News N ovembre - D ic embr e 2 01 5 An n o Terzo , N umer o 2 UNITREOSIMO 26° Anno Accademico 2015 - 2016 Sede: Piazza Sant’Agostino, 2 , 60027 Osimo (Ancona), tel. 071 7231936 Sito: www.unitreosimo.it Email: [email protected] Presso la Segreteria della Sede si può acquistare copia del Volume unitre. osimo Libero Foglio d’informazione a uso interno distribuito ai soci. Dante Poeta e Filosofo Carlo Pesco Il poeta, nato a Firenze nel 1265, morto a Ravenna nel 1321 rappresenta una delle ultime grandi personalità del Medioevo. Sono in lui vive le due idee che dominarono l’età di mezzo, la Chiesa e l’impero, insieme alla consapevolezza della loro crisi. È poeta, ma sente il bisogno di passare alla filosofia: dopo la morte di Beatrice lo consola «una gentile donna giovane e bella molto» (Vita nuova, 35), allegoria della filosofia. Dalla filosofia come consolatio, dalla lettura di Boezio e Cicerone, Dante passa nelle scuole «de li religiosi e a le disputazioni de li filosofanti» (Conv. II 13) degli Ordini mendicanti a Firenze: quella tomista, dei Domenicani, nella chiesa di Santa Maria Novella e quella dei Francescani, ispirata ad Agostino e Bonaventura, nella chiesa di Santa Croce, che ammettevano anche frequentatori laici esterni. Dante non fu ‘maestro’ di alcuna disciplina né clericus, cioè non entrò in alcun ordine religioso. Egli studiò e scrisse da laico e fece filosofia usando il volgare italiano per essere compreso da tutti. Dante intende alla lettera la frase della Metafisica di Aristotele, citata in apertura del Convivio, secondo cui "tutti li uomini naturalmente desiderano di sapere" per questo si adopera affinché il diritto alla conoscenza filosofica sia alla portata di tutti. Del resto, la posta in gioco è la felicità dell’uomo raggiungibile soltanto mediante la pratica della filosofia. Ma il vero problema di Dante fu quello politico, nel senso più ampio e nel senso proprio della parola. Per News UniTre Osimo – Novembre – Dicembre 2015 questo egli scrisse il De monarchia e la Divina commedia. Qui, nel poema, egli trovò la sintesi più armoniosa di filosofia e poesia, impegnate nella delineazione d’un ideale di vita individuale e sociale. I maestri di filosofia di Dante furono l’aristotelismo ed il tomismo; ma sostenne qualche tesi che era di Averroè (Sigieri è posto in Paradiso) e che Tommaso aveva combattuto. È frequente il ricorso ad Alberto Magno: e ciò spiega tante inflessioni neoplatoniche o arabizzanti, della metafisica della luce, del profetismo gioachimita. La concezione di Dio quale « amore » e « intelligenza », causa efficiente e finale dell’universo, e quindi la concezione della creazione, vengono a Dante dall’aristotelismo cristianizzato di Alberto e Tommaso. Neoplatonica è, però, l’affermazione che Dio ha creato direttamente solo gli angeli ed i cieli, cioè il mondo incorruttibile mentre il mondo corruttibile, composto dei quattro elementi, è tale perché è «informato» da «creata virtù», che sono le stelle e le loro intelligenze motrici (Par. VII 130-138). Di qui la presenza in Dante di credenze astrologiche di derivazione araba: egli sostiene l’influsso degli astri sulle vicende terrene, da cui resta escluso però l’uomo, perché la sua anima razionale è creata in modo diretto da Dio. Nella teoria dei cieli è caratteristica l’affermazione che l’Empireo non è corpo ma « luce intellettual piena d’amore » (Par. XXX 40). L’Empireo, questa luce intellettuale che promana dalla mente divina, è l’analogo dell’anima del mondo che contiene il mondo nel Timeo platonico. L’uomo è composto di materia e di forma, di corpo e di anima, secondo i termini della dottrina aristotelica. Circa l’origine dell’anima Dante si esprime mediante una teoria che combina insieme, nell’aristotelismo, il pensiero di Galeno, di Avicenna e, in parte, di 1 Tommaso. L’anima vegetativo-sensitiva, assieme al corpo del feto, si forma per un processo naturale, in cui opera una specie particolare di sangue che proviene dal cuore del generante. In questo processo si forma solo l’animalità dell’uomo non l’umanità. Quando nel feto le funzioni cerebrali sono perfette, allora interviene Dio stesso a spirare «spirito nuovo di virtù repleto», cioè l’anima razionale o intelletto possibile «e fassi un’alma sola, che vive (vegetativa) e sente (sensitiva) e sé in sé rigira (intelletto)» (Purg. XXV 37-75). Le argomentazioni per dimostrare l’immortalità dell’anima umana sono fondate da Dante sul consenso di tutti, di tutte le religioni, di tante filosofie; nell’ammettere l’immortalità attesta una comune speranza che, se fosse vana, renderebbe la natura dell’uomo più infelice e più imperfetta di quella d’ogni altro animale. «Le divinazioni de’ nostri sogni» non avverrebbero se una qualche parte di noi non fosse immortale. La fede cristiana ci rende certi di questa verità, con maggiore sicurezza di quello che non possa la ragione (Conv. 11 9). Caratteristica di Dante è la discussione sulla «nobiltà». Egli rifiuta la nobiltà del sangue come quella, borghese, del censo. Ogni cosa realizza la nobiltà realizzando la propria natura. Così la nobiltà umana è nella realizzazione della natura razionale dell’uomo, mediante l’esercizio delle virtù morali ed intellettuali (Conv. IV 16-17). A questo punto il discorso si allarga al piano politico-sociale. Dante ha sentito la verità, sostenuta da Aristotele e san Tommaso, che l’uomo non può attuare se medesimo, raggiungere il proprio fine e la felicità se non nella partecipazione alla vita politicosociale. Solo che, a differenza di Aristotele, il tema gli si dilata in un senso universalistico per divenire scopo ultimo dell’intero genere umano. C’è un’operazione propria dell’umanità (universitas humana) al compimento della quale non bastano non solo l’uomo singolo, la sua famiglia, il suo vicinato, ma nemmeno una sola città o un solo regno particolare. Questa operazione appartiene solo all’uomo, non agli esseri inferiori a lui né a quelli superiori: per attuare tutta la potenzialità dell’intelletto non è sufficiente un solo uomo, o pochi o molti, ma è necessario l’intero genere umano, altrimenti si avrebbe una potenza separata dall’atto, tale che resterebbe inattuata (Mon. I 4). In un capitolo cruciale del Convivio, il poeta afferma che la pratica della filosofia permette all’uomo di raggiungere la propria perfezione, cioè la perfezione della ragione che costituisce l’essenza dell’uomo. Dante distingue tre tipi di felicità: quella 'buona' conseguita con le virtù morali caratterizzanti la ‘vita attiva’, quella 'ottima' raggiunta mediante le virtù intellettuali della ‘vita contemplativa’ – entrambe, queste, realizzabili nella vita terrena e simboleggiate dalle figure di Marta e Maria del Vangelo di Luca–, e infine la felicità suprema raggiungibile soltanto nella vita futura beata. Dante nella Monarchia afferma che l’uomo ha due fini da raggiungere: la felicità terrena conseguibile mediante la filosofia, cioè praticando le News UniTre Osimo – Novembre – Dicembre 2015 virtù morali e intellettuali, e quella celeste, raggiungibile con la pratica delle virtù teologali e seguendo gli insegnamenti divini. Per realizzare questa duplice finalità l’uomo necessita di una duplice guida: dell’Imperatore per realizzare la felicità terrena e del Sommo Pontefice per accedere alla beatitudine eterna. Come non c’è subordinazione dell’Impero al Papato, così la felicità terrena, che è un fine razionale e indipendente, non è subordinata alla beatitudine eterna, ma anzi rappresenta il pieno appagamento del desiderio naturale dell’uomo di conoscere grazie alla pratica della filosofia. Il pensiero della monarchia universale è fondato anche su ragioni storico-teologiche. Il popolo romano per diritto e non per usurpazione, ebbe l’ufficio di monarca, cioè esercitò l’impero nel mondo (Mon. II 3); e ciò secondo un noto pensiero agostiniano - perché il disegno provvidenziale di Dio volle preparare l’unità temporale del genere umano in vista della storia della salvezza culminante nella venuta di Cristo. Nell’ambito di questi pensieri s’inserisce la questione politica dei rapporti fra Chiesa e Impero. Dante controbatte vivamente tutte le argomentazioni dei curialisti a favore della superiorità del potere papale dal quale sarebbe dipendente il potere temporale. In quanto uomini, papa e imperatore vanno entrambi ricondotti alla loro misura, che è uno ed è l’umanità. Ma in quanto alla funzione che essi esplicano, tale funzione (papa, imperatore) è un termine di relazione, che non può ricondurre l’uno all’altro, altrimenti l’uno si dovrebbe poter predicare dell’altro; il che non avviene. Dunque nessuno dei due può esser subordinato all’altro; ma entrambi, ciascuno direttamente, si subordinano a un terzo termine, che è Dio (Mon. III 12). Quanto poi all’asserita donazione di Costantino, a parte le frequenti invettive contro il temporalismo della Chiesa che risuonano nella Commedia, Dante afferma che il Vangelo è esplicito nel proibire il possesso dei beni mondani. «Perciò se la Chiesa non poteva ricevere, dato pure che Costantino avesse potuto fare la donazione per sua iniziativa, quell’atto era tuttavia impossibile per la non disponibilità del termine dell’azione. Né la Chiesa poteva ricevere a modo di possesso, né lui poteva dare a modo di alienazione. Tuttavia l’Imperatore poteva affidare al patrocinio della Chiesa quel patrimonio ed altro, fermo restando il dominio superiore dell’Imperatore stesso, dominio la cui unità non soffre divisione. E il Vicario di Dio poteva ricevere, ma non in qualità di possessore, bensì come dispensatore di beni a favore della Chiesa e dei poveri di Cristo» (Mon. III 10). Dante è dunque per la distinzione dei due poteri, quello temporale dell’Impero e quello spirituale della Chiesa, i quali risalgono entrambi in modo diretto a Dio, pur essendo distinti e separati fra loro, e sono perciò fra loro in armonia. Dante guardava soprattutto ai valori dell’unità e della pace nel mondo, a rimedio della corruzione e dei mali che travagliavano il secolo. Di questo ideale egli ha 2 coscienza d’esser banditore col suo pensiero, e, insieme, col sacrificio della sua vita. «Tu lascierai ogni cosa diletta più caramente...; tu proverai sì come sa di sale il pane altrui. Ma nondimen, rimossa ogni vergogna, tutta tua vision fa manifesta; … - questo tuo grido farà come vento, che le più alte cime più percuote» (Par. XVII 55, 58, 127, 133). Nota: si ringraziano i diversi autori che hanno a loro insaputa contribuito a scrivere la presente sintesi. Il salotto dell’Unitre Rossana Giorgetti Pesaro Era un invito troppo accattivante per non esaudirlo,infatti alle 16,30 del 16 novembre,la porta del salotto si è aperta per accogliere gli invitati,ansiosi di incontrare l’anfitrione.Lucia Mazzieri. Eccola infatti adattarsi perfettamente alla situazione di padrona di casa con il vestito della festa. Con indosso un costume da contadina marchigiana, Lucia ha messo subito a loro agio gli intervenuti, spiegando le motivazione che l’hanno indotta a proporre questi incontri: il desiderio di condividere i propri ricordi parlando di usanze,emozioni, avvenimenti,storie. Il tema del giorno erano le “Feste tradizionali e popolari “. L ‘originalità del Corso è quella di dare agli iscritti il ruolo di protagonisti,e a Lucia il compito di conduttrice ed animatrice. Ognuno ha voluto raccontare quali erano le feste di un tempo, facendo rivivere dei sentimenti sopiti e provati da bambini o da ragazzi o da giovani. E così sono hanno ripreso vita .La festa dello Scannafojià”, quella dei “Focarò della Madonna “, “Il Carnevale col Bo’ finto e la corsa dei ca’ “,di Cappannari memoria”, “La festa del Batte coi “maccarò” omonimi e tante altre, proposte da Carla Rocchi, Guliana Cossa, Rossana Giorgetti, Gigliola Costantini. Poi è stata la volta dei “Forestieri “ :Giueppe Giordano ha raccontato le feste della sua Napoli, soffermandosi su quella di Fuorigrotta, accompagnata dalla canzone “Dove sta Zazà?” che Giuseppe ha intonato seguito da altri volenterosi. Qualche altro spunto è venuto da Piermattia Cubelli (trentino), Saverio Danni (piemontese) e Rosalba Recchia (pugliese). Come si sa, “tutti i Santi finiscono in gloria” ,non potevano quindi mancare i musici che con l’organetto e il tamburello hanno suonato e cantato “Gli stornelli e il Saltarello marchigiani” e il “Ciambellone “ che gli ospiti hanno degustato soddisfatti di aver passato un pomeriggio all’insegna di una sana e piacevole compagnia. News UniTre Osimo – Novembre – Dicembre 2015 L’Unitre celebra DANTE Rossana Giorgetti Pesaro Chi si é trovato, il pomeriggio del 30 novembre nella Sala delle Colonne del Campana, é certamente rimasto incantato da Dante, come il pubblico accorso per ascoltare Franco Palmieri, famoso attore e regista.”Incantati dalla Commedia “ è infatti il titolo della prima manifestazione che l’Unitre, con la collaborazione dell’Istituto Campana, ha proposto quest’anno,per celebrare i 750 anni dalla nascita di Dante, alla quale ne succederanno altre tre. Presentato da Lucia Mazzieri, ideatrice degli incontri, conosciamo il relatore: Franco Palmieri, ha affiancato al suo lavoro di attore, quello di organizzatore teatrale e regista, ma da oltre dieci anni si dedica al valore popolare e corale della Divina Commedia. Ha diretto eventi teatrali, dedicati a Dante, a Milano, a Firenze, a Bologna, a Ravenna, in Armenia, a Chicago e oltre, coinvolgendo nella recitazione, centinaia di persone di età, di ceti, nazionalità e professione diversi. Nel marzo 2013 pubblica il libro “Incantati dalla Commedia” che viene presentato a Parigi, a Bucarest, a Brasov e in altre città. Per approfondire la conoscenza di Palmieri, come uomo e come professionista, Lucia Mazzieri ha le geniale idea di fargli un intervista, ponendogli delle domande pertinenti. Attraverso le sue risposte, precise ed esaurienti, Franco ha rivelato al pubblico presente, il perché della sua passione per la cultura dantesca. Nata per caso a New York da una richiesta di una signora americana che lo pregava di leggerle un passo dell’Inferno, è cresciuta e gli è servita per offrire alla gente le linee guida per capire le parole e giungere ad una perfetta recitazione dei canti della Commedia. Secondo lui, bisogna approcciarsi a Dante, come un bambino che scopre la sabbia e spontaneamente ci gioca, la Commedia c’è, e chi si avvicina ad essa, viene naturalmente affascinato dalla musicalità del verso, dal valore degli aggettivi e dei verbi usati. Secondo lui, in questi dieci anni, egli “non ha insegnato nulla “, ha soltanto fatto conoscere l’opera dantesca a persone che ce l’avevano già nel loro D.N.A. Nel suo libro Franco ha fatto spesso riferimento alla pittura e alla musica, portando come esempio Lucio Dalla che si è cimentato nella lettura del primo canto dell’Inferno, asserendo che “la Commedia è un’opera popolare fonte inesauribile di musica autentica “. Popolare, infatti tutti possono leggere Dante purché “ diano importanza al respiro, agli accenti, alle pause, marcando più i verbi che gli aggettivi”. Il relatore ha poi continuato, insistendo sul fatto che ad “ogni lettore , non si chiede di capire, ma di conoscere”. Dante ci chiede un rapporto tridimensionale con la Commedia, che è una nave immensa che ci permette di sostare ad ogni porto. L’incanto emanato da questa opera somma, deriva dal fatto che è una autobiografia che il poeta ci ha tramandato per fare un tuffo nel passato ma anche per prendere coscienza del presente La conclusione della serata è stata affidata a Franco Palmieri che ha recitato la “Preghiera di San Bernardo alla Vergine “, tratta dal Paradiso. 3 Custodi e Passaggi dell’Inferno Rossana Giorgetti Pesaro Dante è tornato ancora una volta alla ribalta con la rappresentazione organizzata dall’UNITRE per i 750 anni dalla sua nascita, venerdì 4 dicembre al Teatrino Campana. Quale migliore occasione per ricordare il sommo poeta che quella di mettere in scena alcuni canti dell’Inferno, letti e recitati dagli attori della Compagnia “I colori delle note” diretta da Maria Grazia Tittarelli. Dopo il saluto della Presidente Antonietta Mattioli, la conduttrice, Lucia Mazzieri, ha introdotto il pubblico nell’atmosfera infernale, coadiuvata dalla proiezione delle incisioni di Gustavo Doré, dai dipinti di Giotto, dagli acquerelli di William Blake e dall’accompagnamento di musica, di lamenti, di guaiti ruggiti che le alunne della classe V° della Bruno da Osimo ed alcune della classe I°. hanno efficacemente proposto al pubblico, vestite da diavoletti con relative corna. Dopo la recitazione a oscura, mimata diavoletti striscianti, si sono succeduti al leggio Giuseppe Giordano, Norma Saluzzi, Antonietta Mattioli , Tiziana Camilletti , Rossana Giorgetti e Rossana Montori che hanno letto i Canti più suggestivi dell’Inferno dal III,al XXXIV. Tra i sospiri, pianti e batter di mani ecco rivivere Caronte, poi Minosse e Cerbero, rappresentato da un mantello nero da cui sono apparsi tre volti e voci latranti. Il buio della scena, era rotto di tanto in tanto da slides e fasci di luce. Buona l’accoglienza del pubblico per uno spettacolo così impegnativo, indovinata la regia, un grazie all’Istituto Campana per la collaborazione e anche agli addetti alle luci Lucrezia Mariotti e Franco Mengascini. Dante in Musica Rossana Giorgetti Pesaro La conferenza che il M° Vincenzo DE VIVO, direttore artistico dell’Accademia Lirica di Osimo, ha tenuto l’11 dic. 2015 al Teatrino Campana, non voleva essere una disquisizione filosofica ed estetica sulla musica concepita nel Medioevo, ma piuttosto aveva lo scopo di presentare i compositori che hanno scritto musica da ispirazione dantesca. Organizzata dall’Unitre, in collaborazione con l’Istituto Campana, la serata rientrava nelle quattro manifestazioni, dedicate dall’Associazione a Dante nel 750° della sua nascita. Introdotto dalla Presidente Antonietta Mattioli, presenti il Direttore del Campana Polenta e l’Assessore alla Cultura News UniTre Osimo – Novembre – Dicembre 2015 Pellegrini, De Vivo ha esordito, asserendo che la Divina Commedia è piena di musica, crea degli effetti speciali col ribollire delle bolge, con lo spostamento d’aria delle ali del diavolo e con le tante sensazioni uditive che possono considerarsi cacofonia. E’ nel Purgatorio che si comincia a sentire l’armonia con le voci delle anime purganti che si mettono insieme per innalzare la preghiera fino al Paradiso. Gli effetti speciali che crea Dante, arrivano alla sublimazione della musica nella preghiera alla Vergine nell’ultima Cantica. Ma veniamo ai personaggi danteschi che hanno ispirato i compositori: Pia De’ Tolomei, creatura senese elegante e malinconica per cui Donizetti scrisse una tragedia lirica in due parti. Lo stesso, ha musicato anche la vicenda del Conte Ugolino, riuscendo nel melodramma a rivelare la sua tragicità. Il personaggio della Divina Commedia, però, più esaltato in musica, è senza dubbio Francesca da Rimini, a lei si è ispirato Rachmaninov in una sua opera e Zandonai con una tragedia in quattro atti, mentre Antonio Scontrino, contrabbassista italiano, compose gli intermezzi per la musica di scena della Francesca da Rimini di D’Annunzio, interpretata dalla Duse. Persino Liszt dedicò a Francesca un poema sinfonico per pianoforte. Nella lista di compositori, dobbiamo includere anche Giacomo Puccini che nel suo Gianni Schicchi fa rivivere il personaggio storico posto da Dante nella X bolgia dell’Inferno e persino Giuseppe Verdi che mise in musica l’ultimo canto del Paradiso “La candida rosa “, formato dalle voci sommesse delle anime elette intorno alla Vergine che San Bernardo prega perché Dante mantenga intatti i suoi sensi per tramandare le sensazioni provate nel cammino ultraterreno dei tre regni. Dante Filosofo Poeta Rossana Giorgetti Pesaro Il 17 dicembre 2015, nella sala ovale dell’Istituto Campana, il Professore Carlo PESCO, ha tenuto una interessante conferenza su “IL pensiero filosofico di Dante nella Divina Commedia”. Organizzato dall’Unitre, in collaborazione con il Campana, questo incontro è stato l’ultimo dedicato alla celebrazione dei 750 anni della nascita dell’Alighieri. Presentato dalla Presidente Antonietta Mattioli, il professore ha cominciato, 4 inquadrando la figura del sommo poeta , nel MedioEvo con i suoi problemi e le sue crisi:crisi della cultura e della spiritualità, crisi del monachesimo che vede francescani e monaci in contrasto. Ed è proprio quando iniziano le difficoltà economiche e sociali, quando si ritiene che la natura sia nemica e responsabile di questi mali, quando anche la cultura e l’arte entrano in crisi, che Dante ne manifesta la sua consapevolezza nella Divina Commedia. C’è bisogno di rinnovamento e quindi Dante, dopo la morte di Beatrice sente il bisogno di passare dalla poesia alla filosofia che definisce “consolatrice” dopo la lettura di Boezio e Cicerone. Dante non ha fatto studi filosofici, possiamo definirlo un “clericus” laico, un letterato che scrive in volgare per essere compreso da tanti , cavalieri e donne, prendendo alla lettera una frase di Aristotele ”Tutti gli uomini desiderano di sapere”. Quindi, bisogna divenire filosofi perché la felicità dell’uomo si raggiunge solo con l’approccio alla filosofia. La visione che ha Dante nella Divina Commedia é una filosofia diversa da quella pagana, è visione e passione, in tal modo egli imprime il suggello della sua potente personalità trasfigurando la stessa filosofia in poesia. La sua arte del governo è una concezione della realtà politica del suo tempo, coordinata a una concezione della Chiesa che lo porta a ritenere l’uomo come membro dello Stato e membro della Chiesa. per cui i rapporti tra i due enti sono distinti e congiunti, in modo che una buona Chiesa, non sia possibile dove non ci sia uno Stato ordinato. E volgendosi alla riforma dello Stato con la condanna dei capi indegni, fulminati dai cieli, creati dalla sua fantasia, Dante intende riformare la Chiesa liberandola da ogni elemento mondano e riportarla alle sorgenti della sua vita spirituale. Questa filosofia, perciò, è un’affermazione della divinità dell’uomo, è un’esaltazione delle virtù proprie della natura umana che opera nella consapevolezza della legge, virtù che se non sono ancora quelle dell’Alberti e di Macchiavelli, gli si avvicinano, e ci fanno apparire Dante pur al limite del Medioevo, come un precursore dei tempi nuovi. Nozze d’Argento per l’Unitre Rossana Giorgetti Pesaro Significativa la serata del 12 dicembre 2015, nella sala Santa Rosa dell’Unitre, per festeggiare i primi 25 anni della sua esistenza. L’avvenimento infatti, è stato celebrato nella stessa sede dove Augusto Giuliodori, Primo Presidente, aveva voluto e inaugurato la nascita di questa prestigiosa associazione. Nell’occasione è stato presentato un bel libro che riunisce i ricordi, i documenti, le fotografie, gli articoli, raccolti in decenni in un unicum che, lasciando una traccia indelebile dell’Unitre, ha il merito di onorare i Soci fondatori e tutti i collaboratori di questi venticinque anni. E chi, se non Massimo Morroni poteva sobbarcarsi l’impegno scegliere, catalogare e riunire tutto il materiale, utile a essere pubblicato? Infatti, dopo il saluto della Presidente in carica Antonietta Mattioli, che ha rimarcato il cammino e l’ascesa dell’Unitre, Massimo, docente all’Unitre, ha presentato il libro, servendosi di slides che hanno messo in luce i personaggi e gli eventi più importanti, mentre PierMattia Cubelli, altro valido Presidente, commentava e rinverdiva quei ricordi con aggiunte ed aneddoti vari. Presenti, l’assessore alla Cultura MauroPellegrini, alcuni soci fondatori, la figlia di Giuliodori e un buon numero di soci, affezionati fruitori di questa benemerita associazione. Natale all’Unitre Rossana Giorgetti Pesaro News UniTre Osimo – Novembre – Dicembre 2015 di 5 News UniTre Osimo – Novembre – Dicembre 2015 6 Rubrica e …………… Spigolature Crisi e banche: cos’è il bail-in e cosa rischia il correntista Dall’anno nuovo, l’eventuale crisi di una banca verrà risolta con il nuovo meccanismo detto “bail-in”: il salvataggio dell’istituto di credito, cioè, non avverrà più con soldi pubblici dello Stato e/o delle banche centrali (come è stato sino a oggi), ma attraverso la riduzione del valore delle azioni e di alcuni crediti (come quelli dei correntisti che abbiano depositato più di 100mila euro) o la loro conversione in azioni, per assorbire le perdite e ricapitalizzare la banca in misura sufficiente a risolvere la crisi e a mantenere la fiducia del mercato. Cosa rischia chi ha acquistato azioni, obbligazioni o ha un deposito in conto corrente nel caso di crisi di una banca: l’indice di solidità patrimoniale per comprendere l’affidabilità dell’istituto di credito In ogni caso, azionisti e creditori non potranno subire perdite maggiori di quelle che sopporterebbero in caso di liquidazione della banca secondo le procedure ordinarie. La Banca d’Italia ha diffuso una guida (scaricabile dall’ indirizzo della stessa www.bankitalia.it) con delle FAQ sul bail-in. Eccola sintetizzata qui di seguito. Cos’è il bail-in Per decenni il conto dei dissesti creditizi veniva ripianato dagli Stati, con il ricorso alla fiscalità o ai Fondi di garanzia, come avvenuto in molti casi anche in Europa dopo il crack di Lehman Brothers: secondo Eurostat, a fine 2013 gli aiuti ai sistemi creditizi nazionali per reggere l’urto della crisi finanziaria globale avevano accresciuto il debito pubblico di quasi 250 miliardi in Germania, quasi 60 in Spagna, 50 in Irlanda e nei Paesi Bassi, poco più di 40 in Grecia, 19 circa in Belgio e Austria e quasi 18 in Portogallo. In Italia il sostegno pubblico è stato di circa 4 miliardi, tutti ormai restituiti. Dall’anno prossimo invece a pagare il conto di errori di gestione ed eventuali illeciti del management saranno chiamati (con svalutazioni progressive) innanzitutto gliazionisti, in subordine gli obbligazionisti e, se non bastassero i loro sacrifici, anche i correntisti (ma, come detto, solo coloro che hanno più di 100mila euro depositati). Cosa rischiano i risparmiatori in caso di bail-in? In pratica, non appena subentra la crisi di una banca, le perdite vengono assorbite seguendo una gerarchia di priorità: a subire immediatamente le conseguenze sono i proprietari della banca ossia gli azionisti. Solo dopo si passa alla categoria successiva. L’ordine di priorità per il bail-in è questo: innanzitutto, come detto, vengono gli azionisti; poi i detentori di altri titoli di capitale; gli altri creditori subordinati (ossia coloro che hanno i titoli di debito subordinato, quelli cioè più rischiosi); i creditori chirografari; persone fisiche e piccole e medie imprese titolari di depositi per importi oltre i 100mila euro; il Fondo di garanzia, che contribuisce al bail-in al posto dei depositanti protetti. Ad esempio, chi ha un deposito di 200mila euro non deve temere che, all’apparire di una crisi, il suo deposito verrà ridotto o convertito in azioni, se la predetta crisi potrà essere assorbita attingendo dalle risorse degli azionisti. In sostanza, prima si sacrificano gli azionisti, riducendo o azzerando il valore delle azioni. Poi si interviene su alcune categorie di creditori, i cui titoli possono essere trasformati in azioni — per ricapitalizzare la banca — e/o svalutati se l’azzeramento del valore delle azioni non basta a coprire le perdite. News UniTre Osimo – Novembre – Dicembre 2015 7 È, dunque, necessario che gli investitori facciano estrema attenzione ai rischi di alcune tipologie di investimento, in particolare al momento della sottoscrizione. Quali sono le forme d’investimento e di risparmio bancario escluse dal bail-in? Sono completamente esclusi dall’ambito di applicazione e non possono quindi essere né svalutati né convertiti in capitale: 1) i depositi protetti dal sistema di garanzia dei depositi, cioè quelli di importo fino a 100.000 euro; 2) le passività garantite, inclusi i covered bonds e altri strumenti garantiti; 3) le passività derivanti dalla detenzione di beni della clientela o in virtù di una relazione fiduciaria, come ad esempio il contenuto delle cassette di sicurezza o i titoli detenuti in un conto apposito; 4) le passività interbancarie (ad esclusione dei rapporti infragruppo) con durata originaria inferiore a 7 giorni; 5) le passività derivanti dalla partecipazione ai sistemi di pagamento con una durata residua inferiore a 7 giorni; 6) i debiti verso i dipendenti, i debiti commerciali e quelli fiscali purché privilegiati dalla normativa fallimentare. Cosa rischiano i depositanti? I depositi fino a 100mila euro, quelli cioè protetti dal Fondo di garanzia, sono esclusi dal bail-in. Questa protezione riguarda, ad esempio, le somme sul conto corrente o in un libretto di deposito e i certificati di deposito coperti dal Fondo di garanzia. Anche per la parte eccedente i 100mila euro, i depositi delle persone fisiche e delle piccole e medie imprese hanno un trattamento preferenziale: sopporterebbero un sacrificio solo nel caso in cui il bail-in di tutti gli strumenti con un grado di protezione minore non fosse sufficiente a coprire le perdite e a ripristinare un livello adeguato di capitale. I depositi al dettaglio oltre i 100mila euro possono essere esclusi dal bail-in per evitare rischi di contagio e preservare la stabilità finanziaria, sempre che il bail-in sia stato applicato ad almeno l’8% del totale delle passività. Ulteriori chiarimenti in materia di conti correnti e bail-in sono indicati nell’articolo a fianco. Come cautelarsi dal rischio di bail-in? Innanzitutto l’investitore / correntista dovrà porre attenzione al rating, la valutazione delle agenzie internazionali, che però in passato non ha evitato scottature. C’è poi il consensusdegli analisti, ovvero i “consigli” di eventuale acquisto, mantenimento o vendita di un titolo. Utile può essere anche l’andamento dei Cds, i credit default swap che rappresentano il “premio” per assicurarsi contro il default (il loro rapido aumento segnala tensioni). Il dato, però, più interessante è il coefficiente patrimoniale (o anche coefficiente di solidità patrimoniale). Espresso come Cet 1, (che sta per Common equity tier 1), tale valore viene indicato nelle comunicazioni di bilancio e rappresenta il rapporto tra capitale ordinario versato e attività ponderate per il rischio delle banche. Più alto è il Cet 1, maggiore — sempre che i bilanci siano veritieri — è la solidità dell’istituto, dunque di azioni e bond.Se il Cet 1 scende sotto la soglia fissata dalla Banca Centrale, l’istituto deve porre in atto operazioni di rafforzamento patrimoniale. Così, qualora sopraggiunga un grave squilibrio, può scattare la risoluzione e il bail in. News UniTre Osimo – Novembre - Dicembre 2015 8 News UniTre Osimo – Novembre - Dicembre 2015 9