e diffuso
con oltre 70mila copie in tutta
Italia. La sua caratteristica è di
aver avuto - fin dall’inizio - una
pagina propria per ogni comunità saveriana, in modo da farsi
conoscere sul territorio e creare
legami di familiarità e amicizia
con la gente del luogo.
San Guido Conforti raccomandava a tutti - sacerdoti
e genitori, catechiste e laici
impegnati: “Lavoriamo a diffondere largamente la stampa
missionaria, mezzo sovrano di
propaganda. Diffondiamo questa stampa specialmente tra la
gioventù, e l’ideale missionario non tarderà a rifulgere alle menti e ai cuori, suscitando
ammirazione e solidarietà”.
Non ho dubbi che anche oggi egli ci inviterebbe a fare lo
stesso per “Missionari Saveriani”; e non esiterebbe a fare il miglior uso dei nuovi mezzi di comunicazione: facebook,
blog, mailing list, twitter, youtube e quant’altro la tecnica ci
mette a disposizione. Non certo per mettersi in mostra, ma
perché “sia da tutti conosciuto
e amato nostro Signore Gesù
■
Cristo”!
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quella stagione l’hanno purtroppo trasformata, a volte, in una
specie di “inverno”, come ebbe a dire il famoso teologo Karl
Rahner, venticinque anni dopo
il concilio. Nel clima del ’68,
le aperture promosse dal concilio spaventarono molti e alla stagione della speranza seguì quella della paura e del ritorno dei
“profeti di sventura”.
La primavera precipitò in un
inverno, come quando il gelo
viene a bruciare gli alberi da frutto già in fiore. Ma non è stata la
fine, perché la vita non si spegne
mai del tutto e lo Spirito Santo è
in grado di far fiorire di nuovo la
pianta della chiesa. L’albero della chiesa è ancora vivo ed è legittimo attenderci che esso produca
ancora i frutti, annunciati 50 anni fa, che la chiesa può offrire di
nuovo al mondo.
I documenti del concilio Vaticano II sono ancora buoni e veri; rispondono alle attese e alimentano la speranza della chiesa e del mondo, proprio in questo tempo in cui l’una e l’altro
stanno passando una crisi che
può essere un provvidenziale richiamo al rinnovamento.
I frutti delle giovani chiese
Anche “Missionari Saveriani”
vuole partecipare alla celebrazione del cinquantesimo dell’apertura del concilio, non tanto tessendone le lodi - questo è spesso
un modo elegante per archiviare
un avvenimento e spegnerne la
forza trasformatrice - ma richiamandone lo spirito e rileggendo-
ne i documenti. Lo farà in questi
prossimi mesi raccontando come il concilio è stato ed è vissuto nelle giovani chiese in cui noi
missionari lavoriamo.
In realtà, è lì che si può vedere come il concilio Vaticano II è
stato forza di rinnovamento e di
crescita e ha permesso un nuovo
modo di essere chiesa. Possiamo
capire la fatica che alcuni fanno
nelle chiese di antica fondazione, anche se ciò non ne giustifica le resistenze e le regressioni. Vedi, per esempio, il ritorno
della Messa in latino, il recupero di forme autoritarie e di clericalismo, il rifiuto del dialogo
eccetera.
Nelle giovani chiese, invece,
si può vedere che la liturgia rinnovata stimola quella “partecipazione attiva” che costruisce la
chiesa, che i laici hanno ritrovato la loro vocazione specifica e
che la chiesa è forza di trasformazione del mondo.
Un augurio... missionario
Ci rendiamo conto, nello stesso tempo, che la missione rivela
la verità della chiesa, il luogo in
cui essa fiorisce e mostra la sua
bellezza e la sua forza spirituale. Perché la missione è la vera
anima della chiesa, l’energia che
la tiene viva e la sospinge sulle
strade del mondo.
Il nostro augurio, allora, è che
passi presto l’inverno e torni la
primavera, come dice quel bel
canto della Messa dei bambini:
“Viene la primavera, l’inverno
se ne va...”.
■
“Vedete tutti gli alberi,
quando già rimetton le foglie, voi conoscete da voi
stessi, solo a guardarli, che
s’appressa l’estate”.
(Papa Giovanni)
2012 marzo n.
ANNO 65°
3
2
Ci aspettano in Thailandia
3
Essere “Messaggeri di speranza”
4/5
Agire bene e in fretta
6
I giovani italiani di oggi sono...
Un’occasione per capire cos’è vera missione
Giovinezza, un dono da custodire
La missione di comunicare, da comunicare
Dal campo nomadi a San Remo
2012 MARZO
m is sion e e spirito
missione FAMIGLIA
Alcuni giorni con i missionari
Un’occasione per capire cos’è “vera missione”
A
Laranjeiras, in questo angolo del Paraná dove siamo capitati, a volte non pare di
essere in Brasile. Vediamo tanti
occhi azzurri e capelli biondi, più
qui che nelle Marche! Gran parte
della popolazione locale, infatti,
discende da immigrati italiani
(veneti) o polacchi o tedeschi...
Quando diciamo che siamo
italiani (a volte ci scambiano
per “argentini”), spesso la gente
inizia a dire qualche frase imparata da bambini, ed è sempre in
dialetto veneto.
I figli fanno bene
anche ai... “padri”
Alessandro - Continuiamo il
racconto di questa nostra vita
brasiliana, con un’esperienza
particolare che abbiamo vissuto, partecipando all’assemblea
annuale dei saveriani che lavorano nel Brasile meridionale. È
stata la prima volta che una famiglia di laici partecipava a un
incontro di questo tipo, e spero
che l’esperienza si ripeta ancora.
Per noi è stato un bel momento
di comunione.
Abbiamo avuto l’occasione di
conoscere molti altri missionari
che vivono in Brasile. Con molti siamo riusciti a parlare e tanti
si sono mostrati curiosi di conoscerci e di sapere cosa facciamo
qui. Noi ci siamo sentiti accolti
e in famiglia.
Penso che anche la presenza
dei nostri bambini sia stata piacevole. Francesco è diventato
presto una piccola mascotte:
ogni sera dopo cena (si mangiava alle 18.30) non mancava di
coinvolgere qualcuno per giocare a calcio con lui nel parco interno alla casa. Anche Miriam si
è fatta notare... soprattutto a tavola, quando non manca di dare
spettacolo per il suo appetito: è
stato facile per i missionari conquistarsela allungando qualche
leccornia...
Alessandra - Una sera i missionari ci hanno chiesto di parla-
MISSIONE BAMBINI
MADRE CELESTINA BOTTEGO
Anche lei, esploratrice del mondo
POF, sx
E
2
ra il 20 dicembre del 1895, quando nacque Celestina. Aveva
un cognome importante: “Bottego”. Suo zio era il grande
esploratore dell’Africa e lei, per via diverse, è diventata una grande
esploratrice del mondo con le sue missionarie.
Celestina era nata negli Stati Uniti, come la sorella Maria, due
anni più grande di lei. Il papà scrive alla mamma Mary: “Spero
che esse cresceranno bene, così da poter trovare felicità nella vita.
La loro felicità sicuramente dipende da ciò che la loro mamma ha
insegnato loro prima di nascere. Sii serena e contenta”.
Le parole di papà Gianbattista risuonano più tardi in una testimonianza di Celestina: ”Ho sempre considerato una grazia aver vissuto
vicino alla mamma. Era un carattere forte
e dolce insieme; aveva un grande cuore e
un profondo senso dell’umorismo. Con me
parlava anche di cose molto serie, leggevamo libri in inglese e mi insegnava a memoria le poesie che le piacevano di più”.
Nel 1910 la famiglia di Celestina arriva in
Italia e si stabilisce a San Lazzaro, alla periferia di Parma. Si mette a studiare e - cosa
strana per quel tempo! - gioca a pallone
con il fratello Vittorio. Purtroppo la mamma muore, e lei s’impegna in tante cose:
studia, fa dei corsi con la Croce Rossa…
Nel 1936 Celestina va in India a trovare
la sorella Maria, che si è fatta suora e lavora laggiù. Scrive le sue impressioni sul
lavoro delle missionarie, la miseria, i vilCelestina Bottego (1895 laggi...
Di fronte ai bambini si commuove,
1980), fondatrice delle missionarie di Maria - Saveriane li sente figli suoi. Il mondo è entrato nel
suo cuore.
Aveva conosciuto il vescovo Guido Conforti e ne era rimasta affascinata. Finché un giorno, nel 1944, ispirata dal saveriano p. Giacomo Spagnolo, capisce che deve iniziare una nuova famiglia missionaria: le missionarie di Maria, le saveriane. Pian piano le manda
in tutto il mondo e le va a visitare. Attraverso loro, si sente vicina a
tutti i popoli del mondo: sono la sua nuova famiglia!
Amava e seguiva le sue missionarie, come una vera “mamma”.
In una lettera alle saveriane del maggio 1969 scrive: ”Ho qui molte
vostre lettere che mi tengono in stretta unione con ciascuna di voi
e mi tengono aggiornata su tutte le attività… A Maggio c’è la festa
della mamma. Io festeggerò tutte le vostre mamme chiedendo per
loro le consolazioni che ogni mamma desidera, cioè che i propri
figli riescano ad affermarsi nella vita, secondo la loro vocazione,
che sappiano portare un poco di luce, gioia e verità, onorando la
propria famiglia ovunque sono chiamati a vivere”.
Le piaceva molto comunicare con le sue missionarie; con loro si sentiva missionaria. Camminava con loro, con loro accarezzava i bambini,
rideva con gli anziani, incoraggiava i giovani e soprattutto faceva conoscere a tutti quel Gesù a cui aveva dato “tutto” della sua vita. ■
ALE & ALE ANDREOLI
re di noi, della nostra vita a Laranjeiras, e raccontare un po’ del
laicato saveriano: cos’è, come è
nato, cosa fa… Avevamo preparato una piccola relazione in
lingua portoghese e l’abbiamo
letta. La cosa bella sono state le
domande che sono seguite. Molti missionari ci hanno chiesto
varie cose e abbiamo percepito
che c’era interesse da parte loro. Ci siamo sentiti incoraggiati,
sia dai saveriani più giovani ma
anche e soprattutto da quelli con
più anni di missione.
L’ultimo giorno non abbiamo
partecipato, perché i saveriani
dovevano parlare di argomenti
“interni”. Qualcuno poi ci ha
confessato che si è sentita la
nostra mancanza. Un complimento che ci ha fatto piacere e
ha confermato la bontà della nostra scelta e della nostra presenza discreta qui in Brasile. Molti
ci hanno invitato a passare nelle
zone dove lavorano e chissà che
prima di tornare in Italia non riusciamo a farlo.
La missione vera è oltre
l’efficienza e il successo
Alessandro - Vogliamo la-
sciarvi alcuni spun- Alessandro, Francesco e Miriam con
ti di quanto è stato alcuni dei saveriani che hanno
detto durante gli in- partecipato all’assemblea di
Alessandra ha
contri di formazio- Curitiba;
scattato la foto
ne ai quali abbiamo
partecipato (alternandoci, per seguire
anche i nostri bambini). Sono parole
rivolte soprattutto ai
missionari religiosi,
ma vanno bene per
tutte le persone che
cercano di impegnarsi per il regno
di Dio.
“Il nostro lavoro pastorale, caritativo
alla “tentazione di trasporre
e qualsiasi altro - non è tanto
nell’azione apostolica i criteri
importante quanto la ricerdell’efficacia e dei risultati mica di Dio. Il primo segnale di
surabili”.
qualcosa che non va, è quando
Ecco allora che “il modo di
il lavoro - qualunque esso sia
vivere e di realizzare la missio- diventa più importante della
ne è importante quanto il risulpropria ricerca di Dio e di ciò
tato della stessa. Per questo, lo
che essa esige da noi qui e ora.
stile di vita - personale e comuSenza una vita spirituale forte,
nitario - è parte integrante della
assorbita nel pensiero di Dio e
missione. Ma ancora di più, è
fondata sul vangelo, il miglior
pienamente missione”.
lavoro del mondo sarà soltanto
Quest’ultimo pensiero ci ha
un lavoro sociale”.
dato coraggio e ci ha conferAlessandra - Ci chiediamo:
mato sulla ragione della nostra
ci importa davvero che il nostro
presenza qui a Laranjeiras, che
non sia “solo” un lavoro sociaè prima di tutto rinnovare uno
le? Io mi accontenterei anche;
stile di vita personale e comul’importante è che non sia un
nitario.
lavoro inutile... Eppure, ci vieVi salutiamo con un grande
ne chiesto di “andare oltre”, di
abbraccio! Ci risentiamo tra un
“perdere tempo” nella ricer■
mese, se Deus quiser.
ca di Dio, senza soccombere
missione GIOVANI
I giovani italiani di oggi sono...
sottoporre alla voV oglio
stra lettura il pensiero di
un missionario sulla situazione
dei giovani italiani. È rientrato
in Italia dopo molti anni di servizio missionario e, sullo sfondo,
sembra evidente un raffronto con
i giovani conosciuti in missione.
In una sorta di botta e risposta, ho
diviso la riflessione in tre punti.
“La fede e la religiosità dei
giovani sono superficiali, infantili; si ricordano poco di Gesù,
poco conoscono la bibbia; sembra che la chiesa non li entusiasmi, non la sentono giovane,
perché non dà loro spazio, non
si rinnova, non è allegra…”.
Mi sembra un giudizio duro,
soprattutto perché non è accompagnato da una riflessione parallela sul mondo degli adulti. Infatti,
religiosità e fede sono doni che si
possono conoscere e apprezzare in
famiglia. Se in casa non si parla
un po’ di Dio, se non c’è invito alla preghiera, i figli come possono
conoscere Gesù e il suo vangelo?
Molti genitori dicono che i
figli da grandi saranno liberi di
compiere le scelte che credono.
Ma come potranno apprezzare
qualcosa che non conoscono?
La società, l’ambiente in cui
viviamo, i mezzi di comunicazione non aiutano, e non si può
pensare che bastino le ore di catechismo per imparare…
Faccio un esempio: se in famiglia papà e mamma sono appassionati di sport è più probabile che
i loro figli seguano le orme dei
DIEGO PIOVANI - [email protected]
genitori; almeno saranno incuriositi e proveranno prima di decidere se praticarlo o no. La passione
per quello che sentiamo - anche
per la fede - possiamo respirarla
iniziando dalle mura di casa.
È vero, la chiesa in qualche
modo è percepita come una
istituzione limitante, che non
asseconda la vivacità dei giovani. Però, il volto giovane e
allegro della chiesa esiste; forse
non starà in certi palazzi, ma è
evidente in altri ambienti: negli
oratori, nelle iniziative in favore delle missioni, nelle realtà di
volontariato. Credo vada cercato
qui il vero rinnovamento, perché
anche questa è vera chiesa.
“I giovani non sono molto
sensibili ai poveri, agli stranieri; non capiscono molto di
giustizia, mondialità, missione
e pace; forse perché nel loro
quotidiano non sono messi in
evidenza le vere informazioni e
testimonianze…”.
Voglio essere provocatorio. Ci
sono giovani che a questi valori
ci tengono e li vivono. Altri sono
insensibili: per comodità e disinteresse, forse anche per scelta.
Cosa possiamo proporre loro?
INTENZIONE MISSIONARIA
E PREGHIERA DEL MESE
Lo Spirito Santo conceda
perseveranza a quanti sono
perseguitati a causa del nome di Cristo.
Sia riconosciuto in tutto il
mondo il contributo delle donne allo sviluppo della società.
Uccelli: “La continua fedeltà
a Cristo è come il martirio”.
Un’altra informazione, un altro
punto di vista, altre testimonianze
possono bastare a sovvertire questa tendenza? Forse sì, forse no.
Ma credo sia doveroso, anzi
obbligatorio provarci, per mostrare che un altro mondo è possibile, che un altro mondo pensa
e agisce diversamente da loro;
che anche noi giovani nel nostro
piccolo quotidiano possiamo fare
qualcosa di importante. Missione e pace, solidarietà e mondialità sono i valori di ogni giorno.
Sono scelte di vita che possiamo
verificare in ogni momento.
“Nei giovani c’è la preoccupazione di garantirsi una buona occupazione per sopravvivere; lo studio sembra solo un
mezzo… Intanto ci pensano i
genitori a mantenerli!”.
Anche qui, sembra che il missionario usi... più bastone che
carota. È chiaro che un giovane
aspiri a trovare un’occupazione
“buona”, se non tanto remunerativa, almeno “sicura”! Poter sfruttare i propri talenti con onestà
non è una richiesta illegittima.
Inoltre, oggi sono davvero
tanti i lavori che bastano sì e no
per... sopravvivere. Spesso i figli
- viziati o trascurati - in casa di
mamma e papà rimangono perché non hanno alternativa. E se
c’è, forse non è sostenibile. Come formare una famiglia con il
rischio di andare allo sbaraglio?
E voi cosa ne pensate? Fateci
sapere le vostre esperienze e opi■
nioni.
2012 MARZO
V ITA S AV ERIA NA
Ci aspettano in Thailandia
Una nuova missione saveriana in Asia
I
l desiderio di aprire una
nuova missione era presente in congregazione già da
tanti anni. Solo quest’anno esso
si è concretizzato. Perché è stato necessario tanto tempo? Non
certo per mancanza di “posti di
lavoro”: le richieste di missionari, infatti, sono continue. Ma il
nostro desiderio era che la nuova missione fosse aperta in Asia,
continente nel quale non è facile
ricevere i visti di entrata come
“missionari”.
Ricerca della
nuova missione
La ricerca si è concentrata sulla Thailandia, dove già lavorano,
tra gli altri, le missionarie saveriane e i missionari del Pime.
Ci siamo indirizzati alla diocesi
di Nakhon Sawan, e il vescovo
mons. Pibul ci ha accolto con
molta speranza. La sua diocesi
è la più estesa della Thailandia,
ma è poco fornita di missionari
e la popolazione cattolica è minima: un ambiente che risponde
alle caratteristiche del nostro carisma saveriano.
Lo scorso marzo, assieme a
un missionario del Pime e a una
sorella saveriana, guidati da un
sacerdote thailandese, ci siamo
recati in una tipica zona missionaria di quella diocesi, ai confini
con il Myanmar. La zona è vasta, le comunità cristiane sono
molto piccole e le lingue parlate
sono più di una. La gente è accogliente. È importante avere
possibilità di stare con loro, seguire i catecumeni che ci sono,
cercarne di nuovi e continuare
a formare i cristiani allo spirito missionario, affrontare vari
e gravi problemi sociali, quali
l’immigrazione, la formazione
dei giovani, le povertà spirituali
e materiali. Abbiamo incontrato
due congregazioni femminili impegnate nel recupero dei ragazzi
di strada, nella lotta all’aids e
nella sanità.
La scelta coraggiosa
Il consiglio generale, dopo
aver sentito la relazione della
mia visita e aver incontrato a
Roma il vescovo mons. Pibul il
24 maggio scorso, ha deciso di
aprire la missione in Thailandia.
Non nascondiamo che abbiamo
LAICATO SAVERIANO
p. LUIGI MENEGAZZO, sx
ancora qualche apprensione, legata non alla missione in sé, ma
alla difficoltà di ricevere il visto
come “missionari”. Il vescovo,
però, ci aspetta: confidiamo che
tutto vada bene.
Il nunzio apostolico in Thailandia, mons. Giovanni D’Aniello (ora nominato nunzio per il
Brasile), che conosce molto bene
i saveriani e il loro zelo apostolico, ha dichiarato la sua grande
gioia per questa nostra decisione. Un ringraziamento speciale
va ai missionari del Pime e alle
sorelle saveriane, che ci hanno
seguito e ci stanno seguendo, in
questi primi passi, con autentico
amore fraterno.
I confratelli assegnati a questa
nuova missione sono già quattro:
due italiani, un camerunese e un
brasiliano. È necessario conoscere la lingua inglese e imparare la
lingua thailandese e anche un’altra lingua locale. Perciò p. Alex
Brai e p. Thiago Rodrigues stanno intanto studiando l’inglese.
I primi due saveriani “thai”
Il 20 gennaio 2012, ho accompagnato fino a Bangkok i primi
due saveriani: il vicentino p. Giovanni Matteazzi, che è già stato
missionario in Bangladesh, e il
La saveriana Angela Bertelli omaggia i pionieri saveriani in Thailandia:
p. Thierry Kengne e p. Giovanni Matteazzi, a cui auguriamo buona missione!
camerunense p. Thierry Kengne,
ordinato sacerdote l’anno scorso.
Il 1° febbraio hanno iniziato il
corso di lingua thailandese, che
durerà almeno due anni.
Sono ospiti dei missionari del
Pime, ai quali sono riconoscenti
per la fraterna e qualificata collaborazione. La loro lunga esperienza in Thailandia permette ai nostri
confratelli un sereno inserimento
e la capacità di discernere i luoghi
e i campi adatti al nostro carisma
per il futuro lavoro missionario.
La Thailandia e la sua necessità del primo annuncio di
Gesù Cristo sarà per la nostra
congregazione non solo un nuovo campo di attività, ma anche
un’occasione per favorire “una
missione più discreta, umile, so-
lidale, propositiva, fondata più
sull’«essere» che sul «fare»…,
come richiedono i nostri documenti capitolari (XV, 46).
SAN GUIDO CONFORTI
TORNA TRA LA SUA GENTE
la nostra casa di San Pietro in
Vincoli, l’urna del santo visiterà tutti i vicariati della diocesi:
una vera “visita pastorale”, per
richiamare bambini e giovani,
adulti e anziani a rinnovare la
loro fede. Animatore di questi
santi eventi è l’instancabile saveriano p. Guglielmo Camera.
È giusto che il santo missionario vada in giro, perché “sia da
tutti conosciuto e amato nostro
Signore Gesù Cristo”.
■
Li accompagniamo pregando
Il 23 ottobre è stato canonizzato il nostro fondatore mons. Guido Conforti: la fedeltà al carisma
da lui ricevuto e il suo esempio
di uomo coraggioso e autenticamente missionario, ci hanno spinto a iniziare questa nuova missione. Lui ci protegga, ci
guidi, ci illumini. E a tutti chiedo
una preghiera speciale per le vocazioni missionarie nella nostra
congregazione, affinché in ogni
parte del mondo possa essere
sempre annunciato il vangelo del
Signore.
■
Giovinezza: un dono da custodire
NUCCIA e CARMINE
Il “Tabor” è un percorso per giovani in ricerca della propria
vocazione personale e che vogliono approfondire la spiritualità saveriana, nelle sue cinque caratteristiche: volto umano
del missionario, centralità di Cristo, spirito di famiglia, consacrazione e missione. Vi raccontiamo qualcosa dell’ultima
esperienza vissuta ad Ancona con i giovani.
“Stare con i giovani, ti fa rimanere giovane”, era una delle
convinzioni di papa Wojtyla. Penso si riferisse a tutto ciò che
la giovinezza ha di più bello e prezioso: slancio, speranza, audacia... Valori che, se riusciamo a mantenere andando avanti
nell’età, sono ottimi “ingredienti” da mescolare con l’esperienza e il disincanto che, da soli, rischiano di paralizzarci.
Dobbiamo molto ai giovani che hanno attraversato e stanno attraversando la nostra vita! Ci aiutano a rimanere in contatto con la parte più vera e più bella di noi. Sono soprattutto
loro che “la tirano fuori” con la loro sete di autenticità, con
la loro ricerca, con lo stupore gioioso che leggiamo nei loro
occhi quando riescono a cogliere “la bellezza” di ciò che cerchiamo di trasmettere...
Da due anni Carmine e io facciamo parte dell’équipe che
prepara e porta avanti l’esperienza del “Tabor”- In questo
tempo, abbiamo accumulato un “debito di gratitudine” che
non riusciamo a estinguere, perché nel momento in cui ci impegniamo a “donare” qualcosa, ci viene restituito in sovrabbondanza: freschezza, slancio, speranza, audacia... sono “il
dono” che noi riceviamo dai giovani.
All’ultima convivenza “Tabor” hanno partecipato anche tre
giovani di Salerno: Andrea, Francesca e Francesco. Uno di loro ha espresso, attraverso una poesia, la gioiosa scoperta della presenza di Dio accanto a sé, nelle cose umili e quotidiane. Eccola:
“Ti ho cercato nel caos di luci serali... e Tu eri lì nel raggio di
sole che riscalda una tranquilla giornata invernale! Ti ho cercato tra i tanti, passati a farmi visita a casa... e Tu eri lì seduto per strada! Ti ho cercato in tutte le canzoni scritte dall’uomo... e Tu eri lì nella voce di un uccello che canta le stagioni!
Ti ho cercato nel rosso calore di un piatto abbondante... e Tu
eri lì negli avanzi mangiati da uno straniero povero errante!
Ti ho cercato, seduto su uno scoglio, nella brezza leggera che
cavalca silenziosa la spuma di mare... e Tu eri lì seduto accanto a me a guardare l’infinito creato!”.
PADRE MARTINI IN CIELO
Padre Luigi Martini:
Padova 30.1.1923 - Parma 14.2.2012
Il pomeriggio del 14 febbraio, all’età di 89 anni e dopo
lunga malattia, è passato alla
vita eterna p. Luigi Martini,
originario di Carbonara di Rovolon (Padova). Era entrato tra
i saveriani a 23 anni ed era diventato sacerdote a 27 anni.
Dopo aver lavorato per 12 anni come missionario in varie parrocchie del Brasile meridionale,
p. Luigi era stato richiamato in
Italia. Dal 1966 ha insegnato in
varie “scuole apostoliche” saveriane a Brescia, Ancona, Salerno
e Desio; ha anche lavorato per
molti anni come segretario della direzione generale a Roma,
rallegrando confratelli e ospiti con le sue filastrocche e poesie, prendendo spesso a prestito
dal mordace poeta Trilussa. Dal
2001 era a Vicenza e infine nella casa madre a Parma, dove ha
passato i giorni nel silenzio della
preghiera e della malattia. ■
Da vescovo aveva un punto
fisso: visitare la gente là dove
vive e lavora, nei loro quartieri
e paesi, per conoscere le famiglie con le loro gioie e sofferenze, per consolare e incoraggiare, e far conoscere a tutti
il vangelo di Cristo. Il santo
vescovo continua la sua “visita
pastorale” anche dalla beatitudine celeste e continua ad attirare tante anime a Cristo.
A Parma don Francesco ha
voluto l’urna con le reliquie
del santo nella parrocchia San
Paolo. I giovani l’hanno accolto
con una gioiosa fiaccolata. Per
tre giorni i fedeli hanno rivisto
il loro pastore e hanno accolto
il suo invito a pregare, a riconciliarsi, a fare comunione. “È
stato bello avere un santo in
casa nostra!”, ha concluso don
Francesco.
Ora si sta mobilitando tutta
la diocesi di Ravenna, la prima
sede del vescovo Conforti. Dal-
TEOLOGI SAVERIANI
Quest’anno, tirando le somme degli studenti di teologia
nelle quattro comunità saveriane internazionali, i giovani teologi sono 61, così distribuiti:
13 a Città del Messico, guidati
dal rettore bresciano p. Mario
Gallia; 13 a Manila (Filippine),
guidati dal rettore bergamasco
p. Eugenio Pulcini; 17 a Parma,
guidati dal rettore bergamasco
p. Ulisse Zanoletti; 18 a Yaoundé (Camerun), guidati dal vicentino p. Paolo Tovo.
■
L’urna di san Guido Conforti in visita alle comunità di Parma e Ravenna
Nuccia e Carmine (ai lati) con alcuni
rappresentanti del gruppo “Tabor”, ad Ancona
3
2012 MARZO
PER ESSERE “MESSAGGERI DELLA SPERANZA”
GLI INGREDIENTI
Padre Marcello con Diego alla postazione grafica della redazione:
una finestra aperta sul mondo
COME LAVORIAMO...
Una bella équipe di collaboratori
LA STAMPA è ANCORA UN MODO IMPORTANTE PER COMUNICARE
p. MARCELLO STORGATO, sx
I
l nostro mensile “Missionari Saveriani” arriva ogni mese in oltre 70mila case, dove vivono famiglie amiche
che ci accolgono, leggono e seguono con affetto. Solo a pensarci, è davvero emozionante! Non è una rivista “pesante”,
ma solo otto pagine tipo giornale, che cerchiamo di rendere il
più possibile... appetitose per tutti: adulti e giovani; ma anche
i bambini, quando le mamme e i papà leggono loro qualche
racconto o testimonianza dei missionari.
Dietro a quelle poche pagine, con parole e foto, c’è un bel
lavoro di tante persone che lavorano insieme, fino al prodotto
finale. è come sedersi a tavola per il solito pasto quotidiano:
si fa presto a servirsi e gustare i cibi preparati per noi. Ma se
pensiamo a quante persone ci hanno messo mano, dall’inizio
alla fine, c’è da sbalordirsi: quante mani, quanti volti, quante
anime in quel bel pane, in quel bicchiere di vino, in quel buon
caffè macchiato di latte? Una filiera di volti che non conosciamo e che mai incontreremo, ma che hanno lavorato per noi.
i mezzi di comunicazione si sono sviluppati enorO ggi
memente; sono una delle più importanti “nuove fron-
Questi missionari scrivono i loro diari e li inviano alle famiglie e alle chiese di origine; ogni tanto tornano e raccontano le difficoltà e le soddisfazioni incontrate nelle città e nei
villaggi: come insegnava a fare Gesù con i suoi discepoli. I
loro racconti e le loro riflessioni sono gli ingredienti principali del nostro mensile: le fonti delle nostre notizie sono i testimoni sul campo.
I testimoni in prima linea nelle missioni
E nella nostra filiera? Altrettanto. Prima di tutti ci sono i nostri missionari sparsi in venti nazioni di quattro continenti, e i
loro popoli di adozione in Africa, America latina e Asia. Sono loro “in prima fila”, che portano il dolce peso della fatica
di incontrare le genti, testimoniare la solidarietà e annunciare
il vangelo. Sono partiti dalle loro terre, inviati dalle loro chiese: sono gli “operai della messe”, sempre pronti a dissodare
il terreno, a spargere il seme, a irrigare e coltivare con l’aiuto
dello Spirito Santo che li guida e accompagna.
Le comunità saveriane e gli amici in Italia
Altri testimoni vivono in mezzo a noi, nella nostra Italia, radunati in 19 comunità: missionari con età e ruoli diversi, che
vivono, pregano e lavorano insieme. Alcuni si dedicano soprattutto ai giovani, per aiutarli a crescere aperti e sensibili ai
problemi del mondo. Altri si recano nei gruppi missionari e
nelle parrocchie per fare animazione missionaria con incontri di preghiera, conferenze, ritiri spirituali e confessioni. Altri
ancora si dedicano soprattutto alla preghiera e offrono a Dio
la sofferenza e l’inattività, sempre per
il bene dell’umanità.
In ogni comunità, almeno un saveriano è incaricato di mantenere i conOgni comunità ha anche un suo “redattore” o “corrispondente”, incaricato di raccotatti con le famiglie dei missionari, con
gliere le fotografie e scrivere i racconti delle attività e iniziative missionarie, svolte sia
i benefattori e gli amici della zona, codai saveriani sia dalle chiese locali. E invia tutto all’ufficio di Brescia, in via Piamarta 9.
me ha voluto il nostro santo fondatore
Una volta si spediva per posta, e occorrevano vari giorni; oggi - grazie ai nuovi mezzi di
Guido Conforti: siamo tutti spiritualcomunicazione - con e-mail e internet occorrono pochi secondi. Tutto questo materiamente legati nell’unica grande famile va a finire sull’ultima pagina del mensile: a pagina 8, riservata appunto alle comunità
glia che si dedica alla missione. E tutsaveriane in Italia. In questo modo “Missionari Saveriani” ha la caratteristica di presenti sappiamo quanto i “rapporti di famitare ogni mese ai lettori amici - per così dire - sette pagine “internazionali” e una pagiglia” siano importanti!
na “locale”, nelle sue 19 edizioni zonali.
Ognuna delle 19 comunità saveriane
Tra Brescia, i saveriani nelle missioni e gli incaricati delle comunità in Italia c’è un viain Italia mantiene un elenco degli amivai continuo di scambi e informazioni. È facile immaginare la copiosa corrispondenza
ci e benefattori, ai quali viene inviato
che si verifica ogni giorno: un lavoro di... smistamento che ci tiene impegnati dal matil mensile di collegamento “Missionatino a notte fonda. A questo si aggiunge il gradevole compito di gestire la corrisponri Saveriani”. Aggiorna gli indirizzi: li
denza con i numerosi messaggi che ci arrivano dai lettori e lettrici da tutta Italia e dal
completa in modo che rispondano ai
mondo, attraverso la posta normale (in diminuzione), la posta elettronica (in aumento)
criteri delle Poste; aggiunge i nuovi;
e anche attraverso il nostro sito web (www.saveriani.bs.it). Insomma, è un piccolo forsospende quelli che non ci sono più. A
micaio al suo lavoro giornaliero.
questo lavoro spesso collaborano anQui sotto, in una bella “strisciata”, potete vedere i volti e i nomi dei “redattori” zonache laici volontari, dedicando parte del
li: oltre che a lavorare nell’animazione missionaria, si preoccupano anche di fotografare
■
loro tempo.
e scrivere, per raccontare la missione a tutti voi. Simpatici, no?
potere e della violenza, la nostra fede ci chiede la capacità
di offrire ragioni e cammini di speranza, collaborando con
quanti s’impegnano per un mondo più giusto e fraterno.
Come “messaggeri della speranza” vogliamo comunicarla a chi non la vede, dare voce alle ragioni dei disperati,
proporre a tutti un modello di vita capace di solidarietà
universale e denunciare quanto vi si oppone.
Per una volta, abbiamo pensato di parlarvi di questo
nostro modesto strumento per comunicare “speranza”: il
mensile “Missionari Saveriani”: da come nasce a come arriva nelle vostre case!
■
tiere” del mondo moderno: luoghi dove avviene l’incontro
con milioni di persone che altrimenti non potremmo avvicinare; spazi preziosi per un rinnovato annuncio del vangelo.
Siamo perciò convinti che il servizio della comunicazione
rientri in modo appropriato e forte tra le finalità della nostra famiglia saveriana, e cerchiamo di svolgerlo nella gioia,
come piena espressione della nostra vocazione missionaria.
Poniamo questo nostro impegno sotto il segno della
speranza. In un mondo dove sembra prevalere la logica del
NEL PIATTO
PRONTO, SI STAMPI!
Come in una catena di montaggio
T
utto il materiale che arriva dalle missioni e dalle comunità in Italia, qui nell’ufficio di Brescia, noi lo raccogliamo in una “cartella”, mese per mese, e iniziamo l’esame
dei materiali, prestando attenzione alla qualità dei contenuti e
delle fotografie. Sistemiamo i testi e le foto, adeguandoli agli
spazi delle pagine; verifichiamo che il linguaggio sia semplice
e comprensibile; inseriamo i titoli e i sottotitoli per facilitare la
comprensione; prepariamo le didascalie per le foto... Insomma, facciamo quello che si chiama “lavoro redazionale”.
Lavoriamo in tandem
A questo siamo impegnati noi due: Diego e p. Marcello.
Siamo su due tavoli nello stesso ufficio, davanti ai nostri computer sempre collegati: lui vicino alla finestra che dà sul cortile e sui tetti della città; io verso la porta che dà sul chiostro
interno. Mentre “il direttore” rivede ed esamina gli ultimi dettagli definitivi, Diego si impegna nella “grafica”, collocando i
vari pezzi sulla pagina: ogni cosa a suo posto.
Terminato il lavoro di “collocamento”, rivediamo tutto, pagina per pagina: colori, luci e ombre, allineamenti e veduta
d’insieme... In totale, 26 pagine ogni mese. Poi stampiamo la
prima copia, leggiamo e correggiamo le bozze. Quando tutto
è ok, Diego trasferisce tutto in un dvd e si dirige verso la tipografia Camuna, a cinque minuti di strada, in centro città.
Il procedimento tipografico
Da sinistra: Guglielmo e Samuel
nell’ufficio grafico della
“Tipografia Camuna S.p.A.” di Brescia
I REDATTORI DELLA PAGINA ZONALE
Incontro dei redattori di “Missionari Saveriani”, Brescia il 31 gennaio 2012
. (BG)
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Mario G
4
foto archivio MS / D. Piovani
LA RICETTA
LA RETE DELL’INFORMAZIONE
Missione di comunicare, da comunicare
N
elle nostre pubblicazioni ci rivolgiamo a tutti e senza
esclusioni. Possiamo definire le nostre caratteristiche
“editoriali” in questo modo: fedeltà all’umanità e fedeltà al
vangelo.
I contenuti: ciò a cui teniamo di più
Manteniamo
perciò lo sguardo
aperto sulle situazioni umane e spirituali, personali e
sociali del mondo,
denunciando le situazioni ingiuste,
ma facendo conoscere anche i fermenti di bene, segnalando anche modi concreti con cui ciascuno può collaborare
al benessere condiviso, specialmente dei poveri e bisognosi.
Nostro desiderio è suscitare e alimentare lo spirito universale in ogni individuo e comunità, nella consapevolezza che
tutti siamo chiamati a prenderci a cuore il bene degli altri e ad
andare sempre oltre le proprie frontiere, iniziando dal proprio
ambiente. In questo hanno un ruolo privilegiato le testimonianze di vita concreta.
Presentiamo anche il carisma saveriano per farci conoscere
dalla gente con cui entriamo in contatto e per invitarla a condi-
MARCHE é
tch
Serge Tcha
DESIO (MB)
ra
Stefano Della Piet
SARDEGNA
Dino Marconi
BRES
Fiorenzo CIA
Raffaini
2012 MARZO
CREM
Sandro Pa ONA
rmiggiani
FRIUL
Carmelo BoI
esso
videre la nostra stessa missione. In realtà, ogni racconto della
missione contiene anche una “chiamata”, un appello a vivere
con lo stesso spirito e a dedicare agli altri il meglio di noi stessi; e così contribuire a fare del mondo una sola famiglia.
I nostri atteggiamenti costanti
Tutto questo vogliamo trasmetterlo con alcuni atteggiamenti
particolarmente importanti per noi saveriani e per il momento
storico che stiamo vivendo.
Ci impegniamo a raccontare una missione vissuta con gioia,
simpatia e rispetto. Vogliamo comunicare la gioia che nasce
dall’incontro con Dio, con i popoli e con le culture, svelando
la bellezza della
vita missionaria.
Così l’ascolto
diventa simpatia
e rispetto per le
persone e per le
realtà che veniamo a conoscere,
ammirazione per
la ricca umanità
dei popoli e per la
vita di fede delle giovani chiese.
Riteniamo importante presentare la missione con umiltà e
semplicità, sentendoci in cammino con tutti e presentando,
assieme alle gioie della missione, anche le nostre fatiche e i
nostri limiti. Senza però rinunciare al coraggio di denunciare
quanto si oppone alla dignità delle persone e dei popoli.
Cerchiamo di promuovere un’immagine della missione libera dai soliti stereotipi, per privilegiare il primo ed essenziale compito del missionario: l’annuncio del vangelo attraverso
la testimonianza, la parola, il servizio e la solidarietà.
■
Giovanni Bettelli spedisce le copie
di “Missionari Saveriani” ai missionari nel mondo
IL NOSTRO
IMPEGNO INTERNAZIONALE
L’impegno dei saveriani con la stampa, evidentemente, non si limita all’Italia e al pubblico italiano, né al solo mensile “Missionari Saveriani”. Dal centro di Brescia,
pubblichiamo altre due riviste mensili:
• “Missione Oggi” (già “Fede e Civiltà”), rivista di approfondimento delle tematiche più importanti e attuali della missione, che esce ininterrottamente dal
1903 (10 numeri di 48 pagine, abbonamento annuale 30 euro).
• “Cem Mondialità”, rivista per diffondere i valori della mondialità nella scuola e nella società, che esce
dal 1967 (10 numeri di 48 pagine, abbonamento annuale 30 euro).
Ma il nostro impegno si allarga in molte altre nazioni del mondo, dove siamo impegnati nella missione e
nell’animazione missionaria e vocazionale. Così pubblichiamo altre sei testate, simili a “Missionari Saveriani”, nelle lingue nazionali in Spagna, negli Stati Uniti,
in Messico, in Colombia, in Brasile, in Indonesia.
Anche le “Saveriane Missionarie di Maria” hanno
la loro bella pubblicazione, per far conoscere lo spirito e lo zelo delle sorelle che vivono e lavorano in dieci
nazioni del mondo, annunciando il vangelo e testimoniando la solidarietà secondo il carisma di madre Celestina Bottego e p. Giacomo Spagnolo, e l’ispirazione
di san Guido Conforti.
Sono pubblicazioni periodiche molto apprezzate, con
una tiratura complessiva che supera le 250mila copie.
C’è una bella collaborazione tra i direttori delle varie
testate: ci scambiamo i testi e le fotografie e ci aiutiamo
a vicenda, come si deve fare in ogni... buona famiglia!
Finalmente si passa alla spedizione
Le copie stampate vengono poi portate all’ufficio di assemblaggio, piegatura e spedizione presso La Scuola Editrice, che
inserisce gli indirizzi con i conti correnti postali, mette il cel-
SALERNO
Oliviero Ferro
PUGLIA n
o
Angelo Bert
PAR
FranciscoMA
Moraes
Il primo passaggio è al computer di Guglielmo o di Samuel,
che prendono visione dell’impianto grafico e fanno un ultimo
controllo, dando un’aggiustatina dove serve, per avere un bel
prodotto finale. Poi tutto viene mandato, per via elettronica,
alla stampa “cianografica” (Flexoteam): ne viene fuori una
stampata di tutte le 26 pagine come saranno nella realtà.
È ancora Diego che si occupa di controllare le copie cianografiche, verificare che non ci siano errori e che tutto corrisponda al prodotto desiderato. A questo punto, si mette la firma, per
dare l’ok e avviare il processo di stampa. Il lavoro passa quindi
in mano ai tecnici che impostano il computer della macchina
offset a castelli (un castello per colore) per la stampa a foglio.
Così viene fuori il prodotto finito e completo.
Il processo viene interrotto 19 volte, per il cambio richiesto dall’edizione zonale del mensile. Complessivamente, per
la stampa delle oltre 70mila copie di “Missionari Saveriani”,
occorrono quaranta ore di lavoro in macchina, che i nostri
tecnici smaltiscono in doppio turno.
lophane e porta alle Poste, in due colli distinti, per
l’invio a tutti voi, destinatari del nostro mensile.
Alcune copie vengono portate al nostro centro
per essere spedite direttamente da noi: sono le
copie destinate ai nostri confratelli nelle missioni e le “copie omaggio” che noi inviamo
specialmente ai famigliari dei missionari
che hanno mandato le loro testimonianze. Servono a ravvivare il legame con i
“testimoni in prima linea” e anche per far
conoscere ad altre persone e famiglie il
nostro impegno missionario, con la speranza
di avere nuovi amici e benefattori. A queste spedizioni provvede Giovanni, nostro “magazziniere”.
È noto a tutti che i pagamenti alle Poste vengono
fatti puntualmente e prima ancora della spedizione.
Non sempre puntuale è invece la consegna a domicilio. Le lamentele sono tante
e tutte ragionevoli e motivate. Ma nella situazione attuale non si sa più a chi
rivolgersi per risolvere i problemi: c’è
uno “scaricabarile” noioso e imbarazzante. Noi continuiamo a sperare che il
senso di responsabilità riprenda servizio,
anche nel settore delle Poste.
■
VICENZA go
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Luciano B
ROMA rtir
Ma
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Filipp Rota
REGGIO CA
L
Ercole MarcABRIA
elli
ROMAG
Lino SgarbNA
ossa
5
TAVERNERIO
Lino Magg (CO)
ioni
ZELARINO (V
Franco LizzitE)
2012 MARZO
il m on do in casa
SUD/NORD NOTIZIE
Venti di guerra
● Siria: ipocrisia e timori. “Ta-
vola della pace”, di fronte alla drammatica situazione in Siria, ha diramato un comunicato: “Ancora una volta siamo costretti ad assistere a un massacro. Quello che sta accadendo
da quasi un anno è insopportabile. Ma ancora più insopportabile
è dover prendere atto dell’ipocrisia delle democrazie occidentali. Niente di quello che si doveva
fare per prevenire questo bagno
di sangue è stato fatto. E non solo in Siria, ma anche in Yemen,
Bahrein, Palestina, Somalia, Sudan, Libia, Kosovo, Cecenia...”.
“In quest’assurdo conflitto i
cristiani non c’entrano, ma sono proprio loro che un domani,
in qualità di minoranza, potrebbero esser chiamati a pagare il
prezzo più alto”. Lo dice un religioso che spiega come da Homs
la maggior parte dei cristiani sia
già andata via.
Sudan: patti veri? I governi di Juba e Khartoum avrebbero raggiunto un accordo sul trasferimento di oltre 300mila cittadini sud-sudanesi e firmato un
patto di non aggressione. L’intesa prevede il rispetto della rispettiva sovranità e dovrebbe
porre fine alle accuse di soste-
●
Agire bene e in fretta!
pagina a cura di DIEGO PIOVANI
gno a gruppi ribelli attivi lungo
le frontiere. Quanto durerà?
Oleodotti in Africa. Etiopia,
Sud Sudan e Gibuti hanno sottoscritto un accordo per la costruzione di un oleodotto che
dovrebbe collegare i tre paesi,
permettendo a Juba di esportare
il suo petrolio senza utilizzare i
condotti di Khartoum. Allo stesso modo, Sud Sudan e Kenya
hanno trovato l’accordo per la
costruzione di un oleodotto che
consentirebbe al petrolio di raggiungere i mercati internazionali
senza passare per la capitale del
Nord Sudan.
■
●
Non è democrazia
● Congo RD: marcia repressa.
Mentre il risultato delle elezioni
è ancora incerto, il movimento
Nuova società civile congolese
(NSCC) ha denunciato la repressione della “marcia dei cristiani”,
tenutasi il 16 febbraio a Kinshasa. Scesi in strada per esprimere
il malcontento in maniera pacifica e per segnalare come i risultati delle elezioni fossero in contrasto con la giustizia e la verità
delle urne, i manifestanti hanno
trovato la reazione violenta della
polizia: sono stati arrestati preti,
suore, attivisti dei diritti umani e
sono state chiuse tre stazioni radio. Questa grave violazione della libertà di manifestazione e parola mette in pericolo il processo
democratico in Congo.
● Ciad: armi e non sviluppo.
L’ong “Terre solidarie” in un
rapporto denuncia il forte aumento del trasferimento di armi nel Paese africano dal 2004
al 2010, in violazione dello spirito della legge del 1999 che stabiliva che una parte consistente
delle risorse petrolifere del Paese dovessero essere impiegate a
fini sociali. Questa legge non è
stata mai applicata.
La proliferazione delle armi,
soprattutto di quelle leggere,
ha inoltre accresciuto la violenza tra le comunità locali, mentre permane il grave problema di
mine e ordigni inesplosi.
● Maldive: paradiso e inferno!
“Gli abitanti delle Maldive dovrebbero ispirarsi ai movimenti della primavera araba e orientarsi verso un sistema laico, che
tuteli i diritti umani e la libertà
religiosa”. Lo afferma John Dayal, intellettuale cattolico, difensore dei cristiani nel subcontinente indiano. Il rischio è che
MISSIONI NOTIZIE
Numeri e bambini
Sudafrica: bambini non nati. Sono passati quindici anni da
quando l’aborto è stato legalizzato in Sudafrica. Da allora si
stima che a oltre un milione di
bambini sia stato negato il diritto alla vita. La legge era nata per
combattere gli aborti clandestini, ma i vescovi denunciano che
su quasi ogni palo della luce ci
sono manifesti che reclamizzano
aborti sicuri e indolori.
“Tutti noi, genitori, insegnanti, membri della chiesa, dobbiamo capire quello che una ragazza
attraversa quando si rende conto
di essere incinta. Ha bisogno del
nostro amore, del nostro sostegno, della nostra comprensione
e, talvolta, del nostro perdono”.
●
Indonesia: bambini islamizzati. Un migliaio di bambini cattolici di Timor Est, sottratti alle loro famiglie oltre dieci anni fa, sono trattenuti con
la forza in Indonesia, convertiti
all’islam e istruiti in collegi islamici nell’area di Giava occidentale. Sono in mano a “educatori”
musulmani che si rifiutano di riconsegnarli alle loro famiglie.
Casi come questo mostrano
come i rapporti fra politica e religione abbiano un serio impatto
sulla libertà dei cittadini, soprattutto delle minoranze. L’area di
Giava occidentale ne è un esempio: gruppi musulmani vogliono
●
6
Alcuni saveriani con una scolaresca di studenti indonesiani: il dialogo è possibile
imporre regole ispirate alla sharia (la legge islamica).
■
Novità e iniziative
● Sierra Leone: compleanno speciale. È stato celebrato
il 50° di fondazione della diocesi di Makeni, in Sierra Leone.
I quattro pionieri saveriani (Azzolini, Calza, Olivani e Stefani),
giunti in Sierra Leone l’8 luglio
1950, si diedero subito da fare
e, in due anni, la zona loro assegnata divenne una Prefettura
apostolica.
A guidarla fu chiamato proprio
p. Azzolini. Il 24 febbraio 1962,
la prefettura fu elevata a diocesi. Mons. Azzolini resse e guidò
questa giovane chiesa missionaria fino al 17 novembre 1986,
dando un forte impulso all’alfabetizzazione e all’assistenza sanitaria. Gli successe mons. Giorgio Biguzzi, che ha da poco concluso il suo incarico.
Invitiamo i lettori, dotati di computer e internet, a consultare la MISNA (Agenzia missionaria di informazione) per allargare la mente al mondo intero: www.misna.org
Visitate anche il nostro sito www.saverianibrescia.com per leggere tutte
le notizie, le testimonianze e le proposte del nostro mensile, comprese le
edizioni locali e la versione in formato pdf.
Infine, segnaliamo il rinnovato sito della Direzione generale dei saveriani: www.saveriani.com
nuovo direttore Caritas. È mons. Francesco Soddu,
della diocesi di Sassari, il nuovo direttore di Caritas Italiana.
“Con spirito di fiducia inizio
questa nuova avventura sentendomi, come Abramo, sradicato
dalla mia amata terra per continuare il servizio in altro posto, ma sempre nell’unica amata chiesa di Cristo”.
Mons. Soddu, 52 anni, dal
2005 era direttore della Caritas di Sassari. Succede a mons.
Vittorio Nozza, che ha diretto la
Caritas Italiana per undici anni.
Grazie a chi lascia e buon lavoro
a chi arriva.
nell’arcipelago si insedi un nuovo
potere non
democratico. Questo potrebbe portare a
un peggioramento nel
campo dei
diritti umani
e delle libertà individuali, già molto
limitate. Le
Maldive sono uno stato islamico che vieta
le chiese, il culto cristiano e le
Bibbie. Un paradiso per i turisti,
un inferno per i cristiani.
■
In Siria si combatte ancora, si muore
ancora e i cristiani si sentono in pericolo; invitiamo tutti alla preghiera,
nel mese in cui si celebra la Giornata
dei missionari martiri (24 marzo)
MESSAGGIO ALLE CHIESE
LA BIBBIA MEGLIO DELL’ ODISSEA
mons. BRUNO MAGGIONI
Il biblista mons. Bruno Maggioni ha compiuto 80 anni e ha fatto il bilancio del suo percorso di studioso.
Il vangelo è il vangelo, predicarlo di questi tempi significa tirare fuori
qualcosa che ha senso oggi. Il vangelo non parla di internet, ma dell’uomo, della sua speranza, delle sue paure e angosce, della sua capacità di
amare o di fare soldi. La gente va in chiesa la domenica, ma deve sentire una predicazione che possa interessare durante la settimana, non
semplicemente mentre si ascolta la Messa; uno deve uscire dicendo: “Ho
ascoltato delle cose e le tengo buone per vivere, per giudicare e per fare delle scelte”. Questo è il vangelo!
Il mondo ha tanti problemi, ma osservandolo alla luce del vangelo
quelli decisivi sono sempre gli stessi: che senso ha l’uomo? Perché esiste?
Cosa vuol dire vivere o morire? Cosa vuol dire educare alla solidarietà?
Lì dobbiamo puntare l’attenzione, solo così possiamo essere ascoltati. A
volte immaginiamo i comandamenti come quelli di un padrone che ti fa
lavorare a vantaggio suo e tu soffri. Non è così. Sono contento di avere
una proposta di vita sana e umana; non inventiamo cose inutili.
Ci sono preti che non delegano ai laici perché devono agire, pensare solo loro… È importante, invece, sentire cosa dicono gli altri, magari mettendo in discussione le proprie certezze. Un povero prete fa una
miriade di cose, ma non ha più tempo per parlare con le persone. Se un
prete o un vescovo va sempre in macchina e non cammina per le strade
come fa a incontrare la gente? Vorrei che i laici mi aiutassero a incontrare Dio nella vita e nel mondo, nella quotidianità dei rapporti. La loro storia possa servire ad approfondire il vangelo per testimoniarlo a tutti.
Mi sarebbe piaciuto insegnare la Bibbia nelle scuole, come si fa con
l’Iliade e l’Odissea. Nella scuola italiana, europea, si studia il greco perché è nelle nostre radici, ma lo è anche il pensiero giudeo-cristiano. Per
insegnare la Bibbia bisogna farlo molto bene e sono sicuro che piacerebbe agli studenti almeno quanto i grandi classici. Molti pensano che
sia un libro per preti e monaci, invece è un testo di alta letteratura.
● Italia:
● Non chiudete quelle sedi! An-
che i saveriani hanno aderito alla
campagna di “Tavola della pace”
per chiedere alla Rai di non chiudere le sedi di corrispondenza a
Nairobi, Beirut, Istanbul, Nuova Delhi, Buenos Aires, Mosca
e il canale Rai Med. “Chiudere è
contrario agli interessi dell’Italia
e degli italiani che devono essere messi nelle condizioni di affrontare da protagonisti le grandi
sfide del nostro tempo. Le sedi
di corrispondenza Rai non sono
uno spreco, ma un investimento
strategico. Non vanno chiuse ma
sostenute da nuovi spazi nei palinsesti quotidiani, capaci di portare in primo piano la vita delle
persone e dei popoli”. Per aderi■
re: www.perlapace.it
Una storia speciale
● Dal campo nomadi a San Re-
mo. Eduard, Ciprian e Luigi sono adolescenti che hanno imparato a suonare il violino per strada. Il cantautore Eugenio Finardi
li ha voluti accanto a sé sul palco
del Festival di San Remo. Fanno
parte del Piccolo Ensemble Futuro, del Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano. Grazie alla collaborazione fra l’istituto e
la Casa della carità di don Colmegna, 23 ragazzi rom stanno
vivendo da un anno e mezzo un
progetto di integrazione attraverso la musica. Eduard Ion, 15 anni, dice: “Il Festival è un sogno,
come quello di dare un futuro
migliore alla mia famiglia grazie
alla musica”. Come lui la pensa anche Luigi Nicolae, 17 anni: “Mio nonno mi ha insegna-
Eugenio Finardi ha portato
a San Remo tre violinisti rom
to a suonare il violino e ora che
frequento il Conservatorio piange dalla felicità”. Ciprian Badeano, 22 anni e già tre figli, racconta: “Sono stato notato mentre suonavo in metro… Io, comunque, lavoro per mantenermi”. Don Colmegna spiega: “È
un lavoro concreto di integrazione attraverso la cultura. Finardi
ha fatto da trascinatore”.
Per vedere il video dell’esibizione: www.youtube.com/watch
?v=TmrHzn0CXiU&feature=rel
ated
■
2012 MARZO
D I A L O G O E SO LID A RIETÀ
lettere al direttore
p. Marcello Storgato
MISSIONARI SAVERIANI
Via Piamarta 9 - 25121 Brescia
E-Mail: [email protected]
Pagina web: saveriani.bs.it/missionari_giornale
LE DONNE DI
“MISSIONARI SAVERIANI”
Care lettrici, cari lettori,
questa volta devo proprio lasciare un po’ di spazio alle tante “donne”,
affezionate a noi missionari, che ci... pedinano dovunque con il loro
affetto e ci accompagnano con la loro preghiera e generosità. Accolgono il nostro “mensile” a casa, lo leggono e ne fanno buona propaganda. Mi sembra di vedere le tante donne che accompagnavano nostro Signore per le strade della Palestina, prendendosi cura di lui e dei
suoi discepoli. A nome dei missionari, ho solo una parola: “Grazie!
Voi siete le nostre madri e sorelle”.
p. Marcello, sx
Caro direttore,
siete ogni giorno presenti nel lieto ricordo e soprattutto nella preghiera per tutta la vostra comunità. Tramite “Missionari Saveriani” partecipo con gioia a tutte le cose belle che state facendo per il bene di tutto
il popolo di Dio. Il Signore, anche per l’intercessione del vostro santo
fondatore, vi accompagni con ogni grazia e benedizione, perché il vostro apostolato missionario sia fecondo e sempre amato da tutti.
Colgo l’occasione per dire “grazie” a te e a quanti collaborano per il
contenuto del mensile, molto atteso e gradito da tutti. Il mondo ha bisogno della Parola di Dio, di verità e giustizia. Grazie!
M. Lucis, figlia di San Paolo - Trento
Oggi ho ricevuto il giornale “Missionari Saveriani”: grazie, grazie!
È davvero interessante e appetitoso avere tra le mani una panoramica sulla testimonianza dei missionari nelle varie parti del mondo. Tra
i tanti articoli, mi incuriosisce sempre la rubrica “Lettere al direttore”;
condivido le sue risposte.
Chiedo scusa per non aver ringraziato per il prezioso dono del “Calendario”. Il pensiero riportato ogni giorno aiuta a vivere la “santità
quotidiana” insieme a san Guido Conforti. Più volte ne ho fatto l’esperienza: leggendo il pensiero, l’ho interpretato come risposta alla situazione che stavo vivendo. Sono “briciole di cielo” che appagano le varie circostanze della vita quotidiana, e ve ne ringrazio. Sento un po’ la
mancanza della storia narrata a fumetti, che era affascinante. Chiedo la
benedizione e una preghiera,
Ernesta, Cormons - Gorizia
Nostra madre Maria, ora in paradiso, ha sempre trovato tempo da
dedicare al Signore, agli altri e ai missionari. Per lei la preghiera aveva
grande importanza; e altrettanto importante era il lavoro: un giorno cuciva pantaloncini per i bambini poveri, un altro preparava i pacchi, un
altro ancora scriveva a qualche missionario… Così raggiungeva terre
lontane. Anche dal paradiso continuerà a vegliare sui missionari.
E noi, suoi figlie e figli, continueremo a leggere il vostro giornale,
ricco di interessanti notizie dal mondo e gli articoli del direttore, mai
convenzionali e sempre ricchi di stimoli e approfondimenti. Le missioni hanno sempre fatto parte della vita di nostra madre e continueranno ad avere un posto importante nella nostra. Con i
migliori saluti, vi ringraziamo, Grazia, Sarnico - Bergamo
STRUMENTI D'ANIMAZIONE
PER I “PAPà” di oggi, ieri e domani
“La meraviglia di un sorriso. Il mio primo anno da papà”, di
Roberto Allegri (ed. Paoline, pp.175, € 14,50). È un diario dell’esperienza più sconvolgente che si possa immaginare. “Si dice - scrive
l’autore - che avere un bambino cambia la vita. Non è vero,
non la cambia. La stravolge, la
rivolta, la trasforma, l’abbatte completamente per riedificarla”.
Roberto Allegri racconta
la sua esperienza da cronista,
senza ideologie né insegnamenti: solo emozioni, riflessioni, pensieri di 365 giorni totalmente nuovi.
Un bel regalo per la “festa del papà”: i papà novelli, ma anche i papà di ieri (ormai quasi nonni) chiamati a
un confronto generazionale.
E anche le donne, leggendo,
potranno capire sensazioni e
pensieri dell’altra metà, davanti al frutto del loro amore.
Richiedere a:
• Libreria dei popoli, Brescia Tel. 030 3772780 int. 2;
Fax 030 3772781; E-mail: [email protected]
I MISSIONARI SCRIVONO
Anche in Bangladesh il fascino della Bibbia
Anche quest’anno abbiamo allestito la “Bible mela” - l’esposizione della bibbia nella nostra missione di Satkhira, in Bangladesh.
L’ho inaugurata dopo la Messa di mezzanotte a Natale. Il numero
delle bibbie esposte in lingue diverse ormai supera la cinquantina...
Ma è una buona occasione per far conoscere e far acquistare la
bibbia in bengalese, in tutte le edizioni disponibili. C’è anche un
“Nuovo Testamento” in bengalese e inglese, che attira l’attenzione
soprattutto dei giovani delle scuole.
Sono esposti anche i libri scritti e pubblicati dai saveriani (ad
esempio, p. Silvano Garello e p. Marino Rigon), i mappamondi
gonfiabili e cartine geografiche del mondo. Un banchetto è dedicato anche agli oggetti religiosi: corone del rosario, crocifissi,
medaglie e immagini, che piacciono alla nostra gente.
Per attirare il pubblico, abbiamo organizzato un programma
con musiche e canti popolari, con gruppi composti da cristiani,
hindu e musulmani. Così la gente (tanta!) viene per sentire i canti
e insieme trova a portata di mano anche la bibbia. Sarebbe bello
Padre Enzo Valoti durante la presentazione
presentare temi specifici della Bibbia con cartelloni e scritte, per
della mostra sulla Bibbia nel 2009
renderla ancora più eloquente per i visitatori. Ma per ora non riesco a farlo, e mi accontento di dare alla gente l’idea dell’universalità della bibbia e del suo messaggio per
tutti: in tutto il mondo milioni di persone la leggono e la prendono come base per la loro fede. Di fatto anche
vari musulmani la comprano, magari avvolta in un giornale per non farsi vedere dagli altri...
p. Enzo Valoti, sx - Satkhira, Bangladesh ([email protected])
Amazzonia: la fatica di fare fagotto a ottant’anni
Cari amici, ancora una volta ho dovuto... fare fagotto. E non è semplice a ottant’anni: mettersi a fare le
valigie è una pena. Ma devo accettare la volontà di Dio; non posso tirarmi indietro adesso che sono vecchio. Non sarebbe la migliore preparazione per la vita eterna.
Il nostro superiore p. Pino Leoni mi vuole con sé come rettore ed economo della casa saveriana,
nel quartiere vecchio della città di Belém, in modo che lui possa essere più libero per visitare i
confratelli, distanti anche mille chilometri, per stare più vicino a loro, che sono i più coraggiosi e
i più esposti a pericoli. Padre Raffaele Bartoletti mi ha dato le chiavi della casa ed è partito per
la parrocchia di Concordia, per servire la gente insieme a p. Meo Elia.
Sono qui dall’8 febbraio. Domenica i confratelli di Belém sono venuti a farmi festa: una
cosa simpatica e fraterna, incoraggiante per il “giovane” rettore, che è qui solo per obbedienza. Ad ogni modo, mi sono già ambientato
e sono contento perché i missionari mi vogliono bene e sono disposti ad aiutarmi quando ne ho bisogno per i vari servizi. Per esempio, è arrivato il “santo padre” Dante Mainini, sordo come una campana, per farsi regolare l’auricolare.
Ho chiamato p. Matteo, che è andato con lui e p. Dante è rimasto contento.
Cercherò di essere accogliente e fraterno con tutti coloro
che vengono nella nostra casa per riposarsi e respirare un po’
di aria saveriana. Ce la farò? Lo Spirito Santo e la Madonna
di Guadalupe mi faranno compagnia. Se venite anche voi, vi
farò festa. Pregate per me; vi abbraccio fraternamente,
p. Marcello Zurlo, d’Amazzonia
Festa di benvenuto a Belém per p. Marcello Zyurlo,
“nuovo” rettore della casa saveriana
([email protected])
solidarietÀ
BURUNDI: FORMARE I GIOVANI ALLA PACE
Ecco una proposta dal Burundi, paese tra i più poveri dell’Africa. Non chiedo aiuti per costruzioni, ma per i
campi di lavoro e formazione dell’estate 2012, organizzati dal Centro Giovani Kamenge (CJK), per ripristinare
pace e riconciliazione tra i giovani burundesi. Lavoriamo
con i giovani per “imparare a vivere insieme”.
Da 12 anni durante l’estate, mettiamo insieme cinque
campi di lavoro e formazione con 2.500 giovani: quattro
ore di lavoro per costruire mattoni e due ore di formazione su temi importanti. È un’esperienza di inserimento
nei quartieri, di vita insieme, di contatto con giovani di
altre culture. Alla fine, diamo a ognuno dei 2.500 partecipanti un pacco di materiale scolastico, utile per l’anno
seguente, a scuola.
Ci occorrono 3 euro al giorno per giovane: per procurare il materiale di lavoro, un pasto giornaliero, le sessioni di formazione e il materiale scolastico. Noi ci impegniamo a raccogliere dai giovani almeno una parte dei
costi; ma abbiamo bisogno di aiuto per circa 30.000 euro.
È un lavoro molto impegnativo e importante, della durata complessiva di tre mesi, che prepara donne e uomini
nuovi per l’Africa. A nome di tutti i giovani, grazie!
p. Claudio Marano, sx - CG Kamenge, Bujumbura
piccoli progetti
3/2012 - BURUNDI
Centro giovani Kamenge
I giovani sono sempre importanti, per l’oggi e per il futuro della missione. In Burundi, il
Centro Giovani Kamenge è un modello e un
gioiello di formazione giovanile. Ogni estate
organizza cinque campi di lavoro e formazione. è gradito l’aiuto per circa 30.000 euro.
• Responsabile del progetto è il saveriano
friulano p. Claudio Marano.
2/2012 - RD CONGO
Sale polivalenti a Luvungi
Nella grande missione congolese di Luvungi, 5 comunità ecclesiali di base hanno
bisogno di una “sala polivalente” decente e
duratura per favorire la preghiera, la scuola e
la vita sociale. Ogni sala richiede circa 10.000
euro, oltre al contributo della gente. Possiamo contribuire.
• Responsabili del progetto sono i saveriani
p. Sanfelice e fratel Gregato.
Chi desidera partecipare alla realizzazione di questi progetti, può utilizzare l’accluso Conto corrente
postale, oppure può inviare l’offerta direttamente
al C/c.p. 00204438, intestato a:
Procura delle Missioni Saveriane,
Viale S. Martino 8 - 43123 PARMA
oppure bonifico bancario su C/c 000072443526
CARIPR&PC - Ag. 6, via Farini 71, 43121 Parma
IBAN  IT86 P062 3012 7060 0007 2443 526
Si prega di specificare l’intenzione
e il numero di Progetto sul C/c.p. Grazie.
2012 MARZO
ALZANO
24022 ALZANO L. BG - Via A. Ponchielli, 4
Tel. 035 513343 - Fax 035 511210
E-mail: [email protected] - C/c. postale 233247
Al saveriano p. Luigi Arnoldi
Il premio “Giovanni XXIII” alla memoria
S
abato 10 dicembre a Bergamo, nella chiesa di S.
Alessandro in Colonna, è stato eseguito l’annuale concerto
di Natale “Tradizione dal mondo”, con la consegna del premio
“Beato Giovanni XXIII”. L’importante riconoscimento è stato consegnato a tre bergamaschi
che si sono distinti per la loro testimonianza di vita missionaria
nel mondo.
Uno dei tre premi è stato assegnato alla memoria del saveriano p. Luigi Arnoldi, nativo di
Brembate, morto in un incidente
stradale il 13 agosto 2011. Padre
Luigi era in Italia per le vacanze e sarebbe tornato in Burundi
all’inizio di settembre. Gli altri
“premiati” sono sr. Vittoria Magni, orsolina missionaria in Bolivia, e mons. Mario Maffi, fidei
donum in Bolivia e a Cuba.
Il ritorno al primo amore
Padre Luigi era entrato
nell’istituto saveriano quando
già aveva 19 anni. Era un missionario convinto. Alla vigilia della professione perpetua
ai superiori scriveva così: “Sono pronto a rispondere in modo
totale alla chiamata di Dio, ad
amarlo sopra ogni cosa e a dare il mio contributo affinché in
p. MARIO GIAVARINI, sx
mezzo agli uomini, specialmente i più poveri, cresca il suo Regno di giustizia e di pace”.
Dopo la sua ordinazione, fu
destinato alla missione in Burundi dove rimase fino al 1983,
quando fu espulso dal Paese
assieme ad altri saveriani. Fu
un’esperienza bruciante per lui.
Ma non per questo abbandonò
l’amata Africa. Nel 1984 partì per il Congo, dove lavorò per
cinque anni. Imparò la lingua
swahili e studiò la cultura lega.
Nel 1990 i superiori lo richiamarono in Italia, per essere rettore della comunità di Alzano e poi
animatore missionario a Udine.
Nel 1997 tornò di nuovo in Burundi, dove fu impegnato come
docente in seminario, come superiore dei saveriani della regione e infine come formatore dei
giovani saveriani del Burundi.
“Rimanere nel suo amore”
in ogni momento
La vita di p. Luigi può essere
L’indimenticato p. Luigi Arnoldi
Per una cittadinanza condivisa
Il vescovo firma documento delle Acli
15 gennaio il
D omenica
vescovo mons. Francesco
Beschi ha parlato sul tema “Migrazioni e nuova evangelizzazione”, nella chiesa parrocchiale
di Seriate, durante la celebrazione Eucaristica diocesana per la
giornata mondiale del migrante e
del rifugiato. Le letture e i canti
sono stati eseguiti in sette lingue
diverse. Le parole del vescovo
sono state molto chiare.
8
Amore e giustizia
contro la crisi
“In questo momento in
cui alcuni beni che sembravano sicuri e garantiti
vengono meno, ci accorgiamo che non bastano i beni
materiali. Questo lo dico
agli italiani e alle persone
provenienti da Paesi diversi
dal nostro. La crisi attuale
è morale e spirituale. Per
troppo tempo si è pensato
solo ai valori di incremento
economico, sottovalutando
i beni non misurabili, come
quelli spirituali e morali che
garantiscono anche i beni
materiali.
C’è bisogno di amore,
giustizia, riconoscimento di
diritti e doveri, cittadinanza
condivisa: condivisione non
soltanto di lingue e culture,
ma di ciò che ci rende più umani.
Soltanto così si farà fronte alla
crisi e si darà un futuro ai nostri
figli. Tanti bergamaschi soffrono
per la crisi del lavoro, ma invito
a non dimenticare le persone e le
famiglie di altre nazioni”.
Testimoniare la fede
Riprendendo questo tema,
scelto da papa Benedetto XVI,
mons. Beschi ha sottolineato
che “le grandi migrazioni mondiali sono una provocazione per
i nostri Paesi di antica tradizione
www.ecodibergamo.it
cristiana. La presenza di tante
persone di diverse nazioni ci
provoca a rinnovare la nostra fede, a testimoniarla e a proporla
- senza imporla - a chi non è cristiano. Questo è un compito dei
credenti italiani, ma anche dei
cristiani provenienti da nazioni
diverse”.
Infine, ha rivolto un appello
alle persone straniere: “Custodite la vostra fede anche qui da
noi. Non fatevi imbrogliare dal
materialismo diffuso nella nostra società. Lo dico soprattutto
ai più giovani, che sono
anche quelli più esposti
a lasciarsi affascinare da
questo aspetto della nostra
società”.
“L’Italia sono anch’io”
Prima della Messa, il
vescovo ha firmato l’iniziativa delle Acli “L’Italia
sono anch’io”, destinata
a sostenere due proposte
di legge di iniziativa popolare, per riconoscere la
cittadinanza italiana a chi
nasce in Italia e il diritto
di voto ai cittadini immigrati che risiedano in Italia.
■
Mons. Francesco Beschi aderisce alla raccolta firme
delle Acli che chiedono la cittadinanza per i figli
degli immigrati nati in Italia (foto di Frau K13)
Per aderire vedi il sito:
www.litaliasonoanchio.it
Il premio “Giovanni XXIII” per p. Luigi Arnoldi è consegnato dal vescovo alla nipote
Gabriella; la somma sarà devoluta all’orfanotrofio di Kajoga, per continuare l’opera
iniziata dal compianto missionario in Burundi
riassunta molto bene da una lettera che egli scrisse al superiore
generale nel 1999.
“So per esperienza che amare
veramente le persone non è cosa facile. Sento tutta la mia incapacità e povertà. Non possiedo
in proprio ciò di cui voglio disporre per donarlo agli altri. Allora, non mi rimane che tenere
sempre davanti agli occhi e mettere in pratica l’invito di Gesù:
«Rimanete nel mio amore». Non
c’è altra soluzione se voglio veramente amare come lui ama e
come l’amore esige.
«Rimanere nel suo amore» è
amare lui prima di tutto come
valore assoluto, cosicché amare
Gesù è fondamentale se voglio
amare i fratelli... Non si può, infatti, amare concretamente Gesù che nel suo corpo, che sono i
fratelli. Così si ama Cristo, punto di partenza e di arrivo di ogni
altro amore, e non si corre il ri-
schio di amare i fratelli in modo disordinato e, quindi, di non
amarli per nulla.
Ciò sembra un puro ragionamento, ma per me è una specie
di sintesi che mi fa fare un passo
avanti verso l’unità tra l’amore
di Dio e del prossimo, in un unico gesto. Sento che questo passo
avanti nella riflessione mi dà serenità e, quindi, è un passo verso
la verità dell’amore, così difficile da vivere in modo vero.
Rimane, tuttavia, la parte più
difficile: quella del quotidiano,
in cui mi è data la possibilità di
amare Cristo e il fratello in modo concreto e unitario. Bisogna
che mi dia da fare, dunque, in
tutte quelle occasioni d’incontro
che la giornata mi offre, magari anche cercando delle opportunità, andando incontro al fratello nelle sue necessità, prestando
attenzione a chi mi è accanto o a
chi mi passa accanto”.
■
QUALCUNO LASSù CI AMA
Cadere dalla moto e svegliarsi sulla sedia
RENZO VALOTI
Mercoledì 25 gennaio, come di consueto, lo zio si stava recando in moto al villaggio di Rogonnathpur, a 30 chilometri
dalla missione di Satkhira, in Bangladesh,
per celebrare la Messa. Era mattino presto: nebbia fitta e strade viscide.
A poca distanza dal villaggio un dosso
(non segnalato) gli ha causato una brutta
caduta. Padre Enzo ha perso momentaneamente conoscenza, tanto che al risveglio
si è trovato seduto su una sedia, sulla soglia di una casetta abitata da musulmani
che per primi l’avevano soccorso.
Nel frattempo, viene avvisato p. Gabriele Spiga che da Bagachara, con la sua
vecchia jeep, lo ha portato fino all’ospedale di Khulna (due ore di viaggio). Qui
lavorano alcuni medici italiani che hanno
Padre Enzo Valoti non ha perso
riscontrato fratture alle coste e alla spalla
il sorriso, nonostante
l’incidente in motocicletta
destra. Ma ciò che più preoccupava era un
ematoma alla testa, per cui hanno deciso
di trasportarlo, tramite elicottero, fino a Dhaka, allo “Square Hospital”, una struttura all’avanguardia.
Le prime notizie erano poco tranquillizzanti, ma per grazia di Dio la
situazione, se pur lentamente, è migliorata. Il 29 gennaio ho potuto
sentire di nuovo la sua voce e il suo solito: “Sto benone!”. È stato per
tutti un grande sollievo. Sottoposto a nuovi esami e controlli, ora sta
osservando un periodo di riposo e di recupero nella casa dei saveriani
a Dhaka. Queste notizie me le ha date lui stesso, via cellulare, dopo
essere stato dimesso dall’ospedale.
Anche questa volta Qualcuno ha guardato da lassù, malgrado la
nebbia. Grazie a Dio, a chi si è preso cura di p. Enzo e a coloro che ci
hanno tenuto informati sulle sue condizioni.
2012 MARZO
BRESCIA
25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9
Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781
E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259
“I migranti del vangelo”
La storia dei missionari Camuni in un libro
“Migranti del vanS’ intitola
gelo. Dalla Valcamonica
al mondo”. È il nuovo volume
dei Quaderni di Brixia Sacra
(stampato a ottobre 2011), edito
insieme da “Associazione Gente
camuna”, “Associazione per la
storia della chiesa bresciana” e
“Fondazione Civiltà Bresciana”.
Uno studio completo
Nella presentazione si legge:
“Quando nell’ottobre del 2004
venne organizzato il convegno
di studio dedicato all’emigrazione in Vallecamonica, non si
mancò di sottolineare la necessità di riflettere anche su quel
fenomeno migratorio, ponendo
attenzione a quegli aspetti che
chiamano in evidenza la fede
cristiana, la sua proclamazione,
la sua diffusione…”.
I migranti del vangelo, a partire da metà ottocento in poi,
hanno trovato spazio così in
un’inedita e stimolante ricerca,
curata da Simona Negruzzo e
Sergio Re. Proprio quest’ultimo, un paio d’anni fa, era venuto nella nostra redazione per
illustrarci il bel progetto, in cui
sarebbero stati presentati anche
i saveriani Camuni, vivi e defunti.
È nata così una bella collaborazione, che ci ha arricchito
reciprocamente e i cui frutti si
possono trovare da pagina 200
a pagina 226 di un libro importante, tanto da contare più di 400
pagine e circa trenta congregazioni: uno studio completo e aggiornato.
DIEGO PIOVANI
Sei saveriani e una saveriana
Dopo una breve presentazione di mons. Conforti e un po’
di storia della congregazione, si
raccontano le vicende di sei saveriani e di una saveriana. Sono
il compianto p. Pietro Grappoli
e suo fratello p. Francesco (Esine), rispettivamente missionari
in Indonesia e negli Stati Uniti;
p. Battista Pedrotti (Cortenedeolo), attualmente in Congo RD;
p. Mario Tognali (Esine), missionario in Brasile; p. Giacomo
Rigali (Borno), ora nelle Filippine; fratel Bruno Menici (Temù
e Castegnatese d’adozione), impegnato in Sierra Leone. C’è
anche la saveriana Ines Frizza
(Garda di Sonico), Camuna doc
e attualmente superiora generale
della congregazione.
Iniziativa di solidarietà 2012
Un’occasione di bene che vale il doppio
certamente notato
A vrete
che, insieme al numero di
febbraio di “Missionari Saveriani”, è arrivata una busta con il
piccolo foglio che illustra l’iniziativa di solidarietà del 2012 e i
biglietti per l’estrazione a premi.
È stato scelto ancora il periodo
quaresimale per lanciare questa
proposta, giunta alla sua terza
edizione e che ha come titolo:
“Costruiamo insieme la città
dell’uomo”.
La buona stampa
è importante
I saveriani di Brescia desiderano sensibilizzare lettrici e lettori, amici e conoscenti sull’importanza dell’informazione per
8
l’ideale missionario. La “buona
stampa”, infatti, ha bisogno di
sostegno, perché è uno strumento fondamentale e insostituibile,
specialmente ai nostri tempi. A
volte, invece, viene considerata
da alcuni come “un di più” superfluo, rispetto al vero lavoro
dei missionari.
Noi ci crediamo e per questo
lavoriamo tutto l’anno, insieme
ai nostri collaboratori, facendo
uscire ben tre riviste mensili:
“Missionari Saveriani”, “Missione Oggi” e “Cem Mondialità”. Mettiamo a disposizione
del pubblico anche gli strumenti
audiovisivi e tanti libri e volumi,
per approfondire i temi importanti del mondo attuale.
Riteniamo
importante
diffondere e
far circolare
il più possibile le nostre
riviste e i nostri “prodotti
culturali”,
perché si crei
un’opinione
convinta e si
rafforzi l’ideale missionario; perché
il pubblico
possa leggere
notizie e testimonianze che
purtroppo non
si leggono nei
quotidiani,
non si raccon-
p. MARIO MENIN, sx
tano nei tg, e nemmeno nei programmi delle infinite emittenti
del digitale terrestre.
Un gesto di convinta amicizia
Di solito, in un periodo di crisi, i primi tagli si abbattono sulle numerose pubblicazioni che
arrivano nelle nostre case, con
il rischio di fare di tutta l’erba
un fascio. Non nascondiamo
che il vostro sostegno è vitale:
è ossigeno, anche per il nostro...
morale. Sapere che siamo letti
e apprezzati, o che qualche articolo è fonte di discussione e di
critica, ci indica che siamo sulla strada giusta, perché l’indifferenza è peggiore di qualsiasi
giudizio.
Ecco perché vi chiediamo di
partecipare alla nostra iniziativa “Costruiamo insieme la città
dell’uomo”. In che modo? Nella
busta di febbraio trovate cinque
biglietti per voi e per gli amici:
compilateli con nome, indirizzo
e recapito telefonico; tenete la
“parte da conservare”, e mandate al nostro indirizzo la “parte da
spedire”, entro il 25 maggio. Se
desiderate altri biglietti da diffondere, telefonate a p. Marco
(030 3772780).
Vi invitiamo anche alla festa finale del 10 giugno, alle ore
16, per partecipare alla Messa in
memoria di p. Pietro Marchesi e
degli altri amici defunti, a cui seguirà l’estrazione dei premi. Annotatelo subito sul vostro calendario: la vostra presenza è per
■
noi di grande valore!
Il volume è impreziosito dal
saluto del cardinal Re, un figlio
della Valcamonica (Borno), che
scrive: “Il motivo ispiratore che
ha animato le splendide figure
di religiosi missionari e missionarie o di laici volontari era
innanzitutto di ordine religioso,
cioè portare a tutti il messaggio
di Cristo e dare testimonianza di
amore cristiano, seminando il
bene, ma sempre accompagnato
da un serio impegno di promozione umana e sociale”.
La fotografia in copertina
“La Valcamonica, terra dispensatrice non solo di braccia
e di intelligenze, ma anche di
missionari e di carità, ha trasformato l’evangelizzazione in un
cammino di umanità per l’umanità. Oltre duecento tra uomini e
donne hanno portato con sé un
patrimonio fatto di tenacia, coraggio e operosità, trasferendo
molte delle virtù della terra di
origine nei luoghi di missione”,
ha affermato Giuseppe Camadini, presidente della fondazione
“Camunitas”. Mentre Giovanni
Donni, presidente dell’associazione per la storia della chiesa
bresciana afferma che “in queste
pagine non c’è solo la memoria
di un positivo passato, ma si colgono pure lampi di luce su un futuro altrettanto ricco di positive
La copertina del libro
sui missionari
Camuni che comprende
anche la storia
umana e religiosa di sei
saveriani
e una saveriana
promesse e situazioni”.
Per la copertina è stata scelta
un’immagine dell’archivio fotografico dei saveriani: alcuni missionari della prima ora a Henan
in Cina, sulla linea ferroviaria
tra Chegchow e Luoyang, negli
anni venti. I saveriani di Brescia
sono grati a Sergio Re per l’opera realizzata e sono orgogliosi
che alcuni di loro abbiano contribuito a ingrossare le fila della
chiesa bresciana che conta numerosi servi fedeli del vangelo
nel mondo.
Il volume può essere richiesto
all’Associazione per la storia della chiesa bresciana, in via Gasparo da Salò (tel. 030 40233). ■
BRESCIA, CHIESA MISSIONARIA
In cammino verso il sinodo diocesano
p. MARCELLO STORGATO, sx
A pieno ritmo sta andando avanti il lavoro di preparazione al prossimo sinodo della diocesi di Brescia, che si concentrerà sulle cosiddette
“unità pastorali”: un modo per rendere più attiva ed efficace la collaborazione ecclesiale a tutti i livelli.
Sono stati diffusi i “sussidi” per la riflessione e la consultazione:
“Comunità in cammino”, le schede per la catechesi, i moduli da riempire individualmente o in gruppo. Tutto è reperibile sul sito della diocesi: www.diocesi.brescia.it. All’inizio di ogni scheda c’è un monito:
“Nella consultazione non viene chiesto che cosa ciascuno preferisca,
ma che cosa ciascuno - ponendosi sotto lo sguardo di Dio - ritenga più
giusto per la chiesa bresciana”.
La consultazione ecclesiale è un momento molto importante: un’opportunità per partecipare in modo attivo e responsabile alla vita della
chiesa locale e al suo rinnovamento. È superfluo l’invito alle amiche e
agli amici di “Missionari Saveriani” ad approfittare di questa opportunità e a parteciparvi pienamente.
Personalmente, sotto lo sguardo di Dio, ritengo giusto e necessario che la chiesa bresciana rinnovi il suo slancio missionario, dentro e
oltre i confini del proprio territorio, e - come giustamente è scritto in
una scheda - “si apra a una vera pastorale di missione, senza limitarsi a una pastorale di conservazione”. La domanda è: “Come far sì che
ciò avvenga?”. Saremo felici di accogliere le proposte dei nostri lettori e lettrici. Scriveteci!
I delegati missionari dell’unità pastorale di Gussago riflettono
sull’impegno missionario coordinato nella chiesa locale
2012 MARZO
CAGLIARI
08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9
Tel. 340 0840200
E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084
La generazione di padre Mirto
Quelle letture spirituali e formative
I
l 18 gennaio abbiamo partecipato al funerale di Modesta, sorella di padre Virgilio
Mirto, e nel pomeriggio a quello
di Gesualda, cognata di p. Walter Giua, nel santuario dell’Assunta di Guasila. Questi commiati indicano la fine della generazione di p. Mirto, “educata
allo spirito dell’amore servizievole missionario, allo spirito di
fede provata”.
Santa Teresina di Lisieux
Lo testimoniano anche i suoi
libri, conservati in una scatola
della biblioteca. Le letture di p.
Virgilio erano profonde ed educative; davvero erano “letture
spirituali”, perché hanno guidato
la sua vita e hanno guidato sulla via dell’altruismo i giovani di
Guasila, Nuoro, Tortolì.
Nel mio curiosare, ho trovato Pioggia di rose e Strenna del
1929 sulla devozione di santa Teresa del Bambin Gesù, una delle
sante più amate del secolo scorso.
In una pagina del libretto, ho notato la foto del primo vescovo giapponese, mons. Gennaro Hayasaka, in visita al monastero di Lisieux, l’anno successivo alla proclamazione di Teresina a patrona
dei missionari nel 1927. La santa
mistica delle missioni ha allargato
gli orizzonti del giovane Virgilio
per il mondo missionario.
L’esempio del beato Frassati
Su una colonna del santuario
dell’Assunta a Guasila abbiamo
potuto vedere una foto del beato Pier Giorgio Frassati con la
sua firma sotto la scritta “verso
l’alto”. Le testimonianze su Pier
Giorgio Frassati del 1929, raccolte da don Cojazzi con interessanti foto della sua giovinezza, raccontano la spiritualità che
ha ispirato la vita di carità, di fede e di amicizia del giovane Pier
Giorgio. Il libro finisce con questo dialogo.
p. DINO MARCONI, sx
“Mentre tutti tornavano ai loro paesi, un sacerdote mi chiese: «Crede, don Cojazzi, che
Pier Giorgio salirà all’onore degli altari? ». «Questo è il segreto
di Dio», risposi. Ma quello che
non è più un segreto è che il suo
esempio trascina le anime. Egli
credette davvero in Cristo e su
di lui è la promessa di Cristo,
anche per questa vita: benché
morto vive. È proprio vero ciò
che udii ripetere da molti e leggo scritto da quasi tutti: «Averlo
conosciuto o averne udito parlare significa amarlo, e amarlo significa seguirlo»”.
La vita della beata suor Nicoli
L’altro libro del 1929 su cui mi
sono soffermato è la vita di suor
Giuseppina Nicoli, dichiarata
“beata” il 3 febbraio 2008 a Cagliari. Il libro è scritto da p. Bartolomeo Bechis, che era stato a Cagliari a predicare alle dame della Carità, dove era presente anche
Educare e vivere la pace
La marcia di fine anno a Villacidro
Angelo Pittau ha orgaD onnizzato
a Villacidro una
manifestazione di tre giorni per
“educare i giovani alla giustizia
e alla pace”, tema della giornata
mondiale della pace. Gli appuntamenti erano tre: la veglia di
preghiera, la marcia e la giornata
per i giovani. Tutto è iniziato nella sala del Consorzio industriale
del Medio Campidano, dove
sono stati presentati i dati sulle
povertà sociali in Sardegna.
Parole di speranza
La XXV marcia della pace a
Villacidro è partita dalla chiesetta di Sant’Ignazio con una preghiera per i giovani, perché non
si avviliscano per le avversità
della vita. Il corteo era aperto dagli sbandieratori e dagli striscio-
8
ni di vari gruppi e associazioni,
tra cui si notavano “Sardegna
solidale”, “Fuori la chiave per
aprire il futuro”, “Rossella Libera” (riferimento alla cooperante rapita in Algeria).
Il serpentone ha fatto sosta
davanti allo stabilimento della
Keller Elettromeccanica, emblema delle industrie in cassa
integrazione del territorio, dove
i relatori hanno ricordato la vita
difficile dei cassaintegrati. Sulle note della banda musicale, la
marcia si è conclusa nel piazzale
tra le ciminiere spente degli stabilimenti chiusi della zona industriale di Villacidro.
L’arcivescovo Giovanni Angelo Becciu ha illustrato il tema
della giornata mondiale della pace, facendo risuonare parole di
Alla marcia della pace 2011 a Villacidro sono stati affrontati i temi della nuova emigrazione dalla Sardegna e della forte disoccupazione giovanile che affligge l’isola
p. DINO MARCONI, sx
La signora Gesualda
(a sinistra), cognata di
p. Giua, e la signora
Modesta, sorella di
p. Virgilio Mirto, decedute a gennaio 2012:
una generazione di
animatrici missionarie
della Sardegna,
che ci sostengono
dal cielo
suor Nicoli. L’autore fa iniziare la
biografia della suora, mistica della carità, con alcune frasi, prese
dalle lettere di suor Nicoli. Fanno
capire che il sospiro della santità
fa trionfare sulla morte.
“Siamo angeli di carità… Siamo angeli di vigilanza per le anime a noi affidate. Facciamoci
sante, grandi sante, presto sante...
Oh quanta gloria i santi danno a
Dio! Quanto bene i loro esempi fanno alle anime! I santi non
muoiono: la loro benefica missione continua oltre la tomba...”.
Il romanzo “Quo vadis”
Non ci sorprende che fra le letture spirituali di p. Virgilio Mirto
troviamo le biografie di due testimoni che sono stati dichiarati beati. Ma c’è anche il romanzo storico dei tempi di Nerone
“Quo vadis” (dello scrittore po-
lacco Enrico Sienkiewicz). Non
è un libro di evasione, ma una
lettura mistica della storia cristiana durante la persecuzione.
L’apostolo Pietro vive la paura di andare a morire dove un altro lo voleva condurre. La copia
del romanzo, conservata e arrivata a noi, s’interrompe a pagina
450, con la domanda che Pietro mentre scappa dalla persecuzione di Roma - rivolge all’uomo
raggiante che gli veniva incontro: “Domine, quo vadis? - Signore, dove vai?”. Le ultime pagine si sono scollate e perse.
Dai libri delle letture di p. Virgilio Mirto possiamo avere alcune icone letterarie ed esistenziali
dei santi mistici contemporanei
che hanno illuminato la sua vita,
quella della sua generazione e ci auguriamo - anche della nostra vita.
■
speranza. Nello scenario di crisi
globale, è stato ricordato anche
il ritorno del fenomeno migratorio dalla Sardegna e la presenza
di emigrati arrivati dalla Libia e
richiedenti asilo.
Per battere la crisi…
Il “ghelu” della sera ci ha invitati a rifugiarci nel vecchio capannone del magazzino Lisa, dove il gruppo musicale Gen Rosso
ha scaldato i giovani con i loro
ritmi. Le strofe dei canti hanno
ripercorso i temi della marcia,
da vivere anche nella nostra vita
quotidiana.
La marcia della pace ha portato
per le strade le parrocchie della
diocesi di Ales - Terralba e sacerdoti di altre diocesi, associazioni
di volontariato, gruppi ecclesiali
e rappresentanti del mondo del
lavoro, per superare la povertà
che causa l’esclusione sociale e
per educare i giovani alla pace in
una situazione di crisi mondiale.
I saveriani erano presenti con i
giovanissimi del ritiro spirituale.
La crisi economica mondiale sta rendendo la situazione dei
giovani della Sardegna sempre
più difficile e piena di ostacoli.
Il 30 dicembre, sempre a Villacidro, nella zona industriale è stata organizzata una giornata di riflessione e di impegno per i giovani sardi. Anche la loro giornata si è conclusa con l’esibizione
del complesso Gen rosso, che ha
augurato pace e gioia a tutti. ■
Padre Marzarotto non è
in Siberia, ma sul monte
Sant’Antonio, imbiancato
dopo la bella nevicata
di febbraio
LE NOZZE D’ ORO DI
FRANCESCO E PAOLA
Nozze d’oro dei coniugi Francesco Incostante e Paola Rilla: li vediamo felici, attorniati dai giovanissimi della famiglia. Per l’occasione, i
figli e i nipoti hanno scritto questo biglietto augurale: “Nozze d’oro
significa, oltre a stare bene insieme, fare anche tanti sacrifici, vivere
pene, ansie e gioie, ma soprattutto avere nervi eccezionali! L’oro è
un metallo prezioso, così come voi lo siete per noi… Auguri per il diamante”. Anche noi facciamo agli “sposini” gli auguri, accompagnandoli con la preghiera al Signore, perché in famiglia si rafforzi l’amore reciproco.
2012 MARZO
CREMONA
26100 CREMONA CR - Via Bonomelli, 81
Tel. 0372 456267 - Fax 0372 39699
E-mail: [email protected] - C/c. postale 00272260
L’ecumenismo può risorgere
Veglia di preghiera nella chiesa di S. Abbondio
C
attolici, metodisti-valdesi,
avventisti e ortodossi si
sono ritrovati lunedì 23 gennaio
nella chiesa cittadina di S. Abbondio nella veglia di preghiera
per l’unità dei cristiani.
All’incontro erano presenti il
vescovo di Cremona mons. La-
franconi, il pastore Rostagno, il
pope Fuciu e il pastore Pispisa.
Accolti dal parroco don Andrea
Foglia, i rappresentanti delle
varie confessioni hanno pregato insieme ai numerosi fedeli,
seguendo i testi preparati per
l’occasione.
diocesidicremona.it
Gesti e segni di unità
Ci sono gesti che, spesso,
valgono più delle parole e atteggiamenti che costruiscono più
delle dichiarazioni di principio.
In una fredda sera di gennaio,
cristiani di diverse confessioni
hanno manifestato, in maniera
Il vescovo, il pastore evangelico, il pope ortodosso, il pastore avventista alla veglia ecumenica del 23 gennaio a Cremona;
le offerte sono andate per una scuola di villaggio (saveriani del Camerun) e per le chiese perseguitate (Porte aperte, Verona)
“Dare da bere agli assetati”
Campagna di solidarietà dei saveriani
anni passati abbiamo
N egli
organizzato diverse ini-
ziative quaresimali per “dare da
mangiare agli affamati”, come
suggeriscono le famose “opere di
misericordia”, ricordando che la
fame nel mondo miete ogni anno
milioni di vittime e affligge quasi un miliardo di poveri.
Ma non possiamo dimenticare
un problema altrettanto grave come quello delle sete, riflettendo
su quanto affermano gli esperti dell’acqua nel mondo, sulle
deforestazione e sulla crescita
preoccupante delle zone desertiche, che hanno già raggiunto
la terza parte del globo abitato.
Così, viene a scarseggiare l’acqua potabile che è necessaria per
8
sette miliardi di uomini, donne e
bambini.
Serve l’aiuto di tutti
In Italia si è arrivati a votare
un referendum popolare, se privatizzare o no la distribuzione e
il vendita delle acque potabili.
Sappiamo che l’acqua è un bene assolutamente necessario per
tutti gli esseri viventi.
Ma scavare pozzi abbastanza
profondi per evitare inquinamenti, costruire acquedotti, piazzare pompe idrauliche e tubature che portino l’acqua nei centri
abitati e nelle singole famiglie,
esige contributi da parte di tutti
secondo le proprie possibilità e i
propri bisogni.
“Senza acqua non c’è vita!”, è lo slogan dell’iniziativa di solidarietà lanciata dei saveriani di Cremona per il 2012, dalla quaresima fino alla festa conclusiva del 4 novembre
p. SANDRO PARMIGGIANI, sx
Anche in queste opere, i missionari saveriani si sono dati da
fare con tutte le loro forze, in varie nazioni del mondo: in Congo
e Burundi, in Ciad e Mozambico, in Bangladesh e Indonesia.
Come molti avranno letto anche
su queste pagine, tali opere sono
state possibili anche grazie agli
aiuti ricevuti dall’Italia.
Iniziativa lunga nove mesi
Le passate iniziative di solidarietà duravano pochi mesi, il
tempo tra la quaresima e la Pasqua: il tempo del digiuno, della
penitenza e dell’elemosina, come segno della conversione del
cuore e in preparazione alla festa
della resurrezione.
Quest’anno l’iniziativa vuole
durare quanto la gestazione di una
vita umana: nove mesi, dalla quaresima all’avvento, precisamente
fino alla festa dei santi, che è la
vocazione e il traguardo di ogni
cristiano, “immagine e somiglianza di colui che l’ha creato”.
Noi saveriani invitiamo già da
ora tutti i nostri amici e benefattori, domenica 4 novembre alle
ore 15, per celebrare insieme la
santa Messa in onore del nostro
san Guido Conforti (proclamato santo il 23 ottobre 2011) e in
suffragio di tutti i nostri cari defunti. Seguirà, come ogni anno,
una speciale estrazione a premi e
si terminerà con un fraterno rinfresco. A tutti auguriamo pace e
gioia nel cuore, che sono i frutti
migliori dell’amore fraterno. ■
forte, il desiderio di conoscersi,
stimarsi, lavorare per raggiungere quell’indispensabile unità
affinché il mondo creda.
Il primo gesto è stato il canto:
il coro Sicardo, diretto dal maestro Fulvio Rampi, ha proposto
alcune corali, cioè canti nati in
ambiente protestante, che poi
sono stati adottati anche in ambito cattolico. All’ecumenismo
musicale ha fatto seguito l’ecumenismo delle traduzioni della
sacra Scrittura: la prima lettura
dal libro di Baruc, è stata letta
nella traduzione protestante; la
seconda, dalla prima lettera ai
Corinzi, è stata letta nella traduzione della Cei; per il vangelo di
Giovanni è stata utilizzata la traduzione inter confessionale.
Una fatica mai vana
Lo spunto di riflessione è venuto dal pastore Bruno Rostagno che
si è soffermato in modo particolare sulla potenza della risurrezione
di Cristo, che non è sempre facile
da comprendere. Perfino gli apostoli, infatti, non credono subito:
essi hanno bisogno di un incontro
prolungato con il Cristo risorto.
“Ciò sta a dire - ha spiegato il pastore - che l’esperienza della risurrezione è un inizio che apre a delle
attese grandi: la nuova creazione
di Dio”. L’attesa dell’intervento
celeste non deve però distogliere
dall’impegno presente dei cristiani, che devono vivere nel quotidiano la loro fede nel Risorto.
Rostagno ha rimarcato come
in questi ultimi tempi il dialogo
tra le chiese abbia subito una
battuta di arresto. “Anche l’ecumenismo - ha concluso il predi-
catore - può risorgere e probabilmente percorrerà vie nuove: noi
dobbiamo avere fiducia che la
nostra fatica non è vana”.
Il Credo e il pane scambiato
Per esprimere questo rinnovato desiderio di unità è stato
recitato insieme il Credo ed è
stato scambiato un pezzo di pane, come gesto simbolico di pace. In Polonia - la nazione che
ha curato i testi per la settimana
dell’unità di quest’anno - è in
uso augurare pace scambiandosi
un pezzo di pane azzimo.
È una tradizione così radicata
nella cultura di quel paese che
anche i non credenti compiono
volentieri questo gesto. Un grande pane, offerto dalla comunità
rumena, è stato quindi fatto a
pezzi e distribuito ai presenti
che, dopo averselo scambiato,
lo hanno mangiato.
Due gesti di solidarietà
L’ultimo gesto significativo è
stata la raccolta di denaro a favore
di due iniziative di solidarietà. La
prima, curata dai missionari saveriani, mira a costruire una scuola
in tutti i villaggi della grande missione di Bafoussam in Camerun;
la seconda, promossa dall’associazione “Porte aperte” di Verona,
ha come obiettivo il sostegno delle
chiese cristiane perseguitate attraverso la diffusione della Bibbia.
La veglia di preghiera è stata un’occasione importante per
tutti. Ringraziamo il segretariato per le attività ecumeniche di
Cremona e la commissione diocesana per l’ecumenismo, diretta
■
da don Mario Aldighieri.
RICORDANDO MONS. GIOVANNI VOLTA
È morto a Mantova sabato 4 febbraio mons. Giovanni Volta, vescovo emerito di Pavia, dov’era stato guida pastorale dal 1986 al 2003.
Aveva 83 anni ed era originario di Gazoldo degli Ippoliti (MN). Nel
2006 era stato proprio lui a ordinare sacerdote p. Daniele Sarzi Sartori, di Montanara, attualmente missionario in Giappone. Mons. Volta,
tra l’altro, era cugino di un altro saveriano famoso: p. Silvestro Volta,
scrittore, medico e psicologo.
Dopo una prima fase della malattia, dalle pagine del settimanale
diocesano “Il Ticino” aveva ringraziato i fedeli pavesi: “Vorrei essere io vicino a voi, ma sono in un letto e faccio fatica a muovere tutto, tranne che la lingua. Posso dirvi che se c’è una cosa che raggiunge
ovunque è l’affetto della gente; questo
dà tanto coraggio”.
Gli anni pavesi di mons. Volta sono
stati caratterizzati da grandi segni ecclesiali: il sinodo, le due visite pastorali, le settimane teologiche, gli incontri
per i giovani in cattedrale, le lettere alle famiglie in occasione della Pasqua, e
soprattutto la Casa della carità per ospitare i famigliari delle persone ricoverate in ospedale.
Mons. Giudici, attuale vescovo di Pavia, ha ricordato gli aspetti che hanno
contraddistinto maggiormente mons.
Volta: “La centralità della Parola di Dio,
la cura dei poveri e delle persone fragili, l’attenzione alla famiglia. Il tutto condotto con uno stile da vero maestro di
teologia; lo fu alla Cattolica di Milano
e anche nel nostro seminario”. Il Signore conceda la gioia eterna a questo suo
Mons. Giovanni Volta
servo fedele.
2012 MARZO
DESIO
20033 DESIO MB - Via Don Milani, 2
Tel. 0362 625035 - Fax 0362 624274
E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200
La missione che viene a noi
Uomini e donne verso il battesimo
L
a missione “ad gentes” cioè, la missione verso i
non cristiani - è arrivata tra noi ed
è sempre maggiore la domanda di
conoscere il cristianesimo e di ricevere il battesimo da parte di varie persone. Sono uomini e donne
in ricerca, sensibili al problema
religioso: italiani adulti non battezzati, mediamente tra i 20 e i 35
anni, e immigrati di altra religione, venuti da tanti paesi diversi.
Crescere e maturare insieme
Questi nostri fratelli e sorelle
hanno bisogno di essere accompagnati e aiutati nel discernimento, durante il cammino verso una scelta così impegnativa,
non priva di difficoltà e prove
da superare. L’incontro con Gesù Cristo e il suo vangelo, infatti, comporta un ripensamento radicale del senso della vita. Sono
guidati da persone cristiane laiche, indicate dai parroci: passo
dopo passo, condividono la loro ricerca e gradualmente li introducono nella catechesi e nella vita cristiana.
Con la saveriana Lidia e la si-
gnora Eugenia - entrambe con
una lunga esperienza di accompagnamento nel catecumenato -,
a nome della diocesi ambrosiana,
formiamo l’equipe di riferimento per i ritiri e gli incontri formativi, ospitati nella nostra casa di
Desio. Il percorso catecumenale di due anni è un tempo di gestazione, di crescita e di maturazione nel discepolato, verso una
progressiva scelta di fede e di appartenenza al popolo di Dio.
È bello generare alla fede!
Siamo testimoni di un’esperienza coinvolgente, che incide
sull’essere profondo delle persone che progressivamente diventano discepoli di Cristo. È sorprendente vedere come nel servizio di
accompagnamento dei futuri cristiani riscopriamo insieme il nucleo essenziale della nostra fede cristiana. Possiamo affermare
che siamo più testimoni che maestri; più trasmettitori di un’esperienza che di una dottrina.
Vivendo questo cammino di
fede percepiamo che il catecumenato non è un’esperienza
p. ROSARIO GIANNATTASIO, sx
marginale né eccezionale, ma
un momento che dovrebbe essere esemplare nelle comunità cristiane, e pertanto carico di futuro per la chiesa che è in Italia. La
comunità cristiana ha bisogno di
toccare con mano la bellezza di
generare alla fede nuovi figli e
figlie, aprendosi agli altri e diventando sempre più autentica,
vitale e credibile.
Trenta catecumeni
e la mia speranza
Siamo felici di sperimentare
anche in Italia il nostro carisma
missionario, tipico dei confratelli che hanno la fortuna di viverlo
nei paesi non cristiani. Allo stesso tempo, speriamo di aiutare la
zona pastorale di Monza, di cui
facciamo parte, a passare da una
pastorale di mantenimento a una
pastorale missionaria, che riqualifica l’esperienza e la tradizione
della chiesa.
In questo momento i catecumeni sono una trentina, di varia nazionalità: italiani, albanesi,
thailandesi, egiziani, nigeriani,
camerunesi, cinesi… Si tratta di
una piccola realtà, ma rappresenta certamente la logica evangelica del seme che germoglia e del
lievito che fermenta. È una grande opportunità e una ricchezza
per le comunità cristiane brianzole, per stimolarle al dinamismo
della fede. Voglio sognare e sperare che questa sfida pressante riesca a coinvolgere anche i gruppi missionari (che spesso vivono
nella stanchezza) nell’impegno
dell’annuncio, nella “missione
che viene a noi”.
■
Il cammino
del catecumenato rappresenta un’opportunità
preziosa anche
per le comunità cristiane
brianzole,
perché s’impegnino nell’annuncio del
vangelo, nella
“missione che
viene a noi”.
Con il catecumenato
la chiesa
genera
nuovi
figli e figlie
nella fede
cristiana.
Il gruppo “Nuova Amicizia”
Un rapporto che si rinsalda ogni volta
un grupV ipopresentiamo
speciale che viene re-
8
ni ’80, avendo acquisito la caratteristica di “associazione” che riuniva volontari e utenti da Desio e dai comuni limitrofi, abbiamo chiesto e ottenuto ospitalità
a padre Natalio Fornasier presso
la casa dei missionari saveriani
di Desio.
In questi trent’anni, i missionari ci hanno sempre sostenu-
a cura di p. STEFANO DELLA PIETRA, sx
to e accompagnato, anche solo
per la celebrazione della Messa
in occasione del nostro incontro
golarmente ospitato nella nomensile. Ricordo in particolare
stra comunità saveriana di Dep. Rinaldo, p. Rino, p. Franco, p.
sio, e che ringraziamo per la loClaudio e tanti altri. La loro prero presenza. Accoglierli e celesenza ha dato un sigillo all’imbrare la Messa con loro è per noi
pegno cristiano dell’associaziouna soddisfazione. Vediamo che
ne. Un grande grazie a tutti i saDio continua a operare anche atveriani e agli amici.
traverso persone che hanno alcuLa nostra attività nella
ne difficoltà e ci viene da
casa di Desio si articola in
affermare come l’apostodue modi: ogni quindici
lo Pietro: “In verità, sto
giorni facciamo il nostro
rendendomi conto che
incontro per programmare
Dio non fa preferenza di
i nostri impegni; nell’inpersone” (Atti 10,34).
contro mensile di tutti
Ci auguriamo, quindi,
gli associati, partecipiadi continuare insieme il
mo alla santa Messa e poi
nostro cammino. Abbiapassiamo il pomeriggio
mo chiesto a Pierantonio
scambiandoci esperienze
Galimberti di presentare condividendo momenti
ci brevemente i nostri
d’allegria, che si concluospiti.
dono con la cena.
Anche la festa dei poSigillo del nostro
poli, organizzata ogni animpegno cristiano
no dai saveriani, è un’alIl Gruppo Nuova Amitra bella occasione di agcizia - GNA - è un’assogregazione tra i volontari
ciazione di volontariato
e i ragazzi speciali della
fondata nel 1979. Si ocnostra associazione e gli
cupa di persone diversa■
altri gruppi.
mente abili e di tempo
(per Gruppo Nuova
libero. All’inizio era un
Amicizia, Pierantonio
gruppo parrocchiale, ma
Il Gruppo Nuova Amicizia sulla gradinata d’ingresso
Galimberti)
poi, dalla metà degli andella casa saveriana di Desio
Due appuntamenti di marzo
Esercizi spirituali - Da giovedì 8 a domenica 11 marzo, presso i missionari saveriani di Desio (via don Milani 2), i laici saveriani organizzano gli “esercizi spirituali per laici”. Il tema sarà:
“La terra di Dio”.
I nostri martiri - Il 24 marzo si celebra la giornata di preghiera
per i missionari martiri. Preghiamo per i missionari e le missionarie che soffrono per l’annuncio del vangelo all’umanità; la testimonianza di Cristo vinca ogni incertezza e paura.
LA PREGHIERA è SOVRUMANA ENERGIA
san GUIDO CONFORTI
La preghiera rende l’uomo più grande di sé, lo trasfigura, lo sublima, lo divinizza. Solo le anime superficiali e volgari possono disprezzare la preghiera e coloro che soddisfano a questo dovere, a questo
bisogno del cuore. No, la preghiera non avvilisce l’uomo. È senza dubbio la funzione più nobile e più gloriosa che egli possa esercitare in
questo mondo, e gli conferisce una grandezza veramente sovrana.
Non solo essa ci mette in intimo rapporto con tutto ciò che vi è di
vero, di bello, di santo in cielo e sulla terra, ma ci rende anche partecipi dell’amicizia di Dio, delle sue più tenere effusioni, delle sue più
intime confidenze. Ed è appunto da questa comunicazione, da questo
contatto con la Divinità che l’uomo attinge sovrumana energia.
Se virtuosi, pregate per mantenervi tali; se peccatori, pregate per risorgere dal vostro stato lacrimevole; pregate gli uni per gli altri, perché sta scritto che molto può l’assidua preghiera del giusto. Pregate
con umiltà, con fiducia, con perseveranza. Pregate fra le pareti domestiche e nel tempio. Pregate specialmente con quella preghiera santa
e sublime che Gesù Cristo stesso insegnò agli uomini.
La preghiera è un dovere e un bisogno. Un dovere che abbiamo come creature ragionevoli e tanto più per essere cristiani... Ma è anche
un bisogno del cuore: bisogno che hanno sentito e sentono tutti i popoli della terra, dai più civili ai più barbari. Nel momento della tentazione, del dubbio, della prova e della tribolazione, preghiamo e dalla
preghiera ci verrà la luce, la forza, il conforto per renderci a tutto superiori e rimanere fedeli ai nostri propositi di bene.
2012 MARZO
FRIULI
33100 UDINE UD - Via Monte S. Michele, 70
Tel. 0432 471818 - E-mail: [email protected]
- C/c. postale 210336
Il vescovo umile e sorridente
Ricordo riconoscente di mons. Alfredo Battisti
I
n queste poche righe non
ho la pretesa di presentare
in modo esauriente e completo
la personalità di mons. Alfredo
Battisti, già arcivescovo di Udine, salito al cielo il 1° gennaio
2012. Desidero solamente ricordarlo con sentimento di riconoscenza per il suo sostegno cordiale al nostro istituto missionario e in particolare alla comunità
saveriana di Udine.
Una collaborazione costante
In occasione di una visita alla nostra comunità nel lontano
1974, incaricò il nostro istituto
di fondare il centro missionario
diocesano, come espressione di
tutte le realtà missionarie presenti. La ragione dell’incarico
la esprimeva così: “Siete l’unica
comunità esclusivamente missionaria presente in diocesi”.
Da quel momento, pur
p. CARMELO BOESSO, sx
nell’evolversi della realtà e delle
situazioni, la collaborazione non
è mai venuta meno e si è espressa nell’animazione missionaria
di gruppi e parrocchie, nell’appoggio concreto ai missionari e alle necessità delle missioni, nei viaggi in terra di missione
per manifestare vicinanza e sostegno. In alcuni di questi viaggi missionari ha partecipato lui
stesso. Tutta questa attività era
Mons. Battisti presiede la Messa in onore di san Francesco Saverio; a destra, p. Gianpaolo Codutti,
a sinistra, il vicario generale mons. Gherbezza e il diacono Bertoli, ex allievo saveriano e nostro amico
Il buon samaritano del Friuli
Don Lionello Remor, prete degli indifesi
I
l 12 gennaio è morto don
Lionello Remor, in seguito a una caduta nel Piccolo Cottolengo di S. Maria La Longa.
Commenti e giornali lo hanno
definito “il prete degli ultimi e
degli indifesi”.
Originario di Nimis, dove era
nato il 28 gennaio 1925, era stato ordinato sacerdote nel 1948 a
Udine. Era stato cooperatore della
parrocchia di San Giorgio e poi di
Madonna di Buja e Magredis, dove era rimasto anche come parroco fino al 1982. Dal 1980 al 1990
era stato cappellano all’ospedale
civile di Udine e dal 1991 aveva
svolto il suo ministero a Leonacco (Trigesimo) e alla casa di cura
‘Città di Udine’.
8
Sensibile
e rispettoso
L’arcivescovo di
Udine, mons. Mazzocato, l’ha ricordato
così: “La vera sorgente che ha nutrito il suo
sacerdozio e la sua carità è stata una profonda spiritualità, che ha
forgiato anche la sua
personalità e il suo carattere delicato e sensibile, schivo e rispettoso delle persone…
Al Piccolo Cottolengo
egli ha compiuto il
suo ultimo atto sacerdotale. Riconosceva
Gesù nei suoi fratelli
più deboli e indifesi, fossero i
malati dell’ospedale, i disabili
o i bambini vittime della guerra
balcanica e degli orfanotrofi della Romania o gli immigrati che
arrivavano bisognosi di tutto”.
Il suo cuore era aperto all’aiuto generoso a quanti erano nel
bisogno; tutti ricevevano da lui
sostegno e consolazione, sicuri
che avrebbe fatto il possibile
per aiutarli. Il suo sguardo buono e sorridente e la sua parola
accogliente accompagnavano
sempre la sua generosità. Così
il dono non era sentito come
un’umiliazione. Al ringraziamento rispondeva con un “grazie!”, per avergli permesso di
p. CARMELO BOESSO, sx
aiutare e fare del bene.
Un amico a cui dire “grazie”
Anche noi missionari abbiamo
verso di lui un motivo speciale
di riconoscenza, perché siamo
sempre stati accolti da lui a cuore aperto e con generosità, che si
traduceva anche in un aiuto concreto fatto di offerte e raccolta
di alimenti. Quando era parroco
di Magredis, don Lionello non
mancava mai di invitarci alla
giornata missionaria, che vedeva i saveriani con i loro studenti
portare un’ondata di gioia e di
missionarietà. Anche a Leonacco ha continuato ad aiutarci,
orientando la domenica del Ringraziamento, come una
Don Lionello trainato da p. Lorenzo
benedizione di Dio in
Mattiussi, in versione “asinello”; quefavore dei missionari.
sta allegra fotografia è stata scattata
Ovviamente era ospite
il 13 novembre 2011, domenica del
fisso dei nostri momenti
Ringraziamento e festa di San Martino
di festa, a cui partecipava sempre molto volentieri. Nonostante la sua
riservatezza, portava
sempre una nota di gioia
con il suo sguardo sorridente, con la sua parola
buona e accogliente.
Anche noi missionari ringraziamo il Signore per avercelo donato,
con la certezza che don
Lionello è stato accolto nel suo Regno, preparato per coloro che lo
hanno visto e aiutato nei
“fratelli più piccoli”. ■
cordialmente aperta ai missionari friulani non solo diocesani, ma anche religiosi, religiose
e laici volontari.
Benemerito
della congregazione!
Con cadenza periodica visitava la nostra comunità, rimanendo con noi per un intero pomeriggio, scandito dall’incontro
con i nostri ragazzi “apostolini”
e con la comunità dei saveriani,
dalla celebrazione dell’Eucaristia
e dalla cena; tutto in un clima di
semplicità e familiarità, che facilitava il dialogo e l’apertura.
Tutto questo ha avuto un riconoscimento anche ufficiale,
quando mons. Alfredo - il 7 dicembre 1999 - è stato riconosciuto e dichiarato dal nostro superiore generale “Benemerito
dell’istituto missionario saveriano” e quindi “partecipe dei suoi
beni spirituali”.
L’8 novembre 2011 ci ha onorato con la sua presenza in occasione della celebrazione per la
canonizzazione del nostro fondatore; lo consideriamo un po’ il
suo ultimo saluto e messaggio.
Il vescovo della risurrezione
Aggiungo un pensiero che mi
sembra il centro della spiritualità
e dell’azione pastorale di mons.
Battisti. Il tema della risurrezione era uno dei suoi argomenti
preferiti per la predicazione di
esercizi e ritiri spirituali. Gia la
sua prima lettera pastorale del
1976 porta il titolo programmatico: “Compio ciò che manca alla risurrezione di Cristo”.
“Ho letto e meditato sulla verità storica della risurrezione di
Cristo, profezia e pegno della
mia risurrezione. Questo instancabile bisogno del cuore lo ritengo un dono singolare dello Spirito di Cristo risorto… Vorrei che
la speranza pasquale restasse il
messaggio fondamentale, offerto in ricordo, per incoraggiare la
rinascita morale, culturale e spirituale dell’amato Friuli. Quanto desidero che il Signore crocifisso e risorto affascini il cuore
di tutti, sacerdoti, persone consacrate e fedeli laici friulani, al di
là di quanto le mie parole hanno
saputo dire e dare!”.
L’ultimo suo libro (ed. Paoline, 2009) ha il titolo, “Sulle tracce del Risorto. Alla ricerca di segni di speranza”. Scrive: “La risurrezione di Cristo è l’annuncio
che ha cambiato tutto nella storia
dell’uomo e del mondo. È un fatto unico. Noi incontriamo il Risorto ogni volta che lo cerchiamo
con fede sulle tracce della sua
presenza nei sacramenti…”. Un
messaggio di risurrezione e di vita che si rifletteva nel suo volto
sereno e sempre sorridente, nella
sua parola amabile, accogliente e
riconoscente, nel suo comporta■
mento discreto e umile.
Mons. Battisti, sorridente,
a tavola nella festa di san
Francesco Saverio con
p. Gianpaolo Codutti
LA PREGHIERA è SOVRUMANA ENERGIA
san GUIDO CONFORTI
La preghiera rende l’uomo più grande di sé, lo trasfigura, lo sublima, lo divinizza. Solo le anime superficiali e volgari possono disprezzare la preghiera e coloro che soddisfano a questo dovere, a questo
bisogno del cuore. No, la preghiera non avvilisce l’uomo. È senza dubbio la funzione più nobile e più gloriosa che egli possa esercitare in
questo mondo, e gli conferisce una grandezza veramente sovrana.
Non solo essa ci mette in intimo rapporto con tutto ciò che vi è di
vero, di bello, di santo in cielo e sulla terra, ma ci rende anche partecipi dell’amicizia di Dio, delle sue più tenere effusioni, delle sue più
intime confidenze. Ed è appunto da questa comunicazione, da questo
contatto con la Divinità che l’uomo attinge sovrumana energia.
Se virtuosi, pregate per mantenervi tali; se peccatori, pregate per risorgere dal vostro stato lacrimevole; pregate gli uni per gli altri, perché sta scritto che molto può l’assidua preghiera del giusto. Pregate
con umiltà, con fiducia, con perseveranza. Pregate fra le pareti domestiche e nel tempio. Pregate specialmente con quella preghiera santa
e sublime che Gesù Cristo stesso insegnò agli uomini.
La preghiera è un dovere e un bisogno. Un dovere che abbiamo come creature ragionevoli e tanto più per essere cristiani... Ma è anche
un bisogno del cuore: bisogno che hanno sentito e sentono tutti i popoli della terra, dai più civili ai più barbari. Nel momento della tentazione, del dubbio, della prova e della tribolazione, preghiamo e dalla
preghiera ci verrà la luce, la forza, il conforto per renderci a tutto superiori e rimanere fedeli ai nostri propositi di bene.
2012 MARZO
MACOMER
08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9
Tel. 0785 70120 - Fax 0785 70706
E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084
La generazione di padre Mirto
Quelle letture spirituali e formative
I
l 18 gennaio abbiamo partecipato al funerale di Modesta, sorella di padre Virgilio
Mirto, e nel pomeriggio a quello
di Gesualda, cognata di p. Walter Giua, nel santuario dell’Assunta di Guasila; il 23 gennaio
a Milis, abbiamo dato l’estremo
saluto alla delegata saveriana
Salvatorica. Questi commiati
indicano la fine della generazione di p. Mirto, “educata allo
spirito dell’amore servizievole
missionario, allo spirito di fede
provata”.
to Pioggia di rose e Strenna del
1929 sulla devozione di santa
Teresa del Bambin Gesù, una
delle sante più amate del secolo scorso. In una pagina del libretto, ho notato la foto del primo vescovo giapponese, mons.
Gennaro Hayasaka, in visita al
monastero di Lisieux, l’anno
successivo alla proclamazione di
Teresina a patrona dei missionari
nel 1927. La santa mistica delle
missioni ha allargato gli orizzonti del giovane Virgilio per il
mondo missionario.
Santa Teresina di Lisieux
Lo testimoniano anche i suoi
libri, conservati in una scatola
della biblioteca. Le letture di p.
Virgilio erano profonde ed educative; davvero erano “letture
spirituali”, perché hanno guidato
la sua vita e hanno guidato sulla
via dell’altruismo i giovani di
Guasila, Nuoro, Tortolì.
Nel mio curiosare, ho trova-
L’esempio del beato Frassati
Su una colonna del santuario
dell’Assunta a Guasila abbiamo potuto vedere una foto del
beato Pier Giorgio Frassati con
la sua firma sotto la scritta “verso l’alto”. Le testimonianze su
Pier Giorgio Frassati del 1929,
raccolte da don Cojazzi con interessanti foto della sua giovinezza, raccontano la spiritualità
p. DINO MARCONI, sx
che ha ispirato la vita di carità,
di fede e di amicizia del giovane
Pier Giorgio. Il libro finisce con
questo dialogo.
“Mentre tutti tornavano ai loro paesi, un sacerdote mi chiese:
«Crede, don Cojazzi, che Pier
Giorgio salirà all’onore degli
altari?». «Questo è il segreto
di Dio», risposi. Ma quello che
non è più un segreto è che il suo
esempio trascina le anime. Egli
credette davvero in Cristo e su
di lui è la promessa di Cristo,
anche per questa vita: benché
morto vive. È proprio vero ciò
che udii ripetere da molti e leggo
scritto da quasi tutti: «Averlo conosciuto o averne udito parlare
significa amarlo, e amarlo significa seguirlo»”.
La vita della beata suor Nicoli
L’altro libro del 1929 su cui
mi sono soffermato è la vita di
suor Giuseppina Nicoli, dichiarata “beata” il 3 febbraio 2008 a
Educare e vivere la pace
La marcia di fine anno a Villacidro
Angelo Pittau ha orgaD onnizzato
a Villacidro una
manifestazione di tre giorni per
“educare i giovani alla giustizia
e alla pace”, tema della giornata
mondiale della pace. Gli appuntamenti erano tre: la veglia di
preghiera, la marcia e la giornata
per i giovani. Tutto è iniziato nella sala del Consorzio industriale
del Medio Campidano, dove
sono stati presentati i dati sulle
povertà sociali in Sardegna.
Parole di speranza
La XXV marcia della pace a
Villacidro è partita dalla chiesetta di Sant’Ignazio con una preghiera per i giovani, perché non
si avviliscano per le avversità
della vita. Il corteo era aperto dagli sbandieratori e dagli striscio-
8
ni di vari gruppi e associazioni,
tra cui si notavano “Sardegna
solidale”, “Fuori la chiave per
aprire il futuro”, “Rossella Libera” (riferimento alla cooperante rapita in Algeria).
Il serpentone ha fatto sosta
davanti allo stabilimento della
Keller Elettromeccanica, emblema delle industrie in cassa
integrazione del territorio, dove
i relatori hanno ricordato la vita
difficile dei cassaintegrati. Sulle note della banda musicale, la
marcia si è conclusa nel piazzale
tra le ciminiere spente degli stabilimenti chiusi della zona industriale di Villacidro.
L’arcivescovo Giovanni Angelo Becciu ha illustrato il tema
della giornata mondiale della pace, facendo risuonare parole di
Alla marcia della pace 2011 a Villacidro sono stati affrontati i temi della nuova emigrazione dalla Sardegna e della forte disoccupazione giovanile che affligge l’isola
p. DINO MARCONI, sx
speranza. Nello scenario di crisi
globale, è stato ricordato anche
il ritorno del fenomeno migratorio dalla Sardegna e la presenza
di emigrati arrivati dalla Libia e
richiedenti asilo.
Per battere la crisi…
Il “ghelu” della sera ci ha invitati a rifugiarci nel vecchio capannone del magazzino Lisa, dove il gruppo musicale Gen Rosso
ha scaldato i giovani con i loro
ritmi. Le strofe dei canti hanno
ripercorso i temi della marcia,
da vivere anche nella nostra vita
quotidiana.
La marcia della pace ha portato
per le strade le parrocchie della
diocesi di Ales - Terralba e sacerdoti di altre diocesi, associazioni
di volontariato, gruppi ecclesiali
e rappresentanti del mondo del
lavoro, per superare la povertà
che causa l’esclusione sociale e
per educare i giovani alla pace in
una situazione di crisi mondiale.
I saveriani erano presenti con i
giovanissimi del ritiro spirituale.
La crisi economica mondiale sta rendendo la situazione dei
giovani della Sardegna sempre
più difficile e piena di ostacoli.
Il 30 dicembre, sempre a Villacidro, nella zona industriale è stata organizzata una giornata di riflessione e di impegno per i giovani sardi. Anche la loro giornata si è conclusa con l’esibizione
del complesso Gen rosso, che ha
augurato pace e gioia a tutti. ■
In una fotografia storica il grande missionario sardo p. Virgilio Mirto
con alcuni giovani a Tortolì
Cagliari. Il libro è scritto da p.
Bartolomeo Bechis, che era stato
a Cagliari a predicare alle dame
della Carità, dove era presente
anche suor Nicoli. L’autore fa
iniziare la biografia della suora,
mistica della carità, con alcune
frasi, prese dalle lettere di suor
Nicoli. Fanno capire che il sospiro della santità fa trionfare
sulla morte.
“Siamo angeli di carità…
Siamo angeli di vigilanza per
le anime a noi affidate. Facciamoci sante, grandi sante, presto
sante... Oh quanta gloria i santi
danno a Dio! Quanto bene i loro esempi fanno alle anime! I
santi non muoiono: la loro benefica missione continua oltre
la tomba...”.
Il romanzo “Quo vadis”
Non ci sorprende che fra le letture spirituali di p. Virgilio Mirto
troviamo le biografie di due testimoni che sono stati dichiarati
beati. Ma c’è anche il romanzo
storico dei tempi di Nerone “Quo
vadis” (dello scrittore polacco
Enrico Sienkiewicz). Non è un
libro di evasione, ma una lettura
mistica della storia cristiana durante la persecuzione.
L’apostolo Pietro vive la paura
di andare a morire dove un altro
lo voleva condurre. La copia del
romanzo, conservata e arrivata a noi, s’interrompe a pagina
450, con la domanda che Pietro
- mentre scappa dalla persecuzione di Roma - rivolge all’uomo raggiante che gli veniva
incontro: “Domine, quo vadis?
- Signore, dove vai?”. Le ultime
pagine si sono scollate e perse.
Dai libri delle letture di p. Virgilio Mirto possiamo avere alcune icone letterarie ed esistenziali
dei santi mistici contemporanei
che hanno illuminato la sua vita,
quella della sua generazione e ci auguriamo - anche della nostra
■
vita.
SALVATORICA, SULLA VIA DEL CIELO
p. D. MARCONI, sx
Il 23 gennaio a Milis (OR), abbiamo partecipato ai funerali della delegata missionaria saveriana Salvatorica Perra (nella foto). Erano presenti moltissimi suoi compaesani.
Salvatorica è stata una piccola donna sostenuta da una grande fede che l’ha portata ben oltre gli orizzonti e i confini del suo paese. È
stata un esempio di fede indomabile per tutti: famigliari, amici e conoscenti. Allo stesso modo di Modesta e Gesualda di Guasila e di tante altre donne generose, apparteneva alla generazione delle delegate missionarie che - come ricordava p. Morandi - il primo saveriano sardo p. Angelo Lampis, ricercava: delegate brave, giovani e belle.
Lei che aveva difficoltà a camminare, con la sua fede ha saputo camminare sulla strade della bellezza,
della bravura e della bontà per tutte le vie del suo paese, a servizio
delle missioni.
Cara Salvatorica, anche se i tuoi
passi non ti portavano molto lontano, tu sei andata con i piedi dei missionari fin sulle lontane strade del
mondo. Come Teresina di Lisieux,
protettrice delle missioni, sei riuscita a salire la montagna che si perde
nel cielo, perché sei stata presa dalle braccia di Gesù e portata da lui
fin sulla vetta. Diversamente viva,
accompagna ora tutte le nostre delegate missionarie. Il tuo bell’esempio incoraggi tante altre donne
“brave, giovani e belle” a dedicarsi all’animazione missionaria della
Sardegna.
2012 MARZO
MARCHE
60129 ANCONA AN - Via del Castellano, 40
Tel. 071 895368 - Fax 071 2812639
E-mail: [email protected] - C/c. postale 330605
DIARIO DELLA COMUNITà
“Quale Gesù in Europa?”
Missionari e missionarie si interrogano
5 all’8 gennaio 2012 abD albiamo
avuto una settima-
na di approfondimento culturale,
teologico e missionario su “Quale Gesù oggi in Europa?”. Nella casa saveriana di Tavernerio
(Como), eravamo una sessantina
di missionari e missionarie, che
lavoriamo in Italia e in Spagna.
È stata un’esperienza interessante, con tante relazioni, tavole rotonde, lavori di gruppo, preghiera... La settimana ha offerto
risposte e stimoli all’evangelizzazione attuale nel nostro continente che, a detta di tutti, è in
una fase di grossa difficoltà di
intesa tra la società e il cristianesimo, le chiese e le religioni, a partire dalla comprensione della Persona umana e divina di Gesù.
Capire il cambiamento
Ci accorgiamo tutti che le cose
e le generazioni sono cambiate.
Una certa religiosità pur bella,
ereditata dalla tradizione secolare, oggi è vista con indifferenza soprattutto dai giovani, molti
dei quali sono assenti, increduli,
critici della chiesa. Lo vediamo
nelle nostre stesse famiglie.
Ben dieci relatori ci hanno parlato con competenza su aspetti diversi della stessa problematica: un
filosofo, un esperto in ebraismo e
un altro in buddhismo, un relatore sull’America latina, un pastore
evangelico e uno pentecostale, un
biblista e un parroco, una missionaria e un missionario.
Per una vita di qualità
Ci siamo riuniti anche in grup-
p. ALBERTO PANICHELLA, sx
pi per i “laboratori”, con l’obiettivo di fare alcune proposte concrete per la missione oggi in Italia e in Europa. Per esempio si
è detto di accogliere i senza-tetto nei nostri spazi; di denunciare gli abusi del capitalismo sfrenato nell’economia di mercato e
nella speculazione finanziaria; di
fare attenzione alla retrocessione
dello stato sociale e alla negazione dei diritti umani.
Ma si è parlato anche di temi ecclesiali: il dialogo ecumenico e interreligioso; la pari importanza delle donne negli ambiti pastorali, sociali, culturali e
politici; l’animazione della chiesa locale, per aiutarla a diventare
più accessibile alla gente e a coloro che sono in difficoltà.
Occorrerebbe alleggerire le
SAVERIANI MARCHE
“Sarà quel che Dio vuole!”
Neve e calore a Poggio San Marcello
C
8
aro direttore,
ti scrivo mentre fuori ha ripreso a nevicare “alla grande”.
Oramai c’è più di un metro di
neve qui a Poggio San Marcello; abbiamo avuto anche una vera tempesta, e le previsioni continuano a prevedere altra neve
per tutta la settimana! I nonni
dicono: “Sarà quel che Dio vuole!”.
I problemi per gli spostamenti
e per andare al lavoro sono tanti con la neve così alta, ma è pur
vero che è un grande e bellissimo spettacolo che ci permette,
per fortuna, di fermarci un po’
di più a sorprenderci e a stare in
compagnia di altre persone!
Ho ricevuto le copie del giornale “Missionari Saveriani”, numero di dicembre 2011,
dove è pubblicato l’articolo del nostro pellegrinaggio a Roma per
san Guido Conforti. Le
ho portate in parrocchia
perché ogni pellegrino,
compreso il nostro parroco, possa prenderle.
Ho aggiunto a ogni copia anche il tagliando
per richiedere il giornale a domicilio. Grazie
mille, perché ho visto
molte persone contente della foto e dell’articolo!
Ti ho spedito il cd
con le foto della cano-
nizzazione di san Conforti, scattate da me e dal poggiano Serafino Mercanti. Puoi farne l’uso
che preferisci, dopo averle selezionate: alcune sono veramente
carine. Ricordiamoci nella preghiera,
Stefania
Cara Stefania,
grazie per il messaggio e per
il cd con le foto dei Poggiani a
Roma. Sono davvero belle: complimenti ai fotografi! E complimenti ancora di più a don Mariano e a tutti i pellegrini di Poggio,
per aver mostrato tanto affetto al
santo vescovo e missionario Guido Conforti. È stato un bel gesto
di cristiana cortesia: ricambiare le visite che san Guido - nel
lontano settembre 1925 e mag-
Poggio San Marcello
sommerso dalla neve
gio 1931 - aveva fatto alla vostra
generosa cittadina e alla “scuola apostolica saveriana”, dono di
mons. Costantino Bramati.
Grazie anche per la distribuzione in parrocchia delle copie
inviate. Sono contento che abbiano gradito l’articolo e la foto. Meritereste molto di più, per
il vostro bell’entusiasmo e devozione. Spero che qualche buona
famiglia desideri ricevere a domicilio il nostro mensile “Missionari Saveriani”: lo spediremo
ben volentieri. Fa sempre bene
mantenere i contatti con i nostri
“santi” e “missionari”. Per quanto riguarda la neve,
dici bene: è bella quando cade;
crea inconvenienti alla mobilità e
al lavoro quando è troppa e resta
a lungo; spero solo che piante e
animali non abbiano subito danni troppo gravi,
da compromettere il futuro delle famiglie.
Ma la neve, dopo tutto, favorisce i nostri
rapporti in famiglia e
con le persone amiche,
avendo più tempo a disposizione, specialmente la sera (e magari anche per qualche preghiera in più!). Anche
questo fa parte di “quel
che Dio vuole!”. Saluti
fraterni a te, ai “pellegrini romani” e a tutti i
Poggiani,
p. Marcello, sx
Lavori di gruppo durante la settimana di approfondimento culturale a Tavernerio;
di spalle p. Serge, anche lui come p. Panichella tra i partecipanti
strutture, intensificare le relazioni umane; mescolarci di più con
gli immigrati e valorizzare le diversità; rilanciare l’evangelizzazione con il “primo annuncio”
del vangelo (kerigma); non porre eccessiva enfasi sui numeri,
ma sulla qualità della nostra vita
e testimonianza cristiana.
Domande a cui rispondere
Il saveriano p. Gabriele Ferrari, nella sua ricca relazione, ha
messo in luce gli interrogativi
sulla missione oggi in Europa,
a partire dalla missione stessa di
Gesù, che stava con i poveri e i
malati, i peccatori e gli emarginati. E la chiesa? E noi? Ci accostiamo alle altre religioni, presenti tra noi negli immigrati?
Non dobbiamo giudicare né
avere preconcetti; ma capire,
aiutare, perdonare... Siamo chiamati a realizzare una vita evangelica, a essere testimoni del Regno. La vita religiosa è una scel-
ta che tocca il fondo della nostra
persona ed è percepibile da coloro che ci circondano e incontriamo; una vita che è libera dalle tentazioni del potere religioso,
economico, politico.
Occorre evangelizzare. Occorre una chiesa più viva, più giovane e con giovani leader, con più
spazio alle donne, più laica, accogliente e dinamica, anche nelle celebrazioni... La chiesa deve’essere più universale, aperta
alla missione, alle ricchezze religiose, ai drammi degli altri popoli vittime dell’ingiusta povertà. Dobbiamo impegnarci per la
giustizia, per i diritti dei poveri, per l’ecologia, per una politica sana e responsabile...
Insomma, la settimana è stata
molto utile e stimolante per noi
missionari e ci ha indicato piste
nuove per l’evangelizzazione a
partire dalla riscoperta di Gesù
di Nazareth, povero e rivoluzio■
nario dell’amore.
L’ ELOGIO DELLA NEVE
p. SERGE TCHATCHé
“Erano anni che non si vedeva una nevicata così da questi parti” ho sentito spesso ripetere queste parole nei giorni freddi di febbraio.
Spesso si è parlato della neve in riferimento ai disagi che ha creato,
che sono stati tanti e gravi. È solo colpa della neve? “Madre natura”
fa quel che ha sempre fatto. Tocca a noi prendere le misure necessarie
e affrontare le situazioni senza rischiare troppo. Dobbiamo guadare
in faccia questa “madre” e inchinarci di fronte a lei, come hanno fatto le tettoie delle nostre case in quei giorni di neve pesante.
Comunque, vorrei fare un elogio alla neve. Ho sentito, infatti, varie
persone rallegrarsi per la calma che porta la neve. Quando nevica, è
difficile muoversi e soprattutto muoversi in fretta; si è obbligati a guardare in faccia chi ci viene di fronte e riconosciamo volti che non vedevamo da mesi, o piuttosto che vedevamo senza più “incontrare”.
La “signora bianca” costringe a vivere il tempo con più tranquillità, a gustare il silenzio che non è assenza di persone, ma presenza a se
stessi e agli altri. Finalmente ho scoperto perché è magico il Natale sotto la neve: perché tutti ritroviamo il
tempo dei bambini, che è tempo di
pazienza e meraviglia, di gioco e soprattutto dello stare insieme.
I telegiornali ci hanno fatto vedere una bella immagine: gli abitanti di un paesino hanno messo insieme le cose che avevano - chi il sale,
chi la farina, chi il lievito… - e hanno
dato tutto all’unico fornaio del paese per fare il pane, che si sono divisi.
Il giornalista lo definiva un “baratto”; per me era un bell’atto di convivenza solidale, un miracolo di quelli
che rende davvero Cristo presente e
Ancona, via del Castellano:
fa capire cosa sia condividere il paecco un bell’esemplare
ne Eucaristico. Ma chi si ricorda che
di missionario immacolato!
è anche merito... della neve?
2012 MARZO
PARMA
43123 PARMA PR - Viale S. Martino, 8
Tel. 0521 920511 - Fax 0521 920502
E-mail: [email protected] - C/c. postale 153437
Ci ha visitato il santo vescovo
L’urna di san Guido nella parrocchia San Paolo
partecipato alla canoH onizzazione
di san Guido
Conforti lo scorso 23 ottobre
a Roma, con un gruppo di parrocchiani che sono stati molto
contenti del pellegrinaggio. In
quell’occasione ho visto crescere la stima e la devozione per il
nostro santo vescovo.
Tornato a casa, ho promosso
la visita al santuario di san Guido presso la casa madre dei missionari saveriani, con i giovani
e con gli adulti della parrocchia.
Anche in quell’occasione ho
constatato il bene che i partecipanti ricavavano dall’accostarsi
alla figura del santo vescovo.
Il santo pellegrino
Parlando con il postulatore p.
Guglielmo Camera, ho saputo
che era possibile avere le sacre
reliquie del santo in parrocchia.
Ho subito chiesto di avere a San
Paolo il “corpo” del santo, e
padre Camera ha accolto la domanda con entusiasmo.
Ottenuto il permesso del vescovo di Parma mons. Enrico
Solmi e del prefetto, abbiamo
concordato le date. Il periodo
migliore è parso quello della festa patronale della nostra parrocchia: il 25 gennaio, conversione
di san Paolo. Così san Guido è
stato accolto tre giorni prima
della nostra festa patronale, domenica 22 gennaio.
Giornate ricche di grazia
Sono state giornate ricche di
grazia, caratterizzate dalla preghiera e dalla partecipazione
ai sacramenti dell’Eucaristia e
della confessione. Il programma prevedeva le lodi alle 8 del
mattino e il rosario alle 11,30.
Nel pomeriggio dalle 15,30 alle
17,30 padre Camera era disponi-
don FRANCESCO ROSSOLINI
bile per le confessioni: sempre,
tutto il tempo, è stato impegnato
per tre giorni! Alle 17,45 la recita guidata del rosario missionario e alle 18,30 la santa Messa.
Dopo cena il 23 gennaio, ci
siamo riuniti per l’adorazione
Eucaristica e il 24 per la celebrazione penitenziale. Assai significativa è stata l’adorazione che si
è prolungata, a turni, per tutta la
notte fra il 24 e il 25 gennaio,
con gente a tutte le ore della notte davanti all’Eucaristia. Il 25,
festa della nostra parrocchia, è
stata molto bella la santa Messa
del mattino per i malati, con una
sorprendente partecipazione:
diversi di loro hanno ricevuto
l’unzione degli infermi.
La nostalgia della santità
La Messa solenne del 25 gennaio alle 18,30 ha chiuso le giornate dedicate a san Guido nella
Un’esperienza straordinaria
Andi-rivieni di fedeli devoti di ogni età
di san Guido Conforti
L’ urna
ha sostato presso la parroc-
chia San Paolo. Ho avuto la gioia
di essere sempre presente, tutti e
tre i giorni dal 22 al 25 gennaio.
L’impressione che ne ho riportato è stata straordinaria.
L’urna è stata accolta da una
folla di giovani! Nei tre giorni è
stato un continuo andi-rivieni di
fedeli. Nonostante la vicinanza
al Natale, c’è stata una grande
partecipazione ai sacramenti
della riconciliazione e dell’Eucaristia. Sono stato testimone
in particolare di cammini di
perdono e di pace. Un giorno è stato riservato anche agli
ammalati con la celebrazione
dell’Eucaristia e dell’unzione
degli infermi.
Una vera visita pastorale
In sintesi, mi sembra di poter
affermare che si sia trattato di
8
un’autentica “visita pastorale”
del santo a una parrocchia della
sua Parma. Si sono pienamente
avverati gli obiettivi che il Conforti si prefiggeva nelle sue visite
pastorali alle comunità cristiane,
come leggiamo nella lettera di
indizione della sua prima visita
pastorale da vescovo:
“Inviterò tutti a sollevare la
mente e il cuore all’Autore e
Consumatore della nostra fede,
al vero Modello dei predestinati. Additerò a tutti il vangelo di
Cristo come il supremo codice
di tutte le leggi e il compendio
di tutti i doveri… Verrò per dispensarvi il Pane di vita. Qual
consolazione sarà mai per me il
vedervi numerosi intorno all’altare del Dio vivente per unirvi
intimamente a Colui che solo
può riempire le immense brame
del vostro cuore.
Rifiorisca in ogni angolo
L’urna con le reliquie di san Guido Conforti davanti
all’altare della chiesa di San Paolo, a Parma
p. GUGLIELMO CAMERA, sx
della mia diocesi la frequenza
all’Eucaristica Mensa, poiché
nessun’altra pratica è di questa
più vantaggiosa ai fedeli. In essa infatti è il tesoro dei tesori, il
cumulo di tutte le delizie, il paradiso trasfuso in terra, la fonte
delle più elette grazie.
Ciò però, che più mi starà a
cuore, sarà richiamare all’ovile
le pecorelle smarrite che lontano se ne vanno per pascoli avvelenati. Me lo comanda il Pastore
Divino, perciò io, a quanti sono
figli dell’anima mia apro le braccia per dar loro in nome di Dio
l’amplesso della riconciliazione. Reputerò tra i giorni più belli della mia vita quelli in cui potrò mescolare le mie lacrime con
le lacrime di qualche figlio che,
toccato dalla grazia divina, verrà
a cercare nella penitenza l’amicizia celeste e la pace perduta” (16
■
nov. 1903).
Nella chiesa di San Paolo a Parma (dal 22 al 25 gennaio 2012), il santo vescovo Conforti,
presente con l’urna delle reliquie, ha portato tanti fedeli all’incontro con Cristo
nostra parrocchia. È stato bello
vedere la partecipazione dei giovani, che hanno manifestato vivo
interesse per san Guido, affascinati dalla sua santità vissuta nella vita quotidiana. Preziosissimo
dono alla nostra comunità, a ricordo della visita (la prima dopo
la canonizzazione!), abbiamo ricevuto due reliquie di san Guido:
il suo zucchetto da vescovo e una
reliquia del suo “corpo”. Presto
le esporremo in chiesa.
Sono state davvero “giornate
di grazia”. La sensazione è di un
vescovo santo che fa ancora una
volta la sua visita pastorale alla
sua gente per donare Cristo a tutti. Grazie ai missionari saveriani,
in particolare a p. Guglielmo Camera per la preziosissima animazione pastorale. È stata una vera
ricchezza avere un santo in casa
nostra! L’auspicio è che questo
accenda in tutti i parrocchiani la
nostalgia della santità.
Due testimonianze dirette
“Ricordo di aver partecipato ai
funerali di san Guido nel lontano 1931. C’era tantissima gente
e tutti erano assai addolorati per
la scomparsa del vescovo. Tutti
lo stimavamo moltissimo perché
era molto buono. Pensandoci ora,
posso dire che avevamo già la
sensazione della sua santità. Sono
molto contenta che sia ora venuto, da santo, nella nostra parrocchia” (Italina Cozzani, anni 98).
“Ho ricevuto la cresima dal
vescovo santo. Ricordo che molti erano preoccupati della sua salute: era appena tornato dal viaggio nella missione della Cina e
non stava bene. Ora che è venuto
nella nostra parrocchia mi sono
sentita in dovere di venirlo a trovare per pregarlo” (Bruna Belicchi, anni 90).
■
PREMIO “SANT’ ILARIO” A P. SILVIO
p. RENZO LARCHER, sx
In occasione della festa cittadina di Sant’Ilario, lo scorso 13 gennaio,
padre Silvioha ricevuto dal commissario del comune di Parma, Mario
Ciclosi, un attestato di civica benemerenza, con la seguente motivazione: “A padre Silvio Turazzi, missionario in Africa per tanti anni, esemplare figura di dedizione e di amore disinteressato verso il prossimo, di
dono gratuito di sé che, con la sua testimonianza personale, costituisce
uno straordinario modello ispirato ai valori universali del vangelo, oltre che una significativa espressione della solidarietà parmigiana”.
Padre Silvio ha poi formulato il suo grazie in questi termini: “Faccio
parte della famiglia dei missionari saveriani, legata a Guido Conforti,
cittadino e vescovo di Parma oggi santo, impegnata a vivere sulle orme di Gesù i valori del vangelo in vari paesi del mondo. Ho accettato il
premio Sant’Ilario perché ho sentito l’amicizia di tante persone che mi
hanno aiutato e accompagnato in questi anni; ma soprattutto perché
nell’attenzione ai più deboli, a cui appartengo per il mio handicap,
la città di Parma manifesta la sua dignità. Ripartire dagli ultimi, da
chi più soffre e meno ha, è segno di civiltà... Ringrazio la comunità di
Vicomero e la fraternità Muungano con cui condivido l’ideale di un
mondo fraterno”.
Un grande applauso ha accolto la testimonianza di p. Silvio, accompagnato da uno
studente africano.
La celebrazione si è
poi spostata in cattedrale, dove il vescovo Enrico Solmi ha mandato un
messaggio alla città. Complimenti p.
Silvio, per il premio
e per la tua testimonianza di vita!
Padre Silvio Turazzi
ha ricevuto il premio
Sant’Ilario, in occasione
della festa del
santo patrono
2012 MARZO
PIACENZA
25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9
Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781
E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259
“Quale Gesù in Europa?”
Missionari e missionarie si interrogano
5 all’8 gennaio 2012 abD albiamo
avuto una settima-
na di approfondimento culturale,
teologico e missionario su “Quale Gesù oggi in Europa?”. Nella casa saveriana di Tavernerio
(Como), eravamo una sessantina
di missionari e missionarie, che
lavoriamo in Italia e in Spagna.
È stata un’esperienza interessante, con tante relazioni, tavole rotonde, lavori di gruppo, preghiera... La settimana ha offerto
risposte e stimoli all’evangelizzazione attuale nel nostro continente che, a detta di tutti, è in
una fase di grossa difficoltà di
intesa tra la società e il cristianesimo, le chiese e le religioni, a partire dalla comprensione della Persona umana e divina di Gesù.
Capire il cambiamento
Ci accorgiamo tutti che le cose
e le generazioni sono cambiate.
Una certa religiosità pur bella,
ereditata dalla tradizione secolare, oggi è vista con indifferenza soprattutto dai giovani, molti
dei quali sono assenti, increduli,
critici della chiesa. Lo vediamo
nelle nostre stesse famiglie.
Ben dieci relatori ci hanno parlato con competenza su aspetti diversi della stessa problematica: un
filosofo, un esperto in ebraismo e
un altro in buddhismo, un relatore sull’America latina, un pastore
evangelico e uno pentecostale, un
biblista e un parroco, una missionaria e un missionario.
Per una vita di qualità
Ci siamo riuniti anche in grup-
p. ALBERTO PANICHELLA, sx
pi per i “laboratori”, con l’obiettivo di fare alcune proposte concrete per la missione oggi in Italia e in Europa. Per esempio si
è detto di accogliere i senza-tetto nei nostri spazi; di denunciare gli abusi del capitalismo sfrenato nell’economia di mercato e
nella speculazione finanziaria; di
fare attenzione alla retrocessione
dello stato sociale e alla negazione dei diritti umani.
Ma si è parlato anche di temi ecclesiali: il dialogo ecumenico e interreligioso; la pari importanza delle donne negli ambiti pastorali, sociali, culturali e
politici; l’animazione della chiesa locale, per aiutarla a diventare
più accessibile alla gente e a coloro che sono in difficoltà.
Occorrerebbe alleggerire le
Iniziativa di solidarietà 2012
Un’occasione di bene che vale il doppio
certamente notato
A vrete
che, insieme al numero di
febbraio di “Missionari Saveriani”, è arrivata una busta con il
piccolo foglio che illustra l’iniziativa di solidarietà del 2012 e i
biglietti per l’estrazione a premi.
È stato scelto ancora il periodo
quaresimale per lanciare questa
proposta, giunta alla sua terza
edizione e che ha come titolo:
“Costruiamo insieme la città
dell’uomo”.
La buona stampa
è importante
I saveriani di Brescia desiderano sensibilizzare lettrici e lettori, amici e conoscenti sull’importanza dell’informazione per
8
l’ideale missionario. La “buona
stampa”, infatti, ha bisogno di
sostegno, perché è uno strumento fondamentale e insostituibile,
specialmente ai nostri tempi. A
volte, invece, viene considerata
da alcuni come “un di più” superfluo, rispetto al vero lavoro
dei missionari.
Noi ci crediamo e per questo
lavoriamo tutto l’anno, insieme
ai nostri collaboratori, facendo
uscire ben tre riviste mensili:
“Missionari Saveriani”, “Missione Oggi” e “Cem Mondialità”. Mettiamo a disposizione
del pubblico anche gli strumenti
audiovisivi e tanti libri e volumi,
per approfondire i temi importanti del mondo attuale.
Riteniamo
importante
diffondere e
far circolare
il più possibile le nostre
riviste e i nostri “prodotti
culturali”,
perché si crei
un’opinione
convinta e si
rafforzi l’ideale missionario; perché
il pubblico
possa leggere
notizie e testimonianze che
purtroppo non
si leggono nei
quotidiani,
non si raccon-
p. MARIO MENIN, sx
tano nei tg, e nemmeno nei programmi delle infinite emittenti
del digitale terrestre.
Un gesto di convinta amicizia
Di solito, in un periodo di crisi, i primi tagli si abbattono sulle numerose pubblicazioni che
arrivano nelle nostre case, con
il rischio di fare di tutta l’erba
un fascio. Non nascondiamo
che il vostro sostegno è vitale:
è ossigeno, anche per il nostro...
morale. Sapere che siamo letti
e apprezzati, o che qualche articolo è fonte di discussione e di
critica, ci indica che siamo sulla strada giusta, perché l’indifferenza è peggiore di qualsiasi
giudizio.
Ecco perché vi chiediamo di
partecipare alla nostra iniziativa “Costruiamo insieme la città
dell’uomo”. In che modo? Nella
busta di febbraio trovate cinque
biglietti per voi e per gli amici:
compilateli con nome, indirizzo
e recapito telefonico; tenete la
“parte da conservare”, e mandate al nostro indirizzo la “parte da
spedire”, entro il 25 maggio. Se
desiderate altri biglietti da diffondere, telefonate a p. Marco
(030 3772780).
Vi invitiamo anche alla festa finale del 10 giugno, alle ore
16, per partecipare alla Messa in
memoria di p. Pietro Marchesi e
degli altri amici defunti, a cui seguirà l’estrazione dei premi. Annotatelo subito sul vostro calendario: la vostra presenza è per
■
noi di grande valore!
Lavori di gruppo durante la settimana di approfondimento culturale a Tavernerio;
di spalle p. Serge, anche lui come p. Panichella tra i partecipanti
strutture, intensificare le relazioni umane; mescolarci di più con
gli immigrati e valorizzare le diversità; rilanciare l’evangelizzazione con il “primo annuncio”
del vangelo (kerigma); non porre eccessiva enfasi sui numeri,
ma sulla qualità della nostra vita
e testimonianza cristiana.
Domande a cui rispondere
Il saveriano p. Gabriele Ferrari, nella sua ricca relazione, ha
messo in luce gli interrogativi
sulla missione oggi in Europa,
a partire dalla missione stessa di
Gesù, che stava con i poveri e i
malati, i peccatori e gli emarginati. E la chiesa? E noi? Ci accostiamo alle altre religioni, presenti tra noi negli immigrati?
Non dobbiamo giudicare né
avere preconcetti; ma capire,
aiutare, perdonare... Siamo chiamati a realizzare una vita evangelica, a essere testimoni del Regno. La vita religiosa è una scel-
ta che tocca il fondo della nostra
persona ed è percepibile da coloro che ci circondano e incontriamo; una vita che è libera dalle tentazioni del potere religioso,
economico, politico.
Occorre evangelizzare. Occorre una chiesa più viva, più giovane e con giovani leader, con più
spazio alle donne, più laica, accogliente e dinamica, anche nelle celebrazioni... La chiesa deve’essere più universale, aperta
alla missione, alle ricchezze religiose, ai drammi degli altri popoli vittime dell’ingiusta povertà. Dobbiamo impegnarci per la
giustizia, per i diritti dei poveri, per l’ecologia, per una politica sana e responsabile...
Insomma, la settimana è stata
molto utile e stimolante per noi
missionari e ci ha indicato piste
nuove per l’evangelizzazione a
partire dalla riscoperta di Gesù
di Nazareth, povero e rivoluzio■
nario dell’amore.
RICORDANDO MONS. GIOVANNI VOLTA
È morto a Mantova sabato 4 febbraio mons. Giovanni Volta, vescovo emerito di Pavia, dov’era stato guida pastorale dal 1986 al 2003.
Aveva 83 anni ed era originario di Gazoldo degli Ippoliti (MN). Nel
2006 era stato proprio lui a ordinare sacerdote p. Daniele Sarzi Sartori, di Montanara, attualmente missionario in Giappone. Mons. Volta,
tra l’altro, era cugino di un altro saveriano famoso: p. Silvestro Volta,
scrittore, medico e psicologo.
Dopo una prima fase della malattia, dalle pagine del settimanale
diocesano “Il Ticino” aveva ringraziato i fedeli pavesi: “Vorrei essere io vicino a voi, ma sono in un letto e faccio fatica a muovere tutto, tranne che la lingua. Posso dirvi che se c’è una cosa che raggiunge
ovunque è l’affetto della gente; questo
dà tanto coraggio”.
Gli anni pavesi di mons. Volta sono
stati caratterizzati da grandi segni ecclesiali: il sinodo, le due visite pastorali, le settimane teologiche, gli incontri
per i giovani in cattedrale, le lettere alle famiglie in occasione della Pasqua, e
soprattutto la Casa della carità per ospitare i famigliari delle persone ricoverate in ospedale.
Mons. Giudici, attuale vescovo di Pavia, ha ricordato gli aspetti che hanno
contraddistinto maggiormente mons.
Volta: “La centralità della Parola di Dio,
la cura dei poveri e delle persone fragili, l’attenzione alla famiglia. Il tutto condotto con uno stile da vero maestro di
teologia; lo fu alla Cattolica di Milano
e anche nel nostro seminario”. Il Signore conceda la gioia eterna a questo suo
Mons. Giovanni Volta
servo fedele.
2012 MARZO
PIEMONTE
e liguria
20033 DESIO MI - Via Don Milani, 2
Tel. 0362 630591 - Fax 0362 301980
E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200
Una lunga vita da campione
Padre Angelo Berton ha compiuto 80 anni
N
on è facile sintetizzare la
vita di padre Angelo fino
alla tappa significativa degli 80
anni. È stata ed è una vita spesa
senza risparmi, al servizio della
missione in Africa e in Italia, in
un ministero fruttuoso e nelle attività di sviluppo sociale. Possiamo cercare di coglierne almeno
alcuni dettagli.
In Congo con la guerra civile
Padre Angelo ha lavorato in
Africa per 22 anni. Il primo approdo è stato in agosto del 1965.
Raggiunge Bukavu, capoluogo
della regione congolese del Kivu, per studiare la lingua swahili, strumento indispensabile per
mettersi a servizio della gente e
farsi capire. Intanto assiste i ragazzi abbandonati.
Durante la guerra civile, verso
la fine del 1965, insieme al confratello p. Aldo Vagni, tenta di
raggiungere Uvira, una cittadina
a 80 chilometri a sud di Bukavu,
in riva al lago Tanganika, dove
sorgeva il centro della giovane
diocesi affidata ai missionari
saveriani. Ma trovano la strada
sbarrata dai ribelli mulelisti, che
seminano terrore e distruzione in
tutto il sud del Kivu: un palo di
legno poggiato su due mucchi di
teschi umani. Un orrore!
Ci voleva molto coraggio per
avanzare, sapendo che nel novembre dell’anno precedente
erano stati uccisi a Baraka e a
Fizi, a sud di Uvira, tre saveriani e un sacerdote congolese. Ma
l’umile implorazione di p. Aldo e
p. Angelo è riuscita a farsi aprire
un varco per andare a verificare
ciò che restava del centro diocesano: tante rovine in un mare di
sporcizia e di erbacce. Quanta
fatica per renderlo nuovamente
accogliente!
La meccanica nel sangue
Da Uvira, insieme a p. Giuseppe Arrigoni, p. Angelo passa
p. MICHELE D’ERCHIE, sx
a Kitutu, a circa 280 chilometri
di distanza, per abitare in una
capanna indigena e iniziare il
lavoro di costruzione di una
nuova missione, compreso un
campo di atterraggio per il piccolo aereo della diocesi, dove p.
Angelo pensava pure lui di atterrare. Aveva infatti conseguito
il brevetto da pilota nella sede
dell’aviazione civile di Torino.
Ma quando non si poteva volare, le strade della vasta zona
erano da incubo! Per fortuna, p.
Angelo ha la meccanica nel sangue e riesce a cavarsela anche su
strade impossibili, prive di qualsiasi distributore e di mezzi di
soccorso. Partiva sempre fornito
di filo di ferro, elastici, corde di
vario spessore, con una cassetta
di attrezzi e gasolio abbondante,
pronto per ogni evenienza.
Nel 1992 a Bukavu affluivano
i profughi ruandesi in fuga dalla sanguinosa guerra tribale. Un
caos difficile da gestire, in cui ha
Il 26 febbraio a Taranto abbiamo celebrato gli 80 anni di vita
di p. Angelo Berton: un bel traguardo, raggiunto attraverso un
cammino lungo e vario, trascorso nel servizio di Dio e degli altri,
in Italia e nel cuore dell’Africa. Chi racconta di lui è un amico e
coetaneo.
trovato la morte anche il coraggioso arcivescovo mons. Munzihirwa. Poco prima che il vescovo venisse assassinato, p. Angelo
si trovava insieme a lui per preparare un comunicato da spedire in
Italia e negli Stati Uniti.
Lo apprezzano tutti
Verso la fine del 1994 a p. Angelo - “vittima” dell’obbedienza
- viene chiesto di rientrare in Italia, per lavorare nelle comunità
saveriane di Genova - Pegli e
poi di Taranto, come economo e
superiore. Ho conosciuto p. An-
gelo sia in Africa che in Italia.
Posso affermare che si tratta di
un uomo dalla fede solida e con
un tatto squisito nel trattare le
persone.
In Africa era molto amato dagli africani; in Italia è cercato da
molte persone come guida spirituale. Credo sia uno dei doni più
belli di cui la natura e la grazia
lo hanno arricchito: la paziente e
serena capacità di ascoltare e di
infondere ottimismo e coraggio,
per superare le difficoltà della
vita.
■
(continua nel riquadro)
MISSIONE E PREGHIERA / 23
Quaresima: carità e opere buone
“Prestiamo attenzione gli uni agli altri”
E
ccoci a vivere una nuova
quaresima per prepararci
a ricevere la grazia di una nuova
Pasqua. In questo “tempo forte”
dell’anno ci è chiesto un serio impegno di conversione, corrispondente alle esigenze dell’attuale
momento storico. Una chiara indicazione ci è offerta dal messaggio di Benedetto XVI: “Prestiamo
attenzione gli uni agli altri per stimolarci a vicenda nella carità e
nelle opere buone” (Eb10,24).
Ecco, dunque, l’itinerario da
percorrere: uscire da noi stessi
per essere attenti agli altri; vivere
nell’umiltà, consapevoli di essere
noi stessi bisognosi di sostegno
e correzione; rinunciare a una
mentalità egoistica e rivestirci
dell’amore di Cristo che è dono
di sé, capacità di accoglienza e
stima, compassione e perdono.
Questo itinerario ascetico ha
come esito un modo evangelico di concepire la vita: non più
come una lotta per emergere a
scapito degli altri, ma come un
santo pellegrinaggio compiuto
insieme, sostenendoci a vicenda, verso la patria del cielo.
8
La giusta medicina
Il cammino di conversione
dall’«io» al «noi» è la medicina indispensabile per il nostro
tempo, che è malato di “mancanza di fraternità”, come dice il
Papa, perché ci dimentichiamo di
essere corpo di Cristo, membra
gli uni degli altri, gli uni necessari e cari agli altri. Si tratta di una
medicina senza contro-indicazioni, di cui tutti abbiamo bisogno.
Per farci comprendere la
straordinaria efficacia di tale
medicina, il Papa ne mostra le
componenti essenziali: la fede,
che dà occhi per vedere in tutti
il volto di Gesù e in ogni evento, anche doloroso, la misteriosa
presenza di Dio; la speranza,
che dona l’impeto vitale capace
di farci perseverare nelle difficoltà; l’amore, che con la sua
compassione e dedizione è il
vincolo indistruttibile della pace.
I suoi effetti benefici si manife-
Carità e opere buone: medicina efficace e senza contro indicazioni! (disegno di U. Gamba)
M. ANNA MARIA CàNOPI, osb
[email protected]
stano nella vita di relazione, nel
sentirci ciascuno responsabile
verso gli altri; quindi nell’essere
attenti a svolgere i compiti che
a ognuno vengono assegnati a
servizio del bene comune.
Coltivare la fraternità
Mentre i popoli sono in conflitto tra loro, mentre all’interno
delle stesse nazioni ci sono lotte
per la corsa al potere, mentre le
famiglie si sfasciano per carenza
di vero amore, è estremamente
importante che i cristiani sappiano coltivare la fraternità, mettendo in atto tutte quelle virtù che
possono favorire l’unione e la
comprensione reciproca.
Non è cosa facile: può richiedere uno sforzo eroico di
superamento delle proprie inclinazioni, per vivere Cristo e,
in Lui, preferire gli altri a se
stessi. È il passaggio attraverso
la porta stretta che introduce il
cuore nell’immenso spazio
dell’Amore.
Vissuta così la quaresima si
rivela un percorso di crescita
spirituale, “segnato dalla preghiera e dalla condivisione, dal
silenzio (dell’io per ascoltare Dio) e dal digiuno (specialmente delle passioni), in attesa
di vivere la gioia pasquale”. ■
Padre Angelo Berton non si scoraggia mai; riesce a risolvere anche le situazioni più
intricate; nella foto, attraversa un ponte malmesso in Congo
IL MISSIONARIO DEI CIELI
p. MICHELE D’ERCHIE, sx
Anni fa a Genova - Pegli, p. Angelo mi regalò un suo manoscritto
dal titolo: “I quattro punti cardinali, più il mio punto di vista”. È un
vero libro sapienziale, ricco di belle parabole, anche umoristiche e
divertenti, che la vita movimentata ha suggerito alla sua intelligente
fantasia. Tra le tante, ne scelgo una che ben si adatta al suo 80° compleanno. Il missionario paragona la vita a un volo aereo, dal decollo
fino all’atterraggio.
“Quando il pilota parte con l’aereo a 45 gradi di inclinazione verso
l’alto, vedendosi immerso nel cielo azzurro, ha l’impressione di entrare
in uno spazio libero e senza limiti. Ma quando l’aereo sta per arrivare a
destinazione, inclinato a 45 gradi verso il basso, il pilota si rende conto
che la prospettiva di tempo e spazio è improvvisamente cambiata davanti ai suoi occhi. L’orizzonte senza limiti che lo faceva sognare, ora
diventa uno spazio ben definito con obblighi ineludibili.
A 80 anni senza rammarico, anch’io come il pilota intravedo davanti
a me, simbolicamente, il mio punto di arrivo. So bene che gli anni
che mi restano sono tanti quanti la decina di minuti che occorrono
all’aereo per scendere sulla pista di atterraggio. E dopo quei dieci
minuti, so che devo scendere a terra. So anche che, volente o nolente, come tutti coloro che sono arrivati prima di me, finito il viaggio
devo prendere posto nel parcheggio speciale, al lato della pista dove,
in lista d’attesa, ognuno
attende di ripartire per il
nuovo viaggio di… risurrezione!”.
Caro padre Angelo, rimani in volo ancora a
lungo, e continua a sognare in spazi senza limiti, perché la giovinezza dello spirito non invecchia mai.
P. Angelo Berton (a destra)
con il superiore dei saveriani p. Carlo Pozzobon
2012 MARZO
PUGLIA
74122 LAMA TA - Via Tre Fontane, 15
Tel. 099 7773186 - Fax 099 7772558
E-mail: [email protected] - C/c. postale 10423747
Una lunga vita da campione
Padre Angelo Berton ha compiuto 80 anni
sintetizzare la
N onvitaè difacile
padre Angelo fino
alla tappa significativa degli 80
anni. È stata ed è una vita spesa
senza risparmi, al servizio della
missione in Africa e in Italia, in
un ministero fruttuoso e nelle
attività di sviluppo sociale. Ma
possiamo cercare di coglierne
almeno alcuni dettagli.
In Congo con la guerra civile
Padre Angelo ha lavorato in
Africa per 22 anni. Il primo approdo è stato in agosto del 1965
in Burundi, per riattivare la lingua francese sotto la guida di un
professore belga. Dopo pochi
mesi raggiunge Bukavu, capoluogo della regione congolese
del Kivu, per studiare la lingua
africana più diffusa nell’Africa
centrale: il swahili, strumento
indispensabile per mettersi a
servizio della gente e farsi capire. Rimane a Bukavu in attesa di
essere destinato a una missione;
intanto assiste i ragazzi abbandonati.
Durante la guerra civile, verso
la fine del 1965, insieme al confratello p. Aldo Vagni, tenta di
raggiungere Uvira, una cittadina
a 80 chilometri a sud di Bukavu,
in riva al lago Tanganika, dove
sorgeva il centro della giovane
diocesi affidata ai missionari
saveriani. Ma trovano la strada
sbarrata dai ribelli mulelisti, che
seminano terrore e distruzione in
tutto il sud del Kivu: un palo di
legno poggiato su due mucchi di
teschi umani. Un orrore!
Ci voleva molto coraggio per
avanzare, sapendo che nel novembre dell’anno precedente
erano stati uccisi a Baraka e a
Fizi, a sud di Uvira, tre saveriani e un sacerdote congolese. Ma
l’umile implorazione di p. Aldo e
p. Angelo è riuscita a farsi aprire
un varco per andare a verificare
p. MICHELE D’ERCHIE, sx
ciò che restava del centro diocesano: tante rovine in un mare di
sporcizia e di erbacce. Quanta
fatica per renderlo nuovamente
accogliente!
La meccanica nel sangue
Da Uvira, insieme a p. Giuseppe Arrigoni, p. Angelo passa
a Kitutu, a circa 280 chilometri
di distanza, per abitare in una
capanna indigena e iniziare il
lavoro di costruzione di una
nuova missione, compreso un
campo di atterraggio per il piccolo aereo della diocesi, dove p.
Angelo pensava pure lui di atterrare. Aveva infatti conseguito
il brevetto da pilota nella sede
dell’aviazione civile di Torino.
Ma quando non si poteva volare,
la strada da Kitutu a Uvira era da
incubo! Anch’io l’ho percorsa
più volte in cinque anni.
Nel 1971 p. Angelo torna a
Uvira per aiutare l’economo dio-
Abbiamo celebrato da poco i 50 anni di ordinazione sacerdotale di p. Angelo Berton ed ecco arrivare un’altra data significativa: gli 80 anni di vita compiuti il 26 febbraio 2012. Senza dubbio è un bel traguardo, raggiunto attraverso un cammino lungo e vario, trascorso nel servizio di Dio e degli altri, in Italia e
nel cuore dell’Africa. Ecco cosa ci racconta di lui p. Michele D’Erchie, quasi coetaneo di p. Angelo e con tanti anni di lavoro missionario insieme.
cesano, soprattutto per il rifornimento dei viveri e del materiale
necessario alle diverse missioni
della diocesi, disseminate su un
territorio vasto più o meno come
la nostra Sicilia. Per fortuna, p.
Angelo ha la meccanica nel sangue e riesce a cavarsela anche su
strade impossibili, prive di qualsiasi distributore e di mezzi di
soccorso. Partiva sempre fornito
di filo di ferro, elastici, corde di
vario spessore, con una cassetta
di attrezzi e gasolio abbondante,
pronto per ogni evenienza.
A Uvira p. Angelo aiuta non
solo l’economo ma anche il vescovo, durante le sue complicate
visite pastorali. Da Uvira il missionario si sposta poi a Kavimvira, per completare la costruzione
del centro di formazione dei catechisti della diocesi.
■
(continua a lato)
La soluzione per ogni problema
Gli 80 anni di padre Angelo Berton / 2
C
ontinuando la lunga storia missionaria di p. Angelo, nel 1981 egli viene richiamato in Italia ed è destinato alla casa saveriana di Cagliari. Qui lavora per nove anni come economo e come rettore della comunità.
Italia - Congo e ritorno
Dopo questa “pausa” in patria,
alla fine del 1990 torna in Africa, prima a Kitutu e poi a Bukavu dove, nel 1992, affluivano
i rifugiati ruandesi in fuga dalla
sanguinosa guerra tribale che ha
avuto il suo culmine nel 1994.
Era un caos difficile da gestire,
8
in cui ha trovato la morte anche
il coraggioso arcivescovo congolese di Bukavu, mons. Munzihirwa. Poco prima che il vescovo
venisse assassinato, p. Angelo si
trovava insieme a lui per preparare un comunicato di informazioni da spedire in Italia e negli
Stati Uniti.
È verso la fine del 1994 che
a p. Angelo, “vittima” dell’obbedienza, viene chiesto di rientrare nuovamente in Italia, per
lavorare nelle comunità saveriane di Genova-Pegli e di Taranto, sempre con la stessa dinamica: prima economo e poi
superiore.
Padre Angelo Berton non si scoraggia mai; riesce a risolvere anche le situazioni più
intricate; nella foto, attraversa un ponte malmesso in Congo
p. M. D’ERCHIE, sx
Fede solida, ascolto
e ottimismo
Ho conosciuto p. Angelo sia in
Africa che in Italia. Posso affermare che si tratta di un uomo dalla fede solida e con un tatto squisito nel trattare le persone, senza
alcun tipo di discriminazione. In
Africa era amato dagli africani, e
bastava la sua presenza per risolvere casi complicati, soprattutto
quando gli africani erano quasi
compiaciuti nel creare difficoltà
ai bianchi, missionari compresi.
Era una specie di velata rivalsa sulle umiliazioni subite durante il triste periodo coloniale. Si potrebbero raccontare tanti episodi poco divertenti, in cui
io stesso mi sono trovato implicato insieme ad altri confratelli.
Ma l’arrivo di p. Angelo - amico di tutti, doganieri compresi risolveva i vari problemi con il
sollievo di tutti.
Qui a Taranto, p. Angelo è cercato da molte persone come guida spirituale. Credo sia uno dei
doni più belli di cui la natura e la
grazia lo hanno arricchito. Questo dono si esprime con una paziente e serena capacità di ascolto insieme a una incisiva infusione di ottimismo e di coraggio,
per superare le difficoltà della
vita. Il tutto, solidamente fondato nella fede in Gesù Cristo. E
sono tanti quelli che parlano be■
ne di p. Angelo…
(continua nel riquadro)
I saveriani in Congo nel 1965: in piedi da sinistra, p. Angelo Berton, p. Bragagna,
p. De Cilia, mons. Martin (vescovo belga che accolse i primi saveriani in Burundi
nel 1964), p. Mogliani; in basso, p. G. Nardo, p. Tomè, p. Piazzoli, p. Martini
IL MISSIONARIO DEI CIELI
p. MICHELE D’ERCHIE, sx
Anni fa a Pegli, p. Angelo mi regalò un suo manoscritto dal titolo: “I quattro punti cardinali, più il mio punto di vista”. È un vero libro sapienziale, ricco di belle parabole, anche umoristiche e divertenti, che la vita movimentata ha suggerito alla sua intelligente fantasia. Tra le tante, ne scelgo una che ben si adatta al suo 80° compleanno. Il missionario paragona la vita a un volo aereo, dal decollo fino all’atterraggio.
“Quando il pilota parte con l’aereo a 45 gradi di inclinazione verso
l’alto, vedendosi immerso nel cielo azzurro, ha l’impressione di entrare in uno spazio libero e senza limiti. Ma quando l’aereo sta per arrivare a destinazione, inclinato a 45 gradi verso il basso, il pilota si rende conto che la prospettiva di tempo e spazio è improvvisamente cambiata davanti ai suoi occhi. L’orizzonte senza limiti che lo faceva sognare, ora diventa uno spazio ben definito con obblighi ineludibili.
A 80 anni senza rammarico, anch’io come il pilota intravedo davanti
a me, simbolicamente, il mio punto di arrivo. So bene che gli anni che
mi restano sono tanti quanti la decina di minuti che occorrono all’aereo per scendere sulla pista di atterraggio. E dopo quei dieci minuti,
so che devo scendere a terra. So anche che, volente o nolente, come
tutti coloro che sono arrivati prima di me, finito il viaggio devo prendere posto nel parcheggio speciale, al lato della pista dove, in lista
d’attesa, ognuno attende di ripartire per
il nuovo viaggio di…
risurrezione!”.
Caro padre Angelo, rimani in volo ancora a lungo, e continua a sognare in spazi
senza limiti, perché la
giovinezza dello spirito non invecchia mai.
P. Angelo Berton (a destra)
con il superiore dei saveriani p. Carlo Pozzobon
2012 MARZO
REGGIO
CALABRIA
89135 GALLICO SUPERIORE RC - Via Rimembranze
Santuario Madonna della Grazia
Tel. 0965 370304 - Fax 0965 373137 - E-mail: [email protected] - C/c. postale 10444891
Una proposta interessante
La Calabria consacrata al Cuore di Gesù
L
a Calabria, si sa, ha tanti
problemi. La chiesa che
è in Calabria lo sa molto bene.
Le istituzioni civili se ne rendono conto e tentano tanti rimedi.
Spesso però nel cuore della gente si diffonde il pessimismo, con
la sensazione che nulla possa
cambiare.
Dall’alto
del monastero di Ortì
Anche le monache di clausura
del monastero della Visitazione,
si sono fatte carico della situazione. Esse hanno da sempre offerto la loro preghiera e la loro
vita per la chiesa e per il mondo.
In particolare sentono i problemi
del territorio in cui vivono. Il bene spirituale e civile della Calabria ispira la loro preghiera e per
questo hanno avuto una grande
ispirazione: chiedere ai vescovi
della Calabria di consacrare la
regione al Sacro Cuore di Gesù.
E i vescovi hanno deciso di accettare la proposta.
Così, il 6 febbraio hanno avuto
la loro riunione nel seminario di
Reggio Calabria e nel pomerig-
gio si sono recati al monastero
della Visitazione a San Nicola
di Ortì, località posta su un colle
che domina la città di Reggio e
ben visibile anche da molto distante. Da quel monastero, tutti i
vescovi assieme a molti sacerdoti e fedeli, alla fine della concelebrazione Eucaristica hanno pronunciato la consacrazione della
regione Calabria al Sacro Cuore.
In contemporanea, secondo il
desiderio dei vescovi, in tutte le
chiese della Calabria si è alzata
al cielo la stessa preghiera.
In ascolto di Gesù
come Maria
La solenne concelebrazione è
stata presieduta dall’arcivescovo
di Reggio mons. Vittorio Mondello. Nella sua vibrante omelia
ha detto: “Siamo saliti sul colle
per vedere il volto di Dio e consacrare al suo nome non solo
noi stessi, ma la Calabria intera,
le chiese, i luoghi sacri, le istituzioni, i luoghi di lavoro, gli
ospedali, gli uomini e le donne,
i giovani e le ragazze, i fanciulli
e i bambini, i vecchi e i neonati,
i moribondi e le creature che si
formano nel grembo delle madri.
Tutti! Tutti i calabresi con le loro
fatiche e aspirazioni, speranze e
delusioni. Tutti con le mani alzate implorano lo sguardo di Dio
su di noi. Siamo chiamati a metterci in ascolto di Gesù, come
sua Madre Maria”.
L’amore prevale sull’ira
Poi l’arcivescovo, prendendo
lo spunto dal capitolo undicesimo del libro del profeta Osea,
ha applicato la profezia alla
Calabria. “C’è il panorama dei
disastri della Calabria, quelli
dovuti alle intemperie naturali e quelli dovuti alle cattiverie
degli uomini: il panorama delle
cattiverie umane, la lunga storia
di soprusi e di delitti della malavita organizzata; lo sconcertante
riproporsi lungo il tempo, dentro le stesse pubbliche amministrazioni, di rivoltanti episodi
di corruzione suscitano l’accendersi dell’ira di Dio. Ma l’amore
prevale sull’ira.
C’è anche la descrizione della
tenerezza di Dio nei confronti
Il devoto di san Giuseppe
Il santo della Provvidenza ci benedica
S
an Guido Conforti, battezzato anche con i nomi di
Maria Giuseppe, ebbe sempre
una sentita devozione per il grande patriarca. Il 9 marzo 1879,
all’età di 14 anni, volle iscriversi
alla “Pia unione di S. Giuseppe”.
Per l’occasione egli compilò la
dichiarazione, controfirmata dal
rettore mons. Andrea Ferrari,
che inizia così: “Io seminarista
Conforti Guido, per accrescere il culto e la devozione verso
san Giuseppe, padre putativo di
Gesù Cristo e sposo purissimo
di Maria Vergine Immacolata,
mi unisco con gli altri aggregati,
a questa Pia unione…”.
8
“Invito” anche
per i missionari
Nei “propositi” degli esercizi
spirituali, quando era ancora studente di teologia (1884 e 1885),
il Conforti rinsalda questa devozione: “Tutte le azioni del lunedì
le consacrerò alle anime purganti;
quelle del martedì all’angelo custode; del mercoledì a san Giuseppe; del venerdì al S. Cuore; della
domenica alla SS. Trinità per tutti
gli eretici e infedeli”. Lo stesso
proposito lo ripete nel 1888, alla
vigilia dell’ordinazione sacerdotale, con l’aggiunta del “giovedì
a Gesù nel Sacramento”.
San Guido ha inculcato la devozione a san Giuseppe ai suoi
missionari, menzionandola nelle
“costituzioni” dei saveriani e nella “lettera testamento”. E l’ultima lettera circolare scritta ai suoi
missionari (1931) finisce così:
“Per l’intercessione della Regina
degli apostoli, di san Giuseppe e
dell’inclito nostro protettore san
Francesco Saverio, ci sia Dio
sempre largo delle sue grazie,
ci confermi nel proposito di ser­
virlo sino all’ultimo nella nostra
vocazione e ci benedica”.
a cura di p. FRANCO LIZZIT, sx
Toni poetici di ammirazione
San Guido ha insegnato la
devozione a san Giuseppe anche alla sua diocesi. Il 19 marzo
1921 il vescovo tesse un elogio
di san Giuseppe con toni poetici
di ammirazione e di lode. “Egli è
il più santo tra i patriarchi; è come un vasto giardino di primavera, come il firmamento, come
l’oceano le cui acque non hanno misura… Giuseppe per tanti
anni ebbe dinanzi allo sguardo
la Vergine SS.ma… Chi, dopo
Maria, trattò più familiarmente
con Gesù se non Giuseppe? Mi
sembra di vedere questo eccelso santo chiamarci tutti a sé, per
colmarci delle sue grazie…”.
Rivolgendosi in particolare ai
sacerdoti, san Guido afferma:
“Noi pure, imitando san Giuseppe, dovremo un giorno salvare in certo qual modo - la vita di
Cristo dalle insidie di tanti nemici... In ogni situazione, interponiamolo a nostro intercessore
presso Dio, per averlo poi nostro
aiuto e conforto nel punto estremo della vita”.
Anche noi saveriani raccomandiamo all’intercessione di
san Giuseppe i nostri amici e benefattori, particolarmente in questo mese di marzo.
■
Il monastero di Ortì, da dove mons. Mondello ha consacrato la Calabria al cuore di
Gesù, su proposta delle suore della Visitazione, e il Sacro Cuore di Gesù nel mosaico
dell’artista Rupnik, nella chiesa presso il monastero di Ortì:
la totalità dell’amore di Cristo risorto, rappresentata dal “costato aperto”
della Calabria: una tenerezza con
cui Dio ha consolato la Calabria,
incarnandosi dentro la vita e i
volti di alcuni suoi figli, che calabresi sono nati o calabresi sono diventati, che lungo le nostre
colline e i monti o nelle contrade
delle nostre città perennemente
si recano nei luoghi della sofferenza…”.
Una profonda emozione
Concludendo, l’arcivescovo
ha detto: “Stiamo per vivere
questa consacrazione davanti al
volto di Cristo e di queste donne
che vivono in preghiera. Elevia-
mo questa preghiera come un
dolce sussurro all’orecchio del
Dio amato; la offriamo immersi
nel silenzio. La Madre della misericordia, Colei nel cui grembo
si è formato il Cuore di Cristo, ci
accompagni con la sua premura
di Madre, ci consoli con la sua
tenerezza”.
Le monache, che hanno seguito tutta la celebrazione dal
lato della chiesa a loro riservato,
hanno fatto sentire la loro voce
cantando alcuni inni durante la
Messa. Tutti i partecipanti hanno
sentito con profonda emozione
la loro presenza.
■
QuAranta giorni prima di pasqua
p. OLIVIERO FERRO, sx
In Africa, nel periodo di quaresima c’è
tanto da fare. È un
momento importante, soprattutto per
chi si prepara al battesimo. Si cercano i
padrini e le madrine,
che accompagneranno i nuovi cristiani
per tutta la vita. I catechisti s’impegnano
molto e il missionario
va a visitarli spesso. È
un passo decisivo, una
scelta carica di conseguenze. Spesso chi si
prepara al battesimo
non è capito dalla
sua famiglia e rischia
di essere emarginato.
Perciò si chiede alla
comunità cristiana di star loro vicino, di incoraggiarli, di farli sentire
parte di una nuova famiglia.
Nelle ultime tre domeniche di quaresima ci sono gli “scrutini”: passo
dopo passo, il candidato si prepara a entrare nella chiesa. Il momento
di grande gioia è la notte di Pasqua: sembra non passi mai, tanta è la
gioia in tutto il villaggio. Fin dal pomeriggio, si preparano la chiesa
e i dintorni: i fiori, i drappi, la corale che prova i canti, i chierichetti...
Poi, al momento del battesimo, una processione di persone arriva al
fonte battesimale tra canti di gioia.
Al mattino ci sono i battesimi dei bambini piccoli e poi nelle case
comincia la festa: tutti sono invitati, anche il missionario. Da quel
momento, la comunità si sente più forte, perché i nuovi daranno una
mano a quelli che sono già presenti.
In Africa sembra sia sempre quaresima, però c’è anche la voglia di
lottare insieme per risolvere i problemi. La comunità cristiana cerca
di fare la sua parte, non solo per dare una speranza, ma perché crede
che la speranza sia quel Gesù che ha dato tutta la sua vita per noi.
2012 MARZO
ROMA
00165 ROMA RM - Via Aurelia, 287
Tel. 06 39366929 - Fax 06 39366925
E-mail: [email protected] - C/c. postale 45206000
Mai vista tanta neve così
Breve intervista a padre Mondin
I
l 3 e 4 febbraio scorsi
anche a Roma è nevicato molto, tanto da sorprendere
tutti. I turisti erano impegnati a
scattare fotografie esclamando:
“Che meraviglia!”. Ma i romani,
impreparati, erano bloccati sulle strade interne
e sul Gran
Raccordo
Anulare,
fermi su file
interminabili. Nessuno
aveva
pensato
al rimedio
più semplice: spargere il sale...
Al “Collegio Conforti”, vicino
alla Madonna del Riposo in via
Aurelia, c’è il nostro personaggio storico: p. Giovan Battista
Mondin, classe 1926, che ci ha
regalato i suoi... ricordi.
Ha mai visto tanta neve così?
È nevicato così tanto circa 40
anni fa. Ma ricordo che allora la
neve era andata via subito. Io ero
in viaggio: venivo da Pescara e
a metà strada ha cominciato a
nevicare. Quando sono arrivato
a Roma ho visto che gli autobus
avevano grossi problemi a fare
la salita che da piazza San Pietro
viene su verso via Aurelia, lungo
le mura Vaticane.
Com’era la città 40 anni fa?
Quarant’anni fa questa parte centrale di Roma era tale e
quale, come era stata progettata
e realizzata ancora ai tempi del
Padre Battista Mondin, memoria
storica dei saveriani di Roma,
con il suo ultimo libro,
“La Trinità mistero d’amore”
a cura di p. FILIPPO ROTA MARTIR, sx
duce. Grandi novità da allora in
questa parte della città non ce ne
sono state, a parte la metropolitana e il traffico che è sempre
più caotico e rumoroso...
La casa saveriana era
uguale?
Quando sono arrivato io - sono
già 40 anni che sono qui a Roma!
- questa casa in via Aurelia era
proprio in uno stato cadente. Apparteneva a una congregazione
di suore, le quali l’avevano già
lasciata da 5 o 6 anni e nessuno
la voleva prendere, perché era
in uno stato pietoso. Bisognava
distruggere tutto, perché la casa
era “sgranata”, con crepe da tutte
le parti. C’è stata poi una trasformazione radicale: è stato buttato
giù e ricostruito tutto l’impianto
interno. Questo è avvenuto una
trentina d’anni fa.
La casa dei
saveriani in via
Aurelia dopo
la nevicata del
3 febbraio.
Padre
Filippo: “Dalla
finestra della
mia stanza
in via Aurelia
vedo il cupolone innevato;
è davvero
suggestivo!”
Siamo in piazza San Pietro, ricoperta
da un soffice manto nevoso!
8
Noi saveriani, invece...
Anche noi saveriani avevamo
già individuato un luogo, ma poi
ci si rese conto che era troppo
lontano rispetto alle università
Romane che i nostri studenti
frequentano per le loro specializzazioni. Allora si è deciso di
rimanere qui e fare una trasformazione totale della vecchia casa. Per consentire i lavori, noi
abbiamo dovuto “sfrattare”: siamo dovuti andare provvisoriamente in via Nullo, nella zona
di Monteverde Vecchio.
Ci parli del suo ultimo libro
Il mio ultimo libro ha per titolo, “La Trinità mistero d’amore”, ed è stato ristampato per la
seconda edizione. Di tutti i libri
che ho scritto (più di un centinaio), questo è il più bello e il più
originale. Lo considero anche il
mio “capolavoro”.
Il mistero della Trinità è un mistero d’Amore, il quale si realizza e si esprime nelle Tre Persone Divine: Padre, Figlio e Spirito Santo. Questa è l’idea basilare
del libro, l’idea che mi ha ispirato: l’Amore totale; l’Amore, nel
senso forte del termine, è vera■
mente tutto!
Siamo sulla strada e il traffico è pesante!
In effetti, si pensava di abbandonare questa casa e di andare a
trovare una collocazione in periferia... A quell’epoca, diverse
Roma candida... come mai
Immagini che entreranno nella storia
congregazioni religiose avevano
cercato una sistemazione a Roma
e si erano piazzate intorno al Raccordo anulare, da via della Piasana a via Aurelia fino alla Cassia.
Padre Filippo racconta: “Ha nevicato una notte intera e guardate il risultato...
Dice il nostro anziano p. Mondin che da 40 anni non nevicava così.
Adesso è tutto bloccato. Siamo in quarantena...”
GIACOMO MARTINA:
UN PROFESSORE AMICO
p. MARCELLO STORGATO, sx
Ho appreso della morte del gesuita p. Giacomo Martina, nostro insegnante di storia negli anni del liceo classico al Pontificio collegio
Leoniano di Anagni (FR). In preghiera, mi sono unito spiritualmente
a tutti coloro che l’hanno conosciuto e apprezzato come insegnante e amico.
Padre Martina non solo insegnava bene, perché amava la storia e
la chiesa, ma ci introduceva nella visione ecclesiale dei popoli, delle situazioni umane e sociali, delle culture delle diverse epoche storiche. Per questo, integrava spesso i testi scolastici con sue sintesi del
tutto originali. Era sua profonda convinzione - e ce la insegnava - che
la storia non è fatta solo di date e luoghi, di personaggi potenti e di
memorabili vicende, ma anche dalla gente del popolo, che in ogni
modo viene coinvolta nel bene e nel male, e che spesso è motore di
rinnovamento.
Da questa visione, credo, ho ricevuto un apporto importante anche
per la vocazione missionaria, che mi ha portato alla scelta di entrare
nella famiglia dei saveriani, nel 1963 (assieme a
Mario Celli, Adolfo Codini, Angelo Trinca).
Padre Giacomo Martina, morto a Roma il 6
febbraio 2012 all’età di 88 anni, è stato il massimo studioso di papa Pio IX e grande conoscitore della storia della chiesa. In un’intervista
rilasciata nel 1999, affermava la sua profonda
convinzione: “La storia c’insegna a non essere
troppo pessimisti, a non illuderci di ottenere cambiamenti sensazionali, ma ad avere fiducia. Come abbiamo superato tante
difficoltà nel passato, così le supereremo
anche nel futuro. Con pazienza, con gradualità, con una visione aperta ai tempi
lunghi. Un cambiamento non si verifica
mai dall’oggi al domani”.
Padre Giacomo Martina, gesuita, nato a Tripoli
nel 1924 e morto a Roma il 6 febbraio 2012
2012 MARZO
ROMAGNA
48125 S. PIETRO in VINCOLI RA - Via Angaia, 7
Tel. 0544 551009 - Fax 0544 551811
E-mail: [email protected] - C/c. postale 13591482
Il prete: guida e confessore
Il ritiro dei giovani sacerdoti romagnoli
P
roseguono presso la casa
di spiritualità dei saveriani
a San Pietro in Vincoli gli incontri semestrali dei giovani preti
della Romagna: una trentina,
accompagnati dai loro vescovi.
Il 12 e 13 gennaio, il vescovo di
Urbino mons. Giovanni Tani ha
offerto ai presenti una bella riflessione sul tema, “il ministero
della direzione spirituale e della
riconciliazione”.
Forte anche della sua lunga
esperienza di “padre spirituale” al
seminario di Rimini e al semina-
rio di Roma, mons. Tani ha fatto
riferimento al recente documento
Vaticano per i direttori spirituali
e i confessori - “Il sacerdote ministro della misericordia divina”
del 2011. Il patrimonio spirituale
a cui i presbiteri possono attingere è molto ricco: dalla visione
originale di san Paolo, che vede
l’uomo a “tre dimensioni” - spirito, anima, corpo - fino al classico discernimento degli spiriti di
Sant’Ignazio di Loyola.
I sacerdoti devono saper ascoltare e attendere, formare alla pre-
p. LINO SGARBOSSA, sx
ghiera e alla vita di fede; deve essere un uomo dotato di profonda
pietà, scienza e... buon umore. È
importante che essi siano disponibili per le confessioni e che sappiano cogliere le occasioni per
avviare colloqui spirituali con i
fedeli, soprattutto i giovani.
La sera i presenti hanno visto
e discusso l’ultimo film di Nanni Moretti, “Habemus Papam”.
Il prossimo ritiro, tra sei mesi, i
giovani preti rifletteranno su un
altro tema importante: come accostare i “lontani”.
■
Giovani sacerdoti della Romagna, che si riuniscono periodicamente dai saveriani di San Pietro in
Vincoli per due giorni di ritiro spirituale e formazione pastorale
La grande nevicata di febbraio
Sommersi dai fiocchi trasportati dal blizzard
p. LINO SGARBOSSA, sx
Il viale d’ingresso
dei saveriani
di San Pietro in Vincoli
sembra una pista
da sci di fondo
del nord Europa.
Anche la statua di mons. Conforti è stata sommersa
dalla neve e il santo fondatore sembra ritornare
sulle transiberiana, di rientro dalla Cina.
La neve ha ricoperto anche il cortile interno,
formando delle vere e proprie onde
e impedendo l’uscita dalla porta laterale.
8
Esercizi spirituali alle catechiste
L
a nostra casa saveriana è
un centro di spiritualità e si presta, con il
suo silenzio e l’ampio
parco, all’ascolto della parola di Dio e alla
preghiera. Poco prima
di Natale si sono date appuntamento alcune catechiste di varie
parrocchie della diocesi di Vicenza, per
tre giorni di esercizi
spirituali nello stile di
sant’Ignazio. Si erano rivolte a me, perché desideravano accrescere la loro spiritualità di persone impegnate nel cammino
del vangelo.
Diceva Paolo VI:
“La pratica degli esercizi spirituali costituisce non solo una pausa tonificante per lo
spirito, in mezzo alle dissipazioni della
chiassosa vita moderna, ma anche una scuola insostituibile per
introdurre le anime a una maggiore intimità con Dio, all’amore della virtù e alla scienza vera
della vita”.
Con le catechiste ho deciso di seguire alcuni temi che
sant’Ignazio propone nel suo libro di “Esercizi spirituali”. Non
mi sono dilungato in tante spie-
Catechiste di Vicenza
sotto la statua benedicente di san Conforti,
a San Pietro in Vincoli:
guidate da p. Lino,
hanno partecipato
agli esercizi spirituali
gazioni, ma brevemente mi sono
preoccupato di indicare a ogni
catechista il cammino per scoprire la presenza e la volontà di Dio
nella propria vita quotidiana.
È stata per me una gioia incontrare di nuovo queste persone e guidarle, anche se per pochi
giorni, verso una donazione missionaria agli altri, nell’amore di
Dio.
■
FUTURI SPOSI PER LA MISSIONE
p. L. SGARBOSSA, sx
Ho predicato un ritiro spirituale ad alcuni fidanzati che hanno deciso di donare la propria vita alla missione e all’evangelizzazione.
Cristo si è presentato nella vita di questi giovani e li ha trasformati, non solo dando loro
la volontà di formare una bella famiglia cristiana, una famiglia fondata sui valori evangelici - di cui oggi abbiamo tanOmar e Chiara,
to bisogno -, ma li ha conver- due fidanzati che hanno
titi anche per essere suoi testi- partecipato al ritiro
moni, sull’esempio di tanti mis- spirituale, guidato
sionari e missionarie che testi- da p. Lino: desiderano
moniano nel mondo l’amore di partire per la missione
dopo il matrimonio
Dio Padre.
Auguro loro di continuare
a donare se stessi a Cristo, come famiglie che lasciano il proprio paese e si donano al servizio di tanti fratelli: i più poveri e abbandonati, per portare
la luce della fede e la notizia
dell’amore di Dio.
I fidanzati se ne sono andati dalla nostra casa con il desiderio di tornare per prepararsi
meglio alla partenza missionaria. Ho donato loro la biografia
del servo di Dio p. Pietro Uccelli e di san Guido Conforti. Mi
dicono che stanno leggendo
con molto interesse, e che vi
trovano ispirazione e incoraggiamento nel loro desiderio di
essere missionari.
2012 MARZO
SALERNO
84135 SALERNO SA - Via Fra G. Acquaviva, 4
Tel. 089 792051 - Fax 089 796284
E-mail: [email protected] - C/c. postale 00205849
Scoprire un’oasi di solidarietà
Percorso formativo al “Da Vinci” di Salerno
I
l percorso formativo di
due anni, organizzato per
la riscoperta di un’oasi della solidarietà e dei diritti umani, ha
permesso a venti alunni del liceo
scientifico “L. da Vinci” di Salerno di vivere alcune esperienze
emozionanti. Accompagnati dal
prof. Salvatore Cicenia e dalle
prof.sse Alfonsa Ronga e Ida Andreozzi, hanno incontrato alcune
realtà interessanti dal punto di vista sociale, culturale e religioso.
Da Pisa a Novellara
Dopo la prima tappa a Pisa,
città multi-etnica, dove abbiamo
incontrato il prof. Antonino Drago e una classe del liceo scientifico “Ulisse Dini” sul tema
“Diritti umani e non violenza”,
ci siamo recati a Novellara, in
provincia di Reggio Emilia.
Nella sede del Comune, l’assessore Paolo Santachiara ci ha
fatto conoscere i rappresentanti dei “nuovi cittadini” (così li
chiama, e non con il solito “extra
comunitari”) delle due comunità
cinese e sikh. Incontriamo anche
il marocchino Youssef Salmi, assessore alle politiche giovanili.
Ci ha colpito il livello di integrazione e convivenza tra i “nuovi
cittadini” e gli abitanti della zona, che si manifesta anche nella
partecipazione alle varie festività religiose: il Capodanno cinese, la festa Baisakhi dei sikh, il
Natale dei cristiani…
I giovani hanno fatto tante
domande: “Perché vengono a
vivere qui? Perché a Novellara è
stato costruito il grande tempio
dei sikh? Perché avete tradotto la
Costituzione italiana nelle lingue
dei nuovi cittadini?...”. Le risposte hanno fatto comprendere ai
giovani studenti l’importanza
della fraternità e dell’accoglienza in un mondo in cui spesso
prevale l’egoismo.
La fraternità missionaria
Ci siamo poi diretti verso Parma, per fare visita alla “Fraterni-
Prof.sse. ANDREOZZI e RONGA
tà missionaria” di Vicomero, una
piccola frazione fuori città. Qui
vive p. Silvio Turazzi, un missionario saveriano carismatico con
una ricchezza umana e spirituale
immensa. Si muove in carrozzella, e ha fondato una casa per
accogliere coloro che sono in difficoltà. Qui abbiamo incontrato
le famiglie africane del rifugiato
politico Pier, del congolese Christian e alcuni giovani studenti
universitari del Ruanda.
Siamo stati toccati dalle testimonianze di Pier e Christian,
quando hanno parlato dell’abbandono dei loro luoghi natii e
della lontananza dai loro cari.
Sono esempi di speranza per il
futuro, con la voglia di ricominciare, qui in Italia, mettendosi a
servizio degli altri in modo concreto, auto finanziandosi con la
lavorazione artigianale dei prodotti delle loro terre di origine.
Padre Silvio, Andrea e Mario
Padre Silvio Turazzi ci ha
Se anche Babele... balbetta
Una favola per la nuova “mostra” dei saveriani
vecchio contadino chieU ndeva
a un giovane che era
arrivato di corsa dalla grande
città: “Perché balbetti così?”.
“Peeerché… veve vengo da
Baaabele”, risponde il giovane
asciugandosi il sudore. “Cos’è
successo di così importante?”.
“Aa…spetta un attimo e titi…
racconto”, risponde il giovane
di nome Lin Guax.
8
Re Max e la torre
fino al cielo
Riprende fiato e racconta una
strana storia. “C’era una volta un
re, anzi diversi re, ognuno con il
suo regno, i suoi sudditi, i suoi
cavalli e i suoi asini... Finché un
giorno Re Max, che si credeva il
migliore, li radunò tutti dicendo
che voleva regnare su di loro.
Gli altri non erano d’accordo,
ma lui mandò i suoi soldati per
convincerli a forza, finché dovettero cedere”.
“E poi?”, chiese il contadino.
“E poi fu l’inferno. Re Max si
era messo in testa di essere più
grande del Creatore e voleva
comandare anche su di lui. Ma
dato che non l’aveva ancora incontrato, decise di fare una grande torre per salire fino in cielo.
La vedi anche tu quella torre, là
all’orizzonte?”. “Non mi sembra
una gran torre: sembra che stia
per crollare”, sorrise il contadi-
no, che di nome faceva Saggez.
Con la lingua arrossata!
“Dopo giorni e giorni di lavori
forzati, stavamo per arrivare sulle nuvole, quando successe una
cosa strana. Da una nuvola si
sentì una voce, tra tuoni e fulmini: era uno che rideva forte. Non
capivamo bene le parole, ma Re
Max cominciò a tremare. Fu il
primo a tagliare la corda e tutti
gli altri dietro a lui.
Volevamo capire cosa stava
succedendo, ma nessuno riusciva ad aprire la bocca e le nostre
orecchie si erano chiuse. Insomma, da quel momento qualcuno
si mise a dire che «è proprio una
p. O. FERRO, sx
Babele!». E da quel momento mi
misi a balbettare”.
“Anche gli animali?”, domandò il contadino. “No no, lolo loro
sssono più intelligenti”, rispose
il giovane e si accasciò a terra.
La sua lingua si era arrossata per
il troppo parlare. Il contadino
gli portò un po’ d’acqua e se ne
tornò a lavorare, dicendo tra sé:
“Chi troppo parla, poi straparla,
senza sapere cosa dice”.
Occhi, orecchie e... bocca
Ma la storia non finisce qui...
Come d’incanto, arrivano quattro strani personaggi. La tartaruga s’avvicina lentamente e dice
che bisogna star calmi, guardarsi
intorno, riposarsi un po’ e poi…
ricominciare. Con lei c’è l’aquila, che con i suoi occhi riesce a
guardare lontano; l’elefante, che
ha due orecchie enormi e sente
tutto; il pappagallo, che vuole
parlare ed essere amico con tutti.
“È un vero specialista, esclama
la tartaruga, anche se a volte è
un po’ scocciante”.
Alla fine, la tartaruga tira fuori
dalla borsa due occhi, due orecchie e una bocca e le mette nelle mani del giovane che si stava
riprendendo, dopo le emozioni
di quella giornata. Lui li guarda,
non apre bocca, ma fa segno di
aver capito. Si alza e riprende il
■
suo viaggio.
Gli studenti salernitani del “Da Vinci” con il missionario saveriano
p. Silvio Turazzi a Vicomero, Parma
emozionato con queste parole: “Il dono di sé e l’apertura
all’altro: queste sono le cose
più belle. Spalanca le porte, esci
da te stesso e ama gli altri, incontra Gesù Cristo come ce lo
presentano i vangeli… La vita è
come un fiume che scorre, che
continua a vivere anche dopo di
noi...”.
Le emozioni continuano. Andrea, uno studente saveriano con
laurea in sociologia, ci ha fatto
incontrare Mario, un ex carcerato originario di Eboli, che ha
passato in carcere 28 anni, 7 mesi, 12 giorni e 12 ore della sua
vita. Oggi è responsabile della
“Caritas” di Parma, impegnato
attivamente nel volontariato. Ci
ha parlato della sua conversione
e ci ha spiegato cosa accade nelle carceri italiane.
I nostri giovani ci hanno manifestato i loro timori di fronte
a quest’ultima esperienza. Ma le
nostre rassicurazioni, confortate
dalla presenza di Andrea, che ha
saputo creare un clima di accoglienza sereno e familiare, hanno reso l’incontro con Mario un
momento straordinario.
L’ultima tappa è stata al museo delle religioni di Bertinoro,
in provincia di Forlì. Siamo tornati a casa più arricchiti. Ora il
percorso continua nella nostra
città.
■
QuAranta giorni prima di pasqua
p. OLIVIERO FERRO, sx
In Africa, nel periodo di quaresima
c’è tanto da fare. È
un momento importante, soprattutto per chi si prepara al battesimo.
Si cercano i padrini
e le madrine, che
accompagneranno
i nuovi cristiani per
tutta la vita. I catechisti s’impegnano
molto e il missionario va a visitarli
spesso. È un passo
decisivo, una scelta carica di conseguenze. Spesso chi
si prepara al battesimo non è capito
dalla sua famiglia
e rischia di essere
emarginato. Perciò si chiede alla comunità cristiana di star loro vicino,
di incoraggiarli, di farli sentire parte di una nuova famiglia.
Nelle ultime tre domeniche di quaresima ci sono gli “scrutini”: passo
dopo passo, il candidato si prepara a entrare nella chiesa. Il momento
di grande gioia è la notte di Pasqua: sembra non passi mai, tanta è la
gioia in tutto il villaggio. Fin dal pomeriggio, si preparano la chiesa
e i dintorni: i fiori, i drappi, la corale che prova i canti, i chierichetti...
Poi, al momento del battesimo, una processione di persone arriva al
fonte battesimale tra canti di gioia.
Al mattino ci sono i battesimi dei bambini piccoli e poi nelle case
comincia la festa: tutti sono invitati, anche il missionario. Da quel
momento, la comunità si sente più forte, perché i nuovi daranno una
mano a quelli che sono già presenti.
In Africa sembra sia sempre quaresima, però c’è anche la voglia di
lottare insieme per risolvere i problemi. La comunità cristiana cerca
di fare la sua parte, non solo per dare una speranza, ma perché crede
che la speranza sia quel Gesù che ha dato tutta la sua vita per noi.
2012 MARZO
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Tel. 031 426007 - Fax 031 360304
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TAVERNERIO
“San Guido, dove abiti?”
p. LINO MAGGIONI, sx
La cosa migliore è andare e vedere, di persona
L
o stile di san Guido è tale da trasformare la nostra
domanda in un invito cortese:
“Venite e vedete”. Cosa ci impedisce allora di organizzare un
pellegrinaggio insieme a voi, care lettrici e cari lettori di “Missionari Saveriani”, che abbia come destinazione la città di Parma? Qui, infatti, il nostro santo
vescovo si è lasciato consumare dalla passione di trasmettere a
centinaia di migliaia di persone
il desiderio di cercare Dio ovunque, dove esse vivevano e qualunque cosa facessero.
Parma di ieri e di oggi
Sarà un pellegrinaggio biblico, cari amici, simile a quello
che Dio aveva disegnato per af-
fezionare a sé il suo popolo, dopo che gli ebrei si erano arresi a
vivere senza dignità.
Il 23 ottobre 2011, giorno della canonizzazione di san Guido,
Parma, indicata fra l’altro come
capitale europea del cibo, era
stata attraversata dal ricordo. Ma
i timori suscitati dalla crisi economica già avevano recuperato,
dalla loro, l’indole dei parmigiani. Di fatto Parma continua a vivere l’eclettismo di interessi, che
viveva ai tempi in cui san Guido
era vescovo.
Allora la città ducale gravitava
attorno a tre poli culturali: il teatro Regio, dove quelli del “loggione” erano famosi per aver
ereditato l’orecchio musicale di
Arturo Toscanini; piazza Gari-
baldi, sempre attenta all’accendersi di lotte politiche e sindacali; la cattedrale, a ricordare la
bellezza del cristianesimo medioevale, nel battistero e nella
crocifissione marmorea dell’Antelami che, ancora oggi, irradia
struggente tenerezza.
6 maggio: pellegrinaggio
alla casa di Conforti
Il pellegrinaggio, che Dio aveva disegnato per il suo popolo,
lo aveva anche animato con momenti di attesa, momenti di preghiera e di festa, momenti di
maggior vicinanza con lui. Così,
attraverso quel pellegrinaggio, il
popolo eletto acquistò una sacralità più stretta nei rapporti con il
vero Dio e con i fratelli.
“San Guido, dove abiti?” / 2
Per le strade tante volte percorse dal vescovo
R
ispettata la sosta del pranzo, il nostro pellegrinaggio esce sulle strade cittadine, le
stesse che san Guido ha percorso a tutte le età della vita: quando, bambino cagionevole di salute, sentiva come un mormorio la vocazione missionaria;
all’epoca in cui, seminarista di
buone speranze, si vide chiudere in faccia le porte dei salesiani
e dei gesuiti; quando fu costretto
a celebrare la prima Messa fuori città, perché sul capo di papà Rinaldo pendeva una scomunica della chiesa. Sono le strade su cui san Guido ha portato
la riconciliazione, sono le strade dell’Appennino che gli gonfiavano le gambe, nei giorni delle visite pastorali, perché lui voleva incontrare tutti.
Il percorso del nostro pellegrinaggio si concluderà nella cattedrale della città, dove ancora og-
8
gi sembra risuonare la voce del
vescovo che non si stancava di
insegnare a tutti: “Non c’è difficoltà al mondo che i figli di Dio
non riescano a superare”.
La firma segreta dei santi
Dicono che i miracoli siano la
firma segreta dei santi. Il cerchio
di ogni pellegrinaggio si chiude
quando i pellegrini si rivolgono
ai santi per ottenere “la grazia”.
Tra i santi moderni figurano alcuni che anche noi abbiamo conosciuto: padre Pio, madre Teresa di Calcutta, il beato Giovanni Paolo II... E proprio questi tre
santi stanno cambiando genere
di miracoli.
Padre Pio, ad esempio, aveva stabilito un rapporto interiore con il Signore, tale da poter
guarire i cuori malati di persone disperate. Madre Teresa di
Calcutta, era la “matita piccola
Pellegrini da Tavernerio a Parma, sentiremo l’invito di Gesù:
“Riconosci che sono io a dare linea alla tua vita”
p. LINO MAGGIONI, sx
e spuntata” di cui Dio si è servito per far balenare nel cuore del
consumismo la solidarietà verso
gli ultimi. Papa Giovanni Paolo
II è passato attraverso 24 anni di
sofferenze, per educare l’umanità intera a spalancare le porte all’Amore misericordioso di
Dio Padre.
Missionari della preghiera
Il nostro pellegrinaggio conoscerà il suo punto focale nel
colloquio che noi pellegrini sapremo sostenere con san Guido: “Fa’ anche a noi il miracolo di diventare santi”. Lui ci mostrerà l’immagine simbolo della
santità, che lui stesso custodiva
sul suo tavolo di lavoro. Un’immagine che è contemplazione e
intercessione. Gesù sta in piedi,
in mezzo al mare in burrasca. È
notte e parla a Pietro: “Vienimi
incontro; non lasciarti confondere da sentimenti e pensieri religiosi tuoi. Non temere: non ci
saranno onde, né cavalloni né
marosi a impedirti di ripartire,
ogni volta, di nuovo... Riconosci che sono io a dare linea alla tua vita”.
Il giorno passato a casa di san
Guido ci farà sentire importanti, missionari della preghiera per
gli altri: per la nostra gente, costretta dalla realtà a cambiare
mentalità. La nostra preghiera
invoglierà Dio a tirar fuori dalla naftalina l’amore che contiene
i principi attivi che guariscono i
peccati delle nazioni.
San Guido ci accompagnerà
nel ritorno a casa. E ci colmerà
■
di ogni benedizione.
Il nostro pellegrinaggio entrerà
in agenda il 6 maggio, quando la pianura del Po è generosa di promesse.
Il percorso ci condurrà alla tomba di
san Guido Conforti. Pregheremo nel
suo santuario, uniti ai fedeli di Parma. Poi, la visita ai
luoghi della memoria, dove sono custodite le testimonianze forti del fondatore: il Crocifisso
che gli aveva parlato quando era ancora bambino; il nome, scolpito a sbalzo, del suo primo
missionario morto
in Cina; il quadro
della Madonna della strada.
Uno scorcio di Parma, nell’acquarello di p. Costalonga
Lo sguardo oltre il torrente
Davanti alle foto di gruppo dei
missionari partenti per la Cina,
p. Ermanno Ferro ci spiegherà
che cosa volesse dire andare in
missione senza più fare ritorno.
Infine, varcheremo la soglia della “sala rossa”, dove san Guido
aveva potuto recuperare forza e
salute, nei momenti bui della sua
vita. In quella “sala” dava corpo
a pensieri di pace e di fede per i
suoi preti, confusi dalle idee laiciste che avevano preso a circo-
lare in Europa dopo la rivoluzione francese.
Dalle finestre della “sala rossa”, san Guido spingeva lo
sguardo oltre il torrente, che tagliava la città in due e schierava la gente dietro differenti bandiere. Due sole persone potevano transitare sul ponte del fiume:
il vescovo di tutti san Guido e
il venerabile fra’ Lino, apostolo
della carità di origine albanese.
San Guido andava nella Parma
vecchia dell’oltre-torrente anche
per confessarsi.
■
(continua a lato)
6 maggio: pellegrini a parma
Dove nacque e visse san Guido Conforti
p. LUIGI ANZALONE, sx
Siamo ancora sull’onda lunga
del 23 ottobre 2011, quando papa Benedetto XVI ha proclamato
santo il fondatore dei saveriani e
vescovo di Parma san Guido Conforti, insieme a san Luigi Guanella
e a santa Bonifacia de Castro.
In quell’occasione un bel gruppo di persone è andato da Tavernerio fino a Roma e abbiamo
condiviso la gioia di appartenere
a una grande famiglia - quella dei
missionari saveriani - e a una chiesa missionaria presente a Como, a
Parma, in Spagna e nel mondo!
Ora proponiamo un pellegrinaggio ai luoghi che hanno visto nascere e vivere il nostro san
Guido Conforti. Invitiamo tutti e
speriamo che siano tanti a partecipare. Ecco il programma.
• Partenza alle 6,30 dalla casa
dei saveriani di Tavernerio, in
via Urago 15.
• Arrivo previsto a Parma per le ore 9,15: accoglienza presso la casa
madre.
• Santa Messa alle 10 nel santuario san Guido Conforti.
• Visita alle memorie “Confortiane” alle 11.
• Pranzo “da Romeo” alle 13.
• Visita alla città di Parma a partire dalle 14,30.
• Partenza da Parma alle 17 e rientro a Tavernerio previsto per le 20.
La quota di partecipazione è di 60 euro, tutto compreso. Per iscrizioni: telefonare al numero 031 426007; oppure inviare un messaggio
all’e-mail: [email protected] (p. Luigi Anzalone).
2012 MARZO
VICENZA
36100 VICENZA VI - Viale Trento, 119
Tel. 0444 288399 - Fax 0444 288376
E-mail: [email protected] - C/c. postale 13616362
La festa del ringraziamento
Con la testimonianza di padre Sommacal
I
l gruppo amici dei missionari saveriani (Gams) di
Vicenza si è riunito il 22 gennaio
per una giornata di riflessione e
festa, a conclusione della mostra
dei presepi missionari. All’inizio
dell’incontro p. Luciano ha presentato p. Raimondo Sommacal,
che ci ha dato testimonianza della sua lunga permanenza in Congo: ben trent’anni!
La sua esposizione appassionata ha veramente coinvolto tutti i presenti che, alla fine, hanno posto alcune domande. Padre
Sommacal ha detto: “La missione è Gesù che annuncia il Regno; essere cristiano vuol dire
avere una qualità di vita tale da
essere annuncio evangelico”.
Un grande paese
impoverito
Il Congo è grande dieci volte
l’Italia, con 60 milioni di abitanti. È uno Stato disorganizzato: il
servizio postale non funziona, e
anche la scuola è di basso livello. Il 70% della popolazione è
sotto i 25 anni; la maggioranza
delle donne è senza istruzione; il
loro compito è fare figli e coltivare la terra…
La guerra degli anni ‘90 ha
causato ben otto milioni di morti, secondo il rapporto dell’Onu.
Nonostante le terre fertili e ricche di tanti minerali, la popolazione è ridotta alla fame e vive in uno stato di sottosviluppo.
Così i governanti riescono a gestire i loro traffici - poco leciti di armi e metalli preziosi e attirare investimenti spregiudicati!
Tra i minerali, il coltan è molto ricercato. Serve per preparare apparecchi elettronici e telefonini, e quindi è molto richie-
CATERINA e PIETRO DAL SANTO
sto. La vera causa della guerra
con le sue vittime e distruzioni
sono stati i minerali e il conflitto è stato sostenuto anche dalle
potenze Occidentali che sui minerali avevano un forte interesse. In queste operazioni, nessuno tiene conto del costo in vite
umane; e noi missionari abbiamo vissuto la tragedia.
La missione è anche cultura
In Africa bisogna introdurre
il vangelo nella vita della gente.
È importante l’annuncio del rispetto della persona umana, della giustizia, della riconciliazione: e questa è missione. Si tratta quindi anche di un problema
culturale. I giovani sono sbilanciati perché hanno rotto con il
passato, ma il futuro è pieno di
incognite; per questo l’istruzione è importante!
Essere un raggio di pace
“Ogni tappo non donato è perso!”
Che cosa fanno i nostri giovani dopo essere stati in missione? A questa domanda che tanti
fanno, risponde Alessandra illustrando una delle attività del dopo-missione.
S
iamo tutti presi da mille occupazioni e impegni
e ci sembra impossibile riuscire a trovare il tempo per aiutare chi vive in situazioni di disagio, magari in un Paese lontano
dal nostro… In realtà, a volte basta veramente poco per sostenere qualcuno e dare un senso più
profondo alla nostra vita.
Vi porto l’esempio del gruppo “Raggi di pace”, nato dopo il
corso “Insieme per la missione”
(frequentato nel 2004-2005) e
dopo il viaggio missionario: due
8
esperienze formative molto forti che hanno cambiato le nostre
prospettive e la nostra vita quotidiana. Ci siamo resi conto di essere persone fortunate, in quanto abbiamo dignità, educazione,
acqua, cibo, vestiti, soldi... E abbiamo scoperto che anche i piccoli accorgimenti nella vita di
ogni giorno possono trasformare e rendere migliori le condizioni di chi si trova in difficoltà.
La raccolta dei tappi
Dall’esperienza in terra di missione abbiamo scoperto che anche i rifiuti possono diventare
una risorsa preziosa. E grazie al
sostegno dei saveriani di Vicenza,
abbiamo potuto dar vita ai nostri
sogni. Nel 2006 abbiamo iniziato
la nostra attività missionaria: una
Il gruppo “Raggi di pace” impegnato nello smistamento dei tappi per sostenere e finanziare piccoli progetti; la stanza dei “tappisti” si trova presso i saveriani di viale Trento
Bisogna aiutare la gente a
prendere coscienza della propria dignità e fare in modo che
non diventi pigra. Gli abitanti
del Congo hanno ancora paure
primitive: la malattia, il malocchio… La missione esige persone con il cuore pieno di Dio, che
sappiano aiutare con il vangelo,
che è gioia e pace interiore.
In Italia vi sono molti immigrati; chi annuncia loro il vangelo? Tutti dobbiamo annunciare il
vangelo con la nostra vita. Nonostante il benessere, in Italia si
vede tanta sofferenza interiore;
in Congo sono poveri, ma sono
più felici. I cristiani hanno il loro certificato di battesimo e sono fieri di mostrarlo per farsi riconoscere! Magari fossimo così
orgogliosi anche noi della nostra
fede e fossimo capaci di dimostrare agli altri quanta pace e serenità interiore essa ci dona!”.
Messa, pranzo e foto ricordo
Alla fine dell’incontro con
p. Sommacal, è stata celebrata
la Messa. Vi hanno partecipato
tutti i saveriani della comunità,
che hanno ringraziato i presenti per il bel lavoro svolto. Abbiamo anche fatto la foto di gruppo
in giardino, come testimonianza
di affetto degli amici laici verso
i missionari saveriani.
Dopo il pranzo comunitario, p.
Luciano ha presentato la relazione sull’andamento generale della
mostra dei presepi e del risultato economico per i vari progetti.
L’incontro è terminato con un’al■
legra estrazione a premi.
ALESSANDRA
stanza e un cassone di legno ci
permettono la raccolta di sacchi
e sacchettini contenenti semplicemente… tappi di plastica!
Promuoviamo la raccolta tappi presso scuole, parrocchie, negozi, gruppi, famiglie, amici: la
nostra iniziativa si è così diffusa, da vederci costretti a ridurla,
dato che le forze a nostra disposizione sono limitate. Attraverso
la vendita dei tappi raccolti, siamo riusciti a far costruire pozzi
di acqua potabile in Congo, Sierra Leone, Brasile, senza dimenticare altri micro-progetti di sostegno a situazioni di disagio,
anche nel nostro territorio.
L’unione fa la forza!
I nostri progetti sostengono il
diritto all’acqua, quindi alla dignità umana. Vogliamo porre attenzione al rispetto per gli altri,
anche se sono lontani dai nostri
occhi e dalle nostre vite frenetiche. Abbiamo sperimentato che
ognuno può dare un piccolo contributo per migliorare il mondo e
che davvero “l’unione fa la forza”: da soli si fa poca strada e il
rischio è di perdersi; ma quando
ci si mette in rete allora il sogno
può diventare realtà.
Tutti possono partecipare alla
nostra iniziativa, adulti e bambini, magari dandoci una mano
anche attraverso l’attività di smistamento: passateci a trovare il
sabato mattina nella nostra stanza, presso il parcheggio della casa dei saveriani. Saremo lieti di
mostrarvi in cosa consiste il nostro lavoro… Vi aspettiamo! ■
I saveriani hanno ringraziato tutti gli amici per il bel lavoro
fatto con la mostra dei presepi, con un bell’incontro che si è
concluso con l’immancabile fotografia di gruppo
Ospite della festa del Gams è stato p. Raimondo Sommacal,
che ha offerto la sua testimonianza di missionario in Congo
PADRE PERUZZO HA FATTO 90
p. ELIO COSMA, sx
Il 4 febbraio abbiamo festeggiato i novant’anni di p. Giacomo Peruzzo di Priabona. Dal suo diario abbiamo... rubato questo pensiero: “Mia
mamma da grande mi diceva che quando ero piccolo mi comportavo
da discoletto ed ero sempre irrequieto. In compenso mi diceva che ero
un bel bambino. Quando
Padre Giacomo Peruzzo
sono diventato più granguarda incuriosito
de Dio mi ha dato la vocala torta per il suo
zione missionaria e io l’ho
90° compleanno!
comunicato alla mamma.
E la mamma quel giorno
mi rispose: «Intanto studia
e poi vedremo». E mentre
i miei amici si fermarono
tra ragazze e compagni,
io tiravo dritto e sono diventato missionario, lavorando per ben quarant’anni in Indonesia”.
Grazie p. Giacomo della tua presenza tra noi,
perché alla tua bella età
sei ancora giovane e ci insegni a vivere la vita con
semplicità.
Ad multos annos!
2012 MARZO
ZELARINO
30174 ZELARINO VE - Via Visinoni, 16
Tel. 041 907261 - Fax 041 5460410
E-mail: [email protected] - C/c. postale 228304
Quando due santi s’incontrano
Papa Pio X e la proposta a mons. Conforti
Don Santon è attualmente
penitenziere nel duomo di San
Donà di Piave e da tanti anni
sostiene i missionari saveriani
con affetto e simpatia. È stato
per diversi anni cappellano a
Riese (TV), perciò conosce bene la vita di san Pio X. Proprio
nei libri sulla vita del santo di
Riese, ha trovato la nomina di
San Guido Conforti a vescovo
di Parma.
(p. Franco Lizzit, sx)
D
omenica 23 ottobre 2011,
con una solenne celebrazione in piazza San Pietro, il
Papa ha proclamato santo mons.
Guido Conforti, già vescovo di
Parma e fondatore dei missionari saveriani. In questo modo, lo
ha indicato alla chiesa universale
come un dono dello Spirito Santo
e come un modello da imitare.
Una fiducia illimitata
Se nella chiesa da qualche
mese c’è un nuovo santo, credo
che, oltre all’azione dello Spirito Santo, un po’ di merito sia
anche dell’azione provviden-
don FRANCESCO SANTON
Ravenna da papa Leone XIII.
Occorreva, per quella diocesi,
un vescovo dallo spirito missionario, perché la scristianizzazione era assai diffusa nella zona.
“So che volete andare in Cina” gli aveva detto il Papa; “ebbene,
Ravenna è la Cina d’Italia!”.
Don Francesco
Santon
ziale di san Pio X, che ha avuto
fiducia nel Conforti, proprio nel
momento più delicato della sua
vita, quando l’opinione pubblica
lo considerava un “fallito”. La
fiducia è dimostrata dalla lettera con la quale, personalmente
e insistentemente, lo invitava ad
accettare la nomina a “vescovo
coadiutore di Parma”, con diritto
di successione.
In quel momento mons. Conforti si trovava in una delicata
situazione. Nel mese di giugno
del 1902, all’età di 37 anni, era
stato nominato arcivescovo di
Gravi problemi da affrontare
La sua permanenza a Ravenna
era stata però assai breve: meno
di due anni. Ben presto mons.
Conforti aveva dovuto affrontare
seri problemi di salute e di incomprensioni. E il 10 agosto 1904
aveva scritto al Papa la lettera di
dimissioni da arcivescovo di Ravenna e si era ritirato presso la sua
fondazione missionaria a Parma.
Ma il vescovo di Parma mons.
Magani, ormai vicino agli ottant’anni, aveva chiesto a papa
Pio X un vescovo coadiutore
con diritto di successione, facendo presente che avrebbe desiderato che il designato fosse mons.
Conforti, già residente nella sua
diocesi.
Il Papa, che conosceva bene
mons. Conforti da quando era
Il devoto di san Giuseppe
Il santo della Provvidenza ci benedica
S
an Guido Conforti, battezzato anche con i nomi di
Maria Giuseppe, ebbe sempre
una sentita devozione per il grande patriarca. Il 9 marzo 1879,
all’età di 14 anni, volle iscriversi
alla “Pia unione di S. Giuseppe”.
Per l’occasione egli compilò la
dichiarazione, controfirmata dal
rettore mons. Andrea Ferrari,
che inizia così: “Io seminarista
Conforti Guido, per accrescere il culto e la devozione verso
san Giuseppe, padre putativo di
Gesù Cristo e sposo purissimo
di Maria Vergine Immacolata,
mi unisco con gli altri aggregati,
a questa Pia unione…”.
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“Invito” anche
per i missionari
Nei “propositi” degli esercizi
spirituali, quando era ancora studente di teologia (1884 e 1885),
il Conforti rinsalda questa devozione: “Tutte le azioni del lunedì
le consacrerò alle anime purganti;
quelle del martedì all’angelo custode; del mercoledì a san Giuseppe; del venerdì al S. Cuore; della
domenica alla SS. Trinità per tutti
gli eretici e infedeli”. Lo stesso
proposito lo ripete nel 1888, alla
vigilia dell’ordinazione sacerdotale, con l’aggiunta del “giovedì
a Gesù nel Sacramento”.
San Guido ha inculcato la devozione a san Giuseppe ai suoi
missionari, menzionandola nelle
“costituzioni” dei saveriani e nella “lettera testamento”. E l’ultima lettera circolare scritta ai suoi
missionari (1931) finisce così:
“Per l’intercessione della Regina
degli apostoli, di san Giuseppe e
dell’inclito nostro protettore san
Francesco Saverio, ci sia Dio
sempre largo delle sue grazie,
ci confermi nel proposito di ser­
virlo sino all’ultimo nella nostra
vocazione e ci benedica”.
a cura di p. FRANCO LIZZIT, sx
Toni poetici di ammirazione
San Guido ha insegnato la
devozione a san Giuseppe anche alla sua diocesi. Il 19 marzo
1921 il vescovo tesse un elogio
di san Giuseppe con toni poetici
di ammirazione e di lode. “Egli è
il più santo tra i patriarchi; è come un vasto giardino di primavera, come il firmamento, come
l’oceano le cui acque non hanno misura… Giuseppe per tanti
anni ebbe dinanzi allo sguardo
la Vergine SS.ma… Chi, dopo
Maria, trattò più familiarmente
con Gesù se non Giuseppe? Mi
sembra di vedere questo eccelso santo chiamarci tutti a sé, per
colmarci delle sue grazie…”.
Rivolgendosi in particolare ai
sacerdoti, san Guido afferma:
“Noi pure, imitando san Giuseppe, dovremo un giorno salvare in certo qual modo - la vita di
Cristo dalle insidie di tanti nemici... In ogni situazione, interponiamolo a nostro intercessore
presso Dio, per averlo poi nostro
aiuto e conforto nel punto estremo della vita”.
Anche noi saveriani raccomandiamo all’intercessione di
san Giuseppe i nostri amici e benefattori, particolarmente in que■
sto mese di marzo.
San Guido Conforti e san Pio X, due santi allo specchio
patriarca di Venezia, accolse
volentieri la richiesta e scrisse
personalmente a mons. Conforti
la lettera che qui presento.
La lettera del Papa
“Ill.mo e rev.mo monsignore, siamo in due a chiederle una
carità, che ella può e deve farci,
a costo di qualche sacrificio. Il
venerando mons. Magani, per
provvedere al governo della
diocesi così vasta e faticosa, desidera avere chi lo coadiuvi nel
ministero e, vescovo sapiente,
per l’affetto che porta alla sua
Parma pensando anche all’avvenire, desidera un coadiutore con
successione.
La stima e l’affetto che ho
avuto sempre per mons. Magani
fin da quando era prevosto, e che
mille volte è aumentata per questo atto, mi obbligano a esaudire
la sua santa domanda. Ma perché
io possa dare questo segno di affettuosa compiacenza al venerato fratello, ho bisogno che mons.
Conforti, da lui stesso designato,
mi dica: «Ecce ego, mitte me»
(Eccomi, manda me, ndr).
Ora pensando che verso sua
eccellenza mons. Magani ella fu
sempre figlio riverente e amorosissimo, non dubito affatto che
vorrà fargli questa carità che
riguarderò come fatta a me stesso, che sto aspettando soltanto
una sua parola per ordinare la
spedizione del Breve (Lettera
di nomina, ndr), e riempire così
di consolazione sua eccellenza
mons. Magani, il clero e il popolo di Parma, e chi con gratitudine
le imparte di cuore l’apostolica
benedizione”. Pio X
Il vescovo obbediente
Come si vede, si tratta di una
lettera piena di saggezza e di fiducia. Pio X espone il caso, illustra
la convenienza di quella soluzione, esprime la sua volontà, ma non
comanda: propone, invita, prega,
chiede la carità. E così ottiene tutto da san Guido Conforti!
■
BENVENUTO AL NUOVO PATRIARCA
Con gioia abbiamo ap- Mons. Francesco Moraglia,
preso la notizia della no- nuovo patriarca di Venezia
mina del nuovo patriarca
di Venezia nella persona
di S.E. mons. Francesco
Moraglia. Volentieri ci
uniamo a tutta la diocesi
nella preghiera affinché ci
sia sempre comunione tra
noi e il nostro pastore, per
un cammino di salvezza e
di annuncio del vangelo a
tutte le genti.
Mons. Moraglia, genovese di nascita, dal 2007 è vescovo di La Spezia. Nel suo
primo breve messaggio ai veneziani ha detto: “Sono mandato a voi
come vostro vescovo; non conto su particolari doti e doni personali,
non vengo a voi con ricchezza di scienza e intelligenza, ma con il
desiderio e il fermo proposito d’essere il primo servitore della nostra
chiesa che è in Venezia. Faccio mie le parole dell’apostolo Paolo che,
nella seconda lettera ai Corinzi, scrive: «Non intendiamo fare da padroni sulla vostra fede; siamo invece i collaboratori della vostra gioia,
perché nella fede voi siete saldi». Il vescovo, infatti, non è chiamato
a portare qualcosa di suo, ma qualcosa che va oltre le sue personali
capacità e risorse: la pienezza del sacerdozio di Cristo che - sul piano
ministeriale - costituisce la chiesa”.
Eccellenza, i saveriani di Zelarino assicurano la loro collaborazione
e, nell’attesa di incontrarla, chiedono la sua benedizione. Grazie.
Missionari Saveriani di Zelarino
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