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A N N O
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Bolletta elettrica meno cara dello 0,5%.
Il gas sale del 3,2%
Bolletta elettrica pag. 1
meno cara dello
0,5%. Il gas sale
del 3,2%
Raffica di rialzi pag. 2
per i carburanti.
Diesel sopra 1,29
euro
In Italia penalità pag. 2
doppia per le
mamme che lavorano
Anche il laureato pag. 3
soffre la crisi
Solo un stagista
su cinque trova
lavoro
pag. 4
Gli immigrati non pag. 4
fanno carriera e
uno su tre lavora
in nero
Tariffe elettriche in lieve ma confortante ribasso (-0,5%) mentre torna a crescere di buona lena il
prezzo del gas metano (+3,2%). Ci sono precise ragioni nell'apparente discrasia nell'adeguamento delle tariffe "di maggior tutela" (retaggio delle ex tariffe amministrate per chi non è ancora
transitato ai contratti del mercato libero dell'energia) disposto per il trimestre che inizia oggi
dall'Authority dell'energia, che si appresta a gestire due piccole rivoluzioni.
Nell'elettricità scatta per un primo "lotto" di 4,1 milioni di famiglie, ma
con buona progressione la nuova formula riguarderà tutti, la nuova tariffa elettrica bioraria che premia i consumi di notte e durante i festivi
penalizzando, in una prima fase molto poco, i consumi nelle fasce di
picco della richiesta. Nel gas ci si prepara intanto al nuovo metodo di
calcolo degli adeguamenti che dovrebbe limare qualche frazione percentuale a vantaggio dei clienti finali a partire da ottobre, quando scatterà il
prossimo anno termico.
Via intanto alle nuove tariffe trimestrali, che per l'elettricità confermano il calo ininterrotto dal
primo trimestre 2009 (con una parentesi di stabilità nell'ultima parte dello scorso anno) mentre
il gas metano ha purtroppo invertito già dal gennaio scorso la significativa discesa del 2009.
Le ragioni? Sottolinea l'Authority che «su entrambi i settori incide l'aumento delle quotazioni
petrolifere» pari a oltre il 25% negli ultimi 12 mesi, ma con un'asimmetria tra le due variazioni
«legata alla permanente differenza tra le efficienze dei due mercati: in crescita per l'elettrico,
ancora insoddisfacente per il gas».
Per l'energia elettrica – rimarca l'Authority guidata da Alessandro Ortis – la diminuzione dello
0,5% si aggiunge alle consistenti riduzioni già registrate nel 2009 e nei primi due trimestri di
quest'anno. E così la spesa media di una famiglia tipo «si riduce ulteriormente di circa di 2 euro
su base annua» sommandosi «a quelle di 39 euro del 2009 e di 23 euro dei primi due trimestri
del 2010». Questo nonostante la crescente mole di incentivi, finanziati con un'apposita voce aggiuntiva sulla bolletta, alle energie rinnovabili. In particolare – precisa l'Authority in una nota –
«rispetto al 2009 è raddoppiata l'incidenza del fotovoltaico che oggi rappresenta circa 800 milioni di euro» interamente a carico dei clienti finali.
L'aumento del 3,2% del gas naturale è invece determinato – insiste l'Authority – oltre che dall'aumento dei prezzi petroliferi che trascinano quelli del gas, anche dalla «scarsa concorrenza».
Risultato pratico: per una famiglia tipo «una maggior spesa di 32 euro
su base annua». In attesa, se non altro, delle limature che dovrebbero
scattare ad ottobre con il nuovo meccanismo di adeguamento trimestrale, che «consentirà di trasferire ai consumatori i primi benefici emergenti dai minori prezzi gas dei mercati internazionali spot e dalle rinegoziazioni dei contratti a lungo termine take or pay» che i grandi operatori
internazionali hanno dovuto, e potuto, ridefinire sull'onda della crisi
globale.
Piccola consolazione, che se non altro alleggerisce un po' il peso sulle fasce sociali più deboli.
Rimarca l'autorità per l'energia che «ad oggi sono già stati validati più di 1.400.000 bonus elettrici e più di 200mila bonus gas» che oltretutto «sono cumulabili e permettono di ottenere una
riduzione complessiva delle bollette (gas ed elettricità) tra 80 e 360 euro circa».
Ricorda l'Authority che i bonus possono essere richiesti e rinnovati annualmente per le famiglie
in disagio economico (Isee inferiore a 7.500 euro) o numerose (con oltre tre figli a carico ed Isee
inferiore a 20 mila euro) o ammalati che utilizzano apparecchiature elettromedicali salvavita.
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livello e una riduzione parziale delle tasse sulla tredicesima. Proposte che porterebbero più soldi da spendere nelle tasche delle famiglie. A tutto vantaggio, somiliardi
di euro. Il beneficio,
Didascalia
prattutto, delle imprese itamedio,
per
i consumatori è
Raffica
di rialzi
i carburanti neldell'immafine settimana, con il diesel
liane,
visto
che,per
ricordano
stimato
in
200
euro. Per i
gine o
delche
vola oltre 1,29 euro
al litro. Stando
alle
rilevazioni di quotida
Confcommercio,
il 60%
redditi
fino
a
15mila
euro,
dianoenergia.it,
dopoall'intergli aumenti la
difotogravenerdì dell'Agip, tutte
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dei
beni è prodotto
dove
la detassazione
sarebcompagnie
hanno
rivisto
al
rialzo
i
listini
di
benzina
e
diesel.
no e solo il 22% dei consumi be
fia totale, sale a 218 euro,
Nel dettaglio Api-IP hanno aumentato
di 1 centesimo la verde,
italiani
è importato (che
i redditi
da 28a 1,429 euro, e di 1,3 centesimi ilmentre
diesel aper
1,289
euro. Erg
ha
equivale
beni di 0,5mila
corretto al
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centesimi
a 1,423
il
a 55mila
euro,euro
conedeconsumati
e al 4% dei
servi-euro.tassazione
diesel di 1 centesimo
a 1,284
Esso è salita
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centesi-a
al di
15%,
zi).Confcommercio
simula,
mi sulla verde a 1,424
euro e di 1,4163
centesimi
sul diesel
1,281 ileuro. Q8 ha aumentato la verde
euro. Ancor
più abasso
anche,
un'ipotesia di
detassadi 0,8 centesimi
1,432
euro e il diesel
di
1,8
centesimi
a
1,293
euro. Shell ha rialzato di 1 centevantaggio per i super ricchi,
simo parziale
la benzina
a 1,434
euro e di 1,5 centesimi il diesel a 1,294 euro. Tamoil è intervenuta con
zione
della
tredicecon redditi, cioè, oltre i 75+0,7 centesimi
sulla verde,
euro, e +0,9 centesimi sul diesel a 1,285 euro. Infine Total è
sima,
scaglionandola
per a 1,426mila
euro: la quota di tredisalitadi
direddito.
0,5 centesimi
sulla benzina a 1,429 euro e di 1 centesimo sul diesel a 1,289 euro.
fasce
Complessicesima detassata scenderebvamente, la proposta intebe al 10%, con un ritorno
ressa 27,3 milioni di persoeconomico in tasca all'intene e costa allo Stato, in terressato di 158 euro.
mini di mancato gettito, 5,4
2
Raffica di rialzi per i carburanti.
Diesel sopra 1,29 euro
Titolo brano interno
“Per attir are l'att enzio ne del lettore, ins erire qui un richi amo o una frase tr atta dal t esto.”
In Italia penalità doppia per le mamme che
lavorano
È una sorta di «dilemma della prigioniera» tra reddito, occupazione e tasse. In estrema sintesi:
se una mamma con figli piccoli in Italia decide di lavorare garantendo al nucleo familiare uno
stipendio aggiuntivo, dall'erario italiano riceve una piccola mano in termini di minore pressione
fiscale sulla coppia. Ma ciò che la destra dà, la sinistra toglie con gli interessi: il nostro paese è
Scende il potere d'acquisto glie e il loro reddito disponi- contrarre consumi e investiinfatti agli ultimi posti quanto a servizi per l'infanzia, costringendo così mamme e papà a sobdelle
famiglie
Tra di childcare
menti
piùsceglie
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bile) invece
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un private.
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barcarsi
costi, a italiane.
volte pesanti,
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invece
di fareconsenla
ottobre
2008
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loro
il
reddito
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casalinga, agli occhi del fisco commette un grave errore, perché frena il tasso di occupazione
2009,
informa
il redbile. monoreddito, viene
percentuali,
femminile
e lal'Istat,
creazione
di Pil,0,4
e lapunti
sua famiglia,
a questo punto
dito
disponibile
sempre
su base annuale,
"tartassata".
Risultatoin
delter«dilemma
della priogioniera»?
La quota di mamme che lavorano è
A fronte di un calo in dodici
tra le più
basseèindiminuito
Europa: anzi, seattestandosi
hanno due figli
le italiane
sono addirittura fanalino di coda.
mini
reali
al 15,4
per cenmesi del reddito nominali
A mettere in
evidenzaalquesta
uno studio
del statistica
portale famigliaonline, che ha analizzadell'1,6%
rispetto
perio-anomalia
to. Siè tratta
di una
(-1%) e del
reddito
reale (to la
disparità
di trattamento fiscale
in Europa
tra lediffusa
famiglieogmonoreddito
e quelle
bireddito
do
ottobre
2007-settembre
nuova,
che viene
1,6%)
infatti,
nei
bilanci
delcon figli minori.
2008. La propensione al gi infatti solo per la seconda le famiglie i consumi e gli
«La simulazione
- spiega
Massimo
Chieregato
- prende inche
esame
risparmio
delle
famiglie
volta.
L'indicazione
ne le investimenti risultano, su
coppie che
complessivamente
reddito
(definita
dalguadagnano
rapporto tra
il emerge èunche
la superiore
crisi ha di base tendenziale, diminuiti
un terzo rispetto
al reddito
nazionale,
distinguendo
risparmio
lordo delle
fami-medio
spinto
le famiglie
italianetraa le di più rispetto al reddito: -
Titolo brano interno
coppie monoreddito, ovvero con un unico partner che guadagna un
reddito pari al 133% di quello nazionale e l'altro che non guadagna, e
quelle a doppio reddito, entrambe con presenza di figli tra i 4 e i 6
anni e non destinatarie di assegni familiari».
Cosa emerge? «Nei paesi dove maggiori sono l'attenzione alle tematiche familiari e la spesa
destinata alle famiglie con figli a carico la legislazione prevede un aggravio fiscale per le coppie
dove entrambi lavorano. È il caso di Germania (tassazione alle famiglie monoreddito pari al
29,1% e bireddito al 30,7% con una differenza di -1,6), Repubblica Ceca (-1,3) o Francia (-0,3).
Questi tre stati privilegiano la dedizione a tempo pieno ai figli». E se altri paesi, come Polonia o
Spagna, non operano distinzioni significative, «in Italia - sottolinea Chieregato - il trattamento
appare decisamente a favore delle coppie dove entrambi i partner sono lavoratori con uno spread pari a +5,9 punti, frutto della differenza tra il 22,9% di tassazione della coppia monoreddito
e il 17% della bireddito. Divari più ampi si registrano solo in Grecia e Svezia, ma in quest'ultimo
caso i livelli di servizi per l'infanzia sono tra i più elevati».
“Nonostante l’attenzione
alle telematiche familiari e
la spesa destinata alle
famiglie con figli a carico la
legislazione prevede un
aggravio fiscale per le
coppie dove entrambi
lavorano”
E qui sta l'anomalia italiana: c'è uno stimolo fiscale verso l'occupazione di entrambi i genitori
senza offrire un adeguato sistema a sostegno dei servizi all'infanzia. L'Italia infatti è uno tra i
paesi che meno degli altri investe per famiglie e minori: 5,7% della spesa sociale contro l'11,3%
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della Francia o il 12% della Svezia, ma al di sotto anche di Polonia (7,9%) o Repubblica ceca
(11,3%).
Insomma, «il fisco - conclude Chieregato - non è uno stimolo sufficiente a migliorare il livello di
occupazione femminile, la bassa percentuale di spesa sociale dedicata alla famiglia lascia un
vuoto di servizi che rende molto onerosa la decisione di intraprendere attività lavorative anche
part-time e la cura dei figli lasciata interamente alla madre non ha ragione di essere "punita" da
uno svantaggio fiscale».
Anche il laureato soffre la crisi
In Italia cresce la disoccupazione tra i giovani che molto spesso, soprattutto nel caso dei laureati, guardano all'estero allettati da offerte di lavoro più interessanti e meglio remunerate. Secondo l'Istat un giovane su tre è senza lavoro: ad aprile infatti il tasso di disoccupazione delle persone tra i 15 e i 24 anni è stato pari al 29,5% contro l'8,9% registrato tra tutta la popolazione.
Un allarme, quello lanciato dall'Istat, confermato anche dal governatore della Banca d'Italia
Mario Draghi, secondo cui i giovani sono le principali vittime della crisi, hanno raggiunto un
tasso di disoccupazione decisamente elevato e rischiano in futuro di percepire stipendi permanentemente più bassi rispetto a quelli delle altre categorie.
“Rispetto a 10 anni fa la
loro situazione
occupazionale è andata
aggravandosi”
A soffrire di più questa dinamica negativa sono i laureati. Secondo
AlmaLaurea, rispetto a dieci anni fa, la loro situazione occupazionale è
andata aggravandosi: a tre anni dalla laurea il tasso di occupazione è
sceso di 8,6 punti percentuali (da 85,9% al 77,3%); a cinque si è ridotto di 3,8 punti percentuali (da 90,5 a 86,7%). Certo non bisogna generalizzare visto che ci sono casi di esperienza positive, a seconda anche
del corso di studi che si sceglie di seguire: ingegneri, architetti,
designer e manager internazionali sono sempre richiesti.
«L'occupazione dei nostri laureati – spiega Guido Tabellini, rettore
dell'università Bocconi – non segna battute d'arresto. Certo dobbiamo rilevare una tendenza da
parte dei giovani che sono sempre più interessati a proiettarsi verso l'estero che offre maggiori
possibilità. Tanti stage si trasformano in lavoro. Tuttavia anche in Italia non registriamo rallentamenti: magari salari più bassi rispetto ad altri paesi, con lavori a tempo determinato. A essere
richiesti sono soprattutto laureati in international management e in finanza, nonostante il periodo difficile».
L'internazionalità è una prerogativa che registra anche il Politecnico di Milano. Che non significa necessariamente fuga di cervelli all'estero, «ma è funzionale all'impostazione di una carriera
completa acquisendo una dimensione globale – precisa Marco Taisch, delegato del rettore per il
Placement e la fidelizzazione del Politecnico – per poi tornare a lavorare in Italia. È una minaccia per le imprese italiane perché, se non diventano competitive rispetto alle straniere sull'offerta lavorativa, perderanno la possibilità di assumere persone preparate che preferiranno andare
all'estero».
L'8% dei laureati magistrali in ingegneria, architettura e design al Politecnico di Milano lavora
all'estero. Quanto alla tempistica, il 91% è impiegato a un anno dal conseguimento del titolo,
mentre
il
69,3%
degli
occupati
lavora
a
4
mesi
dal
titolo.
Davanti a questi dati c'è comunque chi al posto fisso non crede. Alessia Cerantola, classe 81 da
Bassano del Grappa, oltre a inglese e francese parla giapponese e cinese, e da qualche mese
studia koreano. Nei cinque anni trascorsi dalla laurea con 110 e lode a Ca Foscari ha tradotto
manga e manuali di istruzione di macchinari industriali, fatto la commessa e la cameriera. Dal
2007, da quando ha iniziato a collaborare per Internazionale, ha capito che nella vita è disposta
a tutto pur di raccontare il Giappone: tra poche settimane finirà il master in giornalismo di Torino e poi «mi costruirò uno stipendio – dice –. Tanto al posto fisso non ci ho mai creduto».
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delle imprese italiane, visto
che, ricordano da Confcommercio, il 60% dei beni è
prodotto all'interno e solo il
22% dei consumi italiani è
importato (che equivale al
diti
da 28mila a 55mila euDidascalia
40% dei beni consumati e al
ro,
con
detassazione al 15%,
dell'imma4%
dei servizi). Confcomscende
a
163 euro. Ancor più
Appena uno stage su 5 fa guadagnare
il
posto
gine o del- di lavoro. E solo nel 2,3% dei casi a tempo indetermercio
anche,arriva
un'i- da un'indagine
minato.simula,
La rilevazione
condotta per
dall'Isfol,
basso il vantaggio
i su- in collaborazione con Repubblila fotograpotesi
di stagisti,
detassazione
parca degli
su un campione
casuale
di quasi
3mila stagisti.
per
ricchi,
con redditi,
cioè, Nel 5,6% dei casi è scattato un
ziale
della atredicesima,
sca- nel
fia6,4%,
contratto
tempo determinato,
un contratto
a progetto,
oltre
i 75mila
euro: la
quota nel 6,8% una collaborazione
glionandola
fasce di redoccasionale. per
Praticamente,
più della
metà degli stage
effettuati da coloro che hanno risposto al
di tredicesima
detassata
sondaggio,
il 52,5% esattamente,
si sono conclusi con una stretta di mano e nel 17,4% dei casi
dito.
Complessivamente,
la
scenderebbe al 10%, con un
con una proposta
di27,3
proroga.
di un
proposta
interessa
mi- La possibilità
ritorno
economico in tasca
contratto
di
lavoro
sale,
invece,
al
24,3%
quando
lioni di persone e costa allo
lo stage
stato effettuato
dopo la all'interessato
laurea specia- di 158 euro.
Stato,
in étermini
di mancato
listica e al 28,4% se costituisce il completamengettito,
5,4 miliardi di euro.
to di un percorso di qualifica professionale.
Il beneficio, medio, per i
Secondo Pietro
Taronna,
direttore di riconsumatori
è stimato
in
cerca
e
responsabile
del
progetto
Isfol 200 euro. Per i redditi fino a
Orientaonline «è opportuno riflettere sugli
15mila
euro, dove la detasesiti occupazionali degli stage e cercare di comsazione
sarebbe
totale,
sale
prenderne
il tipo
di ricaduta
che potrebbero
aavere
218 euro,
mentre
i red- e formazione del
sul sistema
di per
istruzione
4
Solo un stagista su cinque trova lavoro
Titolo brano interno
nostro Paese». In particolare, prosegue Taronna, é da considerare con grande attenzione, il
fatto che le aziende offrano con maggiore frequenza opportunità di lavoro, magari precario o
a tempo determinato, ma pur sempre lavoro,
agli stagisti con qualifica o con laurea specialistica, piuttosto che a quelli con laurea triennale
considerati scarsamente appetibili.
“Per attir are l'att enzio ne del lettore, ins erire qui un richi amo o una frase tr atta dal t esto.”
“E’ opportuno
riflettere sugli esiti
occupazionali degli
stage e cercare di
comprendere il tipo di
ricaduta che
potrebbero avere sul
sistema di istruzione e
Ogni anno in Italia vengono attivati non
meno di 400mila stage, e l'identitkit dello
stagista è, prevalentemente, donna (69%), tra i
25 e i 30 anni (68%), con laurea specialistica
alle spalle (44,6 per cento).
formazione del nostro
Paese”
«Andrebbero regolamentati meglio gli aspetti relativi alla durata degli stage - per
Domenico Sugamiele, direttore generale dell'Isfol - limitandone la frequente reiterazione, e attestare le competenze acquisiti da poter inserire nel libretto formativo di ciascun ragazzo».
Propone invece di istituire "un database dei tirocini", Eleonora Voltolina, direttore responsabile di Repubblica degli stagisti. Questo strumento, ha spiegato, «potrebbe essere gestito
dai Centri per l'impiego, coinvolgendo le università, le agenzie per il lavoro, le scuole e tutti i
soggetti che si occupano della promozione degli stage».
Titolo brano interno
Gli immigrati non fanno carriera e uno su tre
lavora in nero
Meno di 800 euro al mese, e in un caso su 3, addirittura in nero. Eppure, sono in prevalenza diplomati o laureati (40,6%), vivono in Italia, in media, da 7 anni, ma, nel mondo del lavoro ancora
fanno tanta fatica a entrare: il canale principale per trovare un impiego è il passaparola (73,3%),
per andare, poi, a fare l'operaio (29%), la colf o la badante (21%), o, quando dice bene, il cameriere in alberghi e ristoranti (16 per cento).
La fotografia delle condizioni occupazionali degli immigrati in Italia è stata scattata da una ricerca realizzata da Censis, Ismu e Iprs, per conto del ministero del Lavoro, presentata, a Roma, nel corso del convegno «Immigrazione e lavoro. Percorsi lavorativi, Centri per l'impiego, politiche attive», alla presenza del ministro del Welfare, Maurizio Sacconi. Insomma, l'Italia attrae, ma dopo un po' ridimensiona il sogno degli immigrati, che scoprono di non essere arrivati "in America".
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“La presenza di
immigrati nel Belpaese
è stimata in poco
meno di 5 milioni”
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Dallo studio, condotto su un campione di 16mila stranieri, è emerso come la presenza
di immigrati nel Belpaese sia stimata in poco meno di 5 milioni, aumentati negli ultimi quattro
anni di quasi 1,6 milioni (+47,2 per cento). Gli irregolari sono invece 560 mila, pari all'11,3%
degli stranieri presenti sul nostro territorio. La conoscenza della lingua italiana, poi, si conferma
il requisito fondamentale per raggiungere la piena integrazione: il 42,8% ne ha una conoscenza
sufficiente, il 33,1% buona, l'8,9% ottima, mentre il livello di apprendimento è ancora insufficiente solo per una minoranza pari al 15,1 per cento.
Sul fronte del lavoro emerge che il 77% degli immigrati maggiorenni svolge un'attività lavorativa regolare. Più di due terzi sono impiegati nel settore terziario, nell'ambito dei
servizi (40,7%) e del commercio (22,5 per cento). Tra le figure meno diffuse vi sono quelle più
qualificate: le professioni
intellettuali
(2,4%), gli operai specializzati (2,2%), i
medici e paramedici
(1,7%), i titolari di
impresa (0,5%) e i
tecnici
specializzati
(0,2 per cento). Dal
punto di vista della
condizione lavorativa,
prevalgono gli occupati a tempo indeterminato (sono il 49,2%
del totale), il 24,8% ha
un impiego a tempo
determinato, il 9,7%
svolge un lavoro autonomo o ha un'attività
i m p re n d i t o r i a l e .L a
metà degli immigrati che lavorano in Italia dichiara di percepire una retribuzione netta mensile
compresa tra 800 e 1.200 euro, il 28% ha un salario inferiore, compreso tra 500 e 800 euro, il
3% guadagna meno di 500 euro. Solo il 13,3% ha una retribuzione netta mensile che va da 1.200
a 1.500 euro, e appena l'1,2% guadagna più di 2.000 euro.
Le carriere lavorative degli immigrati sono piuttosto semplici, composte da una sola
esperienza di lavoro (nel 33% dei casi) o al massimo due (40,4 per cento). Solo in un caso su 5
dichiarano di aver cambiato tre impieghi e soltanto il 7,4% quattro o più occupazioni. Generalmente le loro esperienze di lavoro si concludono a seguito del presentarsi di un'offerta più vantaggiosa (39,9%), per il mancato rinnovo di un contratto a tempo determinato (17%), a causa di
un licenziamento (16%) o a seguito della chiusura dell'azienda presso la quale sono impiegati
(4,6 per cento).
La Redazione
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Piemonte
Dipartimento Assicurativo
In redazione:
Domenico Marzano
Resp. Regionale Dipartimento Assicurativo
Cristina Perinetti, Luca Menocchio,
Michele Fasone, Emanuele Cassè,
Antonella Macciò, Roberto Cogno
Sede:
Via Madama Cristina, 50 - 10125 - TO
Palazzo UST CISL IV° Piano
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