Associazione ex Alunni Nobile Collegio Mondragone Fondata il 2 febbraio 1922 _______________________________________________________________________________________________________________________ N° 12 DICEMBRE 2006-GENNAIO 2007 “Camera da studio”di Mondragone riportata in un articolo del 22 gennaio 1899 su L’ILLUSTRAZIONE ITALIANA _____________________________________________________________________________________________ Nuova edizione semestrale dal 2001 Primo numero 14 luglio 1866 - Oggi on-line sul sito www.collegiomondragone.com Il Mondragone ___________________________________________________________________________________________________ INDICE DEGLI ARTICOLI Giornata degli Ex a Mondragone – 2 Giugno 2006 pag. 3 Il Vento e il fuoco – Omelia di Padre Carlo Aquino S.I. pag. 4,5 Il nostro sito su Internet pag. 6,7 Mondragone :Il Collegio di Mater Pietatis pag. 8,9 Un panorama degli studi storico-critici sulla Villa di Mondragone pag.10-13 Ricordo di un compagno di camerata:Alessandro Baicoianu pag. 14,15 Convittori famosi : Il Conte Mario di Carpegna, fondatore dello scoutismo cattolico pag. 16-18 Conferenza del Molto Rev.mo P.Peter-Hans Kolvenbach S.I. a Rio de Janeiro pag. 19-21 Tasca Pierantonio: il barone musicista pag. 22,23 Laudatio di laurea” honoris causa” al Cav. del lavoro Gennaro Auricchio pag. 24-26 A Virgilio – Poesia del Prof. Oscar Leonardo Cupini pag. 27 Il Calendario Gregoriano pag. 28-30 La Cappella Maggiore del Nobile Collegio Mondragone pag. 31 Quote sociali pagate per l’anno 2006 pag. 32 ********** __________________________________________________________________________________________________ Edizione n° 12 – dicembre‘06-gennaio‘07 pag.2 di 32 Il Mondragone ___________________________________________________________________________________________________ GIORNATA DEGLI EX A MONDRAGONE DOMENICA 4 GIUGNO 2006 Alla giornata degli Ex sono intervenuti: Rev. P. Carlo Aquino S.I. (Vice Provinciale della Compagnia di Gesù per il Centro Sud d’Italia) P. Salvatore Pandolfo S.I. P. Tiziano Repetto S.I. Florestano Aielli e signora Francesco Albano e signora Amedeo.Amadei Francesco.Autuori Giannetto.Balsi Gianbernardo.Benigni Alberto.Bonaca.Bonazzi Piero Antonio ed Elisabetta Bonnet Alessandro Campeti e signora Giuseppe e Maura Carafa Jacobini Massimo Carafa Jacobini Fausto Damiano e Fiorenza Cerrito Ennio.Cortese Luca Cortese Giacomo Costa Lucio Curato Enrico Corsetti Antonini Marcello Costanzo Luigi Devoti Domenico ed Annie di Paola Consolini Vincenzo Falzacappa Paolo Federici Gabriele Fiastri Enrico Fiorelli Alessandro Fiorelli Gastone Fiorelli Mario Garofoli Antonio Gnoni Mavarelli e signora Carlo Gregoretti Guglielmo Guerrini Maraldi e signora Silvio e Enrica Irace Luciano Koch e signora Eros Leonzi e Laura Giovanni Lucangeli Enrico Luzi e signora Franco Mancinelli Scotti Giuliano e Paola Mauro Piero ed Helène Marchetti Ferdinando e Maresti Massimo Maria Massimo Lancellotti Giorgio Melucco Signora Mimmi Diego Romano Mongiò Giuseppe Moroni Fiori Marco e Claudia Pavonello Celeste Pavoncello Guido ed Agnese Salce Massimo Scaramella e signora Alessandro Sciolari Lidia Sciolari Mario Sonnino e signora Vittorio e Nilla Spadorcia Rolando ed Anna Tonarelli Giorgio Trombetti Fabio Valerj Sergio Ziviani, figlio e nipote ___________________________________________________________________________________________________ Edizione n° 12 –dicembre’06-gennaio’07 pag.3 di 32 Il Mondragone ___________________________________________________________________________________________________ IL VENTO e IL FUOCO Omelia di Padre Carlo Aquino S.I., Vice Provinciale della Compagnia di Gesù per il Centro Sud d’Italia, in occasione della Giornata degli Ex il 4 giugno 2006 a Mondragone. Partendo dalle caratteristiche del vento e del fuoco vediamo cosa può dire a noi la presenza dello Spirito. Alcune caratteristiche del vento Il vento è imprevedibile. "Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene e dove va; così è di chiunque è nato dallo Spirito" (Gv 3, 8). Aprirsi all'azione dello Spirito, significa diventare creature "sorprendenti", inspiegabili. Che non seguono le traiettorie obbligate del buonsenso, le strade battute della mediocrità generale, gli itinerari programmati del "fanno tutti così", né i sentieri ben segnati dell'abitudine e delle ripetizioni. Non per nulla i primi monaci venivano chiamati "figli del vento", proprio per l'imprevedibilità della loro azione e delle loro iniziative, per la novità sconcertante dei loro gesti. La vita cristiana e religiosa è fedele allo Spirito nella misura in cui dimostra di essere capace di "sorprendere". Il vento è inarrestabile. Nella sua azione irresistibile, travolge tutti gli ostacoli, spazza via le paure, scuote i pregiudizi, scrolla le sicurezze, fa piegare le resistenze più accanite. Non è possibile fermare il vento. Occorre abbandonarsi alla sua forza travolgente, assecondare il suo movimento impetuoso e lasciarsi trasportare nella sua direzione. Il vento si diverte a portarci dove noi non vorremmo. Niente paura. Andiamo a sbattere... in qualche mondo nuovo. Si va ad approdare a qualche "terra nuova". Il vento, dunque, è una realtà dinamica, non statica. Non lo si possiede. Si è posseduti da lui. Non si comanda al vento. Ci si mette a sua disposizione. Il vento non lo si spiega. Se ne vedono gli effetti. Il vento è inafferrabile. Non lo si può ingabbiare, amministrare, controllare. Nessuno è libero come un santo. Nessuno è meno addomesticabile di una creatura afferrata dallo Spirito. Al vento non si può imporre una direzione o una misura. È lui che fissa la direzione e stabilisce la misura. __________________________________________________________________________________________________ Edizione n° 12 – dicembre‘06-gennaio‘07 pag.4 di 32 Il Mondragone ___________________________________________________________________________________________________ Una persona amica dello Spirito la si riconosce perché è una creatura di movimento. Proviamo a riflettere. Accogliere lo Spirito, nella propria vita, significa accogliere il vento. E quando entra questo vento impetuoso, nel mondo o in un'esistenza personale, c'è una sola certezza: niente rimane come prima. Lo Spirito ha la pessima abitudine di non lasciare stare come sono né le cose né le persone. Si diverte a non lasciare niente e nessuno al proprio posto. "Questi uomini gettano il disordine nella nostra città" (At. 16, 20). La colpa non è loro. È del vento. Ma lo Spirito si presenta anche sotto forma di fuoco. Alcune funzioni del fuoco Il fuoco svolge una triplice azione: illumina, riscalda, purifica. Il fuoco tende a propagarsi. È fatto per appiccarsi. Non riesce a stare nei propri limiti.. "Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!" (Lc 12, 49). Cristo è piuttosto impaziente a questo riguardo. C'è bisogno, perciò, di qualcuno disposto a lasciarsi... incendiare. Qualcuno che non abbia paura di scottarsi. Che non si mantenga a distanza di sicurezza. Acquista la sua incandescenza. Sopporta le sue temperature. Non buttarci sopra le ceneri della prudenza per tenerlo a bada. Soprattutto, sii disponibile alla dolorosa azione purificatrice dello Spirito. Il fuoco, per trasformare, deve liberare la materia da tutte le impurità, le scorie, le macchie. Non c'è conversione senza cambiamento, e non c'è cambiamento senza purificazione, e non c'è purificazione indolore. Non c'è trasfigurazione senza faticosa ascesi. Devi affidarti al fuoco se vuoi che la tua vita acquisti trasparenza. "Ciascuno sarà salato col fuoco..." (Mc 9, 49). Dunque. Sei disposto a non difenderti dal fuoco? Accetti questo incendio di Dio nella tua vita? Bada che, in questa prospettiva, possedere lo Spirito significa... maneggiare il fuoco. Significa diventare persone che non sono mai innocue, di fronte alle quali non si può restare indifferenti. Creature che lasciano il segno... La familiarità col fuoco si esprime attraverso una fede contagiosa. Devi essere luce, sale ( il sale brucia, ha il fuoco dentro! ), lievito. Il tuo compito non è di rassicurare, ma di provocare. Guai se ti riduci ad essere la camomilla, il benefico tranquillante di quanti ti avvicinano. In tal caso lo Spirito è una realtà che non fa per te. Padre Carlo Aquino S.I. ___________________________________________________________________________________________________ Edizione n° 12 –dicembre’06-gennaio’07 pag.5 di 32 Il Mondragone ___________________________________________________________________________________________________ I NOSTRI SITI SU INTERNET www. collegiomondragone.com www.associazioneexmondragone.eu Anche noi abbiamo un sito su Internet, anzi ne abbiamo due ! Questa frase, a coloro di noi Ex che non hanno dimestichezza con la informatica e non dispongono di un computer, potrebbe far pensare che la nostra Associazione è diventata proprietaria immobiliare di una villa a schiera sul lago di Garda o di un rustico nella Maremma toscana. Nossignori ! Internet non ha niente a che fare con località geografiche: è una rete di comunicazione tra gli elaboratori elettronici, i computers appunto, sparsi nei cinque continenti del globo terrestre. E su questa rete, a differenza della normale rete di telefonia, si possono trasmettere non solo segnali di tipo sonoro, le “quattro chiacchiere”, ma si è in grado di trasferire, scambiare, raggiungere, scegliere e memorizzare tutte le informazioni di tipo numerico-digitale ovvero non solo parole ma interi documenti scritti, immagini, video, suoni. Per tutto questo non basta più un normale apparecchio telefonico: occorre disporre di un computer opportunamente corredato di alcuni dispositivi che consentano di accedere alla rete. Ed il sito non è un luogo ameno di civile abitazione ma semplicemente uno spazio virtuale, cioè senza dimensioni reali, che si trova su questa rete e che, con un modesta spesa di noleggio annuale, la nostra Associazione ha acquisito il diritto di utilizzare. A che scopo ? I siti sono i luoghi, gli spazi virtuali, dove queste informazioni si trovano e sono messe a disposizione dei navigatori di Internet per la consultazione e, entro certi limiti, per l’utilizzo. Avere un sito significa “abitare” nel cyberspazio, poter pubblicare “on line” qualcosa da comunicare a qualcun altro, far parte di quella società di informazione che ogni giorno è sempre più diffusa e che non possiamo far finta di non conoscere. E anche il sito , come ogni “abitazione”, deve presentarsi gradevole, accogliente, semplice e pratico al visitatore che vi accede per interesse o magari solamente per curiosità. E siccome più che una “abitazione” il sito è un “magazzino” di dati e documentazione, chi vi si addentra merita di trovare ordine ed organizzazione e non deve trovare difficoltà a raggiungere i punti più remoti degli scaffali e dei cassetti del suo archivio. Vogliamo in queste poche righe accennarvi ai contenuti che abbiamo raccolto nei siti e ci auguriamo di stimolare così l’interesse dei nostri colleghi e la voglia di digitarne gli indirizzi. Ci sono le pagine della “Presentazione” e della “Storia” di Mondragone. C’è la pagina degli “Alumni et Magistri Vitae” con l’elenco di tutti i convittori, prefetti, professori dal 1865 al 1953). E per ricordarci della vita trascorsa ai tempi del collegio, di dove studiavamo, dormivamo, mangiavamo, abbiamo raccolto quante fotografie ci è stato possibile reperire delle camerate, delle scene di vita nel tempo libero, nelle cerimonie ufficiali, nelle manifestazioni sportive, e abbiamo aggiunto __________________________________________________________________________________________________ Edizione n° 12 – dicembre‘06-gennaio‘07 pag.6 di 32 Il Mondragone ___________________________________________________________________________________________________ anche le cartoline, le stampe e le foto delle aule, dei refettori, dei dormitori e delle camerette come erano più di cinquant’anni fa. Per consultare questi documenti basta aprire la pagina “Album di fotografie”. Per la parte del sito che si riferisce a tempi più recenti, possiamo ammirare, partendo sempre dalla suddetta pagina, la mostra fotografica delle opere di pittura dei nostri compagni Cupini, Del Drago, Ferreri, Salaroli, Serreqi che hanno dedicato, in parte o completamente, la loro vita a questa passione ed attività. Ed inoltre non potevano mancare le riprese fotografiche fatte in occasione della riunione annuale a Mondragone per la giornata degli Ex e nemmeno quelle delle riunioni conviviali fatte in primavera ed in dicembre per gli auguri di fine anno, e tanto meno le foto ricordo scattate alle mostre, agli incontri dei nostri colleghi con personaggi illustri e ad altre cerimonie. E per arricchire ancor più la parte dedicata ai tempi passati, abbiamo inserito altri documenti, raggiungibili dalla pagina principale “Documenti e Siti”, fra i quali: una poesia del nostro Prof. Cupini , due carmi latini del Prof Padre Rocci S.I., la biografia di alcuni convittori famosi per le loro opere e/o le loro gesta, memorie storiche e descrittive dell’Osservatorio Meteorologico Tuscolano attivo e funzionante a Mondragone dalla seconda metà dell’ottocento alla prima metà del novecento. Abbiamo rintracciato, e si trovano anch’esse sul sito, le copie de “Il Mondragone”, il giornalino che veniva redatto a cura della camerata dei grandi, dall’anno scolastico 1934/35 alla chiusura del Collegio nell’anno scolastico1952/53. E per quanto riguarda l’odierno ci sono le pagine delle ”Comunicazioni” e delle “Ultime Notizie”, la pagina delle “Convenzioni” che la nostra Associazione ha stipulato, per esempio, con i Musei di Roma. E per i più curiosi c’è anche l’altro nostro sito, raggiungibile dal primo con un semplice “clik” del topolino, con la sua pagina delle “Notizie”, delle “Riunioni Conviviali”, delle “Giornate a Mondragone” e dei “Documenti” , dove abbiamo raccolto la documentazione più recente della vita della nostra Associazione e le nuove edizioni del “Il Mondragone” redatte e pubblicate a nostra cura. Nel costruire i nostri siti abbiamo cercato di fare un buon lavoro attenendoci a dettami dell’aspetto gradevole, della chiarezza, dell’ordine e della facilità di consultazione Se ci siamo riusciti a destare l’interesse o almeno la curiosità e quindi la approvazione o meno, lo lasciamo decidere a coloro che li andranno a visitare. rolando tonarelli - webmaster (in Collegio dal 1947 al 1953) ___________________________________________________________________________________________________ Edizione n° 12 –dicembre’06-gennaio’07 pag.7 di 32 Il Mondragone ___________________________________________________________________________________________________ Il Collegio di Mondragone, si può chiamare il Collegio di Mater Pietatis Questo articolo è stato tratto dal giornale: “ IL MONDRAGONE ” n° 8 Anno X dell’8 giugno 1919 Altemps; ma vari dipinti della Cappella, come i quattro evangelisti e i quadri della vita di S. Gregorio, rimontano a quell’epoca. Quando però nel 1871 la Cappella veniva concessa ai convittori Congregati di Maria – per certe loro pratiche di pietà – essa era in tal stato, che gli stessi congregati, aiutati dal loro direttore P.Folchi, la vollero restaurare. E fu allora che si pensò di porvi un quadro della Vergine, e scelta un’immagine che sotto il nome di M. Pietatis si venera nel noviziato d. C. d. G. di Roma ne fu fatta fare copia dal pittore A. Dies. Senza dilungarci sui pregi singolari dell’originale di questa copia, che meritò l’ammirazione del grande Pio IX, diremo senz’altro che il 31 maggio 1877 l’immagine veniva trasportata nella sua Cappellina con una solennissima festa e processione che dovevano tradizionalmente rinnovarsi ogni anno, alla chiusa del mese Mariano. La nuova Augusta Titolare della Cappella doveva però naturalmente rivolgere a Sé tutta l’attività religiosa dei Convittori Congregati, come 1’immagine prediletta della loro celeste Patrona. Mater Pietatis A destra del principale portico del Collegio vi è una Cappellina, dedicata a Maria sotto il titolo di Mater Pietatis, e a S. Gregorio Magno. Essa fu costruita sulla fine del 1575 dal Card. Altemps, per la villa che doveva ospitare il vecchio amico Card. Ugo Boncompagni, salito allora al trono pontificio col nome di Gregorio XIII. E come la villa – dal drago dei Boncompagni – fu chiamata Mondragone, così la Cappella – dal nome del nuovo Pontefice – venne dedicata a S. Gregorio. Oggi non si ha più traccia dell’altare primitivo, su cui celebrarono tre Pontefici: Gregorio, Clemente VIII e Pio V, e forse anche S. Carlo Borromeo, ospite a Mondragone del cugino Card, E la sua Cappella fu il luogo di riunione del Consiglio di congregazione; ogni camerata cominciò a renderle visita ogni giorno; il quadro di M. Pietatis prese a discendere tutti i maggi nella Cappella grande; mentre il comitato dei primi festeggiamenti diveniva permanente, coadiuvato in ogni Camerata da appositi “collettori” col preciso scopo di sempre più arricchire la sua Cappellina. Ben presto quindi rei ebbe un nuovo altare e suppellettili, tappeti, pareti ecc., mentre si veniva ottenendo privilegi e indulgenze speciali. __________________________________________________________________________________________________ Edizione n° 12 – dicembre‘06-gennaio‘07 pag.8 di 32 Il Mondragone ___________________________________________________________________________________________________ E Mater Pietatis cominciò a ricambiare generosamente l’affetto di Mondragone, come quando per non dire d’altro, nell’epidemia colerica. De1 1884 preservava dal pericolo moltissimi ex-convittori di Napoli e le loro famiglie, a Lei ricorsi. Ma tutto ciò che di più bello e di più ricco oggi vi si ammira è dovuto allo slancio meraviglioso dei Comitati dai ‘99 fino al 902; il solennissima 25° di Mater Pietatis. La brevità prefissataci non ci consente dire di questa festa, che à un posto così eminente negli annali del Collegio, quanto vorremmo. Ricorderemo la grandiosità unica del Comitato generale, di cui fu anima il P. C. Rinaldi e presidente onorario il R. P. Rettore C. Bonanni, e che operava anche fuori di Collegio come p.e. a Napoli per mezzo del Princ. di Crucoli D. F. Caracciolo, e a Roma col Princ. d’Arsoli D. F. Massimo; e la mirabile gara sorta tra la munificenza del M. R. P. Generale L. Martin, del R. P. Provinciale A. Ferretti, del R. P. Rettore e di ex-convittori e famiglie, e la generosità di dame e artisti prestatisi gratuitamente pei lavori. I lavori in ricchi marmi,disegno del cav. Leonori, incomparabilmente eseguito dal Cav. Medici, capo d’arte marmista dei Sacri Palazzi; gli affreschi, ritoccati dal Mecozzi; l’altare in tutto marmo e di un fino elegante disegno che lega perfettamente con gli stucchi di stile barocco; il Ciborio, che per la sua preziosità e i pregi artistici è un vero gioiello; i candelieri, opera del celebre Brugo; e le quattro iscrizioni, del prof. P. Grossi Gondi, sono la prova più bella di quanto quel Comitato sentisse quella devozione a Mater Pietatis, che anche in seguito fu sempre tradizionale in Collegio; come nel marzo 1912 lo riprovava lo slancio generoso di tanti alunni e exalunni nel riparare lo sfregio d’un furto sacrilego. Clemente VIII Passano di molto il centinaio gli ex-voto d'argento dorato e d'argento di convittori; la cornice della gran nicchia del quadro è tutta ricoperta di medaglie guadagnate dagli alunni come premio degli studi, e da loro offerte in omaggio a Colei che è pietosa Sede della sapienza; in una parola – benché molti dei superbi arredi dell’altare della cappella siano dovuti alla generosa devozione di distintissime Signore e Signori – pure si può dire che quanto risplende e addobba la Cappellina è dei convittori; con le parole dello stesso P. Rinaldi “che il Collegio di Mondragone, si può chiamare il Collegio di Mater Pietatis”. La pittura originale si trova presso la Residenza della Compagnia di Gesù di Via degli Astalli a Roma. La copia del pittore A. Dies, che si trovava nel Collegio Mondragone, attualmente è presso la Casa S. Cuore per Esercizi Spirituali dei Gesuiti a Galloro (Ariccia). La Cappellina di Mater Pietatis ___________________________________________________________________________________________________ Edizione n° 12 –dicembre’06-gennaio’07 pag.9 di 32 Il Mondragone ___________________________________________________________________________________________________ Un panorama degli studi storico-critici sulla Villa Mondragone ( di Claudio Baldoni ) Un monumento storico-artistico – monimentum – è tale, per definizione, in quanto testimonia e rappresenta un particolare momento della storia umana e una specifica volontà creativa, indirizzata non soltanto all’aspetto legato al moneo, cioè a comunicare ai contemporanei un determinato valore o insieme di valori, ma anche e soprattutto a quello relativo al memini, cioè a tramandarne la memoria ai posteri. Questo vale, naturalmente, anche per un edificio nato per uso privato quando, come nel caso della Villa Mondragone, la scala dimensionale, la qualità architettonica e la rilevanza paesaggistica sono tali da averla (certo anche per volontà dei committenti) imposta sin dall’inizio all’attenzione del pubblico e, anzi, da averla resa un elemento di riferimento già nelle vedute a lunga distanza, quale sfondo lontano degli scorci architettonici e urbani della Città Eterna; ancor più, poi l’aspetto “monumentale” si accentua per avere la Villa, nelle due più recenti fasi della sua esistenza, assunto un ruolo culturale ed educativo strettamente legato alla vita intellettuale di Roma (e non solo). È forse interessante, nel ripercorrere le complesse vicende dell’edificio (che assumono ampiezza millenaria se si guarda alla storicità del sito), affrontare anche la dimensione delle analisi e degli studi che gli sono stati dedicati, appunto come documenti della memoria: di come, cioè, la consapevolezza e la coscienza degli storici e degli studiosi abbiano “metabolizzato” quella che è stata ed è tuttora, indubbiamente, una delle più rilevanti consistenze storico-artistiche nei dintorni dell’Urbe. Alla stratificazione storica degli interventi che hanno interessato e caratterizzato il prestigioso sito, si aggiunge, dunque, un’ulteriore stratificazione: quella degli studi, delle ricerche e delle analisi ad esso rivolte nel corso dei secoli, influenzandone anche le modalità di lettura e, nell’ultimo periodo, gli interventi e (soprattutto) le proposte conservative. La storia millenaria della Villa Mondragone e della sua area può essere suddivisa in cinque fasi: l’età romana, nella quale la maggiore presenza a noi nota è la Villa probabilmente riferibile alla famiglia dei Quintili; il periodo rinascimentale degli Altemps che vide la nascita dei diversi nuclei edilizi e del nome di Mondragone; l’epoca barocca della famiglia Borghese, quando avvenne la ristrutturazione e riorganizzazione su vasta scala che diedero al complesso monumentale l’estensione e la conformazione che – per grandi linee – tuttora lo caratterizzano; il periodo del Nobile Collegio, seguito a secoli di abbandono, che vide la rinascita dello storico complesso e il suo inserimento nella vita sociale e culturale (sia pure di un’élite ristretta, soprattutto inizialmente), ma anche alcune alterazioni pesantemente funzionali; il periodo attuale, dell’Ateneo di Roma Tor Vergata, anch’esso seguito a un (pur meno lungo e rovinoso) periodo di abbandono, che ne ha visto l’inserimento a pieno titolo nel circuito culturale internazionale – in quello __________________________________________________________________________________________________ Edizione n° 12 – dicembre‘06-gennaio‘07 pag.10 di 32 Il Mondragone ___________________________________________________________________________________________________ che può essere considerato un potenziamento e un ampliamento della funzione formativa della fase “gesuita” – e consistenti interventi di ristrutturazione e restauro, pur lungi dal concludersi e condotti (negli anni, anzi ormai nei decenni) con intenti, ed esiti, di alterno livello. A ciascuna delle prime quattro fasi sono stati dedicati specifici studi e ricerche che hanno arricchito il valore di testimonianza della Villa Mondragone e il suo peso nella pubblica coscienza; anche se, com’è naturale, da maggior tempo e da più Autori sono state affrontate le prime tre fasi e anzi, per quanto riguarda molti testi divulgativi, soprattutto la seconda e la terza, cioè quelle legate alla vita estiva della corte pontificia, che vi si svolse prima “ufficiosamente”, grazie all’amicizia di Marco Sitico Altemps con Gregorio XIII, poi “ufficialmente”, come dimora del papa Borghese, Paolo V. A interessarci, qui, sono tuttavia le monografie di studiosi scientificamente qualificati, che – oltre a basarsi su ricerche svolte sul campo, negli archivi e nelle biblioteche con i metodi delle discipline specificamente mirate alla conoscenza e documentazione di un monumento storico stratificato (l’archeologia, la storia dell’arte e la storia dell’architettura e del paesaggio, il rilevamento) – siano specificamente dedicate alla Villa; per questo motivo tralasciamo di esaminare anche alcune opere metodologicamente valide e apportatrici di notizie interessanti, come quello celeberrimo sulla Campagna Romana di Giuseppe (e Francesco) Tomassetti, dei primi anni del Novecento. Da questo punto di vista, uno dei più rilevanti contributi alla conoscenza storico-critica del sito di Mondragone concerne dettagliatamente la prima fase (oltre alla seconda e alla terza) e – a conferma di quanto dicevamo sull’interrelazione tra la stratificazione storica e quella degli studi – ci proviene dalla quarta (quella del Nobile Collegio) e ne è anzi frutto e testimonianza tra le più qualificate. Ci riferiamo, naturalmente, all’opera del padre Felice Grossi Gondi S.J., archeologo e studioso di altissimo livello oltre che tra i più qualificati protagonisti della storia educativa del collegio. Il volume Le Ville Tuscolane nell’epoca classica e dopo il Rinascimento. La Villa dei Quintili e la Villa di Mondragone (Roma 1901) rappresenta il coronamento delle ricerche condotte in proposito (anche con precedenti pubblicazioni) dall’insigne studioso gesuita, costituendo a tutt’oggi un riferimento bibliografico fondamentale per chiunque sia interessato al tema. Agli studi del padre Grossi Gondi si aggiunge, per la conoscenza storico-archeologica del sito, il molto più recente saggio di Giuseppina Ghini su La Villa dei Quintili a Monteporzio, in Archeologia Laziale VII (Quaderni del Centro di Studi per l’archeologia etrusco-italica, Roma 1987). Per la fase Altemps, tra gli studi di riferimento, oltre al volume di Grossi Gondi già citato, possiamo considerare quello curato da Matilde de Angelis d’Ossat, Tra Villa Mondragone e Palazzo Altemps (Roma 2003). Questa iniziativa editoriale ci fornisce un’ulteriore conferma della stratificazione incrociata tra fasi dell’edificio e ricerche storiche: essa, infatti, è stata ___________________________________________________________________________________________________ Edizione n° 12 –dicembre’06-gennaio’07 pag.11 di 32 Il Mondragone ___________________________________________________________________________________________________ promossa dall’Università degli Studi di Roma Tor Vergata (pur se la studiosa non opera direttamente presso questa struttura). Per la fase Borghese, i maggiori contributi specifici sono quelli di due storici dell’architettura dell’Università degli Studi di Roma La Sapienza, Laura Marcucci e Bruno Torresi, che hanno rivolto il loro interesse proprio alle ristrutturazioni del Vasanzio, precedentemente poco analizzate nel dettaglio. Opera della prima studiosa è il saggio su Villa Mondragone a Frascati, in “Quaderni dell’Istituto di Storia dell’Architettura”, s. XXVII, fasc. 169-174 del 1982 (Roma, 1983), mentre a entrambi, in collaborazione, è dovuto l’altro su Declino e rinascita di Villa Mondragone: progetti, restauri, trasformazioni, nei fasc. 8-10 (Roma 1987) della stessa pubblicazione periodica (sotto il titolo collettivo di Saggi in onore di Guglielmo De Angelis D’Ossat). In questo secondo studio è anche presa in analisi la quarta fase, con un esame della modifiche apportate nel 1929 che, all’apprezzabile ricerca documentale, unisce, tuttavia, qualche valutazione discutibile dovuta all’insufficiente approfondimento del confronto tra la situazione precedente e quella successiva all’intervento. È doverosa un’eccezione alla regola di esaminare soltanto i contributi specificamente dedicati alla Villa, a proposito del capitolo dedicato da Laura Tarditi nel volume Villa e Paese, dimore nobili del Tuscolo e di Marino, edito come catalogo della mostra organizzata nel 1980 dalla Soprintendenza e curato da Almamaria Tantillo Mignosi. Questo saggio ha infatti contribuito in modo fondamentale a chiarire e approfondire molti aspetti specifici dei diversi apparati pittorici costituiti dagli affreschi realizzati nelle fasi Altemps e Borghese, sintetizzando anche, con efficacia, quello che era all’epoca lo stato delle conoscenze sulle diverse fasi edificatorie. L’analisi specifica del quarto periodo, quello del Nobile Collegio, è stata affrontata soltanto in tempi più recenti e, di conseguenza, offre un esempio del raccordo, cui già abbiamo sopra accennato, tra la Villa quale struttura dell’Ateneo di Tor Vergata e le ricerche storiche promosse, al riguardo, nell’ambito dello stesso Ateneo. Un precedente a tali studi è tuttavia dovuto alla stessa Associazione Ex Alunni, con il volume di Enrico Fiorelli ed Enrico Giacobazzi Fulcini, Nobile Collegio di Mondragone 1865 – 1953 (Roma 1995): volume che, a una serie di utili stralci dal difficilmente reperibile volume del padre Grossi Gondi, unisce il pregio di essere il primo a riportare una serie di documentazioni specifiche (annuario) su docenti e allievi del collegio. Tra le successive pubblicazioni, spicca indubbiamente, per il pregio editoriale e lo stretto riferimento alla quasi secolare vita del collegio, la Villa spedita, catalogo dell’omonima mostra tenuta nel 2002. Curato dai prof. Diego Maestri e Rodolfo Maria Strollo, il volume, che illustra una serie di materiali appartenuti al collegio e una vasta collezione di __________________________________________________________________________________________________ Edizione n° 12 – dicembre‘06-gennaio‘07 pag.12 di 32 Il Mondragone ___________________________________________________________________________________________________ cartoline illustrate, molte delle quali rese disponibili dal prof. Franco Giannini (anch’egli operante presso l’Ateneo). Non v’è dubbio che questa opera resterà quale testimonianza storica della vita quotidiana della Villa in riferimento a questa particolare fase storica e quindi quale documentazione di ciò che il Nobile Collegio rappresentò per la società e la cultura (non solo italiane) dell’epoca. Al prof. Strollo è dovuto anche il volume Villa Mondragone tra scienza e conoscenza, voluto nel 2005 dal Preside della Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata – prof. Agostino La Bella – e dalla Provincia di Roma. Questa interessante pubblicazione evidenzia i numerosi nessi che la struttura, nei secoli, ha avuto con la ricerca scientifica e tecnologica, a partire dalla sua scelta come riferimento visivo per le dimostrazioni del cannocchiale di Galilei, attraverso una lunga serie di episodi (alcuni noti, come la riforma gregoriana del calendario, altri meno), sino all’attuale integrazione in una struttura di ricerca scientifica quale, appunto, l’Ateneo romano; integrazione che – peraltro – può essere considerata una continuazione e un ampliamento di un fenomeno già iniziato nella fase del Nobile Collegio. Al pregio del volume contribuisce la presenza di un’efficace sintesi cronologica e di un’ampia e accurata bibliografia. Lo stesso prof. Strollo ha approfondito e ampliato i suoi studi in proposito dedicando alla Villa Mondragone – e in particolare a quella che abbiamo identificato come la sua quarta fase storica – una serie di approfondite ricerche, in parte uscite su periodici scientifici (ad esempio il n. 23, settembre 2002, del Boletin de Arte del Dipartimento di Storia dell’Arte dell’Università di Malaga), ma soprattutto pubblicate nella Collana di Studi e Ricerche per il Disegno dell’Architettura e dell’Ambiente che il professore cura per l’editrice romana Aracne. Specificamente dedicato all’analisi della Villa Mondragone, con dettagliati riferimenti alla fase del collegio, è il saggio contenuto nel terzo volume della Collana, Disegno e conoscenza: contributi per la storia e l’architettura (Roma 2006). Il titolo, Un caso di rilievo filologico: il Piazzale Maggiore di Villa Mondragone, si riferisce all’aspetto di maggiore approfondimento del contributo in relazione al tema complessivo del volume, ma risulta alquanto riduttivo rispetto all’ampiezza degli argomenti affrontati, che analizzano le vicende dell’edificio dagli ultimi anni della proprietà Borghese, attraverso il passaggio ai Gesuiti, sino a tutto l’arco temporale della “quarta fase” e a sfiorare le vicende più recenti. Sostanziose anticipazioni dello specifico tema erano, comunque, già state inserite dall’Autore nel secondo volume della stessa Collana, Architettura e ambiente: casi di studio (Roma 2004), la cui copertina reca un acquerello del prof. Maestri raffigurante il Viale dei Cipressi e il Barco visti dal Terrazzone. Nel saggio, ivi compreso, Il Complesso delle Ville Tuscolane: considerazioni sulle fasi evolutive venivano sviluppate, infatti, numerose considerazioni specifiche sulle diverse fasi di modifica della nostra Villa e, in particolare, riferimenti (anche grafici) a quello che è poi diventato il tema specifico del terzo saggio: gli ampliamenti realizzati nel 1929 dall’arch. Clemente Busiri Vici per la funzionalità del collegio con specifica attenzione alla facies della grande corte detta Piazzale Maggiore. Claudio Baldoni, architetto, si occupa in particolare di temi relativi alla conoscenza e alla conservazione del Patrimonio architettonico nonché alla Rappresentazione grafica e alla relativa didattica. Presso l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata è dottorando nel XXI Ciclo in Ingegneria edile sul tema Architettura e Costruzione; collabora con il corso di Rilievo dell’architettura del prof. Strollo nella Facoltà di Ingegneria nonché con la ScuolaIaD (Istruzione a distanza) per il Corso di Laurea Edu (Scienze dell’Educazione in una società multiculturale) e per il Corso Master di primo livello RAP (Le discipline della rappresentazione nel processo educativo) ___________________________________________________________________________________________________ Edizione n° 12 –dicembre’06-gennaio’07 pag.13 di 32 Il Mondragone ___________________________________________________________________________________________________ RICORDO DI UN COMPAGNO DI CAMERATA Alessandro Baicoianu Lo storico annuncio della chiusura del Collegio apparve su l’ultimo numero del nostro giornale “IL MONDRAGONE”, datato maggio-giugno 1953. La notizia colpì tutti, come un fulmine a ciel sereno. Ma in particolare modo colpì quelle classi di alcuni di quell’ultimo anno che non avevano ancora completato (o appena iniziato) il loro corso di studi e di formazione. Queste generazioni, alle quali apparteneva anche il sottoscritto, subirono un vero shock. Un senso di smarrimento unito ad incertezza per il proprio avvenire scolastico prese la maggior parte di noi. Oltre al dispiacere per l’allontanamento da un luogo divenuto ormai centro di tanti motivi di affezione. La girandola dei sentimenti che in quei giorni di grande confusione si affollavano nelle nostre menti e nei nostri cuori, venne descritta, con sincera partecipazione, da uno di noi a nome di tutti. L’articolo, del titolo “Insieme, per l’ultima volta”, apparve in quella stessa copia de’ “Il Mondragone” di seguito all’annuncio della chiusura. L’autore esprimeva tutto il suo sconforto per quella drastica decisione ma non cedeva alla rassegnazione, perché convinto che lo “spirito di Mondragone” avrebbe prevalso. E tutta la storia della nostra Associazione di Ex-alunni, dalla chiusura del Collegio sino ad oggi, è la chiara conferma. Quel nostro compagno era uno dei migliori allievi del Collegio. Uno studente intelligente e studioso dotato di una preparazione letteraria assai elevata per un ragazzo della sua età. Di carattere socievole ed allegro, si distingueva per generosità e correttezza. Si chiamava Alessandro BAICOIANU. Di origine rumena, aveva quindici anni e frequentava il V° Ginnasio. Eravamo insieme nella Camerata dei Mezzani. Abbiamo saputo della scomparsa, avvenuta in Svizzera lo scorso anno, solamente da pochi giorni. Non eravamo più riusciti ad incontrarlo dopo la chiusura del Collegio. Negli anni scorsi abbiamo tentato tante volte di rintracciarlo, ma invano. Ci siamo andati a rileggere quel breve articolo sull’ultima copia de’ “Il Mondragone” del 1953, provando le stesse emozioni che seppe trasmetterci allora. Così abbiamo pensato di onorare la sua memoria riproponendo a tutti i nostri compagni la lettura di quel brano, che meglio segna la parola fine alla lunga storia del nostro Collegio. Grazie Alessandro! Giuseppe Moroni Fiori ( in collegio dal 1948 al 1953 ) Insieme, per l'ultima volta Erano le 6,30. Tornavo dalla guardaroba lungo il corridoio adiacente al cinema. Nel silenzio il rumore dei miei passi risuonava contro le vaste pareti perdendosi in lontananza come un'eco. Nella semioscurità la mia ombra sì rifletteva contro i muri bianchi assumendo forme bizzarre. __________________________________________________________________________________________________ Edizione n° 12 – dicembre‘06-gennaio‘07 pag.14 di 32 Il Mondragone ___________________________________________________________________________________________________ Mi sedetti su una panchina e cominciai a riflettete. Era proprio vero? Non era dunque un sogno? Era dunque possibile che io non dovessi più rivedere questo immenso edificio che per cinque anni mi aveva accolto tra le sue mura? Non avrei più rivisto gli studi, le aule, i refettori, le sale, i corridoi, la panchina stessa sulla quale sedevo? Mondragone sarebbe morto. Pensavo. E ad un tratto vidi sfilare un gruppo di convittori davanti a me. Non erano convittori qualunque, erano quelli della mia camerata, i compagni con i quali avevo trascorso cinque anni di vita collettiva, interrotta dalle brevi vacanze, al ritorno delle quali ci sentivamo ancor più uniti. Uno per uno sfilarono davanti a me. A ciascuno avrei voluto dire quel che sentivo. Ognuno di loro aveva lasciato una impronta sul mio carattere, ed io avevo lasciato un'impronta sul carattere di ciascuno. I loro nomi? Inutile citarli. Facevano parte dell'anima del Collegio come una cosa sola. Ed in mezzo ad essi vidi un Padre. Cercai di riconoscerlo, ma mi fu impossibile ricordarlo, e ad un tratto capii: non era questo o quel superiore, questo o quel prefetto. Era la personificazione di tutti i prefetti, di tutti i superiori, di tutti i professori che per cinque anni mi avevano guidato con la loro instancabile attività, coi loro paterni insegnamenti. Volli alzarmi, dire a questo Padre tutta la riconoscenza che sentivo per lui, tutta la gratitudine che provavo per ciò che aveva fatto per me. Ma la voce mi mancò: mi accorsi che era un'impresa troppo ardua esprimere a voce ciò che sentiva il cuore. Chiusi gli occhi. Quando li riapersi l'immagine era svanita. Guardai l'orologio. Era tardi. Mi alzai e mi avviai verso le scale. Sorridevo perchè avevo capito, perché avevo trovato la risposta alla mia domanda: no, Mondragone non era, non sarebbe morto: sarebbe stato vivo nel nostro cuore, anche dopo la separazione. Alessandro Baicoianu (in Collegio dal 1948 al 1953) Articolo tratto da: IL MONDRAGONE edizione del maggio-giugno 1953, l’ultima pubblicazione del Collegio. L’ultima Vª Ginnasio 1952-1953 Da sinistra in alto: Giuseppe Carafa, Giulio Taticchi, Vittorio Spadorcia, Alessandro Lante della Rovere, Kosro Pakrevan e Giuseppe Ruini. Giuseppe Cannizzo, Gaetano Arciuli, Gianbernardo Benigni, Giuseppe Moroni Fiori, il Prof. Oscar Cupini, Gian Alberto D’Ammassa Matteo Maciocco, Alessio Rebecchini e in basso Filippo Mazzonis. ___________________________________________________________________________________________________ Edizione n° 12 –dicembre’06-gennaio’07 pag.15 di 32 Il Mondragone ___________________________________________________________________________________________________ CONVITTORI FAMOSI Il Conte MARIO DI CARPEGNA ( 1856 – 1924 ) Il testo è stato tratto anche dal libro: “Uomini per gli altri” di Padre Vito Bondani S.J. Nacque a Roma il 19 Agosto 1856. Nel 1866 entrò nel Collegio di Mondragone aperto appena nel 1865. Nel 1867 fu Congregato mariano. Dopo il corso degli studi medi superiori compiuto nello stesso Collegio iniziò di studi di Diritto alla Sapienza di Roma e qui si laureò. Conseguita la laurea con ardore giovanile si dedicò alla vita pubblica secondo le direttive delle S. Sede. Dopo la grande guerra tutte le sue preoccupazioni furono mettersi al servizio della S. Sede e lavorare nel campo dell'Azione Cattolica. Per lo straordinario prestigio della sua attività fu eletto Presidente dell'Unione Internazionale delle Opere Cattoliche con sede a Parigi. Così nacque lo Scoutismo con norme ben determinate, con una promessa dove primeggiava il nome di Dio. Anche il governo italiano prese in sostanza questo modo di educare, ma essendo di spirito liberal-massonico dalla promessa espulse il nome di Dio. Mario di Carpegna si accorse di questa grave carenza e pensò non solo a prendere questo modo di educare i giovinetti ma lo arricchì dello spirito cristiano nella educazione della mente, nel fervore dello spirito mediante una vita modellata sul Vangelo, nella pratica dei sacramenti che danno e accrescono la grazia. Ebbe frequenti contatti col fondatore Baden-Power e soprattutto informava del suo lavoro il Papa Benedetto XV mentre procurava di estendere dovunque la sua attività in Italia e all'estero, in Europa e negli altri continenti. Benedetto XV Nato a Genova 1854 – morto a Roma 1922 Papa dal 3 settembre 1914 al 22 gennaio 1922 Il ramo che in questo campo lo attrasse fu quello dello Scoutismo. L’inglese Baden-Power che era stato ufficiale nell’Esercito della Gran Bretagna nella guerra contro i Boeri in Africa colse nell’attività dei piccoli Boeri in favore del loro esercito il carisma di quello che fu poi lo Scoutismo. Con le piccole prestazioni, con i piccoli sacrifici proporzionati all'età, educare i ragazzi, i giovanetti a fare opere di servizio a bene degli altri. Sorsero così i Capi-Scouts e con 1'approvazione del Papa ebbe origine l'Ufficio Internazionale Scoutistico Cattolico e Mario di Carpegna ne fu eletto Presidente. Si deve dire pertanto che Lui fu il fondatore dello Scoutismo Cattolico nel mondo. E nel 1925 durante il giubileo indetto dal Papa Pio XI gli Scouts cattolici di tutto il mondo fecero il __________________________________________________________________________________________________ Edizione n° 12 – dicembre‘06-gennaio‘07 pag.16 di 32 Il Mondragone ___________________________________________________________________________________________________ loro pellegrinaggio. Piazza S. Pietro rigurgitava della massa di questi giovani esuberanti di vita in un fervore ardente di pietà. Cenni storico sullo scoutismo italiano dal 1910 al 1953. 1899 - L'idea di costituire un movimento giovanile che sfruttasse a scopo educativo la tendenza dei ragazzi all'avventura, venne a Sir (Robert Stepheson Smyth) Baden Powell ( 1875-1941 ) durante la guerra anglo-boera nella difesa di Mafeking: un corpo di cadetti presi tra i ragazzi presenti nella cittadella servi' da portaordini e in altre.necessita'.pratiche. Sir Baden Powell penso' fin d'allora di fondare un movimento di giovani nel quale fossero sviluppate le qualita' dell'esploratore. 1907 - Tornato in patria scrisse " Scoutismo per ragazzi " in modesti fascicoli bimestrali in cui vengono esposti gli elementi basilari del nascente movimento. I fascicoli vanno a ruba in breve tempo e si deve ricorrere a una ristampa. Nella isola di Brownsea, con 20 ragazzi, avviene la prima esperienza concreta di campo scout. Italia 1910 - Il movimento Scout valica i confini del Regno Unito e si sviluppa nel mondo; prima in Cile, poi in Francia, in Scandinavia e negli Stati Uniti. E anche in Italia cominciano a fiorire i primi gruppi: a Bagni di Lucca un baronetto inglese, Sir Francis Fletcher Vane, istituisce la prima squadra di esploratori. A Genova un'associazione giovanile "Le Gioiose" fondata nel 1905 dal Prof. Mario Mazza, dopo aver conosciuto lo scoutismo, ne accetta i principi e costituisce l'associazione Ragazzi Esploratori Italiani(R.E.I). Fu scelto come distintivo un giglio scolpito nell'arco della cappella dei Lanaioli nella chiesa di Santo Agostino a Genova. 1912 - Il Dottor Carlo Colombo, docente di Terapia all'Università di Roma, che aveva istituito un corpo di Giovani Esploratori Italiani ( G.E.I ), si unisce alla associazione R.E.I. 1915 - Bufera nella R.E.I. Il problema se l'associazione debba essere o meno confessionale non trova una soluzione comune. si va verso la scissione, nascono così una associazione confessionale ( Associazione Scout Cattolici Italiani - A.S.C.I ) ed una aconfessionale ( Corpo Nazionale Giovani Esploratori Italiani - C.N.G.E.I ). 1916- Nella prima riunione dell'ASCI , il 1 febbraio, viene nominato commissario il conte Mario di Carpegna e nel giugno dello stesso anno Benedetto IV° approva l'Associazione e nomina il P. Giuseppe Gianfranceschi assistente EcclesiasticoACentrale. Intanto dalla mente di Baden Powell nascono i lupetti. 1917 - Fondazione del primo Reparto scout cattolico della Regione Emilia , il Bologna 1 1918A-ANasconoAiARovers. 1920 - Passata la Prima Guerra Mondiale, viene indetto il primo raduno mondiale " Jamboree ", che si ripeterà ogni 4 anni per fare esperienza di fraternità scout. Il conte di Carpegna partecipa come rappresentante dell'Italia alla prima Conferenza Internazionale che ___________________________________________________________________________________________________ Edizione n° 12 –dicembre’06-gennaio’07 pag.17 di 32 Il Mondragone ___________________________________________________________________________________________________ si tiene a Londra e di cui percio' risulta fondatore, massimo titolo dello scoutismo internazionale. 1921 - Viene organizzato in Val Fondillo, nel parco d'Abruzzo, il primo campoNazionale. 1924 - Muore il conte Mario di Carpegna. 1926 - Si costituisce l'opera nazionale Balilla e per il movimento Scout si profilano tempi duri. 1928 - Con un decreto del 9 aprile vengono soppresse definitivamente le unita' scout in Italia, sia appartenenti all'ASCI che al CNGEI. Comincia cosi' la " GIUNGLA SILENTE ", cioe' il perdurare di unita' clandestine, alcune delle quali ebbero il coraggio di restare fino alla liberazione diventando, negli ultimi anni, luoghi di resistenza attiva. " LE AQUILE RANDAGE " dell'ASCI a Milano, " IL LUPERCALE " a Roma, che riuniva i capi del CNGEI, " I LUPI ", " LE AQUILE ", e " I GALLI " a Roma. Tutti gli scouts italiani cominciarono a riunirsi per il ritrovo della Promessa nel giorno di San Giorgio e alcuni di essi poterono partecipare a qualche campo o raduno scouts in Francia o in Svizzera. Le Aquile Randage furono presenti anche a tutti i Jamboree. 1941 - L'8 gennaio Sir Baden Powell muore in Kenya , mentre la guerra dilaga in tutto il mondo. 1943 - Caduto il Fascismo risorgono in Italia le varie unita' scout , per opera dei " Vecchi Scout " di un tempo, ma subito l'occupazione tedesca ti obbliga a rientrare nella clandestinita' e a bloccare l'azione.di.sviluppo. Intanto in agosto inizia lo scoutismo femminile cattolico: Giuliana di Carpegna e Josette Lupinacci pensano di offrire alle ragazze italiane l'idea.scout. Nasce cosi' il guidismo, senza nessun legame, allora, con la gia' iniziata esperienza dell' UNGEI, il ramo femminile del Corpo Nazionale. Il 26 dicembre dello stesso anno, nelle Catacombe di Priscilla a Roma , ebbe luogo la promessa del primo gruppo di Guide. 1945 - Anche le due associazioni femminili stipulano una convenzione e nasce la F.I.G.E. ( Federazione Italiana Guide Esploratrici ). 1944 - Mentre Pio XII° approva il Guidismo, l'ASCI e la GEI stipulano la convenzione per la formazione della Federazione Esploratori Italiani ( F.E.I.) 1946 - La FEI ottiene il riconoscimento ufficiale da parte del Bureau International. 1948 - La FIGE diviene membro a pieno diritto dell'Associazione Mondiale delle Guide. 1953 - Si costituisce il M.A.S.C.I. (Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani). Il testo: “Cenni storici sullo scoutismo italiano” è stato preso da internet. www.gigilander.libero.it/gruppo/asci_storia.html UN NOBILE EDUCATORE SCOUT “Mario di Carpegna, nobile romano di una famiglia originaria del Montefeltro (Pesaro) si può considerare il vero fondatore dello scautismo cattolico mondiale.” Così dice il gesuita P. Selvaggi sulla rivista “Verbum” della università Cattolica di Rio de Janeiro (marzo 1957 pag. 36). “Dalla storia si apprende che il conte è stato un educatore di notevole spessore sia per la testimonianza personale che per le idee introdotte. “A quasi 60 anni questo patrizio romano dai capelli ormai candidi si lancia con l’entusiasmo di un giovanotto nella nuova impresa (di fondare lo scoutismo cattolico in Italia).” (Mario Sica - Storia dello scautismo in Italia, pag.73). Mario di Carpegna ha dato il “LA” allo scautismo italiano aiutandolo ad elaborare una delle più significative proposte pedagogiche. A Carpegna (Pesaro), nel parco delle Querce, c’è il monumento al conte Mario di Carpegna che consta di un busto ( vedi prima foto ), una grande scultura dell’Italia e del mondo, opera dell’artista Umberto Corsucci di Monteflore Conca. __________________________________________________________________________________________________ Edizione n° 12 – dicembre‘06-gennaio‘07 pag.18 di 32 Il Mondragone ___________________________________________________________________________________________________ CONFERENZA del Molto Rev.mo P. PETER-HANS KOLVENBACH S.I. tenuta a Rio de Janeiro Martedì 26 Settembre 2006 Il Molto Rev.mo P.Peter-Hans Kolvenbach S.I. ha tenuto una conferenza nell’ambito del Seminario Internazionale tenutosi a Rio de Janeiro presso la Pontificia Università Cattolica sul tema: La globalizzazione ed i Gesuiti; origini, storia ed effetti. Questo campus si è svolto in occasione della proclamazione dell’Anno Giubilare dei Gesuiti 2006 che commemora tre date importanti: i 450 anni dalla morte di San Ignazio, i 500 anni dalla nascita di San Francesco Saverio ed i 500 anni dalla nascita del Beato Pietro Fabro. Col fondatore Sant’ Ignazio, San Franceso Saverio ed il Beato Pietro Fabro hanno partecipato alla fondazione della Compagnia di Gesù. L’intervento del Padre Generale è stato molto applaudito così come alcune risposte date alle interviste permesse alla fine della conferenza. In alcuni passi il M. Rev.mo P.Kolvenbach ha messo in rilievo l’importanza della funzione degli Ex-alunni della Compagnia, come si può constatare in occasione delle riunioni internazionali dove si manifesta la caratteristica educazione gesuitica che esprime idee, percorsi e responsabilità esplicitamente cristiane. Così, anche nell’ambiente universitario, si affronta naturalmente quel dialogo di vita e di azione e si condividono le umane preoccupazioni, riaffermando quello spirito religioso ricevuto che trasmette, riafferma e rispetta le proprie origini e le proprie tradizioni culturali. Per quanto riguarda coloro che hanno avuto modo di studiare e formarsi nei collegi dei gesuiti posso dire che da alcuni anni , lo stile delle associazioni di Ex-alunni, è cambiato. Nelle grande riunioni internazionali, si ascoltavano alcune conferenze e si celebrava l’evento secondo la cultura dei paesi dove si tenevano le riunioni. Oggi gli Ex-alunni comunicano tra loro quello che fanno nelle locali Associazioni, prendono iniziative spesso all’unisono con le scelte e le preoccupazioni dei gesuiti locali. Se in certi posti le Associazioni vengono in aiuto alle università ed ai collegi , dei quali sono i frutti, soprattutto per quanto riguarda l’educazione, in altri posti i progetti sono per aiuto ai poveri, soprattutto delle persone “ in movimento “, rifugiati ed immigrati, persone senza documenti e quelli che chiedono asilo. Il servizio ai rifugiati della Compagnia può fare molto in Africa grazie agli aiuti delle Associazioni Ex-alunni. Il bollettino della Federazione Internazionale fornisce una lista impressionante di ciò che le Associazioni fanno e di quello che possono fare. L’intesa con i gesuiti nella scelta di questi progetti è valida, ma in fondo, l’attività di una associazione dipende esclusivamente dal dinamismo dei suoi membri, gli Ex-alunni la cui educazione ignaziana li spinge, con questa formazione, non a guardare ai doni ricevuti, come fine a se stessi , ma a condividerli con altri, particolarmente con quelli ai quali il Signore vuole essere di aiuto, i poveri di ogni specie. Per quanto riguarda le attuali Università gesuitiche che si trovano nel mondo posso dire che la Compagnia di Gesù, fin dalla fondazione delle prime istituzioni educative nel secolo XVI, ha avuto sempre un’attenzione speciale per la persona che diventa studente. Già all’inizio del secolo XVII, il Padre Diego Ledesma menzionava quattro dimensioni di quest’attenzione personale per lo studente: dotarlo di una competenza pratica, abituarlo a ___________________________________________________________________________________________________ Edizione n° 12 –dicembre’06-gennaio’07 pag.19 di 32 Il Mondragone ___________________________________________________________________________________________________ considerare la sua professione come una responsabilità sociale e politica, abituarlo ad un discernimento critico ed analitico dei problemi che deve affrontare e fargli amare la propria fede, dal lato non della sua funzione e della sua vita, ma come fonte d’ispirazione e di convinzione di tutto il suo agire. Queste quattro caratteristiche dell’educazione gesuitica non hanno perso d’attualità. I gesuiti erano convinti che il modo migliore di aiutare e di cambiare il mondo è quello di formare le persone come tanti altri “ moltiplicatori” per questa impresa. A proposito dell’inserimento di una Università gesuitica in una economia di mercato dettata dalle esigenze di una società capitalista neoliberale che stiamo attualmente vivendo, posso dire che se l’Università vuole restare fedele alla sua vocazione, essa debba resistere alle logiche economiche e finanziarie che vorrebbero ridurla schiava del mercato. Senza dubbio, l’Università deve formare gli studenti al fine di renderli capaci di svolgere un lavoro professionale ed assumere una responsabilità che il mercato aspetta da loro, ma questa formazione non potrà mai limitarsi ad una programmazione solamente professionale e d’ufficio. Questo vorrebbe dire dimenticare che l’economia non esiste esclusivamente per rendere un lucro economico: l’economia esiste per il bene dell’umanità e la formazione intellettuale e tecnica non può, poi lasciare da parte la risposta dell’Università alla domanda: una economia, un mercato, perché e per chi ? Il guadagno finanziario, l’efficienza economica, il prodotto industriale hanno il loro posto in una economia sana, ma sempre in funzione dei valori che rendono questa economia umana ed a servizio dell’uomo. E questo è anche l’orientamento della Chiesa. Circa la condizione dell’istruzione superiore legata alla Compagnia di Gesù orientata alla valorizzazione della vita e dell’essere umano devo dire che è stata la 34° Congregazione Generale, che ha dibattuto questa questione, sotto l’ispirazione, che è sempre rimasta valida, della 32° Congregazione Generale . Sempre sulla linea di Sant’ Ignazio essa ha ricordato che, ogni atto sincero ispirato da Cristo, richiede una conversione personale continua e, per tutti , in un modo od un altro, un contatto concreto con i poveri di ogni genere e con la miseria. Poco importano le condizioni di vita od il ministero svolto, per accompagnare direttamente tutti quelli che soffrono e che il Signore ha posto sul nostro cammino. Dobbiamo poi essere sensibili e dare attenzione a tutti quelli con i quali stiamo o saremo in contatto, secondo le esigenze della carità evangelica assumendo la responsabilità sociale del Buon Samaritano. Dobbiamo partecipare a tutte le iniziative ed a tutte le mobilitazioni per la creazione di un ordine sociale più giusto in una “ civilizzazione di amore”,così come hanno detto i nostri pastori universali a partire da Paolo VI. In questi ultimi anni, questo movimento si sviluppa nella e con la Chiesa. Le parrocchie assumono responsabilità sociali. Gli Esercizi Spirituali sono volti alla diffusione dei dettami del Signore e, quando si visiti una delle università, collegi o scuole, i dirigenti sono capaci di dirvi che cosa facciano, nel programma di studi, o per attività extra-scolari, per concretizzare questa simbiosi con i poveri dalla quale parlava Sant’Ignazio. Il M.Rev. Padre Hans-Peter Kolvenbach S.I. Circa la globalizzazione devo dire che per un gesuita questa non debba assolutamente essere qualcosa di sconcertante. Anche se Sant’Ignazio non impiega gli stessi termini , lui voleva che, seguendo il mistero __________________________________________________________________________________________________ Edizione n° 12 – dicembre‘06-gennaio‘07 pag.20 di 32 Il Mondragone ___________________________________________________________________________________________________ dell’ Incarnazione, la Compagnia pensasse “ mondialmente “ e lavorasse “localmente“. Lo spirito di un gesuita deve sempre muoversi verso l’universale e stare concretamente disponibile per servire, in ogni parte del mondo, dove la mancanza di apostolato cattolico sia maggiore. Egli deve inserirsi sul territorio, apprenderne la lingua e le colture locali. Essere aperto all’universale, vedendone i lati positivi ed evitare quelli che potrebbero manifestarsi negativi e, allo stesso tempo, lavorare sul posto, senza limitarsi solo a quello ed è ciò che Sant’Ignazio vedeva come ideale anche per noi. Per quanto riguarda il corpo docente è necessario in primo luogo e nei termini possibili scegliere professori che non si contentino di trasmettere esclusivamente un sapere od un saper-fare, ma che trasmettano l’interesse agli studenti per i valori e la nozioni che la scienza come scienza deve affrontare con la sua applicazione nella vita e nella pratica. Nessuna scienza è neutra. Se in altri tempi la teologia e la filosofia e, più tardi le scienze umanistiche, prendevano posizione di fronte ai problemi posti dall’etica umana, ai giorni nostri tutte le scienze dette esatte sono implicate in discussioni sopra la bioetica , l ‘ambiente, e la giustizia sociale. L’ideale è invitare professori che non si cristallizzino nelle loro specializzazioni scientifiche e tecniche, ma, con tutto il rispetto che la libertà accademica impone e propone, vogliano scambiare con i loro colleghi i valori e le esigenze morali insite nelle loro materie, così che, in seguito, gli studenti possano trarne profitto per il loro lavoro e per le loro future responsabilità. Ed è la direzione dell’università e delle facoltà che ha la responsabilità di organizzare questi scambi interdisciplinari. E’ ben conosciuto il modo col quale il P. Arrupe ha saputo rivolgere un appello, ai tre milioni e mezzo di studenti, che studiano in centinaia di università e nelle istituzioni educative della Compagnia, ad essere e diventare uomini e donne per gli altri, lottando così contro l’individualismo regnante. Per quanto riguarda le sfide della società contemporanea la Compagnia di Gesù non fa che riprendere quello che successe quando il padrone della vigna chiamò Ignazio ed i suoi “amici nel Signore” per continuare la sua missione tra gli uomini e le donne del nostro tempo, quelli e quelle che il Signore pose sul nostro cammino. Giovanni Paolo II ha interpretato chiaramente questa missione. Da una parte, si tratta di costruire il regno di Dio, liberando l’umanità dal male sotto tutte le sue forme, e, d’altra parte, di riconoscere e promuovere l’amorevolezza di Dio che è presente nella storia umana e che la trasforma. Conseguentemente , nella condotta delle nostre vite personali e di relazione, ed in tutti gli incarichi che svolgiamo- sia che si tratti di servizio pastorale,di lavoro universitario, di educazione, o di ministero spirituale noi dovremo vivere sempre in modo da tener presente la crescita di questo regno di Cristo, nel quale regneranno l’amore e la giustizia, e non il peccato e l’odio dell’uomo. E quello che ci da forza e ci ispira, è il fatto che portiamo questo dono di Cristo, con fedeltà e coraggio, ad un mondo che ne ha una terribile necessità per non distruggersi. *** Corrispondenza inviata alla Associazione Ex Alunni del Nobile Collegio MondragoneFrascati dall’Avv. Giorgio Trombetti ( in collegio dal 1947 al 1951 ) ___________________________________________________________________________________________________ Edizione n° 12 –dicembre’06-gennaio’07 pag.21 di 32 Il Mondragone ___________________________________________________________________________________________________ Pierantonio Tasca: il barone musicista ( Entrato in Collegio nel 1869 ) Foto: Stabilimento Giacomo Brogi Nel repertorio della stagione 2002-2003 del Theater Erfurt, in Germania, troviamo che in data 26 ottobre 2002 è stata data l’opera lirica in due atti “A Santa Lucia” di Pierantonio Tasca, un compositore quasi del tutto sconosciuto, se non ai musicologi, e non a tutti. Due righe appena, e con date inesatte, gli dedica l’Enciclopedia della Musica della Rizzoli (1974), dove è detto che in arte firmava D’Antony, quattro righe il Dizionario dei Siciliani illustri dell’editore palermitano Ciuni (1939), anche qui con inesattezze. Ma in Germania ancora oggi si danno opere di Tasca, nello stesso repertorio assieme ad opere di Wagner, Strauss, Mascagni, Prokofjew, Berlioz, Puccini, Verdi, ecc…, cioè assieme ai maggiori compositori europei. Si tratta, perciò, di un musicista, ritenuto all’estero di grande valore, ma ignorato da noi: cosa, questa, a cui ormai siamo assuefatti e non ci sorprende più di tanto. Eppure, tra la fine dell’ ‘800 e i primi del ‘900, Tasca godette di una sicura, certificata, fama europea. E noi sappiamo chi fu. Nato a Noto nel 1858 in una famiglia aristocratica (il padre, Gaetano Mastrogiovanni Tasca fu tra i massoni rivoluzionari del 1860), studiò nel Collegio Mondragone di Frascati, il più aristocratico Collegio d’Italia, gestito dai Gesuiti, e in musica studiò prima il trombone e poi il violino, assieme al principe Prospero Colonna (entrato in collegio nel 1866) e al principe Misciatelli, futuro vescovo. Il suo esordio avvenne nel 1885 al teatro “La Pergola” di Firenze, con l’opera “Bianca”, su libretto di Enrico Golisciani. Aveva 27 anni. Il successo di pubblico e di critica fu enorme. Sette anni dopo, nel 1892, al Kroll’s Theater di Berlino, ebbe la consacrazione europea con l’opera lirica in due atti “A Santa Lucia”, ancora su libretto di Golisciani e, come detto, ancora oggi essa viene rappresentata. Il grande successo si rinnovò nel 1897 ancora a Berlino, al Westus Theater con l’opera “Pergolesi”, su libretto di Eugenio Checchi. Tante altre opere scrisse Tasca, importanti e anche inedite, che non desidero enumerare, giacché mi preme invece parlare de “La Lupa”. Narrano le cronache che Verga e De Roberto, sulla scia del successo della mascagniana “Cavalleria Rusticana” (1890), intorno al 189394 lavorarono al libretto d’opera “La Lupa”, tratto dalla omonima novella, e proposero a Ricordi di trovare in tempi brevi un musicista che potesse musicarlo. Ricordi si rivolse a Puccini che in un primo momento accettò, ma poi rinunciò all’incarico perché il tema, privo di romanze, non si confaceva alla sua arte. Anche Mascagni, a quanto pare, rifiutò. Era quello il momento dei trionfi del giovane musicista netino che già coglieva allori all’estero e veniva considerato tra i più interessanti compositori del momento. Ritirato il libretto, Verga e De Roberto si rivolsero a Tasca, lo chiamarono, si incontrarono e il compositore accettò l’incarico di musicare “La Lupa”. Ne sono testimonianza le lettere di Verga a Tasca. Sei mesi dopo il libretto era musicato. Ma, come scrive il musicologo Alessandro Loreto, l’opera era nata sotto una cattiva stella. Alle iniziali difficoltà, si aggiunse anche l’ostracismo delle case Ricordi e Sonzogno nel limitare l’attività di Tasca, cosicché l’opera non si potè rappresentare. __________________________________________________________________________________________________ Edizione n° 12 – dicembre‘06-gennaio‘07 pag.22 di 32 Il Mondragone ___________________________________________________________________________________________________ L’occasione si presentò nel 1919 al Teatro Massimo di Palermo, dove fu messa in cartellone. Venne anche stampato il libretto. Ma qualche giorno prima, per incomprensioni con l’impresa, Tasca per tutelare la sua professionalità vietò la rappresentazione e non se ne fece nulla. Nel 1932 l’ing. Giantommaso Sallicano, fratello del Podestà, si improvvisò impresario e allestì a Noto un teatro all’aperto, chiamato “Littoriale”, col preciso intento di far mettere in scena l’opera del più che settantenne concittadino Tasca, ormai ai margini della vita musicale nazionale. Venne costruito un mastodontico teatro capace di 10.000 posti a sedere. Venne scritturato tutto il Teatro alla Scala di Milano col Maestro Franco Ghione direttore e concertatore, 100 professori d’orchestra, 100 coristi, 40 bandisti, 12 ballerine, 12 cantori. Alla “Lupa” venne affiancata l’”Aida” di Verdi: tre serate ciascuna, a giorni alterni. In rappresentanza del Governo, all’inaugurazione partecipò Ruggero Romano, sottosegretario alle Comunicazioni, il gerarca netino poi fucilato dai partigiani e appeso a piazzale Loreto con Mussolini. A leggere i giornali dell’epoca, fu un vero trionfo di pubblico e di critica; ma i giornali, si sa, erano già stati educati. Le cose invece andarono molto diversamente. La prima sera, il 21 agosto, il pubblico rimase deluso. L’opera apparve scarsamente teatrale, priva di romanze e di melodie, ridotta ad “un dialogo continuo e snervante”. Colpa non solo del libretto, che Tasca aveva cercato di modificare e di adattare, ma anche del grave errore di avervi affiancato l’Aida, per giunta con una messinscena spettacolare. Per la replica del 23 si vendettero pochissimi biglietti e l’impresario, per non addolorare Tasca e per riempire il teatro, consentì l’ingresso gratuito a moltissimi cittadini. Infine non si diede corso alla replica del 25, con grande turbamento del Maestro, e al posto della “Lupa” si diede ancora l’Aida. Sallicano ci rimise molto di “tasca”sua. Tasca morì a Noto il 12 giugno 1934 amareggiato e obliato. Con lui sparì l’ultimo epigono del verismo musicale italiano. Ai funerali, fatti a spese del Municipio, partecipò una gran folla di cittadini, ma anche personalità del mondo artistico e autorità politiche: circa 10.000 persone. In chiesa venne eseguita la “Messa di requiem” di Lorenzo Pelosi, mentre Carmelo Sgroi tenne la “laudatio funebris”. Al seguito del feretro la banda cittadina suonò la marcia funebre composta dallo stesso Maestro. da internet. http://www.ilvaldinoto.net/displayarticle28.html Composizioni scritte Da P. Tasca Bianca, opera in tre atti, data alla Pergola di Firenze nel 1884. A Santa Lucia, opera in tre atti data al Froll's Teater di Berlino nel 1892 con Gemma Bellincioni e Roberto Stagno. La stessa opera fu data al Teatro di Corte di Potsdam alla presenza di Guglielmo II. Pergolesi, operetta data a Napoli nel 1912. La Lupa, opera in tre atti dalla tragedia di G. Verga, su libretto di Fede-rico De Roberto, data a Noto nell'Agosto del 1932. Sette liriche per orchestra. Ave Maria, per canto e piano. Serenata, per orchestra. Alta quies, per violoncello e piano. Spasimo, per complesso d'archi. Meditazione, per orchestra. Elegia in morte di E. De Amicis, per orchestra. Eroe, canto di guerra per orchestra. Messa solenne, per orchestra e canto. Marcia funebre, per banda. Suite siciliana, per piano. Messa di Requeiem, per orchestra e coro. I vanniaturi, bozzetto per banda. La madre, opera in tre atti inedita. Scongiuro, opera in tre atti inedita. ====== Articolo inviato da: Enzo Papa , il 30 Aprile 2006 ___________________________________________________________________________________________________ Edizione n° 12 –dicembre’06-gennaio’07 pag.23 di 32 Il Mondragone ___________________________________________________________________________________________________ Laudatio del prof. Gianfranco Piva Preside della Facoltà di Agraria, per il conferimento della Laurea honoris causa in Qualità e sicurezza alimentare al Cavaliere del Lavoro Dottor Gennaro Auricchio ( Convittore nel Nobile Collegio Mondragone dal 1926 al 1930 ) "Il Cavaliere del Lavoro Dottor Gennaro Auricchio, che dal 1945 ha assunto responsabilità gestionali nella Gennaro Auricchio SpA, fondata dall'omonimo nonno, e dal 1992 è Presidente del Consiglio di Amministrazione, ha caratterizzato tutta la propria attività in relazione alla ferma convinzione della funzione sociale dell'attività imprenditoriale. Cosciente che alla base di ogni progresso sta il sapere, ha profuso le proprie energie per la promozione della ricerca scientifica, per la formazione dei giovani, per lo sviluppo e la creazione di strutture volte al trasferimento delle conoscenze e alla realizzazione di servizi per l'attività sociale, culturale e produttiva." Università del Sacro Cuore - Cremona 9 Giugno 2006 Con questa motivazione il Consiglio di Facoltà di Agraria ha ritenuto di conferire la Laurea honoris causa in Qualità e sicurezza alimentare al Cavaliere del Lavoro Dottor Gennaro Auricchio. Gennaro Auricchio nasce a Collecchio (PR) il 4 ottobre 1914 da una famiglia che già nel 1877 a San Giuseppe Vesuviano (NA) aveva fondato - nella persona del nonno Gennaro Auricchio - una società di produzione di formaggi. Gennaro Auricchio studia a Frascati, nel collegio Mondragone, dai Gesuiti, ai quali dichiara di dovere molto della propria educazione e formazione umana. Nel 1940 si laurea in Economia e commercio all'Università degli Studi di Napoli. Per una benevola coincidenza la data di conferimento di quella Laurea è il 9 giugno, proprio come oggi avviene per la Laurea “honoris causa” in Qualità e sicurezza alimentare a tanti anni di distanza. Gli Auricchio, grazie al "caglio speciale" o, come si diceva, al "segreto" di don Gennaro, che dà al Provolone AURICCHIO il suo sapore unico al mondo, ben presto si impongono sul mercato e, sul finire dell'Ottocento, il cognome dei produttori diventa sinonimo del formaggio stesso, creando nel consumatore uno stretto legame tra marca e qualità del prodotto. La lavorazione, agli inizi, non avveniva in un unico stabilimento, perché, per ovvi problemi di trasporto, il latte doveva essere trattato quasi sul posto di produzione. Ma ben presto, per fronteggiare le crescenti richieste del mercato, si doveva aumentare la produzione: il latte locale era scarso e per questo motivo uno dei figli impegnati nell'attività patema, Antonio, alla fine dell'Ottocento approda a Cremona, dove trova una zona fertile e ricca di bovine da latte. Con atto del 19/07/1944 Gennaro Auricchio viene nominato curatore speciale della società, mentre nel maggio 1945 Gennaro Auricchio viene nominato procuratore generale per la filiale di Cremona. Sin dai primi anni di vita dell'azienda si opera sia nell'area campana sia in quella cremonese, ma è con atto del 31/03/1949 che la sede legale ed amministrativa dell'Auricchio, ormai divenuta società per azioni, viene trasferita da Roma a Cremona, mentre a San Giuseppe Vesuviano la struttura aziendale diviene una filiale. Già all'inizio dell'esperienza cremonese si procede a sostituire la lavorazione in caseifici terzi con l'acquisto di caseifici e quindi con la lavorazione in proprio. Gennaro Auricchio continuerà in tutti questi anni a ricoprire la carica di consigliere di amministrazione, con l'attribuzione dei relativi poteri fino al 21/12/92, data in cui verrà nominato Presidente del Consiglio di Amministrazione, carica questa che riveste tuttora. Nel 1976 la maggior parte della produzione si __________________________________________________________________________________________________ Edizione n° 12 – dicembre‘06-gennaio‘07 pag.24 di 32 Il Mondragone ___________________________________________________________________________________________________ concentra nel modernissimo stabilimento di Pieve San Giacomo, alle porte di Cremona, dove entrano giornalmente millecinquecento quintali dì latte "calco", come ama sottolineare con orgoglio Gennaro Auricchio per significare che l'approvvigionamento di latte giunge da allevamenti che sono al massimo entro un raggio di 100 km. Dal 1979 Auricchio è presente sul territorio nord americano, inizialmente con una produzione propria, successivamente tramite un rapporto di jointventure (licenza di marchio) grazie al quale viene realizzata una produzione di provolone in linea con il gusto del consumatore statunitense. Oggi l'azienda è presente sul mercato degli USA sia con il provolone Auricchio, esportato dall'Italia, sia con la linea di "Auricchio Americano", prodotto negli Stati Uniti per soddisfare le differenti esigenze dei consumatori americani. Un evento di portata storica avviene nel 1992. Di fronte alle avvisaglie della crisi economica e allettata dalla generosa offerta di una multinazionale straniera, una parte della proprietà mette in vendita il 50a/o dell'azienda. Gennaro Auricchio, nipote dell'omonimo fondatore, con l'aiuto dei figli Antonio, Gian Domenico e Alberto, rileva le azioni in vendita e ricompone la proprietà in un unico nucleo familiare, come era nel lontano 1877. Da questo evento, parte il nuovo rilancio dell'Auricchio. In poco meno di quattro anni, l'Auricchio si rinnova e si ingrandisce. Nel maggio 1993 acquisisce l'azienda Ceccardi di Reggio Emilia. Nel corso del 1994 potenzia e rinnova un reparto di produzione nella nuovissima struttura di Somma Vesuviana, dove nel 1986 si era trasferita la filiale napoletana, rilanciando così l'arte della lavorazione del provolone Auricchio nei luoghi ove era nata più di cento anni prima. Infine, nell'autunno 1994, viene rídisegnato il lay-out e vengono modernizzati gli impianti dello stabilimento produttivo di Pieve San Giacomo, una struttura unica nel settore. Nel settembre del 1996 viene inaugurato un concentratore di siero all'avanguardia in Europa. I residui dei processi di lavorazione vengono così trattati nel pieno rispetto dell'ambiente, rigenerati e destinati all'industria farmaceutica. La Gennaro Auricchio S.p.A. è tra le prime industrie alimentari al mondo a gestire una produzione eco-compatibile. Nel 1997 1'Auricchio acquisisce dalla Nestlè Italiana la divisione prodotti ovini della Locatelli, costituita dagli stabilimenti di Cisterna di Latina e di Macomer (Nuoro). Questo importante investimento permette all'Auricchio di portare al suo interno tutto il ciclo di lavorazione del latte ovino, diventando un'azienda casearia completa con una gamma di formaggi unica sul mercato. Inoltre 1'AURICCHIO acquisisce il marchio Locatelli per gli Stati Uniti, leader in quel mercato del Pecorino Romano e delle caciotte: alla leadership americana nel provolone si aggiunge il primato nei formaggi di latte ovino. Il figlio Gian Domenico ricorda un aneddoto. "Quando si è concretizzata l'opportunità di acquisire il marchio Locatelli per gli Stati Uniti, abbiamo telefonato a nostro padre, che si trovava all'Isola d'Elba per un breve periodo di vacanza. Dopo poche ore era già su un piccolo aereo noleggiato per raggiungere Cremona e sottoscrivere il contratto. Questo è mio padre." Nasce un nuovo marchio "Riserva Esclusiva Gennaro Auricchio", un sigillo di qualità superiore. La figura di Gennaro Auricchio - che fin dal 1940 si è impegnato direttamente con responsabilità gestionali nella società - emerge dunque come quella di un imprenditore moderno e dinamico che ha contribuito allo sviluppo della sua azienda, operando una serie di scelte gestionali che hanno fatto della Gennaro Auricchio S.p.A. una realtà economica di successo in grado di garantire un elevato numero di posti di lavoro, in particolare in provincia di Cremona. Tra le numerose onorificenze e gli svariati premi, un posto di assoluto rilievo spetta alla nomina di Cavaliere del Lavoro conferitagli dal Presidente Carlo Azelio Ciampi nel 2001. Gennaro Auricchio, oltre a capacità professionali di assoluto rilievo, possiede doti umane che gli hanno procurato stima e simpatia da parte di collaboratori e dipendenti. Rappresenta dunque una realtà aziendale e una storia estremamente significative per Cremona, anche a livello culturale e sociale. Per tutto questo la Facoltà di Agraria dell'Università Cattolica del Sacro Cuore è lieta di conferire al Cavaliere del Lavoro Dottor Gennaro Auricchio la Laurea honoris causa in Qualità e sicurezza alimentare. Al Dottor Gennaro Auricchio esprimo i più sentiti apprezzamenti miei personali e di tutti i colleghi della Facoltà. Intervento di ringraziamento del Cav. Dott. Gennaro Auricchio Desidero anzitutto ringraziare il Magnifico Rettore, il Preside e l'intera Facoltà per questa ___________________________________________________________________________________________________ Edizione n° 12 –dicembre’06-gennaio’07 pag.25 di 32 Il Mondragone ___________________________________________________________________________________________________ importante onorificenza che oggi, qui, mi viene conferita. Il Professor Piva vi ha già illustrato il mio percorso professionale che in qualche modo ha seguito l'affermarsi e la crescita della nostra azienda. So che non dovrei essere io a dirlo, ma sono particolarmente orgoglioso della motivazione in base alla quale mi viene conferita questa laurea “honoris causa” in quanto sin dagli inizi del mio impegno in azienda, qualità e controlli delle materie prime e dei formaggi sono sempre stati per me i principali obiettivi da conseguire, mantenere e fare in modo di tramandare ai miei figli e alle generazioni future. Qualità e sicurezza alimentare sono alla base delle ricette dei prodotti Auricchio, ricette che ci tramandiamo da 130 anni e che ci hanno permesso di ottenere la fiducia dei consumatori. Come dicevo, sin dall'inizio della mia attività sono sempre stato particolarmente attento alle materie prime utilizzate: penso di essere stato una tra i primi ad instaurare con i conferenti un rapporto di reciproca collaborazione. Conoscevo gli allevatori uno ad uno e sapevo esattamente quanti capi avessero, come venissero alimentati e munti. Ho sempre preteso, corree oggi pretendiamo, un latte di assoluta qualità, con specifiche caratteristiche di colore e composizione: solo grazie a questa selezione e ad accurati controlli riusciamo ad ottenere un latte con caratteristiche idonee ad ottenere un formaggio di qualità. All'inizio della nostra attività la produzione avveniva in prossimità delle stalle anche per poter utilizzare sempre e solo latte fresco e controllato. Quando, successivamente, abbiamo concentrato la produzione nello stabilimento di Pieve San Giacomo ho imposto che venisse istituito un laboratorio per il controllo del latte e di tutte le fasi di lavorazione. Il nostro è ancora un prodotto "artigianale" , per gran parte fatto a mano secondo l'antica tradizione, e per questo necessità di severi controlli qualitativi per garantire i consumatori circa l'assoluta igiene e sicurezza. I formaggi Auricchio sono conosciuti e consumati in tutto il mondo: è grazie alla cura ed al rispetto della tradizione che da sempre abbiamo riservato ai nostri prodotti che possiamo vantare una tale tradizione. Qualità e sicurezza alimentare sono le principali caratteristiche richieste dal consumatore di ieri, di oggi e di domani. Come ho sempre detto, sui nostri formaggi è impresso il mio nome, il nome di una famiglia e per questo ognuno di noi si è sempre impegnato a favore della qualità. Mesti principi mi hanno spinto e sostenuto anche quando, nel 1945 insieme ad altri imprenditori caseari, fondammo "Assolatte", nostro desiderio era quello di creare un'istituzione in grado, oltre che di coordinare l'attività di trasformazione del latte, di garantire qualità e sicurezza di un comparto di primaria importanza nell'economia nazionale e mondiale. Riandando con la memoria ai tanti anni della mia vita è straordinario constatare le enormi differenze che via via si sono maturate nel campo del nostro lavoro, sempre ricercando una maggiore efficienza scientifica per un migliore risultato. Ma ciò che emerge in tutta qesta ricerca di tecnologia straordinaria è la cura della formazione degli uomini nelle cui mani sarebbero passati milioni di tonnellate di latte: i miei casari che ancora ricordo uno per uno, che ho giornalmente affiancato cercando di risolvere insieme i mille problemi che una materia viva come il latte, presenta. E' la quasi maniacale passione per la ricerca della qualità, del sapore, della setosità della pasta che ci ha sempre accompagnato, che ci ha permesso di creare un prodotto unico, che, mi commuove nel ricordarlo, i nostri emigranti portavano con sé perché rappresentava un legame con la Patria, con le buone cose che la famiglia offriva nei giorni di festa; e ancora ricordo proprio qui a Cremona, Antonio Amato, allora presidente di Confindustria raccontare di quando,giovane laureato, a New York per un master impegnativo si concedeva, con alcuni amici, il piacere di andare da uno dei nostri più vecchi clienti americani , Di Palo, a mangiare il nostro provolone piccante, facendoselo tagliare da una grande forma , che un poco leniva col suo ricco sapore così famigliare la nostalgia di casa. E' dunque con grande commozione e gratitudine che di nuovo ringrazio questa Università, per aver voluto conferire un così alto riconoscimento all'impegno di tutta una vita, per ottenere un'altissima qualità fondendo insieme la più avanzata tecnologia con il rigoroso rispetto della tradizione persino mantenendo il "segreto" sul nostro caglio come mi è stato tramandato da mio nonno! Grazie. Gennaro Auricchio Cremona, 9 Giugno 2006 __________________________________________________________________________________________________ Edizione n° 12 – dicembre‘06-gennaio‘07 pag.26 di 32 Il Mondragone ___________________________________________________________________________________________________ A VIRGILIO Ode del Prof. Oscar Leonardo Cupini Del glauco Mincio su le verdi sponde i sussurranti calami a te il canto nuovo d'Italia levano giulivi, divin poeta. Pesto ridente a le fragranti rose la voce affida e Taranto feconda da le superbe glebe te saluta, vate di Roma. Freme il Benaco ed il tranquillo Lario gaio esultante con le cerule onde l'inclito nome ai secoli affluenti mormora lene, mentre la Scizia e il Norico funesto ne la brumale nebbia e nel letale morbo echeggiando a te innalzano lieti l'inno giocondo. . Api ronzanti da la sacra quercia, su l'olmo eccelso tortore gementi tra l'alte selve d'Amarilli il nome odono ancora. Errano lenti su le fresche rive nivei giovenchi, al desioso amante il pomo gettai e ai salci Galatea fugge ridendo. Salve, Virgilio! Te con melodia lungi echeggiante la saturnia terra, di eroi e di biade madre ognor feconda, fremente invoca, A noi ritorna, o padre ! Altero voli. per il sereno cielo sfolgorante l'epico carme, a l'esule ramingo. tra l'aspre lotte de l'alma inquieta e de l'acerbe cure alto conforto e l'adduceva pio fuor de la fosca tenebra a la luce del colle aprico. Novello duca da I'infernal chiostra traendo del pensier di Roma i figli li guida, o padre, al dilettoso monte di Muse attrici di vera gloria sempiterno albergo, onde di lauro cinta ancor sfavilli la luce al mondo vincitrice sempre 1'itala gente. Salve, Virgilio ! Chi ti disconosce a lui nel core di pungenti rovi ispida crebbe ed orrida la selva, l'inebriante vivido raggio del saper giammai la mente ottusa scintillando avvinse e turpe giacque rniserabil cosa tra il vulgo inerte. Plaudono i monti e mormorano i rivi, . divin poeta, al tuo sublime canto, volan con esso per l'azzurro immenso l'Italia e Roma. e Roma augusta nel tuo canto eterna del Campidoglio su 1'immobil sasso te nobil vanto de la nostra gente al mondo addita. Prof. Oscar Leonardo Cupini Insegnane di Materie Letterarie nel Nobile Collegio Mondragone dal 1928 al 1953 ___________________________________________________________________________________________________ Edizione n° 12 –dicembre’06-gennaio’07 pag.27 di 32 Il Mondragone ___________________________________________________________________________________________________ IL CALENDARIO GREGORIANO GREGORIO XIII - Ugo (Pontificato 1572-1885) Boncompagni (1502-1585) Frequentatore abituale ed entusiasta della villa Mondragone divenne il papa Gregorio XIII Boncompagni che accampava un drago sullo stemma di famiglia, da qui il nome Mondragone. Al periodo degli Altemps risalgono gli affreschi della palazzina detta “la Retirata”, costruita per le nozze del figlio del cardinale con una Corsini, e la Cappella di S.Gregorio decorata da magnifici stucchi e dipinti. Nel salone centrale della villa (Salone degli Svizzeri) il papa Boncompagni emanò la bolla con la quale fu istituito il Calendario Gregoriano nel 1582. Papa Gregorio XIII è universalmente ricordato per la riforma apportata al CALENDARIO, riforma invocata dal Concilio di Trento e che ben si situa nella serie di interventi atti a ristabilire l'unità cristiana in Europa, ormai frantumata. È una riforma che per la sua importanza merita di essere trattata approfonditamente. Nel 46 a.C. Giulio Cesare, su consiglio dell'astronomo alessandrino Sosigene, decise di promulgare una riforma e di adottare un calendario solare, noto come Calendario Giuliano, della durata di 365 giorni, fissando l'equinozio di primavera al 25 marzo; egli introdusse un anno bisestile di 366 giorni, ogni quattro anni. L'anno bisestile deve il suo nome al fatto che il giorno che veniva aggiunto era inserito dopo il 23 febbraio; questo giorno venne definito "bis sextus dies antes calendas martias" (sesto giorno prima delle calende di marzo), divenendo così il "bisesto". La necessità di questo aumento derivava dagli stessi studi di Sosigene secondo il quale il Sole percorreva un giro completo intorno alla Terra in 365,25 giorni. Per compensare lo scarto di 0,25 giorni per anno se ne sarebbero aspettati quattro per avere un giorno intero da aggiungere al calendario. Ma l'anno dura 365,2422 giorni. Pertanto il calendario giuliano introduce un errore di 0,0078 giorni all'anno, cioè un po' più di 11 minuti. Questa cifra, apparentemente insignificante, col passare dei secoli si ingigantisce, perché ogni 128 anni il calendario rimaneva indietro di un giorno rispetto al sole, creando disagio per il computo pasquale fissato in base alla domenica dopo l'equinozio di primavera. Quando nel 325 d.C. venne convocato il Concilio di Nicea, l'equinozio di primavera si verificava 3 giorni prima della data stabilita dal calendario di Giulio Cesare: quindi i padri conciliari stabilirono che l'equinozio dovesse essere fissato al 21 marzo, data che è rimasta in vigore fino ad oggi. Nonostante l'aggiustamento della data equinoziale, la lunghezza dell'anno non venne migliorata dai padri conciliari che si attennero al valore di 365.25 giorni. Ben presto, si rilevò nuovamente una discordanza tra le date del calendario e i principali fenomeni astronomici, che andava progressivamente aumentando col passare dei secoli. Vari tentativi di correzione dal Medioevo fino al 1582, ma senza alcun successo, __________________________________________________________________________________________________ Edizione n° 12 – dicembre‘06-gennaio‘07 pag.28 di 32 Il Mondragone ___________________________________________________________________________________________________ furono avviati da astronomi e studiosi di fama come John of Hollywood (il Sacrobosco), Robert Grossetete, Roger Bacon e più tardi Pietro d'Ailly, Nicolò Cusano e Giovanni Muller detto il Regiomontano. Poiché l'antico calendario giuliano era ormai in ritardo di 10 giorni sul corso solare, Gregorio istituì, nel 1577, una commissione speciale atta a studiare una soluzione al problema, dove vi lavorò alacremente il gesuita tedesco l'astronomo Christopher CLAVIUS, il quale utilizzò il metodo indicato dal medico astronomo calabrese (di Cirò) Luigi LILIO. Quest'ultimo presentò un progetto in un libretto di dieci pagine, pubblicato nel 1577. Purtroppo morì prima della composizione della commissione e il suo progetto fu portato a Roma e presentato al papa dal fratello Antonio. Nello stesso anno, accolto il progetto del Lilio, il pontefice inviò copia della riforma a tutti i principi, alle repubbliche e alle accademie, per avere un comune consenso. Risposero in molti. Per l'ideatore della riforma era prevista una ricompensa: fu accordato al Lilio (quindi al fratello Antonio) il diritto di pubblicare in esclusiva il nuovo calendario per dieci anni. Venne però revocato quando si comprese che Antonio era del tutto incapace di far fronte alle richieste: il ritardo nelle consegne per poco non fece fallire la riforma. Gli storici hanno premiato lo sforzo del Clavius, dedicandogli un grande cratere sulla Luna, mentre il Lilio fu dimenticato. La riforma venne attuata nel seguente modo: per far tornare i conti, con la Bolla 'Inter gravissimas' del 24 febbraio 1582, papa Gregorio XIII decretò che il giorno successivo al giovedì 4 ottobre 1582 fosse il venerdì 15 ottobre; inoltre, per mantenere la concordanza tra anno tropico e civile, fu stabilito di sopprimere tre anni bisestili ogni quattro secoli, mantenendo bisestili solo gli anni secolari che risultano divisibili per 400. Quindi furono non bisestili il 1700, il 1800, il 1900, mentre il 1600 fu bisestile. E dato che nemmeno questo computo è del tutto esatto, ogni 4000 anni si omette un anno bisestile. I principi e le spiegazioni della riforma furono indicati nell'opera del Clavius pubblicata a Roma nel 1603 dal titolo “Romani Calendari a Gregorio XIII Restituti Explicatio” (Spiegazione del calendario romano rinnovato da Gregorio.XIII). Ma perchè proprio dal 4 al 15 ottobre? Fu scelto questo mese (è lo stesso Clavius che lo spiega) perchè in esso ci sono meno feste religiose e meno problemi per il mondo degli affari. Gregorio XIII firmò la bolla Inter gravissima E venne attuata dopo il 4 ottobre in modo che i frati francescani potessero celebrare in quell'anno la festa di san Francesco, ma anche perchè papa Gregorio, essendo bolognese, non volle privare la sua città della festa di san Petronio, sempre ricorrente al 4 ottobre. Il computo gregoriano del tempo fu immediatamente accolto dalle nazioni cattoliche (oltre ovviamente lo Stato della Chiesa), quali l'Italia, la Spagna, il Portogallo, i Paesi Bassi spagnoli, la Danimarca, la Norvegia; successivamente, molto gradatamente, dal resto dell'Europa, almeno per usi civili e politici. ___________________________________________________________________________________________________ Edizione n° 12 –dicembre’06-gennaio’07 pag.29 di 32 Il Mondragone ___________________________________________________________________________________________________ Per la sua accoglienza universale di dovette aspettare la fine della prima Guerra mondiale ; tale diffidenza era soltanto accademica, ma anche religiosa. Gregorio XIII era un vigoroso sostenitore della Riforma cattolica e i popoli di diverso credo religioso, rifiutarono il nuovo calendario ritenendolo come un piano del pontefice per riportare i cristiani ribelli sotto la giurisdizione di Roma. La riforma scatenò una serie di vivaci polemiche tra gli scienziati dell'epoca; infatti molti non erano convinti della bontà del nuovo sistema. Alcuni dei principali scienziati del '500, tra cui il matematico francese Francois Viete, il professore di Keplero a Tubinga Michael Maestlin e Giuseppe Giusto Scaligero divennero acerrimi nemici di Clavius. Brahe e Keplero erano favorevoli (la consideravano corretta e la migliore in circolazione). Secondo loro, per il calendario, non occorreva una precisione eccessiva: la Pasqua era una festa e non un pianeta! Lo stesso Galileo considerava Clavius ‘'degno di fama immortale’'. Naturalmente ci furono numerose lamentele perché i calendari di quell'anno erano già stati stampati e dovevano quindi essere corretti o rifatti; oltre a problemi di importanza decisamente inferiore quali: le servitù e le opere dei lavoratori agricoli volevano essere pagate anche per i dieci giorni tolti dal calendario e molti debitori non volevano soddisfare gli impegni scadenti nei giorni soppressi. Poiché il calendario gregoriano prevede mesi di durata variabile, da un anno all'altro varia il giorno della settimana corrispondente a una data fissata, nonché il giorno corrispondente alla Pasqua o all'inizio dell'anno. Per eliminare questo inconveniente sono stati proposti calendari più pratici, ad esempio un calendario composto da 13 mesi uguali o un calendario universale diviso in quattro trimestri identici. Tuttavia, nessuno di essi è stato tuttora adottato. Oltre al calendario cristiano, ci sono circa altri 40 calendari in uso in tutto il mondo. Nel calendario bizantino l'anno 2000, ad esempio, corrisponde al 7508, nel cinese al 4636, nell'indiano (Saka) al 1921, nell'islamico al 1420 dall'anno dell'Hegira, mentre in quello ebraico al 5760. Già ammalato da qualche tempo, il 10 aprile 1585, ricevendo un'ambasceria di principi giapponesi accompagnati dai gesuiti, la morte raggiunse papa Gregorio; aveva 84 anni. __________________________________________________________________________________________________ Edizione n° 12 – dicembre‘06-gennaio‘07 pag.30 di 32 Il Mondragone ___________________________________________________________________________________________________ La Cappella Maggiore del Nobile Collegio Mondragone Un articolo del prof. Rodolfo Maria Strollo, leggermente più approfondito di quello uscito sul nostro Bollettino del giugno 2006, pertinente la Cappella Maggiore del Collegio, è stato pubblicato dalla storica rivista “Castelli Romani” Questa è l’esatta indicazione bibliografica: “La Cappella Maggiore del Nobile Collegio Mondragone” in Castelli Romani, a. XLVI - XIV n.s., n. 5, set.-ott. 2006, pp. 139-146. Una riproduzione in pdf gentilmente concessa dall’editore delle “Arti Grafiche Ariccia” Nello Spaccatrosi, che qui ringraziamo per la disponibilità, è possibile consultarla sul nostro sito in internet. . Elenco dei partecipanti al pranzo del 14 dicembre al Circolo Parioli per gli auguri di Natale e di fine anno 2006 Amedeo Amadei Maria Arnaldi Giuliano e Paola Mauro Andrea Bianchi Giuseppe Bonanno Piero Antonio ed Elisabetta Bonnet Giuseppe Borea e signora Fausto Damiano e Fiorenza Cerrito Luigi Comaschi Enrico ed Isabella Corsetti Antonini Lucio e Gian Luigi Curato Domenico di Paola Consolini Vincenzo Falzacappa Franco Fanti Salvoni Luigi ed Olga Filograsso Enrico e Maria Paola Fiorelli Gastone Fiorelli Mario Garofoli Antonio Franca Gnoni Mavarelli Carlo Gregoretti e signora Guglielmo Guerrini Maraldi Luciano Koch e signora Luigi Imperato Franco Mancinelli Scotti e signora Piero ed Heléne Marchetti Ferdinando e Maresti Massimo Giorgio e Augusta Melucco Giuseppe Moroni Fiori Marcello Pahor e signora Luigi Pellicano Lionello Pio di Savoia Antonino ed Ada Rizzo Galimi Luigi Rocchi Guido ed Agnese Salce Rodolfo Santovetti Emilio ed Ica Serrao Mario Sonnino Vittorio e Nilla Spadorcia Raffaele Spatocco Mehmet Sthylla e signora Oreste e Angela Turilli Fabio Valerj Giuliano e Mimmi Zincone ___________________________________________________________________________________________________ Edizione n° 12 –dicembre’06-gennaio’07 pag.31 di 32 Il Mondragone ___________________________________________________________________________________________________ Elenco quote pagate per l’anno 2006 Aielli Florestano Altorio Giuseppe Anania Giuseppe Arroni Anderson Cesare Astuto Enrico Attolico di Adelfia Giacomo Attolico di Adelfia Lorenzo Auricchio Gennaro Autuori Francesco Balsi Giannetto Benassi Fabio Massimo Benigni Gianbernardo Benini Luca Bertelè Giovanni Bettoja Sergio Bianchi Andrea Bilancioni Giulio Bonaca Bonazzi Alberto Bonanno Giuseppe Bonnet Piero Antonio Borea Giuseppe Borghese Camillo Borzì Vito Broili Francesco Burzacca Antonio Cafiero Felice Campeti Alessandro Cannizzo Giuseppe Capece Galeota Francesco Capece Minutolo Gerardo Capocchiani Bartolomeo Caracciolo di Castagneto Carlo Carafa Jacobini Giuseppe Carafa Jacobini Massimo Carletti Tommaso Carlizzi Giuseppe Causo Roberto Cerrito Fausto Damiano Cesqui Alessandro Chiavegatti Romano Chieco Bianchi Alessandro Cidonio Maurizio Cini Giovan. Battista Conforti Carlo Corsetti Antonini Enrico Corsi Roberto Cortese Ennio Cortese Luca Cosentino di Rondè Giovanni Cosmelli Francesco Costa Giacomo Costanzo Marcello Curato Baldassarre Curato Lucio Cimano Franco D’Angelo Antonio D’Angelo Guido Dara Emanuele D’Asaro Biondo Marco De Agostini Dragonetti Giulio de Angelis Ennio de Strobel de Haustadt Daniele del Drago Alessandro del Drago Giovanni del Drago Giuseppe Dell’Osso Giuseppe Di Paola Consolini Domenico Di Stefano Fabrizio Di Stefano Mario Diana Alfredo Ermetes Augusto Eupizi Brunamonti Alfonso Falzacappa Vincenzo Fanelli Aldo Fanti Salvoni Franco Lamberto Ferreri Enrico Filograsso Luigi Finesi Fabrizio Fiorelli Enrico Fiorelli Gastone Foglia Manzillo Francesco Fröelichsthal Schoeller Alexius Fröelichsthal Friedrich Fröelichsthal Vittorio Garofoli Mario Garzia Raffaele Gaslini Alberti Egidio Giacobazzi Enrico Giannone Luigi Gionni Costanzo Gnoni Mavarelli Antonio Gonzaga del Vodice Maurizio Gregoretti Carlo Maria Guerra Francesco Paolo Guerrini Maraldi Guglielmo Harvey Ugo Imperato Gaetano Imperato Luigi Irace Sivio Kakarrigi Valentin Koch Luciano Kripp Sigmund La Lumia Nicolò Lajolo Luigi Laviosa Ernesto Leone Alfonso Leonzi Eros Lignana Giuseppe Lucangeli Giovan Battista Luzi Enrico Malfatti Gioacchino Mancinelli Scotti Franco Marchetti Francesco Marchetti Piero Masi Saverio Massimo Ferdinando Massimo Filippo Melucco Giorgio Mercurio Stefano Moretti bruno Moroni Fiori Giuseppe Pacifici Tommaso Pahor Marcello Palopoli Ernesto Panichi Giovanni Pansini dè Mistura Bonifacio Parlapiano Calogero Pascucci Michele Patrizi Montoro Paolo Pavoncello Marco Pellicano Francesco Paolo Pellicano Luigi Perrone Capano Giuseppe Petrossi Carlo Piervitali Girolamo Pio di Savoia Lionello Pio di Savoia Manfredi Prandi Ettore Prestifilippo Orazio Puca Franco Puccinelli Pietro Rebecchini Paolo Rizzo Galimi Antonino Rocchi Ettore Rocchi Luigi Rodinis Niccolò Matteo Rossetto Fabrizio Sabatini Claudio Sabatucci Frisciotti Stendardi Carlo Sacco Nicola Salaroli Gianni Salce Guido Sambucci Giovanni Sanna Giuseppe Santovetti Rodolfo Sanvoisin Franco Scalera Antonio Scapinelli Giorgio Scaramella Massimo Schiavone Panni Vincenzo Serra Marcello Serrao Emilio Serreqi Jak Shtylla Mehmet Silla Fiorello Solito Emilio Sonnino Graziano Sonnino Mario Spadorcia Vittorio Tarantini Orazio Tedeschi Giovanni Carlo Terenzio Pio Carlo Titi Angelo Tonarelli Rolando Trombetti Giorgio Turilli Oreste Valerj Fabio Zerbi Francesco Zincone Giuliano Ziviani Sergio L’Associazione ha ricevuto anche tre quote, mancanti del mittente, spedite dalla Valle d’Aosta e da Roma uffici della posta di via Sicilia e del quartiere Prati . R e d a zi o n e e d e d i t i n g a c u r a d i V i t t or i o S p a d o r c i a e R ol a n d o T o n a r e l l i __________________________________________________________________________________________________ Edizione n° 12 – dicembre‘06-gennaio‘07 pag.32 di 32