A08 184 Giovanni De Feo Fenomeni di inquinamento e controllo della qualità ambientale Teoria, esercizi e aneddoti vari Copyright © MMVIII ARACNE editrice S.r.l. www.aracneeditrice.it [email protected] via Raffaele Garofalo, 133 A/B 00173 Roma (06) 93781065 ISBN 978–88–548–1712–8 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore. I edizione: aprile 2008 a Mary Ringraziamenti Fare dei ringraziamenti non è semplice. Tutti, prima o poi, ci troviamo in una tale circostanza. La prima preoccupazione è quella di non dimenticare nessuno. Ad ognuno, poi, vorremmo dire qualcosa di significativo per esprimergli la nostra gratitudine. Con questi intendimenti provo a ringraziare le persone alle quali devo molto, non solo per questo libro. Mi scuso con Voi se ho dimenticato qualcuno e se non sono stato come avreste voluto. Inizio col ringraziare mia moglie, la Mary alla quale ho dedicato il libro. Non tutte le mogli hanno la fortuna di vedersi dedicare un libro sull’inquinamento! Sono gli indubbi vantaggi che si hanno ad avere un marito “esperto di munnezza”. Te l’ho promesso: un giorno ti dedicherò un libro di poesie per farmi perdonare (chissà quale sarà l’argomento?). Non ho spazio a sufficienza per spiegare i motivi per i quali ti dovrei ringraziare. Sicuramente per la tua pazienza e per tutto il tempo che ti ho sottratto per terminare questo lavoro. Ti ringrazio perché incontrandoti hai dato colore alla mia vita facendomi dono della tua. Grazie per avermi insegnato a sorridere. Ringrazio mia madre per avermi fatto dono dell’umiltà e mio padre per il suo esempio di grande serietà. Ringrazio papà Nicola e mamma Violanda per avermi accolto come un figlio. Ringrazio Carmela e Sabino per avermi dato fiducia e per la pazienza e l’abnegazione con la quale seguono tutte le mie “stramberie”. Ringrazio Rudi Napoli per avermi avviato alla carriera accademica e per avermi introdotto all’arte sopraffina delle barzellette. Ringrazio Vito Cardone per la nomina a masto di festa della Facoltà e per le chiacchierate “da obiettore a obiettore”. Ringrazio gli Amici e le Amiche di Greenopoli per aver creduto in un’idea. Ringrazio tutti i “miei” Allievi per la pazienza con la quale sopportate le mie battutacce, per le Vostre domande, per i Vostri suggerimenti (molti sono nel libro) e per tutte le volte che mi avete reso felice manifestandomi il Vostro affetto e la Vostra stima. Ringrazio chi scrive per gli errori (non solo quelli del libro). Ringrazio Peppino Moscati per il suo fulgido esempio di uomo e di scienziato. Ringrazio il Signore per ciò che di buono ho imparato a fare. Ringrazio di cuore tutti i Lettori. Indice Presentazione 11 Capitolo 1 – Introduzione all’individuazione e alla soluzione dei problemi 1.1 La “filosofia” del libro 1.2 Suggerimenti e consigli per individuare e risolvere i problemi 1.3 Alcuni assiomi logici e qualche regola di deduzione 1.4 Esercizi svolti 1.5 Esercizi proposti 1.6 Riferimenti bibliografici 13 Capitolo 2 – Ambiente, inquinamento e sviluppo sostenibile 2.1 Il concetto di ambiente 2.2 Il concetto di inquinamento 2.2.1. Il caso Bhopal 2.3 Il concetto di sviluppo sostenibile 2.3.1 La nascita della questione ambientale 2.3.2 Consumi 2.3.3 Lo sviluppo 2.3.4 Lo sviluppo sostenibile 2.3.5 Gli strumenti per attuare lo sviluppo sostenibile 2.3.6 Altri punti di vista 2.4 Comunicazione ed educazione ambientale 2.4.1 L’idea di “Greenopoli” 2.5 Riferimenti bibliografici 39 39 48 60 65 65 68 80 91 114 118 134 159 163 Capitolo 3 – Elementi di ecologia 3.1 Introduzione 3.2 Che cos’è l’ecologia? 3.3 Lo spettro biologico 3.4 Lo studio degli ecosistemi 3.5 Le catene alimentari e le reti trofiche 3.6 Le piramidi ecologiche 3.7 La produttività ed il tempo di turnover 3.8 Gli elementi necessari per sostenere la vita 169 169 170 182 191 203 208 209 216 13 15 25 26 32 36 3.9 Fattori condizionanti la crescita e lo sviluppo 3.10 I cicli biogeochimici 3.10.1 Il ciclo biogeochimico del carbonio 3.10.2 Il ciclo biogeochimico dell’azoto 3.10.3 Il ciclo biogeochimico del fosforo 3.11 La biodiversità 3.12 L’impronta ecologica 3.13 Riferimenti bibliografici Capitolo 4 – Elementi di analisi compartimentale 4.1 Richiami di nozioni di base 4.1.1 Grandezze e unità di misura 4.1.2 Concentrazioni, portate volumetriche e portate massiche 4.2 Cinetica delle reazioni chimiche e biologiche 4.2.1 Reazioni irreversibili di ordine zero 4.2.2 Reazioni irreversibili del primo ordine (o di ordine uno) 4.2.3 Reazioni irreversibili del secondo ordine (o di ordine due) 4.2.4 Reazioni irreversibili del tipo “saturazione” 4.3 I bilanci di massa 4.3.1 Introduzione 4.3.2 L’equazione di bilancio fondamentale 4.3.3 Esercizi svolti sui bilanci di massa 4.4 I concetti di processo e di trattamento 4.5 I concetti di depurazione e di sistema di depurazione 4.6 Il rendimento di depurazione. I concetti di efficienza ed efficacia 4.7 Reattori di depurazione ideali 4.7.1 Reattore a flusso completamente miscelato (CSTR) 4.7.2 Reattore con flusso a pistone (PFR) 4.7.3 Ulteriori considerazioni sui reattori chimici ideali 4.7.4 Il sedimentatore ideale (ST) 4.8 Ipotetici sistemi di depurazione 4.9 Esercizi svolti 4.10 Esercizi proposti 4.11 Riferimenti bibliografici 219 222 222 225 229 230 244 253 255 255 255 257 260 261 264 267 272 276 276 277 280 293 294 300 303 305 309 315 320 324 327 345 369 Capitolo 5 – Fenomeni di inquinamento del comparto idrico 5.1 Introduzione 5.2 Principali proprietà e importanza dell’acqua 5.3 Il ciclo idrologico e le riserve idriche del mondo 5.4 Il ciclo antropico dell’acqua 5.5 I consumi di acqua 5.6 Il caso studio dell’acqua minerale 5.6.1. I prezzi ed il giro d’affari 5.6.2. Il ruolo della comunicazione 5.6.3 Un medicinale di automedicazione 5.6.4. Un mare di pregiudizi 5.6.5. Un’indagine sui prezzi e sul peso degli imballaggi 5.6.6. Una simpatica proposta: la “bottanica” 5.7 I principali parametri per valutare la qualità di un’acqua 5.7.1 Considerazioni generali 5.7.2 Parametri da misurare per definire la qualità di un’acqua 5.7.3 Il contenuto di solidi 5.7.4 Le diverse forme dell’azoto 5.7.5 La Domanda Biochimica di Ossigeno (BOD) 5.7.5.1 Il BOD carbonioso 5.7.5.2 Analisi di dati sul BOD col metodo dei minimi quadrati 5.7.5.3 La misura del BOD5 5.7.6 La Domanda Chimica di Ossigeno (COD) 5.7.7 Il BOD e il COD a confronto: la trattabilità biologica 5.7.8 Il Carbonio Organico Totale (TOC) 5.7.9 Composizioni tipiche dei reflui civili e carichi specifici tipici 5.7.10 Esercizi svolti 5.7.11 Esercizi proposti 5.8 I principali fenomeni di inquinamento del comparto idrico 5.9 Il fenomeno della deossigenazione dei corsi d’acqua 5.9.1 Il fenomeno di deossigenazione/riossigenazione 5.9.2 Il caso ipotetico della sola deossigenazione 5.9.3 Il caso ipotetico della sola riossigenazione 371 371 371 374 377 380 390 390 392 394 396 399 404 406 406 410 414 417 418 426 430 438 443 444 445 446 448 455 461 462 471 474 475 5.9.4 Il modello di Streeter e Phelps: deossigenazione e riossigenazione 5.9.5 Esercizi svolti 5.9.6 Esercizi proposti 5.10 Riferimenti bibliografici 478 Capitolo 6 – Fenomeni di inquinamento del comparto atmosferico 6.1 Introduzione 6.2 La struttura, le proprietà e la composizione dell’atmosfera 6.3 I principali fenomeni di inquinamento atmosferico 6.4 I principali inquinanti atmosferici 6.5 Il fenomeno del riscaldamento globale (“effetto serra”) 6.6 Cenni sul fenomeno della diminuzione del livello di ozono stratosferico (“il buco dell’ozono”) 6.7 La dispersione degli inquinanti. Cenni di meteorologia 6.8 Il modello di dispersione gaussiano di Pasquill 6.9 Il modello Fixed Box 6.10 Valutazione delle emissioni inquinanti 6.11 Esercizi proposti 6.12 Riferimenti bibliografici 507 483 499 504 507 507 510 512 521 526 527 535 552 561 572 587 Capitolo 7 – La società dei rifiuti 7.1 Introduzione 7.2 La società dei rifiuti 7.3 Classificazione dei Rifiuti Solidi (Materiali Esausti) 7.4 Separati in casa 7.5 La gestione dei Rifiuti Solidi Urbani, RSU (Materiali Esausti Normali, MEN) 7.6 I sistemi di raccolta differenziata 7.7 Riferimenti bibliografici 589 589 591 595 605 617 Capitolo 8 – Conclusioni 8.1 La Livella… 661 661 642 658 Presentazione Fenomeni di inquinamento e controllo della qualità ambientale. Teoria, esercizi e aneddoti vari nasce come libro di testo per gli allievi dei corsi di laurea in Ingegneria civile per l’ambiente e il territorio. Lo scopo iniziale dell’autore, infatti, era quello di scrivere un “semplice” libro di appunti, con l’obiettivo principale di introdurre l’allievo ingegnere ai principi fondamentali dell’ecologia applicata e dell’ingegneria ambientale. Nell’atto di scrivere, in realtà, ci siamo resi conto di non poter prescindere dall’instaurare un dialogo aperto con il Lettore, con il quale condividere ragionamenti, idee, spunti e riflessioni su ambiente e dintorni. Questo scritto, pertanto, si rivolge a quanti, a vario titolo e per le più disparate ragioni, nutrono un forte interesse per l’ambiente e, quindi, verso tutto ciò che ci circonda. È un libro per curiosi! Il Capitolo 1 introduce il Lettore all’individuazione e alla soluzione dei problemi, presentando, anzitutto, la “filosofia” che ha ispirato la scrittura di questo manoscritto. Il capitolo si chiude con la proposizione di alcuni esercizi. Questa è una costante di tutto il testo nel quale, oltre ad essere sviluppati in dettaglio esempi utili a chiarire i concetti esposti teoricamente, al Lettore è suggerito lo svolgimento di alcuni utili esercizi (il più delle volte con le soluzioni numeriche fornite). Nel Capitolo 2, invece, il Lettore è invitato a “riflettere e ragionare” sui concetti di ambiente, inquinamento e sviluppo sostenibile. L’autore prova a rispondere alle seguenti domande: «Che cos’è l’ambiente?», «Che cosa dobbiamo intendere per inquinamento?» e «Quando e perché nasce il concetto di sviluppo sostenibile?». Particolare attenzione, inoltre, è rivolta ai temi della comunicazione e dell’educazione ambientale. A tal proposito, l’autore prova a lanciare una nuova idea: “Greenopoli”, il luogo della sostenibilità e della condivisione. Da queste prime righe vi sarete resi probabilmente conto di qual è l’intento precipuo dell’autore: parlare di cose semplici nel modo più chiaro possibile. A motivo di ulteriore chiarimento riportiamo cosa diceva in proposito Indro Montanelli: «Quando qualcuno non vi fa capire è per due motivi: o è un somaro, o è un imbroglione!». Questo, ovviamente, vale anche, e soprattutto, per chi scrive. Non esitate a farcelo notare, pertanto, in modo che possiamo aprire un barlume di luce nella nostra ignoranza e ritrovare la diritta via ove fosse smarrita, proprio ora che dovremmo essere nel mezzo del cammin di nostra vita… Nel Capitolo 3, gli elementi di base di ecologia sono finalizzati alla comprensione degli impatti generati dalle attività antropiche sui sistemi naturali. Una certa attenzione, inoltre, è dedicata a temi molto attuali come la biodiversità e l’impronta ecologica. Il Capitolo 4, invece, propone un approfondimento sugli elementi di analisi compartimentale ed è propedeutico allo studio dei sistemi di depurazione. Il capitolo contiene molti esempi numerici ed esercizi da svolgere. Gli strumenti forniti nella prima parte propedeutica sono successivamente applicati allo studio dei principali fenomeni di inquinamento del comparto idrico e del comparto atmosferico. Il Capitolo 5, infatti, è dedicato allo studio dei fenomeni di inquinamento del comparto idrico, con un interessante e provocatorio approfondimento sul caso studio delle acque minerali. Il Capitolo 6, invece, tratta i fenomeni di inquinamento del comparto atmosferico, con un cenno a temi molto dibattuti come il riscaldamento globale e la diminuzione dello strato di ozono stratosferico. L’ultima parte del testo introduce il Lettore alla “società dei rifiuti”. Nel Capitolo 7, infatti, il Lettore è invitato a considerare come “materiali esausti” quelli che una società opulenta e consumistica continua a definire “immondizia” o “spazzatura”. Il Capitolo 7, inoltre, contiene una breve cronistoria ed un’amara riflessione sulla triste vicenda di quella che è già passata alla storia come “l’emergenza rifiuti in Campania”. Il libro è frutto dell’attività di insegnamento svolta presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Salerno che, prima ancora che in cattedra, mi ha visto sedere tra i banchi delle sue aule. Vi confido che non sono stato per nulla uno studente modello, uno di quelli, per intenderci, che si impegna in maniera costante ed ordinata e che completa gli studi in regola con i tempi. No. Non mi si poteva chiedere tanto. Chi scrive, infatti, ama a tal punto perdersi nello studio da affermare che, in realtà, il tempo non esiste. Quando si fanno le cose che si amano, non si guarda l’orologio, si è completamente concentrati ed assorti, protesi a cercare di percepire il vero, a inseguire invano la perfezione. Purtroppo si. Siamo di quelli che non si accontentano della superficie delle cose ma che, ragionando, vogliono andare al fondo delle questioni, nella consapevolezza che il cercare è più importante del trovare. In questo percorso abbiamo trovato un amico onesto e sincero che mai ci ha delusi: il signor Errore! Un ingegnere sociologico libero pensatore nonsò-cratico esperto di “munnezza” Capitolo 1 Introduzione all’individuazione e alla soluzione dei problemi 1.1 La “filosofia” del libro La “filosofia” che ha ispirato la scrittura di questo manoscritto è condensabile in cinque parole chiave: ʊ il significato ʊ l’interesse ʊ l’utilità ʊ il perché ʊ gli obiettivi. Quante parole affollano la nostra vita? Siamo letteralmente inondati da “fiumi di parole”: lette dai giornali, dai libri e dai cartelloni pubblicitari, o ascoltate alla televisione e alla radio. Di quanti termini conosciamo realmente il significato? Su quante delle parole che usiamo abbiamo mai riflettuto in modo particolare? Vi è mai capitato, per esempio, scendendo con l’ascensore di pensare che il mezzo che stavate usando in realtà avrebbe più correttamente dovuto chiamarsi “discensore”? Una soluzione poco pratica ma efficace sarebbe quella di andare in giro con il vocabolario della lingua italiana sotto il braccio! Nel nostro caso abbiamo deciso di tenerlo a portata di mano sulla scrivania. Per poter svolgere con profitto qualsiasi attività, è di fondamentale importanza provare un vivo interesse per ciò che si sta facendo. Come si può svolgere diligentemente qualcosa che non suscita in noi la benché minima passione? Alla lunga finiremo con l’annoiarci e abbandonare anzi tempo l’attività intrapresa. In questo caso al Lettore sì propone di leggere e studiare con passione ed interesse questo umile manoscritto che prova a proporre riflessioni e ragionamenti vari su ambiente e dintorni. Don Lorenzo Milani soleva dire I care, vale a dire “mi interessa”. È così che si rivolgeva ai suoi allievi della Scuola di Barbiana per spronarli allo studio. Al contrario, quando una cosa non ci interessa potremo dire I don’t care. In napoletano la stessa affermazione assume la forma più eloquente ed efficace: Nun me passa manco p’a capa! 13 Capitolo I 14 Perché qualcosa suscita il nostro interesse? Una risposta plausibile: poiché la riteniamo utile. Vediamo cosa dice a tal proposito il vocabolario della lingua italiana. Utile: «Detto di tutto ciò che soddisfa un bisogno, che serve o può servire a uno scopo» 1. Giunti a questo punto, il Lettore deve porsi la seguente domanda: «Sento il reale bisogno di acquisire un’adeguata conoscenza sui principali fenomeni di inquinamento e sui principi del controllo della qualità dell’ambiente?». Per il Lettore/Allievo la domanda potrebbe apparire provocatoria, e lo è! Da che mondo è mondo, un bambino non si può dire tale se non formula la domanda delle domande, il quesito dei quesiti: «Perché?». Alzi la mano chi non è terrorizzato dall’idea di dover incontrare quel nipotino terribile che vi investe con raffiche di quesiti sui temi più disparati e scottanti. Eppure anche noi eravamo così e probabilmente siamo stati il peggiore incubo di molti adulti: i nostri insegnanti, i nostri genitori, la povera suora al Catechismo, ecc. Un adulto, secondo noi, è l’evoluzione dell’idea di bambino. Le idee, si sa, possono essere buone o cattive e così siamo noi! Ricordare che siamo stati bambini ci dovrebbe aiutare ad interrogarci costantemente sul perché delle cose. In tal senso, la versione adulta del “Perché” del bambino dovrebbe essere: «Per quale ragione?». Sentite cosa dice in proposito il vocabolario. Ragione: «La facoltà di pensare stabilendo rapporti e legami tra i concetti, di giudicare bene discernendo il vero dal falso, il giusto dall’ingiusto» 2. È na parola! Per non perdere l’orientamento, è sempre buona prassi rammentare, ogni tanto, quali sono gli obiettivi che ci siamo prefissi nell’intraprendere un’azione o, in altre parole, cosa stiamo facendo, dove punta la nostra bussola (“chi siamo, cosa facciamo, dove andiamo…”). Se non ci sono ben chiari gli obiettivi delle nostre azioni, rischiamo di perdere il filo del ragionamento ed aggrovigliarci in un’intricata matassa fatta di ipotesi sbagliate, deduzioni errate, ecc. I più ritengono (forse perché neanche ci pensano) che comunicare (parlare, scrivere, ecc.) sia una cosa semplice e scontata. È la stessa cosa di quando si va in bicicletta dimenticando le difficoltà che abbiamo dovuto superare per imparare a restare in equilibrio su due ruote. Le stesse considerazioni si possono chiaramente estendere a tutti i processi di apprendimento. Parlare con qualcuno, in particolare, AA.VV., Lo Zingarelli, Vocabolario della lingua italiana di Nicola Zingarelli, Zanichelli Editore, Bologna 2003, p. 1972. 2 Ivi, p. 1470. 1 Introduzione all’individuazione e alla soluzione dei problemi 15 con l’intento di farsi comprendere, è cosa per nulla facile e banale. Scrivere è altrettanto complicato in quanto ogni Lettore vive in una sua personale galassia dove valgono regole del tutto particolari. Ognuno tende ad interpretare a modo suo le cose che legge. È per questo e per mille altri motivi, quindi, che il nostro scritto cercherà di essere il più chiaro e limpido possibile, per evitare di farvi navigare in acque torbide. 1.2 Suggerimenti e consigli per individuare e risolvere i problemi Questa trattazione si rivolge al Lettore considerato nella sua duplice veste di troublemaker e problem solver. Il troublemaker, letteralmente “creatore di problemi”, o, meglio ancora e più esplicitamente, “rompiscatole”, è colui, appunto, che solleva problemi. Il più grande dei rompiscatole della storia è stato senza dubbio Socrate, fonte principale di ispirazione per chi scrive al punto tale da definirsi un nonsò-cratico! Essere solo dei troublemaker, tuttavia, significa essere sterili; significa creare solo problemi, dare fastidio, un po’ come le zanzare nelle calde e afose sere d’estate. Non volendo fare la fine del fastidioso ed insopportabile insetto, alla capacità di sollevare i problemi occorre abbinare l’abilità di proporre valide soluzioni. Ecco, quindi, che il problem solver è colui che, per un dato problema, suggerisce una o più soluzioni valide ed applicabili. Secondo la cultura statunitense, per esempio, un ingegnere deve essere essenzialmente un bravo risolutore di problemi. A questo punto viene spontaneo chiedersi: «Che cos’è un problema?». Problema: «Questione la cui soluzione incerta implica la possibilità di un’alternativa» 3. La definizione data dal nostro compagno di viaggio (il vocabolario!) è quanto mai perfetta (e che dubbio c’era!). Il termine “questione” richiama subito alla mente la parola “domanda”, se non altro perché in inglese question, significa, appunto, domanda! L’origine vera del termine, tuttavia, come spesso accade, è latina. Questione, infatti, si può immediatamente collegare a quesito che deriva dal latino quaesitum, da quaesitus, participio passato del verbo quaerere, che significa, appunto, chiedere! Risolvere un problema, quindi, dovrebbe essere un po’ come rispondere ad una do3 AA.VV., Lo Zingarelli, Vocabolario della lingua italiana di Nicola Zingarelli, Zanichelli Editore, Bologna 2003, p. 1972. Capitolo I 16 manda. Ad un quesito si può rispondere correttamente in uno o più modi. Quando la risposta ad un quesito è unica ed è anche nota, evidentemente non ci troviamo di fronte ad un problema. Capita spesso, invece, di ascoltare persone che si lamentano per un presunto problema, trattandosi, però, nello specifico, al più di un qualche “grattacapo” la cui soluzione è nota ed eventualmente onerosa! A tal proposito, ricordo quando alle scuole superiori il mio insegnante di topografia rimaneva esterrefatto, quando dopo un bel “due” al primo semestre gli ribadivo: «Il problema non esiste!». Si trattava, infatti, di un semplice grattacapo che puntualmente era cancellato con uno scatto nel finale! I problemi, quelli veri, sono cose serie. Essi, infatti, richiedono che le possibili soluzioni devono essere incerte. Il problema più complicato, a parer nostro, è quello che si pone il filosofo: svelare la Verità! Risolvere un problema somiglia molto a un gioco e, come tutti i giochi, prevede delle regole. In questo caso, tuttavia, non tutte le regole sono scritte. Il procedimento risolutivo di un problema, infatti, è un percorso ad ostacoli alla cui soluzione si giunge combinando nel giusto ordine più operazioni: sbagliare l’ordine, infatti, può significare non risolvere il problema dato o, al più, risolvere un altro problema! Il problema “più semplice” è, senza dubbio, quello che sappiamo risolvere. Tutti i problemi, complicati quanto si vuole, si possono scomporre in problemi più semplici ed alla nostra portata. La soluzione del problema di partenza, allora, si potrà ottenere risolvendo i singoli problemi componenti. Il problem solver nell’esercizio delle sue funzioni non opera quasi mai a mani nude, ma si serve di idonei ed adeguati strumenti risolutivi. Strumento: «Attrezzo o dispositivo atto al compimento di determinate operazioni» 4. La logica è il più importante degli attrezzi a disposizione del problem solver e, in particolare, di un ingegnere. Vediamo, anche in questo caso, cosa ci suggerisce il nostro “navigatore saccente”. Ingegnere deriva da ingegno nel senso di congegno. Ingegnere, pertanto, non va confuso con ingegnoso. Ingegnoso: «Che ha ingegno pronto e agile, e quindi adatto a superare difficoltà, trovare nuove soluzioni» 5. Magari tutti gli ingegneri fossero ingegnosi! Proponiamo un’altra prospettiva. L’ingegnere è un fisico-matematico: AA.VV., Lo Zingarelli, Vocabolario della lingua italiana di Nicola Zingarelli, Zanichelli Editore, Bologna 2003, p. 1811. 5 Ivi, p. 904. 4 Introduzione all’individuazione e alla soluzione dei problemi 17 prima tenta di capire fisicamente come si svolge il fenomeno allo studio e poi prova a descriverlo matematicamente. Cari Allievi, dubitate di chi prova a insegnarvi che ignorando la misura di Lebeague non si può vivere: si risolvono molti più problemi con l’ausilio delle “semplici” proporzioni! Prima la logica e l’esperienza, pertanto; solo successivamente la matematica che costituisce, comunque, un importantissimo strumento a disposizione del risolutore di problemi. Proviamo ad esemplificare i possibili approcci nell’utilizzo degli strumenti con un simpatico aneddoto. Consideriamo un problema consistente nella rottura del lavandino in un appartamento posto al decimo piano di un edificio senza ascensore-discensore (potremmo chiamarlo saliscendi: «Che ve ne pare?»). Un primo idraulico si presenta per risolvere il problema munito unicamente dello sturalavandino e trova che c’è un tubo forato da cambiare. Un secondo idraulico, invece, pretende di portarsi tutti gli attrezzi di cui dispone in officina e, per questo, non riesce ad arrivare al di la del quinto piano. Un terzo idraulico, infine, arriva agilmente al decimo piano e con l’ausilio dei classici strumenti ripara la tubazione forata e incassa il lauto compenso! Cari Allievi ingegneri, siete ancora in tempo a scegliere una professione più redditizia e meno pesante… La prima situazione corrisponde ad un approccio alla soluzione dei problemi che potremmo definire “minimalista”: non sempre ci porta alla soluzione per mancanza di strumenti adeguati. La seconda situazione, al contrario, potremmo definirla “massimalista”: non sempre ci porta alla soluzione per eccesso di strumenti e per il desiderio di giungere alla perfezione (non è di questo mondo!). Il terzo approccio è quello “equilibrato”: giusta dotazione di strumenti per arrivare ad una “buona” soluzione del problema («L’ottimo è nemico del buono», suole dire il saggio). Non appare superfluo sottolineare che occorrerebbe sempre adoperare strumenti adeguati allo scopo: sia un temperino che una motosega servono a tagliare, ma non è sensato adoperare il primo per tagliare un albero ed il secondo per appuntire una matita! Il professionista quasi sempre si trova nella situazione di dover lavorare in gruppo («L’uomo è un animale sociale!»), avendo a disposizione un certo budget economico per lo svolgimento del quesito tecnico che gli è stato sottoposto (il problema da risolvere). Da una parte ci sono le risorse umane, quindi, e dall’altra, invece, ci sono le risorse economiche. 18 Capitolo I Come si combinano tra loro le variabili: obiettivi, strumenti e risorse? Il tecnico, entro un tempo prestabilito, deve perseguire gli obiettivi fissati, con le risorse a disposizione e adoperando gli strumenti di cui dispone. Allo studente è molto noto il “principio edonistico”: minimo sforzo per ottenere il massimo risultato. Strumenti appropriati vanno sapientemente adoperati per conseguire determinati obiettivi nel minor tempo possibile, ottimizzando, al contempo, le risorse disponibili. A proposito: «Vi siete mai seriamente interrogati su che cos’è il tempo, la variabile delle variabili?». Si racconta che il poeta russo Samuel Marshak, in occasione della sua prima visita a Londra, avvenuta nel 1914, non conoscendo troppo bene l’inglese provò a chiedere l’orario ad un passante dicendo: «Please, what is time?». L’uomo lo guardò molto sorpreso e replicò dicendo: «Quella che mi ha posto è una domanda filosofica. Perché la pone proprio a me?». Diversi secoli addietro un famoso Padre della Chiesa, Sant’Agostino, era alle prese con la stessa questione che risolveva dicendo: «Se nessuno me lo chiede, lo so; se dovessi spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so» 6. Una personale convinzione di chi scrive è che il tempo, come la maggior parte delle cose che ci appaiono banali, è una “semplice” convenzione: il tempo non esiste o, al più, può essere considerato un concetto “assolutamente relativo”! Vi è mai capitato di essere invitati a “pensare a come pensare”? La questione potrebbe apparire stucchevole, ma non lo è affatto. Alcuni parlano a tal proposito di “pensiero parallelo” come di quella facoltà mentale tesa ad organizzare la propria vita, il proprio lavoro, le proprie azioni. Pensare: «Pesare con cura. (1) Possedere e utilizzare precise facoltà mentali, razionali; (2) Tenere il pensiero fisso su qualcuno o qualcosa; (3) Badare a qualcuno, occuparsi di qualcuno o di qualcosa; (4) Ragionare in base a determinati criteri, opinioni, convincimenti e sim.; (5) Considerare o esaminare con la fantasia, con l’immaginazione; (6) Esaminare col pensiero, raffigurarsi nella mente; (7) Considerare; (8) Escogitare, inventare; (9) Credere, supporre, ritenere; (10) Avere in animo» 7. 6 G.J. WHITROW, What Is Time? The classic account of the nature of time, Oxford University Press, Londra 1972, p. 1. 7 AA.VV., Lo Zingarelli, Vocabolario della lingua italiana di Nicola Zingarelli, Zanichelli Editore, Bologna 2003, p. 1295. Introduzione all’individuazione e alla soluzione dei problemi 19 Cunningham et al. (2004) 8 invitano lo studioso (tu che leggi!) a maturare una propria «capacità di pensare in modo chiaro, creativo e deliberato». L’invito assume una particolare importanza per un campo in così rapida evoluzione come il settore ambientale. Le informazioni passano, sono cancellate o nascoste nella memoria sotto il peso di tante altre nozioni: ciò che resta e si evolve è la capacità di pensare. Siete contenti di vivere nella vostra epoca? Vi sentite figli del vostro tempo? Il tempo della World Wide Web, dell’Immensa Ragnatela Mondiale. Il tempo dei videofonini. Il tempo dei canali satellitari, ecc. Il tempo del virtuale e dell’immenso flusso di informazione. Informazioni spesso contraddittorie, false, alterate, datate, ecc. Nessun problema: per prendere le giuste decisioni c’è sempre l’esperto di turno! Abbiate a dubitare di chi si dichiara esperto di qualcosa. Il vero esperto sa che non si può essere veramente esperti su niente. A volte si tratta di un vezzo come di chi ironizza definendosi un “esperto di munnezza”! Cunningham et al. (2004) 9 molto saggiamente affermano che «per ogni esperto ce n’è sempre uno uguale e contrario». A questo proposito, con le figure 1.1 e 1.2, proponiamo all’attenzione del Lettore un simpatico ed ironico confronto tra il processo di conoscenza di un individuo “normale” e l’analogo percorso per un cosiddetto “esperto” (si spera che nessuna abbia a offendersi!). Il processo di conoscenza passa per una prima fase di grande euforia in cui sembra che tutto si plasmi sotto la propria intelligenza. Più si va avanti e più il malcapitato studioso si rende conto che, in realtà, ciò che riteneva di aver sapientemente compreso è molto più profondo e contraddittorio di quanto avesse osato minimamente pensare. Per cui, con l’aumentare del tempo dedicato all’approfondimento di un particolare argomento diminuisce il livello “presunto” di conoscenza, fino ad arrivare ad un tempo socratico dello scio nihil scire (“so di non sapere”). Il Lettore, per semplicità di ragionamento, può pensare al proprio percorso di studi iniziato tra i banchi delle scuole elementari tutto intento ed impegnato nel tentativo di imparare a scrivere o a fare di conto! Per l’esperto il processo è esattamente al contrario: dopo il momento della certezza della propria superiorità, la propria presun- W.P. CUNNINGHAM, M.A. CUNNINGHAM, B.W. SAIGO, Ecologia Applicata, Edizione italiana a cura di A. Basset e L. Rossi, McGraw-Hill, Milano 2004, p. XXII. 9 Ibid. 8 Capitolo I 20 zione inizia a crescere fino a tendere asintoticamente all’infinito (“momento dell’onniscienza”). Il guaio è che in una società sempre più specializzata, la cultura si è frammentata in infiniti settori (scientifico disciplinari?) di interesse e ogni piccolo contadino nel suo orto finisce per sentirsi come un grande latifondista… La cultura è un po’ come la luce bianca che si origina dalla sovrapposizione delle radiazioni visibili di tutte le lunghezze d’onda. Un “esperto”, invece, lo possiamo vedere come un monitor a fosfori verdi: è capace di emettere radiazioni di un solo colore. Anche noi, invece, come fa la luce, dovremmo cercare di sovrapporre la nostra lunghezza d’onda, la nostra conoscenza infinitesimale con quella delle altre persone, anche e soprattutto con quelle provenienti da settori diversi dal nostro, per aprire un piccolo barlume nella nostra immensa e sterminata ignoranza. Per rispondere ad un quesito tecnico (localizzare una discarica o un impianto di compostaggio, progettare un impianto di depurazione, bonificare un sito contaminato, implementare un sistema di gestione ambientale, intervenire su un pendio in frana, ecc.) bisogna intraprendere un percorso che porta ad una soluzione accettabile del problema. Livello “presunto” di conoscenza Massimo livello di “presunzione” Tempo socratico (“so di non sapere”) Momento del “dubbio” Tempo dedicato allo studio Figura 1.1. Andamento temporale del livello “presunto” di conoscenza per un individuo “normale”. Introduzione all’individuazione e alla soluzione dei problemi 21 L’approccio ideale consiste nell’adottare procedure di pensiero logiche, ordinate e creative per arrivare alla soluzione ottimale del problema. Più in generale possiamo dire che esistono svariati approcci del pensiero, e tra questi ricordiamo 10: ʊ il pensiero analitico («Da quali parti è composto il problema?»); ʊ il pensiero creativo («Potrei fare questa cosa in modo diverso?»); ʊ il pensiero critico («Che cosa sto cercando di fare?»); ʊ il pensiero logico («Un ragionamento ordinato può aiutarmi?»); ʊ il pensiero riflessivo («Che cosa significa tutto questo?»). Livello “presunto” di conoscenza Tempo dell’onniscienza (“Peccato che è finita!”) Momento della “certezza” Tempo dedicato allo studio Figura 1.2. Andamento temporale del livello “presunto” di conoscenza per un individuo cosiddetto “esperto”. 10 W.P. CUNNINGHAM, M.A. CUNNINGHAM, B.W. SAIGO, op. cit., p. XXIII. Capitolo I 22 Il pensiero critico, secondo l’opinione prevalente, è quello che meglio si presta per la soluzione di problematiche tecniche. Le fasi del pensiero critico possono essere così riassunte 11: 1. «Qual è lo scopo del mio ragionamento?»; 2. «A quale precisa domanda sto cercando di dare una risposta?»; 3. «Da quale punto di vista sto ragionando?»; 4. «Che informazioni sto utilizzando?»; 5. «Come sto interpretando tali informazioni?»; 6. «Quali idee o concetti sono centrali per il mio pensiero?»; 7. «A quali conclusioni voglio arrivare?»; 8. «Che cosa sto dando per scontato, da quali presupposti sto partendo?»; 9. «Se accetto le conclusioni, quali sono le implicazioni?»; 10. «Quali sarebbero le conseguenze se mettessi in atto il mio ragionamento?». Il decalogo proposto, se applicato correttamente, con rigore e fantasia, con determinazione e onestà intellettuale, ci dovrebbe condurre “quasi” sempre alla soluzione del problema. Per descrivere un accadimento, per raccontare qualcosa a qualcuno, per descrivere un problema e, perché no, per scrivere una relazione tecnica è preferibile procedere in maniera ordinata, seguendo uno schema logico. Un classico riferimento è offerto dal paradigma noto come five “W” and one “H”: ʊ when (quando) ʊ where (dove) ʊ who (chi) ʊ what (cosa) ʊ how (come) ʊ why (perché). Un esempio “rustico” per chiarire il concetto : «Ieri (when) ai tavolini di un bar di paese (where) due persone (who) litigavano (what) insultandosi vicendevolmente (how) perché avevano appena perso una partita a tressette (why)!». L’università è considerata il luogo del sapere, il luogo in cui sì apprende teoricamente come procedere alla soluzione di determinate 11 W.P. CUNNINGHAM, M.A. CUNNINGHAM, B.W. SAIGO, op. cit., p. XXIII. Introduzione all’individuazione e alla soluzione dei problemi 23 categorie di problemi acquisendo i metodi e le tecniche risolutive più indicate allo scopo. All’esterno dell’università c’è il mondo del fare in cui non importa come si fanno le cose, quali sono gli eventuali problemi, le possibili condizioni al contorno e gli impedimenti vari. L’unica cosa che realmente interessa è raggiungere l’obiettivo. L’incontro tra i due mondi, spesso troppo separati, è il “saper fare”: studiare e apprendere nell’ottica di dover applicare concretamente i metodi e le tecniche acquisiste (“studiare per fare” e non “studiare per imparare”). Una determinata operazione si può fare nei modi più disparati, in funzione di chi la compie, del quando e del dove. In maniera molto semplice, possiamo affermare che due sono gli approcci estremi del fare: ʊ manualistico (“pedante”); ʊ prova, sbaglia e correggi (“intuitivo” o “try and error”). Immaginatevi alle prese con il montaggio del vostro nuovo televisore, bramosi di metterlo in funzione perché tra cinque minuti ci sarà la partita della vostra squadra del cuore. Il primo problema da risolvere è quello di aprire la scatola senza danneggiarne il contenuto. La persona “pedante” inizierà a scrutare la confezione cercando le indicazioni sul modo corretto di maneggiare l’involucro, frecce, schemi e tutto ciò che gli possa essere utile per estrarre intatto il delicato e prezioso contenuto. Nel frattempo la persona “intuitiva” munita di qualche attrezzo di fortuna ha gia aperto la scatola, riducendola in brandelli e, al contempo, procurando pure qualche graffio al prezioso contenuto. Non sia mai per il pedante che intanto procede con un’attenta e scrupolosa lettura del libretto delle istruzioni, tutto intento a collegare il filo rosso col verde, a verificare la presenza di questo o di quello spinotto manco dovesse disinnescare un qualche ordigno bellico. L’intuitivo, intanto, ha attaccato cavi, infilato prese l’una sull’altra ed è pronto per la sua partita: siamo al 15' del primo tempo, il quadro non è perfettamente nitido, va e viene, ma, per fortuna, siamo ancora sullo 0-0! Che soddisfazione: il pedante ha una visuale perfetta, che colori, che contrasti: peccato siamo al 40' del secondo tempo e la squadra del cuore sta perdendo (sigh!)… Meglio intravedere la partita con un televisore quasi nuovo o assistere a solo 5 minuti di spettacolo con il televisore perfettamente integro? Ai posteri l’ardua sentenza. Noi suggeriamo l’alternativa zero: non aprire proprio la scatola… Capitolo I 24 Errare umanum est, dice il saggio. Ancora più saggio, ed umano, è impegnarsi nel ricercare gli errori e correggerli il più rapidamente possibile. È questo l’invito che ci rivolgeva uno dei più grandi filosofi della scienza del secolo scorso, Karl Popper, né I due problemi fondamentali della teoria della conoscenza 12. Ci avviamo verso la conclusione di questo paragrafo, pertanto, con l’esortazione a non avere paura di sbagliare: solo chi non fa nulla non commette errori! A tal proposito Postman (1981) 13aveva a fare la seguente osservazione: «È sorprendente vedere come gli studenti possano perdere una parte della loro paura di sbagliare, profondamente radicata in loro, quando si trovano con un insegnante che non chiede loro di essere nel giusto, ma soltanto di unirsi a lui nella ricerca dell’errore: del suo come del proprio». Non tutti, e non sempre, siamo in grado di giungere ad un’ottima soluzione di un problema attraverso un percorso logico e metodico. Logica: «Coerenza, rigore di un ragionamento» 14. Metodo: «Criterio e norma direttivi secondo i quali si fa, si realizza o si compie qualcosa» 15. Ricordiamo sempre che, nei problemi pratici che siamo normalmente chiamati ad affrontare, nella maggior parte dei casi ci possiamo “accontentare” di una buona soluzione del problema. Riserviamo le nostre migliori energie per la ricerca di ottime soluzioni in quei problemi che veramente meritano tutti i nostri migliori sforzi. Nel paragrafo successivo, con l’intento di dare una mano al Lettore un po’ disordinato nel cercare di costruirsi un approccio metodologico rigoroso alla soluzione dei problemi, riportiamo alcuni importanti assiomi logici e qualche utile regola di deduzione. Speriamo di farvi cosa gradita. Resta inteso che se non vi va di leggere tutto, potete passare direttamente al paragrafo successivo! K. Popper, I due problemi fondamentali della teoria della conoscenza, Trad. it., il Saggiatore, Milano 1987. 13 N. Postman, Ecologia dei media. La scuola come contropotere. Trad. it., Armando, Roma 1981. 14 AA.VV., Lo Zingarelli, Vocabolario della lingua italiana di Nicola Zingarelli, Zanichelli Editore, Bologna 2003, p. 1014. 15 Ivi, p. 1096. 12