Anno II - Numero 162 - Giovedì 11 luglio 2013 Direttore: Francesco Storace Roma, via Filippo Corridoni n. 23 ANNULLATA LA RIUNIONE DELLA CABINA DI REGIA A PALAZZO CHIGI GOVERNO SEMPRE A RISCHIO IL CAV TACE, PDL SCATENATO Orvieto, Orvieto, 13 13 ee 14 14 luglio luglio riunione del Comitato RIUNIONE DEL COMITATO Centrale CENTRALE de La Destra de La Destra I parlamentari berlusconiani chiedono e ottengono la sospensione delle sedute a Montecitorio e a Palazzo Madama per potersi riunire in assemblee di protesta di Guido Paglia a Cassazione nega qualsiasi “forzatura” procedurale nella fissazione al 30 luglio dell’udienza nel processo per i diritti Mediaset, Silvio Berlusconi per ora tace (ieri sera, però, ha riunito lo stato maggiore), ma i parlamentari del PdL sono scatenati in difesa del loro leader e la tensione politica resta altissima. Anzi, nelle prime ore del mattino di ieri, la crisi di governo sembrava davvero ad un passo, con l’annuncio del capogruppo alla Camera, Renato Brunetta, che né lui, né i suoi colleghi di partito avrebbero partecipato alla programmata riunione della “cabina di regia” a Palazzo Chigi e che i lavori di Montecitorio e Palazzo Madama dovevano essere sospesi per alcuni giorni per consentire a deputati e senatori pidiellini di partecipare ad assemblee permanenti. E mentre Daniela Santanchè specificava che in caso di bocciatura della richiesta, il PdL avrebbe ritirato l’appoggio all’esecutivo, l’ex-ministro Giancarlo Galan andava anche oltre, L Sicilia, sbarchi a ripetizione legando direttamente l’eventuale condanna definitiva di Berlusconi al crollo della compagine governativa. Poi, poco alla volta, la tensione si è allentata. Le sedute di Camera e Senato sono state effettivamente sospese (tranne che per il question time del Presidente del Consiglio, Enrico Letta) e il ministro-colomba Maurizio Lupi è stato mandato davanti alle telecamere per annunciare che l’esecutivo non era più a rischio. Ma il clima resta pessimo e l’ipotesi di crisi di governo e di eventuali elezioni politiche anticipate in autunno resta d’attualità. Perché non è solo il PdL ad essere nei guai, ma anche il Pd. Matteo Renzi continua la sua cavalcata verso la leadership della sinistra riformista, arruolando ogni giorno truppe fresche. E non è certo ormai un mistero per nessuno che se la situazione dovesse precipitare, il sindaco di Firenze sarebbe ben contento di vedersi spalancare davanti a sè intere praterie. Ecco perché, di fronte all’estemporanea richiesta del PdL di sospendere la sedute di Camera e Senato, il Pd prima ha usato toni scandalizzati e poi ha chiesto e ottenuto di ridurre lo stop alla sola giornata di ieri. Il tutto, appunto, tra le riserve ed i mugugni dei renziani e le proteste degli ex-alleati di Sel e dei parlamentari grillini. L’unico a mostrare un’invidiabile tenuta dei propri nervi, appare il Presidente del Consiglio. Non più tardi di ieri l’altro sera aveva “bacchettato”, con garbo ma anche con molta fermezza, l’eccitazione di un mangiaberlusconi come il conduttore di “Ballarò”, Giovanni Floris. E ieri, a Montecitorio, non è stato da meno, rispondendo al “question time” (usanza sospesa dai tempi di Prodi) come se attorno a sé non stesse accadendo nulla. Ma anche Letta jr. sa benissimo che la situazione è molto brutta a che questa volta la sua freddezza e la “moral suasion” del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, potrebbero non bastare a superare la crisi. Palazzo dei Capitani del Popolo Sabato 13 luglio ore 10:30 Inizio dei lavori con relazione del Segretario Nazionale del Partito Francesco Storace. A seguire gli interventi programmati degli ospiti invitati. Hanno già confermato l’adesione al dibattito: Gianni Alemanno, Magdi Cristiano Allam, Domenico Benedetti Valentini, Antonio Buonfiglio, Mario Landolfi, Ignazio La Russa, Gennaro Malgieri, Roberto Menia, Silvano Moffa, Domenico Nania, Adriana Poli Bortone, Luca Romagnoli, Oreste Tofani, Mario Vattani, Pasquale Viespoli) ore 16:00 Ripresa dei lavori. Interventi dei componenti del Comitato Centrale (se necessario, la riunione avrà anche una sessione notturna). Domenica 14 luglio ore 10:00 Ripresa dei lavori con la prosecuzione degli interventi (eventualmente fino a sera) e votazioni conclusive. Servizi a pag. 2 IL PRESIDENTE DELLA REGIONE E IL NEOSINDACO DI ROMA AL CENTRO DELLE POLEMICHE Zingaretti, il vaticanista L’inquilino della Pisana si improvvisa commentatore papale per il suo giornale preferito, l’Unità e analizza il viaggio a Lampedusa del Pontefice in puro stile catto-comunista di Igor Traboni Forse non capisco bene l’italiano. Invasi da chi?”. Così il Ministro dell’Integrazione Cecile Kyenge ha risposto a chi le chiedeva di fare qualcosa per l’ondata migratoria che si è abbattuta su Lampedusa. Evidentemente, l’italiano non lo sa davvero. M. Compagnoni a pag. 10 “ Egitto, caccia ai capi islamisti Vanno avanti le consultazioni per la formazione della nuova squadra di governo, che dovrà portare il Paese fino alle prossime elezioni. La data è già stata fissata: 2014. Intanto, la procura generale ha emesso degli ordini di arresto nei confronti del leader della Fratellanza Musulmana , otto dirigenti e un militante. In Sinai, vicino Gaza, invece, è stato attaccato un checkpoint militare. Due morti è il bilancio. Federico Campoli a pag. 7 “ el caso le cose dovessero andar male anche con la politica, visto che già con l’amministrazione della Regione Lazio non è che vadano poi così bene, Nicola Zingaretti potrebbe sempre provare a riciclarsi come “vaticanista”. L’esordio è avvenuto ieri, nientepopodimeno che sull’Unità, il giornale fondato da Antonio Gramsci e affondato da Valter Veltroni (la battuta non è nostra, ma fa sempre effetto). Sulla prima pagina di ieri del giornale ora diretto da Claudio Sardo (ed eterodiretto da una delle tante correnti del Pd, grosso modo da chi si alza prima al mattino), troneggiava un <La primavera della Chiesa – Il commento di Nicola Zingaretti>. Vabbè, ‘troneggiava’ per modo di dire: diciamo un mezzo francobollo, accanto alla solita vignetta antiberlusconiana di uno stanco Staino e sotto un titolone dedicato arinientepopodimeno che ad un’intervista a Romano Prodi (almeno qui siamo assolutamente solidali con il governatore del Lazio). Appena sei mezze righe e poi un ‘segue a pagina 15’, a dotarsi però di un paio di spessi occhiali. Perché il rimando dell’articolo è finito proprio in basso, sepolto da una ‘analisi’ di Vincenzo Visco (d’accordo votare pd, ma che altro male hanno fatto i lettori dell’Unità?), una ‘opinione’ del tesoriere Pd Antonio Misiani e N una vignetta di Maramotti, al cui confronto quella di cui sopra di Staino è un capolavoro. Ma veniamo al Nostro: Zingaretti si cimenta con la primavera del Papa, più che della Chiesa, ma siccome è di una banalità unica richiamarsi al viaggio a Lampedusa, allora il governatore tira fuori altri esempi, assolutamente inediti: i piedi baciati ad un giovane detenuto a Casal del Marmo, la sedia lasciata vuota ad un concerto, la croce d’argento al posto di quella d’oro. Insomma, detto senza offesa: un temino da terza media. Con qualche slancio più ardito: “Al di fuori dell’anedottica e della semplice lettura – ecco un passaggio della prosa presidenziale – abbiamo la consapevolezza di trovarci di fronte ad una rivoluzione che, per quanto concerne lo spazio e il valore simbolico dei gesti”, ecc ecc. E via un rimando al Concilio Vaticano II e un altro a Giovanni XXIII (guai però a citare il Papa polacco, hai visto mai che qualcuno ricordi che ha buttato giù il comunismo). Per finire con una citazione dotta (“Una mite intransigenza”) dello storico Alberto Melloni. Di cui abbiamo letto l’ultimo libro – se ci è permesso sfoggiare un minimo di erudizione – dal titolo “Tutto e niente. I cristiani d’Italia alla prova della Storia”. Un concentrato assoluto di quel catto-comunismo cui fa evidentemente riferimento anche il neo vaticanista. Ovvero: il niente. Finmeccanica Calcioscommesse Beni Culturali Teatro Altre rivelazioni di Cola: 10 arresti Deferito Mauri, rischia la Lazio Profondo rosso per i tagli selvaggi Torre del Lago: al via il Festival Pucciniano Federico Colosimo a pag. 3 Paolo Signorelli a pag. 3 Carola Parisi a pag. 6 Emma Moriconi a pag. 12 I pizzardoni si rivoltano contro Marino a prima vera patata bollente di Marino sono i vigili urbani. Le dimissioni di Carlo Buttarelli hanno svolto il ruolo della proverbiale goccia che fa traboccare il vaso. Anzi, che lo ha scoperchiato: innanzitutto, perché la facente funzione è indagata. Ieri le rappresentanze dei “pizzardoni” che hanno incontrato il sindaco di Roma gli hanno detto chiaro e tondo che non intendono farsi dare ordini da un’indagata della Procura. Non solo: è fortemente contestata anche la cosiddetta operazione “anti-abusivi”, che sarebbe solo di facciata e che lascerebbe sguarniti interi quartieri di periferia. Per non parlare del concorso bloccato, il che non porterà alcun rinforzo a breve termine. Per lunedì è stato annunciato un presidio di protesta davanti al comando. Robert Vignola a pag. 8 L 2 Giovedì 11 luglio 2013 Attualità Processo al Cavaliere in Cassazione Show di Grillo Botta e risposta Santacroce-legali al Quirinale Il primo presidente di Piazza Cavour: “Nessuna forzatura” Gli avvocati Coppi e Madia: “Mai vista così tanta fretta” di Federico Colosimo Non c’è nessun accanimento. Il senatore Berlusconi è stato trattato come qualunque imputato in un processo con imminente prescrizione”. Il primo presidente della Suprema Corte di Cassazione, Giorgio Santacroce, non ci sta. Non gradisce le urla del Pdl che ha invocato il “colpo di Stato” (parole di Renato Brunetta) circa la decisione di fisare per il 30 luglio l’esame della sentenza d’appello del processo Mediaset - e replica seccatamente: “Era necessario procedere con la fissazione dell’udienza, anche per evitare responsabilità disciplinari, e poi, se si fosse lasciato correre, sarebbero giunti attacchi dall’altra parte. Ci si sente colpiti se i processi sono biblici o troppo rapidi, la giusta misura non è mai realizzata”. Non la pensa certamente così il Professor Franco Coppi, uno dei più quotati penalisti e proceduralisti italiani: “La decisione di fissare l’udienza al 30 luglio, con tutta fretta, non è certamente giustificata. Perché quotidianamente la Cassazione dichiara la prescrizione intermedia, e non c’è nessun bisogno di rinviare a un altro giudice per la determinazione della pena. Per ben due volte ho discusso di domenica perché c’era un problema di termini. Quindi perché anticipare? In senso sostanziale l’anticipo danneggia il diritto alla piena difesa di Berlusconi. Perché taglia tempi di approfondimento assolutamente necessari”. Decisione strana e ad hoc per Berlusconi? “Come rispondeva un mio antico e autorevole cliente, Giulio Andreotti, “ Giorgio Santacroce, primo Presidente di Cassazione credo che a pensar male si commette peccato, ma qualche volta ci si azzecca”. Esclude certamente il rinvio in appello e lo scadere dei termini, Coppi, che non ha comunque mai pensato di contestare (non a parole ndr) la decisione della Suprema Corte: “Giuridicamente – ammette sconcertato – è impossibile”. Titta Madia, avvocato cassazionista di lunghissimo corso, si dice basito, al pari dell’illustre collega, e critica aspramente la tempestiva decisione presa dagli ermellini: “In tanti anni, non ho mai visto una cosa del genere. Il calcolo della prescrizione era molto complesso e dipendeva dai periodi di sospensione, che erano numerosi”. Il legale non si spiega dunque come il giornalista del Corriere della Sera, Luigi Ferrarella, abbia potuto illustrare a tutti i tre scenari riguardanti il futuro del Cavaliere, anticipandone una prescrizione (per la frode più consistente del processo, da 4,9 milioni di euro, relativa al 2002) quasi certa. “La decisione – ha continuato Madia - è stata provocata da un articolo meticoloso, e questo mi sorprende molto. Dal capo di imputazione, infatti, non si desumeva tutto ciò. La data di prescrizione poteva essere compresa solo dopo aver fatto un calcolo conseguente alla lettura di centinaia di pagine di verbale. Non è mai successa una cosa del genere, questa volta sì. E’ del giudice relatore il compito di studiare con attenzione il ricorso, e di nessun altro. Tantissimi, innumerevoli processi di questo genere vengono prescritti ogni giorno, quello che invece vede coinvolto Berlusconi no”. di Paolo Signorelli l comico (ex?) Beppe Grillo che gioca a fare il politico. Si è presentato ieri al Quirinale, forse pensando di essere ancora in Sardegna, vestito con una camicia a quadroni, un paio di pantaloni rossi ed ai piedi le espadrillas. Si è dovuto cambiare in un ufficio. Purtroppo per lui in certi ambienti giacca e cravatta sono obbligatori. Per fare ancor più “scena” è arrivato al Colle con una monovolume bianca a noleggio. Vicino a lui, sedeva anche l’illustrissimo operatore ufficiale (che ha ripreso tutto la commediola) del Movimento 5 Stelle, e ormai ex camionista, “Nick il nero”. E non poteva mancare certamente il guru di M5S, Gianroberto Casaleggio. In programma i due avevano un incontro con il presidente Giorgio Napolitano, cui hanno partecipato anche i capigruppo di Camera e Senato. Il leader di M5S sembra aver avuto la presunzione di dire al capo dello Stato che “non siamo più una Repubblica parlamentare e forse non siamo più una democrazia. Ho detto al Presidente -ha aggiuntodi fare qualcosa perché si è preso una responsabilità immane. E gli ho chiesto di tornare alle urne se necessario”. Grillo si è anche permesso I di dare una piccola lezione di politica a Napolitano:“non si fanno riforme così nei momenti di guerra. Gli ho suggerito di andare in Tv a reti unificate e dire qual è la situazione del Paese: non c’è più tempo”. Dopo questo incontro poi, si è recato al Senato dove ha parlato della sua visita al Colle. D’altronde Beppe a parlare è bravissimo. Non ha rivali.“Sono stato ricevuto in un’aula non c’era nemmeno il wi-fi e nemmeno linea telefonica. Ho detto a Napolitano che ci stiamo avviando verso la catastrofe”. E ancora “se il Parlamento è così, se non fa nulla allora noi ne usciremo”, ha aggiunto. Dopo tutta questa “fatica” per entrare in politica, dunque, se le cose non dovessero cambiare, rinuncerebbe alla sua carica? Davvero comica come uscita. E per concludere il suo “comizio” Beppe ha deliziato tutti i presenti con un attacco diretto e pesante verso i giornalisti e la stampa in generale. “Dovreste vergognarvi. Se siamo un Paese semilibero è anche colpa della vostra informazione…Siete tutti precari, i più precari in assoluto. Sareste chiusi se non ci fossero le sovvenzioni e vi mantengo soprattutto io''. Che Grillo fosse un comico lo si sapeva. Che stesse diventando matto ancora no. Dopo il declassamento di Standard & Poor’s, il Fondo monetario parla di contrazione dell’1,8% Rating, Fmi, spread e spending review. L’economia non parla italiano Il governo punta alla stabilità e ad una ripresa generale entro il prossimo anno di Cristina Di Giorgi Il premier a Ballarò: “La crisi finirà quando calerà la disoccupazione giovanile” L’intervista che Enrico Letta ha rilasciato ad un Floris piuttosto fuori forma quanto a capacità di mettere in difficoltà il suo interlocutore, ha ovviamente toccato anche la questione della crisi dell’economia italiana. Il premier ha spiegato che ci sono margini di miglioramento perché, a fronte di un bilancio 2013 piuttosto rigido, per l’anno prossimo ci si aspetta una maggiore elasticità. “Alla fine dell’anno in corso avremo due possibili premi. Il primo è alla stabilità: se i tassi di interesse continuano a restare bassi, riusciremo a risparmiare un paio di miliardi che potranno essere utilizzati per alleggerire le scadenze fiscali che gravano sugli italiani. Il secondo riguarda i pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione alle imprese, che oltre a far ripartire l’economia daranno anche più incassi allo Stato in termini di Iva. E se a tutto questo si assocerà un calo della disoccupazione giovanile, si potrà dire che la crisi è finita”. A proposito di Iva e Imu, il premier ha ribadito quel che già si sapeva. Ovvero che il governo riformerà la tassa sugli immobili (ancora non si sa se sarà abolita sulla prima casa) e valuterà quanto all’Iva le possibilità di intervento. Il tutto se si riuscirà, “senza fare pazzie che metterebbero solo a rischio la stabilità” a sciogliere il nodo della copertura finanziaria. La critica di Standard & Poor’s e Fondo monetario internazionale Anche sul fronte internazionale la situazione non cambia di molto: l’Italia è stata infatti schiaffeggiata ancora una volta da Standard & Poor’s. La nota agenzia newyorkese ha ridotto il rating del nostro paese, declassandolo al livello di “BBB con outlook negativo”. E ha aggiunto che secondo la valutazione dei suoi esperti gli obiettivi del bilancio 2013 sono messi a semblea dell’Abi, ha duramente criticato l’agenzia statunitense: “La decisione di S&P appare basata su un’estrapolazione meccanica di dati passati, senza considerare le misure prese e con la percezione di rischi basati solo sugli scenari peggiori”. Sulla situazione attuale il titolare del dicastero di via XX Settembre ha aggiunto: “Si incominciano a vedere segnali di ripresa economica. Abbiamo il potenziale per uscire da un ciclo sfavorevole durato fin troppo a lungo”. Assai meno ottimista il governatore della Banca d’Italia Visco, che prevede per il 2013 una contrazione del prodotto interno lordo vicina ai due punti. rischio dai differenti approcci dei partiti che compongono la coalizione di governo. “L’outlook negativo – si legge nella nota di S&P – indica che c’è almeno una chance su tre che il rating possa essere ridotto ulteriormente” nei prossimi mesi. E oltre all’ammissione del premier Letta, secondo cui “la situazione rimane complessa e l’Italia resta un vigilato speciale”, a rendere il tutto ancora più pesante c’è anche il Fondo Monetario internazionale. Che parla di una contrazione dell’economia italiana dell’1,8% nell’anno in corso, inserita in una recessione dell’intera eurozona. Debolezza diffusa dunque. Alla quale i ministri economici nostrani rispondono sottolineando che la valutazione di S&P non tiene conto del programma di interventi già annunciati dall’esecutivo in ambito economico e occupazionale. Tra i quali il pagamento dei debiti della Pubblica Amministrazione alle aziende private, che dovrebbe contribuire ad una ripresa degli investimenti. “Molti pagamenti – dichiara però l’agenzia – saranno finanziati sul mercato, andando quindi ad aggiungersi al debito”. Che alla fine di quest’anno è stimato al 129%. Molto duro il ministro dell’Economia Saccomanni, che, intervenendo all’as- Piazza Affari e spread. Situazione ancora a rischio La valutazione negativa della situazione economica del Belpaese si è inevitabilmente riflessa anche sull’andamento dei mercati. Ma meno peggio di quanto ci si attendeva: l’asta dei Bot infatti è andata abbastanza bene, essendo il Tesoro riuscito a collocarne sul mercato 9,5 miliardi, con un rendimento annuale pari circa all’1%. Il mercato probabilmente ha approfittato del declassamento di S&P, che ha quindi sostenuto la domanda. Resta però ancora assai preoccupante il livello dello spread, che si è stabilizzato a quota 280 punti, su un rendimento del 4,4% del mercato secondario. Assemblea dell’Abi. Gioco di squadra e privatizzazioni E se dall’assemblea dell’Associazione bancaria italiana arriva la richiesta di maggior rispetto per le banche in Italia, il premier Letta – presente all’incontro – risponde sottolineando l’alleanza di governo e istituti di credito, uniti in un gioco di squadra secondo lui più che necessario: “l’economia italiana si riprenderà difficilmente se non ci sarà una comunità coesa in grado di viaggiare insieme”. Secondo l’Abi il modo migliore di procedere è l’utilizzo delle privatizzazioni delle proprietà mobiliari e immobiliari dello Stato e degli enti locali come mezzo per ridurre il debito pubblico. 3 Giovedì 11 luglio 2013 Attualità Dieci arresti, ventitrè indagati e cento perquisizioni in tutta Italia nell’indagine della Procura di Roma Finmeccanica, il “pentito” Cola porta a un’altra retata L’ Di nuovo in carcere il commercialista Marco Iannilli, titolare della società dichiarata fallita Arc Trade di Federico Colosimo ennesima bufera si abbatte su Finmeccanica. Più che un colosso di difesa, una collezionista di scandali giudiziari. Dieci arresti, ventitré indagati e oltre cento perquisizioni in tutta Italia: sono questi i numeri dell’operazione coordinata ieri dalla Procura di Roma. All’origine dell’inchiesta, le dichiarazioni rese nel 2010 dall’ex super consulente della holding italiana, Lorenzo Cola (da tempo incriminato), ai magistrati capitolini: “Se le ditte volevano lavorare, me dovevano pagà”. Il “pentito” di Finmeccanica è stato il primo a rivelare ai giudici per quali motivi gli appalti Enav venivano affidati a Selex e da questa subappaltati ad altre ditte. Tra queste c’era la Arc Trade di Marco Iannilli (finito nuovamente in carcere), che fino a 3 anni fa si era aggiudicata commesse del valore di otto milioni e mezzo per poi fallire lo scorso settembre. I subappalti servivano a costituire – secondo i pm – grazie a sistemi di sovrafatturazione con aziende off-shore, i fondi neri necessari per pagare le tangenti ai soggetti in grado di influire sull'iter di affidamento dei lavori. Le manette, oltre che per Iannilli, sono scattate anche per i suoi due cognati, Maurizio Caracciolo e Nicola Gargiulo e il cugino RISCHIANO TRE ANNI E SEI MESI DI SQUALIFICA Calcioscommesse: deferiti Mauri (Lazio) e Milanetto E di Paolo Signorelli Roberto Caboni, già finito in cella nel 2010 insieme al commercialista nell’ambito dell’inchiesta “Punchard-broker”. Le ipotesi di reato, per tutti, sono di bancarotta fraudolenta, falsa fatturazione, riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori. Gli altri arrestati sono Gianluca Ius, Simone Pasquini, Cristian Palmas, Massimiliano Damiano e Sebastiano Giallongo, accusati di aver costituito società fittizie che avrebbero emesso fatture per operazioni inesistenti nei confronti dell’Arc Trade allo scopo di svuotarne le casse. Stando ai risultati delle indagini, la società di Iannilli è stata portata al fallimento attraverso un progressivo prosciugamento PER DIFFAMAZIONE DI UN ALTRO PM Mulè (Panorama): nuova condanna iorgio Mulè, direttore di Panorama, ri-condannato. E due! Il Tribunale di Milano ha giudicato il settimanale della Mondadori colpevole di diffamazione nei confronti del pubblico ministero romano Luca Tescaroli, per un articolo pubblicato sul numero del 14 ottobre 2010 e intitolato “Il magistrato che non sbagliava mai”. Maurizio Tortorella, autore del pezzo, si è beccato un’ammenda di 800 euro. Mulè, invece, si è visto infliggere altri 8 mesi di reclusione per omesso controllo, senza sospensione condizionale della pena. L’articolo di Panorama descriveva la polemica mediatico-giudiziaria nata nell’autunno di tre anni fa quando il magistrato, coautore di un saggio intitolato “Colletti sporchi” (Rizzoli), era stato citato in giudizio in sede civile dalla Fininvest per alcuni riferimenti contenuti nel libro e giudicati della società lesivi della propria immagine. La sentenza va ad assommarsi alla condanna inflitta a Mulè dallo stesso Tribunale meneghino lo scorso maggio, quando per un articolo sulla Procura di G Palermo retta da Francesco Messineo (pubblicato su Panorama nel dicembre 2009), il direttore di Panorama era stato condannato sempre a 8 mesi (senza condizionale). L’ex conduttore di Studio Aperto è accerchiato. Come se non bastasse, ora è indagato anche per corruzione. La Procura di Napoli lo accusa “di aver consegnato somme di denaro e/o altre utilità di carattere economico in corso di precisa determinazione” a un cancelliere del Gip Amelia Primavera e a un avvocato. Affinché gli rivelassero dell’indagine che coinvolgeva Valter Lavitola, l’imprenditore Gianpiero Tarantini e la moglie, nei guai per aver tentato un’estorsione ai danni dell’allora premier, Silvio Berlusconi. Su questi fatti, il direttore di Panorama, è stato ascoltato ben due anni fa. Quando dichiarò apertamente di non conoscere, in maniera categorica, quelli che oggi sono diventati a tutti gli effetti i due suoi complici. Dopo 24 mesi, la Procura campana si è svegliata. E il giornalista “vicino” a Berlusconi deve pagare. Anche questa volta. F.Co. delle sue risorse finanziarie: ben 14 milioni di euro sarebbero stati usati per pagare false fatture emesse da aziende inesistenti, tanto da determinare un irreversibile stato di insolvenza e infine la bancarotta. Nel registro degli indagati, oltre a Lorenzo Cola, sono finiti anche l’imprenditore Tommaso Di Lernia (già nei guai per la famosa tangente da 200 mila euro versata nelle casse dell'Unione Democratici Cristiani e di Centro per mezzo di Giuseppe Naro, ex segretario amministrativo dell'Udc) e Alessandro Grassi, consulente del lavoro. E ancora: Natalia Vieru, sposata con il nipote di Don Cesare Lodeserto (sacerdote arrestato nel 2005 con l’accusa di sequestro di persona ed abuso dei mezzi di correzione e implicato in diversi procedimenti giudiziari). Insieme a Caracciolo, la donna avrebbe costituito una società moldava utilizzata per riciclare circa due milioni di euro sottratti all’Arc Trade. Coinvolti nell’indagine anche i coniugi Angela Grignaffini e Stefano Massimi. Per i pm, i due avrebbero affidato un appartamento a Cola simulando che la locazione fosse stata effettuata con la società fallita, alla quale sono stati addebitati i canoni d’affitto e le spese di ristrutturazione. L’abitazione è ai Parioli, dove la coppia gestisce il noto ristorante “Celestina”. è tranquillo”, ha commentato ai microfoni ra nell’aria, ma di Sky Sport Matteo adesso è arriMelandri. "Non c'è la vata l’ufficialità. sorpresa dell'illecito Otto calciatori, tra cui sportivo perché i Stefano Mauri e Omar giornali già ne parMilanetto sono stati lavano, ma sorprenStefano Mauri deferiti dalla procura de trovare un solo Federale guidata da giocatore della Lazio Stefano Palazzi per il calcioscom- e uno del Genoa per una partita messe. Deferimenti anche per la che si presume combinata. Ci Lazio, il Genoa ed il Lecce. Ai club siamo già difesi con argomenti è stata imputata la responsabilità che hanno portato all'immediata oggettiva. Il rischio di partire pe- liberazione di Mauri”. nalizzati la prossima stagione ora "Pensare ad una penalizzazione per è concreto. Si parla di due punti, il Genoa è fantascienza", le parole ma non è escluso che la stangata di Mattia Grassani, avvocato della possa essere più pesante. A Mauri squadra ligure e di Milanetto. Il e Milanetto la Procura contesta presidente della Figc, Giancarlo anche la violazione dell'art.1, com- Abete si è espresso sostenendo ma 1 (violazione dei principi di le- che "c'è sempre l'obiettivo di avere altà, correttezza e probità) e dell'art. chiarezza in tempi praticabili, ma 6, comma 1 (divieto di effettuare questo non deve costituire un vinscommesse) del codice di Giustizia colo alle condizioni di un procediSportiva. I giocatori adesso ri- mento che deve dare la massima schiano una grossa squalifica, che garanzia. In primis a chi è oggetto può arrivare fino a 3 anni e 6 mesi. di accusa perché una compressione Il presunto illecito riguarda le ormai dei diritti di difesa non sarebbe note gare Lazio-Genoa del 14 mag- accettabile". gio 2011 e Lecce-Lazio del 22 Rinviati a giudizio sportivo anche maggio dello stesso anno. i calciatori Mario Cassano, Carlo Pronte sono arrivate le repliche Gervasoni, Alessandro Zamperini, dei legali dei due centrocampisti: Massimiliano Bensassi, Stefano “sto aspettando le carte, Stefano Ferrario e Antonio Rosati. Un caso che poteva essere certamente risolto quasi subito, e invece... Delitto dell’Olgiata: vent’anni di distrazioni e sviste clamorose dei pubblici ministeri Pietro Mattei, marito della contessa Filo della Torre, chiede risarcimento e sanzioni ai magistrati Martellino, Maiorano e Ormanni che condussero le indagini in maniera molto approssimativa ieci luglio 1991. Sono passati ventidue anni dall’omicidio della contessa Alberica Filo della Torre, uno dei gialli più discussi e inquietanti della storia del crimine italiano. Il corpo senza vita della donna venne trovato nella sua villa, avvolto in un lenzuolo. Strangolata dopo essere stata colpita con uno zoccolo. Dalla stanza mancavano alcuni gioielli, tra cui un anello molto prezioso. Indagini condotte in maniera superficiale, distrazioni, sviste clamorose, errori, e false piste. È stato anche questo il delitto dell’Olgiata (venne rinominato così). Un caso che poteva essere risolto quasi subito. Non dopo vent’anni, quel 9 ottobre 2012 quando venne condannato in via definitiva a 16 anni, per omicidio volontario e rapina impropria, l’ex domestico di Alberica Winston Manuel. “L’ho uccisa io, l’ho colpita con uno zoccolo- confessò ai magistrati - Poi non ricordo più nulla”. Era tutto lì, a portata di mano. Dalle intercettazioni telefoniche del filippino, fino alle tracce di Dna trovate sul lenzuolo. Eppure, se non fosse stato per la caparbietà, la rabbia e la testardaggine di Pietro Mattei, il marito della nobildonna, molto probabilmente il caso si sarebbe archiviato senza aver trovato alcun colpevole. Eh già, perché i pm di allora Cesare Martellino, Nicola Maiorano, l’aggiunto Italo Ormanni e Settembrino Nebbioso (deceduto il 12 luglio del 2012) “hanno girato il mondo per cercare una verità che avevano sotto gli occhi fin dall’inizio”, ha commentato Mattei. Servizi segreti, delitto passionale, conti correnti all’estero e un’amicizia tra l’agente segreto Michele Finocchi e la donna. Queste e tante altre ipotesi. Tutte prive di fondamento. Ma l’evidenza era lì, a portata di mano. Lampante. Il lenzuolo con cui l’assassino avvolse la testa della vittima, era pieno zeppo di piccole macchie di sangue rosso scuro, tutte della contessa. Tutte tranne una, molto più grande e di un colore rosa tenue. Come se fosse D uscita da una semplice escoriazione. Esattamente come quella che l’ex domestico Manuel aveva sul gomito e che venne giustificata dall’uomo come un’abrasione dovuta al nervosismo nell’attesa dell’interrogatorio. Tracce che poi alla fine delle analisi risultarono due, tutte del filippino, a cui poi si aggiunse anche quella sul Rolex che indossava la donna al momento del delitto. Non dovevi essere per forza Sherlock Holmes per fare uno più uno. E neanche due più due, per capire che, se quel giorno i cani della nobildonna (due rottweiler, non proprio teneri) non avevano abbaiato, era perché l’assassino era uno “di casa”. Facile facile da comprendere. Ma c’è di più. La quasi confessione del filippino fatta al telefono dopo l’omicidio, il 13 settembre dello stesso anno, ad un suo amico ricettatore e connazionale, incredibilmente tralasciata dagli inquirenti. “Ho un anello che vale 80 milioni, aiutami a venderlo sto nei casini”. Il telefono di Manuel era oltretutto sotto controllo (era il primo nome iscritto sul registro degli indagati). Ma Martellino e Co non si preoccuparono di far tradurre in maniera accurata quelle intercettazioni che avrebbero immediatamente spedito l’assassino in carcere. Su 14 registrazioni, solo 5 furono consegnate agli interpreti. A riesaminare tutte le prove ci ha poi pensato la pm Francesca Loy, decisa a scoprire con caparbietà il mistero, come se il delitto fosse avvenuto una settimana prima. Con una tenacia tale da essere paragonata a quella del marito Pietro Mattei che adesso chiede un risarcimento ai magistrati di allora. “Il modo in cui sono state condotte le indagini è stato scandaloso, si legge nell’esposto al Csm. Vogliamo una sanzione per quei pm e un risarcimento che devolveremo alla fondazione intitolata ad Alberica”. Errori imperdonabili quelli degli investigatori che hanno ostacolato P.S. per vent’ anni la scoperta della verità. 4 Giovedì 11 luglio 2013 Primo piano Il presidente del Consiglio conferma di essere pronto a ricorrere all’arma del decreto legge se non verrà abolito dal Parlamento il finanziamento pubblico Soldi ai partiti: il diktat di Letta Il Governo preme, il Pd è spaccato ed i renziani minacciano: “Stavolta non ci adeguiamo” L’ di Carola Parisi abolizione del finanziamento pubblico ai partiti deve andare avanti. Se il ddl del governo si fermerà in Parlamento, Enrico Letta è pronto ad intervenire con un decreto. Il presidente del Consiglio lo ha ribadito in una intervista alla trasmissione di Raitre, Ballarò. "Sono convinto che andrà avanti e sono determinato a farlo andare avanti". Punti chiari e non negoziabili. E mentre si rimane in attesa di capire cosa succederà al governo (anche per effetto degli infiniti guai giudiziari dell’alleato Silvio Berlusconi), in attesa di capire cosa sarà del congresso del Pd, comincia a delinearsi all’orizzonte un altro fronte. La riforma del finanziamento ai partiti sta spaccando i democratici e i nodi stanno arrivando al pettine, soprattutto se si pensa che il provvedimento dovrà essere approvato entro l’estate, visto il pressing del premier che vuole chiudere presto la partita e portare a casa il primo risultato concreto del suo mandato. Il Pd spaccato. Tra i democratici si organizzano riunioni su riunioni, in commissione Affari Costituzionali, con l’intenzione di “trovare una posizione comune rispettando il testo varato dal consiglio dei ministri”, come ha dichiarato il capogruppo alla Camera Emanuele Fiano. Ma la strada è lunga ed incerta. Infatti, come un grosso tronco che blocca il passaggio, ci sono i renziani sul piede di guerra. I seguaci del sindaco di Firenze (che sul tema hanno presentato una loro proposta di legge) stavolta minacciano di non adeguarsi alle decisioni del gruppo se non verrà soddisfatta la loro posizione favorevole all’abolizione totale del finanziamento pubblico ai partiti. “Potremmo votare contro - dice per esempio la renziana Lorenza Bonaccorsi – perché non pretendiamo l'approvazione della nostra proposta ma nemmeno il suo esatto contrario, cioè il mantenimento del sistema attuale". E un’altra renziana Maria Elena Boschi aggiunge: "Personalmente sono favorevole alla cancellazione del meccanismo del due per mille" di donazione dei privati ai partiti. "Ma lo si può anche mantenere- prosegue- purché non si stravolgano altre parti" del testo nel tentativo di "far rientrare dalla finestra i rimborsi elettorali ai partiti". E mentre i renziani restano fermi sulle loro posizioni, il timore è che una parte del Partito De- mocratico stia lavorando per "annacquare" il testo del governo, introducendo il cosiddetto “sistema canadese” (rimborsi a progetto) e aumentando i servizi che lo Stato offrirebbe ai partiti in cambio dell’abolizione del finanziamento pubblico. Ma Antonio Misiani, attuale tesoriere Pd (che in Canada ci è andato veramente per studiare il sistema di fondi ai partiti), non accetta di passare Nella foto, il premier Letta durante l ‘intervista a Ballarò per colui che tenta di allargare le maglie: "Andiamoci piano, c’è una riflessione in atto. Il meccanismo del finanziamento a progetto esiste nel mondo anglosassone, in Gran Bretagna consente di finanziare progetti di formazione, per esempio, o altre iniziative, e funziona". Sposetti. “Letta non vuole abolire il finanziamento pubblico. Vuole abolire i partiti. E quando non avremo più i partiti, non ci sarà più la democrazia rappresentativa”. Così in una intervista a Goffredi De Marchis de ‘La Repubblica’, Ugo Sposetti, storico tesoriere dei Ds, vecchia guardia del Pd, ha spiegato la sua posizione sul finanziamento ai partiti, sottolineando che “in nome dei ladri, in nome di messaggi semplici dell'antipolitica, non si possono mettere in pericolo le basi di una democrazia di stampo europeo”. “Su questo tema - ha aggiunto - considero questo un governo demagogico e populista che cavalca l'animale degli istinti più bassi. Il punto qui non sono i soldi. È la democrazia. Io non ho dubbi: la democrazia si regge sui partiti che debbono essere soggetti vitali e hanno bisogno di risorse pubbliche. Solo così non saranno condizionati dalle lobby. Peraltro, il sistema del due per mille pensato dal governo «ha una volgarità intrinseca, che dieci milioni di pensionati non raggiungono il due per mille di un grande imprenditore”. Sposetti ha ricordato che “abbiamo approvato una nuova norma sul finanziamento, dimezzandolo e portandolo a 91 milioni, appena un anno fa. Ce la teniamo altri cinque anni, alla fine tracciamo un bilancio”. Cosa accadrà. Il ddl per l’abolizione dei finanziamenti ai partiti è in esame della I commissione della Camera dal 15 giugno scorso. Ma, nonostante la pro- cedura d’urgenza decisa in conferenza dei capigruppo, il (teorico) varo del provvedimento in commissione che doveva arrivare in un mese (15 luglio) è già slittato al 26. Pino Pisicchio, capogruppo del gruppo Misto e antico conoscitore della materia, non ha dubbi: “Tra commissione e Aula non ce la si farà mai per la prima settimana di agosto, quando la Camera chiude, vedremo alla ripresa dopo l’estate”. Le commissioni riprenderanno a lavorare dal 28 al 29 agosto, l’aula dalla prima settimana di settembre. Se, subito dopo la pausa estiva, non arriverà l’ok del Senato- avverte, però, il consigliere degli affari politici del premier, Francesco Sanna- “la legge non potrà essere attuata nei suoi adempimenti fiscali a partire dal primo gennaio 2014”. Bisogna quindi premere sull’acceleratore e risolvere la situazione. Altrimenti non resterebbe che la strada prospettata da Enrico Letta, il decreto legge. Freno tirato. Non solo nel Pd si palesano i contrari alla riforma per l’abrogazione del finanziamento ai partiti. Anche nel Pdl hanno preso coraggio. Se Fabrizio Cicchitto, ex capogruppo del Pdl, spiega le ragioni della sua contrarietà, il senatore Francesco Giro porta la bandiera dei difensori dei partiti (“non voterò mai questa legge liberticida”) ed Elena Centemero, membro della I commissione alla Camera, esprime lo stesso concetto con altre parole: questa, accusa, è antipolitica a buon mercato. Intanto, il Movimento 5 Stelle annuncia la presentazione di una mozione, a prima firma del deputato grillino Emanuele Cozzolino, che prevede lo stop del pagamento della I rata 2013 del finanziamento così come modificato dalla legge del 2012 (la rata scade il 31 luglio). ESODATI, RIFORME, IMU, LEGGE ELETTORALE. DOVE SONO? IL DIMENTICATOIO DI STATO A di Massimo Visconti febbraio gli elettori sono stati chiamati alle urne e solo dopo oltre due mesi il Governo Letta si è presentato alle camere per chiedere la fiducia: era il 29 aprile. Il Presidente del Consiglio recito il “libro dei sogni” con convinzione e con la stessa convinzione Pd e Pdl gli votarono la fiducia. Esodati, evasione fiscale, Imu, Legge elettorale, costi della politica, crescita, riforme varie, occupazione giovanile, aiuti alle imprese e tanto altro fu gettato in pasto al Parlamento che lo ha digerito in altrettanti due mesi. Lo ha digerito tanto bene da farlo sparire dagli impegni che il Governo doveva prendere il 30 Aprile e che invece ha rinviato “sine die” lasciando così centinaia di migliaia di esodati senza stipendio e senza pensione, permettendo che gli evasori fiscali continuassero ad evadere mentre i fessi a redito controllato pagano tutto e subito, l’Imu è stata gettata nel limbo e non si sa come quando e chi la dovrà pagare, dei costi della politica nemmeno a parlarne, politiche per la crescita non se ne fanno, la disoccupazione (soprattutto giovanile) aumenta mese dopo mese, per non parlare del quotidiano grido di allarme che arriva dal mondo imprenditoriale completamente abbandonato a se stesso. Tutto questo è nel dimenticatoio di Palazzo Chigi con il “benevolo assenso” dei partiti che sostengono il Governo. Ma mentre il “dimenticatoio di Stato” diventa sempre più colmo degli impegni assunti e rinviati il Popolo continua nel suo calvario quotidiano che non permette più a tante famiglie di arrivare alla terza settimana del mese. Sono sempre più numerose le aziende costrette a chiudere mentre i Parlamentari, dipendenti “dell’azienda politica” che non chiude mai, se ne stanno tranquilli a pianificare il” meritato” (?) riposo estivo di agosto. Unica eccezione è la Cassazione che funziona (solo in un caso) perfettamente e che non dimentica nulla quando si tratta di Berlusconi ma è indifferente quando si tratta di comuni cittadini. Un’indifferenza nei confronti del Popolo che offende tutti gli Italiani ma un’indifferenza che permetterà di gettare nel “dimenticatoio di Stato” i problemi veri del Paese per “risolvere” il vero problema della sinistra: l’ineleggibilità di Berlusconi. E’ la stessa indifferenza di certa politica che preferisce le riunioni del gruppo Bildemberg al lamento di un Popolo che non ce la fa più e che chiede interventi strutturali per risollevarsi e ricominciare a produrre, è l’indifferenza del Governo che rinvia tutto per non decidere nulla, è l’indifferenza generale che ha gettato nel “dimenticatoio di Stato” non solo i problemi ma anche i cittadini onesti che lavorano o che vorrebbero lavorare. Ma se lo Stato confida nel “dimenticatoio” una cosa è certa: gli Italiani non dimenticano. 5 Primo piano Il “Trattato di Schengen della salute” Giovedì 11 luglio 2013 La sanità dice addio ai confini territoriali: curarsi in tutta Europa ora è possibile L Dal 25 ottobre sarà possibile scegliere dove ricevere assistenza sanitaria, senza necessità di particolari permessi. E le Asl dovranno fare fronte alle spese dei cittadini di Francesca Ceccarelli a Comunità Europea, area di libero scambio di merci, persone e capitale. Dal 25 ottobre si aggiunge un vantaggio in più. Ci saranno anche libere cure mediche. Sì, tra pochi mesi i pazienti della Ue potranno liberamente scegliere dove farsi visitare, curare o operare. Parigi, Londra e Stoccolma, Roma, tutte le città dei paesi aderenti metteranno a disposizione le proprie strutture ai cittadini Ue. Sono due anni che l’Ue ha votato questa direttiva: ora la parola passa ai Paesi che hanno avviato tutte le pratiche burocratiche per ottimizzare il percorso. Precisamente si tratta della direttiva europea 2011/24 che fissa indicazioni e scadenze uguali per tutti gli Stati: in autunno sarà così possibile avere una realtà omogenea per i pazienti che avranno le stesse procedure amministrative, le stesse tariffe e un universale riconoscimento delle prescrizioni mediche. Saranno coinvolti nella maxi operazione 600 milioni di cittadini, 2 milioni di medici e 20 milioni di infermieri: “Applicazione dei diritti dei pazienti relativi all’assistenza transfrontaliera”, questo il nome della pratica. Dal canto suo il ministero della Salute ha organizzato un gruppo operativo per gestire il delicato passaggio nella sanità su scala europea. Parola d’ordine “omologazione”, di prezzi, delle nuove procedure amministrative e del sistema FOCUS Quando un bacio al giorno toglie il medico di torno Le farfalle nello stomaco sembrano avere buoni effetti sullo stato generale di una persona eglio di un medicinale a volte. Il toccasana per combattere lo stress sembra essere un semplice bacio. Un momento di pura alchimia che crea non poco benessere nei soggetti interessati. A stabilirlo sono stati diversi studi condotti in tutto il mondo: un effetto positivo soprattutto se si agisce in contesto di amore vero. A quanto sembra infatti, oltre a coinvolgere ben 29 muscoli facciali, baciare avrebbe anche la capacità di attenuare l'emicrania (grazie al rilascio di dopamina ed endorfine che avviene mentre ci si bacia), rendere più bella la pelle e addirittura tenere sotto controllo il colesterolo. Ma c’è di più. Un battito del cuore accelerato è il sintomo più palese (determinando un miglioramento della circolazione sanguigna), ma va unito al fatto che il cervello produce con più facilità specifici neurotrasmettitori con particolare riferimento agli oppioidi, ai cannabinoidi, alla serotonina e, in parte, anche alla dopamina", spiega Giuseppe Genovesi, docente di Endocrinologia presso l'Università La M per far non creare il caos tra i vari aderenti. Le istituzioni italiane si stanno quindi già muovendo per dare il giusto supporto ai cittadini :“Abbiamo appena creato il cosiddetto “Contact point” come indica la direttiva - spiegano al ministero della Salute -. Un punto di contatto nazionale che coordinerà le attività che ruotano attorno a questo tipo di assistenza. A seguire nasceranno dei “Contact point” regionali per smistare la domanda che arriverà da fuori e quella interna per partire”. Sul sito del ministero ci sarà poi una sezione per gli stranieri con tutte le strutture di eccellenza indicate per ospitare i pazienti in entrata. Così sarà per ogni Paese che avrà la sua lista. Ci sono comunque aspetti che restano autonomi per i singoli Stati: c’è autonomia nel decidere di avere un sistema di autorizzazione preventiva. Due date che segnano la svolta: il 24 agosto e poi il 25 ottobre. Ma stando alle prime indiscrezione non sembra tutto pronto, anzi, sono molti i paesi che sperano in uno slittamento dei termini per avere il tempo di adeguarsi al grande passo. Fiduciosa anche Beatrice Lorenzin, ministro della Salute, che vede in questa legge l’opportunità di dare nuova linfa al IN ARRIVO INCENTIVI PER GLI AUTOMOBILISTI PIÙ VIRTUOSI Multe, sconti per chi paga subito C Un alleggerimento delle quote da versare che potrebbe arrivare fino al 30% in meno hi paga prima, paga meno. E’ questo quanto propone il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi: uno sconto del 30% sulle multe se pagate subito. Si tratta del rilancio della proposta delle multe light con la possibilità di ridurre l’entità delle sanzioni per violazione al codice della strada in caso di pagamento immediato, sempre entro 5 giorni dalla contestazione. “Se la proposta fosse condivisa, porterebbe immediatamente risorse certe alle casse pubbliche, e ha anche una funzionalità educativa, tu non hai rispettato il codice della strada, paghi la tua multa ma senza vessazioni e lungaggini- spiega il ministro- facendo riferimento alla quantità immensa di contenziosi tra automobilisti e autorità che troverebbero con la nuova normativa una via di soluzione più breve”. Un compromesso all’indomani della crisi delle quattroruote che fa registrare nel 2012 un crollo del traffico sulla rete autostradale a pedaggio del 7,2% rispetto all’anno precedente, come segnala l’Aiscat, associazione dei concessionari autostradali. Causa primaria il calo benzina. A quanto sembra tutti d’accordo su questa norma. Anche Michele Meta, relatore del provvedimento sistema sanitario italiano:”Sarà un’occasione per noi. Non nascondo che può preoccupare una simile organizzazione ma potrebbe essere un modo per metterci in mostra. Per far conoscere le nostre eccellenze. Stiamo lavorando sui finanziamenti dei nostri ospedali che saranno destinatari delle scelte dei pazienti stranieri. Oggi abbiamo malati che si spostano da una Regione ad un’altra, a tempi brevi avremo una circuitazione europea. Finalmente non si parlerà soltanto di malasanità. So che diversi Paesi si sono già fatti avanti per stipulare accordi con le nostre strutture”. Sapienza di Roma. Stressati? Basta un bacio anche in questo caso. Secondo diversi studi infatti, sarebbe emerso che durante questo romantico gesto, si eviterebbe la produzione di cortisolo e verrebbe invece stimolata la produzione di ossitocina, un ormone che riduce appunto lo stress. Anche il sistema immunitario godrebbe dei benefici di un bel bacio, grazie allo scambio di anticorpi che avverrebbe fra i due partner. Per non parlare dei denti: sempre grazie allo scambio di saliva fra i due partner, saranno più puliti dai residui di cibi e dai batteri che causano la carie. Piccola menzione anche per coloro che vogliono stare attenti alla linea: un bacio infatti contribuirebbe anche a far perdere ben 12 F.Ce. calorie. Novità sul fronte giuridico in materia di podestà genitoriale Nessuna differenza, i figli sono tutti uguali Il Codice Civile italiano verrà sottoposto ad alcune modifiche per poter garantire la fine di qualsiasi tipo di discriminazione I figli so piezz e core”: nulla di più vero. Tutto il resto non conta. Che ci sia un’unione riconosciuta alle spalle del nascituro o un’adozione diventa solo un dettaglio. Anche in Italia non ci sarà più nessuna differenza, da ora in poi. Si mette una croce infatti all’interno dei codici legislativi sulle norme che effettuano distinzioni. Resta così un’unica dicitura, figlio. Stessi diritti per tutti. Un fatto non da poco conto in un paese dove un bambino su quattro è nato fuori dal matrimonio. Dopo l’approvazione delle camere alla fine dello scorso anno, l’ultimo via libera spetta al Governo, che darà finalmente attuazione a questa legge delega per la parificazione giuridica dei figli. Il decreto legislativo in questione proposto dal presidente del Consiglio insieme con i ministri del- “ e presidente della Commissione Trasporti della Camera auspica, tramite il suo account Twitter, un accelerazione del ‘via libera’. La proposta di legge a firma Meta ha già assunto la forma di emendamento dopo la sua presentazione al Dl Fare in discussione a Montecitorio. Nello specifico si prevede uno sconto del 20% sulle multe se pagate entro 5 giorni dalla contestazione, possibilità anche di pagare con moneta elettronica. Una proposta semplice e di facile attuazione insomma. Poche magagne e certezza della riscossione, non male per i Comuni italiani che molto spesso a causa delle numerose contestazioni non riescono effettivamente a riscuotere il dovuto, creando non pochi problemi ai bilanci degli enti locali che non possono così contare su risorse da reinvestire. l'Interno, della Giustizia, del Lavoro e delle Politiche sociali, d'accordo con il ministero dell'Economia, è stato esaminato e dovrebbe essere approvato definitivamente nella prossima riunione dell'Esecutivo. L’asse ereditario il punto cardine attorno al quale si snoda tutto il cambiamento: d’ ora in avanti i figli nati fuori dal matrimonio, così come quelli adottati, avranno gli stessi identici diritti dei figli che un tempo venivano definiti legittimi. Di conseguenza anche gli effetti successori che spettano ai figli avranno valore non solo nei confronti dei genitori ma di tutti i parenti. Cambiamenti anche per l’espressione “potestà genitoriale” che verrà sostituita con quella di “responsabilità genitoriale”: inoltre è prevista anche la modifica delle disposizioni di diritto internazionale privato, in attuazione del principio di parità tra figli legittimi e naturali. Grandi mutazioni quindi in vista per il corpus del Codice Civile: si parte dall'articolo 18 (che modifica l'attuale articolo 244 del codice civile) e riguarda i termini per proporre l'azione di disconoscimento della paternità, per cui l'azione del padre e della madre non può essere intrapresa quando sono trascorsi cinque anni dalla nascita. Da questo momento in poi la norma fa prevalere sul principio di verità della filiazione l'interesse del figlio alla conservazione dello stato. Tra i più importanti spicca poi l’articolo 53 che introduce e disciplina ex novo “le modalità dell'ascolto dei minori che abbiano compiuto i dodici anni o anche di età inferiore, se capaci di discernimento, all'interno dei procedimenti che li riguardano”. F.Ce. 6 Primo piano Beni culturali, profondo rosso Giovedì 11 luglio 2013 Tagli, sprechi e bilanci sempre più negativi: la ricetta per ‘affondare’ il patrimonio artistico e monumentale italiano Oltre 100 milioni di euro in meno di finanziamenti al Ministero- Ridotto del 58% il fondo per le emergenze S di Carola Parisi i potrebbe dire che ‘chi ha il pane non ha i denti’. È il caso del patrimonio culturale italiano. Nonostante sia al primo posto nella lista Unesco per numero di tesori dichiarati bene dell'umanità, il Ministero per i beni culturali rischia quasi il tracollo per morosità e per il drastico taglio dei finanziamenti cui continua a essere sottoposto da tutti i governi. Gli ultimi dati forniti dal ministro Bray sono inquietanti. Quasi 10 milioni di euro in meno rispetto al 2012 per le "spese per interventi urgenti per le emergenze"; una disponibilità per il 'programma ordinario dei lavori pubblici' che passa dai 70,5 mln di euro del 2012 ai 47,6 mln del 2013 (nel 2004 erano 201 milioni), il sostegno dalle giocate del Lotto che dai 48,4 mln di un anno fa precipita ai 25,4 di quest'anno. In questa situazione non c’è da stupirsi se il cinema è sulle barricate per la beffa del tax credit decurtato, i teatri sono a rischio chiusura per i nuovi tagli imposti dalla spending review, i musei e il Colosseo chiudono per la protesta dei custodi. Ma anche le fondazioni liriche ridotte sull'orlo del collasso, il monito dell'Unesco a Pompei, la Reggia di Caserta allo sfascio, i Bronzi di Riace senza museo. Nell'anno della crisi nera, mentre si moltiplicano gli appelli al governo perché si punti su turismo e cultura per la rinascita Paese, è una mappa che sembra fatta tutta di buchi e disastri quella del patrimonio artistico italiano. Uno scenario in cui il ministero dei Beni Culturali è costretto a chiedere un intervento straordinario al Tesoro per poter pagare bollette e canoni inevasi per un totale di 40 milioni. "Le risorse relative alle principali programmazioni per l'esercizio Il crollo della Casa dei gladiatori a Pompei dell'attività di tutela - si legge nel documento presentato dal ministro - hanno subito una riduzione del 58,2% passando da 276.636.141 a 115.632.039". Tutto negativo. Un vero e proprio allarme quello lanciato dal ministro Massimo Bray che è riassunto nei dati inviati alle Camere insieme con le linee guida del suo dicastero. Dieci pagine di tabelle, numeri e percentuali caratterizzate tutte dal segno meno. Il bilancio del ministero, tanto per iniziare, quest'anno è sceso a 1.546.779.172 euro, oltre 100 milioni di euro in meno rispetto a un anno fa, il 24% in meno rispetto al 2008, quando la voce 'previsione di spesa' segnava 2.037.446.020 di euro. I tagli riguardano tutti settori di intervento e tutte le voci di finanziamento. Come detto, il fondo per le emergenze ha subito una riduzione di oltre 58% rispetto al 2008, per le risorse per il programma ordinario di tutela del patrimonio la decurtazione è del 52% rispetto al 2008 e del 76% se si guarda al bilancio 2004. Passando alle entrate dal Lotto, le somme programmabili per Nella foto il Teatro dell’Opera di Roma il 2013 ammontano ad appena 15.047.923,00 contro i 50,6 nel 2012. Qui il taglio in percentuale è del 71% rispetto al 2008 (134,7 mln di euro) e dell'81% rispetto al 2004. Le conseguenze sono ben visibili. Il restauro perde il 31% rispetto alla dotazione 2008 e per il 2013 può contare su soli 15.047.923,00 (erano 50,6 nel 2012). Nelle riduzioni a caduta, il sostegno del Mibac per gli Istituti culturali scende a 14.670.000,00 (-18% rispetto al 2009). Senza aggiustamenti in corsa, si riduce anche il Fondo Unico per lo Spettacolo (Fus), che con gli attuali 398.847.077,00 è in calo di quasi il 15% rispetto al 2009. Anche la stessa logistica delle attività del ministero è fortemente a rischio. I finanziamenti, come si legge nella relazione di Bray, "ammontano complessivamente a circa 23 mln di euro per il 2013, a fronte di una esigenza di circa 50 milioni, comprovata anche dalla recente ricognizione che ha evidenziato un debito per circa 40 mln di euro (già comunicati al ministero dell'economia e delle finanze per l'eventuale ripianamento) dovuti principalmente al mancato pagamento di utenze e canoni". Una situazione per cui non si prevedono miglioramenti. Lo stato delle cose sarà "ancora più critico a decorrere dal 2014, che presenta uno stanziamento di circa 14,5 mln, con un decremento pari ad oltre il 37% in meno”. Il confronto con l’Europa. Il raffronto con gli altri Paesi europei è sconfortante. L’Italia spende nel settore della cultura lo 0,11 del Prodotto Interno lordo, la Francia lo 0,24 e addirittura la tanto martoriata Grecia lo 0,26. Mancano i soldi per investire, e quel poco che si riesce a finanziare è ad opera dei privati. Cinema. Il settore del cinema è in subbuglio per il taglio del Tax credit, che è appena stato rinnovato per il 2014. Una cifra che dagli iniziali 80 milioni è stata ridotta a 30. A questo si aggiungono i tagli del Fondo Unico per lo spettacolo, che per il 2013 è stato ridotto del 5,2% (per un totale di 72,4 milioni di euro). "Soluzioni o boicottiamo il Festival Venezia" questo il grido del mondo del cinema. Fondazioni liriche. Le 14 Fondazioni liriche italiane hanno accumulato complessivamente 330 milioni di euro di debiti iscritti in bilancio a fronte di una situazione patrimoniale attiva non tra le più rosee. In prima fila il Maggio fiorentino, per il quale si sta cercando di evitare la soluzione estrema della liquidazione, perorata dal commissario Francesco Bianchi e dal sindaco Matteo Renzi. Il Ministro Bray propende, invece, per un intervento strut- turale. Ma tra le situazioni più a rischio c'è anche il Carlo Felice di Genova con un deficit di 3 milioni per il 2013 e grandi difficoltà nel pagamento degli stipendi. Lo stesso accade a Bologna. Per aiutare le amministrazioni in crisi il Mibac ha anticipato a tutti il saldo del Fondo Unico per lo Spettacolo che è stato anche 'salvato' dalla minaccia di un ulteriore taglio previsto dalla spending review e che per il 2013 ammonta complessivamente a 183,2 milioni di euro (-5,3% rispetto al 2012). Teatri. La situazione è agitata anche sui palcoscenici. La minaccia di un taglio dei contributi diretti (imposto al ministero dalla spending review) pende come una spada di Damocle su moltissime teste. Un inter- vento, questo, che limiterebbe moltissimo le attività dei teatri, creando difficoltà per esempio, alla rinomata scuola de Il Piccolo teatro di Milano. Ora il contributo Fus 2013 per il teatro è di 62,5 milioni di euro (-5,3% rispetto al 2012). "Così si chiude", lamentano i 68 teatri stabili italiani. Istituti culturali e musei. I contributi pubblici 2013 arrivano a 14,6 milioni di euro. Il 18% in meno rispetto al 2009. In Italia, tra pubblico e privato, statale e locale, ci sono quasi 5mila tra musei e siti culturali (secondo dati Confcultura abbiamo un museo ogni 10.900 abitanti). Gli istituti statali sono in tutto 420 (200 musei-220 monumenti) e, in molti casi, con forti problemi di personale dovute anche al blocco del turn over che incombe sul ministero. Per il 2013 l'organico del Mibac prevede 19.132 unità, i dipendenti in servizio sono però solo 18.568. Se i restauri di Pompei sono finanziati da 105 milioni Ue e per il Colosseo si fa conto sui 25 milioni dell’imprenditore Diego Della Valle, mancano ancora i soldi per la normale manutenzione di monumenti e siti archeologici: il programma ordinario dei lavori pubblici può contare per il 2013 su soli 47,6 milioni: il 76% in meno rispetto al 2004. Ridotte all'impossibile anche le disponibilità per emergenze (terremoti, ma anche allagamenti come quello che ha sommerso Sibari): per il 2013 ci sono 27,5 milioni, oltre il 58% in meno rispetto al 2008. Le vergogne italiane Bronzi di Riace e Pompei osì, dopo Pompei, l’Unesco se la prende con la gestione scandalosa dei Bronzi di Riace. “La situazione dei Bronzi, abbandonati da oltre 1.290 giorni nella sede del Consiglio regionale calabrese a causa del protrarsi dei lavori di restauro del Museo della Magna Grecia, è una vergogna sia dal punto di vista della cura dei beni culturali sia dell’immagine internazionale del nostro Paese”, scrive in una nota Giovanni Puglisi, presidente della commissione per l’Italia dell’Unesco. Sono 3 anni che i turisti italiani e stranieri non possono ammirare i Bronzi e il Museo. La stessa Reggio Calabria ha visto crollare il numero dei turisti, con ripercussioni considerevoli anche sul piano economico. Il sito web del Museo oggi spiega che la struttura è chiusa per restauro, senza indicare una data di riapertura e soprattutto senza indicare in altre lingue questo disservizio. E c’è chi dichiara di aver visto turisti tedeschi recarsi al museo, dopo un viaggio lunghissimo, per trovare la struttura chiusa. Poi, con la risonanza del web, “la frittata è fatta”: sui C forum per turisti le critiche si moltiplicano in maniera esponenziale, una pessima pubblicità per una città del sud che potrebbe avere molto da quello che la storia ha lasciato. E intanto Pompei. Sul sito archeologico più famoso al mondo pende il rischio di commissariamento. La città sepolta si sta lentamente sgretolando. I soldi per i restauri non ci sono ma soprattutto è la gestione dell’area che lascia alquanto a desiderare. Il sito rischia il commissariamento da parte dell’Unesco se entro il 31 dicembre lo Stato italiano non prenderà seri provvedimenti di salvaguardia e cura della città. Manca una biglietteria per i gruppi ed è assente la possibilità di prevendita online. Il sito web ha un’area in inglese, ma cliccando sul bottone “english” si può leggere un testo alquanto esplicativo: “Under construction”(‘In costruzione’). A tutto questo si aggiungono le piaghe delle guide non autorizzate (che non subiscono di fatto alcuna seria sanzione), delle carcasse di cani morti lasciati nel sito, della C.P. non curanza e dei continui crolli. 7 Giovedì 11 luglio 2013 Esteri Caccia al numero due di Morsi e ad altri otto dirigenti. Tutto pronto per nuove proteste di piazza Egitto, ricercati i leader dei Fratelli Musulmani Il neo-premier Beblawi va avanti con la formazione della squadra di governo, anche dopo il rifiuto dell’opposizione di farne parte. In Sinai, attaccato un checkpoint militare da estremisti islamici di Federico Campoli entre il neo-premier, Hazem El Beblawi, si adopera per formare la nuova squadra di governo, e tutto sembra pronto per la democrazia, la procura ordina l’arresto degli oppositori politici. Gli interessati sono Hussein Ibrahim e altri otto dirigenti della Fratellanza Musulmana, tra cui il vice-segretario Issam Eriyan. ordinato l'arresto anche di Mahmud Hussein, dei due ex deputati Muhammad Baltaghi e Issam Sultan, di Assem Abdel Maghed, di Safwat Higazi e dell'attivista Abder Rahman Izz. Per tutti, l’accusa è di “istigazione all’omicidio e alla violenza”. Probabilmente, si fa riferimento a scendere in piazza ad oltranza per sostenere l’ex presidente Mohamed Morsi. Una mossa ancora una volta in contraddizione rispetto alla libertà di cui sia l’esercito sia il Fronte per la Salvezza Nazionale si erano fatti portatori. Anche perché di appelli simili sono stati lanciati anche dal FSN durante il governo filo-islamico, ma nessuno ha ricevuto simili trattamenti. Nel frattempo, Morsi è tornato a farsi sentire. Lo ha fatto tramite i microfoni della stampa, dai quali ha dichiarato di essere ancora rinchiuso, seppur in un “luogo sicuro”. Contro di lui non è ancora stato emesso nessun capo d’imputazione formale. La Fratellanza Musulmana, intanto, avverte: “ Non trattiamo con i golpisti e respingiamo qua- M lunque cosa arrivi dal colpo di Stato”. Due giorni fa, infatti, il neo-premier aveva offerto dei ministeri per accontentare la componente islamista del governo. Una mossa per placare le crescenti proteste. Ma non c’è nulla da fare. I fedelissimi di Morsi vogliono che la situazione ritorni ad essere quella di un mese fa. E per farlo, molti sembrano pronti a tutto. In particolar modo, gli islamisti sunno-salafiti, che hanno formato un gruppo terroristico chiamato Ansar al Sharia (Seguaci della Sharia). L’esercito parla di infiltrazioni anche palestinesi e siriane. Ma le voci ancora rimangono senza conferma. Intanto, la maggior parte dei 650 fermati lunedì nei sanguinosi scontri sono stati rilasciati. Esattamente sono 446 i militanti rimessi in libertà, anche se hanno dovuto pagare una cauzione di circa 220 euro. Ma per i restanti 206 non c’è ancora nulla da fare. Restano in carcere ancora per 15 giorni. Ancora sangue nel Sinai, dove i fondamentalisti islamici stanno tentando di vendicare l’ex presidente egiziano e i ALLUVIONE IN CINA Crollano, ponti e palazzi. Decine di morti per le frane di Carola Parisi ituazione di grave emergenza in Cina. Ieri mattina una grande frana di fango ha sommerso numerose abitazioni a Zhongxing, nella provincia sud-orientale del Sichuan. Secondo l’agenzia di stampa Xinhua, sotto la frana sarebbero rimaste sepolte tra le 30 e le 40 persone. Sul luogo sono intervenute decine di squadre di soccorso e almeno 100 persone stanno cercando i dispersi. La frana si è verificata dopo giorni di piogge torrenziali ed incessanti in parte del regione, che hanno portato a numerose inondazioni con la distruzione di ponti, abitazioni e stabilimenti industriali. La televisione di stato ha trasmesso alcune riprese effettuate nella provincia cinese: si vedono fiumi che esondano e ondate che travolgono e sbriciolano diversi edifici. A Jian- S Hazem El Beblawi loro compagni di partito uccisi. Due persone sono morte negli attacchi sferrati contro un checkpoint militare. A quanto pare, l’assalto è avvento vicino al confine con Gaza, dove sono molti i miliziani palestinesi pronti ad imbracciare le armi contro il nuovo governo di Adly Mansour. Sulla vicenda torna a far sentire la propria voce il presidente Usa, Barack Obama. L’inquilino della Casa Bianca ha chiamato il neo-Emiro del Qatar, Tamim Khalifa Al –Thani, e il principe di Abu Dhabi, Mohamed bi Zayed Al Nayham, con i quali ha espresso ancora profonda preoccupazione per la situazione. Poi ha aggiunto che l’unica soluzione è quella di includere tutte le parti nel dialogo per la costruzione di un nuovo governo. gyou, sempre nella provincia del Sichuan, martedì scorso è crollato un palazzo per la violenza dell’alluvione, e da allora una dozzina di persone è data per dispersa. Zhongxing, la città dove si è verificata la frana, aveva subito grandi danni nel 2008 in seguito al terremoto di magnitudo 7.9, che aveva causato la morte di quasi 70mila persone. La frana di fango e altri detriti ha ricoperto un’area ampia due chilometri quadrati e ha danneggiato una decina di case. Oltre alle 30, 40 persone sarebbero rimaste sommerse, più di 200 abitanti della zona sono stati evacuati per motivi di sicurezza. Il brutto tempo e le esondazioni hanno colpito mezzo milione di persone tra le province del Sichuan e dello Yunnan. Almeno 300 case sono state danneggiate e ci sono quasi 37mila sfollati. 8 Giovedì 11 luglio 2013 Italia DA ROMA E DAL LAZIO Il corpo di polizia municipale è in rivolta dopo le decisione del nuovo sindaco. Nel mirino la “reggente” Donatella Scafati Marino fallisce l’operazione Vigili “Non prendiamo ordini da un’indagata”. Lunedì presidio contro le dimissioni di Buttarelli Intanto continua la contestazione per il trasferimento in centro delle pattuglie dalle periferie di Robert Vignola ovrebbero essere la forza della legalità per un Comune, ancor più in una città come Roma. Rischiano invece di diventare la prima vera spina nel fianco del sindaco Ignazio Marino. Al di là delle idee politiche che un singolo possa avere, è ormai evidente che le dimissioni di Buttarelli hanno scoperchiato un vaso di Pandora e che il primo cittadino non può stavolta gettare sulle spalle del predecessore alcuna colpa. La crisi della Polizia di Roma Capitale affonda infatti le radici nella decisione di Marino di dar via ad una iniziativa anti-abusivismo. Secondo il dottore genovese, sarebbe stata un’operazione di legalità. Secondo quello che era il comandante della “municipale”, l’operazione si sarebbe invece tradotta in una mera azione di facciata. I vigili spaventapasseri, qualcuno li ha chiamati. Perché, dicono i bene informati, l’ordine non scritto era quello di non procedere per vie legali: la sola presenza dei pizzardoni doveva insomma allentare l’odioso assedio ai monumenti da parte di mendicanti, ambulanti senza licenza e venditori di merce contraffatta, senza per questo far apporre su Marino l’etichetta dello sceriffo. Anche perché, e Il Giornale d’Italia lo ha spesso raccontato, quando negli ultimi mesi i vigili urbani sono intervenuti per sgominare bande di D trafficanti di merce contraffatta, è scattata la reazione violenta dei venditori. E chi vuole la legalità, di questi tempi, purtroppo non può che passare attraverso un epilogo del genere, non certo per cattiveria propria. Il fatto è che quando la piaga è estesa, l’operazione non può essere indolore né il medico pietoso: la saggezza popolare questo lo sa bene, sarebbe curioso se non lo sapesse il sindaco chirurgo. Ma se il medico pietoso fa la piaga purulenta, è anche vero che a volte la toppa è peggio del buco. E ciò è oggetto di un secondo atto d’accusa che è immancabilmente emerso quando ieri il sindaco Marino ha voluto incontrare i vigili urbani. Non a caso il suo principale impegno è stato quello di nominare il nuovo comandante entro luglio. Il dimissionario Carlo Buttarelli è unanimemente considerato una figura di alto profilo morale, lontana da ogni tipo di scandalo. Scandalo è invece parola che qualcuno ha sussurrato, rimarcando il fatto che oggi la facente funzione è Donatella Scafati: proprio nelle settimane scorse, la donna è stata raggiunta da un avviso di garanzia. Alcuni vigili, chiedendo l’anonimato, sono addirittura arrivati ad ammettere difficolta a prendere ordini da chi è indagato dalla Procura della Repubblica. Insomma, la base del Corpo ribolle, mentre le lettere continuano ad arrivare ai gruppi, chiedendo di cedere pattuglie da concentrare sul Regione: assessori assenti, il Consiglio può attendere di Giuseppe Sarra “ Se il buongiorno si vede dal mattino… ”. Seduta infuocata alla Pisana. A mandare su tutte le furie l’opposizione consiliare l’assenza dell’assessore ai Rifiuti Michele Civita – nonché braccio destro di Zingaretti, già noto alle cronache per le scottanti intercettazioni con il “padrone dell’immondizia romana” Manlio Cerroni – e del titolare all’Ambiente, Fabio Refrigeri. Avrebbero dovuto rispondere alle mozioni presentate in Aula; tra le tante anche quella del M5S che impegnerebbe la giunta regionale a non smaltire nel Lazio i rifiuti sotto forma di Combustibile solido secondario (Css). Duro l’affondo dal capo dell’opposizione e vice presidente del Consiglio regionale del Lazio, Francesco Storace: “Si tratta di riunioni improduttive che hanno anche un costo”. E rincara: “L'assenza poi dell'assessore di riferimento di rispondere alla mozione sui rifiuti del Movimento 5 stelle è grave”. “Il presidente della Regione Lazio vuole tagliare 70 leggi?”, si chiede Storace. “Ma cosa taglia Zingaretti – ha aggiunto ancora - se non si riescono a farle, le leggi. C'è forse bisogno di un chiarimento. Per rispondere alle mozioni presentate in aula l'assessore può non essere presente, ma se richiesto deve intervenire”. “La Giunta non sta producendo nulla”, ha esordito il capogruppo del Pdl Luca Gramazio durante il suo intervento. “E’ un grande bluff, una situazione intollerabile – ha sottolineato - vogliamo subito in un confronto con la Regione, non siamo i passacarte della giunta Zingaretti”. centro. Una corrispondenza che non fa che esacerbare gli animi, laddove le periferie hanno seri problemi non solo di sicurezza, ma spesso anche di traffico. Non solo: è parere pressoché unanime degli addetti ai lavori che proprio il “mercato” degli abusivi in agosto, con Roma svuotata, si trasferisca a Ostia, Capocotta e nelle altre zone balneari. Nei fatti, i vigili spostati in centro potrebbero far ben poco altro se non regolare il traffico in vista dell’imminente chiusura dei Fori Imperiali. Una “dietrologia” che qualcuno, tra gli addetti ai lavori, soffia nelle orecchie del vicino. A determinare il vulcanico aspetto del calderone che si è acceso, anche la vicenda del concorso per l’assunzione di oltre 300 nuovi agenti: da un incontro tenuto dal vice sin- daco Luigi Nieri con una delegazione di concorrenti e di rappresentanti del corpo, si è appreso che il concorso è bloccato per una decisione della Procura, non del Comune. Insomma, i rinforzi non stanno arrivando. Intanto, è stato annunciato dalle sigle sindacali che lunedì prossimo si terrà un presidio al comando centrale per protestare contro le dimissioni di Buttarelli. GRANDI MANOVRE A SINISTRA Bettini consegna il Pd romano a Renzi Spunta il “manifesto” dell’uomo forte del partito: è una serenata al rottamatore fiorentino di Ugo Cataluddi Goffredo Bettini alla fine uscì allo scoperto. Lo spin doctor, il grande burattinaio, l’uomo dietro le quinte dell’ultimo 20ennio di sindaci nella capitale (parentesi Alemanno a parte), si manifesta alla vigilia del congresso del partito democratico che dovrebbe dare il la alle primarie, dalle quali uscirà il nuovo segretario, nonché candidato premier. Esce allo scoperto quindi Bettini, con un “documento congressuale” che “definisce la linea politica” in vista del congresso. Un manifesto “da far firmare al maggior numero di persone” per tentare di costruire ''un unico, indivisibile, campo democratico''. L’impressione è che tuttavia, questa iniziativa, possa essere a tutti gli effetti una “carezza” a Matteo Renzi e alla sua “presa di Roma”. Un tentativo di allargare la propria corrente, anche al di fuori dei confini della città eterna. Un compito che non dovrebbe presentare particolari difficoltà, vista la sintonia più volte palesata, tra il sindaco di Firenze ed Ignazio Marino, ultima “creatura politica” di stampo bettiniano. Il promotore del documento tuttavia ribadisce che questa è una iniziativa sui contenuti e non sui nomi” e che “ogni firmatario potrà poi scegliere quale can- E didato appoggiare al congresso”. Ma rassicurazioni a parte, è evidente che dietro tale scrittura si celi un’alleanza tra il “rottamatore” e Bettini. A certificare la nascente intesa, anche le ultime dichiarazioni dello stesso Renzi, il quale a chi gli chiedeva che tipo di partito avesse in mente, ha risposto citando il documento in questione. Un’alleanza quindi, che fa gioco ad entrambi. Al primo per avere dalla sua parte l’organigramma romano del partito, scudo fondamentale vista la contrapposizione ormai più che avviata nei confronti dell’altra corrente di spicco, quella dalemiana. Al secondo, invece, per aumentare la propria influenza anche al di là delle logiche capitoline. Bettini dal canto suo non nasconde la propria soddisfazione per un'altra pedina, forse la più importante, da aggiungere al suo Harem: “Sono contento dell'apprezzamento fatto da Renzi e sarei felice che un'energia, una potenzialità come quella che ha dentro il sindaco di Firenze si potesse incontrare effettivamente in modo organico con questa prospettiva politica”. A suggellare la nuova intesa, tutto il clan bettiniano al completo. Dal ministro, ex presidente dell’Anci, Graziano Del Rio, allo stesso primo cittadino della Capitale, Ignazio Marino ai parlamentari Lorenza Bonaccorsi, Domenico Bonifazi e Domenico Morassut. Tutti contenti di una nuova “correntona” che sta prendendo sempre più forma nel partito delle correnti per antonomasia. La corrente del nuovo manifesto di Goffredo Bettini. Sì, ok tutto molto bello, ma di cosa tratta nello specifico tale documento? Risponde l’autore stesso: “il testo auspica un Pd grande, unico, inclusivo e contendibile contenitore del campo democratico". Un partito sulla scia di quello immaginato e concepito da Veltroni. Visti quali furono i risultati elettorali per l’allora neonata coalizione, e per l’uomo politico Veltroni, non resta che fare i migliori auguri alla nuova “squadra vincente”. 9 Italia DAL CENTRO E DAL NORD Livorno-Ieri l’atto esecutivo, in casa nessuna traccia dei coniugi, solo un biglietto Giovedì 11 luglio 2013 Sfrattati per un debito da 4mila euro Tutto è cominciato nel 2007 con il mancato saldo di un prestito bancario Pagano, ma la procedura non si arresta. Paura per i due, poi rintracciati a Cecina di Barbara Fruch P oteva essere l’ennesima tragedia della crisi. Fortunatamente è stata scongiurata, almeno per ora. Resta però l’ingiustizia vissuta dalla famiglia Mancini, gettata furi casa per un debito di poche migliaia di euro. Quando l’ufficiale giudiziario, ieri, è giunto in via Maestri del Lavoro, in zona Calzabigi a Livorno, per eseguire uno sfratto in casa non ha trovato nessuno. Solo un foglio indirizzato ai figli con su scritto “Perdonatemi, ma a questa ingiustizia non riesco a rassegnarmi. Vi voglio bene”. Il figlio di 37 anni, che abita all’Elba e che si era recato nella città toscana lo sfratto ha provato ripetutamente a chiamare i genitori: ma entrambi i cellulari erano staccati. Proprio mentre si temeva il peggio, intorno alle 12 i due sono stati rintracciati nella zona di Cecina. È stata la donna a farsi viva con una telefonata a uno dei figli, che ora sta andando a prenderli. Il dramma della famiglia Mancini inizia con un debito di 4mila euro. Poi il pignoramento del loro appartamento (valore 300mila euro) e due anni fa la vendita all’asta (aggiudicata a neanche 200mila euro). Ieri mattina, lo sfratto definitivo, rinviato in extremis la scorsa settimana dopo che la moglie era stata ricoverata all'ospedale per i contraccolpi dello stress emotivo. L’apocalisse per la famiglia, come racconta ‘Il Tirreno, comincia sei anni fa con un decreto ingiuntivo del tribunale di Firenze: colpa di un prestito bancario saldato solo in parte, l’intoppo arriva (anche per seri problemi di salute) quando restano da pagare, per l’appunto, 4mila euro, poi lievitati a 10mila con spese legali e interessi. La valanga s’in- grossa con l’inserimento sia di Equitalia sia della banca che ha prestato i soldi per la casa: “ma è solo un atto dovuto cautelativo” dice il legale die Mancini, Silvia Mesturini. La famiglia ottiene di continuare a pagare regolarmente il mutuo e rateizza il debito con Equitalia. E fin qui la cosa riguarda solo il 50% dell’appartamento, la parte cioè in mano alla moglie che ha avuto il prestito dalla banca. Entra in gioco l’altra metà dell’alloggio, quando è il condominio a contestare una serie di mancati pagamenti per circa 12mila euro. “Ma io quei soldi li ho pagati, l’appartamento non doveva essere inserita nelle vendite giudiziarie, ho dimostrato che il mio debito nei riguardi del condominio è stato ampiamente saldato”, urla Francesca Mancini tirando fuori fra bonifici e contanti per oltre 30mila euro in poco più di due anni (la donna ha per questo querelato uno dei principali studi di amministrazione condomini di Livorno). Salta agli occhi che i pagamenti arrivano dopo il decreto ingiuntivo emesso per i debiti condominiali. “Di solito un creditore – spiega Mesturini – quando viene pagato quel che gli spetta, si chiama fuori e esce di scena. In questo caso no. È questo che chiediamo alla Procura”. Una storia al limite dell’assurdo che arriva, paradossalmente, proprio mentre il governo si accorge del contraccolpo sociale innescato dai pignoramenti e li stoppa sulla “prima casa” se il debito (fiscale) è sotto i 120mila euro. “Lo confesso: se non avessi visto le carte – dice la legale della famiglia Mancini – non crederei possibile un tale concatenarsi di sfortunati eventi che hanno portato fino a questo esito incredibile e ingiu- sto”. E le vittime non solo sono solo i coniugi mancini. “Ai miei assistiti si aggiunge – continua il legale – l’aggiudicatario dell’asta, anch’egli rimasto in difficoltà per questa storia allucinante”. Ora la famiglia rivuole sola la sua casa. “Mi è stato detto – afferma – che la giustizia deve fare il suo corso e ora portarmi via la casa, salvo poi eventualmente darmi un indennizzo qualora sia riconosciuto che avevo ragione e che la casa non doveva essere venduta. Ma io dico: è giustizia esser costretti, come fossimo malfattori, ad abbandonare la nostra casa per veder casomai riconosciuto in seguito un diritto al risarcimento? Voglio solo che ci lascino in pace fra le quattro mura che abbiamo sudato una vita per avere”. Potrebbe essere l’ennesima vicenda di una famiglia che perde la casa in una città che, secondo le cifre del ministero dell’interno, è in testa negli sfratti: riguardano una famiglia su 170. Una storia, questa, che fa da specchio ad altri drammi: ha fatto scalpore la vicenda del muratore siciliano che si dato fuoco dopo esser stato privato della propria casa per un debito di 10mila euro. Poi ancora il 32enne che, in seguito allo sfratto, si è ucciso lanciandosi dalla finestra a Cairo Montenotte. Tragedie che continuano a susseguirsi in uno stato che ormai non si preoccupa più del benessere dei sui cittadini. MILANO – BOCCIATA LA MOZIONE DI ORLANDI (FDI) CHE CHIEDEVA DI RIPULIRE IL MURO A SUE SPESE Campagna antigraffiti, non se c’è falce e martello Q uando il graffito è un’enorme falce e martello, non deve essere cancellato. Accade nella Milano di Pisapia. Dove, nonostante l’iniziativa dell’Associazione Nazionale Antigraffiti del maggio scorso, il murales è ancora al suo posto. Il disegno in questione campeggia sul muro del Centro di Aggregazione Multifunzionale di proprietà del Comune e gestito dal Consiglio di zona 1. E ovviamente il sindaco, immortalato in più di una foto mentre ripuliva i muri della città, ha ben pensato di “dimenticarlo”. Non lo ha fatto Simone Orlandi, capogruppo di FdI nel parlamentino del quartiere Garibaldi in cui si trova il “disegno” in questione. Che ha proposto di ripulirlo personalmente a sue spese. La mozione da lui presentata in tal senso è stata però bocciata in consiglio. Con motivazioni alquanto singolari. C’è chi ha dichiarato che era finita la vernice, chi ha detto che il graffito è li dal 1978 e quindi non si capisce perché bisogna rimuoverlo adesso. Altri hanno sostenuto che la falce e martello è un simbolo del lavoro e bisognerebbe comprenderne l’apporto ideale e l’importanza storica ricoperta nella storia d’Italia. Secondo alcuni anche il crocifisso e il tricolore possono offendere e dare fastidio. E c’è chi, infine, ha sostenuto che il PCI ha il merito di avere conservato degli edifici, e quindi è giusto celebrarlo. “Se la logica è quella che debbano essere celebrati i partiti che hanno contribuito alla crescita di Milano – ha risposto Orlandi – allora facciamolo anche con chi ha il merito di aver costruito il Palazzo in cui ha sede il Consiglio di Zona. Che poi è lo stesso che ha edificato il Tribunale, la Stazione Centrale, Piazza San Babila, Piazza Affari ”. Cristina Di Giorgi 10 Giovedì 11 luglio 2013 Palermo – Stranieri senza rispetto Sassi contro la Chiesa arrestato un senegalese Ennesimo atto vandalico verso i luoghi di culto L’uomo ha aggredito anche gli agenti accorsi Gli immigrati sbarcano anche sulle coste della Sardegna. Caos a Lampedusa Invasione dei clandestini: è allarme in tutta Italia Proseguono i flussi migratori, alimentati dalle condizioni ottimali del mare ma anche dagli incoraggiamenti del Ministro Kyenge di Barbara Fruch N on si può di certo dire che la “Chiesa” venga ripagata con la stessa moneta. Mentre infatti il clero continua a schierarsi in difesa egli immigrati, quest’ultimi prendono d’assalto le aree di culto. Dopo il caso di Mestre, dove monsignor Fausto Bonini è dovuto ricorrere ai bodyguard per allontanare i violenti barbanera (barboni romeni) dal Duomo, ora a Palermo un senegalese prende d’assalto la chiesa di Santa Lucia distruggendo una vetrata. Christophe Koblavi Agonu, 31enne, in preda ai fumi dell’alcool ha iniziato a lanciare sassi in direzione del luogo sacro. Alcuni passanti, intimoriti dall’atteggiamento dell’uomo, hanno contattato il 113. I poliziotti, giunti sul posto, lo hanno sorpreso mentre conti- Italia DAL SUD di Marco Compagnoni D nuava a scagliare sassi in direzione della chiesa. Alla vista degli agenti, lo straniero è andato in escandescenza inveendo contro di loro e colpendoli con calci e pugni. Dopo averlo immobilizzato, con non poca difficoltà e per salvaguardare anche l’incolumità dei presenti, i poliziotti lo hanno arrestato. E la Chiesa come risponde? Famiglia Cristiana lancia dal suo sito web un appello per abolire il reato di clandestinità. Contenti loro… overosa premessa: sarà per l’Egitto, sarà per il Papa ma per l’Italia l’emergenza immigrati è ormai alle porte. Più di 500 clandestini sono sbarcati ieri in Sicilia. I costanti flussi migratori, però, hanno raggiunto anche le coste della Sardegna. Una vera e propria invasione: la Guardia Costiera di Cagliari, la scorsa notte, ha prestato soccorso a un barcone in avaria con 16 nordafricani, a Sud del poligono militare di Capo Teulada. Dopo aver ricevuto le cure del personale sanitario del 118, gli immigrati sono stati trasferiti nel centro di prima accoglienza di Elmas. Catastrofica la situazione migratoria in Sicilia: alle prime luci dell’alba di ieri 76 somali e altri 200 extracomunitari hanno raggiunto le coste del siracusano; oltre 200 invece i clandestini a Lampedusa. Sempre nella giornata di ieri, 170 gli immigrati smistati nelle strutture di Roma, Gorizia e Torino. Sembra solo l’inizio di un film già visto. Così, con il mare calmo e le condizioni meteo ottimali le coste italiane – in particolare quelle del sud della Sardegna - tornano ad essere meta di imbarcazioni, barconi e natanti provenienti dal nord Africa. Un fenomeno sempre più in crescita. A recare preoccupazione nel Meridione ma anche nel resto del Paese, le continue ondate migratorie Eurosky Tower. Entrare in casa e uscire dal solito. dei giorni scorsi. Nelle ultime 48 ore, sono 1200 i clandestini sbarcati. Inascoltati gli appelli del Sindaco “rosso” di Lampedusa. Gli fa eco anche il Governatore del Pirellone e segretario della Lega, Roberto Maroni, che vede la Lombardia come destinazione preferita degli immigrati: “Bisogna tornare ai respingimenti e agli accordi bilaterali con i paesi di origine”. Duro il commento sulle politiche migratorie del Governo: “Non sta facendo nulla - ha aggiunto contro la vera e propria invasione di immigrati che sta colpendo Lampedusa”. Mentre l’Europa fa orecchie da mercante e il Governatore Crocetta è troppo impegnato nell’inviare una scialuppa di salvataggio per Antonio Ingroia e una “canoa” per l’ex ministro Idem, gli ininterrotti flussi migratori sembrerebbero non allarmare l’esecutivo guidato da Letta-Alfano. E tanto meno sembra preoccuparsene la titolare a Palazzo Chigi per l’Integrazione. Il ministro Kyenge ritiene che gli sbarchi non siano una emergenza. Anzi, bisognerebbe “abrogare il reato di clandestinità”. NISCEMI – IL SISTEMA POTREBBE ESSERE DANNOSO Muos, il Tar conferma il blocco dei lavori I giudici danno ragione agli attivisti Vittoria anche per Nello Musumeci P La parte migliore è quando si torna a casa Eurosky Tower è il grattacielo residenziale di 28 piani che sta sorgendo a Roma, nel prestigioso quartiere dell’EUR. Un progetto modernissimo e rivoluzionario che coniuga esclusività e tecnologia, ecosostenibilità ed eleganza. Eurosky Tower è destinato a diventare un simbolo di Roma e soprattutto un grande investimento che si rivaluterà nel tempo. Le residenze sono state progettate per offrire spazi comodi, ma al tempo stesso funzionali, perfettamente rifiniti in ogni dettaglio e con tagli che vanno dai 50 mq fino agli oltre 300 mq. 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Lo ha stabilito il Tar di Palermo, che ha respinto le richieste di sospensiva presentate con due ricorsi del ministero della Difesa contro la Regione che aveva arrestato i lavori. I lavori, quindi, restano formalmente bloccati. Nell’ordinanza sul ricorso “950” del 2013, i giudici scrivono che va ritenuta “la priorità e l’assoluta prevalenza in subiecta materia del principio di precauzione nonché dell’indispensabile presidio del diritto alla salute della comunità di Niscemi, non assoggettabile a misure anche strumentali che la compromettano seriamente fin quando non sia raggiunta la certezza assoluta della non nocività del sistema Muos”. E rilevano anche che “sussistono seri dubbi anche in ordine all'incidenza e alla pericolosità del sistema sul traffico aereo della parte orientale della Sicilia (aeroporti di Comiso, Catania e Sigonella)”. I giudici si sono basati sulla perizia dell’esperto e professore universitario Marcello D’Amore. Secondo D’Amore, il Muos produce un campo elettromagnetico i cui effetti nocivi possono ripercuotersi negativamente sugli esseri umani, con conseguenze biologiche di grave portata. E non solo: i campi elettromagnetici generati da questa antenna radar possono interferire con le apparecchiature degli aerei e delle torri di controllo e costituire quindi una seria minaccia per la sicurezza aeroportuale. A tutto ciò si aggiungono i rischi per la flora e la fauna del luogo, ragion per cui proprio i giudici hanno ritenuto opportuno decretare la sospensione dei lavori, mentre la Regione Siciliana ha provveduto alla revoca delle autorizzazioni. La scelta del Governatore, che ora vanta vittorie, era comunque arrivata in seguito a numerose proteste di attivisti “No Muos” che avevano bloccato più volte l’ingresso delle attrezzatura la sito si Niscemi. Il tutto con l’appoggio di alcuni politici, in primis il leader de La Destra Nello Musumci che fin fa dubito ha espresso la sua contrarietà al dannoso sistema di comunicazione. B.F. 11 Giovedì 11 luglio 2013 Il film UOMINI DI PAROLA di Fisher Stevens Durata: 100 min. Usa 2012 Con Al Pacino, Christopher Walken, Alan Arkin, Julianna Margulies di Nicola Palumbo opo ventotto anni passati in prigione, Valentine (Pacino), Val per gli amici, è di nuovo un uomo libero. Ad attenderlo all’uscita dal carcere c’è il suo vecchio sodale Doc (Walken) il quale, oltre all’immutato affetto, per Val nutre anche un sentimento di riconoscenza visto che gran parte di quegli anni che il suo amico ha passato in cella, sono il risultato del suo silenzio per non aver denunciato lui e gli altri complici di una rapina finita male. Ma Doc non riesce a essere felice come dovrebbe perché gli è stato affidato un terribile compito, quello di eliminare proprio Val colpevole, secondo un vecchio boss della mala, di essere l’omicida dell’unico figlio che quest’ultimo aveva. Basta poco a Val per intuire che le sue prime ore della riacquistata libertà saranno anche le ultime della D sua vita, e che sarà il suo caro Doc l’incaricato a eseguire la sentenza. Di comune accordo i due decidono di godersi la nottata che rimane da passare insieme: la prima tappa obbligatoria è un piccolo bordello clandestino, a cui segue per Val un ricovero al pronto soccorso dell’ospedale della città, a causa degli eccessivi sforzi ai quali l’ex galeotto non era più abituato. A rimettere in sesto Val ci pensa la giovane dottoressa Nina Hirsch (Margulies) la quale, manco a farlo apposta, è la figlia di Richard (Arkin), terzo componente della banda di Val, un vero asso al volante. Per Doc e Val non può esserci baldoria senza il loro amico e dopo aver rubato una fuoriserie, si recano presso l’ospizio per anziani dove Richard è ricoverato da qualche tempo. I due trovano il loro vecchio driver seduto su una sedia, con accanto una bombola di ossigeno, ma è suffi- ciente rivedere i suoi ex compagni di rapine che Richard è già fuori, pronto a guidare quel bolide. Anche per Richard la prima cosa da fare è ritrovare i piaceri della carne da tempo accantonati, ma a differenza di Val, non è lui quello a rischiare il ricovero in ospedale, bensì le due giovani ragazze, piacevolmente vittime di quella vera e propria ira di Dio in fatto di sesso quale è il vecchio Richard. I tre trovano anche il tempo di fare giustizia a modo loro di una piccola gang di giovani spacciatori, colpevoli di aver sequestrato e violentato una ragazza. Intanto inesorabile si avvicina l’alba e Doc sa che per le 10.00 deve portare a termine il lavoro affidatogli, e lui è un uomo di parola. Come lo è sempre stato Val. Il cinema non è una scienza esatta. Reclutare tre grandi attori, a loro tempo tutti premiati con l’Oscar, non garantisce la riuscita di un film se dietro non c’è uno sceneggiatore con i fiocchi in grado di trasformare la pièce teatrale che sta all’origine di “Uomini di parola”, in qualcosa di più accattivante per il pubblico del grande schermo. Intendiamoci, il lavoro del regista/attore Stevens non è brutto né noioso, Cinema La locandina del film con il titolo originale in inglese ma a causa dei numerosi e qualche volta estenuanti dialoghi, specie quelli presenti nella prima parte, sulle nostre bocche più volte si è affacciato lo sbadiglio: con dieci minuti in meno, il ritmo della storia ne avrebbe giovato. Lontano da quel capolavoro quale è “Gli amici di Eddie Coyle”, il film di Stevens somiglia di più al non riuscito “Due tipi incorreggibili”, dove Burt Lancaster e Kirk Douglas si ritrovavano catapultati in pieni anni Ottanta, dopo trent’anni passati in prigione; anche in quel caso a giganteggiare erano i due grandi attori, straordinarie icone del noir americano degli anni Quaranta e Cinquanta, che però nel film del modesto artigiano Jeff Kanew non furono per niente supportati da una sceneggiatura degna del loro geniale talento. Anche qui le performance del terzetto dei protagonisti del lavoro di Stevens passa in secondo piano rispetto all’economia generale del racconto e lo scoppiettante finale, somigliante a quello di “Butch Cassidy” (tranquilli, non è uno spoiler), riesce solo parzialmente a risollevare le sorti del film. Due parole infine sul resto del cast. La Margulies è nota al pubblico televisivo per le interprestazioni dell’infermiera Carol Hathaway in “E.R.-Medici in prima linea” e di Alicia Florrick in “The good wife”; Mark Margolis è l’inflessibile boss assetato di vendetta, una parte questa parente a quelle che in passato ha avuto in “Scarface” o anche in “La fuga di Eddie Macon”. Infine Vanessa Ferlito è Sylvia, la ragazza stuprata dal gruppo di balordi sui quali, una volta resi inoffensivi dall’intervento di Doc e Val, si scaglia con una mazza da baseball con l’intento di privarli degli strumenti necessari per eventuali altre violenze sessuali. Dio, che male! 12 Spettacolo Dal 12 luglio al 24 agosto, a Torre del Lago, 16 serate dedicate a Giacomo Puccini. E quest’anno, per la prima volta, anche a Giuseppe Verdi ed a Pietro Mascagni Giovedì 11 luglio 2013 Bentornato, Festival Pucciniano Tabarro, Cavalleria Rusticana, l’incompiuta Turandot, Rigoletto e Tosca. Poi balletti e concerti nella splendida cornice del lago di Massaciuccoli T di Emma Moriconi orna l’estate, e con essa il Festival Pucciniano a Torre del Lago, la bella località situata tra Pisa e Viareggio. La storica kermesse, che ha visto la luce per la prima volta nel 1930 e che giunge oggi alla sua 59esima edizione, quest’anno rende omaggio anche a due compositori che hanno dato lustro all’Italia: Giuseppe Verdi, nel bicentenario dalla nascita, e Pietro Mascagni, che nel 2013 avrebbe compiuto 150 anni. Mascagni, tra l’altro, fu amico e compagno di studi di Puccini, con il quale condivise anche una stanza in affitto. Egli fu il primo direttore del Festival, appunto nel 1930. Il Tabarro e Cavalleria Rusticana Inaugura l’evento il Tabarro di Puccini e Cavalleria Rusticana, di Mascagni. Tabarro è un dramma in un atto dal libretto di Giuseppe Adami, che fa parte del Trittico: il tragico e verista Il tabarro, infatti, fu composto con la lirica Suor Angelica e il comico Gianni Schicchi. Il Tabarro è il mantello a ruota da uomo con cui Michele avvolgerà il corpo senza vita di Luigi, amante della giovane moglie Giorgetta. La storia della gelosia che conduce all’omicidio, di tardivo stampo verista, ben si sposa con il dramma di Turiddu e Compar Alfio della Cavalleria Rusticana. L’opera di Mascagni, solitamente messa in scena insieme a I Pagliacci di Leoncavallo, è un melodramma in un atto tratto dalla novella omonima di Giovanni Verga. Protagonisti del Tabarro Alberto Gazale nel ruolo di Michele, Francesco Anile che interpreta Luigi (e che è anche Turiddu nell’opera mascagniana) e Chiara Angella, che è Giorgetta. La Cavalleria Rusticana, invece, porta sul palco, oltre Anile, Anda Louise Bogza (Santuzza), Silvia Pasini (Mamma Lucia), Alberto Gazale (Alfio), Renata Lamanda (Lola). La regia è di Antonio Calenda, le scene di Nicola Rubertelli, i costumi di Stefano Nicolao. Il Maestro Alberto Veronesi dirige l’Orchestra del Festival Puccini; il Coro delle Voci Bianche è diretto da Sara Matteucci. Il dittico va in scena il 12 luglio, il 10 e 17 agosto 2013. La Tosca Il 26 luglio, il 7,16 e 22 agosto, invece, è la volta del nuovo allestimento della Tosca, tratta dal libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, e dal dramma di Victorien Sardou. La messa in scena di quella che è considerata l’opera più drammatica del compositore è una coproduzione Fondazione Festival Pucciniano, Teatro Regio di Torino, Opera de Montecarlo, Palau de les arts Reina Sofia di Valencia. Con Norma Fantii/Silvana Froli nel ruolo di Floria Tosca, Marco Berti/ Sergio Escobar (Mario Caravadossi), mentre Gabriele Viviani interpreta il barone Scarpia. La regia è di Jean Louis Grinda, le scene di Isabelle Partiot Pieri, i costumi di Christian Gasc. Protagonisti, naturalmente, sempre l’ Orchestra del Festival Puccini, diretta da Alberto Veronesi e il Coro diretto da Stefano Visconti. L’incompiuta Turandot Invece il 13, 20 e 21 luglio, e l’ 8 e 24 agosto è di scena il dramma lirico in tre atti Turandot, con Giovanna Casolla/Nila Masala (la Principessa Turandot), Salvatore D’Agata (l’imperatore Altoum) e Carlo Striuli (Timur). La regia è di Maurizio Scaparro, le scene di Ezio Frigerio e i costumi di Franca Nella foto, una scena della Turandot Sopra, il teatro all’aperto che affaccia sul lago di Massaciuccoli Squarciapino. L’Orchestra del Festival Puccini è diretta dal Maestro Daniel Oren e, nella replica del 20 luglio, da Francesco Ivan Ciampa. Rigoletto Il 19 e 27 luglio, e il 9 e 23 agosto, sul palco del prestigioso Festival è la volta del Rigoletto, il melodramma in tre atti di Giuseppe Verdi, dal libretto di Francesco Maria Piave. La regia è di Renzo Giacchieri e l’Orchestra è diretta da Boris Brott. Messa in gloria e Recondita armonia di bellezze diverse L’11 agosto l’omaggio a Mascagni e Puccini con la Messa in gloria del primo per soli coro e orchestra e “Recondita armonia di bellezza diverse” di Flavio Colusso, scena lirica per tenore, basso, due voci in eco e orchestra composta sull’omonima scena di Tosca nel 150° anniversario pucciniano. Nella foto, Giacomo Puccini al pianoforte nella sua villa di Torre del Lago Un cartellone fittissimo E poi, in cartellone, il 30 luglio Amarcord con Rossella Brescia, il 2 agosto Achille e Pentesilea con EmoX Balletto. E ancora Gigi Proietti con “Pierino e il lupo e molto altro” e il Balletto Nazionale Slovacco con il Romeo e Giulietta. Poi Michele Placido, Isabella Ferrari e Alessandro Preziosi in “Un bacio sul cuore”. E Riccardo Cocciante, l’orchestra di Piazza Vittorio con “Il flauto Magico”, Rockopera che presenta Jesus Christ Superstar e Peppe Servillo in “Memorie di Adriano”. Insomma un programma grandioso, quello che propone Torre del Lago, patria di Puccini e luogo in cui il compositore trovò la sua ispirazione. Puccini a Torre del Lago Il maestro visse a Torre del Lago, tra “spiagge assolate, fresche pinete, il lago sempre calmo, ovvero l’Eden” come egli stesso definì quei luoghi, per 30 anni. Oggi l’amena località ha preso il nome di Torre del Lago Puccini. Vi giunse, all’età di 33 anni, alla fine dell’Ottocento proprio per viverne la serenità e le bellezze, che diedero largo impulso alla sua creatività. Fu accolto dagli abitanti del posto con grande cordialità, e al suo arrivo trovò persino un comitato d’accoglienza alla stazione ferroviaria. In questi luoghi il celebre compositore trovò la possibilità di dedicarsi alle sue passioni: oltre alla musica, infatti, il maestro era innamorato della caccia. Nei primi anni di permanenza sul Lago di Massaciuccoli, Giacomo Puccini viveva in una stanza in affitto. Dopo i successi di Manon Lescaut del 1893 e della Bohème nel 1896, acquistò un’antica torre di guardia, la fece ristrutturare e ancora oggi nella villa, che è visitabile, si possono ammirare i pianoforti che il maestro usava per comporre la musica, i quadri dell’amico pittore Ferruccio Pagni e una serie di oggetti appartenuti al compositore che raccontano la sua vita e la sua carriera. A Torre del Lago Puccini compose tutte le sue opere maggiori, tra cui Tosca, nel 1900, Madama Butterfly nel 1904, La Fanciulla del West nel 1910, La Rondine nel 1917 e Il Trittico nel 1918. Gli spettacoli si tengono tutti nel meraviglioso teatro all’aperto, che conta 3400 posti e fa sempre il tutto esaurito. La struttura si affaccia sul Lago di Massaciuccoli, immerso nel verde e nelle opere scultoree di artisti contemporanei come Pietro Cascella, Jean-Michel Folon e Kay Yasuda, vicino alla villa dove il maestro visse e compose, e dove oggi riposa. La città dove soggiornò fino alla morte gli ha dedicato anche il “premio Giacomo Puccini”, nato nel 1971. La kermesse estiva è organizzata dalla Fondazione Festival Pucciniano e si svolge sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica. Il Festival sul piccolo schermo E quest’anno il piccolo schermo non vuole perdere l’occasione di raccontare l’arte pucciniana e le bellezze di Torre del Lago: due reti Rai manderanno in onda il dittico Il Tabarro e Cavalleria Rusticana, il Turandot e la Tosca. Le tre rappresentazioni saranno proposte in differita dal canale tematico Rai5 e, fuori dai confini nazionali, da Rai Italia: l’obiettivo è quello di valorizzare le eccellenze italiane. La regia televisiva di Turandot e Tosca è di Arnalda Canali. Daniela Vismara curerà Il Tabarro e Cavalleria Rusticana.