LE COMUNITÀ ECCLESIALI DEI DECANATI
DI ALA, MORI, VILLA LAGARINA E ROVERETO
ELEMOSINA… O SOLIDARIETÀ?
Impegno personale e comunitario… Indifferenza no!
Riflessioni e approfondimenti sul tema, proposti dalle
Comunità Ecclesiali della zona pastorale della Vallagarina
PRESENTAZIONE
don Sergio Nicolli Decano di Rovereto
e caritate Ecclesia” è lo slogan che contraddistingue, già dall’epoca dei
Padri apostolici, il volto della Chiesa: la Chiesa nasce dalla carità. Che è
come dire: la natura più profonda della Chiesa è la carità, la Chiesa,
quando vuole ritrovare la sua autenticità, deve sempre rifarsi a questa radice da cui
è nata.
Purtroppo il termine “carità” è stato logorato da un uso secolare che ne ha ridotto
e perfino mistificato il significato originario: spesso quando parliamo di carità, pensiamo all’elemosina, “fare la carità” è equivalente di dare due spiccioli a un mendicante. “Deus caritas est” è il titolo che il Papa Benedetto XVI ha dato alla sua prima
Enciclica: Dio è carità. “Carità” dunque dice primariamente la natura stessa di Dio, la
sua identità. Il testo di Giovanni da cui Papa Benedetto ha desunto il titolo dell’Enciclica è tradotto normalmente con l’espressione “Dio è amore”; sarebbe preferibile la
traduzione “Dio è carità”. Usiamo pure il termine “amore”, se lo vogliamo, ma teniamo
presente che quando diciamo “amore-carità”, parliamo di un amore particolare:
l’amore gratuito con il quale Dio ama ogni creatura, un amore che non è condizionato
dall’attesa di un contraccambio. Dio non ci ama solo quando siamo buoni, quando
siamo soddisfatti di noi stessi, ci ama perché siamo suoi figli, quindi anche quando
noi ci allontaniamo da lui, perfino quando ci ribelliamo a lui. Dio ci ama “gratis”.
La carità – l’amore con cui Dio ci ama, quello che «è stato riversato nei nostri cuori
per mezzo dello Spirito che ci è stato dato» (Rom 5,5) – i cristiani sono chiamati a viverla nelle relazioni con i fratelli e con tutti, soprattutto nei confronti di chi ha più bisogno di essere accolto, compreso e amato. Da questo ci riconosceranno che siamo
discepoli del Signore, se siamo capaci di accoglienza e di amore gratuito verso i fratelli, in particolare verso i poveri.
È di questo amore soprattutto, di questa “carità”, che i poveri hanno bisogno:
essere ascoltati, sentirsi amati per il valore che ha la loro persona a prescindere dalla
loro condizione sociale o economica, essere capiti nelle loro necessità e nelle loro difficoltà, sentire condivisa la loro condizione, portato da altre spalle il loro peso.
Quale significato allora può avere l’elemosina in questa ottica? O l’elemosina diventa l’occasione di una relazione più profonda, che richiede tempo, ascolto, energia
psicologica e affettiva, oppure rischia di diventare il modo sbrigativo con cui ci liberiamo dallo scocciatore che ci chiede qualche spicciolo.
“D
Presentazione
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Se è avulsa da questo contesto di relazione, l’elemosina può divenire addirittura
offensiva della dignità di una persona, o può essere dannosa per il suo genere di povertà, che domanda ben altra condivisione, o alimento a vizi che mantengono la persona in una condizione umiliante e degradata.
Ben venga allora l’articolata riflessione raccolta in questo libretto, frutto della ricerca di molte persone, che offre spunti per approfondire un problema che forse rimarrà sempre tale («i poveri li avrete sempre con voi!» - Mt 26,11): un problema di
fronte al quale nessuno potrà mai esimerci dal discernimento personale e dalla responsabilità di “prenderci cura” di ogni fratello o sorella che tende la mano. I
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Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no!
RIFLESSIONE
don Valentino Felicetti ex Decano di Rovereto
l problema dell’elemosina non è di oggi, ma oggi è diventato più acuto a causa
della maggiore mobilità delle persone e per il numero di questuanti. Le porte
delle chiese e i giorni di mercato sono la punta di un iceberg di un mondo sommerso, piuttosto ampio.
I
Come comportarsi? È la domanda che frequentemente ci viene rivolta. Come cristiani, che atteggiamento dobbiamo assumere di fronte a queste persone per non
eludere quella carità che – dice la Scrittura Santa – è benigna, ma nello stesso tempo
non deve favorire la pigrizia e men che meno il disimpegno di certi “poveri”, per es.
giovani vagabondi, tossicodipendenti o alcolisti che pretendono sostegno alla loro
dipendenza.
La comunità – riteniamo – va aiutata oggi in due direzioni: a riflettere per discernere i veri bisogni e, in secondo luogo, a promuovere e sostenere forme dignitose e
concrete di aiuto a chi è veramente nel bisogno: come mense, dormitori, luoghi di accoglienza, cambio di vestiario, centri di informazione e di orientamento al lavoro.
La situazione è complessa. Ogni persona è differente e a tutti non è facile arrivare;
questo però non autorizza l’immobilismo, ma stimola la creatività, come l’esperienza
dei Santi insegna; animati dalla forza dello Spirito che in ogni tempo ha suscitato e
suscita forme nuove in risposta ai bisogni del tempo.
Va detto però che questo Spirito attende collaboratori concreti dal cuore aperto e
mani operose! I
Riflessione
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RIFLESSIONE
Roberto Calzà Direttore della Caritas Diocesana di Trento
è un qualcosa di antico in quella mano protesa a chiedere una moneta mentre camminiamo al mercato, entriamo in chiesa o ci godiamo un po’ di sole
su una panchina. E proprio perché quel gesto arriva da molto lontano, richiamandoci alla nostra mente povertà e indigenze per noi incomprensibili, spesso
muove in molti di noi quasi un riflesso automatico: la mano al portafoglio, la ricerca
di una moneta che, nello momento stesso in cui viene donata, ci pare poi insufficiente, inadeguata, forse inutile.
C’
Ecco, oggi la nostra elemosina – gesto di carità peraltro lodevole e la cui origine si
perde nella notte dei tempi – rischia di rappresentare un gesto sostanzialmente inutile. Sono infatti cambiati i tempi, sono cambiati i poveri e sono mutate le loro esigenze, sono diversi i parametri di riferimento e numerose le azioni di contrasto alla
povertà.
Certo, in quei Paesi dove i servizi sociali sono inesistenti, dove nemmeno la Caritas è di casa e dove invece la povertà è estrema, l’elemosina è purtroppo ancora
l’unico mezzo di sostentamento di vedove, orfani e di varia umanità rifiutata o esclusa
dalla società.
Ma nel nostro Trentino non si può negare come ci sia una certa attenzione ai fenomeni di esclusione sociale e di povertà materiale e relazionale. Magari un’attenzione non sempre espressa con strumenti adeguati, pubblici o privati che siano, ma
comunque sono numerosi i tentativi di non abbandonare le persone all’emarginazione.
In questo contesto giustamente ci si chiede, come prova a fare la zona pastorale
della Vallagarina, il significato attuale dell’elemosina, soprattutto per chi la fa e dona
qualche soldo a chi poi viene magari “accusato” di accattonaggio, di approfittare della
bontà altrui, di sfruttare gli altri.
Questo chiedersi il senso delle nostre azioni è decisivo: dato per assodato che,
come dice Gesù, «i poveri li avrete sempre con voi» è importante domandarsi come
relazionarsi e come stare col povero, a seconda delle situazioni e uscendo da una facile dimensione accusatoria («sono loro che ne approfittano») che non ci fa certo crescere come cristiani e come persone.
Riflessione
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Continuare quindi con un’elemosina frettolosa e “scarica coscienze” non è probabilmente la via giusta per aiutare le persone in difficoltà che incontriamo sul nostro
cammino e che spesso hanno bisogno di qualcosa di più. E d’altra parte non ci si può
lamentare di questa insistenza nel chiedere qualche spicciolo quando non si è capaci
di dare altri segnali, altre indicazioni o assumere atteggiamenti nuovi che interroghino anche coloro che hanno magari fatto dell’accattonaggio un modus vivendi.
Ancora una volta il cambiamento deve avvenire prima di tutto in noi. E allora sarà
più facile accompagnare – col cuore e non solo con la razionalità – chi ci chiede un
aiuto verso un percorso di emancipazione, di riscatto offrendo una modalità diversa
di sostegno e facendo anche capire che non siamo disponibili a mantenerlo in una
condizione che, se non per lui almeno per noi, non è dignitosa né rispettosa della sua
vita. I
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Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no!
INDICE
CAPITOLO 1 ………………………………………………………………………………………………………………………………………… p. 11
Riferimenti biblico-teologici e pastorali
CAPITOLO 2 ………………………………………………………………………………………………………………………………………… p. 25
Analisi dei bisogni
2.1 ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… p. 27
Dati raccolti dal servizio Ascolto CedAS Rovereto
e dal Laboratorio Indumenti OFS
2.2 …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… p. 36
Informazioni e dati raccolti dal Coordinamento Solidarietà
Responsabile degli Enti che si occupano di aiuto alimentare
2.3 …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… p. 41
Informazioni e dati raccolti dalla Fondazione Comunità Solidale
presso i servizi Casa di Accoglienza e Centro Diurno
2.4 …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… p. 45
Informazioni e dati raccolti dal Comune di Rovereto per
i Senza Dimora nel 2009
2.5 …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… p. 46
Informazioni e dati raccolti dal Comune di Rovereto per i Nomadi
CAPITOLO 3 ………………………………………………………………………………………………………………………………………… p. 52
Analisi delle risorse
CAPITOLO 4 ………………………………………………………………………………………………………………………………………… p. 55
Glossario della carità
CAPITOLO 5 ………………………………………………………………………………………………………………………………………… p. 57
Conclusioni
ALLEGATI
Indice
………………………………………………………………………………………………………………………………………………
p. 61
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“ECCO, NON VALE
UNA PAROLA
PIÙ DI UN RICCO DONO?
L’UOMO CARITATEVOLE
OFFRE L’UNA E L’ALTRO.”
(Sir. 18,17)
CAPITOLO 1
RIFERIMENTI BIBLICO-TEOLOGICI
E PASTORALI
Linee guida sull’elemosina cristiana a cura delle Caritas
della Vallagarina
Introduzione
«…che raccolgano le premesse biblico-pastorali, una sintesi dei dati raccolti dai CedAS
e dai PaP con la rispettiva mappatura delle risorse e quindi l’eventuale proposta operativa.» (Lettera inviata alle Caritas zonali il 13 ottobre 2007)
he cos’è l’elemosina? Nel senso comune spesso significa solo dare qualche moneta in chiesa al momento dell’offertorio o elargire un po’ di denaro al mendicante che si trova per strada o fuori della chiesa. Sicuramente questo è
riduttivo, almeno in un’ottica cristiana. Sempre più spesso, infatti, noi siamo interrogati da fratelli in difficoltà che in numero crescente incontriamo e che ci chiedono
qualcosa; magari ci sentiamo a disagio, anche infastiditi e inadeguati rispetto a situazioni che non sappiamo leggere fino in fondo. E che risposte diamo? Risposte che
tacitano momentaneamente la nostra coscienza o che concorrono a rimuovere nel
povero le cause del bisogno? Stiamo aumentando lo sfruttamento di queste persone? Chi stende la mano cerca solamente un sostegno economico? Dietro la mano
di chi chiede la carità riconosciamo la persona e la sua dignità? Quanto di noi siamo
disponibili a mettere in gioco nel dialogo con queste persone? E quanto nel nostro
agire è presente la parola di Dio?
In questi ultimi tempi, proprio in conseguenza del massiccio arrivo di stranieri nei
nostri paesi e della crisi economica che colpisce anche gli italiani, il tema dell’elemosina è spesso stato associato in modo riduttivo e sbrigativo all’accattonaggio e all’ordine pubblico: pensiamo allo spazio che dai mass-media è stato dedicato alla
discussione sui lavavetri (se è lecito farli operare e se devono pagare le tasse) o alle
mozioni presentate in alcuni consigli comunali sull’urgenza di rimuovere i mendicanti da alcuni luoghi delle città. Come ci collochiamo noi cristiani di fronte a questi
problemi?
La questione è senza dubbio complessa, ma prima di cercare delle risposte è forse
opportuno riflettere brevemente su come affrontare l’analisi, con quale ottica. Il metodo valido per ogni azione, per ogni valutazione e per ogni giudizio può essere quello
illustrato ed esemplificato magistralmente da Giancarlo Perego, responsabile del
Centro Documentazione Caritas Italiana - Migrantes, al 33° Convegno Nazionale
C
Capitolo 1 - Riferimenti biblico-teologici e pastorali
11
Caritas Diocesane (22-25 giugno 2009), dal titolo Animare attraverso il discernimento,
di cui si consiglia la lettura integrale. “Ascoltare, osservare, discernere” sono gli atteggiamenti da adottare.
La nostra informazione è invece spesso limitata a ciò che superficialmente riusciamo a cogliere da sbrigative cronache di mass media o da posizioni spesso condizionate da paure e pregiudizi. «Il fatto è che nel Paese dell’economia sommersa il
sopruso e l’ingiustizia convengono a molti. (…) La battaglia messa in atto in alcune
città d’Italia – per sanzionare l’elemosina, l’accattonaggio, il lavaggio dei vetri – è stata
accolta da una sorta di consenso silenzioso, come se fosse diventato all’improvviso
normale interdire ai poveri città che passano per essere un patrimonio dell’umanità,
mentre lo sono solo di quella parte che se lo può permettere. Tutto ciò, nella piena
soddisfazione di amministratori, turisti, albergatori, commercianti, cittadini benpensanti. Non stupisce che si tenti di nascondere agli occhi del paese realtà e vicende di
vita che non piacciono, ma che continuano a esistere. E che per farlo si ricorra a complesse architetture legislative e amministrative, dalla grande spettacolarità e dalla
dubbia tenuta sui tempi medi e lunghi. Ma a colpire di più è stato il carosello di cittadini interpellati dalle tv, che senza imbarazzo parevano unanimi nel bollare i mendicanti come un “fastidio”, quasi fosse un termine neutrale o del galateo, e non
contenesse invece una sottile, perversa e inconfessabile carica di violenza. Non foss’altro perché sotto quegli stracci di vestiti ci sono persone che valgono più dei marciapiedi o del giusto decoro di una città. Intristisce, poi, che il mondo politico, per
mitigare le frustrazioni di un popolo che vede riflesse nei poveri le proprie paure, predichi il federalismo e pratichi un’autosufficienza che, combinandosi alla crisi economica, ci rende tutti più sbrigativi, superficiali e spietati. Stupisce anche l’enfasi con
cui tali decisioni sono cucinate e servite
agli italiani dai telegiornali. Senza esitazioni, senza incertezze, senza posare lo
sguardo sulla sofferenza di chi tende la
mano ma evita gli sguardi dei passanti.
Forse è tempo di ricordare, che rovistare in
un cassonetto o nell’immondizia non è un
divertimento per nessuno. Tantomeno per
un povero» (Vittorio Nozza, Allontanare i
poveri, sopruso che conviene a molti, da
“Italia Caritas” - settembre 2008). È pur
vero che «ormai non sfugge a nessuno che
molte persone protagoniste di questo
comportamento siano in qualche modo
dei “professionisti”, degli abitudinari, che
hanno probabilmente fatto dell’elemosina
il loro modo di guadagnarsi da vivere. Cosa
che li distingue da tutti coloro che invece
necessitano effettivamente di un sup-
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Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no!
porto, di un aiuto (a volte anche economico) per risolvere almeno qualche problema
della loro complicata esistenza.
Non c’è però da scandalizzarsi: piuttosto si tratta di capire cosa possiamo fare noi.
Già il Cardinal Martini ce lo ricordava con schiettezza: l’elemosina (di per sé bel gesto
di condivisione e partecipazione coi più poveri) rischia al giorno d’oggi di divenire un
gesto ambiguo per chi lo fa e per chi lo riceve.
Per il primo può essere un modo fin troppo comodo per tacitare la propria coscienza, per il secondo un atteggiamento che può favorire pigrizia e menzogna. Ecco
allora che la prima cosa da fare è probabilmente agire su noi stessi, domandandoci
più spesso se possiamo andare oltre l’elemosina, cercando di conoscere meglio queste persone e magari orientarle a quei servizi che realmente le possono accompagnare. In secondo luogo è forse tempo di far loro capire che non siamo disposti ad
aiutarle in questo modo: senza rancori, senza pretendere di avere in mano la verità,
ma semplicemente facendo intuire che la nostra solidarietà nei loro confronti esiste
ma si esprime in un altro modo» (Caritas diocesana Trento).
«La percezione, confermata dalla presenza quasi fissa delle stesse persone che
chiedono l’elemosina e dall’altrettanto costante perseveranza nell’offrirla da parte
di altre, è che la condizione di ambedue gli attori non cambi. Questo immobilismo dimostra una scarsa attenzione rispetto alla questione elemosina, un’attenzione che si
ferma all’aspetto emotivo suscitato dalla presenza degli accattoni nella nostra so-
Capitolo 1 - Riferimenti biblico-teologici e pastorali
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cietà. Probabilmente è una questione di cultura: attualmente non si può ancora dire
raggiunta la convinzione che sia necessario risalire alle cause delle situazioni di emarginazione se si vuole far fronte al disagio» (“Oltre l’elemosina” diocesi di BolzanoBressanone).
Il cristiano per attuare autenticamente la comunione dei beni e la condivisione
deve essere direttamente coinvolto nella corresponsabilità che lo vede protagonista
attivo nella vita comunitaria sia come consacrato che come laico (cfr parabola degli
operai nella vigna in Mt 20, 1-16) e deve porsi nella realtà in cui vive come insegna
Gesù. A pagina 2 del doc. Animare attraverso il discernimento leggiamo «L’andare
nella Bibbia e nei Vangeli in particolare, è un termine familiare e viene coniugato da
una parte con i luoghi della vita (la città, il villaggio, la casa …), con il dono (la guarigione, la libertà, la tutela), con l’osservare (andate a vedere, andate a informarvi, andate e imparate, andate e dite…), con l’incontro e la prossimità ? “Va’ e anche tu fa’ lo
stesso” dice la conclusione della parabola del Buon Samaritano (Lc 10,37). Ascolto, osservazione che indica “la volontà di andare a fondo: nelle cose, negli incontri, significa arrivare alle cause e alle conseguenze delle situazioni”, e discernimento che “sa
cogliere i segni, i segni dei tempi, che non sono qualcosa di straordinario, ma di ordinario”. È nella quotidianità che si leggono “i segni dei tempi”. Come per il Buon samaritano, per Filippo, per Paolo: nel cammino, sulla strada di ogni giorno. Un
discernimento che ha due dimensioni: personale e comunitaria».
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Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no!
E ancora in “Olio e vino – considerazioni sull’elemosina cristiana dell’Arcidiocesi di
Torino” del 1992, distribuito anche a tutte le Caritas parrocchiali della nostra zona,
leggiamo: «L’approccio al problema dell’accattonaggio non può disattendere la sollecitudine per la legalità, recentemente richiamata dalla Commissione Episcopale Justitia et Pax (“Educare alla legalità”). Sarebbe non facilmente comprensibile e
accettabile una elemosina che indirettamente favorisse una condizione di clandestinità e di marginalità sociale, sottovalutando l’importanza per qualunque cittadino
(migrante o nomade che sia) dei diritti e doveri acquisiti». Nel medesimo documento
il cardinale Giovanni Saldarini a proposito della realtà torinese osserva che «è facile
riscontrare anche situazioni di aiuto offerto in modo non organizzato, che talora può
sconfinare in atteggiamenti di disimpegno da parte di chi dona – a volte addirittura
con insofferenza – e di umiliazione più cocente in chi riceve». Queste considerazioni
sono trasferibili anche alla nostra realtà? E in un altro passo leggiamo: «Le nostre comunità hanno strumenti agili, capillari, efficaci per intervenire, sia per le emergenze
sia per iniziative organiche e prolungate? Conosciamo a sufficienza le diverse opportunità, spesso esemplari, presenti in Diocesi? Siamo inoltre a conoscenza delle
opportunità che l’ente pubblico mette a disposizione dai vari punti di vista?». E, potremmo aggiungere, cosa siamo in grado di dire noi alla comunità territoriale?
L’invito ad approfondire il tema dell’elemosina cristiana era stato proposto dal
CedAs di Rovereto e dai PaP della Vallagarina già il 13 ottobre del 2007, considerandolo,
al di là delle emergenze sopra descritte, centrale e urgente nella vita di ogni cristiano.
In due anni alla Caritas zonale della Vallagarina sono pervenuti numerosi approfondimenti e sono stati raccolti altri documenti, ecclesiali e non, sintetizzati o richiamati
in questa pubblicazione allo scopo di fornire alle comunità uno strumento di riflessione e di operatività.
Riferimenti biblici:
«La rugiada non mitiga forse il calore? Così una parola è più pregiata del dono.
Ecco non vale una parola più di un ricco dono? L’uomo caritatevole offre l’una e l’altro» (Sir. 18, 15-17).
Il Vecchio Testamento promette la liberazione dei poveri: la povertà è destinata a
scomparire perché è una lacuna che Dio non ha contemplato nel suo piano definitivo,
e scomparirà grazie alla collaborazione umana. (…) Gli scritti legislativi (Levitico, Deuteronomio) e quelli profetici (Amos, Michèa, Isaia, Geremia) annunciano che i beneficiari della salvezza saranno i poveri (anawìm) e i miseri (ebionìm). Sempre nell’Antico
Testamento molti altri sono i richiami e i personaggi in questo senso esemplari nel
modo di dare e nelle relazioni che instaurano. In Olio e vino si riporta l’esempio di
Jetro, il suocero di Mosè. Mosè trova rifugio in Madian, giuntovi «profugo politico,
come molti degli attuali extracomunitari (…) collabora attivamente con Jetro, pur non
cercando di farsi assimilare e non rinunciando alla sua posizione di straniero, al punto
Capitolo 1 - Riferimenti biblico-teologici e pastorali
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che al primo figlio che ha da Sefora pone un nome che significa “sono pellegrino in
terra straniera”. (…) Jetro accetta la condizione di straniero dell’uomo che sposa una
delle sue figlie e gli dà due nipoti. Non cerca, quindi, di farlo diventare uno dei suoi.
(…) Nei rapporti Mosè-Jetro si delineano reciproci diritti-doveri che possono servire di
indicazione anche nelle situazioni attuali, con l’accentuata e permanente presenza di
extracomunitari che non intendono rinunciare alla loro identità culturale e che si attrezzano per un soggiorno prolungato». Ancora ricordiamo «Non molesterai il forestiero né lo opprimerai, perché voi siete stati forestieri nel regno di Egitto» (Esodo, 22
e 23). Per un ricchissimo repertorio sulla presenza della parola “elemosina” nella Bibbia rimandiamo al documento “Oltre l’elemosina” della Caritas diocesana di BolzanoBressanone. L’atteso Messia, in un primo tempo presentato come un conquistatore di
regni, sarà invece il “servo dei poveri” e il loro “liberatore”.
E così sarà: Gesù è di umili origini. La sua famiglia appartiene alla categoria degli
artigiani e il suo stile di vita è semplice: «Le volpi hanno la loro tana e gli uccelli il loro
nido, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo» (Lc 9,57). Nei vangeli l’elemosina è l’espressione dell’amore gratuito di Dio verso tutti; chi la pratica diventa
“misericordioso” come l’Altissimo (Lc 6,27-38), che dà senza contraccambio (Lc 14,1214) e non fa differenza di persone (Lc 19.1-10); «Non potete servire a Dio e al denaro»
(Lc 16,13). Il Vangelo pone in luce una caratteristica tipica dell’elemosina cristiana che
deve essere nascosta: «Non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra – dice Gesù–
perché la tua elemosina resti segreta»(Mt 6,3-4). E poco prima aveva detto che non
ci si deve vantare delle proprie buone azioni, per non rischiare di essere privati della
ricompensa celeste (cfr Mt 6,1-2). La preoccupazione del discepolo è che tutto vada a
maggior gloria di Dio. Gesù ammonisce: «Così risplenda la vostra luce davanti agli
uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è
nei cieli» (Mt 5,16).
Olio e vino «Il valore dell’elemosina consiste nella libertà da ogni attaccamento al
denaro, in nome della perla o tesoro per avere il quale si deve essere disposti in qualunque momento a dare tutto (sembra questo il senso della parola sconcertante di
Gesù:“Chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo”
-Lc 14,33); essi devono diventare patrimonio dei poveri: l’olio e il vino «sono i segni
della premura fraterna che il buon samaritano esprime all’anonimo malcapitato del
Vangelo (Lc 10, 25-37)», premura che non adotta forme frettolose e sbrigative di carità;
la conversione di Zaccheo cambia il suo cuore perché dice: «Signore, la metà dei miei
beni la do ai poveri e se ho rubato a qualcuno gli rendo quello che gli ho preso quattro volte tanto» (Lc 19,8). Zaccheo dà la metà dei beni, ma ancor più radicale risulta
l’esempio della vedova che, nella sua miseria, getta nel tesoro del tempio «tutto
quanto aveva per vivere» (Mc 12,44). La sua piccola e insignificante moneta diviene
un simbolo eloquente: questa vedova dona a Dio non del suo superfluo, non tanto ciò
che ha, ma quello che è. Tutta se stessa. Lei ha ben compreso qual è la vera ricchezza,
quella che viene raccomandata in altri passi del vangelo come i seguenti: «Va’, vendi
quello che hai e dallo ai poveri, così avrai un tesoro nei cieli; poi vieni e seguimi»
(Lc 6, 1-5); «Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invec-
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Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no!
chiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma» (Lc 12,33). E ancora «Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da
mangiare faccia altrettanto» (Lc 3,11), per arrivare alle radicali parole sempre di Luca:
«A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l’altra, a chi ti leva il mantello tu dagli
anche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede e a chi prende del tuo non richiederlo. Siate
misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro» (Lc 6, 29-30. 36). Gesù raccomanda la conversione del cuore, che nulla ha a che vedere con la ritualità esteriore e
che porterà alla vera libertà dalle ricchezze: «Voi farisei purificate l’esterno della coppa
e del piatto, ma il vostro interno è pieno di cupidigia e di rapina. Stolti, date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro il piatto ed ecco che per voi tutto sarà puro» (Lc
11,14). La condivisione dei beni materiali è importante non solo per i singoli, ma anche
Capitolo 1 - Riferimenti biblico-teologici e pastorali
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per la vita e la missione della Chiesa. Durante la vita pubblica di Gesù, la comunità
dei discepoli tiene una cassa in comune,
per il necessario sostentamento e per la
beneficenza verso i poveri (Gv 13,29).
La centralità del rapporto con la ricchezza e la condivisione con i fratelli ricorre spesso anche negli scritti apostolici:
«A che serve, fratelli miei, se uno dice di
avere fede, ma non ha opere? Quella fede
può forse salvarlo? Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo
quotidiano e uno di voi dice loro:“Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi”, ma
non date loro il necessario per il corpo, a
che cosa serve? Così anche la fede: se non
è seguita dalle opere, in se stessa è morta.
Al contrario uno potrebbe dire: “Tu hai la
fede e io ho le opere; mostrami la tua fede
senza le opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede”» (Giac 2,14-18). E nella
prima lettera a Timoteo 6, 17 ss) si legge che: «Ciò che uno possiede può essere legittimamente considerato un “dono di Dio” perché il possessore dia prova di spartire
gioiosamente ciò che possiede col mettere in comune il bene». Di fronte alle moltitudini che, carenti di tutto, patiscono la fame, acquistano il tono di un forte rimprovero le parole di san Giovanni: «Se uno ha ricchezze di questo mondo e vedendo il
proprio fratello in necessità gli chiude il proprio cuore, come dimora in lui l’amore di
Dio?» (1 Gv 3,17).
Per la nuova comunità valevano la Parola di Dio testimoniata dagli Apostoli, la preghiera e la Koinonìa (= la comunione dei beni); «Erano un cuor solo ed un’anima sola»
(v.42). È la comunità alternativa nata dalla Parola di Dio della quale ci narra il libro degli
“Atti degli Apostoli” (2,43-48): La presenza di Gesù risorto in mezzo ai discepoli comincia a dare un volto nuovo alla vita della comunità, che andava orientandosi intorno a
principi nuovi rispetto a quelli tradizionali dei Giudei che erano la preghiera, il digiuno,
il sabato. La condivisione dei beni materiali è importante anche per la vita e la missione
della Chiesa. La circolazione dei beni materiali contribuisce all’edificazione della comunità. Nello stesso tempo la persona si realizza nella sua più intima vocazione e sperimenta che donare è bello; anzi «Vi è più gioia nel dare che nel ricevere!» (At 20,35).
Nell’età apostolica durante la celebrazione liturgica domenicale, si fanno collette, in
cui ciascuno mette a disposizione i propri risparmi, con libertà e generosità. Ciò servirà
all’assistenza dei poveri, al sostentamento dei ministri, all’attività di evangelizzazione.
«Il Signore ha disposto che quelli che annunziano il Vangelo, vivano del Vangelo» (1 Cor
9,14) e «Ogni cosa era fra loro comune». L’immagine dei Padri traduce bene l’insegna-
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Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no!
mento e l’esperienza che emerge dal libro degli Atti degli apostoli in riferimento alla
vita comunitaria cristiana primitiva (Atti 2,42-48 e 4,32-35). La rinuncia a dei beni contribuisce alla purificazione interiore e vi aggiunge un gesto di comunione ecclesiale.
San Paolo ne parla nelle sue Lettere a proposito della colletta a favore della comunità
di Gerusalemme (cfr 2 Cor 8-9; Rm 15,25-27).
Tutto deve essere dunque compiuto a gloria di Dio e non nostra. Quando agiamo
con amore esprimiamo la verità del nostro essere: siamo stati infatti creati non per
noi stessi, ma per Dio e per i fratelli (cfr 2 Cor 5,15). Ogni volta che per amore di Dio condividiamo i nostri beni con il prossimo bisognoso, sperimentiamo che la pienezza di
vita viene dall’amore e tutto ci ritorna come benedizione in forma di pace, di interiore soddisfazione e di gioia. Il Padre celeste ricompensa le nostre elemosine con la
sua gioia.
E c’è di più: san Pietro cita tra i frutti spirituali dell’elemosina il perdono dei peccati. «La carità – egli scrive – copre una moltitudine di peccati» (1 Pt 4,8). E ricordiamo
la passione e morte di Gesù, il quale, come nota san Paolo, si è fatto povero per arricchirci della sua povertà (cfr 2 Cor 8,9). Negli Atti degli Apostoli si racconta che l’apostolo
Pietro allo storpio che chiedeva l’elemosina alla porta del tempio disse: «Non possiedo
né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno,
cammina» (At 3,6). «Cristo si è fatto povero per voi» (2 Cor 8,9). L’apostolo Paolo raccomanda di donare liberamente, per convinzione interiore, con generosità e con gioia:
«Chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza, con
larghezza raccoglierà. Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con
tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia» (2 Cor 9,6-7).
Riferimenti pastorali:
(Le citazioni o le sintesi qui riportate sono estrapolate dai documenti e dalle riflessioni pervenute in questi due anni. Non hanno sicuramente carattere esaustivo, ma
sono espressione del cammino svolto nelle nostre comunità).
>> CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA:
I. La destinazione universale e la proprietà privata dei beni (2402)
All’inizio, Dio ha affidato la terra e le sue risorse alla gestione comune dell’umanità, affinché se ne prendesse cura, la dominasse con il suo lavoro e ne godesse i frutti
[Cf Gen 1,26-29 ]. I beni della creazione sono destinati a tutto il genere umano. Tuttavia la terra è suddivisa tra gli uomini, perché sia garantita la sicurezza della loro
vita, esposta alla precarietà e minacciata dalla violenza. L’appropriazione dei beni è
legittima al fine di garantire la libertà e la dignità delle persone, di aiutare ciascuno
a soddisfare i propri bisogni fondamentali e i bisogni di coloro di cui ha la responsabilità. Tale appropriazione deve consentire che si manifesti una naturale solidarietà
tra gli uomini. (2403) Il diritto alla proprietà privata, acquisita o ricevuta in giusto
Capitolo 1 - Riferimenti biblico-teologici e pastorali
19
modo, non elimina l’originaria donazione della terra all’insieme dell’umanità. La destinazione universale dei beni rimane primaria, anche se la promozione del bene comune esige il rispetto della proprietà privata, del diritto ad essa e del suo esercizio.
(2404) «L’uomo, usando dei beni creati, deve considerare le cose esteriori che legittimamente possiede, non solo come proprie, ma anche come comuni, nel senso che
possano giovare non unicamente a lui, ma anche agli altri» [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes 69]. La proprietà di un bene fa di colui che lo possiede un amministratore della Provvidenza, per farlo fruttificare e spartirne i frutti con gli altri, e, in primo
luogo, con i propri congiunti. (2405) I beni di produzione – materiali o immateriali –
come terreni o stabilimenti, competenze o arti, esigono le cure di chi li possiede, perché la loro fecondità vada a vantaggio del maggior numero di persone. Coloro che
possiedono beni d’uso e di consumo devono usarne con moderazione, riservando la
parte migliore all’ospite, al malato, al povero.
>> GAUDIUM ET SPES 69:
«Dio ha destinato la terra e tutto quello che essa contiene, ad uso di tutti gli uomini e popoli e pertanto i beni creati debbono secondo un equo criterio essere partecipati a tutti, essendo guida la giustizia e la carità (…). Gli uomini hanno l’obbligo
di aiutare i poveri e non soltanto con il loro superfluo. Colui che si trova in estrema necessità, ha il diritto di procurarsi il necessario dalle ricchezze altrui».
>> POPULORUM PROGRESSIO 23:
«Se qualcuno, in possesso delle ricchezze che offre il mondo, vede il suo fratello
nella necessità e chiude a lui le sue viscere, come potrebbe l’amore di Dio abitare in
lui?» (1 Gv 3,17). Si sa con quale fermezza i padri della chiesa hanno precisato quale
debba essere l’atteggiamento di coloro che posseggono nei confronti di coloro che
sono nel bisogno: «Non è del tuo avere, afferma sant’Ambrogio, che tu fai dono al povero; tu non fai che rendergli ciò che gli appartiene. Poiché è quel che è dato in comune per l’uso di tutti, ciò che tu ti annetti. La terra è data a tutti, e non solamente
ai ricchi».(18) È come dire che la proprietà privata non costituisce per alcuno un diritto
incondizionato e assoluto. Nessuno è autorizzato a riservare a suo uso esclusivo ciò
che supera il suo bisogno, quando gli altri mancano del necessario. In una parola, «il
diritto di proprietà non deve mai esercitarsi a detrimento dell’utilità comune, secondo
la dottrina tradizionale dei padri della chiesa e dei grandi teologi».
>> SACRAMENTUM CARITATIS 90:
«Non possiamo rimanere inattivi di fronte a certi processi di globalizzazione che,
non di rado, fanno crescere a dismisura lo scarto tra ricchi e poveri a livello mondiale.
(…) infatti sulla base dei dati statistici disponibili si può affermare che meno della
metà delle immense somme globalmente destinate agli armamenti, sarebbero più
che sufficienti per togliere stabilmente dall’indigenza lo sterminato esercito dei poveri. (…) il cibo della verità ci spinge a denunciare le situazioni indegne dell’uomo, in
cui si muore per mancanza di cibo a causa dell’ingiustizia e dello sfruttamento e ci
dona nuova forza e coraggio senza sosta alla edificazione della civiltà dell’amore».
20
Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no!
>> CENTESIMUS ANNUS 28:
«L’elevazione dei poveri è una grande occasione per la crescita morale, culturale e
anche economica dell’intera umanità».
>> DEUS CARITAS EST:
L’enciclica si interroga e ci interroga sulla natura dell’amore verso il prossimo. Esso,
radicato nell’amore di Dio, coinvolge nella sua realizzazione ogni singolo fedele e l’intera comunità ecclesiale, che nella sua attività caritativa deve esemplificare l’amore
trinitario. Di questo ruolo era ben consapevole già la Chiesa antica (cfr At 2, 44-45) che
organizzò, per adempiere efficacemente al proprio mandato, i tre compiti strettamente
collegati e che non possono essere omessi o separati. Accanto all’annuncio della Parola
(kerygma-martyria) e celebrazione dei Sacramenti (leiturgia), la “diakonia”, il servizio
concreto, ma anche spirituale, dell’amore verso il prossimo, esercitato comunitariamente e in modo ordinato (cfr At 6, 1-6), servizio che divenne ben presto essenziale. Ma
è giusto che la Chiesa provveda ai bisogni? O non è un modo per non rispondere al bisogno di giustizia e alla rimozione di ciò che costringe l’uomo alla povertà? Questa è
un’obiezione sollevata sin dal secolo XIX, in particolare dalla critica marxista che auspicava un radicale rinnovamento sociale ed economico. La risposta si può trovare in numerosi documenti ecclesiali, a cominciare dall’Enciclica Rerum Novarum di Leone XIII
(1891) fino alla trilogia di Encicliche sociali di Giovanni Paolo II (Laborem exercens [1981],
Sollicitudo rei socialis [1987], Centesimus annus [1991]).
>> CARITAS IN VERITATE:
«(…) la carità è la via maestra della dottrina sociale della Chiesa», ma si deve prestare attenzione che «Un Cristianesimo di carità senza verità può venire facilmente
scambiato per una riserva di buoni sentimenti, utili per la convivenza sociale, ma
marginali». L’azione morale deve sempre essere guidata da due principi fondamentali: la giustizia e il bene comune. Questa azione, così orientata, deve esplicitarsi
anche nella vita istituzionale della polis. L’enciclica prende poi in considerazione lo
sviluppo economico del nostro tempo, osservando che «senza il bene comune come
fine ultimo (…) rischia di distruggere ricchezza e creare povertà», con le conseguenti
crisi legate ad un’attività finanziaria «per lo più speculativa», i flussi migratori «spesso
solo provocati» e poi mal gestiti. Il terzo capitolo tratta di “Fraternità, sviluppo economico e società civile”: la gratuità, l’esperienza del dono ci aprono ad una diversa visione della vita e dei rapporti umani.
La logica del mercato perciò va «finalizzata al perseguimento del bene comune di
cui deve farsi carico anche e soprattutto la comunità politica» (dall’introduzione).
>> ESORTAZIONE APOSTOLICA POSTSINODALE SACRAMENTUM CARITATIS DEL SANTO
PADRE BENEDETTO XVI, 2007:
«Il cibo della verità e l’indigenza dell’uomo 90. Non possiamo rimanere inattivi di
fronte a certi processi di globalizzazione che non di rado fanno crescere a dismisura
lo scarto tra ricchi e poveri a livello mondiale. Dobbiamo denunciare chi dilapida le ricchezze della terra, provocando disuguaglianze che gridano verso il cielo (cfr Gc 5,4).
Capitolo 1 - Riferimenti biblico-teologici e pastorali
21
Ad esempio, è impossibile tacere di fronte alle «immagini sconvolgenti dei grandi
campi di profughi o di rifugiati – in diverse parti del mondo – raccolti in condizioni di
fortuna, per scampare a sorte peggiore, ma di tutto bisognosi. Non sono, questi esseri umani, nostri fratelli e sorelle? Non sono i loro bambini venuti al mondo con le
stesse legittime attese di felicità degli altri?».(246)
Il Signore Gesù, Pane di vita eterna, ci sprona e ci rende attenti alle situazioni di indigenza in cui versa ancora gran parte dell’umanità: sono situazioni la cui causa implica spesso una chiara ed inquietante responsabilità degli uomini. Infatti, «sulla base
di dati statistici disponibili si può affermare che meno della metà delle immense
somme globalmente destinate agli armamenti sarebbe più che sufficiente per togliere stabilmente dall’indigenza lo sterminato esercito dei poveri. La coscienza
umana ne è interpellata. Alle popolazioni che vivono sotto la soglia della povertà, più
a causa di situazioni dipendenti dai rapporti internazionali politici, commerciali e culturali, che non a motivo di circostanze incontrollabili, il nostro comune impegno nella
verità può e deve dare nuova speranza».(247). Il cibo della verità ci spinge a denunciare le situazioni indegne dell’uomo, in cui si muore per mancanza di cibo a causa
dell’ingiustizia e dello sfruttamento, e ci dona nuova forza e coraggio per lavorare
senza sosta all’edificazione della civiltà dell’amore. Dall’inizio i cristiani si sono preoccupati di condividere i loro beni (cfr At 4,32) e di aiutare i poveri (cfr Rm 15,26). L’elemosina che si raccoglie nelle assemblee liturgiche ne è un vivo ricordo, ma è anche
una necessità assai attuale. Le istituzioni ecclesiali di beneficenza, in particolare la
Caritas a vari livelli, svolgono il prezioso servizio di aiutare le persone in necessità, soprattutto i più poveri. Traendo ispirazione dall’Eucaristia, che è il sacramento della
carità, esse ne divengono l’espressione concreta; meritano perciò ogni plauso ed incoraggiamento per il loro impegno solidale nel mondo.
22
Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no!
>> MESSAGGIO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI PER LA QUARESIMA 2008:
“Cristo si è fatto povero per voi“ (2 Cor 8,9)
ampiamente citato in particolare nei riferimenti biblici.
>> AMORE PREFERENZIALE PER I POVERI E GIUBILEO DEL 2000 (alcuni passi)
«La scelta preferenziale dei poveri è un ambito da considerare trasversale, un’ottica di fondo che deve illuminare tutte le scelte concrete della Chiesa nell’oggi della
storia». «È necessario che i poveri siano soggetto e parte attiva della Chiesa e non
oggetto al quale si destinano aiuti. Ciò sarà possibile se cominceremo a vedere i poveri non solo o prevalentemente come fonte di problemi, ma come risorsa per recuperare valori autentici e per liberarci da sovrastrutture, convenzioni o bisogni indotti».
«I poveri dobbiamo guardarli ed amarli come una “presenza reale” di Gesù,…». «La crescente polarizzazione tra abbondanza e indigenza (su scala sia internazionale che interna), tra chi gode di molte opportunità e chi si trova sempre più ai margini, richiama
l’inevitabile nesso tra carità e giustizia. In particolare i laici credenti sono chiamati
dentro le istituzioni, attraverso la partecipazione ai processi democratici, a difendere
e sviluppare principi e valori non astrattamente, ma valutando puntualmente e con
competenza l’incidenza sulle condizioni di vita delle fasce più deboli di: atti legislativi, decisioni del Governo, politiche degli Enti locali, funzionamento dei servizi alla
persona (sanità, assistenza, scuola, ecc.), andamenti economici e finanziari».
«Se avete comuni i beni eterni, quanto più i beni temporali!”» (Didachè 4,8)
>> ABCaritas:
«Elemosina: è quello che si dà alle persone bisognose, in denaro, in pane, in vestito, cioè in cose che tendono ad offrire una risposta alle necessità materiali a cui una
persona non è in grado di far fronte. “Dobbiamo riscoprire il valore dell’elemosina,
dell’intervento immediato, che non pretende di risolvere tutto, ma fa quello che è
possibile al momento. Può essere un gesto ambiguo. Può incoraggiare la pigrizia e la
menzogna in chi lo riceve, mentre in chi lo compie può far nascere l’idea di sentirsi a
posto, senza andare alla radice dei problemi. Nel fare elemosina, quindi, è necessario
un grande realismo e soprattutto bisogna evitare che essa diventi il surrogato di altri
interventi più completi ed efficaci. Pur con questi rischi, l’elemosina contiene molti valori” (C.M. Martini, Farsi prossimo)».
>> C.M. MARTINI, Farsi prossimo, p. 48:
«L’elemosina è un gesto profetico ed educativo. Proclama che nessuna civiltà terrena, per quanto perfetta, può risolvere tutti i problemi: solo Dio, con la venuta finale
del suo Regno, tergerà ogni lacrima e farà cessare ogni lotta, pianto, dolore».
>> F. MONTENEGRO, Prolusione al Convegno Nazionale delle Caritas Diocesane del
2007:
«Siamo nel pieno della “rivoluzione della globalizzazione”, che travolge le economie, modifica i territori, sposta le città. E continua a far crescere la forbice tra ricchi e poveri. In particolare la delocalizzazione finanziaria e produttiva fa muovere le persone,
Capitolo 1 - Riferimenti biblico-teologici e pastorali
23
cambia le infrastrutture e l’accesso alle fonti di energia. Quindi condiziona ambiente e
società. Resta attestato intorno agli 800 milioni il dato relativo alle persone che nel
mondo sono malnutrite e denutrite. Con il rischio di assuefazione/indifferenza».
>> D. BONHOEFFER, Resistenza e resa:
«La Chiesa deve partecipare agli impegni mondani della vita della comunità
umana, non dominando, ma aiutando e servendo. Essa deve dire agli uomini di tutte
le professioni che cosa sia una vita in Cristo, che cosa significhi “essere - per gli - altri».
>> ALTRI TESTI:
«È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale,
che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno
sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese» (Articolo 3 della Costituzione
Italiana).
«L’elargizione di denaro non costituisce una soluzione né a breve né a lungo termine. Il mendicante passerà a un’altra auto, e poi a un’altra ancora. Per affrontare
onestamente il problema il donatore dovrebbe aprire la porta dell’auto e chiedere al
mendicante qual è il suo problema, come si chiama, quanti anni ha, che cosa sa fare,
se ha bisogno di assistenza medica e così via. Ma allungare una moneta significa implicitamente invitare il mendicante a sparire. È un modo di sbarazzarsi comodamente
del problema» (Muhammad Yunus, Il banchiere dei poveri, Feltrinelli).
>> PROPOSTE (Cfr Olio e vino p. 7):
• “Oltre l’elemosina” consulta della carità, Commissione Caritas di Bolzano-Bressanone: presenta il percorso proposto alla Diocesi per intervenire sul problema.
• Lettura dei bisogni e delle risorse (vedi “Elemosina o accattonaggio?” doc. del
CedAs di Mori e dei PaP di S. Maria, S. Giuseppe, Sacco, Lizzana, Marco, Ala, Brentonico, S. Caterina).
• Formazione di base.
• Forme di coordinamento tra chi si occupa del problema.
• Comunicazione a questuanti e a parrocchiani delle iniziative e del loro significato.
• “Stai attento, per carità”: campagna avviata dal Centro Servizi Volontariato sulla
solidarietà responsabile. Le associazioni che aderiscono sottoscrivono un codice
etico che “certifica” la loro natura e la destinazione corretta e trasparente dei fondi
raccolti. Le associazioni sono contraddistinte da un logo comune.
• Forme alternative alla donazione di soldi per strada: emissione di buoni per panini,
bibite analcoliche, bevande calde… da consumare in esercizi privati convenzionati
o presso strutture religiose/centri Caritas. I
24
Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no!
CAPITOLO 2
ANALISI DEI BISOGNI
el tentativo di offrire un breve e semplice testo di riflessione sul significato
e sul valore dell’elemosina cristiana per la zona pastorale della Vallagarina ci
sembrava opportuno fare delle considerazioni e dei “ragionamenti” a partire
dalla lettura di alcuni bisogni e non tutti. In particolare si è cercato di evidenziare alcune delle innumerevoli chiavi di lettura dei bisogni di primo e secondo livello, e utilizzando dati in nostro possesso o raccolti da altre “agenzie” sociali. Si è cercato quindi
di mettere in risalto quelle informazioni o dati riguardanti il mondo delle povertà e
dell’emarginazione grave.
Pur avendo presente le differenze che contraddistinguono l’elemosina dal fenomeno dell’accattonaggio, siamo altresì certi che in tutti e due i casi si possa parlare
di meccanismi socio-economici che incidono in maniera grave e devastante, per i singoli e per la società, creando così i presupposti per una povertà estrema, un’esclusione sociale e quindi uno stato di emarginazione.
Il lavoro di Rete e il coordinamento Caritas avviato da alcuni anni nella Zona pastorale della Vallagarina (che comprende i decanati di Ala, Mori, Villalagarina, Rovereto) fa della corresponsabilità nelle scelte, nella condivisione delle metodologie e
delle operatività il suo punto di forza.
Non a caso il nostro slogan “Il nostro impegno dalla Solidarietà alla Carità” vuol significare che pur partendo da un legame di fratellanza umana il nostro impegno si
deve dilatare in considerazione del comandamento evangelico dell’Amore “Ama il
prossimo tuo come te stesso”.
Per noi si tratta di rivedere il concetto di Carità che siamo abituati a pensare; se al
significato personale che diamo alla Carità sovrapponiamo il semplice gesto dell’Elemosina, magari data in fretta e con imbarazzo, inquiniamo il vero significato dell’Amore-Carità che Cristo ci chiede di avere nei confronti dei nostri fratelli.
Noi desideriamo proporre una Carità fatta di relazioni.
È stato un percorso non semplice e per certi versi non facile nei suoi risvolti pratici. Passare dalla condivisione di valori come quelli dell’Accoglienza, del Dono, della
Gratuità, del Servizio, della Giustizia, ecc. alla codificazione di una prassi o di una consequenzialità nei comportamenti condivisi non sempre è stato lineare. Oseremmo
dire che anche per il futuro la volontà di trovare una VIA Condivisa (intesa come insieme di e regole e di metodo) nel servizio della Carità sarà il nostro banco di prova.
N
Capitolo 2 - Analisi dei bisogni
25
Si tratta di non dare per scontato nulla di ciò che fino ad ora abbiamo condiviso, anche
perché il tempo e le persone cambiano mentre la Carità-Amore rimane.
È necessario se non indispensabile che ciascuno, sia come singolo ma anche come
gruppo - associazione - comunità, sia cosciente di aver bisogno di un confronto continuo sul significato della Carità evangelica. Non tanto per omologarsi ai comportamenti della società o della cultura dominante ma per essere veramente testimoni di
quell’amore che Dio ci chiede di vivere nei confronti dei nostri fratelli. Non è più sufficiente farsi “un’opinione o una cultura” della carità basandosi esclusivamente sulle
informazioni dei giornali o delle TV, è fondamentale che si riprenda a leggere e meditare la Parola di DIO (Nuovo e Antico Testamento) ma anche a saper leggere e meditare la vita dei testimoni della Carità. La Chiesa stessa in più occasioni, attraverso
documenti più o meno ufficiali, ci ha trasmesso un insegnamento su come vivere e
testimoniare l’Amore. Spetta quindi a ciascuno di noi il sapersi mettere in discussione, anche attraverso un confronto e una formazione permanente.
Attraverso una rilettura-definizione del significato di dignità umana e in riferimento al comandamento dell’Amore, abbiamo voluto considerare la presenza prolungata sul nostro territorio di coloro che comunemente vengono definiti Senza
Dimora come persone degne di un riconoscimento. Per questo motivo, accanto al termine Residenza o Domicilio, abbiamo voluto dare “significato” alla realtà della
Dimora. Con ciò si è voluto dare particolare attenzione a coloro che per vari motivi o
situazioni (es.: relazioni affettive o significative, ricerca lavoro, ecc.) dimostrano di dimorare e quindi di vivere da più tempo sul nostro territorio. Tutto ciò in considerazione anche del fatto che sono le RELAZIONI ad offrire la reale possibilità di riscatto
o di autonomia.
CedAS di Mori e dei PaP (Punti di Ascolto Parrocchiali e/o Decanali)
di S. Maria, S. Giuseppe, Borgo Sacco, Lizzana, Marco, Ala, Brentonico,
S. Caterina
26
Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no!
INFORMAZIONI E DATI RACCOLTI
DAL CEDAS DI ROVERETO NEL 2009
Presupposto per una lettura dei bisogni vi è la consapevolezza che i dati stessi non
necessariamente rispecchiano la realtà, in particolare per quanto riguarda la percezione da parte dell’opinione pubblica e tanto meno dal singolo cittadino. Non si tratta
di fare una lettura professionale o sociologica ma semplicemente offrire del materiale
raccolto da attività o servizi e su cui riflettere.
Quando parliamo di bisogni primari non sempre nell’immaginario generale si riesce a riconoscere che i bisogni sono cambiati e ampliati. Non si parla più dei bisogni
fisiologici che garantiscono la sopravvivenza come quelli del mangiare, dormire, salute.
2.1
Dati raccolti dal servizio ASCOLTO CEDAS ROVERETO
e dal LABORATORIO INDUMENTI OFS
Il servizio Ascolto del CedAS di Rovereto è attivo dal 1991 ed è aperto dal lunedì al
venerdì dalle 16,00 alle 18,00 con una presenza di circa 15 volontari che si alternano
giornalmente. Il suddetto servizio si fa carico di ascoltare ed approfondire le richieste e le problematiche delle persone, in particolare dei Senza Dimora, per orientarle
ai servizi già presenti sul territorio o per aiutarle attraverso piccoli interventi di assistenza quali: buoni vestiario, schede telefoniche, biglietti di viaggio, buoni medicinali, taglio capelli, ecc.
I dati che vengono riportati sono certamente inferiori rispetto al dato reale poiché
non sempre in fase di raccolta informazioni il dato viene raccolto o segnato nella
scheda. In questo caso vengono considerati i dati riferiti alle persone “domiciliate o
dimoranti” e quindi alloggiate presso le varie strutture di accoglienza presenti sul
territorio, come la Casa di Accoglienza della Fondazione Comunità Solidale il Punto
di Approdo ecc.
Capitolo 2 - Analisi dei bisogni
27
ANALISI dei SENZA FISSA DIMORA (SFD) - 2009
TOTALE PERSONE SFD INCONTRATE - ANNO 2009
Donne
15%
(19 soggetti)
Uomini
85%
(111 soggetti)
Come si evidenzia chiaramente dal grafico un’elevata percentuale delle persone
incontrate sono di genere maschile (l’85%), praticamente quasi la totalità: in valori assoluti si riscontrano infatti 111 uomini e solamente 19 donne.
Italiani
28%
(37 soggetti)
Stranieri
72%
(93 soggetti)
Delle 130 persone incontrate la grande maggioranza è rappresentata da persone
di nazionalità straniera (il 72%), praticamente 3/4 di essi, mentre solo 37 su 130
sono di nazionalità italiana.
28
Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no!
NAZIONALITÀ delle PERSONE SENZA FISSA DIMORA
nazionalità
femmine
maschi
totale relativo (e %)
Italia
3
34
37 (28%)
Marocco
2
23
25 (19%)
Romania
4
13
17 (13%)
Algeria
7
7 (5%)
Tunisia
7
7 (5%)
1
5
6 (5%)
Bulgaria
2
3
5 (4%)
Ucraina
4
Nigeria
1
Cecoslovacchia
1
Polonia
4 (3%)
2
3 (2%)
1
2 (2%)
Egitto
2
2 (2%)
Etiopia
2
2 (2%)
Repubblica di Macedonia
2
2 (2%)
Pakistan
2
2 (2%)
Bangladesh
1
1 (1%)
Costa d’Avorio
1
1 (1%)
Colombia
1
1 (1%)
Eritrea
1
1 (1%)
Iraq
1
1 (1%)
Moldavia
1
1 (1%)
Perù
1
1 (1%)
Sudan
1
1 (1%)
Senegal
1
1 (1%)
111
130 (100%)
totale complessivo
19
Le nazionalità più consistenti sono quella italiana (28%), marocchina (19%) e
rumena (13%), che insieme raggiungono il 60% delle persone SFD incontrate,
cioè più della metà.
Tra tutte le nazionalità quella italiana appare in ogni caso come la più numerosa.
Capitolo 2 - Analisi dei bisogni
29
CONDIZIONE LAVORATIVA delle PERSONE SENZA FISSA DIMORA
condizione lavorativa
disoccupato
(vuoto)
femmine
maschi
totale relativo (%)
13
88
101 (78%)
3
8
11 (8%)
6
6 (5%)
in cerca di prima occupazione
occupato a termine
3
3 (2%)
ritirato dal lavoro (pensionato)
3
3 (2%)
altro
2
inabile al lavoro
2 (2%)
1
occupato a tempo
indeterminato
1
1 (1%)
1 (1%)
occupato stagionale
1
1 (1%)
studente
1
1 (1%)
111
130 (100%)
Totale complessivo
19
Quasi l’80% delle persone incontrate sono disoccupate, non irrilevante poi è il
5% rappresentato da coloro che sono in cerca di prima occupazione. In ogni caso
l’insieme di questi due dati ci parla di persone fuori dal mercato del lavoro.
Infine segnaliamo la percentuale dell’8% dei missing cases (dati mancanti).
STATO CIVILE PERSONE SFD
stato civile
femmine
maschi
celibe/nubile
6
55
61 (47%)
coniugato/a
6
37
43 (33%)
divorziato/a
1
5
6 (9%)
separato/a
2
10
12 (5%)
vedovo/a
4
(vuoto)
totale complessivo
19
totale relativo (%)
4 (3%)
4
4 (3%)
111
130 (100%)
Praticamente metà delle persone SFD sono celibi o nubili (47%). Sommando a
questo stato civile le persone coniugate (33%) si ottiene addirittura una percentuale dell’80%, pertanto coloro che appartengono alle categorie dei separati, divorziati e vedovi diventano qui statisticamente poco rilevanti.
Contrariamente a quanto si può pensare troviamo quindi che le persone incontrate sono quelle che potrebbero avere una maggiore stabilità familiare.
30
Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no!
TOTALE RICHIESTE DA SFD: 364
Donne
10%
Uomini
90%
Rispetto alle richieste giunte da SFD la percentuale di uomini aumenta fino al
90%, pertanto le richieste sembrano essere di pertinenza quasi esclusiva degli uomini rispetto alle donne, esattamente 328 contro solamente 35 richieste effettuate da donne.
Italiani
105
Stranieri
258
Capitolo 2 - Analisi dei bisogni
31
TIPOLOGIA RICHIESTE - SENZA FISSA DIMORA
tipo di richiesta
femmine
maschi
totale relativo (%)
11
110
121 (33%)
mezzo di trasporto
3
79
82 (23%)
attrezzature e strumenti
di lavoro
3
75
78 (21%)
igiene personale, bagno,
doccia
19
19 (5%)
medicinali e cure mediche/
infermieristiche
15
15 (4%)
vestiario
ricerca di occupazione
9
3
12 (3%)
cibo
2
9
11 (3%)
6
6 (2%)
rilascio/rinnovo permesso
di soggiorno
mobilio, attrezzatura,
arredo per la casa
4
1
5 (2%)
richiesta di alloggio
2
2
4 (2%)
pratiche amministrativoburocratiche
2
2 (1%)
visite mediche e prestazioni
specialistiche
2
2 (1%)
altre (segnalare la difficoltà
di classificazione)
1
1 (0%)
assistenza sanitaria per chi
è all’estero
1
1 (0%)
materiale sanitario/protesi
1
1 (0%)
restituzione prestiti/debiti
1
1 (0%)
ritardo altri sussidi/entrate
1
solitudine
1 (0%)
1
1 (0%)
328
364 (100%)
(vuoto)
1 (0%)
Totale complessivo
35
Vestiario (33%), mezzi di trasporto (23%) e attrezzature e strumenti di lavoro
(21%) rappresentano quasi l’80% delle richieste effettuate nel corso del 2009.
32
Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no!
Nazionalità per interventi richiesti
nazionalita
tot. rel. (%) nazionalita
Italia
Algeria
Tunisia
tot. rel. (%)
105 (29%) Marocco
72 (20%)
36 (10%) Romania
27 (7%)
22 (6%) Cecoslovacchia
20 (5%)
Rep. di Macedonia
11 (3%) Ucraina
11 (3%)
Colombia
10 (3%) Polonia
9 (2%)
Bulgaria
7 (2%) Etiopia
7 (2%)
Nigeria
5 (1%) Senegal
4 (1%)
Eritrea
3 (1%) Moldavia
3 (1%)
Pakistan
3 (1%) Costa d’Avorio
2 (1%)
Egitto
2 (1%) Bangladesh
1 (0%)
Iraq
1 (0%) Perù
1 (0%)
Sudan
1 (0%)
totale complessivo
363 (100%)
Per quanto riguarda gli interventi richiesti le nazionalità più consistenti sono
quella italiana (29%), marocchina (20%) e quella algerina (10%), che insieme
raggiungono il 60% delle richieste.
Tra tutte le nazionalità quella italiana appare come la più numerosa rispetto
alle richieste effettuate.
Le percentuali sono pertanto quasi coincidenti con quelle riferite ai dati delle
persone incontrate.
SERVIZIO UNITÀ DI STRADA
Relazione attività dell’Unità di strada di Rovereto anno 2009.
L’attività dell’Unità di strada di Rovereto prosegue nel costante aiuto ai senza tetto.
In questo anno di crisi ha visto impegnati i volontari nel monitoraggio dei vari luoghi del territorio di Rovereto dove il disagio esiste.
Il numero dei volontari si è attestato attorno alle 10 unità, due in meno rispetto all’anno scorso. Ci sono comunque pervenute richieste da parte di alcuni giovani di
poter far parte del gruppo. Valuteremo nella riunione mensile la loro motivazione e
disponibilità.
Le uscite proseguono nei giorni di martedì e venerdì dalle ore 20,30 alle 23. A differenza dell’anno scorso è stata eliminata la giornata del sabato per difficoltà organizzative, in quanto non riuscivamo a dare costanza al servizio.
Capitolo 2 - Analisi dei bisogni
33
Il diario in cui viene descritta l’uscita nei suoi particolari e la scheda dati che permette di identificare al primo impatto il tipo di disagio rilevato, vengono compilati al
termine di ogni uscita. Questo lavoro sta dando buoni frutti. Anche se si tratta di strumenti che necessitano di modifiche costanti, essi ci permettono di avere il quadro
delle varie situazioni rilevate e anche la possibilità di quantificarle.
>> QUESTI I RISULTATI DELLE RILEVAZIONI EFFETTUATE DA GENNAIO A DICEMBRE
2009:
SINTESI DELLA TIPOLOGIA DI CONTATTI - Unità di strada di Rovereto - 2009
2009
gen
totale contatti mensile
feb
mar
apr
mag
giu
68
57
68
91
89
61
giovane
21
19
32
24
31
20
adulto
38
31
34
60
47
33
anziano
9
8
10
7
3
6
maschio
59
39
51
79
70
44
femmina
9
11
16
12
12
17
italiano
53
51
55
57
48
35
straniero
15
6
13
34
41
25
nuovo
10
6
11
19
20
22
stanziale
49
48
43
53
53
30
0
0
4
0
1
3
alcolista
22
18
16
9
9
14
tossicodip.
20
17
10
14
13
6
2009
lug
ago
sett
ott
nov
dic
totale
annuo
totale contatti mensile
49
72
52
85
43
29
764
giovane
14
21
16
15
15
6
234
adulto
29
44
31
61
21
18
447
politoxdip.
anziano
6
7
5
9
7
5
82
maschio
44
70
48
85
41
28
658
5
2
4
0
2
1
91
italiano
30
44
38
37
28
24
500
straniero
12
28
14
48
15
5
256
nuovo
14
16
11
16
5
7
157
stanziale
23
33
23
57
29
18
459
femmina
p
34
Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no!
tossicodip.
20
17
10
14
13
6
2009
lug
ago
sett
ott
nov
dic
totale
annuo
tpolitoxdip.
3
2
2
5
0
2
22
alcolista
9
9
9
11
20
10
156
tossicodip.
3
1
3
0
3
1
91
I dati sono relativi ai contatti cioè quante volte i volontari incontrano le persone
nelle varie uscite.
Va anche rilevato che continuano gli incontri ogni primo mercoledì del mese.
Il gruppo dei volontari assieme al coordinatore si ritrovano per fare il punto della situazione. È venuta meno la figura del supervisore che ci ha seguito fino a luglio e per
varie ragioni ha dovuto sospendere il rapporto con il gruppo.
Dopo un anno e mezzo di attività possiamo affermare che il progetto Unità di
strada sta continuando a consolidarsi come presenza costante sul territorio. Questa
presenza ha permesso alle persone in difficoltà che abbiamo incontrato, di instaurare con i volontari dell’Unità un buon rapporto. Aspettano di vedere gli operatori nei
giorni prefissati per bere un tè o essere semplicemente ascoltati. La tabella sopra riportata evidenzia che i contatti sono stati molti di più dell’anno precedente: 157 i
nuovi casi con una media mensile di contatti di 64 persone cioè 8 per uscita. Bisogna
aggiungere a questi, diverse persone che non hanno dimora e stazionano sul territorio roveretano pochi giorni e poi proseguono per altre destinazioni. Quest’anno abbiamo riscontrato nel periodo novembre-dicembre un calo dei contatti. Questo non
significa che il problema dei senza tetto a Rovereto si stia risolvendo, anzi. Sappiamo
per certo – su segnalazione degli stessi – che cambia la soluzione: alcuni si rifugiano
in strutture abbandonate, case e fabbriche, dove dormono riparati dalle intemperie.
La stazione di Rovereto a differenza dell’anno scorso non è più un “rifugio” stabile
per queste persone vista la presenza della polizia ferroviaria durante il giorno e i carabinieri durante la notte che controllano e “invitano” i senza dimora a trovarsi un’altra sistemazione. Abbiamo avuto un incontro con l’Ispettore Capo Zencher della
Polfer al quale abbiamo presentato il nostro servizio. Nell’incontro si sono evidenziati chiaramente due modi di operare diversi: il nostro è animato dalla volontà di accogliere ed indirizzare le persone ai vari servizi. Mentre l’Ispettore Zencher parte dalla
preoccupazione di salvaguardare la sicurezza e il volto della città. Comunque rimane
da parte di entrambe le parti l’incapacità di dare una risposta adeguata al disagio
riscontrato.
Il compito dell’Unità di strada è solo quello di ascoltare, indirizzare ed informare i
senza dimora dell’esistenza dei vari servizi a cui rivolgersi. A volte abbiamo bisogno
di risposte immediate vista l’emergenza in cui operiamo (orario serale), ma ci sono
pochi servizi aperti a quell’ora.
Capitolo 2 - Analisi dei bisogni
35
Siamo riusciti a seguire due persone che dalla strada sono finite in comunità terapeutiche. Abbiamo continuato ad interessarci a loro scrivendo e telefonando nelle
varie strutture. Questo ci ha permesso di mantenere un contatto affettivo, vista la
frequente assenza di rapporti famigliari, distrutti o inesistenti.
Fino ad ora i servizi più importanti con cui abbiamo collaborato sono stati:
CedAS (Caritas di Rovereto), Accoglienza dormitorio della Fondazione comunità solidale, Croce Rossa e Tavolo del Disagio Adulto del Comune di Rovereto.
>> OBIETTIVI PER L’ANNO 2010
• Conoscere meglio l’operato di alcuni servizi che operano nel disagio a Rovereto,
come ad esempio: i volontari di strada della Raab, gli Alcolisti in trattamento, gli
Avvocati di strada.
• Capire quali possano essere le potenzialità d’intervento dell’Unità di strada.
2.2
Informazioni e dati raccolti dal COORDINAMENTO SOLIDARIETÀ
RESPONSABILE DEGLI ENTI che si occupano di aiuto alimentare
Compongono la rete del Coordinamento Solidarietà Responsabile i seguenti soggetti:
• CedAS
• Croce Rossa Italiana
• Conferenza S. Marco della società di San Vincenzo
• Parrocchia Sacra Famiglia
• Aiuto Alimentare
• Fondazione Comunità Solidale
• Comune di Rovereto Ufficio Servizi socio-assistenziali
La partecipazione al Coordinamento è aperta anche ad altri soggetti che condividono l’opportunità e le finalità di questo gruppo di lavoro.
36
Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no!
La finalità del Coodinamento è quella di creare una rete tra le diverse realtà che sul
territorio del Comune di Rovereto si occupano di soggetti con difficoltà di natura economica attraverso:
• la conoscenza reciproca dei soggetti che compongono la rete
• la messa in comune delle diverse iniziative
• la circolarità delle informazioni
• la collaborazione fattiva ed attiva tra i diversi soggetti
• la programmazione condivisa di interventi specifici
• il monitoraggio costante della situazione di “disagio” presente sul territorio del
Comune di Rovereto, intercettabile dai soggetti del coordinamento.
Alcuni dati
I soggetti che compongono il Coordinamento Solidarietà Responsabile hanno ritenuto opportuno confrontarsi sul numero delle persone a cui vengono erogati interventi e la tipologia degli stessi al fine di:
• costruire una mappa delle risorse presenti sul territorio
• per avere un’idea di quante persone beneficiano di tali interventi
Tali dati sono anche stati confrontati con quelli in possesso del Servizio Sociale e
relativi all’utenza che beneficia di interventi economici di cui alla LP 14/91.
I dati si riferiscono al flusso di utenza suddiviso per le singole realtà nel periodo dal
01.01.2009 al 31.05.2009.
Di seguito vengono riportati i numeri degli utenti per ogni realtà della Rete del
Coordinamento Solidarietà Responsabile.
Tali dati (elenchi nominativi) sono stati incrociati tra loro al fine di rilevare il numero dell’utenza “contato una sola volta” in quanto le persone accedono a più servizi.
>> CARATTERISTICHE DELL’UTENZA:
Prevalgono nuclei familiari di immigrati (comunitari e extracomunitari) con minori che, pur in presenza di un reddito da lavoro dipendente, non riescono a far fronte
alle proprie necessità; si registra un aumento delle richieste da parte di chi ha un lavoro precario o ha perso il posto di lavoro. Presenza di un numero limitato di persone
che da anni beneficiano di interventi.
Aiuto Alimentare …………………………………………………………………………………………………………………………………………………… 137
Parrocchia Sacra Famiglia …………………………………………………………………………………………………………………………… 403
Croce Rossa ………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… 104
CedAS ………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… 27
San Vincenzo …………………………………………………………………………………………………………………………………………………… 10 circa
Totale utenti contati una sola volta ………………………………………………………………………………………… 596
Capitolo 2 - Analisi dei bisogni
37
Su un totale di 596 persone contate una sola volta, 250 cioè il 41%, accede a più servizi.
Dagli elenchi nominativi inoltre si è riusciti a ricavare il dato relativo a quanti sono
cittadini italiani e quanti immigrati (comunitari ed extracomunitari).
Delle 596 persone 421 sono immigrati (comunitari ed extracomunitari) ovvero il
71% del totale, e 175 cittadini italiani, il rimanente 29%.
Componente immigrati e italiani sul totale degli utenti (espressa in %)
Italiani
29%
(175 soggetti)
38
Immigrati
71%
(421 soggetti)
Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no!
Immigrati che si rivolgono ai soggetti della Rete di Solidarietà Responsabile
Immigrati
residenti
189
Immigrati
non residenti
233
Dati riguardanti gli utenti residenti nel Comune di Rovereto
Rispetto al totale degli utenti contati una sola volta si è rappresentato anche il
dato relativo a quanti sono quelli residenti nel comune di Rovereto.
Su un totale di 596 persone, sono residenti nel Comune di Rovereto 302 persone,
cioè il 51%; di queste 302 persone, 113 sono cittadini italiani e 189 immigrati (comunitari ed extracomunitari).
Suddivisione dell’utenza per tipologia e residenza - TOTALE: 596 persone
Italiani
non residenti
62
Italiani
residenti
113
Immigrati
residenti
189
Immigrati
non residenti
232
Capitolo 2 - Analisi dei bisogni
39
Utenti in carico al Servizio Sociale, con interventi di assistenza economica, sul totale
delle persone residenti nel Comune di Rovereto che si rivolgono ai soggetti del
Coordinamento Solidarietà Responsabile
In assistenza
economica
57
40
Totale
residenti
302
Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no!
2.3
Informazioni e dati raccolti dalla FONDAZIONE COMUNITÀ SOLIDALE
presso i servizi CASA DI ACCOGLIENZA e CENTRO DIURNO
CASA DI ACCOGLIENZA
DATI sull’ ACCOGLIENZA
Numero di giornate di apertura nel corso dell’anno
365
Numero complessivo utenti seguiti
nel corso dell’anno
257
maschi
femmine
Numero utenti seguiti al 30 giugno
257
0
20
maschi
20
femmine
0
Numero utenti seguiti al 31 dicembre
21
maschi
21
femmine
0
Numero complessivo giornate di presenza nell’anno
7725
Media della presenza giornaliera
21,16
Capacità massima di accoglienza nella struttura
(n. posti)
Durata media della presa in carico
30,06
SITUAZIONE 01/01/2009-31/12/2009
distribuzione persone accolte
(provenienza)
distribuzione pernottamenti
(provenienza)
Provincia di Trento
32 Provincia di Trento
2731
Altre province italiane
47 Altre province italiane
872
Altri paesi comunitari
23 Altri paesi comunitari
541
Paesi extra comunitari
155 Paesi extra comunitari
3581
Totale
257 Totale
7725
Com. Rovereto
Capitolo 2 - Analisi dei bisogni
14 Com. Rovereto
1054
41
PERNOTTAMENTI - provenienza degli ospiti
Nazione
Italia
n° Nazione
n°
3603 Marocco
1295
Tunisia
812 Algeria
558
Romania
420 Costa d’Avorio
Moldavia
87 Afghanistan
74
Nigeria
72 Etiopia
68
Polonia
65 Ghana
62
Serbia
59 Bulgaria
56
Macedonia
44 Sudan
41
Togo
38 Albania
35
Perù
29 Eritrea
26
Egitto
22 Mali
21
Burkina Faso
21 Cuba
20
Bielorussia
20 Congo
19
Brasile
14 Pakistan
14
Somalia
12 Senegal
2
Libano
1 Iraq
Spagna
1
Distribuzione per fasce d’età
Minori 18 anni
113
1
totale
0
Dai 19 ai 29 anni
58
Dai 30 ai 39 anni
67
Dai 40 ai 49 anni
76
Dai 50 ai 65 anni
52
Oltre i 65 anni
Totali
42
4
257
Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no!
PRESENZE - provenienza degli ospiti
Nazione
CASA
DI ACCOGLIENZA
Italia
n° Nazione
n°
79 Marocco
53
Tunisia
35 Romania
18
Algeria
15 Nigeria
6
Etiopia
4 Costa d’Avorio
4
Bulgaria
3 Sudan
3
Moldavia
3 Albania
3
Ghana
3 Egitto
2
Afghanistan
2 Macedonia
2
Serbia
2 Pakistan
2
Polonia
2 Senegal
2
Somalia
2 Togo
1
Spagna
1 Bielorussia
1
Brasile
1 Burkina Faso
1
Libano
1 Cuba
1
Mali
1 Eritrea
1
Perù
1 Iraq
1
Congo
1
Distribuzione pernottamenti
totali
Da 1 a 20 notti
150
Da 21 a 30 notti
43
Da 31 a 90 notti
50
Da 91 a 365 notti
14
Oltre 365 notti
0
Totali
Capitolo 2 - Analisi dei bisogni
257
43
Problematiche emerse prevalenti
alcolismo
totali
2
altro
1
cerca alloggio
141
cerca lavoro
53
di passaggio
2
difficoltà sociali
27
disagio familiare
3
disagio relazionale
3
emarginazione cronica
4
problemi giudiziari
1
problemi psichici
5
recupero salute
6
rifugiato
7
tossicodipendenza
2
totali
44
257
Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no!
CENTRO DIURNO
Totale annuale di pasti distribuiti: 3890, di panini distribuiti: 7300.
SERVIZIO di DOCCE
Luglio
n° Agosto
n°
Italiano
28 Italiano
32
Altra prov.
9 Altra prov.
9
Comprensorio
0 Comprensorio
4
Rovereto
19 Rovereto
Trento
19
0 Trento
0
Straniero
103 Straniero
91
Totale complessivo
131 Totale complessivo
123
Settembre
n° Ottobre
n°
Italiano
23 Italiano
26
Altra prov.
9 Straniero
89
Comprensorio
2 Totale complessivo
115
12 Novembre
Rovereto
n°
0 Totale complessivo
Trento
91
Straniero
64 Dicembre
n°
Totale complessivo
87 Totale complessivo
60
2.4
Informazioni e dati raccolti dal Comune di Rovereto
per i Senza Dimora nel 2009
Presenze
60
54
49
50
44
39
40
31
28
30
21
21
20
27
27
25
24
16
14
23
23
22
16
femmine
11
10
0
8
7
2003
2004
2005
Capitolo 2 - Analisi dei bisogni
totale
2006
2007
2008
2009
maschi
45
2.5
Informazioni e dati raccolti dal Comune di Rovereto per i NOMADI
INTERVENTI A FAVORE DEGLI ZINGARI
Gli zingari anagraficamente iscritti a Rovereto sono di etnia sinta, sono prevalentemente nati a Rovereto o nord Italia e nella maggioranza dei casi dimorano di fatto
nel territorio comunale. Gli interventi nei confronti della popolazione zingara sono i
medesimi erogati per i cittadini residenti in forza della legge L.P. 14/91 e regolamentati annualmente dalle determinazioni provinciali per l’esercizio delle funzioni socioassistenziali delegate.
>> INTERVENTI DI PREVENZIONE E PROMOZIONE SOCIALE:
• attività mirate a prevenire fenomeni di emarginazione di soggetti o gruppi a rischio;
• azioni volte ad informare la comunità locale sui servizi disponibili;
• attività volte a favorire l’impegno di persone singole e di gruppi per la realizzazione di interventi;
• attività per la realizzazione di progetti finalizzati di educazione sociale in collaborazione con altri comparti significativi.
A favore di giovani adulti vengono attivati percorsi di formazione/lavoro individualizzati anche attraverso l’attivazione di FSE, viene favorito per i capifamiglia l’inserimento lavorativo attraverso Azione 10, inserimenti lavorativi in cooperative di
Tipo B.
>> INTERVENTI DI AIUTO E SOSTEGNO ALLA PERSONA, AL NUCLEO FAMILIARE:
• interventi di sostegno psico-sociale;
• interventi di aiuto per l’accesso e l’utilizzo dei servizi (accesso servizi specialistici
quali Unità Operativa di Neuropsichiatria Infantile, Unità Operativa di psicologia,
Servizio di Alcologia, rapporti con la scuola…);
• interventi di sostegno al reddito. Rientrano in questi interventi:
1. sussidi economici per minori zingari, erogato in quanto famiglia sinta e non in
base ad un calcolo reddituale;
2. assegni di maternità;
3. assegni al nucleo familiare erogati rispetto a standard di calcoli reddituali senza
che gli stessi siano vincolati a progetti di aiuto sociale;
4. interventi economici mensili di Minimo Vitale vincolati alla valutazione del servizio sociale ed a una progettualità, per lo più ne beneficiano nuclei o singoli
che non possono accedere alle provvidenze legate alla presenza di figli minori;
5. rimborsi per ticket sanitari;
6. sussidi straordinari;
7. agevolazioni alla fruizione gratuita di servizio mensa scolastica, trasporto.
46
Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no!
>> INTERVENTI INTEGRATIVI O SOSTITUTIVI DI FUNZIONI PROPRIE DEL NUCLEO
FAMILIARE:
Nel progetto di aiuto condiviso con il nucleo familiare possono essere attivati interventi di:
• interventi di assistenza domiciliare
• intervento educativo al domicilio
• collocamento in strutture a carattere semiresidenziale e residenziale
• affidamento familiare dei minori
• accoglienza di minori presso famiglie o singoli con carattere di semi-residenzialità
• accoglienza di adulti presso famiglie o singoli
• interventi di pronta accoglienza.
Gli interventi volti alla tutela del minore possono essere attivati con il consenso dei
genitori o disposti dall’Autorità Giudiziaria.
>> SERVIZIO SOCIALE PROFESSIONALE E INTERVENTI DI PREVENZIONE E PROMOZIONE:
Il servizio sociale professionale si attiva nei confronti della popolazione zingara,
con le stesse modalità tecnico-professionali utilizzate per tutti gli utenti che si rivolgono al medesimo.
L’obiettivo primario è quello di creare una relazione di scambio, fra l’assistente sociale e la persona, al fine di favorire l’autodeterminazione dell’utente riguardo alla
scelta da farsi in relazione al problema.
NB: le informazioni riguardanti interventi di aiuto e sostegno alla persona, al nucleo
familiare sono in parte da considerarsi superate o integrate con l’introduzione del
REDDITO DI GARANZIA.
>> REDDITO DI GARANZIA
Con deliberazione della Giunta provinciale n. 2216 di data 11 settembre 2009
è stata approvata la disciplina dell’intervento di sostegno economico previsto
dall’articolo 35, comma 2 della Legge provinciale 27 luglio 2007, n. 13, recante
“Politiche sociali nella provincia di Trento”. L’intervento si configura come “Reddito di garanzia” per soddisfare i bisogni generali della vita e consiste in un’erogazione monetaria ad integrazione della condizione economica del nucleo
familiare.
CRITERI DI ACCESSO
A) Intervento erogato dall’Agenzia provinciale per l’assistenza e la previdenza
integrativa
Nuclei familiari nei quali è presente almeno un soggetto che:
- lavora;
- ha perso il lavoro da meno di 24 mesi ed è in grado di riassumere un ruolo
lavorativo;
Capitolo 2 - Analisi dei bisogni
47
- è in cerca di prima occupazione da meno di 12 mesi a seguito di fuoriuscita
dal nucleo familiare di altro componente produttore di reddito da lavoro
negli ultimi 24 mesi;
- sono composti esclusivamente da persone che non possono assumere/riassumere un ruolo lavorativo (minori di 18 anni, donne 60+, uomini 65+).
B) Intervento subordinato al vaglio preventivo del Servizio Sociale Territorialmente competente
Nuclei familiari nei quali:
- nessuno lavora da più di 24 mesi e almeno un componente è in grado di assumere un ruolo lavorativo;
- è in cerca di prima occupazione da oltre 12 mesi a seguito di fuoriuscita dal
nucleo familiare di altro componente produttore di reddito da lavoro negli
ultimi 24 mesi.
REQUISITI
- Residenza in un comune della provincia di Trento da almeno 3 anni al momento della presentazione della domanda.
- ICEF inferiore a 0,13 corrispondente ad un reddito equivalente di 6.500,00
euro per un nucleo familiare con un solo componente.
- Per i componenti privi di occupazione e idonei al lavoro, sottoscrizione, contestuale alla presentazione della domanda, della dichiarazione di immediata
disponibilità all’accettazione di un impiego per tutti i componenti che non
lavorano, ovvero attestazione di averla già sottoscritta presso l’Agenzia del
Lavoro.
Sono esonerati:
- soggetti (max uno nel nucleo) che hanno la cura diretta e continuativa di
un componente del nucleo familiare affine o familiare entro il II° grado e
che ha bisogno di assistenza continuativa, titolari di indennità di accompagnamento o prestazione analoga;
- studenti nel corso legale di studi e universitari con borsa di studio (compresi
dottorati);
- persone impegnate nel servizio civile volontario.
Ulteriori informazioni sul REDDITO DI GARANZIA si possono trovare sul sito
della Provincia Autonoma di Trento:
http://www.apapi.provincia.tn.it/reddito_garanzia/
DATI SUI RESIDENTI NOMADI, aggiornati a gennaio 2010:
155 Sinti residenti a Rovereto raggruppati in 41 nuclei familiari di cui 11 famiglie monocomponenti.
48
Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no!
• di questi 155, 68 sono minorenni.
• di questi 155 (41 nuclei) abbiamo la seguente situazione abitativa:
• al campo: 59 persone per 18 nuclei di cui 7 mono-componente
• nomadi sul territorio: 33 persone per 9 nuclei di cui 2 mono-componente
• in alloggio: 41 persone per 9 famiglie di cui 1 mono-componente
• assenti dal territorio comunale ma residenti anagraficamente: 22 persone
per 6 famiglie di cui 1 mono-componente.
SERVIZI AFFIDATI A SOGGETTI TERZI
SERVIZI AFFIDATI A SOGGETTI TERZI
SOGGETTO
SERVIZI AFFIDATI
TIPO DI RAPPORTO
Cooperativa “La Casa”
aiuto domiciliare
convenzione L.P. 14/91
Associazione “Ubalda
Bettini Girella”
Interventi formativi e di
inserimento lavorativo
convenzione L.P. 14/91
Interventi educativi a
domicilio
A retta L.P. 14/91
centro diurno per minori
contributo a bilancio
L.P. 14/91
centri aperti per minori
contributo a bilancio
L.P. 14/91
Cooperativa
“Progetto 92”
Interventi educativi
a domicilio (servizio
spazio neutro)
A retta L.P. 14/91
Centro per l’Infanzia
Trento
affidamento a strutture
residenziali
A retta L.P. 14/91
Centro La rete (VR)
affidamento a strutture
residenziali
A retta L.P. 14/91
Associazione Club Noi
Trento
affidamento a strutture
residenziali
A retta L.P. 14/91
Centro Il faro (VR)
affidamento a strutture
residenziali
A retta L.P. 14/91
Educatorio sordomuti
(MO)
affidamento a strutture
semiresidenziali
A retta L.P. 14/91
Fondazione
Famiglia Materna
affidamento a strutture
semiresidenziali
(Servizio “Free way”)
A retta L.P. 14/91
Associazione Italiana
Zingari Oggi
area sosta zingari
convenzione Comune
Comunità Murialdo
Capitolo 2 - Analisi dei bisogni
49
QUADRO DEI SERVIZI RESI DA ALTRI SOGGETTI DEL TERRITORIO
SERVIZI RESI
SOGGETTO
SEDE SERVIZIO
TIPO DI RAPPORTO
Servizi volontariato e piccoli aiuti
economici
Caritas decanale e
Centro di Ascolto
Pap
Rovereto
Via Setaioli
Volontariato
Raccolta e distribuzione cibo per
banco alimentare
Associazione
Lotta alle malattie
cardiovascolari
Rovereto
Via Mozart, 3
Volontariato
Accoglienza madri Fondazione
con bambini
“Opera Famiglia
Materna”
Rovereto
Via Saibanti, 6
L.P. 35/83
Casa di accoglienza per soggetti
marginali
Centro diurno per
soggetti maschi
e femmine in
difficoltà
Rovereto
Borgo
S. Caterina
L.P. 35/83
Fondazione
Comunità Solidale
AMBITO UFFICIO PROMOZIONE SOCIALE
>> INTERVENTI A FAVORE DEGLI ZINGARI
In questo ambito si promuovono interventi e servizi volti alla integrazione e buona
convivenza per la popolazione sinta presente a Rovereto, al fine anche di una emancipazione della stessa e responsabilizzazione e sensibilizzazione in ordine ad alcuni
comportamenti e valori (scolarizzazione, lavoro, abitare, igiene ecc.).
In particolare si offre il servizio di ospitalità gratuita presso l’Area Attrezzata Zingari, composta da 10 piazzole dotate di servizi igienici e barbecue con gas indipendenti, e 5 casette.
In tale Area agli zingari viene chiesta una quota di compartecipazione alle spese,
proporzionata al numero di componenti famigliari, che l’Amministrazione comunale
sostiene per le utenze, tali compartecipazioni coprono circa il 10% dell’effettiva spesa.
La gestione del campo è in capo ad una associazione onlus specializzata in progetti
di integrazione sociale per zingari: questa associazione è presente al campo tramite
educatori, per tre accessi settimanali.
Il contratto con l’associazione che gestisce il campo prevede che gli operatori aggancino e mantengano i contatti con le famiglie residenti a Rovereto e stazionanti sul
territorio comunale fuori campo, e in taluni casi anche per quelle presenti in alloggio.
L’associazione realizza di anno in anno progetti obiettivo di tipo promozionale ed
integrativo in accordo con l’amministrazione, finanziati ad hoc, a seconda delle esi-
50
Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no!
genze che di volta in volta si ritengono prioritarie. Tali interventi sono volti al coinvolgimento dei Sinti, non sono erogazione di servizi.
I Sinti possono accedere come qualsiasi altro cittadino residente alle graduatorie
degli alloggi pubblici. In caso di inserimento in alloggio (al momento 10 famiglie sono
in casa), viene monitorato l’ingresso da parte del Servizio Sociale, che attiva, nel caso,
alcuni interventi di sostegno alle famiglie. I
Capitolo 2 - Analisi dei bisogni
51
CAPITOLO 3
ANALISI DELLE RISORSE
Risorse pubbliche: Comune di Rovereto, Comprensorio della Vallagarina, Servizio
Alcologia Rovereto, Sert (Servizio per le tossicodipendenze).
ASSOCIAZIONE
INDIRIZZO
SERVIZI OFFERTI
AIZO
(Associazione
Italiana Zingari
Oggi)
Rovereto
Gestione campo Nomadi
alla Mira di Marco
Associazione
Cardiopatici
Rovereto
Via Mozart, 3
tel. 0464 415055
distribuzione viveri
ASS. CROCE ROSSA Rovereto
ITALIANA
Via Savioli, 10
Sez. Femminile
tel. 0464 432100
fax 0464 423970
[email protected]
orario:
giovedì 10.00 - 12.00
Cooperativa
Sociale
Punto d’Approdo
Rovereto
Via Valbusa Grande, 48
tel. 0464 421707
accoglienza per donne
ATAS
Ass. Trentina
Accoglienza
Stranieri
Rovereto
Via Bezzi, 28 c/o Acli
tel. 0464 422041
fax. 0464 489995
[email protected]
www.atas.tn.it
orario:
martedì 15. 00 - 17.00
mercoledì, giovedì, venerdì
9.00 - 12.00
gestione alloggi e posti letto
per extracomunitari lavoratori e famiglie immigrate
52
Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no!
ASSOCIAZIONE
INDIRIZZO
SERVIZI OFFERTI
Lila Trentino
(Progetto
Aquilone, ambito
prostituzione)
Trento
Via Vittorio Veneto, 24
tel. 0461 391420
[email protected]
centralino informativo;
counselling; centro di ascolto e orientamento; prevenzione; formazione; gruppi
d’auto-aiuto; consulenza
previdenziale e socio-assistenziale; UdS per persone
che si prostituiscono
Cooperativa
Girasole
Società
Cooperativa
Sociale - Onlus
Rovereto
Via Cartiera, 9
tel. e fax 0464 438914
[email protected]
gestione comunità di
accoglienza; accoglienza in
modo temporaneo e sulla
base di un progetto di accompagnamento e reinserimento nell’ambito sociale,
lavorativo ed abitativo di
persone adulte con problemi
di disagio sociale, difficoltà relazionale, alcolisti in
trattamento, beneficiari di
misure alternative alla pena
detentiva
Convento Frati
Cappuccini
S. Caterina
Rovereto
Borgo S. Caterina, 38
tel. 0464 437516
distribuzione panini
Credito Solidale
Rovereto
ex canonica, Via S. Croce, 21
tel. 0464 433280
orario:
1° e 3° venerdì del mese
17.30 - 18.30
concessione crediti
Ass. Alcolisti
in trattamento
A.C.A.T.
Vallagarina
Rovereto
Via Tiella, 11/D c/o
orario:
dal lunedì al venerdì
8.00 - 12. 00
gruppi di auto mutuo aiuto
tra famiglie con problemi
di alcool; promozione della
salute per le problematiche
inerenti al consumo di alcol
Capitolo 3 - Analisi delle risorse
53
ASSOCIAZIONE
INDIRIZZO
SERVIZI OFFERTI
Ass. Città Aperta
ponti fra
persone, lingue
e culture
Rovereto
Via Vicenza, 5
presso Centro della Pace
cell. 333 4827245
tel. 0464 421426
città[email protected]
www.rovepace.org
orario sportello:
venerdì 16.00 - 18.00
accoglienza e primo orientamento; accompagnamento
e mediazione; traduzione
e interpretariato; informazione, formazione e sensibilizzazione; educazione
interculturale;
mediazione linguistica e
culturale; mantenimento
cultura e lingua madre
Casa di
Accoglienza
Fondazione
Comunità Solidale
Rovereto
Borgo Santa Caterina, 61
tel. 0464 423144
centro extracomunitari serale e notturno solo maschile
Centro Diurno
Fondazione
Comunità Solidale
Rovereto
Borgo Santa Caterina, 61
tel. 0464 423263
lavanderia, docce, mensa
per uomini e donne
Centro di Ascolto
e Solidarietà
C.e.d.A.S.
Caritas Decanale
Rovereto
Rovereto
Via Setaioli, 3/b
(c/o Beata Giovanna)
tel. 0464 423263
[email protected]
[email protected]
orario:
dal lunedì al venerdì
16.00 - 18.00
piccoli interventi di aiuto
economico; distribuzione
mobili;
distribuzione schede
telefoniche; distribuzione
medicinali;
distribuzione biglietti
viaggio
Laboratorio
indumenti O.F.S.
Ordine Francescano Secolare
Rovereto
Via Conciatori, 21/a
tel. 0464 437432
orario:
lunedì, mercoledì,
venerdì 14.30 - 17.30
distribuzione vestiario
Per quanto riguarda l’assistenza pubblica va ricordato che l’attuale legge provinciale e le scelte dell’amministrazione comunale prevedono la non presa in carico da
parte dei Servizi Sociali, quindi non possono essere effettuate delle progettualità e
tantomeno l’erogazione di interventi, come il minimo vitale ecc. alle persone non residenti. Alle volte l’intervento da parte dei Servizi Sociali si limita alla segnalazione
al privato sociale. I
54
Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no!
CAPITOLO 4
GLOSSARIO DELLA CARITÀ
ACCATTONAGGIO
Chiedere l’elemosina per mestiere.
BARBONE / CLOCHARD
“Barbone”, “clochard” sono sinonimi di vagabondo, mendico, persona sporca.
BISOGNI PRIMARI
Sono fisiologici e sono quelli che una volta soddisfatti garantiscono la sopravvivenza, come l’aria da respirare, l’acqua da bere, i cibi da mangiare e un luogo dove
ripararsi. I bisogni primari hanno la precedenza, ma una volta che questi vengono
soddisfatti, altri bisogni entrano in gioco nella vita degli individui.
BISOGNI SECONDARI
Una volta che l’individuo si è assicurato i bisogni primari può concentrarsi su altre
necessità di importanza minore non indispensabili alla nostra sopravvivenza e
che possono rimanere insoddisfatti senza creare grossi problemi per l’esistenza.
(es.: bisogno di informazione, di partecipazione, ecc.).
CARITÀ
È Grazia, Virtù e Servizio.
È Grazia: carità di Dio, come Grazia di Cristo partecipata agli uomini nello Spirito
Santo. È la stessa vita di Dio: “Dio è Carità”
È Virtù: virtù del cristiano e della Chiesa, cioè legge di vita e dimensione permanente che richiede il cambiamento della persona e della comunità nel modo di
pensare e di agire.
È Servizio: servizio “concreto” del singolo e della comunità nei confronti dei fratelli, in primo luogo dei poveri; rappresenta la traduzione “in opere” della Carità.
CARITAS
È un organismo pastorale, cioè uno strumento operativo, di cui la Chiesa si dota a
vari livelli: Caritas parrocchiale, decanale, diocesana, italiana.
Suo scopo è quello di rispondere alla finalità stessa della Chiesa, chiamata a
Capitolo 4 - Glossario della carità
55
favorire la crescita della fede, della speranza e della carità in tutti i battezzati;
queste sono le virtù costitutive dell’identità stessa del credente e della comunità
cristiana.
La Caritas ha come compito particolare quello di promuovere “l’educazione permanente” della carità, perché, mentre viene annunciata e celebrata, venga anche
poi tradotta in testimonianza, in forma permanente, da singoli e comunità. Metodo prioritario per realizzare questo compito è la “pedagogia dei fatti”, l’esemplarità che “contagia”.
ELEMOSINA
È quello che si dà o si riceve gratuitamente, sottoforma di denaro o in beni materiali e che tende ad offrire una risposta alle necessità materiali. L’elemosina
viene anche raccolta durante la celebrazione comunitaria della Messa sottoforma
di colletta.
HOMLESS
Senza tetto; chi vive per la strada; chi non ha un tetto per ripararsi.
QUESTUARE
Chiedere l’elemosina o altro umiliandosi. In passato è esistita la figura del Frate
questuante, il quale cioè passando di casa in casa chiedeva l’elemosina anche sottoforma di generi alimentari (uova, noci, ecc.).
SENZA DIMORA (SD) Evoluzione dell’allocuzione “Senza Fissa Dimora”
Senza l’iscrizione anagrafica si perde il diritto all’assistenza sociale e sanitaria.
Quando fu emanata la legge anagrafica, 1954, tutt’ora vigente, i Senza Fissa Dimora erano i nomadi, i girovaghi, i commercianti ambulanti o i giostrai che si spostavano per tutta l’Italia, senza disporre di una dimora stabile e quindi senza avere
la residenza (Art. 43 codice civile).
Oggi le persone senza dimora sono quasi esclusivamente rappresentate da persone adulte gravemente emarginate, per motivi psichici, familiari o economici; a
costoro, soprattutto negli ultimi anni, si sono aggiunti i cittadini stranieri immigrati che non hanno la possibilità di avere un’abitazione e una dimora abituale.
La normativa anagrafica si basa sul principio fondamentale della “dimora abituale”; ma questo principio non può trovare applicazione per chi una dimora abituale non ce l’ha. Per questo motivo il legislatore, per iscrizione anagrafica delle
persone Senza Fissa Dimora, è ricorso al principio del “Domicilio”. I
56
Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no!
CAPITOLO 5
CONCLUSIONI:
RIFLESSIONE SULL’ELEMOSINA
volontari dell’Ascolto CedAS Rovereto
oi volontari del CedAS di Rovereto, dopo una comune verifica e scambio in
ordine all’elemosina, tenendo presente le finalità del CedAS e l’esperienza
dei colloqui di ascolto con le persone che adesso si accostano al CedAS, desideriamo comunicare quanto segue:
Alla base dell’Ascolto sta la persona nella sua unicità e il desiderio del suo bene inteso come contributo alla formazione integrale della persona. In particolare sono
messe in atto le necessarie metodologie per aiutare la persona in un cammino verso
l’autonomia e l’autostima, perché possa riacquisire la propria dignità.
Riteniamo importante in questo percorso, pur nei brevi tempi dei colloqui, comunicare e accompagnare le persone che incontriamo, non attraverso l’elemosina (poco
impegnativa e veloce da eseguire), ma attivando semplici modalità educative che
possono aiutare la persona a prendere coscienza di sé e delle proprie possibili risorse.
In riferimento al significato dell’elemosina desideriamo proporre non tanto un
comportamento improntato all’elargizione semplice e/o automatica di denaro, ma
piuttosto praticare un percorso fatto di relazioni. Naturalmente laddove ciò sia praticabile e in base alle proprie possibilità o condizioni (es.: possibilità di tempo, possibilità economiche, condizioni fisiche ecc.).
Relazione d’aiuto può voler dire anche offrire le necessarie indicazioni (indirizzi, orari,
attività ecc.) sui servizi, pubblici e privati, specializzati o organizzati a cui rivolgersi,
senza volersi sostituire o sovrapporre nella risposta ai bisogni. Nel caso in cui questo
non fosse sufficiente, noi consigliamo di intervenire attraverso la donazione di generi
materiali o servizi (un panino, un caffè, un indumento ecc.) anche se a volte il nostro
aiuto può essere rifiutato in cambio della richiesta di denaro. Questo però non deve diventare l’alibi per chiudere la porta del nostro cuore e quindi la possibilità di offrire
aiuto e solidarietà. Si tratta invece di capire o gestire al meglio questo rifiuto, nella consapevolezza che forse nella nostra società esistono delle nuove povertà.
Non ci sono solo le povertà intese nel senso più classico e storico del termine, ma
ci troviamo di fronte a un impoverimento di atteggiamenti, comportamenti e valori.
Queste nuove povertà si possono superare solo attraverso relazioni profonde, sincere
e a volte faticose.
N
Questo per noi è il comandamento dell’Amore-Carità.
Capitolo 5 - Conclusioni
57
Abbiamo scelto di affidare la conclusione della nostra “indagine” alle
parole del direttore della Caritas Italiana don Vittorio Nozza apparse sulla
rivista “Italia Caritas” del settembre 2008
ALLONTANARE I POVERI, SOPRUSO CHE CONVIENE A MOLTI
di don Vittorio Nozza
«Abbattere tutti i muri che ancora dividono i popoli e le razze, i ricchi dai poveri».
Così, da Berlino, Barack Obama, candidato presidente degli Stati Uniti e simbolo meticcio della contemporaneità. E noi? Noi siamo impegnati a ergere il patetico muro di
Lampedusa. Naturalmente è la solita bugia, che il territorio nazionale sia minacciato
da un’invasione di “clandestini” tale da richiedere la proclamazione dello “stato
d’emergenza”. Al contrario, una vera e pesante emergenza scatterebbe nella malaugurata ipotesi che i lavoratori immigrati privi di permesso di soggiorno abbandonassero, da mattina a sera, le nostre aziende e le nostre famiglie.
Commissari etnici, sindaci sceriffo, censimento dei nomadi, impronte digitali obbligatorie per i minori rom, ordinanze contro la ricerca di cibo e vestiti nei cassonetti:
logica vorrebbe che, come antidoto ai flussi migratori incontrollati, venissero promosse nuove procedure d’immigrazione regolare. Ma non è questo che si vuole. Gli
stranieri continueranno ad arrivare con permessi turistici per essere assunti in nero.
Resteranno le estenuanti pratiche di rinnovo del permesso di soggiorno, e nel frattempo anche i regolari che perdono il lavoro verranno lasciati precipitare nel gorgo
dell’illegalità.
Il fatto è che nel paese dell’economia sommersa il sopruso e l’ingiustizia convengono a molti. È un paese, il nostro, che ha proceduto per lunghi mesi (prima, durante
e dopo le elezioni, con voce quasi corale), a imporre la percezione di una società preda
della criminalità straniera, alimentando la leggenda degli immigrati furbi, titolari di
privilegi a scapito della popolazione locale, e coltivando il comune senso reazionario
con uno scopo preciso: programmare una guerra tra poveri, qualora il calo dei redditi
avesse gravemente acuito il disagio sociale.
Seminare oggi il falso allarme per il “persistente ed eccezionale afflusso di extracomunitari” ed annunciare il potenziamento delle “attività di contrasto” sa di subdolo
e di insidioso: è la codificazione della disuguaglianza anche in materia di diritti fondamentali dell’uomo, fra cittadini e non cittadini, fra appartenenti al popolo ed estranei necessari al popolo, purché rassegnati alla condizione di paria. Ma l’intimidazione
degli stranieri irregolari già ne condiziona la vita, all’insegna della paura: varie associazioni di medici, per esempio, hanno denunciato un calo drastico, nelle strutture
sanitarie, dell’utenza di immigrati bisognosi di cura. Dobbiamo considerarlo un risparmio o una vergogna?
Sicurezza? Attraverso l’integrazione
Quando c’è, è giusto dichiarare l’emergenza. Alla Caritas non manca di certo, al riguardo, una ricca esperienza in Italia e nel mondo. Ma bisogna anche dire che non si
vive di sola emergenza. Nel caso dell’immigrazione nessuno nega che siamo di fronte
58
Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no!
a un fenomeno di portata storica, nel senso che esso ha assunto proporzioni quantitative che incidono qualitativamente sulle società di partenza e di arrivo. Ma ciò avviene ormai da alcuni decenni.
Se la discussione si incentra su un singolo provvedimento, si possono enunciare verità parziali, in un senso o nell’altro. È vero, ad esempio, che l’esigenza di sicurezza è
reale ed è avvertita dalla popolazione, ma è anche vero che non si può commisurare
tutto all’istanza securitaria.
Indubbiamente alcune comunità di immigrati presentano specifici problemi,
quanto ad integrazione e rispetto della legalità. Ma non si possono ignorare problemi
altrettanto seri, come la tutela dei diritti degli immigrati.
Oggi sono proprio gli orientamenti generali a correre il rischio di essere oscurati
dalla logica emergenziale, mentre alcune questioni di fondo attendono di essere definite in un quadro limpido di solidarietà e legalità. In primo luogo, il modello di integrazione che si vuole realizzare ha bisogno di parole chiare, di programmi espliciti,
nei quali devono trovare un posto centrale i diritti degli immigrati, a cominciare da
quelli fondamentali al lavoro, alla scuola, all’uguaglianza tra uomo e donna. Da questo punto di vista è preoccupante il fatto che le comunità interessate, e le organizzazioni impegnate sul fronte dell’immigrazione, non vengano coinvolte nell’elaborazione
delle linee di intervento del governo. E si va facendo altrettanto preoccupante il silenzio che è sceso in sede ministeriale sulla “Carta dei valori della cittadinanza e dell’integrazione”, che era stata costruita insieme agli immigrati suscitando tante speranze e
aspettative.
La definizione di linee di indirizzo, concordate con le rappresentanze sociali, è base
essenziale di una politica che intenda perseguire la sicurezza attraverso l’integrazione, non l’integrazione attraverso la sicurezza. Vi sono ragioni che legittimano qualche disorientamento, ed è giusto chiedere alla politica l’indicazione di un progetto
fondato sull’equilibrio tra diritti e doveri, tra sicurezza e integrazione, che produca
provvedimenti idonei ad affrontare i diversi profili di una questione che chiama in
causa valori profondi del nostro modo d’essere e di rapportarci agli altri.
La violenza dietro il “fastidio”
La battaglia messa in atto in alcune città d’Italia – per sanzionare l’elemosina, l’accattonaggio, il lavaggio dei vetri – è stata accolta da una sorta di consenso silenzioso,
come se fosse diventato all’improvviso normale interdire ai poveri città che passano
per essere un patrimonio dell’umanità, mentre lo sono solo di quella parte che se lo
può permettere. Tutto ciò, nella piena soddisfazione di amministratori, turisti, albergatori, commercianti, cittadini benpensanti.
Non stupisce che si tenti di nascondere agli occhi del paese realtà e vicende di vita
che non piacciono, ma che continuano a esistere. E che per farlo si ricorra a complesse
architetture legislative e amministrative, dalla grande spettacolarità e dalla dubbia
tenuta sui tempi medi e lunghi. Ma a colpire di più è stato il carosello di cittadini interpellati dalle tv, che senza imbarazzo parevano unanimi nel bollare i mendicanti
come un “fastidio”, quasi fosse un termine neutrale o del galateo, e non contenesse
invece una sottile, perversa e inconfessabile carica di violenza. Non foss’altro perché
Capitolo 5 - Conclusioni
59
sotto quegli stracci di vestiti ci sono persone che valgono più dei marciapiedi o del
giusto decoro di una città.
Intristisce, poi, che il mondo politico, per mitigare le frustrazioni di un popolo che
vede riflesse nei poveri le proprie paure, predichi il federalismo e pratichi un’autosufficienza che, combinandosi alla crisi economica, ci rende tutti più sbrigativi, superficiali e spietati. Stupisce anche l’enfasi con cui tali decisioni sono cucinate e
servite agli italiani dai telegiornali. Senza esitazioni, senza incertezze, senza posare
lo sguardo sulla sofferenza di chi tende la mano ma evita gli sguardi dei passanti.
Forse è tempo di ricordare, che rovistare in un cassonetto o nell’immondizia non è un
divertimento per nessuno. Tantomeno per un povero. I
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Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no!
ALLEGATI
Pieghevoli informativi
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Elemosina… o solidarietà? Impegno personale e comunitario… Indifferenza no!
Capitolo 6 - Allegati
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Uso pro manoscritto
a cura delle Caritas dei decanati di Ala, Mori, Villa Lagarina e Rovereto
finito di stampare nel mese di febbraio 2010
da Publistampa Arti Grafiche
Carta riciclata Cyclus Offset 100% macero da raccolta differenziata, sbiancata senza impiego di cloro;
marchi di garanzia: Angelo Blu, Nordic Swan, European Eco-label Flower e Napm;
inchiostri con solventi a base vegetale.
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elemosina… o solidarietà?