L’identità teologica della Chiesa Luterana
„Da noi si istruiscono anche i fedeli che qui il termine
„fede“ non significa soltanto credere che un certo fatto
storico è accaduto – anche gli empi e il diavolo hanno tale
fede! -, ma significa fede che non crede solo nel racconto
storico, ma anche nell’effetto del fatto storico, e cioè in
particolare crede questo articolo di fede, la remissione dei
peccati, e cioè che, mediante Cristo, abbiamo la grazia, la
giustizia e la remissione dei peccati.” (CA XX)1
La nostra fede
L’identità teologica della Chiesa Luterana
Gentile lettore,
alla soglia tra il medioevo e l’era moderna la Riforma
proponeva un nuovo significato di fede e cioè fede innanzitutto
come rapporto fiducioso e personale con Dio. Esso è costituito
da parte di Dio dal suo perdono e dall’accoglimento
incondizionato dell’uomo, la cosiddetta giustificazione per sola
grazia, e, da parte dell’uomo, dalla fede in questo suo
accoglimento. Intorno a questo rapporto diretto Lutero ed altri
riformatori hanno sviluppato la loro concezione della religione,
che in seguito diventò fondamentale per tutta l’era moderna. Al
centro della riforma si trova il Vangelo della grazia divina che
Lutero contrappose al concetto della autogiustificazione per
mezzo delle proprie opere. Con il richiamo alla Bibbia furono
eliminati abusi e deviazioni, la devozione selvaggia a reliquie e
santi nonché una visione troppo statica ed esteriore della fede e
dell’etica. La Riforma anticipò criteri di parità oltre che tra laici
e religiosi, anche tra uomo e donna; essenzializzò e semplificò,
anticipò i concetti più moderni di individuo e libertà nella
responsabilità e dette una risposta di fede, pensiero e cultura
che contribuì ad un’evoluzione anche sociale.
1
La Confessione Augustana del 1530, a cura di Giorgio Tourn, versione dal
latino di Maria Rosa Serafini, Testi della Riforma 9, Claudiana Editrice,
Torino 1980, pag. 134
2
Per promuovere la verità dell’Evangelo Lutero si rivoltò contro
papa e concili, ma mai c’è stata da parte sua l’intenzione di
provocare uno scisma o di fondare una nuova religione. Voleva
semplicemente riportare Cristo al centro della fede e protestò
contro alcuni abusi. Con la Chiesa Cattolica Romana (e quella
Ortodossa) ci uniscono le cose fondamentali come la Bibbia, il
credo apostolico e quello di Nicea-Costantinopoli e moltissime
altre cose. Supponendo che voi conosciate le basi del
Cristianesimo, in questa sede mi limito a descrivere alcuni
punti fondamentali specificatamente luterani.
Comincerò con una piccola introduzione storica per poi
indicare i mezzi mediante i quali lo Spirito opera la fede in noi
e cioè la parola e i sacramenti. Segue poi il centro
dell’Evangelo: la giustificazione per sola grazia. Esaminerò le
conseguenze della giustificazione: la libertà cristiana, il
sacerdozio universale e infine la nostra comprensione di
Chiesa. Concluderò con uno sguardo all’ecumenismo.
"In primo luogo vi prego di tacere il mio nome e di non
chiamarvi luterani, ma cristiani. Che cos'è Lutero? Non è mio,
l'insegnamento. Né sono stato crocifisso per nessuno. 5. Paolo, I
Cor 3, non sopportava che i cristiani si dicessero paolini o petrini,
invece di cristiani. Come potrebbe venire in mete a me, povero,
puzzolente sacco di larve, che i figli di Cristo si debbano
chiamare secondo il mio nome che non contiene salvezza alcuna?
Non cosi, dunque, cari amici; cancelliamo i nomi dei partiti e
chiamiamoci Cristiani dal nome di Cristo, di cui abbiamo
l'insegnamento." WA 8, 685, 8-Il
Più tardi, quando c’erano già i primi martiri “luterani”, Lutero
scrisse: "Ma poiché anche il mio nome è in gioco e voi venite
perseguitati come luterani, penso che non sia stato sconveniente
avermi preso come sono. E benché non mi sia gradito che
l'insegnamento e la gente siano detti luterani, e devo soffrire che
essi dunque facciano vergogna alla Parola di Dio usando il mio
nome, essi devono però far rimanere e salire in onore Lutero,
l'insegnamento e la gente luterani, oppure essi e il loro
insegnamento naufragheranno e andranno in rovina, anche se il
mondo ne avesse abbastanza e tutti i diavoli s'adirassero."
WA 15, 78, 5-13; trad. Anna Belli
Una svolta epocale
Ma vediamo dal principio. All’inizio del Cinquecento la
concezione del mondo medievale era in crisi. Che cosa era
successo? Grandi cambiamenti stavano accadendo. I
commercianti e le città arricchite chiedevano maggiore
autonomia. Gli stati rafforzarti mettevano in dubbio il
monopolio dell’autorità ecclesiale. Il Rinascimento aveva
riscoperto l’uomo come individuo. Machiavelli proclamava un
individualismo spietato. Le scienze mettevano in dubbio il
sapere d’allora. L’America era stata scoperta. Poco dopo
Lutero, Copernico proclamava che il sole non girava attorno
3
4
alla terra, ma la terra
attorno
al
sole.
L’invenzione
della
stampa
cambiava
l’aspetto del libro, ne
cambiava
la
sua
percezione
ed
importanza ed apriva
nuove possibilità di
comunicazione.
L’Umanesimo criticava
la chiesa con l’aiuto
delle fonti, cioè con la
Bibbia. Quindi tutto
veniva capovolto. In
questo contesto la
chiesa, garante del
vecchio
ordine
medievale, si trovava
anch’essa in crisi e la
sua
decadenza
includeva materialismo,
pretesa esagerata di
potere
politico,
corruzione, immoralità
e
mancanza
di
istruzione generale e
religiosa di gran parte
del clero e dei laici. In
questo stato e alla luce
della visione nuova
dell’uomo e del mondo,
essa non appariva più
credibile per garantire
la salvezza all’uomo.
Il 31.10.1517 Martin
Luther affisse 95 tesi
Che cosa significa la rosa di
Lutero?
La rosa è lo stemma del Riformatore.
In una lettera del 1516, Lutero spiega
il significato della rosa:
"Prima dev'esserci una croce: nera
nel cuore, che ha il suo colore
naturale,
affinché io mi ricordi che la fede nel
Crocifisso ci rende beati.
Poiché il giusto vivrà per fede, per la
fede nel Crocifisso.
Ma il cuore deve trovarsi al centro di
una rosa bianca, per indicare
che la fede dà gioia, consolazione e
pace;
perciò la rosa dev'essere bianca e
non rossa, perché il bianco è il colore
degli spiriti e di tutti gli angeli.
La rosa è in campo celeste, che sta
per la gioia futura.
E il campo è circondato da un anello
d'oro, per indicare
che tale beatitudine in cielo è eterna
e che non ha fine e che è anche più
eccellente di tutte le gioie e i beni,
così come l'oro è il minerale più
pregiato, nobile ed eccellente."
5
alla porta della chiesa di Wittenberg. Da lì ebbe inizio la
Riforma che trasformò la vita religiosa in tutta l’Europa del
nord e dette concetti basilari a varie chiese evangeliche. In
quell’epoca l’Europa ribolliva e manifestava ovunque iniziative
di riforme. Alla sensibilità religiosa di Lutero ed al suo genio
spetta il merito di aver percepito il disagio della sua epoca e
d’aver dato a tutti le chiavi per risolverlo. In un certo senso ha
unito e guidato tutto il movimento della Riforma, anche se la
radicalità religiosa ed il suo rigorismo l’hanno man mano
isolato in un movimento che andava avanti ormai da solo. Dopo
lo scisma con Roma seguiva quello con l’ala radicale della
Riforma, poi con Zwingli sulla questione della presenza reale di
Cristo nell’Eucaristia
e infine con l’Umanesimo sulla
questione della nostra totale dipendenza da Dio. In tutti questi
scontri Lutero si basava radicalmente sulla Bibbia quale
fondamento della teologia luterana e mezzo mediante il quale lo
Spirito Santo crea la fede in noi. Contrappose l’autorità della
Bibbia a quella dei papi e dei concili che non riteneva
infallibili. Probabilmente fu questo, piuttosto che la sua
teologia della giustificazione, a condurre allo scisma tra le
chiese della Riforma e la Chiesa Cattolica Romana.
La Parola di Dio
Per Lutero la Bibbia non è semplicemente un elenco di
informazioni o prescrizioni, ma è la Parola di Dio vivente. La
Parola di Dio è creativa e potente. La sua Parola uccide e
vivifica! Essa non è semplicemente identica con la Bibbia, ma
la Bibbia la testimonia e la “promuove”. Lutero dava
particolare attenzione alla predicazione in cui si attualizza - se
Dio vuole - la Parola di Dio.
Nell’incontro con la Parola vivente l’uomo viene posto davanti
a Dio: nella predicazione della legge riconosce quanto è lontano
da lui; nell’ascolto dell’Evangelo gli viene rivelato l’amore di
Dio e così si riconosce perdonato e accolto. Così lo Spirito,
mediante la Parola, trasforma l’uomo in un processo di morte
6
(alla vecchia vita centrata su se stesso) e risurrezione (a una
nuova vita unita a Cristo nella fede).
Al centro della Bibbia sta l’Evangelo di Gesù Cristo, che è
diventato uomo, è morto ed è risuscitato per riconciliarci con
Dio. Nell’uomo Gesù che soffre per noi in croce, possiamo
riconoscere l’amore di Dio. Il fatto che la Bibbia ha un centro,
permette di distinguere passaggi chiari e oscuri, importanti e
meno importanti. Si potrebbe dire che la Bibbia è parola di Dio
in quanto promuove Gesù Cristo.
Essendo parola di Dio, la Bibbia spiega se stessa e non ci
possono essere autorità umane al di sopra di essa. Per questo i
riformatori hanno proclamato il principio “sola scrittura”, cioè
soltanto la Bibbia ha autorità in questioni di fede, non papi o
concili. Mediante la predicazione e la diffusione della Bibbia
viene suscitata la fede e quindi allargato il regno di Dio.
I sacramenti
Oltre che dalla predicazione, la fede viene suscitata e nutrita dai
sacramenti che però sono da vedere insieme alla parola. Non è
l’acqua o il pane e vino che salvano, ma la Parola insieme a
loro. Certamente Dio è presente ovunque, ma ciò non significa
che lo possiamo riconoscere ovunque. Invece Dio ci ha dato la
promessa di essere presente nei segni da lui indicati. Visto che i
segni diventano sacramenti non ad opera dell’uomo o della
chiesa, ma grazie alla promessa, i riformatori li chiamano anche
“parola visibile”; essi sono un altro
modo di comunicare l’Evangelo.
Come la parola predicata, anche i
sacramenti suscitano e rafforzano la
fede. Un sacramento è un segno,
istituito da Gesù Cristo e legato ad
una promessa di salvezza. A questi
criteri corrispondono il Battesimo e la
Santa Cena (Eucaristia).
7
Il Battesimo: Il Battesimo è il sacramento di iniziazione. È il
dono dello Spirito, il perdono dei peccati e l’accoglimento nella
Chiesa. È unico e valido per tutta la vita, per cui non si
ribattezza chi già è stato battezzato prima, sia pure in un’altra
chiesa. Generalmente battezziamo i bambini, perché il
Battesimo è dono di Dio e non può dipendere da un nostro
sviluppo intellettuale o spirituale. Inoltre non deve essere visto
come un atto isolato, ma ogni giorno della nostra vita dobbiamo
ritornare al Battesimo e rinascere ad una nuova vita unita a
Cristo.
La Santa Cena: La Santa Cena è il sacramento che ci nutre e
che ci rinforza nella fede durante il nostro cammino di credenti.
In essa il credente è in comunione con Cristo che “in, con e
sotto” il pane e il vino è realmente presente. Lutero rifiuta però
la teoria della transustanziazione, perché teme che venga
applicato uno schema interpretativo non preso dalla Bibbia (in
questo caso la filosofia di Aristotele con la sua distinzione tra
sostanza e qualità). Lutero vede il pericolo rappresentato dal
fatto che la filosofia di Aristotele venga usata come schema e
misura alla quale la comprensione della Sacra Scrittura deve
adeguarsi. Lutero stesso non dà una spiegazione esauriente su
come sia da concepire la presenza reale del corpo e del sangue
di Cristo. Egli si basa sul testo biblico in cui Gesù dice:
“Questo è il mio corpo.” A queste parole si deve credere senza
cercare di rendere accessibile questo mistero alla ragione
umana. Più tardi si è chiamato il concetto luterano
consustanziazione. Il pane resta pane e il vino vino, ma assieme
a loro ci sono anche, realmente presenti, il corpo e il sangue di
Cristo.
Oltre alla transustanziazione Lutero nega la visione
dell’Eucaristia come sacrificio e la sua celebrazione da soli soprattutto se fatta per la salvezza dei defunti. La Riforma è
ritornata alla distribuzione sotto le due specie, cioè pane e vino.
Contro altri riformatori (p.es. Zwingli) Lutero difende la
presenza reale di Cristo.
8
Visto che la validità del sacramento dipende da Dio e non
dall’uomo, la chiesa può incaricare anche laici per
l’amministrazione del sacramento. Visto che Cristo e non
l’uomo invita alla Santa Cena, nelle chiese protestanti possono
partecipare tutti i cristiani, indipendentemente dalla loro
confessione.
Nel sacramento incontriamo un mistero che non possiamo
razionalizzare completamente e di cui non possiamo disporre,
che non si rivolge solo alla ragione, ma a tutto l’uomo (come
d’altronde anche la Parola). Nella sua corporalità i sacramenti
ci ricordano che Dio è diventato uomo e che noi stessi siamo
spirito e corpo.
La giustificazione per sola grazia mediante la fede
Dopo aver visto che la fede è un dono di Dio che Egli ci dà,
irrompendo nella nostra vita mediante l’annunzio
dell’Evangelo, esaminiamo ora il contenuto della fede e cioè in
particolare la giustificazione del peccatore. Con la
giustificazione per sola grazia mediante la fede trattiamo adesso
l’articulus stantis et cadentis ecclesia, l’articolo cioè su cui è
costruita tutta la teologia luterana.
La citazione che ho posto all’inizio ci illumina che avere fede
non significa semplicemente credere che Dio esista – questo lo
credono anche i diavoli – ma significa innanzitutto credere che
Dio mi ama e che mi ha perdonato e accolto in modo
incondizionato così come sono.
Questa è la risposta alla domanda chiave: “Come posso essere
salvato?”, oppure nel linguaggio del Cinquecento che
immaginava Dio come un giudice pronto a giudicarci secondo
le nostre opere: “Come posso essere giusto davanti a Dio?”,
oppure nella famosa formulazione di Lutero: “Come posso
avere un Dio misericordioso?”
9
Questa domanda fondamentale era quella che tormentava
Lutero e la gente della sua epoca, ma penso che anche oggi, sia
pure con altri concetti e parole, questa sia la domanda centrale.
La gente comune al tempo di Lutero aveva una risposta a
questa domanda: mantenere i comandamenti di Dio e le
prescrizioni della chiesa, ricevere regolarmente i sacramenti e
fare buone opere: così ci si può salvare. Anche Lutero
inizialmente seguì questa strada e scelse subito quella più
sicura, diventando monaco. Diventare monaco era un modo per
guadagnarsi la salvezza. Il monachesimo fu visto come una via
superiore e più santa per raggiungere il paradiso. Infatti Lutero
fu tormentato dalla paura della propria salvezza. Praticava le
mortificazioni con grande zelo. Pregava più degli altri,
digiunava di più, vegliava di più, passava lunghe ore nel
confessionale, al punto tale che i suoi superiori si
preoccupavano seriamente per lui. Ma tutto ciò non bastava per
rendere Lutero certo della propria salvezza. Gli rimaneva
sempre la sensazione di non essere perfetto, di non
corrispondere al 100% alla volontà di Dio. Aveva questo
dubbio nonostante la sua vita impeccabile. Si sentiva sempre un
peccatore.
Lutero scrisse importanti inni e cantò volentieri a casa con la famiglia
10
Ma vi è una differente interpretazione del peccato e del
peccatore. La Chiesa Cattolica Romana considera la legge in
modo letterale, per cui peccare significa fare idolatria, rubare,
mentire, uccidere, ecc. Una persona battezzata che si astiene da
questi atti non può essere considerata un peccatore.
I Luterani invece considerano la legge sotto il profilo spirituale.
Prendiamo la legge “non rubare”. Secondo l’interpretazione di
Lutero già un commerciante, che sfrutta un suo monopolio per
vendere la sua merce ad un prezzo troppo alto e che quindi si
arricchisce a spese degli altri, è in fondo un ladro e pecca
sicuramente contro la legge divina. La legge più importante è la
prima: “Io sono il Signore, il tuo Dio, non aver altri dei accanto
a me”. Il nostro peccato radicale è proprio questo, che: noi,
esseri umani, non lasciamo che Dio sia Dio, ma vogliamo
essere noi stessi Dio; che noi non amiamo Dio con tutto il
cuore, ma che amiamo noi stessi più di lui; che non mettiamo
Dio al centro della nostra attenzione, bensì noi stessi; che non
realizziamo la volontà di Dio, ma vogliamo realizzare la nostra
volontà. Quindi per Lutero già il fatto di non amare Dio
sufficientemente è un peccato e quindi siamo peccatori anche se
siamo battezzati ed anche se non commettiamo nessun crimine
nel senso umano. Il vero crimine è il nostro egocentrismo.
Infatti i riformatori definivano l’uomo peccatore come “uomo
inclinato su se stesso”.
Per comprendere la teologia luterana della giustificazione
dobbiamo tener conto di questa differente definizione del
peccato. È una definizione che mette al centro la relazione con
Dio. Peccato è tutto ciò che viene fatto al di fuori dell’unione
con Dio, anche se esteriormente può sembrare buono.
È chiaro che Lutero con tutti i suoi sforzi doveva disperare,
perché alla fine solo Dio è buono. Infatti Lutero tremava di
fronte alla giustizia di Dio, che, onnisciente e perfettamente
giusto, doveva inevitabilmente consegnare il peccatore alla
perdizione.
11
Nella Bibbia trovava poi la risposta alle sue domande
riflettendo su Romani 1,17.18. Lutero descriveva la sua
scoperta riformatoria come segue:
Mentre meditavo giorno e notte ed esaminavo il concatenamento
delle parole seguenti: La giustizia di Dio è rivelata in esso (cioè
nell’evangelo) da fede a fede come è scritto: il giusto vivrà per fede,
cominciai a capire che la giustizia di Dio è quella per la quale il
giusto vive per il dono di Dio, cioè per la fede, e che la giustizia di
Dio significa qui la giustizia che Dio dona, per mezzo della quale il
giusto “vive”, se ha fede. Il senso della frase è dunque questo:
l’evangelo ci rivela sì la giustizia di Dio, ma la giustizia passiva, per
mezzo della quale Dio, nella sua misericordia, ci giustifica mediante
la fede, come è scritto: il giusto vivrà per fede.
A questo punto mi sentii rinascere, e mi parve che si spalancassero
per me molte porte del paradiso. Cominciai a percorrere le Scritture,
e notai altri termini che si dovevano spiegare in modo analogo:
l’opera di Dio, cioè l’opera che egli compie in noi; la potenza di Dio,
mediante la quale egli ci dà forza; la salvezza, la gloria di Dio.
Come avevo odiato prima l’espressione giustizia di Dio, altrettanto
amavo ed esaltavo ora quella parola dolcissima. Così quel passo di
Paolo divenne per me la porta del paradiso. In seguito lessi lo scritto
di Agostino De Spiritu et littera e mi accorsi che interpreta la
giustizia di Dio in modo del tutto analogo, cioè intende la giustizia di
cui Dio ci riveste, giustificandoci. Ebbi così la gioia di constatare che
la giustizia di Dio, per Agostino, è quella grazia a cui siamo
giustificati. WA LIV,185s
Quindi la giustizia di Dio non è quella con la quale egli ci
giudica, ma quella con la quale ci rende giusti. Dio è diventato
uomo in Gesù Cristo ed è stato crocifisso per i nostri peccati. In
Cristo, Dio riconcilia il mondo con se stesso. Così Gesù Cristo
diventa la nostra giustizia e la nostra salvezza. Con ciò abbiamo
già afferrato uno dei principi fondamentali del luteranesimo:
Solus Christus.
12
La giustizia del credente non consiste nei suoi presunti meriti,
ma nell’oggetto della fede, cioè Cristo. Questo significa che la
nostra giustizia non è qualcosa che ci appartiene, ma che sta
fuori di noi. Allora è chiaro che questa giustizia non può né
aumentare né diminuire, perché Cristo è sempre perfetto. La
nostra giustizia è dunque completamente indipendente da ciò
che facciamo o non facciamo. Non c’è bisogno e non è
possibile aggiungere da parte dell’uomo qualcosa alla giustizia.
Ciò non significa che non potremmo procedere nella
santificazione della nostra vita, anzi è un compito che ci occupa
tutta la vita, solo che non lo facciamo per diventare giusti, ma
perché Dio ci ha fatto giusti.
Visto che la giustizia sta fuori di noi, è una giustizia creduta.
Crediamo che Dio ci dichiara giusti per mezzo di Gesù Cristo.
Cristo è la grazia di Dio, la sua misericordia, giustizia, verità,
saggezza, forza, consolazione e beatitudine, datoci da Dio senza
alcun merito. Dico Cristo: non (come dicono molti con parole
cieche) causaliter, cioè che Egli dia giustizia e resta fuori,
perché una tale giustizia è morta, anzi non è mai esistita, ma la
giustizia c’è solo quando c’è anche Cristo – così come non c’è
lo splendore del sole o il calore del fuoco, dove non ci sono sole
e fuoco.
(WA I, 219)
E generalmente, caro Brenz, (affinché io capisca la cosa
meglio,) me la immagino così che nessuna qualità, che si
chiama fede o carità, si trovi nel mio cuore. Però lì metto Gesù
Cristo e dico: questa è la mia giustizia. Egli è la mia qualità e la
mia giustizia (come si dice) formale, in modo che sono libero ed
emancipato sia dall’ambito della legge e delle opere che
dall’ambito di quel Cristo oggettivo, che viene concepito o
come maestro o come donatore. Ma voglio che Egli stesso mi
sia dono o dottrina, affinché io possa avere ogni cosa in Lui.
Così come Egli dice: “Io sono la via, la verità e la vita.” Non
dice: “Io ti do la via, la verità e la vita.”, come se operasse tali
cose in me restando fuori. In me deve essere, rimanere, vivere,
parlare: non per me, ma in me (2. Cor. 6), affinché potessimo
essere la giustizia di Dio in Lui, non per una scelta o per doni
successivi.
13
Questa dichiarazione non significa che siamo anche giusti, ma
solo che siamo dichiarati giusti. Siamo giusti davanti a Dio, ma
come uomini di questo mondo siamo ancora peccatori. Quindi
non può mai accadere che l’uomo cada in una falsa sicurezza,
perché come uomo di questo mondo si vede peccatore e deve
temere la condanna. Ma nella fede in Cristo siamo certi della
nostra salvezza per mezzo dell’Evangelo. Rimaniamo ancora
peccatori, ma il peccato non ci può fare disperare, perché lo
sappiamo già vinto. La famosa formula dice simul iustus et
peccator, giustificato e peccatore nello stesso tempo. Questa
contemporaneità però non indica due cose dello stesso valore. Il
peccato è già vinto e un giorno sarà abolito completamente.
La giustizia in Cristo non la si può provare o misurare, perché
non ci appartiene. Può essere solo creduta. La fede ci unisce a
Cristo e ci rende partecipi della sua opera di salvezza. Quindi
possiamo dire che la fede ci salva. Questo è un altro dei
principi fondamentali: sola fide, soltanto mediante la fede. Che
la fede salvi non è niente di particolare. Il punto controverso è
il “soltanto”. Ciò significa che non siamo salvati soltanto a
seguito di una vita di fede, ma che la fede è l’unico elemento
che determina la salvezza. Le opere non c’entrano proprio
niente.
A questo proposito si sente spesso un rimprovero da parte della
Chiesa Cattolica Romana: “Se le opere non c’entrano con la
salvezza, i luterani possono comportarsi male senza
conseguenze.” Questo fraintendimento non tiene conto del fatto
che Lutero ha definito la fede in modo nuovo. Mentre a suo
tempo il concetto di fede si limitava soprattutto a ritenere vere
certe verità, Lutero descriveva la fede innanzitutto come
fiducia. La fede indica una relazione personale con Dio che è
molto intensa fino a poter parlare di un’unione. È chiaro che chi
vive in una relazione così stretta con Dio cerca di corrispondere
in ogni cosa alla sua volontà - o meglio: è Dio che agisce
mediante noi. Non è pensabile che uno abbia la fede e viva in
modo egocentrico.
Le buone opere sono quindi la conseguenza naturale della fede
e non un merito dell’uomo. Anche la fede stessa non è un
14
merito, ma un dono di Dio. In tutta la faccenda della
giustificazione l’uomo è un ricevente passivo. La
giustificazione viene operata interamente da Dio. Come motivo
per l’agire di Dio la Bibbia ci indica l’amore e la misericordia
di Dio. Noi peccatori non abbiamo nessun diritto alla salvezza.
Dio opera la giustificazione sola gratia, per sola grazia.
Questo messaggio è importante soprattutto oggi in una società
che valuta le persone soltanto secondo le loro prestazioni ed in
cui le persone valutano anche se stesse secondo la propria
prestazione. La giustificazione sola grazia corregge il nostro
modo di valorizzare o di deprezzare noi stessi e gli altri. Ci
insegna che una persona ha il suo valore indipendentemente
dalla sua prestazione, quindi non importa se è giovane o
anziano, sano o handicappato. Ci insegna a vedere noi stessi
come figli di Dio amati e a comportarci in modo diverso con il
prossimo, rendendo più vivibile, con il concetto della grazia, un
mondo senza pietà.
Votazione durante il sinodo a Seiano nel 2004
15
La centralità di Cristo e della sua croce
Come possiamo conoscere l’amore di Dio? Con la ragione e la
speculazione non possiamo conoscere Dio. Dio, o meglio la
volontà di Dio, viene conosciuta attraverso la contemplazione
di Gesù Cristo, più esattamente della sua umanità. Lutero
rifiuta ogni speculazione filosofica, perché significherebbe
descrivere Dio secondo le proprie idee e i propri desideri: con
ciò ci metteremmo al di sopra di Dio e l’immagineremmo come
vogliamo. Questo per Lutero è la forma più grave di peccato.
Invece possiamo conoscere Dio là dove Egli si è rivelato, cioè
in Gesù Cristo. Solo lui o meglio la sua umanità può essere
oggetto della nostra ricerca su Dio. Soltanto mediante Gesù
Cristo possiamo comprendere il Padre.
Chi cerca un’altra via per conoscere Dio precipita nell’abisso.
Quest’avvertenza per noi non è facile da capire. Lutero non
intendeva un abisso che si trova tra noi e Dio, ma per lui Dio
stesso era l’abisso: un Dio incomprensibile, terrificante, un
giudice severo, il Dio onnipotente di un mondo pieno di
peccato e sofferenza. Conoscere un tale Dio significherebbe
conoscere la sua ira e dover disperare e perire inorriditi. In
Cristo invece Dio ci rivela il suo amore, la sua giustizia e bontà.
Quest’amore lo possiamo riconoscere in tutta la vita di Gesù,
ma in particolare nel volto umano di Gesù sofferente sulla
croce. Dico nel volto umano, però in esso traspare Dio che con
Gesù soffre e muore sulla croce. Mai l’amore, la misericordia e
vicinanza di Dio sono stati così evidenti come in quel
momento. Dio muore per noi, ma è il vivente. La morte non ha
potere sulla vita. Chi unisce la sua vita nella fede a Gesù Cristo
non deve più temere la morte. Così la croce diviene fonte di
salvezza. Essa è quel luogo al centro della storia del mondo,
dove tutti gli uomini si rivelano come nemici di Dio, ma anche
il luogo dove ci riconosciamo amati e preziosi agli occhi di Dio
e dove Dio ci dà nuova vita.
16
La libertà cristiana
Il sacerdozio universale
Dalla giustificazione per sola grazia l’uomo riceve una grande
libertà. Lutero cominciò il suo famoso libro sulla libertà del
Cristiano con queste due frasi antitetiche: “Il cristiano è un
libero padrone di ogni cosa e sottomesso a nessuno. Il cristiano
è un servitore in ogni cosa e sottomesso ad ognuno.”
Se l’uomo è già salvato indipendentemente dalle sue opere,
allora l’uomo può fare quello che vuole. Chi sta sotto la grazia,
non sta più sotto la legge. È libero. Però questa libertà
scaturisce dal legame della fede con Dio che è amore. L’amore
è il contenuto della fede e quindi anche il contenuto della
libertà. Quindi non è una libertà arbitraria, ma legata all’amore
che ci rende servitori di tutti. Il cristiano è libero grazie alla
giustificazione per sola grazia, ma l’amore lo mette al servizio
di tutti. La libertà dell’amore è l’unica libertà senza leggi che
agisce in modo costruttivo e non distruttivo nel mondo. Visto
che l’amore ci responsabilizza verso il nostro prossimo, questo
concetto di libertà viene chiamato anche “libertà nella
responsabilità”.
Grazie a questa libertà nella responsabilità, il protestantesimo
ha la capacità di affrontare le grandi questioni etiche dei nostri
tempi senza pregiudizi dogmatici ed è flessibile a rinnovare la
sua vita dialogando con i cambiamenti della cultura moderna in
cui vive.
Se Cristo è l’unico salvatore e mediatore tra uomo e Dio e se la
fede come rapporto diretto con Cristo ci salva, non ci possono
essere altri mediatori tra Dio e uomo: né la chiesa, né i santi, né
la Madonna, né i sacerdoti. Cristo è l’unico sacerdote o, detto in
altre parole: siamo tutti sacerdoti. Davanti a Dio non ci può
essere una differenza tra persona e persona, siamo tutti uguali.
Per questo nella chiesa luterana non c’è una differenza
qualitativa tra pastore (giustamente non usiamo il termine
“sacerdote”) e laico, ma solo una differenza di compito. Siamo
tutti chiamati a testimoniare e a predicare l’Evangelo nella
famiglia, sul posto di lavoro e tra gli amici. Facciamo però una
differenza per quanto riguarda la predicazione pubblica come
avviene p.es. nel culto domenicale. Qui è la chiesa nel suo
insieme che presenta il messaggio dell’Evangelo in pubblico,
per cui è giusto che la chiesa convochi chi predica. Però le
persone chiamate non devono necessariamente essere pastori
ordinati, ma possono essere anche laici. Nella nostra chiesa
offriamo corsi che preparano uomini e donne alla predicazione
pubblica e all’amministrazione dei sacramenti.
Ecco perché metto la fede così in alto e tiro dentro tutte le
opere, mentre ripudio tutte le opere che non vengono dalla
fede… Qui ognuno stesso può cogliere e sentire, quando fa
qualcosa di buono o meno. Quando trova il suo cuore nella
certezza, che l’opera piace a Dio, è buona, anche se fosse così
insignificante come alzare una canna. Se non c’è la certezza o
se ne dubita, l’opera non è buona, anche se dovesse risvegliare i
morti o se l’uomo si facesse bruciare come martire.
(WA VI 205)
17
L’ecclesiologia
Nella Confessione Augustana del 1530 Art. 7 la chiesa viene
definita come segue: “La chiesa è l’assemblea dei credenti in
cui l’Evangelo viene predicato puramente e in cui vengono
amministrati i sacramenti secondo il Vangelo.” Questa
definizione ha senso in quanto, dato che l’Evangelo e i
sacramenti operano la fede, si può supporre che là dove sono
l’Evangelo ed i sacramenti, ci siano anche dei fedeli. Tutte le
altre caratteristiche di una istituzione ecclesiastica come forma
d’organizzazione, usanze e costumi non sono essenziali per la
chiesa perché non stanno in riferimento con la fede e quindi
con la salvezza.
Là dove nella Confessione Augustana viene definita la chiesa,
non viene menzionato il ministero pastorale. Ciò succede
18
evidentemente per contestare la visione cattolica in cui
nell’ordinazione viene attribuita ai sacerdoti una qualità che li
differenzia dai laici e che viene ritenuta necessaria per
l’amministrazione dei sacramenti. Certo, anche la chiesa
luterana conosce il ministero ordinato e nell’articolo 5 della CA
leggiamo addirittura che è istituito da Dio. Però non è istituito
come l’Evangelo e i sacramenti come mezzo di salvezza, ma
con questi si pone anche il compito di annunciare l’Evangelo e
di amministrare i sacramenti. Questo generalmente è il compito
del ministero ordinato. Possiamo dire che il ministero è lì dove
si pone il compito di annunciare l’Evangelo e di amministrare i
sacramenti – e non: il sacramento è li dove è il ministero.
Visto che davanti a Dio siamo tutti uguali, pastori e laici, è
chiaro che c’è anche un’uguaglianza tra uomo e donna. Siamo
soliti ordinare le persone adatte senza discriminazione di sesso
e in Germania abbiamo anche tre vescove.
Nella visione luterana, la chiesa è l’assemblea dei credenti.
Quindi non esiste una chiesa indipendentemente dai credenti,
alla
quale
questi
„Fuori di questo Cristo non sento
potrebbero partecipare.
e non vedo nulla. Questa è la vera
Siamo noi la chiesa – o
fede di Cristo e in Cristo.
meglio una parte di
Mediante questa fede diventiamo
essa. Visto che la chiesa
membra del suo corpo, della sua
ha le sue radici nella
carne e della sua ossa. Perciò
fede
delle
singole
viviamo, agiamo e siamo in lui
persone,
le
chiese
(...) Cristo e la fede devono essere
luterane vedono la
legati in modo completo;
piena
realizzazione
dobbiamo semplicemente avere la
della
Chiesa
nella
nostra esistenza in cielo e Cristo
comunità locale. È una
deve essere, deve vivere e deve
visione che costruisce
operare in noi. Ma Egli vive ed
la chiesa dal basso e
opera in noi non in modo
non viceversa. Ciò si
speculativo, ma in modo del tutto
rispecchia
anche
reale, estremamente presente ed
nell’organizzazione
efficace.“
della nostra chiesa che (WA 40,I,546,21-28; trad. Anna Belli)
comunque può variare
da paese a paese. L’autorità suprema è il Sinodo composto da
rappresentanti delle singole Comunità con una chiara
maggioranza di laici rispetto ai pastori ordinati. Il Sinodo
decide sulle questioni più importanti ed elegge il Concistoro
che guida la chiesa durante l’anno. Il Sinodo elegge anche il
Decano e il Vicedecano che fanno parte del Concistoro e che
rappresentano la chiesa nel suo insieme. Tutti gli incarichi sono
limitati nel tempo per prevenire abusi di potere e per dare più
dinamicità alla vita ecclesiastica.
Le singole chiese nazionali o regionali sono unite nella
Federazione Mondiale Luterana che comprende ca. 70 milioni
di credenti. Importante è che non si tratta di una chiesa, ma di
una federazione. Le singole chiese confederate mantengono una
loro autonomia. Per certi versi la nostra organizzazione è simile
a quella delle chiese ortodosse.
Possiamo descrivere la chiesa con gli attributi nominati nel
credo apostolico: una, santa, universale.
Chiaro è che la chiesa può essere solo una, così come Cristo è
solo uno, anche se nel mondo ci sono varie organizzazioni
ecclesiastiche
indipendenti.
L’unità
viene
stabilita
interiormente grazie alla fede ed esteriormente attraverso i due
segni citati: la predicazione dell’Evangelo e i sacramenti.
La Chiesa è santa: Questo è chiaro, perché Cristo è santo e la
Chiesa è corpo di Cristo. Per l’approccio protestante le
istituzioni ecclesiastice sono sante solo in riferimento a Cristo.
Se un’istituzione ecclesiale abbandona la volontà divina, non è
più santa. Però possiamo confidare che, ovunque viene
annunciato l’evangelo, lo Spirito Santo suscita anche dei santi,
cioè credenti che sono santi, non perché sono migliori degli
altri, ma perché in ogni situazione della vita e anche nella morte
confidano in Dio che è santo.
La chiesa è universale: la chiesa comprende tutti coloro che
mediante la fede sono inseriti nel corpo di Cristo in qualsiasi
luogo del mondo si trovino e a qualsiasi istituzione ecclesiale
appartengano. In Cristo stiamo in comunione. Siamo una cosa
sola. Noi come singoli credenti rappresentiamo, in tutto ciò che
diciamo e facciamo, la chiesa universale. Viceversa se il
19
20
maligno ci attacca,
attacca attraverso noi la
chiesa nella sua totalità.
Questo ci dà una grande
responsabilità,
ma
anche
un
grande
sostegno.
La chiesa è apostolica:
la chiesa luterana sta in
successione con la
chiesa primitiva in
quanto ha conservato
l’insegnamento
apostolico e i due
sacramenti istituiti da
Gesù Cristo.
Il credo apostolico
conclude: “Credo nella
remissione dei peccati,
nella resurrezione della
carne e nella vita
eterna. Amen!” Questi
sono i frutti di cui
partecipano tutti coloro
che appartengono alla
santa chiesa universale,
la quale si realizza nelle
istituzioni
ecclesiastiche in cui
viene
predicato
puramente l’Evangelo e
vengono amministrati i
sacramenti secondo le
scritture.
L’ecumenismo
L’ecclesiologia della chiesa luterana implica che essa
rappresenti la vera chiesa una, santa, apostolica e universale,
però non da sola e non in modo esclusivo. Perciò per essa è
naturale cercare l’unità con le altre confessioni. Con unità non
si intende un’unica istituzione ecclesiastica con usi e costumi
uniformi. Dal nostro punto di vista è sufficiente per l’unità
delle chiese che i due elementi fondanti della chiesa siano in
armonia, cioè l’Evangelo e i sacramenti. Tutto il resto può
anche differenziarsi. Chiamiamo questo modello di unità
“diversità riconciliata”.
La comune comprensione della giustificazione
"Insieme crediamo che la giustificazione è opera del Dio uno e
trino. Il Padre ha mandato nel mondo il suo Figlio per la
salvezza dei peccatori. L’incarnazione, morte e risurrezione di
Cristo sono fondamento e presupposto della giustificazione.
Perciò, la giustificazione significa che Cristo stesso è la nostra
giustizia, alla quale partecipiamo, secondo la volontà del
Padre, attraverso lo Spirito santo. Insieme confessiamo: solo
per grazia nella fede nell’azione salvifica di Cristo, e non in
base ai nostri meriti, noi veniamo accettati da Dio e riceviamo
lo Spirito santo, il quale rinnova i nostri cuori e ci abilita e
chiama a compiere le opere buone"
(Dichiarazione Congiunta 15)
Dopo ca. 450 anni di separazione, nel 1973 luterani e riformati
hanno raggiunto quest’unità nella concordia di Leuenberg.
Oggi 103 chiese nazionali e regionali hanno firmato la
concordia. Con la concordia di Porvoo 1993 le chiese luterane
della Scandinava hanno stabilito un riconoscimento reciproco
con la chiesa anglicana. Nel 1999 la Federazione Mondiale
Luterana e la Chiesa Cattolica Romana hanno firmato la
“Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione”,
superando così le condanne reciproche in una questione che al
tempo della Riforma stava al centro dell’attenzione. Però
Chiesa luterana di Trieste
21
22
restano altre questioni che ci dividono, soprattutto le domande
cosa sia la chiesa e il ministero ordinato. Con la chiesa
ortodossa ci sono tante iniziative di dialogo incoraggianti.
L’ecumenismo è una cosa naturale per la chiesa luterana anche
perché perseguita gli stessi metodi e cioè: distinguere nella
teologia le cose importanti, lasciando da parte cose superflue o
devianti. Mettere al centro Gesù Cristo e ritornare alla Bibbia
per rinnovare la teologia a partire da essa. Dare al culto una
forma incentrata sulle cose essenziali e condivisibili da tutti.
Dieter Kampen
Pastore
C/o Comunità Evangelica Luterana
Via S. Lazzaro, 19
34122 Trieste
Tel./Fax ufficio: 040/630168
Tel. casa: 040/309407
[email protected] (pastore)
[email protected] (ufficio e pastore)
Questo libretto si trova in forma elettronica presso i siti
internet:
www.bollutnet.org
http://religione.triesteincontra.it/evanlute
Sito ufficiale della CELI:
www.elki-celi.org
23
24
Scarica

L`identità teologica della Chiesa Luterana