LA BOTTEGA SOLIDALE Bollettino della Cooperativa La Bottega Solidale di Genova N. 1 - APRILE 1999 e i z i t no supplemento al N. 5 11/12 1998 di L’Altromercato/Altreconomia la rivista dell’economia solidale Aut. del Tribunale di Bolzano n. 29/90 del 21/09/1991 Direttore responsabile: Giovanni Giacopuzzi Stampa presso Publistampa, Pergine sped. in a.p. - 45% - art. 2 comma 20/B Legge 662/96 Filiale di Trento Tassa riscossa - Taxe perçue La Bottega Solidale Coop. a r.l. - via Vannucci 3, 16128 Genova - tel. 010/583883 fax 010/586170 - E mail: [email protected]. Botteghe del Mondo: Genova Centro via Vannucci 3 tel. 010/583883 - fax 010/586170, Genova Rivarolo via Rossini 64 r - tel. 010/7457400, Genova Sestri Ponente via Chiappori 25 r - tel. 010/6047398, Porto Antico - tel. 010/2470852, Bottega di Nervi via alla Chiesa Plebana 4r - tel. 010/3727198 - E mail: [email protected] AMAHORO: tre azioni per la pace in Rwanda LUNEDÌ 10 MAGGIO 1999 ORE 21.00 - SERATA PUBBLICA con la partecipazione di D. Gasana, J. Ngumire, P. Vuganeza (rappresentanti di Copabu - Butare) VILLA ROSAZZA - Piazza di Negro 3 Care lettrici, cari lettori Luigi Macciò La Bottega Solidale Coop. a r.l. Sede: Via Vannucci, 3 Tel. 010 58.38.83 Fax 010 58.61.70 e-mail: [email protected] Botteghe del Mondo a Genova: CARIGNANO Via Vannucci, 3 Tel. 010 58.38.83 Fax 010 58.61.70 PORTO ANTICO Galleria Acquario Tel. 010 24.70.852 e-mail: [email protected] SESTRI PONENTE Via Chiappori, 25 r Tel. 010 60.47.398 RIVAROLO Via Rossini, 64 r Tel. 010 74.57.400 NERVI Via alla Chiesa Plebana, 4 r Tel. 010 37.27.198 Coordinamento del Settore Sensibilizzazione presso la sede di Via Vannucci, 3 e-mail: [email protected] Sportello per risparmiatori CTM-MAG presso la sede di Via Vannucci, 3 martedì e giovedì dalle ore15 alle ore19 L’Arpillera Centro di Documentazione sull’Economia Etica presso Caritas Diocesana Via S. Luca, 11 Tel. 010 24.77.015 venerdì dalle ore 10 alle ore 12 e-mail: [email protected] Eccovi un nuovo numero della Bottega Solidale Notizie, con l’intenzione di rinnovare il vostro interesse ed il vostro coinvolgimento nel commercio equo e solidale. Come è stato scritto nello scorso numero, vogliamo portarvi nel vivo di un laboratorio aperto, in pieno fermento. Un numero particolare, questo, che ha tra gli altri obiettivi anche quello di rispondere ad una domanda che si sono posti tutti coloro che, almeno una volta, hanno messo piede in una Bottega del Mondo. A chi, infatti, non è mai venuto il dubbio che in fondo il commercio equo e solidale rischia di essere un’idea per “anime belle”, per idealisti alle prese con una attività che, prima o poi, finirà per appiattirli alle regole del mercato? per assorbirli nei meccanismi del profitto? Fino ad oggi possiamo dire che la crescita di Bottega Solidale ci ha portato istintivamente a stringere il contatto ed il confronto con i produttori del Sud del Mondo, ad analizzare più da vicino, insieme a loro, le potenzialità, le difficoltà, i rischi di questo modello di scambio così particolare. Abbiamo in questo modo mantenuto fede alle nostre radici: sono i produttori a costituire il nostro orizzonte, nel contesto della produzione e dello scambio. Siamo consapevoli della parzialità e dei limiti di questa azione, ma anche della sua positiva concretezza, e soprattutto siamo orgogliosi di poter dire che il diario di questi ultimi mesi di attività della nostra cooperativa scandisce le tappe di questo faticoso impegno. Questo numero ruota attorno al nuovo progetto Bottega Solidale-Caritas avviato in Rwanda: nelle pagine centrali, oltre alla descrizione dei suoi obiettivi, cerchiamo di offrirvi una panoramica del paese e dei soggetti protagonisti di questo gemellaggio, oltre al diario di viaggio di chi si è impegnato per l’avvio di questo contatto e di questa iniziativa di cooperazione internazionale allo sviluppo umano. Inoltre vi presentiamo quanto è stato realizzato nel mese di febbraio, nell’ambito del programma “Rotte dell’economia sociale lungo le vie dell’Asia”: convegno, workshop e laboratori, realizzato in collaborazione con il Dipartimento Studi Asiatici del Centro Ligure di Studi Orientali, e con l’inestimabile contributo di Emanuela Patella e Alberto de Simone. In particolare il resoconto di Francesco Terreri ci riporta al Convegno Internazionale sull’economia sociale in India, in relazione al rapporto con le organizzazioni internazionali del Fair Trade: un momento di approfondimento importante per le organizzazioni del commercio equo italiane, per il livello qualitativo e l’ampiezza dei contributi. È stata un’occasione unica per noi poter incontrare persone come Shephali Roy, Swagata Ghosh, Anand Dharwar e Sangarappa Narayanasami, e conoscere più da vicino le realtà che sono venute a rappresentare. Vi segnalo gli altri articoli sul multiforme mondo dell’Economia Etica e l’impegno della nostra cooperativa in campagne nazionali di pressione e iniziative di movimento, comprendendo l’adesione alla campagna per la fine della guerra nei Balcani. In ultimo vorrei salutare la nuova redazione di Bottega Solidale Notizie, composta da Francesca Silvia Carosio e Tiziana Turturro: grazie al loro impegno è stato possibile realizzare questo numero. Un augurio di buon lavoro a nome di operatori e volontari! PER CAMPAGNE E APPUNTAMENTI SAREBBE IMPORTANTE AVERE ANCHE I VOSTRI EVENTUALI INDIRIZZI INTERNET: COMUNICATELI A [email protected] (non più mbox.vol.it) MAI PIÙ GUERRA!!!! Sabato 10 aprile si è tenuta una manifestazione a Roma per la pace nei Balcani. Vi riproponiamo l’appello che era stato lanciato all’inizio di aprile, con la speranza che quando avrete tra le mani questo notiziario la situazione sia mutata. L’appello lanciato da Ctm, Altromercato, Associazione delle Botteghe, Robe dell’Altro Mondo, Equomercato, Equoland, è stato chiamato UN LENZUOLO CONTRO LA GUERRA [tel. 045 800 80 81, fax 045 800 80 20, e-mail [email protected]] e ha unito un TOTALE di 40 PUNTI VENDITA. LA PROPOSTA: ogni Bottega svuoti la vetrina e vi appenda un telo bianco; sul telo un manifesto (lo forniremo noi, uguale per tutti, tutti uniti nella protesta), chi non ha vetrina faccia lo stesso sulla porta o all’interno. Ogni Bottega diventi punto di riferimento per le informazioni (un elenco dei gruppi e delle associazioni che si stanno mobilitando più direttamente, riferimenti a cui attingere per aggiornarsi quotidianamente, contatto quotidiano tramite la lista BdM). 2 Convegno a Genova sull’economia sociale in India Imprese solidali nel paese di Gandhi “La popolazione oggi è consapevole delle possibilità del commercio equo. Abbiamo raggiunto risultati che non avremmo mai potuto raggiungere senza il fair trade. I nostri problemi sono quelli di tutti i piccoli produttori in India. Dobbiamo “unire i piccoli””. È un movimento in crescita, ormai sulla soglia della rilevanza politica, quello dell’economia solidale in India raccontato da Swagata Ghosh, dirigente di Sasha Association for Craft Producers, l’organizzazione di donne artigiane dell’area di Calcutta (e non solo). Swagata Ghosh è intervenuta a Genova il 5 e 6 febbraio scorsi al convegno “Rotte dell’economia sociale lungo le vie dell’Asia: obiettivo India”, organizzato dalla Bottega Solidale, cooperativa genovese del commercio equo, e dal Ce.l.s.o., il Centro Ligure Studi Orientali. Insieme con la rappresentante di Sasha, hanno partecipato al convegno - e a numerosi incontri in diverse città d’Italia nei giorni successivi - Shephali Roy di Skvis Sundarban Khadi and Village Industrial Society (un’altra associazione di donne produttrici del Bengala), Anand Dharwar della Society for Development Alternatives di Bangalore e Sangarappa Narayanasamy, direttore del Dipartimento di “pensiero gandhiano e scienza della pace” alla Deemed University del Tamil Nadu. Due donne e due uomini in rappresentanza della ricca e variegata rete di centri di studio e di ricerca, di imprese, delle più diverse esperienze sociali, sulla scorta di Gandhi, ma non solo (basti pensare al premio Nobel per l’economia 1998 Amartya Sen), che rendono l’India, più di quanto non appaia, un punto di riferimento internazionale sull’economia alternativa. A discutere con loro storici, economisti, esponenti della cooperazione allo sviluppo, del commercio equo e del consumo critico italiani. A fare gli onori di casa il vicepresidente del Consiglio Regionale ligure Francesco De Simone, l’assessore alla cultura della Provincia di Genova Gabriella Airaldi e il preside della Facoltà di economia dell’Università di Genova Lorenzo Caselli. E’ stato proprio il professor Caselli a sottolineare, fin dal principio del convegno, che «l’economia sociale può essere un marchingegno per mettere in discussione un certo modo “ideologizzato” di concepire l’economia di mercato», quello che sta diventando “pensiero unico”. Il mercato - occorre ricordare - non soddisfa i bisogni, bensì la domanda fondata sul potere d’acquisto. L’economia sociale mostra, invece, che «non vi è necessariamente antinomia tra incentivi materiali e solidarietà», anche se l’accostamento non è privo di problemi. Nel vivo dell’approfondimento sull’esperienza dell’India si è entrati con il contributo del professor Enrico Fasana dell’Università di Trieste. Fasana ha ricostruito alcuni elementi della “civiltà indiana” tradizionale, quella induista, che è sì la principale, ma non l’unica religione o tradizione culturale dell’area. Caratteristiche come il sistema delle caste - le migliaia di jati, famiglie allargate e lignaggi, classificate in Francesco Terreri quattro livelli gerarchici, più i “fuoricasta” al fondo della scala - che però hanno cambiato completamente di segno dopo la vera e propria rivoluzione mercantile e industriale portata dal colonialismo, soprattutto olandese e britannico. Caste industriali “Nel sistema di casta tradizionale”, ad esempio, “il fattore economico era secondario”. Vi era una complementarità e una gerarchia rituale delle diverse posizioni. La terra aveva un carattere sacro e non era una merce. Le caste dominanti erano “controllori”, ma non proprietari delle terre. Con il colonialismo, invece, si affermano il sistema delle piantagioni, la proprietà della terra (in particolare con il “Land Permanent Settlement” del 1793), le nuove città industriali (Calcutta, Bombay, Madras) e, per certi aspetti, l’idea stessa di India come nazione. “Le caste hanno perso l’aspetto di interdipendenza e sono divenute fazioni socio-politiche” ha affermato Fasana. Anzi, secondo Paolo Panìco, dell’Istituto di Studi Economico Sociali per l’Asia Orientale della Bocconi di Milano, il potere economico nell’India attuale è fortemente influenzato da “lealtà di casta”. Il 75% delle imprese indiane è “a conduzione familiare”, pur trattandosi, spesso, di grandi gruppi industriali che non hanno nulla da invidiare a quelli occidentali. D’altra parte più del 40% della popolazione - 400 milioni di persone circa - vive con meno di 1 dollaro al giorno: secondo la Banca Mondiale è in condizioni di povertà assoluta. Negli anni ’90 - ha spiegato Panìco - il modello di sviluppo impostato da Nehru dopo l’indipendenza, basato sul mix pianificazione/proprietà privata, con un’attività economica controllata attraverso un sistema di quote e licenze (“l’impero dei permessi”), è stato messo in discussione in direzione della liberalizzazione, della privatizzazione e della maggiore apertura economica all’esterno. Si è trattato tuttavia di “un processo graduale, non di una shock therapy”. Questo cambiamento porta nuove sfide alla società indiana, nel contesto, oltretutto, della grave crisi economico-finanziaria scoppiata in Asia nel ’97. Franco Praussello, docente di Economia Internazionale all’Univer- 3 LBS Notizie n. 1 • 1999 Immagini dai laboratori sulla tintura naturale, tenuti da Anaud Dharwar (in collaborazione con il Celso) presso il Liceo Barabino sità di Genova, ha sostenuto, a questo proposito, che la crisi mette ormai a confronto “due modelli dell’economia mondiale: il neoliberismo e l’economia solidale”. Le botteghe di Sasha È in questo quadro che operano i soggetti dell’economia sociale indiana. Swagata Ghosh ha raccontato la storia di Sasha, l’associazione di donne artigiane nata nel 1978 con l’obiettivo di promuovere gruppi, cooperative, piccole imprese che, con la loro attività, fornissero un reddito dignitoso alle fasce più povere di popolazione e che oggi è uno dei più importanti partner indiani del circuito internazionale del commercio equo e solidale. «Attualmente lavoriamo con 50 gruppi, per la maggior parte femminili (le donne sono il 70% del totale), formati in genere dalle 5 alle 15 persone, massimo 30». I gruppi di artigiane e artigiani producono dalle fibre tessili ai prodotti in metallo, in cuoio, in terracotta, dagli strumenti musicali alle candele. In alcune realtà locali sono al lavoro anche persone con Dall’intervento dell’organizzazione delle artigiane del Sundarban Consapevolezza donna Shephali Roy * «Noi operiamo nello Stato del West Bengala, nella regione del Sundarban. Un’area relativamente arretrata, dove è difficile trovare lavoro. Molti devono emigrare e i problemi delle donne sono ancora peggiori. È per risolvere questi problemi che Skvis, ossia Sundarban Khadi and Village Industrial Society, ha iniziato la sua attività nel 1979. [...] Attraverso queste attività Skvis ha coinvolto più di 5.000 famiglie, promuovendo 45 organizzazioni e 148 piccoli gruppi di donne artigiane (al dicembre 1998). 155 centri di consapevolezza hanno aiutato le donne delle zone rurali a rendersi conto e ad affrontare i problemi sociali, economici, politici e legali. Il reddito delle donne artigiane è aumentato. Oggi guadagnano tra 1.500 e 3.000 rupie al mese [1 rupia indiana=45 lire, quindi il salario mensile va da 70.000 a 140.000 lire], nettamente superiore al minimo locale dei salari [è pari a 1.000-1.200 rupie mensili, intorno a 50.000 lire]. In molte famiglie e villaggi le donne sono responsabilizzate ed hanno in mano la loro situazione.» * Shephali Roy è rappresentante di Skvis, Sundarban Khadi and Village Industrial Society, Parganas (India) 4 handicap. «Il nostro scopo è quello di rendere i gruppi autosufficienti» ha affermato Ghosh. «È un processo molto lento». Tuttavia i cambiamenti si vedono: «Le donne, che un tempo non potevano muoversi, adesso si spostano per cercare i prodotti che servono loro. I gruppi non pensano solo a se stessi, ma anche alla società, al villaggio che li circonda». Così sono stati avviati programmi sociali in campo educativo e sanitario. L’attività, iniziata nell’area di Calcutta (West Bengala), si è oggi diffusa negli stati del Bihar, Rajasthan, Uttar Pradesh: stanno crescendo, soprattutto, i programmi per il mercato locale. «Ora vogliamo sviluppare una rete a livello locale» dice Swagata Ghosh. Si moltiplicano i negozi che fanno capo ai produttori di Sasha; dal primo, aperto a Calcutta nel 1983, si è arrivati ad aprirne uno anche a Bangalore, nel sud del paese. L’impatto con l’economia indiana e con il commercio internazionale diventa significativo: «Ultimamente il commercio equo ha subito diverse pressioni per l’aumento della concorrenza». I problemi delle artigiane di Sasha sono gli stessi di tanti artigiani e piccoli produttori indiani: la domanda richiede prodotti di qualità. Shephali Roy, di Skvis (vedi box), parla anche delle nuove iniziative per l’accesso al credito: fondi alimentati dalla raccolta del piccolo risparmio dei produttori, che funzionano da garanzia collettiva verso le banche. Con le rappresentanti indiane hanno dialogato, tra gli altri, Rudi Dalvai (responsabile progetti del Consorzio Ctm-Altromercato, partner sia di Sasha sia di Skvis), Nicola Fumagalli di TransFair Italia (il marchio di garanzia del fair trade), Alessandra L’Abate (responsabile del progetto “Weaving connection” dell’ong Cospe di Firenze in Tamil Nadu, India meridionale), Francuccio Gesualdi (l’animatore del Centro Nuovo Modello di Sviluppo di Vecchiano, Pisa, e del movimento italiano del consumo critico). Marcello Pavani, presidente della cooperativa Roba dell’Altro Mondo, piccolo importatore “equo e solidale” di Rapallo, ha portato la testimonianza visiva, tramite diapositive, di un’altra importante esperienza dell’economia solidale indiana: il Gandhi Rural Rehabilitation Centre di Alampundi (anche in questo caso siamo nel Tamil Nadu, a 160 km da Madras). Qui si trovano un laboratorio di tessitura, un vivaio, un centro di trattamento contro la poliomelite e un centro diurno per bambini con handicap mentale: insomma un’impresa esportatrice (collegata al commercio equo) che è anche - si direbbe da noi - una cooperativa sociale. Tutto questo nell’India rurale, con un reddito annuo pro-capite di 500 dollari, 40 volte meno che in Italia! Perché non leggere Fair Trade? Bella domanda… se vi è capitato di pensarlo, girando fra le mani il libro di Tonino Perna, vorrei aiutarvi… … potreste non leggerlo perché da subito vi spaventa la serietà del formato … … o comunque non è il caso di leggere questo libro se non vi interessa investigare più a fondo le fondamenta della “Bottega” in cui siete entrati: l’autore, riallacciandosi anche alle teorie economiche e filosofiche del secolo attuale e dello scorso, scava nella storia economica e sociale degli ultimi quarant’anni: “15/8/1971: … si è passati dal sistema del gold-dollar exchange standard… al sistema del pure dollar exchange standard. La moneta che fungeva da riserva negli scambi internazionali – il dollaro – era ormai sganciato da qualunque valore reale, era diventato puro segno: era scomparso qualunque valore d’uso intrinseco, qualunque base materiale.” … non leggetelo se volete continuare a conservare sulla vita odierna e le sue prospettive future pensieri degni dei quotidiani, perché alcune affermazioni potrebbero mettervi a dura prova … non leggetelo assolutamente se avete scelto di non scegliere, se tutto sommato la vita vi va bene allo stato attuale [“…il “pensiero unico”, una visione unilaterale della storia che cancella qualunque istanza di cambiamento radicale e confina nel regno delle utopie le speranze di liberazione – dalle ingiustizie, dalla miseria, dal lavoro coatto – di gran parte dell’umanità.”] e vi siete magari ritro- vati implicati nel Commercio Equo Solidale per impiegare il tempo e non per portarvi la vostra ricchezza individuale, perché non vi ritrovereste in buona compagnia: “Siamo in tanti ad essere convinti che l’uscita dall’era dell’insicurezza globale non passi attraverso una moltiplicazione dei sistemi di controllo e di repressione, bensì attraverso la costruzione di una nuova società fondata su altre regole e altri valori.” “… a una progressiva mercificazione di tutti gli aspetti della vita su questo pianeta […] la società ha reagito in vari modi e una delle forme di reazione è diventata un punto di forza del commercio equo: ricostruire un primato delle relazioni sociali sulla sfera economica.” Francesca Silvia Carosio … e non leggetelo se non pensate che anche l’utilizzo più onesto delle potenzialità della Bottega Solidale abbisogni di un miglioramento: “… la debolezza delle ONG è quella di non aver ancora trovato un modello adeguato per il rafforzamento delle economie locali che le ponga al riparo dalla droga del mercato mondiale.”[…] “… l’assimilazione di valori esterni … può far venire meno il senso dell’agire senza fine di lucro, le forme interne di democrazia e lo spirito comunitario. E l’interiorizzazione dei valori capitalistici il virus che porta alla fine dell’esperienza dell’impresa non profit.”[…] “… proprio dal desiderio di sostenere questo artigianato marginale, rispetto al mercato capitalistico, è nata la spinta a condizionare i produttori del Sud, imponendo loro i gusti dei consumatori occidentali e agganciandoli così al ciclo della moda. Ora, questa strada, pur partendo da nobili princìpi, rischia di snaturare il senso stesso del fair trade, di venir meno a uno degli obiettivi fondamentali che il movimento del commercio equo si è dato: la salvaguardia della biodiversità culturale.”… …non leggetelo se l’impegno per il cambiamento, la speranza, il futuro… vi danno l’allergia… “… le conquiste nel campo della giustizia, della pace e della libertà, non le regala nessuno, e, soprattutto, guai a credere a chi promette la soluzione definitiva.” … e forse, leggere o non leggere questo libro sarà una questione che risolverete in base al vostro senso di responsabilità nei confronti di voi stessi, degli altri, della vita: “… responsabilità: non un fardello da portare, bensì… un’occasione per recuperare un “senso” e una pienezza della vita quotidiana.” PROSEGUE IL “PROGETTO OBIETTORI” L’ACQUARIO INVESTE IN CULTURA La nuova equipe (tutta al femminile… date un’occhiata a pag. 6) della Bottega Solidale dell’Acquario ha deciso di investire tempo ed interesse sui libri aumentando lo spazio a loro disposizione e allargando le tematiche. Oltre alle “classiche” (per noi…) favole e agli immancabili testi sul rapporto Nord-Sud e sulla mondialità, sono presenti nuove sezioni sulle religioni orientali, fumetti, narrativa, sussidi didattici e prossimamente anche poesia. Vi aspettiamo in bottega non soltanto per prendere il caffè, ma anche per leggere un bel libro!… … l’equo solidale continua ad aprirsi verso prospettive sempre più nuove… Sei interessato ad impegnarti per un diverso rapporto tra il Nord e il Sud del mondo e per una più equa relazione tra i popoli? Prendi contatto con La Bottega Solidale! Alessia Bordo 5 LBS Notizie n. 1 • 1999 Informazione promozionale In un mondo che cambia velocemente l’informazione non può rimanere ferma… 19,5x28 - pp. 628 - L. 80.000 • cm storia di 217 paesi • lacartine, e grafici • i temi piùstatistiche significativi del pianeta • indice analitico la ricerca • di nomi e paroleperchiave GUIDA DEL MONDO il mondo visto dal Sud - edizione 1999/2000 un’opera di consultazione particolarmente utile per: insegnanti, giornalisti, studenti, associazioni di volontariato, parrocchie e … per tutte le famiglie!!! edizione italiana a cura della: EDITRICE MISSIONARIA ITALIANA - via di Corticella, 181 - 40128 Bologna tel. 051-326027 - fax 051-327552 - e-mail: [email protected] appello per un millennio senza debiti Il 2000 può diventare l’anno simbolico di un nuovo inizio nelle relazioni tra Nord e Sud. In coincidenza con il “Grande Giubileo” dell’era cristiana, chiediamo che si negozi la totale e immediata cancellazione dei debiti dei paesi più poveri. Movimondo, Piazza Albania 10 - 00153 Roma, tel. 06/57300330, fax 06/5744869, e-mail: [email protected] Con la primavera in sede di amministrazione sono arrivati allegria, entusiasmo e voglia di cambiamenti. Sono state finalmente accolte le mie dimissioni dalla presidenza ed è stato eletto Luigi Macciò. L’augurio che faccio a Gigi è quello di continuare ad impegnarsi con semplicità, trasparenza, attenzione alle persone per raggiungere risultati che “lascino il segno”. Ricordando con piacere l’esperienza fatta fino ad ora, restano invariati il mio impegno e la mia disponibilità verso la cooperativa. Ciao a tutti! Mario Guglieri 6 ARRIVEDERCI E… BENVENUTE (l’equo e solidale sempre più rosa) Le ultime news dalla bottega riguardano Domenico e Luisa, che hanno deciso entrambi - tra incertezze e timori - di rilanciarsi in attività lavorative esterne alla bottega. A loro, per aver contribuito con tutte le energie all’avviamento della nuova, difficile “Bottega del Mondo”, va il nostro forte Grazie! Potremo fare a meno della voce e del carisma di Domenico o del sorriso di Luisa? Assolutamente no! Ed è per questo che ci hanno voluto assicurare la loro presenza tra i volontari... Le nuove collaborazioni di supporto alla gestione affidate ad Alessia Bordo (volontaria “storica” della bottega di Rivarolo) e a Chiara Piano (chi non la conosce? S. Nicola e L’Unità hanno avuto il “marchio” del suo sorriso negli ultimi due anni) vanno salutate con più di un brindisi… passate alla bottega e mettetevi in coda… • R W A N D A • Tutte le foto del “progetto Rwanda” sono di Cristiano Calvi e Ubaldo Sparatore La nascita del gemellaggio tra La Bottega Solidale e la cooperativa Copabu di Butare (Rwanda) ci ha spinti a preparare questo inserto. Prima di tutto, alcune notizie geografiche e storiche, per conoscere un po’ questa terra e la sua disperata situazione. Subito dopo vi riportiamo un articolo di Ubaldo Sparatore - volontario e socio della cooperativa - sul suo recente viaggio in Rwanda con Cristiano Calvi. Questo pezzo, vedrete, più che un reportage, è un interessante racconto che riesce perfettamente a renderci partecipi delle sensazioni, dell’atmosfera trovata, di quanto può essere vissuto da qualcuno come tutti noi, che si trova ad affrontare un’avventura così “diversa”. I pezzi successivi, un po’ più “tecnici”, riguardano i prossimi sviluppi di questo progetto che la Bottega Solidale ha deciso di affrontare in collaborazione con la Caritas. Superficie: 26.340 kmq (terra: 24.950 kmq; acqua: 1.390 kmq) Capitale: Kigali Confini (lungh. linee di confine): Burundi (290 km), Repubblica Democratica del Congo (217 km), Tanzania (217 km), Uganda (169 km). Divisioni amministrative: 10 Prefetture (Butare, Byumba, Cyangugu, Gikongoro, Gisenyi, Gitarama, Kibungo, Kibuye, Kigali, Ruhengeri ) Clima: temperato; due stagioni piovose (da febbraio ad aprile, da novembre a gennaio) Altitudine: punto più basso: Fiume Rusizi 950 m s.l.m. punto più alto: Vulcano Karisimbi 4.519 m s.l.m. Utilizzo della terra (1993 stima): Terra coltivabile: 35% coltivata: 13% pascoli: 18% foreste: 22% altro: 12% Terra irrigata: 40 kmq (1993 stima) Popolazione: 7.737.537 ab. (luglio 1997 stima) Etnie: Hutu 80%, Tutsi 19%, Twa (Pigmei) 1% Religione: Cattolici 65%, Protestanti 9%, Musulmani1%, Spiritualità indigena e altro 25% Lingua: Kinyarwanda (ufficiale), Francese, Inglese, Kiswahili (Swahili) Struttura per età: 0-14 anni: 45% 15-64 anni: 52% 65 anni e oltre: 3% Crescita della popolazione: 8.24% Migrazione: 64,78 emigranti/1.000 Mortalità infantile alla nascita: 118,8 morti/1.000 nati vivi (1997 stima) Speranza di vita alla nascita: 39,11 anni Tasso d’alfabetizzazione: 56,2% Popolazione rurale: 92% Popolazione che vive con meno di 1 US$ al giorno: 45,7% Economia Esportazioni: totale: US$ 51,2 milioni (f.o.b., 1995 stima) Importazioni: totale: US$ 237,3 milioni (f.o.b.,1995 stima) Debito estero: US$1 miliardo (Dic. 1995) Moneta: 1 Franco Ruandese = 5,5 lire Nota: a seguito del genocidio e della guerra civile del 1994, più di 2 milioni di persone si sono rifugiate nei Paesi vicini: Burundi, Tanzania, Uganda, e nella Repubblica Democratica del Congo; i dati dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, nel 1996 e nel 1997 stimano in 1.300.000 gli Hutu che sono ritornati in Ruanda: 720.000 dalla Repubblica Democratica del Congo, 480.000 dalla Tanzania, 88.000 dal Burundi, e 10.000 dall’Uganda. progetto Rwanda • progetto Rwanda • progetto Rwanda • progetto Rwanda • progetto Rwanda 7 LBS Notizie n. 1 • 1999 O N O LO R G C IA 1994 Gennaio ■ Blocco degli accordi di Arusha. Il governo di transizione a base allargata non può essere costituito. Febbraio ■ Assassinio di Félicien Gatabazi, leader del Partito socialdemocratico e di Martin Bucyana, leader della Coalizione per la difesa della Repubblica. Marzo ■ Atmosfera di guerra civile a Kigali. Gli incidenti sono quotidiani e circolano le liste di persone da eliminare. Aprile ■ Juvénal Habyarimana si reca a Dar es-Salaam (Tanzania) per un summit regionale sulla pace. Viene assassinato sulla via del ritorno insieme al presidente burundese Cyprien Ntariyamira (6 aprile). L’indomani, vengono uccisi il primo ministro, Agathe Uwilingiyimana, e molti altri ministri. A Kigali e in molti altri comuni, iniziano i massacri di tutsi e di oppositori hutu. Viene formato un governo provvisorio composto di estremisti hutu (8 aprile). La Francia e il Belgio inviano truppe al fine di evacuare gli espatriati europei (9 aprile). Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite vota il ritiro del contingente militare. Maggio ■ Le Nazioni Unite votano l’embargo sulle armi. La Commissione dei diritti dell’uomo incarica il suo relatore speciale, René Degni-Ségui, di condurre un’inchiesta sui massacri in corso. Giugno ■ La Francia esamina la possibilità di un intervento militare in Rwanda (16 giugno). Il Consiglio di sicurezza autorizza l’invio di un corpo di spedizione “umanitario” (22 giugno). Inizia l’operazione Turquoise (23 giugno) e nel sud del paese viene costituita una Zona umanitaria sicura. René Degni-Ségui definisce “genocidio” i massacri in corso (28 giugno). L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugia- …anch’io in Rwanda… Prima di Natale Cristiano mi annunciò il suo viaggio in Rwanda e mi propose, un po’ a bruciapelo, di accompagnarlo... Di primo acchito pensai che non facesse per me (e chi mi conosce bene sarebbe probabilmente d’accordo), qualcosa però continuò a lievitare nella mia testa, tanto che la domanda “perché no?” prese progressivamente il posto del più immediato “perché mai?”. Infine decisi di andare, per non pentirmi di aver perso un’occasione unica, per verificare tante cose da sempre “professate”, ma mai viste da vicino, perché le cose impreviste non capitano quasi mai per caso e, infine, perché avevo bisogno di un’iniziativa e di un’iniezione d’energia, dato il momento di grande staticità della mia vita. Di colpo le ansie e le paure scomparvero e sopraggiunse l’entusiasmo per questa iniziativa. Rapidamente arrivò la data della partenza – l’8 febbraio – … Dopo il lungo viaggio arrivammo in un aeroporto inaspettatamente moderno e pretenzioso, dove ci aspettavano Maurizio della Caritas e sua moglie, per portarci nella casa della Caritas Italiana a Kigali (il nostro alloggio nella capitale). L’impatto iniziale fu presto smentito: fuori dell’aeroporto ci aspettavano strade dissestate e costruzioni misere e spesso precarie, mentre una piacevole sensazione di caldo e d’estate ci entrava nelle ossa. Con la luce del giorno potemmo, all’indomani, mettere meglio a fuoco il contesto; cominciammo a cogliere aspetti e differenze, a fare confronti con l’immaginario e con le nostre aspettative. Mi è difficile riferire adeguatamente l’impressione che provai, in bilico tra il déjà vu, lo stupore e, talvolta, la pena. Non avevo mai visto tanta gente camminare a piedi – spesso scalza – lungo le strade di comunicazione, non immaginavo che certe immagini viste in tv potessero essere così reali e, al tempo stesso, mi sentivo un estraneo, capitato lì quasi per caso, spesso a disagio, come se spiassi in casa d’altri: una casa di cui – mi sembrava – gli abitanti non potevano essere lieti di mostrare il contenuto! La bellezza del territorio e della gente contrastavano fortemente con le situazioni di povertà e di disagio così ingiuste, assurde, talvolta inconcepibili… Di qui gli iniziali imbarazzi nel fare foto, peraltro necessarie, visto che tra i nostri obiettivi c’era anche quello di raccogliere del materiale informativo sul paese. Imparammo però presto a districarci, cercando sempre d’essere discreti, ma accettando una buona volta che lì eravamo noi i diversi… poco a poco smisi di notare che i Rwandesi erano neri, ma, sempre di più e non senza imbarazzo – solo questioni ideologiche? – che io ero bianco. Il lavoro per il nostro progetto cominciò subito e di buona lena: già il secondo giorno incontrammo gli amici della COPABU – cioè la Cooperativa con cui La Bottega Solidale intende creare il gemellaggio – e per due settimane si susseguirono incontri, visite, discussioni, lavoro di organizzazione, con una efficienza e una sintonia davvero insperata. I responsabili della cooperativa – due giovani artigiani che ricoprono a titolo volontario i ruoli di presidente e vice presidente e un economista stipendiato – ci accompagnarono con sollecitudine, competenza, puntualità e, soprattutto, adottando grande trasparenza nell’informazione. La loro organizzazione, promossa inizialmente dalla GTZ – ente governativo tedesco per la cooperazione – ha lo scopo di commercializzare i prodotti artigianali della prefettura di Butare – la seconda città del Paese – e di aggregare e aiutare gli artigiani progetto Rwanda • progetto Rwanda • progetto Rwanda • progetto Rwanda • progetto Rwanda 8 ti stima che, nel corso del genocidio, sono stati uccisi tra i 500.000 e un milione di tutsi e di hutu moderati oppositori del regime. Luglio ■ Il FPR (fronte patriottico rwandese) si impadronisce di Kigali (4 luglio). Il 10 luglio viene costituito un governo di Unione nazionale. Temendo l’avanzata del FPR, un milione di hutu rwandesi – molti dei quali sono gravemente coinvolti nel genocidio – si rifugiano nell’est dello Zaire, nella regione di Goma (13 - 14 luglio). Durante le due settimane seguenti, 50.000 di loro muoiono per spossatezza e colera. Agosto ■ Fine dell’operazione Turquoise (22 agosto). Sett/Dic ■ Comincia la ricostruzione del Rwanda. Pasteur Bizimungu è presidente della Repubblica, Paul Kagame vicepresidente e ministro della difesa. Dei 7,5 milioni di abitanti che contava il Rwanda prima della guerra, ne sono stati uccisi circa un milione, due milioni vivono nei campi di sfollati (soprattutto nel sud del paese, nella ex Zona umanitaria sicura), e due milioni nei campi dei rifugiati (essenzialmente in Zaire e in Tanzania). Circa 600.000 tutsi, per la maggior parte discendenti dei tutsi costretti all’esilio tra il 1959 e il 1990, rientrano in Rwanda. 1995 Aprile ■ Massacro degli sfollati nel campo di Kibeho da parte dei soldati del FPR. Agosto ■ Crisi nel governo di Unione nazionale. Il primo ministro Faustin Twagiramungu e il ministro dell’interno Seth Sendashonga si rifugiano all’estero. 1996 Luglio ■ Colpo di stato in Burundi ad opera del maggiore Pierre Buyoya, sostenuto dall’esercito burundese. Ottobre ■ Scontri tra i banyamulenge (una minoranza tutsi zairese di che, come la maggior parte della popolazione, vive isolata in villaggi rurali dispersi sulle colline, lontano da tutto. L’artigianato rwandese consiste di oggetti e statue in legno, di falegnameria, di cesteria in vimini, di ceramica, di lavorazioni con perline, di cartoline decorate con fibre vegetali, di prodotti utensili in ferro battuto, di strumenti musicali. Tutti sono realizzati manualmente, con procedimenti semplici, a volte rudimentali, ma ottengono per lo più una qualità proponibile, anche se ci imbattemmo da subito nella difficoltà e nell’imbarazzo della scelta per i nostri criteri di valutazione. Un po’ shakerati nella jeep di Maurizio, lungo le impervie strade sterrate della prefettura di Butare, raggiungemmo alcuni di questi gruppi di artigiani nei loro villaggi e nei loro ambienti di lavoro per vederli all’opera e per saperne di più sulla loro attività, tecnica e organizzazione locale. È difficile descrivere quanto cambiarono ai nostri occhi molti prodotti che, a prima vista, non avevamo apprezzato del tutto o abbastanza, dopo aver visto da vicino chi li fa e il lungo e difficile lavoro che richiedono! Era un’alternarsi di visite, riunioni, analisi di mercato, raccolte di dati e informazioni sul paese, lavoro, emozioni… Questa nostra veste “professionale” ci ha avvicinato alla realtà pur preservandoci da un coinvolgimento eccessivo, per il quale noi, forse, non saremmo stati preparati; personalmente posso dire di avere apprezzato la possibilità, che il “commercio equo” mi offriva, di esserci e di sentirmi utile, ma, allo stesso tempo, riconosco che la consapevolezza di avere un impegno a termine mi alleggeriva notevolmente il peso e la fatica. Al termine delle due settimane di lavoro in Rwanda avevamo raggiunto con soddisfazione i nostri piccoli grandi obiettivi: una impostazione concreta del progetto di commercializzazione dei prodotti e di gemellaggio tra le nostre cooperative, una verifica della validità e dell’opportunità della nostra idea di cooperazione. Ci era, però, ben impressa la sconcertante mole di lavoro ancora da fare, nonostante quello già fatto direttamente e silenziosamente da locali o stranieri, coinvolti completamente nelle realtà del paese. D’altra parte mi sono reso conto di quanto sia importante trovare un modo di “partecipare” concreto, commisurato alla mia reale disponibilità, che sebbene limitata (per necessità) non è meno autentica. Facendo un bilancio personale, l’aspetto più importante, come spesso accade, è legato a ciò che ho imparato su di me, alle persone che ho incontrato, alla riscoperta – meno scontata di quanto sembra – di aspetti di questo mondo “globale” di cui parliamo tanto, ma al quale è così difficile sentire di appartenere davvero. E l’accoglienza degli amici della Caritas, il dolcissimo clima delle verdi colline rwandesi e la simpatia per questa gente che così faticosamente cerca di costruirsi un futuro resteranno impresse, con tenerezza, nel ricordo di questo viaggio così particolare. Genova, 9 marzo 1999 Ubaldo progetto Rwanda • progetto Rwanda • progetto Rwanda • progetto Rwanda • progetto Rwanda 9 LBS Notizie n. 1 • 1999 origine rwandese) e le forze armate zairesi (FAZ) nella regione del lago Kivu. I rifugiati rwandesi e una parte della popolazione civile sostengono le Faz contro i banyamulenge. La rivolta dei banyamulenge, appoggiata dai militari del FPR giunti dal Rwanda, si trasforma in guerra regionale sotto la guida del leader dell’Alleanza delle forze democratiche di liberazione del CongoZaire (AFDL), Laurent-Desiré Kabila. Primi massacri di rifugiati hutu. Dicembre ■ Le Nazioni Unite considerano un intervento militare per soccorrere i rifugiati hutu deliberatamente privati dei viveri dai ribelli. Quando l’arrivo di un corpo di spedizione internazionale sembra imminente, i ribelli organizzano il ritorno, volontario o forzato, di metà dei rifugiati in Rwanda. L’altra metà (circa 500.000 rifugiati) viene respinta nella foresta zairese. I campi dei rifugiati in Tanzania vengono chiusi forzatamente. Alla fine di Dicembre viene annunciato l’inizio dei processi per i crimini di genocidio. A partire dal 1994 sono stati arrestati circa 130.000 rwandesi. 1997 Gennaio ■ La rivolta del Kivu si trasforma in guerra civile zairese. I ribelli di Kabila avanzano in direzione Kisangani. Maggio ■ Il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, accusa l’AFDL di “uccidere riducendoli alla fame” i rifugiati hutu rwandesi accerchiati a sud di Kisangani e si dichiara “scioccato e inorridito per la mancanza di umanità di coloro che controllano l’est dello Zaire”. Il commissario europeo per l’azione umanitaria in carica, Emma Bonino, denuncia questa “grande carneficina”. Si stima a 200.000 il numero di rifugiati rwandesi scomparsi. Il 17 Maggio i militari dell’AFDL s’impadroniscono di Kinshasa, alcune ore dopo la fuga del maresciallo Mobutu. Lo Zaire di- Batwa Presentiamo un breve ritratto dei produttori delle ceramiche artigianali rwandesi inserite nel progetto d’importazione della Bottega Solidale. I Batwa sono un’etnia imparentata con i Pigmei che, a loro volta, possono essere considerati una delle popolazioni umane più antiche tra gli abitanti della zona equatoriale africana. È altresì la più antica etnia insediata in Rwanda ed originariamente occupava tutto il territorio. I Batwa si sono con il tempo mescolati con le altre etnie principali del paese, perdendo così varie peculiarità ed abitudini sociali ed alimentari. Una caratteristica particolare dei Batwa è la loro attitudine e tradizione artistica che consentì loro, già dal periodo feudale rwandese, di esercitare delle attività, seppur marginali, quali la produzione di ceramica o l’insegnamento di danze e cerimonie. Al giorno d’oggi molti sono divenuti agricoltori, ma la maggior parte è rimasta legata alla tradizionale produzione della ceramica. Essi scambiano il loro artigianato con i prodotti agricoli oppure cercano di venderlo nelle città. Va rilevato che i Batwa sono sempre stati penalizzati da pregiudizi sfavorevoli sul piano delle relazioni sociali: le altre etnie li tenevano al bando, non condividevano con loro né cibo né bevande, li consideravano una razza inferiore ed era interdetta ogni possibilità di unione matrimoniale. Il loro nome richiama, nella mitologia rwandese tradizionale, le aspirazioni collettive di trasgressione e l’idea di una natura umana ancora prossima all’animalità. È solo come artisti, quindi, che i Batwa hanno riconquistato la stima e la considerazione generale in tutto il Rwanda. I loro canti e le loro danze sono di grande ricchezza, a dispetto dei loro strumenti che sono estremamente limitati e primitivi. La produzione artigianale consiste sostanzialmente nella ceramica, praticata per lo più dagli uomini. L’argilla si trova nelle zone paludose in fondo alle vallate, mentre gli artigiani vivono sulle colline, cosicché il trasporto avviene sotto forma di grosse palle portate sulla testa, servendosi di cuscinetti di erbe intrecciate. L’argilla grezza è impastata prima con i piedi e poi rimpastata a mano, in pallottole, mescolandola con del caolino e della sabbia fine. Gli artigiani utilizzano la tecnica cosiddetta del “colombino”, che consiste nel formare dei grossi salsicciotti d’argilla, sovrapposti gli uni sugli altri, cominciando alla base del vaso. La realizzazione del prodotto inizia su di una base realizzata con una calabassa o su di un tondo di ceramica, che permette al manufatto di girare man mano che viene formato. Con una mano viene tenuto il salsicciotto di argilla, mentre con progetto Rwanda • progetto Rwanda • progetto Rwanda • progetto Rwanda • progetto Rwanda 10 venta repubblica democratica del Congo. 12 Luglio ■ Le Nazioni Unite rendono pubblico il rapporto della missione incaricata di indagare sui massacri dei rifugiati hutu rwandesi commessi in Zaire tra settembre 1996 e maggio 1997. Questo rapporto denuncia i “crimini contro l’umanità” di cui si sono sistematicamente resi colpevoli le truppe dell’AFDL e i loro alleati tutsi rwandesi. Una successiva missione determinerà se “il genocidio è stato pianificato”. 1998 25 Marzo ■ Il presidente Clinton visita il Rwanda e si scusa per i ritardi della comunità internazionale durante il genocidio. 22 Aprile ■ Pubblicamente vengono eseguite le prime 22 condanne a morte delle persone accusate di essere “genocidari” di fascia A. 9 Maggio ■ Viene espulso il portavoce dell’Operazione dei diritti umani delle Nazioni Unite in Rwanda, lo spagnolo Herrero, accusato di aver rilasciato dichiarazioni contrarie alle esecuzioni pubbliche. 17 Maggio ■ Viene festeggiato a Kinshasa il primo anniversario della guerra di liberazione. Sono pochi i capi di Stato che accettano l’invito del governo di partecipare alle celebrazioni. 31 Maggio ■ A causa degli attacchi dei miliziani “infiltrati” del vecchio regime e le rappresaglie dell’APR, in Rwanda permane una situazione di grave insicurezza nelle prefetture di Gisengy, Ruhengeri, Gitarama. Per ulteriori approfondimenti vi suggeriamo: • André Sibomana “J’accuse per il Rwanda”, ediz. Gruppo Abele • Roberto Cavalieri “Balcani d’Africa”, ediz. Gruppo Abele • “Rwanda un anno dopo, volere la pace”, ediz. Alfazeta/Caritas Italiana • “Goma, città dei rifugiati” ediz. Alfazeta il pollice e l’indice dell’altra viene appiattito e applicato sul manufatto in esecuzione. Il vasellame viene, quindi, lisciato con l’aiuto di fogliame appena colto o di pezzi arrotondati di calabasse, ammollati di frequente nell’acqua. È in questo momento che avviene la decorazione dell’argilla fresca, generalmente a motivi geometrici, realizzati con spaghi fatti ruotare velocemente intorno al manufatto e incorniciati con linee incise con coltelli di legno. Dopo aver fatto essiccare i prodotti al sole, si procede alla cottura che tradizionalmente avveniva all’aperto, disponendo gli oggetti impilati gli uni sugli altri, riempiti di sterco secco di vacca e coperti di fogliame, per lo più di sorgo, al fine di ottenere la brace sia all’interno sia all’esterno. In tempi più recenti e grazie ad iniziative di promozione anche di cooperanti stranieri, i Batwa hanno potuto fabbricare dei mattoni refrattari e quindi costruire dei forni di cottura relativamente più moderni. È la poterie di Gatagara, recentemente associata alla cooperativa Copabu e situata a metà strada tra Butare e Kigali, che produce i prodotti di ceramica che la Bottega Solidale ha inserito nel progetto di gemellaggio. Si tratta di un centro riattivato nel novembre 1997 dopo che, durante la guerra, la struttura era stata distrutta. Ad iniziarla, intorno al 1960, era stato un frate che si occupava di portatori di handicap e che sosteneva l’etnia minoritaria dei Batwa. Vi lavorano 12 persone che sono associate in una sorta di “pre-cooperativa” e che hanno nella produzione della ceramica la loro occupazione principale; lavorano tutto il giorno nel centro e nel fine settimana lavorano la terra, a casa propria. I lavoratori ogni mese percepiscono un salario che però non è sufficiente quale unico reddito; dalle entrate della cooperativa viene trattenuta una parte quale fondo comune, mentre il resto viene ripartito in modo comunitario. Anche in questo caso la materia prima – l’argilla – viene trovata nei dintorni, ma comporta comunque il pagamento di tasse comunali, dei diritti di proprietà e l’onere del trasporto. Vengono fatti dei grossi stoccaggi, poi conservati a lungo. La produzione è tuttora relativamente limitata, ma esiste la possibilità di incrementarla, riattivando gli altri forni danneggiati durante la guerra. Tutti i prodotti sono realizzati interamente a mano, uno per uno, hanno forme ed utilizzi piuttosto tradizionali, di fattura molto gradevole con due soli decori tipici, non in rilievo, denominati “bleu ciel” e “bleu bambou”. Sono idonei per essere utilizzati sia sulla fiamma sia nel forno, e sono tutti privi di piombo o altre sostanze non idonee all’uso alimentare. L’associazione avrebbe intenzione di ingrandirsi, ma occorrono finanziamenti per la ricostruzione e per l’acquisto di un indispensabile mezzo di trasporto. Speriamo che il nostro progetto possa essere un buon inizio verso tale obiettivo! Ubaldo Sparatore progetto Rwanda • progetto Rwanda • progetto Rwanda • progetto Rwanda • progetto Rwanda 11 LBS Notizie n. 1 • 1999 Il prossimo 10 maggio avrà inizio la campagna di sensibilizzazione promossa dalla Bottega Solidale e dalla Caritas Diocesana di Genova. Ne anticipiamo i contenuti. AMAHORO TR E AZ ION I P E R LA PAC E I N RWAN DA SOSTE N E R E ACQU ISTAR E F I NAN Z IAR E SOSTEGNO ALLE CARCERI ACQUISTI SOLIDALI RISPARMIO ETICO E MICROCREDITO Provincia di Butare: 6 carceri, 4.500 reclusi di cui un centinaio sono minorenni, all’epoca dei fatti non avevano più di 14 anni. Dal 1995 in carcere accusati di genocidio, spesso senza una documentazione precisa delle loro colpe, di solito senza processo. Nessun diritto, neppure il cibo. Le donne rimaste sole con i loro figli devono provvedere alla propria sopravvivenza e a quella dei famigliari incarcerati. È insostenibile. Dal 1991 la Caritas Italiana ha avviato un programma di sostegno per fornire il necessario. Oggi garantisce almeno 3 pasti settimanali ai detenuti. Gesti normali. Gesti quotidiani, intagliare il legno, intrecciare il sisal diventa vita di tutti i giorni a Butare e segno, quindi, di una nuova convivenza, di una nuova pace che sta faticosamente crescendo in Rwanda. Attraverso i loro prodotti 900 artigiane e artigiani della Cooperativa Copabu affermano il loro diritto ad una vita dignitosa, al superamento dei conflitti, alla fiducia di poter superare quelle “duemila lire al giorno” di reddito medio. Per i soci della cooperativa La Bottega Solidale è possibile aprire un libretto di risparmio etico. Il nostro risparmio frutta il doppio: non solo ci viene remunerato secondo il regolamento soci della bottega solidale, ma ha un nuovo valore etico. Vuol dire prefinanziare l’esportazione dei prodotti degli artigiani Rwandesi o creare le condizioni per avviare attività economiche di piccoli produttori in Rwanda ed in Africa. Come partecipare: Contributi economici con versamenti postali su C/C n° 219162 intestato a CARITAS DIOCESANA DI GENOVA Via S. Luca 11/8 - 16124 Genova Indicando come causale: “MICRO 55 - RWANDA” Come partecipare: Un regalo speciale, un oggetto d’arredo per la propria casa, un segno per un amico. Si può acquistare, scegliendo tra 100 diversi prodotti importati secondo i criteri del commercio equo: ceramica, strumenti musicali, oggetti in fibra, artigianato di legno. Li trovi nelle sedi di BOTTEGA SOLIDALE: Porto antico - Galleria dell’Acquario Carignano - Via Vannucci 3 Rivarolo - Via Rossini 64r Sestri Ponente - Via Chiappori 25r Nervi - Via alla Chiesa Plebana 4r AMAHORO Come partecipare: Per aderire a queste iniziative è necessario essere soci della cooperativa La Bottega Solidale. Si può diventare soci acquistando almeno una quota di capitale sociale di L. 50.000. Contattare lo sportello di finanza etica LA BOTTEGA SOLIDALE Via Vannucci 3 - Genova Tel. 010 583883 oppure inviando somme di denaro su c/c bancario n. 10463 Banca Carige dp. 433 ABI 6175 CAB 1439 Specificando quante quote fanno parte dell’ammontare sociale e segnalando il proprio recapito. Riceverete a casa la relativa documentazione da firmare. tre azioni per la pace in Rwanda SERATA PUBBLICA con la partecipazione di D. Gasana, J. Ngumire, P. Vuganeza - rappresentanti di Copabu (Butare) LUNEDÌ 10 MAGGIO 1999 - ORE 21 - VILLA ROSAZZA Piazza di Negro 3 (Via Milano - altezza fermata della Metropolitana) 12 Verso una “carta di criteri” per il commercio equo e solidale Può sembrare strano, ma in oltre 35 anni di attività le Botteghe del Mondo, gli importatori ed i produttori non si erano mai incontrati per discutere insieme dei principi del commercio equo e solidale. Per questo, durante l’VIII conferenza europea delle Botteghe del Mondo, tenutasi a Roma nel marzo dello scorso anno, oltre 200 partecipanti, rappresentanti dei vari soggetti del mondo equo e solidale, hanno cercato di scrivere una Carta dei Criteri che rappresentasse il minimo comune denominatore fra realtà spesso profondamente diverse per situazione geografica, sociale e culturale. A seguito dell’esperienza di Roma, a livello italiano il processo di elaborazione della Carta è proseguito con due incontri nazionali, ad Assisi nel novembre 1998 ed a Napoli nel gennaio di quest’anno, con la presenza di importatori e rappresentanti delle Botteghe. A tutti gli incontri La Bottega Solidale ha partecipato con attenzione, confrontandosi con gli altri nel percorso proposto: redazione di bozze successive che acquisivano valore di documento soltanto quando la parte trattata veniva accettata da tutti i soggetti coinvolti. Un percorso lento e difficile, ma anche significativo per il metodo, che ha permesso una reale partecipazione di ognuno. Diciamo subito che il lavoro non è concluso. Le prossime tappe sono infatti previste a Giugno, con l’assemblea nazionale di approvazione dell’ultima redazione della Carta, ed a Ottobre con la firma di tutte le organizzazioni coinvolte. Tuttavia, già oggi, attraverso il documento finora approvato, possiamo individuare alcuni tratti significativi di quella che sarà la Carta dei Criteri proposta dal movimento italiano per una successiva armonizzazione a livello europeo. Innanzitutto una definizione di commercio equo che vale la pena di riportare per intero: “Il commercio equo e solidale è un approccio alternativo al commercio tradizionale; esso promuove giustizia sociale ed economica, sviluppo sostenibile, rispetto per le persone e per l’ambiente, attraverso il commercio, l’educazione e l’azione politica. Il suo scopo è riequilibrare i rapporti con i Paesi economicamente meno sviluppati, migliorando l’accesso al mercato e le condizioni di vita dei produttori svantaggiati, attraverso una più equa distribuzione dei guadagni. Il commercio equo e solidale è una relazione paritaria tra tutti i soggetti coinvolti nella catena di commercializzazione: produttori, lavoratori, Botteghe del mondo, importatori e consumatori”. Il documento propone quindi un’ampia disamina degli obiettivi del commercio equo: sono posti in evidenza l’impegno allo sviluppo commerciale con i piccoli produttori del sud del mondo ed all’informazione sui meccanismi economici, ma emergono anche la promozione per i diritti umani, la creazione di opportunità di lavoro, il sostegno all’ autosviluppo, l’attenzione alle risorse ambientali. La parte centrale della Carta è dedicata quindi ad una chiara formulazione delle azioni che devono contraddistinguere tutte le organizzazioni dell’equo e solidale. Si parte dal prezzo, giusto e trasparente, per passare alla destinazione degli utili, all’azione informativa, al rapporto continuativo con i partners del sud, all’attenzione alla cultura locale o alla garanzia di trasparenza nella gestione economica nelle imprese sociali al nord. I capitoli successivi sono distinti a seconda dell’identità dei diversi soggetti: si cerca di rendere espliciti i doveri di ciascuno a seconda del proprio ruolo, Importatore o Bottega del mondo, Produttore o Esportatore. In diversi punti del documento si pone l’accento sul sistema di controllo che dovrà garantire in futuro il rispetto delle regole che si sono decise, senza il quale la Carta dei Criteri rischierebbe di rimanere uno strumento di valore altamente simbolico ma inefficace. La definizione di un sistema di controllo non è semplice a causa dei diversi attori ed interessi in gioco, ma è essenziale per garantire tutti coloro che lavorano nel commercio equo e soprattutto i consumatori che sempre più desiderano comprare prodotti “puliti”. La Carta dei Criteri va vista come una griglia minima a cui tutte le organizzazioni, che vorranno proporsi come “commercio equo e solidale”, dovranno attenersi, ed a cui tutti i consumatori potranno fare riferimento. La partecipazione degli scorsi mesi ai lavori di approfondimento della Carta, seppure talvolta impegnativa, ci ha permesso di accrescere la consapevolezza del nostro ruolo di Bottega, e di confermarci la vivacità e la voglia di confronto che dopo dieci anni di vita caratterizza ancora il nostro movimento. 13 Federica Rolandi LBS Notizie n. 1 • 1999 Una legge contro i soprusi delle imprese Mattia Pizzamiglio L’Arpillera Si è conclusa a Roma, con una marcia di un migliaio di persone provenienti da tutta Italia, la prima fase di una importante iniziativa che si pone l’obiettivo di porre un freno allo sfruttamento del lavoro minorile e delle condizioni disumane di troppi lavoratori del cosiddetto “sud del mondo” (vedi anche La Bottega Solidale notizie – sett/ott 98 – pag. 11). Promossa dal Centro Nuovo Modello di Sviluppo e da Manitese, una petizione popolare ha permesso di raccogliere 160.000 firme destinate al parlamento italiano nell’intento di avviare una proposta di legge che porta il seguente oggetto: Richiesta di una legge che istituisca un’Autorità Garante della qualità sociale dei prodotti e che obblighi le imprese a fornire informazioni su prezzi e fornitori come misure contro il lavoro infantile e la violazione dei fondamentali diritti dei lavoratori Sembrava un’impresa disperata ma alle 8.30 di sabato 16 gennaio ’99 il gruppo promotore della campagna è stato accolto da Violante che si è seduto intorno ad un tavolo per dare il suo consenso all’iniziativa ed accettare ufficialmente la proposta di legge. La campagna “Acquisti Trasparenti” parte da tre presupposti: 1) la violazione delle leggi nazionali e delle convenzioni internazionali da parte delle imprese è favorita dalla mancanza di controlli e dall’assenza di meccanismi che consentano ai consumatori di scegliere i beni in base alle condizioni sociali ed ambientali in cui sono stati prodotti; 2) le imprese hanno il potere di far cambiare le cose perché sono loro che gestiscono il gioco; 3) i consumatori possono giocare un ruolo determinante per condizionare le imprese a patto di avere le informazioni sul loro operato. Francesco Gesualdi, anima infaticabile del Centro Nuovo Modello di Sviluppo, invita tutti a dare il proprio contributo: “Noi vogliamo che tutto ciò si trasformi in legge, e le firme che abbiamo consegnato all’on. Violante rappresentano una fase molto importante. Ma solo se continueremo a mantenere alta la pressione sul Parlamento abbiamo qualche possibilità di riuscita. Ricordiamoci, infatti, che la petizione è solo il primo passo di un cammino che si presenta ancora molto lungo”. Per questo i promotori (che nel frattempo sono diventati più numerosi) hanno tracciato un percorso in tre fasi: 1 • definizione di un disegno di legge con tutti i gruppi che hanno partecipato alla raccolta delle firme. A questo proposito sono stati previsti due incontri: uno a Napoli, il 13 febbraio, per i grup- 14 pi del Centro-Sud e uno a Bologna, il 20 febbraio, per il Centro-Nord; 2 • discussione del nostro disegno di legge con i parlamentari interessati e ricerca di chi è disposto a firmarla; 3 • continuazione della pressione popolare per fare avanzare il disegno di legge. Delle tre fasi quella più delicata è la terza perché i rischi che la proposta non venga discussa o che si areni dopo poco sono tantissimi. Per questo durante questa fase la pressione popolare dovrà riprendere in maniera molto forte. Il Centro di Documentazione sull’Economia Etica “l’Arpillera” ha partecipato sia alla marcia di Roma sia all’ultimo incontro di Bologna, la seconda fase è iniziata e si incontrano i primi ostacoli. Sembra che la legge non potrà ottenere tutti gli obiettivi originari. Ciononostante istituire una autorità che possa indagare sulle aziende sfruttatrici dei più poveri e soprattutto informare noi consumatori è di primaria importanza e sembra – finalmente! – possibile. Per chi cercasse maggiori informazioni relative alla campagna “Acquisti Trasparenti”: ■ L’Arpillera, Centro di documentazione sull’Economia Etica Via S. Luca 11/8 - Genova reperibilità: venerdì dalle 9.30 alle 12.00 tel. 010-2477018; 010-2477015 e-mail: [email protected] ■ Centro Nuovo Modello di Sviluppo Via della Barra 32 - 56019 Vecchiano (Pisa) tel. 050-826354; fax 050-827165 e-mail: [email protected] sito internet: http://www.citinv.it/org/CNMS Bottega Solidale: cresce il capitale!!! I soci risparmiatori continuano a confermare la loro fiducia nella Cooperativa e la volontà di far crescere la Finanza Etica sul territorio. Il vincolo di legge relativo al rapporto 1/3 fra capitale sociale e risparmio raccolto fra i soci aveva fatto tremare le gambe un po’ a tutti; durante gli incontri con le altre Botteghe ci si chiedeva se i vincoli sempre più stringenti imposti dalla normativa, avrebbero lasciato spazio alla crescita di cooperative che, con dimensioni simili alle nostre, effettuano raccolta di risparmio fra i soci. Ci si confrontava sulle possibili strade da percorrere, fino alla conclusione che l’unica strada, che avrebbe consentito nel lungo periodo alle Botteghe di occuparsi ancora di Finanza Etica, era quella di rivolgersi alla propria base sociale richiedendo un nuovo sforzo per capitalizzare la Cooperativa. Una nuova sfida! Il divieto di remunerazione del capitale, sancito dal nostro statuto e coerente con il carattere no-profit della nostra Cooperativa, ci ha portato a ricercare una strada per “premiare” i soci risparmiatori decisi a sostenere la Cooperativa in questo percorso; di qui nasce la nuova forma di remunerazione del risparmio che vede l’applicazione di tassi diversi a seconda del rapporto fra capitale e risparmio che caratterizza ciascun libretto. Grazie anche a questa nuova struttura dei tassi, i libretti di risparmio proposti da Bottega Solidale si confermano sia come strumento di risparmio critico, sia come potenziali concorrenti, sul piano della remunerazione, di alcuni strumenti di risparmio offerti dalle banche tradizionali. Ancora una volta i soci risparmiatori hanno dimostrato di credere nel valore della Finanza Etica, che permette di controllare le modalità di impiego del proprio risparmio, ed in particolare di avere fiducia nelle scelte di Bottega Solidale che, ormai dal 1995, propone sul territorio strumenti di raccolta destinati in modo specifico allo sviluppo del commercio equo solidale, alla crescita dei produttori attraverso lo strumento del prefinanziamento e al finanziamento diretto di progetti (vedi Rwanda) nei paesi del Sud del mondo. In soli tre mesi il capitale sociale è cresciuto di oltre 100 milioni, passando da circa 200 milioni a fine anno a 310 milioni versati a marzo; tutto ciò a fronte di una riduzione del risparmio (legata alla possibilità di raggiungere il rapporto 1/3 attraverso lo storno di risparmio a capitale) inferiore ai 30 milioni. In risposta alla rinnovata fiducia la volontà espressa del nuovo CdA è quella di presentare, con la chiusura dell’esercizio in corso, accanto al Bilancio economico, il Bilancio sociale che specifichi in dettaglio i soggetti finanziati e per quali importi, in modo da rendere sempre più trasparente il confronto con il risparmiatore. Francesca Bottaro La Bottega di Nervi organizza quattro incontri serali (al lunedì) per la formazione dei volontari dal 17 maggio al 7 giugno. Per ulteriori informazioni contattare i responsabili delle singole Botteghe. Vi aspettiamo!!! Equa N E RVI Solidale 14 Novembre 1998: ecco a voi la Bottega di Nervi! L’avventura comincia… il sogno di una Bottega a Levante si realizza. Dopo settimane passate a verniciare gli scaffali, togliere un po’ di specchi (vi chiederete ‘“ma non ce ne sono ancora tanti?…” ebbene sì, ma molto meno di prima!… state attenti quando entrate!), fasciare i ripiani con la carta gigliata (la classe non è acqua), procurarsi un bancone di riciclo (la nostra sensibilità ambientale non poteva essere trascurata!), sistemare i primi prodotti, prima ancora di aver finito l’impianto elettrico, era arrivato il momento di dare libero sfogo alla nostra voglia equo-solidale. Come in tutte le inaugurazioni di rispetto non sono mancati gli inconvenienti dell’ultim’ora: punti di vista discordanti con i vigili locali, amplificatore del cantante rotto, volo dell’aspersorio di Don Macciò nella Bottega durante la benedizione… per fortuna le leccornie preparate e l’allegria di tutti hanno contagiato anche i più diffidenti e increduli passanti. Da allora nell’est cittadino c’è stato un forte tam-tam di richiamo e, vuoi per le meravigliose vetrine che vengono allestite o per la cordialità “comaresca” che si instaura tra volontari e clienti, la Bottega di Nervi è ormai una tappa per tutti. Ci ringrazia chi riesce ad essere costante nella propria scelta solidale... il commento iniziale di molti è stato “bravi, era l’ora!”… E che dire dell’interesse suscitato in chi era ignaro del commercio equo e solidale? L’enorme successo di Natale è stato confermato anche a Pasqua e questa è la migliore ricompensa per aver creduto e investito in un progetto abbastanza ambizioso. In sincerità possiamo dire che i fatti hanno superato le previsioni! Un grazie a tutti i numerosi volontari di Nervi per il loro improvvisato, ma efficace, spirito commerciale, per la grande disponibilità ed intraprendenza. Dopo aver letto tutto questo, ora che è primavera e una bella passeggiata solleva gli animi, cosa aspettate a venire a Nervi, a trovare gli amici della Bottega, ad ammirare la vetrina e… a comprare? Siamo aperti tutti i giorni con orario 9.00-12.30 / 15.30-19.00, escluso domenica pomeriggio e tutto lunedì. Tiziana Turturro 15 LBS Notizie n. 1 • 1999 A Genova c’e‘ un Teatro Curioso che cerca e propone quello che rende vivo il teatro e vale se anche tu sei curioso e vuoi saperne di più facci sapere come tenerti informato: inviaci per fax o per posta questo coupon desidero rimanere in contatto nome................................................................................................. cognome .......................................................................................... indirizzo ......................................................CAP............................ telefono.................................fax..................................................... e-mail................................................................................................ Teatro dell’Archivolto • Teatro Gustavo Modena Piazza G. Modena 3 - 16149 Genova tel. 010 65921 • fax 010 6592224 www.archivolto.it • e-mail: [email protected] Informazione promozionale Emergenza Nicaragua Noi ripudiamo la guerra L’uragano Mitch ha colpito le cooperative CECOCAFEN (produce il caffè del Nicaragua), MASACA (produce astucci e borse in pelle) e CERAMICA POR LA PAZ. Noi, come organizzazioni del Commercio Equo e Solidale, da anni impegnate in prima linea nel tentativo di creare rapporti di collaborazione basati sull’equità e la solidarietà, riteniamo molto grave la decisione di lasciare spazio al rombo degli aerei, sicuri che difficilmente le crisi internazionali si risolvano con i bombardamenti, a maggior ragione se in seguito a prese di posizione unilaterali fuori dall’egida delle Nazioni Unite. In particolare consideriamo avventurista la presa di posizione dei paesi dell’UE, Italia in testa, che, avallando la politica interventista degli alleati dietro la giustificazione del rispetto dei trattati, favorisce l’instabilità nel cuore dell’Europa con conseguenze inimmaginabili. Per questo chiediamo fortemente alle forze politiche presenti in Parlamento una presa di posizione chiara ed un’assunzione di responsabilità sulla guerra in Kosovo: auspichiamo un’azione delle Nazioni Unite con l’invio di forze d’interposizione, che garantiscano la pace e, soprattutto, il rispetto dei diritti umani della popolazione serba e dell’enclave albanese. Tutto questo in pieno accordo dell’articolo 11 della nostra Costituzione, nel pieno rispetto di un diritto internazionale che, troppe volte, abbiamo visto calpestato da chi se ne fa portabandiera. …“Tutta la parte nord del Nicaragua, la regione di Matagalpa, non è riuscita a sfuggire alla furia dell’uragano e si sta vivendo in uno stato di grandissima emergenza. Centinaia di contadini della zona hanno perso le loro abitazioni e i loro raccolti per l’alimentazione. Le vie di comunicazione sono bloccate e all’interno tre località sono state completamente modificate e in molti casi i sentieri sono stati cancellati. Da una settimana Matagalpa non ha né l’elettricità né l’acqua. In aggiunta alla drammatica situazione manca anche il carburante”… La campagna nazionale proposta da Ctm alle Botteghe del Mondo per l’immediato sostegno di Cecocafen ha portato alla creazione di un conto presso il quale fare confluire eventuali contributi. I fondi raccolti dalla Bottega Solidale di Genova sono stati di Lire 1.070.000 (versate Lire 1.050.000 a Cuore Amico) Su come verranno utilizzati i soldi raccolti o altro, bisogna far riferimento a Cuore Amico [[email protected]]. Cinzia Rinaldi