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Per noi appassionati
romani, la pista di
Vallelungaera un po' la meta
fissa di ogni domenica, un'occasione per vivere le corse da
vicino e che inevitabilmente
stimolava nei più ambiziosi l'idea di una qualche partecipazione diretta. Verso la fine degli anni Sessanta, il fenomeno
delle "500" da corsa era in
pieno boom, con una netta supremazia dei preparatori settentrionali - Ferraris e Garavel-
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RENZOVACCARI:
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Quella di Vaccari è certamente tra le più
rinomate e attrezzate officine della Capitale.
È in rapporto di collaborazione con diversi
preparatori, ai quali mette a disposizione
la sua invidiabile esperienza e le sue
rimarchevoli strutture tecniche. Tra queste
è da citare la sala prova ricavata in un bunker
perfettamente anecoico, tale da consentire
test anche in piena notte senza
che gli abitanti dei sei piani soprastanti
l'officina si accorgano di nulla! AI solo
nominare le «50011da corsa, gli occhi
di Renzo Vaccarisi illuminano come per incanto.
lo in testa - sui meno esperti
colleghi del Sud. Tutto cominciò dalla voglia di controbattere il loro strapotere. Era la primavera del 1968. Mi procurai
- nell'ordine - una
"500" usa-
ta, la cassetta di trasformazione Giannini "500 Montecarlo" e un banco prova Borghi&
Saveri. In ultimo mi misi alla
ricerca di un buon "cinquecentaro", ossia di un pilota già
esperto nella guida della vetturetta. Quanto a me, cercai
di mettere bene a frutto tutta
la mia esperienza motoristica,
lavorando principalmente sull'equilibratura - ho sempre
considerato il bicilindrico
"500"
un motore
zoppo
-e
sulla funzionalità dell'alimentazione. La macchina esordì a
Vallelunga il 15 giugno 1969
con Enzo Santucci, e si classificò terza. Nella successiva
cronoscalata Amalfi-Agerolaci
scappò addirittura la vittoria.
In attesa della stagione successiva, il motore fu sviluppato fino a circa 38 CV.
Il primo titolo arrivò proprio
nel 1970, con Santucci. L'anno seguente, i tricolori furono
due, nella 500 con "York" e
nella 600 ancora con Santucci. In questo caso si trattava
di una vettura con specifiche
Abarth "595" - oramai le macchine venivano allestite secondo fiche, cioè prescindendo dal libretto
-
di circolazione
una scelta per la verità riconducibile più a divergenze commerciali con la Giannini che a
una effettiva preferenza tecnica per lo Scorpione. Anche il
1972 fruttò due titoli, con
"York"nella 600 (su Abarth) e
con Santucci nella 700 (su
Giannini).Infine, altri due titoli
arrivarono nel 1973 grazie a
"Piero" e "York", rispettivamente su Giannini "590" e
"650". Con la Casa romana si
era stabilito nel frattempo un
buon rapporto di collaborazione, sfociato nell'omologazione di particolari indispensabili
quali le bielle in acciaio, i cerchi da 10' e i freni maggiorati.
Quello della" 500" era comunque un motore difficilissimo
da elaborare, basti pensare
che a 8000 giri/min. la flessione dell'albero era tale da
provocare un allungamento
della corsa al PMS di quasi
un millimetro. Nella massima
evoluzione a condotti separati, il mio bicilindrico Giannini
"650" arrivava a sviluppare
70 CV, una potenza che a
Monza consentiva di superare
i 180km/h".
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renzo vaccari