Anno II - Numero 162 - Giovedì 11 luglio 2013
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Filippo Corridoni n. 23
ANNULLATA LA RIUNIONE DELLA CABINA DI REGIA A PALAZZO CHIGI
GOVERNO SEMPRE A RISCHIO
IL CAV TACE, PDL SCATENATO
Orvieto,
Orvieto, 13
13 ee 14
14 luglio
luglio
riunione
del
Comitato
RIUNIONE DEL COMITATO Centrale
CENTRALE
de
La
Destra
de La Destra
I parlamentari berlusconiani chiedono e ottengono la sospensione delle sedute
a Montecitorio e a Palazzo Madama per potersi riunire in assemblee di protesta
di Guido Paglia
a Cassazione nega
qualsiasi “forzatura”
procedurale nella fissazione al 30 luglio
dell’udienza nel processo per i diritti Mediaset, Silvio Berlusconi per ora tace
(ieri sera, però, ha riunito lo
stato maggiore), ma i parlamentari del PdL sono scatenati
in difesa del loro leader e la
tensione politica resta altissima.
Anzi, nelle prime ore del mattino di ieri, la crisi di governo
sembrava davvero ad un passo,
con l’annuncio del capogruppo
alla Camera, Renato Brunetta,
che né lui, né i suoi colleghi di
partito avrebbero partecipato
alla programmata riunione della
“cabina di regia” a Palazzo
Chigi e che i lavori di Montecitorio e Palazzo Madama dovevano essere sospesi per alcuni giorni per consentire a
deputati e senatori pidiellini di
partecipare ad assemblee permanenti. E mentre Daniela Santanchè specificava che in caso
di bocciatura della richiesta, il
PdL avrebbe ritirato l’appoggio
all’esecutivo, l’ex-ministro Giancarlo Galan andava anche oltre,
L
Sicilia, sbarchi
a ripetizione
legando direttamente l’eventuale condanna definitiva di
Berlusconi al crollo della compagine governativa. Poi, poco
alla volta, la tensione si è allentata. Le sedute di Camera
e Senato sono state effettivamente sospese (tranne che
per il question time del Presidente del Consiglio, Enrico
Letta) e il ministro-colomba
Maurizio Lupi è stato mandato
davanti alle telecamere per annunciare che l’esecutivo non
era più a rischio.
Ma il clima resta pessimo e
l’ipotesi di crisi di governo e
di eventuali elezioni politiche
anticipate in autunno resta d’attualità. Perché non è solo il
PdL ad essere nei guai, ma
anche il Pd. Matteo Renzi continua la sua cavalcata verso la
leadership della sinistra riformista, arruolando ogni giorno
truppe fresche. E non è certo
ormai un mistero per nessuno
che se la situazione dovesse
precipitare, il sindaco di Firenze sarebbe ben contento
di vedersi spalancare davanti
a sè intere praterie.
Ecco perché, di fronte all’estemporanea richiesta del
PdL di sospendere la sedute
di Camera e Senato, il Pd prima ha usato toni scandalizzati
e poi ha chiesto e ottenuto di
ridurre lo stop alla sola giornata di ieri. Il tutto, appunto,
tra le riserve ed i mugugni
dei renziani e le proteste degli
ex-alleati di Sel e dei parlamentari grillini.
L’unico a mostrare un’invidiabile tenuta dei propri nervi,
appare il Presidente del Consiglio. Non più tardi di ieri
l’altro sera aveva “bacchettato”,
con garbo ma anche con molta
fermezza, l’eccitazione di un
mangiaberlusconi come il conduttore di “Ballarò”, Giovanni
Floris. E ieri, a Montecitorio,
non è stato da meno, rispondendo al “question time”
(usanza sospesa dai tempi di
Prodi) come se attorno a sé
non stesse accadendo nulla.
Ma anche Letta jr. sa benissimo
che la situazione è molto brutta
a che questa volta la sua freddezza e la “moral suasion”
del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, potrebbero non bastare a superare la crisi.
Palazzo dei Capitani del Popolo
Sabato 13 luglio
ore 10:30
Inizio dei lavori con relazione del Segretario Nazionale del
Partito Francesco Storace. A seguire gli interventi programmati
degli ospiti invitati. Hanno già confermato l’adesione al dibattito: Gianni Alemanno, Magdi Cristiano Allam, Domenico
Benedetti Valentini, Antonio Buonfiglio, Mario Landolfi,
Ignazio La Russa, Gennaro Malgieri, Roberto Menia, Silvano
Moffa, Domenico Nania, Adriana Poli Bortone, Luca Romagnoli, Oreste Tofani, Mario Vattani, Pasquale Viespoli)
ore 16:00
Ripresa dei lavori. Interventi dei componenti del Comitato
Centrale (se necessario, la riunione avrà anche una sessione
notturna).
Domenica 14 luglio
ore 10:00
Ripresa dei lavori con la prosecuzione degli interventi
(eventualmente fino a sera) e votazioni conclusive.
Servizi a pag. 2
IL PRESIDENTE DELLA REGIONE E IL NEOSINDACO DI ROMA AL CENTRO DELLE POLEMICHE
Zingaretti, il vaticanista
L’inquilino della Pisana si improvvisa commentatore papale per il suo giornale preferito,
l’Unità e analizza il viaggio a Lampedusa del Pontefice in puro stile catto-comunista
di Igor Traboni
Forse non capisco bene l’italiano. Invasi da chi?”. Così il
Ministro dell’Integrazione Cecile
Kyenge ha risposto a chi le chiedeva di fare qualcosa per l’ondata
migratoria che si è abbattuta
su Lampedusa. Evidentemente,
l’italiano non lo sa davvero.
M. Compagnoni a pag. 10
“
Egitto, caccia
ai capi islamisti
Vanno avanti le consultazioni
per la formazione della nuova
squadra di governo, che dovrà
portare il Paese fino alle prossime
elezioni. La data è già stata
fissata: 2014. Intanto, la procura
generale ha emesso degli ordini
di arresto nei confronti del leader
della Fratellanza Musulmana ,
otto dirigenti e un militante. In
Sinai, vicino Gaza, invece, è stato
attaccato un checkpoint militare.
Due morti è il bilancio.
Federico Campoli a pag. 7
“
el caso le cose dovessero andar male anche con la politica, visto
che già con l’amministrazione della Regione Lazio non è che
vadano poi così bene, Nicola Zingaretti
potrebbe sempre provare a riciclarsi come
“vaticanista”. L’esordio è avvenuto ieri, nientepopodimeno che sull’Unità, il giornale fondato
da Antonio Gramsci e affondato da Valter Veltroni (la battuta non è nostra, ma fa sempre
effetto). Sulla prima pagina di ieri del giornale
ora diretto da Claudio Sardo (ed eterodiretto
da una delle tante correnti del Pd, grosso
modo da chi si alza prima al mattino), troneggiava un <La primavera della Chiesa – Il commento di Nicola Zingaretti>. Vabbè, ‘troneggiava’
per modo di dire: diciamo un mezzo francobollo,
accanto alla solita vignetta antiberlusconiana
di uno stanco Staino e sotto un titolone dedicato arinientepopodimeno
che ad un’intervista a Romano Prodi (almeno qui siamo assolutamente
solidali con il governatore del Lazio). Appena sei mezze righe e poi un
‘segue a pagina 15’, a dotarsi però di un paio di spessi occhiali. Perché
il rimando dell’articolo è finito proprio in basso, sepolto da una ‘analisi’
di Vincenzo Visco (d’accordo votare pd, ma che altro male hanno fatto
i lettori dell’Unità?), una ‘opinione’ del tesoriere Pd Antonio Misiani e
N
una vignetta di Maramotti, al cui confronto quella di cui sopra di Staino
è un capolavoro.
Ma veniamo al Nostro: Zingaretti si cimenta con la primavera del Papa,
più che della Chiesa, ma siccome è di una banalità unica richiamarsi al
viaggio a Lampedusa, allora il governatore tira
fuori altri esempi, assolutamente inediti: i piedi
baciati ad un giovane detenuto a Casal del
Marmo, la sedia lasciata vuota ad un concerto,
la croce d’argento al posto di quella d’oro. Insomma, detto senza offesa: un temino da terza
media. Con qualche slancio più ardito: “Al di
fuori dell’anedottica e della semplice lettura –
ecco un passaggio della prosa presidenziale –
abbiamo la consapevolezza di trovarci di fronte
ad una rivoluzione che, per quanto concerne
lo spazio e il valore simbolico dei gesti”, ecc
ecc. E via un rimando al Concilio Vaticano II e
un altro a Giovanni XXIII (guai però a citare il
Papa polacco, hai visto mai che qualcuno ricordi che ha buttato giù il
comunismo). Per finire con una citazione dotta (“Una mite intransigenza”)
dello storico Alberto Melloni. Di cui abbiamo letto l’ultimo libro – se ci
è permesso sfoggiare un minimo di erudizione – dal titolo “Tutto e
niente. I cristiani d’Italia alla prova della Storia”. Un concentrato
assoluto di quel catto-comunismo cui fa evidentemente riferimento
anche il neo vaticanista. Ovvero: il niente.
Finmeccanica
Calcioscommesse
Beni Culturali
Teatro
Altre rivelazioni
di Cola: 10 arresti
Deferito Mauri,
rischia la Lazio
Profondo rosso
per i tagli selvaggi
Torre del Lago: al via
il Festival Pucciniano
Federico Colosimo a pag. 3
Paolo Signorelli a pag. 3
Carola Parisi a pag. 6
Emma Moriconi a pag. 12
I pizzardoni
si rivoltano
contro Marino
a prima vera patata bollente di Marino sono i vigili
urbani. Le dimissioni di
Carlo Buttarelli hanno svolto il
ruolo della proverbiale goccia
che fa traboccare il vaso. Anzi,
che lo ha scoperchiato: innanzitutto, perché la facente funzione
è indagata. Ieri le rappresentanze
dei “pizzardoni” che hanno incontrato il sindaco di Roma gli
hanno detto chiaro e tondo che
non intendono farsi dare ordini
da un’indagata della Procura.
Non solo: è fortemente contestata anche la cosiddetta operazione “anti-abusivi”, che sarebbe solo di facciata e che lascerebbe sguarniti interi quartieri
di periferia. Per non parlare del
concorso bloccato, il che non
porterà alcun rinforzo a breve
termine. Per lunedì è stato annunciato un presidio di protesta
davanti al comando.
Robert Vignola a pag. 8
L
2
Giovedì 11 luglio 2013
Attualità
Processo al Cavaliere in Cassazione Show di Grillo
Botta e risposta Santacroce-legali al Quirinale
Il primo presidente di Piazza Cavour: “Nessuna forzatura”
Gli avvocati Coppi e Madia: “Mai vista così tanta fretta”
di Federico Colosimo
Non c’è nessun accanimento. Il
senatore Berlusconi è stato trattato come qualunque imputato
in un processo con imminente
prescrizione”. Il primo presidente della
Suprema Corte di Cassazione, Giorgio
Santacroce, non ci sta. Non gradisce le
urla del Pdl che ha invocato il “colpo di
Stato” (parole di Renato Brunetta) circa la decisione di fisare per il 30
luglio l’esame della sentenza d’appello
del processo Mediaset - e replica seccatamente: “Era necessario procedere
con la fissazione dell’udienza, anche
per evitare responsabilità disciplinari,
e poi, se si fosse lasciato correre, sarebbero giunti attacchi dall’altra parte.
Ci si sente colpiti se i processi sono biblici o troppo rapidi, la giusta misura
non è mai realizzata”.
Non la pensa certamente così il Professor
Franco Coppi, uno dei più quotati penalisti e proceduralisti italiani: “La decisione di fissare l’udienza al 30 luglio,
con tutta fretta, non è certamente giustificata. Perché quotidianamente la Cassazione dichiara la prescrizione intermedia, e non c’è nessun bisogno di rinviare a un altro giudice per la determinazione della pena. Per ben due volte
ho discusso di domenica perché c’era
un problema di termini. Quindi perché
anticipare? In senso sostanziale l’anticipo
danneggia il diritto alla piena difesa di
Berlusconi. Perché taglia tempi di approfondimento assolutamente necessari”. Decisione strana e ad hoc per Berlusconi? “Come rispondeva un mio antico e autorevole cliente, Giulio Andreotti,
“
Giorgio Santacroce, primo Presidente di Cassazione
credo che a pensar male si commette
peccato, ma qualche volta ci si azzecca”.
Esclude certamente il rinvio in appello
e lo scadere dei termini, Coppi, che
non ha comunque mai pensato di contestare (non a parole ndr) la decisione
della Suprema Corte: “Giuridicamente
– ammette sconcertato – è impossibile”.
Titta Madia, avvocato cassazionista di
lunghissimo corso, si dice basito, al pari
dell’illustre collega, e critica aspramente
la tempestiva decisione presa dagli ermellini: “In tanti anni, non ho mai visto
una cosa del genere. Il calcolo della
prescrizione era molto complesso e dipendeva dai periodi di sospensione,
che erano numerosi”. Il legale non si
spiega dunque come il giornalista del
Corriere della Sera, Luigi Ferrarella, abbia potuto illustrare a tutti i tre scenari
riguardanti il futuro del Cavaliere, anticipandone una prescrizione (per la
frode più consistente del processo, da
4,9 milioni di euro, relativa al 2002)
quasi certa. “La decisione – ha continuato
Madia - è stata provocata da un articolo
meticoloso, e questo mi sorprende molto.
Dal capo di imputazione, infatti, non si
desumeva tutto ciò. La data di prescrizione poteva essere compresa solo
dopo aver fatto un calcolo conseguente
alla lettura di centinaia di pagine di verbale. Non è mai successa una cosa del
genere, questa volta sì. E’ del giudice
relatore il compito di studiare con attenzione il ricorso, e di nessun altro.
Tantissimi, innumerevoli processi di questo genere vengono prescritti ogni giorno, quello che invece vede coinvolto
Berlusconi no”.
di Paolo Signorelli
l comico (ex?) Beppe
Grillo che gioca a fare
il politico. Si è presentato ieri al Quirinale, forse
pensando di essere ancora
in Sardegna, vestito con
una camicia a quadroni, un
paio di pantaloni rossi ed
ai piedi le espadrillas. Si è
dovuto cambiare in un ufficio. Purtroppo per lui in
certi ambienti giacca e cravatta sono obbligatori.
Per fare ancor più “scena”
è arrivato al Colle con una
monovolume bianca a noleggio. Vicino a lui, sedeva
anche l’illustrissimo operatore ufficiale (che ha ripreso tutto la commediola)
del Movimento 5 Stelle, e
ormai ex camionista, “Nick
il nero”. E non poteva mancare certamente il guru di
M5S, Gianroberto Casaleggio.
In programma i due avevano un incontro con il
presidente Giorgio Napolitano, cui hanno partecipato anche i capigruppo
di Camera e Senato.
Il leader di M5S sembra
aver avuto la presunzione
di dire al capo dello Stato
che “non siamo più una
Repubblica parlamentare
e forse non siamo più una
democrazia. Ho detto al
Presidente -ha aggiuntodi fare qualcosa perché si
è preso una responsabilità
immane. E gli ho chiesto
di tornare alle urne se necessario”.
Grillo si è anche permesso
I
di dare una piccola lezione
di politica a Napolitano:“non
si fanno riforme così nei
momenti di guerra. Gli ho
suggerito di andare in Tv a
reti unificate e dire qual è
la situazione del Paese: non
c’è più tempo”.
Dopo questo incontro poi,
si è recato al Senato dove
ha parlato della sua visita
al Colle. D’altronde Beppe
a parlare è bravissimo. Non
ha rivali.“Sono stato ricevuto
in un’aula non c’era nemmeno il wi-fi e nemmeno linea telefonica. Ho detto a
Napolitano che ci stiamo avviando verso la catastrofe”.
E ancora “se il Parlamento
è così, se non fa nulla allora
noi ne usciremo”, ha aggiunto.
Dopo tutta questa “fatica”
per entrare in politica, dunque, se le cose non dovessero cambiare, rinuncerebbe alla sua carica? Davvero comica come uscita.
E per concludere il suo
“comizio” Beppe ha deliziato tutti i presenti con un
attacco diretto e pesante
verso i giornalisti e la
stampa in generale. “Dovreste vergognarvi. Se siamo un Paese semilibero è
anche colpa della vostra
informazione…Siete tutti
precari, i più precari in assoluto. Sareste chiusi se
non ci fossero le sovvenzioni e vi mantengo soprattutto io''.
Che Grillo fosse un comico
lo si sapeva. Che stesse
diventando matto ancora
no.
Dopo il declassamento di Standard & Poor’s, il Fondo monetario parla di contrazione dell’1,8%
Rating, Fmi, spread e spending review. L’economia non parla italiano
Il governo punta alla stabilità e ad una ripresa generale entro il prossimo anno
di Cristina Di Giorgi
Il premier a Ballarò: “La crisi finirà quando calerà la disoccupazione
giovanile”
L’intervista che Enrico Letta ha rilasciato ad un Floris piuttosto fuori forma
quanto a capacità di mettere in difficoltà il suo interlocutore, ha ovviamente
toccato anche la questione della crisi dell’economia italiana. Il premier ha
spiegato che ci sono margini di miglioramento perché, a fronte di un
bilancio 2013 piuttosto rigido, per l’anno prossimo ci si aspetta una
maggiore elasticità. “Alla fine dell’anno in corso avremo due possibili
premi. Il primo è alla stabilità: se i tassi di interesse continuano a restare
bassi, riusciremo a risparmiare un paio di miliardi che potranno essere
utilizzati per alleggerire le scadenze fiscali che gravano sugli italiani. Il
secondo riguarda i pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione alle
imprese, che oltre a far ripartire l’economia daranno anche più incassi allo
Stato in termini di Iva. E se a tutto questo si assocerà un calo della disoccupazione giovanile, si potrà dire che la crisi è finita”.
A proposito di Iva e Imu, il premier ha ribadito quel che già si sapeva.
Ovvero che il governo riformerà la tassa sugli immobili (ancora non si sa se
sarà abolita sulla prima casa) e valuterà quanto all’Iva le possibilità di
intervento. Il tutto se si riuscirà, “senza fare pazzie che metterebbero solo a
rischio la stabilità” a sciogliere il nodo della copertura finanziaria.
La critica di Standard & Poor’s e Fondo monetario internazionale
Anche sul fronte internazionale la situazione non cambia di molto: l’Italia è
stata infatti schiaffeggiata ancora una volta da Standard & Poor’s. La nota
agenzia newyorkese ha ridotto il rating del nostro paese, declassandolo al
livello di “BBB con outlook negativo”. E ha aggiunto che secondo la
valutazione dei suoi esperti gli obiettivi del bilancio 2013 sono messi a
semblea dell’Abi, ha duramente criticato l’agenzia statunitense: “La decisione
di S&P appare basata su un’estrapolazione meccanica di dati passati,
senza considerare le misure prese e con la percezione di rischi basati solo
sugli scenari peggiori”. Sulla situazione attuale il titolare del dicastero di via
XX Settembre ha aggiunto: “Si incominciano a vedere segnali di ripresa
economica. Abbiamo il potenziale per uscire da un ciclo sfavorevole
durato fin troppo a lungo”. Assai meno ottimista il governatore della Banca
d’Italia Visco, che prevede per il 2013 una contrazione del prodotto interno
lordo vicina ai due punti.
rischio dai differenti approcci dei partiti che compongono la coalizione di
governo.
“L’outlook negativo – si legge nella nota di S&P – indica che c’è almeno una
chance su tre che il rating possa essere ridotto ulteriormente” nei prossimi
mesi. E oltre all’ammissione del premier Letta, secondo cui “la situazione
rimane complessa e l’Italia resta un vigilato speciale”, a rendere il tutto
ancora più pesante c’è anche il Fondo Monetario internazionale. Che parla di
una contrazione dell’economia italiana dell’1,8% nell’anno in corso, inserita
in una recessione dell’intera eurozona.
Debolezza diffusa dunque. Alla quale i ministri economici nostrani rispondono
sottolineando che la valutazione di S&P non tiene conto del programma di
interventi già annunciati dall’esecutivo in ambito economico e occupazionale.
Tra i quali il pagamento dei debiti della Pubblica Amministrazione alle
aziende private, che dovrebbe contribuire ad una ripresa degli investimenti.
“Molti pagamenti – dichiara però l’agenzia – saranno finanziati sul mercato,
andando quindi ad aggiungersi al debito”. Che alla fine di quest’anno è
stimato al 129%.
Molto duro il ministro dell’Economia Saccomanni, che, intervenendo all’as-
Piazza Affari e spread. Situazione ancora a rischio
La valutazione negativa della situazione economica del Belpaese si è inevitabilmente riflessa anche sull’andamento dei mercati. Ma meno peggio di
quanto ci si attendeva: l’asta dei Bot infatti è andata abbastanza bene,
essendo il Tesoro riuscito a collocarne sul mercato 9,5 miliardi, con un rendimento annuale pari circa all’1%. Il mercato probabilmente ha approfittato
del declassamento di S&P, che ha quindi sostenuto la domanda. Resta però
ancora assai preoccupante il livello dello spread, che si è stabilizzato a quota
280 punti, su un rendimento del 4,4% del mercato secondario.
Assemblea dell’Abi. Gioco di squadra e privatizzazioni
E se dall’assemblea dell’Associazione bancaria italiana arriva la richiesta di
maggior rispetto per le banche in Italia, il premier Letta – presente all’incontro
– risponde sottolineando l’alleanza di governo e istituti di credito, uniti in un
gioco di squadra secondo lui più che necessario: “l’economia italiana si riprenderà difficilmente se non ci sarà una comunità coesa in grado di
viaggiare insieme”. Secondo l’Abi il modo migliore di procedere è l’utilizzo
delle privatizzazioni delle proprietà mobiliari e immobiliari dello Stato e degli
enti locali come mezzo per ridurre il debito pubblico.
3
Giovedì 11 luglio 2013
Attualità
Dieci arresti, ventitrè indagati e cento perquisizioni in tutta Italia nell’indagine della Procura di Roma
Finmeccanica, il “pentito” Cola porta a un’altra retata
L’
Di nuovo in carcere il commercialista Marco Iannilli, titolare della società dichiarata fallita Arc Trade
di Federico Colosimo
ennesima bufera
si abbatte su Finmeccanica. Più
che un colosso di
difesa, una collezionista di scandali giudiziari.
Dieci arresti, ventitré indagati e
oltre cento perquisizioni in tutta
Italia: sono questi i numeri dell’operazione coordinata ieri dalla
Procura di Roma.
All’origine dell’inchiesta, le dichiarazioni rese nel 2010 dall’ex
super consulente della holding
italiana, Lorenzo Cola (da tempo
incriminato), ai magistrati capitolini: “Se le ditte volevano lavorare, me dovevano pagà”. Il
“pentito” di Finmeccanica è stato
il primo a rivelare ai giudici per
quali motivi gli appalti Enav venivano affidati a Selex e da questa subappaltati ad altre ditte.
Tra queste c’era la Arc Trade di
Marco Iannilli (finito nuovamente
in carcere), che fino a 3 anni fa
si era aggiudicata commesse
del valore di otto milioni e mezzo
per poi fallire lo scorso settembre. I subappalti servivano a
costituire – secondo i pm – grazie a sistemi di sovrafatturazione
con aziende off-shore, i fondi
neri necessari per pagare le
tangenti ai soggetti in grado di
influire sull'iter di affidamento
dei lavori.
Le manette, oltre che per Iannilli,
sono scattate anche per i suoi
due cognati, Maurizio Caracciolo
e Nicola Gargiulo e il cugino
RISCHIANO TRE ANNI E SEI MESI DI SQUALIFICA
Calcioscommesse: deferiti
Mauri (Lazio) e Milanetto
E
di Paolo Signorelli
Roberto Caboni, già finito in
cella nel 2010 insieme al commercialista nell’ambito dell’inchiesta “Punchard-broker”.
Le ipotesi di reato, per tutti, sono
di bancarotta fraudolenta, falsa
fatturazione, riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori.
Gli altri arrestati sono Gianluca
Ius, Simone Pasquini, Cristian
Palmas, Massimiliano Damiano
e Sebastiano Giallongo, accusati
di aver costituito società fittizie
che avrebbero emesso fatture
per operazioni inesistenti nei
confronti dell’Arc Trade allo scopo di svuotarne le casse.
Stando ai risultati delle indagini,
la società di Iannilli è stata portata al fallimento attraverso un
progressivo prosciugamento
PER DIFFAMAZIONE DI UN ALTRO PM
Mulè (Panorama):
nuova condanna
iorgio Mulè, direttore di
Panorama, ri-condannato.
E due! Il Tribunale di Milano ha giudicato il settimanale
della Mondadori colpevole di
diffamazione nei confronti del
pubblico ministero romano Luca
Tescaroli, per un articolo pubblicato sul numero del 14 ottobre
2010 e intitolato “Il magistrato
che non sbagliava mai”. Maurizio
Tortorella, autore del pezzo, si
è beccato un’ammenda di 800
euro. Mulè, invece, si è visto
infliggere altri 8 mesi di reclusione per omesso controllo,
senza sospensione condizionale
della pena.
L’articolo di Panorama descriveva la polemica mediatico-giudiziaria nata nell’autunno di tre
anni fa quando il magistrato,
coautore di un saggio intitolato
“Colletti sporchi” (Rizzoli), era
stato citato in giudizio in sede
civile dalla Fininvest per alcuni
riferimenti contenuti nel libro e
giudicati della società lesivi della
propria immagine.
La sentenza va ad assommarsi
alla condanna inflitta a Mulè
dallo stesso Tribunale meneghino lo scorso maggio, quando
per un articolo sulla Procura di
G
Palermo retta da Francesco Messineo (pubblicato su Panorama
nel dicembre 2009), il direttore
di Panorama era stato condannato sempre a 8 mesi (senza
condizionale).
L’ex conduttore di Studio Aperto
è accerchiato. Come se non bastasse, ora è indagato anche
per corruzione. La Procura di
Napoli lo accusa “di aver consegnato somme di denaro e/o
altre utilità di carattere economico in corso di precisa determinazione” a un cancelliere del
Gip Amelia Primavera e a un
avvocato. Affinché gli rivelassero
dell’indagine che coinvolgeva
Valter Lavitola, l’imprenditore
Gianpiero Tarantini e la moglie,
nei guai per aver tentato
un’estorsione ai danni dell’allora
premier, Silvio Berlusconi. Su
questi fatti, il direttore di Panorama, è stato ascoltato ben due
anni fa. Quando dichiarò apertamente di non conoscere, in
maniera categorica, quelli che
oggi sono diventati a tutti gli
effetti i due suoi complici. Dopo
24 mesi, la Procura campana
si è svegliata. E il giornalista
“vicino” a Berlusconi deve pagare. Anche questa volta. F.Co.
delle sue risorse finanziarie: ben
14 milioni di euro sarebbero
stati usati per pagare false fatture
emesse da aziende inesistenti,
tanto da determinare un irreversibile stato di insolvenza e
infine la bancarotta.
Nel registro degli indagati, oltre
a Lorenzo Cola, sono finiti anche
l’imprenditore Tommaso Di Lernia (già nei guai per la famosa
tangente da 200 mila euro versata nelle casse dell'Unione Democratici Cristiani e di Centro
per mezzo di Giuseppe Naro,
ex segretario amministrativo dell'Udc) e Alessandro Grassi, consulente del lavoro. E ancora: Natalia Vieru, sposata con il nipote
di Don Cesare Lodeserto (sacerdote arrestato nel 2005 con
l’accusa di sequestro di persona
ed abuso dei mezzi di correzione e implicato in diversi procedimenti giudiziari). Insieme
a Caracciolo, la donna avrebbe
costituito una società moldava
utilizzata per riciclare circa due
milioni di euro sottratti all’Arc
Trade.
Coinvolti nell’indagine anche i
coniugi Angela Grignaffini e Stefano Massimi. Per i pm, i due
avrebbero affidato un appartamento a Cola simulando che la
locazione fosse stata effettuata
con la società fallita, alla quale
sono stati addebitati i canoni
d’affitto e le spese di ristrutturazione. L’abitazione è ai Parioli,
dove la coppia gestisce il noto
ristorante “Celestina”.
è tranquillo”, ha commentato ai microfoni
ra nell’aria, ma
di Sky Sport Matteo
adesso è arriMelandri. "Non c'è la
vata l’ufficialità.
sorpresa dell'illecito
Otto calciatori, tra cui
sportivo perché i
Stefano Mauri e Omar
giornali già ne parMilanetto sono stati
lavano, ma sorprenStefano Mauri
deferiti dalla procura
de trovare un solo
Federale guidata da
giocatore della Lazio
Stefano Palazzi per il calcioscom- e uno del Genoa per una partita
messe. Deferimenti anche per la che si presume combinata. Ci
Lazio, il Genoa ed il Lecce. Ai club siamo già difesi con argomenti
è stata imputata la responsabilità che hanno portato all'immediata
oggettiva. Il rischio di partire pe- liberazione di Mauri”.
nalizzati la prossima stagione ora "Pensare ad una penalizzazione per
è concreto. Si parla di due punti, il Genoa è fantascienza", le parole
ma non è escluso che la stangata di Mattia Grassani, avvocato della
possa essere più pesante. A Mauri squadra ligure e di Milanetto. Il
e Milanetto la Procura contesta presidente della Figc, Giancarlo
anche la violazione dell'art.1, com- Abete si è espresso sostenendo
ma 1 (violazione dei principi di le- che "c'è sempre l'obiettivo di avere
altà, correttezza e probità) e dell'art. chiarezza in tempi praticabili, ma
6, comma 1 (divieto di effettuare questo non deve costituire un vinscommesse) del codice di Giustizia colo alle condizioni di un procediSportiva. I giocatori adesso ri- mento che deve dare la massima
schiano una grossa squalifica, che garanzia. In primis a chi è oggetto
può arrivare fino a 3 anni e 6 mesi. di accusa perché una compressione
Il presunto illecito riguarda le ormai dei diritti di difesa non sarebbe
note gare Lazio-Genoa del 14 mag- accettabile".
gio 2011 e Lecce-Lazio del 22 Rinviati a giudizio sportivo anche
maggio dello stesso anno.
i calciatori Mario Cassano, Carlo
Pronte sono arrivate le repliche Gervasoni, Alessandro Zamperini,
dei legali dei due centrocampisti: Massimiliano Bensassi, Stefano
“sto aspettando le carte, Stefano Ferrario e Antonio Rosati.
Un caso che poteva essere certamente risolto quasi subito, e invece...
Delitto dell’Olgiata: vent’anni di distrazioni
e sviste clamorose dei pubblici ministeri
Pietro Mattei, marito della contessa Filo della Torre, chiede risarcimento e sanzioni ai magistrati
Martellino, Maiorano e Ormanni che condussero le indagini in maniera molto approssimativa
ieci luglio 1991. Sono passati ventidue anni dall’omicidio della
contessa Alberica Filo della Torre, uno dei gialli più discussi e
inquietanti della storia del crimine italiano. Il corpo senza vita
della donna venne trovato nella sua villa, avvolto in un lenzuolo.
Strangolata dopo essere stata colpita con uno zoccolo. Dalla stanza
mancavano alcuni gioielli, tra cui un anello molto prezioso.
Indagini condotte in maniera superficiale, distrazioni, sviste clamorose,
errori, e false piste. È stato anche questo il delitto dell’Olgiata (venne
rinominato così). Un caso che poteva essere risolto quasi subito.
Non dopo vent’anni, quel 9 ottobre 2012 quando venne condannato
in via definitiva a 16 anni, per omicidio volontario e rapina impropria,
l’ex domestico di Alberica Winston Manuel. “L’ho uccisa io, l’ho
colpita con uno zoccolo- confessò ai magistrati - Poi non ricordo
più nulla”.
Era tutto lì, a portata di mano. Dalle intercettazioni telefoniche del filippino, fino alle tracce di Dna trovate sul lenzuolo. Eppure, se non
fosse stato per la caparbietà, la rabbia e la testardaggine di Pietro
Mattei, il marito della nobildonna, molto probabilmente il caso si
sarebbe archiviato senza aver trovato alcun colpevole. Eh già, perché
i pm di allora Cesare Martellino, Nicola Maiorano, l’aggiunto Italo
Ormanni e Settembrino Nebbioso (deceduto il 12 luglio del 2012)
“hanno girato il mondo per cercare una verità che avevano sotto gli
occhi fin dall’inizio”, ha commentato Mattei. Servizi segreti, delitto
passionale, conti correnti all’estero e un’amicizia tra l’agente segreto
Michele Finocchi e la donna. Queste e tante altre ipotesi. Tutte prive
di fondamento.
Ma l’evidenza era lì, a portata di mano. Lampante. Il lenzuolo con cui
l’assassino avvolse la testa della vittima, era pieno zeppo di piccole
macchie di sangue rosso scuro, tutte della contessa. Tutte tranne
una, molto più grande e di un colore rosa tenue. Come se fosse
D
uscita da una semplice escoriazione. Esattamente come quella che
l’ex domestico Manuel aveva sul gomito e che venne giustificata dall’uomo come un’abrasione dovuta al nervosismo nell’attesa dell’interrogatorio. Tracce che poi alla fine delle analisi risultarono due,
tutte del filippino, a cui poi si aggiunse anche quella sul Rolex che
indossava la donna al momento del delitto.
Non dovevi essere per forza Sherlock Holmes per fare uno più uno.
E neanche due più due, per capire che, se quel giorno i cani della
nobildonna (due rottweiler, non proprio teneri) non avevano abbaiato,
era perché l’assassino era uno “di casa”. Facile facile da comprendere.
Ma c’è di più. La quasi confessione del filippino fatta al telefono dopo
l’omicidio, il 13 settembre dello stesso anno, ad un suo amico
ricettatore e connazionale, incredibilmente tralasciata dagli inquirenti.
“Ho un anello che vale 80 milioni, aiutami a venderlo sto nei casini”. Il
telefono di Manuel era oltretutto sotto controllo (era il primo nome
iscritto sul registro degli indagati). Ma Martellino e Co non si preoccuparono di far tradurre in maniera accurata quelle intercettazioni che
avrebbero immediatamente spedito l’assassino in carcere. Su 14 registrazioni, solo 5 furono consegnate agli interpreti.
A riesaminare tutte le prove ci ha poi pensato la pm Francesca Loy,
decisa a scoprire con caparbietà il mistero, come se il delitto fosse
avvenuto una settimana prima. Con una tenacia tale da essere
paragonata a quella del marito Pietro Mattei che adesso chiede un risarcimento ai magistrati di allora. “Il modo in cui sono state condotte
le indagini è stato scandaloso, si legge nell’esposto al Csm. Vogliamo
una sanzione per quei pm e un risarcimento che devolveremo alla fondazione intitolata ad Alberica”.
Errori imperdonabili quelli degli investigatori che hanno ostacolato
P.S.
per vent’ anni la scoperta della verità.
4
Giovedì 11 luglio 2013
Primo piano
Il presidente del Consiglio conferma di essere pronto a ricorrere all’arma del
decreto legge se non verrà abolito dal Parlamento il finanziamento pubblico
Soldi ai partiti: il diktat di Letta
Il Governo preme, il Pd è spaccato ed i renziani minacciano: “Stavolta non ci adeguiamo”
L’
di Carola Parisi
abolizione del finanziamento pubblico ai partiti deve andare avanti.
Se il ddl del governo si fermerà
in Parlamento, Enrico Letta è
pronto ad intervenire con un
decreto. Il presidente del Consiglio lo ha ribadito in una intervista alla trasmissione di Raitre, Ballarò. "Sono convinto che
andrà avanti e sono determinato a farlo andare avanti". Punti
chiari e non negoziabili. E mentre si rimane in attesa di capire
cosa succederà al governo (anche per effetto degli infiniti
guai giudiziari dell’alleato Silvio
Berlusconi), in attesa di capire
cosa sarà del congresso del
Pd, comincia a delinearsi all’orizzonte un altro fronte. La
riforma del finanziamento ai
partiti sta spaccando i democratici e i nodi stanno arrivando
al pettine, soprattutto se si pensa
che il provvedimento dovrà essere approvato entro l’estate,
visto il pressing del premier
che vuole chiudere presto la
partita e portare a casa il primo
risultato concreto del suo mandato.
Il Pd spaccato. Tra i democratici
si organizzano riunioni su riunioni, in commissione Affari
Costituzionali, con l’intenzione
di “trovare una posizione comune rispettando il testo varato
dal consiglio dei ministri”, come
ha dichiarato il capogruppo
alla Camera Emanuele Fiano.
Ma la strada è lunga ed incerta.
Infatti, come un grosso tronco
che blocca il passaggio, ci sono
i renziani sul piede di guerra. I
seguaci del sindaco di Firenze
(che sul tema hanno presentato
una loro proposta di legge)
stavolta minacciano di non adeguarsi alle decisioni del gruppo
se non verrà soddisfatta la loro
posizione favorevole all’abolizione totale del finanziamento
pubblico ai partiti. “Potremmo
votare contro - dice per esempio la renziana Lorenza Bonaccorsi – perché non pretendiamo
l'approvazione della nostra proposta ma nemmeno il suo esatto contrario, cioè il mantenimento del sistema attuale". E
un’altra renziana Maria Elena
Boschi aggiunge: "Personalmente sono favorevole alla cancellazione del meccanismo del
due per mille" di donazione
dei privati ai partiti. "Ma lo si
può anche mantenere- prosegue- purché non si stravolgano
altre parti" del testo nel tentativo
di "far rientrare dalla finestra i
rimborsi elettorali ai partiti".
E mentre i renziani restano fermi sulle loro posizioni, il timore
è che una parte del Partito De-
mocratico stia lavorando per
"annacquare" il testo del governo, introducendo il cosiddetto “sistema canadese” (rimborsi a progetto) e aumentando
i servizi che lo Stato offrirebbe
ai partiti in cambio dell’abolizione del finanziamento pubblico. Ma Antonio Misiani, attuale tesoriere Pd (che in Canada ci è andato veramente
per studiare il sistema di fondi
ai partiti), non accetta di passare
Nella foto, il premier Letta durante l ‘intervista a Ballarò
per colui che tenta di allargare
le maglie: "Andiamoci piano,
c’è una riflessione in atto. Il
meccanismo del finanziamento
a progetto esiste nel mondo
anglosassone, in Gran Bretagna
consente di finanziare progetti
di formazione, per esempio, o
altre iniziative, e funziona".
Sposetti. “Letta non vuole abolire il finanziamento pubblico.
Vuole abolire i partiti. E quando
non avremo più i partiti, non
ci sarà più la democrazia rappresentativa”. Così in una intervista a Goffredi De Marchis
de ‘La Repubblica’, Ugo Sposetti, storico tesoriere dei Ds,
vecchia guardia del Pd, ha
spiegato la sua posizione sul
finanziamento ai partiti, sottolineando che “in nome dei ladri, in nome di messaggi semplici dell'antipolitica, non si
possono mettere in pericolo
le basi di una democrazia di
stampo europeo”. “Su questo
tema - ha aggiunto - considero
questo un governo demagogico e populista che cavalca
l'animale degli istinti più bassi.
Il punto qui non sono i soldi. È
la democrazia. Io non ho dubbi:
la democrazia si regge sui partiti che debbono essere soggetti vitali e hanno bisogno di
risorse pubbliche. Solo così
non saranno condizionati dalle
lobby. Peraltro, il sistema del
due per mille pensato dal governo «ha una volgarità intrinseca, che dieci milioni di
pensionati non raggiungono
il due per mille di un grande
imprenditore”. Sposetti ha ricordato che “abbiamo approvato una nuova norma sul finanziamento, dimezzandolo e
portandolo a 91 milioni, appena un anno fa. Ce la teniamo
altri cinque anni, alla fine tracciamo un bilancio”.
Cosa accadrà. Il ddl per l’abolizione dei finanziamenti ai partiti
è in esame della I commissione
della Camera dal 15 giugno
scorso. Ma, nonostante la pro-
cedura d’urgenza decisa in
conferenza dei capigruppo, il
(teorico) varo del provvedimento in commissione che doveva arrivare in un mese (15
luglio) è già slittato al 26. Pino
Pisicchio, capogruppo del
gruppo Misto e antico conoscitore della materia, non ha
dubbi: “Tra commissione e
Aula non ce la si farà mai per
la prima settimana di agosto,
quando la Camera chiude, vedremo alla ripresa dopo l’estate”. Le commissioni riprenderanno a lavorare dal 28 al 29
agosto, l’aula dalla prima settimana di settembre. Se, subito
dopo la pausa estiva, non arriverà l’ok del Senato- avverte,
però, il consigliere degli affari
politici del premier, Francesco
Sanna- “la legge non potrà essere attuata nei suoi adempimenti fiscali a partire dal primo
gennaio 2014”. Bisogna quindi
premere sull’acceleratore e risolvere la situazione. Altrimenti
non resterebbe che la strada
prospettata da Enrico Letta, il
decreto legge.
Freno tirato. Non solo nel Pd si
palesano i contrari alla riforma
per l’abrogazione del finanziamento ai partiti. Anche nel
Pdl hanno preso coraggio. Se
Fabrizio Cicchitto, ex capogruppo del Pdl, spiega le ragioni della sua contrarietà, il
senatore Francesco Giro porta
la bandiera dei difensori dei
partiti (“non voterò mai questa
legge liberticida”) ed Elena
Centemero, membro della I
commissione alla Camera,
esprime lo stesso concetto con
altre parole: questa, accusa, è
antipolitica a buon mercato.
Intanto, il Movimento 5 Stelle
annuncia la presentazione di
una mozione, a prima firma
del deputato grillino Emanuele
Cozzolino, che prevede lo stop
del pagamento della I rata 2013
del finanziamento così come
modificato dalla legge del 2012
(la rata scade il 31 luglio).
ESODATI, RIFORME, IMU,
LEGGE ELETTORALE.
DOVE SONO?
IL DIMENTICATOIO
DI STATO
A
di Massimo Visconti
febbraio gli elettori sono
stati chiamati alle urne e
solo dopo oltre due mesi
il Governo Letta si è presentato
alle camere per chiedere la fiducia: era il 29 aprile.
Il Presidente del Consiglio recito
il “libro dei sogni” con convinzione e con la stessa convinzione Pd e Pdl gli votarono la
fiducia. Esodati, evasione fiscale,
Imu, Legge elettorale, costi della
politica, crescita, riforme varie,
occupazione giovanile, aiuti alle
imprese e tanto altro fu gettato in
pasto al Parlamento che lo ha digerito
in altrettanti due mesi. Lo ha digerito
tanto bene da farlo sparire dagli impegni che il Governo doveva prendere
il 30 Aprile e che invece ha rinviato
“sine die” lasciando così centinaia
di migliaia di esodati senza stipendio
e senza pensione, permettendo che
gli evasori fiscali continuassero ad
evadere mentre i fessi a redito controllato pagano tutto e subito, l’Imu
è stata gettata nel limbo e non si sa
come quando e chi la dovrà pagare,
dei costi della politica nemmeno a
parlarne, politiche per la crescita
non se ne fanno, la disoccupazione
(soprattutto giovanile) aumenta mese
dopo mese, per non parlare del
quotidiano grido di allarme che arriva
dal mondo imprenditoriale completamente abbandonato a se stesso.
Tutto questo è nel dimenticatoio
di Palazzo Chigi con il “benevolo
assenso” dei partiti che sostengono il Governo.
Ma mentre il “dimenticatoio di
Stato” diventa sempre più colmo
degli impegni assunti e rinviati
il Popolo continua nel suo calvario quotidiano che non permette più a tante famiglie di
arrivare alla terza settimana del
mese. Sono sempre più numerose le aziende costrette a chiudere mentre i Parlamentari, dipendenti “dell’azienda politica”
che non chiude mai, se ne stanno tranquilli a pianificare il”
meritato” (?) riposo estivo di
agosto. Unica eccezione è la
Cassazione che funziona (solo
in un caso) perfettamente e che
non dimentica nulla quando si
tratta di Berlusconi ma è indifferente quando si tratta di comuni cittadini.
Un’indifferenza nei confronti del
Popolo che offende tutti gli
Italiani ma un’indifferenza che
permetterà di gettare nel “dimenticatoio di Stato” i problemi
veri del Paese per “risolvere” il
vero problema della sinistra:
l’ineleggibilità di Berlusconi. E’
la stessa indifferenza di certa
politica che preferisce le riunioni
del gruppo Bildemberg al lamento di un Popolo che non
ce la fa più e che chiede interventi strutturali per risollevarsi
e ricominciare a produrre, è
l’indifferenza del Governo che
rinvia tutto per non decidere
nulla, è l’indifferenza generale che
ha gettato nel “dimenticatoio di
Stato” non solo i problemi ma anche
i cittadini onesti che lavorano o che
vorrebbero lavorare.
Ma se lo Stato confida nel “dimenticatoio” una cosa è certa:
gli Italiani non dimenticano.
5
Primo piano
Il “Trattato di Schengen della salute”
Giovedì 11 luglio 2013
La sanità dice addio ai confini territoriali: curarsi in tutta Europa ora è possibile
L
Dal 25 ottobre sarà possibile scegliere dove ricevere assistenza sanitaria, senza
necessità di particolari permessi. E le Asl dovranno fare fronte alle spese dei cittadini
di Francesca Ceccarelli
a Comunità Europea,
area di libero scambio
di merci, persone e
capitale. Dal 25 ottobre
si aggiunge un vantaggio in più. Ci saranno anche
libere cure mediche. Sì, tra pochi
mesi i pazienti della Ue potranno
liberamente scegliere dove farsi
visitare, curare o operare. Parigi,
Londra e Stoccolma, Roma, tutte
le città dei paesi aderenti metteranno a disposizione le proprie
strutture ai cittadini Ue. Sono
due anni che l’Ue ha votato questa direttiva: ora la parola passa
ai Paesi che hanno avviato tutte
le pratiche burocratiche per ottimizzare il percorso. Precisamente si tratta della direttiva
europea 2011/24 che fissa indicazioni e scadenze uguali per
tutti gli Stati: in autunno sarà
così possibile avere una realtà
omogenea per i pazienti che
avranno le stesse procedure
amministrative, le stesse tariffe
e un universale riconoscimento
delle prescrizioni mediche. Saranno coinvolti nella maxi operazione 600 milioni di cittadini,
2 milioni di medici e 20 milioni
di infermieri: “Applicazione dei
diritti dei pazienti relativi all’assistenza transfrontaliera”, questo
il nome della pratica. Dal canto
suo il ministero della Salute ha
organizzato un gruppo operativo
per gestire il delicato passaggio
nella sanità su scala europea.
Parola d’ordine “omologazione”,
di prezzi, delle nuove procedure
amministrative e del sistema
FOCUS
Quando un bacio al giorno
toglie il medico di torno
Le farfalle nello stomaco sembrano avere
buoni effetti sullo stato generale di una persona
eglio di un medicinale a volte. Il
toccasana per
combattere lo stress
sembra essere un semplice bacio. Un momento
di pura alchimia che crea
non poco benessere nei
soggetti interessati. A stabilirlo sono stati diversi
studi condotti in tutto il
mondo: un effetto positivo soprattutto se si agisce in contesto di
amore vero. A quanto sembra infatti, oltre a coinvolgere ben 29 muscoli facciali, baciare avrebbe anche
la capacità di attenuare l'emicrania
(grazie al rilascio di dopamina ed
endorfine che avviene mentre ci si
bacia), rendere più bella la pelle e
addirittura tenere sotto controllo il
colesterolo. Ma c’è di più. Un battito
del cuore accelerato è il sintomo
più palese (determinando un miglioramento della circolazione sanguigna), ma va unito al fatto che il
cervello produce con più facilità
specifici neurotrasmettitori con particolare riferimento agli oppioidi, ai
cannabinoidi, alla serotonina e, in
parte, anche alla dopamina", spiega
Giuseppe Genovesi, docente di Endocrinologia presso l'Università La
M
per far non creare il caos tra i
vari aderenti.
Le istituzioni italiane si stanno
quindi già muovendo per dare
il giusto supporto ai cittadini
:“Abbiamo appena creato il cosiddetto “Contact point” come
indica la direttiva - spiegano al
ministero della Salute -. Un punto
di contatto nazionale che coordinerà le attività che ruotano
attorno a questo tipo di assistenza. A seguire nasceranno
dei “Contact point” regionali
per smistare la domanda che
arriverà da fuori e quella interna
per partire”. Sul sito del ministero ci sarà poi una sezione
per gli stranieri con tutte le
strutture di eccellenza indicate
per ospitare i pazienti in entrata.
Così sarà per ogni Paese che
avrà la sua lista. Ci sono comunque aspetti che restano autonomi per i singoli Stati: c’è
autonomia nel decidere di avere un sistema di autorizzazione
preventiva. Due date che segnano la svolta: il 24 agosto e
poi il 25 ottobre. Ma stando
alle prime indiscrezione non
sembra tutto pronto, anzi, sono
molti i paesi che sperano in
uno slittamento dei termini per
avere il tempo di adeguarsi al
grande passo.
Fiduciosa anche Beatrice Lorenzin, ministro della Salute,
che vede in questa legge l’opportunità di dare nuova linfa al
IN ARRIVO INCENTIVI PER GLI AUTOMOBILISTI PIÙ VIRTUOSI
Multe, sconti per chi paga subito
C
Un alleggerimento delle quote da versare che potrebbe arrivare
fino al 30% in meno
hi paga prima, paga meno.
E’ questo quanto propone il
ministro dei Trasporti Maurizio Lupi: uno sconto del 30%
sulle multe se pagate subito. Si
tratta del rilancio della proposta
delle multe light con la possibilità
di ridurre l’entità delle sanzioni
per violazione al codice della strada in caso di pagamento immediato, sempre entro 5 giorni dalla
contestazione. “Se la proposta
fosse condivisa, porterebbe immediatamente risorse certe alle casse pubbliche, e ha anche una
funzionalità educativa, tu non hai rispettato il
codice della strada, paghi la tua multa ma senza
vessazioni e lungaggini- spiega il ministro- facendo riferimento alla quantità immensa di contenziosi tra automobilisti e autorità che troverebbero con la nuova normativa una via di soluzione più breve”.
Un compromesso all’indomani della crisi delle
quattroruote che fa registrare nel 2012 un crollo
del traffico sulla rete autostradale a pedaggio
del 7,2% rispetto all’anno precedente, come segnala l’Aiscat, associazione dei concessionari
autostradali. Causa primaria il calo benzina. A
quanto sembra tutti d’accordo su questa norma.
Anche Michele Meta, relatore del provvedimento
sistema sanitario italiano:”Sarà
un’occasione per noi. Non nascondo che può preoccupare
una simile organizzazione ma
potrebbe essere un modo per
metterci in mostra. Per far conoscere le nostre eccellenze.
Stiamo lavorando sui finanziamenti dei nostri ospedali che
saranno destinatari delle scelte
dei pazienti stranieri. Oggi abbiamo malati che si spostano
da una Regione ad un’altra, a
tempi brevi avremo una circuitazione europea. Finalmente
non si parlerà soltanto di malasanità. So che diversi Paesi
si sono già fatti avanti per stipulare accordi con le nostre
strutture”.
Sapienza di Roma.
Stressati? Basta un bacio anche in
questo caso. Secondo diversi studi
infatti, sarebbe emerso che durante
questo romantico gesto, si eviterebbe la produzione di cortisolo e
verrebbe invece stimolata la produzione di ossitocina, un ormone
che riduce appunto lo stress. Anche il sistema immunitario godrebbe dei benefici di un bel bacio,
grazie allo scambio di anticorpi che
avverrebbe fra i due partner. Per
non parlare dei denti: sempre grazie
allo scambio di saliva fra i due partner, saranno più puliti dai residui
di cibi e dai batteri che causano la
carie. Piccola menzione anche per
coloro che vogliono stare attenti
alla linea: un bacio infatti contribuirebbe anche a far perdere ben 12
F.Ce.
calorie.
Novità sul fronte giuridico in materia di podestà genitoriale
Nessuna differenza,
i figli sono tutti uguali
Il Codice Civile italiano verrà sottoposto ad alcune modifiche
per poter garantire la fine di qualsiasi tipo di discriminazione
I figli so piezz e core”: nulla
di più vero. Tutto il resto
non conta. Che ci sia un’unione riconosciuta alle spalle del nascituro o un’adozione diventa solo
un dettaglio. Anche in Italia non
ci sarà più nessuna differenza,
da ora in poi. Si mette una croce
infatti all’interno dei codici legislativi sulle norme che effettuano
distinzioni. Resta così un’unica
dicitura, figlio. Stessi diritti per
tutti. Un fatto non da poco conto
in un paese dove un bambino su
quattro è nato fuori dal matrimonio. Dopo l’approvazione delle camere alla fine dello scorso anno,
l’ultimo via libera spetta al Governo, che darà finalmente attuazione a questa legge delega per
la parificazione giuridica dei figli.
Il decreto legislativo in questione
proposto dal presidente del Consiglio insieme con i ministri del-
“
e presidente della Commissione Trasporti della
Camera auspica, tramite il suo account Twitter,
un accelerazione del ‘via libera’. La proposta di
legge a firma Meta ha già assunto la forma di
emendamento dopo la sua presentazione al Dl
Fare in discussione a Montecitorio. Nello specifico
si prevede uno sconto del 20% sulle multe se
pagate entro 5 giorni dalla contestazione, possibilità anche di pagare con moneta elettronica.
Una proposta semplice e di facile attuazione insomma. Poche magagne e certezza della riscossione, non male per i Comuni italiani che molto
spesso a causa delle numerose contestazioni
non riescono effettivamente a riscuotere il dovuto,
creando non pochi problemi ai bilanci degli enti
locali che non possono così contare su risorse
da reinvestire.
l'Interno, della Giustizia, del Lavoro
e delle Politiche sociali, d'accordo
con il ministero dell'Economia, è
stato esaminato e dovrebbe essere
approvato definitivamente nella
prossima riunione dell'Esecutivo.
L’asse ereditario il punto cardine
attorno al quale si snoda tutto il
cambiamento: d’ ora in avanti i
figli nati fuori dal matrimonio,
così come quelli adottati, avranno
gli stessi identici diritti dei figli
che un tempo venivano definiti
legittimi. Di conseguenza anche
gli effetti successori che spettano
ai figli avranno valore non solo
nei confronti dei genitori ma di
tutti i parenti. Cambiamenti anche
per l’espressione “potestà genitoriale” che verrà sostituita con
quella di “responsabilità genitoriale”: inoltre è prevista anche la
modifica delle disposizioni di diritto
internazionale privato, in attuazione
del principio di parità tra figli legittimi e naturali.
Grandi mutazioni quindi in vista
per il corpus del Codice Civile: si
parte dall'articolo 18 (che modifica
l'attuale articolo 244 del codice
civile) e riguarda i termini per proporre l'azione di disconoscimento
della paternità, per cui l'azione
del padre e della madre non può
essere intrapresa quando sono
trascorsi cinque anni dalla nascita.
Da questo momento in poi la norma fa prevalere sul principio di
verità della filiazione l'interesse
del figlio alla conservazione dello
stato. Tra i più importanti spicca
poi l’articolo 53 che introduce e
disciplina ex novo “le modalità
dell'ascolto dei minori che abbiano
compiuto i dodici anni o anche di
età inferiore, se capaci di discernimento, all'interno dei procedimenti che li riguardano”. F.Ce.
6
Primo piano
Beni culturali, profondo rosso
Giovedì 11 luglio 2013
Tagli, sprechi e bilanci sempre più negativi: la ricetta per ‘affondare’ il patrimonio artistico e monumentale italiano
Oltre 100 milioni di euro in meno di finanziamenti al Ministero- Ridotto del 58% il fondo per le emergenze
S
di Carola Parisi
i potrebbe dire che ‘chi
ha il pane non ha i denti’.
È il caso del patrimonio
culturale italiano. Nonostante
sia al primo posto nella lista
Unesco per numero di tesori
dichiarati bene dell'umanità,
il Ministero per i beni culturali
rischia quasi il tracollo per
morosità e per il drastico taglio
dei finanziamenti cui continua
a essere sottoposto da tutti i
governi. Gli ultimi dati forniti
dal ministro Bray sono inquietanti. Quasi 10 milioni di euro
in meno rispetto al 2012 per
le "spese per interventi urgenti
per le emergenze"; una disponibilità per il 'programma
ordinario dei lavori pubblici'
che passa dai 70,5 mln di
euro del 2012 ai 47,6 mln del
2013 (nel 2004 erano 201 milioni), il sostegno dalle giocate
del Lotto che dai 48,4 mln di
un anno fa precipita ai 25,4 di
quest'anno.
In questa situazione non c’è
da stupirsi se il cinema è sulle
barricate per la beffa del tax
credit decurtato, i teatri sono a
rischio chiusura per i nuovi
tagli imposti dalla spending
review, i musei e il Colosseo
chiudono per la protesta dei
custodi. Ma anche le fondazioni
liriche ridotte sull'orlo del collasso, il monito dell'Unesco a
Pompei, la Reggia di Caserta
allo sfascio, i Bronzi di Riace
senza museo. Nell'anno della
crisi nera, mentre si moltiplicano gli appelli al governo perché si punti su turismo e cultura
per la rinascita Paese, è una
mappa che sembra fatta tutta
di buchi e disastri quella del
patrimonio artistico italiano.
Uno scenario in cui il ministero
dei Beni Culturali è costretto a
chiedere un intervento straordinario al Tesoro per poter pagare bollette e canoni inevasi
per un totale di 40 milioni. "Le
risorse relative alle principali
programmazioni per l'esercizio
Il crollo della Casa dei gladiatori a Pompei
dell'attività di tutela - si legge
nel documento presentato dal
ministro - hanno subito una riduzione del 58,2% passando
da 276.636.141 a 115.632.039".
Tutto negativo. Un vero e proprio allarme quello lanciato
dal ministro Massimo Bray che
è riassunto nei dati inviati alle
Camere insieme con le linee
guida del suo dicastero. Dieci
pagine di tabelle, numeri e
percentuali caratterizzate tutte
dal segno meno. Il bilancio del
ministero, tanto per iniziare,
quest'anno è sceso a
1.546.779.172 euro, oltre 100
milioni di euro in meno rispetto
a un anno fa, il 24% in meno
rispetto al 2008, quando la
voce 'previsione di spesa' segnava 2.037.446.020 di euro. I
tagli riguardano tutti settori di
intervento e tutte le voci di finanziamento. Come detto, il
fondo per le emergenze ha
subito una riduzione di oltre
58% rispetto al 2008, per le risorse per il programma ordinario di tutela del patrimonio
la decurtazione è del 52% rispetto al 2008 e del 76% se si
guarda al bilancio 2004.
Passando alle entrate dal Lotto,
le somme programmabili per
Nella foto il Teatro dell’Opera di Roma
il 2013 ammontano ad appena
15.047.923,00 contro i 50,6 nel
2012. Qui il taglio in percentuale è del 71% rispetto al
2008 (134,7 mln di euro) e
dell'81% rispetto al 2004. Le
conseguenze sono ben visibili.
Il restauro perde il 31% rispetto
alla dotazione 2008 e per il
2013 può contare su soli
15.047.923,00 (erano 50,6 nel
2012). Nelle riduzioni a caduta,
il sostegno del Mibac per gli
Istituti culturali scende a
14.670.000,00 (-18% rispetto
al 2009).
Senza aggiustamenti in corsa,
si riduce anche il Fondo Unico
per lo Spettacolo (Fus), che
con gli attuali 398.847.077,00
è in calo di quasi il 15% rispetto
al 2009.
Anche la stessa logistica delle
attività del ministero è fortemente a rischio. I finanziamenti,
come si legge nella relazione
di Bray, "ammontano complessivamente a circa 23 mln di
euro per il 2013, a fronte di
una esigenza di circa 50 milioni, comprovata anche dalla
recente ricognizione che ha
evidenziato un debito per circa
40 mln di euro (già comunicati
al ministero dell'economia e
delle finanze per l'eventuale
ripianamento) dovuti principalmente al mancato pagamento di utenze e canoni".
Una situazione per cui non si
prevedono miglioramenti. Lo
stato delle cose sarà "ancora
più critico a decorrere dal
2014, che presenta uno stanziamento di circa 14,5 mln,
con un decremento pari ad
oltre il 37% in meno”.
Il confronto con l’Europa. Il raffronto con gli altri Paesi europei
è sconfortante. L’Italia spende
nel settore della cultura lo 0,11
del Prodotto Interno lordo, la
Francia lo 0,24 e addirittura la
tanto martoriata Grecia lo 0,26.
Mancano i soldi per investire,
e quel poco che si riesce a finanziare è ad opera dei privati.
Cinema. Il settore del cinema
è in subbuglio per il taglio del
Tax credit, che è appena stato
rinnovato per il 2014. Una cifra
che dagli iniziali 80 milioni è
stata ridotta a 30. A questo si
aggiungono i tagli del Fondo
Unico per lo spettacolo, che
per il 2013 è stato ridotto del
5,2% (per un totale di 72,4 milioni di euro). "Soluzioni o boicottiamo il Festival Venezia"
questo il grido del mondo del
cinema.
Fondazioni liriche. Le 14 Fondazioni liriche italiane hanno
accumulato complessivamente
330 milioni di euro di debiti
iscritti in bilancio a fronte di
una situazione patrimoniale attiva non tra le più rosee. In
prima fila il Maggio fiorentino,
per il quale si sta cercando di
evitare la soluzione estrema
della liquidazione, perorata dal
commissario Francesco Bianchi e dal sindaco Matteo Renzi.
Il Ministro Bray propende, invece, per un intervento strut-
turale. Ma tra le situazioni più
a rischio c'è anche il Carlo
Felice di Genova con un deficit
di 3 milioni per il 2013 e grandi
difficoltà nel pagamento degli
stipendi. Lo stesso accade a
Bologna. Per aiutare le amministrazioni in crisi il Mibac ha
anticipato a tutti il saldo del
Fondo Unico per lo Spettacolo
che è stato anche 'salvato' dalla
minaccia di un ulteriore taglio
previsto dalla spending review
e che per il 2013 ammonta
complessivamente a 183,2 milioni di euro (-5,3% rispetto al
2012).
Teatri. La situazione è agitata
anche sui palcoscenici. La minaccia di un taglio dei contributi
diretti (imposto al ministero
dalla spending review) pende
come una spada di Damocle
su moltissime teste. Un inter-
vento, questo, che limiterebbe
moltissimo le attività dei teatri,
creando difficoltà per esempio,
alla rinomata scuola de Il Piccolo teatro di Milano. Ora il
contributo Fus 2013 per il teatro
è di 62,5 milioni di euro (-5,3%
rispetto al 2012). "Così si chiude", lamentano i 68 teatri stabili
italiani.
Istituti culturali e musei. I contributi pubblici 2013 arrivano
a 14,6 milioni di euro. Il 18% in
meno rispetto al 2009. In Italia,
tra pubblico e privato, statale
e locale, ci sono quasi 5mila
tra musei e siti culturali (secondo dati Confcultura abbiamo un museo ogni 10.900 abitanti). Gli istituti statali sono in
tutto 420 (200 musei-220 monumenti) e, in molti casi, con
forti problemi di personale dovute anche al blocco del turn
over che incombe sul ministero.
Per il 2013 l'organico del Mibac
prevede 19.132 unità, i dipendenti in servizio sono però
solo 18.568. Se i restauri di
Pompei sono finanziati da 105
milioni Ue e per il Colosseo si
fa conto sui 25 milioni dell’imprenditore Diego Della Valle,
mancano ancora i soldi per la
normale manutenzione di monumenti e siti archeologici: il
programma ordinario dei lavori
pubblici può contare per il
2013 su soli 47,6 milioni: il 76%
in meno rispetto al 2004. Ridotte
all'impossibile anche le disponibilità per emergenze (terremoti, ma anche allagamenti
come quello che ha sommerso
Sibari): per il 2013 ci sono 27,5
milioni, oltre il 58% in meno rispetto al 2008.
Le vergogne italiane
Bronzi di Riace e Pompei
osì, dopo Pompei, l’Unesco se la prende con
la gestione scandalosa dei Bronzi di Riace. “La
situazione dei Bronzi, abbandonati da oltre
1.290 giorni nella sede del Consiglio regionale calabrese a causa del protrarsi dei lavori di restauro del
Museo della Magna Grecia, è una vergogna sia dal
punto di vista della cura dei beni culturali sia dell’immagine internazionale del nostro Paese”, scrive
in una nota Giovanni Puglisi, presidente della commissione per l’Italia dell’Unesco.
Sono 3 anni che i turisti italiani e stranieri non
possono ammirare i Bronzi e il Museo. La stessa
Reggio Calabria ha visto crollare il numero dei
turisti, con ripercussioni considerevoli anche sul
piano economico. Il sito web del Museo oggi spiega
che la struttura è chiusa per restauro, senza indicare
una data di riapertura e soprattutto senza indicare in
altre lingue questo disservizio. E c’è chi dichiara di
aver visto turisti tedeschi recarsi al museo, dopo un
viaggio lunghissimo, per trovare la struttura chiusa.
Poi, con la risonanza del web, “la frittata è fatta”: sui
C
forum per turisti le critiche si moltiplicano in maniera
esponenziale, una pessima pubblicità per una città
del sud che potrebbe avere molto da quello che la
storia ha lasciato.
E intanto Pompei. Sul sito archeologico più famoso
al mondo pende il rischio di commissariamento. La
città sepolta si sta lentamente sgretolando. I soldi
per i restauri non ci sono ma soprattutto è la
gestione dell’area che lascia alquanto a desiderare.
Il sito rischia il commissariamento da parte dell’Unesco
se entro il 31 dicembre lo Stato italiano non prenderà
seri provvedimenti di salvaguardia e cura della città.
Manca una biglietteria per i gruppi ed è assente la
possibilità di prevendita online. Il sito web ha un’area
in inglese, ma cliccando sul bottone “english” si
può leggere un testo alquanto esplicativo: “Under
construction”(‘In costruzione’). A tutto questo si
aggiungono le piaghe delle guide non autorizzate
(che non subiscono di fatto alcuna seria sanzione),
delle carcasse di cani morti lasciati nel sito, della
C.P.
non curanza e dei continui crolli.
7
Giovedì 11 luglio 2013
Esteri
Caccia al numero due di Morsi e ad altri otto dirigenti. Tutto pronto per nuove proteste di piazza
Egitto, ricercati i leader dei Fratelli Musulmani
Il neo-premier Beblawi va avanti con la formazione della squadra di governo, anche dopo il rifiuto
dell’opposizione di farne parte. In Sinai, attaccato un checkpoint militare da estremisti islamici
di Federico Campoli
entre il neo-premier, Hazem
El Beblawi, si adopera per
formare la nuova squadra di
governo, e tutto sembra pronto per la democrazia, la procura ordina
l’arresto degli oppositori politici. Gli interessati sono Hussein Ibrahim e altri
otto dirigenti della Fratellanza Musulmana,
tra cui il vice-segretario Issam Eriyan.
ordinato l'arresto anche di Mahmud Hussein, dei due ex deputati Muhammad
Baltaghi e Issam Sultan, di Assem Abdel
Maghed, di Safwat Higazi e dell'attivista
Abder Rahman Izz. Per tutti, l’accusa è
di “istigazione all’omicidio e alla violenza”. Probabilmente, si fa riferimento
a scendere in piazza ad oltranza per
sostenere l’ex presidente Mohamed
Morsi. Una mossa ancora una volta in
contraddizione rispetto alla libertà di
cui sia l’esercito sia il Fronte per la Salvezza Nazionale si erano fatti portatori.
Anche perché di appelli simili sono stati
lanciati anche dal FSN durante il governo
filo-islamico, ma nessuno ha ricevuto simili trattamenti. Nel frattempo, Morsi è
tornato a farsi sentire. Lo ha fatto tramite
i microfoni della stampa, dai quali ha dichiarato di essere ancora rinchiuso, seppur in un “luogo sicuro”. Contro di lui
non è ancora stato emesso nessun capo
d’imputazione formale. La Fratellanza
Musulmana, intanto, avverte: “ Non trattiamo con i golpisti e respingiamo qua-
M
lunque cosa arrivi
dal colpo di Stato”.
Due giorni fa, infatti, il neo-premier
aveva offerto dei
ministeri per accontentare la componente islamista
del governo. Una
mossa per placare
le crescenti proteste. Ma non c’è nulla da fare. I fedelissimi di Morsi vogliono che la situazione ritorni ad essere quella di un
mese fa. E per farlo, molti sembrano
pronti a tutto. In particolar modo, gli islamisti sunno-salafiti, che hanno formato
un gruppo terroristico chiamato Ansar
al Sharia (Seguaci della Sharia). L’esercito
parla di infiltrazioni anche palestinesi e
siriane. Ma le voci ancora rimangono
senza conferma. Intanto, la maggior
parte dei 650 fermati lunedì nei sanguinosi scontri sono stati rilasciati. Esattamente sono 446 i militanti rimessi in libertà, anche se hanno dovuto pagare
una cauzione di circa 220 euro. Ma per
i restanti 206 non c’è ancora nulla da
fare. Restano in carcere ancora per 15
giorni.
Ancora sangue nel Sinai, dove i fondamentalisti islamici stanno tentando di
vendicare l’ex presidente egiziano e i
ALLUVIONE IN CINA
Crollano, ponti e palazzi.
Decine di morti per le frane
di Carola Parisi
ituazione di grave emergenza in Cina. Ieri mattina
una grande frana di fango ha
sommerso numerose abitazioni
a Zhongxing, nella provincia
sud-orientale del Sichuan. Secondo l’agenzia di stampa Xinhua, sotto la frana sarebbero
rimaste sepolte tra le 30 e le
40 persone. Sul luogo sono
intervenute decine di squadre
di soccorso e almeno 100 persone stanno cercando i dispersi. La frana si è verificata
dopo giorni di piogge torrenziali ed incessanti in parte del
regione, che hanno portato a
numerose inondazioni con la
distruzione di ponti, abitazioni
e stabilimenti industriali.
La televisione di stato ha trasmesso alcune riprese effettuate nella provincia cinese:
si vedono fiumi che esondano
e ondate che travolgono e sbriciolano diversi edifici. A Jian-
S
Hazem El Beblawi
loro compagni di partito uccisi. Due
persone sono morte negli attacchi sferrati
contro un checkpoint militare. A quanto
pare, l’assalto è avvento vicino al confine
con Gaza, dove sono molti i miliziani
palestinesi pronti ad imbracciare le armi
contro il nuovo governo di Adly Mansour.
Sulla vicenda torna a far sentire la propria
voce il presidente Usa, Barack Obama.
L’inquilino della Casa Bianca ha chiamato
il neo-Emiro del Qatar, Tamim Khalifa Al
–Thani, e il principe di Abu Dhabi, Mohamed bi Zayed Al Nayham, con i quali
ha espresso ancora profonda preoccupazione per la situazione. Poi ha aggiunto
che l’unica soluzione è quella di includere
tutte le parti nel dialogo per la costruzione
di un nuovo governo.
gyou, sempre nella provincia
del Sichuan, martedì scorso
è crollato un palazzo per la
violenza dell’alluvione, e da
allora una dozzina di persone
è data per dispersa.
Zhongxing, la città dove si è
verificata la frana, aveva subito grandi danni nel 2008 in
seguito al terremoto di magnitudo 7.9, che aveva causato
la morte di quasi 70mila persone. La frana di fango e altri
detriti ha ricoperto un’area
ampia due chilometri quadrati
e ha danneggiato una decina
di case. Oltre alle 30, 40 persone sarebbero rimaste sommerse, più di 200 abitanti
della zona sono stati evacuati
per motivi di sicurezza. Il
brutto tempo e le esondazioni
hanno colpito mezzo milione
di persone tra le province del
Sichuan e dello Yunnan. Almeno 300 case sono state
danneggiate e ci sono quasi
37mila sfollati.
8
Giovedì 11 luglio 2013
Italia
DA ROMA E DAL LAZIO
Il corpo di polizia municipale è in rivolta dopo le decisione del nuovo sindaco. Nel mirino la “reggente” Donatella Scafati
Marino fallisce l’operazione Vigili
“Non prendiamo ordini da un’indagata”. Lunedì presidio contro le dimissioni di Buttarelli
Intanto continua la contestazione per il trasferimento in centro delle pattuglie dalle periferie
di Robert Vignola
ovrebbero essere la forza
della legalità per un Comune, ancor più in una
città come Roma. Rischiano invece di diventare la
prima vera spina nel fianco del sindaco Ignazio Marino. Al di là delle
idee politiche che un singolo possa
avere, è ormai evidente che le dimissioni di Buttarelli hanno scoperchiato un vaso di Pandora e che il
primo cittadino non può stavolta gettare sulle spalle del predecessore
alcuna colpa. La crisi della Polizia
di Roma Capitale affonda infatti le
radici nella decisione di Marino di
dar via ad una iniziativa anti-abusivismo. Secondo il dottore genovese,
sarebbe stata un’operazione di legalità. Secondo quello che era il comandante della “municipale”, l’operazione si sarebbe invece tradotta
in una mera azione di facciata. I
vigili spaventapasseri, qualcuno li
ha chiamati. Perché, dicono i bene
informati, l’ordine non scritto era
quello di non procedere per vie legali: la sola presenza dei pizzardoni
doveva insomma allentare l’odioso
assedio ai monumenti da parte di
mendicanti, ambulanti senza licenza
e venditori di merce contraffatta,
senza per questo far apporre su
Marino l’etichetta dello sceriffo. Anche perché, e Il Giornale d’Italia lo
ha spesso raccontato, quando negli
ultimi mesi i vigili urbani sono intervenuti per sgominare bande di
D
trafficanti di merce contraffatta, è
scattata la reazione violenta dei venditori. E chi vuole la legalità, di questi
tempi, purtroppo non può che passare attraverso un epilogo del genere,
non certo per cattiveria propria. Il
fatto è che quando la piaga è estesa,
l’operazione non può essere indolore
né il medico pietoso: la saggezza
popolare questo lo sa bene, sarebbe
curioso se non lo sapesse il sindaco
chirurgo.
Ma se il medico pietoso fa la piaga
purulenta, è anche vero che a volte
la toppa è peggio del buco. E ciò è
oggetto di un secondo atto d’accusa
che è immancabilmente emerso
quando ieri il sindaco Marino ha
voluto incontrare i vigili urbani. Non
a caso il suo principale impegno è
stato quello di nominare il nuovo
comandante entro luglio. Il dimissionario Carlo Buttarelli è unanimemente considerato una figura di alto
profilo morale, lontana da ogni tipo
di scandalo. Scandalo è invece parola
che qualcuno ha sussurrato, rimarcando il fatto che oggi la facente
funzione è Donatella Scafati: proprio
nelle settimane scorse, la donna è
stata raggiunta da un avviso di garanzia. Alcuni vigili, chiedendo l’anonimato, sono addirittura arrivati ad
ammettere difficolta a prendere ordini da chi è indagato dalla Procura
della Repubblica.
Insomma, la base del Corpo ribolle,
mentre le lettere continuano ad arrivare ai gruppi, chiedendo di cedere pattuglie da concentrare sul
Regione: assessori assenti,
il Consiglio può attendere
di Giuseppe Sarra
“
Se il buongiorno si
vede dal mattino…
”. Seduta infuocata
alla Pisana. A mandare
su tutte le furie l’opposizione consiliare l’assenza dell’assessore ai
Rifiuti Michele Civita –
nonché braccio destro
di Zingaretti, già noto
alle cronache per le scottanti intercettazioni con
il “padrone dell’immondizia romana” Manlio
Cerroni – e del titolare
all’Ambiente, Fabio Refrigeri. Avrebbero dovuto rispondere alle mozioni presentate in Aula;
tra le tante anche quella
del M5S che impegnerebbe la giunta regionale
a non smaltire nel Lazio
i rifiuti sotto forma di
Combustibile solido secondario (Css).
Duro l’affondo dal capo
dell’opposizione e vice
presidente del Consiglio
regionale del Lazio, Francesco Storace: “Si tratta
di riunioni improduttive
che hanno anche un costo”. E rincara: “L'assenza
poi dell'assessore di riferimento di rispondere
alla mozione sui rifiuti
del Movimento 5 stelle
è grave”. “Il presidente
della Regione Lazio vuole tagliare 70 leggi?”, si
chiede Storace. “Ma cosa
taglia Zingaretti – ha aggiunto ancora - se non
si riescono a farle, le leggi. C'è forse bisogno di
un chiarimento. Per rispondere alle mozioni
presentate in aula l'assessore può non essere
presente, ma se richiesto
deve intervenire”.
“La Giunta non sta producendo nulla”, ha esordito il capogruppo del
Pdl Luca Gramazio durante il suo intervento.
“E’ un grande bluff, una
situazione intollerabile
– ha sottolineato - vogliamo subito in un confronto con la Regione,
non siamo i passacarte
della giunta Zingaretti”.
centro. Una corrispondenza che non
fa che esacerbare gli animi, laddove
le periferie hanno seri problemi
non solo di sicurezza, ma spesso
anche di traffico. Non solo: è parere
pressoché unanime degli addetti ai
lavori che proprio il “mercato” degli
abusivi in agosto, con Roma svuotata,
si trasferisca a Ostia, Capocotta e
nelle altre zone balneari. Nei fatti, i
vigili spostati in centro potrebbero
far ben poco altro se non regolare
il traffico in vista dell’imminente
chiusura dei Fori Imperiali. Una
“dietrologia” che qualcuno, tra gli
addetti ai lavori, soffia nelle orecchie
del vicino.
A determinare il vulcanico aspetto
del calderone che si è acceso, anche
la vicenda del concorso per l’assunzione di oltre 300 nuovi agenti:
da un incontro tenuto dal vice sin-
daco Luigi Nieri con una delegazione di concorrenti e di rappresentanti del corpo, si è appreso che
il concorso è bloccato per una decisione della Procura, non del Comune. Insomma, i rinforzi non stanno
arrivando. Intanto, è stato annunciato
dalle sigle sindacali che lunedì prossimo si terrà un presidio al comando
centrale per protestare contro le dimissioni di Buttarelli.
GRANDI MANOVRE A SINISTRA
Bettini consegna il Pd romano a Renzi
Spunta il “manifesto” dell’uomo forte del partito: è una serenata al rottamatore fiorentino
di Ugo Cataluddi
Goffredo Bettini alla fine uscì allo
scoperto. Lo spin doctor, il grande
burattinaio, l’uomo dietro le quinte
dell’ultimo 20ennio di sindaci nella capitale
(parentesi Alemanno a parte), si manifesta
alla vigilia del congresso del partito democratico che dovrebbe dare il la alle
primarie, dalle quali uscirà il nuovo segretario, nonché candidato premier. Esce
allo scoperto quindi Bettini, con un “documento congressuale” che “definisce
la linea politica” in vista del congresso.
Un manifesto “da far firmare al maggior
numero di persone” per tentare di costruire ''un unico, indivisibile, campo democratico''.
L’impressione è che tuttavia, questa iniziativa, possa essere a tutti gli effetti una
“carezza” a Matteo Renzi e alla sua
“presa di Roma”. Un tentativo di allargare
la propria corrente, anche al di fuori dei
confini della città eterna. Un compito che
non dovrebbe presentare particolari difficoltà, vista la sintonia più volte palesata,
tra il sindaco di Firenze ed Ignazio Marino,
ultima “creatura politica” di stampo bettiniano.
Il promotore del documento tuttavia ribadisce che questa è una iniziativa sui
contenuti e non sui nomi” e che “ogni
firmatario potrà poi scegliere quale can-
E
didato appoggiare al congresso”. Ma
rassicurazioni a parte, è evidente che
dietro tale scrittura si celi un’alleanza tra
il “rottamatore” e Bettini. A certificare la
nascente intesa, anche le ultime dichiarazioni dello stesso Renzi, il quale a chi
gli chiedeva che tipo di partito avesse in
mente, ha risposto citando il documento
in questione. Un’alleanza quindi, che fa
gioco ad entrambi. Al primo per avere
dalla sua parte l’organigramma romano
del partito, scudo fondamentale vista la
contrapposizione ormai più che avviata
nei confronti dell’altra corrente di spicco,
quella dalemiana. Al secondo, invece,
per aumentare la propria influenza anche
al di là delle logiche capitoline.
Bettini dal canto suo non nasconde la
propria soddisfazione per un'altra pedina,
forse la più importante, da aggiungere
al suo Harem: “Sono contento dell'apprezzamento fatto da Renzi e sarei felice
che un'energia, una potenzialità come
quella che ha dentro il sindaco di Firenze
si potesse incontrare effettivamente in
modo organico con questa prospettiva
politica”.
A suggellare la nuova intesa, tutto il clan
bettiniano al completo. Dal ministro, ex
presidente dell’Anci, Graziano Del Rio,
allo stesso primo cittadino della Capitale,
Ignazio Marino ai parlamentari Lorenza
Bonaccorsi, Domenico Bonifazi e Domenico Morassut. Tutti contenti di una nuova
“correntona” che sta prendendo sempre
più forma nel partito delle correnti per
antonomasia. La corrente del nuovo manifesto di Goffredo Bettini.
Sì, ok tutto molto bello, ma di cosa tratta
nello specifico tale documento? Risponde
l’autore stesso: “il testo auspica un Pd
grande, unico, inclusivo e contendibile
contenitore del campo democratico". Un
partito sulla scia di quello immaginato e
concepito da Veltroni. Visti quali furono i
risultati elettorali per l’allora neonata coalizione, e per l’uomo politico Veltroni,
non resta che fare i migliori auguri alla
nuova “squadra vincente”.
9
Italia DAL CENTRO E DAL NORD
Livorno-Ieri l’atto esecutivo, in casa nessuna traccia dei coniugi, solo un biglietto
Giovedì 11 luglio 2013
Sfrattati per un debito da 4mila euro
Tutto è cominciato nel 2007 con il mancato saldo di un prestito bancario
Pagano, ma la procedura non si arresta. Paura per i due, poi rintracciati a Cecina
di Barbara Fruch
P
oteva essere l’ennesima tragedia della
crisi. Fortunatamente è stata scongiurata, almeno per ora.
Resta però l’ingiustizia vissuta
dalla famiglia Mancini, gettata
furi casa per un debito di poche migliaia di euro. Quando
l’ufficiale giudiziario, ieri, è
giunto in via Maestri del Lavoro, in zona Calzabigi a Livorno, per eseguire uno sfratto
in casa non ha trovato nessuno. Solo un foglio indirizzato
ai figli con su scritto “Perdonatemi, ma a questa ingiustizia
non riesco a rassegnarmi. Vi
voglio bene”. Il figlio di 37
anni, che abita all’Elba e che
si era recato nella città toscana
lo sfratto ha provato ripetutamente a chiamare i genitori:
ma entrambi i cellulari erano
staccati. Proprio mentre si temeva il peggio, intorno alle
12 i due sono stati rintracciati
nella zona di Cecina. È stata
la donna a farsi viva con una
telefonata a uno dei figli, che
ora sta andando a prenderli.
Il dramma della famiglia Mancini inizia con un debito di
4mila euro. Poi il pignoramento del loro appartamento (valore 300mila euro) e due anni
fa la vendita all’asta (aggiudicata a neanche 200mila
euro). Ieri mattina, lo sfratto
definitivo, rinviato in extremis
la scorsa settimana dopo che
la moglie era stata ricoverata
all'ospedale per i contraccolpi
dello stress emotivo.
L’apocalisse per la famiglia,
come racconta ‘Il Tirreno, comincia sei anni fa con un decreto ingiuntivo del tribunale
di Firenze: colpa di un prestito
bancario saldato solo in parte,
l’intoppo arriva (anche per
seri problemi di salute) quando restano da pagare, per
l’appunto, 4mila euro, poi lievitati a 10mila con spese legali
e interessi. La valanga s’in-
grossa con l’inserimento sia
di Equitalia sia della banca
che ha prestato i soldi per la
casa: “ma è solo un atto dovuto cautelativo” dice il legale
die Mancini, Silvia Mesturini.
La famiglia ottiene di continuare a pagare regolarmente
il mutuo e rateizza il debito
con Equitalia.
E fin qui la cosa riguarda solo
il 50% dell’appartamento, la
parte cioè in mano alla moglie
che ha avuto il prestito dalla
banca. Entra in gioco l’altra
metà dell’alloggio, quando è
il condominio a contestare
una serie di mancati pagamenti per circa 12mila euro.
“Ma io quei soldi li ho pagati,
l’appartamento non doveva
essere inserita nelle vendite
giudiziarie, ho dimostrato che
il mio debito nei riguardi del
condominio è stato ampiamente saldato”, urla Francesca Mancini tirando fuori fra
bonifici e contanti per oltre
30mila euro in poco più di
due anni (la donna ha per
questo querelato uno dei principali studi di amministrazione
condomini di Livorno). Salta
agli occhi che i pagamenti
arrivano dopo il decreto ingiuntivo emesso per i debiti
condominiali. “Di solito un
creditore – spiega Mesturini
– quando viene pagato quel
che gli spetta, si chiama fuori
e esce di scena. In questo
caso no. È questo che chiediamo alla Procura”.
Una storia al limite dell’assurdo che arriva, paradossalmente, proprio mentre il governo si accorge del contraccolpo sociale innescato dai
pignoramenti e li stoppa sulla
“prima casa” se il debito (fiscale) è sotto i 120mila euro.
“Lo confesso: se non avessi
visto le carte – dice la legale
della famiglia Mancini – non
crederei possibile un tale concatenarsi di sfortunati eventi
che hanno portato fino a questo esito incredibile e ingiu-
sto”. E le vittime non solo
sono solo i coniugi mancini.
“Ai miei assistiti si aggiunge
– continua il legale – l’aggiudicatario dell’asta, anch’egli
rimasto in difficoltà per questa
storia allucinante”.
Ora la famiglia rivuole sola
la sua casa. “Mi è stato detto
– afferma – che la giustizia
deve fare il suo corso e ora
portarmi via la casa, salvo
poi eventualmente darmi un
indennizzo qualora sia riconosciuto che avevo ragione
e che la casa non doveva essere venduta. Ma io dico: è
giustizia esser costretti, come
fossimo malfattori, ad abbandonare la nostra casa per
veder casomai riconosciuto
in seguito un diritto al risarcimento? Voglio solo che ci
lascino in pace fra le quattro
mura che abbiamo sudato
una vita per avere”.
Potrebbe essere l’ennesima
vicenda di una famiglia che
perde la casa in una città
che, secondo le cifre del ministero dell’interno, è in testa
negli sfratti: riguardano una
famiglia su 170. Una storia,
questa, che fa da specchio
ad altri drammi: ha fatto scalpore la vicenda del muratore
siciliano che si dato fuoco
dopo esser stato privato della
propria casa per un debito
di 10mila euro. Poi ancora il
32enne che, in seguito allo
sfratto, si è ucciso lanciandosi
dalla finestra a Cairo Montenotte. Tragedie che continuano a susseguirsi in uno stato
che ormai non si preoccupa
più del benessere dei sui cittadini.
MILANO – BOCCIATA LA MOZIONE DI ORLANDI (FDI)
CHE CHIEDEVA DI RIPULIRE IL MURO A SUE SPESE
Campagna antigraffiti,
non se c’è falce e martello
Q
uando il graffito è un’enorme falce e martello, non deve essere
cancellato. Accade nella Milano di Pisapia. Dove, nonostante
l’iniziativa dell’Associazione Nazionale Antigraffiti del maggio
scorso, il murales è ancora al suo posto.
Il disegno in questione campeggia sul muro del Centro di Aggregazione
Multifunzionale di proprietà del Comune e gestito dal Consiglio di zona
1. E ovviamente il sindaco, immortalato in più di una foto mentre
ripuliva i muri della città, ha ben pensato di “dimenticarlo”. Non lo ha
fatto Simone Orlandi, capogruppo di FdI nel parlamentino del quartiere
Garibaldi in cui si trova il “disegno” in questione. Che ha proposto di
ripulirlo personalmente a sue spese. La mozione da lui presentata in
tal senso è stata però bocciata in consiglio. Con motivazioni alquanto
singolari.
C’è chi ha dichiarato che era finita la vernice, chi ha detto che il graffito
è li dal 1978 e quindi non si capisce perché bisogna rimuoverlo
adesso. Altri hanno sostenuto che la falce e martello è un simbolo del
lavoro e bisognerebbe comprenderne l’apporto ideale e l’importanza
storica ricoperta nella storia d’Italia. Secondo alcuni anche il crocifisso
e il tricolore possono offendere e dare fastidio. E c’è chi, infine, ha
sostenuto che il PCI ha il merito di avere conservato degli edifici, e
quindi è giusto celebrarlo.
“Se la logica è quella che debbano essere celebrati i partiti che hanno
contribuito alla crescita di Milano – ha risposto Orlandi – allora
facciamolo anche con chi ha il merito di aver costruito il Palazzo in cui
ha sede il Consiglio di Zona. Che poi è lo stesso che ha edificato il
Tribunale, la Stazione Centrale, Piazza San Babila, Piazza Affari ”.
Cristina Di Giorgi
10
Giovedì 11 luglio 2013
Palermo – Stranieri senza rispetto
Sassi contro la Chiesa
arrestato un senegalese
Ennesimo atto vandalico verso i luoghi di culto
L’uomo ha aggredito anche gli agenti accorsi
Gli immigrati sbarcano anche sulle coste della Sardegna. Caos a Lampedusa
Invasione dei clandestini:
è allarme in tutta Italia
Proseguono i flussi migratori, alimentati dalle condizioni ottimali
del mare ma anche dagli incoraggiamenti del Ministro Kyenge
di Barbara Fruch
N
on si può di certo
dire che la “Chiesa” venga ripagata con la stessa moneta.
Mentre infatti il clero
continua a schierarsi in
difesa egli immigrati,
quest’ultimi prendono
d’assalto le aree di culto.
Dopo il caso di Mestre,
dove monsignor Fausto
Bonini è dovuto ricorrere ai bodyguard per allontanare i violenti
barbanera (barboni romeni) dal
Duomo, ora a Palermo un senegalese prende d’assalto la
chiesa di Santa Lucia distruggendo una vetrata. Christophe
Koblavi Agonu, 31enne, in preda
ai fumi dell’alcool ha iniziato a
lanciare sassi in direzione del
luogo sacro. Alcuni passanti, intimoriti dall’atteggiamento dell’uomo, hanno contattato il 113.
I poliziotti, giunti sul posto, lo
hanno sorpreso mentre conti-
Italia DAL SUD
di Marco Compagnoni
D
nuava a scagliare sassi in direzione della chiesa. Alla vista degli agenti, lo straniero è andato
in escandescenza inveendo
contro di loro e colpendoli
con calci e pugni. Dopo averlo
immobilizzato, con non poca
difficoltà e per salvaguardare
anche l’incolumità dei presenti,
i poliziotti lo hanno arrestato.
E la Chiesa come risponde?
Famiglia Cristiana lancia dal
suo sito web un appello per
abolire il reato di clandestinità.
Contenti loro…
overosa premessa:
sarà per l’Egitto, sarà
per il Papa ma per
l’Italia l’emergenza
immigrati è ormai
alle porte. Più di 500 clandestini sono sbarcati ieri in Sicilia.
I costanti flussi migratori, però,
hanno raggiunto anche le coste della Sardegna.
Una vera e propria invasione:
la Guardia Costiera di Cagliari, la scorsa notte, ha prestato soccorso a un barcone
in avaria con 16 nordafricani,
a Sud del poligono militare
di Capo Teulada. Dopo aver
ricevuto le cure del personale
sanitario del 118, gli immigrati
sono stati trasferiti nel centro
di prima accoglienza di Elmas.
Catastrofica la situazione migratoria in Sicilia: alle prime
luci dell’alba di ieri 76 somali
e altri 200 extracomunitari
hanno raggiunto le coste del
siracusano; oltre 200 invece i
clandestini a Lampedusa.
Sempre nella giornata di ieri,
170 gli immigrati smistati nelle
strutture di Roma, Gorizia e
Torino. Sembra solo l’inizio di
un film già visto.
Così, con il mare calmo e le
condizioni meteo ottimali le
coste italiane – in particolare
quelle del sud della Sardegna
- tornano ad essere meta di
imbarcazioni, barconi e natanti
provenienti dal nord Africa.
Un fenomeno sempre più in
crescita. A recare preoccupazione nel Meridione ma anche nel resto del Paese, le
continue ondate migratorie
Eurosky Tower.
Entrare in casa e uscire dal solito.
dei giorni scorsi. Nelle ultime
48 ore, sono 1200 i clandestini
sbarcati. Inascoltati gli appelli
del Sindaco “rosso” di Lampedusa. Gli fa eco anche il
Governatore del Pirellone e
segretario della Lega, Roberto
Maroni, che vede la Lombardia come destinazione preferita degli immigrati: “Bisogna tornare ai respingimenti
e agli accordi bilaterali con i
paesi di origine”. Duro il commento sulle politiche migratorie del Governo: “Non sta
facendo nulla - ha aggiunto contro la vera e propria invasione di immigrati che sta
colpendo Lampedusa”.
Mentre l’Europa fa orecchie
da mercante e il Governatore
Crocetta è troppo impegnato
nell’inviare una scialuppa di
salvataggio per Antonio Ingroia
e una “canoa” per l’ex ministro
Idem, gli ininterrotti flussi migratori sembrerebbero non
allarmare l’esecutivo guidato
da Letta-Alfano. E tanto meno
sembra preoccuparsene la titolare a Palazzo Chigi per l’Integrazione. Il ministro Kyenge
ritiene che gli sbarchi non siano una emergenza. Anzi, bisognerebbe “abrogare il reato
di clandestinità”.
NISCEMI – IL SISTEMA POTREBBE ESSERE DANNOSO
Muos, il Tar conferma
il blocco dei lavori
I giudici danno ragione agli attivisti
Vittoria anche per Nello Musumeci
P
La parte migliore è quando si torna a casa
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rimo round vinto per gli attivisti “No Muos”. I lavori per la realizzazione del Muos (Mobile user objective system), il sistema
radar degli Stati Uniti che avrebbe dovuto essere installato a
Niscemi (Caltanissetta), rimarranno fermi. Lo ha stabilito il Tar di
Palermo, che ha respinto le richieste di sospensiva presentate con due
ricorsi del ministero della Difesa contro la Regione che aveva arrestato
i lavori. I lavori, quindi, restano formalmente bloccati. Nell’ordinanza
sul ricorso “950” del 2013, i giudici scrivono che va ritenuta “la priorità
e l’assoluta prevalenza in subiecta materia del principio di precauzione
nonché dell’indispensabile presidio del diritto alla salute della comunità
di Niscemi, non assoggettabile a misure anche strumentali che la compromettano seriamente fin quando non sia raggiunta la certezza
assoluta della non nocività del sistema Muos”. E rilevano anche che
“sussistono seri dubbi anche in ordine all'incidenza e alla pericolosità
del sistema sul traffico aereo della parte orientale della Sicilia (aeroporti
di Comiso, Catania e Sigonella)”. I giudici si sono basati sulla perizia
dell’esperto e professore universitario Marcello D’Amore. Secondo
D’Amore, il Muos produce un campo elettromagnetico i cui effetti
nocivi possono ripercuotersi negativamente sugli esseri umani, con
conseguenze biologiche di grave portata. E non solo: i campi elettromagnetici generati da questa antenna radar possono interferire con le
apparecchiature degli aerei e delle torri di controllo e costituire quindi
una seria minaccia per la sicurezza aeroportuale. A tutto ciò si
aggiungono i rischi per la flora e la fauna del luogo, ragion per cui
proprio i giudici hanno ritenuto opportuno decretare la sospensione
dei lavori, mentre la Regione Siciliana ha provveduto alla revoca delle
autorizzazioni. La scelta del Governatore, che ora vanta vittorie, era comunque arrivata in seguito a numerose proteste di attivisti “No Muos”
che avevano bloccato più volte l’ingresso delle attrezzatura la sito si
Niscemi. Il tutto con l’appoggio di alcuni politici, in primis il leader de
La Destra Nello Musumci che fin fa dubito ha espresso la sua contrarietà
al dannoso sistema di comunicazione.
B.F.
11
Giovedì 11 luglio 2013
Il film
UOMINI DI PAROLA
di Fisher Stevens
Durata: 100 min.
Usa 2012
Con Al Pacino, Christopher Walken,
Alan Arkin, Julianna Margulies
di Nicola Palumbo
opo ventotto anni passati in prigione, Valentine (Pacino), Val per
gli amici, è di nuovo
un uomo libero. Ad attenderlo
all’uscita dal carcere c’è il suo
vecchio sodale Doc (Walken)
il quale, oltre all’immutato affetto,
per Val nutre anche un sentimento di riconoscenza visto
che gran parte di quegli anni
che il suo amico ha passato in
cella, sono il risultato del suo
silenzio per non aver denunciato lui e gli altri complici di
una rapina finita male. Ma Doc
non riesce a essere felice come
dovrebbe perché gli è stato
affidato un terribile compito,
quello di eliminare proprio Val
colpevole, secondo un vecchio
boss della mala, di essere l’omicida dell’unico figlio che quest’ultimo aveva. Basta poco a
Val per intuire che le sue prime
ore della riacquistata libertà
saranno anche le ultime della
D
sua vita, e che sarà il suo caro
Doc l’incaricato a eseguire la
sentenza. Di comune accordo
i due decidono di godersi la
nottata che rimane da passare
insieme: la prima tappa obbligatoria è un piccolo bordello
clandestino, a cui segue per
Val un ricovero al pronto soccorso dell’ospedale della città,
a causa degli eccessivi sforzi
ai quali l’ex galeotto non era
più abituato. A rimettere in
sesto Val ci pensa la giovane
dottoressa Nina Hirsch (Margulies) la quale, manco a farlo
apposta, è la figlia di Richard
(Arkin), terzo componente della
banda di Val, un vero asso al
volante. Per Doc e Val non può
esserci baldoria senza il loro
amico e dopo aver rubato una
fuoriserie, si recano presso
l’ospizio per anziani dove Richard è ricoverato da qualche
tempo. I due trovano il loro
vecchio driver seduto su una
sedia, con accanto una bombola di ossigeno, ma è suffi-
ciente rivedere i suoi
ex compagni di rapine
che Richard è già fuori,
pronto a guidare quel
bolide. Anche per Richard la prima cosa da
fare è ritrovare i piaceri
della carne da tempo
accantonati, ma a differenza di Val, non è
lui quello a rischiare il
ricovero in ospedale,
bensì le due giovani
ragazze, piacevolmente
vittime di quella vera
e propria ira di Dio in
fatto di sesso quale è il
vecchio Richard. I tre
trovano anche il tempo
di fare giustizia a modo
loro di una piccola
gang di giovani spacciatori, colpevoli di aver
sequestrato e violentato
una ragazza. Intanto
inesorabile si avvicina
l’alba e Doc sa che per
le 10.00 deve portare
a termine il lavoro affidatogli, e lui è un uomo
di parola. Come lo è
sempre stato Val. Il cinema non è una scienza esatta. Reclutare tre
grandi attori, a loro tempo tutti premiati con l’Oscar,
non garantisce la riuscita di un
film se dietro non c’è uno sceneggiatore con i fiocchi in grado di trasformare la pièce teatrale che sta all’origine di “Uomini di parola”, in qualcosa di
più accattivante per il pubblico
del grande schermo. Intendiamoci, il lavoro del regista/attore
Stevens non è brutto né noioso,
Cinema
La locandina del film con il titolo originale in inglese
ma a causa dei numerosi e
qualche volta estenuanti dialoghi, specie quelli presenti
nella prima parte, sulle nostre
bocche più volte si è affacciato
lo sbadiglio: con dieci minuti
in meno, il ritmo della storia
ne avrebbe giovato. Lontano
da quel capolavoro quale è
“Gli amici di Eddie Coyle”, il
film di Stevens somiglia di
più al non riuscito “Due tipi
incorreggibili”, dove Burt Lancaster e Kirk Douglas si ritrovavano catapultati in pieni
anni Ottanta, dopo trent’anni
passati in prigione; anche in
quel caso a giganteggiare
erano i due grandi attori, straordinarie icone del noir americano degli anni Quaranta e
Cinquanta, che però nel film
del modesto artigiano
Jeff Kanew non furono
per niente supportati
da una sceneggiatura
degna del loro geniale
talento. Anche qui le
performance del terzetto dei protagonisti
del lavoro di Stevens
passa in secondo piano rispetto all’economia generale del racconto e lo scoppiettante finale, somigliante a quello di “Butch
Cassidy” (tranquilli,
non è uno spoiler),
riesce solo parzialmente a risollevare le
sorti del film. Due parole infine sul resto
del cast. La Margulies
è nota al pubblico televisivo per le interprestazioni dell’infermiera Carol Hathaway
in “E.R.-Medici in prima linea” e di Alicia
Florrick in “The good
wife”; Mark Margolis
è l’inflessibile boss assetato di vendetta, una
parte questa parente
a quelle che in passato
ha avuto in “Scarface”
o anche in “La fuga di Eddie
Macon”. Infine Vanessa Ferlito
è Sylvia, la ragazza stuprata
dal gruppo di balordi sui quali, una volta resi inoffensivi
dall’intervento di Doc e Val,
si scaglia con una mazza da
baseball con l’intento di privarli degli strumenti necessari
per eventuali altre violenze
sessuali. Dio, che male!
12
Spettacolo
Dal 12 luglio al 24 agosto, a Torre del Lago, 16 serate dedicate a Giacomo Puccini.
E quest’anno, per la prima volta, anche a Giuseppe Verdi ed a Pietro Mascagni
Giovedì 11 luglio 2013
Bentornato, Festival Pucciniano
Tabarro, Cavalleria Rusticana, l’incompiuta Turandot, Rigoletto e Tosca.
Poi balletti e concerti nella splendida cornice del lago di Massaciuccoli
T
di Emma Moriconi
orna l’estate, e con
essa il Festival Pucciniano a Torre del
Lago, la bella località
situata tra Pisa e Viareggio. La storica kermesse,
che ha visto la luce per la prima
volta nel 1930 e che giunge
oggi alla sua 59esima edizione,
quest’anno rende omaggio anche a due compositori che hanno dato lustro all’Italia: Giuseppe Verdi, nel bicentenario dalla
nascita, e Pietro Mascagni, che
nel 2013 avrebbe compiuto
150 anni.
Mascagni, tra l’altro, fu amico
e compagno di studi di Puccini,
con il quale condivise anche
una stanza in affitto. Egli fu il
primo direttore del Festival, appunto nel 1930.
Il Tabarro e Cavalleria Rusticana
Inaugura l’evento il Tabarro di
Puccini e Cavalleria Rusticana,
di Mascagni. Tabarro è un
dramma in un atto dal libretto
di Giuseppe Adami, che fa parte del Trittico: il tragico e verista
Il tabarro, infatti, fu composto
con la lirica Suor Angelica e il
comico Gianni Schicchi. Il Tabarro è il mantello a ruota da
uomo con cui Michele avvolgerà il corpo senza vita di Luigi,
amante della giovane moglie
Giorgetta. La storia della gelosia
che conduce all’omicidio, di
tardivo stampo verista, ben si
sposa con il dramma di Turiddu
e Compar Alfio della Cavalleria
Rusticana. L’opera di Mascagni,
solitamente messa in scena insieme a I Pagliacci di Leoncavallo, è un melodramma in un
atto tratto dalla novella omonima
di Giovanni Verga. Protagonisti
del Tabarro Alberto Gazale nel
ruolo di Michele, Francesco
Anile che interpreta Luigi (e
che è anche Turiddu nell’opera
mascagniana) e Chiara Angella,
che è Giorgetta. La Cavalleria
Rusticana, invece, porta sul palco, oltre Anile, Anda Louise
Bogza (Santuzza), Silvia Pasini
(Mamma Lucia), Alberto Gazale
(Alfio), Renata Lamanda (Lola).
La regia è di Antonio Calenda,
le scene di Nicola Rubertelli, i
costumi di Stefano Nicolao. Il
Maestro Alberto Veronesi dirige
l’Orchestra del Festival Puccini;
il Coro delle Voci Bianche è
diretto da Sara Matteucci. Il dittico va in scena il 12 luglio, il
10 e 17 agosto 2013.
La Tosca
Il 26 luglio, il 7,16 e 22 agosto,
invece, è la volta del nuovo allestimento della Tosca, tratta
dal libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, e dal dramma
di Victorien Sardou. La messa
in scena di quella che è considerata l’opera più drammatica
del compositore è una coproduzione Fondazione Festival
Pucciniano, Teatro Regio di Torino, Opera de Montecarlo, Palau de les arts Reina Sofia di
Valencia. Con Norma Fantii/Silvana Froli nel ruolo di Floria
Tosca, Marco Berti/ Sergio
Escobar (Mario Caravadossi),
mentre Gabriele Viviani interpreta il barone Scarpia. La regia
è di Jean Louis Grinda, le scene
di Isabelle Partiot Pieri, i costumi di Christian Gasc. Protagonisti, naturalmente, sempre
l’ Orchestra del Festival Puccini,
diretta da Alberto Veronesi e il
Coro diretto da Stefano Visconti.
L’incompiuta Turandot
Invece il 13, 20 e 21 luglio, e l’
8 e 24 agosto è di scena il
dramma lirico in tre atti Turandot, con Giovanna Casolla/Nila
Masala (la Principessa Turandot), Salvatore D’Agata (l’imperatore Altoum) e Carlo Striuli
(Timur). La regia è di Maurizio
Scaparro, le scene di Ezio Frigerio e i costumi di Franca
Nella foto, una scena della Turandot
Sopra, il teatro all’aperto che affaccia sul lago di Massaciuccoli
Squarciapino. L’Orchestra del
Festival Puccini è diretta dal
Maestro Daniel Oren e, nella
replica del 20 luglio, da Francesco Ivan Ciampa.
Rigoletto
Il 19 e 27 luglio, e il 9 e 23
agosto, sul palco del prestigioso
Festival è la volta del Rigoletto,
il melodramma in tre atti di
Giuseppe Verdi, dal libretto di
Francesco Maria Piave. La regia
è di Renzo Giacchieri e l’Orchestra è diretta da Boris Brott.
Messa in gloria e Recondita
armonia di bellezze diverse
L’11 agosto l’omaggio a Mascagni e Puccini con la Messa
in gloria del primo per soli
coro e orchestra e “Recondita
armonia di bellezza diverse”
di Flavio Colusso, scena lirica
per tenore, basso, due voci in
eco e orchestra composta sull’omonima scena di Tosca nel
150° anniversario pucciniano.
Nella foto, Giacomo Puccini al pianoforte nella sua villa di Torre del Lago
Un cartellone fittissimo
E poi, in cartellone, il 30 luglio
Amarcord con Rossella Brescia,
il 2 agosto Achille e Pentesilea
con EmoX Balletto. E ancora
Gigi Proietti con “Pierino e il
lupo e molto altro” e il Balletto
Nazionale Slovacco con il Romeo e Giulietta. Poi Michele
Placido, Isabella Ferrari e Alessandro Preziosi in “Un bacio
sul cuore”. E Riccardo Cocciante, l’orchestra di Piazza Vittorio con “Il flauto Magico”,
Rockopera che presenta Jesus
Christ Superstar e Peppe Servillo in “Memorie di Adriano”.
Insomma un programma grandioso, quello che propone Torre
del Lago, patria di Puccini e
luogo in cui il compositore trovò
la sua ispirazione.
Puccini a Torre del Lago
Il maestro visse a Torre del
Lago, tra “spiagge assolate, fresche pinete, il lago sempre calmo, ovvero l’Eden” come egli
stesso definì quei luoghi, per
30 anni. Oggi l’amena località
ha preso il nome di Torre del
Lago Puccini. Vi giunse, all’età
di 33 anni, alla fine dell’Ottocento proprio per viverne la
serenità e le bellezze, che diedero largo impulso alla sua
creatività. Fu accolto dagli abitanti del posto con grande cordialità, e al suo arrivo trovò persino un comitato d’accoglienza
alla stazione ferroviaria. In questi
luoghi il celebre compositore
trovò la possibilità di dedicarsi
alle sue passioni: oltre alla musica, infatti, il maestro era innamorato della caccia.
Nei primi anni di permanenza
sul Lago di Massaciuccoli, Giacomo Puccini viveva in una stanza in affitto. Dopo i successi di
Manon Lescaut del 1893 e della
Bohème nel 1896, acquistò
un’antica torre di guardia, la
fece ristrutturare e ancora oggi
nella villa, che è visitabile, si
possono ammirare i pianoforti
che il maestro usava per comporre la musica, i quadri dell’amico pittore Ferruccio Pagni
e una serie di oggetti appartenuti
al compositore che raccontano
la sua vita e la sua carriera. A
Torre del Lago Puccini compose
tutte le sue opere maggiori, tra
cui Tosca, nel 1900, Madama
Butterfly nel 1904, La Fanciulla
del West nel 1910, La Rondine
nel 1917 e Il Trittico nel 1918.
Gli spettacoli si tengono tutti nel
meraviglioso teatro all’aperto,
che conta 3400 posti e fa sempre il tutto esaurito. La struttura
si affaccia sul Lago di Massaciuccoli, immerso nel verde e
nelle opere scultoree di artisti
contemporanei come Pietro Cascella, Jean-Michel Folon e Kay
Yasuda, vicino alla villa dove il
maestro visse e compose, e
dove oggi riposa. La città dove
soggiornò fino alla morte gli ha
dedicato anche il “premio Giacomo Puccini”, nato nel 1971.
La kermesse estiva è organizzata dalla Fondazione Festival
Pucciniano e si svolge sotto
l’Alto Patronato del Presidente
della Repubblica.
Il Festival sul piccolo schermo
E quest’anno il piccolo schermo non vuole perdere l’occasione di raccontare l’arte pucciniana e le bellezze di Torre
del Lago: due reti Rai manderanno in onda il dittico Il Tabarro e Cavalleria Rusticana,
il Turandot e la Tosca. Le tre
rappresentazioni saranno proposte in differita dal canale
tematico Rai5 e, fuori dai confini nazionali, da Rai Italia:
l’obiettivo è quello di valorizzare le eccellenze italiane. La
regia televisiva di Turandot e
Tosca è di Arnalda Canali. Daniela Vismara curerà Il Tabarro
e Cavalleria Rusticana.
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governo sempre a rischio il cav tace, pdl scatenato