ASSIPANificatori CRONACA NEWS 24 Due fette di... informazioni per voi a cura di Vittorio Stagnani IL SALUTO DEL PRESIDENTE P er i lettori e per i panificatori queste due pagine su Confcommercio Magazine sono da immaginare come due fette di pane. All’interno notizie, eventi, storie, curiosità ricette relative al principe delle nostre tavole. Daremo anche comunicazioni sindacali e in ogni numero presenteremo un panificatore che s’è particolarmente distinto nell’Arte Bianca. Il tutto sempre nel culto di quella tradizione rispettando la quale produciamo, sia pure con macchine moderne, un pane riconosciuto tra i migliori in Italia. E questo perché conserva i sapori di quando lo si faceva in casa. Così come è la focaccia barese per la quale stiamo facendo tutto il possibile per il riconoscimento IGP. L’Assipan ha preso anche valide iniziative per combattere lo spreco, incivile, del pane raffermo che sempre più spesso finisce nelle discariche. Ai panificatori chiedo di collaborare segnalandoci i loro problemi o quant’altro relativo alla loro attività, sempre tenendo conto delle esigenze del consumatore. Ringrazio per l’ospitalità Alessandro Ambrosi, presidente della Confcommercio, i membri dell’Assipan e Vittorio Stagnani. A lui che tanto ha scritto in articoli e libri sul pane, abbiamo dato il compito di…impastare queste pagine. E farle lievitare con la collaborazione dei consumatori e di noi dell’Arte Bianca. Gaetano Catalano Presidente Assipanificatori di Bari e Provincia IL PANE NON SI BUTTA La notizia dello spreco di tonnellate di pane buttate nelle discariche a Milano, come in tante città italiane, ha provocato non poche reazioni. Tutte contro questo malcostume che offende la ragione e insulta storia, tradizioni, religioni. Cosa si può fare per salvare tanto ben di Dio? Intanto auto educarsi, per evitare sprechi e imparare a riciclare il pane raffermo. Da parte nostra abbiamo proposto un sistema di raccolta del pane, come per la carta, la plastica, i metalli, gli oli. Pane che potrebbe essere utilizzato per uso zootecnico e per concimi. In Italia spendiamo miliardi per importare dall’estero mangimi per animali e perciò lanciamo l’idea di costituire una filiera per la raccolta, trasformazione e riutilizzo del pane vecchio. Il panificio di quartiere, primo anello di tale filiera, si impegnerà a sensibilizzare i consumatori a consegnare presso il proprio panificio il pane avanzato nelle famiglie e a raccoglierlo in appositi contenitori distribuiti presso tutti i punti di vendita. E’ una manifestazione di civiltà non sprecare questa grande risorsa con l’intervento degli organi e delle autorità competenti e con le industrie di trasformazione. Infine, stiamo pensando di realizzare un libretto con le ricette possibili con il pane raffermo: almeno una quarantina dall’antipasto ai dolci. UN’IGP PER LA F’CAZZ L’idea di dare alla focacaccia (f’cazz), emblema di baresità, la dignità di un riconoscimento IGP (Indicazione geografica protetta) nacque nel corso di un incontro organizzato dall’associazione culturale Altair in Via Re David a Bari. Un idea che noi dell’Assipan-Confcommercio abbiamo subito condiviso e sembra che anche la condotta barese di Slow Food non sia rimasta insensibile alla proposta e indicare la focaccia almeno per farne eventualmente un “Presidio”. La strada per ottenere l’IGP è tortuosa, ma non ci fermeremo. E questo perché nonostante l’invasione di pizze e pizzelle, al taglio e no, con mozzarelle chimiche e La tipica focaccia barese sentori, solo sentori, di pomodoro, la focaccia barese è sempre apprezzata. Anche dai turisti che, in visita alla Basilica, sono sempre attrattati dalle profumate sirene della focaccia del panificio Fiore, nella vicina Strada Palazzo di Città. E non solo. In tutta la città se ne fa di ottima. Addirittura ci sono “scuole” di focaccia e gli estimatori (o fans) di questo o quell’altro panificio dove “è sottile al punto giusto”, oppure “lì la fanno più croccante”, o ancora perché “è condita da Dio”. Giorgio Saponaro, cantore di Bari, dice che quando un cliente esce dal panificio con un pezzo di focaccia e addenta il primo boccone, socchiude gli occhi dal piacere. Inevitabile reazione al fatto che la focaccia, sempre secondo lo scrittore, è calda, rossa, morbida. E’ come una madre, una donna, un seno. Ma la focaccia ha da essere sottile o alta? Una diatriba non di poco perché a seconda della spessore può essere farcita o meno. Secondo Mimmo Fiore, la focaccia è già nutriente così com’è. Inoltre, quando la si vuole più alta bisogna impastarla con le patate e non tutti sono d’accordo con quest’altro ingrediente, apprezzato invece da altri. Un parere tutto particolare è quello di Raffaele De Pasquale, panificatore, diacono e poeta del pane. Le sue poesie le... pubblica sulle buste del suo esercizio. Ne ha scritta una anche sulla focaccia. “La volene accìde!/ Savonne fissate /che sti cazze de fast-food/ ca vènnene stu scìtte d’hotdog./ M’arrecordeche ca zi’ Antonie,/ sott’ u arche jalde,/ aqquanne facève la fecazze/ e la chescéve o furne de pète de Nardine,/ jève na fèste pe tutte la strade./ U addore te facève scemmenì./ Nu sapore ca non pote merì!/ La fecazze jè u amore de le barìse./ E avève rascione chèdde ca zi’ Coline/ disse a zi’ Sabbèlle,/ “La vèra morte de la fecazze jè.../ la mortadelle!” “Di tradizione pugliese: fave e cicorie, baccalà, calzone di cipolla, la tiella di riso patate e cozze e pasticceria o altro su richiesta, sempre della tradizione. A Natale e a Pasqua il negozio è un tripudio di dolci a base di mandorla e di scarcelle”, precisa Morisco. Ogni giorno nel panificio, mèta di buongustai attratti dalla fama della buona cucina di Costantino, si lavorano tre quintali di farina per sfornare tre quintali di pane, focacce e altro. Usa farine di qualità e il lievito è quello madre per garantire una panificazione di prestigio, di pregio e in sicurezza. Morisco racconta di quando, ancora bambino, si appassionò al lavoro del padre Michelangelo e abbandonò gli studi per dedicarsi all’Arte Bianca. “Tanti i sacrifici e molto devo a Francesco Catalano che per anni è stato il presidente della nostra associazione. Mi seguì, mi incoraggiò specie quando pensai di aprire un mio negozio. A lui devo l’aver fatto del mio mestiere di panificatore un’arte. Per tenere alta la bandiera dei panificatori di Bari”. QUANDO L’UOMO MANGIA IL PANE… “Qualunque cosa l’uomo mangi, quello è sempre il momento più bestiale: quando l’uomo è più vicino all’animale che in qualunque altro momento. Anche quando l’uomo fa le cose della generazione dell’uomo, quelle sono cose animali, ma c’è un momento che nell’uomo, anche nell’uomo più animalesco, è un momento di sublime poesia. Solo quando mangia il pane, il semplice pane, senza niente sopra, niente dentro, quello è un momento bellissimo dell’uomo: non c’è neanche un filo di animalità in esso”. E’ una riflessione di Vittorio G. Rossi, genovese, scomparso oramai da molti anni e immeritatamente dimenticato pur essendo stato autore di decine di libri bellissimi e inviato speciale in tutto il mondo per importanti quotidiani e riviste nazionali. IL PERSONAGGIO Costantino Morisco, 56 anni, figlio d’arte, ha messo le mani in pasta sin da bambino. Gestisce dal 1992 un panificio di tutto rispetto a Bari, in Viale Iapigia 74. Ha la collaborazione della moglie Anna e il figlio Dario di 21 anni, pur essendo studente di Economia e Commercio, non è indifferente al fascino dell’Arte Bianca. Morisco dà lavoro a nove dipendenti che non fanno solo pane, focaccia, panzarotti e taralli, ma anche cucina da asporto. Uno scorcio del Panificio Morisco ASSIPANificatori NEWS 25