ll
ao
lo
to giov
er
i ns
La Madonna di
Loreto dietro
un’inspiegabile
caso di
guarigione
ad un occhio
i
an
POSTE ITALIANE SPA
Spedizione in abbonamento postale
D.L. 353/2003
(conv. in L. 27/02/2004 n. 46)
art. 1, comma 1, CN/AN
Da Macerata
a Loreto,
novantamila
in cammino
tra fede
e ricerca
Ce
dal
n. 8 - SETTEMBRE/OTTOBRE 2011
nt
ro G anni P
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INDIC AZIONI UTILI
ORARI
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IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA
Basilica della Santa Casa
ore 6.15-20 (aprile-settembre)
ore 6.45-19 (ottobre-marzo)
La Santa Casa rimane chiusa tutti i
giorni dalle 12.30 alle 14.30.
Sagrestia Basilica
tel. e fax 071.9747.155
Sante Messe
Sabato e giorni feriali
ore 7, 8, 9, 10 ,11 (7.30 in S. Casa)
ore 17 e 18.30 (aprile-settembre)
ore 16.30 e 18 (ottobre-marzo)
Rosario: ore 18 (17.30 ottobre-marzo)
Domenica e giorni festivi
ore 7, 8, 9, 10, 11, 12
ore 17, 18, 19 (aprile-settembre)
ore 16, 17, 18 (ottobre-marzo)
Congregazione Santa Casa
tel. 071.970104 - fax 071.9747.176
Confessioni
Giorni feriali
ore 7-12.10
ore 16.00-19 (aprile-settembre)
ore 15.30-18.30 (ottobre-marzo)
Giorni festivi
ore 7-12.30
ore 16-19.30 (aprile-settembre)
ore 15.30-18.30 (ottobre-marzo)
Adorazione eucaristica quotidiana
Lunedì - Venerdì: 9.30-18; Sabato: 9.30-12
Sagrestia Basilica
Dalle ore 7 alle 12; dalle ore 16 alle 19.
Prenotazioni Sante Messe, stesso orario.
Celebrazione Battesimo
Prima domenica di ogni mese:
ore 17 (Basilica Santa Casa).
Celebrazione Cresima
Primo sabato di ogni mese:
ore 18 (ore 18.30 aprile-settembre)
Presentarsi un’ora prima per la registrazione dei documenti.
Celebrazione Matrimonio
Informazioni presso il Parroco della
Santa Casa: ore 10-12.
Congregazione Santa Casa-Negozio
(a sinistra della facciata della basilica).
Ufficio accoglienza pellegrini e informazioni, prenotazione guide turistiche, con
negozio ricordi e stampe del santuario,
abbonamento alla rivista e iscrizioni alle
Messe Perpetue. Ore 8.30-12.30; 14.3018.30 (15-19 giugno-settembre).
Ufficio Postale Loreto
Orario: 8-13.30; sabato 8-12.30.
QUOTA ASSOCIATIVA A
“IL MESSAGGIO della SANTA CASA”
Ordinario …………………… Euro 20,00
Sostenitore ………………… Euro 35,00
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Mensile del santuario di Loreto
Delegazione Pontificia
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P.zza della Madonna, 1 - 60025 Loreto (AN)
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Iscritto nel ROC con il numero 2120
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Redattore
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Rettore Basilica
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Delegato Pontificio
Loreto, 6 settembre 2011
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Dal 4 novembre al 9 aprile chiuso da
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Questo periodico è associato all’USPI
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“Il Messaggio” esce anche in inglese:
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COME RAGGIUNGERCI…
Autostrade
Bologna-Ancona-Bari e
Roma-Pescara-Ancona:
uscita Loreto.
Linee ferroviarie
Milano-Bologna-Ancona-Lecce con discesa
Loreto
alle stazioni di Loreto e
Ancona, e Roma-Falconara-Ancona, con servizio di autocorriere da
Ancona *.
Aeroporto “R. Sanzio” di Ancona-Falconara, 30 km da Loreto.
* Servizio Autobus ANCONA PER LORETO
Feriale: 5.45 - 6.45 - 7.45 - 8.45 - 9.45 - 10.15 - 11.15 - 12.10
13.15 - 14.15 - 15.30 - 16.45 - 17.30 - 18.30 - 19.30 - 22.15
Festivo: 8.00 - 10.20 - 12.40 - 15.00 - 17.45 - 20.15
Servizio Autobus LORETO PER ANCONA
Feriale: 5.40 - 6.35 - 7.05 - 7.45 - 8.30 - 9.30 - 10.45 - 12.00
13.00 - 13.45 - 15.00 - 16.00 - 17.05 - 18.15 - 20.25
Festivo: 6.55 - 9.20 - 11.40 - 14.00 - 16.40 - 19.15
Servizio Autobus Loreto stazione per Loreto
Feriale: 6.45 - 7.00 - 7.55 - 8.25 - 8.55 - 11.00 - 11.55 - 14.15
15.15 - 16.10 - 17.20 - 18.15
Festivo: 7.55 - 10.55 - 11.45 - 14.15 - 16.20 - 17.05 - 18.15
Servizio Autobus Loreto per Loreto stazione
Feriale: 6.30 - 6.50 - 7.15 - 8.10 - 8.30 - 10.30 - 11.10 - 13.50
14.30 - 15.35 - 16.28 - 17.55
Festivo: 7.35 - 10.35 - 11.10 - 13.50 - 15.35 - 16.30 - 17.55
S
284
OMMARIO
EDITORIALE
Un decreto a tutela delle sacre pietre
p. Giuseppe Santarelli
285
LA PAROLA DELL’ARCIVESCOVO
La figlia del faraone, sposa di Salomone
mons. Giovanni Tonucci
In copertina:
La statua della
Vergine Lauretana
precede e accompagna i numerosissimi partecipanti al Pellegrinaggio da Macerata a Loreto.
286
LETTERE AL “MESSAGGIO”
SPIRITUALITÀ
287
La scimmia non c’è più… ma l’uomo?
Valentino Salvoldi
288
Luce dei miei occhi
Giovanni Fermani
289
R come Re (dei Giudei)
sr. Maria Elisabetta Patrizi
293
CAREZZE MATERNE DELLA MADONNA
294
STUDI E APPROFONDIMENTI
Guarita da un foro maculare miopico nella retina:
unico caso nella letteratura mondiale!
San Giuseppe e la nuova evangelizzazione
p.Tarcisio Stramare
n. 8 - SETTEMBRE/OTTOBRE 2011
296
“Loreto, dopo Nazaret,
è il luogo ideale per pregare
meditando il mistero
dell’Incarnazione del Figlio di Dio.”
Benedetto XVI
293
297
SIMBOLOGIA MARIANA
“Respice stellam, stellam maris”
Filippo Di Cuffa
297
OGNI SANTITÀ PASSA A LORETO
Beata Maria Serafina del Sacro Cuore
p. Marcello Montanari
299
inserto giovani
303
IL “MESSAGGIO” INTERVISTA…
dal Centro
Giovanni Paolo ll
Padre Marko Ivan Rupnik
Vito Punzi
304
STORIA ARTE E CULTURA LAURETANA
L’adorazione eucaristica nell’arte lauretana/7
p. Giuseppe Santarelli
306
SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE
Una splendida pubblicazione
sul pellegrinaggio lauretano nei secoli XVI-XVII
p. Giuseppe Santarelli
309
306
310
310
LORETO NEL MONDO
EVENTI SPECIALI
Il 33° Pellegrinaggio Macerata-Loreto
Emanuele Sorichetti
312
316
VITA DEL SANTUARIO
NOTIZIE FLASH
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Settembre/Ottobre 2011
EDITORIALE
Un decreto a tutela
delle sacre pietre
P. GIUSEPPE SANTARELLI
284
- DIRETTORE
Una misura
dell’arcivescovo
Tonucci contro
il sacrilego furto
di frammenti
dalle pareti della
Santa Casa
N
ell’editoriale del numero di gennaio 2011 di
questa rivista si è parlato dell’abuso di alcuni sprovveduti
pellegrini che osano asportare furtivamente frammenti di
pietre della Santa Casa per
una malintesa devozione che
poi può sfociare in un sacrilegio. In seguito a quello scritto, alcuni pellegrini sono stati
ispirati a restituire al santuario le particelle sottratte.
Ora l’arcivescovo Giovanni Tonucci, dopo essersi consultato con la competente autorità ecclesiastica, ha emesso
il seguente Decreto, che qui
viene riprodotto integralmente per una debita e diffusa conoscenza.
Loreto, 31 maggio 2011
Considerato che la Chiesa Cattolica, secondo la sua tradizione, venera i santi
e tiene in onore le loro reliquie autentiche e le loro immagini, in quanto le
loro feste proclamano le meraviglie di Cristo nei suoi servi e propongono ai
fedeli opportuni esempi da imitare (Cfr. Sacrosanctum Concilium n° 11);
preso atto che il disposto del Can. 1190 del Codice di Diritto Canonico afferma:
§1. È assolutamente illecito vendere le sacre reliquie.
§2. Le reliquie insigni, come pure quelle onorate da grande pietà popolare, non possono essere alienate validamente in nessun modo né essere trasferite in modo definitivo senza la licenza della Sede Apostolica;
visto che la Santa Casa e cioè le tre pareti, che originariamente componevano la Casa in muratura di Maria a Nazareth, custodite nel Pontificio Santuario della Santa Casa di Loreto, costituisce una reliquia insigne della
Chiesa Cattolica, come affermato anche da Giovanni Paolo II nella Lettera
per il VII Centenario Lauretano: “La Santa Casa di Loreto non è solo una reliquia, ma anche una preziosa icona concreta”;
DEVE ESSERE CONSIDERATO
che l’asportazione di frammenti delle pietre della Santa Casa costituisce
moralmente una colpa grave.
Pertanto, il confessore che si trovasse nella situazione di assolvere un tale
peccato, dovrà richiedere come condizione la restituzione del frammento di
reliquia asportato.
In nomine Domini
Le tre pareti in pietra che, nella
sezione inferiore, per tre metri
di altezza circa, «originariamente componevano la Casa in
muratura di Maria a Nazareth».
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Settembre/Ottobre 2011
Arcivescovo Delegato Pontifìcio
LA PAROLA DELL’ARCIVESCOVO
La figlia del faraone,
sposa di Salomone
MONS. GIOVANNI TONUCCI
P
- ARCIVESCOVO DI LORETO
iù volte, nei libri della Sacra Scrittura, i figli del popolo di Israele sono messi in guardia contro la tentazione di prendere in moglie donne straniere. Questa
raccomandazione non nasce da un pregiudizio di tipo
razzista, ma dalla volontà di conservare intatta la fede
in Dio, che poteva essere messa in pericolo dalla presenza in mezzo a loro di persone con convinzioni religiose
diverse e modi diversi di vivere la loro religiosità. I culti dei popoli dai quali Israele era circondato si esprimevano spesso in manifestazioni aberranti, quali i
sacrifici umani e la prostituS. Ricci (1659zione sacra.
1734), Salomone è
Per questa ragione, quanindotto dalle modo gli Ebrei entrarono nella
gli straniere
Terra Promessa e cominciaad adorare i
rono a conquistare i territori
loro idoli,
già occupati da altri popoli,
Torino, Gallenon fecero mai alleanze
ria Sabauda.
con loro ma cercarono
prima di tut-
to la loro completa eliminazione. Leggiamo queste narrazioni con molto disagio, perché siamo abituati al messaggio di amore e di
accoglienza di Gesù. Dobbiamo però capire che il tempo
del Vangelo era ancora lontano, e i rapporti tra popoli e
persone erano ancora governati dalla sopraffazione e
dalla legge del più forte. Questo è vero anche oggi, ma
oggi noi cerchiamo di nascondere questi modi di fare con
belle scuse di civiltà, progresso e identità culturale.
Una volta succeduto come re a suo padre Davide, Salomone ebbe prima la preoccupazione di rinsaldare la
propria autorità, mettendo fuori gioco i possibili avversari interni, e quindi cercò di stabilire buoni rapporti di
vicinato con i grandi regni confinanti. Per allearsi saldamente con l’Egitto, sposò la figlia del faraone. Non si
trattò di un matrimonio d’amore, ma soltanto di un contratto di convenienza. In questo modo, però, una donna
pagana entrò nella reggia del re, portò con sé i suoi idoli ed ebbe un’influenza negativa nell’educazione dei figli. Sappiamo come accadono queste cose: la madre,
giustamente, è quella che vive più vicina ai figli, specie
se ancora piccoli, e può trasmettere loro i suoi principi e
le sue convinzioni. Quello che è desiderabile per una
buona educazione, accade purtroppo anche per gli
aspetti negativi. E questo fu il caso della famiglia di
Salomone, anche perché il re, dopo la figlia del faraone, prese altre mogli: “moabite, ammonite,
edomite, sidònie e ittite, provenienti dai popoli
di cui aveva detto il Signore agli Israeliti: ‘Non
andate da loro ed essi non vengano da voi, perché certo faranno deviare i vostri cuori dietro i
loro dèi’” (1Re 11,1-2). È inutile sottolineare che
queste donne, che vengono contate a centinaia,
ben difficilmente potevano essere considerate
vere e proprie mogli. Cosa poteva esserci, con
una schiera di donne come questa, di amore reciproco, comprensione, solidarietà,
quale si cerca e si desidera nel matrimonio?
L’aspetto perverso della poligamia appare
in questo caso nella sua forma peggiore.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Settembre/Ottobre 2011
285
LETTERE AL “MESSAGGIO”
286
Lo scrittore sacro ricorda con tristezza che “quando Salomone fu
vecchio, le sue donne gli fecero deviare il cuore per seguire altri dèi”
(1Re 11,4). La purezza della fede nel
Dio unico, in Colui che aveva liberato il popolo dalla schiavitù dell’Egitto, cominciò ad appannarsi e proprio il re, che doveva essere il primo
difensore dell’alleanza tra il Signore
e il suo popolo, divenne esempio di
infedeltà e di peccato, ed arrivò persino a far costruire altari ai vari idoli, nelle alture attorno a Gerusalemme, per tutte le sue donne straniere.
Nel ricordare quei momenti tristi,
l’autore del libretto di Neemia, del
quarto o quinto secolo prima dell’era di Cristo, scriveva: “Salomone, re
d’Israele, non peccò forse proprio in
questo? Eppure, fra le molte nazioni, non ci fu re simile a lui; era amato dal suo Dio, e Dio lo aveva fatto
re di tutto Israele; tuttavia le donne
straniere fecero peccare anche lui”
(Ne 13,26).
Ecco quindi la fine triste di un
uomo che aveva ricevuto da Dio
tanti doni di saggezza, fino a diventare un punto di riferimento
per altri regnanti, che cercavano
il suo consiglio. Eppure tutto
questo non è stato sufficiente a
conservarlo nella fedeltà all’alleanza con Dio. Suo padre Davide,
nella sua passionalità di uomo e di
artista, era stato capace di grandi
gesti di generosità ed anche di meschinità enormi. Ma aveva sempre
avuto il coraggio di riconoscere i
propri limiti e di confessare davanti a Dio i propri peccati. Salomone,
con tutta la sua sapienza e lo splendore della sua fama, è finito lontano da Dio, incapace di resistere alla
seduzione delle sue tante donne.
Anche per questo, suo figlio ereditò da lui solo l’infedeltà, senza
nulla della sua saggezza, e per questo il regno di Davide si divise in
due tronconi, piccoli e di nessuna
importanza politica.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Settembre/Ottobre 2011
Un’affezionata lettrice di... 98 anni!
Tra le numerose lettere che pervengono alla redazione di associati e di
devoti, lettori costanti e interessati della nostra rivista, piace far conoscere quella di una nostra iscritta alla Congregazione, residente in Canada
ma oriunda italiana, ormai quasi centenaria.
Egregi padri della Santa Casa di Loreto,
sono la signora Ida Lombardi Ferranti. Con gioia ho ricevuto i vostri
due numeri di marzo e aprile e con sorpresa è arrivato anche un vostro
dono del rosario con lettera. È stato veramente un vostro gentile pensiero e lo considero come un regalo per il mio 98° compleanno, compiuto il
9 maggio scorso. Vi ringrazio soprattutto perché il rosario è stato benedetto in Santa Casa. Grazie, grazie infinite di cuore.
Le vostre riviste, piene di edificanti notizie, sono meravigliose, anche
perché conosco le Marche e quei luoghi, e mi sembra di ritornare col pensiero al lontano passato, quando ancora giovane con mio marito visitavo quei luoghi in bicicletta o venivo a Loreto in treno. Sono ricordi bellissimi che nessuna spugna può cancellare, cari padri [...].
Ringrazio con le mie preghiere il Signore che mi ha assistito in questo
lungo cammino e per la salute che mi dà. Se non fosse per la mia età
avanzata, ritornerei in Italia a settembre, a Porto San Giorgio, con la
mia figlia e il mio genero e tornerei sicuramente a visitare la Santa Casa.
Vi scriverò ancora perché desidero iscrivere alle Messe Perpetue i miei
familiari.
Ida Lombardi Ferranti
SPIRITUALITÀ
VALENTINO SALVOLDI
La scimmia non c’è più…
… ma l’uomo?
L
entamente, il trenino della Val Sesia mi sta
conducendo verso Novara. Sono solo nella
carrozza. Mi sembra un sogno: posso pregare,
studiare, contemplare. Ma l’iniziale idillio dura
poco. La pace è interrotta da due chiassosi adolescenti che comunicano tra loro mentre ascoltano
una martellante musica con l’auricolare e mandano messaggini a raffica. Nella stazione successiva salgono altri due amici. E che delusione per il mancato appuntamento con altri due, alla terza fermata. Dai discorsi, infarciti di parolacce volgari, capisco la loro vita e il
programma del giorno dopo: alzata a mezzogiorno, treno alle tredici, cercare di “beccare qualcuna” in piscina,
ritrovo in discoteca. Con la seccatura di dover rincasare
alle tre di notte, perché la mamma (classificata con una
parola volgare e giudicata paranoica) non riesce a dormire finché il figlio non è rincasato. Età: quattordici o
sedici anni. Professione: costretti ad essere studenti,
contenti di frequentare la scuola non per imparare le
“stupidate” dei professori, ma per “socializzare”. Sogni:
avere tanto tempo da condividere tra di loro, i sei amici.
Una bestemmia sfuggita ad uno di loro è l’occasione per
il mio intervento. Ma - incredibile a dirsi! - non mi vedono, né mi sentono.
Atteggiamento che mi rimanda a quanto mi diceva, con amarezza, un mio
ex alunno riguardo al figlio adolescente: “Io
per lui non esisto, se
non per la ‘paghetta’
settimanale. Lui ha
Giorgio. Pensa solo a
lui. Passa tutto il tem-
po libero con lui. Se voglio parlare con mio figlio devo
parlare di Giorgio, dei suoi interessi, della squadra cui
tiene, dei vestiti che indossa”. Non visto e non sentito,
non demordo: ho il breviario aperto sulle ginocchia e
gli occhi puntati su di loro. Finché un barlume d’umanità sfiora uno dei quattro adolescenti: “Facciamo troppo casino?”. “Sono contento che te ne sei accorto”. “Ma
perché ci guarda con la faccia preoccupata?”. “Ti ringrazio che hai notato la mia tristezza. Mi preoccupa la
vostra generazione. Non è tutta colpa vostra. La società
vi ha rubato la fede, l’intelligenza e il corpo”. Ora tutti e
quattro mi guardano, incuriositi da queste tre parole,
soprattutto l’ultima. “Perché il corpo?”. E sul corpo nasce una discussione, dalla qua-
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Settembre/Ottobre 2011
287
SPIRITUALITÀ
288
le comprendono che la scimmia non
esiste più - gli esseri umani hanno
perso qualche pelo - ma l’ “uomo”
non esiste ancora. E come far sì che
l’uomo nasca? Vorrei dire loro di
non prendere nulla per scontato; di
non guardare solo al presente, ma
di vedersi proiettati in un futuro
che sarà bello se ora seminano qualche cosa; di provare una sana indignazione che li porti a prendere
possesso del loro corpo, della loro
fede e della loro intelligenza.
Ed ecco - ironia delle cose! - sopra
la loro testa campeggia una scritta a
mano, tra due svastiche: “È troppo
tardi per essere calmi”. Adesso che
il discorso comincia ad essere coinvolgente, il trenino della Val Sesia
arriva a Novara. Devo correre per
prendere la coincidenza per Milano,
non senza un abbraccio all’adolescente che si era accorto della mia
tristezza. Sul tratto Novara-Milano
un mio collega mi pone tante domande sul pensiero
del Vaticano riguardo alcune scottanti
situazioni attuali.
Rispondo lapidariamente, perché voglio sapere da lui
quello che la Chiesa
fa per i giovani, in
Piemonte. Lapidaria
anche la sua risposta: “Mette cerotti
sulla gamba di legno”. E il pensiero
va a san Tommaso:
“La grazia presuppone la natura”. Natura che dal cristianesimo può essere
redenta, nobilizzata
e divinizzata. Adesso. Perché non è ancora troppo tardi per
rinverdire le radici
cristiane dell’Europa
e così salvare fede,
intelligenza e corpo.
GIOVANNI FERMANI
Luce dei miei occhi
L
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Settembre/Ottobre 2011
a noia del viaggio in treno trova ristoro nel libro di papa Benedetto
XVI, “Gesù di Nazaret”, secondo volume. Il capitolo che accompagna il viaggiatore verso casa descrive l’ultima cena, o meglio ciò che precedette l’ultima cena: la lavanda dei piedi. Leggo attento con il libro appoggiato sul vano adibito allo scopo e ogni tanto richiudo il libro e rifletto su ciò che ho appena letto. L’uomo che mi sta di fronte osserva il titolo del libro e sorridendo mi dice: “Un bel mattone”. Ho pronta la risposta: “La pietra scartata dai costruttori…” ma non la dico, mi limito a sorridere e a riprendere la lettura. Gesù compie un gesto di umiltà, lavando
i piedi agli apostoli, che contiene purezza. Ma mi chiedo dov’è l’umiltà
che contiene purezza di giudizio, di onestà intellettuale nell’uomo salvato da Cristo se giudica l’esegesi del Papa “un mattone” e con essa forse il
pensiero e le azioni di Gesù. Umiltà e purezza come nel sacro lavabo dell’ultima cena. Il piede è a stretto contatto con la terra, dove l’uomo cammina ed è un cammino difficile, irto di difficoltà, peccaminoso, che può
portare lontano da Dio.
Gesù purifica ed invita l’uomo, per mezzo dei suoi apostoli, a percorrere un cammino diverso che inizia proprio in quella casa di Gerusalemme e si compie sul Calvario con il
suo sacrificio. Continuerà poi con l’evangelizzazione delle genti che il cammino degli apostoli raggiunge. Gesù
compie il gesto di umiltà e purificazione, tra pane azzimo, canti pasquali e tumulti interiori di fronte al calice pronto
per la redenzione dell’uomo. Il mio
compagno di viaggio ascolta la mia esegesi e si mette sulla difensiva, quando
tronca il discorso e mi dice che il suo
viaggio è finito. Siamo a Rimini. Viaggio
interrotto, cammino di comprensione
vano, libro che resta un “mattone adatto
ai teologi” anche se non se ne conosce il
contenuto. “Ecce Homo”, dal cammino
difficile, dal piede contaminato dal pregiudizio, dalla paura di confrontarsi con
qualcosa che ti chiama alla lettura, alla
riflessione, all’esame di coscienza.
Mi alzo per sgranchirmi le gambe: vado verso il vagone bar e, nell’oltrepassare l’altra carrozza, scopro il mio interlocutore seduto comodamente a occhi
chiusi, forse addormentato, o forse compagno dell’oscurità che toglie d’imbarazzo e nega la luce.
SPIRITUALITÀ
SR. MARIA ELISABETTA PATRIZI
SFM
L’alfabeto della cultura cristiana, dalla A alla Z
R
come Re (dei Giudei)
Q
uando crocifissero Gesù un “Titolo”, o targhetta di
legno, fu inchiodato alla croce con scritto I.N.R.I.
(cfr. Gv 19,19-20). Sono le iniziali latine di «Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum» (= Gesù Nazareno Re dei Giudei).
A Roma, nella basilica di Santa Croce in Gerusalemme, è custodita una teca d’argento, con la faccia anteriore di cristallo, che contiene il “Titulus crucis”(1). La teca
risale al 1492 (vedi tav. I) ma la reliquia è antichissima e
fu ritrovata a Gerusalemme, nel IV sec., da Elena, madre dell’imperatore Costantino, insieme al legno della
croce di Gesù.
Il “Titulus crucis” è una tavoletta di noce larga circa cm
25,5 e alta cm 14,3 e contiene tre righe: una in latino, una
in greco, una in ebraico con il nome NAZARENUS. Il 21
aprile 1995 furono scattate alcune fotografie – con carattere scientifico – di questo famoso “Titulus” (vedi tav. II).
289
A CHE SERVIVA QUESTO “TITULUS”?
Esso indicava il motivo della condanna a morte di Gesù, emessa da Ponzio Pilato. O meglio, esso racchiude
l’accusa presentata da parte dei capi dei Giudei: «Poi tutta l’assemblea [= capi-sacerdoti e scribi, (cfr. Lc 22,66)] si
alzò e lo condussero da Pilato. E cominciarono ad accusarlo, dicendo: “Abbiamo trovato costui che sovvertiva la nostra nazione, impediva di dare tributi a Cesare e diceva di essere lui Cristo re”» (Lc 23,1-2), cioè “l’Unto, il consacrato, re”.
La calunnia circa il tributo dovuto a Cesare è già stata preannunciata in Lc 20,20-26 dove è detto che gli scribi e i capi dei sacerdoti, volendo trovare un motivo di
condanna di Gesù, «mandarono informatori, che si fingessero persone giuste, per coglierlo in fallo nel parlare e poi consegnarlo all’autorità e al potere del governatore» (ivi, 20,20) e gli chiesero se era lecito, o no, pagare
la tassa a Cesare. Ma Gesù «conoscendo la loro ipocrisia» (Mc 12,15) mostrò loro che la moneta aveva l’immagine e l’iscrizione di Cesare e perciò disse loro: «Quello
che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio,
a Dio» (ivi, 17). E indicava, così, l’ordine diverso dei doveri verso Cesare e verso Dio.
Velasquez,
Cristo Crocifisso,
con il titulus
nelle lingue
ebraica, greca
e latina.
Ma, tornando alle accuse presentate a Pilato contro il
Nazareno, viene detto che Gesù “si dichiara re”. Quindi –
in buona o in mala fede – la regalità messianica del Cristo è presentata a Pilato in senso politico ed, anzi, come
un attentato alla sovranità romana (cfr. At 17,7). Ed è
per questa accusa che Gesù sarà condannato (Lc 23,30).
L’INTERROGATORIO DI PILATO
Udite le accuse, Pilato interroga Gesù: «“Sei tu il re dei
Giudei?” ed egli rispose: “tu lo dici”...» ma distaccandosi
dal senso politico che il governatore romano dà a questo
titolo, secondo l’accusa presentatagli dai sinedriti. E Pilato, perciò, riconosce l’innocenza di Gesù (come in Lc
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Settembre/Ottobre 2011
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23,14 e 22) e lo dice esplicitamente: «“non trovo in que- crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinist’uomo alcun motivo di condanna” [o: “che meriti condan- stra. Gesù diceva: “Padre, perdona loro perché non sanno
na”]. Ma essi insistevano dicendo: “Costui solleva il po- quello che fanno” (...) Il popolo stava a vedere; i capi inpolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver comin- vece lo deridevano dicendo: “Ha salvato altri! Salvi se
ciato dalla Galilea, fino a qui”» (Lc 23,5).
stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto(4)”. Anche i soldati
Avendo udito che Gesù era galileo e quindi sotto l’au- lo deridevano (...) e dicevano: “Se tu sei il re dei Giudei,
torità di Erode Antipa (figlio di Erode il Grande e tetrarca salva te stesso”. Sopra di lui c’era anche una scritta: “Codella Galilea dal 4 a.C. al 39 d.C.), Pilato inviò il Nazareno stui è il re dei Giudei” » (Lc 23,33-38). E numerosi codici
a lui, «che in quei giorni si trovava anch’egli a Gerusa- aggiungono che la scritta del “Titulus” era in caratteri
lemme» (ivi, 7), a causa del pellegrinaggio della Pasqua. ebraici, latini e greci (e proprio questa è la successione, a
Vedendolo, dapprima «Erode si rallegrò molto» (ivi, 8) partire dall’alto, delle lingue sulla tavoletta nella basilica
perché aveva sentito
di Santa Croce, a Roparlare di Gesù «e
ma). In Gv 19,20 si
sperava di vedere
precisa che «Pilato
qualche miracolo da
compose anche l’ilui» (ivi, 8) e lo interscrizione (lett. un tirogò con molte dotolo [titolon]) e la fece
mande. Ma Gesù
porre sulla croce; vi
«non gli rispose nulera scritto: “Gesù il
la» (ivi, 9). Perciò
Nazareno, il re dei
Erode «lo insultò, si
Giudei”» (ivi, 19). E
fece beffe di lui, gli
«i capi dei sacerdoti
mise addosso una
dei Giudei dissero alsplendida veste e lo
lora a Pilato: “Non
rimandò a Pilato»
scrivere “Il re dei Giu(ivi, 11). Pilato, dundei”, ma “Costui ha
que, «riuniti i capi
detto: Io sono il re dei
dei sacerdoti, le autoGiudei”. Rispose Pilarità e il popolo (2), disto: “Quel che ho
scritto ho scritto”»
se loro: “Mi avete
(ivi, 21-22). E questo
portato quest’uomo
“Titulus” indicava il
come agitatore del
popolo. Ecco, io l’ho Tav. I - Teca d’argento, con la faccia anteriore in cristallo; risale al cardi- motivo della condanesaminato davanti a nal Mendoza (1492) – tranne la base, rifatta nel XVIII secolo – che la fece na ma anche l’affermazione esplicita di
voi, ma non ho tro- sormontare da un piccolo titolo in argento con la sola riga in ebraico.
Gesù in risposta alla
vato in quest’uomo
nessuna delle colpe di cui lo accusate; e neanche Erode: domanda di Pilato: «Sei tu il re dei Giudei?» (Gv 18,33),
infatti ce l’ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla dopo aver spiegato, però, che «Il mio regno non è di questo
che meriti la morte. Perciò, dopo averlo punito, lo rimet- mondo (...) il mio regno non è di quaggiù» (Gv 18,33.36). «Alterò in libertà”» (Lc 23,13-16). Ma essi chiesero la libera- lora Pilato gli disse: “Dunque tu sei re?”. Rispose Gesù:
zione di Barabba e urlavano «Crocifiggilo! Crocifiggilo!» “Tu lo dici: io sono re” » (ivi, 37a).
Quella di Gesù è una regalità escatologica, universa(ivi, 21). Per la terza volta Pilato «perché voleva rimettere
in libertà Gesù» (ivi, 20), domandò loro: «Ma che male ha le, divina, mite ed umile... Pilato, pur non capendo tutto
fatto costui?» (ivi, 22). E poiché continuavano a chiedere ciò, è convinto della totale innocenza di Gesù e «da quel
che venisse crocifisso «e le loro grida crescevano, Pilato momento... cercava di metterlo in libertà. Ma i Giudei
decise che la loro richiesta venisse eseguita. Rimise in li- gridarono: “Se liberi costui, non sei amico di Cesare(5).
bertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e Chiunque si fa re si mette contro Cesare» (Gv 19,12). E
omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al lo- Pilato, avendo – ancora una volta – interrogato Gesù,
ro volere» (Lc 23,23b-25). Così Pilato cede alla duplice ri- «sedette in tribunale» (Gv 19,13), e presentando Gesù,
chiesta dei sinedriti: liberare Barabba e crocifiggere Gesù, disse ai Giudei: «“Ecco il vostro re!” Ma quelli gridaroassieme ad «altri due, che erano malfattori» (Lc 23,32). no: “Via! Via! Crocifiggilo!”. Disse loro Pilato: “Metterò in
Gesù fu condotto al «luogo chiamato Cranio»(3) ove «vi croce il vostro re?”. Risposero i capi dei sacerdoti: “Non
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Settembre/Ottobre 2011
abbiamo altro re che Cesare”. Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso» (Gv 19,14b-16).
Nicodemo, fariseo e «maestro d’Israele» (Gv 3,1.10;
7,50), che portò «una mistura di mirra e di aloe, di circa
cento libbre [= 33 kg circa]» (Gv 19,39), e Giovanni evangelista, di parentela sacerdotale. Anzi è verosimile che,
IL “TITULUS”
tramite Giovanni, dai depositi del Tempio fu possibile
Il “Titulus” con la causa (aitia) della condanna è nomi- reperire d’urgenza i «lini» (un otholeion di doppia misunato nei tre Vangeli sinottici e in Giovanni, tuttavia solo ra) e i circa 33 kg di mistura d’aloe e mirra (solitamente
quest’ultimo ha anche l’epiteto “Nazareno”. E questo “tito- quanto la metà del peso corporeo del defunto) del valolo” giovanneo ha tutti i crismi della storicità, e non soltan- re di circa 3.000 denari, al cui saldo, probabilmente, conto alla luce della tavoletta conservata nella basilica di San- corse Giuseppe d’Arimatea. Il primo chiese a Pilato il
ta Croce in Gerusalemme a Roma. Dicevamo che le tre lin- corpo di Gesù e il governatore glielo concesse; il secongue su quest’ultima corrispondono a quelle elencate nel do procurò gli aromi. E Giovanni precisa: il corpo di GeVangelo e che erano espresse con tre avverbi (ebraicamen- sù fu messo «in lino [leggero], insieme agli aromi, come
te, romanamente, grecamente) e senza la congiunzione. è usanza per i Giudei di sistemare per la tomba» (Gv 19,39Inoltre: «non può
40)... Ma tutto ciò
passare inosservata
non era certo per
la formula “era scritun “giudeo comune”!
to” al participio perNé tanto meno per
fetto passivo, usata
la sepoltura di un
da Giovanni, soltansemplice “patibolato in riferimento alle
to” (= condannato a
Sacre Scritture. Pilamorte)... almeno seto, nella redazione
condo Dt 21,22-23.
giovannea, compie
Questi dettagli,
un’azione profetica
oltre a sottolineare
condannando Gesù
il messaggio teolocome “re dei Giugico-simbolico, evi(6)
dei”» .
denziano l’aspetto
regale della sepoltura di Gesù nel
RE DEI
senso che l’usanza, a
GIUDEI
cui allude GiovanTav. II - Titulus Crucis.
ni, poteva riguardaL’appellativo “re
dei Giudei” ricorre 18 volte nel Nuovo Testamento ed è re solo un re. Infatti, «la notizia giovannea è prima storia
sempre e solamente riferito a Gesù. Ma esso non gli è da- e poi teologia. Detto diversamente, c’è un nucleo storico
to dai connazionali Giudei, bensì dai Romani: da Pilato e sul quale si innesta una riflessione teologico-simbolidai suoi soldati. E già i Magi (in Mt 2,1), avevano chiesto: ca...»(7). E Giovanni nomina «mirra e aloe»(8), distinti da«Dove è nato il re dei Giudei?».
gli «aromi», e parla di «mistura», che è termine tecnico
L’apostolo Giovanni, nel contesto del processo e della dell’ambiente del Tempio: «poiché produrre una “mistupassione di Gesù, non usa il nome «Cristo» ma l’appel- ra” di aromi era prerogativa dei leviti che ne erano spelativo «re», e ciò per ben 12 volte... sulle 16 ricorrenze in cialisti, tradizione perpetuata tra i nostri monaci. Una
tutto il suo Vangelo! E sul “Titulus”, Pilato ha scritto “mistura di mirra e aloe” era dunque un prodotto finito,
«Gesù Nazareno Re dei Giudei», come titolo “giustificati- già mescolato con arte, analogamente alla “mistura” prevo” della “causa” della condanna a morte! E perciò egli parata per il letto funebre di Asa re di Giuda»(9), (cfr. 2Cr
16,14), pronipote di Salomone e re dal 909 all’870 a.C.
sarà sepolto come un re!
Ma questa mistura di profumi ricorda anche temi regali e sponsali ed è ipotizzabile una rievocazione giovannea
UNA SEPOLTURA REGALE
del Cantico dei Cantici, già anticipata nell’oracolo gestuale
Infatti il titolo della croce «Gesù Nazoreo/Nazareno dell’unzione da parte di Maria, a Betania, e nella previsioRe dei Giudei» fu determinante per la sepoltura di Gesù ne profetica della propria sepoltura (ton entafiasmou mou)
come la vollero tre ragguardevoli amici di lui: Giuseppe data da Gesù stesso. Giovanni usa il verbo entafiazein, sia
d’Arimatea, consigliere del Sinedrio di Gerusalemme; a Betania, sia per la sepoltura effettiva di Gesù (Gv 19,40)
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Settembre/Ottobre 2011
291
292
ma sempre nel senso di un modo provvisorio: «preparare/sistemare per la tomba» (come in Gen 50,2 riguardo a
Giacobbe), cioè in vista di una sepoltura definitiva.
La provvisorietà di questa sepoltura «si manifesta nella deposizione temporanea di Gesù in quel sepolcro sia
a motivo della fretta, sia a motivo dell’inattesa risurrezione!»(10). Inoltre il telo di lino è tessuto raffinato che, in
ambiente giudaico, normalmente non era adoperato per
un morto, bensì in ambito cultuale. Le vesti liturgiche
erano confezionate col lino... anzi, erano di bisso il più
puro, «il più splendente e il più luminoso» (cfr. Filone
Alessandrino, De somniis, I, 216). E Giovanni ne parla
descrivendo i sette angeli dell’Apocalisse (15,6; 19,8.14).
Comunque, Gesù fu sepolto in questo tipo di telo di
lino puro, sacerdotale e regale. Molto probabilmente anche il “Titulus” fu collocato nel sepolcro. Però Gesù non
ebbe un vero funerale, non fu lavato, non ebbe il lamento funebre... perciò Maria Maddalena e le donne tornarono al sepolcro, una volta terminato il riposo sabbatico,
per fare «le cose dovute (ta ofeilomena)» (come si narra
nell’apocrifo Vangelo di Pietro del II sec.). Ma trovarono
che Gesù era risorto!
Il Signore abbandonò la veste funeraria, lasciando
«giacenti i lini (Keimena ta othonia)» (Gv 20,5). Secondo
Giovanni, Gesù muore venerdì 13 nisan e il 14 è definito,
dall’apostolo prediletto, «il grande giorno del sabato»
(Gv 19,31)... corrispondente al 19 aprile. Per Gesù si avviò, allora, una sepoltura regale, davvero degna del «re
dei Giudei»! Ma si avviò soltanto, perché al tramonto
del sole iniziava il riposo sabbatico, anzi, «già splendevano le luci del sabato» (Lc 23,54). E le donne «che erano
venute con Gesù dalla Galilea (...) osservarono il sepolcro e come era stato posto il corpo di Gesù, poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo come era prescritto»
(ivi, 55-56). Ma «il primo giorno della settimana», cioè
all’alba della domenica, le donne si recarono al sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato.
Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro e,
entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù (Lc
24,1-3). Due angeli annunziarono loro: «Non è qui, è risorto» (ivi, 6). Ma alla Maddalena apparve Gesù in persona ed ella potrà dire agli apostoli: «Ho visto il Signore»!
È la prima professione di fede: la certezza che Gesù è
Re, è il Signore ed è risorto. Egli è il Vivente! Così la
Maddalena diventa la prima «apostola Christi Domini
Salvatoris (= apostola di Cristo Signore Salvatore)»(11).
UN TITOLO REGALE
Di ciò la Chiesa delle origini avrà sicura consapevolezza: Cristo è Re! E il suo “Titulus” è venerato a GeruIL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Settembre/Ottobre 2011
salemme il venerdì santo già nel IV sec., come racconta
la pia pellegrina Egeria (382-384ca). Sant’Ambrogio, nel
discorso funebre per l’imperatore Teodosio († 395), ricorderà come l’imperatrice Elena riconobbe la croce di
Gesù proprio perché «nel patibolo mediano» - tra i tre
patiboli scoperti sul Golgota - «vi era il Titolo: Gesù Nazareno, re dei Giudei (...). E aggiunge: «Trovò dunque il
Titolo, adorò il re, non certo il legno»(12).
Colui che ci ha insegnato a chiedere al Padre nostro:
«Venga il tuo regno» (Mt 6,10) è il nostro Re mite ed
umile di cuore. E lo Spirito di Cristo ci invita sempre a
cercare «anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia»
(Mt 6,33) con la semplice fiducia di bimbi prediletti
(cfr. Mt 18,3).
Note
Cfr. M. L. RIGATO, «Il Titulus Crucis è custodito nella
basilica di Santa Croce a Roma. Una messa a punto», in:
Rivista Biblica, 56 (2008), pp. 339-343.
(2)
Alcuni testimoni antichi leggono: «e i capi del popolo».
«Questa lezione fa ricadere la responsabilità della condanna di Gesù sulle autorità ebraiche, che allora sarebbero le sole a intervenire ai vv. 18.21.23 e corrisponde
meglio alla prospettiva di Lc, per il quale il popolo non
partecipa a questo crimine (23, 27, 35; 24,19-20)» (La
Bibbia-TOB, nota “K”, p. 2403).
(3)
«Probabile allusione non al cranio di Adamo (così
Origene), né ai crani dei giustiziati, ma alla forma della
roccia che evocava quella di un cranio» (La Bibbia-TOB,
nota “q”, p. 2256).
(4)
Questo titolo evoca Is 49,7: il Servo scelto da Dio per
la sua opera di salvezza... ma che è disprezzato dagli
uomini.
(5)
“Amico dell’imperatore” era un titolo ufficiale che Pilato «“familiare” di Seiano, aveva probabilmente ricevuto. Portando il dibattito sul piano politico, i Giudei mettono in questione la situazione di Pilato e lo costringono
a scegliere» (La Bibbia-TOB, nota “o”, p. 2471).
(6)
M. L. RIGATO, I.N.R.I., il titolo della Croce, EDB, Bologna, 2010, pp. 15-16.
(7)
Idem, o.c., p. 81.
(8)
Nel N.T. aloe ricorre solamente in Gv 19,39 e mirra si
trova anche in Mt 2,11 tra i doni offerti a Gesù Bambino
dai tre Re.
(9)
Cfr. M. L. RIGATO, o.c., p. 84.
(10)
Idem, o.c., p. 90.
(11)
RABANO MAURO (ca. 784-856), De vita beatae Mariae
Magdalenae et Marthae: PL 112, 1503.
(12)
AMBROGIO, Discorsi e lettere, 1: Le orazioni funebri: In
oratione de obitu Theodosii, 45. 46B. (Ed. a cura di G. BANTERLE, Roma-Milano, 1985).
(1)
CAREZZE MATERNE DELLA MADONNA
Guarita da un foro maculare
miopico nella retina: unico caso
nella letteratura mondiale!
Tra le varie segnalazioni di grazie,
talora notevoli, ottenute per intercessione della Madonna di Loreto,
rendiamo nota ai lettori la seguente.
G
ardini Maria, residente a Fiuminata (MC) ma originaria
di Loreto, dove è stata anche ancella della Santa Casa, il 25 giugno ha comunicato al direttore di
questa rivista quanto segue. Durante la peregrinazione della statua della Madonna di Loreto nelle
varie diocesi delle Marche, effettuata nel 2010 in preparazione al
XXV Congresso Eucaristico Nazionale, entrata nella chiesa di
Fiuminata, il 13 settembre 2010,
per venerare il simulacro, subito
sentì come un impulso irrefrenabile di pianto e avvertì qualcosa
di inspiegabile. La sua preghiera
alla Vergine Lauretana di guarigione da un foro maculare miopi-
Foto (1)
co nella retina fu intensa e quasi
convulsa. Presentatasi poco tempo dopo dal suo medico oculista
Marco Rossiello, questi ha costatato la perfetta guarigione, dichiarando che il fenomeno non si
spiega con la scienza medica.
Si danno tre tipi di fori maculari nella retina: senile, traumatico e
miopico. Mentre per i primi due
casi la letteratura - costituita da
3709 articoli - segnala 58 casi di
chiusura spontanea, per il foro
miopico la letteratura - costituita
da 220 articoli, prevalentemente
giapponesi - non registra nessun
caso come quello in esame.
Il fatto è stato presentato al
«Congresso Internazionale di Retina in Progress», tenuto a Milano
il 9-10-11 giugno scorso, mostrando varie immagini dell’occhio prima e dopo la guarigione, e il giudizio è stato unanime: è il primo
caso segnalato al mondo! Non so-
lo il foro si è chiuso, ma anche la
vista è tornata, ciò che rende il fenomeno ancor più straordinario.
La signora Gardini, nel mese di
luglio, è venuta insieme con i suoi
famigliari a ringraziare la Madonna per una «carezza» così straordinaria. Il 23 luglio, il dott. Marco
Rossiello ha portato in Congregazione Universale un CD contenente immagini e scritti relativi al
caso, illustrandoli al direttore e al
redattore di questa rivista. Lo
stesso dottore ha affermato che riferendo il caso a due luminari
della scienza oculistica, questi
avrebbero esclamato: “È bello credere a quanto dici”.
Foto (1) - La foto rivela ad evidenza il
foro maculare miopico nella retina.
Foto (2) - La foto mostra come, dopo
il 13 settembre 2010, il foro maculare
miopico nella retina si sia del tutto
richiuso.
Foto (2)
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Settembre/Ottobre 2011
293
STUDI E APPROFONDIMENTI
P. TARCISIO STRAMARE
OSJ
Nel pensiero di Giovanni Paolo II
San Giuseppe
e la nuova evangelizzazione
San Giuseppe modello di servizio
per tutta la Chiesa
N
294
ell’esortazione apostolica “Redemptoris Custos”
Giovanni Paolo II affida a san Giuseppe il compito
di indicarci “le vie dell’Alleanza salvifica sulle soglie del
prossimo Millennio, nel quale deve perdurare e ulteriormente svilupparsi la ‘pienezza del tempo’ che è propria
del mistero ineffabile dell’incarnazione del Verbo” (n. 32).
La “pienezza del tempo” corrisponde al periodo storico che stiamo vivendo e che si concluderà quando Gesù presenterà il regno davanti a Dio Padre (cf. 1Cor
15,24); le “vie” dell’Alleanza salvifica si identificano con
le “grandi opere di Dio”, alle quali “il Concilio Vaticano II
ha di nuovo sensibilizzato tutti”. Si tratta dei “misteri della vita di Cristo”, “annunciati dagli apostoli e attuati
nella liturgia”, che costituiscono appunto “quell’economia della salvezza, della quale Giuseppe fu speciale ministro” proprio nel momento fondamentale del passaggio
dall’Antico al Nuovo Testamento, la cui “unità” è tenuta ben presente nell’esortazione apostolica, perché necessaria alla comprensione dei misteri della vita nascosta di Gesù. Essa si esprime, infatti, nel concetto dell’“adempimento” (n. 8), raggiunto nella realtà del
“corpo” di Gesù – il Nuovo Testamento – , la quale, benché posteriore
nel tempo, è tuttavia l’origine
dell’“ombra” – l’Antico Testamento
– , che storicamente l’ha preceduta.
Di qui la posizione “singolare” di
san Giuseppe, il quale, a motivo del
suo ufficio, “non appartiene al Nuovo Testamento, né propriamente all’Antico, ma all’‘Autore’ di entrambi
Modesto Faustini, Sogno di San Giuseppe, Loreto, Cappella di San Giuseppe o
Spagnola (1890).
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Settembre/Ottobre 2011
e alla pietra angolare che dei due ne fece uno” (F. Suárez). I due Testamenti, infatti, né si giustappongono né
si sostituiscono, perché sono l’uno “lo sviluppo” dell’altro. “L’uomo giusto, che portava in sé tutto il patrimonio
dell’Antica Alleanza, è stato anche introdotto nell’‘inizio’
della nuova ed eterna Alleanza in Gesù Cristo” (RC, n. 32).
Il patrimonio dell’Antica Alleanza – Gesù Cristo! – ,
contenuto nella promessa fatta ai nostri padri, a cominciare da Abramo, attraverso Davide viene consegnato
alla “premurosa custodia” di Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù detto il Cristo.
La ministerialità di san Giuseppe in relazione all’economia della salvezza, oggetto di tutta l’esortazione apostolica, appare già nel suo titolo: “Il custode del Redentore”. Perché la qualifica di “custode”, mentre sarebbe
stato possibile esaltare la figura e il ruolo di san Giuseppe addirittura usando il titolo di “Padre del Verbo” o
“Padre di Dio”? Per evitare il sussulto di qualche teologo e per non impressionare troppo i semplici fedeli si
sarebbe potuto ricorrere anche ad un’espressione più fa-
1) e ampiamente sviluppato nell’ultima parte (nn. 28-32).
L’affermazione di Giovanni Paolo II, che deve “crescere in tutti la
devozione al Patrono della Chiesa
universale”, è finalizzata all’accrescimento dell’“amore al Redentore,
che egli esemplarmente servì”. Proprio questo “servì”, infatti, è il “profilo” della figura di
san Giuseppe, presentato sempre nei Vangeli come attento e fedele esecutore degli ordini di Dio trasmessigli
da un angelo nel sonno. San Tommaso traccia questo
“profilo” con due parole, che traducono la “devozione”
propria di san Giuseppe, ossia il servizio generoso da lui
reso al mistero dell’Incarnazione: “ministro e custode”.
“Custode”, perché nel comportamento di san Giuseppe
non c’è niente che tradisca un qualsiasi protagonismo;
“ministro”, perché lo troviamo sempre descritto come
un attento esecutore di ordini.
Si comprende allora perché all’invocazione del patrocinio la Chiesa debba associare coerentemente la necessità di imitare il suo Patrono: “Oltre che alla sicura protezione, la Chiesa confida anche nell’insigne esempio di
Giuseppe, un esempio che supera i singoli stati di vita e
si propone all’intera Comunità cristiana, quali che siano
in essa la condizione e i compiti di ciascun fedele”.
Avendo sempre davanti agli occhi l’economia della salvezza, della quale Giuseppe fu speciale ministro, tutta
la Chiesa deve imparare da lui a servirla: “Che san Giuseppe diventi per tutti un singolare maestro nel servire
la missione salvifica di Cristo, compito che nella Chiesa
spetta a ciascuno e a tutti: agli sposi ed ai genitori, a coloro che vivono del lavoro delle proprie mani o di ogni
altro lavoro, alle persone chiamate alla vita contemplativa come a quelle chiamate all’apostolato” (n. 32).
Se il profilo caratteristico di san Giuseppe, lo stesso
della Chiesa, è il “servizio”, la virtù che lo rende possibile è evidentemente l’obbedienza. “Come è detto nella
Costituzione del Concilio Vaticano II sulla divina Rivelazione, l’atteggiamento fondamentale di tutta la Chiesa
deve essere quello del ‘religioso ascolto della Parola di
Dio’, ossia dell’assoluta disponibilità a servire fedelmente la volontà salvifica di Dio, rivelata in Gesù. Già
all’inizio della redenzione umana troviamo incarnato il
modello dell’obbedienza, dopo Maria, proprio in Giuseppe, colui che si distingue per la fedele esecuzione dei
comandi di Dio” (n. 30). La liturgia si fa fedele interprete di questa esigenza della Chiesa, quando nella preghiera, “ricordando che Dio ha affidato gli inizi della
nostra redenzione alla custodia premurosa di san Giuseppe, gli chiede di concederle di collaborare fedelmente all’opera di salvezza” (n. 31).
Eduardo Barròn,
Pio IX proclama
San Giuseppe Patrono della Chiesa
universale, Loreto, Cappella di
San Giuseppe o
Spagnola (1890).
miliare, già presente nel Breviario secondo l’uso gallicano e largamente diffusa nella pietà popolare. Chi non ricorda, infatti, l’inno latino: “Salve, pater Salvatoris; salve, custos Redemptoris”?
Perché allora non scegliere tra questi due titoli quello
di “Pater Salvatoris”, che sarebbe stato più elogiativo?
Da quanto finora esposto è facile dedurre che il titolo
“custode”, preferito intenzionalmente a quello di “padre”, si adattava meglio al tenore di tutto il documento
pontificio, che intende presentare san Giuseppe come
“ministro della salvezza”. La domanda, allora, potrebbe
essere piuttosto un’altra: “Perché Giovanni Paolo II ha
voluto presentare san Giuseppe come ‘ministro della salvezza’, pur esaltandone e valorizzandone la paternità?”.
La risposta va cercata nella scelta fondamentale del
magistero di Giovanni Paolo II, che è il tema della “redenzione”. Poiché la redenzione dell’umanità è la dimostrazione dell’amore di Dio per la “sua immagine” (Gn
1,27), “assunta” dallo stesso suo Figlio nell’Incarnazione, “tutti” devono partecipare a quest’opera, denominata “economia della salvezza”. Ricordiamo che il Papa rivolge la sua esortazione a “tutta” la Chiesa: “ai Vescovi,
ai Sacerdoti e ai Diaconi, ai religiosi e alle religiose, a tutti i fedeli”. Alla Chiesa intera, coinvolta in quest’opera,
egli vuole ricordare qual è la sua identità, proponendole
un modello concreto: san Giuseppe, appunto. Questo
scopo è esplicitamente dichiarato nell’introduzione (n.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Settembre/Ottobre 2011
295
SIMBOLOGIA MARIANA
D
296
FILIPPO DI CUFFA
a soli, nell’oceano, sulla plancia di una nave qualsiasi, chissà quanti marinai hanno rivolto gli occhi
al cielo che si fa buio per cercare, un po’ smarriti e un
po’ malinconici, il bagliore di quella stella: la “stella maris”, la stella del mare, identificata con la stella polare,
l’astro che fungeva da coordinata naturale nella navigazione sulle onde della notte. E molti di loro, nell’osservare la posizione della “stella maris”, avranno sicuramente rivolto un pensiero e una preghiera a colei che,
simbolicamente, indirizza la rotta di ognuno di noi e
mantiene a galla la nostra navicella, spesso a rischio di
naufragio: Maria. “Maria stella maris”, dunque.
Perché questa identificazione astrale?
Il tutto nasce, clamorosamente, da un dotto equivoco
lessicale, anzi, da un innocente scambio di vocali successivo ad uno studio di etimologia onomastica. Per capire
qualcosa di più, facciamo un passo indietro nel tempo,
anzi, un volo pindarico e torniamo, nel V secolo, alle sudate carte di san Girolamo, l’illustre studioso dei testi biblici e l’appassionato conoscitore delle lingue antiche e
delle relative traduzioni. Nell’analizzare le eventuali etimologie correlate al nome di Maria, san Girolamo ipotizza che l’origine ebraica di tale nome prenda spunto da
un’espressione che significherebbe “goccia di mare”.
La Madonna, insomma, sarebbe una “goccia” di quel
mare infinito che è Dio, la “goccia” più preziosa. Ebbene,
in latino questa “goccia di mare” si traduce con “stilla
maris”. Da qui a “stella maris” il passo è breve. E così è
stato: il distillato d’Infinito cambia una vocale e si trasforma d’incanto nella luce più luminosa del cielo notturno
sulle distese marine. In questa veste, la Regina del cielo
diventa per secoli la patrona e la protettrice di tutti gli uomini che solcano i mari, sia
che lo facciano
per lavoro, per
“Respice
stellam,
stellam maris”
cercare fortuna o, addirittura, per combattere.
Ed è proprio un innamorato di Maria, san Bernardo,
a lasciarci la pagina più bella sulla Madonna nel suo
ruolo astrale. In un suo sermone troviamo l’accorato invito, rivolto ad ognuno di noi, a confidare nell’aiuto di
questa stella per non perire nei marosi del peccato e della disperazione.
“Non distogliere lo sguardo da questa stella, - ci esorta il santo - se non vuoi essere travolto dalle tempeste.
Se sorgeranno i venti delle tentazioni, se incorrerai negli
scogli delle tribolazioni, - continua San Bernardo - guarda la stella, invoca Maria.”
Respice stellam, voca Mariam.
Questa invocazione, in realtà, si interseca ad altre
preghiere mariane dall’analogo vigore poetico-stellare.
“Ave maris stella, Dei mater alma atque semper virgo,
felix coeli porta…”: ecco, ad esempio, i primi versi di una
tradizionale preghiera che richiama il culto della Vergine
Immacolata, stella del mare e porta del cielo. Se poi decidiamo di cantare il vigoroso e celebre “Akathistos”, inno liturgico del V secolo, anche lì troviamo l’invocazione “Ave,
o Stella che il Sole precorri…”. Maria, in tal caso, viene associata a quella stella mattutina che anticipa l’irruzione in
cielo del maestoso sole, il sole-Cristo che illumina pienamente i giorni della nostra vita. La Madonna, inPittore del secolo XVIsomma, si lega, sul piano astronomico, al luminoso
XVII, Immagine della
pianeta Venere, per millenni scambiato per una veMadonna di Loreto, con
ra e propria stella che appare prima dell’alba. Venel’invocazione Ave Stella
re-Afrodite, del resto, era la divinità del pantheon
Maris, particolare di un
greco-romano che scaturiva proprio dalle acque,
dipinto raffigurante la
come evidenzia un noto, bel dipinto rinascimentatraslazione della Santa
le di Botticelli (la nascita di Venere). Anche AfrodiCasa da Nazaret a Loreto,
custodito nel Museo-Ante, insomma, veniva vista come una stella, un astro
tico Tesoro del santuario
che nasceva addirittura dai flutti del mare. Ma le
di Loreto. Si noti in alto il
sue vicende mitologiche, a dire il vero, intrecciano
trasporto della Casa sul
compassione e crudeltà nei confronti degli uomini.
mare ad opera degli anBen altra luce, invece, promana da Maria: la
geli e, sopra, la Casa in
luce
calda e materna di chi ci ama e vuol salvarci
forma di chiesa trasportadal naufragio. Respice stellam, voca Mariam.
ta dentro una nave.
OGNI SANTITÀ PASSA A LORETO
P. MARCELLO MONTANARI
Beata Maria Serafina
del Sacro Cuore
(Clotilde Micheli)
L’avventura straordinaria
di una ragazza umile e coraggiosa
C
lotilde Micheli nacque nel 1849 a
Imèr (Trento) da genitori profondamente religiosi e crebbe con sani e forti ideali, dedicando la sua vita
a Dio fin dalla più tenera età.
Clotilde, che nel frattempo era
divenuta una bella ragazza, grazie
ad alcune visioni celesti avvertì
chiaro il progetto di Dio su di lei,
anche se poi dovrà percorrere una
lunga e faticosa strada per attuarlo.
Dalla prima comunione (1858) si dedicò ad un’intensa preghiera, tanto
che trascorreva gran parte delle ore
notturne in adorazione.
Il 2 agosto 1867, a 18 anni, mentre
era raccolta in adorazione nella
chiesa di Imèr, le apparve la Madonna Immacolata tra una moltitudine di angeli e le fece la rivelazione
che caratterizzò tutta la sua vita: “Il
mio divin Figlio ed io vogliamo che
fondi un nuovo Istituto che si chiamerà delle Suore degli Angeli, poiché si proporrà di imitare gli angeli
nell’adorare la Santissima Trinità,
servendo il prossimo”.
Gli ostacoli non mancarono. C’era
bisogno di lei anche in famiglia, essendo la prima di dodici figli. Per diversi anni si occupò anche in qualche
lavoro. Cercava intanto la sua strada,
ma lei stessa aveva timore di non essere all’altezza della situazione. Recatasi in Germania, dove si erano trasferiti i genitori per motivi di lavoro,
per otto anni
si mise al servizio dei malati come infermiera con
tanta dolcezza e carità.
All’età di 38
anni, dopo la morte dei genitori, iniziò un pellegrinaggio a piedi verso
Roma visitando i principali santuari
mariani, compreso quello di Loreto,
sempre intenzionata a verificare la
volontà di Dio circa la fondazione
che le era stata proposta.
A Roma entrò nell’Istituto delle
Immacolatine prendendo il nome di
suor Annunziata, ma vi rimase solo
due anni, perché non era quello il
posto per lei. La Provvidenza la
portò verso Caserta dove incontrò
altre quattro ragazze con le quali
poté dare inizio al nuovo Istituto
delle Suore degli Angeli, adoratrici
della Trinità, proprio come aveva
sempre sognato (1891).
Lei prese il nome di suor Maria
Serafina del Sacro Cuore. Un anno
dopo, alle sue prime suore venne affidato un orfanotrofio. L’assistenza
all’infanzia e alla gioventù abbandonata diventò così il carisma specifico dell’Istituto, coniugato alla preghiera adorante e contemplativa
che madre Serafina sentiva come
impegno primario.
297
Nel frattempo si ammalò seriamente. Intanto fu aperta nel 1899 la
Casa di Faicchio (BN), che sarà il luogo di formazione della Congregazione. Madre Maria Serafina si impegnò
a realizzare altre opere ad un ritmo
sostenuto che la indebolì ulteriormente. Consumata da sofferenze fisiche e morali, accettate con grande disponibilità alla volontà di Dio, morì
il 24 marzo 1911 a Faicchio, dove si
trova ancora oggi la sua tomba.
Le Suore degli Angeli da lei fondate si sono diffuse e tuttora si dedicano a far conoscere, amare e adorare la Santissima Trinità attraverso
l’adorazione di Gesù Eucaristia,
l’annuncio apostolico, la carità e l’umile servizio al prossimo.
Proclamata venerabile nel 2009,
madre Serafina Micheli è stata beatificata il 28 maggio 2011.
Familiarità con la Madonna
e con gli angeli
Se la Trinità fu il cuore della religiosità di madre Serafina e la devo-
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Settembre/Ottobre 2011
298
zione verso gli angeli ne espresse
una dimensione centrale, i suoi
scritti evidenziano un grande amore
verso la Vergine, che ella considerò
come fondatrice del suo Istituto e
mediatrice di tutte le grazie.
Oltre alla straordinaria abbondanza dei titoli mariani che costellano i suoi scritti ed evidenziano
una straordinaria e confidente tenerezza filiale, la Madonna fu sempre
al centro della preghiera di madre
Serafina. La Madonna venne invocata in tutte le sue prerogative spirituali in rapporto alle Persone della
Trinità. Come in Maria, l’unione
con Dio di madre Serafina diventa
preghiera filiale al Padre, amore
sponsale verso il Figlio e unione di
grazia e d’amore con lo Spirito Santo. Madre Serafina ha trasformato
così la sua vita religiosa in un Paradiso sulla terra. Anche in mezzo alle sofferenze fu sempre donna forte
e coraggiosa e ha diffuso
l’amore di Gesù con entusiasmo e con gioia. Ripeteva alle consorelle: “Imparate a sorridere sempre”.
Per vivere intensamente
la vita contemplativa e la
sua costante unione con
Dio sentiva il bisogno di
imitare l’umiltà di Maria e
degli angeli. Diceva: “O
angeli santi, io vorrei pregare come voi”. Era solita
ripetere alle consorelle:
”Come gli angeli adorerete
la Trinità e sarete sulla terra come essi sono nei cieli”.
Anche verso il prossimo
dovevano essere sempre
angeli di luce e carità, per
condurre le anime a Dio
dopo aver attinto forza nella contemplazione della Santissima Trinità e dell’Eucaristia.
Costante e familiare fu il suo colloquio con l’angelo custode sin dalla prima fanciullezza. Insegnava a
salutare l’angelo custode delle per-
sone incontrate e a pregarlo perché
le guidasse nella vita e le difendesse
da ogni pericolo.
Umile pellegrina
alla Santa Casa di Loreto
Il 3 maggio 1888 madre Serafina
iniziò un lungo pellegrinaggio a
piedi insieme alla nipote Giuditta
per raggiungere Roma alla ricerca
di luce per attuare il progetto di
Dio. Visitò diversi santuari e sostò
anche a Loreto per pregare nella Casa della Madonna, probabilmente
nel mese di luglio, dato che raggiunse Roma in agosto.
Nell’elenco delle varie soste non
sono aggiunti altri particolari, ma
nei manoscritti ricorrono vari accenni e preghiere alla Vergine di Loreto. Nell’elenco delle consacrazioni speciali alla Beatissima Vergine
risulta una consacrazione alla Ver-
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Settembre/Ottobre 2011
gine Lauretana fino al 1° gennaio
1903 (quaderno 3, n° 14).
Al n° 7 del quaderno 6 troviamo
un’originalissima coroncina di tre
poste in onore della Vergine Lauretana a gloria della Trinità. Alla prima posta: O Vergine Lauretana,
trionfa per la potenza del Padre; alla seconda posta: O Vergine Lauretana, trionfa per la sapienza del Figlio; alla terza posta: O Vergine
Lauretana, trionfa per la virtù dello
Spirito Santo.
Nello stesso quaderno 6, al n° 11
troviamo una suddivisione delle 24
ore del giorno dedicate ognuna all’adorazione o ad una visita spirituale a varie chiese e santuari. La visita delle ore 2 dopo mezzanotte è
dedicata alla chiesa di “Maria Lauretana”; alla fine dell’elenco aggiunge: “Queste 24 chiese le visiterò in
spirito giornalmente e farò 24 comunioni spirituali… Finalmente riposerò la sera verso le due nella Santa Casa di Loreto, in
quella in cui Gesù, Giuseppe e Maria ebbero il lavoro e
il riposo, la Sacra Famiglia”.
È morto
don Stefano
Gobbi
on Stefano Gobbi,
fondatore del Movimento Sacerdotale Mariano, il 9 giugno è stato a
Loreto per guidare il Cenacolo Straordinario degli aderenti del Centro
Italia, che in gran numero
vi sono convenuti, come
ogni anno. Venti giorni dopo, il 29 giugno, don Stefano è passato al Signore per un improvviso malore cardiaco. Nel suo testamento spirituale, tra l’altro, scrive: «Come le ho consacrato ogni momento della mia vita,così consacro al Cuore Immacolato di Maria il momento del mio transito dalla terra al Cielo e dal tempo all’eternità». La foto raffigura don
Gobbi a Loreto, il 9 giugno scorso. (Foto Montesi)
D
ari giovani, imparate a “vedere”, a “incontrare” Gesù nell’Eucaristia, dove è presente e vicino fino a
farsi cibo per il nostro cammino; nel
Sacramento della Penitenza, in cui il
Signore manifesta la sua misericordia
nell’offrirci sempre il suo perdono. Riconoscete e servite Gesù anche nei
poveri, nei malati, nei fratelli che sono
in difficoltà e hanno bisogno di aiuto.
Aprite e coltivate un dialogo personale con Gesù Cristo, nella fede. Conoscetelo mediante la lettura dei Vangeli e del Catechismo della Chiesa Cattolica; entrate in colloquio con Lui
nella preghiera, dategli la vostra fiducia: non la tradirà mai!».
«C
• I giovani, in questa seconda Gmg
per Benedetto XVI, hanno riconfermato un punto: Gesù Cristo non è
passato di moda, non è una griffe
che si veste e si sveste a seconda
delle mode. La fede è una sete presente nel cuore di ogni persona. Dissetarla è un impegno, un compito,
una ricerca, una responsabilità. Non
avviene in modo automatico.
• La vita della comunità parrocchiale
è un luogo importante per la crescita
di un giovane. Ma non è l’unico luogo. Oggi vi sono, per così dire, tanti
percorsi “senza” la Chiesa, ovvero,
quei cammini che i giovani intrapren-
ve il giovane non si sente
giudicato e/o forse condannato perché tali
esperienze non le ha visnt
ro G anni P
iov
sute in parrocchia! La
comunità cristiana deve saper superare tali gelosie e puntare alla bontà
che risiede nel cuore del giovane che
sceglie di vivere determinate esperienze, alcune delle quali divengono
progetto stabile di vita.
Dal porto di Ancona:
• Papa Benedetto XVI, celebrando la
messa al porto di Ancona, cuore nevralgico per lavoro, turismo e commercio, offre una indicazione precisa:
imparare a celebrare la fede anche
oltre le mura, condividere l’esperienza
della fede in Cristo in quegli ambienti
che non intercettano la vita della
parrocchia tout
court. Celebrare la
fede nella vita vuol
dire far risplendere
nelle gesta e nelle
parole quotidiane
il passaggio di Cristo.
Sono
le gesta a
Ancona-Madrid
Perché credo. La fede
dei giovani
testimoniata
agli adulti
È un passaggio centrale del Messaggio del Papa in occasione della Gmg
tenutasi nell’agosto scorso a Madrid.
Due città hanno visto la visita di Benedetto XVI: Madrid e Ancona. Due
città che ruotavano intorno ad un
unico fulcro e perno: l’Eucaristia.A
Madrid nell’aeroporto Cuatro Vientos e ad Ancona nell’area portuale
della Fincantieri.Tante le persone
presenti, tantissime ancora di più
quelle collegate via tv, Internet, radio,
ecc. Da questi due luoghi di partenza
e di arrivo quale insegnamento trarre
dono nell’alimentare e
nutrire il rapporto con
Dio. Pensiamo a tutto il
mondo del
volontariato non cattolico, l’associazionismo e le Onlus che operano in
campo missionario con progetti ben
definiti, i pellegrinaggi in luoghi mariani che divengono tappe fisse nell’agenda annuale di un giovane, ecc.
Tali percorsi sono abitati dalla presenza di Dio, da una ricerca sincera
di fare esperienza delle braccia del
Padre. La parrocchia, allora, diviene
un luogo di verifica e di racconto, do-
convertire,
non le parole; sono
le presenze anche silenziose che mostrano il
volto di Dio. L’Eucaristia si fa ostensorio quando qualcuno ci chiede il motivo di tale scelta rispetto ad altre.
• Il filo che congiunge il tema di
Madrid (Radicati e fondati in Cristo) e quello di Ancona (Signore, da
chi andremo?) è la missione. C’è
una generazione di adolescenti e
giovani che cresce con un volto di
Dio molto concettuale e pochissimo, se non affatto, esperienziale.A
tali ragazzi e adolescenti va annunciato Cristo con la credibilità delle
parole che si fanno fatti. Il porto di
Ancona e l’aeroporto di Madrid ci
chiedono di appassionarci ancora
per l’uomo, con tutto se stesso.
dal Centro Giovanni Paolo ll • Settembre/Ottobre 2011
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Dall’aeroporto di Madrid:
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perché l’Eucaristia non divenga o rimanga solo per “addetti ai lavori”?
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DON GIACOMO RUGGERI
[email protected]
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EDITORIALE
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Centro Giovanni Paolo II
27 LUGLIO - 2 AGOSTO
Significativa
presenza
della Chiesa
Luterana danese
dal Centro Giovanni Paolo ll • Settembre/Ottobre 2011
MEETING
ECUMENICO
GIOVANILE
inalmente arrivati al Centro Giovanni Paolo II. Nel primo pomeriggio ci siamo già tutti, ortodossi e anche greco-cattolici, romanocattolici e un battista dalla Romania, anglicani dall'Inghilterra, luterani dalla Svezia e dalla Danimarca, e logicamente cattolici dall'Italia.
Abbondantemente più di cento, accompagnati dai loro sacerdoti. Molti
si conoscevano già, diversi erano nuovi: è stata comunque una festa potersi ritrovare o presentarsi. Particolarmente carichi i rumeni e gli italiani, che hanno vissuto tre giorni di fraternità evangelica nelle parrocchie
gemellate di Pesaro, prima di congiungersi con tutti a Montorso. L'appuntamento per la partenza ufficiale è nella cappella di San Vigilio. In
un contesto di preghiera vengono proclamate le Beatitudini, che costituiranno l'ossatura di tutto il meeting: nuove regole di vita date da Gesù,
novello Mosè, sul monte per i suoi discepoli e per ogni battezzato. Coinvolgente il gesto proposto: una giovane e promettente iconografa del
gruppo rumeno ha dipinto una splendida icona di Cristo, sul cui manto
ciascuno ha scritto il suo nome. Era il suggello di una realtà di unità che
si percepiva già nei canti, nelle monizioni e nelle preghiere delle varie
denominazioni cristiane.Azzeccato il gioco che ne è seguito in sala: ognuno ha avuto l'opportunità di presentare in lingua inglese il proprio identikit a tutti gli altri. La
visita ad Assisi, nei luoghi legati al percorso spirituale di
Francesco, ha caratterizzato la giornata: p.Teodoro, francescano conventuale originario della Danimarca, ha aiutato i partecipanti a comprendere ancora meglio la figura di questo santo. Ci ha invitato a vivere con forza la
nostra fede cristiana senza paura, poiché solo così possiamo porre il fondamento di un vero e fecondo dialogo.
San Francesco ha compreso che il Vangelo non può essere proclamato tenendo il dito alzato, ossia attraverso il
potere, ma va annunciato nell’umiltà, in una testimonianza che riesce a cambiare il mondo e le nostre società, perché prima di tutto ha cambiato noi stessi.
Ciò che Dio pensa per noi è di condividere con ciascuno
la sua Beatitudine; ma ciò può avvenire solo se noi abbandoniamo la nostra mentalità di vendetta ed imitiamo Dio nel vincere il male con il bene. In realtà si è trattato di provocazioni per preparare il lavoro di gruppo previsto per il giorno seguente. La celebrazione eucaristica domenicale nella basilica inferiore, che si svolge dopo
cena durante il periodo estivo, animata dalla comunità del Centro GPII,
ha visto la partecipazione di tutti i giovani del campo. I giovani anglicani, ortodossi e luterani ci hanno aiutato a partecipare con pienezza al
mistero eucaristico attraverso i canti, le letture e l’omelia che il sacerdote anglicano
F
“Nella bellezza
l’incontro con Dio”
I seminaristi
di Molfetta
al Centro
Giovanni Paolo II
Così i quaranta seminaristi del
Seminario regionale di Molfetta hanno commentato la loro
vacanza estiva nelle Marche,
dal 14 al 19 luglio, che ha avuto come base e punto di riferimento il nostro Centro. Qui, e
nella pagina seguente, ecco
cosa ci hanno scritto:
Jonathan Smith ha rivolto a tutta l’assemblea.Abbiamo gustato la ricchezza dei vari doni che ogni confessione cristiana ha offerto nella celebrazione e nonostante non abbiano potuto partecipare alla comunione
eucaristica, attorno all’altare in cui Cristo si è immolato ci siamo sentiti
un’unica famiglia, un’unica Chiesa raccolta dal sacrificio del Signore. Il
1° agosto abbiamo vissuto il momento culmine di tutto il campo: la veglia in Santa Casa. Il vescovo di Loreto, mons. Giovanni Tonucci, ci ha fatto comprendere il luogo in cui ci trovavamo e l’importanza spirituale
che esso ha per ciascun cristiano.All’interno della Santa Casa ognuno
ha ricordato il proprio battesimo: intingendo la mano nell’acqua e tracciandoci con il segno di croce, abbiamo ricordato il momento in cui siamo diventati figlio di Dio, nel luogo stesso in cui Dio si è fatto uomo. Ciascuna confessione cristiana ha voluto
omaggiare, attraverso il canto, la Casa
dove è iniziato il compimento della storia di salvezza.
Grazie suore OMVF
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società,
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anzitutto per la bella e cal iarvi
orosa accoglienza; mi sono sentito sub
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respirato un clima di fam a casa mia, ho
con i miei fratelli di sem iliarità non solo
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i membri di questa com , ma anche con
unità. Grazie alle
carissime OMVF per la
loro testimonianza, piena di gioia e di
semplicità. Grazie,
quindi, non solo per le
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siamo fatti in questi gio le risate che ci
rni tra l’asfissiante
richiesta di sottaceti e i
pia
re, ma anche per il pelleg tti da sciacquala Santa Casa, esperie rinaggio fatto alnza
zato il mio Sì arricchendol che ha rafforautenticità. Grazie don o di semplicità e
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Gianpaolo per ogni par ncesco e don
ola consegnataci
nei diversi momenti di
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sapere che esiste un faro ghiera. È bello
E vi garantisco il mio imp per noi giovani.
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dal Centro Giovanni Paolo ll • Settembre/Ottobre 2011
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sicurezza
“Non abbiate paura! Siate
forti e vedrete la salvezza del
Signore”. Vi lascio questa citazione
tratta dal libro dell’Esodo, sulla
quale abbiamo meditato durante
questi gior ni. L’accoglienza gioio
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e piena di vita del Centro GPII
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ha davvero trasmesso la sicurezz
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della sua quotidiana vicinanza nella “casa” del nostro cuore. Spe
ro
che i prossimi giovani ospiti del
Centro possano ritrovare la stes
sa
sicurezza e la stessa forza che Mosè augurava al popolo di Israele,
cercando di guardare con i suoi occhi la salvezza già presente nel
mondo. GRAZIE di cuore per il vostro esempio!!!
Pierpaolo
Il gusto
delle altezze
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‘‘Se il Sign casa invano
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costruisce struttori…”. In
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Per saperne di più,
visitate il sito
www.giovaniloreto.it
“È immensamente
triste una
giovinezza vissu
ta senza il
gusto delle altezze
”: vi regalo
questa frase di Al
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davvero un invito
a non accontentarsi, ma
a guardare
con fiducia in avan
ti, in Alto!
Grazie amici del
Centro GPII
per la vostra bella
accoglienza e per la genero
sa testimonianza. Vogliamo
esse
vani con il cuore pie re giono di Dio!
Don Antonio
Con Maria,
volto ecumenico
Risuona ancora, dopo più di
2000 anni, l’Eccomi di Maria che ci investe con la sua forza e la sua energia,
dandoci la spinta ad abbracciare Cristo! Nella casa dell’Eccomi, grazie alla
comunità del Centro GPII, abbiamo
potuto sperimentare la bellezza della
fraternità, della spiritualità mariana
(genuina!) che ha un solo obbiettivo:
indicarci la via verso suo figlio Gesù!
Nel segno di Maria abbiamo anche
avuto la fortuna di respirare l’ecumenismo, grazie alla presenza di una coppia luterana: quale grande dono è stata la loro presenza in questa settimana! Ci siamo resi conto che non è difficile essere uniti se con-dividiamo la
fede in Cristo morto e risorto per tutti!
La Vergine Maria, madre di Dio e madre nostra, ci accompagni e ci guidi
nel cammino della vita! Grazie!
Nicola
INFO
Volete scriverci? Volete
mettervi in comunicazioPOINT ne coi vostri coetanei at-
traverso questo giornale? Allora mettetevi in contatto con noi.
La nostra Comunità:
Don Francesco Pierpaoli
[email protected]
Don Gianpaolo Grieco
[email protected]
Suore Oblate di Maria Vergine di Fatima:sr.Michela,sr.Alfonsina,sr.Cecilia
[email protected]
Editoriale a cura di
Don Giacomo Ruggeri
parroco e direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali - Fano
[email protected]
CENTRO GIOVANNI PAOLO II
Via Montorso n. 3 - 60025 Loreto (AN)
tel. 071.7501552 [email protected]
IL “MESSAGGIO” INTERVISTA…
VITO PUNZI
UFFICIO STAMPA SANTUARIO DI LORETO
Padre Marko Ivan Rupnik
P. Marko Ivan Rupnik è
nato nel 1954 a Zadlog, in
Slovenia. Nel 1973 entra
nella Compagnia di Gesù.
Dopo la filosofia, studia
all’Accademia di Belle Ar-
ti di Roma. Seguono gli
studi di teologia alla Gregoriana a Roma. Diventa
sacerdote nel 1985. Dal
settembre 1991 vive e lavora a Roma. Insegna al Pon-
P. Rupnik, lei vive la particolare,
duplice vocazione di sacerdote ed
artista: come riesce a conciliare la
fede con la ricerca della bellezza?
Che relazione c’è quindi, secondo la
sua esperienza, tra fede e bellezza?
Più scorrono gli anni del mio sacerdozio e della creatività artistica,
più mi è chiaro che il discorso sulla
bellezza non è scontato. Penso che
con il termine bellezza è successo
un po’ quello che è successo con il
termine amore. Quando l’Europa
ha dato la precedenza al concetto
come espressione privilegiata dell’idea, è avvenuto uno scisma con la
materia, con il creato e con il corpo.
Allora subentravano diversi idealismi e romanticismi e l’amore è stato
spinto in una sfera etico-morale.
Sembrava come se uno dovesse
amare o decidesse di amare e poi
questo processo dovesse acquistare
un aspetto ideale di perfezione. E
questo dovrebbe essere bello. Ma
questo è un modo pagano di intendere l’amore, perché l’amore si realizza secondo il modo di Cristo,
perché solo lui è la piena realizzazione dell’amore di Dio e la sua realizzazione è scandita dal triduo pasquale, mentre un approccio idealista romantico all’amore non riesce a
includere la via pasquale. Perciò
questo amore rimane impotente,
inefficace, oppure si stanca, richiede appagamenti e riconoscimenti.
tificio Istituto Orientale e
alla Pontificia Università
Gregoriana. Dal 1995 è direttore dell’Atelier dell’arte
spirituale del Centro Aletti. Dal 1999 è consultore
Più che del bello, il nostro mondo
contemporaneo sembra nutrirsi del
brutto…
Siccome la bellezza è l’amore realizzato, diventa immediatamente
chiaro perché il mondo negli ultimi
tempi non abbonda di bellezza. Il
sacerdote e scienziato ortodosso Pavel Florensky ha fatto la più grandiosa sintesi, a mio parere, sulla bellezza, esplicitando che “la verità rivelata è l’amore e l’amore realizzato
è la bellezza”. La questione dunque
è proprio questo nesso indissolubile
tra la verità e l’amore. Non qualsiasi
cosa è amore perché non qualsiasi
cosa è la verità. Per me personalmente è più chiaro che non si può
inventare la bellezza come non si
può inventare l’amore. Si è raggiunti dall’amore come nostra redenzione e questo suscita nel nostro cuore
una risposta di adesione con amore
a Colui che ci ha amato per primi.
Solo chi ha esperienza di un amore
gratuito che purifica, ama e redime
può offrire se stesso in servizio all’amore e dunque ciò che fa diventa
bello. L’amore realizzato, ossia
la bellezza, attira e affascina,
mentre le idee spoglie, la
bravura come frutto della
nostra opera possono suscitare applausi, ammirazione,
ma certamente non commuovono i cuori e non
fanno suscitare i passi di
del Pontificio Consiglio per
la Cultura. Nel febbraio
scorso p. Rupnik ha predicato a Loreto gli esercizi
spirituali per vescovi, sacerdoti e presbiteri.
adesione. Il problema tra la fede e la
bellezza, a mio avviso, consiste nella fonte dell’amore, che è una sola
ed è Dio, lo Spirito Santo che ce lo
comunica e nella realizzazione dell’amore, che è Cristo. La Chiesa, come Corpo di Cristo, attraverso la
storia ha la sua vocazione privilegiata nell’essere bella, proprio perché è la comunione delle persone
nella comunione con il creato.
(Continua)
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Settembre/Ottobre 2011
303
STORIA ARTE E CULTURA LAURETANA
P. GIUSEPPE SANTARELLI
Nel clima del Congresso Eucaristico Nazionale di Ancona
L’adorazione eucaristica
nell’arte lauretana /7
L’
adorazione eucaristica è stata
rappresentata a Loreto in due
sculture: un tabernacolo del Cinquecento, dovuto al rinomato scultore Aurelio Lombardo, e una stele
del Novecento, uscita dalla mano
del fine artista Aldo Sergiacomi.
304
Il tabernacolo
di Aurelio Lombardo
È un pannello marmoreo centinato, scolpito a bassorilievo (cm 144 x
106), collocato nella parete destra
del presbiterio dell’altare maggiore.
Prima di essere sistemato nell’attuale sede, ha subito vicende varie e
tortuose. In origine fu destinato all’antica Cappella del Sacramento,
ora Polacca.
Nella sezione superiore, fisicamente divisa da quella inferiore, si
vede l’Eterno Padre a mezza figura,
con la mano destra aperta e con
quella sinistra appoggiata su un globo, simbolo del mondo da lui creato.
All’intorno, entro gomitoli di nubi,
occhieggiano cinque testine alate di
angioletti dalle forme piacevolissime, tutte rivolte verso l’Eterno.
Nella sezione inferiore stanno
due angeli eretti a figura intera, con
le mani al petto, in un intenso gesto
orante. Il tema è quello dell’adorazione che si deve al Corpo e al
Sangue di Cristo, plasticamente
espressa dalle due figure angeliche, chine davanti alla porticina del tabernacolo e a un calice, scolpito sopra l’architrave
della stessa, sormontato dalla patena con un’Ostia sopra.
Proprio il tema dell’adorazione fa
da raccordo tra le due sezioni: in
alto, cinque angioletti adorano
Dio Padre, creatore dell’universo, il quale è ovunque presente;
in basso, due angeli adorano
Dio Figlio redentore, realmente
presente nell’Eucaristia.
Pietro Gianuizzi ha individuato l’autore della scultura in
Aurelio Lombardo, il quale la
scolpì intorno al 1542 per il
prezzo di 200 fiorini. Cadde così
l’attribuzione tradizionale a Benedetto da Maiano (1442-1497),
la quale, oltre al resto, non poteAurelio Lombardo, Tabernacolo.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Settembre/Ottobre 2011
Aldo Sergiacomi, Stele Mariana.
va reggere alla prova dell’analisi stilistica, che costringe a datare l’opera
a metà del Cinquecento.
Si sa che Aurelio Lombardo è
l’autore della più apprezzata statua
del Rivestimento marmoreo della
Santa Casa, raffigurante il Profeta
Geremia, risalente al 1540-1542. A lui
viene attribuita anche la statua del
Profeta Ezechiele, scolpita in collaborazione col fratello Girolamo e terminata nel 1544.
Il ciborio è un piccolo gioiello
scultoreo di gusto squisitamente rinascimentale per la misura compositiva e per la purezza del modella-
to, specie dei due angeli, eleganti
nel loro atteggiarsi e nelle loro vesti
dai copiosi attorcigliamenti, e spiranti pacata devozione.
La stele di Aldo Sergiacomi
La stele, scolpita in marmo bianco (cm 180 x 70), è collocata su una
parete della basilica, in prossimità
della Cappella Svizzera.
Raffigura la Vergine Lauretana a
persona intera, eretta, sotto la colomba dello Spirito che la inonda
dei suoi raggi. Solleva la Santa Casa
con un’Ostia che vi emerge a metà
dal tetto. Ai lati, tre per parte, si
scorgono sei santi in adorazione: a
sinistra Giovanni Battista, Pietro e
Paolo; a destra Giuseppe, Caterina
da Siena e Francesco d’Assisi.
In basso, sul lato destro, sono
scolpiti tre angeli, simboleggianti le
tre virtù teologali: fede, speranza e
carità. Sul lato sinistro si vedono
due papi: Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, ambedue pellegrini a
Loreto, in atto di adorare l’Ostia che
emerge dal tetto della Casa.
Una segreta simbologia anima il
pannello. Particolare attenzione merita, per il nostro assunto, la figura
della Vergine che solleva la Santa Casa come un ostensorio, la quale lascia
intravedere mezza Ostia. L’interpretazione sembra esser questa: la Casa
nazaretana ha ospitato il Verbo di
Dio fatto uomo nel grembo di Maria
e ora lo ospita sotto le specie eucaristiche durante la celebrazione della
messa. Il raccordo tra Santa Casa ed
Eucaristia è stato svolto, tra gli altri,
da Armida Barelli che, dopo una devotissima e prolungata preghiera di
segno contemplativo nel sacello nazaretano, ha lasciato scritto:
“In un certo senso si può dire che
la vita eucaristica sia cominciata nella Casa di Nazareth, vita di apparenManifesto del X Congresso Nazionale
Eucaristico del 1930.
ze che celano la sostanza, la vita di
adorazione e di sacrificio, celata nell’esplicazione della vita comune”.
La stele è stata donata da Aldo
Sergiacomi di Offida (1912-1994) al
santuario in occasione dell’Anno
Mariano 1987/1988, segnalato da
una scritta nella base, incisa sotto
un’altra iscrizione che fu scelta dal
libro del profeta Isaia, 21,12, da Loris
F. Capovilla, a quel tempo arcivescovo di Loreto: Si quaeritis quaerite / Revertimini venite (Se volete domandare, domandate, convertitevi, venite).
Il raccordo compositivo è sapiente: la cuspide coronata dalla
colomba dello Spirito Santo definisce il movimento ascensionale delle figure, a partire da quella della
Vergine. Tutta l’invenzione - e in
particolare il gruppo dei tre angeli,
in ascesa sull’erta di un colle - per
la levigatezza delle forme, la sicurezza e morbidezza del modellato,
conferma la predilezione del Sergiacomi per i modelli classici ed
evoca le figurazioni del Canova,
del Bartolini e del Dupré.
Il manifesto del X Congresso
Eucaristico Nazionale
celebrato a Loreto nel 1930
Alle due splendide sculture si
può aggiungere il manifesto o logo
del X Congresso Eucaristico Nazio-
nale, che fu celebrato a Loreto nei
giorni 10-14 settembre 1930, presieduto da Aluigi Cossio, vescovo di
Recanati-Loreto, con la partecipazione, quale legato pontificio, del
cardinale Luigi Capotosti di Monte
Giberto (FM).
Gli organizzatori affidarono l’elaborazione del manifesto del Congresso alla ditta «Magis» di Bologna (cfr
Atti del X Congresso Eucaristico Nazionale di Loreto, Recanati, 1930, p. 54). È
stato riprodotto anche nella copertina del Numero Unico del Congresso.
La composizione coniuga l’Eucaristia con la Santa Casa, luogo del
Congresso. Vi si vedono infatti due
angeli con elaborate vesti che sorreggono la Santa Casa, sul cui tetto, lateralmente, si eleva un radiante
ostensorio con un’Ostia grande dentro, segnata dal trigramma cristologico IHS. Una croce bianca e ampia
retrostante chiude la composizione,
il cui sfondo è punteggiato di stelle e
attraversato da un aereo, a ricordo
della Vergine Lauretana Patrona
universale dell’Aviazione. Si tratta
di una vera ostensione dell’Ostia
santa per essere adorata.
Sotto, una scritta a caratteri cubitali recita: X Congresso / Eucaristico
Nazionale / Loreto 10-14 settembre
1930. Un motivo floreale percorre le
due sezioni laterali con spighe di
grano a sinistra e un grappolo d’uva
a destra, simboli della materia del
sacrificio eucaristico: pane e vino.
Non si conosce l’autore del disegno.
Il pensiero correrebbe a Biagio Biagetti, membro del comitato d’onore
di quel Congresso e presente con alcuni suoi bozzetti, disegni e quadri
all’«Esposizione d’Arte Sacra antica
e moderna», promossa in quell’occasione, oppure a Cesare Peruzzi,
anch’egli presente a quella mostra
con alcune sue opere. Ambedue
hanno lasciato dipinti nelle cappelle
del santuario di Loreto. Lo stile del
manifesto comunque riecheggia gusti e motivi di segno liberty floreale.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Settembre/Ottobre 2011
305
SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE
P. GIUSEPPE SANTARELLI
bibliografiche
Opera di Yves-Marie Bercé, professore emerito alla Sorbona
Una splendida pubblicazione
sul pellegrinaggio lauretano
nei secoli XVI-XVII
N
306
egli ultimi decenni l’attenzione sulla storia e sull’arte del santuario della Santa Casa è stata rilevante, con una serie di contributi di alto livello scientifico. Su tutti spicca un approfondito studio di Yves-Marie
Bercé, professore emerito di storia moderna alla Sorbona di Parigi. Il volume si intitola: Lorette aux XVIe et
XVIIe siècles. Histoire du plus grand pèlerinage des Temps
modernes. Si tratta di una pubblicazione de «La Sorbonne éditeur-imprimeur depui 1470» di Parigi, uscita nel
maggio 2011. Già la competenza dell’autore e la rinomanza dell’editore raccomandano l’opera.
Il Bercé restringe di per sé la sua analisi ai secoli XVI
e XVII, quando Loreto era la meta di pellegrinaggio più
celebre del mondo cattolico, ma nel contempo allarga la
sua attenzione ai vari aspetti della vita del santuario: il
suo governo, con l’ordine da mantenere in una singolare «isola giudiziaria»; la recettività e l’accoglienza dei
pellegrini; il commercio; le manifestazioni di devozione; gli usi dei pellegrini; i miracoli; i percorsi peregrinatori; l’origine e l’evoluzione della città di Loreto, con le
sue fortificazioni contro eventuali attacchi dei turchi; i
pellegrini senza nome e soprattutto famosi per cultura come Montaigne e Cartesio - o per autorità politica e
militare; la centralità del santuario rispetto ai pellegrini
italiani e l’attrazione dei pellegrini illirici, in ragione anche della tradizione che vuole la Santa Casa trasportata
in quella regione nel 1291; la diffusione del culto mariano-lauretano nel mondo cattolico, anche con repliche
della Santa Casa; la particolare devozione dei re di
Francia verso la Madonna di Loreto, eccetera. Insomma,
si tratta di una vera e completa storia del santuario per i
due secoli presi in esame.
L’autore rileva che Loreto costituisce un’istanza superiore dell’antropologia religiosa. I racconti dei pellegrinaggi, devoti e ripetitivi, si trasformano in fonti eccezionali per comprendere la spiritualità e la pia immaginaIL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Settembre/Ottobre 2011
zione degli individui e delle folle cattoliche durante cinque o sei secoli. Restringendo il discorso ai secoli XV –
XVIII, si può affermare che gli aspetti sociali di questo
grande movimento peregrinatorio di popoli e più anco-
ra le variazioni della gestione economica e l’originalità
delle istituzioni del santuario permettono di riconoscervi il riflesso di una vasta geopolitica dell’epoca. Più di
ogni altro centro peregrinatorio, Loreto costituiva un rifugio e una speranza per le situazioni dei cattolici perseguitati d’Irlanda, di Francia, di Germania e dei Paesi slavi del sud, in primo luogo degli abitanti delle due rive
del Mare Adriatico. Il ricorso alla Vergine di Loreto si
collocava, quasi fin dalle origini, al centro delle resistenze dell’espansione militare dell’impero ottomano. In tal
modo, il culto alla Santa Casa poté diventare un punto
di riferimento per i popoli minacciati del Mediterraneo.
Questa vocazione, che potrebbe definirsi strategica, si
attenuò durante il secolo XVIII e presto cadde nell’oblio.
Il Bercé sottolinea come il territorio di Loreto, quasi
autonomo, dipendeva solo dalla Santa Sede, configurandosi come una specie di «Stato della Madonna». Lo
scopo dell’autore tuttavia non è solo quello di far conoscere le istituzioni che permettevano l’accoglienza e il
controllo delle immense folle dei pellegrini, ma anche le
loro esperienze e le loro emozioni.
A conclusione della sua vasta e articolata indagine,
sostenuta da un’eccezionale cultura e conoscenza di fatti particolari e generali, come conferma anche la copiosissima e puntuale bibliografia - in primo luogo quella
del cappuccino Floriano Grimaldi - l’autore affronta la
nota «questione lauretana» con un capitolo intitolato:
Hypothéses sur l’identité de la relique (pp. 307-316). Egli
tratta il tema con grande rispetto e competenza, mostrando di conoscere le principali posizioni degli studiosi a riguardo, a partire dallo studio di Ulisse Chevalier (Notre Dame de Lorette, pubblicato a Parigi nel 1906).
Già precedentemente aveva giudicato «iconoclasta» la
proposta di chi vorrebbe la Santa Casa costruita in una
notte quale cappella votiva, come accadde nel 1399 a
Fermo durante una peste, notando, oltre al resto, che
non si può applicare un fenomeno di un secolo dopo a
un evento di un secolo precedente, quando la peste non
c’era (pp. 20-21). L’autore conosce i risultati delle indagini archeologiche, effettuate nel sottosuolo della Santa
Casa negli anni 1962-1965 da Nereo Alfieri e collaboratori, gli studi sulla rispettiva struttura edilizia di Nanni
Monelli e quelli di Giuseppe Santarelli sui graffiti rinvenuti nelle pietre del sacello lauretano. Gli sono note anche le varie posizioni degli studiosi emerse nel convegno del 1995 alla Gazzada (Varese) e raccolte nel volume Loreto crocevia religioso tra Italia, Europa e Oriente,
pubblicato dalla Morcelliana nel 1997.
Sulla scorta dello studio di padre Giuseppe Santarelli
(La Santa Casa di Loreto, quarta edizione, Loreto 2006),
egli riprende l’analisi del f. 181 del «Chartulariumo Culisanense» - che con buone ragioni ritiene veramente
autentico - dove si parla delle «sante pietre portate via
dalla casa della Nostra Signora, la Vergine Madre di
Dio», trasmesse da Niceforo Angeli, nell’estate del 1294,
quale dote della figlia Ithamar, allo sposo di lei Filippo
d’Angiò, figlio di Carlo II, re di Napoli. Egli puntualizza
le date e, con felice intuito, fa un raccordo tra gli Angeli
d’Epiro e gli Angiò di Napoli con la potente famiglia
Frangipane di Tersatto (Fiume-Riyeka), dove, secondo
la tradizione, la Casa sostò prima del suo arrivo nel territorio di Recanati (1294). Filippo d’Angiò, infatti, era figlio di Maria d’Ungheria, che aveva diritti sulla corona
dell’Ungheria e della Croazia. Annota il Bercé: «Pretendendo un ruolo nella successione alla corona di Santo
Stefano [= Ungheria] era logico per gli Angiò di Napoli
di far portare questo meraviglioso dono nel castello di
Tersatto, la temibile fortezza di fronte all’ingresso alla
Croazia» (p. 313).
Molto interessante e documentato è il discorso sul
trasporto via mare di materiali edilizi, talora in grande
quantità, da un luogo all’altro, anche a grande distanza, ritenuto comune e frequente a quei tempi e non solo, confutando in maniera inoppugnabile chi, per difendere il trasporto angelico del sacello nazaretano, lo
ritiene impossibile per ragioni tecniche. A proposito, lo
studioso, oltre ai casi ricordati dallo Chevalier e dal padre Santarelli, ne individua altri anche più significativi.
In particolar modo sottolinea come gli stessi musulmani, proprio negli anni della traslazione della Santa Casa, facessero abbattere alcuni monumenti cristiani e trasportare i resti altrove. Fu così, ad esempio, che al Cairo furono trasportati i resti di un grande portale in stile
gotico parigino e, su ordine del sultano al-Malik al-Nasir Muhammad, furono riutilizzati nel 1304 per l’edificazione di una «madrasa». Osserva il Bercé che il trasporto di tali materiali costituiva un’impresa ben più
difficile rispetto a quella del trasporto del blocco di tre
muri di una casetta.
L’autore riconosce l’imbarazzo che crea negli studiosi
il silenzio delle fonti sulla traslazione della Santa Casa
per un secolo e mezzo. Anche questo scoglio però oggi
sembra avere una soluzione, perché egli segnala uno
studio del 2010 di Alain Boureau, che ha esaminato un
«commentario» del teologo francescano Riccardo de Mediavilla, docente a Parigi, il quale, nel 1295-1296, a Napoli, mentre si trovava nella corte angioina, tra gli altri
quesiti si pone il seguente: «Può Dio muovere localmente un corpo da Oriente a Occidente, secondo un movimento rettilineo, in un istante?». Secondo il Boureau
questo quesito, come altri dello stesso autore, si deve riferire a una traslazione meravigliosa della casa della
Vergine. Annota a riguardo il Bercé: «Non è cosa indifferente che questa idea sia venuta in testa a un maestro paIL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Settembre/Ottobre 2011
307
308
rigino, precisamente nella corte di Napoli, che aveva ottenuto l’estate precedente la meravigliosa dote di pietre
sacre, portate da una principessa comnena» (p. 314).
Ad avviso dello scrivente, nasce in tal modo a livello
speculativo una spiegazione miracolistica di un fatto
avvenuto per intervento umano con l’assistenza divina.
Così il Bercé conclude l’argomento sull’identità della
Santa Casa: «Io peso le mie parole. Mi sembra che la verosimiglianza storica conforti la tradizione. Il trasferimento di materiali da un edificio a un altro, anche se
lontanissimo, era una pratica comune. In più, si ha la
prova che il tema della traslazione miracolosa era conosciuto dalla scolastica fin dal 1295. È dunque possibilissimo che le tre pareti in rozza muratura conservate nella basilica di Loreto possano provenire, in tutto o solamente in parte, dalla camera dell’edificio che si trovava,
nel secolo XIII, a Nazaret, per essere stata la casa della
Vergine Maria» (p. 316).
Il volume, di pagine 370, al prezzo di € 25,00, può
essere richiesto alla Librairie PUPS 8, Rue D’Anton 75006 Paris (Tel. 01.53105760; e-mail: [email protected]).
Inaugurazione
della mostra
sui «Segni
dell’Eucaristia»
to e scelto pubblico, hanno
preso la parola mons. Giovanni Tonucci, arcivescovo di
Loreto, mons. Celso Morga
Iruzubieta, segretario della
Congregazione per il Clero,
mons. Edoardo Menichelli,
arcivescovo di Ancona, e M.
Luisa Polichetti, direttrice
delle mostre sui «Segni dell’Eucaristia» nella metropolia
anconetana. Mons. Tonucci
l 30 giugno, nel Museo-Antico Tesoro ha avuto luogo
l’inaugurazione della mostra
sui «Segni dell’Eucaristia», in
occasione del XXV Congres-
I
so Eucaristico Nazionale, come è avvenuto in tutte le sedi diocesane della metropolia di Ancona.
La mostra è stata allestita
da sor. Luigia Busani, Katy
Sordi, sor. Monica, con la collaborazione determinante di
fra Luigi Gambella, sotto la
direzione di Vito Punzi. Alla
presenza di numerose autorità civili e militari e di un fol-
Da sinistra: l’arcivescovo Tonucci,
l’arcivescovo Morga Iruzubieta
e sor. Luigia Busani. (Foto Montesi)
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Settembre/Ottobre 2011
ha messo in evidenza come
numerosi e preziosi oggetti
liturgici siano stati sottratti a
Loreto dalla depredazione
napoleonica del 1797 e dal
furto del 1974 e come, tuttavia, vi siano ancora esemplari di grande interesse, come
l’arredo liturgico in coralli,
restaurato per questa mostra, che resterà aperta fino
al 30 ottobre. (Foto Montesi)
LORETO NEL MONDO
UNA SECENTESCA STATUA LAURETANA
A LUCIGNANO VAL DI CHIANA
I
l prof. Divo Savelli, che sta effettuando una accuratissima e sapiente ricognizione di antichi
oggetti di culto lauretano in Toscana, ci segnala una bella statua della Madonna con dalmatica, in legno, alta circa un metro, venerata un tempo nel primo altare destro della collegiata e
ora custodita nella sagrestia.
La statua reca in capo il triregno, che fa riferimento alla preziosa corona donata dai recanatesi nel 1497 in ringraziamento per la liberazione da una terribile pestilenza; fa supporre che
essa sia stata scolpita tra la prima e la seconda metà del secolo XVII, giacché nel 1641 fu sostituita con quella donata da Luigi XIII nel 1636, di diversa foggia. Le croci che ornano la dalmatica, secondo il Savelli, potrebbero far riferimento alla locale Compagnia di Santa Croce. È
da dire tuttavia che simili segni non sono rari nelle antiche dalmatiche lauretane.
NUOVA COLLOCAZIONE
DI UN SIMULACRO LAURETANO
A ZAPATA NEUQUÉN (ARGENTINA)
L
a signora Maria Rita Sardini alcuni anni fa aveva acquistato e posto in
un’edicola a Zapala di Neuquén (Argentina) una statua della Madonna
di Loreto, che poi è stata danneggiata. Conseguentemente è stata collocata
nella chiesa del «Sagrado Corazón». L’immagine è stata portata poi in peregrinazione in tutte le comunità della città. Nella foto a destra: Romina, nipote della signora Sardini, insieme al marito e al bambino davanti all’immagine della Vergine Lauretana nella sua nuova sede.
UNA STATUA
DELLA MADONNA
DI LORETO
er interessamento di Nazzareno Conti,
A LA SALLE Pmolto devoto della Vergine Lauretana, una
statua della stessa è stata collocata nella chiesa
dedicata a Maria, Madre dei Cristiani, a la Salle (Quebec – Canada), frequentata dagli italiani, tra i quali molti marchigiani. Il 9 ottobre 2010 la
statua è stata benedetta dal parroco padre Giuseppe Fugolo, come mostra la foto, e il 10 dicembre successivo è stata celebrata la festa liturgica
della Madonna di Loreto con grande partecipazione di emigrati italiani.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Settembre/Ottobre 2011
309
EVENTI SPECIALI
EMANUELE SORICHETTI
Il 33° Pellegrinaggio
Macerata - Loreto
Un cammino
di ricerca
e di fede
Q
310
uest’anno i 90.000 pellegrini
presenti dentro e fuori lo stadio
Helvia Recina per il 33° Pellegrinaggio sono riusciti addirittura ad “intimidire” mons. Jean Louis Bruguès,
segretario della Congregazione per
l’Educazione Cattolica, venuto a Macerata per celebrare la santa messa.
Come lui stesso ha osservato, infatti,
non si può non rimanere stupiti nel
vedere tanti giovani desiderosi, tanti
“io” carichi di domande accorsi ad
un gesto semplice come il Pellegrinaggio. Occasioni come queste testimoniano che più il mondo si allontana da Dio e più cresce il desiderio di
Lui: «È davvero una cosa stupefacente: più le nostre società si secolarizzano, e si comportano “come se Dio
non esistesse”, e più le manifestazioni di devozione semplice e fervente,
in una parola popolare, attirano un
numero crescente di persone appartenenti a tutte le categorie sociali».
Il titolo della manifestazione - rimasto fisso dal 2008 - ha continuato
ad ispirare anche questa edizione
2011 e ad imprimersi nelle coscienze,
aiutando ciascun pellegrino a mettersi nella giusta posizione esistenziale: «Il vero protagonista della storia è il mendicante». Ma quest’anno
il genio di Luigi Giussani, fondatore
di Comunione e Liberazione, ha contribuito in un modo ancora più inci-
sivo: «Aspettatevi un cammino, non
un miracolo - disse ad un gruppo di
giovani - che eluda le vostre responsabilità, che elida la vostra fatica, che
renda meccanica la vostra libertà».
Non a caso monsignor Bruguès,
nel corso dell’omelia, ha raccontato
proprio di due grandi uomini in
cammino: un filosofo e un mendicante. Il filosofo è Cartesio, che nel
1623, dopo una visione avuta in sogno, venne pellegrino a Loreto «per
raggiungere, attraverso un contatto
fisico con la casa della Vergine, la
Madre del Logos, Colui per mezzo
del quale tutto è stato fatto». Il mendicante è san Benedetto Labre, santo
e pellegrino, che camminò in giro
per l’Europa per trentamila chilometri, si recò a Loreto nel 1777 e finì i
suoi giorni povero, fra le rovine del
Colosseo. «Cosa accomuna un filosofo e un povero mendicante?», si è
chiesto allora il prelato francese. La
stessa ricerca di un Bene tangibile!
«Il primo - ha detto monsignor Bruguès - non ricercava a Loreto il Dio
astratto delle Idee pure, ma voleva
toccare quelle pietre che testimoniavano, anche nel loro silenzio, della
venuta di Dio fino nella carne umana. Il mendicante aveva abbandonato l’immagine di Dio alla quale si ri-
ferivano volentieri i grandi e i
potenti di questo mondo: venendo a Loreto, anche lui intendeva toccare da vicino Colui che si era lasciato toccare
dalla miseria umana».
Proprio per questo occorre
recarsi alla Casa di Loreto, come alla casa per eccellenza, alla propria casa, nel luogo in cui Dio
si è fatto incontro all’uomo, evitandogli un sacco di tentativi inutili e di
delusioni amare. Ma occorre altresì
essere coscienti di una responsabilità, secondo l’invito del monsignore: «Fate in modo che la Chiesa diventi la casa universale, dove ciascuno si senta a casa sua. Quest’opera si
realizzerà solo se noi consacriamo le
nostre forze, la nostra dedizione, il
nostro cuore e la nostra intelligenza
allo Spirito Santo, il vero architetto
della casa da edificare, il vero progettista della nostra Chiesa».
La comunione sperimentata al Pellegrinaggio, infatti, non si spiegherebbe senza la benevola compagnia
della Chiesa, da sempre vicina all’esperienza della Macerata-Loreto. Il
Santo Padre Benedetto XVI, nel suo
tradizionale messaggio, ha auspicato
«che il cammino notturno di silenzio,
preghiera e riflessione susciti sempre
più un vivo desiderio di incontrare,
amare e seguire Cristo, sperimentando la materna presenza e l’intercessione della Vergine Maria, Madre di
speranza». Nel frattempo, dall’alto,
la paternità spirituale di Giovanni
Paolo II - invocato nelle litanie dei
santi - scrutava i cuori di ognuno e li
sollevava alla volta della Santa Casa.
«Che nostra Signora di Loreto così ha concluso la sua omelia mons.
Bruguès - faccia dono a ciascuno di
noi della disponibilità del cuore che
è stata la sua, quando l’angelo le apparve in queste stesse pietre per confidarle il bel progetto di amore che
Dio nutriva per gli uomini! Amen».
Da sinistra a destra: mons. Giancarlo
Vecerrica, vescovo di Fabriano, mons.
Edoardo Menichelli, arcivescovo di
Ancona, mons. Giovanni Tonucci, arcivescovo di Loreto, mons. Jean Louis
Bruguès, segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica, mons.
Claudio Giuliodori, vescovo di Macerata, e p. Giuliano Viabile, rettore del
santuario di Loreto.
311
VITA DEL SANTUARIO
Manifestazioni
musicali a Loreto
Numerose e qualificate sono state
a Loreto le manifestazioni musicali
durante l’estate. Se ne segnalano
alcune per il loro particolare interesse.
Il Festival
Organistico
Lauretano
G
312
iunto alla VI edizione, il Festival
Organistico di Loreto ha avuto
il suo esordio per l’anno in corso il 5
luglio, con l’esibizione della Cappella Musicale Santa Casa, diretta dal
m° padre Giuliano Viabile, rettore
del santuario, con il m° Mauro Buscarini all’organo e la partecipazione
di Augusto Celsi, tenore, e di Giancarlo Ceccarini, baritono.
Le manifestazioni si sono susseguite con noti organisti di vari Paesi
nei martedì 2 agosto (Olivier Vernet
- Principato di Monaco), 9 agosto
(Christian Schmitt - Germania), 16
agosto (Roger Sayer - Inghilterra),
25 agosto (Frédéric Ledroit - Francia), 5 settembre, in occasione del
XXV Congresso Eucaristico Nazio-
nale (Giulio Mercati - Italia). L’arcivescovo Giovanni Tonucci ha svolto
i commenti spirituali.
La manifestazione è proseguita
poi il 22 settembre a Praga, nel santuario della Madonna di Loreto, con
Fabio Ciofini all’organo; il 1° ottobre a Madrid, nella chiesa del Regio
Patronato Nostra Signora di Loreto,
con l’organista Marco Limone; il 4
ottobre a Roma, nella basilica di S.
Maria di Aracoeli, con Giulio Mercati; il 6 ottobre a Lugano nella chiesa di S. Maria degli Angioli, ancora
con Giulio Mercati.
Nella foto: la prima esibizione del
5 luglio. Da sinistra a destra: il m°
padre Giuliano Viabile, il baritono
Giancarlo Ceccarini e il tenore Augusto Celsi.(Foto Montesi)
«Cantar lontano»
I
l Festival «Cantar Lontano», ormai alla tredicesima edizione, è una delle rassegne di musica antica
più rinomate. Il 3 luglio, alle ore 21.00, nella basilica
di Loreto si è tenuto il «concerto evento», ideato dal
direttore artistico della manifestazione Marco Mencoboni, con musiche di Orlando di Lasso, famoso
compositore del Cinquecento, il quale fu pellegrino
a Loreto, dove si custodisce un ex-voto che lo raffigura in preghiera davanti all’immagine della Vergine Lauretana. Il quadro votivo, riprodotto in foto, è
stato esposto durante l’esibizione, che è stata di alta
qualità e particolarmente suggestiva. (Foto Montesi)
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Settembre/Ottobre 2011
Concerto sinfonico di gala
dei giovani dell’Accademia di Santa Cecilia
I
l 16 luglio, alle 21.30, in Piazza della Madonna, l’Accademia Nazionale di Santa
Cecilia Juniorchestra Young ha tenuto un
concerto sinfonico di gala, diretto da Simone Genuini, davanti a un folto pubblico
che ha applaudito a lungo. Nutrito e qualificato è stato il programma, con musiche di
Beethoven, Egmont, Verdi, Schumann, eccetera. Il concerto, promosso dalla Delegazione Pontificia di Loreto e dalla stessa Accademia, è stato organizzato dalla Fondazione Pergolesi-Spontini, dalla Fondazione
Carilo e dalle Opere Laiche Lauretane.
Grande soddisfazione ha espresso l’arcivescovo Tonucci. (Foto Longarini)
Concerto di Mezza Estate
I
l 13 agosto, in Piazza della Madonna, ha
avuto luogo il 18° Concerto di Mezza Estate, organizzato dall’Amministrazione Comunale e dalla Pro Loco di Loreto. Vi ha partecipato l’Orchestra Sinfonica Gioacchino Rossini di Pesaro con il Coro Polifonico Icense di
Mercatello sul Metauro, sotto la direzione del
m° Lanfranco Marcelletti. Si sono esibiti il soprano Silvia Tortolani, il tenore Giacomo Patti, il mezzosoprano Nino Batatunaschvili e il
baritono Nicola Alaimo. Dopo il saluto del
sindaco Paolo Niccoletti e del presidente
della Pro Loco Delio Droghetti, sono stati
eseguiti brani di diverse opere di Giuseppe
Verdi. Ha presentato Daniele Rubboli, davanti a un pubblico numeroso e attento. La
manifestazione si presenta come la più prestigiosa tra tutte quelle comprese nel repertorio estivo lauretano. (Foto Montesi)
Corso di musica sacra a Loreto
L’
Ufficio Liturgico Nazionale della Cei, nei giorni 14-21 luglio ha organizzato a Loreto un corso on-line di
musica liturgica, ideato da mons. Antonio Parisi e guidato da un qualificato gruppo di lavoro. Gli iscritti in totale sono stati 150. Il giorno 14, nella basilica, i partecipanti hanno dato vita a un concerto in preparazione al XXV Congresso Eucaristico Nazionale. Il 20 luglio si è esibito il coro «Giovanni Maia Rossi», composto dai partecipanti al corso e diretto da Marco Berrini e da Marina Mungai. Si è trattato di una liturgia spirituale in preparazione dello stesso Congresso, sul tema: «Signore, da chi andremo?».
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Settembre/Ottobre 2011
313
VITA DEL SANTUARIO
Imponente pellegrinaggio
della diocesi di Ancona
el tardo pomeriggio del 28 maggio, oltre quattromila pellegrini della diocesi di Ancona-Osimo sono giunti a piedi al santuario di Loreto da Crocette di Castelfidardo, luogo di raccolta. Erano guidati dall’arcivescovo Edoardo Menichelli che ha intonato il pellegrinaggio al tema del XXV Congresso
Eucaristico Nazionale. Lo stesso arcivescovo, alle
ore 20.00, ha presieduto la solenne concelebrazione in basilica, gremita all’inverosimile. (Foto Montesi)
N
M
314
olta risonanza è stata data alla missione
mariana ad Andalo (Trento), svoltasi dal 17 al 20 giugno con una statua
della Madonna di Loreto, trasportata in aereo dall’Aeronautica abruzzese fino all’aeroporto «Ghedi» di
Brescia, da dove è ripartita in elicottero alla volta di Andalo. La missione, caldeggiata anche dal dott. Francesco Di Matteo, addetto alle pubbliche relazioni del santuario di Loreto, è stata organizzata dalla parrocchia e dal comune di Andalo, gemellato nel 2010 con Loreto, d’intesa con la Delegazione Pontificia.
È intervenuto anche l’arcivescovo Giovanni Tonucci, che ha accompagnato la statua ad Andalo durante la processione solenne, a cui è seguita una veglia di preghiera. Il
giorno 18, sabato, l’arcivescovo di
Trento Luigi Bressan ha presieduto
Missione mariano-lauretana ad Andalo
una solenne concelebrazione e, nell’omelia, ha sottolineato lo storico
legame del Trentino con Loreto tramite il vescovo Cristoforo Madruzzo che, a metà del secolo XVI, volle
costruire a Lasino, in Valle dei Laghi, una nota chiesa dedicata alla
Madonna di Loreto. È intervenuto
anche il cappuccino padre Corrado
Brida, per oltre venti anni penitenziere e animatore liturgico nel santuario di Loreto, il quale ha entusiasmato i fedeli con la sua fervida parola. Ha animato la missione la banda musicale del Corpo della Gendarmeria Vaticana.
A conclusione della missione, è
stato sancito un accordo, in base al
quale, presso il Vivaio Forestale,
sarà costruito un capitello dedicato
alla Vergine Lauretana che verrà
inaugurato il prossimo anno, con un
nuovo incontro dei due arcivescovi,
dei rappresenGli avieri accanto
tanti dei due coalla statua della
muni gemellati
Vergine Lauretae dell’Aeronauna ad Andalo.
Nella sezione sitica abruzzese.
(Foto Stefanelli)
nistra, da destra:
p. Corrado Brida,
l’arcivescovo Giovanni Tonucci, il
sindaco di Andalo e il dott. Francesco Di Matteo.
VITA DEL SANTUARIO
Pellegrini da Zara
T
ra gli innumerevoli pellegrinaggi dell’Europa dell’est - tra i quali primeggiano quelli polacchi - piace segnalare il
gruppo che il 28 maggio è giunto a Loreto
da Zara ed è stato accolto dall’arcivescovo
Giovanni Tonucci, che li ha salutati in lingua croata, da lui appresa durante il servizio nella Nunziatura della ex Jugoslavia.
A Zara si trova una bella chiesa dedicata
alla Madonna di Loreto, dove si venera
una bella immagine. La festa cade il 10
maggio, data tradizionale dell’arrivo della
Santa Casa nell’antica Illiria. (Foto Montesi)
Mille centauri
pellegrini a Loreto
315
I
l 2 giugno, oltre mille motociclisti si sono dati appuntamento a Loreto, in
Piazza della Madonna, in occasione del
quinto moto-pellegrinaggio nazionale,
organizzato dalla Federazione Motociclista Italiana. Sul sagrato della basilica l’arcivescovo Giovanni Tonucci ha benedetto i «moto-pellegrini».
Pellegrinaggio
da Pedrengo a
ricordo di una
liberazione
dalla peste
l 20 giugno un gruppo di pellegrini provenienti da Pedrengo (Bergamo) si è recato in bicicletta a Loreto per ringraziare ancora una volta la Madonna di Loreto, alla cui intercessione si attribuisce la liberazione dalla famosa peste del 1630, di manzoniana memoria.
Alle 10.30, dopo la consegna di una targa-ricordo, i pellegrini sono stati accompagnati
in Santa Casa da
mons. Decio Cipolloni, vicario generale della Prelatura
Lauretana. In una raccolta preghiera hanno voluto
offrire alla Vergine la fatica del loro viaggio e la loro
stessa vita, affidandosi alle preghiere di colei che un
giorno lontano liberò il loro paese dalla peste e invocandola perché oggi lo liberi da ogni male.Tutto il
gruppo si è iscritto alla Congregazione Universale
della Santa Casa, usufruendo così dei benefici spirituali delle messe perpetue. (Foto Montesi)
I
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Settembre/Ottobre 2011
NOTIZIE FLASH
L’inno «Fratelli d’Italia»
cantato la prima volta in un santuario lauretano
Nello splendido santuario di Nostra Signora di Loreto, che sovrasta la città di Genova, il 10 dicembre 1847,
festa della titolare e ricorrenza di un famoso evento storico locale, davanti a circa trentamila persone, furono
esposti in pubblico i due tricolori, simbolo della «Giovane Italia» fondata da Giuseppe Mazzini, e fu cantato per
la prima volta l’inno «Fratelli d’Italia», composto da
Goffredo Mameli e musicato da Michele Novaro, scelto
provvisoriamente come inno della Repubblica Italiana e
considerato ufficiale dal 2006.
316
Riunione del Movimento dei Focolari
Il 29 maggio, presso il Palacongressi, si è tenuto un
incontro di tutte le comunità marchigiane del Movimento dei Focolari sul tema: «E se la fraternità andasse
di moda?».
Missione mariano-lauretana
a Campitello di Malcaria
Nella parrocchia di San Celestino in Campitello di
Malcaria (Mantova), dal 7 al 19 giugno si è tenuta una
missione mariano-lauretana, promossa dal parroco don
Enrico Castiglioni, con una statua della Vergine Lauretana prelevata dal santuario della Santa Casa. Veramente copiosi sono stati i frutti spirituali della missione.
«Piazza della speranza» a Loreto
Un musical, scritto e interpretato da ottanta giovani
di Chiaravalle (Ancona), il 14 giugno è stato rappresentato anche sul sagrato della basilica di Loreto, ottenendo un lusinghiero successo.
Una chiesa lauretana di San Zenone al Po
dichiarata santuario di un’unità pastorale
Nel 2010, il vescovo di Pavia ha costituito l’unità pastorale comprendente i centri della bassa pavese Cortelona,
Costa de’ Nobili, Spessa Po, Zerbo, Genzone e San Zenone
Po. Il parroco don Roberto Romani ha avuto l’encomiabile
idea di costituire «Il Chiesuolo», dedicato alla Madonna di
Loreto, santuario mariano di tutta l’unità pastorale.
Pellegrinaggio a piedi Jesi-Loreto
Il 17 giugno ha avuto luogo il 33° pellegrinaggio a
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Settembre/Ottobre 2011
piedi da Jesi a Loreto, attraverso le armoniose colline
marchigiane. I partecipanti sono giunti a Loreto alle ore
7.00 e hanno partecipato alla santa messa celebrata dal
loro vescovo mons. Gerardo Rocconi.
L’Avis di Loreto celebra 50 anni
Il 19 giugno l’Avis di Loreto ha celebrato solennemente i suoi 50 anni di vita con una cerimonia alla quale hanno partecipato l’arcivescovo Giovanni Tonucci, il
sindaco Paolo Niccoletti e 323 volontari. Alla cerimonia
hanno preso parte altre sezioni di alcune regioni.
Una mostra su alcune opere di Arturo Gatti
Il 23 giugno è stata inaugurata, presso la Sala espositiva Sangallo di Loreto, una mostra di alcune opere del
pittore loretano Arturo Gatti (1878-1958). La cerimonia
di inaugurazione è stata preceduta da due sostanziose
relazioni sul pittore nell’attiguo Teatro Comunale, tenute dallo storico dell’arte Stefano Papetti e dal critico
d’arte contemporanea Armando Ginesi. Sono intervenuti l’arcivescovo Giovanni Tonucci, il sindaco Paolo
Niccoletti e il presidente della Fondazione Carilo Ancilla Tombolini. Le opere, proprietà dei discendenti del
pittore, sono restate esposte fino al 10 luglio. Arturo
Gatti è autore dei dipinti della Cappella Polacca nella
basilica lauretana, suo capolavoro.
Concerto organistico di Mauro Buscarini
Nel contesto dei concerti d’organo organizzati in vista del XXV Congresso Eucaristico Nazionale di Ancona, il 25 giugno il m° Mauro Buscarini ha tenuto un applaudito concerto d’organo nella basilica di Loreto, eseguendo magistralmente scelte musiche di famosi autori.
Laurea honoris causa all’arcivescovo Capovilla
Il 27 giugno, nell’Aula Magna della sede dell’Università degli Studi di Bergamo, si è svolta la cerimonia di
conferimento della qualifica accademica di «Dottore honoris causa dell’Istituto Europeo dell’Accademia Russa
delle Scienze» all’arcivescovo Loris F. Capovilla, 96 anni, già segretario particolare di Giovanni XXIII, poi arcivescovo di Chieti e quindi delegato pontificio per il santuario di Loreto dal 1971 al 1988. La motivazione è stata
la seguente: in riconoscimento del suo apporto personale allo studio dell’eredità spirituale del sommo pontefi-
ce Giovanni XXIII, protagonista della storia del Novecento, promotore del dialogo con il mondo contemporaneo, grande operatore di pace».
Ore di adorazione
per il 60° di sacerdozio del Papa
Come in tutta la Chiesa, anche a Loreto si sono tenute sessanta ore di adorazione eucaristica nella basilica e
nei diversi istituti religiosi in occasione del 60° di sacerdozio di Benedetto XVI. Il 29 giugno l’arcivescovo Tonucci ha presieduto una solenne concelebrazione, al termine della quale ha annunciato che avrebbe fatto pervenire nella mani del Pontefice un’artistica e preziosa pergamena che illustra la bella iniziativa.
Restaurata la vetrata della Cappella Polacca
Una sezione della vetrata policroma della Cappella Polacca, raffigurante lo spegnimento ad opera dei soldati
polacchi dell’incendio della cupola - seguito a un bombardamento dei tedeschi nella notte tre il 6 e 7 luglio 1944
- si è staccata dal supporto metallico ed è stato necessario
provvedere a un restauro, effettuato dalla ditta Giuliani
di Roma, la stessa che nel 1955 aveva realizzato la vetrata. Il 13 luglio è stata rimossa la pala d’altare raffigurante
il Sacro Cuore e alcuni santi polacchi, per far posto all’impalcatura, necessaria per le operazioni di ripristino.
La messa delle 18.30 trasmessa
in diretta dalla basilica di Loreto
l sito Internet «Santa Famiglia TV», ideato e diretto
dal cappuccino p. Giovanni Leonardi, penitenziere
del santuario di Loreto, oltre a trasmettere in diretta la
messa delle ore 7.30 dalla Santa Casa, ora trasmette in
diretta dalla basilica anche la messa feriale delle ore
18.30 (ore 18.00 da ottobre ad aprile). I devoti della Madonna di Loreto possono mettersi in comunicazione
con la sua Santa Casa collegandosi a questo indirizzo:
I
www.santafamigliatv.it
Pubblicati gli Atti
del Seminario dei Cappellani
dell’Aviazione
ei giorni 11-14 aprile 2010 si è tenuto a Loreto il XIV
Seminario Mondiale dei Cappellani Cattolici di Aviazione Civile e dei Membri delle Cappellanie. Nel luglio
scorso il Pontificio
Consiglio della Pastorale per i Migranti e
gli Itineranti e la Delegazione Pontificia
per il Santuario della
Santa Casa, tramite le
Edizioni Santa Casa,
hanno pubblicato i
relativi Atti che contengono i testi dei relatori e, in apertura, il
messaggio di Benedetto XVI per il 90°
della proclamazione
della Madonna di Loreto a Patrona dell’Aviazione. L’opuscolo, di pagine 86, può essere richiesto
alla Congregazione Universale (Tel. 071.970.104).
N
Sottoscrizioni per i restauri
degli affreschi della
Sala del Pomarancio
Nuove sottoscrizioni, anche consistenti, si aggiungono all’elenco dei contributi degli offerenti, destinati ai restauri degli affreschi, degli stucchi e degli armadi nella Sala del
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IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Settembre/Ottobre 2011
317
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Ai sensi del d.lgs 196 del 30/06/2003 la informiamo che i dati personali che verranno
forniti saranno oggetto di trattamento a mezzo di sistemi informatici. La Redazione,
nella persona del responsabile del trattamento dei dati, garantisce che le informazioni
saranno trattate unicamente allo scopo di inviare agli associati e/o benefattori le pubblicazioni nel pieno rispetto delle norme del D.L. 30/06/2003. Rispetto a tali dati potranno essere esercitati i diritti a cui all'art. 7 del d.lgs 196/2003; in particolare il soggetto interessato potrà richiederne la cancellazione e/o rettifica scrivendo alla redazione.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Settembre/Ottobre 2011
CONGREGAZIONE UNIVERSALE DELLA SANTA CASA
Fondata nel 1883, ha le seguenti finalità:
• Diffondere la conoscenza e la devozione verso la Madonna e la sua Santa
•
•
Casa, dove ha avuto inizio la storia della nostra salvezza con l’Annunciazione
e l’Incarnazione;
Curare la promozione e il decoro del santuario con offerte e lasciti vari;
Accogliere i pellegrini orientandoli a vivere i messaggi del santuario, la vita
della S. Famiglia, le feste della Madonna.
L’ISCRIZIONE alla Congregazione è aperta a quanti desiderano collaborare alle sue
finalità. Con l’iscrizione si partecipa in perpetuo ai benefici spirituali delle preghiere e di una Messa che si celebra ogni giorno alle ore 8 nel santuario (Messe
Perpetue); agli iscritti è concessa inoltre l’indulgenza plenaria alle solite condizioni nel giorno dell’iscrizione e nella festa della Madonna di Loreto (10 dicembre).
NORME PER L’ISCRIZIONE
• Farne richiesta, anche con lettera, alla Direzione. Possono essere iscritti vivi e defunti, persone singole e
famiglie. Viene rilasciato un diploma di iscrizione.
• La partecipazione ai beni spirituali, comprese le Messe perpetue, è perpetua, cioè per sempre.
• Gli iscritti non hanno obblighi particolari, tranne l’impegno di vivere cristianamente.
• Si raccomanda la recita dell’Angelus tre volte al giorno e la recita frequente del Rosario e delle Litanie
Lauretane.
• La quota d’iscrizione è di € 10,00 (per l’iscrizione individuale) o di € 16,00 (per l’iscrizione di più persone
o di una famiglia).
La Congregazione Universale pubblica la rivista mensile “IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA”, che informa sulla vita
del santuario e funge da collegamento con gli animatori e gli iscritti. Promuove inoltre gli studi e le pubblicazioni
sulla storia della S. Casa e del santuario. Chi desidera collaborare più intensamente agli scopi della Congregazione
Universale può chiedere di far parte del gruppo degli AMICI DELLA SACRA FAMIGLIA che riunisce gli Zelatori e le
Zelatrici della Santa Casa. Essi riceveranno particolari incarichi insieme ad un nostro tesserino d’iscrizione. Per l’invio di corrispondenza e di offerte servirsi del seguente indirizzo:
DELEGAZIONE PONTIFICIA - CONGREGAZIONE UNIVERSALE DELLA SANTA CASA
60025 Loreto (AN), Italia - Tel. 071.97.01.04 - Fax 071.97.47.176 - C.C.P. n. 311605
MESSE PERPETUE
Iscrivi te stesso e i tuoi familiari alla Congregazione Universale della Santa Casa.
Potrai usufruire di vari benefici spirituali, in primo luogo delle messe perpetue:
cioè, di una messa celebrata ogni giorno nel santuario della Santa Casa alle ore 8.
Puoi iscrivere te stesso o altra persona singola, viva o defunta (offerta € 10,00)
Puoi iscrivere la tua famiglia o altre famiglie, per vivi e/o defunti (offerta € 16,00)
Invia la tua offerta tramite C.C.P. n. 311605 intestato a:
Delegazione Pontificia - Congregazione Universale Santa Casa - 60025 Loreto (AN)
oppure tramite bonifico bancario:
Banca delle Marche cod. IBAN: IT70O0605537380000000000941 BIC: BAMAIT3A
•
•
Chi intende inviare l’offerta tramite bonifico bancario è pregato di comunicare il proprio recapito tramite lettera, fax o e-mail per consentire una risposta.
Per contattarci: tel. 071.970104 - fax 071.9747176 Sito: www.santuarioloreto.it e-mail: [email protected]
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MSG Settembre-Ottobre 2011