anno duemilaundici - num. quattro- maggio nelle case degli iscritti da 12 anni Ciclostilato in proprio via M. Coppino, 2/bis -CGIL Cuneo - Gli articoli 2 3 7 massimo colombo -PDR 2011 accordo sui pesi ponderali gianni lonigro -gli accordi territoriali antonino guarino -assemblea periodica fondogommaplastica sergio ghibaudo -obblighi del preposto 8 9 10 claudio benino - in fondo al barile del caro leader sergio ghibaudo - si fa presto a dire stranierougualeclan destinougualecrimin ale la redazione - immigrazione e natalità 11 - la redazione referendum 12 e 13 giugno Gli allegati -lavori usuranti -diversamente si può: guida per l’assistenza e la cura delle persone disabili -1a parte- www.filctemcuneo.it -massimo colombo- .componente c.e. filctem-cgil michelin. [email protected] PDR 2011 …… accordo sui “pesi ponderali” A nche quest’anno tra la Direzione del Personale e il Comitato Esecutivo della RSU è stata fatta la discussione sui “pesi ponderali” da attribuire ai parametri del Premio di Produzione per l’anno 2011. Ricordo che il premio è diviso in 4 parametri: 1. il CF (costo di fabbricazione) 2. l’IPI (indice di produttività) 3. l’IQP (indice di qualità) redazione il giornalino 4. il TF (tasso di frequenza infortuni): quest’ultimo, dopo il & nuovo accordo firmato a marzo, si divide tra TF e TP segreteria rsu filctem-cgil michelin (tasso di partecipazione). claudio benino Un ulteriore “parametro”, che dal 2011 può incidere fino al 20% sergio ghibaudo della totalità del premio, è quello legato a criteri di stabilimento. valentina origlia I valori in percentuali vanno poi a definire i pesi dei rimanenti quattro parametri fino a raggiungere il 100% della parte rimanente ce filctem-cgil michelin del premio. massimo colombo L’ Azienda ha avanzato al CE una proposta che prevedeva il 35% sia aniello feroce sull’IQP che sul TF/TP e il 15% sul CF e sull’IPI, motivandola con antonino guarino l’impossibilità di avere una percentuale alta come negli anni scorsi giovanni lonigro sui costi (CF + IPI) e la necessità di valorizzare gli investimenti e gli enrico menardi impegni sulla sicurezza e sulla qualità. Il CE, fatta una prima valutazione, ha presentato a sua volta una rls filctem-cgil michelin proposta con le percentuali identiche agli anni passati, tenendo adriano revello innanzitutto in conto la discussione fatta a Torino durante la adriana riccio contrattazione di 2° livello sul Tasso di Frequenza degli Infortuni e sergio ghibaudo la forte criticità sulla qualità, soprattutto sulla linea prodotto TCE, a fine 2010 ed inizio 2011. scrivici La discussione, inizialmente ripresa con le parti sulla propria [email protected] posizione, è proseguita, con la condivisione da parte di tutti di redazione il giornalino arrivare ad un accordo, incontrando non poche difficoltà. Un non accordo, che prevede il 25% su tutti i 4 parametri, non dà la [email protected] possibilità di poter monitorare nel tempo l’andamento dei C.E. & RSU parametri e poter così intervenire con tempestività, ma soprattutto rende quasi impossibile la contrattazione del 20% legato a criteri di stabilimento. Il CE, dopo una discussione molto intensa, che ha visto protagoniste tutte le organizzazioni, ha raggiunto una proposta unitaria da presentare alla RSU e, se condivisa, all’Azienda. Proposta che prevede la suddivisione delle percentuali come di seguito elencato: 26% il CF (costo di Fabbricazione) 26% l’IPI (indice di produttività) 28% l’IQP(indice di qualità) 10% il TF (tasso di frequenza infortuni) 10% il TP (tasso di partecipazione) Nella RSU tenutasi Martedì 24 maggio ’11, dopo un acceso e particolarmente partecipato dibattito, la stessa ha dato mandato al CE di sottoscrivere l’accordo con una votazione quasi unanime, solamente un astenuto. La RSU della Filctem/CGIL valuta la proposta, non certamente come la migliore possibile, ma sicuramente come una proposta che lascia ampi margini di controllo alla RSU per riuscire a raggiungere un risultato, che ci auguriamo sia il 100%. maggio 2011 – www.filctemcuneo.it -giovanni lonigro- .componente c.e. filctem-cgil michelin. [email protected] Gli accordi territoriali L a contrattazione territoriale riparte verso la fine del 2008, grazie alla creazione di un tavolo comune a cui aderiscono l’ANCI (l’Associazione Nazionale Comuni Italiani), la Cgil, Cisl e Uil. Riprende in seguito all’approvazione della legge regionale del 2007. Questa legge prevede l’utilizzo della Dichiarazione ISEE per la definizione di tasse e tariffe associate alla fruizione di servizi a domanda individuale, ad esempio: l’asilo nido, la mensa scolastica, il trasporto alunni, le tasse (tarsu) o le tariffe (tia) sui rifiuti, il trasporto pubblico urbano. L’ISEE è a tutti gli effetti un documento legale la cui falsificazione è perseguibile penalmente: è un meccanismo di calcolo del reddito effettivo di una persona fisica, un meccanismo che abbina cioè il suo reddito fiscale alla sua situazione famigliare, patrimoniale e bancaria. In questo modo si ottiene un valore in base al quale si può accedere a sconti o esenzioni per la fruizione di servizi a domanda individuale. La dichiarazione ISEE è un servizio fornito gratuitamente dal CAAF Cgil ai propri iscritti e non. E’ importante capire che il nostro reddito complessivo annuale può dare origine a un reddito ISEE notevolmente più basso, dipende dal nostro nucleo famigliare, il nostro conto in banca, il nostro patrimonio (case, azioni, obbligazioni, o quant’altro). Gli accordi territoriali sono frutto di una contrattazione che avviene a livello comunale tra il comune stesso e le organizzazioni sindacali; di conseguenza ogni comune stipula accordi che possono essere più o meno vantaggiosi per i loro cittadini. A oggi si segnalano come molto interessanti gli accordi siglati con i comuni di Saluzzo, Savigliano, Bra e Fossano, le cui condizioni consentono ad un maggior numero di cittadini di accedere ai vantaggi definiti dall’accordo stesso (sino a 19.000 euro di reddito ISEE). Con i comuni di Mondovì e Alba non vi sono praticamente accordi significativi mentre con il comune di Cuneo vi sono accordi interessanti ma a cui si ha accesso solo sino a 12.500 euro di reddito ISEE. Altri comuni cuneesi che hanno siglato un accordo con la Cgil, Cisl e Uil sono: Borgo S. Dalmazzo, Caraglio, Ceva, Dogliani, Garessio, Manta, Moretta, Ormea, Piasco, Venasca. Tutti i dettagli circa questi accordi territoriali sono pubblicati sul sito: www.cgilcuneo.it (clicca sull’icona contrattazione sociale del territorio e poi sul comune che ti interessa) -antonino guarino- . componente c.e. filctem-cgil michelin . delegato eletto all’Assemblea del Fondo Gomma Plastica [email protected] Assemblea Periodica del Fondo Gomma Plastica I l 20 aprile scorso in quanto componente dell’Assemblea Nazionale del Fondo Gomma Plastica ho partecipato, a Milano, all’Assemblea straordinaria prima e ordinaria poi del Fondo. I punti trattati, che approfondiremo in seguito, sinteticamente sono: 1. 2. 3. 4. Modifica di alcuni articoli dello Statuto del Fondo; Temi vari riguardanti la gestione; Relazione del CdA (Consiglio di Amministrazione); La gestione finanziaria dei fondi pensione. segue a pag 4 … maggio 2011 – [email protected] ….segue da pag 3 Modifiche Statutarie Le modifiche allo Statuto del Fondo hanno avuto due motivazioni di base. La prima è consentire il recepimento di nuove norme di legge, la seconda è per conseguire i seguenti risultati (almeno in questo caso): a. Consentire l’adesione ai familiari a carico dei lavoratori iscritti (artt. 5 e 7) b. Consentire una maggiore immediatezza nell’esercizio delle scelte di investimento con l’attivazione immediata dei comparti in cui ciascun nuovo iscritto decide di far confluire i contributi a lui destinati (art. 6). Questa modifica consente la scelta, per il neo iscritto, del comparto dove conferire i propri versamenti sin da subito. Non ha più l’obbligo di partire dal Bilanciato. c. Semplificare le modalità di riunione del Consiglio stesso: convocazione delle riunioni anche con modalità alternative alla sola lettera raccomandata. È da ora consentito la tele o video-conferenza (art. 21). Temi vari riguardanti la gestione Quando cambia, ad esempio, una legge occorre fare diversi passaggi per recepire tali modifiche nello Statuto del nostro fondo pensione. Occorre che tale variazioni di legge, o disposizioni dell'autorità di vigilanza, siano deliberate dal CdA. Poi devono essere comunicate all'Assemblea che le deve approvarle. Fatto questo il nuovo statuto modificato va inviato alla Covip (appunto l'autorità di vigilanza) che entro 90gg. deve dare una risposta. Avuta l'approvazione il nuovo statuto entra in vigore. Occorrono circa 3 mesi per “chiudere il cerchio”. Chi sono i familiari a carico: sono i soggetti per cui è prevista la detrazione IRPEF per carichi di famiglia ovvero: il coniuge; il figlio; i genitori, generi, nuore, suoceri, fratelli e sorelle. Tutti purché conviventi o percettori di assegni alimentari non derivanti da provvedimenti dell'autorità giudiziaria; reddito, al lordo degli oneri deducibili, non superiori a 2.840,51€ . Possono aderire tramite una scheda dedicata sottoscritta anche dal lavoratore di cui il nuovo aderente è familiare a carico. Come versano: con bonifico direttamente al Fondo. Risparmio fiscale: in primis l'iscritto a carico nei limiti del suo reddito; per la parte eccedente il "capo famiglia" nei limiti complessivi di 5.164,57€, tenuto conto anche dei suoi versamenti. Se il "capo famiglia" lascia il fondo: chi è iscritto come familiare a carico rimane a titolo individuale con i propri versamenti, fermo restando il diritto di trasferire ad altro Fondo dopo 2 anni. Beneficiari del Fondo: in assenza di qualsiasi segnalazione, in caso di decesso prima del pensionamento, la posizione viene ripartita tra gli eredi in parti uguali. Cosa si può fare: designare un singolo beneficiario anche non erede legittimo (ad esempio un convivente). Oppure assegnare la posizione ad alcuni eredi, eventualmente escludendone altri, secondo percentuali fissate dall'iscritto (es: tutto al coniuge). segue a pag 5 … maggio 2011 – www.filctemcuneo.it .…segue da pag. 4 Relazione del CdA (Consiglio di Amministrazione) Diversi sono i punti trattati dal CdA nella sua relazione annuale ai componenti dell'Assemblea Nazionale. Il patrimonio che il fondo gestisce è in netta crescita da 2002 (anno di nascita) ad oggi, ed ha raggiunto nel 2010 i 528,4 milioni di € così ripartiti: 452,6 mln € nel Bilanciato (85,7%), 46,1 mln € nel Conservativo (8,7%), e 29,7 mln € nel Dinamico (5,6%). I nuovi gestori del fondo, dal 1 luglio 2010 sono: Comparto Gestore Bilanciato Eurizon 100% Obblig UGF 100% Obblig Pioneer 60% Azioni - 40% Obblig Groupama 60% Azioni - 40% Obblig Dexia 60% Azioni - 40% Obblig Pioneer 95% Obblig - 5% Azzioni Dinamico Conservativo % 25 25 25 25 100 100 Gli iscritti complessivi al fondo hanno avuto una lieve flessione causata dai primi "usciti". Schematicamente abbiamo: 2010 Età media 2009 Sesso Iscritti a fine anno 54.038 56.257 Variazione num. iscritti -2.219 -2225 Maschile 918 1.259 Femminile 3.127 3.484 Nuove adesioni Iscritti cessati % anni Bilanciato 42,3 77% Dinamico 38,9 23% Conservativo 40,1 Totale 41,8 A fine 2010 risultano censite 1480 aziende con iscritti attivi, riconducibili a 1414 gruppi aziendali, a fine 2009 erano 1578. Il numero di iscritti in azienda con oltre 500 dipendenti è lo 0.8% sul totale delle aziende associate, mentre salgono al 53,0% se il numero dei dipendenti è inferiore 10. Altro dato rilevante è che coloro che versano una quota di TFR inferiore al 100% è del 19%. Sempre al 31 dicembre del 2010 risultano contributi non versati pari a 5,2 mln di € (di cui 4,6 mln comunicati ma mai versati). segue a pag 6 … maggio 2011 – [email protected] ….segue da pag 5 Essendo passati 8 anni dalla nascita del fondo si può cominciare a dare un'occhiata alla parte riguardante le anticipazioni: 2010 Numero Anticipazioni Riscatti Trasferimenti Totale Importo € 870 4.303.749 3088 24.212.295 360 3.364.474 4318 31.8089.518 Dal punto di vista dei costi gli oneri a carico del fondo in percentuale sul patrimonio è pesato per lo 0,316% pari a 1.670.432 €. Ricordiamo ancora che gli elementi rilevanti dopo la chiusura dell'esercizio ed evoluzione prevedibile 2011: Riduzione della quota dei contributi destinata alla copertura delle spese amministrative: da 0,12% a 0,08% (già da febbraio) sulla retribuzione utile a fini del TFR. Per esempio per una retribuzione di 22.000€ il prelievo annuo è di 17,6€. A partire da aprile il contributo azienda e il minimo per dipendente passano dal 1,06% al 1,26% sulla retribuzione utile ai fini TFR. Infine, quali sono le attese e con quali dinamiche: Ulteriore apprezzabile riduzione degli iscritti; Riduzione marginale dei flussi contributivi; Incremento significativo delle liquidazioni; Stabilità delle spese amministrative ordinarie. La gestione finanziaria dei fondi pensione Il processo di gestione delle risorse finanziarie viene condotto dal CdA del Fondo attraverso diverse fasi. Le più significative sono: individuazione delle politiche di investimento di lungo periodo, ossia dell’asset allocation strategica, e conseguente definizione del portafoglio di riferimento; scelta dei gestori delle risorse attraverso bando pubblico; valutazione e controllo dell’operato dei gestori (con l’ausilio di un advisor esterno); periodica valutazione ed eventuale ridefinizione delle scelte dell'asset allocation strategica. Diversi sono i meccanismi di controllo della gestione finanziaria: la banca depositaria verifica che le operazioni dei gestori avvengano nel rispetto della normativa vigente; i gestori finanziari relazionano periodicamente il CdA sul loro operato; il CdA si avvale di un advisor esterno, European Investment Consulting, che produce una completa serie di report sull’andamento della gestione e sul rispetto delle linee di indirizzo fornite dal Fondo ai gestori finanziari. maggio 2011 – www.filctemcuneo.it -sergio ghibaudo- . rsu, rls e segreteria filctem michelin . [email protected] Obblighi del preposto C ercando di portare avanti l’azione intrapresa sullo scorso numero de “il giornalino”, riportiamo di seguito la definizione di preposto e gli obblighi cui è assoggettato in tema di sicurezza sul lavoro, così come previsto dall’articolo 19 del decreto legislativo 81/08 comunemente detto “Testo Unico sulla Salute e Sicurezza sul Lavoro”. Art.2 “Definizioni” - comma 1, lettera e): “Preposto” (capisquadra, ROR, responsabili di flusso e similari) Persona che, in ragione delle competenze professionali e nei limiti di poteri gerarchici e funzionali adeguati alla natura dell’incarico conferitogli, sovrintende alla attività lavorativa e garantisce l’effettuazione delle direttive ricevute, controllandone la corretta esecuzione da parte dei lavoratori ed esercitando un funzionale potere di iniziativa. Art.19 “obblighi del preposto” 1. In riferimento alle attività indicate all’articolo 3, i preposti, secondo le loro attribuzioni e competenze, devono:. a) Sovrintendere e vigilare sulla osservanza da parte dei singoli lavoratori dei loro obblighi di legge, nonché delle disposizioni aziendali in materia di salute e sicurezza sul lavoro e di uso dei mezzi di protezione collettivi e dei dispositivi di protezione individuale messi a loro disposizione e, in caso di persistenza della inosservanza, informare i loro superiori diretti; i. Il preposto è sanzionato per la violazione di questa lettera con arresto fino ad due mese o ammenda da 400 a 1200€. b) Verificare affinché soltanto i lavoratori che hanno ricevuto adeguate istruzioni accedano alle zone che li espongono ad un rischio grave e specifico; i. Il preposto è sanzionato per la violazione di questa lettera con arresto fino ad un mese o ammenda da 200 a 800€. c) Richiedere l’osservanza delle misure per il controllo delle situazioni di rischio in caso di emergenza e dare istruzioni affinché i lavoratori, in caso di pericolo grave, immediato e inevitabile, abbandonino il posto di lavoro o la zona pericolosa; i. Il preposto è sanzionato per la violazione di questa lettera con arresto fino ad due mese o ammenda da 400 a 1200€. d) Informare il più presto possibile i lavoratori esposti al rischio di un pericolo grave e immediato circa il rischio stesso e le disposizioni prese o da prendere in materia di protezione; i. Il preposto è sanzionato per la violazione di questa lettera con arresto fino ad un mese o ammenda da 200 a 800€. e) Astenersi, salvo eccezioni debitamente motivate, dal richiedere ai lavoratori di riprendere la loro attività in una situazione di lavoro in cui persiste un pericolo grave ed immediato; i. Il preposto è sanzionato per la violazione di questa lettera con arresto fino ad due mese o ammenda da 400 a 1200€. f) Segnalare tempestivamente al datore di lavoro o al dirigente sia le deficienze dei mezzi e delle attrezzature di lavoro e dei dispositivi di protezione individuale, sia ogni altra condizione di pericolo che si verifichi durante il lavoro, delle quali venga a conoscenza sulla base della formazione ricevuta; i. Il preposto è sanzionato per la violazione di questa lettera con arresto fino ad due mese o ammenda da 400 a 1200€. g) Frequentare appositi corsi di formazione secondo quanto previsto dall’articolo 37. i. Il preposto è sanzionato per la violazione di questa lettera con arresto fino ad un mese o ammenda da 200 a 800€. maggio 2011 – [email protected] - claudio benino - . rsu e segreteria filctem michelin . [email protected] In fondo al barile del Caro Leader di MARCO ROVELLI Da Il Manifesto del 24 maggio 2011 «Milano non può, alla vigilia dell’Expo 2015, diventare una città islamica, una zingaropoli, piena di campi rom e assediata dagli stranieri a cui la sinistra dà anche il diritto di voto». Il Caro Leader – trovandosi d’un tratto di fronte alla catastrofe personale, frantumatosi lo specchio narcisista come per Dorian Gray – invoca gli spiriti, raschiando il barile. È in fondo al barile c’è un humus fatto appunto di fantasmi evocati per dar corpo a quello stato generalizzato di paura da sempre funzionale alla richiesta di ordine. Clandestini, islamici, zingari, comunisti ad abbeverare i cavalli in piazza Duomo: un esercito di fantasmi in fitta schiera. Troppo fitta per essere credibile, viene da pensare, come di un giocatore che si gioca tutte le sue carte in una mano sola non facendo che rivelare la propria oscena nudità. Perché l’evocazione dell’Altro come nemico funziona, lo sappiamo bene, ma non è sufficiente per sé sola. Può essere – ed è – un elemento catalizzatore: ma ci deve pur essere qualcosa da catalizzare. La costruzione della paura è un vettore fondamentale per l’acquisizione del consenso politico, Hobbes ce l’ha spiegato bene, e per la «servitù volontaria» degli uomini. Ma quando suona la ritirata ci vuole ben altro per rinserrare le fila: e invece il Caro Leader è li ad enunciare il proprio assedio, e risulta palese la sua richiesta di soccorso, come fosse un prestigiatore che, di fronte al pubblico che abbandona il teatro, in stato confusionario apre la valigia e mostra a tutti i trucchi del mestiere. Certo, questa extrema ratio potrebbe funzionare: del resto il popolo italiano è stato così a lungo abbagliato dai miraggi di questo illusionista che davvero non sappiamo quanto sia stato antropologicamente modificato e pronto a credere a ogni bubbola. Ci hanno provato con la signora Rizzi che ha gridato all’aggressione (ma era costruita così male, di fretta, anch’essa frutto di un evidente stato confusionale: «Mi prendeva a calci gridando viva Pisapia», e già solo questo è talmente ridicolo che nel momento di risveglio uno si rende conto che è solo un sogno di pessima qualità). E figuriamoci se in questi ultimi giorni accadesse uno di quei fatti di cronaca nera così clamorosi che non si potrebbe non pensare anch’essi costruiti ad arte. Ma davvero forse stavolta siamo arrivati allo smascheramento finale. Perché – ed è questo il cuore della questione – l’armamento retorico di una barbarie (islamici, zingari, stranieri) che assedia una città moderna e tecnologica - «alla vigilia dell’Expo» - fa certo leva su un immaginario di lunga durata, un immaginario razziale che percorre la storia della nostra modernità europea, ed è su questo che puntano il Caro Leader e i suoi spin doctors. Ma quando la barbarie (etica, sociale, economica) è qualcosa che si percepisce come inerente al cuore stesso della propria società, si smette di preoccuparsi della barbarie dell’Altro, e la priorità diventa quella di risanare la propria. Ecco, forse a questo punto ci siamo, o quantomeno questa vicenda di Milano è un sintomo che ci potremmo arrivare. -sergio ghibaudo- . rsu, rls e segreteria filctem michelin . [email protected] Si fa presto a dire “stranierougualeclandestinougualecriminale”! Che cosa sappiamo noi dei cosiddetti “immigrati” oltre a ciò che ci viene -mi si passi il termine- inculcato quotidianamente (o quasi!) da una buona parte dei mezzi di informazione, spesso asservita alle logiche di potere dell’armata Brancaleone attualmente al governo del nostro Bel Paese? Probabilmente poco o nulla, se non alcune definizioni di uso popolare e qualche illuminante equazione che riempie la bocca di chi non ha alcun interesse ad approfondire un minimo l’argomento o -peggio- ne fa un uso strumentale per conseguire/perseguire i propri interessi. Allora proviamo a fare alcune considerazioni, mettendo a confronto pregiudizi e dati reali. segue a pag 9 … maggio 2011 – www.filctemcuneo.it ….segue da pag 8 1. “SONO TROPPI, SIAMO INVASI”. E’ falso! gli stranieri regolari in Italia sono 5 milioni. In percentuale al 1° gennaio 2010 erano pari al 7% della popolazione italiana, di cui più del 50% provenienti da paesi europei. 2. “TUTTI QUESTI CLANDESTINI”. E’ falso! Al 1° gennaio 2010 si aveva la presenza regolare di 4 milioni e 919 mila stranieri di cui 4 milioni e 235 mila residenti, e il numero di irregolari si stimava in 200 mila: più del 90% quindi ha un regolare permesso di soggiorno per stare in Italia. La legge italiana, però, favorisce la clandestinità perché non permette l’entrata regolare per cercare lavoro e fa ritornare in stato di clandestinità chi perde il lavoro. E’ importante capire che essere clandestini non significa essere una persona di cui avere paura, semplicemente vuol dire non avere un tesserino in tasca. La stessa identica cosa potrebbe succedere a qualsiasi cittadino italiano che, recatosi ad esempio in India a fare una vacanza, avesse dimenticato il permesso di soggiorno a casa: significa essere dei criminali, questo? Tanti nostri amici, compagni di lavoro e/o conoscenti sono stati degli onesti e rispettabilissimi cittadini clandestini: il problema è che, in Italia, la clandestinità è considerata reato ed è punita con detenzione fino a un anno di carcere. 3. “STUPRANO LE NOSTRE DONNE”. Chiariamo subito una cosa: la violenza sessuale è un problema grave che riguarda la concezione che l’uomo ha delle donne e il presunto diritto di uso del corpo delle donne. E’ una realtà di tutte le culture. Ma non c’è alcun rapporto tra la realtà e la paura che viene seminata di essere aggredita da uno sconosciuto straniero per strada. Può succedere, ma è molto più probabile essere violentate e/o uccise dal marito, dall’ex fidanzato o dal collega di lavoro (che poi, il più delle volte e semprechè ci si salvi, si fatica a denunciare): l’80% delle violenze che le donne subiscono, infatti, avviene in casa, perpetrata da parte di famigliari o amici. Detto questo, non c’è da assolvere nessuno! Chi commette un atto così grave è un delinquente! La responsabilità, però, è sempre personale, in quanto delinquente è la persona che delinque e non il popolo cui appartiene! Altrimenti come saremmo catalogati, noi italiani? Tutti mafiosi, camorristi, evasori fiscali, sfruttatori della prostituzione minorile ecc…ecc…? 4. “VENGONO A RUBARE IL LAVORO A NOI”. E’ falso! Il numero di dipendenti stranieri è pari al 10% del totale dei lavoratori in Italia. Il 72% degli stranieri svolge lavori manuali e poco specializzati contro il 37% degli italiani che svolgono le stesse mansioni. Non c’è alcuna sovrapposizione di richiesta di lavoro tra italiani e stranieri: interi settori sono quasi completamente coperti da manodopera straniera, e sono quei settori che gli italiani non coprono più per mancanza di persone (calo demografico: a tal proposito suggerisco la lettura dell’articolo che segue di Nicola Cacace, ndr) o per rifiuto di fare certi lavori. Inoltre, nel 2009 il contributo degli stranieri al PIL è stato più del 10% con una presenza del 7% (compresi mogli, bambini e genitori anziani). 5. “SONO TERRORISTI”. Può essere che alcuni stranieri abbiano contatti con organizzazioni terroristiche, così come li possono avere alcuni italiani. Così come, nelle fabbriche degli anni ‘70-‘80, qualche lavoratore aderiva alle Brigate Rosse (cosa peraltro ripresentatasi neanche troppo tempo fa, nel 2007, quando sono state arrestate 15 persone -tutte di nazionalità italiana- accusate di voler ricostituire le nuove BR, ndr): in quegli anni la “classe operaia” ha respinto il terrorismo ed ha respinto l’idea che essere di sinistra significhi essere terrorista. La stessa cosa avviene all’interno delle comunità straniere: sono loro i primi a vigilare e ad isolare eventuali terroristi. Noi però dobbiamo essere alleati con loro, lavorando per i diritti e l’integrazione degli stranieri: solo così potremo dare voce alla loro forza per la democrazia e contro ogni tipo di violenza. Curioso è comunque il fatto che non si parli più di terrorismo islamico: forse erano solo spot per creare tensione?!? 6. “SONO SPORCHI, PUZZANO, LE LORO CASE NON SONO PULITE”. Si diceva anche dei meridionali, l’hanno sempre detto negli altri paesi degli italiani emigrati: tutto il mondo è paese! È ovvio che se si vive in case umide e malsane possono esserci dei problemi, ma la normalità è una igiene assolutamente normale, in linea con quella di noi italiani. I musulmani, ad esempio, per precetto religioso devono lavarsi mani e piedi prima di pregare e pregano 5 volte al giorno. Inoltre, devono purificarsi con la doccia rituale completa per poter pregare dopo un atto sessuale. segue a pag 10 … maggio 2011 – [email protected] ….segue da pag 9 7. “TUTTE LE CASE POPOLARI VANNO AGLI STRANIERI”. Falso! In provincia di Cuneo sono attualmente assegnati 3653 alloggi di edilizia popolare, di cui 665 a extracomunitari, pari al 17,93%. I parametri per l’assegnazione delle case popolari sono assolutamente uguali per italiani e stranieri: per tutti è necessario essere residenti o lavorare da 3 anni nel Comune dove si fa la domanda per la casa popolare. -la redazione- [email protected] “Immigrazione e natalità. Le verità nascoste agli italiani”, di Nicola Cacace Nicola Cacace da l’Unità del 17 maggio 2011 Il buco demografico Sull’immigrazione si gioca una partita degli equivoci. Le classifiche di qualificati enti internazionali, tra cui la Cia, mettono l’Italia ai vertici mondiali sia per tasso di immigrazione che per tasso di denatalità, mentre i partiti, soprattutto Lega e Pdl, continuano a raccontare agli elettori bugie del tipo «blocchiamo l’immigrazione» quando sanno benissimo che i consistenti flussi migratori dell’ultimo decennio, 360mila l’anno, continueranno almeno per altri vent’anni, come dice anche l’Istat. Perché? Perché nei flussi migratori vale il principio dei vasi comunicanti: non è infatti un caso che i Paesi più vecchi, quindi con più bisogno di braccia, siano quelli a più alto tasso di immigrazione. Gli immigrati vanno dove è più facile trovar lavoro. Poiché l’offerta di disperati non manca mai è naturale che quelli che partono rischiando tutto, tendono a premere di più sui Paesi in cui è più facile trovare lavoro. L’Italia è stata nel decennio 2000-2010, ed è tuttora, leader europeo ed occidentale del tasso di immigrazione sopravanzando nettamente non solo tutti i Paesi europei ma anche un altro Paese di immigrazione storica come gli Usa. Nelle classifiche internazionali del tasso netto di immigrazione («net immigration rate») l’Italia figura col 6 per mille, 6 immigrati ogni mille cittadini, pari ai 360mila immigrati annui dell’ultimo decennio, davanti a Spagna, 4 per mille, Portogallo e Gran Bretagna 3 per mille, Danimarca 2,4 per mille. Francia e Germania sono in fondo alla classifica con l’1 per mille. Perché l’Italia, la cui economia nel decennio è cresciuta la metà del resto d’Europa, che non ha leggi e politiche di particolare «accoglienza» verso gli immigrati, ha attratto, attrae e attrarrà per alcuni decenni molti più immigrati di tutti gli altri Paesi industriali? L’Italia ha il più grosso buco demografico mondiale, che gli italiani ignorano o fingono di ignorare, pari a 500 mila giovani mancanti ogni anno, da nascite dimezzate da un milione a 500mila. Infatti colpisce la corrispondenza tra le due classifiche, i quattro Paesi che vengono subito dopo l’Italia nel tasso di immigrazione sono anche gli stessi che vengono subito dopo l’Italia nel tasso di natalità, Spagna, Portogallo, Gran Bretagna e Danimarca. L’immigrazione richiamata dal buco demografico continuerà ancora, sinchè continua l’attuale tasso di denatalità. Nessuno vuole immigrati in casa ma nessuno spiega agli italiani che senza immigrati il sistema crollerebbe. Perché l’occupazione degli stranieri è aumentata, secondo l’Istat, anche negli anni di crisi quando l’occupazione degli italiani calava? Perché gli stranieri accettano lavori «umili» mentre diplomati e laureati italiani cercano all’estero quei lavori di qualità che un sistema a bassa innovazione non produce a sufficienza. maggio 2011 – www.filctemcuneo.it IL 12 E 13 GIUGNO ANDREMO A VOTARE SI PER L’ACQUA PUBBLICA E CONTRO IL NUCLEARE Primo quesito sull’acqua: chiede di abrogare le modalità di affidamento e della gestione del servizio come stabilite dell’art. 23 bis della Legge n. 133 del 2008, vale a dire si oppone alla privatizzazione dell’acqua potabile. La Legge n. 133 è l’ultima normativa in materia approvata dal Governo Berlusconi. Stabilisce che la gestione del servizio idrico sia affidata a imprenditori privati mediante gara oppure sia assegnata a società a capitale misto pubblico-privato, all’interno delle quali il privato sia stato scelto attraverso gara e detenga almeno il 40%. Con questa norma, il governo ha voluto mettere definitivamente sul mercato le gestioni delle 64 zone su 92 che non hanno ancora proceduto ad affidamento, o hanno affidato la gestione del servizio idrico a società a totale capitale pubblico. Queste ultime infatti cesseranno di esistere entro il dicembre 2011, o potranno continuare alla sola condizione di trasformarsi in società miste, con capitale privato al 40%. La norma inoltre stabilisce che le società miste collocate in Borsa, le quali mantengono l’affidamento del servizio, dovranno diminuire la quota di capitale pubblico al 40% entro giugno 2013 e al 30% entro il dicembre 2015. Anche nelle società miste il privato dovrebbe così prevalere. Chi vota sì all’abrogazione della norma pensa che i comuni non debbano essere costretti ad affidare a società private la gestione di un servizio essenziale come quello dell’acqua. Sa che i privati hanno come unico obiettivo il profitto e che nei paesi europei dove negli anni passati si è proceduto alla privatizzazione le tariffe sono salite alle stelle. Grandi città come Parigi o Berlino hanno provveduto o stanno provvedendo a pubblicizzare di nuovo i loro acquedotti. Chi vota no all’abrogazione della norma pensa che sia giusto costringere i comuni a privatizzare la gestione anche di questo servizio. Crede che i privati siano più efficienti del pubblico o abbiano le risorse per compiere gli investimenti utili per l’ammodernamento delle reti. Secondo quesito sull’acqua: chiede di abrogare quel passo del cosiddetto Codice dell’Ambiente del Ministro Matteoli, dove si dispone che la tariffa per il servizio idrico sia determinata tenendo conto dell’ “adeguatezza della remunerazione del capitale investito”. In modo particolare la norma (art. 154, comma 1) consente al gestore privato di ottenere profitti garantiti sulla tariffa, caricando sulla bolletta dei cittadini un 7% a remunerazione del capitale investito, senza alcun collegamento a qualsiasi logica di reinvestimento per il miglioramento qualitativo del servizio. Chi vota sì all’abrogazione della norma crede che le bollette dell’acqua siano già abbastanza care come sono adesso senza bisogno di ulteriori aumenti. Inoltre, anche se si crede nella supremazia del mercato pure per questo settore dei servizi, non ha senso abolire ogni rischio imprenditoriale, garantendo a chi investe una remunerazione che nessuna rendita bancaria è oggi in grado di assicurare e che è invece negata ai comuni o alle società pubbliche. Chi vota no all’abrogazione della norma pensa non solo che sia meglio affidare al privato la gestione dell’acqua, ma che gli si debba assicurare un guadagno minimo garantito, fissato appunto nel 7% del capitale investito. Quesito sul nucleare Chiede di abrogare tutti quei passi della legge 23 luglio 2009, n. 99 "Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia" e di altre leggi minori che mirano a rilanciare la presenza in Italia delle centrali nucleari. Esse erano state chiuse a seguito del referendum del 1987 nel quale la stragrande maggioranza degli italiani aveva bocciato l’utilizzo dell’energia atomica. La legge delega il Governo ad adottare uno o più decreti legislativi di riassetto normativo per localizzare sul territorio nazionale nuovi impianti di produzione di energia elettrica nucleare, impianti di fabbricazione del combustibile nucleare, sistemi di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi, i depositi definitivi dei materiali. Per la costruzione e l'esercizio degli impianti è prevista la costituzione di consorzi fra imprenditori privati, mentre la tecnologia dovrebbe essere fornita dalla Francia, che da anni non costruisce più centrali nuove. Chi vota sì all’abrogazione della norma crede che il nucleare non sia affatto sicuro. Quanto è successo in Giappone, non è un caso isolato. In Francia ci sono più di 100 incidenti l’anno, sia pure contenuti. L’Italia con nuove centrali potrà diventare inoltre un obiettivo terroristico. Sa che una centrale nucleare non emette anidride carbonica, ma lascia tonnellate di scorie radioattive per secoli o per millenni (dove metterle? come maneggiarle?), utilizza enormi quantità d’acqua, compromettendo l’equilibrio idrogeologico della zona in cui viene costruita. segue a pag 12 … maggio 2011 – [email protected] …segue da pag 11 Con il nucleare l’Italia non sarà energeticamente autosufficiente. Le 4 centrali previste, dopo dieci anni di progettazione e costruzione, coprirebbero a malapena l’8% del fabbisogno energetico nazionale, meno di quanto è riuscita a fare la Germania con il fotovoltaico e l’eolico. In Italia non esistono giacimenti di uranio. Le scorte di uranio sono destinate a durare non Referendum acqua-nucleare: l'appello della molto più di quelle del petrolio. Anch’esse CGIL potrebbero essere messe a repentaglio da guerre come quelle in Iraq e Libia. Milioni di cittadini hanno sottoscritto la richiesta di referendum, che si Chi vota no all’abrogazione della norma terranno il 12 e 13 Giugno, per difendere l’ambiente, la sicurezza e la crede che il nucleare sia sicuro. O che lo qualità della vita, lo hanno fatto raccogliendo le firme con una straordinaria esperienza dal basso nel quasi totale silenzio degli organi di informazione. diventerà con centrali future. Se anche non è Grazie a queste donne ed a questi uomini a giugno l’intero popolo italiano, sicuro, visto che al di là delle Alpi a 200 km da in Italia ed all’estero, sarà chiamato a pronunciarsi su una grande battaglia casa nostra ci sono tre centrali francesi, pensa di civiltà per dire no alla privatizzazione dei beni comuni e per difendere l’ambiente, la qualità della vita e lo sviluppo economico e sociale contro la che non sia un male aggiungere rischio a logica del profitto e delle privatizzazioni. rischio. Parlare di acqua come bene comune significa mettere anche nel nostro Crede che sia economico e veloce da Paese i bisogni di tutti davanti ad ogni altra considerazione e riportare il costruire, così da aiutare l’Italia a non ruolo delle istituzioni pubbliche a gestire ed orientare l’uso di risorse dipendere più dal petrolio e dal metano. Pensa fondamentali per lo sviluppo economico, a cominciare dall’agricoltura e dall’industria, ed il risanamento e la difesa dell’ambiente. Si tratta di un che sia anche più ecologico di questi problema che riguarda tutta l’Italia dal Nord al Sud, come dimostra la combustibili, perché non produce anidride grave carenza idrica ed il dissesto idrogeologico, con frane ed alluvioni carbonica e quindi non incide sull’effetto serra. che ogni hanno affliggono grandi aree del nostro paese. L’acqua è un bene essenziale e non è una risorsa infinita, deve essere difesa e Crede che il nucleare abbasserà le tariffe preservata nell’interesse di tutti. dell’energia. Quesito sul legittimo impedimento In merito all’energia nucleare la CGIL, con voto unanime al suo ultimo Congresso di maggio 2010 ha dichiarato la netta contrarietà al Piano Energetico Nucleare predisposto dal Governo, perché la CGIL considera l’energia nucleare una politica regressiva nei confronti dello sviluppo energetico sia per gli alti costi economici che ricadrebbero sui cittadini sia perché è ancora una tecnologia non sicura come i tragici fatti del Giappone hanno purtroppo nuovamente dimostrato. La non sicurezza riguarda anche il tema della gestione delle scorie nucleari, che restano radioattive per migliaia di anni. La CGIL sostiene con forza le energie rinnovabili, che unitamente al risparmio e all’efficienza energetica, possono creare vero sviluppo e crescita occupazionale diffusa e di qualità. La politica neoliberista, le privatizzazioni dei beni comuni e dei servizi essenziali ha prodotto soltanto l’impoverimento di larga parte delle popolazioni, il continuo dissesto del territorio, ridotto il potere dell’Amministrazione pubblica ed ha arricchito pochi gruppi finanziari aggravando la crisi economica, sociale, ecologica e della democrazia nella quale siamo tuttora immersi. Chiede di abrogare la legge del 7 aprile 2010, “in materia di impedimento a comparire in udienza”. Essa stabilisce che il Presidente del Consiglio dei Ministri e ogni ministro possano legittimamente non comparire nelle udienze dei procedimenti penali in cui siano imputati, se nei giorni fissati per le udienze hanno impegni di governo, comprese le riunioni preparatorie. Il processo ovviamente deve essere rinviato. La legge è stata parzialmente intaccata dalla Corte costituzionale che ha negato la validità dell’autocertificazione con cui finora Silvio Berlusconi aveva giustificato le Per queste ragioni è importante che ciascuno di noi vada a assenze in tribunale. Ma la formula generale è votare per raggiungere il quorum previsto (50% + 1 degli rimasta in piedi. aventi diritto) e per vincere con i SI questi referendum. Chi vota sì all’abrogazione della norma pensa che questa norma sia fatta per far decadere i processi in corso a Milano (dovrebbe infatti valere per 18 mesi), violando il principio di uguaglianza fra i cittadini. Ci sono migliaia di italiani che svolgono funzioni importanti e delicate, le quali meriterebbero “serenità” d’animo” per essere assolte. La serenità d’animo si raggiunge non commettendo reati. Non è vero che Berlusconi sia perseguitato dai giudici da quando è entrato in politica. Le prime tre indagini sul suo conto sono partite quando era solo un boss dell’edilizia e delle televisioni, legato alla Tangentopoli milanese degli anni ‘90. E’ entrato in politica proprio per bloccare quelle inchieste. Chi vota no all’abrogazione della norma pensa che al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri vada garantito un “sereno svolgimento delle funzioni loro attribuite dalla Costituzione e dalla legge”, anzi è convinto che l’attuale Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi sia vittima di una persecuzione giudiziaria e che quindi questa legge rappresenti una doverosa protezione. maggio 2011 – www.filctemcuneo.it INFORMA FILCTEM CGIL Lavori Usuranti 22 aprile 2011 Il testo del decreto prevede, per i lavoratori dipendenti addetti a lavorazioni particolarmente faticose e pesanti (c.d. lavori usuranti), il diritto a conseguire la pensione di anzianità con requisiti inferiori a quelli previsti per la generalità dei lavoratori dipendenti. l’accesso alla pensione di anzianità con i requisiti ridotti può essere esercitato dalle seguenti categorie di lavoratori dipendenti: 1) addetti alle lavorazioni particolarmente usuranti di cui all’articolo 2 del decreto ministeriale 19 maggio 1999 quali: “lavori in galleria, cava o miniera”; mansioni svolte in carattere di prevalenza e continuità; “lavori nelle cave” mansioni svolte dagli addetti alle cave di materiale di pietra e ornamentale; “lavori nelle gallerie” mansioni svolte dagli addetti al fronte di avanzamento con carattere di prevalenza e continuità; “lavori in cassoni ad aria compressa”; “lavori svolti dai palomari”; “lavori ad alte temperature”; mansioni che espongono ad alte temperature, quando non sia possiile adottare misure di prevenzione, quali, a titolo esemplificativo, quelle degli addetti alle fonderie di seconda fusione, non comandata a distanza, dei refrattaristi, degli addetti ad operazioni di colata manuale; “lavorazione del vetro cavo”; mansioni dei soffiatori nell’industria del vetro cavo eseguito a mano e a soffio; “lavori espletati in spazi ristretti”, con carattere di prevalenza e continuità ed in particolare delle attività di costruzione, riparazione e manutenzione navale, le mansioni svolte continuativamente all’interno di spazi ristretti, quali intercapedini, pozzetti, doppi fondi, di ordo o di grandi locchi strutture; “lavori di asportazione dell’amianto” mansioni svolte con carattere di prevalenza e continuità. 2) notturni come definiti da decreto legislativo n. 66/2003, che prestano la loro attività nel periodo notturno: per almeno 6 ore per un numero minimo di giorni lavorativi all’anno non inferiore a per coloro che maturano i requisiti per l’accesso anticipato dal 1° luglio 200 e non inferiore a 64 per coloro che maturano i requisiti dal 1° luglio 2009; per almeno 3 ore tra la mezzanotte e le del mattino per l’intero anno lavorativo. 3) addetti alla linea catena - con esclusione degli addetti a lavorazioni collaterali a linee di produzione, alla manutenzione, al rifornimento materiali, ad attività di regolazione o controllo computerizzato delle linee di produzione e al controllo di qualitàdipendenti di imprese per le quali operano le voci di tariffa per l’Inail riportate di seguito: Prodotti dolciari; additivi per evande e altri alimenti; Lavorazione e trasformazione delle resine sintetiche e dei materiali polimerici termoplastici e termoindurenti; produzione articoli finiti, etc.; Macchine per cucire e macchine rimagliatrici per uso industriale e domestico; Costruzione di autoveicoli e di rimorchi; Apparecchi termici: di produzione di vapore, di riscaldamento, di refrigerazione, di condizionamento; Elettrodomestici; Altri strumenti ed apparecchi; Confezioni con tessuti di articoli per aigliamento ed accessori; etc.; Confezioni di calzature in qualsiasi materiale, anche limitatamente a singole fasi del ciclo produttivo. 4) conducenti di veicoli, di capienza complessiva non inferiore a 9 posti, adiiti a servizi pulici di trasporto di persone. Per le categorie sopra elencate l’anticipo pensionistico è concesso a condizione che il lavoratore aia svolto una o più delle attività usuranti per un periodo di tempo pari ad almeno: anni, compreso l’anno di maturazione dei requisiti, negli ultimi 10 anni di attività lavorativa, per le pensioni da liquidare con decorrenza compresa tra l’entrata in vigore della legge ed entro il 31/12/201; la metà della vita lavorativa complessiva per le pensioni aventi decorrenza dal 1/1/201. I lavoratori dipendenti che soddisfano i criteri sopraindicati possono accedere al pensionamento anticipato con requisiti ridotti rispetto a quelli previsti per la generalità dei lavoratori. Resta comunque fermo il requisito contriutivo minimo di 3 anni e il regime di decorrenza del pensionamento vigente al momento della maturazione dei requisiti. Il eneficio pensionistico che decorre, con una diversa modulazione, dal 1° luglio 200 è concesso solo ai lavoratori dipendenti pulici e privati e consiste in una riduzione dei requisiti generali per il diritto alla pensione di anzianità. Per i soggetti che maturano i requisiti per il diritto a pensione anticipata nel periodo dal 1° luglio 200 al 31 dicemre 2012, il comma stailisce che l’anticipo rispetto a quanto previsto per i lavoratori dipendenti in via ordinaria varia tra 1 e 3 anni in riferimento all’età anagrafica e tra 1 e 2 unità in relazione alla somma di età anagrafica e anzianità contriutiva (c.d. quota). A partire dal 1° gennaio 2013, il comma 4 prevede che il diritto al trattamento pensionistico di anzianità anticipata si consegue con un’età anagrafica ridotta di 3 anni e una somma di età anagrafica e anzianità contriutiva (c.d. quota) ridotta di 3 unità rispetto ai requisiti ordinari. Il eneficio pieno spetta: ai lavoratori impegnati in mansioni particolarmente usuranti di cui al M del 19//1999; agli addetti alla linea catena; ai conducenti di veicoli pesanti adiiti a servizi pulici di trasporto di persone; ai lavoratori notturni che svolgono attività per almeno 3 ore tra la mezzanotte e le del mattino per l’intero anno lavorativo o per almeno notti di lavoro all’anno. Ai lavoratori dipendenti notturni con meno di notti di lavoro all’anno il eneficio pensionistico spetta, invece, in misura ridotta ed è modulato in ragione del numero di notti lavorate. In particolare la riduzione del requisito dell’età anagrafica non può superare i 2 anni per i dipendenti che svolgono lavoro notturno per un numero di giorni lavorativi annui da 2 a ed 1 anno per coloro che prestano lavoro notturno per un numero di giorni lavorativi annui da 64 a 1. La decorrenza di tutti i trattamenti pensionistici liquidati sulla ase dei requisiti ridotti, sia in misura piena che parziale, non può essere anteriore alla data di entrata in vigore del decreto. Ciò vuol dire che l’applicazione dei enefici per il diritto al pensionamento anticipato non può comunque dare luogo ad arretrati. La domanda, corredata dalla documentazione proante, va presentata all’Istituto previdenziale presso il quale il lavoratore è iscritto entro il: 30 settembre 2011 qualora il soggetto aia già maturato o maturi i requisiti agevolati per il diritto a pensione entro il 31 dicemre 2011; 31 marzo dell’anno di maturazione dei requisiti agevolati per i lavoratori che maturano tali requisiti a decorrere dal 1° gennaio 2012. La domanda deve essere corredata con documentazione di data certa necessaria a dimostrare la sussistenza dei requisiti soggettivi (tipologia dell’attività svolta) ed oggettivi (durata dell’attività) per il diritto all’anticipo al pensionamento. La documentazione da allegare alla domanda, elencata nel comma 2, è la seguente: prospetto di paga; liro matricola, registro di impresa ovvero il liro unico del lavoro; liretto di lavoro; contratto di lavoro individuale indicante anche il contratto collettivo nazionale, territoriale, aziendale e il livello di inquadramento; ordini di servizio, schemi di turnazione del personale, registri delle presenze ed eventuali atti di affidamento di incarichi o mansione; documentazione medico-sanitaria; comunicazioni ai sensi dell’art. 12, comma 2, del decreto legislativo aprile 2003, n. 66 ovvero comunicazioni di cui al successivo articolo , comma 1; comunicazioni di cui al successivo articolo , comma 2; carta di qualificazione del conducente di cui all’articolo 1 del decreto legislativo 21 novemre 200, n. 26 e certificato di idoneità alla guida; documento di valutazione del rischio previsto dalle vigenti disposizioni in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro; comunicazioni di assunzione ai sensi dell’articolo 9-is, comma 2, del decreto legge 1 ottore 1996, n. 10, convertito in legge 29 novemre 1996, n. 60 e successive modificazioni; dichiarazione di assunzione ai sensi dell’articolo 4-is, comma 2, del decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 11 contenente le informazioni di cui al decreto legislativo 26 maggio 199, n. 12; altra documentazione equipollente. Per dimostrare lo svolgimento e la durata delle attività usuranti il lavoratore dovrà ricorrere necessariamente al datore di lavoro a cui dovrà chiedere le copie di documenti e gli elementi occorrenti per ricostruire la documentazione di data certa. Il comma 6 prevede che il datore di lavoro è tenuto a rendere disponiile al lavoratore la documentazione da produrre a corredo della domanda. Il comma 3, dispone che l’ente previdenziale comunica all’interessato, nel caso in cui vengano accertati positivamente i requisiti di lavoratore usurato, la prima decorrenza utile della pensione anticipata. La decorrenza del trattamento pensionistico resta, comunque, suordinata alla presentazione della domanda di pensione. L’art. 3 prevede un meccanismo di salvaguardia per evitare il superamento dei limiti di spesa che consiste nel differimento della decorrenza dei trattamenti di pensione nel caso in cui dal monitoraggio delle domande presentate ed accolte si verifichi uno scostamento rispetto alla copertura finanziaria a disposizione. La decorrenza viene differita con criteri di priorità in ragione della data di maturazione dei requisiti per il diritto a pensione anticipata e, a parità degli stessi, in ragione della data di presentazione della domanda. Per dare attuazione al decreto legislativo, l’art. 4 prevede l’emanazione, entro 30 giorni dall’entrata in vigore del decreto legislativo stesso, di un decreto contenente le disposizioni di dettaglio che riguardano, tra l’altro, anche la disciplina del procedimento accertativo in relazione alla documentazione necessaria per la concessione del eneficio, con particolare riferimento all’accertamento delle attività alla “linea catena”, e al lavoro notturno. Altre disposizioni attuative riguardano le modalità di espletamento del monitoraggio delle domande presentate ed accolte, il meccanismo di salvaguardia del limite di spesa, le comunicazioni dell’esito della domanda che l’ente previdenziale fornisce al lavoratore. Per maggiori informazioni puoi rivolgerti agli uffici del Patronato Inca presenti presso le sedi CGIL della Provincia di Cuneo