080_089_ANT 16-01-2008 10:46 Pagina 80 AUTOMOTIVE NETWORK TEAM ANT: oggi parliamo di... SOMMARIO DEALER: IL POLSO DEL PAESE COSA SI NASCONDE FRA LE STELLE ? LE CAVE, I CANTIERI E I MEZZI D’OPERA: UN LEGAME INDISSOLUBILE LA SODDISFAZIONE, LA REDDITIVITÀ E L’ETICA DEL LAVORO 80 Notiziario Veicoli Industriali ome sempre, anche per questo 2008 partiamo con una impostazione che veda innovazione ed esperienza mescolarsi nel mondo delle reti automotive di cui il nostro Centro Studi si occupa. Il punto di partenza questa volta è la riflessione dello scorso dicembre del Presidente della Federaicpa al Motorshow di Bologna. Di fronte a una sala piena e alla presenza di case costruttrici e imprenditori abbiamo ascoltato il verbo del mondo delle concessionarie. Riportiamo poi due contributi tecnici, sugli antifurti satellitari e sul mondo della cava, che servono a darci il peso delle scelte che facciamo per il nostro presente e per il nostro futuro e a mostrarci da dove esse arrivino, storicamente e culturalmente. Un modo per conoscerci meglio. Finiamo con un intervento sulla soddisfazione, sia essa del cliente, dell’imprenditore o dell’operativo di vendita o assistenza. Un filo rosso che riprende alcuni elementi delle difficoltà dei dealer presentate a Bologna e che mette sul tavolo la redditività come risultato di tante azioni manageriali congruenti e pianificate. C 080_089_ANT 16-01-2008 10:46 Pagina 81 AUTOMOTIVE NETWORK TEAM Dealer: il polso del paese N on è facile parlare del momento di apertura del Motorshow, nel quale il centro d’attenzione non era tanto la magnifica esposizione di autovetture, fiammanti e avveniristiche, ma un elaborato e accattivante incontro fra le case automobilistiche e i dealer, rappresentati dall’organizzatore Federaicpa in collaborazione stretta con InterAutoNews. La lettura di apertura di Vincenzo Malagò (presidente di Federaicpa) è riuscita a dare in pochi tratti una percezione di una atmosfera di attesa che non voleva per nulla risparmiare alle case presenti alcune “note forti”. La presentazione di Malagò ha lasciato spazio all’ottimismo di un mercato italiano, che è comunque stato il primo tra i quindici dell’Europa storica, registrando un +6,9% nei primi dieci mesi del 2007 rispetto allo stesso periodo del 2006 (ci stiamo riferendo naturalmente all’immatricolato delle sole autovetture). Impressionanti poi i dieci nuovi membri dell’UE, sette dei quali hanno incrementi ampiamente a doppia cifra (Lituania +43,4%). Solo l’Ungheria presenta un calo nelle vendite. Interessanti anche le considerazioni su Cina (+29,6%, dopo un +73% dell’anno precedente), India (+18%) e anche su Russia e Brasile (il gruppo è definito BRIC dalle iniziali dei paesi elencati). La lettura del mercato Italia è stata poi puntuale, con un continuo aleggiare del feno- Nella cornice del Motorshow un incontro fra case costruttrici e mondo dei dealer, ma non solo. Una fotografia vivida di cui riportiamo alcuni aspetti interessanti per il mondo dei dealer e dell’assistenza in generale. battuto i macrotemi esposti. È stato interessante vedere come alcuni marchi fossero già in grado di pianificare la propria strategia in modo svincolato dall’aiutino della rottamazione, senza per questo prevedere di affondare, LUCA DE JACO anzi. Altri, invece, a dicembre 2007 non erano in grado di fare previsioni in attesa del segnale del Governo, che per fortuna è arrivato. È un fatto, poi, che il governo siamo sempre noi cittadini che supportiamo l’industria, non solo nazionale, dealer e altro. È facile che ci si possa fare una qualche idea su chi fossero i più interessati citando i presenti al dibattito, che oltre a Federaicpa erano: BMW Group Italia (Presidente Castronovo), Fiat Automobiles Mercato Italia (Direttore Santo Ficili), GM Italia (AD Juan Josè Lillo), Toyota Motor Italia (AD Massimo Nordio), VW Group Italia Apertura di Vincenzo Malagò, Presidente Federaicpa. (Presidente Massimo Tartaglione), Ford Italia meno della “rottamazione” come evento significativo del successo registrato quest’anno. Aleggiava perché la domanda che tutti ci ponevamo era “come sarebbe andata se non ci fosse stata”, ma soprattutto “cosa succederà nel 2008 se non verrà confermata”. Oggi sappiamo che per il 2008 la filosofia della rottamazione è stata confermata, ma in quel bel 6 dicembre bolognese questa non era ancora una certezza. Durante il dibattito successivo, un parterre di rappresentanti degli importatori ha di- Tommaso Tommasi, di InterAutoNews, presenta i rappresentanti delle grandi case. Notiziario Veicoli Industriali 81 080_089_ANT 16-01-2008 10:46 Pagina 82 AUTOMOTIVE NETWORK TEAM Umberto Seletto, di ExxonMobil, con i giovani premiati per esperienza e innovazione nel service. (Presidente Gaetano Thorel). Ma torniamo alla introduzione di Malagò: l’Italia va con la rottamazione, ma come stanno i dealer e i punti di assistenza? In pochi dati si concentra una dura considerazione del Presidente di Federaicpa, che mostra che il risultato operativo di un concessionario italiano è intorno allo 0,6% ante imposte compresi tutti i possibili bonus delle case, che in questi anni sono aumentati percentualmente in modo pericoloso sul risultato d’impresa. L’asse legato alle officine non spicca, attestandosi su circa 1,9% (dato ICDP del 2004). Conviene ancora avere una concessionaria? Con onestà intellettuale Malagò ha identificato i principali mali che impattano direttamente sul risultato economico: • basso livello di tariffa oraria della mano d’opera d’officina • costi di adeguamento agli standard organizzativi sia per la vendita che per l’assistenza • concentrato stress sugli obiettivi • presenza concorrenziale delle case nel canale retail • presenza sempre più for82 Notiziario Veicoli Industriali te del canale noleggio • incremento degli stock I responsabili delle grandi marche presenti al convegno sono stati giustamente invitati ad agire, per quello che li riguarda, per facilitare i dealer. Dal punto di vista di un osservatore esterno ma interessato, però, manca una parte dell’analisi, ed è quella che riguarda la forza interna del mondo dei concessionari e che forse in questo consesso, proprio davanti alla controparte casa costruttrice, non ci si è sentiti di richiamare. Questo riguarda la gestione interna, che deve prendere i punti soprariportati come elementi di partenza per progettare il suo sistema di gestione e offrire delle soluzioni nuove sia organizzative che di professionalità. Ci riferiamo qui per esempio al ruolo del venditore, del quale non si parla mai abbastanza, al rapporto con il cliente, di vendita e di assistenza, e a una rivisitazione della redditività di tutte le aree di processo. Si potrebbe porre maggiore attenzione agli indicatori e a come questi influenzano direttamente il ROS (return on sale), cioè la redditività. Approfondendo, si potrebbe parlare del ruolo del magazziniere, che non può più essere un impiegato che si occupa degli ordini e delle ricezioni, ma piuttosto un gestore del capitale investito, in grado di proporre, per il materiale obsoleto, soluzioni economicamente vantaggiose per incentivare l’alta rotazione e in grado di valutare il costo dell’incremento di un punto del livello di servizio. Sul lato vendita, le statistiche sono rimaste legate a un solo numero e raramente inseguono la qualità della informazione che si raccoglie sul cliente e che lo fa diventare potenziale di sviluppo. Nello scorso numero abbiamo inoltre parlato di Business Intelligence: le idee possono essere tante e, in alcuni casi, gli strumenti ci sono, ma spesso si fa prima a dire che non servono. Anche il mondo dell’officina, dall’accettazione alla consegna, ha grandi margini di recupero, se si considera che in paesi come la Germania è l’officina a sostenere il 100% dei costi fissi di un dealer, mentre in Italia a stento si raggiunge il 60%. È chiaro che forse la presenza di tante teste incoronate non permetteva una tale discussione interna, e ancora riecheggiano le frasi di Malagò dello scorso anno che incitava i concessionari a prendere in mano il proprio futuro, anche creando una scuola di formazione sulla tecnica e in particolare sulla gestione manageriale, alternativa alle grandi case. Su questa linea, all’interno delle innumerevoli premiazioni nelle quali hanno primeggiato la rete Volkswagen (Rete dell’anno sulla base di una serie di parametri e una valutazione con mystery test) e i venditori Toyota (miglior cura del cliente), ci piace ricordare un evento un po’ fuori dagli schemi che ha riguardato otto lavori e progetti sull’innovazione nel service presentati da giovani protagonisti dei dealer italiani. Oltre a InterAutoNews e Federaicpa, l’idea è stata promossa da ExxonMobil, che ha partecipato alla premiazione con Massimo Chiereghin e Umberto Seletto. Premiare nuove idee e volti giovani ha rappresentato una bella chiusura: una spinta ad affrontare il cambiamento ■ dall’interno. Uno scorcio dell’auditorium di BolognaFiere. 080_089_ANT 16-01-2008 10:46 Pagina 83 AUTOMOTIVE NETWORK TEAM Cosa si nasconde fra le stelle? Il Global Positioning System (abbreviato in GPS, a sua volta abbreviazione di NAVSTAR GPS, acronimo di NAVigation System with Time And Ranging Global Positioning System) è un sistema satellitare a copertura globale e continua gestito dal dipartimento della difesa (Department of Defence, DoD) statunitense, che consente a un utente posto a contatto o in prossimità della superficie terrestre di conoscere la propria posizione geografica ed, eventualmente, l'altitudine sul livello del mare. Il Navy Navigation Satellite System, generalmente noto come sistema NAVSAT e oggi rinominato GPS Navstar, fu realizzato dopo un lungo periodo di sperimentazione come progetto Transit. Esso nelle intenzioni iniziali era destinato a fornire ai sommergibili USA dotati di missili Polaris un sistema di navigazione preciso e con co- Una panoramica sul sistema satellitare applicato al settore automotive. DOMENICO GELSI pertura mondiale. Fu quindi adottato con successo da navi da guerra di superficie. Nel 1991 gli USA aprirono al mondo il servizio con il nome SPS (Standard Positioning System), differenziato da quello militare denominato PPS (Precision Positioning System). In pratica veniva introdotta la SA (Selective Availability), che introduceva nei segnali satellitari degli errori intenzionali. Il GPS è stato creato a sostituzione del precedente sistema, il Transit, quando gli USA hanno rinunciato alla Selective Availability e hanno reso il primo sistema accurato quanto il secondo, supportato da una rete di 24 satelliti artificiali. Fino a maggio 2000, il segnale per uso civile veniva degradato per ridurre la precisione attraverso la Selective Availability (SA), consentendo precisioni nell'ordine di 100-150 m. Da quella data, invece, per decreto del Presidente degli Stati Uniti Bill Clinton, è stata disabilitata la degradazione del segnale, consentendo la precisione attuale di circa 10-20 m. Nei modelli per uso civile è presente un dispositivo che inibisce il funzionamento ad altezze e velocità superiori a certi valori, per impedirne il montaggio su missili improvvisati. L'UE ha in progetto il completamento di una propria rete di satelliti (Galileo 2003-2013) per scopi civili, fra i quali il GPS. Questo progetto ha una valenza strategica, in quanto la rete americana è proprietà dei soli USA e in gestione ad autorità militari, che potrebbero decidere di ridurre la precisione o bloccare selettivamente l'accesso al sistema. Un investimento e proprietà condivisi dagli stati utilizzatori sono una garanzia di continuità, accessibilità e interoperabilità del servizio. FUNZIONAMENTO DEL SISTEMA Vediamo ora come si articola il sistema antifurto satellitare e come sfrutta la tecnologia sopradescritta. I componenti sono: • un complesso di 24 satelliti • una rete di stazioni di tracciamento (tracking stations) • un centro di calcolo (computing station) • due stazioni di soccorrimento (injection stations) • un ricevitore GPS L'informazione è ottenuta con una rete di 24 satelliti con un ricevitore nascosto all'interno del veicolo che fa quello che tecnicamente si chiama una triangolazione e riesce a calcolare con estrema precisione la posizione stessa del veicolo. Questo dato viene, tramite la rete gsm, inviato alla centrale operativa. La posizione del veicolo viene così individuata su un insieme di migliaia e migliaia di cartine. Il monitoraggio del territorio fatto dai satelliti consente, infatti, una individuazione estremamente precisa di strade, di sensi unici e persino di numeri civici. Nel momento in cui un malintenzionato tenta di aprire o spostare il veicolo, scatta l'allarme nella centrale operativa. Da quel momento viene attivata la procedura di emergenza, mentre alle forze dell'ordine vengono inviate le coordinate per localizzare il veicolo. I vantaggi sembrano considerevoli, se si pensa che i recuperi delle auto con un sistema satellitare o antiNotiziario Veicoli Industriali 83 080_089_ANT 16-01-2008 10:46 Pagina 84 AUTOMOTIVE NETWORK TEAM furto satellitare che vengono rubate si attestano intorno al 95% dei casi, contro una media del 30-35%. Con questi sistemi di antifurto satellitare si possono attivare richieste di soccorso direttamente dal proprio veicolo. Oggi i dati dichiarano che le richieste di aiuto per incidenti stradali vengono disattese per oltre il 50%. La difficoltà maggiore per i soccorritori è infatti quella di individuare esattamente il punto in cui si è verificato l'incidente. Una difficoltà superabile con il ricorso ai sistemi satellitari. Non sono propriamente degli antifurto, bensì impianti di localizzazione. Alcuni fra gli ultimi modelli prevedono una funzione di immobilizer comandata a distanza (ovviamente a veicolo fermo). Funzionano in questo modo: non appena viene rilevata (dai sensori) una situazione di rischio (un tentativo di furto in corso), la centralina satellitare rileva la posizione del veicolo interfacciandosi con il satellite, quindi via GPS. Questa posizione della macchina viene poi trasmessa, affinché siano avviate le operazioni di recupero, via Gsm (con il telefonino, spesso via Sms). E se non c’è segnale? In questo caso, il satellitare è inutile. Ovviamente, una situazione di assenza di campo non può durare in eterno, e presto o tardi il veicolo torna a trasmettere, a meno che questa assenza non sia provocata. Esistono – oltre alle numerose aree dove l’antenna Gsm va in ricerca rete (non trova segnale) – apparecchi denominati “mobile jammers” o “generatori di rumore bianco”, che annullano totalmen84 Notiziario Veicoli Industriali te il segnale Gsm intorno a loro, nel raggio di circa 30 metri (in tutte le direzioni) o circa 100 metri direzionalmente. Il ladro si avvicina al veicolo con il jammer acceso (con una batteria da 12 volts il dispositivo ha un’autonomia di oltre 12 ore) entra e mette in moto. In tutto questo tempo, sebbene i sensori abbiano rilevato il fatto e il satellite sia stato interpellato per le coordinate del veicolo, il tentativo di furto non può essere trasmesso né alla centrale né al proprietario perché il segnale Gsm è assente. Il ladro guida la macchina fino al parcheggio “convenzionato” (con lui) più vicino, dove smonta la trasmittente del satellitare e la cestina. Il veicolo non sarà mai più rintracciato. Conseguenze: il veicolo è andato perso. Oltre ai jammer, esistono altri metodi di schermatura dei satellitari, come l’utilizzo di ripetitori di chiamata che tengono continuamente occupato il telefono Gsm facente parte del sistema satellitare (ovviamente in questo caso bisogna conoscerne il numero) e altri ancora, che non sono apparecchi reperibili dal rivenditore di turno, ma richiedono un assemblaggio da parte di “professionisti” del mestiere. Anche le compagnie assicuratrici non sono rimaste in- sensibili all’avanzata tecnologica, offrendo consistenti sconti sulla polizza furto a chi abbia optato per l’antifurto satellitare, che, sempre più spesso, viene installato a bordo degli autoarticolati che trasportano merci per migliaia di euro con funzioni, oltre che di antifurto, anche di antirapina. È successo, infatti, che alcuni autisti di questi bisonti della strada siano stati assaliti, durante una sosta, da malviventi armati che, sotto minaccia, li hanno costretti a scendere e, dopo averli legati e imbavagliati, si sono dileguati con il pesante mezzo e con il relativo prezioso carico. Ma qualcuno li guardava dall’alto. ■ 080_089_ANT 16-01-2008 10:46 Pagina 85 AUTOMOTIVE NETWORK TEAM Le cave, i cantieri e i mezzi d’opera: un legame indissolubile Q uello delle cave e dei cantieri è un settore molto complesso ed è strettamente legato al settore delle infrastrutture e dei mezzi d’opera. Le profonde trasformazioni che hanno interessato il sistema cave in Italia si devono collegare alla rinascita economica e al "boom edilizio" verificatosi soprattutto negli anni ‘60. La crescita dei centri urbani, il passaggio del Paese da agricolo a industriale, il bisogno di infrastrutture viarie, la nascita di impianti industriali, la presenza di macchinari per estrazioni hanno determinato una forte richiesta di materiale da destinare all'industria delle costruzioni. Questo processo è stato causa di forti squilibri in un settore che, per moltissimo tempo, aveva affrontato solo una domanda molto contenuta: furono quindi aperte molte cave a cielo aperto e ampliate quelle già esistenti. La legge per regolamentare il sistema delle cave, che risale al 1927, era chiaramente inadeguata alla nuova situazione, in quanto era stata approvata quando l'estrazione di materiali da costruzione non aveva raggiunto livelli tali da deturpare profondamente il paesaggio italiano. Con il passare degli anni, il settore delle cave è diventato molto importante per il nostro Paese, che oggi si trova Un’analisi per capire come è strutturato questo mondo un po’ nascosto ai nostri occhi e quale ruolo rivestono i veicoli in esso utilizzati. ALFIO DI NOTO E DOMENICO GELSI al quarto posto nella produzione mondiale dei cosiddetti materiali poveri (sabbie, ghiaie, gesso, tufo, argille, calcari). Basti pensare che sono cinque i milioni di tonnellate di marmo che, ogni anno, vengono staccati dai monti italiani per finire, lavorati, a far pavimenti, rivestimenti, lavandini, qui e nel resto del mondo. Nonostante le ridotte dimensioni geografiche, con oltre 10 milioni di tonnellate, l’Italia è dietro a Cina (18 milioni di tonnellate) e India (che solo di recente, con una produzione grezza di 11 milioni di tonnellate, ha scavalcato il Bel Paese). Oltre alla Toscana, le regioni dove maggiormente si scava sono Puglia, Sicilia, Lazio, Sardegna, Lombardia e Trentino. Il comparto conta oltre 12mila imprese, la maggior parte delle quali però molto piccole: la media è di cinque addetti per ogni società. Nei primi sei mesi del 2007, l’Italia ha esportato 354mila tonnellate di marmo in blocchi e lastre, per un valore di quasi 76 milioni di euro. I veicoli usati per questi complessi lavori sono quei mezzi dotati di particolare attrezzatura per il carico e il trasporto di materiali di impiego dell’attività edilizia, stradale, di escavazione mineraria e materiali assimilati, ovvero che completano, durante la marcia, il ciclo produttivo di specifici materiali per la costruzione edilizia. I mezzi d’opera devono essere, altresì, idonei allo specifico impiego nei cantieri o utilizzabili a uso misto su strada e fuori strada. Le regole e le norme da seguire sono tante e bisogna essere preparati e sempre aggiornati se non si vuole incappare in multe anche salate. Solo per prendere in analisi i dispositivi supplementari, per esempio, si deve tenere presente che devono essere a luce lampeggiante gialla o arancione e devono essere di tipo approvato dal Ministero dei trasporti e della navigazione o conformi a Direttive CEE o a regolamenti ECE-ONU recepiti dal Ministero dei trasporti e della navigazione. I dispositivi possono essere fissati alla struttura del veicolo oppure essere rimovibili. Devono essere accesi anche quando non è prescritto l'uso di dispositivi di segnalazione viNotiziario Veicoli Industriali 85 080_089_ANT 16-01-2008 10:46 Pagina 86 AUTOMOTIVE NETWORK TEAM siva e di illuminazione ai sensi dell'articolo 152 del codice. Possiamo differenziare meglio i veicoli coinvolti nel sistema cava-cantiere? L’impressione è che ci sia bisogno di veicoli anche specifici per determinati lavori; le attività sono molte e bisogna definire le aree di lavoro per ciascun mezzo. Per sintetizzare al meglio, si possono suddividere principalmente due categorie: da un lato le macchine movimento terra, dette anche dumper, e dall’altro gli autocarri da cantiere. I mezzi movimento terra sono dedicati al trasporto all'interno delle aree di cantiere, gli autocarri invece a quello su strada. Gli autocarri da cantiere, sebbene più "delicati" nelle fasi di carico e scarico, meno adatti ai percorsi sterrati e meno indicati quando esistono rilevanti dislivelli da superare 86 Notiziario Veicoli Industriali con rampe particolarmente ripide, sono in realtà assai più diffusi dei dumper, ossia mezzi movimento terra, soprattutto nei cantieri di ingegneria civile dove è spesso richiesto il trasporto del materiale lapideo e della terra al di fuori dell'area di cantiere e in generale su strada. Tra le macchine movimento terra adibite al trasporto del materiale è possibile fare la seguente classificazione tipologica: • i maxi dumper (autoribaltabili) • i mini dumper (autoribaltabili compatti) • l’autocarro con cassone ribaltabile. Queste tre macchine da trasporto hanno caratteristiche funzionali all'interno del cantiere assai diverse e specializzate. I dumper sono definiti dalla recente revisione della normativa vigente con la dizione: "Macchina semovente a ruote o a cingoli, do- tata di cassone aperto, che trasporta e scarica o sparge materiale; il caricamento viene effettuato con mezzi esterni all'autoribaltabile " (norma UNI EN ISO 6165 gennaio 2004). Attrezzati sempre con un telaio e una trazione adatti all'utilizzo fuoristrada, e quindi capaci di operare anche su piste e strade bianche anche in presenza di fondi difficili o rovinati, rappresentano delle macchine da trasporto ideali all'interno dei cantieri edili, delle cave e nella costruzione di grandi opere infrastrutturali civili come per esem- pio dighe, gallerie, autostrade, ferrovie, viadotti, nonché nelle cementerie e nei centri siderurgici. Gli autoribaltabili, per le loro dimensioni, il peso su asse e le caratteristiche ciclistiche di cui sono dotati, non possono circolare su strade statali, provinciali o comunali; non sono cioè veicoli omologati per la circolazione stradale. I mezzi da cantiere adibiti al trasporto di terra idonei per la circolazione stradale sono gli autocarri. Gli autocarri sono mezzi targati e abilitati al transito su strada, rispondono agli obblighi di legge previsti per i veicoli immatricolati al Pubblico Registro Automobilistico e devono pertanto possedere il libretto di immatricolazione e il foglio complementare. Sono essenzialmente composti da una motrice di adeguata potenza attrezzata con un cassone ribaltabile dal fondo (raramente trilaterale) di adeguata capacità di carico. La robustezza richiesta al cassone impone l'impiego di acciai speciali e conformazioni irrigidite da nervature e costolature; il tipo e lo spessore delle lamiere utilizzate per la realizzazione del fondo e delle sponde del cassone determina la prevedibile durata in esercizio del mezzo. Al contrario degli autocarri, 080_089_ANT 16-01-2008 10:46 Pagina 87 AUTOMOTIVE NETWORK TEAM che ne sono tradizionalmente sprovvisti, i maxi dumper sono sempre caratterizzati da un cassone di carico dotato di una ampia e robusta propaggine che protegge la cabina di guida dalla possibile caduta del carico F.O.P.S. (Falling Object Protective Structure - ISO 3449 del 15 aprile 1984) e hanno inoltre strutture di protezione da schiacciamento in caso di rovesciamento e di ribaltamento R.O.P.S. (Roll Over Protective Structure - ISO 3471-1 del 15 settembre 1980). Quelli di recente fabbricazione sono dotati di dispositivi acustici e luminosi di segnalazione e avvertimento, nonché di dispositivi di illuminazione del campo di manovra. Tuttavia, in caso di lavoro notturno o serale, occorre verificare preventivamente la possibilità di illuminare correttamente l'area di lavoro. Normalmente non vengono usati particolari accessori su questo tipo di macchina, se adibito al solo trasporto di terra e roccia. Alcuni autocarri sono accessoriati con particolari teli di copertura o sovrasponde apribili meccanicamente o idraulicamente, che permettono di effettuare il trasporto con il cassone chiuso per evitare il rilascio di polveri o scorie durante il trasporto su strada. La conduzione di una qualsiasi macchina movimento terra richiede sempre una particolare abilità e preparazione tecnica, nonché un elevato senso di responsabilità. Gli operatori debbono essere opportunamente addestrati all'uso della macchina e informati su eventuali rischi particolari presenti nei luoghi di lavoro. Il gran numero di motrici esistente sul mercato impone all'atto dell'acquisto una scelta oculata che verifichi le esatte esigenze di impiego richieste. I parametri più significativi sono, ovviamente, il numero di assi, il tipo di cambio e i suoi rapporti, le riduzioni della trasmissione e la robustezza delle sospensioni. Il mercato dei dumper ha per ovvi motivi rinunciato a una concorrenza diretta e frontale con il segmento degli autocarri e si è specializzato in prestazioni di nicchia assai utili alle esigenze di cantiere. Le strategie di differenziazione tra autoribaltabili e autocarri sono legate principalmente al parametro dimensionale e alle caratteristiche di motricità. Un elemento molto importante è rappresentato dai pneumatici e dalle loro caratteristiche. Un grande diametro e notevole altezza da terra, per esempio, non temono i terreni scon- nessi, le piste carrabili, nè pietre taglienti, fango, buche, acqua, neve e ghiaccio, temperature estreme e ostacoli imprevisti. Si tratta di situazioni che esigono molto dai pneumatici. È proprio per questo che i pneumatici off road, cioè esclusivamente da cantiere, o quelli misti on e off road sono caratterizzati da una mescola specifica per applicazioni fuoristrada a elevata resistenza all’usura. Ancora bisogna tener presente il telaio, che deve essere in grado di sopportare enormi sforzi a flessione e torsione sia durante il trasporto su fondo sconnesso sia, specialmente, durante le fasi di carico e scarico. Gli assali, i ponti e le sospensioni sono infatti spesso superdimensionati rispetto alle tradizionali esigenze perché devono non soltanto trasportare il peso del carico, ma anche assorbire lo shock dovuto agli impatti che il carico trasmette quando rilasciato dalla benna dell'escavatore o della pala. Sono ormai diversi anni che il settore dei veicoli cavacantiere registra una crescita sostenuta. Del resto quello dell’edilizia è un settore che gode di ottima salute. La fame di case non conosce, da un po’ di anni a questa parte, sosta e se il settore dell’edilizia abitativa è in costante crescita, quello degli interventi di ristrutturazione, più o meno grandi, va ancora meglio. Autostrade, grande e piccola viabilità, alta velocità e altro ancora hanno fame di movimento terra e i veicoli cavacantiere sono quasi sempre indispensabile supporto a ■ queste attività. Notiziario Veicoli Industriali 87 080_089_ANT 16-01-2008 10:46 Pagina 88 AUTOMOTIVE NETWORK TEAM La soddisfazione, la redditività e l’etica del lavoro D a alcuni anni si parla, nell’ambito dei dealer di vendita e assistenza, di soddisfazione del cliente, ottenibile grazie alle caratteristiche del servizio, alla professionalità e alle doti relazionali delle persone del dealer. Le normative legate alla gestione aziendale (ISO 9001:2000 per esempio) hanno fatto della soddisfazione del cliente un punto prescrittivo e obbligatorio nell’analisi dei dati della concessionaria e l’orientamento al cliente è il primo punto dei Quality Management Principles (QMP, principi della gestione di qualità, sono in totale otto). Essenziale è però che ci sia un punto di incontro fra la soddisfazione del cliente e il raggiungimento degli obiettivi aziendali, affinché sia perseguita la soddisfazione dell’im- 88 Notiziario Veicoli Industriali Come valutare la soddisfazione del cliente e come migliorarla, al fine di raggiungere e superare le aspettative del cliente stesso. ANDREA COLAGROSSI ED ELISA MARTINELLI prenditore. Il cliente è al primo posto, ma solo perché ciò è strumentale al conseguimento delle finalità dell’impresa. Ma cosa è la soddisfazione dell’imprenditore? E cosa c’è oltre alla sua soddisfazione? Vista come percezione soggettiva di carattere positivo che si estrinseca in una sensazione di serenità e benessere dell’essere umano, esistono infinite modulazioni di soddisfazione riconducibili a chi la prova, al contesto, e a quali ne sono le determinanti. Nella cultura d’impresa la soddisfazione ha quindi una connotazione profondamente di- versa se percepita dall’imprenditore o dai suoi collaboratori e dipendenti. La soddisfazione dell’imprenditore è suscitata da avvenimenti positivi riconducibili alle sue scelte strategiche aziendali, quali un investimento, una gara, un modello nuovo sul mercato, oppure a risultati quali un’annata di particolari vendite o un bilancio particolarmente positivo. Di riflesso, la soddisfazione dei collaboratori e dei dipendenti si potrebbe definire con una connotazione “passiva”, pur nel rispetto delle infinite soggettive motivazioni, in quanto condi- zionata dalle scelte strategiche aziendali dell’imprenditore. Le sorti dell’azienda, nel bene e nel male, sono saldamente nelle mani dell’imprenditore e ciò si riflette in modo non trascurabile sulla qualità della vita lavorativa “percepita” dal personale che lo coadiuva. E una nuova dinamica si sviluppa nelle nostre concessionarie: un dipendente soddisfatto diventa una hostess di accoglienza sorridente, un accettatore al service collaborativo e disponibile, un venditore comprensivo. Questo è il risultato di uno stato armonioso delle relazioni che avvolgono il cliente dal suo ingresso nell’azienda. Imbarazzante è lo sconcerto quando proprio il cliente è sottoposto all’inquietudine dei rapporti fra colleghi, della quale diviene spettatore. A questo punto la passività della soddisfazione del personale ribalta il paradigma e diviene chiave per la redditività: il lavoratore soddisfatto riserva un’ottima accoglienza al cliente proiettando un’immagine dell’azienda positiva, che a sua volta crea, apparentemente a costo zero, la soddisfazione del cliente e, a cascata, quella dell’imprenditore. È la soddisfazione dei lavoratori che genera quella dell’imprenditore e non viceversa! Redditività dalla soddisfazione del proprio lavoro. Ovviamente, a monte, tale soddisfazione deve essere generata dall’intenzione imprenditoriale di crearne i presupposti, 080_089_ANT 16-01-2008 10:46 Pagina 89 AUTOMOTIVE NETWORK TEAM non necessariamente attraverso investimenti di carattere economico, ma semplicemente favorendo il benessere dei lavoratori. Elementi quali dialogo, ascolto e attenzione non sono esplicitamente parte del bilancio economico di un’azienda, ma fanno sicuramente parte di un investimento costante e pianificato. L’analisi degli atteggiamenti e delle attitudini del personale è una attività necessaria se, soprattutto nell’attuale contesto socio economico congiunturale, si desidera far crescere la propria azienda e aumentarne la redditività a parità di risorse umane. La riflessione parte dal singolo, dalla percezione che ha di se stesso piuttosto che dalla puntuale definizione del suo ruolo (dalla quale non si può comunque prescindere!), dalla sua comprensione delle necessità aziendali e dalla disponibilità a concorrere al loro successo. La capacità di creare fiducia all’interno di un’azienda e di fare squadra ai vari livelli comporta a volte la capacità di effettuare una rinuncia agli aspetti egoistici della propria personalità. L’investimento aziendale nell’armonia dei dipendenti nel proprio ruolo e nella collaborazione reciproca si trasforma senza strane alchimie in garanzia di redditività immediata e, soprattutto, permanente. Si fondono così due concetti apparentemente antitetici, l‘uno astratto e apparentemente estraneo al mondo economico – la soddisfazione e l’altro profondamente concreto e criterio fondamentale della vita economica di una azienda - la redditività –, che diventano cardini essenziali per la vita di una impresa moderna, in un mercato sempre più competitivo. La gestione della soddisfazio- ne aziendale potrebbe impiegare le stesse risorse umane già presenti in azienda, valutando attentamente l’attitudine delle stesse a soddisfare le richieste aziendali nel rispetto delle caratteristiche personali: tali risorse porteranno sicuramente maggior redditività all’impresa a fronte di un investimento umano fatto di considerazione. Ma l’attenzione deve rimanere rivolta agli obiettivi aziendali: creare ricchezza. E, ancora una volta, l’investimento si ripaga da sé: una persona soddisfatta è portatrice di creatività. Nessuno meglio di chi si occupa di un lavoro ne conosce i limiti e le potenzialità, e per scoprirli basta coinvolgere proprio la persona che lo svolge. Rimane suo limite la visione aziendale che non gli compete e che sarà cura dell’azienda integrare, ma si ha l’opportunità di cogliere la ricchezza dell’esperienza e dell’operatività con enormi benefici sul livello di soddisfazione del lavoratore. Il successo aziendale è a portata di mano. L’acquisizione, da parte dell’operativo, della consapevolezza del proprio ruolo è il primo passo, e i passi successivi integrano gli aspetti relazionali con gli aspetti organizzativi. Permettere al proprio personale di chiedersi “so chi sono, per chi lavoro, e quali sono i miei obiettivi personali?” e ancor di più “so come contribuisco al successo e all’insuccesso della mia azienda?”, “conosco i miei colleghi con cui dovrei fare squadra?” senza temerne le risposte, ma con la disponibilità a lavorare insieme per esse può portare a risultati sorprendenti. I processi aziendali diventano il linguaggio comune, ma su questi fioriscono le personalità che si sviluppano valorizzando la professionalità attraverso le relazioni. La delega costituirà buona prassi, perché fondata sulle capacità e sulla fiducia e non sarà appannaggio di chi non si vuol assumere responsabilità, ma al contrario sarà il perno dell’efficace gioco di squadra. Quante aziende sono in grado di mettersi in gioco a questo livello? Analizzare bene i processi aziendali, conoscere le persone, motivare a obiettivi condivisi, essere in grado di coinvolgere essendo permeabili alla critica significa oggi investire sulla soddisfazione della propria azienda e sui propri dipendenti. Non si tratta di essere democratici o collegiali: la linea di comando è definita e il nuovo atteggiamento può essere anche funzionale alla selezione interna. Si tratta di conoscere così bene il proprio organismo aziendale (oltre l’organigramma) da sentirlo respirare, da riconoscerne la componente profondamente umana. Da qui si avranno processi chiari e dinamiche trasparenti e un sistema premiante oggettivo ed efficace. La soddisfazione aziendale, il successo imprenditoriale, il successo motivazionale passano per una strada stretta che si chiama etica imprenditoriale, della quale si sente sempre più parlare. Ingegneri ed economisti fanno i conti con nuovi linguaggi, definizioni e norme sollecitando innovazione, cambiamento, sviluppo, progresso con un indicatore però costante: “la soddisfazione aziendale per la soddisfazione del cliente” (per la soddisfazione aziendale). Come dire che il benessere vive in simbiosi con l’etica. L’etica del rapporto azienda–cliente. L’etica del rapporto azienda–azionisti, l’etica del rapporto imprenditore–risorse umane. ■ Notiziario Veicoli Industriali 89