LE COMUNITÀ ECCLESIALI DEI DECANATI DI ALA, MORI, VILLA LAGARINA E ROVERETO ELEMOSINA… O SOLIDARIETÀ? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no! Riflessioni e approfondimenti sul tema, proposti dalle Comunità Ecclesiali della zona pastorale della Vallagarina PRESENTAZIONE don Sergio Nicolli Decano di Rovereto e caritate Ecclesia” è lo slogan che contraddistingue, già dall’epoca dei Padri apostolici, il volto della Chiesa: la Chiesa nasce dalla carità. Che è come dire: la natura più profonda della Chiesa è la carità, la Chiesa, quando vuole ritrovare la sua autenticità, deve sempre rifarsi a questa radice da cui è nata. Purtroppo il termine “carità” è stato logorato da un uso secolare che ne ha ridotto e perfino mistificato il significato originario: spesso quando parliamo di carità, pensiamo all’elemosina, “fare la carità” è equivalente di dare due spiccioli a un mendicante. “Deus caritas est” è il titolo che il Papa Benedetto XVI ha dato alla sua prima Enciclica: Dio è carità. “Carità” dunque dice primariamente la natura stessa di Dio, la sua identità. Il testo di Giovanni da cui Papa Benedetto ha desunto il titolo dell’Enciclica è tradotto normalmente con l’espressione “Dio è amore”; sarebbe preferibile la traduzione “Dio è carità”. Usiamo pure il termine “amore”, se lo vogliamo, ma teniamo presente che quando diciamo “amore-carità”, parliamo di un amore particolare: l’amore gratuito con il quale Dio ama ogni creatura, un amore che non è condizionato dall’attesa di un contraccambio. Dio non ci ama solo quando siamo buoni, quando siamo soddisfatti di noi stessi, ci ama perché siamo suoi figli, quindi anche quando noi ci allontaniamo da lui, perfino quando ci ribelliamo a lui. Dio ci ama “gratis”. La carità – l’amore con cui Dio ci ama, quello che «è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito che ci è stato dato» (Rom 5,5) – i cristiani sono chiamati a viverla nelle relazioni con i fratelli e con tutti, soprattutto nei confronti di chi ha più bisogno di essere accolto, compreso e amato. Da questo ci riconosceranno che siamo discepoli del Signore, se siamo capaci di accoglienza e di amore gratuito verso i fratelli, in particolare verso i poveri. È di questo amore soprattutto, di questa “carità”, che i poveri hanno bisogno: essere ascoltati, sentirsi amati per il valore che ha la loro persona a prescindere dalla loro condizione sociale o economica, essere capiti nelle loro necessità e nelle loro difficoltà, sentire condivisa la loro condizione, portato da altre spalle il loro peso. Quale significato allora può avere l’elemosina in questa ottica? O l’elemosina diventa l’occasione di una relazione più profonda, che richiede tempo, ascolto, energia psicologica e affettiva, oppure rischia di diventare il modo sbrigativo con cui ci liberiamo dallo scocciatore che ci chiede qualche spicciolo. “D Presentazione 3 Se è avulsa da questo contesto di relazione, l’elemosina può divenire addirittura offensiva della dignità di una persona, o può essere dannosa per il suo genere di povertà, che domanda ben altra condivisione, o alimento a vizi che mantengono la persona in una condizione umiliante e degradata. Ben venga allora l’articolata riflessione raccolta in questo libretto, frutto della ricerca di molte persone, che offre spunti per approfondire un problema che forse rimarrà sempre tale («i poveri li avrete sempre con voi!» - Mt 26,11): un problema di fronte al quale nessuno potrà mai esimerci dal discernimento personale e dalla responsabilità di “prenderci cura” di ogni fratello o sorella che tende la mano. I 4 Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no! RIFLESSIONE don Valentino Felicetti ex Decano di Rovereto l problema dell’elemosina non è di oggi, ma oggi è diventato più acuto a causa della maggiore mobilità delle persone e per il numero di questuanti. Le porte delle chiese e i giorni di mercato sono la punta di un iceberg di un mondo sommerso, piuttosto ampio. I Come comportarsi? È la domanda che frequentemente ci viene rivolta. Come cristiani, che atteggiamento dobbiamo assumere di fronte a queste persone per non eludere quella carità che – dice la Scrittura Santa – è benigna, ma nello stesso tempo non deve favorire la pigrizia e men che meno il disimpegno di certi “poveri”, per es. giovani vagabondi, tossicodipendenti o alcolisti che pretendono sostegno alla loro dipendenza. La comunità – riteniamo – va aiutata oggi in due direzioni: a riflettere per discernere i veri bisogni e, in secondo luogo, a promuovere e sostenere forme dignitose e concrete di aiuto a chi è veramente nel bisogno: come mense, dormitori, luoghi di accoglienza, cambio di vestiario, centri di informazione e di orientamento al lavoro. La situazione è complessa. Ogni persona è differente e a tutti non è facile arrivare; questo però non autorizza l’immobilismo, ma stimola la creatività, come l’esperienza dei Santi insegna; animati dalla forza dello Spirito che in ogni tempo ha suscitato e suscita forme nuove in risposta ai bisogni del tempo. Va detto però che questo Spirito attende collaboratori concreti dal cuore aperto e mani operose! I Riflessione 5 RIFLESSIONE Roberto Calzà Direttore della Caritas Diocesana di Trento è un qualcosa di antico in quella mano protesa a chiedere una moneta mentre camminiamo al mercato, entriamo in chiesa o ci godiamo un po’ di sole su una panchina. E proprio perché quel gesto arriva da molto lontano, richiamandoci alla nostra mente povertà e indigenze per noi incomprensibili, spesso muove in molti di noi quasi un riflesso automatico: la mano al portafoglio, la ricerca di una moneta che, nello momento stesso in cui viene donata, ci pare poi insufficiente, inadeguata, forse inutile. C’ Ecco, oggi la nostra elemosina – gesto di carità peraltro lodevole e la cui origine si perde nella notte dei tempi – rischia di rappresentare un gesto sostanzialmente inutile. Sono infatti cambiati i tempi, sono cambiati i poveri e sono mutate le loro esigenze, sono diversi i parametri di riferimento e numerose le azioni di contrasto alla povertà. Certo, in quei Paesi dove i servizi sociali sono inesistenti, dove nemmeno la Caritas è di casa e dove invece la povertà è estrema, l’elemosina è purtroppo ancora l’unico mezzo di sostentamento di vedove, orfani e di varia umanità rifiutata o esclusa dalla società. Ma nel nostro Trentino non si può negare come ci sia una certa attenzione ai fenomeni di esclusione sociale e di povertà materiale e relazionale. Magari un’attenzione non sempre espressa con strumenti adeguati, pubblici o privati che siano, ma comunque sono numerosi i tentativi di non abbandonare le persone all’emarginazione. In questo contesto giustamente ci si chiede, come prova a fare la zona pastorale della Vallagarina, il significato attuale dell’elemosina, soprattutto per chi la fa e dona qualche soldo a chi poi viene magari “accusato” di accattonaggio, di approfittare della bontà altrui, di sfruttare gli altri. Questo chiedersi il senso delle nostre azioni è decisivo: dato per assodato che, come dice Gesù, «i poveri li avrete sempre con voi» è importante domandarsi come relazionarsi e come stare col povero, a seconda delle situazioni e uscendo da una facile dimensione accusatoria («sono loro che ne approfittano») che non ci fa certo crescere come cristiani e come persone. Riflessione 7 Continuare quindi con un’elemosina frettolosa e “scarica coscienze” non è probabilmente la via giusta per aiutare le persone in difficoltà che incontriamo sul nostro cammino e che spesso hanno bisogno di qualcosa di più. E d’altra parte non ci si può lamentare di questa insistenza nel chiedere qualche spicciolo quando non si è capaci di dare altri segnali, altre indicazioni o assumere atteggiamenti nuovi che interroghino anche coloro che hanno magari fatto dell’accattonaggio un modus vivendi. Ancora una volta il cambiamento deve avvenire prima di tutto in noi. E allora sarà più facile accompagnare – col cuore e non solo con la razionalità – chi ci chiede un aiuto verso un percorso di emancipazione, di riscatto offrendo una modalità diversa di sostegno e facendo anche capire che non siamo disponibili a mantenerlo in una condizione che, se non per lui almeno per noi, non è dignitosa né rispettosa della sua vita. I 8 Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no! INDICE CAPITOLO 1 ………………………………………………………………………………………………………………………………………… p. 11 Riferimenti biblico-teologici e pastorali CAPITOLO 2 ………………………………………………………………………………………………………………………………………… p. 25 Analisi dei bisogni 2.1 ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… p. 27 Dati raccolti dal servizio Ascolto CedAS Rovereto e dal Laboratorio Indumenti OFS 2.2 …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… p. 36 Informazioni e dati raccolti dal Coordinamento Solidarietà Responsabile degli Enti che si occupano di aiuto alimentare 2.3 …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… p. 41 Informazioni e dati raccolti dalla Fondazione Comunità Solidale presso i servizi Casa di Accoglienza e Centro Diurno 2.4 …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… p. 45 Informazioni e dati raccolti dal Comune di Rovereto per i Senza Dimora nel 2009 2.5 …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… p. 46 Informazioni e dati raccolti dal Comune di Rovereto per i Nomadi CAPITOLO 3 ………………………………………………………………………………………………………………………………………… p. 52 Analisi delle risorse CAPITOLO 4 ………………………………………………………………………………………………………………………………………… p. 55 Glossario della carità CAPITOLO 5 ………………………………………………………………………………………………………………………………………… p. 57 Conclusioni ALLEGATI Indice ……………………………………………………………………………………………………………………………………………… p. 61 9 “ECCO, NON VALE UNA PAROLA PIÙ DI UN RICCO DONO? L’UOMO CARITATEVOLE OFFRE L’UNA E L’ALTRO.” (Sir. 18,17) CAPITOLO 1 RIFERIMENTI BIBLICO-TEOLOGICI E PASTORALI Linee guida sull’elemosina cristiana a cura delle Caritas della Vallagarina Introduzione «…che raccolgano le premesse biblico-pastorali, una sintesi dei dati raccolti dai CedAS e dai PaP con la rispettiva mappatura delle risorse e quindi l’eventuale proposta operativa.» (Lettera inviata alle Caritas zonali il 13 ottobre 2007) he cos’è l’elemosina? Nel senso comune spesso significa solo dare qualche moneta in chiesa al momento dell’offertorio o elargire un po’ di denaro al mendicante che si trova per strada o fuori della chiesa. Sicuramente questo è riduttivo, almeno in un’ottica cristiana. Sempre più spesso, infatti, noi siamo interrogati da fratelli in difficoltà che in numero crescente incontriamo e che ci chiedono qualcosa; magari ci sentiamo a disagio, anche infastiditi e inadeguati rispetto a situazioni che non sappiamo leggere fino in fondo. E che risposte diamo? Risposte che tacitano momentaneamente la nostra coscienza o che concorrono a rimuovere nel povero le cause del bisogno? Stiamo aumentando lo sfruttamento di queste persone? Chi stende la mano cerca solamente un sostegno economico? Dietro la mano di chi chiede la carità riconosciamo la persona e la sua dignità? Quanto di noi siamo disponibili a mettere in gioco nel dialogo con queste persone? E quanto nel nostro agire è presente la parola di Dio? In questi ultimi tempi, proprio in conseguenza del massiccio arrivo di stranieri nei nostri paesi e della crisi economica che colpisce anche gli italiani, il tema dell’elemosina è spesso stato associato in modo riduttivo e sbrigativo all’accattonaggio e all’ordine pubblico: pensiamo allo spazio che dai mass-media è stato dedicato alla discussione sui lavavetri (se è lecito farli operare e se devono pagare le tasse) o alle mozioni presentate in alcuni consigli comunali sull’urgenza di rimuovere i mendicanti da alcuni luoghi delle città. Come ci collochiamo noi cristiani di fronte a questi problemi? La questione è senza dubbio complessa, ma prima di cercare delle risposte è forse opportuno riflettere brevemente su come affrontare l’analisi, con quale ottica. Il metodo valido per ogni azione, per ogni valutazione e per ogni giudizio può essere quello illustrato ed esemplificato magistralmente da Giancarlo Perego, responsabile del Centro Documentazione Caritas Italiana - Migrantes, al 33° Convegno Nazionale C Capitolo 1 - Riferimenti biblico-teologici e pastorali 11 Caritas Diocesane (22-25 giugno 2009), dal titolo Animare attraverso il discernimento, di cui si consiglia la lettura integrale. “Ascoltare, osservare, discernere” sono gli atteggiamenti da adottare. La nostra informazione è invece spesso limitata a ciò che superficialmente riusciamo a cogliere da sbrigative cronache di mass media o da posizioni spesso condizionate da paure e pregiudizi. «Il fatto è che nel Paese dell’economia sommersa il sopruso e l’ingiustizia convengono a molti. (…) La battaglia messa in atto in alcune città d’Italia – per sanzionare l’elemosina, l’accattonaggio, il lavaggio dei vetri – è stata accolta da una sorta di consenso silenzioso, come se fosse diventato all’improvviso normale interdire ai poveri città che passano per essere un patrimonio dell’umanità, mentre lo sono solo di quella parte che se lo può permettere. Tutto ciò, nella piena soddisfazione di amministratori, turisti, albergatori, commercianti, cittadini benpensanti. Non stupisce che si tenti di nascondere agli occhi del paese realtà e vicende di vita che non piacciono, ma che continuano a esistere. E che per farlo si ricorra a complesse architetture legislative e amministrative, dalla grande spettacolarità e dalla dubbia tenuta sui tempi medi e lunghi. Ma a colpire di più è stato il carosello di cittadini interpellati dalle tv, che senza imbarazzo parevano unanimi nel bollare i mendicanti come un “fastidio”, quasi fosse un termine neutrale o del galateo, e non contenesse invece una sottile, perversa e inconfessabile carica di violenza. Non foss’altro perché sotto quegli stracci di vestiti ci sono persone che valgono più dei marciapiedi o del giusto decoro di una città. Intristisce, poi, che il mondo politico, per mitigare le frustrazioni di un popolo che vede riflesse nei poveri le proprie paure, predichi il federalismo e pratichi un’autosufficienza che, combinandosi alla crisi economica, ci rende tutti più sbrigativi, superficiali e spietati. Stupisce anche l’enfasi con cui tali decisioni sono cucinate e servite agli italiani dai telegiornali. Senza esitazioni, senza incertezze, senza posare lo sguardo sulla sofferenza di chi tende la mano ma evita gli sguardi dei passanti. Forse è tempo di ricordare, che rovistare in un cassonetto o nell’immondizia non è un divertimento per nessuno. Tantomeno per un povero» (Vittorio Nozza, Allontanare i poveri, sopruso che conviene a molti, da “Italia Caritas” - settembre 2008). È pur vero che «ormai non sfugge a nessuno che molte persone protagoniste di questo comportamento siano in qualche modo dei “professionisti”, degli abitudinari, che hanno probabilmente fatto dell’elemosina il loro modo di guadagnarsi da vivere. Cosa che li distingue da tutti coloro che invece necessitano effettivamente di un sup- 12 Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no! porto, di un aiuto (a volte anche economico) per risolvere almeno qualche problema della loro complicata esistenza. Non c’è però da scandalizzarsi: piuttosto si tratta di capire cosa possiamo fare noi. Già il Cardinal Martini ce lo ricordava con schiettezza: l’elemosina (di per sé bel gesto di condivisione e partecipazione coi più poveri) rischia al giorno d’oggi di divenire un gesto ambiguo per chi lo fa e per chi lo riceve. Per il primo può essere un modo fin troppo comodo per tacitare la propria coscienza, per il secondo un atteggiamento che può favorire pigrizia e menzogna. Ecco allora che la prima cosa da fare è probabilmente agire su noi stessi, domandandoci più spesso se possiamo andare oltre l’elemosina, cercando di conoscere meglio queste persone e magari orientarle a quei servizi che realmente le possono accompagnare. In secondo luogo è forse tempo di far loro capire che non siamo disposti ad aiutarle in questo modo: senza rancori, senza pretendere di avere in mano la verità, ma semplicemente facendo intuire che la nostra solidarietà nei loro confronti esiste ma si esprime in un altro modo» (Caritas diocesana Trento). «La percezione, confermata dalla presenza quasi fissa delle stesse persone che chiedono l’elemosina e dall’altrettanto costante perseveranza nell’offrirla da parte di altre, è che la condizione di ambedue gli attori non cambi. Questo immobilismo dimostra una scarsa attenzione rispetto alla questione elemosina, un’attenzione che si ferma all’aspetto emotivo suscitato dalla presenza degli accattoni nella nostra so- Capitolo 1 - Riferimenti biblico-teologici e pastorali 13 cietà. Probabilmente è una questione di cultura: attualmente non si può ancora dire raggiunta la convinzione che sia necessario risalire alle cause delle situazioni di emarginazione se si vuole far fronte al disagio» (“Oltre l’elemosina” diocesi di BolzanoBressanone). Il cristiano per attuare autenticamente la comunione dei beni e la condivisione deve essere direttamente coinvolto nella corresponsabilità che lo vede protagonista attivo nella vita comunitaria sia come consacrato che come laico (cfr parabola degli operai nella vigna in Mt 20, 1-16) e deve porsi nella realtà in cui vive come insegna Gesù. A pagina 2 del doc. Animare attraverso il discernimento leggiamo «L’andare nella Bibbia e nei Vangeli in particolare, è un termine familiare e viene coniugato da una parte con i luoghi della vita (la città, il villaggio, la casa …), con il dono (la guarigione, la libertà, la tutela), con l’osservare (andate a vedere, andate a informarvi, andate e imparate, andate e dite…), con l’incontro e la prossimità ? “Va’ e anche tu fa’ lo stesso” dice la conclusione della parabola del Buon Samaritano (Lc 10,37). Ascolto, osservazione che indica “la volontà di andare a fondo: nelle cose, negli incontri, significa arrivare alle cause e alle conseguenze delle situazioni”, e discernimento che “sa cogliere i segni, i segni dei tempi, che non sono qualcosa di straordinario, ma di ordinario”. È nella quotidianità che si leggono “i segni dei tempi”. Come per il Buon samaritano, per Filippo, per Paolo: nel cammino, sulla strada di ogni giorno. Un discernimento che ha due dimensioni: personale e comunitaria». 14 Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no! E ancora in “Olio e vino – considerazioni sull’elemosina cristiana dell’Arcidiocesi di Torino” del 1992, distribuito anche a tutte le Caritas parrocchiali della nostra zona, leggiamo: «L’approccio al problema dell’accattonaggio non può disattendere la sollecitudine per la legalità, recentemente richiamata dalla Commissione Episcopale Justitia et Pax (“Educare alla legalità”). Sarebbe non facilmente comprensibile e accettabile una elemosina che indirettamente favorisse una condizione di clandestinità e di marginalità sociale, sottovalutando l’importanza per qualunque cittadino (migrante o nomade che sia) dei diritti e doveri acquisiti». Nel medesimo documento il cardinale Giovanni Saldarini a proposito della realtà torinese osserva che «è facile riscontrare anche situazioni di aiuto offerto in modo non organizzato, che talora può sconfinare in atteggiamenti di disimpegno da parte di chi dona – a volte addirittura con insofferenza – e di umiliazione più cocente in chi riceve». Queste considerazioni sono trasferibili anche alla nostra realtà? E in un altro passo leggiamo: «Le nostre comunità hanno strumenti agili, capillari, efficaci per intervenire, sia per le emergenze sia per iniziative organiche e prolungate? Conosciamo a sufficienza le diverse opportunità, spesso esemplari, presenti in Diocesi? Siamo inoltre a conoscenza delle opportunità che l’ente pubblico mette a disposizione dai vari punti di vista?». E, potremmo aggiungere, cosa siamo in grado di dire noi alla comunità territoriale? L’invito ad approfondire il tema dell’elemosina cristiana era stato proposto dal CedAs di Rovereto e dai PaP della Vallagarina già il 13 ottobre del 2007, considerandolo, al di là delle emergenze sopra descritte, centrale e urgente nella vita di ogni cristiano. In due anni alla Caritas zonale della Vallagarina sono pervenuti numerosi approfondimenti e sono stati raccolti altri documenti, ecclesiali e non, sintetizzati o richiamati in questa pubblicazione allo scopo di fornire alle comunità uno strumento di riflessione e di operatività. Riferimenti biblici: «La rugiada non mitiga forse il calore? Così una parola è più pregiata del dono. Ecco non vale una parola più di un ricco dono? L’uomo caritatevole offre l’una e l’altro» (Sir. 18, 15-17). Il Vecchio Testamento promette la liberazione dei poveri: la povertà è destinata a scomparire perché è una lacuna che Dio non ha contemplato nel suo piano definitivo, e scomparirà grazie alla collaborazione umana. (…) Gli scritti legislativi (Levitico, Deuteronomio) e quelli profetici (Amos, Michèa, Isaia, Geremia) annunciano che i beneficiari della salvezza saranno i poveri (anawìm) e i miseri (ebionìm). Sempre nell’Antico Testamento molti altri sono i richiami e i personaggi in questo senso esemplari nel modo di dare e nelle relazioni che instaurano. In Olio e vino si riporta l’esempio di Jetro, il suocero di Mosè. Mosè trova rifugio in Madian, giuntovi «profugo politico, come molti degli attuali extracomunitari (…) collabora attivamente con Jetro, pur non cercando di farsi assimilare e non rinunciando alla sua posizione di straniero, al punto Capitolo 1 - Riferimenti biblico-teologici e pastorali 15 che al primo figlio che ha da Sefora pone un nome che significa “sono pellegrino in terra straniera”. (…) Jetro accetta la condizione di straniero dell’uomo che sposa una delle sue figlie e gli dà due nipoti. Non cerca, quindi, di farlo diventare uno dei suoi. (…) Nei rapporti Mosè-Jetro si delineano reciproci diritti-doveri che possono servire di indicazione anche nelle situazioni attuali, con l’accentuata e permanente presenza di extracomunitari che non intendono rinunciare alla loro identità culturale e che si attrezzano per un soggiorno prolungato». Ancora ricordiamo «Non molesterai il forestiero né lo opprimerai, perché voi siete stati forestieri nel regno di Egitto» (Esodo, 22 e 23). Per un ricchissimo repertorio sulla presenza della parola “elemosina” nella Bibbia rimandiamo al documento “Oltre l’elemosina” della Caritas diocesana di BolzanoBressanone. L’atteso Messia, in un primo tempo presentato come un conquistatore di regni, sarà invece il “servo dei poveri” e il loro “liberatore”. E così sarà: Gesù è di umili origini. La sua famiglia appartiene alla categoria degli artigiani e il suo stile di vita è semplice: «Le volpi hanno la loro tana e gli uccelli il loro nido, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo» (Lc 9,57). Nei vangeli l’elemosina è l’espressione dell’amore gratuito di Dio verso tutti; chi la pratica diventa “misericordioso” come l’Altissimo (Lc 6,27-38), che dà senza contraccambio (Lc 14,1214) e non fa differenza di persone (Lc 19.1-10); «Non potete servire a Dio e al denaro» (Lc 16,13). Il Vangelo pone in luce una caratteristica tipica dell’elemosina cristiana che deve essere nascosta: «Non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra – dice Gesù– perché la tua elemosina resti segreta»(Mt 6,3-4). E poco prima aveva detto che non ci si deve vantare delle proprie buone azioni, per non rischiare di essere privati della ricompensa celeste (cfr Mt 6,1-2). La preoccupazione del discepolo è che tutto vada a maggior gloria di Dio. Gesù ammonisce: «Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli» (Mt 5,16). Olio e vino «Il valore dell’elemosina consiste nella libertà da ogni attaccamento al denaro, in nome della perla o tesoro per avere il quale si deve essere disposti in qualunque momento a dare tutto (sembra questo il senso della parola sconcertante di Gesù:“Chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo” -Lc 14,33); essi devono diventare patrimonio dei poveri: l’olio e il vino «sono i segni della premura fraterna che il buon samaritano esprime all’anonimo malcapitato del Vangelo (Lc 10, 25-37)», premura che non adotta forme frettolose e sbrigative di carità; la conversione di Zaccheo cambia il suo cuore perché dice: «Signore, la metà dei miei beni la do ai poveri e se ho rubato a qualcuno gli rendo quello che gli ho preso quattro volte tanto» (Lc 19,8). Zaccheo dà la metà dei beni, ma ancor più radicale risulta l’esempio della vedova che, nella sua miseria, getta nel tesoro del tempio «tutto quanto aveva per vivere» (Mc 12,44). La sua piccola e insignificante moneta diviene un simbolo eloquente: questa vedova dona a Dio non del suo superfluo, non tanto ciò che ha, ma quello che è. Tutta se stessa. Lei ha ben compreso qual è la vera ricchezza, quella che viene raccomandata in altri passi del vangelo come i seguenti: «Va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, così avrai un tesoro nei cieli; poi vieni e seguimi» (Lc 6, 1-5); «Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invec- 16 Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no! chiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma» (Lc 12,33). E ancora «Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare faccia altrettanto» (Lc 3,11), per arrivare alle radicali parole sempre di Luca: «A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l’altra, a chi ti leva il mantello tu dagli anche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede e a chi prende del tuo non richiederlo. Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro» (Lc 6, 29-30. 36). Gesù raccomanda la conversione del cuore, che nulla ha a che vedere con la ritualità esteriore e che porterà alla vera libertà dalle ricchezze: «Voi farisei purificate l’esterno della coppa e del piatto, ma il vostro interno è pieno di cupidigia e di rapina. Stolti, date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro il piatto ed ecco che per voi tutto sarà puro» (Lc 11,14). La condivisione dei beni materiali è importante non solo per i singoli, ma anche Capitolo 1 - Riferimenti biblico-teologici e pastorali 17 per la vita e la missione della Chiesa. Durante la vita pubblica di Gesù, la comunità dei discepoli tiene una cassa in comune, per il necessario sostentamento e per la beneficenza verso i poveri (Gv 13,29). La centralità del rapporto con la ricchezza e la condivisione con i fratelli ricorre spesso anche negli scritti apostolici: «A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede, ma non ha opere? Quella fede può forse salvarlo? Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro:“Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi”, ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve? Così anche la fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta. Al contrario uno potrebbe dire: “Tu hai la fede e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede”» (Giac 2,14-18). E nella prima lettera a Timoteo 6, 17 ss) si legge che: «Ciò che uno possiede può essere legittimamente considerato un “dono di Dio” perché il possessore dia prova di spartire gioiosamente ciò che possiede col mettere in comune il bene». Di fronte alle moltitudini che, carenti di tutto, patiscono la fame, acquistano il tono di un forte rimprovero le parole di san Giovanni: «Se uno ha ricchezze di questo mondo e vedendo il proprio fratello in necessità gli chiude il proprio cuore, come dimora in lui l’amore di Dio?» (1 Gv 3,17). Per la nuova comunità valevano la Parola di Dio testimoniata dagli Apostoli, la preghiera e la Koinonìa (= la comunione dei beni); «Erano un cuor solo ed un’anima sola» (v.42). È la comunità alternativa nata dalla Parola di Dio della quale ci narra il libro degli “Atti degli Apostoli” (2,43-48): La presenza di Gesù risorto in mezzo ai discepoli comincia a dare un volto nuovo alla vita della comunità, che andava orientandosi intorno a principi nuovi rispetto a quelli tradizionali dei Giudei che erano la preghiera, il digiuno, il sabato. La condivisione dei beni materiali è importante anche per la vita e la missione della Chiesa. La circolazione dei beni materiali contribuisce all’edificazione della comunità. Nello stesso tempo la persona si realizza nella sua più intima vocazione e sperimenta che donare è bello; anzi «Vi è più gioia nel dare che nel ricevere!» (At 20,35). Nell’età apostolica durante la celebrazione liturgica domenicale, si fanno collette, in cui ciascuno mette a disposizione i propri risparmi, con libertà e generosità. Ciò servirà all’assistenza dei poveri, al sostentamento dei ministri, all’attività di evangelizzazione. «Il Signore ha disposto che quelli che annunziano il Vangelo, vivano del Vangelo» (1 Cor 9,14) e «Ogni cosa era fra loro comune». L’immagine dei Padri traduce bene l’insegna- 18 Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no! mento e l’esperienza che emerge dal libro degli Atti degli apostoli in riferimento alla vita comunitaria cristiana primitiva (Atti 2,42-48 e 4,32-35). La rinuncia a dei beni contribuisce alla purificazione interiore e vi aggiunge un gesto di comunione ecclesiale. San Paolo ne parla nelle sue Lettere a proposito della colletta a favore della comunità di Gerusalemme (cfr 2 Cor 8-9; Rm 15,25-27). Tutto deve essere dunque compiuto a gloria di Dio e non nostra. Quando agiamo con amore esprimiamo la verità del nostro essere: siamo stati infatti creati non per noi stessi, ma per Dio e per i fratelli (cfr 2 Cor 5,15). Ogni volta che per amore di Dio condividiamo i nostri beni con il prossimo bisognoso, sperimentiamo che la pienezza di vita viene dall’amore e tutto ci ritorna come benedizione in forma di pace, di interiore soddisfazione e di gioia. Il Padre celeste ricompensa le nostre elemosine con la sua gioia. E c’è di più: san Pietro cita tra i frutti spirituali dell’elemosina il perdono dei peccati. «La carità – egli scrive – copre una moltitudine di peccati» (1 Pt 4,8). E ricordiamo la passione e morte di Gesù, il quale, come nota san Paolo, si è fatto povero per arricchirci della sua povertà (cfr 2 Cor 8,9). Negli Atti degli Apostoli si racconta che l’apostolo Pietro allo storpio che chiedeva l’elemosina alla porta del tempio disse: «Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina» (At 3,6). «Cristo si è fatto povero per voi» (2 Cor 8,9). L’apostolo Paolo raccomanda di donare liberamente, per convinzione interiore, con generosità e con gioia: «Chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà. Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia» (2 Cor 9,6-7). Riferimenti pastorali: (Le citazioni o le sintesi qui riportate sono estrapolate dai documenti e dalle riflessioni pervenute in questi due anni. Non hanno sicuramente carattere esaustivo, ma sono espressione del cammino svolto nelle nostre comunità). >> CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA: I. La destinazione universale e la proprietà privata dei beni (2402) All’inizio, Dio ha affidato la terra e le sue risorse alla gestione comune dell’umanità, affinché se ne prendesse cura, la dominasse con il suo lavoro e ne godesse i frutti [Cf Gen 1,26-29 ]. I beni della creazione sono destinati a tutto il genere umano. Tuttavia la terra è suddivisa tra gli uomini, perché sia garantita la sicurezza della loro vita, esposta alla precarietà e minacciata dalla violenza. L’appropriazione dei beni è legittima al fine di garantire la libertà e la dignità delle persone, di aiutare ciascuno a soddisfare i propri bisogni fondamentali e i bisogni di coloro di cui ha la responsabilità. Tale appropriazione deve consentire che si manifesti una naturale solidarietà tra gli uomini. (2403) Il diritto alla proprietà privata, acquisita o ricevuta in giusto Capitolo 1 - Riferimenti biblico-teologici e pastorali 19 modo, non elimina l’originaria donazione della terra all’insieme dell’umanità. La destinazione universale dei beni rimane primaria, anche se la promozione del bene comune esige il rispetto della proprietà privata, del diritto ad essa e del suo esercizio. (2404) «L’uomo, usando dei beni creati, deve considerare le cose esteriori che legittimamente possiede, non solo come proprie, ma anche come comuni, nel senso che possano giovare non unicamente a lui, ma anche agli altri» [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes 69]. La proprietà di un bene fa di colui che lo possiede un amministratore della Provvidenza, per farlo fruttificare e spartirne i frutti con gli altri, e, in primo luogo, con i propri congiunti. (2405) I beni di produzione – materiali o immateriali – come terreni o stabilimenti, competenze o arti, esigono le cure di chi li possiede, perché la loro fecondità vada a vantaggio del maggior numero di persone. Coloro che possiedono beni d’uso e di consumo devono usarne con moderazione, riservando la parte migliore all’ospite, al malato, al povero. >> GAUDIUM ET SPES 69: «Dio ha destinato la terra e tutto quello che essa contiene, ad uso di tutti gli uomini e popoli e pertanto i beni creati debbono secondo un equo criterio essere partecipati a tutti, essendo guida la giustizia e la carità (…). Gli uomini hanno l’obbligo di aiutare i poveri e non soltanto con il loro superfluo. Colui che si trova in estrema necessità, ha il diritto di procurarsi il necessario dalle ricchezze altrui». >> POPULORUM PROGRESSIO 23: «Se qualcuno, in possesso delle ricchezze che offre il mondo, vede il suo fratello nella necessità e chiude a lui le sue viscere, come potrebbe l’amore di Dio abitare in lui?» (1 Gv 3,17). Si sa con quale fermezza i padri della chiesa hanno precisato quale debba essere l’atteggiamento di coloro che posseggono nei confronti di coloro che sono nel bisogno: «Non è del tuo avere, afferma sant’Ambrogio, che tu fai dono al povero; tu non fai che rendergli ciò che gli appartiene. Poiché è quel che è dato in comune per l’uso di tutti, ciò che tu ti annetti. La terra è data a tutti, e non solamente ai ricchi».(18) È come dire che la proprietà privata non costituisce per alcuno un diritto incondizionato e assoluto. Nessuno è autorizzato a riservare a suo uso esclusivo ciò che supera il suo bisogno, quando gli altri mancano del necessario. In una parola, «il diritto di proprietà non deve mai esercitarsi a detrimento dell’utilità comune, secondo la dottrina tradizionale dei padri della chiesa e dei grandi teologi». >> SACRAMENTUM CARITATIS 90: «Non possiamo rimanere inattivi di fronte a certi processi di globalizzazione che, non di rado, fanno crescere a dismisura lo scarto tra ricchi e poveri a livello mondiale. (…) infatti sulla base dei dati statistici disponibili si può affermare che meno della metà delle immense somme globalmente destinate agli armamenti, sarebbero più che sufficienti per togliere stabilmente dall’indigenza lo sterminato esercito dei poveri. (…) il cibo della verità ci spinge a denunciare le situazioni indegne dell’uomo, in cui si muore per mancanza di cibo a causa dell’ingiustizia e dello sfruttamento e ci dona nuova forza e coraggio senza sosta alla edificazione della civiltà dell’amore». 20 Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no! >> CENTESIMUS ANNUS 28: «L’elevazione dei poveri è una grande occasione per la crescita morale, culturale e anche economica dell’intera umanità». >> DEUS CARITAS EST: L’enciclica si interroga e ci interroga sulla natura dell’amore verso il prossimo. Esso, radicato nell’amore di Dio, coinvolge nella sua realizzazione ogni singolo fedele e l’intera comunità ecclesiale, che nella sua attività caritativa deve esemplificare l’amore trinitario. Di questo ruolo era ben consapevole già la Chiesa antica (cfr At 2, 44-45) che organizzò, per adempiere efficacemente al proprio mandato, i tre compiti strettamente collegati e che non possono essere omessi o separati. Accanto all’annuncio della Parola (kerygma-martyria) e celebrazione dei Sacramenti (leiturgia), la “diakonia”, il servizio concreto, ma anche spirituale, dell’amore verso il prossimo, esercitato comunitariamente e in modo ordinato (cfr At 6, 1-6), servizio che divenne ben presto essenziale. Ma è giusto che la Chiesa provveda ai bisogni? O non è un modo per non rispondere al bisogno di giustizia e alla rimozione di ciò che costringe l’uomo alla povertà? Questa è un’obiezione sollevata sin dal secolo XIX, in particolare dalla critica marxista che auspicava un radicale rinnovamento sociale ed economico. La risposta si può trovare in numerosi documenti ecclesiali, a cominciare dall’Enciclica Rerum Novarum di Leone XIII (1891) fino alla trilogia di Encicliche sociali di Giovanni Paolo II (Laborem exercens [1981], Sollicitudo rei socialis [1987], Centesimus annus [1991]). >> CARITAS IN VERITATE: «(…) la carità è la via maestra della dottrina sociale della Chiesa», ma si deve prestare attenzione che «Un Cristianesimo di carità senza verità può venire facilmente scambiato per una riserva di buoni sentimenti, utili per la convivenza sociale, ma marginali». L’azione morale deve sempre essere guidata da due principi fondamentali: la giustizia e il bene comune. Questa azione, così orientata, deve esplicitarsi anche nella vita istituzionale della polis. L’enciclica prende poi in considerazione lo sviluppo economico del nostro tempo, osservando che «senza il bene comune come fine ultimo (…) rischia di distruggere ricchezza e creare povertà», con le conseguenti crisi legate ad un’attività finanziaria «per lo più speculativa», i flussi migratori «spesso solo provocati» e poi mal gestiti. Il terzo capitolo tratta di “Fraternità, sviluppo economico e società civile”: la gratuità, l’esperienza del dono ci aprono ad una diversa visione della vita e dei rapporti umani. La logica del mercato perciò va «finalizzata al perseguimento del bene comune di cui deve farsi carico anche e soprattutto la comunità politica» (dall’introduzione). >> ESORTAZIONE APOSTOLICA POSTSINODALE SACRAMENTUM CARITATIS DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI, 2007: «Il cibo della verità e l’indigenza dell’uomo 90. Non possiamo rimanere inattivi di fronte a certi processi di globalizzazione che non di rado fanno crescere a dismisura lo scarto tra ricchi e poveri a livello mondiale. Dobbiamo denunciare chi dilapida le ricchezze della terra, provocando disuguaglianze che gridano verso il cielo (cfr Gc 5,4). Capitolo 1 - Riferimenti biblico-teologici e pastorali 21 Ad esempio, è impossibile tacere di fronte alle «immagini sconvolgenti dei grandi campi di profughi o di rifugiati – in diverse parti del mondo – raccolti in condizioni di fortuna, per scampare a sorte peggiore, ma di tutto bisognosi. Non sono, questi esseri umani, nostri fratelli e sorelle? Non sono i loro bambini venuti al mondo con le stesse legittime attese di felicità degli altri?».(246) Il Signore Gesù, Pane di vita eterna, ci sprona e ci rende attenti alle situazioni di indigenza in cui versa ancora gran parte dell’umanità: sono situazioni la cui causa implica spesso una chiara ed inquietante responsabilità degli uomini. Infatti, «sulla base di dati statistici disponibili si può affermare che meno della metà delle immense somme globalmente destinate agli armamenti sarebbe più che sufficiente per togliere stabilmente dall’indigenza lo sterminato esercito dei poveri. La coscienza umana ne è interpellata. Alle popolazioni che vivono sotto la soglia della povertà, più a causa di situazioni dipendenti dai rapporti internazionali politici, commerciali e culturali, che non a motivo di circostanze incontrollabili, il nostro comune impegno nella verità può e deve dare nuova speranza».(247). Il cibo della verità ci spinge a denunciare le situazioni indegne dell’uomo, in cui si muore per mancanza di cibo a causa dell’ingiustizia e dello sfruttamento, e ci dona nuova forza e coraggio per lavorare senza sosta all’edificazione della civiltà dell’amore. Dall’inizio i cristiani si sono preoccupati di condividere i loro beni (cfr At 4,32) e di aiutare i poveri (cfr Rm 15,26). L’elemosina che si raccoglie nelle assemblee liturgiche ne è un vivo ricordo, ma è anche una necessità assai attuale. Le istituzioni ecclesiali di beneficenza, in particolare la Caritas a vari livelli, svolgono il prezioso servizio di aiutare le persone in necessità, soprattutto i più poveri. Traendo ispirazione dall’Eucaristia, che è il sacramento della carità, esse ne divengono l’espressione concreta; meritano perciò ogni plauso ed incoraggiamento per il loro impegno solidale nel mondo. 22 Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no! >> MESSAGGIO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI PER LA QUARESIMA 2008: “Cristo si è fatto povero per voi“ (2 Cor 8,9) ampiamente citato in particolare nei riferimenti biblici. >> AMORE PREFERENZIALE PER I POVERI E GIUBILEO DEL 2000 (alcuni passi) «La scelta preferenziale dei poveri è un ambito da considerare trasversale, un’ottica di fondo che deve illuminare tutte le scelte concrete della Chiesa nell’oggi della storia». «È necessario che i poveri siano soggetto e parte attiva della Chiesa e non oggetto al quale si destinano aiuti. Ciò sarà possibile se cominceremo a vedere i poveri non solo o prevalentemente come fonte di problemi, ma come risorsa per recuperare valori autentici e per liberarci da sovrastrutture, convenzioni o bisogni indotti». «I poveri dobbiamo guardarli ed amarli come una “presenza reale” di Gesù,…». «La crescente polarizzazione tra abbondanza e indigenza (su scala sia internazionale che interna), tra chi gode di molte opportunità e chi si trova sempre più ai margini, richiama l’inevitabile nesso tra carità e giustizia. In particolare i laici credenti sono chiamati dentro le istituzioni, attraverso la partecipazione ai processi democratici, a difendere e sviluppare principi e valori non astrattamente, ma valutando puntualmente e con competenza l’incidenza sulle condizioni di vita delle fasce più deboli di: atti legislativi, decisioni del Governo, politiche degli Enti locali, funzionamento dei servizi alla persona (sanità, assistenza, scuola, ecc.), andamenti economici e finanziari». «Se avete comuni i beni eterni, quanto più i beni temporali!”» (Didachè 4,8) >> ABCaritas: «Elemosina: è quello che si dà alle persone bisognose, in denaro, in pane, in vestito, cioè in cose che tendono ad offrire una risposta alle necessità materiali a cui una persona non è in grado di far fronte. “Dobbiamo riscoprire il valore dell’elemosina, dell’intervento immediato, che non pretende di risolvere tutto, ma fa quello che è possibile al momento. Può essere un gesto ambiguo. Può incoraggiare la pigrizia e la menzogna in chi lo riceve, mentre in chi lo compie può far nascere l’idea di sentirsi a posto, senza andare alla radice dei problemi. Nel fare elemosina, quindi, è necessario un grande realismo e soprattutto bisogna evitare che essa diventi il surrogato di altri interventi più completi ed efficaci. Pur con questi rischi, l’elemosina contiene molti valori” (C.M. Martini, Farsi prossimo)». >> C.M. MARTINI, Farsi prossimo, p. 48: «L’elemosina è un gesto profetico ed educativo. Proclama che nessuna civiltà terrena, per quanto perfetta, può risolvere tutti i problemi: solo Dio, con la venuta finale del suo Regno, tergerà ogni lacrima e farà cessare ogni lotta, pianto, dolore». >> F. MONTENEGRO, Prolusione al Convegno Nazionale delle Caritas Diocesane del 2007: «Siamo nel pieno della “rivoluzione della globalizzazione”, che travolge le economie, modifica i territori, sposta le città. E continua a far crescere la forbice tra ricchi e poveri. In particolare la delocalizzazione finanziaria e produttiva fa muovere le persone, Capitolo 1 - Riferimenti biblico-teologici e pastorali 23 cambia le infrastrutture e l’accesso alle fonti di energia. Quindi condiziona ambiente e società. Resta attestato intorno agli 800 milioni il dato relativo alle persone che nel mondo sono malnutrite e denutrite. Con il rischio di assuefazione/indifferenza». >> D. BONHOEFFER, Resistenza e resa: «La Chiesa deve partecipare agli impegni mondani della vita della comunità umana, non dominando, ma aiutando e servendo. Essa deve dire agli uomini di tutte le professioni che cosa sia una vita in Cristo, che cosa significhi “essere - per gli - altri». >> ALTRI TESTI: «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese» (Articolo 3 della Costituzione Italiana). «L’elargizione di denaro non costituisce una soluzione né a breve né a lungo termine. Il mendicante passerà a un’altra auto, e poi a un’altra ancora. Per affrontare onestamente il problema il donatore dovrebbe aprire la porta dell’auto e chiedere al mendicante qual è il suo problema, come si chiama, quanti anni ha, che cosa sa fare, se ha bisogno di assistenza medica e così via. Ma allungare una moneta significa implicitamente invitare il mendicante a sparire. È un modo di sbarazzarsi comodamente del problema» (Muhammad Yunus, Il banchiere dei poveri, Feltrinelli). >> PROPOSTE (Cfr Olio e vino p. 7): • “Oltre l’elemosina” consulta della carità, Commissione Caritas di Bolzano-Bressanone: presenta il percorso proposto alla Diocesi per intervenire sul problema. • Lettura dei bisogni e delle risorse (vedi “Elemosina o accattonaggio?” doc. del CedAs di Mori e dei PaP di S. Maria, S. Giuseppe, Sacco, Lizzana, Marco, Ala, Brentonico, S. Caterina). • Formazione di base. • Forme di coordinamento tra chi si occupa del problema. • Comunicazione a questuanti e a parrocchiani delle iniziative e del loro significato. • “Stai attento, per carità”: campagna avviata dal Centro Servizi Volontariato sulla solidarietà responsabile. Le associazioni che aderiscono sottoscrivono un codice etico che “certifica” la loro natura e la destinazione corretta e trasparente dei fondi raccolti. Le associazioni sono contraddistinte da un logo comune. • Forme alternative alla donazione di soldi per strada: emissione di buoni per panini, bibite analcoliche, bevande calde… da consumare in esercizi privati convenzionati o presso strutture religiose/centri Caritas. I 24 Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no! CAPITOLO 2 ANALISI DEI BISOGNI el tentativo di offrire un breve e semplice testo di riflessione sul significato e sul valore dell’elemosina cristiana per la zona pastorale della Vallagarina ci sembrava opportuno fare delle considerazioni e dei “ragionamenti” a partire dalla lettura di alcuni bisogni e non tutti. In particolare si è cercato di evidenziare alcune delle innumerevoli chiavi di lettura dei bisogni di primo e secondo livello, e utilizzando dati in nostro possesso o raccolti da altre “agenzie” sociali. Si è cercato quindi di mettere in risalto quelle informazioni o dati riguardanti il mondo delle povertà e dell’emarginazione grave. Pur avendo presente le differenze che contraddistinguono l’elemosina dal fenomeno dell’accattonaggio, siamo altresì certi che in tutti e due i casi si possa parlare di meccanismi socio-economici che incidono in maniera grave e devastante, per i singoli e per la società, creando così i presupposti per una povertà estrema, un’esclusione sociale e quindi uno stato di emarginazione. Il lavoro di Rete e il coordinamento Caritas avviato da alcuni anni nella Zona pastorale della Vallagarina (che comprende i decanati di Ala, Mori, Villalagarina, Rovereto) fa della corresponsabilità nelle scelte, nella condivisione delle metodologie e delle operatività il suo punto di forza. Non a caso il nostro slogan “Il nostro impegno dalla Solidarietà alla Carità” vuol significare che pur partendo da un legame di fratellanza umana il nostro impegno si deve dilatare in considerazione del comandamento evangelico dell’Amore “Ama il prossimo tuo come te stesso”. Per noi si tratta di rivedere il concetto di Carità che siamo abituati a pensare; se al significato personale che diamo alla Carità sovrapponiamo il semplice gesto dell’Elemosina, magari data in fretta e con imbarazzo, inquiniamo il vero significato dell’Amore-Carità che Cristo ci chiede di avere nei confronti dei nostri fratelli. Noi desideriamo proporre una Carità fatta di relazioni. È stato un percorso non semplice e per certi versi non facile nei suoi risvolti pratici. Passare dalla condivisione di valori come quelli dell’Accoglienza, del Dono, della Gratuità, del Servizio, della Giustizia, ecc. alla codificazione di una prassi o di una consequenzialità nei comportamenti condivisi non sempre è stato lineare. Oseremmo dire che anche per il futuro la volontà di trovare una VIA Condivisa (intesa come insieme di e regole e di metodo) nel servizio della Carità sarà il nostro banco di prova. N Capitolo 2 - Analisi dei bisogni 25 Si tratta di non dare per scontato nulla di ciò che fino ad ora abbiamo condiviso, anche perché il tempo e le persone cambiano mentre la Carità-Amore rimane. È necessario se non indispensabile che ciascuno, sia come singolo ma anche come gruppo - associazione - comunità, sia cosciente di aver bisogno di un confronto continuo sul significato della Carità evangelica. Non tanto per omologarsi ai comportamenti della società o della cultura dominante ma per essere veramente testimoni di quell’amore che Dio ci chiede di vivere nei confronti dei nostri fratelli. Non è più sufficiente farsi “un’opinione o una cultura” della carità basandosi esclusivamente sulle informazioni dei giornali o delle TV, è fondamentale che si riprenda a leggere e meditare la Parola di DIO (Nuovo e Antico Testamento) ma anche a saper leggere e meditare la vita dei testimoni della Carità. La Chiesa stessa in più occasioni, attraverso documenti più o meno ufficiali, ci ha trasmesso un insegnamento su come vivere e testimoniare l’Amore. Spetta quindi a ciascuno di noi il sapersi mettere in discussione, anche attraverso un confronto e una formazione permanente. Attraverso una rilettura-definizione del significato di dignità umana e in riferimento al comandamento dell’Amore, abbiamo voluto considerare la presenza prolungata sul nostro territorio di coloro che comunemente vengono definiti Senza Dimora come persone degne di un riconoscimento. Per questo motivo, accanto al termine Residenza o Domicilio, abbiamo voluto dare “significato” alla realtà della Dimora. Con ciò si è voluto dare particolare attenzione a coloro che per vari motivi o situazioni (es.: relazioni affettive o significative, ricerca lavoro, ecc.) dimostrano di dimorare e quindi di vivere da più tempo sul nostro territorio. Tutto ciò in considerazione anche del fatto che sono le RELAZIONI ad offrire la reale possibilità di riscatto o di autonomia. CedAS di Mori e dei PaP (Punti di Ascolto Parrocchiali e/o Decanali) di S. Maria, S. Giuseppe, Borgo Sacco, Lizzana, Marco, Ala, Brentonico, S. Caterina 26 Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no! INFORMAZIONI E DATI RACCOLTI DAL CEDAS DI ROVERETO NEL 2009 Presupposto per una lettura dei bisogni vi è la consapevolezza che i dati stessi non necessariamente rispecchiano la realtà, in particolare per quanto riguarda la percezione da parte dell’opinione pubblica e tanto meno dal singolo cittadino. Non si tratta di fare una lettura professionale o sociologica ma semplicemente offrire del materiale raccolto da attività o servizi e su cui riflettere. Quando parliamo di bisogni primari non sempre nell’immaginario generale si riesce a riconoscere che i bisogni sono cambiati e ampliati. Non si parla più dei bisogni fisiologici che garantiscono la sopravvivenza come quelli del mangiare, dormire, salute. 2.1 Dati raccolti dal servizio ASCOLTO CEDAS ROVERETO e dal LABORATORIO INDUMENTI OFS Il servizio Ascolto del CedAS di Rovereto è attivo dal 1991 ed è aperto dal lunedì al venerdì dalle 16,00 alle 18,00 con una presenza di circa 15 volontari che si alternano giornalmente. Il suddetto servizio si fa carico di ascoltare ed approfondire le richieste e le problematiche delle persone, in particolare dei Senza Dimora, per orientarle ai servizi già presenti sul territorio o per aiutarle attraverso piccoli interventi di assistenza quali: buoni vestiario, schede telefoniche, biglietti di viaggio, buoni medicinali, taglio capelli, ecc. I dati che vengono riportati sono certamente inferiori rispetto al dato reale poiché non sempre in fase di raccolta informazioni il dato viene raccolto o segnato nella scheda. In questo caso vengono considerati i dati riferiti alle persone “domiciliate o dimoranti” e quindi alloggiate presso le varie strutture di accoglienza presenti sul territorio, come la Casa di Accoglienza della Fondazione Comunità Solidale il Punto di Approdo ecc. Capitolo 2 - Analisi dei bisogni 27 ANALISI dei SENZA FISSA DIMORA (SFD) - 2009 TOTALE PERSONE SFD INCONTRATE - ANNO 2009 Donne 15% (19 soggetti) Uomini 85% (111 soggetti) Come si evidenzia chiaramente dal grafico un’elevata percentuale delle persone incontrate sono di genere maschile (l’85%), praticamente quasi la totalità: in valori assoluti si riscontrano infatti 111 uomini e solamente 19 donne. Italiani 28% (37 soggetti) Stranieri 72% (93 soggetti) Delle 130 persone incontrate la grande maggioranza è rappresentata da persone di nazionalità straniera (il 72%), praticamente 3/4 di essi, mentre solo 37 su 130 sono di nazionalità italiana. 28 Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no! NAZIONALITÀ delle PERSONE SENZA FISSA DIMORA nazionalità femmine maschi totale relativo (e %) Italia 3 34 37 (28%) Marocco 2 23 25 (19%) Romania 4 13 17 (13%) Algeria 7 7 (5%) Tunisia 7 7 (5%) 1 5 6 (5%) Bulgaria 2 3 5 (4%) Ucraina 4 Nigeria 1 Cecoslovacchia 1 Polonia 4 (3%) 2 3 (2%) 1 2 (2%) Egitto 2 2 (2%) Etiopia 2 2 (2%) Repubblica di Macedonia 2 2 (2%) Pakistan 2 2 (2%) Bangladesh 1 1 (1%) Costa d’Avorio 1 1 (1%) Colombia 1 1 (1%) Eritrea 1 1 (1%) Iraq 1 1 (1%) Moldavia 1 1 (1%) Perù 1 1 (1%) Sudan 1 1 (1%) Senegal 1 1 (1%) 111 130 (100%) totale complessivo 19 Le nazionalità più consistenti sono quella italiana (28%), marocchina (19%) e rumena (13%), che insieme raggiungono il 60% delle persone SFD incontrate, cioè più della metà. Tra tutte le nazionalità quella italiana appare in ogni caso come la più numerosa. Capitolo 2 - Analisi dei bisogni 29 CONDIZIONE LAVORATIVA delle PERSONE SENZA FISSA DIMORA condizione lavorativa disoccupato (vuoto) femmine maschi totale relativo (%) 13 88 101 (78%) 3 8 11 (8%) 6 6 (5%) in cerca di prima occupazione occupato a termine 3 3 (2%) ritirato dal lavoro (pensionato) 3 3 (2%) altro 2 inabile al lavoro 2 (2%) 1 occupato a tempo indeterminato 1 1 (1%) 1 (1%) occupato stagionale 1 1 (1%) studente 1 1 (1%) 111 130 (100%) Totale complessivo 19 Quasi l’80% delle persone incontrate sono disoccupate, non irrilevante poi è il 5% rappresentato da coloro che sono in cerca di prima occupazione. In ogni caso l’insieme di questi due dati ci parla di persone fuori dal mercato del lavoro. Infine segnaliamo la percentuale dell’8% dei missing cases (dati mancanti). STATO CIVILE PERSONE SFD stato civile femmine maschi celibe/nubile 6 55 61 (47%) coniugato/a 6 37 43 (33%) divorziato/a 1 5 6 (9%) separato/a 2 10 12 (5%) vedovo/a 4 (vuoto) totale complessivo 19 totale relativo (%) 4 (3%) 4 4 (3%) 111 130 (100%) Praticamente metà delle persone SFD sono celibi o nubili (47%). Sommando a questo stato civile le persone coniugate (33%) si ottiene addirittura una percentuale dell’80%, pertanto coloro che appartengono alle categorie dei separati, divorziati e vedovi diventano qui statisticamente poco rilevanti. Contrariamente a quanto si può pensare troviamo quindi che le persone incontrate sono quelle che potrebbero avere una maggiore stabilità familiare. 30 Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no! TOTALE RICHIESTE DA SFD: 364 Donne 10% Uomini 90% Rispetto alle richieste giunte da SFD la percentuale di uomini aumenta fino al 90%, pertanto le richieste sembrano essere di pertinenza quasi esclusiva degli uomini rispetto alle donne, esattamente 328 contro solamente 35 richieste effettuate da donne. Italiani 105 Stranieri 258 Capitolo 2 - Analisi dei bisogni 31 TIPOLOGIA RICHIESTE - SENZA FISSA DIMORA tipo di richiesta femmine maschi totale relativo (%) 11 110 121 (33%) mezzo di trasporto 3 79 82 (23%) attrezzature e strumenti di lavoro 3 75 78 (21%) igiene personale, bagno, doccia 19 19 (5%) medicinali e cure mediche/ infermieristiche 15 15 (4%) vestiario ricerca di occupazione 9 3 12 (3%) cibo 2 9 11 (3%) 6 6 (2%) rilascio/rinnovo permesso di soggiorno mobilio, attrezzatura, arredo per la casa 4 1 5 (2%) richiesta di alloggio 2 2 4 (2%) pratiche amministrativoburocratiche 2 2 (1%) visite mediche e prestazioni specialistiche 2 2 (1%) altre (segnalare la difficoltà di classificazione) 1 1 (0%) assistenza sanitaria per chi è all’estero 1 1 (0%) materiale sanitario/protesi 1 1 (0%) restituzione prestiti/debiti 1 1 (0%) ritardo altri sussidi/entrate 1 solitudine 1 (0%) 1 1 (0%) 328 364 (100%) (vuoto) 1 (0%) Totale complessivo 35 Vestiario (33%), mezzi di trasporto (23%) e attrezzature e strumenti di lavoro (21%) rappresentano quasi l’80% delle richieste effettuate nel corso del 2009. 32 Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no! Nazionalità per interventi richiesti nazionalita tot. rel. (%) nazionalita Italia Algeria Tunisia tot. rel. (%) 105 (29%) Marocco 72 (20%) 36 (10%) Romania 27 (7%) 22 (6%) Cecoslovacchia 20 (5%) Rep. di Macedonia 11 (3%) Ucraina 11 (3%) Colombia 10 (3%) Polonia 9 (2%) Bulgaria 7 (2%) Etiopia 7 (2%) Nigeria 5 (1%) Senegal 4 (1%) Eritrea 3 (1%) Moldavia 3 (1%) Pakistan 3 (1%) Costa d’Avorio 2 (1%) Egitto 2 (1%) Bangladesh 1 (0%) Iraq 1 (0%) Perù 1 (0%) Sudan 1 (0%) totale complessivo 363 (100%) Per quanto riguarda gli interventi richiesti le nazionalità più consistenti sono quella italiana (29%), marocchina (20%) e quella algerina (10%), che insieme raggiungono il 60% delle richieste. Tra tutte le nazionalità quella italiana appare come la più numerosa rispetto alle richieste effettuate. Le percentuali sono pertanto quasi coincidenti con quelle riferite ai dati delle persone incontrate. SERVIZIO UNITÀ DI STRADA Relazione attività dell’Unità di strada di Rovereto anno 2009. L’attività dell’Unità di strada di Rovereto prosegue nel costante aiuto ai senza tetto. In questo anno di crisi ha visto impegnati i volontari nel monitoraggio dei vari luoghi del territorio di Rovereto dove il disagio esiste. Il numero dei volontari si è attestato attorno alle 10 unità, due in meno rispetto all’anno scorso. Ci sono comunque pervenute richieste da parte di alcuni giovani di poter far parte del gruppo. Valuteremo nella riunione mensile la loro motivazione e disponibilità. Le uscite proseguono nei giorni di martedì e venerdì dalle ore 20,30 alle 23. A differenza dell’anno scorso è stata eliminata la giornata del sabato per difficoltà organizzative, in quanto non riuscivamo a dare costanza al servizio. Capitolo 2 - Analisi dei bisogni 33 Il diario in cui viene descritta l’uscita nei suoi particolari e la scheda dati che permette di identificare al primo impatto il tipo di disagio rilevato, vengono compilati al termine di ogni uscita. Questo lavoro sta dando buoni frutti. Anche se si tratta di strumenti che necessitano di modifiche costanti, essi ci permettono di avere il quadro delle varie situazioni rilevate e anche la possibilità di quantificarle. >> QUESTI I RISULTATI DELLE RILEVAZIONI EFFETTUATE DA GENNAIO A DICEMBRE 2009: SINTESI DELLA TIPOLOGIA DI CONTATTI - Unità di strada di Rovereto - 2009 2009 gen totale contatti mensile feb mar apr mag giu 68 57 68 91 89 61 giovane 21 19 32 24 31 20 adulto 38 31 34 60 47 33 anziano 9 8 10 7 3 6 maschio 59 39 51 79 70 44 femmina 9 11 16 12 12 17 italiano 53 51 55 57 48 35 straniero 15 6 13 34 41 25 nuovo 10 6 11 19 20 22 stanziale 49 48 43 53 53 30 0 0 4 0 1 3 alcolista 22 18 16 9 9 14 tossicodip. 20 17 10 14 13 6 2009 lug ago sett ott nov dic totale annuo totale contatti mensile 49 72 52 85 43 29 764 giovane 14 21 16 15 15 6 234 adulto 29 44 31 61 21 18 447 politoxdip. anziano 6 7 5 9 7 5 82 maschio 44 70 48 85 41 28 658 5 2 4 0 2 1 91 italiano 30 44 38 37 28 24 500 straniero 12 28 14 48 15 5 256 nuovo 14 16 11 16 5 7 157 stanziale 23 33 23 57 29 18 459 femmina p 34 Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no! tossicodip. 20 17 10 14 13 6 2009 lug ago sett ott nov dic totale annuo tpolitoxdip. 3 2 2 5 0 2 22 alcolista 9 9 9 11 20 10 156 tossicodip. 3 1 3 0 3 1 91 I dati sono relativi ai contatti cioè quante volte i volontari incontrano le persone nelle varie uscite. Va anche rilevato che continuano gli incontri ogni primo mercoledì del mese. Il gruppo dei volontari assieme al coordinatore si ritrovano per fare il punto della situazione. È venuta meno la figura del supervisore che ci ha seguito fino a luglio e per varie ragioni ha dovuto sospendere il rapporto con il gruppo. Dopo un anno e mezzo di attività possiamo affermare che il progetto Unità di strada sta continuando a consolidarsi come presenza costante sul territorio. Questa presenza ha permesso alle persone in difficoltà che abbiamo incontrato, di instaurare con i volontari dell’Unità un buon rapporto. Aspettano di vedere gli operatori nei giorni prefissati per bere un tè o essere semplicemente ascoltati. La tabella sopra riportata evidenzia che i contatti sono stati molti di più dell’anno precedente: 157 i nuovi casi con una media mensile di contatti di 64 persone cioè 8 per uscita. Bisogna aggiungere a questi, diverse persone che non hanno dimora e stazionano sul territorio roveretano pochi giorni e poi proseguono per altre destinazioni. Quest’anno abbiamo riscontrato nel periodo novembre-dicembre un calo dei contatti. Questo non significa che il problema dei senza tetto a Rovereto si stia risolvendo, anzi. Sappiamo per certo – su segnalazione degli stessi – che cambia la soluzione: alcuni si rifugiano in strutture abbandonate, case e fabbriche, dove dormono riparati dalle intemperie. La stazione di Rovereto a differenza dell’anno scorso non è più un “rifugio” stabile per queste persone vista la presenza della polizia ferroviaria durante il giorno e i carabinieri durante la notte che controllano e “invitano” i senza dimora a trovarsi un’altra sistemazione. Abbiamo avuto un incontro con l’Ispettore Capo Zencher della Polfer al quale abbiamo presentato il nostro servizio. Nell’incontro si sono evidenziati chiaramente due modi di operare diversi: il nostro è animato dalla volontà di accogliere ed indirizzare le persone ai vari servizi. Mentre l’Ispettore Zencher parte dalla preoccupazione di salvaguardare la sicurezza e il volto della città. Comunque rimane da parte di entrambe le parti l’incapacità di dare una risposta adeguata al disagio riscontrato. Il compito dell’Unità di strada è solo quello di ascoltare, indirizzare ed informare i senza dimora dell’esistenza dei vari servizi a cui rivolgersi. A volte abbiamo bisogno di risposte immediate vista l’emergenza in cui operiamo (orario serale), ma ci sono pochi servizi aperti a quell’ora. Capitolo 2 - Analisi dei bisogni 35 Siamo riusciti a seguire due persone che dalla strada sono finite in comunità terapeutiche. Abbiamo continuato ad interessarci a loro scrivendo e telefonando nelle varie strutture. Questo ci ha permesso di mantenere un contatto affettivo, vista la frequente assenza di rapporti famigliari, distrutti o inesistenti. Fino ad ora i servizi più importanti con cui abbiamo collaborato sono stati: CedAS (Caritas di Rovereto), Accoglienza dormitorio della Fondazione comunità solidale, Croce Rossa e Tavolo del Disagio Adulto del Comune di Rovereto. >> OBIETTIVI PER L’ANNO 2010 • Conoscere meglio l’operato di alcuni servizi che operano nel disagio a Rovereto, come ad esempio: i volontari di strada della Raab, gli Alcolisti in trattamento, gli Avvocati di strada. • Capire quali possano essere le potenzialità d’intervento dell’Unità di strada. 2.2 Informazioni e dati raccolti dal COORDINAMENTO SOLIDARIETÀ RESPONSABILE DEGLI ENTI che si occupano di aiuto alimentare Compongono la rete del Coordinamento Solidarietà Responsabile i seguenti soggetti: • CedAS • Croce Rossa Italiana • Conferenza S. Marco della società di San Vincenzo • Parrocchia Sacra Famiglia • Aiuto Alimentare • Fondazione Comunità Solidale • Comune di Rovereto Ufficio Servizi socio-assistenziali La partecipazione al Coordinamento è aperta anche ad altri soggetti che condividono l’opportunità e le finalità di questo gruppo di lavoro. 36 Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no! La finalità del Coodinamento è quella di creare una rete tra le diverse realtà che sul territorio del Comune di Rovereto si occupano di soggetti con difficoltà di natura economica attraverso: • la conoscenza reciproca dei soggetti che compongono la rete • la messa in comune delle diverse iniziative • la circolarità delle informazioni • la collaborazione fattiva ed attiva tra i diversi soggetti • la programmazione condivisa di interventi specifici • il monitoraggio costante della situazione di “disagio” presente sul territorio del Comune di Rovereto, intercettabile dai soggetti del coordinamento. Alcuni dati I soggetti che compongono il Coordinamento Solidarietà Responsabile hanno ritenuto opportuno confrontarsi sul numero delle persone a cui vengono erogati interventi e la tipologia degli stessi al fine di: • costruire una mappa delle risorse presenti sul territorio • per avere un’idea di quante persone beneficiano di tali interventi Tali dati sono anche stati confrontati con quelli in possesso del Servizio Sociale e relativi all’utenza che beneficia di interventi economici di cui alla LP 14/91. I dati si riferiscono al flusso di utenza suddiviso per le singole realtà nel periodo dal 01.01.2009 al 31.05.2009. Di seguito vengono riportati i numeri degli utenti per ogni realtà della Rete del Coordinamento Solidarietà Responsabile. Tali dati (elenchi nominativi) sono stati incrociati tra loro al fine di rilevare il numero dell’utenza “contato una sola volta” in quanto le persone accedono a più servizi. >> CARATTERISTICHE DELL’UTENZA: Prevalgono nuclei familiari di immigrati (comunitari e extracomunitari) con minori che, pur in presenza di un reddito da lavoro dipendente, non riescono a far fronte alle proprie necessità; si registra un aumento delle richieste da parte di chi ha un lavoro precario o ha perso il posto di lavoro. Presenza di un numero limitato di persone che da anni beneficiano di interventi. Aiuto Alimentare …………………………………………………………………………………………………………………………………………………… 137 Parrocchia Sacra Famiglia …………………………………………………………………………………………………………………………… 403 Croce Rossa ………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… 104 CedAS ………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… 27 San Vincenzo …………………………………………………………………………………………………………………………………………………… 10 circa Totale utenti contati una sola volta ………………………………………………………………………………………… 596 Capitolo 2 - Analisi dei bisogni 37 Su un totale di 596 persone contate una sola volta, 250 cioè il 41%, accede a più servizi. Dagli elenchi nominativi inoltre si è riusciti a ricavare il dato relativo a quanti sono cittadini italiani e quanti immigrati (comunitari ed extracomunitari). Delle 596 persone 421 sono immigrati (comunitari ed extracomunitari) ovvero il 71% del totale, e 175 cittadini italiani, il rimanente 29%. Componente immigrati e italiani sul totale degli utenti (espressa in %) Italiani 29% (175 soggetti) 38 Immigrati 71% (421 soggetti) Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no! Immigrati che si rivolgono ai soggetti della Rete di Solidarietà Responsabile Immigrati residenti 189 Immigrati non residenti 233 Dati riguardanti gli utenti residenti nel Comune di Rovereto Rispetto al totale degli utenti contati una sola volta si è rappresentato anche il dato relativo a quanti sono quelli residenti nel comune di Rovereto. Su un totale di 596 persone, sono residenti nel Comune di Rovereto 302 persone, cioè il 51%; di queste 302 persone, 113 sono cittadini italiani e 189 immigrati (comunitari ed extracomunitari). Suddivisione dell’utenza per tipologia e residenza - TOTALE: 596 persone Italiani non residenti 62 Italiani residenti 113 Immigrati residenti 189 Immigrati non residenti 232 Capitolo 2 - Analisi dei bisogni 39 Utenti in carico al Servizio Sociale, con interventi di assistenza economica, sul totale delle persone residenti nel Comune di Rovereto che si rivolgono ai soggetti del Coordinamento Solidarietà Responsabile In assistenza economica 57 40 Totale residenti 302 Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no! 2.3 Informazioni e dati raccolti dalla FONDAZIONE COMUNITÀ SOLIDALE presso i servizi CASA DI ACCOGLIENZA e CENTRO DIURNO CASA DI ACCOGLIENZA DATI sull’ ACCOGLIENZA Numero di giornate di apertura nel corso dell’anno 365 Numero complessivo utenti seguiti nel corso dell’anno 257 maschi femmine Numero utenti seguiti al 30 giugno 257 0 20 maschi 20 femmine 0 Numero utenti seguiti al 31 dicembre 21 maschi 21 femmine 0 Numero complessivo giornate di presenza nell’anno 7725 Media della presenza giornaliera 21,16 Capacità massima di accoglienza nella struttura (n. posti) Durata media della presa in carico 30,06 SITUAZIONE 01/01/2009-31/12/2009 distribuzione persone accolte (provenienza) distribuzione pernottamenti (provenienza) Provincia di Trento 32 Provincia di Trento 2731 Altre province italiane 47 Altre province italiane 872 Altri paesi comunitari 23 Altri paesi comunitari 541 Paesi extra comunitari 155 Paesi extra comunitari 3581 Totale 257 Totale 7725 Com. Rovereto Capitolo 2 - Analisi dei bisogni 14 Com. Rovereto 1054 41 PERNOTTAMENTI - provenienza degli ospiti Nazione Italia n° Nazione n° 3603 Marocco 1295 Tunisia 812 Algeria 558 Romania 420 Costa d’Avorio Moldavia 87 Afghanistan 74 Nigeria 72 Etiopia 68 Polonia 65 Ghana 62 Serbia 59 Bulgaria 56 Macedonia 44 Sudan 41 Togo 38 Albania 35 Perù 29 Eritrea 26 Egitto 22 Mali 21 Burkina Faso 21 Cuba 20 Bielorussia 20 Congo 19 Brasile 14 Pakistan 14 Somalia 12 Senegal 2 Libano 1 Iraq Spagna 1 Distribuzione per fasce d’età Minori 18 anni 113 1 totale 0 Dai 19 ai 29 anni 58 Dai 30 ai 39 anni 67 Dai 40 ai 49 anni 76 Dai 50 ai 65 anni 52 Oltre i 65 anni Totali 42 4 257 Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no! PRESENZE - provenienza degli ospiti Nazione CASA DI ACCOGLIENZA Italia n° Nazione n° 79 Marocco 53 Tunisia 35 Romania 18 Algeria 15 Nigeria 6 Etiopia 4 Costa d’Avorio 4 Bulgaria 3 Sudan 3 Moldavia 3 Albania 3 Ghana 3 Egitto 2 Afghanistan 2 Macedonia 2 Serbia 2 Pakistan 2 Polonia 2 Senegal 2 Somalia 2 Togo 1 Spagna 1 Bielorussia 1 Brasile 1 Burkina Faso 1 Libano 1 Cuba 1 Mali 1 Eritrea 1 Perù 1 Iraq 1 Congo 1 Distribuzione pernottamenti totali Da 1 a 20 notti 150 Da 21 a 30 notti 43 Da 31 a 90 notti 50 Da 91 a 365 notti 14 Oltre 365 notti 0 Totali Capitolo 2 - Analisi dei bisogni 257 43 Problematiche emerse prevalenti alcolismo totali 2 altro 1 cerca alloggio 141 cerca lavoro 53 di passaggio 2 difficoltà sociali 27 disagio familiare 3 disagio relazionale 3 emarginazione cronica 4 problemi giudiziari 1 problemi psichici 5 recupero salute 6 rifugiato 7 tossicodipendenza 2 totali 44 257 Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no! CENTRO DIURNO Totale annuale di pasti distribuiti: 3890, di panini distribuiti: 7300. SERVIZIO di DOCCE Luglio n° Agosto n° Italiano 28 Italiano 32 Altra prov. 9 Altra prov. 9 Comprensorio 0 Comprensorio 4 Rovereto 19 Rovereto Trento 19 0 Trento 0 Straniero 103 Straniero 91 Totale complessivo 131 Totale complessivo 123 Settembre n° Ottobre n° Italiano 23 Italiano 26 Altra prov. 9 Straniero 89 Comprensorio 2 Totale complessivo 115 12 Novembre Rovereto n° 0 Totale complessivo Trento 91 Straniero 64 Dicembre n° Totale complessivo 87 Totale complessivo 60 2.4 Informazioni e dati raccolti dal Comune di Rovereto per i Senza Dimora nel 2009 Presenze 60 54 49 50 44 39 40 31 28 30 21 21 20 27 27 25 24 16 14 23 23 22 16 femmine 11 10 0 8 7 2003 2004 2005 Capitolo 2 - Analisi dei bisogni totale 2006 2007 2008 2009 maschi 45 2.5 Informazioni e dati raccolti dal Comune di Rovereto per i NOMADI INTERVENTI A FAVORE DEGLI ZINGARI Gli zingari anagraficamente iscritti a Rovereto sono di etnia sinta, sono prevalentemente nati a Rovereto o nord Italia e nella maggioranza dei casi dimorano di fatto nel territorio comunale. Gli interventi nei confronti della popolazione zingara sono i medesimi erogati per i cittadini residenti in forza della legge L.P. 14/91 e regolamentati annualmente dalle determinazioni provinciali per l’esercizio delle funzioni socioassistenziali delegate. >> INTERVENTI DI PREVENZIONE E PROMOZIONE SOCIALE: • attività mirate a prevenire fenomeni di emarginazione di soggetti o gruppi a rischio; • azioni volte ad informare la comunità locale sui servizi disponibili; • attività volte a favorire l’impegno di persone singole e di gruppi per la realizzazione di interventi; • attività per la realizzazione di progetti finalizzati di educazione sociale in collaborazione con altri comparti significativi. A favore di giovani adulti vengono attivati percorsi di formazione/lavoro individualizzati anche attraverso l’attivazione di FSE, viene favorito per i capifamiglia l’inserimento lavorativo attraverso Azione 10, inserimenti lavorativi in cooperative di Tipo B. >> INTERVENTI DI AIUTO E SOSTEGNO ALLA PERSONA, AL NUCLEO FAMILIARE: • interventi di sostegno psico-sociale; • interventi di aiuto per l’accesso e l’utilizzo dei servizi (accesso servizi specialistici quali Unità Operativa di Neuropsichiatria Infantile, Unità Operativa di psicologia, Servizio di Alcologia, rapporti con la scuola…); • interventi di sostegno al reddito. Rientrano in questi interventi: 1. sussidi economici per minori zingari, erogato in quanto famiglia sinta e non in base ad un calcolo reddituale; 2. assegni di maternità; 3. assegni al nucleo familiare erogati rispetto a standard di calcoli reddituali senza che gli stessi siano vincolati a progetti di aiuto sociale; 4. interventi economici mensili di Minimo Vitale vincolati alla valutazione del servizio sociale ed a una progettualità, per lo più ne beneficiano nuclei o singoli che non possono accedere alle provvidenze legate alla presenza di figli minori; 5. rimborsi per ticket sanitari; 6. sussidi straordinari; 7. agevolazioni alla fruizione gratuita di servizio mensa scolastica, trasporto. 46 Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no! >> INTERVENTI INTEGRATIVI O SOSTITUTIVI DI FUNZIONI PROPRIE DEL NUCLEO FAMILIARE: Nel progetto di aiuto condiviso con il nucleo familiare possono essere attivati interventi di: • interventi di assistenza domiciliare • intervento educativo al domicilio • collocamento in strutture a carattere semiresidenziale e residenziale • affidamento familiare dei minori • accoglienza di minori presso famiglie o singoli con carattere di semi-residenzialità • accoglienza di adulti presso famiglie o singoli • interventi di pronta accoglienza. Gli interventi volti alla tutela del minore possono essere attivati con il consenso dei genitori o disposti dall’Autorità Giudiziaria. >> SERVIZIO SOCIALE PROFESSIONALE E INTERVENTI DI PREVENZIONE E PROMOZIONE: Il servizio sociale professionale si attiva nei confronti della popolazione zingara, con le stesse modalità tecnico-professionali utilizzate per tutti gli utenti che si rivolgono al medesimo. L’obiettivo primario è quello di creare una relazione di scambio, fra l’assistente sociale e la persona, al fine di favorire l’autodeterminazione dell’utente riguardo alla scelta da farsi in relazione al problema. NB: le informazioni riguardanti interventi di aiuto e sostegno alla persona, al nucleo familiare sono in parte da considerarsi superate o integrate con l’introduzione del REDDITO DI GARANZIA. >> REDDITO DI GARANZIA Con deliberazione della Giunta provinciale n. 2216 di data 11 settembre 2009 è stata approvata la disciplina dell’intervento di sostegno economico previsto dall’articolo 35, comma 2 della Legge provinciale 27 luglio 2007, n. 13, recante “Politiche sociali nella provincia di Trento”. L’intervento si configura come “Reddito di garanzia” per soddisfare i bisogni generali della vita e consiste in un’erogazione monetaria ad integrazione della condizione economica del nucleo familiare. CRITERI DI ACCESSO A) Intervento erogato dall’Agenzia provinciale per l’assistenza e la previdenza integrativa Nuclei familiari nei quali è presente almeno un soggetto che: - lavora; - ha perso il lavoro da meno di 24 mesi ed è in grado di riassumere un ruolo lavorativo; Capitolo 2 - Analisi dei bisogni 47 - è in cerca di prima occupazione da meno di 12 mesi a seguito di fuoriuscita dal nucleo familiare di altro componente produttore di reddito da lavoro negli ultimi 24 mesi; - sono composti esclusivamente da persone che non possono assumere/riassumere un ruolo lavorativo (minori di 18 anni, donne 60+, uomini 65+). B) Intervento subordinato al vaglio preventivo del Servizio Sociale Territorialmente competente Nuclei familiari nei quali: - nessuno lavora da più di 24 mesi e almeno un componente è in grado di assumere un ruolo lavorativo; - è in cerca di prima occupazione da oltre 12 mesi a seguito di fuoriuscita dal nucleo familiare di altro componente produttore di reddito da lavoro negli ultimi 24 mesi. REQUISITI - Residenza in un comune della provincia di Trento da almeno 3 anni al momento della presentazione della domanda. - ICEF inferiore a 0,13 corrispondente ad un reddito equivalente di 6.500,00 euro per un nucleo familiare con un solo componente. - Per i componenti privi di occupazione e idonei al lavoro, sottoscrizione, contestuale alla presentazione della domanda, della dichiarazione di immediata disponibilità all’accettazione di un impiego per tutti i componenti che non lavorano, ovvero attestazione di averla già sottoscritta presso l’Agenzia del Lavoro. Sono esonerati: - soggetti (max uno nel nucleo) che hanno la cura diretta e continuativa di un componente del nucleo familiare affine o familiare entro il II° grado e che ha bisogno di assistenza continuativa, titolari di indennità di accompagnamento o prestazione analoga; - studenti nel corso legale di studi e universitari con borsa di studio (compresi dottorati); - persone impegnate nel servizio civile volontario. Ulteriori informazioni sul REDDITO DI GARANZIA si possono trovare sul sito della Provincia Autonoma di Trento: http://www.apapi.provincia.tn.it/reddito_garanzia/ DATI SUI RESIDENTI NOMADI, aggiornati a gennaio 2010: 155 Sinti residenti a Rovereto raggruppati in 41 nuclei familiari di cui 11 famiglie monocomponenti. 48 Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no! • di questi 155, 68 sono minorenni. • di questi 155 (41 nuclei) abbiamo la seguente situazione abitativa: • al campo: 59 persone per 18 nuclei di cui 7 mono-componente • nomadi sul territorio: 33 persone per 9 nuclei di cui 2 mono-componente • in alloggio: 41 persone per 9 famiglie di cui 1 mono-componente • assenti dal territorio comunale ma residenti anagraficamente: 22 persone per 6 famiglie di cui 1 mono-componente. SERVIZI AFFIDATI A SOGGETTI TERZI SERVIZI AFFIDATI A SOGGETTI TERZI SOGGETTO SERVIZI AFFIDATI TIPO DI RAPPORTO Cooperativa “La Casa” aiuto domiciliare convenzione L.P. 14/91 Associazione “Ubalda Bettini Girella” Interventi formativi e di inserimento lavorativo convenzione L.P. 14/91 Interventi educativi a domicilio A retta L.P. 14/91 centro diurno per minori contributo a bilancio L.P. 14/91 centri aperti per minori contributo a bilancio L.P. 14/91 Cooperativa “Progetto 92” Interventi educativi a domicilio (servizio spazio neutro) A retta L.P. 14/91 Centro per l’Infanzia Trento affidamento a strutture residenziali A retta L.P. 14/91 Centro La rete (VR) affidamento a strutture residenziali A retta L.P. 14/91 Associazione Club Noi Trento affidamento a strutture residenziali A retta L.P. 14/91 Centro Il faro (VR) affidamento a strutture residenziali A retta L.P. 14/91 Educatorio sordomuti (MO) affidamento a strutture semiresidenziali A retta L.P. 14/91 Fondazione Famiglia Materna affidamento a strutture semiresidenziali (Servizio “Free way”) A retta L.P. 14/91 Associazione Italiana Zingari Oggi area sosta zingari convenzione Comune Comunità Murialdo Capitolo 2 - Analisi dei bisogni 49 QUADRO DEI SERVIZI RESI DA ALTRI SOGGETTI DEL TERRITORIO SERVIZI RESI SOGGETTO SEDE SERVIZIO TIPO DI RAPPORTO Servizi volontariato e piccoli aiuti economici Caritas decanale e Centro di Ascolto Pap Rovereto Via Setaioli Volontariato Raccolta e distribuzione cibo per banco alimentare Associazione Lotta alle malattie cardiovascolari Rovereto Via Mozart, 3 Volontariato Accoglienza madri Fondazione con bambini “Opera Famiglia Materna” Rovereto Via Saibanti, 6 L.P. 35/83 Casa di accoglienza per soggetti marginali Centro diurno per soggetti maschi e femmine in difficoltà Rovereto Borgo S. Caterina L.P. 35/83 Fondazione Comunità Solidale AMBITO UFFICIO PROMOZIONE SOCIALE >> INTERVENTI A FAVORE DEGLI ZINGARI In questo ambito si promuovono interventi e servizi volti alla integrazione e buona convivenza per la popolazione sinta presente a Rovereto, al fine anche di una emancipazione della stessa e responsabilizzazione e sensibilizzazione in ordine ad alcuni comportamenti e valori (scolarizzazione, lavoro, abitare, igiene ecc.). In particolare si offre il servizio di ospitalità gratuita presso l’Area Attrezzata Zingari, composta da 10 piazzole dotate di servizi igienici e barbecue con gas indipendenti, e 5 casette. In tale Area agli zingari viene chiesta una quota di compartecipazione alle spese, proporzionata al numero di componenti famigliari, che l’Amministrazione comunale sostiene per le utenze, tali compartecipazioni coprono circa il 10% dell’effettiva spesa. La gestione del campo è in capo ad una associazione onlus specializzata in progetti di integrazione sociale per zingari: questa associazione è presente al campo tramite educatori, per tre accessi settimanali. Il contratto con l’associazione che gestisce il campo prevede che gli operatori aggancino e mantengano i contatti con le famiglie residenti a Rovereto e stazionanti sul territorio comunale fuori campo, e in taluni casi anche per quelle presenti in alloggio. L’associazione realizza di anno in anno progetti obiettivo di tipo promozionale ed integrativo in accordo con l’amministrazione, finanziati ad hoc, a seconda delle esi- 50 Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no! genze che di volta in volta si ritengono prioritarie. Tali interventi sono volti al coinvolgimento dei Sinti, non sono erogazione di servizi. I Sinti possono accedere come qualsiasi altro cittadino residente alle graduatorie degli alloggi pubblici. In caso di inserimento in alloggio (al momento 10 famiglie sono in casa), viene monitorato l’ingresso da parte del Servizio Sociale, che attiva, nel caso, alcuni interventi di sostegno alle famiglie. I Capitolo 2 - Analisi dei bisogni 51 CAPITOLO 3 ANALISI DELLE RISORSE Risorse pubbliche: Comune di Rovereto, Comprensorio della Vallagarina, Servizio Alcologia Rovereto, Sert (Servizio per le tossicodipendenze). ASSOCIAZIONE INDIRIZZO SERVIZI OFFERTI AIZO (Associazione Italiana Zingari Oggi) Rovereto Gestione campo Nomadi alla Mira di Marco Associazione Cardiopatici Rovereto Via Mozart, 3 tel. 0464 415055 distribuzione viveri ASS. CROCE ROSSA Rovereto ITALIANA Via Savioli, 10 Sez. Femminile tel. 0464 432100 fax 0464 423970 [email protected] orario: giovedì 10.00 - 12.00 Cooperativa Sociale Punto d’Approdo Rovereto Via Valbusa Grande, 48 tel. 0464 421707 accoglienza per donne ATAS Ass. Trentina Accoglienza Stranieri Rovereto Via Bezzi, 28 c/o Acli tel. 0464 422041 fax. 0464 489995 [email protected] www.atas.tn.it orario: martedì 15. 00 - 17.00 mercoledì, giovedì, venerdì 9.00 - 12.00 gestione alloggi e posti letto per extracomunitari lavoratori e famiglie immigrate 52 Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no! ASSOCIAZIONE INDIRIZZO SERVIZI OFFERTI Lila Trentino (Progetto Aquilone, ambito prostituzione) Trento Via Vittorio Veneto, 24 tel. 0461 391420 [email protected] centralino informativo; counselling; centro di ascolto e orientamento; prevenzione; formazione; gruppi d’auto-aiuto; consulenza previdenziale e socio-assistenziale; UdS per persone che si prostituiscono Cooperativa Girasole Società Cooperativa Sociale - Onlus Rovereto Via Cartiera, 9 tel. e fax 0464 438914 [email protected] gestione comunità di accoglienza; accoglienza in modo temporaneo e sulla base di un progetto di accompagnamento e reinserimento nell’ambito sociale, lavorativo ed abitativo di persone adulte con problemi di disagio sociale, difficoltà relazionale, alcolisti in trattamento, beneficiari di misure alternative alla pena detentiva Convento Frati Cappuccini S. Caterina Rovereto Borgo S. Caterina, 38 tel. 0464 437516 distribuzione panini Credito Solidale Rovereto ex canonica, Via S. Croce, 21 tel. 0464 433280 orario: 1° e 3° venerdì del mese 17.30 - 18.30 concessione crediti Ass. Alcolisti in trattamento A.C.A.T. Vallagarina Rovereto Via Tiella, 11/D c/o orario: dal lunedì al venerdì 8.00 - 12. 00 gruppi di auto mutuo aiuto tra famiglie con problemi di alcool; promozione della salute per le problematiche inerenti al consumo di alcol Capitolo 3 - Analisi delle risorse 53 ASSOCIAZIONE INDIRIZZO SERVIZI OFFERTI Ass. Città Aperta ponti fra persone, lingue e culture Rovereto Via Vicenza, 5 presso Centro della Pace cell. 333 4827245 tel. 0464 421426 città[email protected] www.rovepace.org orario sportello: venerdì 16.00 - 18.00 accoglienza e primo orientamento; accompagnamento e mediazione; traduzione e interpretariato; informazione, formazione e sensibilizzazione; educazione interculturale; mediazione linguistica e culturale; mantenimento cultura e lingua madre Casa di Accoglienza Fondazione Comunità Solidale Rovereto Borgo Santa Caterina, 61 tel. 0464 423144 centro extracomunitari serale e notturno solo maschile Centro Diurno Fondazione Comunità Solidale Rovereto Borgo Santa Caterina, 61 tel. 0464 423263 lavanderia, docce, mensa per uomini e donne Centro di Ascolto e Solidarietà C.e.d.A.S. Caritas Decanale Rovereto Rovereto Via Setaioli, 3/b (c/o Beata Giovanna) tel. 0464 423263 [email protected] [email protected] orario: dal lunedì al venerdì 16.00 - 18.00 piccoli interventi di aiuto economico; distribuzione mobili; distribuzione schede telefoniche; distribuzione medicinali; distribuzione biglietti viaggio Laboratorio indumenti O.F.S. Ordine Francescano Secolare Rovereto Via Conciatori, 21/a tel. 0464 437432 orario: lunedì, mercoledì, venerdì 14.30 - 17.30 distribuzione vestiario Per quanto riguarda l’assistenza pubblica va ricordato che l’attuale legge provinciale e le scelte dell’amministrazione comunale prevedono la non presa in carico da parte dei Servizi Sociali, quindi non possono essere effettuate delle progettualità e tantomeno l’erogazione di interventi, come il minimo vitale ecc. alle persone non residenti. Alle volte l’intervento da parte dei Servizi Sociali si limita alla segnalazione al privato sociale. I 54 Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no! CAPITOLO 4 GLOSSARIO DELLA CARITÀ ACCATTONAGGIO Chiedere l’elemosina per mestiere. BARBONE / CLOCHARD “Barbone”, “clochard” sono sinonimi di vagabondo, mendico, persona sporca. BISOGNI PRIMARI Sono fisiologici e sono quelli che una volta soddisfatti garantiscono la sopravvivenza, come l’aria da respirare, l’acqua da bere, i cibi da mangiare e un luogo dove ripararsi. I bisogni primari hanno la precedenza, ma una volta che questi vengono soddisfatti, altri bisogni entrano in gioco nella vita degli individui. BISOGNI SECONDARI Una volta che l’individuo si è assicurato i bisogni primari può concentrarsi su altre necessità di importanza minore non indispensabili alla nostra sopravvivenza e che possono rimanere insoddisfatti senza creare grossi problemi per l’esistenza. (es.: bisogno di informazione, di partecipazione, ecc.). CARITÀ È Grazia, Virtù e Servizio. È Grazia: carità di Dio, come Grazia di Cristo partecipata agli uomini nello Spirito Santo. È la stessa vita di Dio: “Dio è Carità” È Virtù: virtù del cristiano e della Chiesa, cioè legge di vita e dimensione permanente che richiede il cambiamento della persona e della comunità nel modo di pensare e di agire. È Servizio: servizio “concreto” del singolo e della comunità nei confronti dei fratelli, in primo luogo dei poveri; rappresenta la traduzione “in opere” della Carità. CARITAS È un organismo pastorale, cioè uno strumento operativo, di cui la Chiesa si dota a vari livelli: Caritas parrocchiale, decanale, diocesana, italiana. Suo scopo è quello di rispondere alla finalità stessa della Chiesa, chiamata a Capitolo 4 - Glossario della carità 55 favorire la crescita della fede, della speranza e della carità in tutti i battezzati; queste sono le virtù costitutive dell’identità stessa del credente e della comunità cristiana. La Caritas ha come compito particolare quello di promuovere “l’educazione permanente” della carità, perché, mentre viene annunciata e celebrata, venga anche poi tradotta in testimonianza, in forma permanente, da singoli e comunità. Metodo prioritario per realizzare questo compito è la “pedagogia dei fatti”, l’esemplarità che “contagia”. ELEMOSINA È quello che si dà o si riceve gratuitamente, sottoforma di denaro o in beni materiali e che tende ad offrire una risposta alle necessità materiali. L’elemosina viene anche raccolta durante la celebrazione comunitaria della Messa sottoforma di colletta. HOMLESS Senza tetto; chi vive per la strada; chi non ha un tetto per ripararsi. QUESTUARE Chiedere l’elemosina o altro umiliandosi. In passato è esistita la figura del Frate questuante, il quale cioè passando di casa in casa chiedeva l’elemosina anche sottoforma di generi alimentari (uova, noci, ecc.). SENZA DIMORA (SD) Evoluzione dell’allocuzione “Senza Fissa Dimora” Senza l’iscrizione anagrafica si perde il diritto all’assistenza sociale e sanitaria. Quando fu emanata la legge anagrafica, 1954, tutt’ora vigente, i Senza Fissa Dimora erano i nomadi, i girovaghi, i commercianti ambulanti o i giostrai che si spostavano per tutta l’Italia, senza disporre di una dimora stabile e quindi senza avere la residenza (Art. 43 codice civile). Oggi le persone senza dimora sono quasi esclusivamente rappresentate da persone adulte gravemente emarginate, per motivi psichici, familiari o economici; a costoro, soprattutto negli ultimi anni, si sono aggiunti i cittadini stranieri immigrati che non hanno la possibilità di avere un’abitazione e una dimora abituale. La normativa anagrafica si basa sul principio fondamentale della “dimora abituale”; ma questo principio non può trovare applicazione per chi una dimora abituale non ce l’ha. Per questo motivo il legislatore, per iscrizione anagrafica delle persone Senza Fissa Dimora, è ricorso al principio del “Domicilio”. I 56 Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no! CAPITOLO 5 CONCLUSIONI: RIFLESSIONE SULL’ELEMOSINA volontari dell’Ascolto CedAS Rovereto oi volontari del CedAS di Rovereto, dopo una comune verifica e scambio in ordine all’elemosina, tenendo presente le finalità del CedAS e l’esperienza dei colloqui di ascolto con le persone che adesso si accostano al CedAS, desideriamo comunicare quanto segue: Alla base dell’Ascolto sta la persona nella sua unicità e il desiderio del suo bene inteso come contributo alla formazione integrale della persona. In particolare sono messe in atto le necessarie metodologie per aiutare la persona in un cammino verso l’autonomia e l’autostima, perché possa riacquisire la propria dignità. Riteniamo importante in questo percorso, pur nei brevi tempi dei colloqui, comunicare e accompagnare le persone che incontriamo, non attraverso l’elemosina (poco impegnativa e veloce da eseguire), ma attivando semplici modalità educative che possono aiutare la persona a prendere coscienza di sé e delle proprie possibili risorse. In riferimento al significato dell’elemosina desideriamo proporre non tanto un comportamento improntato all’elargizione semplice e/o automatica di denaro, ma piuttosto praticare un percorso fatto di relazioni. Naturalmente laddove ciò sia praticabile e in base alle proprie possibilità o condizioni (es.: possibilità di tempo, possibilità economiche, condizioni fisiche ecc.). Relazione d’aiuto può voler dire anche offrire le necessarie indicazioni (indirizzi, orari, attività ecc.) sui servizi, pubblici e privati, specializzati o organizzati a cui rivolgersi, senza volersi sostituire o sovrapporre nella risposta ai bisogni. Nel caso in cui questo non fosse sufficiente, noi consigliamo di intervenire attraverso la donazione di generi materiali o servizi (un panino, un caffè, un indumento ecc.) anche se a volte il nostro aiuto può essere rifiutato in cambio della richiesta di denaro. Questo però non deve diventare l’alibi per chiudere la porta del nostro cuore e quindi la possibilità di offrire aiuto e solidarietà. Si tratta invece di capire o gestire al meglio questo rifiuto, nella consapevolezza che forse nella nostra società esistono delle nuove povertà. Non ci sono solo le povertà intese nel senso più classico e storico del termine, ma ci troviamo di fronte a un impoverimento di atteggiamenti, comportamenti e valori. Queste nuove povertà si possono superare solo attraverso relazioni profonde, sincere e a volte faticose. N Questo per noi è il comandamento dell’Amore-Carità. Capitolo 5 - Conclusioni 57 Abbiamo scelto di affidare la conclusione della nostra “indagine” alle parole del direttore della Caritas Italiana don Vittorio Nozza apparse sulla rivista “Italia Caritas” del settembre 2008 ALLONTANARE I POVERI, SOPRUSO CHE CONVIENE A MOLTI di don Vittorio Nozza «Abbattere tutti i muri che ancora dividono i popoli e le razze, i ricchi dai poveri». Così, da Berlino, Barack Obama, candidato presidente degli Stati Uniti e simbolo meticcio della contemporaneità. E noi? Noi siamo impegnati a ergere il patetico muro di Lampedusa. Naturalmente è la solita bugia, che il territorio nazionale sia minacciato da un’invasione di “clandestini” tale da richiedere la proclamazione dello “stato d’emergenza”. Al contrario, una vera e pesante emergenza scatterebbe nella malaugurata ipotesi che i lavoratori immigrati privi di permesso di soggiorno abbandonassero, da mattina a sera, le nostre aziende e le nostre famiglie. Commissari etnici, sindaci sceriffo, censimento dei nomadi, impronte digitali obbligatorie per i minori rom, ordinanze contro la ricerca di cibo e vestiti nei cassonetti: logica vorrebbe che, come antidoto ai flussi migratori incontrollati, venissero promosse nuove procedure d’immigrazione regolare. Ma non è questo che si vuole. Gli stranieri continueranno ad arrivare con permessi turistici per essere assunti in nero. Resteranno le estenuanti pratiche di rinnovo del permesso di soggiorno, e nel frattempo anche i regolari che perdono il lavoro verranno lasciati precipitare nel gorgo dell’illegalità. Il fatto è che nel paese dell’economia sommersa il sopruso e l’ingiustizia convengono a molti. È un paese, il nostro, che ha proceduto per lunghi mesi (prima, durante e dopo le elezioni, con voce quasi corale), a imporre la percezione di una società preda della criminalità straniera, alimentando la leggenda degli immigrati furbi, titolari di privilegi a scapito della popolazione locale, e coltivando il comune senso reazionario con uno scopo preciso: programmare una guerra tra poveri, qualora il calo dei redditi avesse gravemente acuito il disagio sociale. Seminare oggi il falso allarme per il “persistente ed eccezionale afflusso di extracomunitari” ed annunciare il potenziamento delle “attività di contrasto” sa di subdolo e di insidioso: è la codificazione della disuguaglianza anche in materia di diritti fondamentali dell’uomo, fra cittadini e non cittadini, fra appartenenti al popolo ed estranei necessari al popolo, purché rassegnati alla condizione di paria. Ma l’intimidazione degli stranieri irregolari già ne condiziona la vita, all’insegna della paura: varie associazioni di medici, per esempio, hanno denunciato un calo drastico, nelle strutture sanitarie, dell’utenza di immigrati bisognosi di cura. Dobbiamo considerarlo un risparmio o una vergogna? Sicurezza? Attraverso l’integrazione Quando c’è, è giusto dichiarare l’emergenza. Alla Caritas non manca di certo, al riguardo, una ricca esperienza in Italia e nel mondo. Ma bisogna anche dire che non si vive di sola emergenza. Nel caso dell’immigrazione nessuno nega che siamo di fronte 58 Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no! a un fenomeno di portata storica, nel senso che esso ha assunto proporzioni quantitative che incidono qualitativamente sulle società di partenza e di arrivo. Ma ciò avviene ormai da alcuni decenni. Se la discussione si incentra su un singolo provvedimento, si possono enunciare verità parziali, in un senso o nell’altro. È vero, ad esempio, che l’esigenza di sicurezza è reale ed è avvertita dalla popolazione, ma è anche vero che non si può commisurare tutto all’istanza securitaria. Indubbiamente alcune comunità di immigrati presentano specifici problemi, quanto ad integrazione e rispetto della legalità. Ma non si possono ignorare problemi altrettanto seri, come la tutela dei diritti degli immigrati. Oggi sono proprio gli orientamenti generali a correre il rischio di essere oscurati dalla logica emergenziale, mentre alcune questioni di fondo attendono di essere definite in un quadro limpido di solidarietà e legalità. In primo luogo, il modello di integrazione che si vuole realizzare ha bisogno di parole chiare, di programmi espliciti, nei quali devono trovare un posto centrale i diritti degli immigrati, a cominciare da quelli fondamentali al lavoro, alla scuola, all’uguaglianza tra uomo e donna. Da questo punto di vista è preoccupante il fatto che le comunità interessate, e le organizzazioni impegnate sul fronte dell’immigrazione, non vengano coinvolte nell’elaborazione delle linee di intervento del governo. E si va facendo altrettanto preoccupante il silenzio che è sceso in sede ministeriale sulla “Carta dei valori della cittadinanza e dell’integrazione”, che era stata costruita insieme agli immigrati suscitando tante speranze e aspettative. La definizione di linee di indirizzo, concordate con le rappresentanze sociali, è base essenziale di una politica che intenda perseguire la sicurezza attraverso l’integrazione, non l’integrazione attraverso la sicurezza. Vi sono ragioni che legittimano qualche disorientamento, ed è giusto chiedere alla politica l’indicazione di un progetto fondato sull’equilibrio tra diritti e doveri, tra sicurezza e integrazione, che produca provvedimenti idonei ad affrontare i diversi profili di una questione che chiama in causa valori profondi del nostro modo d’essere e di rapportarci agli altri. La violenza dietro il “fastidio” La battaglia messa in atto in alcune città d’Italia – per sanzionare l’elemosina, l’accattonaggio, il lavaggio dei vetri – è stata accolta da una sorta di consenso silenzioso, come se fosse diventato all’improvviso normale interdire ai poveri città che passano per essere un patrimonio dell’umanità, mentre lo sono solo di quella parte che se lo può permettere. Tutto ciò, nella piena soddisfazione di amministratori, turisti, albergatori, commercianti, cittadini benpensanti. Non stupisce che si tenti di nascondere agli occhi del paese realtà e vicende di vita che non piacciono, ma che continuano a esistere. E che per farlo si ricorra a complesse architetture legislative e amministrative, dalla grande spettacolarità e dalla dubbia tenuta sui tempi medi e lunghi. Ma a colpire di più è stato il carosello di cittadini interpellati dalle tv, che senza imbarazzo parevano unanimi nel bollare i mendicanti come un “fastidio”, quasi fosse un termine neutrale o del galateo, e non contenesse invece una sottile, perversa e inconfessabile carica di violenza. Non foss’altro perché Capitolo 5 - Conclusioni 59 sotto quegli stracci di vestiti ci sono persone che valgono più dei marciapiedi o del giusto decoro di una città. Intristisce, poi, che il mondo politico, per mitigare le frustrazioni di un popolo che vede riflesse nei poveri le proprie paure, predichi il federalismo e pratichi un’autosufficienza che, combinandosi alla crisi economica, ci rende tutti più sbrigativi, superficiali e spietati. Stupisce anche l’enfasi con cui tali decisioni sono cucinate e servite agli italiani dai telegiornali. Senza esitazioni, senza incertezze, senza posare lo sguardo sulla sofferenza di chi tende la mano ma evita gli sguardi dei passanti. Forse è tempo di ricordare, che rovistare in un cassonetto o nell’immondizia non è un divertimento per nessuno. Tantomeno per un povero. I 60 Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no! ALLEGATI Pieghevoli informativi 62 Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no! Capitolo 6 - Allegati 63 Uso pro manoscritto a cura delle Caritas dei decanati di Ala, Mori, Villa Lagarina e Rovereto finito di stampare nel mese di febbraio 2010 da Publistampa Arti Grafiche Carta riciclata Cyclus Offset 100% macero da raccolta differenziata, sbiancata senza impiego di cloro; marchi di garanzia: Angelo Blu, Nordic Swan, European Eco-label Flower e Napm; inchiostri con solventi a base vegetale.